INFORMAZIONI & PRENOTAZIONI · 2009. 3. 3. · INFORMAZIONI & PRENOTAZIONI UFFICIO TEATRO c/o...

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e-mail: [email protected] www.comune.riosaliceto.re.it BIBLIOTECA COMUNALE tel. 0522 699594 BIGLIETTERIA TEATRO (nelle serate di spettacolo dalle ore 20.00) tel. 0522 649465

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domenica 9 novembre 2008 ore 21.00

Cornilio Sghez presenta ANTONIO CORNACCHIONE in SATIRE LIRICHE con la partecipazione di CARLO FAVA Satire di Antonio Cornacchione, Marco Posani e Luca Bottura Liriche di Carlo Fava e Gianluca Martinelli Satire liriche è l’incontro tra due artisti. Difficile dire quale spettacolo possa nascere dal sodalizio artistico di questi due personaggi di per sé imprevedibili. Un nuovo linguaggio dove la satira e il paradosso dell’attualità politica raccontata da Cornacchione si incrocia con i monologhi e le canzoni di Fava, in un montaggio alternato di pubblico e privato. Con nuovi e surreali dialoghi, scritti o improvvisati per l’occasione, e la versatilità, il talento, l’ironia, la curiosità comuni ad entrambi, tratteranno di temi d’attualità quali: politica, amore, precarietà, futuro… insomma dei nostri tempi. Potrà perfino capitare di ascoltare Cornacchione cantare o magari suonare insieme a Fava. Di certo i due daranno vita ad uno spettacolo del tutto inedito nel panorama musical-teatrale italiano. ANTONIO CORNACCHIONE Come attore comico debutta allo Zelig di Milano nel 1991, l’anno successivo partecipa a Su la testa di Paolo Rossi. Nel 1992 riceve il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi. Nel 1993 è al fianco di Claudio Bisio in Cielito Lindo e nel 1995 ritrova Paolo Rossi nello spettacolo Il Circo. Negli anni successivi partecipa al programma Retromarch poi a Scatafascio e Facciamo Cabaret. Nel 2001 è in tournée teatrale con Marina Massironi con il testo francese Andrée le magnifique e nel 2002 è tra i protagonisti dello spettacolo Cult prodotto da Zelig. Nella stagione 2003-2004 è accanto a Fabio Fazio nella prima sedizione di Che tempo che fa, ma anche sul palcoscenico di Zelig Off e successivamente di Zelig Circus. Nel 2004 ha pubblicato il suo primo libro, Povero Silvio. L’anno 2004 lo vede ancora una volta vincitore del Premio Satira Politica di Forte dei Marmi per la sua interpretazione del “fedele amico di Silvio”. Riassume la sua carriera con un’analisi critico-pedagogica: “la durata degli spettacoli dipende dal pubblico. Ho scritto due spettacoli, uno molto drammatico e uno molto comico, difficile distinguerli”.

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CARLO FAVA Jazzista e cultore del teatro-canzone, annovera tra i suoi modelli Giorgio Gaber e Paolo Conte. I suoi spettacoli teatrali Personaggi criminali, L’uomo flessibile show, Le notizie alternano monologhi e canzoni, con i testi scritti a quattro mani insieme all’amico di sempre Gianluca Martinelli. Nell’estate del 2005 è protagonista al fianco di Marina Massironi del recital Canzoni Intelligenti e di un lungo tour con il suo spettacolo L’uomo flessibile in concerto nei maggiori festival e rassegne italiane. In tv ha partecipato al programma di Enzo Jannacci Quelli che Jannacci e a Colorado Cafè, condotto da Diego Abatantuono. Con la canzone Un discorso in generale, eseguita con la cantante israeliana Noa, ha vinto il Premio speciale della critica - 56° Festival di Sanremo.

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sabato 13 dicembre 2008 ore 21.00

Associazione “Quelli del ’29” presenta RUMORI FUORI SCENA con Davia Bulgarelli, Valentina Galantini, Emanuela Giovanardi, Alice Marciello, Tiziano Meschieri, Marco Piardi, Nicola Rebecchi, Domenico Riva, Graziano Salerno di Michael Frayn regia Paolo Di Nita Rumori Fuori Scena - “Noises off” - inizia con la prova generale dello spettacolo “Niente addosso” - Nothing on - tradizionale e famosa farsa inglese, nella quale la grande e matura attrice Dotty, che ha una love story con il giovane e nevrastenico attore Gary, ha investito molto del suo denaro. La regia dello show è affidata a Loyd che si barcamena sensualmente tra Brooke, avvenente nonché svampita attrice e Poppy, ansiosa e meno attraente assistente alla regia. Dello spettacolo fanno parte anche Frederick, attore insicuro e imbranato appena abbandonato dalla moglie, Belinda, attrice pettegola e invidiosa di Dotty, Sheila, attempata attrice con un basso udito ma con un gomito molto alto e Tina, direttore di scena dal carattere rude. Il drammaturgo inglese Michael Frayn crea una “commedia-orologio” con ritmi serrati e gags esilaranti con gli attori che entrano ed escono dal loro personaggio in maniera assolutamente strepitosa. Il primo atto li rivela impegnatissimi in una prova generale, in cui i problemi tecnici della messinscena si mescolano a quelli individuali dei singoli protagonisti. Nel secondo atto si vede la farsa finalmente in scena, ma, con un nuovo e spericolato gioco teatrale, il punto d'osservazione viene portato da Frayn dietro le quinte, a scoprire le ansie, le diatribe, i contrasti, le follie degli attori che vanno e vengono dalla ribalta. Nel terzo atto, infine, ancora la stessa farsa è giunta ormai alla sua ultima replica. Ma quasi più nulla funziona, e i rapporti tra gli attori sono giunti a un passo dalla rottura insanabile. Il risultato è irresistibilmente comico. Ma, accanto al trascinante divertimento di un intreccio mozzafiato, la commedia propone l'intento di ricondurre il fatto teatrale alla sua dimensione originaria di gioco, dimostrando al contempo come, sulla realizzazione di un’opera teatrale, influiscono sovente, le paure, le genialità, le invenzioni e i problemi di chi ogni sera si affaccia alla ribalta. Rumori fuori scena è uno dei più straordinari successi teatrali degli ultimi anni: un testo di Michael Frayn rappresentato per la prima volta a Londra nel 1982 e giudicata dal “Evening Standard” miglior commedia dell’anno, successivamente, tradotto in 29 lingue e replicato oltre 3000 volte. La sua peculiarità sta nell’utilizzare in modo assolutamente originale l’espediente antico del “teatro nel teatro”, calandolo in quella singolare commistione fra un intreccio farsesco irresistibile e un ironico “spaccato” sulla vita dei teatranti.

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RECENSIONI

Rumori fuori scena: non c’è titolo più appropriato, non ci sono rumori più gradevoli che le nostre orecchie vorrebbero udire di quelle porte che gli attori dell’Associazione “Quelli del ‘29” aprono e chiudono in un susseguirsi di situazioni incalzanti. Il ritmo cresce costantemente con le aperture di queste porte, con le entrate sbagliate, le scene ripetute, gli oggetti che non escono di scena mentre gli attori si perdono dietro le quinte. Una commedia scoppiettante, dal ritmo incalzante e con spassosissime gag che si susseguono vorticosamente. Una macchina perfetta che produce risate giocando sulle fobie, le gelosie e le invidie dell’uomo e dove il Teatro diventa il palcoscenico della vita dell’attore/uomo... … Rumori fuori scena è una commedia dove il gioco del teatro diventa il gioco della vita, dove il verbo inglese recitare (to play) si fonde perfettamente con il verbo inglese (to play). Certo ci sarà un po’ di confusione ma il divertimento è assicurato. D.L. Corsi, discenainscena.it

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domenica 11 gennaio 2009 ore 21.00

Ballandi Entertainment Spa presenta FLAVIO INSINNA in SENZA SWING di F. Insinna, P.P. Palladino, M. Rutelli, G. Solari, A. Lolli con Daniele Bitossi contrabbasso, Mario Cirillo sassofono, Leonardo Galigani tromba, Emanuele Maglioni tromba, Federico Pacini pianoforte, Enzo Panichi batteria, Jodi Scalise chitarra, Emiliano Tozzi sassofono, Folco Tredici trombone regia Giampiero Solari Con Senza Swing FLAVIO INSINNA torna al suo punto di partenza artistico: il teatro. Senza Swing narra i momenti significativi e paradossali della gloriosa e misera storia di una banda che diventa un microcosmo nel quale convivono involontariamente esistenze umane piccole e meschine. Queste esistenze nel loro insieme rappresentano tanti piccoli vizi sociali che riconosciamo come familiari nella nostra quotidianità. Senza Swing è un affresco comico e pieno di piccole storie, vicine a noi. Flavio Insinna, affabulatore sornione, intreccia il racconto della storia e interagisce in scena con una band di nove elementi, a metà strada tra la classica banda da caserma e la big band da locale. La musica diventa un continuo riverbero del racconto, rende concreti diversi episodi e contribuisce energicamente a dare un ritmo serrato allo spettacolo. Senza Swing porta in maniera ironica un contenuto di rifiuto e di necessità di reagire alla mediocrità. Le vite "furbette" e mediocri sono senza swing. Ma lo spettacolo lascia anche una sensazione positiva nello spettatore dal momento che ti fa sentire che se uno reagisce alla mediocrità e crede che i propri sogni si possano realizzare si raggiungeranno sempre risultati inaspettati. Credendoci e lottando per realizzare le proprie passioni, si rischia di vivere pieni di swing. FLAVIO INSINNA La carriera d’attore - o come lui preferisce definirsi, di "artigiano" - inizia dopo aver conseguito il diploma presso il Laboratorio di esercitazioni sceniche di Proietti e si alterna tra cinema, teatro e televisione. Dopo un inizio difficile, Insinna incontra il regista Enrico Oldoini, con il quale girerà un episodio di Dio vede e provvede, il film Un bugiardo in paradiso, le fiction Don Matteo e La crociera, tutti lavori per cui si è fatto conoscere ed apprezzare dal grande pubblico. Nel 2006 riceve numerosi premi e a settembre debutta in tv come presentatore della nuova edizione di Affari tuoi, il programma che nel 2007 gli fa ricevere il Telegatto speciale come "conduttore rivelazione dell'anno 2006". Nel 2009 uscirà al cinema il suo nuovo film con Alessandro Gassman, Ex, regia di Fausto Brizzi.

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RECENSIONI

Flavio Insinna, attore teatrale e conduttore di Affari Tuoi, si è recentemente portato a casa il Telegatto come personaggio televisivo dell'anno, ma questa sera ha dato libero sfogo al suo amore represso: il teatro. Più di due ore in scena senza sosta per ‘montare’ da solo una sit-commedy popolata di tanti personaggi, quasi tutti provenienti dal settore forze armate, con una sponda scenica costituita da una stretta passerella circolare che racchiude l’oggetto del desiderio: la banda, costituita da 9 bravi musicisti. … Un alternarsi sulla scena di personaggi e metafore della vita che si susseguono in maniera incalzante, … Un esercizio di bravura di ottimo effetto, che conferma le grandi qualità artistiche di Flavio Insinna, fresco ‘personaggio televisivo dell’anno’. La bravura è evidente, come la popolarità: tifo da stadio, tribuna e gradinata del teatro, vera Curva Nord con supporters prevalentemente femminili. Diamo un nome a tutto questo: un successo. Mauro Guidi, www.teatro.org

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martedì 27 gennaio 2009 ore 21.00

Nutrimenti Terrestri / BAM Teatro presentano CLAUDIO GIOÉ, DONATELLA FINOCCHIARO in L’ISTRUTTORIA ATTI DEL PROCESSO IN MORTE DI GIUSEPPE FAVA di Claudio Fava musiche composte ed eseguite dal vivo da Dounia Faisal Taher voce, Giovanni Arena contrabbasso, Vincenzo Gangi chitarra, Riccardo Gerbino percussioni regia Ninni Bruschetta Ogni processo è un palcoscenico irripetibile. Un luogo che incontra destini, parole, follie. Che ricostruisce la storia dei fatti e quella dei pensieri che li precedettero. Che mescola menzogna e verità. In questo senso, il processo in morte a Giuseppe Fava firmata da Claudio, figlio del giornalista ucciso, è già teatro. Ma questo processo è anche un pretesto per raccontare un tempo e un luogo. Il tempo è quello dell’omicidio di Pippo Fava, assassinato dalla mafia davanti all’ingresso del Teatro Stabile di Catania il 5 gennaio 1984. Il luogo è la sua città che, nel racconto teatrale, diventa - di volta in volta - il luogo della ribellione e quello della rimozione. Una città capace di celebrare i propri morti, di rispecchiarsi nella loro battaglia e di divorarne al tempo stesso la memoria. Così fu anche per Giuseppe Fava. Di quel processo, poco conosciuto, oggi resta in apparenza solo una sentenza di condanna, ormai definitiva. Eppure, dietro i riti della giustizia, c’è sempre altro. Come la celebre Istruttoria di Peter Weiss non è solo il canto d’orrore e di dolore per l’inferno dei lager nazisti, anche questa Istruttoria racconta la morte di un giornalista per narrare tutta la ferocia della mafia, l’oltraggio irrisolto della sua violenza, la viltà dei complici. E soprattutto la rabbia dei sopravvissuti. Note di regia: Dopo aver letto questo testo mi sono chiesto a cosa serva un processo per omicidio. Là dove il peggio è fatto si continua a celebrare il male, aggiungendo al dolore l’oscenità: il racconto dell’omicida, la difesa immorale dei colpevoli, le fazioni di innocentisti e colpevolisti, che fanno riecheggiare, come in un effetto domino, la tragedia già consumata, ma non ancora finita. Questo processo è stato, come raramente accade, un processo che si è concluso con la condanna dei veri colpevoli, degli esecutori e dei mandanti. Ma a leggerne e a sentirne gli atti ne viene fuori una società al limite del grottesco. Latitanti che girano scortati dalle forze dell’ordine, giornalisti che negano l’esistenza della mafia a Catania (in quegl’anni!), boss che uccidono personaggi scomodi per far “piacere” a qualcuno o per dare “un segnale” di amicizia ad un’altra cosca… Cose che se non fossero tragiche sembrerebbero frutto di un’ilare fantasia. Un tempo la celebrazione del processo era un momento di ritualità civile, così come è diventato adesso il teatro. Io credo che il teatro abbia questa funzione e questo privilegio, quello di parlare alla gente attraverso una ritualità, non più sacra, ma quantomeno civile (…) Ninni Bruschetta

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CLAUDIO GIOÉ Attore poliedrico che si divide tra cinema (I cento passi, La meglio gioventù, Passato prossimo che gli è valso la candidatura ai Nastri d’Argento), teatro (esordio con Gabriele Lavia) e televisione (Operazione Odessa, Paolo Borsellino, Cefalonia, Il capo dei capi nel ruolo di Totò Riina). “Claudio Gioè possiede un talento così enorme… in Claudio stupisce l’umiltà e la dedizione alla vita dell’attore, la sua leggerezza e il suo umorismo profuso anche nelle sue regie teatrali” Luca Guadagnino - regista.

DONATELLA FINOCCHIARO Attrice, dallo sguardo profondo e dai colori del sud, profondamente legata alla sua terra d’origine, la Sicilia, inizia a calcare il palcoscenico teatrale nella metà degli anni novanta con un testo di Maeterlinck. Nel 2002 arriva l’esordio sul grande schermo grazie al ruolo da protagonista in Angela di Roberta Torre, ruolo che le vale la candidatura ai David di Donatello come miglior attrice protagonista.

RECENSIONI

Privi di ogni retorica, scarni ed essenziali, i lavori di Ninni Bruschetta colgono sempre nel segno. Quest'ultimo non fa eccezione - ed anzi conferma la bontà del percorso: L'Istruttoria è portato in scena in modo molto semplice, ma efficace. Con la suggestiva musica dal vivo dei Dounia, una piccola struttura scenica (di Mariella Bellantone) e due bravi interpreti che hanno il compito di dar voce e corpo ai tanti protagonisti di quella vicenda criminale, l'ottimo e trasformistico Claudio Gioè, già apprezzato in film di rilievo come Cento Passi o La meglio gioventù, e la magnetica e dolente Donatella Finocchiaro, già splendida interprete di Angela di Roberta Torre. La storia racconta di un giornalista coraggioso e umile: Giuseppe Fava, che - in una Catania creduta, sino ad allora, lontana dai tentacoli mafiosi - viene crivellato di colpi da due killer. Il processo è un susseguirsi di personaggi squallidi e curiosi, violenti e grotteschi: il paradosso di questo spettacolo è che riesce anche a far ridere delle contraddizioni, delle millanterie, delle fumosità, delle reticenze, delle complicità. Si ride, perché tutto sembra assurdo: e invece quella è la realtà, quello il mondo, quella Catania, la Sicilia, l'Italia. Andrea Porcheddu, www.delteatro.it

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Fuori abbonamento In occasione della 9ª Giornata della Memoria domenica 1 febbraio 2009 ore 21.00

Teatro della Cooperativa presenta BEBO STORTI in MAI MORTI testo e regia Renato Sarti

Mai Morti è uno spettacolo che fa discutere, divide gli spettatori, fa arrabbiare, emozionare e commuovere, che non può lasciare indifferenti e spesso scatena reazioni “forti”. Con una scrittura evocativa (una sorta di affabulazione nera), Renato Sarti ripercorre la nostra storia recente attraverso i racconti di un uomo mai pentito, per riflettere su quanto – in Italia - razzismo, nazionalismo e xenofobia siano ancora difficili da estirpare. È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati. Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio guarda con delirante nostalgia. Durante una notte milanese dei nostri giorni il protagonista si abbandona a ricordi degli espisodi per lui più sacri, lontani, cari. Evoca il bell’agire della Ettore Muti, rivive la strage della comunità copta di Debrà Libanos, accenna all’uso indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in Africa contro le popolazioni civili, e ancora rievoca le più orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas nel Canavese e in Friuli nel 1944. Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a occhi aperti: dalla Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali di Piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. (…) Allora sì che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra, raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca” fino ai fatti agghiaccianti del G8 di Genova e alla morte di Carlo Giuliani. Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non l’avesse mai appreso, che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale e profondo motivo di esistere.

RECENSIONI

(…) Bebo Storti con bella incisività fa vivere il suo tristo personaggio tra freddezza ed esaltazione e disvela la volgarità d'animo, la pochezza intellettuale, la protervia di chi divide il mondo tra uomini e non uomini. Mai morti è rovente materia per riflettere sul nostro passato e per riuscire a decifrare il senso della Storia che si sta formando oggi, sotto i nostri occhi, nel nostro quotidiano. Magda Poli, Corriere della Sera

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Fuori abbonamento domenica 8 febbraio 2009 ore 21.00

Marangoni Spettacolo presenta ANDREA RIVERA in PROSSIME APERTURE con la partecipazione di Matteo D’Incà chitarre, contrabbasso, mandolino… e tutto quello che capita testi e video di Andrea Rivera con la collaborazione di Lisa Lelli Andrea Rivera è un moderno cantastorie popolare e racconta, con lo spettacolo Prossime Aperture, una personale e sincera galleria di sentimenti. Violento e irriverente, a volte spiazzante, ma spesso altrettanto poetico, Rivera parla di noi, dei nostri limiti, dei nostri vizi, della politica e delle speranze, dimenticate o svendute. Lo fa con monologhi, canzoni, interviste esilaranti, dialoghi surreali e citofonate (il particolare sistema comunicativo che Rivera dedica ai Comizi d’Amore di Pasolini). Nel contesto del serio teatro Rivera porta l’ironia di strada, l’improvvisazione con il pubblico e lo sfottio generale che si fonde alla denuncia. Il mondo che descrive e deride è quello di una società corrotta dal cinismo televisivo e da verità preconfezionate. La cura che propone, con le sue provocazioni e i suoi sberleffi, è la curiosità dissacrante, ma anche ingenua, quella che si trova nella migliore letteratura e nella riscoperta del mondo delle favole. ANDREA RIVERA è un artista atipico, un cantastorie nato sulle strade di Trastevere dove per anni, terminato il lavoro di operaio, ha raccolto e raccoglie un folto pubblico di fan con le sue ballate comiche e irriverenti, a metà strada tra la vitalità popolare del Belli e la poesia dolente di Giorgio Gaber. Conquistare il pubblico in strada è difficile e Rivera mostra un raro carisma che talvolta si estende persino alle forze dell’ordine che, costrette ad allontanarlo per mancanza di permessi, non di rado si fermano prima ad ascoltarlo un po’. La svolta avviene proprio grazie alla vittoria del prestigioso Premio Gaber (2004) e all’affettuoso riconoscimento di quello che fu il complice e paroliere di Gaber: Sandro Luporini. Per Andrea Rivera si aprono le porte della televisione (presenza fissa nel programma di Serena Dandini Parla con me) e quelle del teatro. Il cantastorie maturato nelle vie di Trastevere porta il suo pubblico nei teatri dove mostra una sorprendente capacità di tenere il palco e creare una speciale relazione con il pubblico: merito senza dubbio della gavetta di strada, una scuola di spettacolo anche più dura di quella che un tempo gli artisti maturavano col varietà. Rivera si segnala così, tra i volti nuovi del teatro italiano, come presenza tra le più originali e fertili di sviluppi futuri. Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento del Festival dedicato a Giorgio Gaber. Nel 2007 ha ricevuto il Premio satira televisiva a Forte dei Marmi.

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giovedì 19 febbraio 2009 ore 21.00

ENNIO MARCHETTO in A QUALCUNO PIACE CARTA di Ennio Marchetto e Sosthen Hennekam Ennio Marchetto, trasformista, mimo, cabarettista e ballerino, si definisce "un cartone animato vivente". Il suo spettacolo non ha confini: piace ovunque e ad un pubblico assolutamente eterogeneo dai 7 ai 70 anni. Non è facile spiegare esattamente cosa succede durante un suo spettacolo: ci sono dei costumi di carta che raffigurano grandi cantanti e grandi personaggi italiani e stranieri… immaginate Biancaneve che diventa Patty Pravo ed elabora un pensiero stupendo con la strega e i nani; oppure la Carmen che nasce da un Minotauro e sfocia nella Guernica di Picasso, e poi ancora Raffaella Carrà, Whitney Houston, Tina Turner, … Insomma, uno stupefacente caleidoscopio di inventiva accompagnato da brani musicali famosi e accattivanti. E dietro c’è lui, straordinario performer, a dar vita a questi costumi ripetendo movenze e tic di questi personaggi, rendendo tutto esilarante. Ma non è solo questo. Come i più grandi trasformisti, la forza dello spettacolo sta nella straordinaria velocità con cui Ennio Marchetto muove i costumi, li apre, aggiunge particolari disegnati e parrucche di carta: Pavarotti, Mina, Liza Minelli, Marilyn Monroe, Lucio Dalla, Vasco Rossi, Madonna… sono solo alcuni dei 150 costumi a cui dà vita Marchetto. Una vera Babilonia di musica teatro, risate e creatività. ENNIO MARCHETTO Nato a Venezia, dove ha ereditato l’amore per le maschere, è tra i più rinomati e famosi trasformisti nel mondo. Frequenta la Scuola d'Arte di Venezia e inizia, giovanissimo, a creare fantasiosi costumi per il carnevale usando materiali di recupero. Nel 1985 Pina Bausch e uno stage con Lindsay Kemp, stimolano in lui la passione per il teatro, la mimica e la danza. In pochissimo tempo diventa una star internazionale; il suo spettacolo - un mix di comicità, trasformismo, mimica, danza e origami (costumi e accessori sono realizzati interamente in carta) - è stato visto da milioni di spettatori, in teatro e in televisione, di tutto il mondo - in oltre 75 paesi -. Ovunque la fantasia sfrenata del performer lascia la platea continuamente spiazzata: in un vorticoso cambio di costumi, grazie al suo estro, personaggi agli antipodi si tramutano l’uno nell’altro con gesti rapidissimi. Ha ricevuto diversi premi e nomination di prestigio come il Drama Desk Award a New York per il miglior spettacolo off-Broadway e l’Olivier Award a Londra per il miglior spettacolo comico.

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RECENSIONI

… da non perdere questo fuoco di fila di metamorfosi adrenaliniche, questo concerto sconcertante di spot, di lingue babeliche, di chockanti e di graffiti classici. Rodolfo di Giammarco, La Repubblica Spassosissimo… un trasformista dei giorni nostri… una vera follia, un’anarchia confusa e straordinariamente comica... Valerio Iacobini, Il Giornale d’Italia Una festa di allusioni, musica e colori del vulcanico trasformista Ennio Marchetto… Magico! Tiberia De Matteis, Il Tempo

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lunedì 9 marzo 2009 ore 21.00

Valdez Essedi Arte / BAM teatro presentano MILVIA MARIGLIANO, SERGIO PIERATTINI, DAVIDE LORINO in UN MONDO PERFETTO testo e regia Sergio Pierattini Premio Riccione 2007 sezione Bignami Quondamatteo “Fedele alle sue indagini di piccole vite di famiglia, Sergio Pierattini affronta con crudele eleganza i problemi di una coppia che aspetta la felicità coniugale dall’adozione di un bambino straniero, battendosi con le imposizioni burocratiche, ma ne idealizza la riuscita legandola alla perfezione del trenino elettrico con la stazione che hanno elaborato per lui, accolto come un giocattolo e destinato a una fuga verso l’ignoto che resterà senza uno sbocco, gonfia, dell’angoscia delle storie vere”.

Franco Quadri - motivazione al Premio Riccione - Note di regia:

“Ho scritto questo testo all’inizio del 2007. Affronta un tema, attuale e complesso come quello dell’adozione. Più in generale della nostra o - per dirla senza presunzione - forse soltanto mia, incapacità di amare. Una coppia non più giovanissima sogna di adottare un figlio. Quando scopriamo in scena i due protagonisti il loro calvario di attese e delusioni sembra essere definitivamente concluso. L’arrivo del figlio è in realtà l’inizio di un percorso di difficoltà devastanti che fin dal secondo quadro si rivelano insuperabili. I due protagonisti scoprono in rapida successione quanto sia “impossibile” amarlo. Le difficoltà non stanno nella personalità del ragazzo, non a caso non compare mai sulla scena, ma nella stessa natura dei due protagonisti. Nell’essenza di quell’universo a due, grigio, ma anche autosufficiente e appagante che contraddistingue la loro unione. E’ un testo crudele, dove il dolore viene indagato senza mezzi termini. Più che i giudizi morali prevale, una volta svelato il mistero e tolta ogni ambiguità alla scomparsa del figlio, un senso di sincera e umana comprensione per i due sfortunati protagonisti. La loro tragica sconfitta riflette i miei e i nostri piccoli fallimenti quotidiani. Il non amore della coppia di Un mondo perfetto svelandosi come un morbo improvviso ci ferisce e allo stesso tempo ci richiama a quella parte di noi, tanto oscura e imprevedibile perché al di fuori dal nostro diretto controllo, quanto sorprendente e devastante, con cui, prima o poi, tutti siamo costretti a fare i conti”. Sergio Pierattini

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SERGIO PIERATTINI Diplomato alla Accademia nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico, affianca da anni l’attività di attore a quella di autore teatrale e radiofonico. Insegna sceneggiatura per la radio alla Scuola Nazionale di Cinema - Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. È tra gli altri autore di La Maria Zanella con Maria Paiato e di Il ritorno con Veronica Cruciani. Nel 2006 ha vinto il Premio Flaiano con Il raggio bianco, nel 2007 il Premio Riccione – Premio Speciale della giuria Bignami Quondamatteo con Un mondo perfetto, inoltre ha ricevuto, in qualità di drammaturgo, il Premio della Critica 2007/2008 annualmente promosso dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro.

RECENSIONI

Dopo lunga attesa e molte trepidazioni, una coppia non più giovanissima sta per ricevere un bambino in affidamento. I neogenitori sono al culmine della gioia, ma quando li ritroviamo, alcuni mesi dopo, ci rendiamo conto che non tutto è andato come si aspettavano: il bambino, che tanto bambino dopotutto non era (non lo vedremo mai, ma porta il 40 di piede), si è rivelato restio a uniformarsi docilmente ai loro progetti. Il padre adottivo, un capostazione, continua a illudersi di poterlo appassionare al complesso trenino in miniatura con cui passa tutto il suo tempo libero, ma la madre, molto più diretta come di solito sono le donne, non nasconde al frustrazione dell’amore non scoccato, e vorrebbe addirittura rispedirlo al mittente. … seppur ferita e apparentemente capricciosa, in realtà più disposta del marito a riconoscere la fragilità dei sogni e assumersi le responsabilità. Questo piccolo dramma domestico si intitola Un mondo perfetto, lo ha scritto con mirabile asciuttezza e perspicacia il suo interprete e regista Sergio Pierattini (già autore del commovente monologo Maria Zanella con una memorabile Maria Paiato). Sono 75 minuti senza la minima caduta di ritmo, recitati impeccabilmente sia dal Pierattini, che arricchisce con un accento toscano il suo sentenzioso ferroviere deciso a non discutere la bontà delle proprie intenzioni, sia da Milvia Marigliano, madre inquieta e amara, sia da Davide Lorino, preoccupato commissario. Commedie così, che mettono sul piatto situazioni quotidiane e le discutono con equilibrio, dovrebbero svolgere la funzione di un buon giornalismo in un teatro che davvero facesse parte delle abitudini culturali; invece sono l’eccezione e non la regola, il che non impedisce di salutarle con gratitudine. Masolino D’Amico, La Stampa Milvia Marigliano è brava. Non lo dico io, l’ha detto Ugo Ronfani su Il Giorno. Milvia Marigliano mostra una forza espressiva di rara intensità. Non lo dico io, l’ha detto Sara Chiappori su La Repubblica. Milvia Marigliano è capace di una progressiva accelerazione interpretativa. Non lo dico io, lo dice Renato Palazzi su Il Sole 24 Ore. Io dico però che sono d’accordo, e direi anche che averla in città… è un’occasione unica e imperdibile. Laura Santini, www.mentelocale.it

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martedì 17 marzo 2009 ore 21.00

Indie Occidentali srl presenta AMANDA SANDRELLI, BLAS ROCA REY in COL PIEDE GIUSTO con ELEONORA IVONE, SIMONE COLOMBARI testo e regia Angelo Longoni Un cast d’eccellenza per una commedia dai toni comici nei dialoghi ma allarmante nel messaggio che trasmette: vince chi appartiene al gruppo sociale più forte. Una notte di pioggia, un temporale. Una strada provinciale, buia, poco battuta. Un uomo al volante della sua auto. Un altro uomo a piedi che attraversa la strada. Un incidente. Il guidatore dell’auto è terrorizzato e fugge. Un gesto incivile sempre più frequente nel nostro paese fino a diventare negli ultimi anni l’emblema stesso della disumanizzazione dei tempi che stiamo vivendo. Ma cosa c’è dietro la fuga dalle nostre responsabilità? Non sempre si tratta di emarginati, extracomunitari o delinquenti abituati a scappare a causa di una vita vissuta al limite dell’illegalità. Cosa succede quando a fuggire è una persona per bene, un esponente dell’élite sociale ed economica del paese? Un uomo che ha tutto dalla vita, una moglie, dei figli, una posizione elevata, un ruolo politico.

Da un incipit tragico prende il via una commedia borghese che unisce i toni comici alla riflessione intorno ad una classe dirigente che non si ferma di fronte a nulla pur di salvaguardare se stessa. Tutto è calpestabile e allo stesso tempo negoziabile e ciò che è imperdonabile si trasforma in un mezzo per raggiungere i propri vantaggi. I sentimenti stessi sono elementi di trattativa. Diventano meri strumenti anche l’amore, l’amicizia, la famiglia, l’onestà, il rimorso. Persino una disgrazia può essere il trampolino per raggiungere un guadagno, per iniziare un’arrampicata sociale, per fare il proprio ingresso in società, per garantirsi un futuro.

In una serie di capovolgimenti di fronti, di imbrogli e di finzioni i protagonisti della storia mettono in scena una versione della propria anima e anche il suo contrario, mossi in modo alterno dalla sincerità dei propri sentimenti e dalla volontà di usarli allo scopo di ottenere vantaggi. Allestiranno un gioco di strategie e alleanze che metterà in evidenza il fatto che, alla fine, a vincere, in questo sistema sociale, è sempre chi appartiene al gruppo più forte e strutturato, chi ha gli appoggi migliori e chi ha i mezzi per resistere agli urti della vita.

Col piede giusto fa del cinismo il suo campo d’indagine principale, con i toni della commedia all’italiana più graffiante, quella che è sempre riuscita a cogliere i vizi e i difetti del nostro paese sottolineandoli con una risata.

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AMANDA SANDRELLI Si pensa che per i “figli d’arte” sia quasi inevitabile seguire le strade già tracciate dai celebri genitori (innescando confronti a volte impietosi) ma per Amanda Sandrelli, figlia di due “icone” del cinema e della canzone d’autore come Stefania Sandrelli e Gino Paoli, la scelta di intraprendere la carriera di attrice è cominciata quasi per caso quando una sera la madre invitò a cena due amici, Massimo Troisi e Roberto Benigni, che la vollero nel loro film Non ci resta che piangere. Da allora Amanda ha fatto tanta strada ed oggi è una affermata attrice di cinema, di televisione e di teatro che non deve più temere paragoni scomodi. Ha anche interpretato in coppia con il padre, la canzone La bella e la bestia e con la madre, dopo aver debuttato al cinema nel film L’attenzione, 23 anni dopo ha interpretato la fiction Io e mamma. In teatro fa sempre coppia col marito, l'attore romano di origine peruviana Blas Roca Rey. Come regista ha diretto il cortometraggio Un Amore Possibile (2004) e il film documentario Piedi x Terra che narra della sua esperienza di incontro con Mobwuto, il bambino malawita da lei adottato circa dieci anni fa.

BLAS ROCA REY Diplomato all’Accademia Nazionale D'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debutta in teatro sotto la direzione di Aldo Trionfo e prosegue la sua carriera interpretando sia i classici che gli autori del teatro contemporaneo, sotto la direzione tra gli altri, di Quartullo, De Bosio, Scaparro, Maccarinelli, Longoni, Camerini, Wertmuller. Nel cinema lavora con Maselli, Gabriele Muccino, Pupi Avati; nel 2003 è protagonista del cortometraggio Un Amore Possibile diretto da Amanda Sandrelli, sua moglie nella vita. Per la televisione interpreta moltissime fiction: Il Capitano e La Squadra, Un posto al sole, Il giudice Mastrangelo, Distretto di Polizia 6 e Caravaggio nel ruolo di Baglione.

ANGELO LONGONI Milanese, diplomato alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano, dopo aver lavorato per alcuni anni come attore ha firmato testi e regie teatrali (Xanax, Bruciati - Biglietto d’oro AGIS - Uomini senza donne - premio SuperFondi e Biglietto d’oro AGIS - Naia - premio Riccione ATER), cinematografiche e televisive (ultimo, in ordine temporale, Caravaggio con Alessio Boni - XXXII Gran Premio Golden Chest, Plovdiv 2007) oltre ad avere pubblicato romanzi e racconti. “Raccontare storie da leggere, da rappresentare in teatro e al cinema… amori e passioni, sorrisi e lacrime… questa è la parte migliore del lavoro e della vita”.

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OPZIONE RISERVATA AGLI ABBONATI ALLA STAGIONE TEATRALE 2008 - 2009

venerdì 5 dicembre 2008 ore 21

Teatro Sociale di Mantova MARIANGELA MELATO in SOLA ME NE VO’ di V. Cerami, G. Solari, R. Cassini, M. Melato regia Giampiero Solari One woman show di una grande attrice versatile ed ironica

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 OTTOBRE 2008 per informazioni dettagliate, su modalità di trasferta e costi, telefono 0522 699648

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