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Ing. Massimo VETTORETTI
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AREA DECENTRAMENTO, SISTEMA INFORMATIVO, ORGANIZZAZIONE SERVIZIO ASSISTENZA TECNICA AI COMUNI

CORONA VERDE 2 – AMBITO NICHELINO – PROGETTO 5 Recupero di criticità ambientali e potenziamento dell’accessibilità a Monte San Giorgio RELAZIONE GENERALE

1

SOMMARIO

1 PREMESSA............................................................................................................................. 3

2 QUADRO GENERALE IN CUI E’ INSERITO IL PROGETTO..... ............................................. 3

2.1 INSERIMENTO DEL PROGETTO NEL MASTERPLAN D’AMBITO DI NICHELINO ............................... 4

2.2 CONTESTO TERRITORIALE E COLLEGAMENTI INTRA ED EXTRA AMBITO .................................... 5

3 DESCRIZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE ALLE STRATEGI E ED OBIETTIVI DI CV2

E DEL MASTERPLAN................................... ................................................................................. 6

4 COMPATIBILITA’ CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E DI AREA

VASTA .............................................. ............................................................................................. 6

5 DESTINAZIONE D’USO ATTUALE E COMPATIBILITA’ URBANIS TICA DELLE

PREVISIONI PROGETTUALI ............................. .......................................................................... 10

6 RAPPORTO TRA LE OPERE IN PROGETTO E PROGRAMMI E INT ERVENTI GIA’

FINANZIATI CON RISORSE COMUNITARIE O NAZIONALI. .... ................................................. 12

7 RECEPIMENTO DELLE PRESCRIZIONI FORNITE DAGLI ENTI D URANTE LA

CONFERENZA DEI SERVIZI. ...................................................................................................... 12

8 INQUADRAMENTO TERRITORIALE......................... ........................................................... 14

8.1 LA VAL SANGONE ............................................................................................................. 14

8.2 IL MONTE SAN GIORGIO E LA CAVA DI SAN VALERIANO ....................................................... 16

8.3 AMBITO DI INTERVENTO..................................................................................................... 17

8.3.1 Geologia ................................................................................................................. 17

8.3.2 Uso delle terre e vegetazione................................................................................ 20

8.3.3 Fauna ...................................................................................................................... 24

9 GLI INTERVENTI IN PROGETTO ......................................................................................... 27

9.1 INTERVENTI NEL PARCO DEL MONTE SAN GIORGIO............................................................. 28

9.2 INTERVENTO SULL’AREA INCOLTA CON ORTO ABUSIVO SUL SANGONETTO A BRUINO.............. 32

9.3 AFFACCIO SUL SANGONETTO A BRUINO ............................................................................. 32

9.4 REALIZZAZIONE E SISTEMAZIONE PERCORSI NEL COMUNE DI BRUINO , SANGANO E TRANA... 32

10 AZIONI SVOLTE DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA......... ......................................... 33

11 SOSTENIBILITA’ FINANZIARIA E CONGRUITA’ DELL’INVEST IMENTO RISPETTO AI

RISULTATI ATTESI ................................... .................................................................................. 35

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2

12 AZIONI PREVISTE IN FASE DI REALIZZAZIONE PER LA MIT IGAZIONE DELLE

RICADUTE AMBIENTALI ................................ ............................................................................ 36

13 MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI...................... ....................................................... 36

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1 PREMESSA

l presente progetto è stato redatto, dal Servizio Infrastrutture e Assistenza Tecnica EE. LL. della

Provincia di Torino, ai sensi del d.P.R. 5 ottobre 2010, n. 207 s.m.i. “Regolamento di esecuzione

ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163” ed in coerenza con i “Contenuti della

progettazione degli interventi” del Disciplinare regionale di Corona Verde 2 approvato con

Determinazione Dirigenziale n. 699 del 23/11/2010. Le scelte progettuali sono state effettuate sulla

base delle previsioni del “Masterplan Ambito Nichelino Programma di interventi C: Recupero di

criticità ambientali e potenziamento dell'accessibilità a Monte San Giorgio”, da un approfondito

studio delle fattibilità tecnico-economiche e dai “Criteri per la progettazione” allegati al Disciplinare

regionale Corona Verde 2.

Il progetto è stato inoltre redatto in conformità alle richieste di cui alla Conferenza dei Servizi.

La natura e la valenza territoriale del Progetto richiedono la collaborazione e la condivisione di una

visione di strategia di medio e lungo periodo, di una pluralità di soggetti istituzionali e non, che

nell'esercizio delle proprie competenze ed attività possono contribuire alla realizzazione degli

obiettivi descritti, pertanto, la Provincia di Torino, a seguito di convenzione-disciplinare sottoscritta

con i Comuni di Bruino, Trana, Sangano e Piossasco ha curato la gestione del progetto per la

realizzazione di tutti gli interventi previsti nell’ambito territoriale Nichelino 5- CV2.

2 QUADRO GENERALE IN CUI E’ INSERITO IL PROGETTO

Il Progetto Corona Verde, nato come strategia integrata per la riorganizzazione e riqualificazione

dell’area metropolitana, punta congiuntamente al riequilibrio ecologico, con la conservazione attiva

degli spazi naturali e delle reti di connessione, la tutela del reticolo idrografico, la difesa dello

spazio rurale e delle aree periurbane, ed alla valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-

culturale e del paesaggio, sia nelle sue espressioni di eccezionale valore (come le grandi

architetture del potere sabaudo), che nei sistemi diffusi dei paesaggi culturali rurali.

L’obiettivo è di dar corpo ad un grande sistema di spazi verdi per contribuire a dare soluzione alle

problematiche che caratterizzano negativamente l’area metropolitana torinese legate alla grande

frammentarietà, costante diminuzione e scadente qualità degli spazi aperti, partendo dalla tutela e

promozione delle Aree protette istituite e degli habitat di pregio e promuovendo la loro connessione

attraverso la valorizzazione delle aree naturalistiche e fluviali, la tutela degli spazi aperti agricoli e

periurbani, per consentirne una fruibilità integrata a tutti i cittadini.

Il Progetto “Sistema di interventi per la qualificazione delle risorse del Monte San Giorgio, la

fruizione delle mete e l’accessibilità pedemontana” cerca di dare attuazione in particolare, tra i

numerosi obiettivi individuati nel Protocollo d’Intesa sottoscritto con la Regione Piemonte, ai

seguenti aspetti:

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- Valorizzazione, all’interno del Sistema delle Aree Protette regionali, del Parco naturale

provinciale Monte San Giorgio anche favorendone la connessione con il Parco Naturale Laghi

di Avigliana e la Zona di salvaguardia del torrente Sangone,

- tutela ambientale e interventi per la riqualificazione delle componenti ecosistemiche di pregio

presenti;

- potenziamento e valorizzazione delle possibilità di fruizione turistica e del tempo libero tramite

il completamento e la razionalizzazione di un sistema di percorsi ciclo-pedonali organizzati in

modo da offrire la possibilità di una fruizione integrata delle risorse sia naturalistiche che

storico-culturali e paesaggistiche presenti nell’area in maniera diffusa.

Si può pertanto affermare che il progetto contribuisce, in specifico, alla valorizzazione di una core

area della Rete ecologica provinciale, costituita appunto dal Parco naturale provinciale Monte San

Giorgio.

Sempre in ottemperanza a quanto prescritto nel Protocollo d’Intesa, il progetto si configura, inoltre,

come uno strumento di governance territoriale in quanto discende da un’intensa e proficua

collaborazione portata avanti tra la Provincia, individuata anche come ente gestore dell’area

protetta ai sensi della l.r.19/2009 “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”, e

i comuni di Bruino, Piossasco, Sangano e Trana finalizzata al raggiungimento del comune obiettivo

del miglioramento della qualità ambientale e della fruibilità integrata dell’area.

Ovviamente l’attuazione del progetto richiederà, anche per il futuro, l’integrazione di politiche e

azioni sinergiche da parte dei vari soggetti coinvolti. E’ stato infatti previsto un programma di azioni

che impegna i suddetti soggetti non solo nell’immediato, ma anche, nel tempo, per la realizzazione

degli interventi proposti e per la loro gestione, interessando di volta in volta tutti i portatori di

interesse, sia pubblici che privati.

2.1 Inserimento del progetto nel Masterplan d’ambit o di Nichelino

Le presenti proposte progettuali rientrano tra le proposte contenute nel Masterplan dell’Ambito di

Nichelino, in particolare si inseriscono nel Programma di interventi C: Recupero di criticità

ambientali e potenziamento dell'accessibilità al Monte San Giorgio.

La situazione territoriale del Monte S.Giorgio e del tratto di pianura pedemontana su cui si affaccia

ha aspetti peculiari che devono essere tenuti in conto nella definizione delle strategie di progetto:

da una parte costituisce un punto saliente del perimetro naturale della Corona Verde (CV),

portatore di una relazione specifica tra ambienti di monte e di pianura, luogo di viste panoramiche

eccezionali, dall’altra ospita ai suoi piedi insediamenti diffusi (e di attività estrattive ormai

endemiche nelle fasce pedemontane della zona) che stanno alterando la leggibilità di un

insediamento storico notevole e in buona misura ancora godibile.

Il Programma di interventi C assume per il Monte S.Giorgio e il suo contesto obiettivi specifici, in

ordine alla particolarità del sito, comunque del tutto coerenti con le strategie di Corona Verde: da

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una parte manutenere il sistema ambientale ripristinando siti alterati e valorizzando la fascia

vegetata lungo le acque pedemontane, dall’altra potenziare l’offerta e l’accessibilità all’area

protetta, i servizi per la fruizione panoramica e la riconoscibilità del sito.

Il Programma di interventi C rinforza il ruolo del sito posto al bordo della CV concentrando

l’attenzione, in particolare, sulle relazioni con il contesto pedemontano ad est e nord. Più che con

l’esterno, l’integrazione è rivolta alle strategie interne all’ambito: gli interventi di valorizzazione del

Monte S.Giorgio e del sistema dei percorsi ad esso afferenti sono organizzati in diretta

integrazione con il Programma A sul Sangone (per il tratto più pedemontano), il Programma B

(Laghi di Avigliana), prevedendo uno stretto coordinamento tra le strategie di gestione delle aree

protette, con il Programma E (Chisola), in particolare per integrare la gestione delle acque del

comprensorio pedemontano, attraverso una strategia di ripristino delle funzionalità ecologiche ed

idrauliche degli usi del Sangonetto.

Per queste condizioni il Programma di interventi C risulta di notevole interesse rispetto ai criteri

adottati dalla Regione (v.Disciplinare).

E’ evidente che un’azione coordinata e durevole per migliorare la struttura e lo stato fitosanitario

dei boschi, risanare il degrado pregresso e coordinare le modalità di fruizione può, a partire dalle

azioni del Programma, proporsi come modello gestionale per le analoghe situazioni prealpine .

In questo clima si può avviare una sperimentazione sostenibile (anche per le casse degli enti) in

cui operatori privati associati si convenzionino con i comuni o i soggetti gestori delle aree protette,

per gli aspetti di sicurezza della fruizione, gestione delle attività e delle attrezzature per il turismo

naturalistico e didattico e manutenzione dei percorsi e delle aree di fruizione, anche a fronte di

servizi particolari da gestire in via privatistica.

Questa prospettiva gestionale risulta di particolare interesse in presenza di un territorio ricco di

risorse e di progetti per la tutela della biodiversità e la valorizzazione paesistica, sinora poco

conosciuto e quindi ricco di possibilità a seguito degli interventi in Programma.

In termini di fattibilità, il Programma di interventi C riunisce, proprio nel Progetto “Sistema di

interventi per la qualificazione delle risorse del Monte San Giorgio, la fruizione delle mete e

l’accessibilità pedemontana”, gli interventi immediatamente attivabili dagli enti pubblici (Comuni e

Provincia), per gli aspetti di infrastrutturazione “dolce” e dotazione di servizi per il visitatore.

In termini di risultati attesi emerge la potenzialità di ottenere consistenti successi nella

valorizzazione del paesaggio e del sistema ambientale nonché effetti significativi sulla fruizione, a

seguito dell’integrazione dell’area nella rete degli itinerari del turismo “dolce”.

2.2 Contesto territoriale e collegamenti intra ed e xtra ambito

Il Subambito del Monte S.Giorgio è definito geograficamente come avamposto montano sul

pianalto e costituisce un vertice naturale della Corona Verde verso sud-ovest. In particolare il

Progetto prevede interventi per loro natura interambito: per valorizzare con idonee dotazioni la

panoramicità dei versanti sulla pianura a sud di Torino, per assicurare una continuità dei percorsi

ciclopedonali e delle quiet lane tra Sangone e Chisola

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Gli Enti coinvolti sono i Comuni di Trana, Sangano, Bruino, Piossasco e la Provincia di Torino

(anche in qualità di soggetto gestore del Parco Naturale provinciale del Monte S.Giorgio).

3 DESCRIZIONE DEL PROGETTO IN RELAZIONE ALLE STRATE GIE ED OBIETTIVI

DI CV2 E DEL MASTERPLAN

Il progetto riguarda le seguenti tipologie di intervento:

- qualificazione paesistica dei contesti e degli accessi alle mete di interesse culturale e

naturalistico, in particolare dove segnalato dai Masterplan d’ambito, attraverso un complesso di

interventi diversi; potenziamento delle connessioni ambientali e fruitive tra i parchi urbani e

quelli periurbani, ottenibile con interventi di realizzazione di percorsi ciclopedonali in sede

propria;

- completamento di percorsi esterni alle aree di recente urbanizzazione, con interventi di

sistemazione che assicurino la continuità con i nodi di interscambio, le reti di ciclabili e

greenways già realizzate;

- qualificazione paesistica dei contesti e degli accessi alle mete di interesse culturale e

naturalistico attraverso un complesso di interventi diversi, che assicurino con bassi costi

manutentivi la soluzione compatibile dei problemi di funzionalità e di fruizione delle mete

(parcheggi, servizi complementari per la ricettività)

Il progetto si articola in due sistemi di prestazioni:

- la valorizzazione delle mete e degli accessi al Monte S.Giorgio, con una serie di attrezzature

minime per qualificare e mettere in sicurezza la fruizione,

- la sistemazione e il completamento del sistema di viabilità ciclabile che connette, con

alternative di percorso su sedi storiche, i torrenti Sangone e Chisola, con itinerari pedemontani

o nella pianura agricola punteggiata di cascine che partecipano alle iniziative di agricoltura

periurbana (km0, vendita diretta, mercati etc.).

4 COMPATIBILITA’ CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZION E TERRITORIALE E DI

AREA VASTA

Il progetto è assolutamente coerente con tutti gli strumenti di governo del territorio di competenza

regionale:

- con il Piano di Tutela delle Acque (approvato con DCR n 117-10731 del 13 marzo 2007) che

assume, tra le sue azioni cardine, la tutela ed il recupero ambientale e paesaggistico dei corsi

d’acqua costituenti, ad oggi, gli ambiti territoriali che presentano ancora il maggiore grado di

naturalità e biodiversità.

- con il nuovo Piano Territoriale Regionale (adottato con DGR n. 16-10273 del 16 dicembre 2008

e trasmesso in Consiglio regionale per l’approvazione con DGR n. 18-11634 del 22 giugno

2009) che individua proprio nella riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del

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paesaggio nonché nella sostenibilità ambientale e nel contenimento del consumo di suolo, le

principali strategie a cui devono riferirsi le azioni e gli obiettivi posti alla base delle attività di

sviluppo del territorio delle varie istituzioni;

- con il Piano Paesaggistico Regionale (adottato con DGR n. 53-11975 del 4 agosto 2009) che

promuove la predisposizione di progetti e programmi che abbiano come finalità la salvaguardia

e valorizzazione del paesaggio nelle aree protette e nei siti della Rete Natura 2000, lungo i

corsi d’acqua che, grazie alle loro fasce di vegetazione perifluviale, rappresentano elementi

strategici per lo sviluppo della Rete ecologica regionale, nelle aree libere periurbane dove sono

necessarie azioni per rendere più compatibile, sotto il profilo ambientale e paesaggistico,

l’impatto dei sistemi urbani e di potenziamento delle risorse ambientali, identitarie e storico-

culturali ancora presenti.

Il progetto, in particolare, intende proporsi come strumento operativo per dare attuazione ad

alcune specifiche indicazioni del PRR relativamente agli aspetti di riequilibrio ecologico e di

fruizione. Il PPR infatti da un lato promuove la formazione della Rete ecologica regionale,

inquadrata nella rete ecologica nazionale ed europea, costituita dal sistema integrato delle risorse

naturali e fluviali e volta ad assicurare la sostenibilità e conservazione della biodiversità; dall’altro

la rete storico-culturale, formata dall’insieme dei sistemi regionali di valorizzazione del patrimonio

culturale e dai siti archeologici, e la rete per la fruizione del paesaggio, costituita da una serie di

mete di diverso interesse collegate tra loro da itinerari e rappresentative del paesaggio regionale,

formate da assi infrastrutturali di tipo stradale, ferroviario, dalla rete dei percorsi ciclo-pedonali e

dalla sentieristica.

L’area interessata, ai sensi del PPR, ricade all’interno delle seguenti Unità di Paesaggio (UP):

- Unità di Paesaggio 3702 “laghi di Avigliana” interna all’ambito 37 “Anfiteatro morenico di Rivoli

e Avigliana”,

- Unità di Paesaggio 3619 “Bruino, Sangano, Piossasco” interna all’ambito 36 “Torinese”.

Alle unità di paesaggio suddette, intese come sub-ambiti connotati da specifici sistemi di relazioni

che conferiscono loro un’immagine unitaria, il PPR ha attribuito, nel caso dell’UP 3702, sulla base

di aspetti paesaggistici di buona integrità che ancora caratterizzano questi contesti, nonostante la

presenza alterante di alcune dinamiche trasformative, la classe tipologica IV “naturale/rurale

alterato episodicamente da insediamenti”, mentre ha assegnato la classe tipologica VII

“naturale/rurale o rurale a media rilevanza e integrità “ all’UP 3619 in quanto si tratta di una zona

decisamente più alterata e insularizzata da parte di consistenti interventi antropici (cfr. art 11 delle

NdA).

Sulla base dell’art. 15 delle NdA del PPR, che prevede che gli indirizzi da seguire per gli interventi

e le forme di gestione nelle singole UP siano orientati a rafforzarne:

- la coesione;

- l’identità;

- la qualità

il progetto prevede:

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- interventi e forme di gestione che mirano a potenziare la coesione e la connettività, non solo

interna alle UP, ma anche di più aree protette tra di loro, sia in termini di funzionalità

ecosistemica che di unitarietà, leggibilità e riconoscibilità dell’immagine complessiva;

- interventi di miglioramento delle possibilità fruitive da parte della popolazione che

contribuiscono ad incrementare e valorizzare i caratteri identitari dell’UP in termini storico-

culturali e paesaggistici;

- interventi di riqualificazione e rinaturalizzazione che consentono la mitigazione di alcuni fattori

di degrado che caratterizzano negativamente la UP lungo le sponde del torrente Sangone e del

rio Sangonetto.

Rispetto alla pianificazione provinciale si ritiene utile far riferimento, in particolare, alle indicazioni

contenute nel progetto definitivo del nuovo Piano Territoriale di Coordinamento provinciale -

PTCP2 (adottato dal Consiglio provinciale con D.C.P. n. 26817 del 20 luglio 2010) che

ricomprende integralmente i contenuti di carattere ambientale già presenti nel PTCP vigente e li

amplia ulteriormente con la previsione, in coerenza ed in approfondimento della proposta

regionale, della Rete Ecologica Provinciale. La rete ecologica provinciale è una rete

multifunzionale che integra le esigenze di perseguimento di obiettivi di qualità ambientale,

paesaggistica e turistico-ricreativa in modo non conflittuale, e che si pone come scopo il

mantenimento e l’incremento della biodiversità in contrasto alla crescente infrastrutturazione del

territorio. Essa è costituita dalle seguenti componenti (cfr. art. 35 della NdA del PTCP”):

- Aree protette e Siti della Rete Natura 2000 (nodi o core areas), quali aree a massima naturalità

e biodiversità, con presenza di habitat e specie di interesse comunitario di cui alle Direttive

Comunitarie Habitat e Uccelli riconosciuti a livello nazionale: SIC e ZPS e Siti di importanza

regionale (SIR) e provinciale (SIP) definiti ai sensi della legislazione regionale;

- Fasce perifluviali e corridoi di connessione ecologica (corridors) di cui all’art. 47 delle presenti

NdA;

- Aree di particolare pregio ambientale e paesaggistico (buffer zones), che comprendono aree

soggette a vincolo ambientale ai sensi del Codice dei Beni culturali e del paesaggio, e ulteriori

aree individuate in quanto ancora dotate di caratteristiche di buona naturalità, comunque

orientate a proteggere i nodi della rete da effetti perturbativi nelle aree di più elevata matrice

antropica;

- Aree boscate di cui all’art. 26 delle presenti NdA;

- Zone umide (paludi, acquitrini, torbiere oppure bacini, naturali o artificiali, permanenti o

temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra e salata) (Stepping stones)

come definite dalla Convenzione di Ramsar.

Il Sistema del verde provinciale proposto dal PTCP2 individua una prima ipotesi di Rete ecologica

provinciale che persegue i seguenti obiettivi specifici:

- salvaguardare e promuovere la biodiversità anche attraverso la creazione di nuovi spazi

naturali finalizzati ad arricchire le risorse naturali ed economiche del territorio;

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- salvaguardare, valorizzare e incrementare i residui spazi naturali o seminaturali di pianura e di

fondovalle, favorendo il mantenimento e, ove possibile, il raggiungimento di una maggiore

permeabilità del territorio e la connessione ecologica tra pianura, collina e montagna;

- promuovere nel territorio rurale la presenza di spazi naturali o seminaturali, caratterizzati da

specie autoctone e dotati di una sufficiente funzionalità ecologica;

- rafforzare la funzione di corridoio ecologico dei corsi d’acqua e dei canali, delle fasce di

pertinenza dei corpi idrici e delle fasce di tutela fluviale, all'interno dei quali devono essere

garantiti in modo unitario ed equilibrato: difesa idraulica, qualità naturalistica e qualità

paesaggistica;

- promuovere la riqualificazione ecologica e paesaggistica del territorio attraverso la previsione

di idonee mitigazioni e compensazioni (fasce boscate tampone, filari, siepi e sistemi lineari di

vegetazione arborea ed arbustiva autoctona, tetti e facciate verdi, parcheggi inerbiti, ecc.)

secondo il concetto dell’invarianza idraulica da associare alle nuove strutture insediative a

carattere economico-produttivo, tecnologico o di servizio, comprese le centrali per la

produzione energetica, orientandole ad apportare benefici compensativi degli impatti prodotti,

anche in termini di realizzazione di parti della rete ecologica, ricucitura delle fasce riparie e

miglioramento delle condizioni fluviali;

- promuovere il controllo della forma urbana e dell’infrastrutturazione territoriale, la distribuzione

spaziale e la qualità tipo-morfologica degli insediamenti e delle opere in modo che possano

costituire occasione per realizzare elementi funzionali della rete ecologica;

- promuovere la creazione delle reti ecologiche anche attraverso la sperimentazione di misure di

intervento normativo e di incentivi, il coordinamento della pianificazione ai diversi livelli

istituzionali, il coordinamento tra politiche di settore degli Enti competenti;

- preservare le aree umide esistenti in quanto serbatoi di biodiversità vegetale, animale ed

ecosistemica, valorizzando la loro presenza sul territorio anche a fini didattici e di ricerca;

aumentare le potenzialità trofiche del territorio per la fauna selvatica; aumentare la biodiversità

in aree montane;

- promuovere il miglioramento del paesaggio, attraverso la creazione di percorsi a basso

impatto ambientale (sentieri e piste ciclabili) che consentano di attraversare il territorio e al

contempo di fruire delle risorse ambientali-paesaggistiche (boschi, siepi, filari, ecc.) e storico-

culturali (beni architettonici, luoghi della memoria, etc.).

nonché richiede che gli strumenti urbanistici generali dei Comuni e le relative varianti:

- recepiscano gli elementi della Rete ecologica provinciale, definiscano le modalità specifiche di

intervento al loro interno privilegiando una destinazione naturalistica per le aree di proprietà

pubblica ricadenti all'interno della Rete Ecologica;

- contribuiscano alla realizzazione della Rete ecologica provinciale anche attraverso lo

strumento della perequazione urbanistica con priorità per la salvaguardia degli ambiti fluviali e

delle aree demaniali;

- progettino la Rete ecologica di livello locale, individuando eventuali ulteriori aree di

connessione ecologica a livello locale a completamento del progetto provinciale, compresa

l’individuazione cartografica delle aree umide esistenti;

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- preservino e incrementino la naturalità all'interno della R.E.P.;

- individuino cartograficamente i varchi dove l'andamento dell'espansione urbana ha determinato

una significativa riduzione degli spazi agricoli o aperti in corrispondenza dei quali mantenere lo

spazio inedificato tra i due fronti evitando la saldatura dell’edificato dovuta ad un'ulteriore

urbanizzazione, al fine di preservare la continuità e funzionalità dei corridoi ecologici e di non

pregiudicare la funzionalità del progetto di Rete ecologica provinciale.

Si tratta di fatto di obiettivi a cui il progetto dà attuazione, in particolare in riferimento ai seguenti

aspetti:

- valorizzazione delle aree protette esistenti;

- promozione e supporto alla creazione delle reti ecologiche a livello locale;

- realizzazione di percorsi a basso impatto ambientale (sentieri e piste ciclabili) che consentano

di attraversare il territorio e al contempo di fruire delle risorse ambientali-paesaggistiche

(boschi, siepi, filari, ecc.) e storico-culturali (beni architettonici, luoghi della memoria, etc.).

D’altra parte la Provincia, come evidenziato all’art. 35 delle NdA, si è esplicitamente impegnata a:

- assumere gli elementi del Sistema del verde e delle aree libere come preferenziali per

orientare, nell’ambito delle proprie competenze, contributi e finanziamenti derivanti dalla

normativa europea, nazionale e regionale di settore, in riferimento alle funzioni amministrative

trasferite e delegate di competenza.

- promuovere e incentivare, anche attraverso la predisposizione di progetti specifici, o la

partecipazione a progetti e programmi regionali (tra cui appunto Corona Verde), nazionali o

internazionali, l’attuazione di reti ecologiche elaborate e proposte dagli enti locali, con priorità

per i Comuni interessati dai Contratti di Fiume, nei confronti dei quali è già stato avviato un

processo di condivisione degli obiettivi e di progettazione partecipata mediante progetti pilota.

In ultimo si ritiene utile evidenziare la coerenza del progetto con le indicazioni della Convenzione

Europea del Paesaggio che mira alla “costruzione di politiche per il paesaggio orientate alla

gestione complessiva dei territori e non solo ai valori di eccellenza presenti, in un confronto con le

popolazioni che del paesaggio sono detentrici in quanto prodotto della visione del territorio così

come da esse percepito”.

5 DESTINAZIONE D’USO ATTUALE E COMPATIBILITA’ URBAN ISTICA DELLE

PREVISIONI PROGETTUALI

Per quanto riguarda gli usi in atto e le destinazioni urbanistiche previste per le aree interessate dal

presente progetto la situazione, nei diversi territori comunali coinvolti, è la seguente:

Comune di PIOSSASCO:

Il Comune di Piossasco è dotato di un Piano Regolatore Generale approvato dalla Regione

Piemonte con D.G.R. n° 31-9698 del 30/9/2008, retti ficata con D.G.R. n° 16-10621 del 26/1/2009,

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ed entrato in vigore con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale Regione Piemonte n. 5 del

05.02.2009.

Le previsioni progettuali in oggetto sono compatibili con le indicazioni dello strumento urbanistico,

in quanto prevedono la realizzazione di una pista sul sedime della strada comunale esistente che,

dal confine comunale con Bruino prosegue verso la Regione Galli, attraversando un’area a

destinazione agricola, fino all’ingresso del Parco Naturale del Monte S.Giorgio, che il PRGC

individua come area “F” per attrezzature di interesse generale. Per gli interventi all’interno di

quest’area il PRGC, all’art. 20 delle NTA, prevede che, fino all’approvazione del Piano d’Area, ogni

intervento di modificazione dello stato dei luoghi, fatta eccezione per gli interventi di manutenzione

ordinaria, straordinaria e restauro conservativo, sia soggetto a preventiva autorizzazione della

Provincia di Torino.

Comune di BRUINO:

Il Comune di Bruino è dotato di Variante Strutturale del Piano Regolatore Generale approvata con

deliberazione di Giunta Regionale n. 20-2116 del 7 febbraio 2006, entrata in vigore in seguito alla

pubblicazione sul B.U.R. n. 7 del 16/02/2006.

Le previsioni progettuali in oggetto sono compatibili con le indicazioni dello strumento urbanistico,

in quanto prevedono da un lato la realizzazione di un tratto di pista che verrà ricavata sul sedime di

una strada comunale esistente, che costeggia a nord un’area a destinazione industriale di

completamento (ZIC) e a sud un’area a destinazione artigianale (ZA), e che consentirà la

continuità del percorso ciclabile fino al Parco del Monte S. Giorgio in comune di Piossasco, in

aggiunta è prevista la realizzazione di un nuovo percorso ciclabile, segnalato dal PRGC come

pista ciclabile in progetto, che attraversa aree a destinazione agricola utilizzando per lo più strade

vicinali e costeggiando, per un tratto, il torrente Sangonetto fino a sfociare in territorio di Sangano.

Poco prima del limite comunale è inoltre prevista una diramazione che, sfruttando Strada della

Fornace, collega all’ambito urbano.

Comune di SANGANO:

Il Comune di Sangano è dotato di Piano Regolatore Generale Comunale Prima Revisione

approvata dalla Regione Piemonte con D.G.R. del 2 agosto 2010, n. 9 – 423, pubblicata sul

Bollettino Ufficiale n. 32 del 12/08/2010.

Le previsioni progettuali in oggetto sono compatibili con le indicazioni dello strumento urbanistico,

in quanto prevedono la riqualificazione di un percorso ciclabile già esistente che ricollegandosi alla

pista ciclabile proveniente da Bruino, e utilizzando il sedime di strade comunali già esistenti, passa

prima in zona a destinazione agricola, quindi attraversa trasversalmente l’abitato per andare a

ricongiungersi al progetto di pista ciclabile in comune di Trana.

Comune di TRANA:

Il Comune di Trana è dotato di Piano Regolatore Generale Comunale approvato dalla Regione

Piemonte con D.G.R. del n. 47-7628 del 22/07/1991.

Le previsioni progettuali in oggetto sono compatibili con le indicazioni dello strumento urbanistico,

in quanto si limitano alla riqualificazione di un tracciato ciclabile già esistente che, utilizzando il

sedime di strade comunali esistenti, consente di prolungare il percorso ciclabile che proviene dal

comune di Sangano fino a riconnettersi agli itinerari lungo il Sangone previsti nel Progetto 1.

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Il tracciato, partendo dal limite comunale con Sangano, attraversa dapprima una zona a

destinazione agricola, quindi passa attraverso la Borgata Moranda, costeggia un’area a

destinazione industriale di completamento e un’area residenziale di recente insediamento fino ad

immettersi sulla strada provinciale 589 dei laghi di Avigliana, in un ambito in fregio al torrente

Sangone che il PRGC definisce di pregio ambientale. Lo sviluppo della pista lungo la suddetta

strada avverrà con una realizzazione in sede propria, a latere del nastro stradale.

6 RAPPORTO TRA LE OPERE IN PROGETTO E PROGRAMMI E I NTERVENTI GIA’

FINANZIATI CON RISORSE COMUNITARIE O NAZIONALI.

Il progetto proposto si pone in sinergia e costituisce integrazione di alcuni progetti già realizzati

tramite finanziamento sulla Misura 3.1b "Sistema della Corona Verde" dei fondi Docup 2000-2006

che la Regione, con DGR. n. 20 - 8927 del 7 aprile 2003, aveva messo a disposizione di comuni

ed enti parco dell'area metropolitana torinese.

In particolare con la Misura 3.1b erano finanziati interventi in territorio comunale di Bruino e di

Rivalta di Torino relativi al recupero ambientale e naturalistico di aree in sponda destra del torrente

Sangone, inserite tra alveo torrente e zona residenziale, finalizzate ad un successivo utilizzo per

scopi didattici, turistici e di riequilibrio ambientale.

Con il completamento della pista ciclabile in sponda destra del Sangone da Rivalta di Torino a

Trana previsto dal presente progetto, oltre a godere di un contesto ambientale e paesaggistico già

riqualificato, si favorirà sicuramente anche una maggiore fruizione degli interventi realizzati con i

precedenti finanziamenti del programma Corona Verde .

7 RECEPIMENTO DELLE PRESCRIZIONI FORNITE DAGLI ENTI DURANTE LA

CONFERENZA DEI SERVIZI.

Per l’approvazione del progetto definitivo e per l’ottenimento di intese, pareri, concessioni,

autorizzazioni, licenze, nulla – osta e assensi, comunque denominati, richiesti dalla normativa

vigente per il progetto denominato Corona Verde 2 – Ambito Nichelino 5, è stata convocata la

Conferenza dei Servizi. Durante la prima seduta, in data 28/03/2012, gli enti convocati:

o Comune di Trana

o Comune di Sangano

o Comune di Bruino

o Comune di Piossasco

o Regione Piemonte - Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste – Settore Protezione Civile e Sistema Antincendi Boschivi (A.I.B.)

o Regione Piemonte - Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia Montana e Foreste – Settore Decentrato OO.PP. e Difesa Assetto Idrogeologico

o Regione Piemonte - Direzione Opere Pubbliche, Difesa del Suolo, Economia

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Montana e Foreste – Settore Idraulica Forestale e Tutela del Territorio

o Provincia di Torino - Direttore dell’Area Viabilità

o Provincia di Torino – Dirigente del Servizio Difesa del Suolo ed Attività Estrattiva

o Provincia di Torino – Dirigente del Servizio Tutela Fauna e Flora

o Provincia di Torino – Dirigente del Servizio Pianificazione Territoriale

o Provincia di Torino – Dirigente del Servizio Aree Protette e Vigilanza Volontaria

hanno espresso i loro pareri e formulato richieste di chiarimento e integrazione.

Pertanto il Responsabile del procedimento ha deliberato di chiudere la seduta comunicando che,

successivamente all’ottemperanza rispetto alle richieste fatte dai singoli enti, avrebbe convocato

una seconda seduta per l’approvazione definitiva

A seguito della seconda seduta, che si è svolta in data 10/07/2012, il Presidente della Conferenza

dei Servizi, accolti i pareri scritti, ed avuta conferma di quanto espresso dai presenti durante la

prima seduta, ha deliberato di approvare il progetto definitivo e di recepire nella fase di progetto

esecutivo tutte le prescrizioni e le indicazioni acquisite durante entrambe le sedute.

Prima di procedere alla predisposizione del presente progetto esecutivo sono stati verificati i

seguenti pareri favorevoli e prescrizioni ottenuti a seguito della Conferenza dei Servizi:

- Parere Servizio Difesa del Suolo e Attività Estrattiva della Provincia di Torino in materia di

Vincolo Idrogeologico (R.D. 3267/23 e L.R. 45/89): gli interventi in progetto, per tipologia in

relazione all’ubicazione, non sono da sottoporre ad autorizzazione ai sensi della L.R. 45/89.

- Indicazioni del Settore Idraulica Forestale e Tutela del Territorio della Regione Piemonte

inerenti la necessità di autorizzazione del progetto in fase esecutiva alla luce delle

disposizioni del Regolamento Forestale. Saranno pertanto eseguiti i rilievi forestali e tutti gli

adempimenti richiesti prima dell’inizio dei lavori.

- Parere favorevole con prescrizioni della Regione Piemonte - Settore Decentrato OO. PP. e

Difesa Assetto Idrogeologico di Torino. Le disposizioni riguardano:

o nessuna variazione agli interventi progettati e realizzati potrà essere introdotta

senza alcuna preventiva autorizzazione;

o la necessità di utilizzare i materiali risultanti da eventuali scavi in alveo solamente

per colmare depressioni in alveo o su sponda, gli eventuali materiali risultanti da

demolizioni di opere d’arte, quali murature o simili, dovranno invece essere

asportate dall’alveo;

o la necessità di ripristinare a regola d’arte le sponde, le opere di difesa e le aree

demaniali eventualmente interessate dai lavori,

o la necessità di non turbare, durante le lavorazioni, il buon regime idraulico del corso

d’acqua interessato dagli interventi in progetto;

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o la necessità che il soggetto richiedente metta in atto le operazioni di manutenzione

ordinaria e straordinaria, dell’alveo e delle sponde, in corrispondenza ed

immediatamente a monte e a valle delle opere, il tutto finalizzato alla garanzia del

regolare deflusso delle acque;

- Parere favorevole senza prescrizioni della Commissione Locale del Paesaggio (Bruino) –

Autorizzazione Paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004 art. 142;

- Parere favorevole senza prescrizioni della Commissione Locale del Paesaggio (Trana e

Sangano) – Autorizzazione Paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004 art. 142;

- Autorizzazione del Servizio Esercizio Viabilità della Provincia di Torino inerente

l’interferenza del progetto con la S.P. 184 e la S.P. 589 contente le modalità di realizzazione

e ripristino di opere che interessano la carreggiata stradale e le sue pertinenze.

Sono stati inoltre considerati i verbali delle due sedute della Conferenza dei Servizi all’interno dei

quali vengono raccolti i pareri favorevoli dei Comuni interessati dagli interventi ( Bruino, Sangano,

Trana e Piossasco) e dei Servizi Aree Protette e Pianificazione Territoriale della Provincia di

Torino.

8 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

8.1 La val Sangone

ESTENSIONE DEL BACINO: 268 Km2

LUNGHEZZA ASTA FLUVIALE PRINCIPALE: 47 Km

PENDENZA MEDIA DEI VERSANTI: 24%

PENDENZA MEDIA DELL'ASTA PRINCIPALE: 7,3%

ALTITUDINE MASSIMA: 2679 m s.l.m.

ALTITUDINE MEDIA: 869 m s.l.m.

ALTITUDINE MINIMA: 219 m s.l.m.

Il Torrente Sangone è un affluente di sinistra del Fiume Po che nasce dalle Rocce dei Mortai

(Punta dell'Ila), sullo spartiacque con la Valle del Chisone, e confluisce nel Po a sud della città di

Torino. Il bacino, esteso prevalentemente in direzione ovest - est, si incunea tra la bassa Val di

Susa a nord, la Valle del Chisola a sud e la Valle del Chisone ad ovest e presenta una

caratteristica conformazione a “clessidra”, dovuta alla “stretta” di Trana, in corrispondenza di

un'incisione valliva in roccia.

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Lo spartiacque del bacino si trova a oltre 2600 m s.l.m. nella zona montana e si mantiene al di

sopra dei 600 m s.l.m. fino all'altezza di Giaveno. A valle di Trana la morfologia della valle diventa

quella tipica delle aree di pianura alluvionale.

Il clima del bacino è caratterizzato, nell'area montana, da precipitazioni medie annue comprese tra

i 900 ed i 1200 mm, con i valori più elevati nel periodo estivo, mentre nell'area di media e bassa

valle le precipitazioni sono lievemente meno abbondanti e con i picchi massimi concentrati nei

mesi di aprile-maggio e ottobre-novembre. Il regime delle temperature medie è uniforme in tutto il

territorio; il mese più freddo è gennaio, mentre il periodo più caldo coincide con i mesi di luglio ed

agosto.

Le caratteristiche climatiche della zona favoriscono la presenza di boschi che risultano ancora

estesi nell'area montana, a prevalente vocazione turistica. Nella media e bassa valle,

rispettivamente caratterizzate da un'economia basata sull'agricoltura e sull'industria, la

vegetazione boschiva è limitata per lo più ad alcune porzioni di territorio prossime alle aste fluviali.

In base alle diverse caratteristiche morfologiche, ambientali e di uso del suolo presenti nel bacino,

ai fini di un approccio differenziato delle problematiche esistenti nell'area, si è definita una

“zonazione” del bacino in 3 aree: tratto “montano”, tratto “rurale” e tratto “urbano”, come riportato

nella successiva figura.

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8.2 Il Monte San Giorgio e la Cava di San Valeriano

ll massiccio del Monte San Giorgio si trova all’imboccatura della Val Sangone ed è un’entità di

notevole rilievo paesaggistico. Con i suoi 837 m d’altezza si presenta come una boscosa

montagna sovrastante la pianura dei comuni di Piossasco, Sangano e Bruino, che cattura e

colpisce l’occhio di chi viaggia da Torino verso il Pinerolese. Dal 2004 il Monte San Giorgio è

istituito Parco naturale. Il Parco, totalmente di pertinenza del comune di Piossasco, si estende per

circa 400 ettari tra i 300 e gli 837 m d’altitudine e rappresenta la propaggine più avanzata della

catena alpina verso la pianura torinese.

Sulla collina di San Valeriano, probabilmente all'inizio del secolo scorso, è stata aperta, dalla

Provincia di Torino, una cava per l'estrazione di rocce peridotitiche da trattare per l’ottenimento di

ghiaia e materiale utile alla realizzazione delle strade. La cava, chiusa intorno agli anni 50, è stata

dismessa quando ancora non c'erano normative specifiche, pertanto è stata coltivata senza un

criterio finalizzato al successivo recupero ambientale. La coltivazione è avvenuta mediante

l’asportazione di una consistente porzione del versante sud-est della collina di San Valeriano, con

la formazione di un unico fronte di cava, molto ampio e ripido, al piede del quale è stato spianato il

piazzale di cava. Sul piazzale avveniva un primo trattamento del materiale cavato che veniva poi

trasportato, mediante funicolare, nella pianura di Piossasco dove subiva ancora i processi di

frantumazione definitiva.

Oggi la Cava di San Valeriano presenta un fronte fortemente fratturato, con famiglie di giunti molto

fitte, aperture e spaziature talvolta significative, con presenza di sparuti arbusti e piccoli alberi su

ripiani della pendice che potenzialmente, per peso ed accrescimento dell’apparato radicale,

possono rappresentare motivo di innesco di fenomeni di crollo.

L’intero comprensorio della cava è caratterizzato dalla presenza di un’imponente scultura posta

alla sommità del fronte di coltivazione. L’opera è dell’artista Lanza di Piossasco e si staglia sulla

cresta con le sue componenti metalliche che formano una struttura alta 12 metri che, con

geometrie a vuoti e pieni, termina verso l’alto con quattro braccia che si uniscono a formare il

contorno ad una ipotetica sfera. Dello stesso autore è l’incompiuta scultura palcoscenico che si

trova sul piazzale della cava; l’opera, con cui l’artista aveva l’intento di valorizzare l’anfiteatro

roccioso, è oggi in stato di degrado, avvolta da una fitta vegetazione che nel tempo si è affermata

sullo spiazzo.

Delle strutture della cava è ancora presente, sul margine nord-est del piazzale, il fabbricato da cui

partiva la funicolare ed all’interno del quale trovavano sede i locali a servizio dei cavatori e quelli

per il funzionamento del sistema di discesa a valle dei massi semilavorati. Il fabbricato, in

condizioni di abbandono da circa 50-60 anni, può essere poco sicuro per rischi connessi a crolli; la

vegetazione che nel tempo si è affermata anche al suo interno lo rende inoltre poco accessibile.

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8.3 Ambito di intervento

I progetti in esame interessano prevalentemente la media Val Sangone (comuni di Trana,

Sangano, Bruino e Piossasco) che rientra nel tratto definito “rurale” ed il Parco naturale del Monte

San Giorgio.

8.3.1 Geologia

8.3.1.1 La Val Sangone

La Val Sangone ha origine glaciale, durante le glaciazioni pleistoceniche la massa glaciale molto

estesa si divideva in due rami: uno nord-orientale che si espandeva verso Rubiana, Caselette,

Alpignano e Druento; l'altro che si espandeva verso Sud deviando a Sud-Est verso Trana,

Reano, Bruino, Sangano raccordandosi nei pressi di Rivoli al ramo orientale. In seguito al ritiro di

tale ghiacciaio si depositarono le morene che formano l'anfiteatro morenico di Rivoli e Avigliana.

Le colline che dividono l'alta Val Sangone dal bacino dei laghi di Avigliana sono quindi colline

moreniche. Prima dell'espansione del ghiacciaio mindeliano, il torrente Sangone era un affluente

importante della Dora Riparia che scorreva nella zona attualmente occupata dai laghi di

Avigliana. L'avanzata del ghiacciaio lo spinse verso le pendici del monte Pietraborga

costringendolo a defluire attraverso la gola di Trana. Ad una fase interglaciale della durata di

circa 250.000 anni, seguì il periodo rissiano iniziato circa 360.000 anni fa. L'espansione del

ghiacciaio rissiano fu minore e le sue morene si trovano tutte all'interno della cerchia mindeliana.

Appartengono a questo periodo i cordoni morenici ampi e maestosi che si elevano a Est di

Giaveno degradanti con vasti terrazzamenti verso i laghi di Avigliana. Nell'ultima fase della sua

espansione iniziata 130.000 anni fa e conclusasi 10.000 anni fa, il ghiacciaio segusino rimase di

molto arretrato rispetto ai limiti precedentemente raggiunti. Le morene residue, di ridotta

estensione ma ancora ben conservate, si trovano quindi al centro dell'anfiteatro.

L'arco morenico più antico corrisponde in sostanza alle alture su cui sorge S. Bartolomeo, che

delimitano verso Nord la torbiera di Trana. L'antico lago formato dall'acqua di ablazione del

ghiacciaio, si prosciugò in tempi relativamente recenti.

Le aree interessate dagli interventi presentano depositi recenti di origine fluvio-glaciale, in

particolare i depositi di pianura distinguibili sono rappresentati da:

- fluviali da ghiaiosi a supporto di clasti, a ghiaioso sabbiosi con tessitura a supporto di

matrice, fino a depositi sabbioso siltosi con intercalazioni di ghiaie

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- lembi di depositi glaciali di fondo, costituiti da diamicton addensato matrix supported, e di

ablazione, costituiti da diamicton con clasti angolosi e sub angolosi e blocchi eterometrici.

Estratto della Carta Geologica d’Italia Scala 1:50.000, Foglio Torino ovest

8.3.1.2 Il Monte San Giorgio e la Cava

Il Monte San Giorgio e la Collina di San Valeriano, ricadono nel Massiccio ultrabasico di Lanzo,

principalmente formato da rocce basiche e ultrabasiche comunemente definite “Ofioliti con

Pietre Verdi”; ad est della Cappella di San Valeriano si trova l’ex-cava di proprietà della

Provincia di Torino.

In questo settore i litotipi più frequenti sono rappresentati da lherzoliti (peridotiti ad olivina e

pirosseni), in parte trasformate dal metamorfismo alpino in serpentiniti, e da prasiniti.

Le “Pietre Verdi” presentano una caratteristica colorazione verdastra dovuta alla presenza di

minerali di ferro e magnesio; esposte agli agenti atmosferici, esse assumono presto, per

ossidazione, una colorazione bruno-rossastra, come si può osservare nella parte nord-orientale

del fronte di cava.

Questi litotipi, specie in corrispondenza alle fasce interessate da cataclasi, presentano

associazioni mineralogiche in cui possono comparire minerali di amianto.

Dalla consultazione del P.R.G.C. è possibile osservare che la Collina di San Valeriano è

costituita da un substrato roccioso formato da rocce ultrafemiche con coperture di potenza

generalmente inferiore a 50 cm. Dall’analisi delle giaciture della scistosità rilevate in prossimità

del fronte di scavo, risulta che l’immersione dei piani oscilla tra i 67° e gli 82°; tale orientazione

favorisce l’insorgere di cinematismi di scivolamento/ribaltamento dei blocchi, con conseguenti

fenomeni d’instabilità che interessano principalmente il fronte di scavo della ex-cava, il quale è

stato sviluppato in un unico gradone di circa 70 metri di altezza.

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Le caratteristiche litologiche e strutturali del basamento roccioso affiorante in questa zona

avevano portato, sin dall'inizio del secolo scorso, all’apertura di un sito estrattivo per il

reperimento di ballast.

Le osservazioni effettuate durante i sopralluoghi svolti sul sito nei mesi di dicembre 2010 e

gennaio 2011 hanno confermato la presenza di una famiglia di giunti dominante, circa parallela

al fronte di cava, con giacitura a franapoggio poco meno inclinata rispetto al fronte stesso; nel

complesso, l’ammasso roccioso si presenta intensamente fratturato, caratterizzato da evidenti

aperture e discontinuità che possono dare origine a fenomeni di crollo di blocchi isolati o di

porzioni più estese.

Stralcio della Tavola 1 – “Carta geologica” del P.R.G.C. di Piossasco (fuori scala); in corrispondenza

all’area di cava, situata a nord-ovest del concentrico, affiorano rocce del “Complesso Ofiolitico con

Pietre Verdi”, interessate da superfici di scistosità che immergono verso sud-est con elevata

inclinazione (67° - 82°).

Il versante sud-orientale del colle di San Valeriano è interessato da un’instabilità pellicolare che

coinvolge le coperture detritico-colluviali, caratterizzata dalla presenza di frammenti rocciosi

spigolosi e irregolari immersi in matrice sabbioso-limosa. L’evidenza morfologica di tale

fenomeno è rappresentata da una zona di “coronamento” con andamento semicircolare, che si

attesta poco sotto la cresta spartiacque compresa tra la Cappella di San Valeriano ed il

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monumento di G.R. Lanza; altri elementi indicativi del fenomeno gravitativo sono l’assenza di

vegetazione ad alto fusto e la presenza di numerosi alberi schiantati. Ulteriori fenomeni di

scivolamento della coltre superficiale sono visibili, seppure a scala minore, in altri punti del

versante e sono riconoscibili per la presenza di piccole nicchie di distacco e forme concave

allungate.

Per quanto riguarda la stabilità del basamento roccioso, si segnala la presenza di blocchi e

frammenti rocciosi potenzialmente instabili su tutto il fronte di cava; in particolare, nel settore

nord-orientale del fronte stesso si registra una marcata alterazione dell’ammasso roccioso, che

provoca una maggiore disgregazione del materiale. Inoltre, sul ciglio della scarpata, è rilevabile

la presenza di una fessura di trazione con andamento parallelo alla parete rocciosa che

coinvolge sia la copertura detritico-colluviale, sia il basamento cristallino, isolando un volume di

roccia stimabile in diverse centinaia di metri cubi.

8.3.2 Uso delle terre e vegetazione

Il progetto intende garantire da un lato un collegamento di tipo fruitivo tra la Val Sangone, il Parco

naturale Laghi di Avigliana e il Parco naturale Monte S. Giorgio e dall’altro prevede interventi

all’interno del Parco del Monte S. Giorgio stesso.

Dall’analisi di dati di bibliografia e dalla lettura della copertura del suolo (vedi cartografia allegata

“Carta di uso delle terre”) si può osservare quanto segue.

I territori pianeggianti della Val Sangone, in cui ricade parte degli interventi in progetto, risultano

prevalentemente occupati dall’urbanizzato e da coltivazioni, tra le quali dominano i seminativi,

seguiti dagli impianti per arboricoltura da legno e da alcuni prati permanenti. Gli impianti per

arboricoltura da legno, nei comuni di Sangano e di Trana, sono prevalentemente costituiti dalle

coltivazioni di pino strobo (Pinus strobus), presenti all’interno delle aree dei campi pozzi gestite da

SMAT, attualmente a fine ciclo (gli impianti presenti a Sangano, al momento del sopralluogo, erano

già stati parzialmente abbattuti).

I prati permanenti, che interessano i comuni di Sangano, Trana e Bruino, rivestono un particolare

interesse all’interno dell’agroecosistema per le caratteristiche di plurispecificità floristica, come

habitat per diverse specie faunistiche e per il ridotto apporto di sostanze di sintesi rispetto alle altre

coltivazioni erbacee.

In prossimità del torrente Sangone si rilevano, a tratti, formazioni arboree seminaturali a

dominanza di robinia (Robinia pseudoacacia), anche se spesso le coltivazioni si spingono fin quasi

sulle sponde del torrente lasciando solo delle bordure di vegetazione spontanea. Si segnala in tali

contesti anche la presenza dell’esotico ailanto (Ailanthus altissima).

Formazioni boscate di maggior pregio naturalistico si ritrovano invece sui circostanti versanti

collinari e montani dove, oltre ai castagneti, si segnalano, in particolare, superfici abbastanza

estese a querceto di rovere, maggiormente diffuso sui versanti in destra orografica. Altri

popolamenti interessanti, ma di estensione molto ridotta, sono i querco-carpineti presenti sui

versanti presso l’abitato di Sangano.

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Il Parco Naturale Laghi di Avigliana, designato Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di

Protezione Speciale (ZPS) ai sensi delle Direttive comunitarie “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli”

(79/409/CEE), comprende al suo interno habitat molto diversificati: dalla vegetazione acquatica dei

laghi con comunità sommerse e galleggianti a Nymphaea alba e Nuphar luteum, alle formazioni

forestali presenti attorno ai bacini lacustri, tra i quali si rileva un esteso nucleo di querco-carpineto

lungo le sponde occidentali del Lago Piccolo. Di particolare interesse è poi la Palude dei Mareschi

che, oltre a numerose specie floristiche rare, ospita al suo interno ben 4 degli ambienti di

importanza comunitaria rilevati nel SIC, tra i quali le cenosi igrofile a Cladium mariscus, gli alneti a

dominanza di Alnus glutinosa e i saliceti di Salix alba.

Di rilevante interesse naturalistico è inoltre l’area denominata “torbiera di Trana”, ubicata a Sud-

Sud/Est dei Laghi di Avigliana, che testimonia la presenza passata di un antico lago, colmato per

interramento. Nonostante l’area sia stata oggetto di una bonifica agraria a seguito della quale è

stata convertita quasi interamente in prati stabili, nelle zone più acquitrinose si conservano ancora

formazioni igrofile a prevalenza di ontano nero (Alnus glutinosa) e salice cinereo (Salix cinerea).

Il collegamento torrente Sangone - Parco naturale del Monte S. Giorgio si sviluppa invece

prevalentemente in un’area limitrofa al Canale comunale di Piossasco. Tale ambito è caratterizzato

da un’agricoltura di tipo ecocompatibile in cui sono ancora presenti prati permanenti intervallati da

rogge in terra di origine irrigua lungo le quali sono ancora presenti alcune formazioni arboreo-

arbustive lineari.

Di particolare importanza per l’area è il Canale comunale di Piossasco (Sangonetto), che ha

origine da una presa sul Sangone nel comune di Trana e attraversa i territori comunali di Sangano,

Bruino e Piossasco per poi immettersi nel torrente Chisola. Nell’ambito interessato dal presente

progetto il Canale di Piossasco, in parte inglobato nell’edificato in comune di Sangano, a Bruino si

caratterizza per una fascia vegetazione perifluviale che presenta ancora alcuni elementi di

naturalità. Il sito nel suo complesso quindi si configura come un importante ambiente di ecotono

agricolo contiguo al Monte S. Giorgio su cui prevalgono le formazioni boscate.

Canale comunale di Piossasco a Bruino

8.3.2.1 La vegetazione del Monte San Giorgio

LA VEGETAZIONE ARBOREA

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In origine ricoperto da una fitta foresta di querce e altre latifoglie, il San Giorgio è andato via via

spogliandosi, fino a rimanere completamente brullo a causa delle attività che l’uomo vi svolgeva.

Dell’originaria copertura arborea, all’inizio del XX secolo, non rimaneva quasi nulla, come si può

osservare nella sottostante cartolina d’epoca.

A partire dall’inizio del 1900, il Comune di Piossasco in collaborazione con la Milizia Forestale

decise di porre rimedio e avviò l’opera di rimboschimento del Monte.

Viste le critiche condizioni dei suoli, sviluppati su rocce compatte e povere di nutrienti, e quindi

poco evoluti, per il rimboschimento venne scelto (come era d’uso nei primi decenni del ‘900) il pino

nero austriaco (Pinus nigra), accompagnato in misura minore dal pino marittimo (Pinus pinaster).

Gli impianti artificiali avrebbero dovuto, in seguito ad appropriate pratiche colturali, migliorare le

caratteristiche dei suoli consentendo lo sviluppo di una vegetazione vicina a quella climacica

dell’area, ovvero a quella che, a lungo termine, tenderebbe ad insediarsi naturalmente. Date le

caratteristiche ambientali, la vegetazione climacica del Monte San Giorgio sarebbe il querceto di

rovere e roverella, con faggio nei versanti più freschi e alle quote superiori, misto ad altre latifoglie,

ed a contatto con querco-carpineti a farnia alla base del rilievo.

Ancora oggi la pineta artificiale caratterizza fortemente il paesaggio poiché, in mancanza dei

necessari interventi selvicolturali che ne avrebbero determinato il diradamento, non si è consentita

un’adeguata rinnovazione delle specie spontanee e solo nella zona dei Tiri si sta assistendo ad

successione vegetazionale che evolve verso il bosco di latifoglie.

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Sul versante meridionale, per ragioni climatiche ed ambientali (quali l’evidente povertà e

superficialità dei suoli), e a causa degli effetti del disastroso incendio che ha attraversato l’area nel

1999, sono presenti estese praterie xeriche, punteggiate da esemplari di pini neri e silvestri adulti

superstiti e gruppi di rinnovazione di pino marittimo e latifoglie pioniere fra cui il Sorbo montano

(Sorbus aria), il Bagolaro (Celtis australis) e alcune specie del genere Prunus. A questi si alternano

nuclei di querceti a rovere e roverella sopravvissuti al passaggio del fuoco o loro ricacci dalle

ceppaie dopo il taglio dei fusti bruciati.

L’esposizione dei versanti e la posizione geografica del Monte, che determina condizioni climatiche

invernali particolarmente miti, hanno permesso lo sviluppo sul versante Sud di specie tipicamente

mediterranee o adattate a climi caldi e secchi. Tra queste troviamo alcune piante arbustive ed

arboree quali il ginepro (Juniperus communis), il leccio (Quercus ilex), quercia sempreverde di

origine mediterranea che cresce in pochissime stazioni in Piemonte (e per questo protetta),

dell’ulivo (Olea europea), così come della sua forma rinselvatichita, l'olivastro. Anche fra le

erbacee si trovano specie tipicamente mediterranee come l’asplenio dei serpentini (Asplenium

cuneifolium), felce rara che, come suggerito dal nome volgare, deve la sua presenza alle

caratteristiche geologiche del monte, la felcetta lanosa (Cheilanthes marantae), il capelvenere

(Adiantum capillus-veneris ) e i pennellini (Staehelina dubia).

Oltre alle conifere introdotte nei rimboschimenti, altre specie esotiche sono presenti in maniera

diffusa all’interno del territorio del Parco. La robinia (Robinia pseudoacacia) connota le basse

pendici gradonate un tempo coltivate a vite, oltre alle zone circostanti la cava e il vivaio forestale.

Altro elemento importato dall’America è la quercia rossa (Quercus rubra), che caratterizza

un’ampia zona nei pressi dell’area attrezzata di Pera Caval. Alloctono è anche l’ailanto (Ailanthus

altissima), specie originaria della Cina, altamente invasiva, che si presenta con gruppi di polloni

presso ex coltivi, in espansione dopo l’incendio. Non mancano inoltre specie ornamentali esotiche

introdotte qua e là a causa dell’attività del vivaio forestale regionale, attivo ai confini del Parco fino

alla fine degli anni ’90: nella zona dei Tiri si trovano numerosi cedri, pini strobi, cipressi americani e

argentini, oltre a tuie e criptomerie.

Sui versanti settentrionali del monte, più freschi e umidi, la pineta a pino nero appare mista in

modo irregolare al castagno (Castanea sativa), al nocciolo (Corylus avellana), al faggio (Fagus

sylvatica), al frassino (Fraxinus excelsior), agli aceri (Acer pseudoplatanus e A. campestre), alla

betulla (Betula pendula) e ad altre latifoglie caratteristiche di ambienti di transizione tra la pianura e

il piano montano. Nella porzione basale del versante est-nordest si incontrano querceti mesofili e

boschi misti irregolari di latifoglie con partecipazione delle diverse specie anzidette. Qui sono

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inoltre ravvisabili alcuni esemplari di farnia (Quercus robur) e carpino bianco (Carpinus betulus),

relitti dell’antico bosco planiziale.

Nei pressi dell’area attrezzata di Pera Caval è anche possibile osservare alcuni esemplari di pino

strobo (Pinus strobus), e poco più in alto si trovano nuclei di larici (Larix decidua) e pini silvestri

(Pinus sylvestris).

LE SPECIE FLORISTICHE DI PREGIO

Fra le specie di flora presenti nel Parco alcune sono particolarmente importanti perché rare e

protette a livello regionale e nazionale. La più appariscente tra queste è certamente la peonia

(Paeonia officinalis), che colpisce con il colore sgargiante rosso-porporino e le grandi dimensioni

del fiore. Per la sua rarità e la sua bellezza la peonia è stata scelta come simbolo del Parco del

Monte San Giorgio e ne compone il logo ufficiale.

Oltre alla peonia, nel Parco sono presenti numerose specie a protezione assoluta tra cui

ricordiamo:

- la pulsatilla di Haller (Pulsatilla halleri), la cui presenza nel Parco è un’anomalia geografica

poiché cresce comunemente in aree montane, a quote molto più elevate di quelle del Monte San

Giorgio;

- l’asfodelo montano (Asphodelus albus) i cui organi sotterranei resistono al passaggio del fuoco e

permettono dunque all’asfodelo di tappezzare le aree che gli incendi hanno reso spoglie;

- il giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum): con i suoi appariscenti fiori di colore giallo-arancio;

- due arbusti appartenenti allo stesso genere: il fior di stecco (Daphne mezereum), che prima di

mettere le foglie, adorna i suoi rami di numerosi fiori rosa intenso, e la dafne odorosa (Daphne

cneorum), piccolo arbusto con foglie sempreverdi e minuscoli gruppi di fiori rosa assai profumati;

- la limonella o frassinella (Dictamnus albus), pianta aromatica che abita i prati aridi, le rupi

soleggiate e i margini dei boschi di roverella;

- l’alisso argentato (Alyssum argenteum), dai caratteristici fiori gialli, che si sviluppa su suoli

serpentinitici in luoghi aridi e soleggiati ed è endemico delle Alpi occidentali;

- le orchidee, presenti nel Parco con numerose specie fra le quali ricordiamo il fior di legna

(Limodorum abortivum), totalmente privo di clorofilla e dalla caratteristica colorazione violacea, e

l’elleborina bianca (Cephalanthera longifolia).

8.3.3 Fauna

Di particolare rilevanza per l’area di progetto è il Parco Naturale dei Laghi Avigliana individuato,

come già precedentemente accennato, Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della Direttiva

“Uccelli” (79/409/CEE). Il sito mostra un’importanza regionale per l’avifauna acquatica, in

particolare per quella nidificante. Nell’area sono infatti segnalate 54 specie, tra le quali 13 inserite

nell’All. I della Direttiva Uccelli. Nei laghi nidificano, oltre alle specie più comuni, alcune coppie di

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svasso maggiore (Podiceps cristatus) e, soprattutto, nella zona palustre, di porciglione (Rallus

aquaticus), cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e migliarino di palude (Emberiza schoeniclus).

Per ciò che riguarda i mammiferi sono segnalate circa 20 specie, tra le quali 2 inserite nell’All. IV

della Direttiva Habitat: il moscardino (Moscardinus avellanarius) e il pipistrello nano (Pipistrellus

pipistrellus). L’erpetofauna risulta composta da 8 specie di anfibi e 6 di rettili, molti dei quali di

interesse comunitario. In particolare sono presenti importanti popolazioni a livello regionale di

rospo comune (Bufo bufo), rana agile (Rana dalmatina), tritone crestato (Triturus carnifex) e tritone

punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis) che si riproducono nelle zone umide del parco.

Di scarso interesse naturalistico è invece la fauna ittica, estremamente alterata a causa

dell’introduzione di specie esotiche e della scomparsa di molte specie autoctone.

8.3.3.1 La fauna nel Monte San Giorgio

Nel Parco del Monte San Giorgio sono segnalati numerosi Anfibi: Salamandra pezzata

(Salamandra salamandra), Tritone punteggiato (Triturus vulgaris meridionalis), rinvenuto in alcune

pozze temporanee nella “zona dei tiri”, Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), Rana dalmatina

(Rana dalmatina), Raganella italiana (Hyla intermedia), endemismo della nostra penisola, Rospo

comune (Bufo bufo).

Fra i Rettili, oltre alla comune Lucertola muraiola (Podarcis muralis), sono presenti il Ramarro

occidentale (Lacerta bilineata), l’Orbettino (Anguis fragilis), la Vipera aspide (Vipera aspis), il

Biacco (Coluber viridiflavus), la Natrice dal collare o biscia d’acqua (Natrix natrix) e il Colubro

d’Esculapio o Saettone (Elaphe longissima).

Il bosco dà rifugio anche alla Lepre (Lepus europaeus), alla Volpe (Vulpes vulpes), al Tasso

(Meles meles), al Ghiro (Glis glis), al Moscardino (Muscardinus avellanarius), tutelato anche dalla

Direttiva Habitat, allo Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), che qui non è ancora stato soppiantato da

quello americano, al Riccio (Erinaceus europaeus), alla Faina (Martes foina), alla Donnola

(Mustela nivalis) e ad arvicole e topiragno. Tra i Mammiferi vanno annoverati anche i Pipistrelli: si

può affermare con certezza che siano presenti alcune specie sinantropiche quali Pipistrello nano

(Pipistrellus pipistrellus) e Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), l’Orecchione bruno (Plecotus

auritus) e quello alpino (Plecotus macrobullaris).

Il gruppo zoologico di cui si hanno finora conoscenze più accurate è certamente quello degli

uccelli. L’analisi dei dati disponibili consente di giungere ad alcune importanti considerazioni:

- le specie nidificanti certe sul Monte sono 52 (a cui se ne possono aggiungere altre 7 a status

più incerto), più di un quarto delle 199 nidificanti sull’intero territorio regionale (ricordiamo che il

Parco si estende su soli 380 ettari, contro i 2 milioni e mezzo della Regione);

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- la consistenza numerica delle popolazioni presenti evidenzia una struttura della comunità

ornitica indicativa di una situazione ambientale “non stressata”;

- fra gli uccelli presenti sul Monte ci sono delle rarità naturali, cioè specie poco diffuse, e delle

rarità ecologiche o biogeografiche cioè specie che non ci si aspetterebbe di trovare perché al

di fuori delle loro normali quote altitudinali;

- sul Monte S.Giorgio sono contemporaneamente presenti specie alpine e specie

mediterranee, conseguenza di un particolare microclima che differenzia in maniera evidente il

versante nord da quello sud;

- infine, il territorio del Parco è frequentato da una nutrita popolazione di uccelli rapaci che,

essendo all’apice della catena alimentare, sono prova di ricchezza faunistica e indice di salute

del territorio.

Il versante nord del Monte si presenta fresco e umido, con una vegetazione principalmente

composta da boschi di conifere. L’avifauna che abita questa parte del Monte riflette questa

situazione ecologica: Luì verde (Phylloscopus sibilatrix) e bianco (Phylloscopus bonelli), Ciuffolotto

(Pyrrhula pyrrhula), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Cincia dal ciuffo (Parus cristatus),

Crociere comune (Loxia curvirostra), Picchio nero (Dryocopus martius), verde (Picus viridis) e

rosso maggiore (Dendrocopus major), Regolo comune (Regulus regulus), Rampichino (Certhia

brachydactyla), Upupa (Upupa epops), Succiacapre (Caprimulgus europaeus) sono specie

caratteristiche. Gli ambienti rocciosi del parco offrono poi condizioni idonee per la nidificazione di

alcune specie rupicole, tra cui il Corvo imperiale (Corvus corax).

Sul versante sud del Monte, al bosco misto di conifere e latifoglie si sostituisce la prateria xerica e

rocciosa. In quest’area si trovano alcune specie mediterranee, come l’Occhiocotto (Sylvia

melanocephala) e la Sterpazzolina (Sylvia cantillas). Le stazioni in cui nidificano in Piemonte sono

pochissime e si trovano per lo più lungo i crinali appenninici: il San Giorgio rappresenta dunque

un’eccezione nel panorama della catena alpina. Nel medesimo ambiente è anche presente lo

Zigolo nero (Emberiza cirlus), specie sedentaria anch’essa legata agli ambienti aperti, caldi e

asciutti, ricchi di cespugli.

Il San Giorgio è anche un ottimo punto di osservazione per il passaggio della Gru cenerina (Grus

grus) poiché si trova sulla rotta di migrazione di questi splendidi uccelli ed è dunque possibile

avvistare da qui i grandi stormi in volo tra fine ottobre e i primi di novembre.

Notevole è anche la presenza di popolazioni di uccelli predatori. Presenti senza dubbio il Falco

pellegrino (Falco peregrinus), il Gheppio (Falco tinnunculus), la Poiana (Buteo buteo), l’Astore

(Accipiter gentilis) e lo Sparviere (Accipiter nisus).

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Così come le gru, molti rapaci diurni migrano sorvolando il territorio del Parco: dal Monte San

Giorgio è ad esempio possibile vedere gruppi di Falchi pecchiaioli (Pernis apivorus) e di Nibbi

bruni (Milvus migrans).

Da citare, sebbene i dati si riferiscano agli anni ’70, la presenza del Biancone (Circaetus gallicus):

uno dei rapaci meno comuni del Piemonte, in declino e classificato a livello internazionale a rischio

di estinzione.

Significativa è anche la presenza nel Parco dei rapaci notturni che rappresentano un

importantissimo elemento nell’equilibrio della catena alimentare della foresta. Tra i tanti

segnaliamo il Gufo comune (Asio otus), l'Allocco (Strix aluco), il Barbagianni (Tyto alba) e la

Civetta (Athene noctua).

Il territorio del Parco ospita inoltre alcune specie di Ungulati le cui popolazioni sono ritenute in forte

espansione su tutto il territorio regionale: è possibile osservare Caprioli (Capreolus capreolus) e

Cinghiali (Sus scrofa). Recentemente alcuni Camosci (Rupicapra rupicapra) sono stati osservati, in

periodo invernale, nei pressi di Pratovigero, località posta al di fuori del Parco, in Comune di Trana.

Il Canale comunale di Piossasco, limitrofo al Monte S. Giorgio, presenta una fauna ittica molto

limitata anche a causa del regime idrico intermittente: prevalgono i ciprinidi reofili fra cui dominano

i cavedani e i gobioni, a discapito delle trote.

9 GLI INTERVENTI IN PROGETTO

Il progetto è stato sviluppato sui seguenti criteri di scelta progettuale:

- aderenza alle previsioni del Masterplan

- al disciplinare di Corona Verde e suoi allegati

- individuazione di ambiti con funzioni specifiche

- ridotta impermeabilizzazione delle superfici

- utilizzo di percorsi e corridoi esistenti

- facilità di accesso ed accessibilità alle persone diversamente abili

- costi di realizzazione e gestione compatibili con le possibilità dell’ente

- normative nazionali e regionali di settore (in particolare codice della strada e LR 33/90

norme tecniche per la realizzazione delle piste ciclabili)

Sulla scorta dei principi sopra descritti ed a seguito di sopralluoghi, consultazione di strumenti di

pianificazione, valutazione di interessi sovra comunali e possibili ricadute positive derivanti dalla

fruizione dell’asse del Sangone pedemontano e del Parco del Monte San Giorgio, sono stati

individuati i seguenti interventi descritti per macroambiti.

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9.1 Interventi nel Parco del Monte San Giorgio

Gli ambiti di intervento all’interno del Parco del Monte San Giorgio sono:

- la vetta del Monte San Giorgio

- l’area dell’ex piazzale di cava

- la collina di San Valeriano

- l’area dei “Tiri”

- la rete di sentieri interni al parco (la salita alla vetta, il percorso botanico, il collegamento tra

la cava e i tiri, il collegamento tra la vetta e San Vito, ecc.)

- le aree boscate pubbliche (provinciali e comunali).

La vetta del Monte San Giorgio

La cima del Monte San Giorgio è caratterizzata dalla Chiesa di San Giorgio, edificio in stile

romanico intermente in pietra, ubicata su un piccolo pianoro. Lo spazio prativo antistante la Chiesa

di San Giorgio offre una vista panoramica sulla catena alpina, da un lato, e sulla collina di Torino,

dall’altro. La vetta, meta di escursioni ciclo-pedonali, merita di essere valorizzata, in particolare il

panorama offerto si ritiene debba essere illustrato attraverso il posizionamento di una arco

fotografico esplicativo. L’area prativa è purtroppo interessata da fenomeni di dissodamento dovuti

al rumare dei cinghiali; si prevede pertanto la sistemazione del prato e la messa in atto di sistemi

che inibiscano l’avvicinamento e impediscano il rovistare dei cinghiali. In particolare è prevista la

delimitazione temporanea dell’area con “pastore elettrico”, inoltre la posa in opera, al di sotto della

cotica erbosa, di una geogriglia bi-direzionale tessuta, in poliestere ad alta tenacità per rinforzo dei

terreni.

L’area dell’ex piazzale di cava

Nell’intento di valorizzare l’area della cava dismessa rendendola meta di percorsi ciclopedonali, si

rende necessario procedere ad interventi di messa in sicurezza e di arredo per la sosta e la

fruizione. Gli interventi previsti sono i seguenti:

- realizzazione di tagli d’acqua lungo la pista di accesso al piazzale di cava

- creazione di un punto di sosta nello spiazzo retrostante lo sperone roccioso. Per realizzare il

punto di sosta sono necessarie le seguenti operazioni: decespugliamento degli arbusti

infestanti ed abbattimento delle specie arboree esotiche ivi presenti; delimitazione dell’area

e messa in sicurezza del punto di affaccio sulla pianura con parapetto in legno; installazione

di tavoli con panche realizzati in materiale ligneo;

- realizzazione di un punto informativo. Il punto informativo sarà realizzato attraverso

l’abbattimento dell’edificio in muratura esistente: la struttura muraria sarà sostituita da una

tettoia in legno, atta ad ospitare pannelli descrittivi dell’area della cava, delle attività che vi si

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svolgevano e dello stato attuale, con specifico riferimento agli interventi finanziati nell’ambito

di questo progetto. In caso di maltempo la struttura potrà inoltre offrire riparo temporaneo ai

visitatori;

- creazione di un secondo punto di sosta nello spiazzo antistante il punto informativo. Per

realizzare il punto di sosta sono necessarie le seguenti operazioni: decespugliamento degli

arbusti infestanti ed abbattimento delle specie arboree esotiche ivi presenti; delimitazione

dell’area e messa in sicurezza del punto di affaccio sulla pianura con parapetto in legno;

installazione di tavoli con panche realizzati in materiale ligneo;

- accessi regolamentati ai due lati opposti della cava con apposita staccionata rustica tale da

non impedire il passaggio di animali in modo da garantire la permeabilità dell’area dal punto

di vista faunistico. La chiusura dell’area di cava è necessaria data la pericolosità del

versante Nord dove sono evidenti fratture decimetriche nell’ammasso roccioso sovrastante

che ne sconsigliano il transito al piede. Nelle adiacenze delle chiusure degli accessi verrà

realizzata della pannellistica che ospiterà informazioni sulla storia della cava e sulla

vegetazione che la colonizza;

- piantumazione di esemplari arborei ed arbustivi, in particolare specie arboree a pronto

effetto nelle aree di accesso, mentre nel piazzale di cava dovranno essere realizzate

macchie arbustive messe a dimora su “isole di terra” ottenute dalla messa in sagoma di

materiale terroso proveniente dallo sbancamento da realizzarsi al parcheggio dei “Tiri”

La collina di San Valeriano

L’edificio collinare prende il nome dalla Chiesa di San Valeriano che sorge sulla sua sommità. La

Chiesa è raggiungibile attraverso un sentiero che sviluppandosi sul crinale della collina permette di

raggiungere il monumento realizzato dallo scomparso artista Giuseppe Riccardo Lanza posto al

ciglio del fronte di cava. Il progetto prevede per quest’ambito la delimitazione di uno spazio

“belvedere” posto al di sotto della Chiesa e la messa in sicurezza gli attuali camminamenti

prospicienti il vuoto con robusto parapetto in legno di castagno, inoltre verrà installata una

ringhiera metallica a delimitazione del ciglio posto al piede della scultura verso il sottostante

piazzale di cava.

L’area dei Tiri

La zona dei “Tiri”, così definita perché in passato si svolgeva in quella zona un’attività di tiro, è

costituita da un’ampia zona, prospiciente il vivaio comunale, che rappresenta uno dei punti

principali di ingresso al Parco del Monte San Giorgio. La parte dell’area accessibile alle auto è

stata in parte interessata da un intervento di recupero da parte di privati per la realizzazione di un

maneggio, mentre la restante parte sarà sistemata a parcheggio.

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Il parcheggio è previsto con piattaforma flessibile e finitura inerbita con specie erbacee tipo

trifoglio, plantago e festuca ovina; il sottofondo sarà costituito da uno stato di materiale granulare

stabilizzato con elevata capacità drenante.

A margine del parcheggio, delimitata da una recinzione, c’è la vasca utilizzata dall’AIB come

risorsa idrica di alimentazione dei mezzi antincendio. L’invaso attualmente non risulta idoneo per

l’utilizzo di tutti i mezzi, in particolare la presenza di una fitta vegetazione costituita da robinia, il

grado di interrimento e la scarsa impermeabilità del fondo della vasca, rendono la riserva

inutilizzabile. Al fine di migliorare le condizioni di sicurezza e di garantire una riserva in una

posizione strategica rispetto al Monte San Giorgio, si prevede l’adeguamento alle necessità

illustrate dal personale del Settore Protezione Civile e Sistema Antincendi Boschivi (A.I.B.) della

Regione Piemonte; nello specifico gli interventi possono essere schematizzati come segue:

- Taglio della vegetazione per il raggiungimento dello spazio libero necessario

- Risagomatura dell’invaso con asportazione del materiale limoso depositatosi sul fondo

- Impermeabilizzazione dell’invaso con bentonite

- Ricopertura dei risvolti con terra e semina di prato a margine dell’invaso

Il parco dai “Tiri” si apre con una vasta radura utilizzata come area pic-nic e barbecue. Al fine di

regolamentare l’utilizzo dell’area e renderlo più sicuro, oltre che punto di partenza per il percorso

botanico o per altri itinerari interni al parco, con il presente progetto si prevede di realizzare un’area

dedicata al barbecue, ubicata in spazio sicuro, di installare una fontanella, cestoni porta-rifiuti, di

attrezzare tavoli e panche e sistemare bacheche informative e frecce indicanti i vari percorsi.

I “Tiri” sono accessibili mediante una pista che sale dalla Strada dei Galli e, sviluppandosi su un

percorso in salita, arriva al parcheggio in progetto. Il sentiero presenta una diffusa erosione della

pavimentazione e del fondo, pertanto si prevede il rimodellamento della sede stradale e la

realizzazione di canalette in pietrame cementato per l’allontanamento delle acque meteoriche e la

riduzione dei fenomeni di erosione della pista.

La rete di sentieri interni al parco

I percorsi interni al Monte San Giorgio risultano unitamente collegati, ma mostrano gradi di

accessibilità e di sistemazione del fondo decisamente diversi tra loro. L’obiettivo degli interventi

previsti nel presente progetto è di uniformare le piste esistenti con azioni mirate di

decespugliamento, pulizia, sistemazione del fondo e/o della pavimentazione, miglioramento delle

condizioni di drenaggio a risoluzione di problemi di erosione, delimitazione di cigli con staccionate

rustiche, realizzazione di palificate e palizzate a risoluzione di problemi di smottamento, il tutto per

garantirne la percorribilità. Inoltre verranno installate un congruo numero di frecce indicanti i

percorsi e gli itinerari e saranno collocati nuovi leggii per il sostegno di pannelli informativi delle 25

specie arboree presenti lungo il percorso botanico.

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Le aree boscate pubbliche

Le aree boscate di proprietà provinciale e comunale poste all’interno del parco saranno oggetto di

interventi di diradamento e successiva messa a dimora di specie arboree autoctone. In particolare

saranno effettuati interventi di miglioramento della stabilità delle formazioni boscate di origine

artificiale a prevalenza di pino nero mediante diradamenti selettivi e apertura di piccole chiarìe atte

a favorire la rinnovazione di latifoglie autoctone o a liberare la rinnovazione affermata esistente. Il

materiale abbattuto sarà depezzato (lunghezza massima 80-100 cm), inciso e lasciato in loco per

incrementare la biomassa al suolo e favorire la creazione di un orizzonte organico.

L’area posta a valle del piazzale di cava sarà invece oggetto di rimboschimento con messa a

dimora di specie arboree autoctone con densità pari a 2000 piante/Ha.

I rimboschimenti saranno effettuati mediante messa a dimora di sole specie selvatiche di origine

autoctona ad uso forestale che rispondano ai seguenti requisiti: piante certificate ai sensi del D.Lgs

386/03 che provengano da un soggetto autorizzato per l'attività di produzione e commercio dei

vegetali, prodotti vegetali ed altre voci ai sensi dell'art. 19 del D.Lgs 214 del 19 agosto 2005.

Considerato che all’interno del Parco è presente un vivaio forestale gestito dal Comune di

Piossasco nell’ambito di una convenzione trilaterale Provincia di Torino, Comune di Piossasco e

Banca Intesa Sanpaolo si utilizzeranno prioritariamente le specie ivi coltivate di cui si riporta

l’elenco e l’attuale disponibilità:

- Bagolaro 200

- Betulla 250

- Sorbo montano 200

- Tiglio 1800

- Acero di monte 830

- Frassino 800

- Carpino 1620

- Faggio 300

- Ciliegio 900

- Acero campestre 730

- Sorbo uccellatori 80

Per esemplari “pronto effetto”, per specie non presenti in vivaio e nel caso in cui la disponibilità

delle piante a vivaio non sia sufficiente a raggiungere il numero di esemplari stimato necessario si

ricorrerà all’acquisto presso altri soggetti, mantenendo sempre validi i requisiti sopra indicati.

Nei due piazzali (quello posto nei pressi della sbarra che chiude l’accesso alla pista forestale e

quello di cava) si procederà a realizzare dei nuclei arborei-arbustivi con sesto di impianto irregolare

secondo il seguente modello:

piano arboreo: 10 betulle+ 10 sorbo uccellatori+ 10 bagolari

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piano arbustivo: 7 cornioli + 7 sanguinelli + 7 biancospini

Saranno inoltre effettuati interventi mirati di lotta alla processionaria del pino comprendenti

asportazioni dei rami infestati e combustione controllata dei residui, oltre alla lotta mediante il

posizionamento di trappole a feromoni e aspersione del bacillus thuringiensis;

9.2 Intervento sull’area incolta con orto abusivo s ul Sangonetto a Bruino

All’estremo sud del territorio comunale di Bruino ai confini con Piossasco, si propone un intervento

di bonifica e riqualificazione di un’area di circa 500 mq che confina da un lato con la percorrenza

ciclopedonale da un lato e del t. Sangonetto dall’altro:

− Verrà smantellato l’orto abusivo che presenta capanno e serre e manufatti vari anche spondali

costituiti da pannellature di ogni specie e reti di letti. La bonifica consisterà in rimozioni e

pulizie dell’area, approvvigionamento e stesa di terra agraria, rifacimento di alcuni tratti di zone

spondali con tecniche di ingegneria naturalistica e inerbimenti.

− Lungo il tratto di ciclopista proveniente da Piossasco il percorso è circoscritto da una parte dal

muro in cls di una fabbrica e dall’altro dalla sponda del Sangonetto. In progetto si prevede di

migliorare le condizioni ambientali e paesaggistiche del sito con il mascheramento del muro

mediante rampicanti tipo edera e caprifoglio, mentre sul lato del corso d’acqua si procederà

con un decespugliamento e la messa a dimora di una siepe bassa mista di latifoglie.

9.3 Affaccio sul Sangonetto a Bruino

Poco più a nord si prevede di realizzare un affaccio sul t. Sangonetto in corrispondenza del

limitare della percorrenza ciclopedonale proveniente da nord. Gli interventi sono un modestissimo

diradamento all’interno della fascia di neoformazione spontanea (bosco misto di invasione a

frassino e robinia) per consentire il percorso verso l’affaccio al Sangonetto. L’affaccio consiste in

una struttura spondale constituita da un’opera di ingegneria naturalistica che delimita un tavolato in

assito di legno e contornato da un parapetto in castagno.

9.4 Realizzazione e sistemazione percorsi nel Comu ne di Bruino , Sangano e Trana

Gli interventi proposti nel Comuni di Bruino consistono nella sistemazione di percorsi esistenti che

permettono la connessione tra la ciclopista esistente che si sviluppa a lato della SP 589 e le aree

di interesse naturalistico poste a ridosso del “Sangonetto”. In particolare le sistemazioni, come

anche i tratti di nuova realizzazione, prevedono una pavimentazione drenante costituita uno strato

di misto granulare stabilizzato composto da ghiaia, ghiaietto e sabbia, e finitura in polvere di

frantoio. Per i tratti in nuova sede è prevista la formazione di un sottofondo in misto granulare di

grossa pezzatura, mentre per i tratti i sede esistente si procederà alla semplice realizzazione del

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pacchetto di pavimentazione o, nei casi di piste molto sconnesse, alla realizzazione di un

sottofondo di consolidamento.

La rete di percorsi prevista permette, grazie anche all’installazione di diffusa segnaletica verticale,

di poter connettere Piossasco nella zona dei “Galli” a Bruino e Sangano, ponendosi come nodo

strategico di collegamento e fruizione di un contesto naturalistico suggestivo.

Il percorso, da Bruino verso Trana, si sviluppa su una pista esistente sterrata, che verrà sistemata,

mediante l’adeguamento della pavimentazione, per una fruizione ciclopedonale, quindi

attraverserà il centro del Comune di Sangano su sede stradale esistente, opportunamente indicata

con installazione di segnaletica verticale e realizzazione di segnaletica orizzontale, e proguirà,

uscendo dal margine urbanizzato di Sangano fino alla SP 589, su una strada bianca, oggetto di

sistemazione, che costeggia un insediamento industriale abbandonato. La sistemazione dei tratti

sterrati avverrà con la realizzazione di una pavimentazione drenante costituita da uno strato di

misto granulare stabilizzato composto da ghiaia, ghiaietto e sabbia, e finitura in polvere di frantoio.

Il tracciato della ciclo pedonale nel comune di Trana si sviluppa in parte a margine della SP 589,

dove la pista verrà realizzata con finitura in asfalto, ed in parte su viabilità interne per la quasi

totalità asfaltate. Pertanto queste ultime saranno oggetto di sola installazione di segnaletica

verticale, mentre i tratti sterrati, posti all’interno di una viabilità completamente bitumata, saranno

adeguati con la realizzazione di una pavimentazione in asfalto.

10 AZIONI SVOLTE DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA

Corona Verde 2 dal punto di vista della pianificazione strategica si inserisce anche come tavolo

di lavoro all’interno del processo di Contratto di Fiume del Torrente del Sangone . Il Contratto di

Fiume è stato sottoscritto pubblicamente a Torino l’11 marzo 2009 da trentaquattro soggetti

pubblici e privati, nell’ambito del Convegno Internazionale sui Contratti di Fiume.

La sottoscrizione del Contratto di Fiume ha segnato l’avvio della Fase di Attuazione che vede lo

sviluppo operativo delle singole azioni del Piano e l’avvio di un processo complessivo di

condivisione di uno scenario strategico per la riqualificazione fluviale.

A livello di area vasta, il Contratto di Fiume è ampiamente congruente con le attività legate al

progetto regionale Corona Verde 2 che contempla obiettivi di riqualificazione e rappresenta una

strategia integrata di riorganizzazione e riqualificazione dell’area torinese, per il riequilibrio

ecologico e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e paesaggistico.

Lo Studio Sferalab ha gestito, a supporto e in sinergia con il comune capofila dell’Ambito Sud -

Nichelino , studio Castelnovi e la Provincia di Torino gli aspetti organizzativi mantenendo i

contatti con gli Enti coinvolti nel processo di costruzione del Masterplan. e si è occupato di

accompagnare le diverse fasi di attuazione della progettazione. A partire da marzo 2009 si sono

susseguiti una serie di incontri per la messa a punto del metodo di lavoro, sia per il gruppo tecnico

sia per le singole amministrazioni coinvolte. Da Settembre 2010, invece è iniziata la fase di

raccolta delle singole progettualità che i comuni propongono sui propri territori: a livello di

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premialità finale e di coesione territoriale e sono stati proposti progetti con riscontri a livello

dell’intero ambito, di collegamento e continuità tra i comuni.

Gli incontri tecnici hanno visto la partecipazione congiunta del gruppo di lavoro di progettazione,

dello studio Castelnovi, della Provincia di Torino e dello Studio Sferalab che, unitamente alla città

di Nichelino, hanno organizzato riunioni e sopralluoghi con i diversi comuni. Essi hanno permesso

di raccogliere e mettere a disposizione del gruppo di progettazione la documentazione raccolta

durante gli incontri, raccogliendo le proposte progettuali. Durante questi incontri di coordinamento

sono stati messi a punto calendari aggiornati riguardo gli appuntamenti sul territorio e lo stato

avanzamento lavori, aggiornando di volta in volta il cronoprogramma. In alcuni casi sono stati

proposti nuovi argomenti da approfondire e nuovi temi progettuali (ad esempio quello relativo

all’agricoltura ).

Gli incontri hanno permesso di coinvolgere tutti i portatori di interesse: in primis si è costruito un

indirizzario amministrativo (su segnalazione di ogni singolo comune sono stati individuati i soggetti

cui fare riferimento all’interno delle amministrazioni: in base alla struttura stessa amministrativa si

sono convocati di volta in volta assessori, sindaci e funzionari tecnici); successivamente sono stati

raccolti anche nominativi di soggetti privati interessati al coinvolgimento attivo all’interno di Corona

Verde 2 (agricoltori, imprenditori agricoli, associazioni).

Ogni incontro pubblico è documentato tramite report di sintesi e documentazione fotografica

Durante il processo di creazione della bozza di Masterplan sono stati individuate delle linee

strategiche di intervento per il raggiungimento degli obiettivi di Corona Verde 2. Tali linee, per

l’ambito territoriale di Nichelino Sud, si snodano come segue:

• linea lungo il Sangone;

• linea lungo il fiume Po;

• linea lungo il Chisola;

• linea che collega Stupinigi a Carignano;

• anello di congiunzione tra Stupinigi, Volvera, Piossasco, Bruino.

Un ulteriore, ma non meno importante, filone strategico individuato riguarda un intervento di tipo

cosiddetto immateriale: il tematismo agricoltura, inteso però in un’accezione polifunzionale. Il

territorio agricolo deve essere pensato come bene territoriale e culturale, sul quale possono

innestarsi anche percorso fruitivi alternativi e deve altresì essere oggetto di specifiche opere di

manutenzione e riqualificazione.

Il coinvolgimento diretto degli agricoltori nelle attività di manutenzione ordinaria permetterebbe di

radicare maggiormente l’identità e l’appartenenza al territorio, nonché non impegnerebbe

economicamente gli Enti locali (già gravati da ulteriori spese) ad incaricare ditte esterne.

Sono stati stipulati alcuni Accordi Quadro, mediante l’applicazione del D.Lgs. 228 del 18-05-2001.

Nel caso del Comune di Piossasco, gli agricoltori si occupano di curare il verde urbano e rurale,

nonché di sgomberare la neve dalle strade, garantendo così sicurezza nell’effettuare le attività

richieste (Accordo quadro n.° 84 del 2-04-2010).

I tavoli di lavoro specificamente dedicati al tematismi agricoltura hanno pertanto evidenziato

l’esistenza di un territorio già di per sé molto attivo. L’intento di Corona verde è quello di rafforzare

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le esperienze locali e farle crescere in un contesto più solido. A seguito di molteplici riflessioni si è

giunti a determinare un quadro progettuale esclusivamente per questo tematismo.

Di seguito si illustrano i punti principali di tale proposta:

- la creazione di una rete tra Gruppi di Acquisto So lidale e Collettivo con i presidi

slowfood presenti sul territorio (ad esempio viene ricordata l’esperienza del presidio del

Sedano Rosso nel comune di Orbassano), in modo tale da valorizzare la filiera corta

certificata e il legame di identità culturale con il proprio territorio;

- gestione del progetto di Masterplan attraverso una manutenzione ordinaria delle aree

verdi periurbane, riprendendo, ad esempio, i contenuti dello Studio di Fattibilità finalizzato

alla redazione del Piano di Manutenzione Ordinaria delle aree perifluviali del torrente

Sangone e torrente Chisola messo a punto nel 2006, da Assot, Comuni di Beinasco,

Bruino, Orbassano, Rivalta di Torino, Volvera.

- Accedere ai finanziamenti delle misure del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 (in

particolare si tratta del Programma finalizzato alla tutela della biodiversità, che è coordinato

con il progetto di Corona Verde).

Infine a completamento dell’elaborato di Masterplan, è stato proposta un’attività di

accompagnamento dei progetti finanziati per coinvolgere anche in fase di realizzazione delle opere

previste, i soggetti portatori di interesse, informare tutti i cittadini e rendere il più possibile

permanente il programma di Corona Verde così come previsto dalla strategia n° 6 concorrendo ad

individuare soluzioni per la gestione e il mantenimento nel tempo del patrimonio degli spazi aperti,

del verde e degli spazi rurali tradizionali, individuare soluzioni che inducano un processo virtuoso

di presidio sociale e promuovere attività di sensibilizzazione, comunicazione e formazione a

supporto del progetto. (v. allegati : Piano di Comunicazione e Relazione finale di

accompagnamento).

11 SOSTENIBILITA’ FINANZIARIA E CONGRUITA’ DELL’INV ESTIMENTO RISPETTO

AI RISULTATI ATTESI

Le scelte progettuali, concordate con gli enti locali interessati sia al cofinanziamento dell’opera che

alla futura gestione e manutenzione, sono state calibrate sulle disponibilità economiche di ciascun

comune soprattutto in relazione ai vincoli imposti dalla normativa in materia di finanza degli enti

locali. Ciascun comune ha inoltre fornito dichiarazione in merito alla capacità ed alla volontà di

attuare le previsioni preliminari di esercizio e gestione delle opere.

Vi è da segnalare inoltre una significativa ricaduta economica positiva sul sistema locale in quanto,

con il completamento della connettività ciclabile realizzato attraverso il presente progetto e gli altri

previsti all’interno dell’ambito di Nichelino, si potranno a breve avviare progetti di valorizzazione

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turistico ricreativa del sistema di connessione fra l’area metropolitana torinese e le aree di pregio

ambientale e naturalistico pedemontano rappresentata in particolare dal parco provinciale del

Monte S. Giorgio e quello Regionale dei Laghi di Avigliana. La promozione di questi itinerari

costituirà un ulteriore tassello delle politiche di valorizzazione del sistema Torino e di quello delle

Residenze Sabaude venendo incontro in questo caso alle richieste che provengono sia dall’estero

che dal territorio nazionale di turismo alternativo ecocompatibile e naturalistico che in questi anni

sta assumendo connotati economici di assoluto interesse.

Per quanto concerne la gestione ex post delle opere realizzate sono previste forme innovative

come ad esempio coinvolgimento di associazioni di volontariato da parte del Comune di Trana che

dichiara l’impegno a sottoscrivere convenzioni con AIB e Protezione Civile Comunale per la

manutenzione delle aree oggetto di intervento (vedasi dichiarazioni allegate) e del comune di

Bruino che prevede di affidare le manutenzioni ad agricoltori di zona ai sensi del Dlgs 228/2001

art. 15 in regime di convenzione agevolata

12 AZIONI PREVISTE IN FASE DI REALIZZAZIONE PER LA MITIGAZIONE DELLE

RICADUTE AMBIENTALI

Al fine di mitigare gli effetti sull’ambiente delle fasi realizzative delle opere si prevede di pianificare

alcune lavorazioni nel rispetto della stagionalità, in particolare dei periodi di nidificazione

dell’avifauna.

In fase di progetto esecutivo si redigerà un piano cave indicando gli impianti per la fornitura di

materiali alluvionali più vicini al sito di intervento, al fine di favorire la ricerca del minor tragitto

cava-cantiere.

Inoltre si prevede il massimo reimpiego dei materiali risultanti dallo scavo dei cassonetti all’interno

delle aree di cantiere, questo al fine di ridurre il trasporto del materiale di risulta presso le

competenti discariche e quindi contenere il numero di viaggi da parte dei mezzi.

13 MONITORAGGIO DEGLI INTERVENTI

Per il monitoraggio delle opere dopo la loro realizzazione, in particolare finalizzato al controllo degli

aspetti naturalistici ed ambientali, ci si potrà avvalere dei monitoraggi effettuati dai tecnici

specializzati della Provincia di Torino per verifiche sulle aree boscate di nuovo impianto. Ci si

potrà avvalere dei monitoraggi previsti dal Piano di Accompagnamento del progetto citato al punto

9. Inoltre sarà possibile prevedere, da parte dei Comuni, una verifica degli incrementi nella

fruizione dei percorsi ed una conseguente diminuzione nell’uso dell’auto per brevi spostamenti

intercomunali.

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