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P rima di parlare di nostro padre è do- veroso ricordare nostro nonno Bia- gio, il quale nel 1902 fu il primo Mi- gnardi ad approdare a San Felice Circeo. Originario di Veroli esattamente della fra- zione di Santa Francesca, portava al Pe- retto gli animali per la transumanza e lì si stabiliva in alcune capanne. Un giorno nel- la consueta passeggiata in paese, per ab- beverare il suo cavallo nella caratteristica fontana della piazza principale del centro storico, incontrò un’incantevole ragazza di sedici anni con una bella treccia bionda. Siamo nel 1905 e questa ragazza, dal no- me Divina Palombi, l’anno successivo sa- rebbe diventata sua moglie. I due si stabilirono al Peretto e dalla loro unione il 19 ottobre 1907 nacque nostro pa- dre Domenico, noto a tutti i sanfeliciani con il soprannome di Memmo. Il tutto accadde nella casa della “Mammana”, una certa Amalia di Turcato, una donna che all’epo- ca si prodigava ad aiutare le partorienti non solo fisicamente, ma anche procurando lo- ro coperte, stoffe, vestitini e cibi, andando di casa in casa. Seguirono poi le nascite di Felicetto (‘09), Giovanni detto Nino (‘11) e Michelina (‘15) scomparsa prematuramen- te in età adolescenziale. Nel 1917 i nostri nonni Biagio e Divina de- cisero di trasferirsi a Fontana Copella, do- v’era già un rudere nel quale ricoveravano i loro animali. Si limitarono a costruire lo stretto necessario per vivere: cucina, bagno e una camera. Ci piace ricordare infine di nostro nonno, la costruzione nel ‘40 della cappella, ancora esistente in via Fontana Copella, dedicata a Sant’Antonio Abate do- ve ogni 17 gennaio, fino alla fine degli anni sessanta, tutti i sanfeliciani accorrevano per far benedire i propri animali, importantissi- ma usanza del tempo. Torniamo ora a parlare di nostro padre, al- Il fatto Propaganda in Comune di L. Rosa pag. 11 ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 74 - SETTEMBRE-OTTOBE 2015 Territorio Il dramma dell’immigrazione di Alessandro Petti a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Territorio Dalla Regione Lazio novità per disoccupati e giovani di Annalisa Marcozzi a pag. 19 Storia Dalla Selva di Terracina a Borgo Montenero di don C. Rinaldi a pag. 8-9-10 C ENT RO S T ORICO C hi scrive su questo giornale, e segnatamente il sottoscritto, intende esaminare e semmai criticare la realtà di San Felice Circeo. Ci sono al potere personaggi impreparati, in mala fede e cattivi, che reagiscono in malo modo e lo fanno probabilmente per- ché con le nostre considerazioni sono co- stretti a riesaminare il loro comportamen- to: “Chi comanda non sopporta di veder- si smascherare”. E’ qualcosa di sprege- vole. La speranza è che continuando co- stantemente a pubblicare la verità si pos- sa ottenere un miglioramento delle classi dirigenti o addirittura una loro sostituzio- ne. Estate 2015. E un’altra estate è passata. Sanfeliciani e turisti si mostrano sempre di più assuefatti e indifferenti alle menzogne planetarie di chi amministra a vario titolo il Paese. Probabilmente i villeggianti sono aumen- tati, come in tutta Italia, vuoi per una mi- nore paura a spendere, vuoi perché i viag- gi all’estero, data la situazione internazio- nale, non hanno avuto il favore degli altri anni. Ma i turisti cosa hanno trovato di mutato o di nuovo a San Felice? Pochissimo e tut- to di poca importanza, rispetto ai proble- mi fondamentali che rimangono ostinata- mente insoluti. Primi fra tutti i parcheggi, la pulizia e la raccolta dei rifiuti urbani. -Parcheggi (un punto cardine del pro- gramma elettorale di Petrucci – anno 2012). L’unica soluzione è stata quella di com- minare una gran quantità di multe anche le più improbabili e per questo credo che le casse comunali si siano riempite di sol- di, oltre che per i parcheggi a pagamento che ora sono dovunque. Nei due mesi estivi molti residenti a “La Cona” e nelle zone vicine rinunciano a sa- lire in Paese perché non sanno come par- cheggiare. Che senso ha l’abbonamento se poi comunque non c’è mai posto? I co- muni mortali, non potendo disporre di par- cheggio riservato a nessun titolo, sono co- stretti a cercarlo lontano. Non si prendono provvedimenti perché comunque la gente continua a venire a di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Meminisse iuvabit Gioverà ricordarsene Una breve doverosa premessa continua a pag. 6 Informazione Solo notizie frammentarie e non vere di Anna Scalfati a pag. 5 Domenico Mignardi di Michelina, Maria e Giuseppe Mignardi Domenico Mignardi Sommario a pag. 3 Ultima ora La Direzione Sviluppo Economico e At- tività Produttive della Regione Lazio (Bollettino Ufficiale della Regione Lazio n. 76 del 22 settembre 2015), con de- termina del 14 settembre 2015 ha di- chiarato “non ammissibile” il Comune di San Felice Circeo al contributo di 274.752,16 (contributo atteso) per una spesa prevista di 392.503,09 per l’”intervento di riqualificazione centro storico, nuova pavimentazione area pedonale e arredo urbano V lotto fun- zionale”, “in quanto agli atti risulta che i lavori relativi al progetto principale, ri- compreso nel Piano degli interventi straordinari per lo sviluppo economico del litorale laziale non sono stati aggiu- dicati e attivati entro la data del 15 mag- gio 2014”. continua a pag. 2

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P rima di parlare di nostro padre è do-veroso ricordare nostro nonno Bia-gio, il quale nel 1902 fu il primo Mi-

gnardi ad approdare a San Felice Circeo.Originario di Veroli esattamente della fra-zione di Santa Francesca, portava al Pe-retto gli animali per la transumanza e lì sistabiliva in alcune capanne. Un giorno nel-la consueta passeggiata in paese, per ab-beverare il suo cavallo nella caratteristicafontana della piazza principale del centrostorico, incontrò un’incantevole ragazza disedici anni con una bella treccia bionda.Siamo nel 1905 e questa ragazza, dal no-me Divina Palombi, l’anno successivo sa-rebbe diventata sua moglie.I due si stabilirono al Peretto e dalla lorounione il 19 ottobre 1907 nacque nostro pa-dre Domenico, noto a tutti i sanfeliciani conil soprannome di Memmo. Il tutto accaddenella casa della “Mammana”, una certaAmalia di Turcato, una donna che all’epo-ca si prodigava ad aiutare le partorienti nonsolo fisicamente, ma anche procurando lo-ro coperte, stoffe, vestitini e cibi, andandodi casa in casa. Seguirono poi le nascite diFelicetto (‘09), Giovanni detto Nino (‘11) eMichelina (‘15) scomparsa prematuramen-te in età adolescenziale.Nel 1917 i nostri nonni Biagio e Divina de-cisero di trasferirsi a Fontana Copella, do-v’era già un rudere nel quale ricoveravanoi loro animali. Si limitarono a costruire lostretto necessario per vivere: cucina, bagnoe una camera. Ci piace ricordare infine dinostro nonno, la costruzione nel ‘40 dellacappella, ancora esistente in via Fontana

Copella, dedicata a Sant’Antonio Abate do-ve ogni 17 gennaio, fino alla fine degli annisessanta, tutti i sanfeliciani accorrevano perfar benedire i propri animali, importantissi-ma usanza del tempo.Torniamo ora a parlare di nostro padre, al-

Il fattoPropaganda in Comunedi L. Rosa

pag. 11

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 74 - SETTEMBRE-OTTOBE 2015

TerritorioIl dramma dell’immigrazionedi Alessandro Petti

a pag. 3

SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

TerritorioDalla Regione Lazio novitàper disoccupati e giovanidi Annalisa Marcozzi

a pag. 19

StoriaDalla Selva di Terracina aBorgo Montenerodi don C. Rinaldi

a pag. 8-9-10

CENTRO STORICO

C hi scrive su questo giornale, esegnatamente il sottoscritto,intende esaminare e semmai

criticare la realtà di San Felice Circeo.Ci sono al potere personaggi impreparati,in mala fede e cattivi, che reagiscono inmalo modo e lo fanno probabilmente per-ché con le nostre considerazioni sono co-stretti a riesaminare il loro comportamen-to: “Chi comanda non sopporta di veder-si smascherare”. E’ qualcosa di sprege-vole. La speranza è che continuando co-stantemente a pubblicare la verità si pos-sa ottenere un miglioramento delle classidirigenti o addirittura una loro sostituzio-ne.Estate 2015. E un’altra estate è passata.Sanfeliciani e turisti si mostrano sempre dipiù assuefatti e indifferenti alle menzogneplanetarie di chi amministra a vario titoloil Paese.Probabilmente i villeggianti sono aumen-tati, come in tutta Italia, vuoi per una mi-nore paura a spendere, vuoi perché i viag-gi all’estero, data la situazione internazio-nale, non hanno avuto il favore degli altrianni.Ma i turisti cosa hanno trovato di mutatoo di nuovo a San Felice? Pochissimo e tut-to di poca importanza, rispetto ai proble-mi fondamentali che rimangono ostinata-mente insoluti. Primi fra tutti i parcheggi,la pulizia e la raccolta dei rifiuti urbani.-Parcheggi (un punto cardine del pro-gramma elettorale di Petrucci – anno2012).L’unica soluzione è stata quella di com-minare una gran quantità di multe anchele più improbabili e per questo credo chele casse comunali si siano riempite di sol-di, oltre che per i parcheggi a pagamentoche ora sono dovunque.Nei due mesi estivi molti residenti a “LaCona” e nelle zone vicine rinunciano a sa-lire in Paese perché non sanno come par-cheggiare. Che senso ha l’abbonamentose poi comunque non c’è mai posto? I co-muni mortali, non potendo disporre di par-cheggio riservato a nessun titolo, sono co-stretti a cercarlo lontano.Non si prendono provvedimenti perchécomunque la gente continua a venire a

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Meminisse iuvabitGioverà ricordarsene

Una breve doverosa premessa

continua a pag. 6

InformazioneSolo notizie frammentarie e non veredi Anna Scalfati

a pag. 5

Domenico Mignardi di Michelina, Maria e Giuseppe Mignardi

Domenico Mignardi

Sommario a pag. 3

Ultima oraLa Direzione Sviluppo Economico e At-tività Produttive della Regione Lazio(Bollettino Ufficiale della Regione Lazion. 76 del 22 settembre 2015), con de-termina del 14 settembre 2015 ha di-chiarato “non ammissibile” il Comunedi San Felice Circeo al contributo di274.752,16 € (contributo atteso) peruna spesa prevista di 392.503,09 € perl’”intervento di riqualificazione centrostorico, nuova pavimentazione areapedonale e arredo urbano V lotto fun-zionale”, “in quanto agli atti risulta chei lavori relativi al progetto principale, ri-compreso nel Piano degli interventistraordinari per lo sviluppo economicodel litorale laziale non sono stati aggiu-dicati e attivati entro la data del 15 mag-gio 2014”.

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Il Personaggio

to, di bella presenza e con un naso impor-tante, da sempre si è dedicato all’agricoltu-ra, eccetto che per il breve periodo in cui fuchiamato alle armi tra il ‘26 e i ‘27 nell’E-sercito a Civitavecchia, dove svolgeva congrande successo il servizio di cuoco che inpiù occasioni gli fruttò licenze premio.

La sua vita cambiò definitivamente nel ‘31,quando con il padre si recò, come ogni an-no, a Veroli per la festa di San Michele. Inquesta circostanza conobbe una ragazza di18 anni, una giovane semplice con dei beicapelli mori raccolti sulla nuca: la sua futuramoglie Loreta Paniccia. Fu amore a prima vi-sta, si sposarono sei mesi dopo, il 6 febbraiodel ‘32 e per l’occasione il padre dello spo-so, cosa insolita per l’epoca, affittò la Balilladi Francesco Sferra,con la quale andaro-no e tornarono daVeroli, per stabilirsipoi definitivamente aSan Felice Circeo, omeglio a FontanaCopella.Dall’unione nacqueroMichelina (‘33), Gina(‘36), Maria Isa (‘40),Annunziatina (‘43) eGiuseppe (‘48). Dopoil matrimonio, si dedi-cò per trent’anni al-

l’agricoltura, vendendo il latte con il carrettoper tutto il paese, coltivando uva moscatonelle zone di Fontana Copella, via De Ga-speri e della “Giuncarella” (via Sabaudia), uvaparticolarmente apprezzata, che gli valse ol-tretutto un premio presso i mercati generalidi Terracina. Nelle terre della Bagnara poi la-vorava altre colture come cocomeri, piselli emelanzane che poi vendeva al mercato da“Bubù” e a Sabaudia.

Prima famiglia quella dei Mignardi ad averela televisione nella loro contrada, grazie a unregalo fatto da un conoscente, così chespesso e volentieri la sala da pranzo si tra-sformava in un mini cinema soprattutto nel-le serate di “Campanile Sera” e “Rischiatut-to”. Tra il ‘60 e il ‘61 ci fu un cambiamentonella vita di Domenico, l’inizio di una nuovafase. Per prima cosa tolse le vigne di mo-scato da Fontana Copella per piantare unuliveto ancora esistente, vendette tutti glianimali e le terre della Bagnara per costrui-re le case alle figlie, poi iniziò l’attività di“sensale” (intermediario immobiliare), unanovità prima della nascita delle attuali agen-zie immobiliari. Ricordiamo ancora con pia-cere il grande tabellone, che aveva nello stu-dio, con appese tutte le chiavi delle case inaffido. Data la grande mole di lavoro, spes-so chi si recava a casa di papà, veniva in-trattenuto da nostra madre, che seppur nondi origine sanfeliciana era una specie di en-ciclopedia vivente, e quando capitava unapersona del posto, la prima domanda era “achi si figlie tu? Ah tu si i figlie de ….”. Co-munque sanfeliciano o non, spesso non siandava via da Fontana Copella senza un po’di verdura, un paio di uova, del vino o se erifortunato con un pollo.Quello che ci piace sottolineare di nostro pa-dre, oltre al fatto che sia stato un grande la-voratore come tanti suoi coetanei, è la suafermezza nei valori principali ossia la famiglia,l’educazione e il lavoro. Padre corretto, chesi faceva rispettare senza dover “alzare lemani”, dava sempre il buon esempio, oltre aessere ligio alle tradizioni. Ricordiamo peresempio che per tutte le figlie impartì “la be-

nedizione” alla cop-pia di sposi, consue-tudine sanfelicianache conferiva ulterio-re consenso e bene-volenza da parte deigenitori a quella stes-sa unione. Così lamattina del matrimo-nio come prevedeval’usanza, regalava al-la sposa un ramo-scello di ulivo e lesuggeriva consigli uti-li all’orecchio. Marito

innamorato, premuroso e rispettoso, ha vis-suto 68 anni accanto alla moglie Loreta cheera il suo opposto, lui taciturno e lei moltochiacchierona. Negli anni di vita della coppiaha dimostrato dedizione e cura verso la con-sorte, soprattutto durante la sua malattiaquando si è dovuto trasformare in casalingo.Per abitudine a colazione prendeva in un’u-nica tazza l’uovo battuto, il pane del giornoprima, il caffè e il latte e nel tardo pomerig-

gio un bicchierino di marsala all’uovo. Dopola perdita della moglie, un vuoto incolmabileè piombato su di lui, e pian piano si è spen-to. In una calda giornata, il 2 giugno del 2002,dopo quasi due anni dalla scomparsa dellasua beneamata, all’età di 94. Sicuramenteporteremo sempre con noi il loro ricordo, so-prattutto di quando entravi a casa e li trova-vi a distanza di anni ancora innamorati, se-duti vicino a vedere la televisione, a giocarea carte oppure che si spalmavano la cremaai piedi l’un l’altro perché non ce la faceva-no da soli. Coppie di un tempo passato, al-le quali bisognerebbe ispirarsi. ■

di Michelina, Maria e Giuseppe Mignardi

Figlio di Biagio e Divina Palombi

Una famiglia originaria di Veroli

segue da pag. 1

nonno Biagio era originario di Ve-roli“

“i Mignardi furono i primi ad avere latelevisione“

fermezza di Mimmo nei valori prin-cipali come famiglia educazione e

lavoro“ “

Domenico Mignardi detto “Memmo”

65 anni di matrimonio

Domenico Mignardi appena maggiorenne

Famiglia Mignardi primi anni ‘50 Conta di San Rocco

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M ia suocera novantenne (!) – allaquale scherzando dico che lasce-rò tutto in eredità, e che si dice

‘molto religiosa’ (si confessa e comunica re-golarmente) – l’altro ieri mi ha stupito. Non tanto per la sua molta religiosità e per-durante longevità, ma perché ha dichiara-to, durante una riunione di famiglia e in me-rito al dramma degli immigrati cui stiamotutti assistendo: “Furbi i tedeschi! Hannoaperto le loro frontiere per prendersi solo iSiriani, che sono bianchi; mentre a noi la-sciano solo i negri!”. “Neri…”, mi sono li-mitato a obiettare. “Ma li chiama così ancheEdoardo Vianello nella sua canzone sui Wa-tussi popolo di negri…”, mi ha risposto sor-niona. Confermando la mia tesi che non so-no sempre le cose migliori, purtroppo, a du-rare nel tempo.Scenetta familiare e riferimenti personali aparte, penso che la maggior parte delle per-sone, non tanto ‘molto’ religiose, quanto in-vece ‘veramente’ religiose, la pensi diver-samente da mia suocera (che peraltro, conun paio di Ave Mariae considerata l’età, sa-rà sicuramente perdonata per il suo pecca-to di ‘religioso’ razzismo).E’ stato Papa Francesco a dare, ancora unavolta, esempio di grandissima e concreta‘umanità’, indicando ai fedeli e alle parroc-chie come farsi realmente carico dei dram-mi delle persone e delle famiglie che stan-no fuggendo dagli orrori delle guerre in cor-so: coniugando cioè – come si legge nelVangelo di S. Matteo (7,24) – fede e “ope-re”: “mettendo in pratica” – vi è scritto – laparola d Gesù.Ma è stata soprattutto la foto di quel bim-betto di quattro anni - che poteva esserenostro figlio, un nostro nipotino - giunto an-negato su una spiaggia nel naufragio dellabarca sulla quale stava fuggendo insieme aisuoi genitori, a determinare un drasticocambiamento di rotta dell’Europa sull’im-migrazione. Una foto posta in prima pagi-na da tutti i giornali e telegiornali del mon-do (ad eccezione del quotidiano di stupi-dopoli “La Padania”), che ha certamentetoccato e sconvolto – come fosse l’imma-gine di un piccolissimo Cristo in croce - l’o-pinione pubblica mondiale. Tanto da con-vincere la maggior parte dei governi euro-pei a cambiare strategia sul tema dell’ac-coglienza di coloro che disperati fuggono –sulle barche, sui camion, sui treni, a piediper i campi - dalle guerre in corso.La Germania per prima se ne è resa conto(come del resto ha rilevato anche mia suo-cera) prendendo decisioni coraggiose al ri-guardo (chissà, forse anche per farsi per-donare la cecità, l’arroganza e la spietatez-za con cui ha invece trattato il popolo gre-co, succhiandogli, almeno per i prossimivent’anni, le risorse per riprendersi, pur difar pagare alle banche tedesche fino all’ul-timo centesimo tutti i debiti contratti daquesto Paese a causa della crisi). All’opposto, l’Ungheria – che uscita da un

regime comunista sembra oggi approdatacol suo nuovo governo guidato da Orban(tale nome, tale vista…) a un regime fasci-sta – si è rifiutata di fornire qualsiasi formadi solidarietà al popolo dei profughi trans-itante sul suo territorio. Una vignetta della ironicissima fumettista“Ellekappa” su ‘La Repubblica’ di qualchegiorno fa, sintetizzava mirabilmente questasituazione, facendo dire a uno dei due pu-pazzetti raffigurati: “I profughi vengono inEuropa pensando di trovare civiltà, demo-crazia, solidarietà”; alla quale affermazioneil secondo pupazzetto risponde: “Invecetrovano l’Ungheria”.Ma in questa enorme emergenza che stia-mo vivendo, a dispetto di quello che dico-no alcuni governi europei e alcuni ‘politici’italiani (Salvini e Grillo per primi, natural-mente), vi è un aspetto economico che nonè stato ancora ben considerato e sul qualemolti economisti stanno lavorando: l’immi-grazione può convenire. Perché chi arrivaproduce e paga le tasse. In Italia ad esem-pio, senza il contributo fornito dagli ‘stra-nieri’, il governo sarebbe ancora alla ricer-ca di circa 7 miliardi di euro per coprire laLegge di Stabilità. Per salvare inoltre le nostre pensioni - è sta-to calcolato da un Rapporto della Com-missione Europea - servirebbero a noi eu-ropei diverse decine di milioni di immigratiin più (versanti contributi) rispetto a quelliche ospitiamo. Perché vi sono solo tre al-ternative: o si tagliano le pensioni, o si au-mentano in busta paga i contributi che peresse versiamo, o si trova il modo di au-mentare il numero di persone che pagano icontributi.Bisogna dunque trovare il modo di integrarlie sistemarli questi ‘stranieri’ e queste lorofamiglie. Compito certo non facile. Ma in-tanto occorre sfatare il luogo comune se-condo il quale “gli immigrati ci portano viail lavoro” e “tolgono il posto ai residenti”.In realtà – come è stato ampiamente di-

mostrato, basta chiederlo agli imprendito-ri, soprattutto a quelli del Nord – questi im-migrati coprono i lavori che noi scartiamo.E una volta regolarizzati le tasse che ver-sano nelle nostre casse superano di circa 4miliardi il valore dei benefici che ricevonodal welfare italiano.Così stanno veramente le cose (e, per fa-vore, diteglielo anche voi a mia suocera!). ■

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Territorio

e di mia suocera

Il dramma dell’immigrazioneTempi moderni

di Alessandro Petti

Editoriale Gioverà ricordarsene 1Personaggio Domenico Mignardi 2Territorio Il dramma dell’immigrazione 3Territorio San Felice Circeo

la bandiera blu e … 4Informazione Solo notizie frammentarie

e non vere 5Lettere Lettere al Direttore 7Storia Dalla Selva di Terracina a

Borgo Montenero 8-9-10Il fatto Propaganda in Comune 11Territorio Una “gestione partecipata”

per il lago di Sabaudia 12Territorio Cinghiale: ecco la posizione

del Parco N.C. 13Storia S. Felice prete e martire 14Storia La nascita di

San Felice Circeo 15Territorio Un impegno faticoso ma

di grande soddisfazione 16Territorio Aldo Pio Manuzio il Vecchio -

La Strada Provinciale di Badino 17

Cultura Il Caffè Letterario 18Territorio Dalla Regione Lazio novità

per disoccupati e giovani 19Territorio In bicicletta si fa meglio 20Territorio Un popolo di (pessimi)

navigatori 21Territorio Quel fiume Antico ... 22Territorio I “Liberi Netturbini Pontini” 23Territorio L’insostenibilità dell’ampliamento

del porto di Anzio 24Sport Calcio 25Varie Torre Olevola

Oroscopo 26Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Citazioni 27Annunci 28

SSOOMMMMAARRIIOO

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Territorio

V i siete mai chiesti che cos’è la ban-diera? La bandiera è il simbolo, èl’emblema, l’ambasciatore univer-

sale di un paese. Ovunque sventoli rappre-senta in ogni angolo della terra il vessillo diuna nazione che si identifica con l’orgogliodi un popolo. Inoltre la bandiera è sinonimodi situazioni che manifestano stati reali difatti ovvero un rapporto di comunicazionetra le umane genti.Per esempio quando è issata e sventola alvento, costituisce la realtà della vita, quandoè a mezz’asta, è segno di lutto, l’alza ban-diera è l’inizio del giorno mentre l’ammainabandiera è il riposo, la fine della giornata e labandiera bianca è il segno della resa.La bandiera infine, costituendo l’identità na-zionale, è stata sempre difesa nelle batta-glie a costo della vita. Congiuntamente al-le varie enunciazioni esposte abbiamo, an-che se per fatalità del cognome, i fratelliBandiera eroi del Risorgimento e le SorelleBandiera trio comico-musicale degli anniottanta.All’appello comunque manca la bandierablu che è sinonimo di mare limpido, dalleacque trasparenti, immacolate senza trac-cia d’inquinamento cioè quando guardandoil mare sei portato a dire: “ Quant’è bello,spira tanto sentimento”.La bandiera blu, pertanto, viene assegnataai vari comuni il cui territorio confina con ilmare come San Felice Circeo, destinatarioanche quest’anno dell’agognato vessillo.Non si capisce però, per una contrastantevalutazione delle proprie acque, se il rico-noscimento è connesso alle segnalazionidella parte interessata ovvero dietro accer-tamento dell’ente che lo assegna.L’osservazione scaturisce da una realtà in-contestabile, cioè la schiuma che a voltegalleggia sulla superficie del mare, che ba-gna la spiaggetta limitrofa al porto, che co-stituisce l’unico sito a ridosso della parteterminale della scogliera ancora a uso deituristi e dei “matusa” sanfeliciani, i quali nonrinunciano a godere delle vere bellezze delpaese sottratte all’utilizzo da parte dei“mammasantissima” che hanno, con la ta-cita indifferenza dell’amministrazione loca-le, requisito tutta la scogliera, una volta pa-trimonio del popolo sovrano. Per calcare lamano, quando si fa il bagno alla spiagget-ta, si scorge sul fondo un battente in so-spensione di circa 20 cm a “palese dimo-strazione delle acque limpide e serene”.Cosa potrà mai essere la causa della schiu-ma e del battente? Vuoi vedere che il tuttoè connesso ai liquami dei pozzi neri delle vil-le dei mammasantissima, per altro realizza-te lungo la scogliera negata all’accesso dichiunque salvo via mare, animali a quattrozampe permettendo al momento dell’ap-prodo e pertanto a proprio rischio e perico-lo? Poiché i pozzi neri, non essendo collegati auna rete fognaria, scaricano i propri liqua-mi nel “Mare magnum” nel rispetto di “uno

alla volta e sotto unaltro”, e il mare,dalle braccia infini-te, li accoglie nellapropria pancia econ l’ausilio dellemaree, delle brezzemarine e del motoondoso, a volteprepotente per l’a-buso subito, le mi-schia e mucina tra-sformandoli in mil-le bolle blu, distri-buendoli poi sullasuperficie a dimo-strazione della pre-senza dell’intruso:“il liquame”.In merito alcuni anniorsono sono statipresentati, sottoscritti da più persone, variesposti alla locale Capitaneria di Porto in Viadelle Ancore; purtroppo, come al solito,quando si tratta di rivendicazione di diritti daparte “del popolo sovrano”, la richiesta ot-tiene sempre scena muta.Tale situazione, che si perpetua nel tempo,dovrebbe comportare una nuova denomi-nazione della scogliera, e cioè la “ciaqueamarina” che rimane, in attesa delle fogne,come la ex “ciaquea” del paese.Tale squallore, malgrado l’amore per il pae-se natio, mi fa venire un titubante desideriodi non frequentare più San Felice Circeomalgrado i legami che ritenevo indissolubi-li. L’altalena dei desideri si accende quan-do penso a due canzoni, delle quali riportoin calce alcune strofe: “Le mille bolle blu” e“Torna a Surriento”.

Se io chiudo gli occhie mi baci tu non ci crederaima vedo le mille bolle bluvanno leggere, si rincorrono,salgono e scendono per il cielLe mille bolle bluLe vedo intorno a meChe volano, che danzano,su grappoli di nuvole.Dentro a me le arpe suonanomi chiamano, mi cercanoamore, impazzisco di gioiale vedo passeggiar nel ventole mille bolle blu, si avvicinanoeccole sono qui

Apro gli occhi e dall’estasi passo all’ama-rezza, perché le mille bolle blu sono quelledella schiuma che galleggia sul mare deri-vante dai liquami dei villani.Sono disperato, voglio andare via e non tor-nare più … ma una voce napoletana mi di-ce:Ma nun me lassàNun darme stu turmiento!Torna a “San Felice Circeo”,Famme campà!

Mi rendo conto allora che il richiamo delleorigini è prepotente nell’animo, e non è pos-sibile ignorarne il trasporto e inevitabilmen-te cedo anche perché: Se guardo in cieloc’è una stella che più di tutte quante brillaTu sei quella

Se poi dalla spiaggetta si va oltre, si per-corre il porto, l’albergo della Maga Circe, laVilla Penelope, tutte le ville realizzate all’e-poca del sindaco Gemini, l’inizio del Lun-gomare, la Torre Vittoria si arriva a Piazza G.Cresci, anche se nel giornale di informazio-ne “CirceoinComune” all’articolo “Una ro-tonda sul mare” viene chiamata giusta-mente “Piazzale Rio Torto”.Purtroppo, fermo restando un plauso sen-za riserve ala vecchia Amministrazione perla progettazione e il finanziamento e all’at-tuale per la realizzazione del nuovo assettodella piazza nella sua grandiosità, i lavorihanno offuscato il canale Rio Torto, anticocorso d’acqua navigabile, che oggi con-corre, con lo scarico del suo refluo a mare,a potenziare la “ciaquea” marina della sco-gliera e del litorale.È d’uopo comunque rispettare ciò che ri-mane del Rio Torto, sia per motivi storici cheper volontà popolare, con l’auspicio delmantenimento del sito anche se l’attualeamministrazione vorrebbe fargli un “torto”cioè che venga, come dicono a Roma “tor-to” dalla circolazione.Ma la speranza è sempre l’ultima a moriree forse l’anno venturo la situazione dell’in-quinamento prenderà un’altra piega: stare-mo a vedere chi vincerà la singolar tenzo-ne tra la Bandiera Blu e le mille bolle blu …che ne sarà della “ciaquea” marina con re-lativo divieto di balneazione per il persiste-re dei liquami.E noi facciamo ovviamente il tifo per la Ban-diera Blu e mutuando un detto di Aristote-le diciamo: “L’esercizio della Cosa pubbli-ca consiste nel volere il bene altrui”. ■

di Antonio Ruggeri

Diversi esposti alla Capitaneria di Porto senza seguito

San Felice Circeo la bandiera blu e i liquami in mareUna stagione bella, ma inquinata

La scogliera che non c’è più!

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L a confusione della politica e la con-fusione dell’informazione per gover-nare ad alto livello e lasciare un cer-

to senso di angoscia, tranne pochissimi ca-si di “notizie vere”: sono queste le riflessio-ni del momento. Le mie naturalmente,quelle di una giornalista (perché la pensio-ne è solo una condizione lavorativa mentreil giornalismo è una passione non transito-ria) di una consigliera comunale, di unadonna che ha compiuto 60 anni di cui 36passati a confezionare articoli e notizie.Nessuno è andato ad analizzare come af-frontare le crisi umanitarie che stanno tra-sferendo qualche milione di persone (perora) da un continente all’altro.Ricordo bene gli anni ottanta. Qui in ItaliaCraxi regnava con una Milano ”da bere”.L’Italia era considerata uno dei Paesi piùsviluppati nel mondo occidentale, aspiravaa ogni posto importante nel quale si do-vessero prendere decisioni rilevanti per ilpianeta. Si scoprì in quegli anni in tutta lasua evidenza, la carestia che nel continen-te africano lasciava donne e uomini vagarenudi per il deserto alla ricerca di acqua e dicibo. La comunità internazionale si mobili-tò e l’allora fiorente in finanze Ministero de-gli Esteri italiano destinò ampie quote di ri-sorse economiche per combattere la famein Africa. A mio modesto avviso per ven-t’anni si diede vita a uno stretto rapportocommerciale tra i due Paesi che solo in mi-nima parte fece fronte alle ragioni profondedella desertificazione.Ricordo che in Etiopia erano i soldati a ge-stire gli aiuti alimentari: negli anni ho vistopochissime organizzazioni internazionaliraggiungere un obiettivo politico ed econo-mico tale da contrastare quella che oggiviene definita la più grande emergenzaumanitaria nel mondo.Dovremmo dunque chiederci se siamo an-cora in tempo per aiutare quei Paesi -in unmodo intelligente- tanto da convincere queicittadini adesso in fuga che la loro vera vi-ta è nel continente da cui traggono i nata-li.In tutti questi anni si è poi scoperto che lavile corruzione che era alla base del siste-ma di ruberie praticato da molti governi afri-cani e alla base dei loro dissesti economi-ci e sociali è praticata con successo nel no-stro Paese tanto da renderlo oggi abba-stanza povero ma soprattutto predispostoa essere un anello vulnerabile della catenaeuropea.Argomenti questi che dovrebbero esserenei dibattiti televisivi perché se non si fa l’a-namnesi è difficile guarire dalla malattia. Einvece la risposta alla malattia sono gli“stregoni”. Salvini ad esempio e con lui tut-ti quelli che intorno alla nostra patologia-non meno grave di quelle di molti altri Pae-si del Mediterraneo - anziché elevare l’itali-co e indiscusso ingegno ci trascina nellaguerra corpo a corpo.Ma che dire di Renzi che pensa di poter

spolverare l’Italiadi quattro riformee non affronta lagrave questionedel “sistema cri-minale”?Sì perché conti-nuiamo a darenotizie frammen-tarie di una situa-zione completa-mente sfuggita dimano. Se siaprono inchiestenei confronti dimagistrati chea m m i n i s t r a n obeni confiscatialle mafie e siipotizza una retedi favori e di van-taggi economici e nel frattempo si rende lafolkloristica erede della dinastia degli zingariCasamonica una compagnuccia serale perfare quattro chiacchiere, ecco io credo cheil nostro Paese abbia gravissimi problemi dicomprensione dei problemi.E la colpa me la prendo. Non abbiamo lot-tato abbastanza noi giornalisti per restarefuori dalle categorie della sicurezza e del la-voro garantiti, non abbiamo capito fino infondo che anche un piccolo numero di in-tellettuali può costruire per questo Paeseuno status di democrazia. Così come altrecategorie della produzione siamo cadutinell’idea che il nostro ruolo fosse quello diuna rotella di un ingranaggio sano dove chiè al vertice viene legittimato in ogni tipo didecisione da prendere, senza verifiche, sen-za prove. Noi produciamo notizie e da quiopinioni e da qui comportamenti.La polemica sull’intervista televisiva alla se-mianalfabeta – ma furbissima- erede deglizingari non doveva essere legata alla suapresenza in uno studio Rai (la censura nonè compresa nel fare informazione) ma è nelmodo di averla intervistata, nella mancan-za di distanza avuta nel corso della tra-smissione, nell’infinità di sorrisi intercorsi,nelle risatine, nelle inquadrature compia-centi, persuasive sull’aspetto pittorescodel loro gruppo sociale, tanto influente nel-la vita economica della Capitale.Ecco, spesso mi dicono che sono esage-rata, che non sono flessibile. Però io ricor-do mio padre che una volta fece fermarel’auto su cui viaggiava nei pressi di un ma-nifesto elettorale con un viso soddisfattodai tanti sicuri voti che sarebbero arrivati. Midisse “fermati devo scendere”. E attraver-sò la strada e andò appoggiandosi al ba-stone davanti al manifesto. Era anziano estanco ma pieno di sdegno. Sputò in fac-cia al candidato e poi tornò in macchina emi disse “è un ladro”.Non dimentico l’insegnamento, non rinun-cio allo sdegno. Ecco l’informazione per su-scitare vero sdegno e da qui indurre un

cambiamento deve dare le vere notizie,quelle su di noi, quelle sui soldi che abbia-mo sottratto al continente africano in com-butta con altri, svelare le nostre miserie pre-senti e passate, capire perché una “mae-stra” come la televisione da venti anni in-duce tutti i giovani a fare i ballerini, le sou-brettes, i cuochi e nessuno a entrare in po-litica con pochi soldi come facevano i Pa-dri della Costituzione, i custodi dei valoritransitati con fatica per centinaia di anni. Bi-sogna capire e avere il coraggio di farsi del-le domande. Su tutto. Su ogni argomento.Solo così si possono attribuire delle re-sponsabilità, assumere delle decisioni, es-sere padroni del nostro futuro. Altrimentiavremo solo cattivi maestri, quelli che inogni momento ci promuovono e ci dannoragione anche quando la nostra coscienzaci suggerisce che stanno mentendo. ■

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Informazione

di Anna Scalfati

C’è bisogno di informazioni corrette

Poche riforme senza affrontare i problemi gravi

Solo notizie frammentarie e non vere

Desertificazione

Pasta all’uovodi Federico Fedeli

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6

Editoriale

San Felice Circeo per le sue bellezze na-turali e per la sua vicinanza a Roma? Matutto questo quanto potrà durare se non siinterviene a qualificare e migliorare la vivi-bilità del posto?-Pulizia. E l’idropulitrice dove sta? Non c’ènessuno che lo sa! Promessa sbandieratadal delegato al centro storico nel 2012(“abbiamo ordinato una idropulitrice”), unadelle tante falsità, sparate per tacitare leproteste di chi faceva notare la pavimen-tazione di Corso Vittorio Emanuele, mac-chiata intensamente e financo maleodo-rante oltre che percorsa da topi che esco-no indisturbati dalle feritoie a terra.A oggi, dopo tre anni, nessuna traccia del-la miracolosa macchina, ci rimane solo lasperanza di piogge copiose che provve-dano al suo posto! Come è stata assegnata la bandiera blu alCirceo? Pur avendo avuto, infatti, una buo-na stagione estiva per il clima sempre cal-do, anzi troppo, e per il mare calmissimo,ci siamo ritrovati più volte e inaspettata-mente circondati da escrementi di varia na-tura che galleggiavano in abbondanza sul-la superfice dell’acqua. Niente bagni, diffi-cile trattenere i bambini sul bagnasciuga,incredulità di tutti e scambi di idee e sup-posizioni sul motivo dello sconcertantespettacolo, fotografato per essere rappre-sentato a chi di dovere, che, nel frattempo,non ha perso occasione (segnatamente ilvice Sindaco e il delegato al centro storicononché corrispondente dell’agenzia “Ste-fani” sul web) per sbandierare (è proprio ilcaso di dirlo) l’importante riconoscimentodella bandiera blu a significare acque pu-lite e balneazione sicura, facendo ancheesporre la locandina della notizia davantiall’ingresso dei negozi.-Raccolta rifiuti. Per questo problema ilSindaco Petrucci aveva già fatto annuncipromesse e previsioni di cambiamenti e mi-glioramenti nel modernizzare il servizio.Oggi, nonostante le relative tasse siano au-mentate, i cittadini lamentano un pessimoe comunque incompleto funzionamentodello stesso.

29 luglio 2015. Festa del Patrono San Fe-lice15 agosto 2015. Festa dell’Assunzione16 agosto 2015. Festa di San RoccoQueste date non devono essere mai di-menticate per lo sconcertante comporta-mento degli Amministratori, in particolaredel Sindaco Petrucci e del vice SindacoSaputo.Il 29 luglio scorso il vice Sindaco, Saputo,con tanto di fascia tricolore ha seguito latradizionale processione, al termine dellaquale, all’interno della Chiesa, dopo la be-nedizione e i ringraziamenti da parte delParroco a tutti i presenti, è stato oggetto dideferenti riconoscimenti contro ogni con-suetudine da parte del sacerdote concele-brante. Ho percepito, a torto o a ragione,una premeditazione in questo comporta-mento.Il 15 agosto scorso il Sindaco Petrucci nonè entrato in Chiesa, al termine della pro-

cessione, e non ha assistito al discorso fi-nale del Parroco. Si è tolto la fascia trico-lore e ha abbandonato la cerimonia, comegli altri Amministratori della maggioranzaancora presenti, perché alcuni di loro sierano allontanati lungo il percorso. Forsenon condividevano ciò che stava per ac-cadere? E cosa più grave sempre il Sinda-co ha dato disposizione che il gonfalonedel Comune non entrasse in Chiesa per laconsueta benedizione. Il 16 agosto scorso il vice Sindaco, Sapu-to, si è comportato nello stesso modo, nonè entrato in Chiesa e ha fatto lasciare ilgonfalone sul Sagrato.Grande sconcerto generale. In questo mo-do è stata offesa e oltraggiata la Chiesa, l’I-stituzione che il Parroco rappresenta, e so-no state calpestate le tradizioni che questoPaese fa tanta fatica a mantenere.Un comportamento vergognoso, al qualeha aderito tutta la maggioranza degli Am-ministratori, come pecore di un gregge,senza critiche, anzi con un certo vanto.Già nella consueta esilarante intervista dimetà agosto, apparsa sul quotidiano “Og-gi Latina”, il Sindaco Petrucci aveva di-chiarato, tra l’altro, la sua totale ammira-zione per il Parroco di Borgo Montenero,che ha ringraziato per i festeggiamenti or-ganizzati per l’arrivo della Madonna Pelle-grina di Fatima, dopo aver ricordato la suaformazione scolastica presso un istituto deiSalesiani, cosa nota perché non perde oc-casione per dirlo (aveva problemi ad af-frontare la scuola pubblica?).È seguita una dichiarazione sempre delSindaco Petrucci e sempre su “Oggi Lati-na”, del 18 agosto, di “totale incompatibi-lità con il Parroco”.«Si deve rispettare chi rappresenta la cittàe ovviamente si può non condividere l’o-perato. Parla chi nella sua vita è andatod’accordo con tutti i rappresentanti dellaChiesa nelle varie responsabilità che ha ri-coperto. Amo il sacerdote che parla di

amore, pace e carità esoprattutto tolleranza. IlSindaco o chi lo rappre-senta partecipa semprealle processioni. Non ri-tiene solo, al termine,ascoltare il discorso ri-volto alle autorità inter-venute “a vario titolo”».L’espressione “a variotitolo” del Parroco, donCarlo, al termine dellaprocessione del 29 lu-glio non aveva nulla dioffensivo ed era riferitaai partecipanti, cittadinie rappresentanti delleIstituzioni. Sindaco co-sa le hanno riferito tan-to da farla reagire nelmodo che abbiamo ri-cordato, così fuori luo-go? Ero presente e hoascoltato anch’io le pa-role incriminate e nonmi è sembrato che siastato detto qualcosa asproposito o in modooffensivo.Per quel che ne so,quanto accaduto alla fi-ne delle processioni

non è stato apprezzato né condiviso daicittadini e spero che qualcuno prenda l’i-niziativa di intervenire presso le superioriAutorità, perché si ponga fine alla spre-gevole situazione tra Amministratori e Par-roco.Chi amministra gestisce un potere politico,che ha costante bisogno di “senso di re-sponsabilità, etica dei comportamenti,onestà nell’esercizio della funzione pubbli-ca, equilibrio nelle scelte, nei linguaggi, nel-la creazione di unità e solidarietà”.In Comune, a San Felice Circeo, mancatutto questo. ■

Bonsenso pratico

Quanno, de notte, sparsero la voceche un Fantasma girava sur castello,tutta la folla corse e, ner vedello,cascò in ginocchio co’ le braccia in croce.Ma un vecchio restò in piedi, e franca-mentevoleva dije che non c’era gnente.

Poi ripensò: «Sarebbe una pazzia.Io, senza dubbio, vedo ch’è un lenzolo;ma, più che dì’ la verità da solo,preferisco sbajamme in compagnia.Dunque è un Fantasma, senza discussione».E pure lui se mise a pecorone.

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Meminisse iuvabitGioverà ricordarsene

Marco Vuchich

Bandiera Blu 2015 'il merito e anche tuo'

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Lettere

San Felice Circeo – Manifestazioni estiveGentile Direttore,spero che le manifestazioni estive, patro-cinate e tanto pubblicizzate dall’Ammini-strazione comunale di San Felice, sianoandate meglio delle poche cui ho potutoprendere parte. Faccio solo due esempiper non dilungarmi troppo. Ilgiorno 11 agosto, presso laPorta del Parco, doveva te-nersi il ricordo di Antonio Va-lente dal titolo: “Un Genio alCirceo”. Puntuale sono giun-to a tale incontro, solo dopomezz’ora che attendevo, in-sieme con altri poveri “mal-capitati”, ho intuito che nonci sarebbe stato alcun even-to. Nessuno si è preoccupa-to a voce, o con uno scritto,di informare i convenuti… Lasera successiva, animato daldesiderio di rifarmi dalla de-lusione del giorno prima, misono recato presso l’area archeologica dei“Quattro Venti”, dove ho apprezzato duemusicisti, una al piano e l’altro alla trom-ba, rispettivamente Francoise de Cloasseye Mauro Maur, che hanno eseguito, primae dopo un’intervista a Massimo Gramelli-ni, brani de “La grande musica del cinemaitaliano”. Serata che sarebbe risultata fi-nalmente gradevole, se non ci fosse statolo “stonato” intervento del Sindaco Pe-trucci. Il primo cittadino, eccessivamentedisinvolto e piacione, ha svelato una seriedi sue massime ispiratrici, una fra tutte:“Pecunia non olet” (Il denaro non ha odo-re, ndr) a proposito di un incarico avuto nelpassato da Ciarrapico nella società dellasquadra della Capitale, pur essendo eglinotoriamente tifoso della Lazio… Se que-sti sono i suoi etici principi, come da Luistesso impudentemente dichiarato, pos-siamo sicuramente dormire tranquilli! Gra-zie

(lettera firmata)

San Felice Circeo – Borgo MonteneroCaro Direttore, il 26 luglio scorso la parrocchia di BorgoMontenero ha accolto con migliaia di faz-zoletti al vento l’arrivo della Madonna Pel-legrina di Fatima. Trasportata a bordo di unelicottero del Corpo Forestale dello Statodi Sabaudia è stata fatta atterrare nel cam-po sportivo, dov’erano ad attenderla labanda musicale, il Cardinale DominqueMamberti, don Massimo Capitani parrocodel borgo, Il Sindaco di S. Felice Circeocon tutta la Giunta, le Autorità Militari, di-versi preti e collaboratori della parrocchiae numerosi fedeli. Un evento molto senti-to dalla popolazione per la convinta devo-zione verso la Madonna pellegrina di Fati-ma, che è rimasta al Borgo fino al 2 ago-sto. Tutto il Borgo ha partecipato alla ce-rimonia, la piazza e le strade sono state al-lestite per l’occasione con i classici colo-ri, il bianco e il celeste.Proprio per questa devozione verso i prin-cipi e gli ideali che rappresenta la Madon-

na, ha stonato l’eccessiva pomposità del-l’evento che è stato caratterizzato per tut-ta la settimana da un utilizzo massivo del-le risorse. Ci siamo ritrovati in molti a dis-agio, a interrogarci se è stato questo unevento conforme alla semplicità e alla so-brietà che Papa Francesco sostiene e rac-comanda. È sembrato essere piuttostoun’occasione di ostentazione da parte del-le pubbliche autorità, presenti così nume-rose in funzioni religiose.

Spero che, in futuro, si ri-torni a manifestazioni menoeccessive e più sentite, co-me nel costume dei nostriavi.

(lettera firmata)

Sabaudia – Lago di PaolaCaro Direttore,come ogni anno è tornato ilproblema della moria deipesci nel Lago di Sabaudia.Quest’anno le cose sonoandate un poco me-glio grazie a un nuovosistema di paratie e dipompaggio installati

dalla proprietà sul canale che dal la-go porta a Caterattino e da una mag-giore attenzione da parte del Con-sorzio di Bonifica per coordinare ilfunzionamento dell’idrovora con lachiusura delle paratie. Mancano an-cora interventi decisi per assicurareche il 100% delle abitazioni siano al-lacciate alla rete fognaria e per far ri-spettare dagli agricoltori le norme sull’usodei fitofarmaci all’interno del Parco nazio-nale. Ci sono l’autunno, l’inverno e la pri-mavera per provvedere….Un affezionato lettore

(lettera firmata)

Sabaudia - CriminalitàCaro Direttore, finita l’estate l’incendio di due autovetturenei primi giorni del mese di settembre, hariportato gli abitanti di Sabaudia alla cru-da realtà dei molti reati che restano impu-niti (compresi gli omicidi) in una città in cuimolti sanno, ma non parlano per timore diritorsioni. Il Sindaco in base alla legge hacompiti precisi e con lui anche altri. È orache si affronti il problema nelle sedi op-portune.Un lettore che ama la sicurezza

(lettera firmata)

Sabaudia – Piazza del ComuneEgregio Direttore, finito il Festival del Cinema e partiti i per-sonaggi che lo hanno animato, siamo tor-nati a camminare la sera in una piazzaspenta, priva di vita, con l’unico cinema:l’Augustus (già Savoia) chiuso da tempo(con l’atrio utilizzato per bisogni persona-li) e l’Hotel Sabaudia al lago anch’esso si-gillato e oramai in attesa di nuovi interventidi manutenzione. Molte personalità ognianno promettono al Sindaco di interessar-sene, ma tutto poi cade nel vuoto e scom-pare nella palude di questa città.Un’amante del cinema

(lettera firmata)

San Felice Circeo – “I Ragazzi del ‘45”Gentile Direttore,tramite il vostro giornale vorrei ringraziarepubblicamente gli organizzatori di un con-viviale incontro avvenuto il 10 settembreu.s., presso l’Antico Mulino a Borgo Mon-tenero. Lavinio Capponi, insieme a Vin-cenzo Di Prospero, Domenico Lanzuisi eCarlo Mignardi hanno convocato i “ragaz-zi” del 1945 per una simpatica rimpatria-ta. Aiutati da buone pietanze e dall’ottimovino, i ricordi di un’infanzia post bellica,difficile, ma nonostante tutto serena, sonostati il tema principe della serata. Partico-larmente fervido di aneddoti è stato Gian-carlo Bianchi che ha animato allegramen-te la serata. Emozionante è stato anche unbrindisi rivolto agli amici assenti per moti-vi di salute, ai quali è andato un intimo sin-cero augurio da parte di tutti i presenti.Antonio Capponi e Cotognola Fausto,uno partito anticipatamente per l’Australiae l’altro a Varese, sperano di poter parte-

cipare all’incontro del prossimo anno. In-fatti, ci si è lasciati con l’impegno di ripe-tere questo incontro, magari anche più nu-merosi, sul finire della prossima estate.Speriamo che ciò sia possibile, perché ri-tengo che per un paese come il nostro conambizioni per il suo futuro, sia indispen-sabile tenere viva la memoria di ciò cheeravamo. Grazie per lo spazio accordato-mi.

(lettera firmata)

San Felice Circeo – DisinfestazioneGentile Direttore,sono ancora sotto shock per l’accoglien-za che quest’anno mi ha riservato San Fe-lice Circeo ad agosto, quando, stanca edesiderosa di vacanze e riposo, ho riaper-to la mia casa a S. Rocco. Scale e paretidi accesso, bagni e cucina erano addirit-tura nere, perché invase da centinaia discarafaggi enormi (blatte) fuoriusciti dallefogne. Purtroppo non ho avuto il tempo ela lucidità per fotografare quanto mi si èpresentato, preso dalla foga di allontana-re le orribili bestiacce, poi ho denunciatol’accaduto a tutte le autorità competenti esono tornato a Roma, pensando di mette-re in vendita la casa del Circeo. Mi hannoriferito che il 1° settembre è stata fatta ladisinfestazione delle fogne a S. Rocco e invia XXIV maggio … troppo tardi! Perchénon attivarsi prima dell’avvio della stagio-ne e non solo per gli scarafaggi, ma ancheper topi e formiche, che hanno creato pro-blemi a molti? Grazie per l’ospitalità.

(lettera firmata)

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Storia

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

Il territorio preesistente

L a fascia della Macchia di Terracina,delimitata a destra del corso infe-riore del fiume Sisto verso il pro-

montorio del Circeo, prima della fondazio-ne di Borgo Montenero (1935), non era co-nosciuta con un nome specifico, come adesempio Caronte per designare Borgo Her-mada a sinistra del Sisto.Alla fine dell’Ottocento sino alla bonifica in-tegrale degli anni trenta del Novecento eraconosciuta come Colonia Elena, per il co-raggioso e geniale tentativo di Cirio per af-francare un territorio vergine in colture ma-nifatturiere a ridosso di Torre Olevola versola Macchia.La popolazione era concentrata a San Fe-lice Circeo con 2.469 abitanti e a Terracinacon 18.390 ab. (censimento del 1931): il re-sto era disperso negli spazi delle lestre conpresenze stagionali. Per rilevare l’incre-mento demografico, frutto della riduzionedella selva acquitrinosa in territorio coltiva-bile, affidato ai coloni, è il censimento del1936, che segnala per San Felice Circeo(con Borgo Montenero) 4.348 abitanti e perTerracina (con Borgo Hermada) 23.559 ab.In questo processo di assegnazione dei po-deri a popolazioni provenienti in genere dalnord-est della penisola (veneti-friulani-emi-liani-romagnoli), segnaliamo l’insediamentodi ben 136 famiglie a Borgo Montenero, 119a Borgo Hermada e 81 a Borgo Vodice al 7marzo 1935 (vedi Archivio Centrale delloStato, Presidenza del Consiglio dei Ministri,1934-36, F.1.1.8.1.n.1747: ”Fabbisogno fi-nanziario dell’O.N.C.”).Ma prima della venuta dei coloni come eraconosciuto il territorio dove ora progrediscela comunità di Borgo Montenero?Non è il caso di attardarci nella nostalgiadella memoria, rievocata da chi ci ha tra-mandato il ricordo del passaggio da un pri-ma (la palude e la selva) e un dopo (la ter-ra bonificata e coltivata), perché il “pathos”(i sentimenti, l’esperienza personale…) pos-sono mostrare la fragilità di un’ottica, cheperde di vista l’insieme e che dovrebbeconfrontarsi con l’”ethos” e quindi con lalettura e la ricostruzione dei modi di vita,della rilevanza dei fatti, che diventa storia,con il grigiore –se vogliamo- della distanzaemotiva e con la pignoleria critica di chi stachino sulle fonti.E’ pur vero che –rispetto alla memoria, allerievocazioni, alle manifestazioni celebrative-, il territorio stesso, le mappe, i documenti,le foto hanno questo di prezioso: ci rac-contano la vita com’era, sul serio e non conla ricostruzione a nostro piacimento con ifiltri benevoli, spesso interessati della no-stalgia.D’altra parte anche la ricostruzione storicaè parziale, perché deve essere continua-mente riveduta, aperta a nuove scoperte esoprattutto non schiava del potere egemo-

ne del momento.Il territorio preesistentePer quanto concerne ilterritorio, prima della fon-dazione di Borgo Monte-nero, è utile il confrontodiacronico –quindi la let-tura delle fasi successivetemporali-, delle mappe,delle carte, che descrivo-no il sito. E procedendoda levante (Terracina)verso ponente (Circeo),lungo la costa sono i tu-moleti di sabbia, benemergenti, che impediva-no alla macchia-paludedi vedere il mare. Pergiunta, a ridosso dei tu-moleti, il fiume Sisto nonaveva la foce diretta almare (dal 1935), ma in località Scafa di Pon-te, si biforcava verso est (Terracina) col no-me di fiume delle Volte (confluendo verso ilPortatore) e verso ovest (San Felice Circeo)col nome di canale Olevola, sfociando pres-so l’omonima torre: erano corsi d’acqualenti, tortuosi, che favorivano ristagni a ri-dosso dei tumoleti, perché impossibilitati asfociare direttamente a mare.A tal proposito, la famosa mappa di Leo-nardo da Vinci del 1514, fra le avare indi-cazioni, cita però il fiume Olevola nell’inte-ro percorso dal Badino-Portatore fino a tor-re Olevola.La mappa di G. Filippo Aneti del 1693 (to-ponomastica della IV Tavola della Carta delLazio) segnala –poco sotto S. Vito e la Cro-ce (attuale ponte della Crocetta sul Sisto)-sulla sponda destra del fiume, una zona de-scritta come Pantano di Rosetta. E a pocadistanza a sud, nelle successive mappe,prima e dopo la bonifica di Pio VI alla finedel Settecento, è sistematicamente indica-ta la piscina della Scardefa: poco più sottodi questa il Remiddi (1911) delimita un’altrapiscina, più vasta, segnalata come Toppo-sa. Siamo nel cuore della selva-palude, cheospiterà poi Borgo Montenero.Anche il lembo di macchia a nord sulla de-stra del Sisto è puntualmente citato comeS. Vito con i brevi e contorti fossati, checonfluiscono al Sisto.Lungo la dorsale della migliara 58, semprea destra del Sisto verso il parco del Circeo,Remiddi segnala il Colle della Guardia, co-sì chiamato per la sua posizione a 36 me-tri sul livello del mare, considerata elevatanel contesto della palude.La selva ospitava le lestre, che radunavanopopolazioni stagionali, dedite a seminativi eal bestiame La configurazione delle lestre inmezzo a spazi liberi della selva non era ca-suale. Esse, sia pure allo stato primordiale,potevano essere considerate una parvenzadi trasformazione agraria della selva, ossiauna forma di appoderamento, ritagliato suuna popolazione migrante, quindi non stan-

ziale: uno spazio non boschivo, più o me-no delimitato, con al centro la tipica lestra-capanna, generalmente conica.Viscardo Mantovani nel 1925 censirà que-sti insediamenti, riservati a prato naturaleper la produzione di fieno e pascolo del be-stiame, ma anche a coltivazione di cereali,ortaggi e piante da frutto.Nel territorio in questione, il Mantovani se-gnala la lestra di S. Vito, di 18 ettari di su-perficie, abitata da 13 famiglie (con 48 per-sone) dove si coltivava anche il frumento.Poco sotto a S. Vito c’era anche la lestraLentrisco o lestra Mattoni, 4 ettari di su-perficie con 4 famiglie e un totale di 13 per-sone: le coltivazioni in corso erano di buonprato naturale.

La lotta alla malaria, premessa alla bonifica

Se la bonifica del territorio si attuò freneti-camente negli anni trenta del Novecento, laindispensabile premessa della lotta alla ma-laria era iniziata molto prima, nella consa-pevolezza che, se il male endemico dellapalude non fosse stato estirpato, contrad-ditoria e deleteria era la prospettiva di in-sediare sul territorio la gente, senza debel-lare la malaria.Infatti, la transumanza di persone e anima-li nelle lestre, era la prova di come si cer-cava di evitare il periodo estivo, per non es-sere punti dalla zanzara anofele, veicolodella malaria.Giov. Battista Grassi (1854-1925), il medi-co che individuò l’agente trasmettitore del-la malaria, nel 1922, fra le varie iniziative,aveva esercitato tutta la sua autorità per in-trodurre e diffondere l’antidoto all’anofelenei corsi d’acqua e nelle zone paludose. Sitrattava delle gambusie (la g.affinis), impor-tate dall’America per acclimatarle inizial-

Dalla Selva di Terracina a Borgo Montenerodi don Carlo Rinaldi

Bonifica Agro Pontino

Il territorio preesistente. La lotta alla malaria, premessa alla bonifica. I tabulati della manodopera

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9

Storia

mente nelle risaie al fine di distruggere lelarve dell’anofele.Il Grassi ne fece giungere una prima parti-ta dalla Spagna e immesse nelle acque diPorta, vicino a Fiumicino, nell’idrovora diOstia, poi in un serbatoio irriguo a Vetralla(Viterbo) e nella piscina della Scardefa nelcomprensorio, conosciuto allora, come Co-lonia Elena.Nel 1923 le gambusie, dalla Scardefa, si dif-fusero nel canale Olevola e nel fiume Sistocon nuove immissioni in altri canali e ac-quitrini.Accanto a questi pesciolini, voracissimi dilarve, poco dopo, nella lotta alla zanzara in-criminata, furono sperimentati anche i pipi-strelli, installati in un piccolo allevamento vi-cino a Colonia Elena per iniziativa del ge-nerale Marieni, al quale la Società BonifichePontine aveva fornito ai mezzi necessari.Dal pipistrellaio, il suo ideatore si ripromet-teva due vantaggi: la lotta antilarvale e laproduzione di guano, che –secondo il pro-motore-avrebbe coperto le spese dell’im-pianto.Era iniziata anche in loco la bonifica sani-taria dell’ambiente e ai bonificatori era som-ministrato, come profilassi chimica, l’effi-cace chinino, non gradito agli operai dellabonifica, perché provocava effetti collateralidi spossatezza, che influiva anche sul ren-dimento del lavoro.Verso la fine degli anni venti del Novecen-to, il territorio dove sorgerà Borgo Monte-nero conobbe la “febbre del petrolio”. I tec-nici del ministero dell’Economia Nazionaleritenevano possibile l’esistenza di un giaci-mento petrolifero sul Colle della Guardiaverso Molella. La ricerca fu affidata in con-cessione alla Società Bonifiche Pontine il 29febbraio 1928. La notizia della stipula dellaconvenzione e del varo del programma di ri-cerche da approntare nell’area “favorevol-mente indiziata” e “col concorso di una So-

cietà d’indiscussa serietà ed economica-mente robusta”, fu data dal ministro Bel-luzzo a Mussolini il 13 marzo 1928 (Archi-vio Centrale di Stato, Presidenza del Con-siglio dei Ministri, 1928-1930, f.3.1.4.nota1.832: ”Ricerche petrolifere nell’Agro Pon-tino”).E da Colonia Elena, sede della grande offi-cina, allestita per la riparazione delle mac-chine impiegate al disboscamento e pro-sciugamento della selva, partiva un seg-mento di strada ferrata con i vagoncini del

trenino, che portava al derrick (alla torre ditrivellazione).Rosa Cestra, che col padre, si era trasferi-ta nel 1920 in zona, ricorda quel mezzo ditrasporto da lei usato con i suoi coetaneiper andare a scuola per un anno allo Stal-lone (zona di Pigneto), suscitando “la di-sperazione dei tecnici belgi che dirigevanoi lavori” (Rosa Cestra, Borgo Montenero50°, 1935-1985, Cori 1985, p.22-23).Siamo alla vigilia della bonifica integrale,che ridusse il tratto della macchia di Terra-

Oggetto: manodopera impiegata nell’Azienda Agraria di Borgo Montenero dal 1931 al 1936 (Fonte: ”La Conquista della Terra”).

Denominazione Lavori in economia Lavori a cottimo Lavori in appalto Totali Colonia Elena n.operai n.giornate n.operai n.giornate n.operai n.giornate n.operai n.giornate

(poi Montenero) 24 139 - - - - 24 139Novembre 1931Idem 55 473 - - - - 55 473Dicembre 1931Idem 55 1.063 - - 23 334 78 1.397Gennaio 1932Idem 32 348 - - - - 32 348Febbraio 1932 Idem 55 590 - - - - 55 590Marzo 1932Idem 64 856 16 326 35 282 115 1.464Aprile 1932Idem 57 925 - - 153 1.958 210 2.863Maggio 1932Idem 92 1.434 - - 249 4.848 341 6.282Giugno 1932Idem 68 1,172 - - - - 68 1.172Luglio 1932Idem 53 1.168 - - - - 53 1.168Agosto 1932Idem 50 1.430 - - - - 50 1.430Settembre 1932Idem 61 1.362 - - - - 61 1.362Ottobre 1932Idem 70 1.260 - - - - 70 1.260Novembre 1932Idem 62 1.340 - - - - 62 1.340Dicembre 1932Idem - - 8 60 151 1.134 159 1.194Gennaio 1933Colonia Elena 102 1.371 - - - - 102 1.371con Macchia diPiano (poi BorgoHermada)Febbraio 1933Colonia Elena 51 840 43 437 - - 94 1.297con Macch.di P.Marzo 1933Col.Elena con 50 971 29 118 - - 79 1.089Macch.di P.Aprile 1933Col.Elena con 83 1.385 11 28 - - 94 1.413Macch.di P.Maggio 1933Col.Elena con 108 1.189 - - - - 108 1.189Macch. di P.Giugno 1933Col.Elena con 89 1.366 - - - - 89 1.366Macch. di P.Luglio 1933Col.Elena con 70 1.390 - - - - 70 1.390Macch.di P.Agosto 1933Col.Elena con 55 1.275 14 94 - - 69 1.369Macch.di P.Settembre 1933Col.Elena con 45 1.064 12 182 - - 57 1.246Macch.di P.

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Abitanti delle Lestre

Realizzazione di un canale raccolta acqua

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Storia

cina con la sua palude in una immensa ta-bula rasa.Gli operai addetti erano alloggiati tra i ba-raccamenti di S. Vito (circa 5.000 operai) ei capannoni di Colonia Elena con gli essen-ziali servizi e le preesistenti chiesette, poidemolite: quella di S. Vito, lungo il fossoomonimo, dove la domenica e i giorni festivicelebrava la messa don Tommaso Mango-ni e quella di Colonia Elena con don LuigiLongarini, sacerdoti che venivano da Terra-cina, affrontando non lievi difficoltà di viag-gio.

I tabulati della mano d’opera

In questa sede noi delimitiamo l’ambitoconclusivo dell’indagine prima dell’asse-gnazione ai coloni di case e poderi, pre-sentando l’apparente, arido tabulato dei da-ti degli operai impiegati nel disboscamen-to, del prosciugamento e nell’appronta-mento dei poderi e delle case coloniche. E’un rilevamento che registra, dal novembre1931 all’aprile 1936, una impressionantepresenza della fatica umana, per offrire la-voro e pane a chi verrà subito dopo in lo-co.L’Azienda Agraria di Colonia Elena (così in-dicata nel 1931) poi Azienda Montenero (dal1934) ci offre questi dati:La lettura di questi dati ci permette di se-gnalare con facilità, come il picco di mano-dopera utilizzata per il nucleo del nuovoBorgo, per la costruzione delle case rurali eper la delimitazione dei relativi poderi, av-venga nella primavera-estate del 1934:un’epopea di fatica e sacrifici, che permi-sero al grosso contingente delle 136 fami-glie, provenienti dal nord-est, di insediarsisu quel territorio appena bonificato.Il 1935 è, infatti, la data di fondazione diBorgo Montenero, storia a tutti nota, di cuivanno giustamente orgogliosi i figli dei pio-nieri. ■

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Oggetto: manodopera impiegata nell’Azienda Agraria di Borgo Montenero dal 1931 al 1936 (Fonte: ”La Conquista della Terra”).

Denominazione Lavori in economia Lavori a cottimo Lavori in appalto Totali Colonia Elena n.operai n.giornate n.operai n.giornate n.operai n.giornate n.operai n.giornate

Ottobre 1933Col.Elena con 35 843 14 230 - - 49 1.073Macch.di P.Novembre 1933Col.Elena con 43 1.167 10 170 - - 53 1.337Macch.di P.Dicembre 1933Col.Elena con 61 1.554 9 157 - - 70 1.711Macch.di P.Gennaio 1934Col.Elena con 108 2.165 9 73 - - 117 2.238Macch.di P.Febbraio 1934Montenero con 123 2.143 - - - - 123 2.143Macch.di P.Marzo 1934Montenero con 176 1.944 - - - - 176 1.944Macch.di P.Aprile 1934Montenero con 142 1.596 29 485 86 2.236 257 4.317Macch.di P.Maggio 1934Montenero 534 8.525 32 291 686 15.119 1.252 23.935Giugno 1934Montenero 216 3.381 32 632 80 1.740 323 5.753Luglio 1934Montenero 163 2.390 - - 90 2.030 253 4.420Agosto 1934Montenero 34 449 - - - - 34 449Settembre 1934Montenero 16 295 - - 126 3.140 142 3.435Ottobre 1934Montenero NB-non

registratoNovembre 1934e Dicembre 1934Montenero 50 318 - - - - 50 318Gennaio 1935Montenero 28 310 - - - - 28 310Febbraio 1935Montenero 201 2.273 - - - - 201 2.273Marzo 1935Montenero 327 4.764 - - - - 327 4.764Aprile 1935Montenero 433 7.482 - - - - 433 7.482Maggio 1935Montenero 301 4.272 - - - - 301 4.272Giugno 1935Montenero 358 4.996 - - - - 358 4.996Luglio 1935Montenero 341 4.539 - - - - 341 4.539Agosto 1935Montenero 95 1.718 - - - - 95 1.718Settembre 1935Montenero 12 274 - - - - 12 274Ottobre 1935Montenero 41 484 - - - - 41 484Novembre 1935Montenero 34 503 - - - - 34 503Dicembre 1935Montenero 155 2.761 - - - - 155 2.761Gennaio 1936Montenero 202 3.865 - - - - 202 3.865Febbraio 1936Montenero 205 6.334 - - - - 205 6.334Marzo 1936Montenero 88 1.860 - - - - 88 1.860Aprile 1936

Nota Bene – Dal maggio 1936 l’Azienda Montenero è computata nell’Azienda Sabaudia.

Lavori di bonifica

Chiesa Borgo Montenero

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IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11

Il fatto

L e elezioni sono ancora lontane (siterranno tra circa un anno e mezzo)ma c’è già chi si organizza per arri-

vare pronto all’appuntamento. Quel che re-sta dell’opposizione (la lista perdente gui-data da Schiboni), è smembrata in più pez-zi: si tratta per lo più di vecchi amministra-tori trombati alla tornata del 2012 che, in-vece di ritirarsi a vita privata per i danni fat-ti e soprattutto per le cose non fatte, for-mano gruppi e gruppuscoli coltivando so-gni di gloria da primo cittadino. Ma anchel’attuale amministrazione non sta a guarda-re, anzi si fa in quattro per propagandarequel poco che riesce a combinare. Tacen-do ovviamente sulle notizie scomode e su-gli errori compiuti.La manovalanza è sempre attiva, 24 ore su24: sul web, sulla stampa locale (quel po-co che ne è rimasta) e ora anche sul gior-nalino dell’amministrazione, il vecchio “Cir-ceo in Comune” tanto preso in giro quan-do lo pubblicavano i malvagi sindaci delpassato. Su internet è sempre in prima li-nea il delegato tuttofare di Petrucci, quelloche un tempo denunciava i peggiori orroriall’ombra del promontorio (mitica la suacrociata contro la privatizzazione dellespiagge) e che ora infesta pagine e gruppidi Facebook richiamando all’ordine chiun-que osi denunciare una foglia fuori posto.Ma il suo è un impegno a costo zero per lecasse del Comune, quindi poco male. E an-che il costante lavoro di genuflessione svol-to da uno storico giornale pontino risortodal fallimento non comporta, ci manche-rebbe, spese per i cittadini. Il quotidiano,anche se non è normale, par-teggia per chi gli pare e alCirceo sponsorizza spudora-tamente l’ex presidente delConi, intervistatosvariate volte a tut-ta pagina negli ulti-mi tre anni. Il problema si ponequando la Giunta de-cide di spendere isoldi di tutti pubbli-cando un periodicodi parte. Non d’infor-mazione ma di pole-mica politica e bas-sa propaganda. Molto più sfacciata che inpassato. Stendendo un velo pietoso sullagrafica, il numero 2 del giornalino si apre conla notizia che il Circeo ha ottenuto la Ban-diera Blu anche nel 2015. Sai che novità. Mala cosa buffa è che tra questi amministrato-ri c’è chi ha sempre sottolineato, quandostava all’opposizione, l’inutilità di questo ves-sillo e messo in dubbio l’attendibilità dei da-ti dell’Arpa (a proposito, chiediamo ai biolo-gi di Rifondazione, se quest’ultima esiste an-cora, cosa ne pensano delle analisi compiu-te nel luglio di quest’anno che hanno regi-strato lo zero assoluto di Escherichia Coli edenterococchi intestinali nelle acque “mira-colose” del Circeo).

In mancanza di notizie, apagina 4 spicca un lungointervento dell’assessore(ora non più) al bilancio daltitolo “Cittadini al primoposto”. Quali cittadini?Forse quelli del centro sto-rico non raggiunti dal me-tano, che lui ha dimentica-to appena andato al pote-re? Macché! Nell’articoloBiancoerente riesce a par-lare di tutto tranne che diquello. Prima fa un lungopreambolo sulla sua nuovaattività nel settore tecnolo-gico per pianificare lavoridi manutenzione del terri-torio (un fatto normale chenon andrebbe neancheevidenziato). Poi riproponel’imminente avvio dellaraccolta differenziata (giàannunciata “con orgoglio”da Petrucci svariate voltenegli ultimi tre anni). Infine,come se il giornale fosseroba sua, risponde alle di-chiarazioni in materia di ri-fiuti fatte da tutt’altra parteda un consigliere di mino-ranza. Che ovviamentenon avrà diritto di replica.L’ossessione per le male-fatte della vecchia ammini-strazione si materializza apagina 7 quando i nostri

eroi ci spiegano comeun tempo veniva sprecato il denaro

pubblico e come loro, invece,siano così bravi e virtuosi. Inche modo? Rinunciando al-lo staff del sindaco, che aSan Felice Circeo, fino aqualche anno fa, esisteva le-gittimamente come in mi-gliaia di altri comuni in Italia.In realtà Petrucci, poco do-

po essere stato eletto, nominò unsegretario particolare e un capo di

gabinetto che conserva-rono l’incarico fino alla fi-ne del 2012. Ma questo

non viene detto. Poi, causa disse-sto, il Comune non ha più potuto av-valersi di collaboratori esterni. Quin-di, quella di rinunciare allo staff nonè stata una scelta, ma una necessi-tà dettata proprio dalla situazione didissesto finanziario.Grande enfasi viene poi data allarealizzazione di una rotonda sul ma-re, a Rio Torto. Peccato che i nostrieroi non abbiano fatto altro che por-tare a termine un’opera progettata efinanziata dalla Regione durante lavecchia amministrazione. E così ci sideve accontentare di qualche lam-

pione a led, di una panchina con vista sulmare, di una pensilina alla scuola del Bor-go (in attesa di un grosso finanziamento re-gionale ancora inesistente) e di poco altro.Tutta roba di ordinaria amministrazione, mache nelle menti dei Petrucci boys diventa-no grandi opere pubbliche. Pensate, pare che quest’estate abbiano ad-dirittura pulito le spiagge libere, le strade ei giardini pubblici. Roba forte, che non si ve-de da nessuna altra parte al mondo. Atten-diamo con ansia dettagliati reportages fo-tografici sul prossimo numero. ■

Petrucci & c. iniziano la campagna elettorale. Con i soldi pubblicidi Rosa L.

Le opere ordinarie spacciate per straordinarie, la polemica politica al posto dell’informazione: è il giornalino dell’amministrazione

Presenze del Sindaco … (al 9 settembre 2015)

Sindaco in giunta- sedute 200- presenze 97- assenze 103in percentuale presenze 49%; assenze 51%

Sindaco in consiglio- sedute 27- presenze 24- assenze 3in percentuale presenze 89%; assenze 11%

Propaganda in Comune

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Un incontro allo scopo di collaborare a rendere il lago una risorsa turistica per la città

C ome è noto, la nostra famiglia è cu-stode di un bene straordinario comeil Lago di Paola da oltre un secolo;

da prima della bonifica, da prima dell’isti-tuzione del Parco Nazionale e da prima del-la stessa fondazione della città di Sabaudia.Con alterne vicende, determinate dalla vir-tuosità - più o meno marcata - degli inter-preti che si sono succeduti, abbiamo co-munque contribuito, con le nostre attività econ la gestione attiva del bacino, allo svi-luppo del territorio e alla conservazione diimportanti valori culturali, ambientali e pro-duttivi. Nonostante ciò, la natura privata del baci-no, con la sua peculiare vicenda dominica-le, ha contribuito a creare una trincea idea-le, a causa della quale gli interessi del lagosono sempre stati considerati divergenti escollegati dalle esigenze del contesto cir-costante. Tale interpretazione non si è maisposata, tuttavia, con la realtà delle cose.La città di Sabaudia si specchia nel Lago edè stata pensata sulle sue sponde. Il Lagocomunica con il mare e le acque dei cana-li si fondono con quelle che bagnano il lun-gomare. Il Lago raccoglie le acque dei ca-nali di bonifica e riceve quelle che proven-gono dai campi agricoli di Molella. Attra-verso i suoi “bracci”, il Lago affonda nel-l’entroterra, per poi protendersi in mare. Ècompenetrato nel territorio di Sabaudia e nedetermina gli equilibri ambientali, più diqualsiasi altro elemento naturale. Pensarlocome un bene solitario, confinato in unaparticella catastale, appare inverosimile; ep-pure, tale isolamento ha portato spesso lacomunità locale a considerare i problemidel Lago con una certa indifferenza, quasiriguardassero esclusivamente un fatto al-trui. Le criticità ambientali del bacino sono am-piamente note: scarsa circolazione dell’ac-qua, carenza di ossigeno nei mesi estivi,proliferazione delle alghe, sollevamento deisedimenti del fondale, eccessiva presenzadi nutrienti (azoto e fosforo), progressivo au-mento della salinità. Tali aspetti sono colle-gati e interconnessi tra loro e sono presen-ti, anche naturalmente, nella maggior partedei bacini costieri salmastri, che per la loromorfologia risentono di complicate evolu-zioni ecologiche. Nel caso del Lago di Pao-la, purtroppo, alle difficoltà già presenti innatura, si sono aggiunte quelle derivantidalla forte pressione antropica.Una volta, negli Anni ’40 e ’50, l’acqua dellago era limpida, fresca e pescosa. Suc-cessivamente, si sono verificati molti avve-nimenti che hanno contribuito a modificar-ne i fattori chimico-fisici, peggiorando la sa-lute del bacino. In primo luogo, l’affluenzadegli scarichi civili della città di Sabaudia(colpevolmente “fondata” senza un sistemafognario adeguato), poi gli scarichi del Ca-nale di Capogrosso, che trasportavano ledeiezioni dei quattromila maiali dell’aziendaCarbonelli. Infine, lo sviluppo degli insedia-

menti agricoli, che ha determinato l’inso-stenibile emungimento della falda acquife-ra, utilizzata per l’innaffiamento dei campi,e il progressivo esaurimento delle sorgentidi acqua dolce, che erano funzionali ad ab-bassare il tasso di salinità del bacino. Nonscriviamo queste cose per dare colpe, néper opinione personale: sono questioni chetutti conoscono e che sono descritte det-tagliatamente in molte sentenze. Questi comportamenti umani, sommati al-le fisiologiche complessità di questi habitatsalmastri, hanno determinato danni, per al-cuni aspetti irreversibili. Il fondale del baci-no, soprattutto nella zona antistante al cen-tro cittadino e nel Braccio dell’Annunziata,è fortemente compromesso e genera ripe-tuti fenomeni di anossia, quando si sollevadurante i mesi caldi. Allo stesso modo, il se-dimento nel Braccio della Molella è ecces-sivamente ricco di nutrienti, la cui presen-za è determinata da decenni di scarichiagricoli incontrollati. Alcune di queste cir-costanze potranno essere migliorate solo intempi lunghi e con il consolidamento di pra-tiche virtuose, ma non potranno mai esse-re eliminate; la situazione pre-esistente po-trebbe essere ripristinata solo foderando ilfondale con un grande telo di plastica e per-mettendo alla natura di iniziare nuovamen-te il suo ciclo vitale (è stato fatto nel nordEuropa in alcuni laghi, ma di dimensionimolto limitate). Allo stesso modo, interven-ti ciclopici di dragaggio del fondale o di bo-nifiche invasive – come proposto da qual-cuno - appaiono non praticabili tecnica-mente e, forse, non sono nemmeno consi-gliabili. Non è questione di utilizzare fondicomunitari o risorse private: sono interven-ti di dubbia fattibilità e con conseguenzenon prevedibili sull’ecosistema attuale.È possibile, invece, realizzare una serie diazioni, di minore clamore mediatico, chemesse “a sistema” sarebbero in grado dimigliorare notevolmente la salute del Lagodi Paola. I problemi attuali del bacino, in-fatti, derivano sicuramente dall’utilizzo chese n’è fatto in passato (ossia una grandepozza nella quale sversare ogni cosa), madipendono anche dall’uso che se ne conti-nua a fare (ossia una grande pozza nellaquale sversare alcune cose). Modificare ta-li comportamenti è condizione necessaria eimprescindibile per evitare gli spiacevoli av-venimenti che si sono verificate nella sta-gione estiva appena trascorsa. D’un tratto, infatti, ci si è accorti che le pro-blematiche del Lago, non sono “solo” delLago; la qualità dell’acqua del bacino haun’influenza diretta sul contesto che lo cir-conda. In primo luogo, durante le fasi di“bassa marea” e nei mesi più caldi, la den-sità dell’acqua del lago incide sulla traspa-renza e sulla qualità dell’acqua del mare, inparticolar modo a ridosso dell’arenile pros-simo al canale emissario di Paola e al ca-nale Caterattino. La fioritura delle alghe, in-fatti, anche se del tutto innocua per la bal-

neazione e fisiologica da un punto di vistanaturale, determina una colorazione abnor-me dell’acqua marina. In secondo luogo, la carenza di ossigenodurante i mesi caldi determina costanti mo-rìe di pesce, più o meno significative a se-conda dell’anno in esame; questo incidenegativamente sulle capacità di ripopola-mento ittico del bacino, su coloro che frui-scono direttamente del lago (ad esempio icircoli sportivi) e, infine, su coloro che abi-tano le sponde, costretti spesso a respira-re i miasmi di acido solfidrico provenientidal sedimento del fondale. Se il Lago di Paola fosse di proprietà de-maniale, il soggetto pubblico non si cure-rebbe affatto del suo stato e, come avve-nuto in altre situazioni analoghe, si limite-rebbe a chiudere entrambi gli occhi, la-sciando le questioni irrisolte. I sacrificicompiuti in passato dalla nostra famiglia ele rispettive storie personali ci portano, vi-ceversa, ad avere un approccio diverso, ea impegnarci senza risparmio di energie efondi nella salvaguardia di questo bene. Le soluzioni, però, non appaiono semplici erichiedono un intervento congiunto da par-te di tutti gli operatori del territorio, pubbli-ci o privati che siano. Siamo convinti, infat-ti, che sia impossibile raggiungere risultatisoddisfacenti impegnandoci da soli in que-sto cammino. Il risanamento di un bacinocoincide con il risanamento di quello che glista intorno. Il Lago sarebbe in grado di ri-cambiare le sue acque autonomamente e di“consumare” i nutrienti naturali che afflui-scono al suo interno; non riesce, però, a so-pravvivere, se è costretto a ricevere dosi ul-teriori. Per tale ragione, se non vengono co-involte in questo progetto le attività che in-sistono sulle sponde, ogni discorso è deltutto inutile.

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Territorio

di Andrea Bazuro

Lago di Paola - Foto Saverio Maria Gallotti

Il lago determina gli equilibri ambientali del territorio

Una “gestione partecipata” per il lago di Sabaudia

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Territorio

I fatti di cronaca degli ultimi mesi hannocon forza riportato all’attenzione pub-blica il problema del sovrannumero di

alcune specie animali e in particolare delcinghiale. Alcuni incidenti, purtroppo anchemortali sebbene spesso per responsabilitàdelle stesse vittime, hanno determinato undibattito in cui spesso è emersa una visio-ne semplicistica del problema che inveceva affrontato nella sua complessità indivi-duandone le vere cause. Ma è pericolosoil cinghiale? Tendenzialmente no, certo unascrofa con i cuccioli, se li sente minacciati,come tutte le madri per difenderli potrebbereagire, la presenza di un cane specie seabbaia può farli sentire aggrediti e quindiportarli a reagire, se investiti su una stradapossono causare danni, ma come quasitutti gli animali selvatici anche i cinghiali so-no timorosi alla vista dell’uomo e sono por-tati a farsi da parte.Il Cinghiale, pur essendo il progenitore dimolte razze di maiali domestici, rappresen-ta un esempio eclatante e tangibile dellapessima gestione venatoria italiana poiché,ormai ridotto ai minimi termini intorno aglianni ’50, fu oggetto di una massiccia atti-vità di introduzione di capi provenienti dal-l’est Europeo e in particolare dai Carpazi. Adifferenza dei cinghiali nostrani quelli intro-dotti non solo erano più grossi e robusti, maanche più prolifici e quindi si è determina-ta una forte espansione territoriale dellaspecie che oggi è in sovrannumero in tuttaItalia creando danni importanti soprattuttoal comparto agricolo. Quanto avvenuto ha del paradossale, da unlato ci si lamentava dell’aumento dei cin-ghiali, da un altro questi venivano compra-ti e liberati (spesso senza controlli e auto-rizzazioni) per motivi venatori. Con ripetutee puntuali relazioni l’Istituto Nazionale del-la Fauna Selvatica ha documentato che“questa attività di allevamento e di immis-sioni è stata condotta in maniera non pro-grammata e senza tenere in minimo contosia i più elementari principi di gestione fau-nistica sia le prescritte norme di profilassisanitaria”. Nonostante gli abbattimenti an-nuali fossero consistenti, considerando l’e-levato tasso di natalità della specie, le po-polazioni aumentavano per l’assenza dipredatori naturali (come il lupo) e per un si-stema di immissioni che non è mai stato co-ordinato e debitamente controllato. La si-tuazione è quindi presto scappata di manoalimentando il convincimento popolare chela soluzione stava nell’autorizzare un mag-gior numero di abbattimenti. Un po’ comedire che se un rubinetto aperto riempie unavasca e questa traborda di acqua la solu-zione sta nella dimensione del secchio cheserve per svuotarla e non nel come chiu-dere il rubinetto.Va subito detto che è un problema che nonriguarda solo i parchi nazionali, ma quasitutto il territorio agricolo e boschivo del no-stro Paese. Va detto che i ripopolamenti al-

meno negli ultimi decenni sonoavvenuti fuori dai parchi maspesso i cinghiali in questi si ri-fugiano perché hanno imparatoche lì sono più protetti. Va infinedetto che sebbene nei parchi vi-ga l’assoluto divieto di caccia,molti di questi hanno autorizzatoabbattimenti selettivi tramitecacciatori appositamente forma-ti. Il Parco Nazionale del Circeosi trova a cavallo di tutte questeproblematiche ma è stato decisodi adottare una soluzione diver-sa rispetto a quella del cosiddet-to abbattimento selettivo tramite i caccia-tori.I cinghiali nella zona pontina si erano forte-mente ridotti negli anni ’30 a seguito degliinterventi di bonifica oltre che dell’enormetaglio della Selva di Terracina e della Selvadi Cisterna, nel 1942 furono poi immessi nelParco da poco costituito ma si scelseroesemplari provenienti dalla Maremma. Que-sti s’incrociarono con maiali domestici fa-cendo nascere degli ibridi che si diffuseromolto nel Parco, ma furono decimati neglianni sessanta e settanta a causa di unaepidemia di peste suina. Negli anni suc-cessivi la popolazione della specie si è ri-presa, favorita certamente anche da im-missioni avvenute all’esterno del Parco. Oraoccorre intervenire e, dopo un lungo con-fronto tecnico scientifico, dopo un precisopiano di gestione approvato dall’Istituto Na-zionale di Fauna Selvatica e dal Ministerodell’Ambiente, si è scelto il sistema dellecatture. Al di là di ogni giudizio individua-le sulla caccia, la foresta del Parco con isuoi circa 3.300 ettari è troppo piccola e fre-quentata per autorizzare abbattimenti se-lettivi con arma da fuoco. I dati scientificidocumentano come il sistema delle cattu-re dia risultati migliori, a par-te questo comunque l’attivi-tà di abbattimento con armada fuoco deve restare l’e-strema ratio all’interno dellearee protette, effettuata soloda personale specializzato ein nessun caso assimilabileall’attività venatoria che deverestare vietata. Infatti, nonpuò essere trascurato l’im-patto indiretto del prelievocon arma quale il disturbo al-l’altra fauna selvatica o l’in-terferenza con le attività difruizione da parte di turisti,escursionisti ecc.Il Parco ha scelto quindi il si-stema delle catture e ha pre-disposto una procedura chesi basa sul fatto che il cin-ghiale ha comunque un valo-re perché commestibile. Èquindi stato studiato un ban-do pubblico, pubblicato il 16

settembre, con cui in cambio dei cinghialiprelevati (se ne prevedono 200) si offre al-le ditte interessate la possibilità di catturar-li. Vedremo i risultati di quest’intervento chepurtroppo è solo il primo poiché il Parco,ancora una volta come tante altre zone ita-liane, ha anche il problema di un eccessodi daini per i quali le procedure d’interven-to sono più complesse rispetto a quelle delcinghiale. Anche per il daino però sono sta-te avviate le procedure che porteranno auna riduzione e, come già fatto per il cin-ghiale, si è partiti da un piano di gestionedella specie che in buona sostanza devestabilire il rapporto tra il numero di esem-plari di una determinata specie e il territo-rio che la ospita. In modo molto semplifi-cato possiamo dire che questo è l’approc-cio scientificamente valido che consente distabilire il numero di capi su cui interveni-re. Mentre per il cinghiale dunque l’iter si èconcluso e siamo all’azione, per il daino èsolo iniziato, anche se l’affidamento per laredazione del piano di gestione è stato fat-to ormai nello scorso febbraio e quindi an-che in questo caso si sta procedendo conla dovuta concretezza. ■

* Presidente del Parco Nazionale del Circeo

Una specie in sovrannumero

Mancano i predatori naturali

di Gaetano Benedetto*

Cinghiale: ecco la posizione del Parco Nazionale del Circeo

R I S T O R A N T E

Al Convento

di Lolita Capponi

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

348.9185443

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 14

Storia

Q uando parliamo di S. Felice, nonsappiamo esattamente a quale san-to sia intitolato il paese; anzi, poiché

vi sono molti documenti storici che lo cita-no come S. Felice, e molti altri che lo cita-no come Santa Felicita, non sappiamo nep-pure se questo santo era un uomo o unadonna: San Felice o Santa Felicita? E qua-le, dei 61 Felice e delle 3 Felicitas elencatinel Martyrologium Romanum di Cesare Ba-ronio, è il nostro santo, o la nostra santa?Giuseppe Capponi (Il promontorio Circeo,pp. 300-301) ci riferisce che la vecchia chie-sa di S. Felice venne consacrata il 27 apri-le 1777 dall’allora vescovo di Terracina, Pi-perno e Sezze, col titolo di S. Felice II pa-pa e martire: dunque, a partire da quella da-ta, non vi è dubbio che il santo patrono diS. Felice debba essere considerato FeliceII, un santo antipapa (mi si perdoni il bistic-cio di parole) vissuto nel IV secolo (vedi inproposito l’articolo di Maria Rocchi nel nu-mero di Luglio-Agosto 2015 di questa rivi-sta). Ma prima del 1777 chi era stato il S.Felice, o la Santa Felicita, venerato dai San-feliciani, o Santafeliciani? E soprattutto,quale San Felice diede il nome al paese?Fino all’inizio del XII secolo i documenti ci-tano una rocca del Circeo (Circea arx) eun’isola del Circeo (Circeia insula), ma noncitano mai il paese di S. Felice. Ancora nel1145, quando i Frangipane ricevono in cu-stodia la rocca del Circeo – “custodia ca-stri Cercei” - da papa Lucio II, non vienecitato il paese di S. Felice, che evidente-mente ancora non esisteva, ma il castrumdel Circeo. Nei documenti di archivio il no-me di S. Felice, inteso come località, com-pare per la prima volta il 3 luglio 1182,quando tra Cencio e Oddone Frangipaneda un lato, e Rainone de Tuscolano dall’al-tro, venne stipulato un accordo che preve-deva uno scambio dei loro feudi: i Frangi-pane avrebbero ceduto a Rainone la città diTerracina, la rocca del Circeo, l’isola (cioèl’isola del Circeo) e San Felice - “dabimustibi Roccam de Cercegio cum insula et te-nimento Sancti Felicis” - , nonché Segni,Cori e Norma, e in cambio avrebbero rice-vuto Tuscolo e Monte Cavo. Oltre un annoprima era stato concordato tra Cencio Fran-gipane e Rainone de Tuscolano un diversoaccordo, citato nello stesso documento, inbase al quale, fino a quando papa Ales-sandro III non avesse concesso a Rainoneun privilegio per il possesso di Terracina, diSan Felice, dell’isola e del Circeo – “de Ter-racina cum suis tenimentis et de tenimentoSancti Felicis et de insula cum suis teni-mentis et de Cercegio cum suis tenimentis”- , Cencio avrebbe garantito il futuro scam-bio dando come cauzione Rocca di Papa.Nel caso in cui non fosse stato possibile fa-re l’atto di cessione di S. Felice entro la se-conda festa di Santa Maria di Agosto (15agosto 1182) – “si de tenimento Sancti Fe-licis privilegium infra predictum tempus per-fici non potuerit” - sarebbe stato fatto nel-

l’anno successivo, e nel frattempo larestituzione di Rocca di Papa sarebberimasta in sospeso. Questi complessiaccordi, intesi a porre fine alle continueguerre tra Roma e Tuscolo, non ven-nero mai concretizzati, e sia San Feli-ce che Terracina rimasero ancora permolti anni in possesso dei Frangipane.Ma a noi questo documento interessaper un altro motivo: perché, per la pri-ma volta, vi leggiamo il nome di S. Fe-lice: “tenimentum Sancti Felicis”. Aquesto punto possiamo dire di aver tro-vato, se non la data esatta, perlomenoil momento storico nel quale compar-ve il nome di S. Felice: nel 1145 anco-ra non esisteva, e si parlava di un ca-stum Cercei, mentre in un documentodel 1182, che fa riferimento a un ac-cordo dell’anno precedente, si parla diS. Felice. La nascita di S. Felice risalequindi a un anno compreso tra il 1145e il 1181.Qualche anno dopo aver ottenuto larocca del Circeo da papa Lucio II(1145) i Frangipane ottennero dal suosuccessore Eugenio III la città di Terra-cina (tra il 1150 e il 1153). Mentre larocca del Circeo era di recente fonda-zione (fine dell’XI secolo, e Cercei erastata distrutta secoli prima), Terracina ave-va una storia molto più antica: era stata unacittà dei Volsci, poi un municipio romano, eper tutto l’alto medioevo, pur subendo ri-petute distruzioni e saccheggi, era rimastacostantemente abitata, e questa circostan-za le aveva consentito di conservare sia latradizione curiale del municipio romano chequelle nate dal culto cristiano. Inoltre, cosaassai interessante per la nostra ricerca, trai santi venerati a Terracina vi era San Feli-ce, il cui corpo era sepolto, assieme a quel-li di S. Cesario, di S. Giuliano e di S. Euse-bio, sotto l’altare maggiore della cattedra-le. A questo punto non ci è difficile imma-ginare che i Frangipane, volendo provve-dere all’edificazione spirituale degli abitan-ti del piccolo villaggio del Circeo, e gli stes-si abitanti del villaggio, bisognosi del con-forto dei sacramenti e della pratica religio-sa, si siano rivolti al vescovo di Terracina, eche questi abbia inviato nel nuovo paeseuno dei preti che vivevano con lui nella ca-nonica della cattedrale di Terracina. Questoprete potrebbe aver portato con se, nelnuovo paese, il culto di S. Felice, e proba-bilmente anche una sua reliquia. Infine il no-me di S. Felice potrebbe essere stato datoal paese dai suoi stessi abitanti, per devo-zione, e magari su suggerimento di quel pri-mo prete. Questa naturalmente è solo unaipotesi, ma è del tutto plausibile, perché ri-calca uno schema osservato e documen-tato nella nascita di altri luoghi di culto in lo-calità isolate del territorio pontino, comeSan Vito, Sant’Andrea e Badino.Secondo la tradizione S. Felice era un pre-te che, assieme a un altro religioso di no-

me Eusebio, predicava la religione cristia-na nel luogo dove non molto tempo primaera stato sepolto S. Cesario, a lato della viaAppia, nella Valle di Terracina. Eusebio pre-gava e predicava, mentre Felice, che eraprete, provvedeva anche a battezzare i nuo-vi convertiti. Durante una persecuzione re-ligiosa, sembra al tempo dell’imperatoreTraiano, vennero entrambi fatti imprigiona-re da Leonzio, consolare romano, che cer-cò di spingerli a sacrificare agli dei. Essen-dosi rifiutati di farlo vennero fatti decapita-re, e i loro corpi, gettati in un fiume (il Le-vola?), finirono in mare. Il giorno dopo i duecorpi, privi delle teste, vennero trovati sul-la spiaggia, in una località detta pineta, daun certo Quarto, prete originario di Capua,che il giorno successivo, continuando acercare, trovò anche le due teste. I due cor-pi ricomposti vennero sepolti accanto aquello di S. Cesario nella Valle di Terracina.Qualche secolo dopo vennero trasferiti nel-la chiesa cattedrale di Terracina, dove i lo-ro resti sono ancora conservati sotto l’alta-re maggiore. ■

La vecchia chiesa di S. Felice consacrata il 27 aprile 1777

Decapitato e sepolto nella Valle di Terracina

S. Felice prete e martire

di Riccardo Bianchi

San Felice II Papa e martire

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 15

Storia

Q uando nasce San Felice Circeo?Cioè, detto in altre parole: quandoviene fondata la Circeii romana, il

primo centro antico su cui poi sorge il cen-tro storico dell’attuale San Felice? La que-stione è un piccolo giallo, uno dei tanti chetormenta (o diverte, fate voi) gli studiosi distoria antica i quali hanno sempre a che fa-re con testimonianze frammentarie, con in-dizi materiali scarsi o di difficile interpreta-zione (resti archeologici, mura, og-getti, raffigurazioni), con fonti d’in-formazione (testi storici, epigrafi)scritti molte volte secoli dopo glieventi che pretendono di narrare. Sulla fondazione di Circeii romanaabbiamo appunto solo due testi-monianze scritte (entrambi appar-tenenti al I sec. a.C.), le quali dan-no due informazioni ben diverse.Una è dello storico romano Livioautore di una storia di Roma dalleorigini all’epoca sua di cui abbiamoappena un quarto: egli attribuiscela fondazione di Circeii come co-lonia romana all’opera dell’ultimore di Roma prima della Repubblica, Tarqui-nio il Superbo: in anni dunque attorno al530-510 a.C. Queste le sue (uniche) paroleal riguardo: Tarquinio il Superbo, “poichévoleva ampliare il territorio dello Stato fon-dando colonie, inviò coloni a Signia [Segni]e a Circei, perché fossero di presidio al-l’Urbe sulla terra e sul mare» (1, 56, 3). Vi-ceversa, lo storico greco Diodoro Siculo,pochi decenni prima, autore di una sorta dimanuale di storia universale (la Bibliotecastorica, di cui egualmente abbiamo solouna parte minore!) scrive quanto segue: iRomani “inviarono una colonia a Kerkioi[una delle molte grafie note per Circeii]” nel393 a.C. (14, 102, 4). Questo è (quasi) tutto ciò che abbiamo adisposizione: a chi diamo retta? A Livio o aDiodoro? O hanno ragione entrambi? For-se Circeii fu fondata dai Romani già primadel 500 a.C., fu poi perduta dai Romani avantaggio dei Volsci (visto che era volscaTerracina, era volsca Anzio, e che sappia-mo che i Volsci avrebbero preso anche Cir-ceii) e infine fu rifondata nel 393 a.C.?E i resti archeologici? Le belle mura mega-litiche dell’Acropoli, che doveva essere lafortezza della città antica, e quelle, menonote, che costituiscono ancora, in moltipunti, la cinta muraria del centro storico diSan Felice? In realtà, queste fonti materia-li (è l’espressione tecnica) non risolvono laquestione. Le mura dell’Acropoli sono fat-te di blocchi poligonali ben connessi fra lo-ro (si parla di ‘mura megalitiche di terza ma-niera’): visto il loro carattere più elaborato,vengono datate in genere al IV sec. a.C., equindi potrebbero confermare che Circeii fufondata nel IV sec. a.C., come vuole Dio-doro Siculo. Ma le mura del centro storicoappaiono, anche all’occhio più inesperto odistratto, totalmente diverse: sono costitui-

te di grossi blocchi tondeggianti,appena appena sbozzati, sovrap-posti rozzamente lasciando varispazi vuoti fra essi (è quella che glistudiosi definiscono ‘prima ma-niera’). Un esempio ben visibile sitrova su via Gino Rossi, scenden-do dalle scalette in fondo a piaz-zale san Francesco; ma un’ideace la si può fare anche attorno a

Porta Vittoria (dove, alle mura megalitichepiù antiche, si affianca l’opus incertum di Isec. a.C., e si sovrappone l’arco medieva-le a sesto acuto: tre epoche in una sola pa-rete!); un altro bel tratto si intravede affac-ciandosi dalla balaustra di Piazza G. Mar-coni, in fondo al corso. Dunque, queste mu-ra più rozze sono anche più antiche? Moltistudiosi l’hanno pensato, ma molti l’hannoanche negato (talvolta alcuni hanno cam-biato idea a distanza di anni): anche perchéun muro ‘rozzo’ può esser fatto rozzamen-te per molti motivi oltre alla maggiore anti-chità, come l’inesperienza delle maestran-ze, o la fretta, o la volontà di risparmiare! Infondo, chi potrebbe dire quanto è antico unmuretto a secco come se ne son fatti nellenostre campagne per secoli?Ma c’è un altro grande problema. A lungogli studiosi hanno pensato che la notizia diLivio (Circeii fondata addirittura attorno al520 a.C.) fosse un’invenzione, come suc-cede a molte notizie tramandate dagli sto-rici (ad esempio, per magnificare la poten-za di Roma già in età così antica). Questoperché, proprio leggendo Livio e altri stori-ci antichi, si capisce che attorno al 520 a.C.,quando Tarquinio il Superbo avrebbe fon-dato Circeii a 100 km da Roma, il dominiodi Roma era assai più limitato: le città lati-ne sui Colli Albani erano semi-indipenden-ti; nell’area pontina, erano indipendenti cit-tà assai più vicine a Roma come Anzio e Ar-dea: che senso avrebbe avuto fondare unacolonia romana al Circeo se il dominio diRoma sulla costa laziale neppure ingloba-va Anzio?)Dunque, ha ragione Diodoro Siculo? Circeiifu fondata solo nel 393 a.C.? Non è detto.Perché? Perché, come già notavano gli an-tichi e chiunque si rechi in queste terre, il

Circeo è come un’isola! E’ sulla costa, main fondo separato da essa: un tempo dallepaludi, e ancor oggi dal fatto di essere unpromontorio. A ben vedere, dunque, con-trollare il Circeo non implica affatto il con-trollo di tutta la costa da Roma fino al pro-montorio del Circeo stesso! Così come mol-te colonie greche, nel secolo VIII, sono fon-date non nei punti più vicini, ma in quelli più‘strategici: come Cuma, nella vicina Cam-pania. E allora, cosa rendeva strategico il Circeoanche nell’età di Tarquinio il Superbo? Ache serve il Circeo, da un punto di vista mi-litare? Lo capisce chiunque salga all’Acro-poli: è uno splendido punto di osservazio-ne, che permette di controllare il mare daIschia ad Anzio, e tutto l’interno, la pianurapontina (contesa fra Romani e Volsci) e imonti intorno, dagli Aurunci ai Lepini fino aiColli Albani. In fondo, le torri di telecomu-nicazione presenti in cima sfruttano tale po-sizione. Ma osservare precisamente cosa?Lo capiamo se ci caliamo nella situazionedella politica ‘internazionale’ dell’età di Tar-quinio il Superbo. Tarquinio – ce lo dice ilnome – è il re di una dinastia etrusca checontrolla Roma: in quegli anni gli Etruschistanno cercando di sottomettere il Lazio asud del Tevere (a nord è già Tuscia), percreare un collegamento fra la loro Etruria el’area etrusca che si trova in Campania. Celo confermano varie notizie di battaglie fraEtruschi e Greci, o Latini, alleati coi Greci,che sappiamo essersi svolte ad Ariccia e aCuma in quei decenni; ce lo confermanoTuscolo, sui Colli Albani, col suo nome! e letombe di Palestrina, che mostrano la pre-senza di principi etruschi o filoetruschi… ela stessa storia di Roma, con i suoi re etru-schi, l’ultimo dei quali è il Superbo! E allo-ra si capisce bene che un re come il Su-perbo, appunto, uno di grandi ambizioni in-ternazionali (tanto da mandare una delega-zione al santuario panellenico di Delfi), ab-bia puntato a mettere le mani sul Circeo,snodo strategico nella situazione di queglianni. Così, il piccolo centro storico di SanFelice Circeo può ben risalire già al VI sec.a.C., quando – chi l’avrebbe detto? – era,suoi modo, al centro del mondo (dell’epo-ca, almeno!). ■

Una questione difficile per poche e frammentarie testimonianze

Strategica la posizione del Circeo per i Romani

di Gianfranco Mosconi

La nascita di San Felice Circeo

Le antenne sulla cima del Circeo

Porta Vittoria

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 16

Territorio

I l 5 Agosto scorso il campo sportivo A.Ballarin di Mezzomonte accendeva lesue luci non per una partita di calcio,

ma per un palco. Un palco che per noi delCirceo’s Musical Project e dell’Associazio-ne Odissea ha significato molto: emozione,ansia, gioia, soddisfazione, paura, allegria,divertimento, impegno.Il musical presentato quest’anno è stato “Rock of ages”, scelta non semplice sia perle difficoltà tecniche-organizzative, sia an-che perché per lo più lo stesso musical erapoco conosciuto dal pubblico. Tratto dal-l’omonimo film con attori del calibro di TomCruise e Catherine Zeta Jones e di molti al-tri attori Hollywoodiani, questo musical èstato un vero spettacolo, a detta di alcuni.Tra canzoni e momenti “rokkeggianti” ca-ratteristici dei mitici anni Ottanta, la storiadi un ragazzo e una ragazza che si scopro-no innamorati non solo l’uno dell’altra, masoprattutto innamorati della musica, con unsogno nel cassetto, quello di poter un gior-no diventare un’icona del rock come il loroidolo Stacey Jaxx. Sapevamo che la mes-sa in scena non sarebbe stata facile, mauna volta assegnate le parti, attraverso deiprovini in cui si chiedeva ai “candidati” direcitare e cantare parti e canzoni del film,tutto ci è apparso più chiaro. Di nuovo in-sieme, di nuovo momenti belli e brutti, cri-si di panico e risate fino il mattino, canzonistonate, battute dimenticate, costumi im-probabili, scenografie meravigliose, lacrime.Poi il 5 Agosto è arrivato, ed è stato un gior-no unico nel suo genere! Ci guardavamo infaccia e non credevamo ai nostri occhi, an-zi leggevamo gli uni negli occhi degli altri lestesse emozioni, gli stessi pensieri, le stes-se sensazioni. Alcuni avevano vissuto tuttoquesto lo scorso anno con il musical“Mamma Mia”, e ciascuno di noi credo chealmeno una volta abbia pensato fra sé e sé“Ma l’ho fatto di nuovo, sono pazzo a es-

serci ricascato!”. Ma poi nel dietrole quinte bastava guardarsi intornoe vedere le ballerine provare gli ul-timi passi, i cantanti riscaldare la vo-ce, gli attori ricordare le battuteprincipali, lo staff mettersi d’accor-do su cosa smontare e montare sulpalco per la scena successiva, perrendersi conto di quanto fosse bel-lo e consapevole far parte di tuttociò. E poi tutti pronti con gli abiti discena attendere un semplice “shhhtra 5 minuti si comincia” e dal ser-vice una voce in una cuffia che di-ceva “ok ragazzi pronti in scena!”Lo spettacolo ha preso vita in un attimo etutto, con intoppi e non, è proseguito dallaprima all’ultima scena, fino a quando tutti cisiamo ritrovati sul palco svelando le nostretensioni e ormai non c’erano più i perso-naggi, ma vi eravamo noi che salutavamo ilpubblico che ancora una volta aveva ap-prezzato il nostro sforzo. Poi le luci si sonospente e ci siamo ritrovati ai piedi di quel-lo stesso palco a salutare amici e personeche ci avevano riconosciuto, a raccoglierecomplimenti e critiche, a pensare che tuttoera appena finito. Finito per coloro che apoco a poco stavano lasciando il loro po-sto in “platea” ma non per noi che quasi in-creduli cominciavamo a sistemare gli og-getti di scena, a liberare il palco, a raccon-tare piccoli episodi accaduti durante lamessa in scena, a essere consapevoli chece l’avevamo fatta! Una canzone di Anto-nello Venditti, che tra l’altro si intitola “Not-te prima degli esami” diceva in una strofa:“Si accendono le luci qui sul palco maquanti amici intorno che viene voglia di can-tare, forse cambiati, certo un po’ diversi macon la voglia ancora di cambiare”, ed è pro-prio così che eravamo su quello stesso pal-co diversi e cambiati.Molte sono le persone che ancora mi fer-

mano per strada, congratulandosi per lospettacolo e per il fatto che fossero presentitutti ragazzi e sottolineo ragazzi sanfelicia-ni. Sono quelle persone che ci incoraggia-no ad andare avanti, perché sono le stesseche comprendono il vero per questo moti-vo saliamo su quel palco. Che non è quel-lo di avere una maggiore visibilità o “appa-rire” di fronte a un pubblico, piuttosto quel-lo di creare un gruppo di giovani che si con-frontano, che si incontrano, che si impe-gnano, che fanno parte, insieme, di un pro-getto che non cambierà certo la vita e lastoria di un paese. Stiamo parlando di ungruppo che rappresenta un tassello nella vi-ta sociale di questa comunità. Il musical ècertamente un momento ilare, leggero, mapermette innanzitutto di aggregare ragazzie ragazze e di responsabilizzarli, visto chela riuscita e il successo dell’evento dipen-de esclusivamente da loro. Un certo Frie-drich Nietzsche scrisse nell’-ECCE HOMO-che “ciò che non uccide, fortifica” ed è il ca-so di attenersi a questa affermazione eprenderla da esempio, per continuare a cre-dere in qualcosa che oggi magari si chiama“musical” ma che un domani potrà essereuna nuova sfida nella vita. ■

di Federica Capponi

Il successo dei ragazzi del Circeo’s Musical Project e dell’Associazione Odissea

Il 5 agosto scorso al campo sportivo è stato rappresentato il musical “Rock of ages”

Un impegno faticoso ma di grande soddisfazione

Come diretti proprietari del bene, noi stiamofacendo la nostra parte: nel corso del 2015abbiamo investito significative risorse nel dra-gaggio del primo tratto del canale romano enell’installazione di un nuovo sistema di pom-paggio nel Canale Caterattino. Continueremoin primavera, con il dragaggio della secondaporzione del canale emissario, fino alla focenel Mar Tirreno. Riteniamo che il primo inter-vento necessario per ridare ossigeno e circo-lazione alle acque del bacino, sia quello di ri-pristinare un corretto interscambio delle sueacque con quelle del mare. Sulle attività che circondano il Lago di Pao-la, però, non abbiamo possibilità di incide-re. Se la maggior parte delle ville e dellestrutture del lungomare continuerà a non

essere allacciata alla fognatura pubblicaoppure continuerà a usare fosse “a disper-sione”, la qualità delle acque del Lago diPaola non migliorerà mai. Se gli insedia-menti agricoli – almeno quelli confinanti conle sponde del bacino – continueranno ausare concimi, fitofarmaci e prodotti chimi-ci, senza preoccuparsi di dove vadano a fi-nire con le piogge invernali, la qualità delleacque del Lago di Paola non migliorerà mai. Per questa ragione ci rivolgiamo ai diretti in-teressati e a tutte le amministrazioni pubbli-che competenti (in primis, al Comune di Sa-baudia e all’Ente Parco): occorre andareavanti, cercare soluzioni e collaborare, ognu-no per la sua parte. La finalità unica è di ren-dere il Lago di Paola, ancor di più, una risor-sa turistica per la città, una opportunità pro-duttiva e culturale per la proprietà e un esem-pio di gestione “partecipata” per il Parco Na-zionale. Il primo incontro, per iniziare un confronto

concreto e tempestivo, si terrà presso l’-Hotel Oasi di Kufra, venerdì 30 ottobrep.v., alle ore 18:00. Tutti sono invitati aprendere parte ai lavori: i titolari delle azien-de agricole che confinano con il Lago diPaola (principalmente, della frazione di Mo-lella), i titolari degli stabilimenti balneari dellungomare, i proprietari delle ville sul Lun-gomare, i titolari delle strutture turisticheche affacciano sul bacino (es. Lilandà, SanFrancesco, ecc.), i circoli sportivi e le asso-ciazioni del territorio, l’amministrazione co-munale, l’Ente Parco e tutti i cittadini che ri-tengano di poter dare un loro contributo aquesta iniziativa.Si prega di prenotare la propria presenza in-viando il proprio nominativo e l’indicazionedella struttura rappresentata, alla seguenteemail: [email protected] rappresentanza di tutta la famiglia Scal-fati. ■

segue dalla pagina 12

Territorio di ANDREA BAZURO

Una “gestione partecipata” per il lago di Sabaudia

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È stato il padre della comunicazione moderna

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 17

Territorio

C he c’entra Bassiano con il Circeo, l’u-no grazioso centro della collina, di sa-pore essenzialmente medievale; l al-

tro altrettanto grazioso centro, ma di mare,con prevalenti echi mitici e archeologici?Forse non c’entra nulla, eppure sembra dif-ficile non parlare su un periodico che si pub-blica al Circeo e che riguarda il Circeo, di co-se più distanti nel tempo e nei luoghi, ma as-sai vicine quanto agli scopi e agli orizzontigenerali. Stavolta vogliamo accennare (solo accen-nare, perché un discorso più approfonditorichiederebbe libri) di un esimio personag-gio bassianese, il cui nome era Aldo PioManuzio il Vecchio, del quale ricorre nel2015 il 500° anniversario della morte. Il Co-mune di Bassiano lo ha ricordato con ma-nifestazioni, Le Poste Italiane con un fran-cobollo a lui dedicato; altri organismi coniniziative varie, tra le quali la ristampa ana-statica di un libro del Settecento che rac-conta la sua vita (ad opera della Fondazio-ne Roffredo Caetani); e un libro fotograficodedicato a Bassiano e al suo illustre figlio,donato, con mecenatismo, da un impren-ditore illuminato, Gaetano Salvagni, inomaggio al suo antichissimo concittadino.Stranamente Manuzio è stato pressoché

dimenticato dalla Regione Lazio,così come lo ha dimenticato il Go-verno nazionale. Ma che c’entra Ma-nuzio con questi livelli di governo?C’entra perché Manuzio è colui che,dopo che il tedesco Johannes Gutenbergebbe inventato la stampa ripetitiva con icaratteri mobili, inventò il piccolo formatodel libro, che lo rendeva più economico adacquistare, più agevole a leggersi e piùpiccolo tanto da potersi tenere in una ca-sa senza bisogno di ingombranti leggii e li-brerie. Cioè segnò il successo della diffu-sione libraria e della cultura. Non solo, maManuzio è colui che stampò (e salvò) testiclassici altrimenti destinati a perdersi, del-la cultura romana, greca, ebraica; e inven-tò una serie di nuovi caratteri, che dal suonome anche oggi si chiamano “aldini”; estabilì alcune regole tipografiche in mate-ria di punteggiatura che si usano ancoraoggi. Manuzio da Bassiano operò comestampatore ed editore tra il XV e il XVI se-colo, nella grande Venezia rinascimentale,dove si stampavano circa i due terzi di tut-ti i libri che a quell’epoca circolavano inEuropa. Era la madre e la culla della cul-tura internazionale, grande emporio euro-peo e medio orientale, grande scuola do-

ve un genio come Manuzio - defini-to il Michelangelo della stampa -trionfò.In altre parole Manuzio è il padre del-la comunicazione moderna, di gran-

di orizzonti, di grande consumo, di grandicontenuti. E’ il padre dei giornali, dei libri,dell’arte della comunicazione. È colui dalquale si poteva trarre spunto per parlare dilibertà di stampa, di crisi e di ricambio deimezzi di comunicazione (internet e tv chesostituiscono i giornali). Insomma: in suonome Governo, Regione e la stessa Pro-vincia avrebbero potuto trarre motivo per in-dire una gigantesca riflessione sui mezzi dicomunicazione, anche come questo gior-nale “locale” che ormai ha conquistato unasua nobiltà solo per il fatto che riesce a es-sere distribuito (gratuitamente) da almeno15 anni. Un piccolo, nobile record.Manuzio poteva essere una occasionesplendida, e libri sono stati a lui dedicati (daAlessandro Marzio Magno, L’alba dei libri,edizioni Garzanti; dall’americano MartinLowry, Il mondo di Aldo Manuzio, Il Veltroedizioni), ma non presi in considerazionedai maggiori enti. Diciamolo come battuta:forse per idiosincrasia verso la stampa, piùche per ignoranza. Ma non so quale delle

Inventò il piccolo formato del libro

Aldo Pio Manuzio il Vecchio, un bassianese illustre

di Pier Giacomo Sottoriva

di Jaime F. de Almorabid

A nzitutto la denominazione. Percor-rendola, le indicazioni apposte sullastrada dicono “Strada Provinciale di

Badino”. Sulle mappe è indicata come laStrada Provinciale 87 della Provincia di La-tina. Altrove è indicata come Strada Pro-vinciale San Felice Circeo. E forse c’è del-l’altro.Sto parlando della strada che muove daSan Felice Circeo e finisce, dopo circa 8chilometri, sulla Strada Regionale Pontina.A metà del percorso un ponte permette l’at-traversamento del Fiume Sisto, la strada èintersecata da numerose traverse che so-no caratterizzate da numerazione progres-siva decrescente se si proviene da San Fe-lice Circeo; circa metà della strada ricadenel Comune di San Felice, metà nel Comu-ne di Terracina. In realtà essa serve un ter-ritorio allargato perché fra i due comuni nonv’è soluzione di continuità; soprattutto d’e-state il traffico è intenso. In altri tempi il trac-ciato fu percorso – mi pare – anche da Pa-pa Pio VI, in un’epoca in cui si costeggiavala duna, oggi per lo più ignobilmente sven-trata.

Mediante tale via di comunicazionesi accede a numerosi comprensoriabitativi e su di essa si affaccianodiverse attività commerciali e turi-stiche, alcune molto conosciutenella zona. E’ sostanzialmente unastrada urbana e ne fa fede il fattoche vige su di essa un limite di ve-locità di 50 km/h.E’ pericolosa. La gente corre, gli attraver-samenti sono a raso, ma soprattutto il man-tello stradale è in condizioni tutt’altro chebuone. Nella parte del Comune di San Fe-lice tre cunette vorrebbero persuadere gliautomobilisti a rallentare, ma il principale ef-fetto che sortiscono (come del resto tutte lestupide cunette di questo mondo) è quellodi massacrare le sospensioni dei veicoli.Il peggio si trova in un tratto che si trovaproprio verso il punto in cui la Strada in ar-gomento sbocca sulla Pontina. E’ l’ultimaparte del percorso, quella zona che nellemappe del Settecento era indicata comeTenuta di Ponte. Non si è mai capito sequell’ultimo pezzo, molto usato da coloroche, per esempio, si recano al Supermer-

cato La Veneziana, sia parte deltratto effettivamente provinciale(come sarebbe del tutto logico)oppure se sia stato “retrocesso”e rientri nella competenza delComune di Terracina. Certa-mente non è una strada privata:tutti vi possono transitare e dun-

que come minimo è pubblica quoad usum.In un modo o nell’altro su quelle poche cen-tinaia di metri il percorso si fa veramentepericoloso. Da anni non v’è la minima trac-cia di manutenzione, una ventina o forse piùdi buche profonde e dal bordo tagliente po-ste in sequenza costringono le automobilia uno slalom degno di un rally; una moto ouna bicicletta che imboccassero quel per-corso di notte o dopo una pioggia seria –che maschera le buche facendole sembra-re innocue pozzanghere – non resterebbe alungo in piedi.Insomma, è proprio giunto il momento didecidersi, Comune o Provincia, per inter-venire – posto che la questione sia pen-dente – e di conseguenza di intervenire perporre fine a questa pericolosa situazione. ■

Bisogna intervenire con urgenza

La Strada Provinciale di BadinoItinerari pericolosi

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di Angela Palombi

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 18

Cultura

I nche questa estate volge al termine;un’estate lunga e particolare questache non mi ha lasciato moltissimo tem-

po per leggere purtroppo. Ma nonostantetutto, con qualche piccolo stratagemmache spero mi sarà perdonato, sono riuscitaa scegliere alcune letture da proporvi; nien-te di pesante o eccessivamente impegna-tivo, solo letture piacevoli e leggere.Visto il caldo di alcuni giorni, ho deciso dileggere qualcosa che mi rinfrescasse unpo’, seppure solo con l’immaginazione esono capitata su una grande avventura trai ghiacci del Polo Sud, una delle più incre-dibili esplorazioni effettuate dall’uomo: “En-durance” di Alfred Lansing. Questa avven-tura è narrata in diversi libri ma quello cheha avuto più successoè questo del saggistaamericano, che loscrive nel 1959 mache ancora oggi è unbest seller. Lo scritto-re fa una grande ope-ra di ricostruzione del-le vicende, leggendo idiari di bordo e inter-vistando i componen-ti dell’esplorazione.Ne esce un saggiopreciso, pacato e conun’ottima narrazione.Il lettore è catapultatonel viaggio ed entra inun mondo affascinan-te ed emozionanteche coinvolge senzatregua. E’ una storiavera di uomini coraggiosi, una storia di so-lidarietà e di estrema capacità di sopravvi-venza nelle condizioni più ostili.Nell’agosto del 1914 il famoso viaggiato-re Sir Ernest Shackleton e un equipaggiodi 27 persone salpò per l’Antartide conl’intento di attraversare via terra il PoloSud, da ovest a est. Ma a sole 80 migliadalla destinazione la nave, l’Endurance, ri-mase intrappolata. I partecipanti alla spe-dizione rimasero bloccati per mesi, duran-te i quali diedero prova di grande corag-gio e incredibile tenacia resistendo all’in-verno antartico, prima di riuscire a utiliz-zare le scialuppe di salvataggio. Tra i mol-ti pericoli, rischiando di rimanere a loro vol-ta schiacciati dagli iceberg, dopo aver ab-bandonato la nave, riuscirono a giungeresu un’isola sperduta. Da lì, il CapitanoShackleton, con una piccola barca e po-chi uomini tenta una lunga e disperata tra-versata nel mare più tempestoso della ter-ra verso le abitate isole della Georgia delSud. Sbarcati, si accorgono che per cer-care aiuto dovranno attraversare l’isola.L’interno, praticamente inesplorato, è ca-ratterizzato da montagne perennementeinnevate e da ghiacciai. Shackleton effet-tuerà la prima traversata in assoluto dellaGeorgia del Sud trovandosi anche qui in

territori inesplorati, con attrezzaturenon idonee e in condizioni tantoproibitive che ancora oggi uominipreparati e ben equipaggiati hannodifficoltà ad affrontare. Nonostantequesto riuscirà comunque a orga-nizzare le missioni di soccorso cheriporteranno a casa tutti i suoi ma-rinai, vivendo un’avventura che lorenderà leggendario. Sono passata poi a qualcosa dicompletamente diverso per genere,ambientazione e argomento, ma nonmeno avvincente. Ho letto “Premia-ta ditta sorelle Ficcadenti” di An-drea Vitali, autore che già conosce-vo, avendo letto in passato un altro

suo romanzo. Memore dellascrittura semplice e scorre-vole, della capacità di costruire unatrama simpatica e mai noiosa, intri-cata, ma mai complicata, ho avutonuovamente voglia di riassaporarnelo stile. E devo proprio dire di nonesserne rimasta affatto delusa, an-zi. Le sorelle Ficcadenti, Giovenca eZemia, compaiono a Bellano, unpiccolo paese sul lago di Como,quasi dal nulla suscitando la curio-sità a dir poco morbosa di tutti gliabitanti. Una serie di fattori, tra cuil’esplosiva bellezza di Giovenca e lariservatezza del motivo che le haspinte a trasferirsi proprio lì,porta l’intero paesino a con-centrare la propria attenzio-ne su quelle due sorelle co-sì diverse fra loro, sia fisica-

mente sia caratterialmente; bella,affascinante e prorompente Gio-venca, esattamente l’opposto Ze-mia. Tutti, infatti, dal commissario, alparroco, agli altri abitanti del paese,iniziano le proprie indagini persona-li sulle due donne misteriose. Gere-mia poi, lo sciocco del paese, inna-moratosi di Giovenca, sconvolgeràper lei gli equilibri dell’intera comu-nità, finendo poi però con lo sposa-re Zemia senza quasi renderseneconto. Vitali porta avanti con mae-stria le indagini di ciascuno, facen-dole convergere infine verso la ve-rità circa il passato delle due singo-lari sorelle, per cui il nome “Ficcadenti” èveramente appropriato, così come la scel-ta del titolo, “Premiata ditta”, che la dicelunga circa le loro attività. Simile a un gial-lo per la vena di indagine e mistero, a un ro-manzo corale per la presenza di più vocinarranti, caratterizzato da personaggi biz-zarri che conquistano la simpatia del letto-re, con colpi di scena ed eventi inaspettatiche creano una matassa in cui si resta pia-cevolmente intrappolati, ne esce fuori un ro-manzo che si legge sempre col sorriso sul-le labbra.Nell’ambito delle letture estive, solitamen-

te poi trova spazioanche un libro giallo,facile attrattiva perchi ha voglia di sva-garsi. Tra la miascorta ho scelto“Anime di vetro” diMaurizio De Giovan-ni, che è l’ottavo ap-puntamento delcommissario Ric-ciardi con i proprilettori. Uscito nellelibrerie quest’anno, èstato fin da subito unsuccesso editoriale.Il protagonista simuove in una Napo-li degli anni ‘30, nel

pieno dell’epoca fascista, descritta in mo-do particolareggiato con gli intensi profu-mi dei vicoli e con le atmosfere del CaffèGambrinus e del Teatro San Carlo. Il com-missario Ricciardi è una figura solitaria, in-troversa e sensibile, che possiede un do-no sinistro e spaventoso che gli permettedi visualizzare gli ultimi pensieri di chi stamorendo di una morte violenta. Questasua ormai nota caratteristica, unita all’ele-vata determinazione che lo contraddistin-gue, gli consente di risolvere i crimini sucui si trova a indagare. L’impianto del gial-lo è ben costruito e anche senza bisogno

di sparatorie, insegui-menti e colpi di scenasi arriva in fondo alromanzo desiderosidi conoscerne la fine,che comunque non èscontata. L’indagineriguarda l’omicidiodell’avvocato Ludovi-co Piro, per il quale ilconte di Roccaspinasi costituisce subito.Ma qualcosa nonquadra: secondo lamoglie, l’affascinantecontessa Bianca, ilmarito quella nottenon poteva esseresulla scena del delit-to. Comunque, a cau-sa della confessione,

le indagini non sono nemmeno iniziate.Ricciardi decide invece di vederci chiaro,stimolato da un caso apparentemente giàchiuso, che invece a poco a poco lo coin-volge sempre più. Ciò probabilmente an-che perché gli permette di distogliere lamente dai suoi problemi privati. Infatti, inquesto “episodio” con Ricciardi, elevatospazio hanno anche le vicende personalidel commissario: la morte della tata Rosae il rapporto con Enrica sono solo esempidei fantasmi che Ricciardi deve affrontare.Una lettura facile ma coinvolgente e che dicerto non annoia. ■

Letture di quest’estate

“Endurance” un’incredibile esplorazione al Polo Sud, una trama simpatica in “Premiata ditta sorelle Ficcadenti” e un giallo “Anime di Vetro”

Il Caffè Letterario

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Territorio

L’ attività della RegioneLazio, in questi mesiestivi, ha mantenuto al-

ta e mirata l’attenzione su duecategorie, che soffrono partico-larmente la situazione di critici-tà dell’attuale momento storico:disoccupati e giovani. Ha così reso operativi un im-portante progetto e un percor-so di connessione e interventosu questi due mondi, che spes-so si sovrappongono, ma, nelprimo, quello dei disoccupati,sono stati spesso trascurati gliadulti, quando, per adulti, si in-tende i “non più considerati gio-vani”, tra i quali rientrano anchecoloro che hanno già compiutoi 30 anni.Annunciato, Il 24 Giugno2015, nella giornata di presentazione dellaProgrammazione 2014-2020 dei FondiStrutturali e di Investimento Europei dellaRegione Lazio, è stato approvato, con De-terminazione del 28 Agosto 2015, n.G102071, l’Avviso Pubblico di “Adesionedei disoccupati al Contratto di Ricolloca-zione”, rendendolo di fatto operativo perl’anno 2015.Con il fine di creare un percorso persona-lizzato di accompagnamento al lavoro e fa-vorire il reinserimento lavorativo, il Contrat-to di Ricollocazione, reso possibile grazieall’investimento regionale del Fondo Socia-le Europeo, è una misura di sostegno inno-vativa, rivolta ai disoccupati di lunga dura-ta (coloro che, dopo aver perso un posto dilavoro o cessato un’attività di lavoro auto-noma, siano alla ricerca di nuova occupa-zione da più di 12 mesi) , residenti da al-meno un anno in uno dei Comuni del Lazio,con dichiarazione di immediata disponibili-tà al lavoro in corso di validità e che, al mo-mento di adesione all’Avviso, abbiano com-piuto 30 anni. Per i cittadini non comunita-ri valgono tutti i requisiti suddetti, oltre a es-sere in possesso di regolare permesso disoggiorno, che consenta l’attività lavorati-va.Il Contratto di Ricollocazione prevede un’in-terazione attiva tra Regione, Centro perl’Impiego, disoccupato e Azienda/Ente sog-getto accreditato (soggetto che fornisce leprestazioni di formazione/tirocinio al disoc-cupato preso in carico). Il disoccupato cheintende entrare nel progetto del Contratto diricollocazione, fino alle ore 12.00 del 9 Ot-tobre 2015, può inviare la propria doman-da collegandosi al sito di Portalavoro:www.portalavoro.regione.lazio.it, e seguen-done le indicazioni. Nella domanda si dovràspecificare la preferenza tra uno dei Centriper l’Impiego della provincia di residenza,tenendo presente però che la Regione puòriservarsi di indirizzare poi il disoccupato aun CPI differente da quello scelto, ma sem-pre nella provincia di residenza. Successi-

vamente la Regione Lazio verificherà i re-quisiti di partecipazione e pubblicherà lagraduatoria dei soggetti idonei alla ricollo-cazione. A questo punto entrano in gioco i CPI, che,ultimando azioni di verifica di propria com-petenza, passeranno a convocare i soggettiper informarli su tutti gli aspetti del Con-tratto, redigere una scheda anagrafico/pro-fessionale, guidare il disoccupato nellascelta del soggetto accreditato. Non pre-sentarsi alla convocazione del CPI, in man-canza di grave e giustificato motivo, fa de-cadere dalla possibilità di partecipazione,dando spazio ad altre persone.Dopo la fase di accoglienza e scelta delsoggetto accreditato, avviene la stipula delContatto di Ricollocazione e il percorso diaccompagnamento può svolgersi sia versoun’attività dipendente che autonoma, pre-vedendo attività di tirocinio, di formazionee che mista formazione+tirocinio.La durata del Contratto di Ricollocazione èdi sei mesi. A tutti i soggetti che abbiano aderito e chenon siano percettori di indennità di disoc-cupazione, viene erogata un’indennità dipartecipazione, pari a 8,15 euro ad ora diattività svolta, certificata con le modalitàstabilite dalla Regione, presso il soggettoaccreditato. Le possibilità di assunzione o di inizio diun’attività in proprio sono concrete e in ognicaso è previsto un monitoraggio accuratodell’andamento del Contratto di Ricolloca-zione, sia in termini di modalità di svolgi-mento, che in termini di risultati ottenuti daipartecipanti. I contratti di ricollocazione attivabili sono2000.Il 17 Settembre 2015 ha avuto luogo, pres-so la sala Tevere della Regione Lazio, l’ in-contro, in ambito Politiche Giovanili, orga-nizzato dalla Commissione cultura, dirittoallo studio, istruzione, pari opportunità, po-litiche giovanili, spettacolo, sport e turismodel Consiglio Regionale del Lazio, presie-

duta da Cristian Car-rara; con le associa-zioni del territorio e irappresentati istituzio-nali dei Comuni delLazio, al fine di creareuna connessione tra i giovani, il mondo isti-tuzionale e le realtà sociali, che possanopromuovere le competenze e le esperienzedei ragazzi, in una prospettiva di opportu-nità occupazionali e di formazione, in otti-ca europea. A tale proposito è stato illustrato il Pro-gramma Erasmus+: Youth 2014-2020, lan-ciato dalla Commissione Europea, del qua-le, uno degli enti attuatori in Italia è l’Agen-zia Nazionale per i Giovani. Rivolto a giovani dai 13 ai 30 anni, il Pro-gramma ha l’obiettivo di combattere la per-dita di risorse giovani, che sempre più fa-cilmente lasciano gli studi e rischiano di ri-manere emarginati e disoccupati, non inve-stendo capacità e talenti, invece utili allosviluppo della società. Tra i Paesi aderenti al programma viene pro-mossa una rete progettuale per i ragazzi,che comprende dalla formazione, al rico-noscimento delle qualifiche professionaliraggiunte nel proprio Paese, in modo chenon siano un ostacolo oltreconfine, alla ri-qualifica, all’inserimento e al reinserimentooccupazionale, alla condivisione di espe-rienze educative attraverso lo sport.Far dialogare le associazioni, le istituzioni ei giovani stessi, partendo dalle loro propo-ste e creare un contatto con l’Agenzia Na-zionale per i Giovani, in modo da renderepossibili attivazioni di progetti nuovi nel-l’ambito di Erasmus+: Youth, è uno dei mol-ti passi con cui la Regione Lazio vuole con-trastare il disorientamento sociale giovani-le, l’inoccupazione e l’allontanamento dal-l’istruzione. ■

Il contratto di ricollocazione

Un importante incontro tra categorie interessate il 17 settembre 2015

Dalla Regione Lazio novità per disoccupati e giovani

di Annalisa Marcozzi

17 settembre 2015 Incontro con Ang

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di Roberto Pallottini

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Territorio

I l cicloturismo è in aumento dappertut-to e anche in Italia. I nostri paesaggi ele nostre risorse culturali diffuse ovun-

que fanno del nostro territorio una meta am-bita. Si possono apprezzare in molti modi,ma la bicicletta è quello migliore. Soprattut-to dove i motivi di attrazione non sono con-centrati in singoli luoghi, ma sono diffusi, an-zi più precisamente dove il motivo di attra-zione sta proprio nella combinazione parti-colarmente felice, in territori vasti, fra risor-se naturali e ambientali, tracce di usi antro-pici antichi del territorio rurale, piccoli inse-diamenti storici, singoli beni che testimo-niano delle culture sedimentate, tuttora vi-tali, a partire da quelle agricole e del cibo. Questi beni diffusi vanno offerti in rete, al-l’interno dei paesaggi di cui fanno parte, sevogliamo che diventino più attrattivi. Que-sta rete per formarsi non ha bisogno di si-stemi di accessibilità e infrastrutture po-tenti, anzi, al contrario, ha bisogno di siste-mi e reti leggere, che sappiano rispettare icontesti che attraversano. Reti già esisten-ti, soprattutto quelle rurali, e sistemi che sipossono sviluppare a basso costo.Si parla per questo di turismo lento. Il turi-smo lento è una cultura del turismo atten-ta ai paesaggi piuttosto che ai singoli benie apprezza questi beni in quanto inseriti inun contesto. Ovviamente per i beni “mino-ri” questa dipendenza dal contesto è an-cora più importante, si coniuga intimamen-te con la qualità dei paesaggi che li con-tengono. Questi paesaggi sono un bene al-trettanto attrattivo quanto i singoli beni chevi sono “contenuti”.Se li raggiungiamo con mezzi di sposta-mento e sistemi di accessibilità invasivi peri contesti, che producono su di essi impat-ti negativi, andiamo a ridurre l’attrattivastessa dei singoli beni. Chi ama la natura, imanufatti e i piccoli centri storici, le cam-pagne, li ama perché mantengono un rap-porto ancora inalterato o poco alterato coni paesaggi cui appartengono. Dobbiamoimmaginare quindi reti leggere, rispettose diquesto rapporto, che connettano fra loroquesti beni. Tanto più ora poi, che siamo intempo di crisi e le risorse pubbliche sonoscarse, dobbiamo lavorare dunque soprat-tutto sulla riqualificazione delle infrastruttu-re che abbiamo, rispettandone le peculiari-tà, piuttosto che su nuove infrastrutture. Cosa di meglio della bicicletta? Permette diviaggiare un po’ come si camminasse, i luo-ghi si vedono lentamente e liberi da involu-cri di metallo, si possono osservare i detta-gli delle case, dei campi, degli alberi e del-le dune, si incontrano facilmente le perso-ne perché si guardano negli occhi, ci si puòfermare ovunque e seguire tracciati secon-dari per scoprire luoghi nascosti, si ap-prezza il sole (persino d’estate perché ven-tilati, naturalmente se protetti da buoni ca-schi) e i grandi panorami, che in auto è piùdifficile osservare (soprattutto se si guida),si ascoltano i rumori leggeri degli uccelli e

delle foglie (se la catena è ben lubrificata!).Insomma, non c’è gara con altri mezzi, perapprezzare i paesaggi attraversati, e l’Italia,che ne vanta tanti straordinari, dovrebbeessere in prima fila nel promuovere l’usodella bicicletta per viaggiare. In aggiunta, ma altrettanto importante, è l’u-tilità per chi vive nei territori attraversati daquesto turismo. Zero impatto ambientale eaiuto alle economie locali. Fuori dai luoghiad alta densità insediativa, basta una quo-ta ridotta di turisti in bicicletta per alimen-tare le economie locali, per accoglierli adormire, per nutrirli, per portarli a visitareluoghi lontani poco frequentati e acquista-re i prodotti locali. Ora questo turismo potrebbe essere aiuta-to dal Piano della mobilità ciclistica della re-gione Lazio, in elaborazione all’interno delPiano regionale della mobilità trasporti e lo-gistica. Il Piano prevede diversi tipi di per-corsi che attraversano la pianura pontina ele aree montane circostanti. Innanzitutto ac-coglie e adatta le previsioni delle reti na-zionali ed europee che la attraversano. Larete EuroVelo, promossa dalla EuropeanCycling Federation e la rete nazionale Bici-talia, promossa dalla FIAB (Federazione Ita-liana Amici della Bicicletta). La Ciclopista del Sole, della rete Eurovelo(che parte dalla Scandinavia!), dovrebbe at-traversare tutta la pianura Pontina a partireda Roma, e in particolare dall’Appia antica,passare per Cisterna, Latina per poi rag-giungere la costa fra S. Felice e Terracinalungo il fiume Sisto. E proseguire nella pia-na di Fondi, seguendo l’antico tracciato del-l’Appia. Poi c’è la ciclopista tirrenica (cheparte dal nord Italia), del programma Bicita-lia, che ovviamente segue tutto il litorale del-la Regione e della provincia di Latina, dovesi sovrappone in parte a quella del Sole epoi, oltre a proseguire nel territorio campa-no, andrebbe a collegarsi con la Ciclopistadei Tratturi, percorso che, partendo da Min-turno, dovrebbe attraversare la penisola perraggiungere l’adriatico all’altezza di Vasto. Questi due percorsi, da nord a sud, vengo-no intersecati da alcuni percorsi trasversali,di livello regionale e interprovinciale. Il primoe più rilevante è quello che collega Sabau-dia con la valle che separa i Lepini dagli Au-runci, passa perciò per Fossanova, Privernoe poi segue il fiume Amaseno per raggiun-gere la Valle del Sacco all’altezza di Cepra-no, prosegue verso Roccasecca, dove se-gue i 20 km di strada chiusa al traffico dellasplendida Valle della Melfa e poi sale versoForca d’Acero, una dura salita fino ai 1500metri d’altitudine del Passo d’entrata al Par-co nazionale dell’Abruzzo. Poi c’è quello cheda Monte S. Biagio e dalla piana di Fondi sa-le fino a Lenola – salita dura – ma poi pro-segue oltre i monti Aurunci per scendere nel-la spettacolare valle di Vallecorsa fino a rag-giungere anch’esso l’area di Ceprano. Nel mezzo di questi lunghi percorsi ci sonogli argini dei canali e le strade interpodera-

li dello straordinario paesaggio della boni-fica, che in molti casi, con risorse finanzia-rie molto contenute, potrebbero diventareuna vera a propria rete. Il progetto LagunaBlu, promosso da Pennacchi e dal PO-MOS1, si muove in questa direzione, pro-muovendo la navigabilità dei canali per losviluppo del turismo diffuso. La propostalanciata da Latina in Bicicletta per il “sen-tiero della bonifica” è all’interno di questoscenario, 32 km lungo il canale delle AcqueMedie in bici, a piedi, dai giardini di Ninfaal lago di Fogliano. Adottare un progetto condiviso e poi arti-colarlo per realizzarlo nel tempo. Questodovrebbero fare le Amministrazioni locali.Sulla costa i Comuni di Sabaudia, di S. Fe-lice Circeo e di Terracina potrebbero adesempio essere gli attori protagonisti nellarealizzazione della ciclovia Tirrenica, di queltratto che li lega fra loro, per dare una ri-sposta concreta a una domanda di mobili-tà in bicicletta che si è già sviluppata in mo-do rilevante da sola e che aspetta soltantoun minimo di attenzione per la propria si-curezza per diventare la modalità prevalen-te di circolazione dei turisti lungo la costa.Un primo stralcio potrebbe essere proprioil collegamento fra La Cona e Torre Paola,bellissimo e frequentatissimo, nel cuore delParco nazionale del Circeo.Il piano per la ciclabilità in via di redazionerappresenterà il quadro di riferimento.A esso si accompagna la nuova program-mazione dei fondi regionali2. Gli interventida finanziare saranno scelti con il metododella programmazione negoziata, anche at-traverso il ricorso all’Accordo di Valorizza-zione tra Stato, Regione ed enti locali. Gliinterventi potranno essere sia di tipo strut-turale sia infrastrutturale e potranno riguar-dare aspetti materiali e immateriali del pa-trimonio culturale.Ma se le amministrazioni locali non si muo-vono, le possibilità di portare a termine in-vestimenti di questo tipo saranno moltoscarse.

1 Il Polo per la Mobilità Sostenibile della Re-gione Lazio2 La programmazione dei fondi regionaliprevede, per il periodo 2014/2020 un capi-tolo sui Sistemi di valorizzazione del pa-trimonio culturale in aree di attrazione(AC14), destinato al miglioramento dellecondizioni e degli standard di offerta e difruizione del patrimonio culturale dei siste-mi culturali, fra i quali ci sono le Città diFondazione come luoghi del contempora-neo (con riferimento alle Città di Fondazio-ne del Lazio come individuate dalla L.R.27/2001, e all’edificio dell’Ex-GIL di Roma).I comuni interessati potrebbero trovare unaccordo per utilizzare questi fondi nella rea-lizzazione delle infrastrutture per visitare inbicicletta i numerosi centri di fondazionedell’area della bonifica. ■

Reti e sistemi esistenti e da sviluppare

Un turismo lento per apprezzare i paesaggi attraversati

In bicicletta si fa meglio

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 21

Territorio

F requento il Circeo da quando eroadolescente, dal 1969, anno in cuimio padre acquistò una villetta a

Golfo Sereno. Da allora non ho mai smes-so di lasciarmi affascinare da questo mareincredibile, nonostante il mio lavoro di in-viato televisivo mi abbia portato, nel tempo,a dare uno sguardo ravvicinato pressochéa tutti i mari del pianeta. Alcuni meraviglio-si, altri meno, ma il Circeo, per me, rimaneunico, fantastico, anche se si tratta di unamore messo continuamente a dura prova.La maggioranza di coloro che navigano inqueste acque durante i mesi estivi, infatti,è gente alla quale dovrebbe essere vietatoavvicinarsi a un qualsivoglia oggetto gal-leggiante, dal gommone di quattro metri fi-no ai megayacht.Da molti anni ho deciso di non voler averepiù niente a che fare con i motori per quan-to riguarda la navigazione, non per fatti, di-ciamo così, ideologici, ma solo perchéadesso mi piace vivere il mare pagaiando incanoa o veleggiando sul caro, vecchioFlying Junior. Benissimo, e dov’è il proble-ma? Purtroppo sono gli altri il problema, mibasta citare a caso alcuni episodi vissuti inprima persona nel mese di agosto 2015.Iniziamo con il classico dei classici, più no-to come “imbecillità pura”. Mia moglie edio, di buon mattino, stiamo pagaiando sul-la canoa doppia verso il porto, per andarealle grotte, tenendoci vicino alle boe. Pre-cauzione inutile: un cabinato in piena pla-nata ci sta puntando. Il cretino ai comandiha fretta, solo lui sa il perché, ma che aspet-ta a cambiare direzione prima di passarcisopra? Terrore da parte nostra, poi, quan-do sta a venti metri (una distanza insignifi-cante in mare) finalmente vira di malavoglia,totalmente disinteressato al fatto che la no-stra canoa è costretta a ballare il rock androll acrobatico sulle onde della sua scia. Hoperso il conto di quante situazioni del ge-nere ho vissuto, con un imbecille al timoneche, a causa dell’assetto dovuto alla velo-cità, nemmeno vede bene che cosa ci puòessere davanti alla prua. Se l’animale si di-verte così, va benissimo, ma per qualeoscuro motivo non aspetta almeno di tro-varsi in mare aperto? A questa antica do-manda, così come gli interrogativi circa gliUfo e i fantasmi, non c’è risposta. E’ inte-ressante notare che spesso questo tipo diimbecillità si sposa felicemente con un’al-tra imbecillità da competizione, quella deinuotatori o dei subacquei che si spingonoin alto mare senza portarsi dietro neppureuna paperella di gomma colorata per se-gnalare la loro presenza. Il tutto a vantag-gio dei giornalisti di cronaca, che in tal mo-do, dopo, trovano qualcosa da scrivere inun periodo di stanca come agosto. Tra l’al-tro, bordeggiando al largo di Torre Olevola,un pomeriggio ho incrociato un tizio chestava nuotando senza la minima segnala-zione al seguito, non so nemmeno io comeho fatto a vederlo. Gli ho fatto presente che

era pericolosissimo ciò che stava facendoe quel gentleman, un campionario viventedi tatuaggi disseminati per tutto il corpo, miha urlato “Fatti i cazzi tuoi!”.Strane cose accadono all’ombra della ma-ga Circe. E sempre a proposito di vela hoperso il conto di quanti sono stati quelli ingommone o in motoscafo che mi sonosfrecciati a due metri di prua o di poppa delFlying. Tra costoro mi corre l’obbligo di ci-tare l’imperatore degli imbecilli, un essereumano, si fa per dire, al timone di un gom-mone motorizzato per una gara di off-sho-re che mi ha inseguito mentre spenzolavofuori bordo in piena bolina per redarguirmiin quanto non lo avevo lasciato passare. E’probabile che in posti dove amano sul se-rio il mare, per esempio in Bretagna, un in-setto come quello, ignaro che la vela hasempre la precedenza sulle barche a mo-tore (escluse portaerei e petroliere, che nonsono barche e che comunque non se ne ve-dono molte al Circeo), lo avrebbero frusta-to pubblicamente e con infinita pazienza.Per avere una ulteriore quanto banale con-ferma che gli italiani non sono un popolo dinavigatori, è sufficiente passare davanti aTorre Cervia in un qualsiasi giorno di beltempo in pieno agosto. La cosa ha del so-prannaturale, lo so, ma i natanti motorizza-ti stanno tutti lì, uno attaccato all’altro, coni soliti deficienti che si muovono con il mo-tore acceso in mezzo alla gente che fa il ba-gno. La domanda è la seguente: perché de-vono raggrupparsi in quel breve tratto di co-sta tra il faro e Punta Rossa come se fos-sero pronti per uno sbarco di marines? Per-ché meno di un miglio più avanti verso Sa-baudia, al Precipizio, dove il mare è altret-tanto bello, non c’è ormeggiato nessuno?Un sociologo o uno psicologo appena lau-reati non avrebbero difficoltà a rispondereche si tratta del famoso “istinto del gregge”,anche se in teoria chi possiede una barcadovrebbe risultare più evoluto di una peco-ra. Dovrebbe, appunto…L’estate appena trascorsa mi ha regalatoanche l’emozione, mentre attraversavo piùin fretta che potevo l’entrata del porto, diandare vicino all’essere cancellato dallafaccia della Terra. Alle otto del mattino il ti-tolare di un locale diving con una decina diclienti sul gommone è schizzato fuori dal-l’imboccatura (voce del verbo schizzarefuori) a tavoletta, senza rispettare i tre nodiobbligatori in entrata e in uscita e senzaavere un motivo qualunque per farlo. Soloche quell’idiota iscritto all’albo si è persinosentito in dovere di dire la sua, in preda aun grave attacco di nevrastenia: “…’ste ma-ledette canoe!...”.Un paragrafo a sé merita un bizzarro in-contro avvenuto poco lontano dal porto, inun tratto di mare sempre molto trafficato.Veleggiavo allegramente sotto il maestralequando davanti a me vedo un piccolo mo-toscafo. Non scorgendo nessuno a bordoho pensato che gli occupanti stessero fa-

c e n d oil ba-gno lìintorno,per cuih oa g u z -zato la vista per non andargli addosso, an-che perché non avevano calato l’ancora.Come è noto, però, la realtà non ha mai bi-sogno di giustificazioni per essere tale, per-ché quella è. Poco importa se io, captandouna sequela di suoni e gemiti che venivanosopravvento dal motoscafo, ho pensatoche qualcuno si stesse sentendo male e sifosse disteso sul fondo dell’imbarcazione inattesa dei soccorsi. Diciamo che ho indo-vinato a metà, c’erano, sì, due personesdraiate all’interno, un ragazzo e una ra-gazza, però godevano di ottima salute, ec-come se godevano …Spendiamo ora due parole su quelli che pe-scano dalle scogliere, precisando subitoche d’estate, per legge, possono pescaresolo dal tramonto all’alba. Invece lo fannoabitualmente in pieno giorno, incuranti dichi sta facendo il bagno davanti a loro e po-co interessati al danno serio che può cau-sare un amo conficcato in un polpaccio.Ogni volta che io passo con la canoa vici-no alle scogliere questi personaggi inutili sisbracciano per invitarmi a passare al largodelle lenze, guardandosi bene dal ritirarleper i trentadue secondi necessari a me perpassare, se non altro perché sguazzano neltorto. Dal che ne deriva che io, dopo unaventina di volte che mi sono ritrovato il filoda pesca sugli occhi, lo taglio subito conestremo piacere adoperando un appositocoltellino. Trovo che così sia più semplice.O no?Per quanto riguarda le moto d’acqua e l’u-so sconsiderato e volgare che ne viene fat-to nel mare del Circeo il discorso non me-rita nemmeno di essere affrontato. Possosoltanto sperare che il disegno di legge cheprevede la depenalizzazione per chi sparacon un bazooka alle moto d’acqua diventiquanto prima Legge dello Stato. Non mi resta che chiudere questi pochi ap-punti spendendo due parole su Carolina.Carolina è una bambina di sette, otto anniche ho incrociato in canoa davanti alla Le-ga Navale. Se ne stava da sola sul suo Op-timist, la barca a vela poco più grande diuna cassetta di frutta, con una vela simbo-lica, ma che è l’ideale per imparare. C’eraun bel vento, mare formato e l’istruttore laseguiva con il gommone, dandole una se-rie di consigli dei quali, evidentemente, quelragnetto di ragazzina non aveva bisogno.L’ho vista fare una virata perfetta, senzapaura e riprendendo subito l’andatura giu-sta. Applausi, e poi ancora applausi.Per l’amore infinito che sento di avere neiriguardi del Circeo voglio sperare che il fu-turo della navigazione da diporto, qui comealtrove, sia per quelli come Carolina. ■

Il mio amore per il Circeo è messo continuamento a dura prova

Un augurio per la navigazione da diporto

… Un popolo di (pessimi) navigatori …

di Franco De Chiara

L'autore con il suo Flying Junior

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di Oliviero Mizzon

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Territorio

C ontinuiamo la no-stra ideale pas-seggiata tra le

campagne dell’AgroPontino alla ricerca dinomi, o meglio toponimi,risalenti all’epoca pre-bonifica.Facile ricondurre a unaorigine religiosa la mag-gioranza dei nomi, citoad es. S. Felice stesso oS. Vito e poi Torre Paolada una chiesa di S. Pao-lo lì dintorno. E ancorauna strada ricorda l’anti-ca lestra di Sacramentoe un’altra passante perla chiesetta di S. Andreadedicata all’Apostolopatrono dei pescatori.Altri nomi provengonodalla mitologia o dai La-tini come Circe, Ninfa,Astura, Lucullo, Fogliano ecc. e altri anco-ra restano a ricordo di fatti di cronaca ne-ra: non vi suggerisce la Lestra della Fem-mina Morta un antico femminicidio alla S.Maria Goretti? E non riporta un nome co-me Capo d’Omo a un agguato brigantescoe... <zac> una testa che rotola via dal bu-sto?Alcuni nomi segnalano il tipo di attività uma-ne vedi lestra di Cocuzza, la Mola, FossoPorto Grande o lo strano Fosso Scarica laNave. Quest’ultimo passa quasi al centro diBella Farnia verso il lago di Caprolace. Co-me mai? E ancora, alle spalle di questi vi-cino al Sisto, direzione Pontinia esiste unalocalità dal nome di Portosello evidente de-formazione di Porticello.Ecco attraverso i nomi delle tracce, debolisegnali provenienti dal passato a raccon-tarci una realtà diversa. Va rimosso queldiffuso paradigma secondo cui “ prima del-la bonifica da sempre palude e malaria, so-lo <uno> è riuscito dove avevano fallito pa-pi e imperatori”. La Storia non ci dice que-sto. C’era vita prima della palude.Domiziano non avrebbe costruito la sua vil-la in una zona malarica. Orazio in una suaode narra che a Foro Appio (Borgo Faiti) sa-lì su un barcone fino a Terracina brontolan-do contro i “mali culices” (le zanzare), manon parla di malaria e inoltre testimonia del-la presenza di un canale lungo l’Appia. Il RioMartino è farina del sacco dei Romani a di-mostrazione della loro opera di drenaggiodei terreni.Tacito nei suoi Annales parla di una “navi-gabilem fossam” promessa a un Neronesmanioso di cose grandi.Tale fossa doveva congiungere le foci delTevere al lago Averno in Campania. Senonché ci stava di mezzo anche un centi-naio di chilometri di montagne belle dure.Tacito stesso ne prende le distanze, mapur riporta qualcosa forse gonfiato ad ar-

te da una certa fronda anti-neroniana. Cer-to è che la Fossa Augusta locale è operadi quei tempi e quindi probabilmente unospezzone di quel progetto se non il veroprogetto.Resto scettico di fronte a ipotesi in cui sisostiene che la funzione primaria della Fos-sa fosse quella di offrire una sorta di by-pass del Circeo alle navi in tempi di tem-pesta. Intanto d’inverno i Romani sospen-devano le operazioni marittime e poi ci vuolfantasia a vedere una nave oneraria mano-vrare tra canali e laghi al traino di qualchesomarello secondo la tecnica dell’alaggio.Più realistico pensare a un traffico locale dibarconi e chiatte di stazza adeguataespressioni dell’economia della zona. Pro-pendo per la tesi secondo cui lo scopo prin-cipale della Fossa non sia stato quello del-la navigabilità ma quello del rinnovo e del-l’apporto di acque fresche a laghi atti allapiscicoltura.Comincerò col chiedere: « Potevano le ac-que dell’Astura essere fatte uscire sotto Ter-racina?».Certo che sì. Si pensi che la città di Clostraprendeva il nome dalle chiuse che aveva in-torno.Facile deviare le acque del fiume Astura nellago di Fogliano (vedi Fosso di Mastropie-tro) e dei Monaci dove, secondo A. Elter ar-cheologo di fine ottocento entravano anchele fresche acque del Ninfa veicolate dal RioMartino. La Fossa Augusta collegava poiquesti laghi con quelli di Caprolace e dellaSorresca. Proseguiva poi la Fossa ai piedidel Circeo (Rio Torto) per dirigersi verso ilramo del Sisto detto di Olevola collegato asua volta con il ramo (Fosso delle Volte) chesi protendeva verso foce Badino e Terraci-na. Ecco come i Romani assicuravano lasalubrità delle acque altrimenti palustri deilaghi. Il tutto poi condito da spruzzate di ac-qua salata attraverso gli sbocchi a mare. Fa

sorridere la moderna inven-zione della pompa di Cate-rattino funzionante a secondadegli umori di bagnanti echioschi sul lungomare conrisultato finale di grandi moriedi pesci.Dimenticavo, il sistema pote-va funzionare anche al con-trario cioè mandare le acquedel Sisto fino alla foce dell’A-stura. Giratela come volete, èsolo questione di pendenze.Quindi una grande fascia diterritorio ben drenato conraffinata industria della pe-sca. La prof.ssa Cancellieridell’Ateneo di Roma ha pro-vato l’esistenza di centuria-zioni (sistema romano di lot-tizzazione dei terreni) da sot-to Terracina alla piana traFossanova e Mesa e a ca-

vallo dell’Appia fin oltre Ponti-nia.La prof.ssa Brandizzi ha indicato che nellafascia più interna rispetto ai laghi correva laVia Severiana.Altro che territorio abbandonato e paludo-so da sempre!Non sappiamo quali priorità abbiano da-to i Romani ai loro scavi. Sarebbe logicopensare che a protezione della novella ViaAppia abbiano subito scavato quella chechiamiamo Linea raccogliendovi le acquedel Cavata, Ufente e Amaseno. Tito Livioscrive che nel 162 aC il console C. Cete-go scavò una fossa che si tende a iden-tificare con Rio Martino. Ma esisteva unaterza via di drenaggio delle acque chia-mata nelle carte medioevali “Fiume Anti-co” e avente forse un’origine naturale. Ilfiume Antico, dragato e risistemato daPapa Sisto V° a fine ‘500 prese da allorail di Lui nome. Lo conoscevano i Roma-ni? O ha avuto un’origine successiva e almarasma delle alluvioni e incuria dei ca-nali nell’alto Medioevo? Non ho trovatonotizie in proposito, ma posso offrirvi unpiccolo indizio.Ha attirato la mia attenzione una tavola delCodex Urbinas-Graecus 82 riportante le lo-calità a sud di Roma. Una linea marcata in-dica chiaramente il Tevere e nella zona pon-tina un corso che si divide in due vicino almare, un ramo che punta verso il Circeo(Kirkaion akròn) e l’altro verso Terracina(Tarrakinas): proprio come faceva l’anticoSisto.Ora il Codice è un testo regalato a Co-stantinopoli ad ambasciatori di Firenze nel1300 circa. A sua volta proveniva dalla ri-copiatura dell’opera originale di Claudio Tolomeo (quello del sistema tolemaico)operante ad Alessandria a cavallo del 150d.C. Come al solito questa è una mia ipo-tesi, provate anche Voi a dare un’occhia-ta. ■

Raccontare il territorio attraverso i nomi (2ª parte)

C’era vita prima della palude

Quel fiume Antico ...

Costa laziale secondo Tolomeo

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Territorio

I l gruppo dei “Liberi Netturbini Pontini”è nato un po’ per sfida e un po’ perspazzare via assieme ai rifiuti il senso

di impotenza. Ero stanca di vedere il mioposto del cuore ingiuriato dalle cartacce,dalla plastica, da immondizia vecchia di an-ni che nessuno provvedeva a portare via.Così a fine luglio quando ho letto l’appellodi Alessandro Gassmann per Roma ho pen-sato che nemmeno io volevo passare un’al-tra estate con quello schifo sotto agli occhi.Mi sono chiesta se al Circeo avrei trovatoaltri indignati come me e ho invitato amicie conoscenti di Facebook a pulire insiemel’area tra torre Paola, Mezzomonte e le fon-ti di Lucullo.All’esordio di domenica 2 agosto con Giu-seppe Menada, emiliano residente a Romada mezzo secolo econdomino della Baiad’argento, abbiamoraccolto spazzaturalungo la strada e den-tro ai fossi dalle 8 emezzo alle 11 del mat-tino, riempiendo unadecina di sacchi. Il se-condo giorno erava-mo in quattro, poi insei, in nove, in dodici…. I volontari cambia-vano di continuo ed èstata questa la forzadel gruppo: ne hannofatto parte anche gio-vani turisti di Ferrara egente di passaggioche vedendoci stan-chi, sudati, graffiatidalle spine, eppuredeterminati a comple-tare la bonifica deltratto che per quellamattina ci eravamo prefissati, decideva diunirsi a noi lì per lì o l’indomani. Ai bordi del-le carreggiate e in mezzo ai rovi che ostrui-scono completamente i canali della Litora-nea e della Pedemontana abbiamo trovatomateriali di ogni genere. Nel frattempo cidomandavamo che genere di soddisfazio-ne malata si potesse mai provare lancian-do dai finestrini bottiglie, lattine, pannolini,assorbenti, pacchetti di sigarette, avanzi dicibo, cartoni per pizze, barili per birra. Eprovavamo a tratteggiare i profili inquietan-ti di quanti sono soliti scaraventare dentroal bosco sedie e poltrone, televisori e to-stapane, materassi e sdraio, quintali di cal-cinacci e di guaina, latte di vernice, barat-toli di colla, perfino alcune lastre di Eternit.Ogni pomeriggio il nostro “bottino” – otto,dieci, dodici sacchi - veniva prelevato dal-la Sangalli, la ditta che raccoglie e smalti-sce i rifiuti per il territorio di Sabaudia. Mol-to purtroppo è rimasto, in mezzo ai groviglidi vegetazione trascurata sul ciglio del Par-co Nazionale del Circeo: con i nostri numeriesigui non avremmo mai potuto fare piaz-

za pulita dei rifiuti che in-festano quella zona, pe-rò nel complesso la si-tuazione è migliorata.L’Eternit che da novemesi è inutilmente se-gnalato dai cittadini alleautorità preposte, dopol’ordinanza emessa dalSindaco a inizio agosto èa un passo dalla rimozio-ne (vigiliamo). E vale lostesso per la guaina cheinquina la Darsena Verde.Tante persone che hannoaderito con entusiasmoai LNP continuano ad ali-

mentar-ne la pagina Facebook po-stando testimonianze deiloro interventi in diversezone del Promontorio, enoi speriamo che durantel’inverno l’assenza di turi-sti maleducati permetta al-le strade oggetto dei nostriinterventi di rimanere ab-bastanza pulite. Natural-mente al di là dei risultatisotto gli occhi di tutti per-seguiamo un altro obietti-vo: quello di aver sensibi-lizzato gli uomini, le donne,i ragazzi, locali e non, finoad oggi poco attenti al-l’ambiente. E’ stato gratifi-

cante riceverel’incoraggiamen-to virtuale degliiscritti ai gruppiFb del litorale, eci hanno moltosostenuto le gri-da di approvazio-ne e i grazie diquanti ci sfrec-ciavano davantiin macchina, inmoto, in biciclet-ta. I bar di Mez-zomonte ci han-no offerto acquae bibite fresche,da Egidio marketci hanno regalatole buste dellaspazzatura, Saverio D’Ottavi di Waterlife ciha invitato ad una pagaiata sul lago di Pao-la con grigliata finale, Francesca Savioli diRistopizza Marì ci ha fatto un grosso scon-to a cena. Alcuni residenti si sono sentiti in

dovere di scusarsi se gli impegni lavorativiimpedivano la loro partecipazione, mentrecon quelli che sono riusciti a venire con noiè stato divertente tirare su schifezze da ter-ra scherzando sulla ridicola rivalità tra gen-te del posto e turisti. Qualche sanfelicianoha tenuto a precisare che se via Sabaudiae Mezzomonte erano effettivamente spor-chissime, il lungomare era pulito e ordina-to.Purtroppo dal Comune di san Felice nonsono arrivati segnali di incoraggiamento senon, a fine stagione, una telefonata dell’as-sessore Magnanti che si complimentavaper il gran lavoro svolto e auspicava una fu-tura collaborazione. Il sindaco di Sabaudiainvece ha ricevuto una nostra delegazionee ci ha in parte accontentato facendo col-

locare una decina dicartelli che annun-ciano sanzioni tra i300 e i 3000 euro perchi lasci rifiuti in zo-na. Lucci ha anchepromesso l’attivazio-ne di telecamere (maquando ? alcune infondo sono già in-stallate, basterebbesolo farle funzionare)e si è mostrato mol-to interessato all’of-ferta di cercare fondiper la realizzazionedi un obiettivo anticoe finora irraggiungi-bile per mancanza dicapitali: una pista ci-clabile che costeg-giando il mare colle-ghi il ponte di Sa-baudia con Mezzo-monte, o magari,osiamo sperare noi,

con san Felice. Partedel tracciato è già in un

progetto preliminare che sta per arrivare al-la regione Lazio, sostenuto anche dal Pre-sidente dell’Ente Parco Nazionale del Cir-ceo, Gaetano Benedetto. ■

Sollecitata l’attenzione di tanti all’ambiente

Ad agosto ripulita l’area tra Torre Paola, Mezzomonte e le fonti di Lucullo

di Flavia Filippi

I “Liberi Netturbini Pontini”

Incontro con il Sindaco di Sabaudia Lucci

Gruppo di LNP

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Territorio

Il Consiglio comunale di Sabaudia all’unanimità ha chiesto la sospensione del progetto

P urtroppo sono rare le persone, al difuori dei professionisti che studianoi fenomeni di erosione marina, con-

sapevoli del fatto che un opera realizzatain aggetto sul mare produce dissesti nellespiagge e nelle dune costiere a distanza an-che di decine di chilometri. In proposito sitende a dimenticare che:“ in seguito allarealizzazione del porto di San Felice Circeosi sono verificate significative riduzioni deifondali antistanti le opere portuali ed im-portanti fenomeni erosivi del litorale daS.Felice C. a Terracina” (ISPRA). In un precedente articolo al riguardo ho sot-tolineato che a partire dagli anni ’90, ogniricerca di carattere tecnico-scientifico suiproblemi dell’erosione costiera nell’interacosta laziale, commissionata dalla RegioneLazio, eseguita da professionisti di elevataprofessionalità (Studio Volta di Savona) e dadocenti universitari, ha messo in evidenzache la stabilità delle dune e delle spiaggedel Parco Nazionale del Circeo è pesante-mente minacciata dallo smisurato amplia-mento del porto di Anzio.Proprio sulla ba-se di dati scientifici inoppugnabili, respon-sabilmente la Giunta Regionale del Lazio,presieduta dal governatore Marrazzo, re-spinse il progetto di Anzio. Successivamente la governatrice Polverini,senza tener conto dell’acclarata insoste-nibilità di tale progetto, volle mantenere lepromesse elettorali fatte al Sindaco di An-zio approvando la mastodontica opera fo-ranea (un vero oltraggio al mar Tirreno). Il Ministro ai Beni Culturali Galan, dello stes-so partito della Polverini, espresse a suotempo forti critiche alla Giunta Regionaledel Lazio, circa la programmazione di ope-re portuali sulle coste regionali, a suo direassolutamente compromissorie della sta-bilità dei litorali.C’è da chiedersi quali sono i motivi per cuila Giunta Regionale sino ad ora non abbiaapplicato le “LINEE GUIDA PER LA REDA-ZIONE DEL PIANO DEI PORTI E DELLECOSTE DELLA REGIONE LAZIO” (pubbli-cate nel novembre 2011), che escludono inmodo inequivocabile la realizzazione dinuove strutture portuali foranee nelle costelaziali.In dette Linee Guida per quanto riguarda laMACROAREA 2 (Ladispoli – Nettuno) si tro-va scritto che “ …..le possibilità di sviluppopossono essere orientate verso la ricerca disiti idonei ad ospitare piccoli approdi perla nautica minore; in tal senso anche in que-sta circostanza, potrebbe essere presa inconsiderazione la possibilità di realizzaredarsene interne lungo corsi d’acqua e fos-si di bonifica…”Circa la MACROAREA 3 (Latina – Minturno)si fa rilevare che “tale tratto di costa, insie-me ad altri limitrofi, sono interessati dal fe-nomeno dell’erosione e pertanto la realiz-zazione di nuove strutture aggettanti a ma-re accentuerebbe una situazione già di gra-ve instabilità della linea di costa dovuta al-

l’interruzione dell’alimentazione della sab-bia da nord. Alla luce di quanto esposto, larealizzazione di opere portuali a mare po-trebbe arrecare un grave pregiudizio alla tu-tela degli arenili lungo la costa in esame, siaper l’occupazione “fisica” del porto stessoin ambito molto esteso, sia per gli effetti sul-l’erosione e sull’integrità delle dune e suglihabitat umidi del Parco Nazionale del Cir-ceo e dei Sic cod. IT 6000011 (torre Astu-ra) e cod. IT6000012 (fondali tra Capo Por-tiere e Lago di Caprolace).La costiera di Latina si trova a poco più diquindici chilometri da Anzio. Il danno eco-logico è pertanto assolutamente inevitabi-le per la Marina di Latina, in primo luogo, eper tutto l’ecosistema dune/arenili del Par-co Nazionale del Circeo fino a Torre Paola,

a seguire. Il Consiglio comunale di Sabau-dia all’unanimità ha chiesto alla Regione,sollecitando un’iniziativa congiunta dell’En-te Parco Nazionale del Circeo, una so-spensione del progetto di Anzio e un con-fronto urgente basato su dati tecnico-scientifici disponibili (per altro tutti concor-danti) sul grave problema. ■

Minaccia per la stabilità di due spiagge del Parco Nazionale del Circeo

L’insostenibilità dell’ampliamento del porto di Anzio

di Nello Ialongo

“UN ANNO SPECIALE”, un libro di Nello Ialongo(Sabaudia nella storia d’Italia)

di Giovanna D’Arbitrio

I Il 30 agosto 2015, alle ore 21,00, nella Corte Comunale diSabaudia, è stato presentato il libro “Un annospeciale. Ilcinquantesimo anniversario di Sabaudia” di Nello Ialongo,

esperto geologo nonché più volte sindaco di Sabaudia negli an-ni 1970-85 (in cui si è alternato nell’incarico con altri consiglie-ri comunali). Hanno partecipato all’incontro lo stesso autore e iprofessori dell’Università di Tor Vergata Rino Caputo e AngeloFavaro e il giornalista e scrittore Pier Giacomo Sottoriva.Come hanno sottolineato i relatori, Ialongo ha raccolto nel suolibro documenti, testimonianze e ricordi sulla storia di Sabau-dia, in particolare su quell’anno speciale in cui la commemorazione del cinquantesi-mo anniversario rappresentò, secondo l’autore,“l’occasione per rendere un doverosoe solenne omaggio agli operatori della bonifica e ai pionieri non solo da parte della co-munità locale ma anche da rappresentanze qualificate dei Comuni, delle Province e del-le Regioni di provenienza, dal Presidente della Regione Lazio, dal Duca Amedeo II d’Ao-sta, in rappresentanza di casa Savoia, da membri autorevoli del governo nazionale edal Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini”.Nel corso del dibattito è stato messo in risalto il carattere di N. Ialongo, uomo schivoe riservato, convinto democratico moderato che preferisce i toni anglosassoni del-l’understatement nel suo modo di agire, anche quando critica certe scelte fatte per l’a-mato territorio di Sabaudia, perfino nell’immagine impressa sulla copertina del libro incui è Pertini ad apparire in primo piano, non lui, allora sindaco, ritratto di spalle men-tre abbraccia il Presidente.Perseguendo inoltre l’obiettivo di preservare“il senso di identità dei cittadini”, egli hacercato nel suo libro di offrire una testimonianza di quei tempi ai discendenti dei co-loni che, pur essendo inizialmente insediati in un territorio senza una storia e tradizio-ni comuni, seppero lottare per bonificare delle paludi, valorizzando la bellezza dei luo-ghi e trasmettendo alle future generazioni la consapevolezza e l’orgoglio di abitare inun territorio che per millenni ha stregato migliaia di visitatori. Molte, in effetti, sono sta-tele lodi non solo alleattrattive paesaggistiche, ma anchealla particolare architettura diSabaudia da parte di illustri personaggi, come Emilio Greco (che ha donato a Sabau-dia molte delle sue opere esposte nel museo a lui dedicato),Moravia, Pasolini, Le Co-busier che la definì “una creazione frutto di amore e di buon gusto”.Nella pregevole prefazione di A. Favaro si legge: “La realizzazione e la costruzione delsenso di cittadinanza comincia e si sviluppa dalla relazione che ciascun uomo e ognidonna instaurano con il territorio ove hanno scelto o è accaduto loro di trovarsi a vi-vere, agire, operare, lavorare, amare, soprattutto amare”.Ed egli ha senza dubbio colto il significato più profondo del libro di Nello Ialongo incui, al di là dei toni celebrativi del cinquantesimo anniversario, risaltano amore per lapropria terra, senso di appartenenza, difesa dell’ambiente, valori decisamente enco-miabili in tempi difficili in cui impera la globalizzazione.

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A rchiviata la passata stagione con lafantastica vittoria della Coppa Pro-vincia di Latina, inizia in questo me-

se di ottobre la nuova avventura 2015/2016per gli Amatori Circeo. Promossa infatti nelcampionato di seconda categoria, la squa-dra di Mister D’Aniello, dopo più di un me-se di intensa preparazione, partita il 31 Ago-sto, è pronta per l’inizio del torneo, con laprima giornata prevista proprio per il pros-simo 4 Ottobre.Le novitá sono molte, innanzitutto la diri-genza si é rinforzata, con l’arrivo di diversepersone, che, al fianco dei sempre presen-ti dirigenti Mirko Rossato, Francesco Ser-rapica, Luca D’Antrassi e Tiziano Bonato,hanno trasformato la loro passione per ilcalcio in un vero impegno, facendo si checi sia sempre stata, oramai da molti anni, ilnome di una compagine sanfeliciana nelpanorama del calcio locale.Mario D’Aniello sarà proprio di supporto alladirigenza nel ruolo di Direttore Generale, men-tre Pietro Petrucci coadiuverá Mister FrancoD’Aniello, confermato alla guida della squa-dra anche per questo prossimo anno.

Diversi sono i rinforzi arrivati,alcuni provenienti dalle zonelimitrofe, altri invece, giuntianche grazie alla mancataiscrizione della Nuova Circe alcampionato di terza catego-ria. Tutti arrivi che, speriamo,compenseranno le tre/quattropartenze importanti, sui qualiil mister lo scorso anno avevapuntato molto per ottenere ilterzo posto in classifica e iltrionfo in coppa.La seconda novitá é piú unritorno al passato, in quantola societá, come fino a qual-che anno fà, raddoppia nuo-vamente il proprio impegnonella gestione di un secondogruppo di ragazzi, con l’i-scrizione al campionatoamatoriale GSI, torneo sìamatoriale, ma che ha dimostrato di esse-re comunque impegnativo e di alto livello.La gestione di questo gruppo é stata affi-data a Giafranco Benetti, che dopo molti

campionati alla presidenza delMontenero Calcio, con soddi-sfazioni e successi, è tornatolo scorso anno sui campi digioco nelle vesti di allenatoredegli Amatori Vodice, e da set-tembre in questa nuova av-ventura con gli Amatori Cir-ceo.

Non ci resta che augurare a tutte e due lesquadre un grande in bocca al lupo, ma so-pratutto l’augurio di vedere gli spalti del Bal-larin sempre pieni di sanfeliciani a suppor-tarli. ■

Calcio

Seconda categoria e Amatori GSI, doppio impegno per gli Amatori Circeo

A.S.D. A. Circeo Calcio

di Andrea Fortunato

I l 2 settembre è iniziata la stagionesportiva 2015-2016 della scuola calcioA.S.D. NUOVA CIRCE SIMONE RIZ-

ZATO.Il Ballarin di Mezzomonte si è riempito dibambini e ragazzi. Visto gli ottimi risultatidella precedente stagione calcistica, tutte lecategorie sono state confermate. Anche quest’anno, afferma il presidenteFabrizio Vittori, i corsi della scuola calciosaranno gratuiti per non far pesare l’interocosto della quota sulle famiglie, avendol’A.S.D. Nuova Circe sempre dimostrato un interes-se particolare verso il sociale, così tutti co-loro che vorranno, potranno partecipare, vi-sto che i punti cardini della scuola calciosono il divertimento e lo spirito di aggrega-zione.Lo Staff tecnico, sempre diretto dal Mst.Gianni Marzella, vera garanzia del movi-mento giovanile regionale, è stato confer-mato anche per questa stagione e conti-nuerà a seguire costantemente i ragazzi nelloro percorso di crescita.Chiare sono le parole del responsabile delsettore giovanile Raimondo Petrucci :- Il no-stro impegno è quello di proseguire nella di-rezione intrapresa, partendo dai propri errori

per migliorare e migliorarsi,con la speranza che questiragazzi possano un giornoessere il futuro della A.S.D.Nuova Circe, e perché no!Sperare che qualcuno di lo-ro porti alto il nome della so-cietà, visto che alcuni deiragazzi sono sotto l’atten-zione di società professioni-stiche.Le categorie presenti dellastagione 2015-2016 sono:giovanissimi provinciali(2001-2002), esordienti mi-sti (2003-2004-2005), pul-cini misti (2005-2006-2007), piccoli amici (2008-2009), scuola calcio(2010).L’organigramma della so-cietà A.S.D. Nuova Circe Scuola Calcio “Si-mone Rizzato” è:presidente: Fabrizio Vittori, vice presiden-te: Giorgio Di Cosimo, vice presidente eresponsabile settore giovanile: RaimondoPetrucci, direttore generale: Mario Cap-poni, segretario: Giuseppe Mignardi, diri-genti accompagnatori: Giuseppe Maran-

gon e Franco Sala, responsabile tecnico:Gianni Marzella, istruttori: Ivan Di Cosimo,Salvatore Aurino.Quest’anno tutti gli allenamenti e tutte lepartite si disputeranno sul campo sportivoAldo Ballarin di Mezzomonte.Auguriamo ai nostri ragazzi una stagionepiena di soddisfazioni e di successi! ■

Stagione 2014-15 positiva

Iniziata la stagione 2015-2016

di Mario Capponi

Sport

Luigi Egidi

I ragazzi della scuola calcio “S. Rizzato”

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 26

Varie - Oroscopo

Oroscopo di Ottobre 2015 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Le stelle dell’amore sono un po’rallentate e non vi appagano,ma Venere, Marte e Giove agi-scono più fortemente nel setto-re lavoro e negli affari econo-mici. Mantenete la fiducia in voistessi … i risultati arrivano.

Torodal 21/4 al 20/5

Mercurio mette in primo pianogli studi e il lavoro. La luna pie-na, a fine mese, può far nasce-re un nuovo amore! Miglioranoanche i rapporti in famiglia econ i parenti.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Voi che siete il segno della gio-vinezza dovrete imparare la le-zione “diventare maturi e re-sponsabili”. Saturno vi aiuterà aesaminare e capire che allegriae maturità possono andare inperfetto accordo … dipenderàda voi.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Le stelle vi rendono amabili egentili ma anche intraprenden-ti; se qualcuno vi sta a cuore èil momento per farsi notare. Lavostra vita quotidiana vi potràpresentare piacevoli opportuni-tà. Momento buono per il lavo-ro.

Leonedal 23/7 al 22/8

Le energie celesti vi indirizzanoverso il successo e la profes-sione. Le situazioni sono matu-re e la vostra fatica merita unaricompensa. L’amore, in questoperiodo è in secondo piano, male emozioni non mancano.

Verginedal 23/8 al 22/9

Il vostro cielo indica impegno espirito d’iniziativa. Adesso visentite forti e potete indossare levesti della persona “protagoni-sta” con gli onori e gli oneri checiò comporta. Saturno porta unpo’ di freddezza in amore, mavoi saprete gestirli con equilibrioe amore-comprensione.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

Venere, Marte e Mercurio ci di-cono che è un periodo favorevo-le. Il pianeta degli affari (Mercu-rio) e della comunicazione sug-gerisce di avere molta attenzionein questi settori. Sono favoriti:scrittori, giornalisti, insegnanti,studenti e tutti coloro che sono inrelazione con queste attività.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Dopo una estate un po’ fatico-sa, ora vi riprendete … ma evi-tate di chiudervi in casa con lascusa che dovete riflettere dasoli. Avere tempo per pensareserve, ma socializzare è moltoutile. Portate avanti i vostri pro-getti di lavoro.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Saturno, nel segno, vi chiedestabilità e impegno. Le stelle vispingono all’ambizione e, inquesto periodo avrete scontricon genitori, insegnanti e conchi detiene l’autorità. Ma voiavete buon senso e intelligenza… Valutate bene come agire.

Capricornodal 21/12 al 19/1

Ritardi, lentezze burocratiche,difficoltà vi fanno diventare in-sofferenti. Dovrete avere pa-zienza; litigare non serve a nien-te! Approfondite o coltivate ilvostro senso artistico. Giove èamico e può fornire eventi for-tunati e felicità.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Siete cambiati e il vostro per-corso di maturazione vi orientaverso nuovi interessi e direzio-ni anch’esse nuove. Attenzionea contrasti in famiglia con pa-renti e collaboratori. La forma fi-sica è migliorata e ricercatestrade più semplici.

Pescidal 19/2 al 20/3

L’umiltà sarà una qualità che do-vrete praticare per aiutarvi a sen-tire Saturno (in transito). Tuttisappiamo che non siete superbi;ma siete il segno delle grandimaree, delle emozioni smisuratee che non avete “adattabilità” al-la moderazione. Attenzione allepolemiche legali e burocratiche.

Q uando andavo in vacanza al Circeo e siandava a Terracina in bicicletta, la spiag-gia era tutta per noi. Poche case, la rien-

tranza di porto Badino e la lunga sottile striscia disabbia che accoglieva le nostre evoluzioni sulledue ruote e ci permetteva di goderci pic- nic contanto di bagno pomeridiano.La prima fermata era Torre Olevola, la bella torre

che con le altre (torre Paola, torre Cervia, torre Fi-co) faceva parte di un sistema di quattro torri vo-luto da Pio IV e progettato per le continue incur-sioni dei pirati: basti pensare che la prima voltache è citata è in un documento storico del 1469ed è rappresentata in una mappa disegnata daLeonardo da Vinci raffigurante le zone sulle qualisi doveva - già allora - eseguire la bonifica. Unatorre che poi è stata riedificata nel 1703 su ordi-ne di Papa Clemente XI e per questo è anche det-ta “Torre Clementina». Il capitano Giulio CesareGrillo la Torre, Provveditore Generale della MarinaPontificia, così descrive la sua posizione nel 1617(quindi prima che venisse ricostruita): “ La Torre èposta alle radici del monte Cercello verso Ponen-te, scopre tutta la spiaggia de Caprolace, Foglia-no, Foce Verde, Asturia, sino al Capo d’Anzi. .... èTorre di grandissima considerazione e del continuovi stanno delli vascelli assai e particolarmente l’e-state tutti li vascelli che vengono dalla parte delMonte le sera si fermano detta torre per hauer fon-

do capace di qualsivoglia galera o altro vascelloet per assicurarsi dalli corsari”. Tanta storia che appena si intravede nell’edifica-zione intensiva che ormai la circonda, fra ville, vil-lette, bar, ristoranti, alberghi. Trovare un po’ dispiaggia libera è diventata un’impresa: stabilimen-ti e ombrelloni si susseguono a ritmo ininterrotto tra-sformando tutta la pianura pontina. Una situazioneche - ovviamente - fa parte del gioco: inutile ram-maricare, è giusto che ognuno possa andare al ma-re e fare il bagno. Quello che a volte mi chiedo èsolo “ma perché in modo così disordinato?”. “Per-ché non aver fatto finché si era in tempo un pro-getto che permettesse anche le stesse cubature,ma magari più armoniche fra di loro?”. Sono solodomande retoriche che mi pongo ogni volta che ri-percorro quella grande spiaggia della mia infanziae mi chiedo che cosa le capiterà ancora...Così percuriosità riporto anche le parole di uno scritto cheho trovato su internet dove l’autore si firma come ilConte di Montecristo Edmond Dantès e parla del-la costa del Circeo: “ È l’anno 2099. L’ultimo ba-luardo della resistenza ponzese, arretrato da circadue mesi sull’isola di Palmarola, è caduto eroica-mente. Si trattava di una fortezza ormai simbolica,eppure i feroci “Gommonauti” come loro costumenon hanno fatto prigionieri. La storia aveva avuto inizio circa cinquanta anni pri-ma, quando la Provincia Pontina Dei Porti si era

proclamata indipendente anche grazie allo strapo-tere economico che le veniva dal fatto di aver tra-sformato in approdo turistico fino all’ultimo metrodei suoi centoventi chilometri di costa. Già agli ini-zi del XXI secolo si era capito quale sarebbe statoil destino di quest’area posta al centro del Medi-terraneo, vale a dire da quando, nel giro di pochis-simi anni si erano visti comparire, nell’ordine: il rad-doppio del porto del Circeo, la costruzione dellasontuosa Marina di Torre Olevola, la realizzazionedella Mega Darsena di Golfo Sereno, il nuovo por-to di Terracina, l’ampliamento di quello di Sperlon-ga per non parlare delle strutture ciclopiche di Gae-ta e Formia; inoltre era stato completato il porto diLatina a Foce Verde che si univa idealmente (e nonsolo) al Circeo grazie al porto-canale di Rio Marti-no e alla Darsena Interna che, di fatto, aveva tra-sformato i Laghi Costieri – resi comunicanti tra lo-ro – in una baia esclusiva. Lo sfruttamento intensi-vo del fiume Sisto e dei canali di Badino e BorgoSant’Antonio era stato portato a termine e perfinoil Canale Mussolini era stato reso navigabile». Ovviamente è fantascienza, è uno scherzo. Maneppure troppo, se si pensa alle proteste di tre an-ni fa quando si voleva trasformare la spiaggia digolfo Sereno in un ormeggio , motivo per cui i co-mitati ambientalisti sono scesi in piazza. E se sipensa alle costruzioni che stanno trasformando iterreni agricoli della bonifica. ■

Torre OlevolaScherzose previsioni per il futuro

Le quattro Torri volute da Pio IVdi Lilli Garrone

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 27

Tempo libero

Q uentin è amico sin dall'infanzia di Mar-go, dirimpettaia avventurosa e impre-vedibile mentre lui è timido ed ecces-

sivamente cauto nelle sue scelte. Negli ultimianni però i due si sono allontanati: la ragazzaè diventata una delle più cool del liceo, lui unodei più nerd; almeno fino alla notte in cui Mar-go ha bisogno del suo aiuto per vendicarsi dialcuni nemici comuni del liceo. Quentin sco-pre di amare follemente Margo, che il giornosuccessivo scompare senza lasciare traccia.Eccetto che per Quentin, che comincia a tro-vare indizi che secondo lui condurranno inequivocabilmente alla ra-gazza. Tratto da un romanzo di John Green, concepito tra le altre cose perannientare lo stereotipo della cosiddetta manic pixie dream girl, Cit-tà di carta è vittima di un equivoco: quello di assomigliare troppoal suo protagonista nell'incapacità di maturare e di scegliere il pro-prio ruolo. Città di carta cerca di essere troppi modelli senza maiconvincere, né essere convinto, di poterne incarnare almeno uno,senza essere supportato da una regia di personalità (Schreier si ar-rende al contenuto e si limita a lasciare che la trama segua il suocorso). Gli specchietti per le allodole non mancano - Walt Whitman,Woody Guthrie, i Wilco, la colonna sonora impeccabile con Bon Iver,Vampire Weekend e War On Drugs - e sono disseminati lungo il filmal pari degli indizi lasciati da Margo, finendo per risultare bluff vuo-ti, o "di carta", per riprendere la metafora con cui Margo spiega aQuentin l'ipocrisia del mondo circostante (lei compresa).Il clima del film, particolarmente carente in termini di scrittura, co-incide con la scelta più azzardata, quella di cambiare radicalmen-te il finale rispetto al testo di Green. Fatto che produce effetti in-desiderati, lasciando l'amaro in bocca su un esito insoddisfacentese interpretato sia come lieto fine che come agrodolce ritorno allarealtà. La colonna sonora, unico elemento non "di carta" di una oc-casione macroscopicamente mancata.

CITTÀ DI CARTAdi JAKE SCHREIER

Il fil

m p

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di ALESSIA BRAVO

Frittata di patate

Ingredienti per 4 persone– 700 gr. di patate – 100 gr. di guanciale – 1 cipolla – strutto – sale e pepe

Lessate le patate in abbondante ac-qua bollente salata, poi pelatele eschiacciatele con la forchetta. Ta-gliuzzate finemente il guanciale e fa-telo rosolare in un tegame con unpo’ di strutto. Mettete nel recipienteanche le patate schiacciate, aggiun-gete un pizzico di sale e di pepe emescolate con cura, servendovi diun cucchiaio di legno, finché tutto ilgrasso verrà assorbito. A questopunto appiattite bene il preparatoutilizzando una paletta, poi togliete il tegame dal fuoco.Mettete un cucchiaio di strutto in una padella e unite la cipolla ta-gliata a metà. Quando sarà ben rosolata, eliminatela. Fate scivolarenel recipiente il tortino di patate, lasciatelo colorire perfettamente suentrambi i lati e, quando sarà pronto servitelo.

CITAZIONI UTILI

Verità

Amo la verità. Credo che l’umanità neabbia bisogno. Ma ha un bisognoancora più grande della menzogna chela lusinga, la consola, le dà speranzesenza limite. Senza la menzognamorirebbe di disperazione e di noia.Anatole France, La vita in fiore

Menzogna

Le masse … cadranno vittime piùfacilmente di una grossa menzogna che diuna piccola.dolf Hitler, MeinKampf

Il peccato possiedemolti utensili, ma la menzogna è ilmanico che si adatta a tutti.Oliver Wendell Holmes, L’autocrate della

prima colazione

Ipocrisia

L’ipocrisia è il preludio alla castrazioneintellettuale.Arrigo Cajumi, Il malpensante, da pensieridi un libertino

Avv. Antonio Di Salvo

Importanti novità in tema di controversie dei consumatori

A decorrere dallo scorso 3 settembre 2015 è entra-to in vigore il D.lgs. n. 130/2015 che prevede un’u-nica procedura per la risoluzione delle controver-

sie tra consumatori cd.” sistema A.D.R.” (acronimo per Alternative Dis-pute Resolution). Prima dell’entrata in vigore del succitato Decreto Le-gislativo, infatti, ogni ente (Corecom, Autorità per l’energia elettrica e ilgas, Agcom, Arbitro bancario e finanziario) aveva una propria procedurache, spesso, divergeva da quella degli altri enti creando, in tal modo,una forte confusione che, di fatto, penalizzava il consumatore. Ebbeneil Legislatore ha inteso fissare un’unica procedura anche per facilitareil consumatore nella tutela dei propri diritti e interessi. La nuova proce-dura, quindi, ha uniformato sia la formazione e i requisiti dei concilia-tori, sia la richiesta di conciliazione che deve essere presentata dal con-sumatore per l’avvio della procedura.La nuova normativa impone agli organismi ADR di aggiornare periodi-camente e con regolarità il proprio sito web al fine di agevolare il con-sumatore nell’accesso alle informazioni relative al funzionamento dellaprocedura ADR, incluse le tariffe e gli effetti giuridici derivanti dall’esi-to della procedura e la possibilità di presentazione dell’istanza di avvioin via telematica. Inoltre ogni organismo ADR ha l’obbligo di adottare iprovvedimenti necessari ad assicurare il trattamento dei dati persona-li nel rispetto della normativa in materia di privacy (D.lgs. n. 196/2003e successive modifiche e integrazioni). La procedura prevista dal D.lgs.n. 130/2015 deve concludersi entro 90 giorni dall’avvio, fatta salva lapossibilità per il consumatore di adire il giudice in qualunque modo siconcluda la procedura. L’art. 8 del D.lgs. n. 130/2015 prevede alcunicasi di esclusione tra i quali in questa sede, ricordiamo le controversietra professionisti, le negoziazioni tra il professionista e il consumatore.Ad avviso di chi scrive la nuova normativa deve essere salutata positi-vamente dal cittadino/consumatore in quanto assicura celerità, traspa-renza, facilità ed economicità delle procedure di risoluzione delle con-troversie.

e-mail: [email protected]

ORA LEGALE

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2 ottobre. Tanti auguri di buon compleanno a nostro nipoteFrancesco Gabrieli e tanti auguri anche ai suoi genitori.Da zia Antonella e da zio Valentino.

5 ottobre. Tantissimi auguri a Gildo Petrucci per il suocompleanno! Auguri speciali da tutti i tuoi nipoti.

8 ottobre. Tanti auguri per i suoi 80 anni ad Antonio Riccidalla moglie, le figlie, il genero, la nipote Alessandra, lesorelle, i cognati, i nipoti e gli amici.

8 ottobre. Tutta la famiglia augura uno splendido com-pleanno a Floriana Caddeo.

18 ottobre. Tanti auguri di buon compleanno ad AnnaMenghini e tanta felicità per gli anni a venire. Un bacioneda tuo fratello Valentino.

18 ottobre. Un felice compleanno alla simpatica Paola RitaLanzuisi dalla tua cuginona Federica.

27 ottobre. Al nostro socio Luciano Fabbri buon com-pleanno da tutta l’Associazione Odissea.

27 ottobre. Alla bella e simpatica Ursani Anastasia ungrande abbraccio e tanti bacini per il suo compleannodalla nonna Anna e dalle amiche.

28 ottobre. Tanti auguri a Barbara Smith per il suo com-pleanno da parenti e amici.

29 ottobre. Tantissimi auguri al nostro 1° amore … SaraAvagliano per i suoi splendidi 8 anni. Con affetto zia Vin-ce e nonna.

30 ottobre. Giorgia e Chiara insieme al papà Luca, allo zioFabio e ai nonni Loredana e Antonio, fanno tanti augurialla mamma Francesca Ceci.

31 ottobre. Immensi auguri di buon compleanno ad una ra-gazza speciale, Veronica Vena. Zia Francesca.

4 novembre. Alla nostra “cuginetta” Ludovica Petrucci unbacione grande grande per il suo compleanno.

4 novembre. Ricorre l’importante genetliaco di FaustoLanzuisi e i suoi figli, i fratelli, i nipoti, insieme ai tantissi-mi che lo stimano e gli vogliono bene, intendono fargligiungere i più affettuosi auguri.

4 novembre. Buon compleanno a Fausto Lanzuisi da tuttala famiglia Mignardi

5 novembre. Paola Rita e Lorenzo fanno tanti auguri amamma Clelia nel giorno del suo compleanno, impe-gnandosi ad essere almeno per la sua festa, un pochinopiù ubbidienti …

5 novembre. Alla nostra zia Bruna Marocco un auguriospeciale di buon compleanno da tutti i suoi nipotoni e ni-potini.

5 novembre. Tanti auguri zia Anna Clelia Petrucci, per iltuo compleanno. Fede

5 novembre. Finalmente Mario Masocco possiamo fartitanti tanti auguri per il tuo compleanno da parte dei tuoivicini sempre più vicini.

5 novembre. Per i suoi 94 anni tutta la famiglia di Leonar-da Clementina Calisi le fa tanti e tanti auguri di buoncompleanno.

8 novembre. D’Isanto Valentina oggi compie gli anni. Au-guri, auguroni, augurissimi dalla famiglia e dagli amici.

8 novembre. Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguriCardellino tanti auguri da Nico, Fede e tutta la family.

11 novembre. Tanti auguri di buon compleanno a nonnaAmelia Ferrante da parte dei figli e dei nipoti.

14 novembre. Fabio Ceci compie 34 anni. Auguri affettuosidai familiari e dagli amici.

15 novembre. Alla piccola di casa, Vittoria Ballerini, Augu-rissimi per i suoi 8 anni dalla famiglia.

16 novembre. Un felice compleanno per i suoi 26 anni allochef di casa, Davide Mignardi, da tutti noi!

22 novembre. Ti auguro il meglio del meglio per il tuo com-pleanno Nico Mignardi, anche se tu il meglio già lo haiavendomi sposata. Auguri dalla tua Bibo!

25 novembre. Buon compleanno a Lara Coppi da Kaspian.Champagne e King e da tutti gli altri gatti, familiari com-presi.

27 novembre. Alla nostra nonnina Elisa Capponi tantissimiauguri per il suo mitico 85° compleanno, a te che ci faisentire sempre coccolati e piccini anche se ora siamo tut-ti “selleroni”! Un bacio grande da Fede, Nico, SimoneRiccardo, Manila, Elisa, Valerio, Yuri e Marco.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto,Francesca Faccini, Valeria Di Marco, Domenico Mignardi, Maurizio Paolini, Sabrina Scapini, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

Compleanni

Un ricordo di Marisa Capponi

Alla nostra Paesanella”5 ottobre 2015“Cara Mamma, nel giorno del tuo com-pleanno la tua famiglia dopo 35 anni che nonci sei più, vuole ancora ringraziarti per tuttoquello che hai fatto per noi in quel tempo an-che se troppo breve, in cui hai vissuto! (n.5.10.1932 / m. 15.6.1980).

Adelmo Petrucci Il 13 agosto, un'altra figura familiare per il Cen-tro Storico di San Felice Circeo è venuta a man-care. Adelmo Petrucci, ha svolto con capacitàe grande professionalità il suo servizio di N.C.C.per cinquant'anni (1954 - 2004). Gli anziani delpaese ancora ricordano la sua prima autovettu-ra: una fiammante "Lancia Agusta". Era nato aSan Felice il 27 luglio del 1930. Le figlie, i nipo-ti, i familiari tutti, insieme ai molti compaesani loricordano con nostalgia e affetto.

Anniversario1 ottobre. E’ difficile non ricordare questo compleanno, come è difficile non notarti … perciò tanti auguri a Emiliano di Maggioda tutta la numerosa famiglia.19 ottobre. Semplicemente grazie Nico Mignardi! Da Federica.23 ottobre. Un augurio speciale per il vostro 40° anniversario di matrimonio a Giuseppe Mignardi e Marcella Palombi… a qua-ranta anni è lo smeraldo … e abbiamo detto tutto! Auguri da tutta la famiglia.31 ottobre. Tanti Auguri, dagli amici, a Bakly e Francesca per i loro 16 anni di felice matrimonio.