Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte Direttiva Europea e situazione nazionale Luisa Franchina, Marco Carbonelli, Laura Gratta, Maria Crisci PCM - Segreteria di Coordinamento Interministeriale per le Infrastrutture Critiche 5 maggio 2010 Convegno ICSA Roma

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Questo lavoro si pone lo scopo di analizzare in dettaglio il problema della protezione delleInfrastrutture Critiche, approfondendo in particolare la situazione nazionale Italiana eillustrando come essa si collochi nel panorama normativo Europeo e internazionale.In particolare, dopo aver introdotto il problema della protezione delle InfrastruttureCritiche (par.2) si analizzano le azioni intraprese a livello di Unione Europea su questotema (par.3), con particolare riferimento alla Direttiva 114/08 CE pubblicata a dicembre2008.Nel par.4 si affronta l’analisi comparativa di come il tema della protezione delleInfrastrutture Critiche sia stato diversamente impostato a livello internazionale, fornendospecifici richiami agli approcci di alcuni Stati Europei (Gran Bretagna, Paesi Bassi,Germania, Spagna e Francia) e nordamericani (USA e Canada) e del G8.Nel par.5 viene descritta l’attuale situazione normativa italiana relativamente a questotema.Infine, alla luce dei contenuti della Direttiva e del quadro di riferimento italiano, nel par.6viene descritto in dettaglio qual è il problema che si pone a livello nazionale e qualiimportanti compiti le Istituzioni debbono assumere in carico per affrontare con unastrategia organica il tema della protezione delle Infrastrutture Critiche.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Direttiva Europea e situazione nazionale

Luisa Franchina, Marco Carbonelli, Laura Gratta, Maria Crisci

PCM - Segreteria di Coordinamento Interministeriale per le Infrastrutture Critiche

5 maggio 2010

Convegno ICSA

Roma

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Convegno ICSA - 2 - maggio 2010

Infrastrutture Critiche:

lo stato dell’arte

Direttiva Europea e situazione nazionale

Luisa Franchina, Marco Carbonelli, Laura Gratta, Maria Crisci

PCM - Segreteria di Coordinamento Interministeriale per le Infrastrutture Critiche

PCM- SCIICPCM- SCIIC

INDICE

1 - Prefazione.......................................................................................................3 2 - Introduzione ...................................................................................................4 3 - L’Europa e la protezione delle Infrastrutture Critiche ........................................... 12

3.1 Gli adempimenti imposti dalla Direttiva ............................................................19 4 - Le iniziative estere sulla protezione delle IC ....................................................... 23

4.1 Iniziative in alcuni Paesi Europei......................................................................23 4.2 La strategia USA...........................................................................................29 4.3 La strategia Canadese ...................................................................................33 4.4 Le best practice del G8 per la protezione delle Infrastrutture Critiche....................34 4.5 Approcci a confronto......................................................................................35

5 - L’attuale situazione italiana ............................................................................. 37 6 - Quale strategia per il nostro Paese?.................................................................. 41 7 - Riferimenti .................................................................................................... 47 8 - Lista degli acronimi ........................................................................................ 49

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Convegno ICSA - 3 - maggio 2010

1 - Prefazione

Siamo abituati a una qualità della vita che diamo per “scontata”, abituati a mangiare,

bere, muoverci, parlare, curarci, spendere… e diamo sempre per scontato che, in caso di

necessità o di incidente, arrivino i soccorsi.

Riteniamo che la nostra “routine” sia garantita e che la nostra concentrazione possa

interamente focalizzarsi sul come goderne al meglio.

Ma cosa succederebbe se la corrente elettrica non ci fosse più? Cosa succederebbe se

avessimo un incidente e nessuno venisse a soccorrerci? O se non ci fosse più benzina in

alcun distributore della città in cui viviamo?... è “impossibile”?... è la trama di un film?...

Cosa sono le Infrastrutture Critiche? vedi par.2

Cosa è l’effetto domino? vedi par.2

Perché parliamo oggi di Infrastrutture Critiche in Italia? vedi par.2

Cosa dice la Direttiva 114/08 CE? vedi par.3

Cosa si sta facendo all’estero? vedi par.4

Cosa si è fatto in Italia? vedi par.5

Cosa si potrebbe fare in Italia? vedi par 6

Questo lavoro si pone lo scopo di analizzare in dettaglio il problema della protezione delle

Infrastrutture Critiche, approfondendo in particolare la situazione nazionale Italiana e

illustrando come essa si collochi nel panorama normativo Europeo e internazionale.

In particolare, dopo aver introdotto il problema della protezione delle Infrastrutture

Critiche (par.2) si analizzano le azioni intraprese a livello di Unione Europea su questo

tema (par.3), con particolare riferimento alla Direttiva 114/08 CE pubblicata a dicembre

2008.

Nel par.4 si affronta l’analisi comparativa di come il tema della protezione delle

Infrastrutture Critiche sia stato diversamente impostato a livello internazionale, fornendo

specifici richiami agli approcci di alcuni Stati Europei (Gran Bretagna, Paesi Bassi,

Germania, Spagna e Francia) e nordamericani (USA e Canada) e del G8.

Nel par.5 viene descritta l’attuale situazione normativa italiana relativamente a questo

tema.

Infine, alla luce dei contenuti della Direttiva e del quadro di riferimento italiano, nel par.6

viene descritto in dettaglio qual è il problema che si pone a livello nazionale e quali

importanti compiti le Istituzioni debbono assumere in carico per affrontare con una

strategia organica il tema della protezione delle Infrastrutture Critiche.

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Convegno ICSA - 4 - maggio 2010

2 - Introduzione

I moderni Paesi occidentali hanno realizzato nel corso degli anni un modello di società

che è caratterizzato da una elevata “qualità della vita”, intendendo con questa locuzione

la possibilità di accedere ad un insieme di servizi e di opportunità “di base” che vengono

messe a disposizione di ogni singolo cittadino affinché egli possa esprimere al meglio le

proprie attitudini e soddisfare i propri bisogni.

In questa ottica fanno parte della “qualità della vita” i servizi di fornitura dell’energia, la

tutela della salute, il sistema dei trasporti, il sistema bancario. La fruibilità di questi

“servizi” di base è ormai data per scontata, tanto è vero che, nel caso non fossero più

disponibili, non sapremmo più come comportarci. Per meglio comprendere quest’ultima

affermazione, valga per tutti l’esempio dell’erogazione dell’energia che, se venisse a

mancare, metterebbe in seria difficoltà ognuno di noi in quanto non sapremmo più come

riscaldare le nostre case, come alimentare le nostre autovetture, come far funzionare le

nostre fabbriche… Questa situazione è profondamente diversa da quella presente nel

nostro Paese, per esempio, all’inizio del ‘900, quando ogni famiglia riscaldava la propria

casa con la legna raccolta dai componenti della famiglia stessa e aveva mezzi di

locomozione “autonomi” (cavalli, muli, etc.), e quando una delle preoccupazioni di un

imprenditore era quella di dotare la propria azienda di un generatore di energia

“autonomo”, come, ad esempio, le turbine alimentate dall’energia dei corsi d’acqua locali.

Anche in base a questo tipo di considerazioni, negli ultimi anni si è venuta ad affermare

l’esigenza di meglio comprendere la reale dipendenza della nostra società da quelle

infrastrutture che consentono l’erogazione dei servizi che, se venissero a mancare,

comprometterebbero a livelli inaccettabili la nostra qualità della vita ([LEW1], [HYS1]).

Queste infrastrutture sono state chiamate “critiche”, e la necessità di proteggere la loro

esistenza e corretta funzionalità è sinonimo di necessità di salvaguardare la nostra

qualità della vita.

Non appena si affrontano questi temi in modo “scientifico” ed organico, ci si accorge

dell’estrema complessità e variabilità anche nel breve termine dell’organizzazione della

nostra società e, quindi, della criticità delle varie infrastrutture.

A titolo d’esempio analizziamo due eventi, uno internazionale e uno nazionale, in cui, in

modo concreto, si è potuto toccare con mano la complessità e l’importanza vitale della

tema affrontato in questo lavoro.

La nube di polveri generata a partire dal 14 aprile 2010 dal risveglio del vulcano

Eyjafjallajokull in Islanda ha provocato quella che molti hanno definito la più grande crisi

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Convegno ICSA - 5 - maggio 2010

del sistema dei trasporti aerei in tutta Europa. Il vulcano si è risvegliato dopo un sonno

durato circa 190 anni.

Immagini satellitari nel visibile (sinistra) e a infrarosso (destra) dell’eruzione del vulcano

Immagine satellitare: al centro in basso la striscia grigia di polveri emesse dal vulcano

Già dal 15 aprile 2010 le polveri si sono diffuse rapidamente nei cieli prima della Scozia,

poi della Norvegia e, successivamente, in tutta l’Europa del nord, provocando la

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Convegno ICSA - 6 - maggio 2010

cancellazione della maggior parte dei voli aerei a causa del rischio elevato di possibili

incidenti dovuti al danneggiamento dei motori e delle parti meccaniche venute in contatto

con le polveri e i detriti prodotti dall’eruzione del vulcano.

Vulcano Eyjafjallajokull 15 aprile

Immagine della crisi del 15 aprile 2010 negli aeroporti dell’Europa del nord

Il 16 aprile si contavano 34.600 voli cancellati in soli due giorni, decine di aeroporti

praticamente chiusi, treni presi d'assalto in tutta Europa. Anche l’Italia chiudeva lo spazio

aereo e la Protezione Civile convocava il Comitato Operativo per gestire l’emergenza che

nel frattempo aveva messo in ginocchio anche il trasporto ferroviario e quello su strada

(mezzi a noleggio e taxi) per eccesso di domanda.

16 aprile 2010

34.600 voli cancellati in soli due giorni, decine di aeroporti praticamente chiusi, treni presi d'assalto in Europa

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Convegno ICSA - 7 - maggio 2010

Il 17 aprile venivano raccolti i primi dati aggregati della crisi indotta dal vulcano

islandese. Risultavano coinvolti gravemente 20 paesi europei (vedi immagine sotto) coi

seguenti dati di impatto:

• 200 milioni di euro al giorno di perdita totale per le compagnie aeree;

• 7 milioni di passeggeri bloccati in tutta Europa;

• treni e trasporti su strada in crisi per picco di carico;

• assenza di manpower per importanti attività;

• assenza di beni in trasporto Cargo con gravi perdite nel settore delle derrate

alimentari che sono andate in deperimento (pesce, carne, formaggi, ecc);

• servizi sanitari in grande difficoltà;

• servizi di emergenza attivati per il ricovero notturno in aeroporto e nelle

stazioni ferroviarie.

L’impatto il 17 aprile 2010

•200 milioni di euro al giorno di perdita totale per le compagnie aeree

•7 milioni di passeggeri bloccati•Treni e trasporti su strada in crisi per picco di carico•Assenza di manpower•Assenza di beni in trasporto Cargo•Servizi sanitari

Austria Rep. CecaIrlandaGran BretagnaBelgioOlandaItalia

IslandaDanimarcaSveziaNorvegiaFinlandiaEstoniaLituania

LettoniaFranciaGermaniaPoloniaSlovacchiaSvizzera

La crisi perdurava ancora per alcuni giorni, portando anche a tensioni in ambito UE tra le

istituzione politiche, le compagnie aeree (che premevano per riavviare i servizi per

limitare i danni economici) e gli utenti dei mezzi aerei.

Come secondo esempio a livello nazionale, analizziamo quanto avvenuto in Italia in

occasione dello sciopero degli autotrasportatori del dicembre 2007. Sono bastati tre

giorni di sciopero per mettere in crisi vari sistemi quali la distribuzione dei carburanti,

l’approvvigionamento di cibo, il servizio sanitario d’emergenza, i sistemi produttivi che si

basano sul movimento delle persone, il sistema di approvvigionamento dei farmaci nelle

grandi città. In particolare, proprio concentrando l’analisi sull’assenza di carburante nelle

pompe di benzina tutti ricordiamo le code interminabili ai pochi distributori ancora

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provvisti di carburante nel disperato tentativo di accaparrarsi un pieno di benzina per

assicurarsi la possibilità del movimento in caso di prolungamento della crisi. Tutto questo

non faceva altro che accelerare e ampliare ulteriormente l’effetto a catena su altri settori

che, a loro volta, entravano in crisi o ampliavano ulteriormente la crisi già in atto (vedi

rappresentazione sottostante).

Tra gli effetti primari: assenza dei carburanti nei distributori in 36 ore

Servizio sanitario

Gestione assegni e contante

Pubblica AmministrazioneServizi Emergenza

Beni di consumo

Servizio Postale

Trasporto su gomma Cibo

11 dicembre 2007Sciopero dei trasportatori

e blocco degli accessiautostradali

Sempre per approfondire questo secondo esempio, nel caso delle farmacie, l’aspetto più

sorprendente è stato il poco tempo sufficiente per “metterle in ginocchio”. Questo effetto

è dovuto al particolare sistema di approvvigionamento dei farmaci che si è realizzato nel

corso degli ultimi anni in base ad esigenze di tipo economico: tutte le farmacie di una

città si approvvigionano da un insieme molto limitato di cooperative che, quindi,

diventano il vero collo di bottiglia per l’approvvigionamento dei farmaci di un intero

territorio. La logistica di tali cooperative è caratterizzata da un numero molto limitato di

magazzini di stoccaggio, normalmente posizionati lontano dalle città e in vicinanza delle

grandi arterie di comunicazione. E’ evidente che questa organizzazione logistica è molto

più vulnerabile nei confronti di uno sciopero degli autotrasportatori rispetto alla “vecchia”

organizzazione, in cui ogni farmacia era una realtà isolata e provvedeva in proprio a “fare

magazzino” di farmaci, acquistando farmaci sufficienti a soddisfare la propria clientela

abituale per un periodo di tempo relativamente lungo. In quest’ultimo scenario, a fronte

di uno sciopero degli autotrasportatori, la crisi si sarebbe manifestata in tempi più lunghi,

contando anche sul fatto che ogni farmacia avrebbe svolto anche il ruolo di “riserva”

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Convegno ICSA - 9 - maggio 2010

rispetto alle farmacie limitrofe che avessero terminato la propria scorta di un particolare

farmaco.

Ragionamenti analoghi si potrebbero fare anche in altri ambiti entrati in crisi a causa

dello sciopero, dalla produzione industriale alla Pubblica Amministrazione, dal commercio

al servizio sanitario nazionale e alla catena alimentare.

Infine, occorre considerare che la sempre più incombente minaccia terroristica rende

ipotizzabili scenari ben più complessi e drammatici, in cui il collasso a catena descritto in

questo esempio, normalmente indicato come effetto domino, potrebbe interessare, in

conseguenza ad una mirata strategia terroristica, un numero ancora più cospicuo di

infrastrutture.

Tutto ciò premesso, è lecito porsi alcune domande legate agli avvenimenti descritti.

Se l’eruzione vulcanica fosse stata più intensa o più prolungata, oppure se lo sciopero

degli autotrasportatori fosse durato più tempo,

cosa sarebbe successo all’organizzazione e allo stile di vita del nostro Paese e dell’intera

Europa?

Avremmo “scoperto” altre dipendenze inattese?

Esiste un’analisi sistematica, aggiornata nel tempo, delle dipendenze tra le Infrastrutture

Critiche?

Allargando la visuale, gli esperti saprebbero elencare le dipendenze delle infrastrutture

nazionali, per esempio, le dipendenze dall’Information and Communication Technology,

oramai pervasiva in ogni settore?

Esiste in Italia una attività sistematica di verifica e controllo sulle interdipendenze tra le

varie Infrastrutture Critiche?

E’ necessaria?

Queste domande “provocatorie” ottenute con un ragionamento di tipo “pragmatico” e di

ampiezza apparentemente limitata, sono di validità generale e sono alla base di una

crescente attività in ambito mondiale ed europeo, tanto che la Commissione Europea ha

già dal dicembre 2008 approvato una Direttiva [EU4], la 114/08 CE, che impone agli

Stati Membri una serie di adempimenti per garantire la corretta funzionalità delle

Infrastrutture Critiche europee, cioè di quelle infrastrutture il cui eventuale

malfunzionamento potrebbe avere impatto su più Stati dell’Unione Europea.

Nel seguito, approfondiremo con maggiore rigore e dettaglio il problema della protezione

delle Infrastrutture Critiche, della loro classificazione in “settori”, dello studio delle loro

interdipendenze, delle soluzioni percorribili e del ruolo strategico che potrebbe e, per

molti aspetti dovrebbe, essere svolto dallo Stato. Concludendo, risulta evidente da

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quanto descritto in questi esempi l’importanza di sviluppare dei sistemi di previsione

dell’evoluzione dell’effetto domino a seguito di una crisi avviata da una determinata

infrastruttura critica. Un esempio di valutazione ex-ante di effetto domino (generato a

partire da un modello matematico proposto a livello internazionale dagli autori [FRA1,

FRA3, FRA4] e utilizzato nel progetto europeo denominato DOMINO) è mostrato nel

grafico che segue in cui, a partire da una crisi provocata dall’assenza di carburante, si

prevede ex-ante e al variare del tempo l’evoluzione dell’albero delle dipendenze.

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Esempio di valutazione ex-ante di effetto domino per una crisi avviata dall’assenza del carburante

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3 - L’Europa e la protezione delle Infrastrutture Critiche

Il Consiglio Europeo del giugno 2004 ha chiesto la preparazione di una strategia globale

per la protezione delle Infrastrutture Critiche.

Il 20 ottobre 2004 la Commissione ha adottato una comunicazione relativa alla

protezione delle Infrastrutture Critiche nella lotta contro il terrorismo [EU1], che presenta

una serie di proposte per incrementare la prevenzione, la preparazione e la risposta a

livello europeo in caso di attentati terroristici che coinvolgono le Infrastrutture Critiche.

Nel dicembre 2004 il Consiglio ha approvato, nelle sue conclusioni sulla prevenzione, la

preparazione e la risposta in caso di attentati terroristici, la proposta della Commissione

di istituire un programma europeo per la protezione delle Infrastrutture Critiche

(European Programme for Critical Infrastructure Protection, EPCIP), che comprende varie

iniziative, evidenziate nella figura che segue, finalizzate a migliorare la protezione delle

Infrastrutture Critiche.

EU programme EU programme "Prevention, "Prevention, Preparedness Preparedness and and Consequence Consequence Management of Management of Terrorism and Terrorism and other Security other Security Related Risks" Related Risks" for the period for the period 20072007--2013 2013

A procedure for the A procedure for the identification and identification and designation of ECIdesignation of ECI

A common approach A common approach to the assessment of to the assessment of the needs to improve the needs to improve the protection of such the protection of such infrastructuresinfrastructures

EPCIP Action PlanEPCIP Action Plan

Critical Infrastructure Critical Infrastructure Warning Information Warning Information Network (CIWIN)Network (CIWIN)

CIP expert groups CIP expert groups

CIP information CIP information sharingsharing

identification and identification and analysis of analysis of interdependenciesinterdependencies

..

In particolare, tra gli aspetti caratterizzanti il programma EPCIP vanno ricordati:

1. la realizzazione di una rete informativa per la protezione delle Infrastrutture

Critiche (Critical Infrastructure Warning Information Network, CIWIN);

2. l’erogazione di finanziamenti per la realizzazione di progetti sulle IC;

3. il varo di una Direttiva riguardante le Infrastrutture Critiche europee.

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In particolare, per quanto riguarda i finanziamenti, si osservi che i progetti capitanati da

organizzazioni italiane hanno ottenuto, su un totale finanziato nel triennio 2007-2009 di

28 milioni, ben 13 milioni di euro, pari al 46% dei finanziamenti complessivi.

Ripartizione dei finanziamenti per progetti nel programma EPCIP 2007/09

17

Nessun progetto finanziatoATBGDKSFIELVLTLUMTPTSKSI

BE CYEE

FR DEGR

IT

NLPL

UKCZ

RO

ES

SE HU

Ritornando alle attività in UE, nel novembre 2005 la Commissione ha adottato un Libro

Verde [EU2] che raccoglie indicazioni sulle diverse alternative strategiche possibili in

materia di EPCIP.

Nelle conclusioni relative alla protezione delle Infrastrutture Critiche, il Consiglio

"Giustizia e affari interni" (GAI) del dicembre 2005 ha invitato la Commissione a

presentare una proposta di programma europeo per la protezione delle Infrastrutture

Critiche.

La Comunicazione della Commissione st16932 [EU3] presenta i principi, le procedure e

gli strumenti proposti per attuare l'EPCIP. Tale attuazione sarà completata, se del caso,

da specifiche comunicazioni settoriali relative all'approccio della Commissione in

particolari settori di Infrastrutture Critiche.

La Direttiva [EU4], approvata nel dicembre 2008, espone le misure previste dalla

Commissione ai fini dell'individuazione e della designazione delle Infrastrutture Critiche

Europee e della valutazione della necessità di migliorarne la protezione.

Partendo dalla considerazione che nell'Unione Europea vi sono varie infrastrutture il cui

malfunzionamento o distruzione può avere un impatto su vari Stati Membri, la Direttiva

fornisce le seguenti definizioni:

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Convegno ICSA - 14 - maggio 2010

1. “Infrastruttura Critica” (IC): quei beni, sistemi o parti di essi collocati negli

Stati Membri della UE, che sono essenziali per il mantenimento delle funzioni

sociali vitali, della salute, della sicurezza (security e safety), del benessere

economico e sociale della popolazione, e la cui distruzione o il cui

malfunzionamento avrebbe come diretta conseguenza un impatto significativo

su uno Stato Membro, come risultato del mancato svolgimento di queste

funzioni (loss of service).

2. “Infrastruttura Critica Europea” (ICE): infrastruttura critica collocata negli

Stati Membri della EU e la cui distruzione o il cui malfunzionamento avrebbe

come diretta conseguenza un impatto significativo su almeno due Stati Membri

dell’EU. La significatività dell’impatto deve essere stabilita in termini di criteri

trasversali (cross-cutting). Questo comprende gli effetti derivanti da

dipendenze intersettoriali su altri tipi di infrastrutture.

Si osservi che la definizione di Infrastruttura Critica data nella Direttiva si concentra

unicamente sui due aspetti di mancato servizio (loss of service) e di impatto che il

mancato servizio induce.

La Direttiva 114/08 CE delinea un approccio all hazard, prendendo in considerazione

l’aspetto della valutazione dell’impatto in modo indipendente dalla minaccia che ha

indotto il disservizio: in questo senso, quindi, tutti i tipi di minacce, da quelle naturali, a

quelle legate alle attività antropiche, dagli incidenti occasionali agli attacchi terroristici

deliberati, sono potenzialmente considerabili come causa del disservizio di avvio della

crisi dell’Infrastruttura Critica sotto osservazione.

Uno dei temi fondamentali affrontati dalla Direttiva è quello della definizione di un

approccio comune per l’individuazione delle Infrastrutture Critiche Europee e per la loro

protezione. Poiché vari settori dispongono di un'esperienza, di una competenza e di

requisiti particolari in materia di protezione delle Infrastrutture Critiche, la Direttiva è

concepita su base settoriale e è attuata secondo un elenco stabilito di settori di IC. Allo

stato attuale, i due settori individuati dalla Direttiva, a cui si stanno applicando le

procedure per l’individuazione delle Infrastrutture Critiche Europee, sono quelli

dell’Energia e dei Trasporti (nella tab.3.1 sono riportati i sottosettori individuati

nell’annex 1 della Direttiva).

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Convegno ICSA - 15 - maggio 2010

Tab.3.1 – Settori e sottosettori di IC individuati dall’UE nella Direttiva

Settori per le ICE: Settore 1, Energia Sottosettori1. Elettricità

– Infrastrutture e impianti per la generazione e la trasmissione di energiaelettrica per la fornitura del servizioelettrico

2. Petrolio– Produzione, raffinazione, trattamento,

stoccaggio e trasmissione attraversocondotte

3. Gas– Produzione, raffinazione, trattamento,

stoccaggio, trasmissione e distribuzioneattraverso condotte

– Terminali di rigassificazione (LGN)

Settori per le ICE: Settore 2, Trasporti

Sottosettori

4. Trasporti su strada5. Trasporti ferroviari6. Trasporti aerei7. Trasporti in acque interne8. Trasporti su mare/oceano

La Direttiva riconosce la necessità di estendere in futuro la lista dei settori critici, ed

assegna la priorità al settore della Information and Communication Technology (ICT) già

dal prossimo anno. Infatti, l’ICT costituisce oramai un servizio trasversale rispetto ai vari

settori, capace, se in crisi, di avviare un effetto domino immediato e dagli impatti

devastanti: nel grafico che segue si riporta come gli attacchi informatici ai sistemi di

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Convegno ICSA - 16 - maggio 2010

controllo SCADA (Supervisory Control And Data Acquisition) siano stati ripartiti tra diversi

settori nel triennio 2002-2004.

who is getting attacked 2002-2004

transports 16%

power & utilities 19%

oil 28%

chemical 14%

other 23%

Attacchi a sistemi SCADA

Vale inoltre la pena di ricordare che, durante la fase di negoziazione della Direttiva, sono

stati preliminarmente considerati vari ulteriori settori (tab.3.2), che non sono stati

tuttavia inseriti nella versione attuale della Direttiva stessa al fine di giungere in tempi

brevi ad una versione di compromesso condivisa tra tutti gli Stati Membri.

Tab.3.2 – Elenco esteso dei settori nella Direttiva UE

UE esteso

Energia

Trasporti Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) Acqua Alimenti Salute

Finanze

Industria chimica Industria nucleare Spazio Ricerca Grassetto: settori critici attualmente presenti nella Direttiva UE Corsivo: settori critici discussi in sede UE e presenti nella proposta originale di Direttiva diffusa nel dicembre 2006

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Convegno ICSA - 17 - maggio 2010

L’inclusione di tali ulteriori settori nella Direttiva sarà oggetto di discussione futura; è

previsto infatti che la Direttiva sia sottoposta ad un processo di revisione ed

aggiornamento che si avvierà in ambito europeo a partire da gennaio 2012.

La Direttiva prevede l’applicazione di una procedura in quattro passi affinché

un’infrastruttura sia designata ICE (o l’equivalente acronimo anglosassone ECI: European

Critical Infrastructure); tale procedura è illustrata nella fig.3.1.

DPC Nucleo Operativo 3275

Procedura di identificazione delleInfrastrutture Critiche Europee

Step 1

Step 2

Step 3

Step 4

Una infrastruttura è candidata come potenziale ICE

Se lo SM nel cui territorio ricade la infrastrutturaè d’accordo, la IC è designata ICE

Soddisfa i criteri settoriali?

E’ critica (in base alla definizione della Direttiva)?

Comporta un impatto trans-frontaliero?

Soddisfa i Criteri “Cross-Cutting”?

Fig.3.1 – Procedura per la designazione delle ICE

Step 1: facendo riferimento ai settori definiti nella tab.3.1, il primo passo richiede agli

Stati Membri di verificare se le infrastrutture potenzialmente critiche soddisfino i criteri

settoriali relativi. La Direttiva stabilisce che i criteri settoriali vengano definiti con il

contributo e il consenso delle parti coinvolte, compresi gli operatori, prendendo atto del

fatto che spesso nell’ambito dei settori individuati come critici esistono già criteri

consolidati per l’analisi dei rischi e l’individuazione delle criticità. L’applicazione del primo

passo consente di effettuare una prima cernita all’interno di ogni settore.

“Condutture per il trasporto di gas che assicurano unacapacità di almeno X milioni di m3/h in un punto difrontiera”

Ener

gy

ICT

Wat

erFo

odHe

alth

Fina

ncia

l

Spac

e

Tran

spor

t

Chem

ical

indu

stry

Step 1: Criteri settoriali

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 18 - maggio 2010

Step 2: ogni Stato Membro dovrà verificare se le infrastrutture selezionate nel primo

passo soddisfino la definizione di infrastruttura critica riportata ai punti 1.a o 1.b

precedentemente illustrati in questo paragrafo.

Step 3: ogni Stato Membro dovrà verificare se le infrastrutture selezionate nel secondo

passo soddisfino la definizione di trans-nazionalità riportata al punto 2.a

precedentemente illustrato, vale a dire, se un potenziale malfunzionamento o distruzione

dell’infrastruttura può avere un impatto su almeno uno Stato Membro diverso da quello

in cui è situata.

Step 4: occorre quindi effettuare un “livellamento” delle infrastrutture individuate, per

garantire che vengano designate come ICE tutte e sole quelle infrastrutture che

soddisfano un criterio comune e omogeneo di criticità. A tal fine, devono essere applicati

criteri intersettoriali (cross-cutting) che tengono in considerazione i seguenti aspetti:

conseguenze sulla salute dei cittadini, conseguenze economiche, conseguenze

sull’opinione pubblica

• Criterio delle Vittime (stimato in termini del numeropotenziale di morti e feriti gravi);

• Criterio degli Effetti Economici (stimato in termini diampiezza delle perdite economiche dovute alla degradazionidella qualità di prodotti o servizi o alla loro assenza, inclusi i potenziali danni all’ambiente)

• Criterio delle Conseguenze per i Cittadini- Effetti Pubblici(stimato in termini di– impatto sulla fiducia pubblica, – sofferenza fisica– perturbazione della vita quotidiana, compresa la perdita

dei servizi essenziali.

Step 4: I criteri Cross-Cutting (CCC)

Come illustrato nella fig.3.1, nel caso in cui un’infrastruttura superi i quattro passi della

procedura, segue una fase di natura politica, in cui spetta comunque allo Stato Membro

nel cui territorio risiede l’infrastruttura la decisione finale di designare tale infrastruttura

come ICE.

Allo stato attuale, i criteri intersettoriali che sono stati adottati si focalizzano unicamente

degli aspetti di loss of service. Da un punto di vista concettuale, i criteri intersettoriali per

la valutazione dell’impatto potrebbero avere una declinazione più ampia e dettagliata

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 19 - maggio 2010

rispetto a quella indicata attraverso la Direttiva dall’Europa, un esempio di allargamento

del potenziale numero dei criteri è riportato nella tabella che segue.

VittimeImpatti economiciSicurezza economicaSofferenza fisicaPerturbazione della vita quotidianaFiducia nelle istituzioniSalute pubblicaSicurezza pubblicaImpatti psicologiciSicurezza dello StatoDifesa della Nazione

Criteri di valutazione dell’impatto

Impatto sulle IstituzioniViolazione del territorioOltraggio pubblico e panicoPerturbazione dellademocraziaImpatto sull’ordine socialeImpatto geopoliticoMorale nazionaleImpatto ambientaleImpatto sociopoliticoEffetti negativi su marchi e aziende nazionali…

La procedura descritta per l’individuazione delle ICE si basa su due capisaldi: il primo

caposaldo è costituito dai settori di tab.3.1. Il secondo è costituito dai criteri cross-

cutting: si osservi che questi ultimi comprendono sia dei riferimenti numerici assoluti

(come nel caso degli effetti sulla salute o di quelli economici), che sono quindi

difficilmente scalabili alle diversificate realtà nazionali nella UE, sia dei parametri di

carattere socio-politico e psicologico, che sono fortemente dipendenti dalla singole realtà

nazionali.

3.1 Gli adempimenti imposti dalla Direttiva

Come si è detto, la Direttiva stabilisce una serie di procedure e azioni per l’individuazione

e la protezione delle Infrastrutture Critiche Europee, individuando le parti coinvolte e

attribuendo specifiche responsabilità. In particolare, l’attuazione della proposta di

Direttiva comporta una serie di adempimenti per i Paesi Membri, riassunti nel seguito.

Individuazione delle ICE

La proposta di Direttiva prevede l’applicazione di una procedura in vari passi affinché

un’infrastruttura sia riconosciuta come ICE. In particolare, nel quadro della Direttiva sono

indicati i criteri relativi ai singoli settori e criteri inter-settoriali per selezionare quelle

infrastrutture la cui rilevanza a livello comunitario è tale da ritenerle di interesse europeo.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 20 - maggio 2010

Spetta infine ad ogni Stato Membro la designazione finale dell’infrastruttura come ICE,

mediante una comunicazione alla Commissione. Come già detto, allo stato attuale la

Direttiva indica come settori prioritari, a cui deve essere applicata da subito la procedura

per l’individuazione delle Infrastrutture Critiche Europee, quelli dell’Energia e dei

Trasporti.

Punto di Contatto

Ogni Stato Membro interagirà con gli altri Stati Membri e con la Commissione mediante

un organismo nazionale competente per la protezione delle Infrastrutture Critiche.

Inoltre, per garantire il coordinamento delle attività, ciascuno Stato Membro ha nominato

un Punto di Contatto unico.

Valutazione delle minacce e dei rischi

Agli Stati Membri è richiesto di

svolgere una valutazione dei

rischi, delle minacce e delle

vulnerabilità con cadenza

regolare; in particolare,

devono essere analizzati i

sottosettori entro i quali sono

state designate ICE.

Valutazione delle minacce e dei rischi

Entro 12 mesi dalladesignazione di una ICE ogniStato Membro deve condurreuna valutazione delle minaccein relazione al sottosettore diappartenenza della ICE.

Inoltre, ogni SM deve condurrecon cadenza biennale unaanalisi dei rischi, delle minaccee delle vulnerabilità per ognisettore in cui è stataindividuata una ICE

Piani di Sicurezza dell’Operatore

Ogni proprietario/operatore di Infrastruttura designata come ICE dovrà disporre di un

Piano di Sicurezza dell’Operatore (PSO). La Direttiva fornisce un’indicazione dei contenuti

minimi che dovranno essere trattati nel Piano; in particolare, il PSO deve identificare i

beni dell’infrastruttura critica e le soluzioni in atto o in corso di implementazione per la

loro protezione. Le procedure dovranno coprire almeno:

• l’identificazione dei beni critici;

• un’analisi dei rischi che comprenda le minacce, le vulnerabilità e l’impatto potenziale

per ogni bene;

• l’identificazione, la selezione e la prioritarizzazione delle contromisure,suddivise tra

quelle permanenti e quelle attuabili gradualmente;

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 21 - maggio 2010

Azioni successive alla designazione: il Piano di Sicurezza dell’Operatore

Entro 12 mesi dalla designazione di una ICE deve essere operativo un Piano diSicurezza dell’Operatore o una “azioneequivalente” che comprenda l’identificazionedei beni importanti, un’analisi del rischio e l’identificazione, selezione e prioritizzazionedelle contromisure e delle procedure disicurezza

Funzionario di collegamento

Ogni proprietario/operatore di Infrastruttura designata come ICE dovrà nominare un

funzionario di collegamento in materia di sicurezza che agisca come punto di contatto per

le questioni di sicurezza fra l'ICE e l’organismo nazionale competente per la protezione

delle Infrastrutture Critiche.

Funzionario di collegamento dellaSicurezza

Entro 12 mesi dalla designazione di una ICE

• Deve essere identificato un Funzionario dicollegamento della sicurezza al fine difacilitare la cooperazione con le rispettiveAutorità nazionali di protezione delleInfrastrutture Critiche

• Nel caso in cui questoFunzionario non esista, lo Stato Membro deveintraprendere le azioninecessarie per assicurarsiche la nomina del funzionario avvenga

Cronoprogramma per l’applicazione della Direttiva

Per l’applicazione della Direttiva è stato predisposto un cronoprogramma (vedi grafico)

molto serrato che impegna tutti gli Stati Membri nel triennio 2009-2011.

Page 22: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 22 - maggio 2010

Cronoprogramma

0 12 24 36mesi

Entrata in vigore, gen. 2009

Report sul no. di CI discusse

AvvioRevisione

Identificazione & Designazione

OSP & SLO & Valutazionedelle minacce

Implementazione dellaDirettiva

Report generale allaCommissione

Ener

gia IC

T

Fina

nza

Tras

porti In

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imic

a

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 23 - maggio 2010

4 - Le iniziative estere sulla protezione delle IC

Negli ultimi anni varie Nazioni e Organizzazioni si sono poste l’obiettivo di affrontare in

modo organico ed efficace il problema della protezione delle Infrastrutture Critiche; una

interessante e completa raccolta delle iniziative di varie Nazioni e organizzazioni, con

particolare enfasi sulla Infrastrutture Critiche Informatizzate, si può trovare in [HB1,

HB2]. In particolare, in questo capitolo descriveremo gli approcci definiti da:

• alcuni dei principali Paesi europei (Regno Unito, Paesi Bassi, Germania, Francia,

Spagna) (par.4.1);

• USA (par.4.2);

• Canada (par.4.3);

• G8 (par.4.4).

Gli approcci descritti rappresentano utili esempi per poter comprendere quali possibili

strategie si possano intraprendere facendo tesoro dall’esperienza maturata in questo

campo da altre nazioni e organizzazioni in cui l’azione a livello istituzionale nella

protezione delle infrastrutture critiche si è avviata oramai da diversi anni. Infine, il

par.4.5 viene dedicato ad una breve comparazione dei settori individuati dall’UE, dagli

USA e dal G8.

4.1 Iniziative in alcuni Paesi Europei

In questo paragrafo vengono riportate le iniziative per la protezione delle Infrastrutture

Critiche intraprese in alcune Nazioni Europee. Per ogni nazione vengono presentate la

definizione di Infrastruttura Critica, gli eventuali settori critici individuati e le strutture

governative deputate alla gestione delle iniziative nazionali in materia di Infrastrutture

Critiche. A questo riguardo, come si potrà verificare dall’analisi dei paragrafi che

seguono, va notato che una caratteristica comune alle Nazioni europee considerate è

quella di aver predisposto per la protezione delle infrastrutture critiche un organo

centralizzato (anche se con differenti collocazioni istituzionali) per il coordinamento delle

attività e degli scambi informativi.

4.1.1 Regno Unito

Nel Regno Unito le Infrastrutture Critiche Nazionali sono definite come:

“quelle infrastrutture per le quali la continuità è così importante per la vita nazionale che

una perdita, interruzione significativa o degradazione del servizio comporterebbe gravi

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 24 - maggio 2010

conseguenze sulla salute pubblica, sull’economia o su altri aspetti sociali del Paese,

oppure richiederebbe un’immediata reazione del Governo.” [HB1]

Le Infrastrutture Critiche Nazionali sono suddivise in 10 settori e 39 sottosettori, riportati

in tab.4.1.

Tab.4.1 – Settori e sottosettori di IC individuati nel Regno Unito

Settore (sottosettori)

1 Communications (Data Communications, Fixed Voice Communications, Mail, Public Information,

Wireless Communications)

2 Emergency Services (Ambulance, Fire and Rescue, Marine, Police)

3 Energy (Electricity, Natural Gas, Petroleum)

4 Finance (Asset Management, Financial Facilities, Investment Banking, Markets, Retail Banking)

5 Food (Produce, Import, Process, Distribute, Retail)

6 Government and Public Services (Central Government, Regional Government Local Government,

Parliaments and Legislatures, Justice, National Security)

7 Public Safety (Chemical, Biological, Radiological, and Nuclear (CBRN) Terrorism; Crowds and

Mass Events)

8 Health (Health Care, Public Health)

9 Transport (Air, Maritime, Rail, Road)

10 Water (Mains Water, Sewage)

Nel Regno Unito esistono vari organismi aventi un ruolo nella protezione delle ICN

afferenti ai vari settori; essi operano sotto il coordinamento di un centro interministeriale

denominato CPNI (Centre for the Protection of National Infrastructure) che riferisce al

National Infrastructure Security Coordination Centre (NISCC). Il CPNI coordina e sviluppa

le attività all’interno dei ministeri e delle agenzie e si interfaccia con gli operatori privati

di ICN. Il Direttore del CPNI riferisce ad un consiglio direttivo in cui sono rappresentati

l’Ufficio del Primo Ministro, il Communications Electronics Security Group (CESG —

l’autorità tecnica del Governo sulla sicurezza dell’informazione; ha il compito di

proteggere le comunicazioni e le informazioni del governo centrale, delle agenzie e di

altre parti dell’infrastruttura nazionale informativa, sviluppando politiche e misure di

protezione dalle minacce), il Ministero degli Interni, e l’Intelligence.

Page 25: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 25 - maggio 2010

La protezione delle IC all’estero -United Kingdom

NISCCNational Infrastructure Security

Co-ordination Centre

NSACNational Security

Advice Centre

Part of MI5UK’s Security Service

Il CPNI è un’organizzazione interdipartimentale, che comprende risorse appartenenti a vari dipartimenti ed agenzie. Tra questi,MI5, il CESG (Communications Electronics Security Group) –l’Autorità Tecnica nazionale dell’UK per la Sicurezza delle Informazioni) – e altri dipartimenti governativi responsabili di settori di infrastrutture critiche nazionali.

CPNI Centre for the Protection of Critical

Infrastructures

4.1.2 Paesi Bassi

Il Governo dei Paesi Bassi, mediante una campagna di consultazioni che ha coinvolto

industrie private e agenzie governative, ha individuato l’insieme di settori e sottosettori

ritenuti critici, secondo la seguente definizione:

“Le infrastrutture sono ritenute critiche se costituiscono una risorsa essenziale

indispensabile per la società, e se la loro distruzione porterebbe rapidamente ad uno

stato di emergenza o potrebbe avere effetti avversi sulla società nel lungo termine.”

[HB1]

Sono stati individuati 12 settori e 33 prodotti e servizi critici, riportati in tab.4.2.

Nei Paesi Bassi esistono vari organismi aventi un ruolo nella protezione delle ICN

afferenti ai vari settori; la responsabilità della protezione delle Infrastrutture afferenti ai

vari settori è in linea di massima riconducibile ai corrispondenti Ministeri. Il Ministero

degli Interni e delle Relazioni del Regno, oltre ad avere la responsabilità della protezione

delle infrastrutture informatizzate governative, ha il compito di coordinare le politiche di

protezione delle Infrastrutture Critiche tra i vari settori, e di rappresentare la Nazione in

ambito internazionale.

Page 26: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 26 - maggio 2010

Tab.4.2 – Settori e sottosettori di IC individuati nei Paesi Bassi

Settore (sottosettori)

1 Drinking Water (Drinking Water Supply)

2 Energy (Electricity, Natural Gas, and Oil)

3 Financial (Financial Services and the Financial Infrastructure, both Public and Private)

4 Food (Food Supply and Food Safety)

5 Health (Urgent Health Care/Hospitals, Sera and Vaccines, Nuclear Medicine),

6 Legal Order (Administration of Justice and Detention, Law Enforcement)

7 Public Order and Safety (Maintaining Public Order, Maintaining Public Safety)

8 Retaining and Managing Surface Water (Management of Water Quality, Retaining and Managing

Water Quantity)

9 Telecommunications (Fixed Telecommunication Network Services, Mobile Telecommunication

Services, Radio Communication and Navigation, Satellite Communication, Broadcast Services,

Internet Access, Postal and Courier Services)

10 Public Administration (Diplomatic Communication, Information Provision by the Government,

Armed Forces and Defense, Decision-making by Public Administration)

11 Transport (Mainport Schiphol, Mainport Rotterdam, Main Road and Waterway Infrastructure, Rail

Transport)

12 Chemical and Nuclear Industry (Transport, Storage, and Production/Processing)

4.1.3 Germania

La costituzione tedesca riconosce come una responsabilità dello Stato quello di garantire

la sicurezza pubblica e di assicurare che alla popolazione siano forniti i beni essenziali; è

quindi responsabilità dello Stato proteggere le Infrastrutture Critiche, definite come:

“L’insieme di quegli elementi la cui indisponibilità o malfunzionamento comporterebbe

una carenza di approvvigionamenti o altre conseguenze drammatiche per larga parte

della popolazione” [HB1]

Sono stati individuati 8 settori, riportati in tab.4.3.

La responsabilità e il coordinamento delle attività legate alla protezione delle

Infrastrutture Critiche ricadono sul Ministero degli Interni (BMI), mediante le sue agenzie

quali il Federal Office for Information Security (BSI), la Federal Agency of Civil Protection

and Disaster Response (BBK), la Federal Law Enforcement Agency (BKA), e la Federal

Police (BPOL). Il BMI opera in cooperazione con altri ministeri per gli aspetti specifici, con

i Lander (Stati Federati), che attuano le politiche di protezione, e con gli operatori privati

di IC.

Page 27: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 27 - maggio 2010

Tab.4.3 – Settori e sottosettori di IC individuati in Germania

Settore (sottosettori)

1 Transportation and Traffic (Aviation, Sea Traffic, Rail Traffic, Local Traffic, Inland Water

Transportation, Road System, Postal System)

2 Energy (Electricity, Natural Gas, and Oil)

3 Hazardous Materials (Chemical and Biological Substances, Hazardous Material Transportation,

Defense Industry)

4 Telecommunications and Information Technology

5 Finance and Insurance (Banking, Finance, Financial Service Provider, Stock Markets)

6 Services (Emergency Services, Health Care Services, Civil Protection, Food and Water Supply, Waste

Management)

7 Public Administration and Justice System (Government, Government Agencies, Public Administration,

Police, Customs, and Federal Armed Forces)

8 Other (Media, Major Research Establishments, Outstanding or Symbolic Buildings, Cultural Assets)

4.1.4 Francia

In Francia sono ritenute Infrastrutture Critiche:

“Quelle Infrastrutture che sono vitali per il mantenimento dei processi primari sociali e

economici” [HB1]

Sono stati individuati 9 settori, riportati in tab.4.4.

Tab.4.4 – Settori di Infrastrutture Critiche individuati in Francia

Settore

1 Banking and Finance

2 Chemical and Biotechnological Industries

3 Energy and Electricity

4 Nuclear Power Stations

5 Public Health

6 Public Safety and Order

7 Telecommunication

8 Transport Systems

9 Water Supply

In Francia la responsabilità della protezione delle Infrastrutture Critiche ricade

completamente sul Segretariato Generale per la Difesa e per la Sicurezza Nazionale

(SGDSN), che riferisce direttamente al Primo Ministro. Inoltre, all’interno del Ministero

della Difesa una struttura chiave per la protezione delle Infrastrutture Critiche è la

Divisione Centrale per la Sicurezza dei Sistemi Informatici (DCSSI) che gestisce una

commissione interministeriale.

Page 28: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 28 - maggio 2010

La protezione delle IC all’estero - Francia

Operatori di IC

riferisce a

coordina

Primo Ministro

Ministeri

4.1.5 Spagna

Anche la Spagna si è dotata dalla fine del 2007 di un Centro Nazionale per la Protezione

delle Infrastrutture Critiche (CNPIC) che dipende dal Segretario di Stato per la Sicurezza,

che opera nel Ministero dell’Interno, con lo scopo di indirizzare, coordinare e

supervisionare la protezione delle Infrastrutture Critiche nazionali.

I settori critici individuati in Spagna sono riportati nella tabella che segue

Page 29: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 29 - maggio 2010

Settori di Infrastrutture Critiche individuati in Spagna

Settore

1 Nuclear industry

2 Chemical industry

3 Space

4 Drinking and water

5 Sewage

6 Information and Communications Technology

7 Transport

8 Food supply chain

9 Health system

10 Research laboratories

11 Financial and Tax system

12 Administration

4.2 La strategia USA

A seguito degli eventi dell’11 settembre 2001, gli USA hanno messo a punto una

strategia nazionale dettagliata e organica per la protezione della patria che ha portato

alla creazione del Department of Homeland Security (DHS).

Organigramma del Department ofHomeland Security (DHS) USA

Nel luglio 2002 il DHS ha emesso una prima versione della “National Strategy for

Homeland Security” [DHS1], poi aggiornata varie volte fino alla versione del luglio 2007.

Una delle sei “critical mission areas” identificate nella strategia mira a proteggere le

Infrastrutture Critiche e i beni chiave.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 30 - maggio 2010

La strategia nazionale specifica in materia di Infrastrutture Critiche deriva dalla

Homeland Security Presidential Directive/Hspd-7 del Dicembre 2003 [DHS2], che

recepisce la definizione di infrastruttura critica data al punto 1016 del USA Patriot Act del

2001:

Infrastrutture Critiche: sistemi e beni, sia fisici sia virtuali, così vitali per gli USA che una

indisponibilità o distruzione di tali sistemi o beni avrebbe un impatto debilitante sulla

sicurezza, sull’economia nazionale, sulla salute pubblica o su una combinazione di questi

aspetti.

La Direttiva Hspd-7 introduce il National Infrastructure Protection Plan (NIPP) [DHS3] che

fornisce una struttura unificante per l’integrazione della protezione delle Infrastrutture

Critiche e delle risorse chiave in un unico programma nazionale. Il NIPP fornisce una

cornice globale per i programmi e le attività in corso nei vari settori, come anche per i

progetti di protezione futuri o in fase di sviluppo. L’obiettivo di questo sforzo collaborativo

tra:

• il settore privato,

• i governi statali, territoriali, locali e tribali,

• le organizzazioni non-governative,

• il governo federale,

è la prioritarizzazione delle iniziative di protezione e degli investimenti nel settore.

Inoltre, viene assicurato che le risorse siano destinate ai contesti in cui esse forniscono il

maggior beneficio per la mitigazione del rischio e la riduzione delle vulnerabilità,

scoraggiando le minacce e minimizzando le conseguenze degli attacchi terroristici o di

altri incidenti.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 31 - maggio 2010

In base al NIPP, il Department of Homeland Security (DHS) ha la responsabilità di

guidare, integrare e coordinare lo sforzo complessivo nazionale per migliorare la

protezione delle Infrastrutture Critiche, di sviluppare e implementare programmi e

metodologie di analisi del rischio, di sviluppare linee guida inter-settoriali e trans-

giurisdizionali per la protezione delle Infrastrutture Critiche, e di fornire metriche e criteri

settoriali e cross-settoriali per il risk management.

Il NIPP individua 18 settori di Infrastrutture Critiche, elencati nella seconda colonna di

tab.4.5. Per ogni settore, il NIPP designa una Sector Specific Agency (SSA), ovvero

un’agenzia governativa responsabile di collaborare con il DHS per implementare il

modello di partnership e gestione del rischio del NIPP, di sviluppare programmi di

protezione settoriali, e di fornire linee guida sotto il coordinamento del DHS.

Tab.4.5 – Settori di IC individuati dal DHS USA e relative SSA

Uno degli aspetti caratterizzanti del NIPP è il modello di cooperazione tra organismi

governativi e partner privati, che prevede un intenso scambio e condivisione di

informazioni. Il modello di information-sharing alla base del NIPP è di tipo magliato, e

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 32 - maggio 2010

permette la distribuzione e l’accesso alle informazioni sia verticalmente sia

orizzontalmente.

La fig. 4.1 illustra come i soggetti coinvolti nella protezione delle Infrastrutture Critiche

sono coinvolti negli scambi di informazione e nei processi decisionali.

Fig.4.1 – Schema delle interazioni tra i partner del NIPP

Per rendere efficace l’azione del NIPP, i partner devono impegnarsi a condividere e

proteggere le informazioni necessarie a raggiungere gli obiettivi del NIPP stesso. Il DHS,

in collaborazione con le SSA, è responsabile del coordinamento della rete di information-

sharing.

La fig.4.2 illustra la struttura attraverso la quale organismi pubblici e privati collaborano

e condividono informazioni; tale struttura è costituita da un insieme di ISAC (Information

Sharing and Analysis Center, [ISA1]): ogni settore prevede un ISAC per l’ambito privato

e uno per quello governativo, coordinati tra loro; inoltre, tutti i settori nell’ambito privato

così come in quello governativo sono coordinati in un ISAC cross-settoriale.

I due ISAC cross–settoriali (in ambito privato e governativo) hanno a loro volta una

struttura di coordinamento.

Page 33: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 33 - maggio 2010

Una delle attività di maggior rilievo condotta nell’ambito del NIPP, e resa possibile

dall’articolata struttura finora descritta, è quella dello studio delle interdipendenze tra i

vari settori.

Fig.4.2 – Schema del sistema di information-sharing del NIPP

Dalla breve descrizione dell’approccio utilizzato negli USA si può immediatamente

evincere:

• l’enorme impegno che il governo americano ha destinato alla gestione della

protezione delle Infrastrutture Critiche;

• la collocazione delle responsabilità in materia di protezione delle Infrastrutture

Critiche in un organo centrale che costituisce di fatto l’Autorità Nazionale per la

Sicurezza;

• la forte enfasi sulla necessità di una collaborazione continua tra pubblico e privato

e di uno scambio di informazioni.

4.3 La strategia Canadese

In Canada sono ritenute Infrastrutture Critiche:

“Quegli apparati, reti e beni fisici o informatici che, se distrutti o resi indisponibili,

comporterebbero un serio impatto sulla salute, sulla sicurezza (safety e security) o sul

benessere economico dei Canadesi o sul funzionamento efficace delle istituzioni ” [HB1]

Sono stati individuati 10 settori, riportati in tab.4.6.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 34 - maggio 2010

Tab.4.6 – Settori e sottosettori di IC individuati in Canada

Settore (sottosettore)

1 Communications and Information Technology (Telecommunications, Software, Hardware,

Networks (Internet))

2 Energy and Utilities (Electrical Power, Natural Gas, Oil Production and Transmission Systems)

3 Finance (Banking, Securities, Investment)

4 Food (Food Safety, Agriculture and Food Industry, Food Distribution)

5 Government (Government Facilities, Government Services (e.g., Meteorological Services),

Information Networks, Assets, Key National Symbols (Cultural Institutions and National Sites

and Monuments))

6 Health Care (Hospitals, Health Care and Blood Supply Facilities, Laboratories, Pharmaceuticals)

7 Manufacturing (Chemical Industry and Defense Production, Defense Industrial Base)

8 Safety (Chemical, Biological, Radiological, and Nuclear Safety, Hazardous Materials, Emergency

Services (Police, Fire, Ambulance), Search and Rescue, Dams)

9 Transportation (Air, Rail, Marine, Surface)

10 Water (Drinking Water, Wastewater Management)

In Canada la protezione delle Infrastrutture Critiche è demandata al ministero per la

Public Safety and Emergency Preparedness (PSEPC) che comprende al suo interno la

Royal Canadian Mounted Police, il Canadian Security Intelligence Service, il Correctional

Service of Canada, il National Parole Board, il Canada Firearms Centre, il Canada Border

Services Agency, e tre organi di revisione. Il governo canadese collabora anche con il

settore privato e i governi territoriali, mediante una relazione di partnership.

4.4 Le best practice del G8 per la protezione delle Infrastrutture Critiche

Il G8 ha da tempo avviato attività di indirizzo per la protezione delle Infrastrutture

Critiche. Partendo dalla considerazione che, nei Paesi industrializzati, gran parte delle

infrastrutture sono governate da sistemi informatici, l’enfasi delle attività in ambito G8 è

sulla protezione delle cosidette Critical Information Infrastructures (CII). In [G8_1]

un’infrastruttura critica è definita come:

• entità o organizzazione (inclusa la pubblica amministrazione) con le proprie

strutture fisiche e informatiche, i sistemi, le reti, i servizi e i beni;

• entità di maggiore importanza per la vita economica, politica e sociale della

comunità di un Paese.

Per “maggiore importanza” si intende il fatto che una distruzione, sospensione, riduzione

o non disponibilità delle funzionalità dell’infrastruttura

• avrebbe un serio impatto sulla vita sociale dei cittadini, cioè per esempio sulla

salute, la sicurezza fisica e logica o il benessere economico dei cittadini, o sull’effettivo

funzionamento dello Stato; oppure

Page 35: Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte

Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 35 - maggio 2010

• potrebbe portare gravi conseguenze sociali o altre drammatiche conseguenze per

la comunità.

In tab.4.7 riportiamo i settori individuati in [G8_1].

Tab.4.7 - Settori di IC individuati dal G8

1 Energy (electricity, gas, oil, ...)

2 Information and communications technology

3 Finance

4 Public health care (including food and water supply)

5 Transport and logistics (civil aviation, railways, ...)

6 Government and administration

7 Emergency response organisations (protection and rescue; fire service)

In [G8_1] sono fornite inoltre una serie di best practice e di politiche per la protezione

delle CII.

4.5 Approcci a confronto

La Tab.4.8 riporta la classificazione dei settori critici individuati dall’UE, dal G8 e dagli

USA a confronto. Nel caso della UE, per completezza, viene riportato l’intero elenco di

settori individuati come potenzialmente critici nel corso della negoziazione della Direttiva.

Infatti, il mancato inserimento di alcuni settori nella versione attuale della Direttiva non è

dovuto a considerazioni di carattere tecnico, ma piuttosto alla necessità di trovare una

rapida convergenza tra tutti gli Stati Membri su un insieme minimo di settori a cui

applicare immediatamente la Direttiva stessa.

Come si può notare (vedi anche [FRA2]), esiste una corrispondenza di massima tra i

settori individuati nei contesti analizzati; nel caso europeo, alcuni settori non sono

considerati in quanto l’UE riporta solo i settori che possono avere una criticità “europea”

cioè transnazionale (su almeno uno Stato Membro diverso da quello di appartenenza

della infrastruttura ritenuta critica).

Inoltre, le definizioni di settori riportate nei casi UE esteso e USA contengono settori

critici per l’evenienza di loss of service (interruzione o riduzione di servizio/prodotto) e

settori critici per gli effetti di sostanze e apparati/impianti potenzialmente pericolosi

(hazard), come ad esempio per ciò che riguarda l’industria chimica e nucleare.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 36 - maggio 2010

Tab.4.8 - Corrispondenza tra i settori di IC dell’UE, del G8 e del DHS

UE esteso G8 USA

Energia Energia Energia

Trasporti Trasporti e logistica Sistema dei trasporti

Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT)

Information technology + Comunicazioni

Information technology + Comunicazioni

Acqua Acqua + Dighe

Industria nucleare Nucleare

Alimenti Agricoltura e alimenti

Salute Salute pubblica Salute e Sanità pubblica

Finanze Finanza Sistema bancario e finanziario

Industria chimica Chimica

Spazio

Ricerca Monumenti e icone nazionali

Strutture governative Strutture governative

Trasporti e logistica Servizio postale e logistica

Sistema industriale per la difesa

Infrastrutture commerciali

Servizi di emergenza Servizi di emergenza

Industria manifatturiera critica Grassetto: settori critici attualmente presenti nella Direttiva UE Corsivo: settori critici discussi in sede UE e presenti nella proposta originale di Direttiva diffusa nel dicembre 2006

Ciò che accomuna i tre approcci riportati è il fatto che, nel processo di individuazione dei

settori critici, si è proceduto in modo assiomatico riconoscendo delle realtà consolidate e,

quindi, catalogando come settori gli ambiti della vita sociale che sono considerati critici in

base ad un approccio legato al “buon senso”. Inoltre, nel caso dell’UE, si è mirato a

risolvere un problema essenzialmente “politico” rappresentato dall’esigenza di conciliare,

ad un livello decisionale elevato e non tecnico, gli interessi specifici di ogni singolo Paese.

Di conseguenza, i settori individuati in molti casi non sono direttamente riconducibili a

esigenze concrete, e tanto meno sono adatti ad effettuare un’analisi dettagliata delle vere

interdipendenze tra i vari settori e sottosettori. Tale analisi, delegata nel caso dell’UE ai

singoli Paesi Membri, deve essere condotta su un piano più marcatamente tecnico,

adottando metodologie analitiche e, ove possibile, strumenti di verifica più legati alla

conoscenza dettagliata dell’effettivo “funzionamento” delle varie Infrastrutture Critiche

che, tra l’altro, potrebbe variare profondamente da Paese a Paese.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 37 - maggio 2010

5 - L’attuale situazione italiana

Un’analisi della situazione Italiana in materia di protezione delle Infrastrutture Critiche

evidenzia una incompletezza normativa in materia protezione delle Infrastrutture Critiche

Nazionali, intendendo con questo che non esiste una disciplina specifica per la

individuazione e designazione delle Infrastrutture Critiche Nazionali (ICN) così come, allo

stato attuale, non esiste una norma per il recepimento della Direttiva 114/08 CE.

Per quanto riguarda gli aspetti di pianificazione e coordinamento, l’Ufficio del Consigliere

Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri ha avviato dal 2006 il “Tavolo per la

Protezione delle Infrastrutture Critiche – Tavolo PIC” al quale partecipano i Dicasteri e le

Istituzioni interessati alla protezione delle Infrastrutture Critiche. Attraverso questo

Tavolo sono state concordate a livello nazionale le posizioni e le proposte che hanno

portato prima alla negoziazione e poi all’approvazione della Direttiva 114/08 CE. I compiti

del Tavolo PIC, concordati a livello interministeriale, sono riportati sul lato destro nella

tabella che segue.

Tavolo PIC (Protezione delleInfrastrutture Critiche)

Il “Tavolo interministeriale di coordinamento ed indirizzo nel settore della protezione delleinfrastrutture critiche (Tavolo PIC)” è presiedutodal Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il Tavolo PIC coordina le attività nazionali e definisce la posizione nazionale nei consessiinternazionali in modo da rendere coerenti e sinergiche le iniziative dei vari enti e Ministeri sultema della PIC.

Tavolo PIC (Protezione delleInfrastrutture Critiche)

Il Tavolo PIC:• definisce i criteri per l’identificazione delle

Infrastrutture Critiche, tenendo conto di quanto stabilito dall’UE, dalla NATO e da altri consessi internazionali

• sviluppa una lista unica delle infrastrutture critiche individuate (con la loro priorità) da ciascun Ministero/Autorità competente, sulla base dei criteri

• coordina le attività per gli adempimenti della Direttiva 114/08 CE e per la identificazione delle IC Europee

• studia eventuali misure di protezione delle Infrastrutture Critiche ulteriori rispetto a quelle in atto

Nel dicembre 2009 l’Ordinanza 3836 del Presidente del Consiglio dei Ministri ha istituito la

Segreteria di Coordinamento Interministeriale per le Infrastrutture Critiche (SCIIC) al

fine di assicurare la più proficua coerenza e sinergia tra le iniziative ed attività delle

amministrazioni interessate alla protezione delle Infrastrutture Critiche. In particolare, le

funzioni della SCIIC sono attribuite al Nucleo Operativo istituito ai sensi dell'art. 4,

comma 1, dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3275 del 28 marzo

2003. Tale Nucleo, quindi, oltre alle attribuzioni derivanti dall’OPCM 3275/03 (riguardante

aspetti di protezione civile connessi con il rischio NBCR), “costituisce anche segreteria per

il coordinamento interministeriale delle attività nazionali, anche in consessi internazionali,

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 38 - maggio 2010

riguardanti le infrastrutture critiche, alle dipendenze funzionali del Consigliere militare del

Presidente del Consiglio dei Ministri”.

Alla luce degli accordi interministeriali che hanno garantito la nascita del Tavolo PIC e dei

riferimenti normativi dell’Ordinanza 3836 del 2009, l’attuale assetto istituzionale per la

protezione delle Infrastrutture Critiche è rappresentato nello schema seguente.

L’assetto italiano attuale in materia di PIC

Tavolo PICOrgano decisionale

SCIICOrgano attuativo

PCM -UCMMinisteri Intelligence

DipartimentiPCM

Agenziegovernative

Operatoriprivatidi IC

CommissioneEuropea

Stati MembriUE

StatiExtra-UE

Presidente del Consiglio dei Ministri

In aggiunta a queste considerazioni si osservi che, all’interno della Legge 155/2005 di

conversione con modifiche del D.L. 144/2005, l’articolo 7bis dispone che “…l'organo del

Ministero dell'Interno per la sicurezza e per la regolarità dei servizi di telecomunicazione

assicura i servizi di protezione informatica delle Infrastrutture Critiche informatizzate di

interesse nazionale individuate con decreto del Ministro dell'interno…”. La norma ha dato

modo al Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni del Ministero dell’Interno di

costituire il CNAIPIC, Centro Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture

Critiche, in un contesto generale in cui la materia non è ancora stata disciplinata in modo

organico.

Sempre il Ministro dell’Interno ha emanato nel gennaio 2008 un Decreto Ministeriale

[DMI1] su “Individuazione delle infrastrutture critiche informatiche di interesse nazionale”

che nell’art. 1 recita:

“Sono da considerare infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale i sistemi

ed i servizi informatici di supporto alle funzioni istituzionali di:

a) Ministeri, agenzie ed enti da essi vigilati, operanti nei settori dei rapporti

internazionali, della sicurezza, della giustizia, della difesa, della finanza, delle

comunicazioni, dei trasporti, dell'energia, dell'ambiente, della salute;

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 39 - maggio 2010

b) Banca d'Italia ed autorita' indipendenti;

c) societa' partecipate dallo Stato, dalle regioni e dai comuni interessanti aree

metropolitane non inferiori a 500.000 abitanti, operanti nei settori delle

comunicazioni, dei trasporti, dell'energia, della salute e delle acque;

d) ogni altra istituzione, amministrazione, ente, persona giuridica pubblica o privata la

cui attivita', per ragioni di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, sia

riconosciuta di interesse nazionale dal Ministro dell'interno, anche su proposta dei

prefetti - autorita' provinciali di pubblica sicurezza”.

Inoltre, presso il Dipartimento di Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei

Ministri è costituita la Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei

grandi rischi, che opera “…quale organo consultivo tecnico-scientifico e propositivo del

Dipartimento stesso in materia di previsione e prevenzione delle varie ipotesi di

rischio…”. Detta Commissione è stata istituita in base al decreto-legge 7 settembre 2001,

n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401 ed al

conseguente DPCM 12 aprile 2002. All’interno della Commissione operano anche esperti

di Infrastrutture Critiche.

Sul fronte della cooperazione tra istituzione pubblica e privati in casi di gestione

dell’emergenza nazionale, comprese le Infrastrutture Critiche, un esempio che ha

dimostrato di essere efficace è quello del Comitato Operativo previsto dalla legge

225/1992 che disciplina il servizio di Protezione Civile. Il Comitato Operativo (istituito in

base al decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla

legge 9 novembre 2001, n. 401 ed al conseguente DPCM 12 aprile 2002) vede presenti al

suo interno le Istituzioni che hanno competenze nella gestione di una crisi affiancate dai

responsabili di Infrastrutture Critiche nazionali caratterizzate da una rete dorsale e di

distribuzione o che forniscono servizi essenziali: tale Comitato è presieduto dal capo

Dipartimento della Protezione Civile e rappresenta l’organo di Comando e Controllo per la

gestione delle emergenze nazionali di Protezione Civile. Interessante osservare che in

questo Comitato i rappresentanti dell’Istituzione e i responsabili di servizi privati

riconosciuti come critici interagiscono intorno allo stesso tavolo per la gestione ottimale

dell’emergenza.

Passando all’organizzazione di reazione dello Stato in caso di crisi internazionale o

attacco terroristico (anche di tipo NBCR, cioè nucleare, biologico, chimico, radiologico)

che può coinvolgere tipicamente una o più infrastrutture critiche, questa prevede una

catena di comando e controllo il cui vertice coincide con la Presidenza del Consiglio dei

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 40 - maggio 2010

Ministri (PCM). Le strutture che vengono attivate in questi casi sono il Comitato Politico

Strategico (CoPS) e il Nucleo Politico Militare (NPM) che in una revisione in atto delle

strutture prenderà il nome di Nucleo Interministeriale di Situazione e Pianificazione

(NISP). Quest’ultimo si avvale della consulenza tecnica della Commissione

Interministeriale Tecnica Difesa Civile (CITDC) che raccoglie tutte le competenze tecniche

dei diversi ministeri necessarie per la gestione dell’emergenza di Difesa Civile.

Per concludere il quadro normativo va ricordato che nell’aprile 2008, il Decreto del

Presidente del Consiglio dei Ministri sui Criteri per l’individuazione delle notizie, delle

informazioni, dei luoghi suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato [PCM1], ha

sancito che tra le materie e gli ambiti che possono essere soggetti al segreto di stato

rientrano “… gli stabilimenti civili di produzione bellica e gli impianti per produzione di

energia ed altre infrastrutture critiche…”.

Dall’analisi svolta si osserva come il tema della protezione delle infrastrutture critiche

necessiti a livello istituzionale di un più dettagliato quadro normativo. L’occasione per una

definizione più organica delle varie competenze e responsabilità istituzionali sulla

protezione delle infrastrutture Critiche è data dal prossimo Decreto Legislativo per il

recepimento della Direttiva 114/08 CE che dovrebbe essere approvato entro il 2010:

questo Decreto può consentire di chiarire anche in ambito nazionale la disciplina

dell’intero settore.

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 41 - maggio 2010

6 - Quale strategia per il nostro Paese?

La discussione della Direttiva Europea sulle Infrastrutture Critiche induce

necessariamente ad un momento di riflessione istituzionale su questo tema.

Il procedere spedito dei lavori a livello Europeo ha condotto all’approvazione della

Direttiva: questo rende ineludibile l’avvio del processo di recepimento a livello nazionale,

con la conseguente necessità di individuare i soggetti titolari delle diverse azioni stabilite

dalla norma.

Da questo punto di vista, alla luce della situazione attuale del nostro Paese relativamente

alla protezione delle Infrastrutture Critiche analizzata nel paragrafo precedente, si

possono immaginare diverse scelte, che si differenziano per l’effort che la nazione

intende dedicare al problema, e per i conseguenti vantaggi in termini di protezione.

In questo lavoro si vuol proporre una risposta efficace e organica al complesso problema

della protezione delle Infrastrutture Critiche Nazionali. Si ritiene infatti che

un’interpretazione pedissequa dei concetti della Direttiva [EU4] non sarebbe adeguata

all’urgenza del problema; ciò porterebbe alla definizione dei soli aspetti di natura

burocratica, senza un coinvolgimento consapevole delle Istituzioni nelle complesse

dinamiche che regolano le Infrastrutture Critiche. Inoltre, sarebbero limitate al minimo le

relazioni tra istituzioni e Infrastrutture Critiche nazionali e quelle istituzionali a livello

Europeo; anche in ambito comunitario, la presenza della Nazione sarebbe essenzialmente

di carattere burocratico.

Una risposta di questo tenore al problema delle Infrastrutture Critiche consentirebbe

comunque di ottemperare con il minimo sforzo agli obblighi imposti dalla Direttiva,

comportando bassi costi e brevi tempi di messa a punto; tuttavia, occorre chiedersi se

una scelta di questo genere sarebbe effettivamente in grado di apportare dei benefici

sostanziali in termini di protezione delle Infrastrutture Critiche e, quindi, di sicurezza del

Paese.

In particolare, alcune domande meritano una riflessione attenta se si vuole affrontare in

modo efficace la questione delle Infrastrutture Critiche:

• Come si tutelano i cittadini dagli eventi sempre più ricorrenti di effetti domino tra

Infrastrutture Critiche interdipendenti (a livello sia nazionale sia transnazionale)?

• Come si tutelano le Infrastrutture Critiche e gli operatori nazionali nei contesti di

individuazione trans-nazionale delle infrastrutture Critiche Europee?

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 42 - maggio 2010

• In caso di disastri causati da un effetto domino o dalle dipendenze tra

Infrastrutture Critiche, a chi si riconducono le responsabilità nei vari ambiti? Quali

sono le norme nazionali da applicare?

La risposta a queste domande implica un impegno diretto delle Istituzioni su questo

fronte.

Infrastrutture critiche nazionali

PUSH

PULL

ICE in Italia

ICN

ICE fuori Italia

TANTE analisi dei rischi

Validate CENTRALMENTE

Rappresentate vs STATI MEMBRI

Analisi dei rischi nazionale

Quale fase discendente per l’Italia?

Fig.6.1 – Impegni derivanti dalla Direttiva e azioni possibili per una risposta al problema

delle Infrastrutture Critiche

La Fig.6.1 evidenzia tre campi d’azione che derivano rispettivamente:

• dalla analisi delle eventuali infrastrutture critiche presenti in Italia che potrebbero

avere effetti transnazionali (analisi che può essere effettuata solo a livello

centrale governativo con una visione di insieme del Paese) e dalle richieste

provenienti da altri stati relativamente a supposte ICE italiane; ciò comporta che

gli operatori italiani potrebbero essere soggetti a richieste e pressioni da parte di

altri Stati Membri (circostanza indicata in figura con il termine push); la struttura

designata sarà demandata alla analisi delle possibili ICE e alla gestione dei

rapporti con i Governi degli eventuali Stati Membri che avanzeranno richieste in

merito alle ICE (dovrà in particolare gestire la fase politica della fig. 3.1);

• dalla necessità di una azione nazionale verso altri Paesi Membri dell’Unione

Europea quando ci sia da tutelare il nostro Stato rispetto a possibili

malfunzionamenti di Infrastrutture Critiche estere da cui dipendiamo; in questo

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 43 - maggio 2010

caso, occorrerà condurre un’azione autorevole di pressione verso gli Stati in cui

sono situate tali Infrastrutture (circostanza indicata in figura con il termine pull);

• dall’esigenza di avere chiaro il panorama nazionale delle Infrastrutture Critiche e

dei rischi a cui il nostro Paese è soggetto, cioè di realizzare una analisi dei rischi

nazionale senza la quale non sarà possibile individuare le dipendenze del

“Sistema Italia” dalle infrastrutture estere.

In un’analisi più dettagliata possiamo elencare gli ambiti minimi nei quali la struttura

designata sarà chiamata a fornire risposte e a supportare azioni di rappresentanza

formale, volendo affrontare in modo sistemico il problema della governance delle IC.

• Identificazione delle IC nazionali: la struttura designata dovrà possedere le

informazioni necessarie per poter compiere un censimento delle infrastrutture

esistenti nel Paese, e individuare quelle che, in base ai valori sociali fondanti della

Nazione, assumono caratteristiche di criticità. Questo potrà comportare

l’identificazione di settori critici ulteriori rispetto a quelli individuati in ambito UE,

la messa a punto di criteri settoriali nazionali e la valutazione degli effetti domino

tra infrastrutture.

• Identificazione delle ICE: la struttura designata dovrà essere in grado di

identificare secondo il metodo stabilito nella Direttiva (fig. 3.1) le possibili ICE

italiane e le possibili ICE straniere con impatto sull’Italia.

• Rappresentatività verso l’estero

o Azioni di tutela degli operatori nazionali: nell’azione di push da parte di altri

Stati Membri verso l’Italia è necessario comprendere la dipendenza che le

ICE nazionali inducono sullo Stato estero e mediare soluzioni che

rispondano ai dettami della Direttiva senza penalizzare i nostri operatori

nazionali;

o Azioni di claim: lo studio degli effetti domino comporterà come esito finale

anche l’individuazione delle dipendenze da infrastrutture situate oltre

confine, consentendo di poter attuare una azione di pull da parte dell’Italia

verso altri Stati dell’Unione (e in linea di principio anche fuori dall’Unione).

A questo specifico riguardo è necessario che la struttura designata si ponga

come autorevole interlocutore rispetto ai Governi degli altri Stati Membri

nel presentare le richieste di garanzie di grado di servizio (fase politica

della fig. 3.1), a tutela dei cittadini e degli operatori nazionali.

• Censimento dei Piani di Sicurezza degli operatori: la struttura designata dovrà

possedere le competenze e le informazioni per poter compiere un censimento

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 44 - maggio 2010

critico sulla completezza e congruenza dei PSO, non solo al loro interno, ma anche

rispetto al contenuto di altri PSO presentati a livello nazionale.

• Gestione dei rapporti con l’UE: come si è detto, l’interdipendenza delle

infrastrutture nazionali rispetto a quelle collocate all’estero richiede una continua e

autorevole rappresentatività verso l’estero. Questa rappresentatività deve essere

esplicata non solo verso altri Stati Membri, ma anche verso l’UE, al fine di

contribuire a indirizzare le scelte comunitarie verso obiettivi di utilità nazionale,

tutela degli operatori nazionali e tutela dei cittadini italiani.

• Scambio di informazioni al fine di incrementare la protezione: uno strumento

fondamentale per raggiungere un miglior assetto di sicurezza a livello nazionale è

quello dello scambio di informazione tra gli operatori di infrastrutture (sulla scorta

delle esperienze anglosassoni degli ISAC – Information Sharing and Analysis

Centre). Ovviamente questo scambio deve avvenire in un contesto in cui il singolo

operatore si senta tutelato nel condividere con altri operatori informazioni spesso

di carattere riservato. Un ruolo fondamentale della struttura, in questo caso,

dovrebbe essere proprio quello di agire come “facilitatore” e garante dello scambio

di informazioni a livello di settore, e, soprattutto, come fulcro di un centro di

condivisione di informazioni trasversale, che consenta quindi di concentrare e

condividere tutte le informazioni rilevanti per lo studio di dipendenze e effetti

domino.

• Gruppi di esperti settoriali, ricerca e progettualità: attraverso il coinvolgimento di

esperti settoriali in problemi specifici si potrebbe costituire un know-how nazionale

su questo tema. Questo faciliterebbe lo sviluppo di filoni di ricerca, anche

finanziabili dall’Europa, sulla tematica delle Infrastrutture Critiche, con ricadute

positive sia in termini di qualità della vita sia in termini economici per il Paese.

1. Identificazione delle possibili ICE, nazionali e non

2. Claim per ICE fuori Italia3. Censimento dei PSO 4. Gestione dei rapporti con l’UE5. Scambio di informazioni al fine di

incrementare la protezione6. Gruppi di esperti settoriali

Quale fase discendente per l’Italia?

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 45 - maggio 2010

Le analisi che dovranno essere svolte non potranno far a meno di tenere in conto quelli

che sono i bisogni elementari fondamentali dei cittadini alla luce della cultura e del “patto

sociale” caratteristici della nostra nazione, al fine di individuare cose sia effettivamente

considerato critico su una base condivisa.

Approccio che parte dai bisogni elementari(Piramide di Maslow) da trasporre nel concettodi Stato

Quale approccio per l’analisi?

Patto socialepeculiare dellaNazione

Resta fondamentale ricordare che uno degli interessi dello Stato è quello di garantire la

continuità del “sistema Paese” anche di fronte a eventi che di per sé metterebbero in crisi

l’erogazione dei servizi o la disponibilità dei prodotti fondamentali per la vita dei cittadini,

il funzionamento degli insediamenti industriali e la continuità delle attività economiche.

Per questo è fondamentale sviluppare dei modelli di valutazione che partendo dai bisogni

dei cittadini consentano di individuare le “risorse” (servizi e prodotti) necessarie per tale

soddisfacimento, individuando delle azioni che possano garantire il mantenimento di una

qualità della vita accettabile per i cittadini.

L’obiettivo è…

Risorse

Analisi delle dipendenze con metodi riproducibili ed esaustivi

Mappa delle dipendenze, mappa degli effetti domino, analisi dei flussi, SPF, colli di bottiglia…

!Criteri di criticità, metriche e misure riproducibili

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 46 - maggio 2010

Sebbene l’azione istituzionale di recepimento della Direttiva 114/08 CE è volta a tutelare

la continuità dei servizi vitali per i cittadini e il Paese e, quindi, a garantire un livello

adeguato di qualità del servizio, sarà tuttavia necessario considerare anche il punto di

vista degli operatori nazionali che potrebbero vedere la propria infrastrutture designata

come ICE.

• Supporto: inteso come l’abilità di una organizzazionedi assistere i propri clienti nell’uso dei servizi offerti.

• Disponibilità: intesa come la capacità di fornire ilservizio quando viene richiesto e per la duratarichiesta.

• Operatività: intesa come la capacità di fornireservizi, dispositivi e interfacce d’utente di uso facile e intuitivo

• Security: intesa come l’insieme dei problemi connessicon l’autenticazione, l’affidabilità e la confidenzialitàdelle informazioni trasmesse

Qualità del Servizio - aree

Infatti, il punto di vista dell’Operatore è di norma profondamente diverso da quello

dell’istituzione, essendo principalmente orientato al mantenimento del business e della

produttività aziendale. Gli aspetti che più possono interessare gli operatori nella loro

azione di protezione sono rappresentati sinteticamente nel grafico che segue e, come si

può osservare, la continuità del servizio rappresenta solo uno dei molti aspetti

potenzialmente di interesse. L’operatore, quindi sarà interessato e collaborativo nel

migliorare la protezione della sua infrastruttura critica solo se si saprà trasformare lo

status di infrastruttura critica in un vantaggio per il suo business piuttosto che un mero

svantaggio competitivo verso gli altri operatori non designati.

Service resiliencyAsset/people/info robustnessResidual risk assurance

Il punto di vista dell’operatore

Operatore 1

Operatore 2

Operatore 3

•Resilienza del servizio•Robustezza di asset/persone/dati•Assicurazione sul rischio residuo

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 47 - maggio 2010

7 - Riferimenti

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http://www.dhs.gov/xlibrary/assets/NIPP_Plan.pdf

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http://europa.eu/scadplus/leg/en/lvb/l33259.htm

[EU3] Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo relativa a un

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[EU4] Direttiva del Consiglio relativa all'individuazione e alla designazione delle Infrastrutture

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[FRA1] La protezione delle Infrastrutture Critiche: un approccio in funzione del tempo per

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l’individuazione delle notizie, delle informazioni, dei luoghi suscettibili di essere oggetto

di segreto di Stato (GURI n. 90 del 16 aprile 2008).

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Infrastrutture Critiche: lo stato dell’arte – L. Franchina, M. Carbonelli, L. Gratta, M. Crisci

Convegno ICSA - 49 - maggio 2010

8 - Lista degli acronimi

BBK Federal Agency of Civil Protection and Disaster Response BKA Federal Law Enforcement Agency BPOL Federal Police BSI Federal Office for Information Security CESG Communications Electronics Security Group CII Critical Information Infrastructure CIP Critical Infrastructure Protection CITDC Commissione Interministeriale Tecnica Difesa Civile CIWIN Critical Infrastructure Warning Information NetworK CNAIPIC Centro Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture

Critiche CoPS Comitato Politico Strategico DCSSI Divisione Centrale per la Sicurezza dei Sistemi Informatici DHS Department of Homeland Security EPCIP European Programme for Critical Infrastructure Protection IC Infrastruttura Critica ICE Infrastruttura Critica Europea ICN Infrastruttura Critica Nazionale ISAC Information Sharing and Analysis Center GAI Giustizia e Affari Interni NBCR Nucleare, Batteriologico, Chimico, Radiologico NIPP National Infrastructure Protection Plan NISP Nucleo Interministeriale di Situazione e Pianificazione NISCC National Infrastructure Security Coordination Centre NPM Nucleo Politico Militare PSEPC Public Safety and Emergency Preparedness PSO Piano di Sicurezza dell’Operatore SSA Sector Specific Agency SGDSN Segretariato Generale per la Difesa e per la Sicurezza Nazionale UE Unione Europea