Informazioni dettagliate per specialisti e non · Il lavoro al videoterminale Informazioni...

120
Il lavoro al videoterminale Informazioni dettagliate per specialisti e non

Transcript of Informazioni dettagliate per specialisti e non · Il lavoro al videoterminale Informazioni...

Il lavoro al videoterminaleInformazioni dettagliate per specialisti e non

Il lavoro al videoterminaleInformazioni dettagliate per specialisti e non

SuvaIstituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni Tutela della saluteCasella postale, 6002 LucernaTelefono 041 419 51 11

Per ordinazioni:Internet www.suva.ch/waswoFax 041 419 59 17

Il lavoro al videoterminaleInformazioni dettagliate per specialisti e non

Autori: Walter LipsSuva, Divisione sicurezza sul lavoro, Settore fisica, Lucerna

Carlo MatzingerSuva, Divisione sicurezza sul lavoro, Settore fisica, Lucerna

Consulenza tecnica:Prof. Dr. rer. nat. Dr. med. Helmut KruegerDr. sc. nat. Christoph SchierzIstituto di igiene e fisiologia del lavoro del PF di Zurigo

Disegni: Lucas Zbinden, Lobsigen

Foto: Ruedi Hopfner, Lucerna

Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.1a edizione – 1983Edizione completamente riveduta – marzo 200310 a edizione – agosto 2003 – da 196000 a 198000 copie

Codice: 44022.i

3

L’opuscolo «Il lavoro al videoterminale» èstato pubblicato per la prima volta dallaSuva nel 1983. Da allora ne sono statostampate oltre 400000 copie. I continuiadattamenti nel mondo della tecnologia e lescoperte effettuate in questo campo nonhanno reso meno attuale la presente pub-blicazione, sempre molto richiesta. Nellapresente edizione, completamente rimessaa nuovo non solo nella veste grafica maanche contenutistica, vengono presentati inuovi progressi tecnologici, i risultati dellerecenti indagini e il nostro bagaglio di espe-rienza, ormai decennale. Le liste di controllopresentate nelle precedenti edizioni non sonostate inserite, ma sono disponibili separata-mente oppure si possono scaricare diretta-mente dal nostro sito Internet(www.suva.ch/listedicontrollo ➞ Ergonomia).

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDTsi delinea al giorno d’oggi uno spostamentodei problemi ergonomici dal sistema vero eproprio all’ambiente di lavoro e al modo incui quest’ultimo viene utilizzato. In altreparole, nonostante la postazione al VDTabbia subito un’evoluzione straordinaria dal punto di vista tecnologico, un numerosempre maggiore di lavoratori accusa pro-blemi di salute. Dobbiamo quindi concen-trare la nostra attenzione sul modo in cui ècambiato il comportamento delle persone.In questa nuova edizione tratteremo in ma-niera approfondita anche questo aspetto.

Da ormai 20 anni la Suva si impegna a mi-gliorare costantemente la qualità del lavoroal VDT. Con una serie di strumenti comecorsi, relazioni, presentazioni ai mass-mediae consulenze individuali è stato possibileraccogliere l’adesione positiva non solo delgrande pubblico, ma anche degli addetti ailavori. Gli specialisti della Suva continuerannoad impegnarsi in questo senso per miglioraresempre le condizioni sul posto di lavoro.

L’opuscolo si rivolge principalmente agli spe-cialisti, ossia a quanti nelle aziende si occu-pano dell’architettura del posto di lavoro alVDT e della scelta delle attrezzature di lavoro.Redatto in un linguaggio semplice e chiaro,è di facile consultazione anche per i nonaddetti ai lavori. È possibile richiedere allaSuva una versione ridotta della pubblicazione(codice 44034), ideata in particolar modoper rispondere alle domande degli utenti.

In tema di ergonomia esistono in Svizzeradue riferimenti giuridici. Nelle Ordinanze re-lative alla Legge federale sull’assicurazionecontro gli infortuni (LAINF) e alla Legge sulLavoro (LL) si parla in termini generali dellaconcezione ergonomica dei posti di lavoro.

L’art. 32a, cpv. 2 dell’Ordinanza sulla pre-venzione degli infortuni (OPI) del 1° giugno2001 recita:

«Le attrezzature di lavoro devono essere collocate e integrate nell’ambiente di lavoro in modo da ga-rantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. In meritovanno soddisfatte le esigenze relative alla tutela della salute conformemente all’OLL».

Sulla stessa scia l’art. 23 dell’Ordinanza 3 concernente la Legge sul lavoro (OLL 3)stabilisce quanto segue:

«I posti di lavoro, gli apparecchi e i mezzi ausiliarivanno concepiti ed installati secondo principi ergo-nomici. Il datore di lavoro e i lavoratori provvedonoad un loro corretto impiego».

In Svizzera non esistono altre norme cheregolamentano il lavoro al VDT. Per questomotivo abbiamo indicato in questa pubbli-cazione una serie di consigli che traggonospunto dalle esperienze condotte all’estero.Negli ultimi anni la situazione è cambiata avantaggio degli utenti. Infatti, sul mercato èpossibile trovare quasi esclusivamente pro-dotti concepiti ergonomicamente. I problemi

Prefazione alla 10 a edizione (2003)

4

sono noti e numerosi studi scientifici hannoindicato soluzioni adeguate.

Sono altrettanto noti i problemi di saluteassociati al lavoro al VDT, anche se dalpunto di vista giuridico non possono essereannoverati tra le malattie professionali.

È possibile che alcuni temi importanti ven-gano affrontati più volte nel testo, soprattuttose si considera la mole di informazioni veicolata e la nuova struttura tematica.

5

1 Introduzione 9

1.1 Evoluzione del lavoro al videoterminale 9

1.2 Cosa si intende esattamente con «lavoro al VDT»? 12

1.3 Disturbi associati al VDT 131.4 Importanza del posto di lavoro

al VDT 14

2 Principi generali 15

2.1 Considerazioni generali 152.2 Ergonomia 152.3 Concetti fondamentali

di illuminotecnica 162.3.1 Illuminamento 162.3.2 Luminanza 162.3.3 Abbagliamento 172.3.4 Grado di riflessione 182.3.5 Contrasto 182.4 Percezione visiva 192.4.1 Acuità visiva 192.4.2 Sensibilità della differenza 212.4.3 Accomodazione 212.4.4 Adattamento 222.4.5 Sfarfallio 232.4.6 Velocità di percezione 242.5 Raccomandazioni, norme e

disposizioni 24

3 Schermi 25

3.1 Sistemi 253.2 Caratteristiche di uno schermo 283.2.1 Dimensioni 283.2.2 Mobilità 283.2.3 Superficie 283.2.4 Filtri per monitor 283.2.5 Caratteri

(visualizzazione delle informazioni) 293.2.5.1 Visualizzazione in negativo e

in positivo dei caratteri 293.2.5.2 Contrasto dei caratteri, luminanza

dei caratteri e dello sfondo 303.2.5.3 Dimensione dei caratteri 303.2.5.4 Forma dei caratteri (font) 31

Sommario

3.3 Schermi tradizionali 313.3.1 Struttura e funzionamento 313.3.2 Curvatura 323.3.3 Nitidezza dei caratteri 323.3.4 Stabilità dei caratteri 323.3.5 Oscillazione dei caratteri (sfarfallio) 323.3.6 Geometria dell’immagine 323.3.7 Consumo energetico 323.4 Schermi piatti 333.5 Computer portatili 343.6 Ergonomia del software 343.6.1 Personalizzazione del desktop 353.6.2 Come sfruttare al meglio la

superficie dello schermo 363.6.3 L’ufficio senza carta 363.7 Posizione dello schermo 373.7.1 Direzione dello sguardo 373.7.2 Riflessi 373.7.3 Distanza visiva 373.7.4 Altezza di posizionamento 383.8 Risultati del test 393.9 Manutenzione 39

4 Tastiera e mouse 40

4.1 Caratteristiche della tastiera 404.2 Posizionamento della tastiera 424.3 Tastiere speciali 434.4 Mouse 434.5 Manutenzione 44

5 Piano di lavoro 45

5.1 Importanza del piano di lavoro 455.2 Dimensioni 455.3 Altezza 465.4 Libertà di movimento per

gli arti inferiori 465.5 Colore 475.6 Canalina portacavi 475.7 Scrittoio (o scrivania alta) 47

6 Sedia 52

6.1 Importanza della sedia 526.2 Altezza 536.3 Piano della sedia 53

6

6.4 Schienale 536.5 Braccioli 546.6 Sedie alternative 546.7 Come regolare e usare

correttamente la sedia 566.8 Durata di una sedia 566.9 Come scegliere la sedia giusta 56

7 Le altre componenti della postazione al VDT e posti di lavoro speciali 57

7.1 Unità centrale 577.2 Documenti e portadocumenti 577.2.1 Considerazioni generali 577.2.2 Qualità dei documenti 577.2.3 Portadocumenti 587.3 Poggiapiedi 597.4 Postura 597.5 Stampante 607.5.1 Tecnologie in uso 607.5.2 Posizione della stampante 607.6 Stazioni di lavoro CAD 617.6.1 Modalità di lavoro 617.6.2 Illuminazione dei locali 617.6.3 Arredi di ufficio 617.7 Call center 637.7.1 Funzionamento 637.7.2 Progetto ergonomico 637.7.3 Applicazione dei principi ergonomici 647.8 Centrali di comando e stazioni

di controllo 647.8.1 Funzionamento 647.8.2 Progetto ergonomico 657.8.3 Applicazione dei principi ergonomici 657.9 Configurazione di una postazione

al VDT per disabili 667.10 Postura: regole generali 66

8 Illuminazione 68

8.1 Requisiti 688.1.1 Illuminamento 688.1.2 Colore della luce 688.1.3 Grado di riflessione del locale 698.1.4 Ripartizione della luminanza

sul posto di lavoro 69

8.1.5 Riflessi 708.1.6 Sfarfallio 708.2 Luce diurna 708.3 Illuminazione artificiale 75

9 Aspetti di medicina del lavoro 78

9.1 Radiazioni, microclima, rumore 789.1.1 Radiazioni 789.1.1.1 Elettromagnetismo 789.1.1.2 Campi elettrostatici 789.1.1.3 Compatibilità elettromagnetica

dei videoterminali 799.1.1.4 Raggi X (radiazioni ionizzanti) 799.1.1.5 Raggi infrarossi o radiazione termica 799.1.1.6 Raggi ultravioletti (UV) 809.1.1.7 Radiazioni di natura non fisica 809.1.2 Microclima 809.1.2.1 Locali climatizzati 809.1.2.2 Ambienti con ventilazione naturale 829.1.2.3 Malesseri fisici 829.1.3 Rumore 829.1.3.1 Valori di riferimento sul posto

di lavoro 829.1.3.2 Rumori di fondo 849.1.3.3 Misure acustiche 849.1.3.4 Livello di pressione sonora

delle apparecchiature 869.2 Aspetti oftalmologici 869.2.1 Considerazioni generali 869.2.2 Ametropia e presbiopia 869.2.3 Visite oculistiche 879.2.4 Correzione delle anomalie

di rifrazione e presbiopia 879.2.5 Gli occhiali giusti per il PC 899.2.6 Ginnastica oculare 899.3 Aspetti ortopedici 909.3.1 Il lavoro sedentario 909.3.2 Importanza dell’attività fisica 909.3.3 Posture forzate 919.3.4 Problemi con il mouse 929.3.5 Come prevenire la stanchezza 949.4 Raccomandazioni 100

7

10 Psicologia del lavoro e attività lavorative 101

10.1 Criteri generali 10110.1.1 Criteri per strutturare le attività

lavorative 10110.1.2 Sette criteri per ripartire

correttamente i compiti 10210.1.3 Criteri per l’interazione

uomo-computer 10310.2 Problemi più frequenti e

possibili soluzioni 10410.2.1 Stress professionale 10410.2.1.1 Sovraccarico di tipo quantitativo

e mancanza di tempo 10410.2.1.2 Sovraccarico di tipo qualitativo

e paura 10410.2.1.3 Fattori psicosociali di stress 10510.2.2 Stanchezza dovuta a lavoro

ripetitivo e monotono 10610.2.3 Soddisfazione sul lavoro 10810.2.4 Organizzazione del lavoro 108

11 Uffici di consulenza e informazione, materiale informativo 111

11.1 Seco – Direzione del lavoro (DA) 11111.2 Ispettorati cantonali del lavoro 11111.3 Organizzazioni varie 11111.4 Suva 111

12 Bibliografia 113

12.1 Bibliografia in tedesco 11312.2 Bibliografia in italiano 113

13 Ringraziamenti 115

14 Indice analitico 116

15 Riepilogo 120

9

1.1 Evoluzione del lavoro al videoterminale

Il videoterminale (VDT) è ormai entrato a farparte degli strumenti comunemente usatisul posto di lavoro. Numerose attività pro-fessionali non potrebbero addirittura esisteresenza l’ausilio di un’unità video. È evidenteche il posto di lavoro al VDT ha rivoluzionatoil tradizionale lavoro d’ufficio (figg. 1-3).

1 Introduzione

Figura 3Moderni posti di lavoro al VDT in un grande ufficio [1]

Figure 1, 2Posti di lavoro in un ufficio moderno (tradizionale e CAD[2])

10

L’evoluzione in questo settore ha dell’incre-dibile: nel 1965 erano pochi i VDT collegatiad un computer centrale. Nel 1990, in Sviz-zera, erano funzionanti più di 500000 VDTe nel 2001 si sono calcolate oltre 2 milionidi unità. Per non parlare dei personal com-puter (PC), il cui numero è salito prepoten-temente negli ultimi anni (fig. 4). Si calcolaaddirittura che in Svizzera siano installaticirca 5 milioni di schermi e PC!

Le interfacce grafiche Macintosh e Windowshanno conosciuto un successo straordinario.In brevissimo tempo i problemi legati allavisualizzazione delle informazioni sullo scher-mo sono cambiati radicalmente, aspetto dicui terremo conto anche nella presente edi-zione.

I cambiamenti strutturali nella nostra econo-mia hanno portato ad una significativa ridu-zione dei posti di lavoro nel comparto uni-camente produttivo. Questo trend dovrebbeimporsi anche nei prossimi anni, tuttavia èfuori dubbio che stia avvenendo una co-stante emorragia di posti di lavoro dal set-tore industriale al terziario. D’altro canto, ilnumero dei videoterminali nel settore pro-duttivo è in costante aumento e al giornod’oggi non esiste praticamente quasi nes-suna macchina che non sia collegata a unterminale video. Spesso queste macchinesono collegate tramite una rete centrale aireparti costruzione e preparazione dei lavori.

In tutti i settori del terziario è evidente unapredominanza di posti di lavoro attrezzaticon VDT. Ma anche nell’industria essi hannoraggiunto una grande diffusione, tanto chenon si può più parlare di una concentrazionedi VDT in singole categorie professionali. Ilfatto stesso che non solo gli uffici di segre-teria, ma anche quelli delle officine, sianoequipaggiati di VDT, ha incrementato note-volmente l’interesse per l’ergonomia. Pur-troppo, questo aspetto viene spesso tra-scurato proprio negli uffici delle officine edei capi.

Un’attenzione particolare va rivolta allepostazioni CAD (CAD = computer-aideddesign), in quanto i lavoratori sono sottopostia particolari sollecitazioni. Da un lato si faricorso a schermi giganti, con ripercussionisulla scelta degli arredi d’ufficio e dell’illumi-nazione; dall’altro, bisogna considerare chemolti operatori trascorrono buona parte delloro tempo davanti allo schermo. Questatematica verrà trattata nei minimi dettagli esi cercherà di proporre adeguate soluzioni.

Un altro problema segnalato sempre piùspesso alla Suva riguarda l’ergonomia deicall center, nonché delle centrali di comandoe delle sale di controllo. Anche per questiambienti di lavoro verranno formulate delleproposte di soluzione.

Figura 4Andamento del mercato svizzero dei PC, periodo1985-2002 (sistemi venduti, previsioni 2002).

0

200 000

400 000

600 000

800 000

1 000 000

1 200 000

2002

2001

2000

1999

1998

1997

1996

1995

1994

1993

1992

1991

1990

1989

1988

1987

1986

1985

11

Diversa è la situazione per i notebook, sem-pre più amati dal grande pubblico (fig. 5).Centinaia di migliaia di questi piccoli gioiellitecnologici vengono utilizzati su treni, aerei,in auto, nei ristoranti e anche durante levisite dei clienti. Dato che il luogo di utilizzodifficilmente risponde a criteri ergonomici,non è facile dare consigli a questo riguardo.Bisogna anche tenere conto della tendenza,sempre più frequente negli uffici, ad utilizzarei notebook in postazione fissa. Solitamente,chi utilizza un notebook è più facilmentedisposto a lavorare in condizioni disagevoli,in quanto si tratta di un impiego di brevedurata e in luoghi sempre diversi (inoltre, lebatterie si esauriscono dopo poche ore).

È sempre più raro trovare negli uffici il clas-sico «monitor» a tubo catodico. Ormai sistanno diffondendo a macchia d’olio glischermi piatti con tecnologia a cristalli liquidi(LCD), simili a quelli utilizzati per i notebook(fig. 6). Si stima che nei prossimi anni ilclassico monitor da ufficio scomparirà perfar posto a questa nuova generazione dimonitor.

Il confine tra le prestazioni di un televisore equelle di uno schermo è diventato quasiimpercettibile, in quanto molti programmi perPC consentono la visualizzazione di imma-gini in movimento come avviene per la rice-zione di un programma televisivo. D’altrocanto, è già possibile utilizzare lo schermodel televisore per navigare in Internet.

Figura 5Aumento della percentuale di notebook sul mercato svizzero dei PC, 1996-2002 (numero di apparecchi da tavolo e notebook venduti, previsioni 2002).

Figura 6Mercato mondiale dei videoterminali, 1997-2002. In Svizzera la percentuale di schermi LCD è molto più alta.

0

200 000

400 000

600 000

800 000

1 000 000

1 200 000

2002200120001999199819971996

Apparecchi da tavoloNotebook

0

20

40

60

80

100

120

140

160

200220012000199919981997

Mercato globale dei monitorMercato dei monitor LCD(schermi piatti)

Milio

ni d

i uni

12

1.2 Cosa si intende esattamente con «lavoro al VDT»?

Molto spesso si parla «lavoro al VDT» in ter-mini molto generici, intendendo anche tuttele problematiche ad esso connesse. La vitapratica, invece, ci insegna che le attivitàsvolte davanti allo schermo possono esseremolto diverse tra di loro. I videoterminali nonsi trovano solo negli uffici, ma anche nellecabine di pilotaggio degli aerei, sul quadrocomandi di una locomotiva o come compo-nente della strumentazione di una macchina

utensile. Il presente documento prende inesame anche questi posti di lavoro.

Gli schermi a cristalli liquidi, il cui scopo è lapura visualizzazione di dati (ad es. i displaysugli autoveicoli, sugli elettrodomestici comemacchine per il caffè o lavatrici), non pos-sono essere paragonati agli schermi trattatiin questo opuscolo, il quale tratta essen-zialmente dei problemi connessi all’uso delVDT negli uffici.

In linea di massima le attività al VDT possonoessere suddivise nel seguente modo:

● attività svolte prevalentemente davantiallo schermo (dialogo con il PC)

● attività svolte prevalentemente con testi(data entry)

● attività miste

● uso sporadico dello schermo

Quando si lavora principalmente con testicartacei (fig. 7) lo sguardo è rivolto soprat-tutto sul documento. Solo di tanto in tantosi controlla lo schermo. Con entrambe lemani si lavora quasi esclusivamente con latastiera, mentre il mouse viene utilizzato dirado. In altri casi i dati vengono immessi conun dittafono. La posizione della schiena edel capo è per così dire forzata. Il lavoro èspesso monotono, senza possibilità di varia-zione. Le parti del corpo maggiormente sol-lecitate sono la colonna vertebrale, i muscolidi collo e spalle, nonché i muscoli e i tendinidi braccia e mani. Anche gli occhi si posso-no affaticare se i documenti non sono benleggibili. Nonostante la monotonia del lavoro,l’impegno richiesto all’utente in termini diricettività e concentrazione è molto alto.

Quando si lavora principalmente con loschermo (fig. 8) si comunica soprattutto conil sistema. Questo vale sia per la creazionedi testi e immagini, sia per la ricerca di infor-mazioni (ad es. ricerche in Internet, consul-tazione di elenchi telefonici on-line, glossarie dizionari in formato CD-ROM, ecc.). I dativengono inseriti e richiamati con la tastierae il mouse. Lo sguardo è rivolto soprattuttoal monitor, mentre la tastiera viene usata dimeno rispetto a quando si immettono deidati. In questo modo si riduce la percentualedi lavori secondari. I documenti o i manuali

Figura 7Lavoro svolto prevalentemente con testi1 tastiera / 2 documento / 3 schermo / 4 mouse

Figura 8Lavoro svolto prevalentemente con lo schermo1 tastiera / 2 documento / 3 schermo / 4 mouse

3

2

1

1

2

4

4

3

13

tecnici non vengono più prodotti in formacartacea, ma possono essere visualizzatidirettamente sullo schermo. Solo una tele-fonata può interrompere l’attività al VDT, maquesto non avviene nei cosiddetti call center(fig. 9). Il lavoratore è quindi sottoposto aduno sforzo notevole in termini di concentra-zione, attenzione e reattività.

1.3 Disturbi associati al VDT

È interessante notare come i malesseriaccusati dagli operatori al VDT siano quasisempre gli stessi, ossia mal di testa e allanuca, bruciore agli occhi, lacrimazione, ner-vosismo, stress, dolori a spalle, braccia emani.

Questi fastidi sono diventati sempre più fre-quenti con l’aumento del numero dei moni-tor. Questo dipende anche dal maggiorimpegno intellettuale del lavoratore, il qualediventa sempre meno tollerante quando sitrova in una situazione di disagio.

A questi fattori bisogna sommare anche ildisagio psicologico che deriva dai rapidi pro-gressi tecnologici (introduzione di nuovi

Figura 9Posti di lavoro in un moderno call center

sistemi informatici e di nuovi programmi,nuovi tipi di comunicazione, reti, servizi diinformazione, ecc.). Per non parlare delletensioni sul posto di lavoro, spesso asso-ciate ai cambiamenti che avvengono nelmondo del lavoro.

Riassumendo possiamo dire che il lavoroal VDT può impegnare eccessivamentel’apparato visivo o condurre a posture forzate in misura più o meno marcata;inoltre, esso richiede all’utilizzatore un elevato grado di attenzione e concen-trazione.

Lo scopo della presente pubblicazione è ris-pondere a questi problemi e indicare come si possono evitare i malesseri sopra indicati.

14

1.4 Importanza del posto di lavoro al VDT

Ci si chiede giustamente perché la proble-matica del lavoro al VDT abbia assunto untale rilievo a livello internazionale. Tale impor-tanza è dimostrata dalle organizzazioni sin-dacali più importanti o nelle numerose nor-mative di legge. A nessun altro argomentosono state dedicate tante raccomandazionie direttive come al VDT, nonostante esistanonumerose altre attività che comportano unforte impegno per il fisico o a carico dell’ap-parato visivo e per le quali non esiste alcunaregolamentazione. Va detto che, per quantoriguarda gli esempi elencati qui di seguito,le sollecitazioni all’apparato visivo possonoessere di diverso tipo:

● montaggio di circuiti stampati

● controllo visivo nelle aziende di imbottigliamento

● montaggio e riparazione di orologi

● lavori alla catena di montaggio

● posti di lavoro seduti nel reparto produzione

● lavori con elevato sovraccarico fisico(lavoratori in sotterraneo, operai edili,armatori di binari, operai nelle fonderie)

L’esigenza così elevata di regolamentarequesto settore è forse motivata dal fatto cheall’inizio le condizioni sul posto di lavoroerano inadeguate (luce diretta, abbaglia-menti, arredi del tutto inadeguati, schermidi cattiva qualità, ecc.). Nel frattempo, in tuttiquesti campi si sono fatti passi da gigantee la quasi totalità dei problemi ha trovatouna soluzione. Con grande rammarico dimolti esperti del settore le prestazioni richie-ste ai lavoratori non sono diminuite, bensìaumentate. Solo in futuro sapremo se questatendenza ha senso ed è giustificata sia peri lavoratori che per i datori di lavoro.

Figura 10Un pizzico di nostalgia rivedendo i videoterminalidegli anni ‘70

15

2.1 Considerazioni generali

Il lavoro al VDT impegna l’apparato visivo alpari di molte altre attività professionali.L’illuminotecnica svolge in tutto questo unruolo importante e qui di seguito verrannospiegati i concetti più importanti di questamateria accanto ad una serie di considera-zioni dal punto di vista ergonomico. Solosuccessivamente esamineremo le funzionivisive.

2.2 Ergonomia

Quando si parla di lavoro al VDT non si puònon affrontare il problema ergonomia.Questa disciplina si occupa dell’adattamen-to delle condizioni di lavoro alle capacità ealle caratteristiche del lavoratore. L’obiettivodell’ergonomia è promuovere il benessere ela salute sul lavoro. Se il sovraccarico perl’individuo sul lavoro è minimo, a beneficiar-ne saranno la qualità e la produttività delsuo lavoro.

Al momento di concepire una postazione dilavoro al VDT bisogna considerare che tuttigli elementi che la compongono devono farsì che il lavoro possa svolgersi senza inter-ruzioni, in modo corretto e funzionale, men-tre l’individuo non deve né annoiarsi néessere sottoposto a carichi eccessivi. Lapostazione al VDT vista nel suo insieme èillustrata nella figura 11.

2 Principi generali

Figura 11Postazione di lavoro attrezzata con VDT vista nella sua globalità

Figura 12Postazione di lavoro attrezzata con VDT

Entrata informazioni

Uscitainformazioni

AmbienteLuce, clima,

rumore, locale

16

2.3 Concetti fondamentali di illuminotecnica

2.3.1 Iluminamento

L’illuminamento indica la quantità di luce checolpisce una superficie e si misura in lux (Ix).Viene considerato non solo il punto dellasuperficie colpito dal flusso luminoso, maanche gli oggetti e le superfici limitrofe (fig.13). L’illuminamento viene misurato conil luxmetro.

Per sapere concretamente quali sono irequisiti da rispettare per l’illuminazione sifa riferimento ai valori minimi validi per l’illu-minamento, ossia l’illuminamento nominalee il fattore di manutenzione. Con il passaredel tempo e l’accumulo di sporcizia le pre-stazioni illuminotecniche di un impianto siriducono. Il fattore di manutenzione indicaquando un impianto deve essere sottopostoa manutenzione, ossia quando le lampade,il soffitto e le pareti devono essere puliti e lelampadine sostituite (EN 12646-1, bozza).

L’illuminamento non è un parametro chemisura la percezione della luminosità datada un oggetto o da una stanza, ma indicasemplicemente la luce incidente e non ilflusso luminoso riflesso nell’occhio.

La tabella 1 indica una serie di valori tipicidi illuminamento (su superfici orizzontali):

Tabella 1Valori tipici di illuminamento su superfici orizzontali

Figura 13IlluminamentoL Sorgente luminosaA Superficie illuminata

Luce direttaLuce riflessa

Giornata estiva soleggiata all’aperto 60000-100000 Ix

Giornata invernale nuvolosa all’aperto 3000 lx

Notte di luna piena 0,25 lx

Notte con luna nuova (luce stellare) 0,01 lx

Illuminazione raccomandata negli uffici ≥ 500 lx

Valore raccomandato per l’ufficio ≥ 300 lx

2.3.2 Luminanza

La luminanza è un parametro importanteper determinare la sensazione di luminositàche si riceve da una superficie che emetteo riflette luce. È l’unica grandezza «visibile»dell’illuminotecnica. Le prestazioni di unimpianto di illuminazione possono esserevalutate solo con la luminanza di tutte lesuperfici che si trovano nel campo visivodell’operatore. La luminanza si esprime incandele al metro quadrato (cd/m2) e puòessere misurata con un fotometro.

17

2.3.3 Abbagliamento

Nell’illuminazione di interni si possono verifi-care due tipi di abbagliamento: un abbaglia-mento fisiologico e un abbagliamento psico-logico.

L’abbagliamento fisiologico è un tipo diabbagliamento che impedisce la visionedegli oggetti senza necessariamente cau-sare disagio (fig.14); solitamente essoaumenta con l’età.

L’abbagliamento psicologico avviene quandola luce provoca disagio senza necessaria-mente inibire la visione degli oggetti. Il be-nessere e il rendimento dell’operatore pos-sono essere in questi casi compromessi.

Se un ambiente è illuminato artificialmente,l’abbagliamento psicologico si manifestaprima di quello fisiologico (con la luce diurnapuò non essere così).

Lampada ad incandescenza 100 Watt, opale 100000 cd/m2

Lampada fluorescente, a seconda del colore della luce e del diametro 3000-40000 cd/m2

Lampada alogena 2200000 cd/m2

Lampada ad alogenuri metallici 10000-80000’000 cd/m2

Lampada a vapore di sodio ad alta pressione 40000-6000000 cd/m2

Finestra aperta a mezzogiorno, scarsa nuvolosità 5000-50000 cd/m2

Finestra aperta a mezzogiorno, intensa nuvolosità 1000-3000 cd/m2

Sole a mezzogiorno, giornata serena 1650000000 cd/m2

Cielo azzurro, sole allo zenit, giornata serena 3500 cd/m2

Giornata invernale nuvolosa 800-2400 cd/m2

Carta sulla scrivania 80-130 cd/m2

Schermo chiaro 120 cd/m2

Tabella 2Alcuni esempi di luminanza

Figura 14Cause fisiche ed effetto fisiologico dell’abbaglia-mento. La luce diffusa sulla retina (2), nel cristallinoe nel corpo vitreo (3) riduce il contrasto visivo. Lo stesso accade con la luce che incide (5) sullasclera (4). Se la luce colpisce un punto preciso dellaretina (2), anche la zona circostante diventa menosensibile alla luce (1).

Il grado di abbagliamento psicologicodipende soprattutto dai seguenti fattori:

● luminanza della sorgente luminosa (lampada),

● numero e dimensioni delle superfici lumi-nose che si trovano nel campo visivo,

● disposizione delle luci nel campo visivo,

● luminanza dell’ambiente nel campo visivo.

L’abbagliamento diminuisce non appenal’occhio si abitua ad un livello di luminositàsuperiore e maggiore è l’angolo di diver-genza della fonte di abbagliamento rispettoalla direzione dello sguardo, maggiore è ladistanza e minore la luminanza. Le fonti diabbagliamento al di sopra della direzionedello sguardo sono meno fastidiose di quelle laterali.

1

2

3

4 5

La tabella 2 indica i valori di riferimentorelativi alla luminanza di alcune sorgentiluminose.

18

2.3.4 Grado di riflessione

Il grado di riflessione indica la quota di luceincidente che viene riflessa da una superficie.La riflessione può essere diretta, diffusa omista (fig.15).

La riflessione diretta viene chiamata anchespeculare, in quanto l’angolo d’incidenza equello di riflessione sono identici. Nel casodella riflessione a diffusione completa lasuperficie riflettente appare opaca. Le super-fici a diffusione incompleta appaiono lucentiin presenza di luce diretta e con determinatiangoli visivi. In caso di materiali a riflessionemista, sulla superficie opaca possonosovrapporsi immagini riflesse visibili chiara-mente.

L’efficienza di un impianto di illuminazionedipende in larga parte dal grado di riflessionedel soffitto, delle pareti, del pavimento, deimobili e delle finestre (comprese tende etapparelle). Colori o materiali diversi possonoavere lo stesso grado di riflessione (tabella 3).Più una superficie è chiara con lo stessoilluminamento, maggiore è il grado di rifles-sione.

2.3.5 Contrasto

Per distinguere gli oggetti è importante ladifferenza di luminanza o di colore tra l’oggetto osservato e l’ambiente immedia-tamente circostante. Il semplice contrastodi colore senza alcuna differenza in terminidi luminosità è fastidioso e va evitato.Accanto alla luminanza, il contrasto è ilparametro fondamentale per determinare lapercezione visiva. In senso soggettivo, ilcontrasto serve a valutare la differenza tradue parti di un campo visivo osservatesimultaneamente o in successione. Pervalutare il contrasto si deve mettere in rela-zione la luminanza dello sfondo con quelladell’oggetto (o primo piano).

I rapporti di contrasto sullo schermo (con-trasto dei caratteri) e quelli al posto di lavoroal VDT (diffusione della luminanza sul postodi lavoro) saranno trattati ampiamente nelcapitolo 3.2.5.2.

Figura 15Vari tipi di riflessione:1 diretta (specchio)2 a diffusione incompleta (lucentezza serica)3 a diffusione completa

(carta per macchina da scrivere)4 mista (carta lucida, schermo)

1

2

4

3

19

2.4 Percezione visiva

2.4.1 Acuità visiva

Con acuità visiva si intende la capacità del-l’individuo di percepire piccoli oggetti. Vieneespressa come reciproco del valore (espres-so in minuti d’arco) del minimo angolo concui l’occhio percepisce come distinti eseparati due oggetti vicini (fig.16). L’acuitàvisiva si misura in decimi.

Tabella 3Gradi di riflessione riferiti a colori e materiali, validi per la luce incidente insenso verticale

Figura 16Determinazione dell’acuità visiva. Obiettivo: percezione della posizione dell’apertura1 occhio2 angolo visivo3 lettera «C»

Colore Grado Materiale Grado di riflessione di riflessione

bianco 0,75-0,85 alluminio, ossidato, opaco 0,75-0,84

mezzogrigio 0,25-0,35 vernice, bianco candido 0,80-0,85

azzurro 0,40-0,50 carta bianca 0,70-0,80

blu 0,15-0,20 quercia scura, lucida 0,10-0,15

verde chiaro 0,45-0,55 pannelli di fibra di legno 0,50-0,60

verde scuro 0,15-0,20 intonaco di gesso ca. 0,80

giallo chiaro 0,60-0,70 cemento, calcestruzzo grezzi 0,20-0,30

marrone 0,20-0,30 vetro per finestre 0,06-0,08

rosso scuro 0,15-0,20 tenda a maglie strette, chiara 0,65-0,70

nero ca. 0,10 tenda a maglie larghe, chiara 0,35-0,40

1

2 3

Solitamente l’acuità visiva (o visus) vienemisurata per mezzo di una tavola ottotipica.Essa risulta pari a 1 se si è in grado didistinguere un dettaglio di una lettera conun angolo visivo di un minuto d’arco. Se siriesce a distinguere un dettaglio più piccolo,l’acuità visiva è maggiore, mentre diminuiscese si riesce a leggere solo caratteri piùgrandi. L’acuità visiva è influenzata danumerosi fattori. I più importanti sono:

20

Età

L’acuità visiva diminuisce con l’avanzaredell’età (fig.17). Contemporaneamente, siassiste ad una maggiore esigenza di luce:in altre parole, più si invecchia, più si habisogno di luce per vedere bene (fig.18).

Luminanza

L’acuità visiva aumenta con l’aumentaredella luminanza del campo visivo (fig.19).

Adattamento

La diffusione della luminosità nel campovisivo deve essere il più possibile equilibrata(fig. 21).

Accomodazione

Vedi cap. 2.4.3.

Contrasto

L’acuità visiva aumenta con il contrasto (fig. 20).

Colore della luce

L’acuità visiva diminuisce in presenza diluce blu, una maggiore acuità è possibilecon la luce gialla o bianca.

Figura 18Quantità di luce necessaria per avere lo stesso illuminamento utile sulla retina in funzione dell’età

Figura 17Calo dell’acuità visiva con l’età. Passati i 45 annivedere da vicino senza occhiali diventa sempre piùdifficile. Con un’acuità visiva inferiore a 0,8 (zonagrigia) la vista risulta compromessa.

televisionevista da vicino con occhialivista da vicino senza occhiali

20 30 40 50 60 70 80

Età [anni]

1,6

1,4

1,2

1,0

0,8

0,6

0,4

0,2

0

Acu

ità v

isiv

a

20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70

Età [anni]

160

150

140

130

120

110

100Fabb

isog

no d

i luc

e re

lativ

o [%

]

Figura 19Aumento dell’acuità visiva con una maggiore luminanza

Figura 20Aumento dell’acuità visiva con un maggiore contrasto (contrasto: rapporto della luminanza delfondo rispetto a quella dell’oggetto)

1 1,2 1,4 1,6 1,8 2

Rapporto di luminanza [contrasto]

120

100

80

60

40

20

0

Acu

ità v

isiv

a re

lativ

a [%

]

10-6 10-4 10-2 100 102 104

Luminanza ambiente [cd/m2]

150

125

100

75

50

25

Acu

ità v

isiv

a re

lativ

a [%

]

21

2.4.2 Sensibilità della differenza

È un parametro che serve a stabilire lacapacità di percepire la differenza di lumi-nanza tra superfici ravvicinate. Dipende daiseguenti fattori:

● dimensioni delle superfici,

● luminanza,

● tempo di osservazione.

Maggiore è la luminanza, minore è il con-trasto dei caratteri necessario per garantireuna determinata capacità percettiva.

Mentre gli oggetti sono visibili ottimamentecon un elevato contrasto, le superfici nelcampo visivo ravvicinato e periferico nondevono presentare un’enorme differenza intermini di luminosità (fig. 21).

2.4.3 Accomodazione

Con il termine «accomodazione» si intendela capacità dell’occhio di mettere perfetta-mente a fuoco un oggetto che si trova aduna determinata distanza. Questo avvienemodificando la convessità del cristallino.

L’ampiezza accomodativa indica la distanzamassima e minima entro la quale è possibilevedere con nitidezza. Essa viene misuratain diottrie (D). L’elasticità del cristallino tendeperò a diminuire, e con essa l’ampiezza di accomodazione, con l’avanzare dell’età(figure 22 e 23).

Anche la velocità di accomodazione dimi-nuisce con l’età. Il prolungamento del tempodi accomodazione è molto importante semesso in relazione con il lavoro al VDT.Quando l’operatore guarda il documento, latastiera o lo schermo, la distanza di osser-vazione muta rapidamente e frequentemente(spesso in meno di 0,5 sec.) a seconda delladisposizione di questi elementi.

Diminuendo l’illuminamento e nonostanteuna visione binoculare intatta diminuiscono:

● l’ampiezza,

● la velocità,

● la precisione di accomodazione.

Figura 21Regola empirica per i rapporti massimi di luminositàfra le superfici nel campo visivo (campo ravvicinatoe periferico)

10 : 1

10 :

1

1 : 3

Figura 22Ampiezza accomodativa dell’occhio (in diottrie) infunzione dell’età (zona di visione nitida dal puntopiù vicino all’infinito)

disponibile sul posto di lavoro senza eccessivo impegno costante dell’occhio (prestazione continua a lungo termine)valori massimi raggiungibili a breve termine (prestazione massima)

0 10 20 30 40 50 60 70 80

Età [anni]

6,2

7,1

8,3

10

12,5

16,7

25

50

16

14

12

10

8

6

4

2

0

Dis

tanz

a vi

siva

[cm

]

Am

piez

za d

i acc

omod

azio

ne in

dio

ttrie

[D]

Figura 23Campo visivo nitido (senza occhiali) all’età di 20 e 50 anni (prestazione continua a lungo termine)

Campo visivo all’età di 20 anni

Campo visivo all’età di 50 anni

Punto vicino Punto lontano ➞ oo

20 cm 100 cm

22

L’accomodazione è disturbata soprattuttodalla lucentezza e dai riflessi. Questo puòcondurre a problemi di vista, disagio e pre-coce affaticamento quando si svolgono atti-vità con e senza lo schermo.

2.4.4 Adattamento

L’adattamento dell’occhio alla luminanzanel campo visivo avviene in virtù di un cam-biamento dell’apertura pupillare e a modifi-cazioni fotochimiche e fisiologiche nella reti-na. L’occhio ha quindi la capacità di adat-tarsi ad un campo di luminanza che variada 10-6 cd/m2 a 105 cd/m2 circa. Questafacoltà viene definita «adattamento» e influi-sce in larga misura su tutte le funzioni visive.L’adattamento permette di avere capacitàvisive pressoché costanti in un campocompreso tra 100 cd/m2 e 10 000 cd/m2.

Il tempo di adattamento dipende soprattut-to dalla luminanza all’inizio e alla fine dellafase di adattamento. Passare dalla luceall’oscurità viene inteso anche come adat-tamento al buio e, nel caso inverso, comeadattamento alla luce.

La figura 24 mostra in modo schematicol’adattamento al buio con un valore di par-tenza pari a 100 cd/m2. È interessantenotare come l’adattamento sia repentinocon differenze di luminanza fino a 10:1 circae che la capacità visiva persiste. Per questaragione questo parametro non deve esseresuperato sul posto di lavoro dove si tende

spesso a cambiare la direzione dello sguar-do. Può durare dai 30 ai 60 minuti, finchél’occhio non si è abituato del tutto al buio.Per quanto riguarda l’adattamento alla luce,la sensibilità della retina si riduce quasiimprovvisamente ad un quinto del valoreiniziale per poi adeguarsi gradualmente allanuova condizione. Questa fase dura pochiminuti.

Figura 24Adattamento al buio: andamento della differenzacritica della luminanza �L durante il tempo di adattamento t

0 0,1 s 1 min 10 min 20 min 30 min 40 min

Tempo di adattamento t

100

10

1

10-1

10-2

10-3

10-4

10-5

Diff

eren

za d

i lum

inan

za �

L

23

2.4.5 Sfarfallio

I rapidi cambiamenti di intensità luminosavengono percepiti dall’occhio come sfarfal-lio. Fino a 3 Hz circa (3 cambiamenti luce-buio al secondo) i cambiamenti di luminositàsono molto evidenti (segnali di avvertimento),tanto da diventare insopportabili conl’aumentare della frequenza. Il massimodisagio si ha tra 6 e 10 Hz. A partire da 20 Hz la sensazione di fastidio si attenuasensibilmente e la luce alternata viene per-cepita con meno fastidio. A partire da 50-60 Hz (frequenza di fusione) lo sfarfalliosparisce completamente lasciandoun’impressione di luce costante. Per glischermi questo limite si colloca al di sopradei 60 Hz e può raggiungere e superareaddirittura i 100 Hz.

A seconda del tipo di sorgente luminosa laluminanza varia più o meno in funzione deltempo. La frequenza dei passaggi dalla luceal buio al secondo viene definita grado dioscillazione (fig. 25).

La frequenza di fusione è condizionata da 5 parametri.

● Luminanza

A pari grado di oscillazione la frequenzadi fusione aumenta con l’aumentare dellaluminanza (fig. 26). Se la luminanza dimi-nuisce si riduce anche lo sfarfallio.

● Grado di oscillazione

Aumentando il grado di oscillazioneaumenta anche la frequenza di fusione.

● Ampiezza del campo di sfarfallio

Una superficie luminosa estesa (ad es.uno schermo chiaro con caratteri scuri:rappresentazione positiva) presenta unamaggiore frequenza di fusione rispettoad una superficie piccola (ad es. caratterichiari su sfondo scuro: rappresentazionenegativa). Lo sfarfallio viene quindi perce-pito più intensamente.

Figura 25Oscillazioni della luminanza con il tempo (grado di oscillazione) per diverse sorgenti luminose

Figura 26Aumento della frequenza di fusione in funzione della luminanza per la modulazione sinusoidale della sorgente luminosa

t t t

Luminanza Luminanza Luminanza

Luce diurna Lampada fluorescente Lampada fluorescentecon alimentatore HF

50

40

30

20

10

00 10-1 1 10 102 103 104 105

Luminanza [cd/m2]

Freq

uenz

a di

fusi

one

[Hz]

senzasfarfallio

percezionedello sfarfallio

● Posizione del campo di sfarfallio nelcampo visivo

La frequenza di fusione è maggiore nellazona periferica del campo visivo rispettoal suo centro; in casi estremi (soprattuttonei giovani) può toccare i 100-110 Hz. Inquesti casi l’oscillazione dell’immagine èchiaramente visibile. Questo spiega perchélo sfarfallio non è percepibile quando siosserva in modo diretto lo schermo, men-tre lo si nota gettando un rapido sguardoallo schermo.

● Sensibilità individuale

24

2.4.6 Velocità di percezione

Con questo termine intendiamo il lasso ditempo che intercorre tra la presentazionedell’oggetto e la sua percezione visiva. Essaè tanto più grande quanto maggiore è illivello medio di luminanza e quanto più èmarcata la differenza di luminanza tra l’oggetto e l’ambiente circostante.

Per leggere un testo la velocità di percezioneè un fattore importante. Durante la lettura,l’occhio effettua dei «balzi», per cui losguardo dopo ogni salto visualizza varie let-tere fino ad una o due parole e le focalizza.Per una corretta visualizzazione l’immaginenon deve muoversi o tremare. Bisogna for-nire all’occhio chiari punti di riferimento, inquando il dito non rappresenta un adeguatostrumento di focalizzazione. In un lasso ditempo utile è possibile trovare le informa-zioni sullo schermo, a patto di sapere doveandare a cercare. I testi a noi sconosciutivengono letti in modo diverso da quelli notie gli esercizi di lettura possono in questicasi aiutare molto.

2.5 Raccomandazioni, norme e disposizioni

In questa sede non intendiamo fornire unelenco di tutte le raccomandazioni, normee disposizioni che trattano dei singoli ele-menti che compongono la postazione dilavoro al VDT. Vi presenteremo invece lefonti giuridiche citate più frequentemente inquesto opuscolo.

MPR 2 (oggi SS 436 1490)

Si tratta di norme pluricitate, composte di dueparti, emanate dal National Board for Measu-rement and Testing su richiesta del governosvedese (MPR 1:1987; MPR 2:1990). Essestabiliscono i criteri di misurazione e valuta-zione, nonché i requisiti che uno schermodeve soddisfare in termini di emissioni elettromagnetiche. La norma svedese SS 436 1490 del novembre 1995, basatasulla MPR 2, ne è l’integrazione e la sosti-tuzione.

TCO

Norma emanata da una confederazione dilavoratori svedesi. Rispetto alla norma MPR 2, essa stabilisce limiti di emissionepiù severi.

Direttiva 90/270/CE del 29 maggio 1990

Direttiva quadro di 12 articoli sui videoter-minali. Non riporta valori limite da rispettare,ma deve essere recepita in tutti i Paesimembri dell’UE. Per la Svizzera non ha ca-rattere vincolante.

Accanto all’obbligo per i datori di lavoro dieffettuare un’analisi del posto di lavoro (artt. 3 e 4), i lavoratori devono ricevereadeguate informazioni (art. 6). A suscitare le maggiori polemiche è l’art. 7 (svolgimentoquotidiano del lavoro) che recita in questomodo: «Il datore di lavoro è tenuto a con-cepire l’attività del lavoratore in modo che illavoro quotidiano su videoterminale siaperiodicamente interrotto con pause ocambiamenti di attività, in modo da ridurrel’onere del lavoro su videoterminale». L’art. 7 viene spesso utilizzato da molteassociazioni di lavoratori per chiedere lariduzione dell’orario di lavoro per gli opera-tori ai videoterminali.

Inoltre, i lavoratori hanno diritto ad unesame degli occhi e della vista (art. 9).

EN 29241 (ISO 9241)

Norma che tratta ampiamente in 17 partitutti gli aspetti connessi all’uso dei videoter-minali. Come membro del CEN (ComitéEuropéen de Normalisation), la Svizzera harecepito tali norme, emesse con la siglaSN. Un elenco di queste norme è presenteal capitolo 12 della presente pubblicazione.

Valori limite sul posto di lavoro (disponibile in tedesco e francese, codice Suva 1903.d e f)

Valori limite imposti dall’igiene del lavoroper i campi elettromagnetici.

25

3.1 Sistemi

Il mercato dei mobili e delle apparecchiatureper ufficio si trova in una fase di profondicambiamenti. Ormai quasi tutti gli schermia tubi catodici (fig. 27) vengono poco apoco sostituiti dagli schermi piatti (fig. 28).Spesso, sono gli stessi dipendenti di ufficioa chiederne la sostituzione. Nella tabella apagina 26 abbiamo messo a confronto glischermi tradizionali con quelli di nuovagenerazione allo scopo di fornire ai direttiinteressati una valutazione quanto menooggettiva delle loro caratteristiche. I singolipunti di questo raffronto verranno analizzatiin modo più specifico nei seguenti capitoli.

3 Schermi

Figura 27Schermo tradizionale (CRT = a tubi catodici)

Figura 28Schermo piatto

26

Tabella 4Confronto tra schermi tradizionali e schermi piatti

Criteri Schermo tradizionale (CRT) Schermo piatto

1. Apparecchio e ambiente

Ingombro sulla scrivania 80-100 cm, a seconda 80 cm, scrivania normale(profondità) delle dimensioni

Mobilità sulla scrivania Difficile, lo schermo rimane quasi Si può spostare ovunquesempre fisso

Regolazione in altezza Possibile solo con braccio Possibile a seconda dei modellispeciale o con una base

Regolazione dell’inclinazione Possibile con una base Nessun problema

Riflessi sullo schermo Anche se in posizione corretta Se in posizione corretta,(illuminazione interna, finestra) sono possibili dei riflessi nessun riflesso

Tremolio dell’immagine a causa Il tremolio appare evidente nelle Nessun disturbo dell’immaginedei campi elettromagnetici centrali e in prossimità di linee documentabile

ferroviarie

Impiego di filtri Utile in casi rari Inutile

2. Apparecchio

Peso (base 17 pollici/15 pollici) 15-20 kg 3-5 kg

Emissioni radioattive Non documentabili No

Elettromagnetismo Nessun problema se si rispettano Non sono documentabilii limiti imposti dalla norma TCO (raramente campi a 50 Hz, causati(cap. 2.5) da trasformatori di rete)

Carica elettrostatica Solo gli schermi di grandi Nodimensioni (19-21 pollici) superanoin parte i valori limite TCO

Sfarfallio e visualizzazione Gli schermi più moderni arrivano Nessuno sfarfallio, anche con dell’immagine a superare un tasso di refresh di un tasso di refresh pari a 60 Hz;

75 Hz a piena risoluzione; l’immagine viene ridisegnata sono quasi privi di sfarfallio, se non totalmentepresentano altri disturbi (ad es.effetto stroboscopico)

Stabilità dei caratteri Quasi sempre molto buona (in Ottimaassenza di campi elettromagnetici)

Nitidezza dei caratteri Quasi sempre molto buona Ottima

Caratteri Quasi sempre molto buoni A seconda della configurazione PC/schermo da molto buona ad ottima; si possono vedere i pixel

Resa di programmi di grafica Ottima Sufficiente con gli schermi standard,e visione di film ottima con i modelli più moderni e

costosi

Velocità di visualizzazione Ottima Buona

Resa cromatica Ottima Buona

Contrasto Molto buona Ottimo

Luminosità dello sfondo Regolabile Regolabile

Passaggio al formato verticale Impossibile Possibile con determinati modelli(possibile solo con Apple)

Messa in stand-by Tipica Di serie(risparmio energetico)

Consumo energetico 90 Watt 30 Watt(base 17 pollici in stand-by) 5 Watt 3 Watt

Usura Con il passare del tempo il La qualità dei caratteri rimane so-contrasto e la luminosità dei stanzialmente invariata per tutta lacaratteri tendono a diminuire durata utile dell’apparecchio; in casi

rari si sono verificati effetti «burn in»

Angolo di osservazione Ampio Dipende molto dai modelli, nella(ad es. in caso di presentazioni) maggior parte dei casi stretto

3. Uomo

Accettabilità per l’utente Da buona a molto buona Ottima

Facilità d’uso in generale Buona Ottima

27

Quando si mettono a confronto queste duetipologie di schermi, è importante conside-rare le loro dimensioni, perché i 15 pollici diuno schermo tradizionale non sono equiva-lenti ai 15 pollici di uno schermo piatto,come dimostra la seguente analisi (misuratela diagonale dello schermo con un metro incm e dividete il risultato per 2,54).

Schermi tradizionali (CRT)

Per quanto riguarda i monitor CRT, la misuraespressa in pollici non corrisponde alledimensioni effettivamente raggiungibili dall’immagine visualizzata. Esempi:

● uno schermo di 15 pollici ha una diago-nale utile di 13,8 pollici;

● uno schermo di 17 pollici ha una diago-nale utile di 15,3 pollici.

Schermi piatti

Per quanto riguarda i monitor piatti, la dia-gonale indicata dalla casa costruttrice corri-sponde anche all’effettiva superficie utiledell’immagine visualizzata. Quindi, unoschermo piatto da 15 pollici per uso fissocorrisponde in pratica ad uno schermo tra-dizionale da 17 pollici.

Definizione

In questa pubblicazione per gli schermi CRTviene indicata sempre una misura in polliciapprossimativa, mentre per quelli piatti ladiagonale indicata corrisponde all’effettivadiagonale visiva.

Riepilogo

Uno schermo piatto presenta solo vantaggiper la maggior parte delle attività svolte inufficio. Tuttavia, non esistono ancora datiscientifici certi che dimostrino che questotipo di schermo impegna meno la vistarispetto ad uno schermo CRT modernoconfigurato correttamente.

Se rispondete con un sì ad una delleseguenti domande, forse dovreste prenderein considerazione l’eventualità di passaread uno schermo piatto:

● la distanza tra gli occhi e lo schermo èinferiore a 60 cm, perché è impossibilecollocare lo schermo ad una distanzamaggiore?

● l’immagine trema a causa di campi elet-tromagnetici (linee ferroviarie, centraleelettrica, linee elettriche, ecc.)?

● ci sono riflessi di finestre o di oggettiluminosi sullo schermo impossibili da eliminare spostando semplicemente loschermo o la scrivania?

● la superficie di lavoro è ridotta?

● è necessario risparmiare energia perridurre anche l’irradiamento termico?

● per motivi di lavoro trascorrete più di 6 ore davanti al monitor?

28

3.2 Caratteristiche di uno schermo

3.2.1 Dimensioni

Lo schermo deve essere adattato alle attivitàche siamo chiamati a svolgere. Come dimen-sioni minime intendiamo quelle che consen-tono all’operatore di visualizzare le informa-zioni con caratteri e spazi sufficientementeampi e quindi facilmente leggibili. È sconsi-gliato utilizzare uno schermo di grandi di-mensioni solo per sopperire ad un testo nonstrutturato e molto piccolo (ad es. nessunasuddivisione in paragrafi o unità testuali). Inquesti casi è opportuno cambiare la moda-lità di visualizzazione per migliorare la leggi-bilità del testo.

Non ha neppure senso consigliare una di-mensione fissa per lo schermo. Molto spes-so è sufficiente un monitor da 15 polliciquando si lavora principalmente con pro-grammi per il trattamento di testi. La tabella5 riporta una serie di valori di riferimento.

Bisogna considerare che uno schermo digrandi dimensioni comporta una distanzavisiva maggiore e di conseguenza anche unascrivania sufficientemente larga, e questovale soprattutto con gli schermi tradizionali.Oggi si tende a sostituire gli schermi da 15 pollici con quelli da 17 pollici e questocrea a volte dei problemi, in quanto non sidispone di una superficie di lavoro abba-stanza ampia. Un simile cambiamento portaa ridurre eccessivamente la distanza tra lo

schermo e l’operatore (cap. 3.7.3). Questoproblema può essere risolto solo ricorrendoad uno schermo piatto.

3.2.2 Mobilità

Lo schermo deve poter essere orientato insenso orizzontale e verticale, inclinato egirato per adattarsi alle esigenze dell’utiliz-zatore e alla postazione di lavoro.

3.2.3 Superficie

Gli schermi tradizionali più recenti dispon-gono di un buon trattamento superficiale,offrono una buona luminanza e sono quasipiatti (la superficie visibile non presenta pra-ticamente alcuna curvatura). Gli schermipiatti sono, come dice la parola stessa,perfettamente piani. In questo modo i riflessiindesiderati sullo schermo si riducono note-volmente.

3.2.4 Filtri per monitor

I filtri per monitor vengono proposti sulmercato per le seguenti ragioni: da un latodovrebbero ridurre le radiazioni elettrostati-che, dall’altro i riflessi fastidiosi. Le emissioniche non rappresentano alcun pericolo sonotrattate in modo dettagliato al cap. 9.1.

Prima di acquistare un filtro per schermobisogna valutare attentamente come otti-mizzare la postazione di lavoro. Non esistonoradiazioni dannose per la salute o altri fattoriesterni che giustificano l’acquisto di un filtro.Spesso, la pubblicità che accompagnaquesti prodotti non corrisponde interamen-te alla realtà e non fa altro che intimorire gliutenti.

Se i riflessi persistono anche dopo avercambiato posizione allo schermo, modifica-to la sua altezza e inclinazione, oppuredopo aver oscurato le superfici riflettenti(persiane, tende), allora potete ricorrereall’uso di speciali filtri. Tuttavia, va detto chel’efficacia di questi filtri varia molto da pro-dotto a prodotto. Per questo motivo primadi procedere all’acquisto è consigliabileprovare vari tipi di filtri oppure acquistareuno schermo piatto.

Attività Dimensioni dello schermo(monitor tradizionale)

Trattamento testiLeggere informazioni (testi)Inserire maschere e comandi 15 pollici

Trattamento testi con graficaCalcolo di tabelleProgrammazione 17 pollici

Trattamento testi con grafica in ambiente DTP (desktop publishing)Calcolo di tabelle e programmazione con visualizzazione simultanea di molte pagineApplicazioni CAD 19-21 pollici

Tabella 5Dimensioni di riferimento in funzione dell’attività svolta (esempi)

29

Montare un filtro su uno schermo posizio-nato davanti ad una finestra non oscuratanon migliora il contrasto. In questi casibasta cambiare posizione allo schermo.

Il modo più efficace per ridurre i riflessi sulloschermo è configurare in modo ergonomicola postazione di lavoro, collocare in manieragiusta lo schermo e trovare l’illuminazionecorretta. È importante soprattutto sistemarecorrettamente lo schermo rispetto alla fine-stra (cfr. cap. 8.2).

Sul mercato si trovano speciali filtri permonitor piatti che impediscono di leggerelateralmente le informazioni visualizzatesullo schermo. Questi filtri, ideati soprattuttoper chi usa il notebook sui mezzi di trasportopubblico, non hanno nulla a che fare con ifiltri descritti precedentemente per la ridu-zione dei riflessi. Questi filtri sono utilizzatianche sui monitor (tradizionali o LCD) deglioperatori presso gli sportelli pubblici (ad es.banche, assicurazioni, aziende di serviziopubblico). Va però detto che anche gli ope-ratori non possono vedere lo schermo late-ralmente e questo può rappresentare unproblema.

3.2.5 Caratteri (visualizzazione delle informazioni)

3.2.5.1 Visualizzazione in negativo e in positivo dei caratteri

Oggi va sempre più scomparendo la visua-lizzazione «in negativo» dei caratteri (fig. 29).Per questo motivo non intendiamo appro-fondire questa tecnica di visualizzazione.Oggi si utilizza prevalentemente la scrittura«in positivo» (con caratteri scuri, fig. 30),tipica di tutti gli applicativi in uso. I caratteriin negativo sono utilizzati solo in casi rari dapersone con particolari problemi di vista.

Figura 30Visualizzazione in «positivo» (caratteri scuri su sfondo chiaro)

Figura 29Visualizzazione in «negativo» (caratteri chiari su sfondo scuro)

Per quanto riguarda il posto dilavoro al VDT si delinea al giornod’oggi uno spostamento dei pro-blemi ergonomici dal sistema veroe proprio all’ambiente di lavoro e al modo in cui quest’ultimo vieneutilizzato. In altre parole, nono-stante la postazione al VDT abbiasubito un’evoluzione straordinaria

Per quanto riguarda il posto dilavoro al VDT si delinea al giornod’oggi uno spostamento dei pro-blemi ergonomici dal sistema veroe proprio all’ambiente di lavoro e al modo in cui quest’ultimo vieneutilizzato. In altre parole, nono-stante la postazione al VDT abbiasubito un’evoluzione straordinaria

Lo sfondo non deve essere troppo scuro,altrimenti l’occhio si adatta con fatica epossono verificarsi riflessi indesiderati. Laluminanza dei caratteri deve essere uniformein tutto lo spazio e si deve poter regolare.Se i caratteri risultano poco nitidi – soprat-tutto con gli schermi tradizionali – è neces-sario aumentare il contrasto.

Con la visualizzazione in positivo non cisono particolari problemi di contrasto, inquanto la dimensione dei caratteri e il tipodi font possono essere scelti a piacere nellamaggior parte dei casi (fig. 31). Lo sfondonon deve essere troppo chiaro, altrimenti ilcontrasto dei caratteri diventa troppo grandee possono verificarsi fastidiosi sfarfallii congli schermi tradizionali.

3.2.5.3 Dimensione dei caratteri

La leggibilità dei caratteri dipende dalladistanza tra gli occhi e lo schermo. Comeunità di misura si considera l’angolo dalquale si vede il limite esterno dei caratteri(fig.16). La sollecitazione per gli occhi èsentita come minima con un angolo visivopari a 25 (20-30) minuti d’arco. Quindi, conuna distanza visiva di 50 cm l’altezza deicaratteri deve essere pari come minimo a2,5 mm. Con una distanza visiva di 60-80 cm l’altezza minima dei caratteri deveessere di 3-4 mm (fig. 32). Questo requisitoè soddisfatto dagli schermi da 15 pollici, seuna pagina A4 viene elaborata con un mar-gine dello schermo di circa 1 cm e con uncarattere di 12 punti (ad es. Helvetica, Arial,Times Roman).

Oggi è molto facile regolare la dimensionedei caratteri scegliendo una determinatarisoluzione in un campo di variazione deter-minato. La risoluzione può essere di 640 x 480 (VGA), 800 x 600 (SVGA) oppure1024 x 768 (XGA). In futuro forse avremouna risoluzione di 1400 x 1050. Maggiore èla risoluzione, maggiori saranno le informa-zioni visualizzabili sullo schermo. Tuttavia, ladimensione dei caratteri diminuisce propor-zionalmente e quindi c’è il rischio che conuno schermo ad elevata risoluzione i carat-teri siano troppo piccoli. Per la leggibilità deicaratteri è importante non tanto la quantitàdelle informazioni visualizzate quanto la

30

3.2.5.2 Contrasto dei caratteri, luminanzadei caratteri e dello sfondo

Per l’operatore al VDT è fondamentale ilcontrasto dei caratteri, ossia il rapporto trala luminanza dei caratteri e l’ambiente cir-costante.

Figura 31Differenti regolazioni del contrasto e della luminosità

Figura 32Rapporto tra leggibilità e dimensione dei caratteri

Per quanto riguarda il posto dilavoro al VDT si delinea al giornod�oggi uno spostamento dei proPer quanto riguarda il posto di lavoroal VDT si delinea al giorno d�oggi unospostamento dei problemi ergonomici Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDTsi delinea al giorno d�oggi uno spostamentodei problemi ergonomici dal sistema vero e Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si deli-nea al giorno d�oggi uno spostamento dei problemiergonomici dal sistema vero e proprio all�ambiente Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si delinea al gior-no d�oggi uno spostamento dei problemi ergonomici dal siste-ma vero e proprio all�ambiente di lavoro e al modo in cui que

31

dimensione dei caratteri, che dipendono aloro volta dalla distanza visiva. La tabella 6riporta la risoluzione ottimale dello schermoin funzione della sua grandezza e del model-lo (schermi fissi). Gli schermi dei notebookhanno solitamente una risoluzione maggiorein relazione alle dimensioni.

3.2.5.4 Forma dei caratteri (font)

I tipi di font con caratteri molto sottili o moltolarghi sono poco leggibili. La migliore leggi-bilità si ottiene quando il rapporto tra la lar-ghezza e l’altezza del carattere è di circa 3:4.Anche lo spessore del carattere è impor-tante e deve essere pari al 15% circa del-l’altezza del carattere. Per testi relativamentelunghi è bene ricorrere a font consolidati ea lettere maiuscole e minuscole (fig. 33).Solo i testi scritti in maiuscolo o con fontparticolari sono difficili da leggere. Il fontmigliore in questo senso è «Arial».

3.3 Schermi tradizionali

3.3.1 Struttura e funzionamento

I monitor tradizionali sono costituiti da untubo a raggi catodici (CRT: Cathode RayTube), da una serie di componenti elettroni-che, da circuiti stampati e da un involucro.Ecco in breve come avviene la visualizza-zione: nel CRT abbiamo la presenza di uncatodo che produce un fascio di elettroni, i quali vengono spinti verso la superficieanteriore del tubo rivestita da fosfori. Glielettroni colpiscono i fosfori, i quali sono ingrado di convertire tale energia in luce, creando quindi delle immagini visibili perl’occhio umano. Dal punto di vista dell’igienedel lavoro non è importante sapere come èstrutturato esattamente uno schermo. Lacosa più importante è sapere quali sono lesue principali caratteristiche e come vengonovisualizzati i caratteri.

Diagonale Dimensioni dello schermo Risoluzione utile Tradizionale Piatto

35,5 cm 16 pollici *) 800 x 600 punti

38,1 cm 17 pollici 15 pollici 1024 x 768 punti

40,6 cm **) 16 pollici 1280 x 1024 punti

43,2 cm 19 pollici 17 pollici 1280 x 1024 punti

45,7 cm 20 pollici 18 pollici 1280 x 1024 punti

48,3 cm 21 pollici 19 pollici 1280 x 1024 punti

50,8 cm 22 pollici 20 pollici 1600 x 1200 punti

53,3 cm 23 pollici 21 pollici 1600 x 1200 punti

58,4 cm **) 23 pollici 1600 x 1200 punti

Tabella 6Risoluzione ottimale in funzione delle dimensioni dello schermo per sistemi fissi (stato: 2002)*) fuori produzione**) non usuale

Figura 33Rapporto tra leggibilità e font

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si deli-nea al giorno d�oggi uno spostamento dei problemi

Per quanto riguarda il posto di lavoro alVDT si delinea al giorno d�oggi uno spo

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT sidelinea al giorno d’oggi uno spostamento dei

PER QUANTO RIGUARDA IL POSTO DI LAVOROAL VDT SI DELINEA AL GIORNO D’OGGI UNO

Per quanto riguarda il posto di lavoro al

VDT si delinea al giorno d’oggi uno sposta

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si deli-nea al giorno d’oggi uno spostamento dei problemi

Per quanto riguarda il posto di lavoro alVDT si delinea al giorno d’oggi uno spo

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si delineaal giorno d�oggi uno spostamento dei problemi ergono

Per quanto riguarda il posto di lavoro al VDT si deli-nea al giorno d�oggi uno spostamento dei problemi

32

3.3.2 Curvatura

Se lo schermo presenta una leggera curva-tura (grande raggio di curvatura) si forme-ranno meno riflessi di luce provenienti dall’ambiente circostante rispetto ad unoschermo con una maggiore curvatura. Gliapparecchi del primo tipo presentano l’indi-scusso vantaggio di poter essere posizionatipiù facilmente e di facilitare la lettura di sin-gole righe di testo.

3.3.3 Nitidezza dei caratteri

Se i caratteri non sono nitidi, la leggibilitàviene compromessa e all’occhio umano sirichiede un maggiore sforzo accomodativo.Dal punto di vista della fisiologia del lavoro,chi lavora spesso e a lungo con il computerdovrebbe utilizzare uno schermo con unabuona nitidezza dei contorni dei caratteri.

Un criterio determinante per la nitidezza deicaratteri è il cosiddetto «dot pitch» (indicala distanza verticale tra il punto centrale deifosfori colorati su uno schermo a colori,misurata in millimetri), indicato in numerosiopuscoli e manuali d’uso. Minore è il dotpitch, migliore è la nitidezza dei caratterisullo schermo. Attualmente, il valore di rife-rimento è 0,28 mm.

3.3.4 Stabilità dei caratteri

Con gli schermi più datati o difettosi possonoverificarsi periodiche oscillazioni o tremoliidei caratteri, con notevoli difficoltà per lalettura, tanto che determinate lettere pos-sono a volte fondersi tra di loro. Questeoscillazioni possono influire notevolmentesulla capacità dei muscoli dell’occhio diprovvedere all’accomodazione e al mante-nimento della posizione.

La stabilità dei caratteri è influenzata anchedalla presenza di campi elettromagneticinelle immediate vicinanze dello schermo(ad es. da una linea elettrica della ferrovia oda un cavo ad alta tensione interrato). Anchela presenza di apparecchiature esterneaccanto allo schermo può far tremare l’im-magine. Questo accade soprattutto quandolo schermo è vicino a macchine o impiantiad elevato assorbimento energetico.

3.3.5 Oscillazione dei caratteri (sfarfallio)

La luce dei caratteri è una manifestazionedei punti luminosi e ha un andamento oscil-lante (cfr. cap. 2.4.5). Essa è prodotta dalflusso di elettroni che illumina il fosforo. Siparla in questo caso di «refresh rate» (frequenza), il cui tasso deve essere comeminimo di 75 Hz per gli schermi più piccoli(il valore minimo consigliabile è 85 Hz). Pergli schermi più grandi (ad es. per le applica-zioni CAD) il tasso di refresh deve essere di95 Hz come minimo.

3.3.6 Geometria dell’immagine

L’immagine sullo schermo deve apparireperfettamente rettangolare e deve occupareil più possibile l’area utile dello schermo. Coni seguenti parametri potete regolare la geo-metria dell’immagine a vostro piacimento:

● altezza e larghezza

● dimensionamento orizzontale e verticale

● distorsione a botte/cuscino

● parallelogramma

● rotazione dell’immagine

● distorsione trapezoidale

Non ci soffermeremo a lungo su questeimpostazioni, in quanto ogni casa costrut-trice fornisce un proprio menu per la rego-lazione dell’immagine.

3.3.7 Consumo energetico

Uno schermo tradizionale CRT consumanormalmente più energia del computerstesso. Uno schermo moderno da 17 polliciconsuma dai 60 ai 100 watt circa. Oggi sulmercato si trovano quasi esclusivamentemonitor dotati di una funzione per il rispar-mio energetico. Lo schermo passa automa-ticamente in questa modalità dopo un deter-minato periodo di inattività fissato dall’utente.Per riattivare lo schermo basta premere untasto o muovere il mouse (questa funzioneimplica una configurazione tra schermo ePC). L’uso di questa tecnologia è consigliatosoprattutto in caso di lunga inattività delmonitor.

33

In linea generale, lo schermo va spento senon viene usato per oltre 15 minuti (ad es.durante le pause, in caso di lavori prolungatisenza l’ausilio del monitor).

3.4 Schermi piatti

Negli ultimi anni il mercato dei monitor hapresentato una serie di novità. Attualmente,la tecnologia che si è imposta su tutte lealtre è la TFT-LCD (Thin Film Technology,Liquid Crystal Display, vedi figg. 34 e 35).Negli schermi TFT, chiamati anche a matriceattiva, ogni pixel viene controllato individual-mente da un transistor.

Semplificando al massimo, possiamo direche uno schermo piatto è costituito da unsistema di retroilluminazione, da una seriedi filtri polarizzatori, da cristalli liquidi, transi-stor e strati di materiale sintetico. I cristalliliquidi lasciano passare «diritta» (senza tor-sione) la luce emessa dal sistema di retroil-luminazione. I pixel presentano contorni nettie sono riprodotti dagli elettrodi in posizioneesatta. La qualità dell’immagine non è quindiinfluenzata da campi elettromagnetici esterni.

Il funzionamento di uno schermo LCD sispiega quindi con il passaggio della luceattraverso i cristalli liquidi. Questa peculiaritàinfluisce anche sulle altre caratteristiche diuno schermo LCD, ossia la luminosità, ilcontrasto e la resa cromatica. Per l’utente ilcontrasto e il colore variano in funzione del-l’angolo di visualizzazione. Per questo motivoè importante che lo schermo sia rivolto a90° rispetto alla direzione dello sguardo.

I monitor LCD presentano un basso consu-mo energetico e il testo visualizzato è facil-mente leggibile anche in presenza di lucesolare. Anche per questo motivo gli schermiLCD trovano applicazione nei computer por-tatili.

La qualità delle immagini ha raggiunto unbuon livello, anche se molti schermi LCD nonsono ancora in grado di riprodurre filmatiqualitativamente buoni. Le ultime tecnologie,tuttavia, hanno superato questo handicap.Prima di acquistare uno schermo piatto èbene considerare per quale scopo intendete

utilizzarlo. Se viene usato per lavori partico-lari (grafica ad elevata resa cromatica, filmati,immagini in movimento, ecc.) è necessarioeffettuare prima un test per valutare la qua-lità dell’immagine offerta.

Oggi sul mercato si trovano monitor LCDfino a 21 pollici, ma sono ancora piuttostocostosi. Se intendete sostituire il vostroattuale schermo e considerate il risparmio

Figura 34Schermo piatto

Figura 35Postazione con schermo piatto

34

per l’illuminazione, il denaro speso per l’acquisto di uno schermo piatto è comunqueun buon investimento.

3.5 Computer portatili

I notebook di oggi sono equipaggiati esclu-sivamente con schermi piatti, come abbiamosottolineato nel capitolo precedente. Se siutilizza regolarmente un notebook in unapostazione fissa e per oltre un’ora al giorno,è consigliabile collegare esternamente latastiera e il mouse (figg. 36 e 37). Collegareun monitor esterno non migliora la leggibilità

del testo (fatta eccezione per chi lavora congrandi tabelle, numeri piccoli e grafici). Glischermi dei notebook hanno una dimen-sione minima di 13 pollici, ma la tendenzaattuale è per dimensioni maggiori.

3.6 Ergonomia del software

Molti lettori si stupiranno di trovare in questasede alcune informazioni sull’ergonomia delsoftware.

L’obiettivo di questa materia è adattare il sistema di dialogo di un software alleesigenze dell’utilizzatore.

Con il passaggio dai programmi DOS alleapplicazioni Windows si è verificato unospostamento nelle problematiche dal pro-grammatore all’utente. Se prima si era solitilavorare con caratteri verdi o arancione pre-definiti e interlinea fissa in visualizzazionenegativa, oggi il desktop può essere perso-nalizzato in base alle proprie esigenze.

L’ambiente dei programmi è costituito sem-pre da una struttura modulare nella quale iprogrammi possono essere adattati alle esi-genze di un particolare gruppo di utenti.

I comandi dei programmi sono stati sempli-ficati con l’introduzione del sistema operativoWindows, anche se i problemi non sonostati eliminati del tutto. È opportuno darealcuni suggerimenti su come l’utente puògestire al meglio il desktop con i programmipiù comuni.

Quello dell’ergonomia del software è un terreno delicato e impegnativo e pertantonon intendiamo addentrarci ulteriormente inquesta materia. Chi è interessato a questoargomento, troverà numerosi spunti diriflessione nella serie di norme UNI EN ISO 9241, parte 10-17.

Figura 37Notebook in una postazione fissa con tastiera emouse esterni

Figura 36Notebook in una postazione fissa collegato ad una docking station con tastiera e mouse esterni

35

3.6.1 Personalizzazione del desktop

Non occupate tutto lo spazio, peraltro limi-tato, sul desktop con documenti o collega-menti inutili. Ad esempio, avete bisogno inWord delle icone per il disegno in basso osulla barra di scorrimento orizzontale?Lavorate con il righello verticale? Le figureda 38 a 40 vi mostrano quanto spaziopotete guadagnare mettendo in secondopiano tutti gli strumenti che non servonoper il vostro lavoro.

Per lavorare in maniera ottimale, create lavostra barra personalizzata. Ogni volta chedovete inserire il 2 per indicare i metri qua-drati, potete servirvi dell’apposita icona,evitando così di passare attraverso il menuformato – carattere – tipo. Alcuni comandipossono essere impartiti anche da tastiera.

Figura 38Desktop con strumenti inutili che riducono lo spazio utile sullo schermo

Figura 39Desktop ideale per determinate attività con la barradegli strumenti orizzontale. Comune impostazione in molti programmi.

Figura 40Desktop ideale per determinate attività con la barra degli strumenti verticale. In questo modo l’altezza dello schermo è interamente occupata daltesto.

36

3.6.2 Come sfruttare al meglio la superficie dello schermo

Molti utenti di notebook si lamentano delfatto che i caratteri di testo sono troppopiccoli. Spesso, il problema è legato allavisualizzazione che è impostata in modosbagliato. Le figure 41 e 42 illustrano questoproblema e vi mostrano come la percentualedi visualizzazione possa influire sulla qualitàdel lavoro al VDT.

3.6.3 L’ufficio senza carta

Oggi si tende a scannerizzare i documentio i moduli manoscritti e a visualizzarli sulloschermo, soprattutto nel settore dei servizi.Questa tendenza comporta enormi probleminel decifrare i dati da rielaborare sulloschermo. Spesso, infatti, con questi sistemii parametri di visualizzazione di ogni docu-mento non si possono impostare separata-mente.

I dipendenti più anziani spesso non sono ingrado di leggere e modificare due fogli A4scritti in maniera compatta su uno schermoda 21 pollici. In questo caso si consiglia diutilizzare due schermi da 15 pollici accosta-ti, in modo che l’operatore possa impostarei diversi parametri di ingrandimento su ognischermo. Varie esperienze nelle aziendeconfermano l’importanza di questa racco-mandazione.

Questo suggerimento non è più validoquando si lavora con gli schermi doppi checonsentono di scorrere gli elementi del testoe di modificare le loro dimensioni separata-mente.

Figura 41Schermo scarsamente sfruttato: troppo spazio inutilizzato ai margini laterali

Figura 42Schermo utilizzato al meglio con caratteri molto più grandi rispetto alla figura 41

37

3.7 Posizione dello schermo

3.7.1 Direzione dello sguardo

Lo schermo deve essere posizionato esat-tamente di fronte all’operatore. Se posto dilato, l’utente è costretto a girare continua-mente la testa o il busto, con conseguenzesull’apparato muscolo-scheletrico (figg. 43,44).

3.7.2 Riflessi

Il modo migliore per valutare correttamenteil tipo di riflesso sugli schermi CRT è proce-dere a monitor spento. Se le lampade dasoffitto o le finestre sono visibili sullo scher-mo, quest’ultimo deve essere spostato inmodo da eliminare le fonti di riflesso (fig. 45).In ogni caso, può essere utile inclinare leg-germente lo schermo in avanti, anche sequesto comporta un peggioramento delconfort visivo. Di solito, si tende ad inclinarloleggermente indietro, anche se così facendosi aumentano i riflessi delle lampade da soffitto. Gli schermi piatti spesso non creanoriflessi.

Per maggiori informazioni su questo argo-mento consultare i capitoli 8.1 e 8.2.

3.7.3 Distanza visiva

La maggior parte delle persone preferisconouna distanza visiva compresa tra 50 e 80 cm.A titolo esemplificativo, la distanza di letturaper un documento cartaceo è tra 40 e 50 cmper una persona con una vista normale. Inogni caso, la distanza tra gli occhi e loschermo non deve mai essere inferiore a 40 cm (ad es. per un notebook con unoschermo da 13 pollici) e non deve maiessere superiore a 90 cm (per uno schermoda 17 pollici). In caso di monitor di maggioridimensioni (ad es. 21 pollici) possono essereindicate distanze maggiori.

Figura 43Direzione dello sguardo sbagliata

Figura 44Direzione dello sguardo corretta

Figura 45Riflessi su uno schermo CRT

38

3.7.4 Altezza di posizionamento

Una delle cause principali dei malesseri fisicial VDT è dovuta alla posizione troppo altadello schermo. Se lo schermo viene appog-giato sull’unità centrale, sicuramente ètroppo alto. Questa brutta abitudine è tuttora molto diffusa (fig. 46).

In condizioni normali, lo schermo deveessere sistemato direttamente sulla scrivania,senza l’ausilio di bracci portaschermo, sca-tole di legno o appoggi in plastica. L’assevisivo dell’operatore deve essere leggermen-te inclinato verso il basso di 30° circa ri-spetto allo schermo. Dal punto di vistaergonomico non è più necessario installareun dispositivo indipendente dal tavolo chepermette di regolare l’altezza dello schermo(figg. 47-49). Solo le persone molto altepreferiscono uno schermo leggermente piùalto.

Figura 46Schermo collocato troppo in alto sull’unità centrale

Figura 47Altezza ottimale per uno schermo tradizionale

Figura 48Schermo collocato troppo in alto

Figura 49Altezza ottimale per uno schermo piatto

39

3.8 Risultati del test

Molto spesso ci chiedono se la Suva eseguedei test sugli schermi e se dispensa consigliagli utenti. Non è così. La Suva non effettuaalcuna verifica tecnica sui monitor e suirelativi accessori, e pertanto non è consen-tito applicare sugli apparecchi un marchiocon la dicitura «testato dalla Suva» o «raccomandato dalla Suva».

Esistono invece riviste specializzate chetestano personalmente gli schermi o li fannotestare da specialisti in materia. I risultativengono poi pubblicati sulla rivista e i lettoripossono trovare informazioni e consigli utiliper orientarsi meglio al momento dell’acqui-sto.

Con le immagini di prova è possibile valutarela qualità di un monitor. Esse consentonoinoltre di trovare le migliori impostazioni intermini di colore, contrasto e retroillumina-zione. Le immagini di prova si trovano anchein Internet.

3.9 Manutenzione

La superficie dello schermo deve esseresempre pulita, priva di impronte o polvereche possono compromettere la qualità deicaratteri. Gli schermi tradizionali possonoessere puliti con uno straccio umido o conappositi detergenti. La manutenzione deglischermi piatti è più delicata in quanto lostrato superiore è molto sensibile alle pres-sioni e ai detergenti. Se si utilizza unostraccio umido, è bene non esercitare unaforte pressione sulla superficie. Molti pro-duttori forniscono unitamente allo schermoun panno in microfibra, simile ai fazzolettiper la pulizia delle lenti di plastica.

40

4.1 Caratteristiche della tastiera

La tastiera è il dispositivo di input più impor-tante in una postazione di lavoro al VDT(fig. 50). Dato che l’utente ne fa un usosistematico e abituale è necessario che latastiera risponda a determinati requisitiergonomici. La tastiera comunemente inuso ricorda, per forma e disposizione deitasti, la vecchia tastiera di una macchina dascrivere. Tuttavia, la sua ergonomicità viene

spesso messa in discussione. Ad esempio,non esiste ancora uniformità a livello inter-nazionale sulla disposizione dei tasti (negliUSA, ad es., la «z» e la «y» sono invertiterispetto alla nostra tastiera).

La separazione tra tastiera e schermo èoggi una realtà nel mondo informatico (fattaeccezione per i notebook). Dal punto divista ergonomico, è consigliabile una tastierapossibilmente bassa. La fila centrale di tastideve trovarsi a meno di 3 cm sopra la super-ficie del tavolo di lavoro, con un’inclinazionein avanti di 5-15° rispetto alla superficieorizzontale.

Se vengono frequentemente immessi datinumerici (ad es. digitazione di calcoli), èopportuno servirsi di un tastierino numericoseparato (fig. 51), che può essere sistematoliberamente sul tavolo, anche a sinistra peri mancini.

La forma della tastiera è cambiata nel tempoallo scopo di ridurre l’affaticamento per manie polsi. Oggi esistono in commercio tastiere separabili in due parti o sagomate(fig. 52-54). In questi casi la disposizionedei tasti non è sempre la stessa di quelladelle tastiere tradizionali, ragion per cuil’utente deve familiarizzarsi con questonuovo tipo di tastiera.

La nozione di «tastiera ergonomica» puòessere fuorviante, in quanto l’utente ha l’impressione che di per sé la tastiera sod-disfi tutti i principi ergonomici. Ma anche unatastiera di questo tipo, se utilizzata ininter-rottamente, non può certo risolvere males-seri fisici preesistenti.

4 Tastiera e mouse

Figura 50Tastiera comune

Figura 51Tastiera separabile con tastierino numerico separato

41

Figure 53, 54Tastiera ergonomica con angolo regolabile e tastierino separato

Figura 52Tastiera ergonomica con angolo fisso

42

4.2 Posizionamento della tastiera

La tastiera deve essere parallela al bordodel piano di lavoro. Tra il bordo e la tastieradeve esserci una distanza minima di 20 cm,in modo da poter appoggiare comodamentele mani e gli avambracci (figg. 50, 51). Letastiere senza filo possono essere collocatein qualsiasi posto.

Un tavolo con ripiano estraibile su cui appog-giare la tastiera offre meno spazio e quindiminore libertà di movimento per l’utente.Anche tenere le braccia piegate all’indietropuò dare luogo a una serie di fastidi.

Con il mouse e lo schermo la tastiera formaun’unica unità. A seconda delle attività puòrivelarsi utile sistemare questi tre elementi inmodo diverso sul piano di lavoro. La foto 57vi dà alcuni spunti utili in questo senso.

Uno degli accessori più utili nella vita quoti-diana è il poggiapolsi. Sistemato davanti allatastiera, esso consente di riposare i polsi neimomenti di pausa o durante la digitazionedi cifre con il tastierino numerico separato.In commercio si trovano poggiapolsi di tuttele forme, per lo più in plastica, con un rive-stimento confortevole al tatto (fig. 58).Periodicamente vanno sostituiti o puliti perevitare che sulla superficie porosa si accu-muli la sporcizia.

Per riposare i polsi esistono anche mousepad con poggiapolsi integrato (fig. 59).

Figure 55, 56Posizione della tastiera sul piano di lavoro senza(fig. 55) e con poggiapolsi (fig. 56)

Figura 57Posizionamento dei vari elementi a seconda delleattività1 Lavoro svolto prevalentemente al VDT2+3 Lavoro svolto prevalentemente con un

documento4 Attività mista

1 2

3 4

43

4.3 Tastiere speciali

La classica tastiera non riesce a soddisfarele esigenze imposte da alcuni programmi ditrattamento testi (layout, desktop publishing)nell’ambiente grafico e CAD. Infatti, le fun-zioni disponibili con i tasti sono limitate.Attribuire quattro funzioni ad un solo tastopuò essere estremamente complicato erichiedere conoscenze specifiche in mate-ria.

La necessità di disporre di ulteriori disposi-tivi di input per lo spostamento del cursoree di altri tasti funzione ha portato all’inven-zione di dispositivi come la tavoletta grafica,il touchscreen, il joystick, il trackball e ilmouse.

4.4 Mouse

Il mouse (fig. 60) ha assunto una notevoleimportanza con l’impiego di particolari pro-grammi di grafica. I modelli in commercio sidifferenziano notevolmente gli uni dagli altri.Possiamo trovare mouse simmetrici o mousespeciali per destrimani o mancini. Inoltre, cisono mouse ergonomici con un design quasiovoidale che permettono di tenere la manoin posizione rilassata. Diversi programmiconsentono anche di attribuire liberamenteai tasti del mouse diverse funzioni (ad es.programmazione dei tasti per mancini).

La maggior parte dei mouse presenti incommercio soddisfano i principi ergonomicidi base. L’aspetto più importante è che lamano sia appoggiata completamente sulmouse senza esercitare alcuna pressionesu di esso. Per questo motivo si consigliaun mouse dalla forma leggermente asim-metrica, adattabile alla forma della mano(questo comporta modelli diversi per mancinie destrimani).

Molti utenti hanno difficoltà nel fare doppioclic con il dito indice. Con i mouse a tretasti è possibile configurare il software delmouse in modo che questa funzione possaessere espletata con il tasto centrale o conil pollice. Esistono anche mouse dotati diuna speciale rotellina per far scorrere i testisullo schermo.

Figura 58Poggiapolsi di vario tipo

Figura 59Mouse pad con poggiapolsi integrato

Figura 60Vari modelli di mouse. I modelli qui rappresentati sono ideati per i destrimani. Alcuni di questi modellisono proposti anche nella versione per mancini.

44

Poiché molte persone si lamentano dei disa-gi causati dall’uso prolungato del mouse,ecco alcuni suggerimenti pratici per ridurretali disagi:

● adattate le funzioni del mouse alle esi-genze individuali. Questo può valere perla velocità di doppio clic, la sensibilità, lavelocità di accelerazione e la modalità divisualizzazione del puntatore;

● sforzatevi di usare il mouse con l’altramano. All’inizio avrete le stesse difficoltàche incontra un destrimane quandocerca di scrivere con la mano sinistra;

● evitate, se possibile, di fare doppio cliccon l’indice;

● servitevi dei cosiddetti shortcut (scorcia-toie) quando ne avete la possibilità. Questicomandi sono uguali all’interno deglistessi gruppi di programmi e sono facilida imparare. Il vantaggio è che in questomodo evitate di passare continuamentedalla tastiera al mouse e questo vi facilitail lavoro.

Sotto il mouse è bene sistemare un tappe-tino, a patto che sul tavolo ci sia lo spazionecessario (fig. 61). Con il mouse ottico sipuò fare a meno del mouse pad, in quantoè sufficiente sistemare un foglio di cartasotto il mouse. Esistono anche mouse senzafili che risolvono una volta per tutte il proble-ma del cavo. Solo l’utente dovrebbe poterdecidere, in base alle proprie esigenze,quale mouse scegliere per il lavoro quoti-diano.

4.5 Manutenzione

Sia il mouse che la tastiera devono esserepuliti periodicamente. Per pulire a fondo latastiera e il corpo del mouse bisogna utiliz-zare un detergente specifico o alcol dena-turato (fig. 62). Potete anche togliere la sferadel mouse e pulire con un pennellino i rulliniinterni. In caso di sporco tenace è neces-sario usare un detergente specifico.

Figura 61Mouse pad con poggiapolsi integrato

Figura 62Tastiera sporca

45

5.1 Importanza del piano di lavoro

Per configurare correttamente un posto dilavoro al VDT è fondamentale tenere contodelle dimensioni e della forma del piano dilavoro (fig. 61).

5.2 Dimensioni

La superficie della scrivania deve garantirespazio sufficiente per lo svolgimento dellenormali attività lavorative. Gli strumenti dilavoro devono essere disposti in modo fun-zionale e flessibile. Il materiale di cui è com-posto il piano non deve essere freddo altatto (evitare metallo, vetro o pietra). Inoltre,deve essere stabile, ossia non deve oscillareo vibrare.

Prima di indicare dimensioni minime valideper una scrivania, occorre innanzitutto fareuna distinzione tra schermi tradizionali eschermi piatti. La figura 64 illustra chiara-mente quanto questo possa incidere sullaprofondità del piano di lavoro.

Negli ultimi anni gli schermi tradizionali hannoassunto dimensioni sempre maggiori e diconseguenza le scrivanie sono diventatetroppo piccole. Prima era possibile lavoraresenza problemi con uno schermo da 14 pol-lici su una scrivania profonda 80 cm. Seinvece mettiamo sullo stesso piano di lavorouno schermo da 17 pollici, la superficiedello schermo sarà ad una distanza massimadi 40 cm dall’utente, il che è del tutto insuf-ficiente.

A livello internazionale, per i piani di lavorosi raccomanda una lunghezza minima di120 cm e una profondità minima di 80 cm(pari ad una superficie di 0,96 m2 ). Dalpunto di vista ergonomico, sarebbe consi-

5 Piano di lavoro

Figura 63Scrivanie ottimali per chi lavora al VDT

Figura 64Raffronto in termini di profondità tra una scrivaniacon schermo piatto e una con schermo tradizionale

46

gliabile un tavolo lungo 160 cm e profondo90 cm (1,44 m2). A seconda delle attività dasvolgere e delle dimensioni delle apparec-chiature può essere necessario avere unasuperficie più grande o più piccola. Riassu-mendo, possono essere ritenuti adeguati iseguenti parametri:

● schermo da 15 pollici: profondità di 80 cm

● schermo da 17 pollici: profondità di 100 cm

Con gli schermi piatti è sufficiente un tavoloprofondo circa 80 cm e lungo 120 cm.

5.3 Altezza

Essendo ogni persona diversa per statura elunghezza degli arti inferiori, risulta difficilepoter indicare un’altezza ideale per il pianodi lavoro. L’altezza di 72 cm (dal pavimentoal bordo superiore) indicata nella direttivaeuropea per le superfici non regolabili è tutt’ora oggetto di discussione.

Il tavolo di lavoro si trova ad un’altezza cor-retta se l’utente riesce ad appoggiare com-pletamente gli avambracci sul piano di lavoroe se le spalle sono rilassate.

Le nuove generazioni sono in media più altedelle vecchie e quindi si consiglia di regolareil piano di lavoro da 68 a 84 cm. Fisiologica-mente parlando, se si lavora continuativa-mente al VDT, è sconsigliabile posizionare ilpiano di lavoro ad un’altezza fissa.

Bisogna preferire sempre le scrivanie rego-labili in altezza e con una leggera pendenzadi 8° circa (simile alle scrivanie inclinate).Già con una leggera inclinazione si ha l’impressione di avere sempre sottocchio lazona di lavoro, consentendo anche di nonaffaticare la schiena. Spesso in un ufficiotroviamo due scrivanie separate, una per illavoro al VDT e l’altra per sbrigare le tradi-zionali mansioni d’ufficio. Nel primo casol’inclinazione non è necessaria, nel secondoconsigliabile.

5.4 Libertà di movimento per gli arti inferiori

L’esperienza ci insegna che le gambe neces-sitano di uno spazio largo come minimo 70 cm e profondo 60 cm all’altezza delginocchio (80 cm alla pianta del piede). Indeterminate condizioni (lunghezza dellegambe, atteggiamento personale, cambiodi posizione, ecc.) si possono tollerare de-viazioni dalla norma fino a 10 cm. L’altezzadisponibile per le gambe dipende dall’altezzadella superficie di lavoro e in nessun casodeve essere ridotta a causa della presenzadi cassetti o di altri oggetti ingombranti (fig. 65).

Figura 65Spazio insufficiente per le gambe

47

5.5 Colore

I colori più indicati per il piano di lavoro sonole tonalità neutre (ad es. grigio, verde obeige) poco riflettenti (grado di riflessionecompreso tra 20 e 50%). La superficie delpiano deve essere opaca.

5.6 Canalina portacavi

Il piano di lavoro deve essere munito di unacanalina portacavi per rimediare al problemadei cavi tipico degli uffici (fig. 66). Se i cavifiniscono in una canalina incassata nel pavi-mento, si evita contemporaneamente ancheil pericolo di inciampare. Inoltre, avete lapossibilità di unire i vari cavi con appositiausili (fig. 67).

5.7 Scrittoio (o scrivania alta)

È sorprendente notare come lo scrittoio,tipico mobile d’ufficio risalente a decenni fa,è ricomparso negli uffici moderni. Passaredalla posizione seduta a quella in piedi puògiovare al fisico, in quanto allevia i disturbilegati alla sedentarietà. Questo si rivela salu-tare soprattutto per le persone in sovrappe-so, in quanto cambiare spesso posizionecomporta un maggior dispendio energeticoe aiuta a vincere la pigrizia, a patto che lepersone dimostrino la volontà di cambiarele proprie abitudini.

Figura 66Groviglio di cavi

Figura 67Cavi tenuti assieme

48

Gli scrittoi tradizionali non sono adatti pergli operatori al VDT. Si devono prediligere,invece, gli scrittoi che con un semplicegesto possono essere trasformati da scri-vanie normali a scrivanie alte (figg. 68-71).L’altezza massima deve essere di 120 cmcirca. Spesso i mobili presenti in ufficiopossono anche fungere da scrittoio (fig. 72).Possono essere utili anche piccoli scrittoiseparati (fig. 73) oppure modelli da aggan-ciare ai piani di lavoro (fig. 74). Sempre piùspesso è possibile trovare negli uffici deimobiletti su ruote che possono fungere dapiani di lavoro (fig. 75).

Per stabilire l’altezza giusta della scrivaniaquando si lavora in piedi bisogna appoggiareil gomito sulla superficie del tavolo tenendoil braccio piegato ad angolo.

Alla domanda «quando bisogna lavorare inpiedi e quando seduti?» si può risponderenel seguente modo:

● quando si svolgono attività eterogenee(lavoro al VDT e pratiche di ufficio) è nor-male restare seduti davanti allo schermocon la scrivania ad un’altezza ottimale elavorare in piedi o seduti per sbrigare lenormali mansioni d’ufficio,

● se si trascorre la maggior parte del tempodavanti allo schermo (ad es. postazioniCAD, call center), l’utente deve avere lapossibilità di scegliere alternativamentetra la posizione seduta e quella in piedi.

Figure 68, 69Scrivania con meccanismo di regolazione elettricoche consente di lavorare sia seduti (fig. 68) che inpiedi (fig. 69)

49

Figura 70Scrivanie moderne con meccanismo di regolazione elettrico per chi lavora in piedi

Figura 71Scrivania moderna con meccanismo di regolazione meccanico per la postazione al VDT [2]

50

Figura 72Piano di lavoro improvvisato in piedi su un armadioa serranda

Figura 74Piccola scrivania agganciabile ad un piano di lavoro più grande

Figura 75Mobile d’ufficio che può fungere da piano di lavoroin piedi

Figura 73Piccola scrivania separata

51

Quando si lavora con una scrivania altal’utente deve poter tenere un piede solleva-to, in modo da consentirgli una posizionenaturale (analogamente alla barra di ferromontata sui banconi di un bar). In ufficiopotete servirvi di un semplice poggiapiedi(fig. 76) o di una risma di carta.

Anche quando si lavora in piedi è importantefare movimento e cambiare spesso posizio-ne (fig. 77).

Figura 76Poggiapiedi sotto uno scrittoio

Figura 77Stare in piedi in modo dinamico

52

6.1 Importanza della sedia

Se si svolgono attività sedentarie per tempiprolungati, una buona sedia deve consentireuna posizione corretta, non affaticare lamuscolatura dorsale e alleggerire il caricosui dischi intervertebrali. Per questo motivo,è estremamente importante scegliere lasedia con le caratteristiche più adatte dalpunto di vista ergonomico (fig. 79).

Quello che conta veramente non è lasedia ergonomica, bensì sedersi in maniera ergonomicamente corretta su una sedia di buona qualità (fig. 78).

6 La sedia

Figura 79Sedie da lavoro idonee

Figura 78Sedersi in modo dinamico su una sedia funzionale

53

6.2 Altezza

L’altezza corretta per una sedia corrispondealla distanza individuale misurata tra l’incavodel ginocchio e il pavimento, compreso iltacco della scarpa e tolti 3 cm, con leginocchia piegate a 90° e la muscolaturarilassata. Per le postazioni con VDT sonoadatte quasi esclusivamente le sedie gire-voli, regolabili in altezza (42-55 cm), dotatedi buona stabilità contro eventuali scivola-menti e ribaltamenti (a cinque razze).

Le rotelle della sedia devono essere adattateal rivestimento del pavimento. In particolarmodo, sui pavimenti rigidi (pietra, parquet,materiali sintetici) è bene scegliere rotelleautobloccanti in modo che la sedia non scivoli via quando ci si alza.

L’altezza della sedia è corretta se gliavambracci in appoggio sul tavolo formano un angolo di 90°.

Se il tavolo non è regolabile, le persone dibassa statura devono aiutarsi con un pog-giapiedi (cap. 7.3) per raggiungere l’altezzaottimale. Al contrario, per le persone digrande corporatura le sedie devono disporredi un tubo centrale allungabile per poterregolare al meglio l’altezza della sedia. Anchein questo caso bisogna adattare l’altezzadel piano di lavoro. Per regolare corretta-mente l’altezza della sedia è fondamentaletrovare l’altezza giusta tra la sedia e il pianodi lavoro. In altre parole, bisogna fare inmodo che l’avambraccio sia appoggiatoorizzontalmente sul piano di lavoro.

Spesso le donne indossano scarpe consuole di diverso spessore. In verità, l’altezzadella sedia dovrebbe essere regolata anchein base a questo fattore. Una soluzionemolto diffusa oggi è indossare scarpecomode da utilizzare solo in ufficio.

In casi eccezionali (persone di bassa staturao in sovrappeso) occorre trovare soluzioniindividuali.

6.3 Piano della sedia

Sono consigliate le sedie con un sedile leg-germente concavo, ma che non si adattaperfettamente al corpo, aventi profonditàda 38 a 44 cm e larghezza da 40 a 48 cm.L’imbottitura deve impedire qualsiasi com-pressione, mentre il rivestimento deve esserein materiale traspirante (ad es. in fibre natu-rali o miste, di tipo antistatico). Le personedi bassa statura hanno spesso difficoltà asedersi correttamente su una sedia a causadella profondità del sedile. In questi casi sideve preferire un sedile più corto (ad es. 35 cm). Con determinati modelli è possibileregolare la profondità del sedile e questorappresenta un vantaggio. Inoltre, è beneche la sedia sia munita di un meccanismoche consenta un’inclinazione in avanti dicirca 2° e all’indietro di 14° rispetto all’oriz-zontale. Il bordo anteriore del sedile deveessere leggermente arrotondato per evitarela compressione dei vasi sanguigni e deinervi delle gambe.

I cuscini a cuneo, molto usati ancor oggi,possono aumentare il confort di una vecchiasedia priva di un dispositivo di inclinazione.A dire il vero, sarebbe meglio sostituire lesedie di questo tipo. Se i cuscini a cuneovengono utilizzati con una sedia di modernagenerazione, l’angolo tra il piano del sedilee lo schienale non corrisponderebbe più dalpunto di vista ergonomico e quindi è megliofarne a meno.

6.4 Schienale

Secondo gli ultimi studi condotti nel campodella fisiologia del lavoro, lo schienale dellasedia per ufficio deve avere un’altezza di 50 cm circa al di sopra del sedile. A 10-20 cm lo schienale deve essere dotatodi un’imbottitura a sostegno della regionelombare e deve essere leggermente sago-mato nella parte alta. Molte sedie hanno loschienale regolabile in altezza a beneficiodella regione lombare. Inoltre, lo schienaledeve poter essere inclinato e bloccato unavolta raggiunta la posizione desiderata. Sisono dimostrate adeguate le sedie che permettono di inclinare tutta la struttura delsedile.

54

Oggi negli uffici si trovano quasi esclusiva-mente sedie dotate di un meccanismo chepermette di adattare il corpo alla sedia con-sentendo una posizione seduta «dinamica»e correttamente bilanciata. In questo modo,lo schienale non è bloccato in una posizionefissa ma asseconda i movimenti naturali delcorpo quando ci si piega in avanti o all’in-dietro, contribuendo anche a rafforzare imuscoli della schiena. È importante tuttaviache il meccanismo di molleggio sia adattatoal peso corporeo.

I lavoratori dell’area asiatica hanno unaschiena piuttosto diritta rispetto a quelladegli europei (ossia con una curvatura a S meno pronunciata) e quindi hanno diffi-coltà a sedersi sulle nostre sedie.

6.5 Braccioli

Avere una sedia con i braccioli lunghi èalquanto sconveniente per chi lavora al VDT.Per questo motivo si preferiscono i bracciolicorti, anche se nella maggior parte dei casise ne sconsiglia addirittura l’uso. Disporredi braccioli corti non porta alcun beneficiosignificativo per gli addetti al VDT, in quantoservono semplicemente come aiuto persedersi e rialzarsi. Se una sedia dispone dibraccioli, questi devono essere regolabili inaltezza. È importante invece che davantialla tastiera l’operatore possa disporre di un

appoggio per gli avambracci o il palmo dellemani.

Per non affaticare le braccia quando si la-vora con la tastiera ci sono varie soluzioni.In alcuni casi potrebbe essere utile fissareun appoggio direttamente sul bordo dellascrivania (fig. 80).

6.6 Sedie alternative

In alternativa alla classica sedia da ufficio daun po’ di tempo vengono proposte nuovesedie. Rispetto ad un tipo di seduta passiva,il pallone-sedia consente di sedersi in modoattivo (fig. 81). Alcune indagini hanno dimo-strato che il carico sulla schiena è elevato acausa della mancanza dello schienale (stati-cità dei muscoli della schiena) e che non èdimostrabile un reale esercizio muscolare.Lo stesso vale per le sedie che consentonodi appoggiare le ginocchia, in quanto pos-sono manifestarsi problemi in questa partedel corpo, per non parlare del pericolo difarsi male quando ci si alza. Si sconsiglianoquindi questi due tipi di sedie per periodiprolungati, ma è consigliabile usare queste

Figura 80Appoggio per l’avambraccio da fissare liberamentesul piano di lavoro

Figura 81Pallone-sedia

55

sedie alternandole ad una normale sedia daufficio.

A causa del materiale di fabbricazione i palloni-sedia sono facilmente soggetti adusura. Per evitare infortuni devono esseresostituiti dopo 7-8 anni.

Per chi lavora alla scrivania esistono parti-colari sedili che possono dare qualchebeneficio (figg. 82, 83). Queste sedie ven-gono utilizzate soprattutto come sediebasculanti, ossia senza un appoggio fissocome una normale sedia.

Negli ultimi tempi molti costruttori di sediehanno presentato le loro speciali creazioni,ideate esclusivamente per chi soffre di graviproblemi alla schiena. Queste sedie nonpossono essere valutate senza una verificaconcreta. Si consiglia pertanto di provarleper un periodo relativamente lungo (minimo2 settimane) per valutarne pregi e difetti.

Figura 82Sedersi su uno sgabello basculante

Figura 83Sedersi su uno sgabello fisso

56

6.7 Come regolare e usare correttamente la sedia

La realtà spesso ci mostra casi sconcertanti:la maggior parte dei lavoratori che usa unamoderna sedia da ufficio non si preoccupaaffatto di regolarla correttamente. Spessonon hanno la più pallida idea di come debbaessere adattata alla corporatura o al pesodella persona. Motivo per cui anche chi di-spone di una sedia moderna spesso accusavari fastidi.

I fornitori di sedie per ufficio sono tenutiad informare correttamente i clienti (utenti,direzione aziendale, ergonomi) sulla corret-ta regolazione dei loro prodotti fornendo ladocumentazione adeguata.

Appello ai lavoratori sedentari

Tutti coloro che usano una sedia devonoresponsabilizzarsi e capire che i problemimuscolari possono essere risolti sedendosiin maniera corretta e non con misure ditipo passivo!

Esistono sedie che possono essere regolatedall’utente con una serie di manopole oleve. Altri modelli, invece, richiedono l’aiutodi una persona per regolare correttamentel’altezza dello schienale (fig. 84).

6.8 Durata di una sedia

Possiamo ritenere che una sedia di buonaqualità sottoposta ad un uso intenso possadurare fino a 8-10 anni. Dopo questo perio-do di tempo l’elasticità dell’imbottitura tendea diminuire, la stoffa mostra i primi segni diusura, mentre varie parti meccanichecominciano a non funzionare più come sideve. Certo, le sedie possono essere ripa-rate, ma difficilmente possono essere rimes-se completamente a nuovo. Inoltre, essendola riparazione un’operazione relativamentecostosa, è necessario valutare caso percaso l’eventualità di una sostituzione.

Negli uffici è in voga una cattiva abitudine,ossia passare le sedie vecchie e difettose alpersonale delle officine. Ma anche questacategoria di lavoratori ha diritto ad unasedia di buona qualità e funzionante. Perchi lavora nelle officine o nella produzioneesistono sedie speciali, di tipo robusto, chesoddisfano gli stessi parametri ergonomiciimposti per una normale sedia da ufficio.

6.9 Come scegliere la sedia giusta

Il mercato attuale offre una vasta gamma disedie per ufficio. Ogni produttore presentala propria filosofia e si avvale della collabo-razione con ergonomi di fama. In questasede non approfondiremo ulteriormentequesta tematica.

Se dovete acquistare una sedia da ufficio èbene osservare i seguenti punti:

● se si effettua una prova individuale, questadeve durare come minimo una settimana,in modo che la sedia si adatti alle carat-teristiche dell’utente;

● l’utente deve avere la possibilità di sce-gliere come minimo tra due modelli;

● bisogna tener conto della statura dellapersona a cui è destinata la sedia;

● con il fornitore bisogna stabilire qualiistruzioni dare alle persone interessate.

Figura 84Per regolare correttamente una sedia bisognachiedere una mano

57

7.1 Unità centrale

L’unità centrale, a posizionamento orizzon-tale (desktop) o verticale (tower), è accantoallo schermo la componente più importantedi una postazione di lavoro con VDT. Essen-do un elemento poco utilizzato (a meno chenon si debba inserire un CD o un dischettonel corrispondente lettore) il case dovrebbeessere collocato sotto il tavolo, rispettandoin ogni caso lo spazio necessario per ilmovimento delle gambe. Anche i desktopcase si possono mettere verticalmentesenza particolari problemi. Per determinatimodelli vengono forniti in dotazione partico-lari piedini di appoggio (fig. 85). In ognicaso l’unità centrale deve essere assicuratacon una fascia al piede del tavolo per evitareche possa cadere.

Già nel cap. 3.7.4 è stato detto che permotivi ergonomici l’unità centrale non deveessere usata come appoggio per lo scher-mo, in quanto quest’ultimo risulterebbetroppo alto. Ma per motivi di spazio moltiutenti sono costretti ad optare per questasoluzione scomoda, che presenta ulteriorisvantaggi: l’unità centrale è rumorosa

(a causa della ventola e del disco fisso) edemette una corrente d’aria fastidiosa.

Al momento di acquistare un nuovo PCbisogna considerare l’eventualità che il casepossa essere collocato sotto il piano dilavoro e che il ventilatore integrato sia pocorumoroso.

7.2 Documenti e portadocumenti

7.2.1 Considerazioni generali

Ad una postazione di lavoro con VDT spessosi lavora con documenti scritti o stampati,spesso meno leggibili di quelli visualizzatisullo schermo. Per evitare di affaticare inu-tilmente la vista è necessario che i docu-menti di lavoro osservino precisi requisiti intermini di qualità.

7.2.2 Qualità dei documenti

Tra il testo scritto e la carta deve esserci unsufficiente contrasto. Inoltre, i bordi deicaratteri devono essere nitidi. Mettere idocumenti in una cartellina di plastica tra-sparente, fare cattive fotocopie e copie car-bone è del tutto inadeguato. L’altezza deicaratteri non deve essere troppo piccola(mai inferiore a 2 mm) e anche l’interlineadeve essere adeguato. I caratteri coloratisono ammessi solo in casi eccezionali. Seinvece è la carta ad essere leggermentecolorata (verde, azzurro, grigio, marrone,giallo) non ci sono problemi, anche se bisogna comunque evitare i colori troppovivaci.

Quando si lavora con testi molto lunghibisogna considerare la possibilità di scan-nerizzare il testo cartaceo e di usare unprogramma per il riconoscimento testuale.

7 Le altre componenti della postazione al VDT e posti di lavoro speciali

Figura 85Unità centrale (o case) collocata sotto il tavolo

7.2.3 Portadocumenti

Il portadocumenti (fig. 86) si rivela estrema-mente utile soprattutto quando si lavoracon un documento scritto. Il leggio porta-documenti deve essere posizionato libera-mente e regolabile sia in altezza che in incli-nazione (30-70° rispetto all’orizzontale).Deve essere facile da usare, altrimenti si saper esperienza che non verrebbe utilizzato.Un accessorio utile per facilitare la letturadel testo è il righello azionabile a pedale.

L’inclinazione del documento deve corri-spondere più o meno all’inclinazione delloschermo. Inclinando il foglio di circa 60°rispetto al piano orizzontale è possibile – aseconda dell’illuminazione – ridurre dellametà la luminanza della superficie del

58

Figura 86Leggio portadocumenti con tre regolazioni (posizione, altezza e inclinazione) per fogli A4 (sinistra) e A3 (destra)

foglio. In questo modo si riescono ad otte-nere condizioni di luminanza favorevoli dalpunto di vista fisiologico.

Quando si è costretti a spostare frequente-mente lo sguardo dallo schermo al docu-mento di lavoro, bisogna fare in modo chela distanza di lettura del testo da digitare equella dello schermo siano possibilmenteuguali. In questo modo, si evita di accomo-dare continuamente gli occhi. Per non affa-ticare una parte dei muscoli oculari, sia ildocumento che lo schermo devono essereil più possibile vicini. Oggi si trovano incommercio dei portadocumenti che posso-no essere fissati direttamente sullo schermo.Se lo sguardo si sposta di frequente tra ildocumento e la tastiera, il documento deveessere posizionato il più possibile vicino aquest’ultima.

59

7.3 Poggiapiedi

Lo spazio naturale per i piedi sotto la scri-vania è di 80x80 cm. Tuttavia, i poggiapiedidi queste dimensioni non sono ancora moltodiffusi, nonostante siano la migliore soluzionedal punto di vista ergonomico.

In linea di massima, prima di scegliere unpoggiapiedi bisogna tenere conto della lun-ghezza delle gambe e delle esigenze indivi-duali. Il poggiapiedi ideale dovrebbe esserelargo non meno di 45 cm e profondo comeminimo 35 cm, con un’inclinazione chevaria da 0 a 20° e regolabile in altezza entroun margine di 15 cm. Tuttavia, un poggia-piedi di queste dimensioni riduce la libertàdi movimento delle gambe. Per evitare chepossa scivolare è sufficiente collocare sottodi esso una base antisdrucciolo o fissarlo altavolo di lavoro (fig. 87).

Sono da evitare i poggiapiedi piccoli, suiquali lo spazio è limitato ai piedi – appoggiatisu un tubo o una barra – (fig. 88).

Se si lavora con un dittafono, il comando apedale deve essere integrato nel poggiapiedi.Esistono varie ditte che offrono questa pos-sibilità.

7.4 Postura

In numerose pubblicazioni quando si parladi postura corretta al VDT si identifica senzaalcuna motivazione fisiologica quella con iltronco eretto. In realtà, alcune indagini svoltedal PF di Zurigo hanno rilevato che circa il90% degli addetti al VDT assume sponta-neamente una posizione più o meno incli-nata all’indietro e questo contribuisce adalleviare il carico sulla schiena. Altre indaginisvolte in Svezia hanno messo in luce cheun’inclinazione molto pronunciata all’indietro(fino a 120°) riduce la pressione sui dischiintervertebrali e alleggerisce la staticità deimuscoli della schiena.

Per evitare posture forzate e i malesseri fisiciche ne derivano, occorre prestare attenzionealla posizione di testa, braccia, mani e piedi.Questo è possibile solo regolando le diversecomponenti della postazione di lavoro(altezza, inclinazione, ecc.). È quindi impor-tante dal punto di vista fisiologico configu-rare correttamente la postazione di lavoro,perché se essa impedisce al corpo di assu-mere una postura naturale e rilassata, allalunga possono sorgere vari disturbi fisici.

Figura 87Poggiapiedi

Figura 88Poggiapiedi inadatto

7.5 Stampante

7.5.1 Tecnologie in uso

Anche le stampanti influiscono sulla qualitàdella postazione al VDT. Solitamente sidistingue tra le seguenti tecnologie:

Stampante ad aghi (o a matrice di punti)

Questa tecnologia datata, ma veloce, vieneutilizzata soprattutto quando si devonostampare moduli o fatture su carta continuaa ricalco (originale e copie). Molte vecchiestampanti ad aghi sono rumorose.

Stampante a getto di inchiostro

La stampante a getto di inchiostro, spessoa colori, è silenziosa, ma abbastanza lenta.Non dà alcun problema sul posto di lavoro.

Stampante laser

Le stampanti laser sono oggi molto diffuse.Veloci, semplici nella manutenzione e conuna buona qualità di stampa, vengonospesso utilizzate come stampanti di rete inuna versione ad elevate prestazioni.

Una stampante laser può essere paragona-ta, dal punto di vista tecnico, ad una nor-male fotocopiatrice. Anche i problemiriscontrati sono simili ad entrambi i sistemi:sviluppano calore dall’interno e il raggiolaser per la creazione delle immagini emettetracce di ozono (anche se oggi molte stam-panti integrano un filtro per ridurre tali emis-sioni). Le stampanti di nuova generazionepassano in modalità stand-by dopo undeterminato tempo di inattività con conse-guente risparmio energetico e riduzione delrumore.

7.5.2 Posizione della stampante

Quando si configura la postazione di lavorobisogna anche considerare la collocazionedella stampante.

Le stampanti individuali, ossia dedicate allastampa di documenti di un singolo dipen-dente, possono essere collocate nelleimmediate vicinanze del posto di lavoro. Danon trascurare è la direzione del flussod’aria proveniente dalla ventola di raffredda-mento.

Le stampanti di rete (per lo più a laser adelevate prestazioni e molto usate) nondevono essere poste in prossimità dei postidi lavoro, bensì in locali attigui (ad es. corri-doio, archivio, magazzino, fig. 89), comeper le fotocopiatrici (fig. 90). In questomodo, si esclude il problema del rumore edel calore sviluppato dalle apparecchiaturelaser. Inoltre, si evita anche il problemadelle emissioni di ozono che nelle personesensibili possono causare fastidiose irrita-zioni agli occhi. Le ultimissime stampantisono già dotate nella versione standard dispeciali filtri (ad es. a carbone attivo), volti aridurre sensibilmente le emissioni di ozono.Sarebbe opportuno equipaggiare anche imodelli più vecchi con gli stessi filtri.

60

Figura 89Stampante di rete in un corridoio

Figura 90Fotocopiatrice in una piccola stanza attigua

61

Le stampanti ad aghi rumorose possonoessere dotate di una campana insonoriz-zante, qualora non possano essere allonta-nate dall’ufficio per motivi tecnici.

7.6 Stazioni di lavoro CAD

In linea di massima tutte le considerazionifatte sinora valgono anche per le stazioni dilavoro CAD. Trattandosi di un tipo di attivitàin cui lo schermo è utilizzato in modo siste-matico e abituale, è ancora più importanterispettare le raccomandazioni formulate inmateria di illuminazione e arredi.

7.6.1 Modalità di lavoro

Una differenza sostanziale rispetto al disegnotradizionale di un progetto consiste nel fattoche il costruttore vede soltanto un estrattodel piano. Per questo motivo è importanteche il disegnatore disponga di uno schermosufficientemente grande.

Per visualizzare sullo schermo linee sottili èimportante disporre di uno schermo conuna buona risoluzione. Una risoluzione di1600 x 1440 è lo standard per gli schermitradizionali da 21 pollici, 2058 x 1544 èaddirittura possibile con la maggior partedegli schermi. Gli schermi piatti reperibilioggi sul mercato non possono essere all’altezza in quanto uno schermo piatto da18 pollici ha una risoluzione di 1280 x 1024.Si possono quindi prevedere ulteriori sviluppinelle tecnologie dei videoterminali.

7.6.2 Illuminazione dei locali

Una stazione di lavoro CAD comporta unintenso impegno visivo e per leggere cor-rettamente il contenuto sullo schermo sirichiedono elevati requisiti. A complicare iltutto c’è il fatto che si utilizzano piani il cuicontenuto è riprodotto con caratteri moltopiccoli. Per questi motivi l’illuminazionedeve essere uniforme e senza abbaglia-menti, adattabile alle esigenze dell’utente.Per illuminare in maniera ottimale la superfi-cie di lavoro si consiglia di utilizzare unamoderna lampada da tavolo.

Le postazioni CAD si trovano spesso invecchi uffici dove l’impianto di illuminazionenon è del tutto soddisfacente. Per migliorarele condizioni di lavoro, una delle primemisure da attuare è installare delle lampadead illuminazione indiretta (capitolo 8.3).

Solo in casi eccezionali per evitare i fenomenidi abbagliamento occorre montare un filtrosu uno schermo da 21 pollici. Se possibile,lo schermo deve essere spostato o l’illumi-nazione deve essere adeguata. L’impiego diuno schermo piatto per applicativi CAD puòmigliorare di gran lunga le condizioni dilavoro.

7.6.3 Arredi di ufficio

Una postazione CAD con uno schermo digrandi dimensioni richiede necessariamenteun tavolo di dimensioni adeguate. Ladistanza di visualizzazione per uno schermoda 21 pollici può variare da 60 a 100 cm.Questo significa che anche il tavolo di lavorodeve avere una determinata profonditàoppure disporre di un sostegno specialeper lo schermo (braccio girevole di portataadeguata, lo schermo non deve comunqueessere troppo in alto).

Di notevole importanza è anche l’altezza deltavolo da lavoro. Ultimamente si tende aprivilegiare la postazione di lavoro in piedi equesto consente all’utente di scegliere selavorare in piedi o seduto. L’altezza deveessere facilmente regolabile, mentre laregolazione per lo schermo e il tavolo dilavoro può essere separata (figg. 91, 92).Uno sgabello alto ad una postazione dilavoro in piedi consente l’utilizzo di tavoli, lacui regolazione in altezza può essere realiz-zata in modo meno complesso. L’altezzaideale di seduta è regolata preferibilmentecon lo sgabello.

62

Figura 92Ufficio di progettazione con scrivanie regolabili in altezza

Figura 91Moderna scrivania CAD

63

7.7 Call center

7.7.1 Funzionamento

In un call center sono impiegati degli opera-tori (addetti) che ricevono o effettuano tele-fonate con i clienti (fig. 93). A gestire questanuova tipologia di servizio sono alcune orga-nizzazioni che vogliono curare in modo par-ticolare i rapporti con la clientela. Questoservizio consiste nel rispondere in modorapido ed efficiente a richieste di ogni tipo.

Al telefono l’umore di un addetto viene percepito immediatamente dal chiamante,tanto da influire sul suo comportamento.Per questo motivo è fondamentale che gliaddetti ai call center lavorino in condizioniottimali.

Operando quasi esclusivamente con stru-menti di informazione elettronici, per gestirel’enorme mole di dati ogni stazione di lavorospesso utilizza due schermi.

In Svizzera esistono centinaia di call centerdi varie dimensioni; la maggior parte di essiopera nel settore delle telecomunicazioni edei servizi (banche, assicurazioni, ricerchedi mercato).

7.7.2 Progetto ergonomico

Per motivi economici è consigliabile proget-tare un call center secondo i principi ergo-nomici. A tale proposito, devono essereconsiderati i seguenti punti:

● ubicazione

● superficie necessaria

● microclima

● illuminazione

● acustica

● arredi adattabili individualmente

● tecnologie informatiche intuitive

● impianto telefonico a viva voce

● orario di lavoro e regolamentazione dellepause

● organizzazione del lavoro

● retribuzione

Secondo alcune indagini, se si prendono inesame tutti questi aspetti, i costi aggiuntiviincidono per il 2%, mentre nella miglioredelle ipotesi si può ottenere un incrementodella produttività dal 5 al 10%.

Figura 93Moderno call center

Nei call center sono soprattutto i fattori psicologici ad incidere maggiormente sullasoddisfazione degli operatori. I più impor-tanti sono:

● attività monotone e ripetitive (costanteconcentrazione e monotonia)

● margine di azione e di tempo

● clima sociale

● clienti di cattivo umore

● controllo invasivo sull’attività svolta

La consulenza di un esperto (psicologo dellavoro) può aiutare a trovare una soluzioneai problemi sopra citati.

7.7.3 Applicazione dei principi ergonomici

Non esiste un progetto unico per la proget-tazione di un call center, in quanto ogniazienda si differenzia dalle altre. Si trattapur sempre di postazioni al VDT, ma le condizioni lavorative sono particolarmentegravose.

Questo significa che i principi enunciatifinora per la corretta organizzazione deiposti di lavoro devono essere applicati a360° in un call center.

Le scrivanie regolabili in altezza per il lavorosia da seduti che in piedi, le sedie modernee gli schermi piatti fanno parte dell’arreda-mento di base di molti call center.

Il più importante fattore di successo per uncall center è il benessere generale dei suoioperatori. Il benessere è la migliore ricettacontro il tasso di fluttuazione e le assenzeper malattia, due dei problemi più seri perun call center. Progettare in maniera ergo-nomicamente corretta un call center rivestequindi un ruolo decisivo.

Per maggiori informazioni su questo argo-mento potete visitare il sito Internetwww.ccall.de (in tedesco).

7.8 Centrali di comando e stazioni di controllo

7.8.1 Funzionamento

Presso le centrali di comando e le stazionidi controllo (figg. 94, 95) il VDT è usato inparte in modo sistematico e abituale. Alcuniesempi:

● controllo del traffico da parte della polizia(ad es. nei tunnel)

● direzione del traffico ferroviario (FFS e ferrovie private)

● sedi di controllo di aziende di trasportoregionale

● centrali idrauliche e atomiche

● controllo dello spazio aereo (civile e militare)

● sala comandi di grandi stabilimenti indu-striali (ad es. industrie alimentari, chimiche,della carta e dell’edilizia)

Tutte le postazioni di lavoro elencate quisopra hanno in comune le seguenti caratte-ristiche:

● si lavora 7 giorni su 7, 24 ore su 24,

● varie persone utilizzano lo stesso postodi lavoro e le stesse infrastrutture,

● il dispatcher ha una grande responsabilitàper quanto riguarda la sicurezza, l’affida-bilità e la redditività del sistema,

● le situazioni di forte stress si presentanosoprattutto in caso di guasti o di eventiimportanti.

Configurare in maniera ergonomica l’am-biente e la postazione di lavoro deve per-tanto ridurre questi fattori di disagio per ilavoratori.

64

65

Figure 94, 95Sala comandi di una grande centrale elettrica [3]

7.8.2 Progetto ergonomico

Sia che si tratti di impianti esistenti o in corsodi progettazione, è importante osservare iseguenti punti per valutare correttamenteuna centrale di comando e di controllo:

● illuminazione (monitor, display, impianti divideoproiezione su grande schermo)

● sedie facilmente regolabili di diversimodelli

● tavoli regolabili in altezza

● microclima

● se necessario, occhiali da lavoro adattatialle esigenze del singolo

● acustica e comunicazione in caso diguasti

● impianto a viva voce, se si comunicaspesso per telefono o via radio

● organizzazione del lavoro

● orario di lavoro e regolamentazione dellepause

● retribuzione

I fattori psicologici svolgono un ruolo impor-tante, così come avviene per i call center,anche se in questo caso ci sono altri aspettida considerare:

● leggi della percezione

● clima sociale, affrontare in modo aperto iconflitti

● attività monotone e ripetitive (ad es.durante le operazioni di sorveglianza)

● regolari esercitazioni per affrontare situa-zioni di crisi

Anche in questo caso uno specialista puòessere di valido aiuto.

7.8.3 Applicazione dei principi ergonomici

Le centrali di comando e le stazioni di con-trollo sono una vera e proprio sfida per iprogettisti. Tutti gli aspetti ergonomici, tecnici e strutturali devono essere perfetta-mente coordinati. Tenuto conto delle elevateprestazioni richieste agli addetti ai lavori, èestremamente importante che questepostazioni di lavoro siano concepite comedescritto in questa pubblicazione (vedi anchecap. 7.7.3).

66

7.9 Configurazione di una postazione al VDT per disabili

L’integrazione nel mondo del lavoro dellepersone disabili ha messo in evidenza lanecessità di adattare le condizioni di lavoroal tipo di disabilità da cui è affetto il lavorato-re. I progressi tecnologici nel campo infor-matico, l’introduzione di vari sistemi di soft-ware e di ausili tecnici possono compensareil divario tra le persone disabili e gli altri. Perconcepire in modo ergonomico e a misuradi disabile un posto di lavoro occorre equi-paggiarlo con arredi speciali, attrezzature dilavoro e ausili tecnici specifici per il tipo didisabilità. Solo in questo modo si possonoabbattere le barriere strutturali. Questoconsente ai disabili di operare in modo effi-ciente, di poter comunicare senza impedi-menti con i clienti e di servirsi del PC inmaniera ottimale.

Per ulteriori informazioni su questo argomento rimandiamo al sito Internetwww.ccall.de/ergebnisse (in tedesco).

7.10 Postura: regole generali

Come hanno sottolineato molti specialisti, lapostura preferita per chi lavora al VDT èquella con il corpo inclinato all’indietro (fig. 96).

La regolazione dei singoli elementi che com-pongono la postazione di lavoro deve tenereconto non solo della mansione, ma anchedella corporatura del lavoratore (fig. 97).

Da alcune indagini è emerso che per il 90%della popolazione la statura è compresa trai seguenti parametri:

● 150-172 cm per le donne

● 160-184 cm per gli uomini

Per le persone molto piccole o molto grandiè necessario adottare misure particolari. Gliaddetti al VDT devono essere adeguata-mente informati su come regolare in manieraottimale i singoli componenti della postazionedi lavoro e sulla corretta postura da tenere.

Molti datori di lavoro non esitano a investireingenti somme di denaro in componentihardware e software, senza pensare mini-mamente alle regole ergonomiche più ele-mentari. I costi per un tavolo di lavoro dibuona qualità e una sedia moderna conuna vita utile da 10 a 15 anni rappresentanosolo una minima parte di quanto viene inve-stito in un sistema EED. Al momento didecidere il budget questi aspetti dovrebberoessere presi in seria considerazione. Spessosi discute a lungo se sia il caso di investire75 franchi per un poggiapiedi e 20 franchiper un poggiapolsi per migliorare le condi-zioni di lavoro di un dipendente. Se si pensaai costi della discussione e se si mette aconfronto il costo materiale con il salarioorario della persona interessata, ci si rendeconto dell’inutilità di queste discussioni.

La direzione di un’azienda deve designareun responsabile per l’ergonomia, con l’incarico di progettare e configurare iposti di lavoro, adattarli alle esigenze deilavoratori ed effettuare i necessari controlli.

67

Figura 97Regolazione dei singoli componenti di una postazione al VDT

Figura 96Postura preferita al VDT

68

8 Illuminazione

8.1 Requisiti

8.1.1 Illuminamento

Le principali operazioni che l’apparato visivoè chiamato a svolgere al VDT impongonoparametri quasi del tutto opposti in terminidi illuminazione. Se dobbiamo leggere undocumento o fissare la tastiera si deve pre-ferire un livello di illuminamento piuttostoelevato, mentre per leggere le informazionisullo schermo è fondamentale il contrastotra i caratteri e lo sfondo. Questo contrastosi riduce con l’aumentare dell’illuminazionenel locale di lavoro a causa della sovrappo-sizione delle sorgenti luminose e questovale soprattutto per gli schermi tradizionali.

L’illuminazione del locale deve essere tale da poter leggere senza difficoltà ildocumento e da non avere una riduzionedel contrasto sullo schermo.

Poiché la luminanza sul testo da digitaredeve essere compresa idealmente tra 100 e 200 cd/m2, il valore minimo di illumi-namento orizzontale deve essere pari a 500 lux. Gli schermi di buona qualità soddi-sfano questi parametri. Le linee guidadell’Associazione svizzera per l’illuminazionee la norma DIN 5035 suggeriscono un valoredi 500 lux. L’utente deve comunque averela possibilità di regolare il livello di illumina-mento a livelli più bassi (consigliabile quandosi utilizzano vecchi schermi o per i dipendentiabituati a questo sistema).

L’illuminamento ideale dipende dal tipo diattività svolta al VDT. Se passiamo la mag-gior parte del nostro tempo a visualizzaredati sullo schermo, 300 lux possono bastare.Valori superiori fino a 1000 lux sono indicatiper le persone ipovedenti o anziane. Perevitare una riduzione fastidiosa del contrastosullo schermo, questi valori di illuminamento

dovrebbero essere ottenuti solo localmente,ad es. con una lampada da tavolo. Unamaggiore quantità di luce può innalzare illivello dell’attenzione e di conseguenzaaumentare il rendimento.

Le lampade da soffitto, a luce indiretta e dalavoro possono raggiungere teoricamentelo stesso grado di illuminamento (non valeper la luminanza nell’ambiente). A secondadel tipo di illuminazione applicato l’impres-sione del locale che ne risulta è diversa.

8.1.2 Colore della luce

Per le lampade fluorescenti il colore indica-to è il «bianco neutro» o il «bianco caldo»;quest’ultimo risponde meglio alle attuali esigenze di confort e crea una piacevolecolorazione ambientale. Con il bianco caldosi compensano inoltre i disagi dovuti adun’illuminazione carente.

69

8.1.3 Grado di riflessione del locale

Il grado di riflessione incide in modo deter-minante sulla diffusione della luce nel locale.Per questo motivo si raccomanda di rispet-tare i seguenti valori di riferimento:

● soffitto 70-80%

● pareti e divisori 40-60%

● pavimento 30-50%

● tende 50-70%

● arredi d’ufficio 30-50%

Molto importante è la capacità di riflessionedel soffitto, soprattutto nei casi in cui sidebba ricorrere all’illuminazione indiretta oad una combinazione di lampade a lucediretta/indiretta.

Buona (fig. 98) e cattiva (fig. 99) ripartizione della luminanza sul posto di lavoro al VDT.I numeri nei cerchi indicano la luminanza espressa in cd/m2.

Figura 98 Figura 99

tra schermo e foglio 1 :1,8 1 :1,6

tra schermo e tavolo 1 :1,4 1 :4,5

tra schermo e sfondo 1:1,4 1 :41

150

180

4’500

110

110

60

150 500

Figura 98 Figura 99

lI contrasto è compreso tra i seguenti valori:

8.1.4 Ripartizione della luminanza sul posto di lavoro

Il rapporto massimo consentito tra lo schermo e il documento da digitare è di 1 :10 (contrasto delle luminanze dellesuperfici). Lo sfondo deve avere una lumi-nanza non superiore a quella del foglio.Purtroppo, nella pratica questo valore vienespesso superato (figg. 98, 99).

Da alcune inchieste è emerso che le lumi-nanze considerate gradevoli sono quellecomprese tra 100 e 300 cd/m2 per il soffittoe tra 50 e 100 cd/m2 per le pareti.

8.1.5 Riflessi

Le lampade devono essere scelte e posi-zionate in modo da evitare il più possibile laformazione di riflessi sulla superficie delloschermo (fig.100). Non bisogna dimentica-re che si devono evitare anche i riflessi sullesuperfici orizzontali (ad es. tastiera, bustetrasparenti o carta lucida) e che sia il soffittoche le pareti devono essere sufficientementeluminosi.

70

Figure 101, 102L’occhio umano non è in grado di osservare contemporaneamente lo schermo e lo sfondo. Neppure una foto può farlo!

Le finestre che, come sorgenti di luce, nonpossono essere completamente oscurate,rappresentano una superficie luminosa epertanto devono essere considerate almomento di posizionare il VDT.

8.1.6 Sfarfallio

I moderni alimentatori ad alta frequenzaconsentono non solo l’emissione di lucepriva di sfarfallio, ma alcuni tipi possonoanche regolare l’illuminamento a secondadelle necessità. Inoltre, è anche possibileincorporare un meccanismo per adattare laluce della lampada a quella solare, connotevole risparmio energetico.

8.2 Luce diurna

Alle nostre latitudini la luce diurna è inade-guata ad illuminare i posti di lavoro al VDT,in quanto è soggetta ad elevate oscillazioni(valori massimi in prossimità delle finestreanche senza luce solare diretta, fino a 10000 Iux). Poiché la maggior parte degliuffici con VDT ha come minimo una finestra,bisogna considerare i seguenti aspetti:

Figura 100Riflesso di un corpo luminoso sullo schermo

71

● davanti e dietro lo schermo non devonoesserci finestre. Se il monitor viene postodavanti alla finestra, è possibile osservaresoltanto lo sfondo o lo schermo, in quantol’occhio può adattarsi solo su uno di essi(figg.101, 102). Il valore di riferimento di1 :10 indicato al cap. 8.1.4 viene supera-to notevolmente;

Figura 103Posizione dello schermo in una stanza illuminatada luce diurna

Corretto: differenza equilibrata della luminanza, nella zona di riflessione dello schermo non si trovanosuperfici luminose.

Sbagliato: finestra nel campo visivo, elevate diffe-renze di luminanza.

Sbagliato: le finestre causano riflessi sullo schermo.

● girando e cambiando posizione al moni-tor si devono eliminare i riflessi delle fine-stre. Attenzione, però! Non bisogna lavo-rare con le spalle rivolte verso la porta;

● lo sguardo deve essere parallelo allafinestra (fig.103).

● I posti di lavoro al VDT devono esserecollocati, per quanto possibile, lontanodalle finestre o sul lato del posto di lavorosenza finestre.

● Le finestre devono disporre di venezianemontate all’esterno. Rispetto a quelleinterne, queste presentano indiscussivantaggi dal punto di vista costruttivo(termico) e psicologico (vista sull’esterno).Di recente sono apparse sul mercatoanche veneziane a lamelle perforate checonsentono di vedere all’esterno anchequando sono chiuse (fig.104). Tuttavia,questo tipo di veneziane deve essereimpiegato solo negli ambienti in cui èimpossibile l’irradiazione diretta dei raggisolari.

● Le tende di per sé non sono adatte adoscurare i locali di lavoro, in quanto ilcalore tende a ristagnare e ad aumentarela temperatura nella stanza.

● Nella maggior parte dei casi, le tendeesterne in stoffa non sono ideali perl’oscuramento (fig.105). Con stoffe scuree pesanti si possono ottenere risultatiaccettabili, a patto che il calore accumu-lato nella parte superiore della tenda riesca a dissiparsi. Le tende non devonopresentare fessure laterali che consentanoil passaggio della luce.

● In mancanza di dispositivi di oscuramentodi tipo costruttivo (ad es. veneziane), sidovrà ricorrere ad altri sistemi per ridurrel’incidenza luminosa nei locali. Una solu-zione semplice e veloce da realizzareconsiste nel fissare sul lato interno dellefinestre speciali tende filtranti a rullo (fig.106). Una buona soluzione è rappre-sentata dai rulli avvolgitori montati inbasso che consentono di alzare la tendasolo quanto basta per evitare i riflessifastidiosi. Inoltre, in questo modo è pos-sibile godere della vista verso l’esterno.Queste tende non sono adatte per pro-teggere dai raggi solari diretti.

72

Figura 104Veneziane a lamelle perforate (nell’immagine a sinistra in parte aperte, a destra chiuse)

Figura 105Tende in tessuto inadatte per una postazione alVDT (una stoffa troppo fine non ha alcun effettooscurante, la luce penetra attraverso le fessurelaterali)

Figura 106Tende a rullo in materiale sintetico per ridurre l’incidenza luminosa (a sinistra senza, a destra con avvolgibile)

73

I locali illuminati dalla luce diurna hannobisogno di un’ulteriore illuminazione artifi-ciale, ad esempio sotto forma di sorgentiluminose lineari da disporre parallelamentealle finestre. L’illuminazione artificiale provocatuttavia dei riflessi e rende ancor più proble-matico spostare lo schermo. La fig.107mostra in modo schematico come risolverequesto problema. Un’altra soluzionepotrebbe essere installare un sistema dilampade ad illuminazione indiretta su unavasta superficie.

Figura 107Disposizione della stazione di lavoro con VDT e dei corpi illuminanti nei locali finestrati

VenezianeFinestreTende

Sorgente luminosa lineare 1

Postazione convideoterminale

Sorgente luminosa lineare 2

Figura 109Ufficio per due persone arredato in modo sbagliato e corretto

74

Le figure108 e 109 mostrano come non sideve disporre un ufficio singolo o a due per-sone e qual è la soluzione ideale. Per evitareriflessi e abbagliamenti fastidiosi bisognaconsiderare il più possibile l’incidenza dellaluce naturale.

Figura 108Ufficio singolo arredato in modo sbagliato e corretto

sbagliato giusto giustosbagliato

sbagliato sbagliato

giusto giusto

Se per motivi aziendali non è possibile col-locare gli schermi nella posizione ideale ose è presente più di una finestra, bisogneràricorrere a divisori. In questo caso, si potràeliminare non soltanto qualsiasi tipo diriflesso sullo schermo, ma anche evitareun’elevata luminanza nel campo visivo.

75

8.3 Illuminazione artificiale

Gli ambienti di grandi dimensioni con diversepostazioni di lavoro al VDT devono essereilluminati con lampade fluorescenti lineari(attivabili singolarmente) disposte parallela-mente alla direzione dello sguardo. Del tuttoinadeguati sono i seguenti sistemi di illumi-nazione (fortunatamente rari):

● lampade fluorescenti non schermate,

● lampade con plafoniera,

● lampade a griglia posizionate a croce,

● lampade con plafoniera ad incasso conilluminazione verso il basso,

● lampade con vetro opalino,

● lampade ad incandescenza a irraggia-mento libero.

Le nuove tecnologie per ufficio richiedononuovi sistemi di illuminazione. Per piccoliuffici combinati, molto in voga attualmente,un sistema di illuminazione indiretta conuna quota di luce diffusa diretta rappresentauna buona soluzione (fig.110).

Anche un tipo di illuminazione a vasto irrag-giamento con bassi valori di luminanza intutte le direzioni (figg.111-115) può andarebene in questi casi.

Figura 110Lampada idonea per un ufficio combinato con VDT:lampada da terra a luce diretta/indiretta

Figura 111Idoneità di alcuni tipi di lampade per il lavoro al VDT

76

Figura 112Lampada idonea per una postazione con VDT:lampada da soffitto a luce diretta/indiretta

Figure 113-115Lampade idonee per una postazione al VDT: lampade da soffitto a luce diretta/indiretta

77

Sul piano illuminotecnico può essere più chesoddisfacente un sistema ad illuminazioneindiretta. Il fatto che il soffitto debba esserein questo caso il più possibile liscio e ariflessione diffusa può sollevare alcune criti-che (luce troppo «diffusa», troppo «poveradi ombre»). Sempre più spesso si costrui-scono soffitti fonoassorbenti che presentanoalcuni svantaggi in termini di riflessione dellaluce (le porosità presenti per motivi acusticisono spesso scure e quindi riducono il gradodi riflessione della superficie del soffitto).L’illuminazione indiretta presenta anche losvantaggio di far riflettere pareti e soffittimolto chiari. Inoltre, i locali devono esseresufficientemente alti (a seconda del modellodelle lampade), mentre le pareti e il soffittodevono essere sempre ben puliti. Per ovviarea questi inconvenienti si può ricorrere allelampade da terra o da tavolo, regolabili infunzione del posto di lavoro, a luce indirettao di tipo combinato con quota di luce diret-ta e indiretta (figg.116-118). Queste sonofacilmente adattabili in caso di riconfigura-zione del posto di lavoro. Tuttavia, è beneevitare le lampade ad incandescenza o alo-gene.

Se si opta per le lampade fluorescenti ditipo tradizionale – il mezzo di illuminazionepiù diffuso negli uffici – la soluzione piùeconomica sono le lampade dotate di diffu-sore a lamelle o a griglia, oppure le lampadea luce diretta/indiretta.

Per evitare fastidiosi riflessi sulla superficiedello schermo occorre a volte interveniresullo schermo stesso con una serie di misure(ad es. trattamento antiriflesso, cambiamentodella geometria).

Figura 116Lampada idonea per postazione al VDT: lampadada terra a luce diretta/indiretta

Figure 117, 118Lampade da scrivania

78

9.1 Radiazioni, microclima, rumore

9.1.1 Radiazioni

I videoterminali generano caratteri e graficiche devono essere visibili nel miglior modopossibile. Questo è il tipo di radiazione pre-vista per uno schermo di tipo tradizionale.Ma assieme a questo tipo di radiazioni nevengono prodotte altre (o campi) in modospontaneo. Solo negli ultimi anni questotipo di radiazioni è stato oggetto di discus-sione. Le opinioni e i dibattiti nati attorno aquesto argomento tra scienziati e profanisono spesso controversi e non sembranoavere fine. Quanto verrà detto qui di seguitoriguarda gli schermi tradizionali e deve essereinteso come una sorta di riassunto delleconoscenze acquisite sinora in questocampo.

Il discorso è ben diverso per gli schermipiatti. Essi generano campi elettromagneticidi bassa intensità che non raggiungononeppure le dimensioni del campo di un nor-male cavo di rete.

9.1.1.1 Elettromagnetismo

L’aumento di gravidanze a rischio ha fattosupporre che le donne che lavorano al VDTcorrono un rischio maggiore di aborto e didanni al feto. Le ricerche scientifiche con-dotte in questo campo non hanno dimostratosinora un rischio maggiore dal punto di vistastatistico. Da tali inchieste non è emersoalcun rapporto tra il lavoro al VDT e i fattisopra citati.

Si può escludere il fatto che i campi elettro-magnetici generati dagli schermi siano can-cerogeni, in quanto l’energia emessa è cosìbassa da non danneggiare il DNA di unapersona. I dati di cui disponiamo non ci

permettono di stabilire un nesso tra i campielettromagnetici degli schermi e il loro effettocancerogeno.

La questione secondo cui le persone o altriesseri viventi siano più o meno sensibili avalori ben al di sotto di quelli emessi è tut-tora oggetto di analisi e di dibattiti a livelloscientifico. Finora i risultati lasciano supporreche il numero delle persone colpite è mode-sto e che la sensibilità ai campi elettroma-gnetici non sia che un fattore aggiuntivoaccanto ad altri fattori di disturbo.

Per quanto concerne le radiazioni elettro-magnetiche, i valori limite misurati sonoquasi sempre ben al di sotto di quelliimposti sul posto di lavoro e nell’ambien-te, anche per gli schermi più datati. Perquesto motivo non si rende necessariol’impiego di speciali filtri.

A fini preventivi due organizzazioni svedesihanno pubblicato speciali raccomandazioniormai ben note agli addetti ai lavori. Glischermi che generano campi elettromagne-tici i cui valori sono inferiori a quelli racco-mandati (MPR 2 o TCO) vengono definiti a«bassa emissione» (cfr. cap. 7.10; la normasvedese SS 436 1490 del novembre 1995,basata sulla MPR 2, è stata pubblicata comeuna sua integrazione e sostituzione). Talivalori, basati sulla fattibilità tecnica, possonoessere facilmente rispettati dai costruttori dimonitor, a patto che già al momento dellafabbricazione si tenga conto di questopunto.

9.1.1.2 Campi elettrostatici

Alcuni addetti al VDT in Scandinavia, Canadae in parte anche in Gran Bretagna hannoriscontrato irritazioni cutanee al volto. Sinoad oggi non è dato di sapere se queste irri-

9 Aspetti di medicina del lavoro

79

tazioni siano imputabili allo schermo. Si ipo-tizza che le particelle caricate elettricamentepresenti nell’aria possano essere influenzatedal campo elettrostatico generato dal moni-tor e che in virtù della loro carica possanodepositarsi sia sullo schermo del PC siasulla pelle dell’operatore. Il risultato è l’irrita-zione cutanea di cui sopra. Il fatto che queste irritazioni siano state riscontrate quasiesclusivamente nelle popolazioni nordichepuò essere spiegato con il fatto che, consi-derate le basse temperature (soprattutto ininverno), l’umidità dell’aria è scarsa e diconseguenza le dimensioni del campo elet-trostatico sono notevoli.

Se l’impiego di vecchi schermi dovesseessere la causa di irritazioni cutanee acausa delle cariche elettrostatiche, è possi-bile adottare alcune misure di protezione:ad es. montare un filtro di tipo conduttivodavanti allo schermo o sostituire il vecchiomonitor con uno schermo piatto. Il filtrospeciale, per essere efficace, necessita diun’adeguata messa a terra, non semprerealizzabile nei moderni uffici.

Gli schermi di recente fabbricazione gene-rano campi elettrostatici esigui, in quanto laloro superficie viene pretrattata. Sul postodi lavoro, tuttavia, sono presenti altri oggettiche possono produrre cariche elettrostati-che, basti pensare ai materiali con cui sonofabbricati tappeti e sedie. Le dimensioni delcampo elettrostatico dipendono anche daltipo di tessuto con cui sono confezionati gliabiti e le scarpe che indossiamo.

9.1.1.3 Compatibilità elettromagnetica dei videoterminali

Nella vita di tutti i giorni si è ripetutamenteconfrontati con il problema dei campi elet-tromagnetici, dovuti ad es. alla fornitura dienergia elettrica nelle nostre case o da unavicina linea ferroviaria. Questi campi possonoinfluire sui monitor CRT creando una seriedi disturbi. Questi disturbi sono dovutiall’interazione dei campi magnetici con ilflusso di elettroni generato dai tubi catodici,il quale viene leggermente deviato impe-dendo l’esatto impatto sui punti di coloredal lato interno dello schermo. Per questeragioni sullo schermo possono apparire

fastidiose interferenze o sfarfallii, alterazionidella luminosità e dei colori, nonché segnivaganti. Per ovviare a questi problemi sipuò cambiare la posizione dello schermo osostituirlo con uno piatto. È anche possibilerivedere gli impianti domestici, ma questorichiede un notevole dispendio di tempo edenaro e si giustifica solo se contempora-neamente vengono eseguiti altri lavori diristrutturazione. I videoterminali sono appa-recchiature molto sensibili alle interferenzecreate dai campi magnetici, anche quelliinferiori all’1% dei limiti imposti sul lavoro.Gli schermi piatti, invece, non sembranorisentire dei campi magnetici esterni.

9.1.1.4 Raggi X (radiazioni ionizzanti)

All’interno del tubo catodico di uno scher-mo si generano raggi X di bassa energiache vengono assorbiti quasi completamen-te dal vetro del tubo catodico. Numerosericerche indipendenti hanno dimostrato chequeste radiazioni non sono misurabili alivello della superficie dello schermo, inquanto le radiazioni naturali, ossia la radio-attività ambientale da sempre esistente,presenta valori ben superiori.

Pur in presenza di vari apparecchi accesicontemporaneamente in una stanza iraggi X che colpiscono l’uomo sono solouna piccolissima parte della radioattivitànaturale.

Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti,i limiti imposti dalle norme sulla radioprote-zione sono ampiamente rispettati dai moni-tor di vecchia e di recente generazione. Nonsono pertanto necessari particolari scher-mature o adeguamenti costruttivi. La tecnicadi visualizzazione propria degli schermi piattinon genera alcun tipo di raggi X.

9.1.1.5 Raggi infrarossi o radiazione termica

Questo tipo di radiazione viene percepitadall’uomo sotto forma di calore. Le radia-zioni dirette prodotte dai videoterminalisono talmente deboli da essere trascurabilie non provocano effetti particolari. Ancheper questo motivo non è necessario alcunprovvedimento.

80

9.1.1.6 Raggi ultravioletti (UV)

La creazione dei pixel sullo schermo èaccompagnata dall’emanazione di raggiultravioletti. Similmente ai raggi X questi raggivengono catturati dal vetro del tubo catodi-co. I raggi ultravioletti rilevati sulla superficiedello schermo sono talmente deboli darisultare innocui. Anche per questo motivonon è necessario alcun filtro schermante.

I filtri in plastica o vetro esercitano un buoneffetto schermante contro i raggi UV, cosache a volte viene valorizzata al momentodella vendita. Montare il filtro davanti alloschermo risulta però del tutto inutile, inquanto in quest’area non c’è alcuna radia-zione da schermare.

9.1.1.7 Radiazioni di natura non fisica

Stress, malesseri di vario tipo, disagio, dolori:tutti questi fattori sono spesso messi inrelazione all’uso del VDT e alle radiazioniemesse. Le radiazioni misurabili e prodottefisicamente non possono essere la causa diquesti disturbi per i motivi che abbiamoappena enunciato. Per questa ragione, sisuppone l’esistenza di «radiazioni» nonmeglio definite che, pur non essendo misu-rabili con apparecchi tecnici, possono esserepercepite da persone sensibili. Questeradiazioni, per le quali non è stato fissatoun valore limite, non sono di natura fisica eproteggersi da esse è una misura insolita escientificamente ingiustificata. A volte siricorre a vari espedienti per proteggersi daqueste onde nocive, ad esempio, quarzorosa, pietre semipreziose, braccialetti ma-gnetici, schermi, tavolette con simboli opiramidi. I rari casi in cui questi oggetti sirivelano efficaci vengono immediatamentepubblicizzati dai venditori. Ovviamente, suimancati benefici né i venditori né gli acqui-renti si esprimono.

Contro questo tipo di sostegno psicologiconon vi è nulla da obiettare, se esso mira arafforzare la fiducia in se stessi e a vincerele paure. Tuttavia, questo non deve portarea trascurare quei problemi che necessitanodi un sostegno medico o di migliori condi-zioni lavorative.

9.1.2 Microclima

9.1.2.1 Locali climatizzati

Da alcuni anni l’ingegneria climatica stavivendo profondi cambiamenti. La scopertadi nuovi parametri di confort e le nuove esi-genze dettate dalle leggi energetiche hannoportato questo settore a prendere un orien-tamento diverso. Ormai sono del tutto supe-rati i tradizionali impianti di climatizzazioneche consumano grandi volumi d’aria soloper rispettare rigidi parametri di temperaturae umidità. L’aria viene quasi esclusivamenteimpiegata per ventilare, ossia per favorire ilricircolo dell’aria. Per riscaldare o raffreddaregli ambienti gli edifici stessi sono dotati disuperfici riscaldate o raffreddate. Le tempe-rature di esercizio si avvicinano quasi alletemperature desiderate, evitando in questomodo un eccessivo raffreddamento oriscaldamento degli ambienti.

I moderni impianti di climatizzazione non sibasano più su potenti getti d’aria, bensì suun buon isolamento termico, su apparec-chiature a basso consumo energetico e abassa emissione di calore, sul riscaldamentoe raffreddamento di vaste superfici a tem-perature moderate. Una delle premesse piùimportanti per garantire il benessere fisiolo-gico dei lavoratori è disporre di un impiantodi illuminazione a bassa emissione di caloreo di un assorbimento diretto del calore(figure 119, 120). L’aria viene quindi usataper lo stretto necessario, viene meglio filtrataed è più igienica.

Tutte le direttive nazionali e internazionaliraccomandano un’umidità relativa nei locali(con sistema di umidificazione artificiale)superiore al 30%; se fa freddo, possonoessere tollerati valori attorno al 20% tenutoconto del consumo energetico. La figura121 illustra l’utilità di queste raccomanda-zioni. Tuttavia, le informazioni contenutenell’immagine devono essere prese con lemolle, in quanto i costi tecnici non permet-tono un raffronto diretto con il benessere econ i costi sanitari se l’umidità dell’aria èscarsa. Non esistono purtroppo studi scien-tifici in materia.

81

Figura 119Ventilazione a dislocamento

Figura 120Bilancio energetico di diversi tipi di illuminazione con lampade a fluorescenza1 lampada fluorescente montata direttamente, senza canale di aspirazione2 l’aspirazione avviene attraverso la lampada e l’intercapedine3 l’aspirazione avviene attraverso la lampada in un sistema di canali

1 2 3

4455%% CCaalloorree 4455%% CCaalloorree

25% Luce75% Calore

25% Luce30% Calore

25% Luce30% Calore

Figura 121Costi annui per un impianto di umidificazione elettrico relativi ad ogni posto di lavoro [fonte: Meierhans & Partner AG, Fällanden].

Basi di calcolo:– 50 m3 d’aria per ora e posto di lavoro– temperatura ambiente 22° C– funzionamento per tutto l’anno– costo dell’elettricità 25 centesimi per kWh

Negli ambienti climatizzati la temperaturaambiente deve collocarsi tra 20° (valoreminimo in inverno) e 26° C (valore massimoin estate). I lavoratori devono adeguarsi aquesto campo di variazione scegliendo gliindumenti più adatti (ad es. indossando unpullover in inverno). L’utente deve avereanche la possibilità di regolare a piacere latemperatura. È necessario evitare le correntid’aria (velocità massima dell’aria da 0,1 a0,15 m/s), mentre le attrezzature di lavoronon devono contribuire ad innalzare la temperatura. Per garantire la piena effi-cienza degli impianti di climatizzazione ènecessario sottoporli regolarmente a manu-tenzione.

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

500

Fran

chi l

’ann

o

Luga

no

Bas

el-

Bin

ning

en

Gen

f-C

oint

rin

Pul

ly

Sio

n

Ber

n-Li

ebef

eld

Züric

hS

MA

Chu

r

Sam

edan

La C

haux

-de

-Fon

ds

50% umidità relativa30% umidità relativa20% umidità relativa

82

9.1.2.2 Ambienti con ventilazione naturale

In mancanza di un impianto di climatizza-zione, si deve quanto meno poter aprire lefinestre. Si raccomanda di aerare i localiogni ora. La presenza di piante verdi puòaumentare l’umidità nell’aria.

In estate può bastare un piccolo ventilatoreper incrementare il benessere dei lavoratori.L’aria che circola nell’ambiente toglie l’umi-dità dal corpo, permettendo una correttatraspirazione. Attenzione: mai lavorare conil getto d’aria puntato addosso, perché peri-coloso per salute (fig. 122).

Un umidificatore può portare l’umidità del-l’aria a livelli accettabili dal punto di vistafisiologico, soprattutto in inverno. Anchequesto apparecchio deve essere sottopostoad interventi di manutenzione regolari.

9.1.2.3 Malesseri fisici

Un cattivo microclima può nuocere alla sa-lute e provocare malattie da raffreddamento,pelle e mucose disidratate, congiuntivite,allergie, nausea e capogiri. Anche la diffi-coltà di concentrazione e il rapido affatica-mento sono da attribuire a condizioni clima-tiche non ideali. A provocare questi males-seri non contribuiscono solo la temperaturae l’umidità, ma anche la presenza di corpiestranei nell’aria (ad es. fumo, polveri e so-stanze chimiche).

Se i sintomi sono molteplici, spesso si parladi «sick building syndrome» (sindrome del-l’edificio malato). I fattori che contribuisconoa questa sindrome sono diversi, tra cui uncattivo microclima, l’aria inquinata, le emis-sioni di apparecchiature, il rumore, la cattivailluminazione e altro.

9.1.3 Rumore

9.1.3.1 Valori di riferimento sul posto di lavoro

Le postazioni con videoterminali sono giu-stamente considerate silenziose. Poiché leattività svolte davanti allo schermo richiedo-no un’elevata concentrazione, la rumorositàin questi ambienti deve essere il più possibilecontenuta. Per rumori esterni o di sottofondointendiamo tutti i rumori provenienti daambienti esterni o adiacenti alla postazionedi lavoro.

Nei commenti all’Ordinanza 3 concernentela Legge sul lavoro sono indicati i valori dirumorosità riferiti alle attività svolte sulposto di lavoro e i valori di riferimento per irumori fastidiosi tollerabili. Le misurazionivengono effettuate nei luoghi di lavoro in cuisostano le persone.

Figura 122Piccoli ventilatori sul posto di lavoro

83

Per i rumori prodotti nello stesso ambientevalgono i valori indicati nella tabella 7. Essicomprendono tutte le emissioni sonore sulposto di lavoro, fatta eccezione per la co-municazione personale (parlare con altrepersone, squilli del telefono, segnali acustici,ecc.).

Esempi di attività del gruppo 1

Si tratta per lo più di attività manuali ripetitiveche richiedono poca concentrazione o tempilimitati di concentrazione.

Esempi di attività del gruppo 2

Si tratta di attività intellettuali ripetitive cherichiedono elevati livelli di concentrazioneper tempi brevi o prolungati. Alcuni esempi:

● prendere disposizioni, registrare dati,lavorare al computer

● gestire impianti di sorveglianza, controlloe comando

● vendere, offrire servizi alla clientela

● lavorare in uffici di aziende o di officine

● lavorare nei call center (bisogna soddisfare esigenze più elevate)

● verificare e controllare i posti di lavoropreposti a tale scopo

Esempi di attività del gruppo 3

Si tratta di attività che richiedono costante-mente un elevato grado di concentrazionee creatività:

● lavori scientifici (redazione e analisi di testi)

● esecuzione di calcoli tecnico-scientifici,lavori di calcolo e responsabilità organiz-zative di corrispondente difficoltà

● sviluppo di programmi e analisi di sistemi

● formulare, tradurre, dettare, digitare ecorreggere testi impegnativi

● attività svolte nei locali radio, nelle centralidi soccorso e telefoniche

Il rumore monotono prodotto da un ventila-tore o da un motore può risultare fastidiosoanche a bassi livelli. In questi casi, per pro-teggersi dall’inquinamento acustico è benerisolvere il problema a monte, ossia impie-gare stampanti a getto d’inchiostro o lasercon ventilatori dotati di rilevatori termici.

Anche se si rispettano i valori indicati nellatabella 7, non si può escludere che non visiano lamentele sull’inquinamento da rumore.È noto che la composizione spettrale (com-ponenti del rumore nelle diverse frequenze)e la struttura temporale del suono (livellosonoro in funzione del tempo) possonoesercitare un’enorme influenza sugli effettidel rumore.

Oltre ad osservare i lavori limite di pressionesonora, è ancor più importante evitare irumori inattesi e intermittenti, come lo squilloimprovviso del telefono o il rumore di unastampante che si sta avviando. I frammentidi discorsi o voci, ad esempio, possonorisultare molto fastidiosi per alcune persone.

Tabella 7Valori di riferimento per l’inquinamento acustico

1) Esigenze normali: valore di riferimento da rispettare nella maggior parte dei casi.

2) Esigenze particolari: valore di riferimento per la riduzione del rumore. Nello stesso tempo vanno considerati come valori indicativi nel caso si richiedano prestazioni particolari in termini di rendimento, qualità del lavoro e concen-trazione.

Attività Livello di pressione sonora co-stante equivalente Leq in dB(A)

Esigenze Esigenzenormali 1) particolari 2)

Gruppo 1:attività industriali e artigianali < 85 ≤ 75

Gruppo 2:normali attività d’ufficio e attività similari nella produzione e nella sorveglianza ≤ 65 ≤ 55

Gruppo 3:attività prevalentemente intellettuali che richiedono un’elevata concentrazione ≤ 50 ≤ 40

84

9.1.3.2 Rumori di fondo

Tra i rumori di fondo bisogna consideraretutte le emissioni sonore provenienti daimpianti e apparecchiature tecniche (ad es.impianti domestici di ventilazione, compres-sori, impianti di riscaldamento) e dall’am-biente esterno (rumore del traffico o prove-niente dall’azienda). I valori indicativi perquesto tipo di rumore sono elencati nellatabella 8.

più così fastidiosi in quanto la differenza èminima rispetto al livello acustico di fondo.

9.1.3.3 Misure acustiche

Le misure acustiche mirano a ridurre la rifles-sione del rumore sulle superfici che delimi-tano l’ambiente (pavimenti, pareti e soffitti).Anche i pannelli divisori fonoassorbenti, soloper citare un esempio, possono ridurre illivello sonoro in un locale.

In concreto le misure acustiche possonoriguardare:

il pavimentoI pavimenti tessili si rivelano la soluzionemigliore. Grazie al loro potere fonoassor-bente attutiscono anche i rumori dei passi e delle ruote delle sedie sul pavimento.

pannelli divisoriI pannelli divisori si rivelano una buona so-luzione solo in presenza di un soffitto acu-stico. In mancanza di questo, le onde sonorevengono trasmesse al soffitto e il poterefonoisolante delle pareti viene annullato(figure 123, 124). L’altezza ideale per i divisori in un ufficio è di 1,6 m in modo daconsentire la visibilità sull’ambiente circo-stante. Nella pratica, per gli ambienti moltopiccoli si tende ad optare per pareti basse(ad es. 1,2 m), per non dare un senso diclaustrofobia.

il soffittoSecondo l’edilizia moderna in ogni ufficiodovrebbe esserci un soffitto acustico (fig. 125).

Tipo di ambiente Livello continuo equivalente dipressione sonora Leq in dB(A)

Esigenze Esigenzenormali particolari

Piccolo ufficio (fino a 3 persone) 40 35

Ufficio di medie dimensioni 40 35

Sala conferenza 40 35

Ufficio di ampie dimensioni 45 40

Ufficio equipaggiato con molte macchine 45 40

Locale macchine EED 60 55

Sala di comando 60 55

Cabina di comando 70 65

Laboratorio 50 45

Locali adibiti a pausa e servizio di guardia 60 55

Locali adibiti al riposo, infermeria 40 35

Mensa 55 50

Sala operatoria 40 35

Aule 40 35

Tabella 8Valori indicativi per rumori di fondo

Nelle immediate vicinanze di una postazioneattrezzata con VDT non devono esserciapparecchiature o macchine rumorose (ades. stampanti di rete o fax). D’altro canto,può succedere che sul posto di lavoro avolte ci sia lo stesso silenzio di una bibliote-ca, tanto che il minimo rumore può darenoia e costringere i dipendenti a parlaresottovoce. Per ovviare a questo problemasi può aumentare il livello sonoro dell’am-biente (ad es. con l’impianto di climatizza-zione). Il valore cui si tende varia tra i 35 e i45 dB(A); il rumore del flusso d’aria non deveraggiungere picchi di frequenza discreta (tonidistinti). Aumentando il livello sonoro dellocale si ottiene un «effetto di maschera-mento» per cui i picchi di rumore non sono

85

Figura 125Soffitto acustico in un ufficio

Figura 123Pannelli fonoassorbenti che separano le singolepostazioni di un call center

Figura 124Pannello divisore fonoassorbente in un ufficio

86

9.1.3.4 Livello di pressione sonora delle apparecchiature

Quando si sceglie tra più apparecchi biso-gnerebbe optare per quelli meno rumorosioppure i macchinari devono essere collocatiin stanze separate. Prima di acquistare unastampante o un PC è quindi importantevalutare la potenza delle emissioni sonore.Attenzione: il livello di pressione sonora nonpuò essere addotto come parametro perquesto tipo di raffronto.

Quando si acquista un apparecchio pocorumoroso bisogna fare attenzione a quantosegue: le ditte costruttrici sono tenute apresentare una certificazione che documen-ti i valori di emissione sonora con l’appa-recchio acceso e in stand-by. In Germaniaquesta etichetta ecologica è meglio notacon il nome di «Angelo azzurro». In base aquesto marchio il limite massimo per leemissioni sonore di un PC da ufficio con fun-zionamento al minimo è fissato a 48 dB(A).Questo limite viene rispettato anche dallestampanti laser e a getto d’inchiostro.

9.2 Aspetti oftalmologici

9.2.1 Considerazioni generali

Il lavoro al VDT può affaticare gli occhi, so-prattutto se lo schermo (e quindi i caratteri)è di scarsa qualità o se il posto di lavoro nonè sufficientemente illuminato.

Lavorare al VDT non causa danni perma-nenti alla vista. Fastidi quali bruciore, iperlacrimazione, fotofobia, senso di ab-bagliamento e a volte emicrania sonosempre reversibili, anche se possono inci-dere sul rendimento di una persona.

9.2.2 Ametropia e presbiopia

Le persone affette da ametropia (denomi-nazione comune dei difetti di rifrazione del-l’occhio) si stancano con più facilità dellealtre davanti al monitor e molto spesso siritiene lo schermo responsabile del proble-ma. Ma può anche darsi che la personafosse affetta da ametropia ancor prima didedicarsi al lavoro al VDT senza mai accor-gersene. Possiamo ritenere che il 20-30%della popolazione soffra di difetti visivi noncorretti o corretti in modo insufficiente.Inoltre, con l’avanzare dell’età, si riduceanche la capacità di accomodazione del-l’occhio (presbiopia) e di questa patologiasoffrono soprattutto le persone più anziane,le quali si stancano facilmente davanti alloschermo.

La presbiopia inizia già a 40 anni. Ad esserecolpite sono soprattutto le persone legger-mente ipermetropi, che da giovani compen-savano la loro ipermetropia con uno sforzoaccomodativo. È infatti noto che i presbitivedono male da vicino. Ma le brevi distanzesono fondamentali quando si lavora al VDT,così come per tutte le attività d’ufficio. Gliocchiali non servono soltanto alle personecon un deficit visivo, ma anche alle personemeno giovani con una vista normale.

L’enorme diffusione degli schermi policromiha messo in evidenza due problemi: da unlato, il nostro occhio rifrange i colori inmodo non uniforme. Il colore blu, ad esem-pio, viene rifratto in modo più forte, il rossocon minor intensità. Questo aumenta losforzo visivo degli occhi nel leggere i carat-teri di diversi colori (focalizzazione). Occorreanche sottolineare che la maggior partedella popolazione (circa l’8% degli uomini elo 0,5% delle donne) ha difficoltà nel distin-guere i colori e questo può condurre a seriproblemi quando si tratta di evidenziare untesto con vari colori o di utilizzare un carat-tere di segnalazione. Prima di usare il colorenella visualizzazione sullo schermo occorrevalutare attentamente vantaggi e svantaggidi questa scelta.

87

9.2.3 Visite oculistiche

Uno schermo di buona qualità, collocato e regolato in altezza correttamente, unabuona illuminazione sul posto di lavoro:tutti questi fattori a volte possono nonbastare. I lavoratori che soffrono di brucioreagli occhi, iperlacrimazione, senso di ab-bagliamento e mal di testa devono rivol-gersi ad un oculista. La Società svizzera dioftalmologia può consigliarvi a questo pro-posito.

Gli addetti al VDT dovrebbero essere infor-mati preventivamente sulla possibile com-parsa di deficit visivi latenti e sulle eventualiconseguenze. È importante che gli addettial VDT abbiano una buona capacità visiva.Ma anche scegliere gli occhiali giusti èimportante. L’oculista o l’ottico deve esserequindi a conoscenza delle condizioni lavo-rative, soprattutto in merito alla distanzavisiva (compresa la distanza occhi-scher-mo).

Se l’oculista prescrive ad un presbiteocchiali specifici per il lavoro al VDT, inuti-lizzabili al di fuori dell’ambito lavorativo, icosti per l’acquisto degli occhiali dovreb-bero essere a carico del datore di lavoro,così come avviene per gli occhiali di pro-tezione (ad es. occhiali antispruzzo).

I lavoratori dell’UE hanno diritto a sottoporsiad una visita oculista prima di iniziare illavoro e a controlli periodici dopo l’assun-zione (molti comunque non usufruiscono diquesta possibilità). Oltre alla diagnosi pre-coce di deficit visivi la visita oculistica per-mette di accertare anche l’idoneità dellapersona a svolgere il lavoro al VDT. Ancheper questo motivo il datore di lavoro è inte-ressato al suo esito. Questo regolamentoimpone che tutti i lavoratori debbano sotto-porsi alla visita, anche coloro che nonaccusano alcun fastidio al VDT.

Gli apparecchi di screening non sono adattiad un controllo accurato della vista per gliaddetti al VDT. Infatti, l’uso di questi stru-menti è giustificato per eseguire una visitasommaria ai carrellisti, solo per citare unesempio. Con questa strumentazione non

si può né adattare un tipo di occhiali nédiagnosticare una malattia. Una malattiapreesistente non costituisce quasi mai unimpedimento allo svolgimento della profes-sione per i videoterminalisti. Anzi, può capi-tare che il lavoro al VDT dia alle personecon un deficit visivo la possibilità di svolgereun’attività lavorativa a loro idonea.

Come abbiamo già detto, il 20-30% dellapopolazione è affetto da deficit visivi cheperò non sono percepiti come tali. Ancheper questo motivo, molti rinunciano a por-tare gli occhiali per motivi estetici. Per questepersone un piccolo miglioramento dellavista non compensa gli svantaggi legatiall’uso degli occhiali, quali riflessi fastidiosi,diffusione della luce (soprattutto se gliocchiali sono sporchi) ed eventualmente lacompromissione del campo visivo.

9.2.4 Correzione delle anomalie di rifrazione e presbiopia

Scegliere l’occhiale giusto è determinanteper prevenire eventuali disagi all’apparatovisivo in determinate situazioni di lavoro.L’argomento verrà affrontato in dettaglioper quanto concerne alcune regole fonda-mentali nella scelta degli occhiali più idoneiper il lavoro al VDT.

Innanzitutto, bisogna sottolineare che ladistanza visiva per lavorare al VDT varia tra50 e 90 cm, mentre la distanza di lettura perle normali attività d’ufficio è ben inferiore.

Abbiamo già spiegato il motivo per cui loschermo deve essere collocato direttamentesul piano di lavoro (il più possibile in basso).Questo vale soprattutto per chi porta gliocchiali, in quanto semplifica molti problemi.

Chi lavora prevalentemente al VDT dovrebbeutilizzare lenti monofocali adeguate alladistanza di lettura dallo schermo. Il vantag-gio di questo tipo di occhiali sta nella con-venienza e nel campo visivo ampio e senzadistorsioni.

Se per motivi professionali si è obbligati aguardare spesso lontano, ad es. gli addettiad uno sportello pubblico, bisognerà ricor-

88

rere a lenti multifocali. Le normali lenti bifo-cali con una piccola zona per la vicinanzanella parte bassa della lente sono spessoscomode per il lavoro al VDT. La zona perla vicinanza deve essere ingrandita e la lineadi separazione tra la zona per la visione da

vicino e quella da lontano deve essere spo-stata in alto.

Con tutte le lenti multifocali bisogna cam-biare ogni volta la posizione della testa eadattarla alla distanza visiva (guardare davicino obbliga a tenere lo sguardo rivoltoverso il basso). Questo può condurre aposture forzate e a dolori alla nuca. Inoltre,la maggior parte delle persone non sopportala linea di separazione tra la zona di lonta-nanza e quella di vicinanza. Le lenti progres-sive non hanno alcuna linea di separazionevisibile, ma presentano distorsioni nelle zoneperiferiche (astigmatismo). L’uso delle lentimultifocali presuppone inoltre che lo scher-mo sia collocato in posizione bassa. Lelenti monofocali non presentano tutti questiinconvenienti, ma per guardare in lontananzabisogna per forza togliere gli occhiali.

La figura 126 offre una panoramica suidiversi tipi di occhiali indicati per correggerei difetti visivi e la presbiopia.

L’uso degli occhiali è una questione di abi-tudine, anche perché questo implica uncambiamento nelle abitudini comportamen-tali (ad es. coordinamento degli occhi).Quando ci si abitua ad un tipo di occhiali,difficilmente si passa ad altri. Ecco perchéè importante disporre sin dall’inizio degliocchiali giusti.

Non è necessario che le lenti siano colorate;una colorazione forte è sconsigliabile perchériduce la luminanza dello schermo. Gliocchiali con trattamento antiriflesso rappre-sentano una buona soluzione.

Al momento di prescrivere gli occhiali si deveconsiderare il fatto che solitamente non si èin grado di sfruttare appieno l’accomoda-zione massima residua, in quanto i muscolidegli occhi sarebbero sottoposti ad unosforzo eccessivo. Con un’accomodazionelimitata all’uso richiesto si creano le condi-zioni ottimali per chi porta gli occhiali. L’ocu-lista deve inoltre considerare che la minimaaddizione accettata dal paziente si rivelagiusta. La profondità del campo visivo dimi-nuisce con l’aumentare dell’addizione. Disolito, basta un’addizione pari a 1,5 diottrie.

Figura 126Rappresentazione schematica delle tipologie di lentiper la correzione dei deficit visivi e della presbiopiaindicati per i videoterminalisti.

O Punto di fuoriuscita della linea visiva attraverso la lente guardando lo schermo

F: Zona per la visione da lontanoZona per la visione da vicino per schermo (B), tastiera (T) oppure testo (V)Zona di scarsa qualità ottica

a: Zona per la visione da vicino debole (basso potere rifrangente): prevalentemente per il lavoro al VDT e con il testo sul portadocumenti verticale

b: Zona per la visione da vicino debole (basso potere rifrangente): per schermo; zona per la visione da vicino forte (alto potere rifran-gente): per tastiera e documento sul tavolo

c: Continuo passaggio tra la zona per la visione da lontano e quella per la visione da vicino: per mansioni a livello dirigenziale con colloqui e frequenti lavori al VDT

d: Occhiali speciali da computer: la zona per la visione da vicino è adattata in base alla distanza rispetto alla tastiera, mentre la zona intermedia è regolata in base alla distanza rispetto allo schermo. Solo in alto la lente ha una piccola sezione per la visione da lontano.

a: monofocale b: bifocale

c: multifocale

d: multifocale

B

O

T V

B

O

T V

F

O

T V

F

O

T V

Soluzione standard

Soluzioni speciali(più costose)

89

Le lenti, così come la superficie dello scher-mo, devono essere sempre pulite, prive dipolvere e impronte. Soprattutto per le per-sone più anziane questi fattori potrebberocreare effetti di abbagliamento.

Le lenti a contatto possono essere un validostrumento di correzione della vista, a condi-zione che siano ben tollerate dal soggetto.

Non è facile scegliere gli occhiali giusti per illavoro al VDT. Con il termine «occhiali dacomputer» oggi si è sviluppato un vero eproprio business. Con questa espressionesi intendono occhiali già confezionati, prontiall’uso, con lenti parzialmente o totalmentecolorate. Teoricamente, dovrebbero correg-gere eventuali problemi di illuminazione sulposto di lavoro o ridurre i riflessi sulloschermo, ma la loro efficacia non è stataancora dimostrata. È quanto sostiene ancheuno studio del 1995 condotto dal Politecnicofederale di Zurigo (Istituto di igiene e fisiolo-gia del lavoro). Per le ragioni già enunciate(riduzione del contrasto della luminanzasulla retina, ecc.) sono da sconsigliare.

9.2.5 Gli occhiali giusti per il PC

Prima di acquistare un paio di occhiali bisogna tenere conto della postura assuntanormalmente e della distanza visiva abituale:

● distanza occhi – schermo

● distanza occhi – tastiera

● distanza occhi – documenti

Sulla scorta di queste informazioni l’oculistao l’ottico può scegliere gli occhiali giusti. Èimportante comunque specificare che gliocchiali sono destinati al lavoro al VDT. Tut-tavia, va detto che dal punto di vista otticola qualità di un occhiale non va di pari passocon la sua comodità. Distanze visive pocodifferenti tra di loro obbligano il soggetto adadottare un angolo visivo ben preciso equesto gli impone di riconfigurare la posta-zione di lavoro per evitare posture forzate.

9.2.6 Ginnastica oculare

Alla fine di una lunga giornata di lavoro moltiaddetti al VDT si lamentano di avere gliocchi stanchi o arrossati, o di sentire la«sabbia» negli occhi, indipendentementedal fatto che abbiano una buona vista oportino gli occhiali giusti.

Oltre ai problemi già citati, una delle causedi questo fenomeno è legata al modo diosservare il monitor. Spesso, infatti, nonsiamo rilassati davanti allo schermo, ma loosserviamo con occhi sbarrati. Così facendoriduciamo l’ammiccamento e la superficiedell’occhio riceve pochissime lacrime, conconseguente secchezza oculare. L’obiettivodella ginnastica oculare è abituare l’occhioad adottare le stesse abitudini anche al PCe di riposare gli occhi con esercizi mirati(«fitness per gli occhi»).

Può sembrare incredibile, ma anche gli occhipossono essere allenati. A dire il vero, nonè possibile correggere con l’allenamento unaforte ametropia, poiché l’ottica dell’occhionon è modificabile.

Solo con gli occhiali o le lenti a contattopossiamo correggere eventuali deficit visivi.È comunque un dato di fatto che le perso-ne con occhiali correttivi adeguati – oppurenormovedenti – non vedono tutte allo stessomodo. È sorprendente notare come la qua-lità della visione sia diversa per ogni individuo.Dal punto di vista fisico, le cause di questofenomeno sono inspiegabili.

Se dovessimo giudicare l’occhio sul pianodella qualità tecnica, dovremmo definirlo unorgano primitivo. Una macchina fotograficacon le stesse caratteristiche sarebbe prati-camente inutilizzabile. Solo il collegamentodegli organi della vista con il cervello ciconsente quella straordinaria capacità chia-mata «vista». Infatti, nel neonato l’occhio,pur essendo un organo perfettamente fun-zionante, deve ancora acquisire la capacitàdi percezione.

Anche da adulti si può migliorare la vista.Esistono casi di lieve ametropia che peròprovocano disturbi quali cefalea, stanchezzao fotofobia. Un training oculare corretto,svolto sotto la guida di un esperto, può

90

9.3 Aspetti ortopedici

9.3.1 Il lavoro sedentario

Nell’arco della sua vita lavorativa in ufficiol’uomo trascorre circa 80000 ore in posi-zione seduta. In questo lasso di tempopotrebbe fare il giro del mondo dieci volte apiedi, il che sarebbe molto più salutare. Inuna normale giornata di lavoro rimaniamoseduti per l’80% del tempo (fig.127).Sedersi in maniera sbagliata può essereestremamente pericoloso per la salute dellanostra colonna vertebrale (fig.128).

Quando parliamo di vita sedentaria, è benerichiamare alla mente anche altri tipi di«sedute», fondamentali per il nostro stato disalute generale e che dovrebbero meritareun’attenta riflessione dal punto di vista po-sturale. Stiamo parlando del sedile dell’auto,del divano scomodo e non ergonomico,delle sedie nelle nostre case e ovviamentedella sedia davanti al PC domestico, spessoereditata di seconda mano dal datore dilavoro. Trascorriamo circa metà del nostrotempo in ufficio, il resto seduti su uno deisedili appena citati. Questo significa chenon ha alcun senso disporre di una modernasedia da ufficio se, dopo l’orario di lavoro,trascuriamo la nostra schiena. Per conclu-dere, non dobbiamo dimenticare l’impor-tanza di un buon letto e di un materasso diqualità.

9.3.2 Importanza dell’attività fisica

La moderna società industriale ci imponeuna vita sempre più sedentaria e atteggia-menti posturali forzati: basti pensare a comestiamo al volante e a come guardiamo la tv.Il lavoro al VDT non fa altro che incentivarequesta tendenza. Da qui l’enorme impor-tanza dello sport nel tempo libero per la vitadell’uomo, a dimostrazione del fatto chel’attività fisica è indispensabile per il benes-sere non solo sul piano mentale, ma ancheper prevenire problemi all’apparato musco-lo-scheletrico.

Volendo, abbiamo anche la possibilità difare attività fisica sul posto di lavoro, a pattodi cambiare certe abitudini. Ad esempio,salire le scale è molto più salutare che pren-

Figura 127Passiamo l’80% del nostro tempo in posizioneseduta

Figura 128Carichi eccessivi sui dischi intervertebrali associatia diverse posture

Sollecitazione dei dischi intervertebrali in N

contribuire a ridurre questi fastidi o ad eli-minarli del tutto.

La Suva non organizza corsi di training, masu richiesta può fornire gli indirizzi degli spe-cialisti in materia.

91

dere l’ascensore (fig.129); quando dobbiamoleggere un documento, telefonare o discu-tere con qualcuno è preferibile stare in piedie fare alcuni passi, mentre durante le pausesi dovrebbe abbandonare il posto di lavoro.

9.3.3 Posture forzate

Quando si lavora al VDT la disposizione delloschermo e della tastiera obbliga l’operatorea dirigere lo sguardo in una certa direzionee ad assumere una postura forzata, e questoavviene più frequentemente rispetto al tradi-zionale lavoro d’ufficio. Inoltre, non bisognadimenticare che il lavoro al PC richiede unosforzo di concentrazione elevato, contri-buendo ad aumentare le tensioni muscolari.

Assumere una postura forzata (fissa e con-tratta) può causare problemi all’apparatolocomotore (colonna vertebrale, braccia emani). Questi malesseri si manifestano sottoforma di tensioni muscolari accompagnateda dolori e stati di infiammazione a livellodei tendini e delle articolazioni. Nelle personegiovani una cattiva postura preesistente,soprattutto a livello della colonna vertebrale,può subire un ulteriore peggioramento.

Ultimamente si parla spesso di «repetitivestrain injury», o RSI, indicando con questasigla una sindrome che si sviluppa ripetendolo stesso movimento e che genera dolore einfiammazione. Questa espressione raggrup-pa tutte le lesioni muscolo-scheletriche chesi manifestono a livello di mani, avambracci,spalle e nuca quando si lavora al computer.La causa di questa sindrome è un sovrac-carico nella coordinazione della muscolatura(disturbi funzionali). I sintomi della sindromeRSI riguardano quasi tutti i lavoratori cheper motivi professionali ripetono spesso glistessi movimenti con o senza impegnomuscolare. Per gli addetti al VDT si tratta di movimenti senza impegno muscolare, adifferenza di altre attività dove i movimentisono ripetitivi e impegnativi dal punto di vistafisico. Se la postazione di lavoro è concepitain modo ergonomicamente corretto, se c’èun ricambio nei processi e nelle attrezzaturedi lavoro e se si effettuano di tanto in tantoalcuni esercizi di rilassamento è possibileprevenire la comparsa dei sintomi.

La postura migliore è quella assunta quan-do lo scheletro o la muscolatura che sostie-ne il corpo subiscono meno sollecitazioni.Le posture incongrue sono assolutamenteda evitare. Per prevenire i danni da posturascorretta la regola fondamentale è evitare imovimenti ripetitivi.

Figura 129Rinunciare all’ascensore e salire a piedi le scale

92

Variare il tipo di seduta durante la giornatadi lavoro è molto importante. Sedersi inmodo ergonomico su una buona sediasignifica assumere diverse posture e ditanto in tanto anche alzarsi e camminare.Questo favorisce il nutrimento dei dischiintervertebrali, rilassa e distende la musco-latura, aiutando inoltre la circolazione dellegambe e dei glutei. Usare la sedia in modopoco ortodosso può a volte essere dibeneficio al corpo (fig. 130).

9.3.4 Problemi con il mouse

Negli ultimi anni si è discusso molto deiproblemi legati all’uso del mouse, tanto cheun concetto come «sindrome del mouse» è entrato ormai nel linguaggio comune.Tuttavia, è fin troppo facile attribuire a talesindrome tutti i disturbi muscolo-scheleletriciche interessano la zona compresa tra le ditae le spalle.

Figura 130Cambiamenti posturali

93

Per evitare i fastidi connessi all’uso ripetutodel mouse possono essere utili i seguenticonsigli:

● alternate tastiera e mouse;

● usate i shortcut (combinazione di tasti);questo è possibile con quasi tutti i programmi;

● togliete la mano dal mouse nei momentidi inattività;

● prendetevi tante piccole pause e mas-saggiatevi i punti indolenziti delle dita.Anche lo stretching può essere utile;

● collocate il mouse più o meno all’altezzadella tastiera, in modo che sia facilmenteaccessibile;

● afferrate il mouse con la mano rilassata e non contratta. L’avambraccio devepoggiare sul piano di lavoro;

● utilizzate un tappetino da mouse, even-tualmente con un poggiapolsi;

● procuratevi un mouse ergonomico,magari dotato di una rotellina per lo scorrimento dei testi;

● riducete la velocità del doppio clic oppureusate il tasto intermedio, se il vostromouse è a tre tasti;

● cambiate di tanto in tanto la mano. Seall’inizio può sembrare difficile, insistete;

● fissate il cavo del mouse al bordo poste-riore del tavolo. In questo modo, evitatedi doverlo tirare per avvicinare il mouse;

● tenete sempre le mani calde aiutandovicon una pallina di gomma oppure strofi-nandole;

● evitate quei giochi che richiedono un usointenso del mouse.

Figura 131Esercizi per le mani con una pallina da ginnastica

94

9.3.5 Come prevenire la stanchezza

Se il lavoro è organizzato in modo tale daconsentire attività miste, i benefici possonoessere notevoli. In ogni caso, bisogna sfrut-tare ogni occasione per fare movimento. Lacorretta ripartizione delle attività davanti alVDT può essere riassunta nel seguentemodo:

● 60% seduti correttamente (in modo dinamico)

● 30% in piedi

● 10% spostamenti mirati (ad es. sbrigare commissioni interne, andare alla fotocopiatrice, alla stampante del piano e in pausa)

Molto importante per la salute del lavoratoreè progettare in modo ergonomico il postodi lavoro in base al tipo di attività svolta, cosìcome scegliere il software giusto per nonaggravare il carico psicomentale (fig.132).

È indiscutibile il fatto che si può migliorare ilproprio benessere eseguendo sempliciesercizi di ginnastica o di stretching (daseduti, in piedi o coricati). Certo è che lecondizioni sul posto di lavoro difficilmente ciconsentono di effettuare gli esercizi dasdraiati (posizione ideale). Ma a casa, almattino o alla sera, si dispone di tutto lospazio necessario e possiamo sbizzarrircicon la fantasia. Le figure da 133 a 145 pre-sentano 13 diversi esercizi che possonoessere eseguiti regolarmente sul lavoro. Ilnostro suggerimento è di dedicarsi ogni oraad un esercizio diverso. Se un eserciziodovesse causare dei disturbi, interrompeteloimmediatamente.

Figura 132Misure per prevenire la stanchezza sul posto dilavoro

Progettazione ergonomica del posto di lavoro

Esercizi di stretchingPause

Corretta organizzazione del lavoroAttività variegateSoftware ergonomico

Fare movimento in ufficio:stare in piedi invece che sedutifare le scale invece di prenderel’ascensore

Misure per prevenire la stanchezza

95

Figura 133Esercizio 1: mobilità della schiena

Posizione inizialeIn stazione erettaappoggiate entrambe le mani sulle reni.

EsercizioMuovete leggermente il tronco all’indietro conlo sguardo rivolto al soffitto; le ginocchiarestano tese. Rimanetein posizione per alcunisecondi e respirate normalmente.Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

Figura 134Esercizio 2: stretching per spalle, braccia e mani

Posizione inizialeSeduti, schiena diritta,lasciate cadere le braccia rilassate.

EsercizioSollevate le braccialateralmente, mani egomiti tesi all’indietro,spingendo il petto inavanti. Rimanete peralcuni secondi in posi-zione continuando arespirare normalmente.Lasciate infine cadere le braccia rilassate. Ripetete l’esercizio piùvolte.

Figura 135Esercizio 3: mobilità della nuca

Posizione inizialeSeduti, schiena diritta.Appoggiate il dito indice e medio sulmento.

EsercizioSpingete il mento all’indietro, tenendosempre lo sguardodavanti a voi e mante-nendo il tronco stabile.Rimanete per alcunisecondi in posizione.Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

96

Figura 136Esercizio 4: rilassamento dei muscoli laterali della nuca

Posizione inizialeSeduti con schiena diritta o in piedi, tenendo in ciascunamano un libro o unabottiglia piena.

EsercizioSollevate le spalle erimanete alcuni secondiin questa posizione.Poi, rilassate le spalle.Ripetete l’esercizio 10-15 volte.

Figura 137Esercizio 5: rilassamento della parte superiore della colonna vertebrale

Posizione inizialeSeduti o in piedi conschiena diritta. Sollevatele braccia lateralmentetenendo un pollice rivolto in basso e l’altroverso l’alto. Girate latesta dalla parte dove il pollice è rivolto verso il basso.

EsercizioGirate la testa dallaparte opposta inver-tendo nello stessotempo la posizione delpollice. Rimanete peralcuni secondi in posizione. Ripetete questi movi-menti di torsione 10-15 volte.

Figura 138Esercizio 6: stiramento dei muscoli laterali della nuca

Posizione inizialeSeduti, schiena diritta,lasciate cadere le spallerilassate. Afferrate conuna mano il bordo inferiore del sedile.

EsercizioTenetevi con una manoal bordo della sedia,spostate il tronco dallaparte opposta e conti-nuate a inclinare lenta-mente la testa di latofino ad avvertire unatensione laterale allanuca.Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

97

Figura 139Esercizio 7: rafforzamento e distensione della schiena

Posizione inizialeSdraiatevi con il troncosu un tavolo e tenetevisaldamente ai bordi.

EsercizioContraete dapprima iglutei e poi sollevate legambe fino alla posi-zione orizzontale.Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

Figura 140Esercizio 8: stabilizzazione e rafforzamento della schiena

Posizione inizialeInginocchiatevi sul pavimento e sostenete il busto con le mani.

EsercizioStendete contempora-neamente il bracciosinistro e la gambadestra fino alla posi-zione orizzontale.Alternate la posizione(braccio destro egamba sinistra).Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

Figura 141Esercizio 9: stabilizzazione e rafforzamento della regione sacrale

Posizione inizialeSdraiatevi a terra sullaschiena, flettete leginocchia appoggiandoi piedi sul pavimento.

EsercizioSollevate il bacino fino a quando la schiena ele cosce non formanouna linea retta.Ripetete l’esercizio 10-15 volte.

98

Figura 143Esercizio 11: stiramento della muscolatura della schiena

Posizione inizialeSeduti con la schienadiritta, appoggiate lemani sulla nuca. I gomiti devono essererivolti in avanti e toccarsidurante l’esercizio.

EsercizioSollevate i gomiti versol’alto, appoggiando lemani rilassate sullanuca. Rimanete peralcuni secondi in questa posizione. Ripetete l’esercizio 10-15 volte.

Figura 142Esercizio 10: rafforzamento e rilassamento dei muscoli della nuca

Posizione inizialeMettetevi con il troncosu un tavolo e appog-giate la fronte su unlibro.

EsercizioSollevate lentamente latesta tenendo semprelo sguardo rivolto versoil basso. Restate cosìper alcuni secondi e poiritornate alla posizionedi partenza.Ripetete l’esercizio 5-10 volte.

Figura 144Esercizio 12: stiramento della muscolatura delle spalle

Posizione inizialeSeduti con la schienadiritta, appoggiate lemani sulla nuca con i gomiti in fuori.

EsercizioSpingete i gomiti all’indietro, appoggiandole mani rilassate sullanuca. Tenete lo sguardodiritto e rimanete inposizione per alcunisecondi.Ripetete l’esercizio 10-15 volte.

99

Figura 145Esercizio 13: stiramento della muscolatura della schiena

Posizione inizialeSeduti con la schienadiritta con le manidavanti tra le cosce.

EsercizioFlettete in avanti il tronco,lasciando cadere lebraccia e la testa, e cer-cate di toccare il pavi-mento con il palmo dellemani. Rimanete peralcuni secondi in questaposizione continuandoa respirare normalmente.Ripetete l’esercizio piùvolte.

Semplici esercizi

Per sentirsi bene sul posto di lavoro è pos-sibile eseguire banali esercizi che neppure ilvostro collega potrà notare. Ad esempio,può essere tonificante battere i talloni sulpavimento quando si è seduti alla scrivania,oppure ruotare gli occhi per rilassare l’ap-parato visivo e contemporaneamente anchela nuca. Anche inspirare ed espirare in modoprofondo fa miracoli. Qui non parleremodella cosiddetta «pennichella dopo pranzo»(meglio nota come «power napping») intro-dotta in alcune aziende, in quanto le espe-rienze in materia sono ancora scarse ed èdiscutibile se la cultura del pisolino sia benaccetta.

100

9.4 Raccomandazioni

Lavorare al computer senza accusaredisturbi è possibile, a patto di osservarealcune regole semplici ma importanti.

Figura 146Movimento in ufficio [1]

Il sedile di lavoro deve essere regolato correttamente (altezza, schienale,inclinazione; eventualmente sedersi in modo dinamico) e adattato alleproprie caratteristiche fisiche (statura, peso).

L’altezza del piano di lavoro deve essere adattata all’altezza del sedilee alla statura del lavoratore.

Un poggiapiedi può compensare eventuali dislivelli (soprattutto se nonsi dispone di un tavolo regolabile in altezza).

Tra il bordo della scrivania e la tastiera deve esserci uno spazio di circa20 cm per consentire di appoggiare le mani. Un poggiapolsi può essereutile in questi casi.

Se si è costretti a digitare dei numeri, può essere utile servirsi deltastierino numerico separato.

Il mouse ha bisogno di spazio e di un tappetino. Esistono oggigiornodei tappetini con poggiapolsi incorporato. Il mouse deve essere tenutocon la mano rilassata e appoggiando la base del palmo sul piano dilavoro.

Lo schermo deve essere posto più in basso possibile (linea occhi –metà dello schermo con sguardo inclinato di 30° verso il basso).Questo requisito è importante in particolar modo per le persone presbiti con occhiali. L’unità centrale non deve servire da base alloschermo, ma deve essere sistemata sotto il tavolo (questo risolveanche il problema della rumorosità).

Lo schermo, a seconda delle dimensioni, deve essere collocato ad unadistanza variabile tra 50 e 90 cm dall’operatore.

Per evitare eventuali riflessi provenienti da lampade e finestre lo schermo deve essere collocato correttamente.

Effettuare regolarmente esercizi di stretching e rilassamento. Nondimenticare mai le mani strapazzate da tastiera e mouse.

Approfittare di qualsiasi occasione per fare attività fisica sia a casa chesul lavoro (fig.146).

Tabella 9Principi fondamentali per lavorare al VDT senzaaccusare malesseri

Se la vostra postazione di lavoro è configu-rata in modo ergonomico e nonostante ciòaccusate vari disturbi (bruciore agli occhi,iperlacrimazione, cefalea ecc.), il nostroconsiglio è di rivolgervi ad un oculista peruna visita accurata. La maggior parte dellepersone diventa presbite a 40 anni e quindiil ricorso agli occhiali è inevitabile.

Organizzando adeguatamente le attivitàlavorative bisognerebbe evitare quanto piùpossibile la monotonia e la ripetitivitàdavanti allo schermo (causa di posture forzate e sindrome da sovraccarico).

L’umidità dell’aria non deve scendere sottoil 30%. Se il livello di rumorosità è troppoalto, occorre accertare da dove proviene ilrumore ed eliminare il problema a monte,ad es. spostando la sorgente rumorosa inun luogo separato. Se sul lavoro il silenzio èquasi da biblioteca, bisogna adottare misureadeguate (ad es. regolando l’impianto diclimatizzazione).

101

10 Psicologia del lavoro e attività lavorative

Introdurre nuove tecnologie informatiche(ad es. sistemi per ufficio, sistemi di produ-zione, progettazione e comando) o modifi-care in modo sostanziale le preesistenti nonè proprio come acquistare nuovi macchinari.In altre parole, la pianificazione del softwareva di pari passo, il più delle volte, con lapianificazione del posto di lavoro.

I moderni sistemi integrati di software sonospesso aperti, ossia il loro utilizzo e l’orga-nizzazione delle fasi di lavoro non possonoessere stabiliti nei minimi dettagli con latecnologia. Ogni sistema informatico pos-siede enormi potenzialità di sviluppo, maanche molti pericoli. Il lavoro può diventarepiù interessante con l’apporto di soluzioniinnovative, oppure più noioso mantenendoinvariata la ripartizione delle attività.

Questo capitolo è una raccolta di consigli esuggerimenti utili per gli utenti confrontatiall’introduzione di nuove tecnologie sul postodi lavoro.

10.1 Criteri generali

L’introduzione di moderne tecnologie infor-matiche trova una giustificazione dal puntodi vista economico solo se si valutanoattentamente le ripercussioni positive enegative che tali tecnologie possono averesull’organizzazione e sulle fasi lavorative.Spesso, infatti, sono i lavoratori ad essereinteressati concretamente da questi cam-biamenti.

10.1.1 Criteri per strutturare le attività lavorative

Se in un’azienda la maggior parte dei postidi lavoro è attrezzata con VDT o collegataad un PC, occorre valutare con cura i criteriche consentono di lavorare e di suddividerele attività lavorative a misura d’uomo. Perfar sì che un posto di lavoro sia a misurad’uomo è bene osservare i quattro principisotto elencati.

● Il lavoro a misura d’uomo non haripercussioni negative sulla salute.

I danni fisici e/o psicofisici sono il più dellevolte oggettivi e devono portare ad unmiglioramento delle condizioni lavorative.Esempi: disturbi gastro-intestinali dopo annidi lavoro a turni compreso il lavoro notturno,alterazioni reumatiche degenerative a causadi una costante vita sedentaria e arredid’ufficio non ergonomici.

● Il lavoro a misura d’uomo non opprime il lavoratore.

Eventuali malesseri non sono facilmentediagnosticabili finché non si tramutano indisturbi oggettivi e non alterano l’equilibriopsicosociale del lavoratore. Esempi: sensodi oppressione da ritmi di lavoro serrati eda un salario a cottimo, depressione acausa dell’isolamento sociale, carenza dicontatti sociali a causa del lavoro a turni,malattie psicosomatiche associate a condi-zioni di stress prolungato.

● Il lavoro a misura d’uomo sviluppa la personalità.

È nella critica e nel confronto sul posto dilavoro che si può sviluppare la personalitàdel lavoratore. Di fondamentale importanzaè in questo caso la corretta ripartizione deicompiti (cfr. cap. 10.1.2).

102

● Il lavoro a misura d’uomo deve essereaccettabile.

Un’attività si può definire accettabile serisponde alle esigenze personali, alle normee ai valori del gruppo e della società diappartenenza. Questo dipende in largaparte dalle qualifiche e dalle ambizioni dellavoratore. Con una migliore formazioneaumentano le esigenze del singolo, il qualetollera meno le attività monotone.

Riassumendo possiamo dire che un’attivitàa misura d’uomo si può definire tale se noncompromette la salute psicofisica del lavo-ratore e se non altera il suo equilibrio psico-sociale (o al massimo per breve tempo);inoltre, essa deve essere consona ai bisognie alle qualifiche del singolo, consentire lapartecipazione individuale e/o collettivaall’organizzazione del lavoro, favorire lo sviluppo delle potenzialità e le competenzedel singolo.

10.1.2 Sette criteri per ripartire correttamente i compiti

Fonte: UNI EN 29241-2 «Requisiti ergono-mici per il lavoro d’ufficio con videoterminali.Guida ai requisiti dei compiti»

● Orientamento all’utente

L’organizzazione dei compiti lavorativi devetenere conto dell’esperienza e delle capacitàdi un gruppo di utenti. Questo significa chenon esiste l’utente per eccellenza di unsistema di dialogo, ma che il tipo di comu-nicazione varia a seconda dei lavoratori. Ilcompito deve essere concepito in modotale da non essere eccessivo o riduttivo dalpunto di vista qualitativo e quantitativo.

● Varietà

Un lavoro è vario se per svolgerlo e perprendere le decisioni giuste implica il con-corso di diverse capacità e competenze (ad es. ascoltare, leggere, parlare, scrivere,progettare, eseguire). Questo implica ancheassumere posture diverse (seduti, in movi-mento, in piedi, ecc.). In questo modo èpossibile evitare attività monotone e ripe-titive.

● Completezza

Un lavoro è completo se viene svolto dal-l’inizio alla fine in modo autonomo (prepara-zione, esecuzione, controllo); i lavoratoripossono verificare se i risultati dei lorocompiti sono conformi a quanto richiesto.

● Chiarezza

Un compito impartito in modo chiaro fornisceal lavoratore una serie di informazioni sullaqualità e la quantità dei risultati attesi, nonché sulle scadenze da rispettare. Inoltre,un compito chiaro non è ambiguo. Bisognainoltre garantire che i compiti realizzatidiano un contributo significativo all’interosistema, che deve essere capito da partedell’utente.

● Margine di azione

Avere margine di azione significa poterdecidere autonomamente il metodo di lavo-ro, le attrezzature da utilizzare e le prioritàtemporali. Invece di seguire pedissequa-mente i principi e le regole imposti da altri,l’utente deve portare il proprio bagaglio diesperienze nell’esecuzione del compito. Ad esempio, può decidere di svolgere leattività intellettualmente più impegnative neimomenti più tranquilli della giornata.

● Feedback e sostegno nell’ambiente dilavoro

Il compito deve fornire un sufficiente feed-back in termini comprensivi per l’utente.

I feedback generati dai software devonoessere chiari. L’utente deve avere la possi-bilità di richiederli da solo. Una comunica-zione chiara facilita enormemente il lavoro.Questo significa chiedere il consiglio altruied esporre con parole semplici i problemi.Per questo motivo i cicli di lavoro devonoessere organizzati in modo da rendere pos-sibile o necessaria la comunicazione e lacooperazione. Un feed-back costruttivo daparte dei colleghi e del superiore sulla qua-lità del lavoro fornito è importante dal puntodi vista sociale. Questa forma di sostegno,se presente, può aiutare anche a superarelo stress.

103

● trasparenza

L’utente deve avere la possibilità di farsiun’idea della logica interna di un programmainformatico e del tipo, momento e ritmo deisuoi feed back. Più un sistema è trasparen-te, più è facile soddisfare questo criterio.

● dominanza

Con questo termine si intende la ripartizionedei poteri decisionali tra l’utente e il compu-ter in merito all’accesso alle informazioni eal condizionamento dello svolgimento deicompiti. Più potere decisionale ha l’utente,minori sono i pericoli che possa esseredegradato a semplice servo della macchina;questo influisce positivamente anche sullacorretta ripartizione dei compiti.

● flessibilità

Questo criterio si riferisce alla possibilità dipoter cambiare la ripartizione delle funzionitra utente e computer e alla definizione deirapporti di potere. Se, ad esempio, per unafunzione esistono più livelli di dominanza, laripartizione delle funzioni è da considerarsiflessibile. L’utente ha quindi la possibilità didelegare totalmente o parzialmente al com-puter l’esecuzione di determinati compiti.

● Possibilità di sviluppo

Un compito progettato adeguatamente devefornire all’utente l’opportunità di svilupparele proprie abilità e di acquisirne di nuove.Questo permette di conservare una certaagilità mentale e di sviluppare ulteriormentele competenze professionali.

Prima di intraprendere qualsiasi cambia-mento è bene coinvolgere i lavoratori nellafase di pianificazione. Infatti, nessuno megliodi loro conosce le mansioni da svolgere equali sono i precisi requisiti che un softwaredeve soddisfare. Inoltre, coinvolgendoli èpossibile dissipare eventuali timori e resi-stenze nei confronti del cambiamento.

In caso di forti ristrutturazioni, ad es. intro-duzione di gruppi di lavoro parzialmenteautonomi, bisogna pensare anche a coloroche non vogliono o non sono in grado diconseguire le necessarie qualifiche per l’integrazione. Grazie all’elevata flessibilitàdelle nuove tecnologie, quando occorreorganizzare il lavoro dei gruppi parzialmenteautonomi è possibile tenere conto degliutenti meno qualificati senza per questoridurre i compiti e gli obiettivi.

10.1.3 Criteri per l’interazione uomo-computer

Per descrivere il rapporto tra uomo e soft-ware abbiamo utilizzato il concetto di «trian-golo strutturale». In questo paragrafo pre-senteremo i criteri che consentono il rap-porto «Compito–Computer» (vedi fig.147).

Le domande fondamentali sono le seguenti:quali funzioni devono essere automatizzate?Come si presenta il nuovo compito nell’in-terazione con il computer? Le risposte aqueste domande riguardano il campouomo-macchina-distribuzione delle funzioni.Possiamo citare quattro criteri:

● vincolo

Con questo termine si intende il rapportoche lega l’utente all’impianto in termini ditempo, spazio e modalità di lavoro. Più ilvincolo è forte, più l’utente è limitato neiconfronti degli aspetti appena citati. È quindiauspicabile un vincolo non troppo stretto.

ACompito

BUtente

CComputer

Figura 147Il triangolo strutturaleCompito (A) – Utente (B) – Computer (C)

104

10.2 Problemi più frequenti e possibili soluzioni

L’esperienza ci insegna che vari malesserilamentati dagli operatori al VDT sono ricon-ducibili solo parzialmente a questo stru-mento. Spesso, ad influire più marcatamentesono l’organizzazione del lavoro, la riparti-zione delle mansioni e il clima sociale sullavoro. Soprattutto lo stress, la sensazionedi non essere all’altezza, ma anche la mono-tonia e la mancanza di stimoli possonoinnescare una serie di disturbi psico-fisici.Se il superiore o il sistema automatico nonesercita una sorveglianza accurata su questeproblematiche, questi sintomi possono pre-sentarsi in forma più acuta. Sul benesserepsico-fisico dei lavoratori incidono negativa-mente anche una scorretta organizzazionedel lavoro e il cattivo clima aziendale.

10.2.1 Stress professionale

Così come per altre attività professionali,anche il lavoro al VDT può essere associatoallo stress.

Ma cosa è veramente lo stress? Lo stress èuno stato di costante nervosismo e tensione.Questo stato di tensione e di minaccia èdovuto al fatto che il lavoratore non sa se èin grado di adempiere ai propri doveri conle risorse di cui dispone. L’espressione

«non ce la faccio» è tipica di molte reazioniemotive come paura, rabbia e frustrazione,attività febbrile; sul piano fisico questo statodi tensione si manifesta sotto forma di inson-nia, disturbi gastro-intestinali e cefalea. Lostress mina non soltanto il benessere dellepersone, ma anche la loro salute (fig.148).

Alcuni agenti stressanti (o stressori) possonoessere il sovraccarico di lavoro e di respon-sabilità, la precarietà e altri fattori psicoso-ciali. Le cause dello stress elencate a pagina 107 permettono di scoprire alcunifattori importanti.

10.2.1.1 Sovraccarico di tipo quantitativoe mancanza di tempo

Problema: quando si parla di sovraccaricoquantitativo si intende un’enorme mole dilavoro che sembra non avere mai fine.Spesso anche lavorare sotto pressione permancanza di tempo può portare a questasituazione di stress.

Possibili soluzioni: per rimediare a questasituazione di disagio si può intervenire rior-ganizzando il lavoro o riducendo il numerodelle mansioni.

10.2.1.2 Sovraccarico di tipo qualitativo e paura

Problema: si ha un sovraccarico qualitativoquando il lavoratore, per mancanza di com-petenze o formazione inadeguata, non è ingrado di portare a termine i propri compitisenza un eccessivo dispendio di energia.

L’introduzione di nuove metodologie di lavoropuò rendere insicuro il lavoratore, il qualenon sa più cosa lo aspetta e se è in gradodi gestire il cambiamento. Nell’azionare unapparato complesso può manifestarsi nellavoratore sprovvisto delle necessarie com-petenze tecniche un senso di inadeguatezzaoppure la sensazione di essere totalmentein balia di una tecnologia a lui oscura. Inquesti casi è la paura ad avere il soprav-vento. Il lavoratore ha il timore di non farcelacon i propri mezzi e di perdere il lavoro.

Figura 148I vari fattori di stress

105

Per chi lavora davanti al PC possono sorgerealtri timori riguardanti la salute, ad es. pauradelle radiazioni o di perdere la vista. Lapaura non minaccia solo il benessere delsingolo, ma rende difficile l’assimilazione diinformazioni e quindi anche l’introduzione allavoro.

Possibili soluzioni: la paura è uno statoemotivo che deve essere preso sul serio. Ilsovraccarico qualitativo e la paura di nonessere all’altezza del compito affidato pos-sono essere affrontati in due modi diversi.Da un lato, il datore di lavoro deve fare inmodo che il lavoratore possa conseguire lanecessaria formazione nei tempi giustidurante l’orario di lavoro. Questo è partico-larmente importante prima e durante l’intro-duzione di una nuova tecnologia.

Dall’altro, se il sistema introdotto è troppocomplicato, bisogna semplificare la strutturadi dialogo e ridisegnare l’interfaccia (vediinterazione utente-computer nella fig.147)con la consulenza di ergonomi e la parteci-pazione dei diretti interessati.

Non è raro che la paura sia fonte di stress(fig.149).

Altre manifestazioni di paura possono essererisolte fornendo informazioni obiettive, megliose durante colloqui individuali con la personainteressata. Se i timori riguardano il sistema,le apparecchiature e l’ambiente di lavoro,può essere di valido aiuto una persona com-petente in lavoro al VDT, designata dalladirezione aziendale.

È possibile evitare gli stati di ansia coin-volgendo direttamente i lavoratori nellaprogettazione del posto di lavoro. Conquesto atto di partecipazione collettivaviene prima definito il sistema applicativo e in base a quello viene progettato il sistema tecnico. Il sistema applicativocomprende l'organizzazione del lavoro, la regolamentazione dell'applicazione e le misure riguardanti la politica del perso-nale (qualifica, compartecipazione e code-cisione, assistenza).

Figura 149La paura della tecnologia può far venire il mal ditesta

10.2.1.3 Fattori psicosociali di stress

Problema: esistono vari fattori psicosocialiche possono provocare una situazione distress, e questo non solo per i lavoratori alVDT. Eccone alcuni:

● mancato riconoscimento delle proprieprestazioni;

● mancanza di informazioni sulla progetta-zione, sull’organizzazione e sui risultatidel lavoro;

● conflitti con superiori, colleghi, clienti,ecc.;

● sistemi di controllo del lavoro inadeguatidal punto di vista psicologico;

● scarse possibilità di carriera;

● mancanza di sicurezza del posto di lavoro;

● mancanza di una propria responsabilitàlavorativa;

● lavoro poco interessante o avvertitocome inutile;

● scarsi contatti umani durante il lavoro;

● elevate aspettative personali (tendenza alperfezionismo).

106

Possibili soluzioni: per eliminare lo stresscausato da una cattiva organizzazione dellemansioni lavorative bisogna intervenire sull’organizzazione del lavoro nei settori piùcarenti.

Lo stress dovuto alla mancanza di autono-mia e a margini di azione ridotti è ancor piùproblematico se accompagnato da un caricoeccessivo di lavoro. Al contrario, un’ecces-siva mole di lavoro può essere stimolante emotivare il lavoratore ad una maggiore pro-duttività se questo dispone di adeguatecompetenze e autonomia decisionale.

Se il superiore manifesta scarse competenzedirigenziali, lo stress che potrebbe derivareda questa condizione può essere eliminatooffrendogli la possibilità di frequentare deicorsi di formazione. La funzione dirigenzialeassomiglierà in futuro sempre più ad unservizio per i dipendenti. Il dirigente non devesoltanto limitarsi a sorvegliare i propri dipen-denti, ma deve sostenerli ed aiutarli nell’af-frontare gli incarichi affidati. Un buon supe-riore deve inoltre contribuire a sviluppare epromuovere l’autonomia di pensiero e azionea tutti i livelli.

10.2.2 Stanchezza dovuta a lavoro ripetitivo e monotono

Problema: alcune attività al VDT, soprattuttodi data entry, possono essere molto poveredi contenuto e quindi monotone. Svolgereattività di questo tipo può indebolire il rendi-mento del lavoratore e minare il suo benes-sere psico-fisico. Le attività monotone sonocaratterizzate da:

● ripetitività;

● ridotto margine di azione (impossibilità didecidere l’organizzazione del lavoro);

● scarsi contatti umani (mancanza di rapporti sociali).

Essendo il lavoro al VDT di per sé monotonoe ripetitivo, l’utente impiega le sue capacitàin maniera limitata e solo in una direzione.Come conseguenza si possono manifestarestati di affaticamento associati a calo delrendimento, dell’attenzione e della recettivi-tà. A lungo termine questo stato può favorirel’insorgenza di malattie psicosomatiche. A differenza della vera stanchezza, basta

cambiare le attività per vincere questi statidi «pseudo» affaticamento, e aumentare inquesto modo il benessere e il rendimentodei lavoratori.

Possibili soluzioni: per evitare di svolgereun’attività monotona e poco impegnativa èopportuno intervenire sulla ripartizione dellemansioni e sull’organizzazione del lavoro.Per quanto concerne gli addetti al VDT, sidovrebbe alternare il lavoro al computercon altre mansioni più impegnative. In casodi attività miste, la quota di lavoro non tra-scorsa davanti al VDT deve essere comeminimo pari al 50%.

Per valutare correttamente la situazionelavorativa personale potete servirvi dellaseguente lista di controllo (tabella 10).

107

Tabella 10Lista di controllo sulle cause dello stress

sì non noso

Sul posto di lavoro

Eccessiva mole di lavoro

Mansioni troppo complesse

Interfaccia troppo complessa

Mancanza di chiarezza negli incarichi o nelle aspettative

Responsabilità poco chiare

Scarso margine operativo e potere decisionale

Attività monotone e ripetitive

Mansioni poco utili

Eccesso di responsabilità (timore di recare danno a cose e persone)

Frequenti disturbi e interruzioni

Scarsa preparazione al lavoro

Poche pause o nessuna pausa

Lavoro a turni in condizioni disagevoli

Esposizione ad agenti esterni (rumore, polveri, calore, ecc.)

Frequenti e accesi conflitti con il superiore

Nel tempo libero, nella sfera privata

Accesi conflitti con il/la partner

Accesi conflitti con i figli

Accesi conflitti con gli amici

Troppa pressione sul lavoro e a casa

Gravi preoccupazioni finanziarie

Troppe attività nel tempo libero (hobby, sport, vita associativa, ecc.)

Scarsi contatti sociali

Altre cause. Specificare

Quali delle seguenti affermazioni vi riguardano da vicino?

108

10.2.3 Soddisfazione sul lavoro

L’esperienza ci insegna che un lavoratoresoddisfatto rende di più, registra menoassenze dal lavoro e ha una maggiorecostanza rispetto ad un lavoratore insoddi-sfatto. Il grado di soddisfazione sul lavorodipende essenzialmente dai seguenti fattori:

● atteggiamento personale nei confrontidella propria attività e del contenuto dellemansioni

● sicurezza del posto di lavoro

● configurazione del posto di lavoro

● rapporti con colleghi e superiori

● possibilità di carriera

● salario

Anche la possibilità di conciliare vita profes-sionale e sfera privata, così come la situa-zione extraprofessionale (famiglia, ecc.)svolgono un ruolo fondamentale. L’impor-tanza di ciascuno di questi fattori dipendedalla personalità e dalle aspirazioni del sin-golo. Una persona con una buona istruzionesi pone solitamente obiettivi più ambiziosi di una con una minore istruzione (vedi il cap. 10.1.1 «lavoro accettabile»).

Se si vuole aumentare il grado di soddisfa-zione sul lavoro e quindi anche la qualità dellavoro al VDT, non basta migliorare il conte-nuto del lavoro, l’organizzazione del lavoroe l’architettura della postazione di lavoro,ma bisogna anche considerare le capacitàe le competenze del singolo. Per quantopossibile, ad ogni lavoratore dovrebberoessere affidate le mansioni che meglio ri-spondono alle sue capacità e che gli con-sentono di maturare professionalmente.

10.2.4 Organizzazione del lavoro

Considerata la versatilità dei videoterminalinon è possibile stabilire regole generali perorganizzare in modo corretto il lavoro alVDT. Le attività tradizionali svolte davanti alloschermo sono caratterizzate dai seguentifattori, fondamentali per un’organizzazioneergonomicamente corretta del lavoro:

● tempo effettivo trascorso davanti alloschermo

● tipo e intensità delle attività di lettura

● frequenza dell’inserimento dati

● tempi di attesa dovuti al sistema

● percentuale di lavori monotoni e noiosicontrapposta ai lavori interessanti eimpegnativi

● ritmo di lavoro imposto, possibilità divariare il ritmo da parte dell’utente

● controllo del ritmo di lavoro (ad es.numero di battute) da parte del superiore

● alternanza del lavoro al VDT con altreattività

● autonomia dell’utente per quanto con-cerne la ripartizione e l’organizzazionepersonale del lavoro

In ogni azienda la direzione deve designa-re come minimo una persona responsabiledella progettazione, organizzazione e con-trollo delle postazioni di lavoro con VDT, ingrado di fornire le necessarie istruzioni ailavoratori. Questa persona deve ricevereuna corretta formazione e disporre dellanecessaria documentazione. Tra le suemansioni rientra anche la verifica periodicadella postazione di lavoro circa eventualimodifiche inadeguate da parte dell’utente.

Possibili soluzioni: i seguenti principi diergonomia e psicologia del lavoro sonoimportanti per organizzare correttamente il lavoro al VDT.

● La scelta del sistema più adeguatorichiede un’attenta analisi delle attività dasvolgere e delle esigenze dell’azienda.Questa analisi deve essere svolta primadi installare un impianto informatico edeve essere affidata ad un esperto (nonall’addetto agli acquisti).

● Prima di procedere a qualsiasi interventoè bene discutere con i diretti interessati,

109

ossia gli utilizzatori, dell’installazione edella riorganizzazione delle postazioni dilavoro al VDT. Si dovrà anche parlaredelle eventuali modifiche ai sistemi, alletecnologie e all’organizzazione del lavorooffrendo ai lavoratori, nella misura delpossibile, consulenza tecnica e garanten-do il loro diritto ad essere consultati.

● Prima di iniziare a lavorare al VDT idipendenti devono aver seguito un corsodi formazione. Durante il corso devonoessere affrontati i seguenti temi:– introduzione generale al sistema

informatico in dotazione– applicazione del sistema con riferimento

a incarichi concreti– illustrazione dei principi ergonomici per

configurare al meglio la postazione di lavoro. Particolare attenzione va riser-vata all’adattamento delle attrezzature di lavoro e del sedile in base alle esigenze personali.

● I superiori dovrebbero ricevere un’ade-guata formazione su come trattare il per-sonale al VDT dal punto di vista psicolo-gico.

● L’attività del videoterminalista è interes-sante se le mansioni da svolgere sonovarie e complete. Nell’atto pratico, l’atti-vità al VDT è spesso fortemente limitata.Per questo motivo il lavoratore dovrebbepoter svolgere anche mansioni diverse epiù impegnative.

● Se il lavoratore svolge un’attività monoto-na e ripetitiva, caratterizzata soprattuttodalla lettura di testi sullo schermo o dal-l’inserimento di dati a ritmi prefissati, èopportuno ridurre il lavoro al VDT a circala metà dell’orario di lavoro. Se questonon fosse possibile per motivi aziendali,è possibile introdurre più pause di brevedurata per alleviare il carico lavorativo. Vadetto che la quantità e la qualità del lavo-ro aumentano se si introducono regolar-mente delle pause. Può quindi essere dienorme beneficio per il lavoratore potersuddividere a proprio piacimento le attivitànel corso della giornata.

● Ad influire negativamente sul benesserepsicosociale del lavoratore ci sono anchei controlli sul suo rendimento, ad es. veri-fica del numero di battute al computer,della correzione di errori, delle interruzioni

del lavoro, ecc. La sorveglianza da partedel superiore deve avvenire in modo trasparente e non di nascosto dal dipen-dente.

● Rendere il lavoratore responsabile dellasuddivisione dei compiti e della regola-mentazione delle pause può aiutarlomolto dal punto di vista psicosociale enella maggior parte dei casi questopotrebbe migliorare la qualità del suolavoro.

Durata dell’attività al VDT, regolamentazione delle pause

Non è possibile stabilire scientificamente ein maniera assoluta un limite alle ore dilavoro. Ogni situazione lavorativa deveessere valutata come caso a sé stante.

La riduzione dell’orario di lavoro per i video-terminalisti è una questione molto delicatasoprattutto al momento di definire i contratticollettivi di lavoro. Un lavoro monotono eripetitivo di qualsiasi tipo può causare unaserie di disturbi e non dovrebbe esseresvolto a tempo pieno per motivi ergonomici.Questo vale non soltanto per quei lavori chesollecitano notevolmente l’apparato visivo(ad es. costante inserimento di dati), maanche per altre figure professionali, ad es.la cassiera al supermercato, il ricercatore almicroscopio o altri lavori che impongonoposture forzate.

Per il lavoro al VDT il fattore negativo non èlo schermo in sé, ma l’insieme dei fattoricollaterali che rendono questa attività affati-cante, ossia lo sforzo di concentrazione, lamancanza di tempo, i problemi muscolo-scheletrici a carico di mani e braccia per laripetitività dei movimenti, lo sforzo visivo, ifattori psichici e le posture forzate.

Vogliamo citare a questo punto un esempio.Nell’amministrazione federale si tende alimitare il lavoro al VDT pesante (attivitàmonotone e prolungate davanti allo schermocon scarso margine operativo e/o mancanzadi contatti personali) alla metà delle orelavorate giornaliere come massimo, sempreche non ci siano particolari motivi organiz-zativi che impediscono di svolgere un’attivi-tà mista.

110

Solitamente dovrebbe essere possibileorganizzare il lavoro in modo da alternare illavoro al VDT con altre attività che consen-tono al lavoratore di muoversi, cambiarepostura e interrompere l’uso della tastiera(attività miste). Se per motivi organizzativinon fosse possibile, si dovrebbero introdur-re ulteriori pause di breve durata.

In molte aziende sono state introdotte pausedi 15-20 minuti ogni due ore (inserite nel-l’orario normale di lavoro) per coloro chelavorano intensamente al VDT. Questi inter-valli incentivano la socializzazione all’internodell’azienda molto di più delle pause di 5-10 minuti ogni ora e sono quindi preferibilidal punto di vista della fisiologia del lavoro.

Per quanto concerne la durata minima dellepause, le attuali conoscenze in materia difisiologia del lavoro giustificano determinateeccezioni alla Legge sul lavoro.

Le pause «forzate» durante il lavoro (ad es.tempi di attesa al computer) non consentonoalcun riposo e invece di rilassare sono causadi improduttività e tensione. Non possonoquindi sostituire le pause regolari.

Nelle pause prestabilite non si dovrebberosvolgere attività secondarie, ad es. navigarein Internet, sbrigare la corrispondenza per-sonale, giocare, ecc. Si dovrebbe, anzi,spegnere lo schermo. È senz’altro consiglia-bile fare degli esercizi per rilassare i muscolidi schiena, spalle e braccia (vedi figure 133-145). Anche quando ci si reca alla caffette-ria per una pausa si può fare un po’ dimovimento e avere contatti con altre persone(figure 150, 151). Magari nel locale pausec’è anche una spalliera su cui potete stirac-chiarvi.

Figure 150, 151Locali pausa

111

11.1 Seco – Direzione del lavoro (DA)

Lavoro e salute

Stauffacherstrasse 101, 8004 Zurigo, Tel. 043 322 21 00, Fax 043 322 21 19

Ispettorati federali del lavoro

Eidg. Arbeitsinspektion Ost,Stauffacherstrasse 101, 8004 ZurigoTel. 043 322 21 20, Fax 043 322 21 29

Inspection fédérale du travail Ouest, Petit-Chêne 21, 1003 LosannaTel. 021 317 58 50, Fax 021 311 02 82

11.2 Ispettorati cantonali del lavoro

Gli indirizzi e i recapiti telefonici degli Ispet-torati cantonali del lavoro sono indicati nel-l’elenco telefonico elettronico.

11.3 Organizzazioni varie

Istituto di igiene e fisiologia del lavoro del Politecnico federale di Zurigo, NW,8092 Zurigo, Tel. 01 632 39 73, fax 01 632 11 73

Schweizerische Gesellschaft für Ergonomie«Swissergo», c/o Institut für Hygiene undArbeitsphysiologie, ETH-Zentrum,Clausiusstrasse 25, 8092 Zurigo,(Internet: www.swissergo.ch)

Associazione svizzera per l’illuminazione(SLG), Postgasse 17, 3011 Berna Tel. 031 313 88 11, Fax 031 313 88 99(Internet: www.slg.ch)

Institut universitaire romand de Santé auTravail (IST), rue du Bugnon 19, 1011 Losanna 11, Tel. 021 314 74 21, Fax021 314 74 20

11.4 Suva

Tel. 041 419 51 11Per ordinazioni:Internet www.suva.ch/waswoFax 041 419 59 17

In tema di ergonomia potete ordinare allaSuva i seguenti supporti informativi e didat-tici.

Programma didattico

Programma didattico interattivo su Internet(www.suva.ch) nel settore dell’ergonomia alVDT per gli utenti.

Opuscoli e piccoli affissi

44034 Opuscolo «L’uso del videoterminale.Informazioni utili per il vostro benessere».20 pagine, versione breve della presente pubblicazione

84021 Lavoro al videoterminale. 10 consigli utili per tutelare la salutee il benessere dei lavoratori.

55113 Piccolo affisso A4 «Quel che conta è l’altezza!»

55149 Piccolo affisso A4 «Alla tua schiena piace muoversi»

11 Uffici di consulenza e informazione,materiale informativo

Liste di controllo

Potete ordinare alla Suva le seguenti liste dicontrollo:

● L’acquisto dello schermo, codice 67049.i

● Mobili per i posti di lavoro al VDT, codice67050.i

● L’illuminazione ai posti di lavoro al VDT,codice 67051.i

● Lavorare correttamente al VDT, codice67052.i

Le liste di controllo possono essere scari-cate in formato PDF dal sito Internet dellaSuva (www.suva.ch/listedicontrollo ➞ ergonomia).

Lo scopo delle liste di controllo è sensibiliz-zare l’utente alle questioni ergonomiche eaiutarlo a risolvere da solo facili problemi.Non possono sostituire in nessun caso lafunzione e l’assistenza di un esperto.

Elenco dei fornitori

La Suva mette a disposizione i seguentielenchi di aziende fornitrici di attrezzatureparticolari (gli elenchi sono costantementeaggiornati):

● N. 86958 Scrivanie

● N. 86960 Sedie da ufficio

● N. 86966 Prodotti vari (ad es. tastiere ergonomiche, dispositiviantiabbagliamento)

● N. 86970 Sehlehrerinnen (visual trainer)

112

113

12.1 Bibliografia in tedesco

(1) SLG/LiTG/LTAG/NSVV: Handbuch für Beleuchtung, ecomed Fachverlag, Landsberg, 1992.

(2) E. Grandjean: Physiologische Arbeitsgestaltung,Leitfaden der Ergonomie, Ott Verlag, Thun, 1991.

(3) Ch. Schierz, H. Krueger: Beleuchtung, in Handbuch der Arbeitsmedizin, Kap. II-3.5, ecomed Fachverlag, Landsberg, 16. Erg. Lfg. 4/1996, S. 1-40.

(4) Verwaltungs-Berufsgenossenschaft VBG: Bildschirm- und Büroarbeitsplätze, SchriftenreihePrävention SP 2.1 (BGI 650), 2002.

(5) Verwaltungs-Berufsgenossenschaft VBG: Call-Center, Schriftenreihe Prävention SP 2.10 (BGI 773), 2000.

(6) Richenhagen, Prümper, Wagner: Handbuch der Bildschirmarbeit, Luchterhand Verlag, Neuwied, Kriftel, 1998.

(7) H. Krueger: Ergonomie, Arbeit + Gesundheit, Vorlesungsskript (prov. Fassung), IHA, ETH Zürich, 2002.

(8) www.ergo-online.de: Fachinformationsdienst Arbeit und Gesundheit im Sozialnetz Hessen.

12.2 Bibliografia in italiano

(1) Bandini Buti Luigi, «Ergonomia degli uffici», Il Sole 24 Ore Pirola, 2001.

(2) Mantovani Giuseppe, «Ergonomia. Lavoro, sicurezza e nuove tecnologie», Il Mulino, 2000.

(3) Ubertazzi Alessandro, «Il posto di lavoro al videoterminale», CUSL (Milano), 2001.

(4) Bagnara S., Stajano A., «Ergonomia del software», CLEUP, 1987.

(5) Marcolin F., Mian G. et Al., «Glossario di ergonomia», INAIL, 2001 (www.inail.it/medicinaeriabilitazione/pubblicazioni/glossario/SMG-GlossarioErgonomia.PDF)

(6) Pierfederici O., «Illuminazione e colore negli ambienti di lavoro», Maggioli, 1993.

(7) Pierfederici O., «Ergonomia e ambienti di lavoro», Edizioni Pitagora, 1982

(8) www.ergolab.it, Laboratorio di usabilità e ricerca ergonomica

(9) www.societadiergonomia.it, Società italiana di ergonomia

12 Bibliografia

Norme

Per il lavoro al VDT è importante la serie di normeISO 9241. Tradotte in italiano dall’UNI (EnteNazionale Italiano di Unificazione) le norme sonodisponibili a pagamento e possono essere ordinatetramite Internet al sito www.uni.com.

UNI EN ISO 9241-1, edizione 1999Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 1: introduzione generale.

UNI EN ISO 9241-4, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 4: requisiti della tastiera.

UNI EN ISO 9241-5, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 5: requisiti posturali e per la configurazione del posto di lavoro.

UNI EN ISO 9241-6, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 6: guida sull’ambiente dilavoro.

UNI EN ISO 9241-7, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 7: requisiti dello schermosoggetto a riflessi.

UNI EN ISO 9241-8, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 8: requisiti per i colori visualizzati.

UNI EN ISO 9241-9, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 9: requisiti per i dispositivi di immissione dei dati diversi dalle tastiere.

UNI EN ISO 9241-10, edizione 1997Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 10: principi dialogici.

UNI EN ISO 9241-11, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 11: guida sull’usabilità.

UNI EN ISO 9241-12, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 12: presentazione delle informazioni.

UNI EN ISO 9241-13, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 13: guida per l’utente.

UNI EN ISO 9241-14, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 14: menu dialogici.

UNI EN ISO 9241-15, edizione 1999Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 15: comandi dialogici.

UNI EN ISO 9241-16, edizione 2001Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 16: dialoghi per la manipolazione diretta.

UNI EN ISO 9241-17, edizione 2002Requisiti ergonomici per il lavoro di ufficio convideoterminali – Parte 17: dialoghi per la compilazione di moduli.

114

115

Ringraziamo le seguenti società per le infor-mazioni che ci hanno fornito:

Girsberger AG, Sitzmöbel, 4922 Bützbergwww.girsberger.ch

IBM Schweiz, 8010 Zürichwww.ibm.ch

Institut für Hygiene und Arbeitsphysiologieder ETH, 8092 Zürichwww.iha.bepr.ethz.ch

Joma-Trading AG, 8355 Aadorfwww.joma.ch

Maurer + Partner AG, 3615Heimenschwandwww.m-controlroomdesign.com

ORG-DELTA GmbH, DE-73528Reichenbach/Filswww.org-delta.de

Albert Stoll Giroflex AG, 5322 Koblenzwww.giroflex.ch

Waldmann Leuchten GmbH, 5024 Küttigenwww.waldmann.de

Vitra AG, 4127 Birsfeldenwww.vitra.ch

WSA OFFICE PROJECT, 6004 Luzernwww.wsa.ch

Zumtobel Staff AG, 8050 Zürichwww.zumtobel.ch

Per le foto:

[1] Vitra AG: Vitra New Office, Weil a. Rhein; Architekt: Sevil Peach; Photograph: Ramesh Amruth.

[2] ORG-DELTA GmbH

[3] Maurer + Partner AG

Molti operatori al videoterminale hannoinviato una serie di suggerimenti alla Suva emolti di questi sono stati inseriti nella nuovaversione. La Suva è sempre disponibile adaccogliere consigli utili su questo argomen-to.

Rivolgiamo un particolare ringraziamento alprof. Dr. H. Krueger e al Dr. Ch. Schierzdell’Istituto di igiene e fisiologia del lavorodel Politecnico federale di Zurigo per avercontribuito con le loro proposte a migliorareil contenuto di questa pubblicazione.

Un ringraziamento speciale va anche aMargot Vanis, ai Dr. Beat Hohmann,Hermann Jossen, Dr. Michael Oliveri e Dr. Ruedi Rüegsegger, esperti Suva diergonomia al VDT, che con il loro contribuitohanno arricchito il contenuto di questa pubblicazione.

13 Ringraziamenti

116

14 Indice analitico

AAbbagliamento 17, 89Accomodazione 21-22Acuità visiva 19-20Adattamento 20, 22Alimentatori ad alta frequenza 70Altezza del piano di lavoro 46, 48, 100Altezza della sedia 53Altezza di posizionamento schermo 38Ametropia 86, 89Ampiezza accomodativa 21Andamento del mercato 10-11Angolo di osservazione 26Apparecchi di screening 87Applicazioni Windows 34Arredi di ufficio 61Aspetti oftalmologici 86-90Astigmatismo 88Attività fisica 90Attività lavorative 101-103Attività miste 12, 94, 106

BBenessere 15, 64, 80, 94, 104Braccioli 54Bruciore agli occhi 13, 86, 87, 100

CCall center 63-64Cambiamenti posturali 92Campi elettromagnetici 24, 32, 78-79Campi elettrostatici 78-79Canalina portacavi 47Candele 16Capacità visiva 87Caratteri 26, 29-31Cariche elettrostatiche 79Cause dello stress 107Centrali di comando 64-65Chiarezza 102Colore della luce 20, 68Combinazione di tasti 93Compatibilità elettromagnetica 79Compiti 101-103Completezza 102

Computer portatili 11, 34, 36Consumo energetico 32-33Confronto tra schermi 26Contrasto 18Contrasto dei caratteri 18, 30Contrasto di colore 18Cristalli liquidi 11, 33Curvatura 32Cuscini a cuneo 53

DDanni al feto 78Deficit visivi 86-89Desktop 35Diagonale dello schermo 27-31Differenza di luminanza 18, 21, 24Dimensione dei caratteri 30-31Dimensioni dello schermo 28, 31Direttiva 90/270/CE 24Direzione dello sguardo 17, 22, 33, 37Disagio psicologico 13Disposizione dei tasti 40Distanza visiva 30, 37Distorsione 32Disturbi 13, 89, 90-93Documenti 57-58Dolori 13, 80, 91Dolori alla nuca 88Dominanza 103Doppio clic 43-44, 93Dot pitch 32Durata di una sedia 56

EEffetto cancerogeno 78Elenco dei fornitori 112Elettromagnetismo 24, 32, 78-79Emissioni di ozono 60Emissioni radioattive 26Ergonomia 3, 10, 15, 40, 63-66, 108Ergonomia del software 34Esercizi di ginnastica 95-99Esercizi di stretching 95-99

117

FFattore di manutenzione 16Fattori psicosociali di stress 105-107Feedback 102Filtri per monitor 28-29, 78Filtro a carbone attivo 60Fitness per gli occhi 89Flessibilità 103Flusso luminoso 16Font 31Fotometro 16Frequenza di fusione 23

GGeometria dell'immagine 32Ginnastica oculare 89-90Grado di oscillazione 23Grado di riflessione 18, 47

IIcone 35Illuminamento 16, 68Illuminamento nominale 16Illuminazione 68-77Illuminotecnica 16Impianti di climatizzazione 80-81Ingombro sulla scrivania 26Inquinamento acustico 83Intensità luminosa 23Interazione uomo-computer 103Iperlacrimazione 86-87, 100Ispettorati cantonali del lavoro 111Ispettorati federali del lavoro 111

JJoystick 43

LLampada da tavolo 61, 68, 77Lampada da terra 76-77Lampade ad incandescenza 17, 75, 77Lampade con plafoniera 75Lampade da soffitto 37, 68, 76Lavoro al VDT 3-4Legge sul lavoro 3, 110Leggibilità dei caratteri 30-32Lenti 86-89Lenti a contatto 89Lenti bifocali 87Lenti monofocali 87-88Lenti multifocali 87-88Lenti progressive 88Libertà di movimento 46Liste di controllo 112

Livello di illuminamento 68Livello di rumorosità 82-84, 100Locali climatizzati 80-81Luce diffusa 17, 75Luce diurna 70-73Luminanza 16-17, 20-23Luminanza dei caratteri 30

MMal di testa 13, 87, 89Malattie psicosomatiche 101, 106Malesseri fisici 82Manutenzione 39, 44 82Margine di azione 102, 106Meccanismo di regolazione (scrivania) 48-49Mercato mondiale dei videoterminali 11Messa in stand-by 26, 60Microclima 80-82Misure acustiche 84-86Mobilità 28Mouse 43-44Mouse pad 42, 44Movimento 51, 94, 100, 110MPR 2 (oggi SS 436 1490) 24

NNervosismo 13, 104Nitidezza dei caratteri 26, 32Norme 24Norme sulla radioprotezione 79Notebook 11, 34

OOcchiali 86-89Occhiali da computer 89Oculista 87Opuscoli 111Orario di lavoro 24, 63, 65, 109Ordinanza sulla prevenzione

degli infortuni (OPI) 3Organizzazione del lavoro 104, 108-109Orientamento all'utente 102Oscillazione dei caratteri 32Ottico 87, 89

PPallone-sedia 54Pannelli divisori 74, 84Paura 104-105Pause 109-110Percezione della luminosità 16Personalizzazione del desktop 35Piano della sedia 53Piano di lavoro 42, 45-51

Poggiapiedi 51, 53, 59Poggiapolsi 42-44, 93Portadocumenti 58Posizione dello schermo 37-38Postazione al videoterminale per disabili 66Postazioni CAD 61Postura 59, 66-67Posture forzate 91-92Power napping 99Presbiopia 86-89Pressione sui dischi intervertebrali 59, 90Problemi con il mouse 92-93

QQuarzo rosa 80

RRaccomandazioni per i

videoterminalisti 100Radiazioni di natura non fisica 80Radiazione termica 79Radiazioni ionizzanti 79Raggi infrarossi 79Raggi ultravioletti 80Raggi X 79Regione lombare 53Regolamentazione delle pause 109-110Regolazione dell'immagine 32Regolazione dell'inclinazione (schermo) 26Regolazione in altezza (schermo) 26Repetitive strain injury RSI 91Resa cromatica 26, 33Retroilluminazione 33Riduzione dell'orario di lavoro 24, 109Riflessi 26, 28-29, 32, 37, 70Ripartizione dei compiti 101-103Ripartizione della luminanza 69Risoluzione 31, 61Risparmio energetico 32, 60, 70Rotelle della sedia 53Rotellina per lo scorrimento dei testi 43, 93Rumore 60, 82-86Rumori di fondo 84Rumori esterni 82

SSalute 15, 82Scegliere la sedia giusta 56Schermi piatti 27, 33Schermi tradizionali 27, 31Schermo LCD 33Schienale 53-54Scrittoio 47-51Scrivania alta 47-51

Seco 111Sedersi in modo dinamico 52Sedia 52-56Sedie alternative 54-55Sensibilità della differenza 21Sfarfallio 23, 26, 30, 32, 70Sgabello basculante 55Shortcut 44, 93Sindrome del mouse 92Sindrome dell'edificio malato 82Soddisfazione sul lavoro 108Soffitto acustico 84Sorgente luminosa 16, 23Sovraccarico 104-105Stabilità dei caratteri 26, 32Stampante 60-61Stampante a getto di inchiostro 60Stampante ad aghi 60Stampante di rete 60Stampante laser 60Stanchezza 89, 94, 106Stazioni di controllo 64-65Stress 13, 80, 104-106Stress professionale 104Stressori 104Superficie della scrivania 45

TTasso di refresh 26, 32Tastiera 40-44Tastiera ergonomica 40-41Tastierino numerico 40Tavoletta grafica 43TCO 24Temperatura 72, 80-82Tende 72Tende a rullo 72TFT 33Tipo di seduta 54-55Touchscreen 43Tower 57Trackball 43Trasparenza 103Triangolo strutturale 103Tubi catodici 25, 31

UUffici di consulenza e informazione 111Umidificatore 82Umidità dell'aria 80-81Umidità relativa 80-81Unità centrale 38, 57, 100

118

119

VValori di riferimento per l'inquinamento

acustico 83Valori limite (elettromagnetismo) 24, 78Varietà 102Velocità di accomodazione 21Velocità di doppio clic 44Velocità di percezione 24Velocità di visualizzazione 26Veneziane 72Veneziane a lamelle perforate 72Ventilatore 82Ventilazione a dislocamento 81Vincolo 103Visita oculistica 87Visualizzazione in negativo 29Visualizzazione in positivo 29Visus 19Vita sedentaria 56, 90

Il lavoro al videoterminale è da molto tempo oggetto di accese discussioni

nell’opinione pubblica; in tutto questo gli aspetti di fisiologia del lavoro

sono sempre in primo piano. Nella presente pubblicazione abbiamo voluto

illustrare come è possibile evitare alcuni disturbi associati a questo tipo di

attività. Dopo alcuni brevi cenni di illuminotecnica abbiamo affrontato dal

punto di vista ergonomico i requisiti che uno schermo deve soddisfare,

tenendo conto anche dell’illuminazione, degli arredi d’ufficio, del software

e dell’organizzazione del lavoro in generale. Non sono mancati anche

alcuni brevi accenni ad aspetti di medicina e fisiologia del lavoro. Si riba-

disce che non si conoscono malattie dell’apparato visivo causate dal

lavoro al videoterminale.

120

15 Riepilogo

Codice: 44022.i