Influenza, istruzioni per l’uso il Trentino  · Nel campo socio-sanitario verrà messo a regime...

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Mensile della Provincia autonoma di Trento anno XLV – numero 293 il Trentino novembre 2009 www.provincia.tn.it NAZ/220/2008 4.550 milioni di euro le risorse a disposizione Attenzione a fasce deboli, welfare, edilizia agevolata e servizi per le famiglie > pagine 3-6 AGRICOLTURE Ospiti d’onore alla fiera svizzera > pagine 22-23 SCIENZE Museo, il percorso delle meraviglie > pagine 24-25 CULTURE Million Dollar Man sceglie Trento > pagine 30-31 SPORT Trentino Volley sulla vetta del mondo > pagina 44 Influenza, istruzioni per l’uso Bilancio 2010, un patto condiviso

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Mensile della Provincia autonoma di Trento anno XLV – numero 293

il Trentino novembre 2009

www.provincia.tn.it

NAZ/220/2008

4.550 milioni di euro le risorse a disposizione Attenzione a fasce deboli, welfare, edilizia agevolata e servizi per le famiglie > pagine 3-6

AGRICOLTUREOspiti d’onore alla fiera svizzera> pagine 22-23

SCIENZE Museo, il percorso delle meraviglie> pagine 24-25

CULTUREMillion Dollar Man sceglie Trento> pagine 30-31

SPORTTrentino Volley sulla vetta del mondo > pagina 44

Influenza, istruzioni per l’uso

Bilancio 2010, un patto condiviso

2 il Trentino – novembre 2009

Rivista mensile della Provincia autonoma di TrentoAnno XLV – numero 293novembre 2009Piazza Dante n. 15, 38122 TrentoTel. 0461 494684-37 www.riviste.provincia.tn.itDirettore responsabile: Giampaolo PedrottiCoordinatore editoriale: Carlo MartinelliRedazione: Pier Francesco Fedrizzi, Mauro Neri, Marco Pontoni, Lorenzo Rotondi, Fausta Slanzi, Corrado ZanettiVanda Campolongo, Marina Malcotti,Elisabetta Valduga, Silvia VernacciniAmministrazione: Orietta Frisinghelli, Mariarosa PontaltiHanno collaborato: Marzia Bortolameotti, Sandra Chighizola, Claudio Cucco, Elisabetta Curzel, Adele Gerardi, Francesco Suomela Girardi, Federica Mormando, Marina Rosset, Alessandra Saletti, Arianna Tamburini, Daniele ValersiIn copertina: immagine di Sonia Lunardelli - Mugrafik.Fotografie: Archivio: Ufficio stampa Provincia autonoma di Trento; Museo Tridentino di scienze naturali (Hugo Muñoz); Archivio Foto FIVP; Soprintendenza per i beni librari, archivistici e archeologici; Azienda per il turismo Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val Rendena; Agf Bernardinatti, Piero Cavagna, Giovanni Cavulli, Romano Magrone, Daniele Mosna, Matteo Rensi, Dino Panato.Impaginazione: Artimedia - TrentoStampa: S.I.E. Spa Società Iniziative Editoriali - Trento

Registrazione del Tribunale di Trento n. 100 del 13.08.1963 – iscrizione nel R.O.C. n. 480

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L’argomentoUn patto di sistema 3 Tutte le cifre per un anno 4

SaluteNuova influenza da conoscere 8 La sanità parla euroregionale 10

PersoneAl timone dell’ARCA 12

Fotonotizie3 Governi, 5 mila in elicottero 14

NotizieTurismo trentino da record 16

LetteraDa Malpensa a Gardolo 19

InnovazioneL’opportunità è digitale 20

AgricoltureOLMA, Trentino ospite d’onore 22

ScienzeIl percorso delle meraviglie 24

TerritorioLa guerra nel Parco 26 C’è del permafrost da difendere 28

CultureMillion Dollar Man 30 L’attualità dell’archeologia 32 Piccola bussola nel mare grande 34 L’Europa orientale a Levico 36 250 viaggi nella modernità 38 Il ciclo della musica 40 Il pittore prospettico 41

EuropaToc toc si può entrare 42

SportivamenteTrentino mondiale 44

Ieri1964, sulla strada del vino 45

il Trentino

3il Trentino – novembre 2009

Un patto di sistema

Abbiamo approvato il Bilancio 2010 avendo alle spalle non solo una

fitta trama di consultazioni in-tessuta con le forze economiche e sociali e con gli enti locali, ma anche l’esperienza matura-ta durante tutto quest’anno (e parte del 2008) con la mano-vra anticrisi, che come sap-piamo ha rappresentato uno sforzo importante in termini di risorse stanziate come pure di elaborazione di proposte, di misure concrete che in parte re-steranno, anche quando gli ef-fetti della crisi saranno passati. Pensiamo ad esempio al reddito minimo di garanzia, che ha san-cito un principio fondamentale: in Trentino nessuna persona, nessun nucleo familiare dovrà vivere con un reddito inferiore ad un livello minimo che con-senta di condurre un’esistenza dignitosa. Si tratta di un “no” secco alla povertà, pronunciato da una terra che la povertà l’ha conosciuta e quindi sa di che cosa parla; e visto che questo principio per noi non è sinda-cabile, esso sarà parte integran-te anche delle politiche sociali del futuro, a partire da questo 2010 nel quale, ci auguriamo, si cominceranno a vedere i segni della ripresa economica.

La nuova manovra contiene anche altre misure importanti, che vanno a valorizzare i punti di forza del Trentino, perché nei momenti di crisi non si può solo giocare in difesa, bisogna attrez-zarsi al fine di ripartire con slan-cio, con fiducia. E per fortuna in Trentino i punti di forza non mancano: scuola e formazione

Lorenzo Dellai Presidente della Provincia autonoma di Trento

Bilancio 2010: verso un’unica piattaforma produttivaprofessionale, università, inno-vazione, ricerca, infrastrutture, trasporti, nonché un’ammini-strazione che ha dimostrato, in un anno così carico di iniziative straordinarie, di saper lavorare bene, velocemente e con com-petenza.

Ma, di nuovo, la cosa forse più importante da sottolineare è che l’imperativo di fare sistema, di costruire un’unica piattafor-ma produttiva, fortemente co-esa e competitiva, comincia ad essere raccolto da tutti gli attori del sistema. Dal dialogo svilup-pato con le categorie economi-che, con i sindacati, con i comu-ni, ha preso forma un protocollo d’intesa destinato ad orientare le politiche di sviluppo future. Un vero e proprio “patto di sistema” i cui pilastri sono in sostanza la qualità sociale, la qualificazione della spesa pubblica e la crea-zione di valore, ad ogni livello, partendo soprattutto dal capi-tale umano, dai trentini e dalle trentine.

Rimando alle pagine che seguono per i dettagli sulle va-rie voci di bilancio. Vorrei però sottolineare un’ultima cosa: la significativa riduzione del-le spese discrezionali, che nel 2010 calano del 16% rispetto al 2008, in particolare, con un calo del 50% delle spese di consu-lenza. Anche questo un piccolo segnale che vogliamo lanciare: si può fare tanto, tantissimo, con meno. Destinando magari le risorse così recuperate ad in-vestimenti strategici, cosa che dovremo fare con sempre mag-giore decisione negli anni che verranno.

n n n

per le consulenzemeno 16%

per spese discrezionali

meno 50%

L’argomento

le risorsedel bilancio 2010

4.550 milioni

la spesa correnteper la sanità

1.069 milioni

la spesa correnteper scuola

e formazione

709 milioni

la variazionerispetto

al bilancio 2009

più 1,8%

4 il Trentino – novembre 2009

menti a disposizione dell’am-ministrazione pubblica, dei cittadini e delle imprese.

La manovra di Bilancio ha come principali obiettivi proprio quelli di portare a compimento quanto previsto dal “pacchetto anticongiun-turale” e di preparare il Tren-tino a cogliere le opportunità che si presenteranno nella fase della ripresa.

Per fare questo una prima grande scommessa è quel-la fatta sul “capitale umano”, ovvero sulle politiche riguar-danti la scuola e la forma-zione in genere, l’istruzione universitaria, la cultura, le infrastrutture telematiche. Nel campo socio-sanitario verrà messo a regime fra l’altro l’intervento relativo al “reddito minimo di garanzia” e verranno azzerate le tariffe dei servizi pubblici a carico delle famiglie dal terzo figlio in poi; sostanzialmente fisio-logico invece l’aumento del 3,7% della spesa corrente alla voce sanità.

Nel campo dell’edilizia abitativa proseguirà il fi-nanziamento del Piano stra-ordinario di Itea SpA, e si “spingerà” maggiormente sul fronte dell’edilizia agevolata, con un nuovo piano di edi-lizia sociale, rivolto in parti-colare ai giovani e alle fasce “intermedie” (che non han-no i requisiti per rivolgersi all’Itea ma al tempo stesso in difficoltà a muoversi sul libe-ro mercato). Non verrà re-

Approvato dalla Giun-ta provinciale il Bi-lancio 2010. Il Bi-

lancio imposta la manovra programmatica per l’intera legislatura – cioè fino al 2012 – come delineata dal Piano di sviluppo provinciale. Le risorse a disposizione sono pari a 4.550,00 milioni di euro, con un +1,8% rispet-to all’anno precedente. Sia l’incidenza della spesa cor-rente che di quella in conto capitale rimangono sostan-zialmente invariate rispetto al 2009. Le principali voci di investimento riguardano le seguenti materie: scuo-la e formazione; istruzio-ne universitaria; cultura e sport; assistenza; sanità; enti locali; comunicazione e trasporti (reti informati-che, viabilità e trasporti); edilizia abitativa; ambiente e territorio; lavoro; impre-se; interventi di contesto (ricerca, progetti integrati di sviluppo); energia; razio-nalizzazione della pubblica amministrazione.

Un’attenzione particola-re viene rivolta alle fasce di popolazione più deboli, alle misure innovative di welfare, all’edilizia agevolata (con un nuovo piano straordinario, selettivo in quanto ad obiet-tivi e target di riferimento),

ai servizi per le famiglie. Al tempo stesso la manovra in-veste sui punti di forza del Trentino – innovazione, ri-cerca, infrastrutture di qua-lità, buona amministrazione – al fine di rendere la sua piattaforma produttiva an-cora più competitiva. Duran-te il percorso che ha portato all’approvazione della mano-vra si è sviluppato un dialo-go serrato e proficuo con le forze economiche e sociali, dal quale è scaturito un pro-tocollo d’intesa destinato ad orientare le politiche di svi-luppo future.

Si è delineato insomma – come sottolineato dal pre-sidente Lorenzo Dellai – un vero e proprio “patto di siste-ma” che poggia su tre pilastri: qualità sociale (raggiungibile anche attraverso l’adozione di politiche di sistema inno-vative); qualificazione della spesa (in particolare per con-tenere e qualificare la spesa corrente, in accordo con i sindacati); creazione di valo-re (dentro e fuori l’ente pub-blico, anche in accordo con il mondo imprenditoriale e produttivo).

La “palestra” all’interno della quale si è testata la ca-pacità del Trentino di fare si-stema è stata quella del piano anticrisi, contenente misu-re significative, alcune delle quali (come il reddito mini-mo di garanzia) destinate ad entrare in maniera perma-nente nell’insieme degli stru-

Tutte le cifre per un annoUn’attenzione particolare per le fasce più deboli

per i progettidi formazione

giovani

72 milioni

per proseguireil progetto

banda larga

101 milioni

per l’ediliziapubblica

e agevolata

171 milioni

per interventisugli ospedali

periferici

109 milioni

agli interventiper ambientee territorio

150 milioni

L’argomento

Marco Pontoni

5il Trentino – novembre 2009

Impostazioneprogrammatica per il 2010 e per l’intera legislatura

Gli obiettivi principali sono i seguenti:

– completare e rafforzare la manovra anticongiuntura-le;

– definire strategie e azioni innovative di natura strut-turale per favorire una ra-pida uscita dalla crisi;

– promuovere uno sviluppo locale duraturo e sosteni-bile.

Sulla base di quanto indica-to dal Psp-Piano di sviluppo provinciale per la XIV legi-slatura, viene data priorità ad investimenti e azioni che favoriscano il rafforzamento della competitività del siste-ma produttivo e il sostegno alle misure di protezione dal rischio di perdita del posto di lavoro, consentendo al Trentino di superare la crisi congiunturale e avviando un nuovo ciclo virtuoso di svi-luppo.

Tema centrale è il raffor-zamento del capitale terri-toriale (concetto utilizzato da Ocse e Ue), inteso come insieme di risorse materiali, immateriali e umane, di beni pubblici e competenze priva-te, di reti di cooperazione e valori sociali.

Prospettivefinanziariedi legislatura

Le stime per il 2010 sono di un Bilancio pari a

4.550 milioni di euro (4.467 nel 2009), con un +1,86% ri-spetto al 2009.

Le prospettive per il prosieguo della legislatura – cioè fino al 2012 – sono condizionate da diversi fatto-ri, fra cui: la consistenza del patto di stabilità, le dinami-che dell’economia, l’attuazio-ne del federalismo fiscale.

Sul piano delle entrate i “nodi” principali sono rap-presentati dall’Irap in agri-coltura (il Governo ha im-pugnato la legge provinciale che proroga l’agevolazione dell’1% per l’Irap “agricola” attualmente in vigore), dal fondo per la non-autosuffi-cienza, dalle politiche tarif-farie. La prospettiva è di at-tivare azioni significative per l’incremento delle risorse a disposizione del sistema pro-vinciale da destinare a inve-stimenti produttivi o per con-tenere le dinamiche di spesa del settore socio-sanitario, in particolare attraverso la promozione di: fondi sanitari integrativi; un mercato se-condario per i titoli emessi dalle società provinciali; pro-grammi di edilizia a canone moderato; politiche regionali di risparmio previdenziale.

per il fondomiglioramento

Qualità della scuola

10 milioni

per la nuova competenza

nelle ferrovie

150 milioni

per l’accordo di programma

con l’università

24 milioni

per sistemazione idraulica

e forestale

102 milioni

per le strutturee servizi

assistenziali

33 milioni

plicato il piano straordinario delle ristrutturazioni in fun-zione anticrisi, ma saranno incentivati gli interventi per l’edilizia di qualità.

Per quanto riguarda le comunicazioni e i traspor-ti, continuerà l’impegno sul fronte del “Trentino digita-le” e verrà avviato il progetto Metroland. Proseguirà an-che l’impegno riguardante il sostegno del lavoro e delle imprese e si potenzieranno i finanziamenti alla ricerca.

Spazio anche ad azioni di sistema che andranno con-certate con il Governo, in particolar modo sul piano sociale: la Provincia intende infatti avanzare la richiesta di una nuova norma di at-tuazione dello Statuto per vedersi affidare l’intera ma-teria riguardante gli ammor-tizzatori sociali. Oggi esiste infatti com’è noto una plu-ralità di strumenti, dell’Inps (disoccupazione e cassa inte-grazione), della Provincia in maniera diretta e della Pro-vincia su delega regionale. “È giunto il tempo – ha spiega-to Dellai – di disporre nelle nostre mani di tutti gli stru-menti necessari ad avviare una politica complessiva sul tema del lavoro, che troverà sistemazione in una nuova legge di settore.”

6 il Trentino – novembre 2009

Contenimentodella spesa corrente

Si prevedono in particolar modo:

– azioni finalizzate al con-tenimento delle spese di gestione di tutti gli enti e i soggetti del settore pub-blico provinciale;

– azioni specifiche su enti e soggetti collegati alla fi-nanza provinciale (agenzie ed enti funzionali; società controllate, altri enti del settore pubblico).

n n n

totale della spesa pubblica nel 2010 (sostanzialmente invariata rispetto al 2009) e del 63,9% nel 2013. In questo modo si potranno recupera-re risorse per investimenti per 85 milioni di euro.

Significativa la riduzio-ne delle spese discrezionali, che calano del 16% rispetto al 2008, in particolare, con un calo del 50% delle spese di consulenza.

Sono inoltre promosse azioni per orientare la realiz-zazione di opere pubbliche e private agevolate a criteri di maggiore sobrietà ed essen-zialità.

Politichedi spesa

In Trentino i livelli di spe-sa pubblica sono più alti

rispetto ai corrispondenti valori nazionali. L’incidenza della spesa pubblica sul Pil è del 46%, contro il 42% del valore nazionale. Fra le voci che incidono maggiormente ci sono la spesa sanitaria, il comparto scuola, la spesa dei comuni, gli investimenti del settore pubblico.

Opportune azioni di pro-grammazione – tese ad una razionalizzazione e ad un contenimento della spesa corrente – portano a formu-lare una previsione di spesa corrente pari al 62,1% del per interventi

a sostegno del lavoro

20 milioni

per interventia favore

delle imprese

193 milioni

per investimenti di trentino

sviluppo spa

258 milioni

per l’agenziaprovincialedepurazione

79 milioni

per la viabilità63 milioni

per metroland

148 milioni

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

3.115,6

3.495,7

3679,8

3.955,73.997,7

3.914,9

3.992,74041,4

4.427,7 4.470,54.550,0

+12,2%

+5,3%

+7,5%

+1,1%-2,1% +2,1%

+1,1%

+9,6%

+1,0%+1,8%

TrenTino, il Trend delle risorse di bilancio (stanziamenti in milioni di euro)

8 il Trentino – novembre 2009

Così l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha informato la popolazione

trentina sulla nuova influenza.

1. Che cos’è la nuova influen-za H1N1?La nuova influenza H1N1 è provocata da un virus nuovo e molto diverso dai normali virus influenzali che si è diffuso in molti Paesi del mondo.Come altri virus influenzali, il virus H1N1 si diffonde da una persona all’altra con la tosse, gli starnuti e, talvolta, attraverso oggetti contaminati dal virus.Questa nuova influenza è im-prevedibile ma gli esperti sani-tari nazionali ed internazionali prevedono una forte diffusione di questa malattia nei prossimi mesi. Attualmente la nuova in-fluenza non è più grave dell’in-fluenza stagionale. Però, a diffe-renza dell’influenza stagionale, colpisce maggiormente le fasce di età più giovani.I sintomi della nuova influenza, comuni a quelli dell’influenza stagionale, comprendono:– Spossatezza – Febbre – Mal di gola

Nuova influenza da conoscerePandemia in arrivo? Ecco tutto ciò che dovete sapere

fluenzali stagionali, il loro orga-nismo ha sviluppato la capacità di sconfiggere i virus. La nuova influenza H1N1 è causata da un virus influenzale nuovo, molto diverso dai virus dell’influenza stagionale. La maggior parte delle persone sono poco o per nulla immuni nei confronti di questo virus: il loro organismo non è infatti pronto a difender-si.

3. Il vaccino contro la nuova influenza H1N1 Il vaccino “stimola” le difese na-turali dell’organismo, rendendo-le pronte nel caso di esposizio-ne al virus H1N1. Quando una persona viene vaccinata riceve, con una iniezione nel musco-lo del braccio, nella coscia nei bambini, alcune proteine del

virus che non possono causare l’influenza, ma sono in grado di promuovere la formazione di anticorpi. Oltre alle proteine del virus, il vaccino contiene un “adiuvante”, cioè un composto in grado di favorire una rispo-sta più efficace. Questo vaccino non impedirà l’insorgere dell’in-fluenza stagionale.

4. Chi deve sottoporsi alla vaccinazione contro la nuova influenza l’H1N1 e quando?Prima della vaccinazione ogni persona riceverà copia del fo-glietto illustrativo del prodotto con le informazioni dettagliate sul vaccino. La prima fase è ini-ziata lunedì 9 novembre.

Presso i servizi vaccinali dei di-stretti potranno vaccinarsi:– categorie essenziali: persona-

le sanitario, forze dell’ordine, vigili del fuoco (il personale di altri servizi ritenuti essenziali verrà vaccinato in un secondo momento);

– bambini di età da 6 mesi a 14 anni con malattie croniche;

– bambini di età da 6 mesi a 2 anni nati gravemente preter-mine;

LAVA SPESSO LE MANICON ACQUA E SAPONE

specialmente dopo avertossito o starnutito

– Dolori muscolari– Brividi – Tosse – RaffreddoreAlcuni soggetti possono pre-sentare vomito e diarrea.La maggior parte delle persone guarisce entro una settimana, ma come per l’influenza sta-gionale alcuni soggetti possono sviluppare polmonite o altre complicanze anche molto gravi.

2. Cosa distingue la nuova in-fluenza H1N1 dall’influenza stagionale?I virus dell’influenza stagiona-le cambiano di anno in anno, ma sono strettamente correla-ti l’uno all’altro. I soggetti che hanno contratto l’influenza in passato godono in genere di una certa immunità verso i virus in-

COMBATTILA NUOVA INFLUENZAIN TRE MOSSE

Salute

9il Trentino – novembre 2009

– bambini che frequentano l’asilo nido;

– donne al secondo e terzo tri-mestre di gravidanza.

Presso il proprio medico di fa-miglia:– persone di età da 15 a 64 anni

con malattie croniche;– donne al secondo e terzo tri-

mestre di gravidanza;– donne che hanno partorito da

meno di 6 mesi.Nella seconda parte della cam-pagna, inizio previsto per fine gennaio, verrà offerta la vacci-nazione ai soggetti di età com-presa tra i 6 mesi e i 27 anni non precedentemente vaccinati.

5. Alcune persone non do-vrebbero vaccinarsi o dovreb-bero attendere?Non deve sottoporsi a vaccina-zione contro la nuova influenza chi soffre di una forma grave, potenzialmente letale, di aller-gia alle uova o ad una delle so-stanze contenute nel vaccino. È bene informare l’incaricato del-la vaccinazione qualora si soffra di allergie gravi e anche nel caso abbia sofferto di:– una grave reazione allergica

dopo la somministrazione del vaccino contro l’influenza stagionale;

– la sindrome di Guillain Barré (una grave forma di paralisi, chiamata anche GBS).

Anche se queste evenienze po-trebbero non rappresentare una

controindicazione al vaccino, il personale medico vi potrà aiuta-re a decidere. Se siete ammalati – malattie acute con febbre – è consigliabile attendere prima di sottoporsi alla vaccinazione. In caso di raffreddore leggero o di altre malattie lievi non è, gene-ralmente, necessario attendere.Il vaccino contro la nuova in-fluenza H1N1 può essere som-ministrato in concomitanza con il vaccino contro l’influenza sta-gionale.

6. Quali sono i rischi associati al vaccino contro la nuova in-fluenza H1N1?Un vaccino, come qualsiasi al-tro farmaco, può causare pro-blemi seri, come una reazione allergica grave. Il rischio che un qualunque vaccino provochi danni seri o la morte è tutta-via estremamente raro. Il virus contenuto nel vaccino inattivato contro la nuova influenza H1N1 è ucciso, quindi non è possibile contrarre l’influenza dal vacci-no. I rischi associati al vaccino

H1N1 sono analoghi a quelli as-sociati al vaccino inattivato per l’influenza stagionale.

Reazioni lievi:– irritazione, rossore, sensibili-

tà o rigonfiamento nel punto d’iniezione;

– svenimento (per lo più negli adolescenti);

– cefalea, dolori muscolari – febbre;– nausea.Qualora insorgano tali disturbi, questi in genere si manifestano subito dopo l’iniezione e durano 1-2 giorni.

Reazioni gravi:Le reazioni allergiche poten-zialmente letali ai vaccini sono molto rare. Qualora si verifichi-no, in genere questo succede da pochi minuti fino a qualche ora dopo la somministrazione.

7. Cosa fare in caso di reazio-ne grave?In caso di una reazione allergica grave che può manifestarsi con

difficoltà respiratoria, raucedine o dispnea, orticaria, pallore, de-bolezza, tachicardia o vertigini oppure febbre alta o nel bambi-no con un comportamento ano-malo è necessario:– chiamare un medico o porta-

re immediatamente l’interes-sato dal medico;

– dire al medico cosa è succes-so, la data e l’ora in cui si è verificato l’evento e quando è stato somministrato il vacci-no.

8. Come si possono ottenere ulteriori informazioni?– Rivolgetevi al vostro medico

o chiamate il Servizio Igiene del vostro Distretto sanitario

– consultate il sito dell’Azienda sanitaria

http://www.apss.tn.it/

Prima della vaccinazione vi sarà consegnato il foglietto illustrati-vo del vaccino e vi sarà chiesto il consenso informato scritto.

n n n

COPRI BOCCA E NASOCON UN FAZZOLETTOIN CASO DI TOSSE O STARNUTI

se il fazzoletto non è disponibile, copri bocca e naso con il gomito o la spalla, non con le mani

RIMANI A CASASE SEI MALATO

per evitare di trasmettere virus influenzali ad altri

Alta Valsugana Via S. Pietro, 2 - Pergine 0461 515200Bassa Valsugana e Tesino Viale Vicenza, 9 - Borgo Valsugana 0461 755611Primiero Via Roma, 1 - Tonadico 0439 764424Alto Garda e Ledro Via Donatori di Sangue, 1 - Arco 0464 532936Fiemme Via Dossi, 17 - Cavalese 0462 242289Fassa Via Milano, 11 - Pozza di Fassa 0462 761000Giudicarie e Rendena Via Presanella, 16 - Tione 0465 331411Valle di Non Via Degasperi, 31 - Cles 0463 660780Val di Sole Via 4 Novembre, 8 - Malè 0463 909430Vallagarina Piazza Leoni, 11/A - Rovereto 0464 403726Trento, Valle dei Laghi, Rotaliana, Paganella, Cembra Centro Servizi Sanitari pal. B - Viale Verona - Trento 0461 902247

Numeri telefonici degli ambulatori vaccinali dei Distretti sanitari

10 il Trentino – novembre 2009

Salute

Si riempie ogni giorno di più di contenuti opera-tivi e concreti il disegno

euroregionale. L’otto settembre scorso, alle cantine Rotari di Mezzocorona, Trentino, Alto Adige e Tirolo hanno posto le basi per una forte collaborazio-ne in campo sanitario. Hanno aperto uno spazio di confronto su questioni di comune interes-se riguardo al funzionamento e alla qualità dei rispettivi sistemi sanitari.

I temi su cui si è iniziato a lavorare sono strategici: la pro-grammazione dell’offerta sani-taria con attenzione alle siner-gie ottenibili con reti integrate di strutture specialistiche e con la mobilità professionale; i ser-vizi sanitari con riferimento alle procedure di accesso alle cure, alla appropriatezza delle pre-stazioni erogate e ai percorsi di assistenza integrata sociale e sanitaria; le tecniche a suppor-to della sanità e in particolare le tecnologie per l’e-health e gli studi epidemiologici.

Un’agenda di impegni per il confronto e la cooperazione in ambito sanitario è stata sotto-scritta dagli assessori alla salu-te della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, della Pro-vincia autonoma di Bolzano,

La sanità parla euroregionaleCollaborazione tra Trento, Bolzano e Innsbruck

Lorenzo Rotondi

Lorenzo Dellai in occasione della firma – innanzitutto po-litico istituzionale, perché oggi si scrive una pagina importante del grande libro della coopera-zione transfrontaliera. Siamo chiamati a riempire di conte-nuti concreti il grande disegno dell’Euroregione. Quella che un tempo era una collaborazione su singoli progetti deve diven-tare oggi una comune visione di futuro. In questo quadro il lavoro di oggi è particolarmente significativo perché la salute è un tema molto importante per i nostri cittadini. Più riusciamo a riempire di contenuti concreti questa idea di euroregione più avremo successo. Andiamo ver-so tempi nei quali è impensabile che ogni territorio possa svilup-pare eccellenze in tutti i campi e quindi è necessario realizza-re collaborazioni importanti e mettere in rete le nostre strut-ture. In questo modo potremo costruire un sistema che non ha paragoni in tutta Europa».

Richard Theiner, e del Land Ti-rol, Berhard Tilg. In particolare si è decisa l’adozione di un in-sieme di indicatori comuni per il confronto su base annuale in ordine al funzionamento e agli esiti dei rispettivi sistemi sanita-ri; la realizzazione di confronti su specifici aspetti funzionali-organizzativi dei servizi sanitari e lo svolgimento di studi ed ana-lisi epidemiologiche con riferi-mento a specifiche patologie di particolare comune rilevanza; l’approvazione entro un anno di un’intesa per favorire iniziative di formazione comuni e per l’of-ferta di stage formativi presso le rispettive istituzioni cliniche e

di ricerca; l’organizzazione en-tro il mese di giugno del 2010 di un seminario di informazione e studio circa lo sviluppo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione con specifica attenzione al collegamento in-formatico dei medici di famiglia con le strutture ospedaliere e dei servizi sanitari con il cittadi-no; l’organizzazione a turno tra il Land Tirolo e le Province au-tonome di Bolzano e di Trento di un incontro annuale di con-fronto e discussione sulle attivi-tà condotte in comune.

«Attribuisco a questo in-contro un particolare significa-to – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento

i medici di assistenzadi basenella provinciadi Trento

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strutture per anziani: una componente cruciale dell’offerta sanitaria sul territorio è quella relativa ai servizi di accoglienza residenziale. complementare a questo servizio è poi l’assistenza domiciliare, che nella provincia di trento (integrata, occasionale o programmata) ha in carico 18.960 utenti, per la provincia di bolzano il dato complessivo è di 5.973 utenti, ma a questi vanno aggiunti i circa 9.000 non auto sufficienti che ricevono l’assegno di cura e buoni servizio per l’assistenza domiciliare.

l’assisTenZa doMiciliare

11il Trentino – novembre 2009

Perché il Trentino cerca la collaborazione con Tirolo e Alto Adige in campo sanitario?Perché Trentino, Alto Adige e Tirolo sono territo-ri con caratteristiche fisiche e demografiche simili, perché siamo accomunati da una storia comune di buona amministrazione della cosa pubblica e anche perché i nostri sistemi sanitari sono tutti di buon livello se non di eccellenza e quindi è relativamente facile trovare spazi di collaborazione a vantaggio dei cittadini.

Quali esperienze di collaborazione si sono già attuate e quali potranno essere realizzate nel prossimo futuro grazie all’incontro di Mezzo-corona?In realtà non è una novità la collaborazione in cam-po sanitario. Da anni lavoriamo assieme per quanto riguarda i trapianti e devo dire che questo esempio di collaborazione transfrontaliera è per noi ormai un punto fermo nelle politiche sanitarie. Con Tirolo e Alto Adige ci siamo impegnati ad approfondire i rapporti, passando per una precisa analisi sul fun-zionamento e la qualità dei rispettivi sistemi sanita-ri. L’idea è quella di lavorare assieme sulla program-mazione dell’offerta sanitaria facendo attenzione alle sinergie che possiamo ottenere mettendo in rete le strutture specialistiche e favorendo anche la mo-bilità professionale. Vogliamo approfondire anche le rispettive procedure di accesso alle cure, valuta-re l’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e dei percorsi di assistenza. Una frontiera di particolare interesse è rappresentata dall’e-health e dagli studi epidemiologici.

Quali vantaggi per i cittadini?Ci poniamo l’obiettivo di continuare a dare ai citta-dini dei tre territori una sanità di qualità razionaliz-zando gli interventi e mettendoci reciprocamente a disposizione, nelle modalità che stabiliremo e nella misura che sarà possibile, strutture e personale. È

impensabile infatti che è ogni territorio possa svi-luppare eccellenze in tutti i campi e quindi siamo chiamati a realizzare collaborazioni e a mettere in relazione le nostre strutture. Abbiamo la possibilità di costruire un’esperienza unica in Europa che dia concretezza e tangibilità al principio del protagoni-smo delle regioni nella casa comune europea.

Quali difficoltà si incontreranno in questo nuo-vo percorso di collaborazione e come si potran-no superare?Una componente fondamentale del lavoro sarà co-noscere le “grandezze” su cui si opera, le relazioni economiche, sociali ed epidemiologiche in gioco. I flussi informativi e la loro analisi saranno quindi un elemento indispensabile a supporto delle decisioni. Ci sarà poi molto lavoro da fare anche sul fronte dell’adattamento dei rispettivi ordinamenti visto che è prevedibile che si riscontreranno differenze nelle norme che regolano l’accesso, il costo e la sommini-strazione delle prestazioni in campo sanitario.

I prossimi passi?Cominceremo adottando un set di indicatori per il confronto su base annuale in ordine al funziona-mento e agli esiti dei rispettivi sistemi sanitari. Ci confronteremo costantemente su specifici aspetti funzionali-organizzativi dei servizi sanitari e faremo studi ed analisi epidemiologiche con riferimento a specifiche patologie di particolare comune rilevan-za. Metteremo in campo iniziative di formazione comuni e stage presso le rispettive istituzioni clini-che e di ricerca. Nel giugno del prossimo anno or-ganizzeremo inoltre un seminario di informazione e studio circa lo sviluppo delle Tecnologie per l’in-formazione e la comunicazione (ICT), con specifica attenzione al collegamento informatico dei medici di famiglia con le strutture ospedaliere e dei servizi sanitari con il cittadino.

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Intervistaall’assessoreUgo Rossi

“Dalla partedei cittadini”

12 il Trentino – novembre 2009

Persone

La storia di chi, ad un certo punto, si sente una sorta di pioniere, di esplora-

tore. C’è il deserto attorno e tu devi affrontare una traversata che nessuno ha mai fatto, prima. Perché quel deserto è tutto nuo-vo, è sconosciuto. E quando lo nominavano, anni fa, sembrava-no parlare di chissaché. Questa è la storia di una donna corag-giosa. Certo, non si può e non si vuole dimenticare chi, con lei ed attorno a lei, ha creduto in que-sta traversata. Ma l’impegno e la costanza, la tenacia e il sorriso comunque mai venuto meno, assegnano un ruolo per una vol-ta speciale a Valeria Chini, che di ostacoli ne ha già superati molti (ed ha aiutato molti altri a superarne altrettanti).

Questa è dunque la storia di Valeria Chini che a Trento, 13 anni fa, ha fatto nascere un pun-to di riferimento per l’anoressia e la bulimia. È da quel momento in poi che queste malattie sub-dole e pericolose hanno smesso

Al timone dell’ARCALa battaglia di Valeria contro anoressia e bulimia

Marzia Bortolameotti di essere un tabù: c’era final-mente un luogo dove poterne parlarne apertamente, per cer-care di sconfiggerle. È anche dal pungolo che l’ARCA – questo il nome scelto dall’associazione – ha saputo rappresentare che un anno dopo è nato il Centro per il trattamento dei disturbi ali-mentari, struttura dell’Azienda sanitaria.

Tredici anni di battaglie: il termine non è eccessivo. E sta di fatto che in virtù del suo im-pegno nel sociale, era lo scorso giugno, Valeria Chini ha ricevu-to l’onorificenza di Cavaliere al Commissariato del Governo di Trento. Un riconoscimento per tutti questi anni di duro lavoro e per aver fondato un’associazione che tutt’oggi appare necessaria, eccome, per il Trentino. Quel giorno, siatene certi, accanto al sorriso la signora Valeria sfog-giava anche qualche lacrima.

Quanto tempo. Era il 1996 quando Valeria Chini fondò l’ARCA, assieme al marito Bia-gio Surace (altra tempra tenace, ora presidente dell’associazio-ne). Oggi attorno alla sede di via Vittorio Veneto gravitano un

a.r.c.a., associazione ricerca comportamento alimentare, nasce nel 1996, a trento. nasce dall’impegno di valeria chini, biagio surace e di una pattuglia di altri soci, tutti volontari – allora come oggi. nasce come gruppo aperto a genitori, familiari, ragazze e ragazzi che direttamente o indirettamente hanno conosciuto anoressia o bulimia. già. se fino a qualche anno si poteva pensare che anoressia e bulimia riguardassero soprattutto le ragazze, oggi si deve constatare che non solo si abbassa drammaticamente l’età di chi finisce nelle spire di un cammino dolorosa, ma si nota che sono in aumento vertiginoso i ragazzi coinvolti. l’arca – nel tempo l’associazione è diventata proprio questo, simbolicamente: una scialuppa di salvataggio, spesso, per chi rischia di essere trascinato via dalla corrente di una società malata ed impazzita, dove, per dirla con le parole stupite ed amare di un volontario, la paura della fame ha lasciato il posto alla paura del cibo – non ha ovviamente intenti diagnostici o terapeutici. si propone invece come punto d’incontro, di dialogo e di consiglio per tutti coloro che si trovano di fronte a queste malattie e non sanno come affrontarle. in particolar modo l’arca promuove: gruppi di auto-aiuto per genitori e familiari mirati al confronto delle esperienze, alla ricerca di comportamentali costruttivi all’interno della famiglia e alla scoperta delle persone in essa presenti. gruppi di auto-aiuto indirizzati a ragazze e ragazzi con la presenza di volontari ed incontri informativi aperti a tutti, in sede o in sale pubbliche, tenuti da specialisti e riguardanti sia aspetti medici che psicologici. con arca collaborano inoltre alcuni terapeuti che operano nel privato e dai quali può venire un sostegno per chi si trova in difficoltà. negli anni l’arca ha saputo offrire – grazie alla rete di volontari, alla formazione continua, ai contatti con le strutture sanitarie del territorio (non sempre facili, va detto, specie negli anni in cui anoressia e bulimia sembravano questioni da extraterrestri: oggi per fortuna la consapevolezza è decisamente aumentata, in tutti e l’arca non è certo estranea a questa accresciuta sensibilità, anzi) – un punto di riferimento importante. e si fa volere bene. non è un caso che nell’estate appena trascorsa l’edizione di “rock al lack”, che da anni vede protagonisti a santa colomba il comune di albiano e l’associazione albiano senza frontiere, sia stata dedicata (parte dell’incasso compreso) all’arca. nel ricordo di sabrina, una ragazza portata via, come si leggeva nell’opuscolo della festa, “dalla brutta bestia dell’anoressia”. e non è un caso se il prossimo 22 novembre, domenica, all’auditorium s. chiara di trento, l’associazione des etoiles, scuola di ballo, festeggerà i suoi 20 anni di attività con uno spettacolo di solidarietà in collaborazione e a favore dell’arca. “tutti a bordo - destinazione musical” il titolo. un sogno, una nave, un viaggio: questo lo spirito. Quello dell’arca, a ben guardare. il sogno di vedere debellate anoressia e bulimia; una nave che non può che essere, ovviamente, un’arca; un viaggio, quello di un gruppo di uomini e donne che non sono rimasti a guardare quando un nemico nuovo e sconosciuto si è affacciato alle loro vite.

L’ARCA ha sede a Trento, in via Vittorio Veneto, 24. È aperta il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19, tel. e fax 0461 [email protected]

la sToria di Una coraGGiosa PaTTUGlia di VolonTari

13il Trentino – novembre 2009

centinaio di persone e, soprat-tutto, una pattuglia di volontari (donne per la maggior parte).

«Abbiamo fortemente volu-to l’ARCA a partire certamente da una nostra esperienza per-sonale – spiega Valeria – in un momento nel quale sembrava ancora strano, per non dire im-possibile, che anche i ragazzi dovessero fare i conti con ano-ressia e bulimia. Oggi invece i maschi sono in aumento e l’età media di chi affronta questi sub-doli nemici si è abbassata: ab-biamo casi di bambine che già a nove anni soffrono di disturbi alimentari. Ma c’era anche la vo-glia di confrontarci fra di noi e salvare la famiglia, perché que-ste patologie vanno a minare la stabilità e la serenità dell’intero nucleo familiare. Così ci siamo ritrovati con altri, con gli stessi problemi nostri. La dimensione dell’aiuto reciproco, del con-fronto, anche dello studio e della formazione, è stata da subito ciò che ci ha tenuto assieme. ARCA è anche una bella comunità, pur nel dolore e nel dramma che

spesso ci arrivano addosso». Valeria e Biagio sono stati tra i primi a parlare senza paura e apertamente di anoressia e buli-mia in Trentino. Si parla di ma-lattie che oggi colpiscono in Ita-lia migliaia e migliaia di giovani. Hanno imparato ad affrontare le cause, quantomeno ad indi-viduarle: «L’anoressia e la buli-mia sono sintomi di un male più profondo, sono sempre disagi psicologici. Sono la spia di una dolorosa mancanza di autosti-ma, spesso. Non ci credo quan-do mi dicono che una ragazza diventa anoressica solo perché vuole avere una taglia 40. Biso-gna chiedersi perché non si vede bene con la sua taglia: questo è il punto. Le ragazze anoressiche solitamente vedono un’immagi-ne di sé distorta. Sono bravissi-me a scuola, hanno una spiccata sensibilità, hanno una marcia in più e sono buone, ma sono sen-za autostima, una mancanza che deriva da una sofferenza interio-re e dalla paura di crescere. Pur-troppo i messaggi che manda la società moderna parlano di una

donna perfetta, magra e bellis-sima che è madre, moglie e allo stesso tempo donna in carriera. Un’immagine impossibile da eguagliare. Fondamentalmente falsa». Per Valeria la questione non è quindi tanto – verrebbe da dire, banalmente – quella del cibo. Giocano un ruolo negativo anche taluni siti internet dove le ragazze trovano in rete solidarie-tà per la scelta di non mangiare, nonché trucchi e ricette fai da te – logicamente disastrosi – per perdere peso velocemente.

«Quando è nata l’associa-zione il nostro obiettivo era che i figli venissero curati sul no-stro territorio. Un anno dopo siamo quindi riusciti ad avere il centro per il trattamento dei disturbi alimentari. Prima c’era

uno sportello, oggi c’è un intero piano. Nel 2000 è nata anche la comunità di Spini di Gardolo».

Una cosa la si può dire: l’AR-CA non è un’associazione tera-peutica, semmai un punto d’in-contro e d’ascolto gratuito, dove i genitori o “le ragazze”, come le chiama Valeria, possono tro-vare prima di tutto un clima di serenità. «Lavoriamo con loro, instauriamo un rapporto di fi-ducia, diamo spazio al dialogo. Molte famiglie che affrontano questo dramma – perché di questo si tratta, di un tornado che sconvolge non solo la vita dei ragazzi, ma anche quella del-la famiglia, degli amici, a volte – puntano a portare i propri figli in clinica fuori dal Trentino. La nostra esperienza ci dice che sei mesi di ricovero non risolvono il problema, la ricaduta è sempre in agguato. Dall’anoressia e dal-la bulimia si può guarire, ma ci vogliono anni di sofferenza, aiu-ti esterni e la forza e la volontà dei genitori. A loro consigliamo di essere uniti nelle loro decisio-ni. Devono saper fissare, in casa, regole precise».

Certo, nella storia di chi ha gravitato attorno all’ARCA ci sono state vicende di “non ri-torno”. Qualche ragazza non ce l’ha fatta. Ma molte altre invece si sono rialzate e sono ritorna-te a camminare con le proprie gambe, riprendendo gli studi o il lavoro e trovando un compa-gno per la vita. Qualcuna di loro adesso collabora come volonta-ria con l’ARCA e in occasione di conferenze e dibattiti diventa te-stimonial per mettere al servizio degli altri la propria storia di sof-ferenza, la propria esperienza di chi ha rivisto il sereno. Proprio come capita a chi sta su un’arca, attraversa una tempesta terribile ma, alla fine, rivede il cielo. Di questa arca la signora Valeria è stata dapprima costruttrice, poi timoniera. Vi pare poco?

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Valeria chini: da 13 anni al timone dell’arca, l’associazione impegnata nella lotta per contrastare i disturbi alimentari.

novembre:all’Auditoriumdi Trentoil musicalper sostenerel’associazione

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14 il Trentino – novembre 2009

Grande folla a Mattarello per la festa dei cinquant’anni del nucleo elicotteri della Provincia autonoma di Trento.

3 Governi

5 mila in elicottero

innsbruck: seduta congiunta, con foto di gruppo, per le Giunte delle Province autonome di Trento e bolzano e del land del Tirolo.

Fotonotizie

15il Trentino – novembre 2009

inaugurata, in occasione dello storico Palio della Quercia allo stadio di rovereto, la nuova e moderna pista di atletica.

Click Hoferla fotografia di Georg niederkofler che ha vinto il concorso Scatta il futuro! organizzato per le celebrazioni hoferiane “la storia incontra il futuro 1809-2009”.

Pista!

16 il Trentino – novembre 2009

Rispetto al 2008 gli arrivi in Trentino, nella scorsa estate, sono aumentati del 5,4% e le presenze del 3,7%. In agosto un autentico boom con una crescita di quasi l’11% negli arrivi e del 9,3% nelle presenze. Si dimostra vincente la strategia di legare l’immagine del nostro territorio allo sport e ai grandi eventi, nel rispetto della sua identità. Nei marosi della crisi, l’estate turistica del Trentino realizza un risultato positivo superiore a qualsiasi aspettativa. Un risultato che conferma la vitalità di un sistema capace di “fare squadra” e rivelarsi prezioso antidoto anticongiunturale per tutta la provincia. Da sottolineare come una delle ragioni del trend positivo del Trentino turistico stia anche nei finanziamenti che la Provincia ha destinato alle imprese del settore (strutture ricettive, piste, impianti, stabilimenti termali) negli ultimi 5 anni. Tra il 2004 e il 2008 si sono registrati ben 1500 interventi, per un totale di 250 milioni di contributi pubblici che hanno attivato investimenti complessivi per 1 miliardo di euro. Questi finanziamenti hanno determinato una crescita qualitativa di tutto il comparto turistico.

Turismo trentinoda record È la politica dei piccoli ma concreti passi quella che informa le due lettere

d’intenti sottoscritte, al termine di una fitta giornata di visite e incontri, tra il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il vi-ceministro al turismo, sport e politiche giovanili della Federazione rus-sa, Gunnadiy Pilipenhko, il ministro del turismo della Repubblica russa di Altai, Euvgeni Vladimirovich Larin, ed il presidente del Comitato per il turismo della Repubblica di Adigheya-Krasnodar, Vladimir Nicolaevich Petrov. La collaborazione tra Trentino e Russia si svilupperà, in particola-re, nel campo dell’impiantistica sciistica, ma si è aperta la strada anche ad altre forme di partnership. Nel 2013 la Val di Fiemme ospiterà, per la terza volta, i Campionati del mondo di sci nordico e l’anno successivo sono in programma a Sochi, in Russia, le Olimpiadi invernali. Di una giornata all’insegna dell’amicizia ha parlato anche l’assessore al tu-rismo Tiziano Mellarini: «Stamane abbiamo messo a conoscenza dei Russi il nostro potenziale turistico, frutto di un vero sistema del quale i Russi hanno condiviso l’impostazione. È iniziata un’importante azione di co-marketing: la possibilità di uno scambio frequente tra i loro e i nostri ope-ratori turistici. Un’azione di rilievo sarà posta dal Comitato organizzatore delle Olimpiadi alla formazione degli operatori. Altro aspetto riguarda la presenza del Trentino alle fiere in Russia, una presenza che sarà allargata anche a zone fino ad ora non frequentate. Altre iniziative potranno infine essere sviluppate in campo sportivo con il coinvolgimento di alcuni prota-gonisti dello sport: abbiamo atleti di fama mondiale e questo sarà motivo per dare forza ai nostri rispettivi prodotti».

Trentino e russia: via agli scambi

È toccato a Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento e del Gruppo Ferrovie dello Stato, chiudere l’incontro con gli attori del sistema economico e sociale per la verifica e il monitoraggio periodico della manovra anticongiuntura-le varata dalla Giunta provinciale. L’occasione, anche, per un impor-tante annuncio: dal 14 dicembre – con gli orari invernali – verrà potenziato il servizio ferroviario tra Bolzano, Trento, Verona e Roma. Le previsioni? Cipolletta ritiene «che è probabile una stagnazione anche nei prossimi mesi, men-tre solo nella primavera del 2010 vedremo segni confortanti di ri-presa». Che fare, nel frattempo? «Dobbiamo supportare il redddito di chi ha perso il lavoro, i Paesi che lo faranno di più e nel modo più appropriato, saranno i primi a trar-ne beneficio. Dunque rafforzare la competività vuol dire sostenere la crescita. In questo contesto segnalo la scarsa patrimonializzazione delle aziende, eppure è là che dobbiamo tornare, non è il momento di avere famiglie ricche e aziende povere. E in questa fase è più che mai centra-le l’elemento dell’istruzione e della formazione permanente. Infine, la necessità di una politica della ricer-ca, lo sviluppo delle infrastrutture (sapendo che l’efficienza di un ter-ritorio è data dalla manutenzione e dalla gestione efficace ed intelli-gente del sistema infrastrutturale), la capacità di perseguire tanto la produzione di energie alternative quanto una corretta gestione dei rifiuti».

la ripresa? arriverà in primavera

Sono 116 le imprese trentine per le quali è stata autorizzata la cassa inte-grazione in deroga. Lo rende noto l’Agenzia del Lavoro nel consueto ag-giornamento settimanale relativo allo stato di avanzamento delle azioni straordinarie per l’occupazione promosse dalla Provincia autonoma. Per quanto riguarda il sostegno al reddito per le persone sospese dal lavoro a causa della crisi, i lavoratori che ne hanno fino ad ora beneficiato sono 1.222, oltre la metà dei quali a tempo determinato.

cassa integrazione per 116 imprese

Notizie

Il Servizio statistica della Provincia autonoma di Trento ha presentato il modello di proiezione demografi-ca dell’evoluzione della popolazio-ne residente trentina fino all’anno 2050. I dati sono utili per indiriz-zare scelte strategiche e politiche sul futuro della nostra provincia. La popolazione residente crescerà fino a raggiungere, nel 2030, le 620mila unità. In aumento gli anziani, i re-sidenti con cittadinanza straniera (dagli attuali 42.500 ai 65mila tra una decina di anni), il numero del-le famiglie (nel prossimo trenten-nio raggiungeranno il numero di 290mila) e i single saranno la quota maggiore con 90mila unità. www.statistica.provincia.tn.it

il Trentino nel 2050

17il Trentino – novembre 2009

Calendario scolastico: si cambia?aperto sul portale della scuola trentina, www.vivoscuola.tn.it, il forum per sugge-rimenti e proposte sul calendario scolastico. come anticipato dall’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, marta dalmaso, il forum è aperto a tutta la comunità, a co-minciare ovviamente dal mondo della scuola. resterà attivo fino a venerdì 4 dicembre 2009. si può intervenire anche con semplici messaggi e-mail o con il cartaceo per via epistolare. l’assessore leggerà «attentamente tutti i contributi utili per una riflessione più mirata prima della decisione della giunta provinciale sull’articolazione del calen-dario per l’anno scolastico 2010/2011».nella home page di vivoscuola, il forum è collocato bene in vista e vi si può accedere e registrarsi agevolmente. oltre alle regole e ai suggerimenti per l’utilizzo del forum stesso, vengono ricordati i “vincoli” che anche la nostra provincia deve rispettare nel decidere il calendario scolastico, ma c’è anche la possibilità di consultare una docu-mentazione sulle delibere, sulla normativa e sulle scelte in vigore negli altri paesi europei.

e-mail: [email protected]: Norma Borgogno c/o vivoscuola, Palazzo Istruzione via Gilli 3, 38121 Trento

Dal 23 ottobre non occorre avere il biglietto o l’abbonamento per viag-giare in Trentino; infatti si può ave-re tutto in una tessera che può es-sere usata su tutti i mezzi pubblici, con una maggiore convenienza. La carta a scalare può essere su tessera “anonima” oppure su tessera “no-minativa”. A differenza della carta a scalare nominativa, che è personale (la ricarica avviene sulla smart card degli abbonati), la carta a scalare anonima può essere scambiata, ad esempio in ambito familiare e può essere utilizzata contemporanea-mente da più utenti. La carta scala-re è ora utilizzabile in tutto il terri-torio provinciale e si può acquistare in tutte le biglietterie di Trentino trasporti esercizio e Trenitalia, e si può ricaricare anche presso tut-te le Casse Rurali. Con la carta a scalare non serve più che l’utente acquisti i biglietti di volta in volta, nè sul servizio urbano nè su quel-lo extraurbano, la carta contiene tutti i biglietti, può essere caricata dell’importo desiderato dall’utente, e gli viene di volta in volta scalato l’importo corrispondente al viaggio effettuato, il credito non ha scaden-za e più un utente viaggia più ottie-ne sconti alla ricarica successiva, sconti che possono arrivare anche al 60 per cento.www.trasporti.provincia.tn.it

ecco la carta a scalare

Nuove sale, al 4° piano dell’edificio di via Zambra 11 a Trento, sopra il Cinformi, arredate e attrezzate anche per la visione di contenuti video a disposizione delle Associazioni di cittadini immigrati che hanno difficoltà a trovare una sede per la loro attività. I nuovi spazi polivalenti, realizzati dal Centro informativo per l’immigrazione della Provincia autonoma di Trento, verranno utilizzati, tra l’altro, per lo svolgimento di corsi di lingua italiana e per l’attività formativa rivolta alle Associazioni sugli aspetti giu-ridici e fiscali del terzo settore.

nuovi spazi per gli immigrati

Al Palazzetto di Levico Terme, durante la seconda edizione della Fiera del-le idee, in una giornata dedicata ai Piani giovani e alle iniziative rivolte ai ragazzi, il Trentino e la Calabria hanno sancito la loro collaborazione nell’ambito delle politiche giovanili. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, e il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, hanno firmato un Protocollo d’Intesa per lo sviluppo di progetti a favore dei giovani che dà una veste ufficiale ad un rapporto di lunga data, nato tanti anni fa con Monsignor Bregantini, che ha operato come vescovo in una terra molto complicata, la Locride. «Con la firma di questo proto-collo – ha concluso il presidente Dellai – noi vogliamo dare organicità e si-stematicità alla nostra collaborazione e dare un contributo seppur piccolo alla ricostruzione di un tessuto nazionale unitario».

Giovani, Trentino e calabria insieme

Il “camper dei consumatori”, la struttura mobile che ha il compito di sensibilizzare la popolazione sul-la consapevolezza e la conoscenza di forme di tutela nel settore del commercio (truffe e raggiri; utenze, servizi pubblici e telecomunica-zioni; prodotti difettosi; pubblicità ingannevole; tutela dati personali; assicurazioni, banche e servizi fi-nanziari; assistenza nell’indirizzo delle procedure di conciliazione; alimentazione e salute; costru-zioni, e compravendita immobili; viaggi ecc.), si sposta nelle vallate e nei centri periferici del Trenti-no. Diffondere informazioni di ca-rattere educativo e accrescere nei consumatori la consapevolezza del proprio ruolo e dei propri diritti all’interno del sistema economico, rientra nei compiti istituzionali dell’ente pubblico. L’iniziativa pre-vede l’estensione del servizio di consulenza ed assistenza già pre-sente nella sede di via Petrarca a Trento. Informazioni sul progetto e sul calendario delle uscite sul sitowww.centroconsumatori.tn.it.

il camper dei consumatori

18 il Trentino – novembre 2009

Notizie

L’innovazione si fa strada nei boschi del Trentino, in particolare nelle tec-nologie applicate alle operazioni di taglio e trasporto del legname. Recen-temente nella Foresta di Paneveggio, in Val di Fiemme, il Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento ed il Cnr Ivalsa (Istituto per la valorizzazione delle specie arboree) hanno presentato, in un cantiere dimostrativo, un nuovo macchinario per l’esbosco via cavo del legname tagliato. Si tratta di una innovativa teleferica a lunga distanza – progettata da una ditta della Valle di Non – montata su una torretta trasportabile su autocarro, un prodotto di eccellenza del know-how trentino il cui utilizzo è destinato a velocizzare le operazioni di esbosco, aumentando la produt-tività, l’economicità e la sicurezza sul lavoro, con notevoli benefici per le imprese boschive e per l’industria del legno.

Tecnologia nei boschi

La costituzione, entro la fine dell’an-no, di una società dei produttori fo-restali; la definizione di una piatta-forma tecnologica provinciale per la filiera foresta-legno; un progetto pluriennale di formazione e di alta formazione per il settore; la messa a punto di un progetto strategico per la filiera: questi alcuni dei progetti ai quali lavorerà la Cabina di regia della filiera foresta-legno-energia e contenuti nel Piano d’azione di le-gislatura 2009-2013. Un piano che si configura come un vero e proprio “patto per il legno” che riconosca l’importanza strategica di questa risorsa naturale.

Filiera foresta-legno

Una vera e propria “scuola di for-mazione e qualificazione degli ope-ratori all’uso in sicurezza dei mezzi agricoli”; questa la decisione sca-turita dalla Giunta provinciale per garantire, attraverso specifici corsi teorico-pratici, la sicurezza degli operatori che utilizzano nel loro la-voro trattori e altri mezzi analoghi. La morfologia del territorio trenti-no, l’importanza che l’agricoltura assume nel quadro economico lo-cale e in parte anche la stessa sotto-valutazione dei rischi da parte degli operatori fanno sì che gli incidenti in questo settore continuino ad es-sere elevati. La struttura operativa sulla quale sarà incardinata l’attività di formazione è quella della Scuola provinciale antincendi, che a Mar-co di Rovereto già dispone di un centro di addestramento.

Mezzi agricoli, guida sicura

La legge provinciale 11/2007 (Go-verno del territorio forestale e montano, dei corsi d’acqua e delle aree protette) si arricchisce di un nuovo regolamento attuativo in materia di tutela della flora, fauna, funghi e tartufi, approvato dalla Giunta provinciale. Nel Regolamento si stabilisce che sono considerate tipiche dell’am-biente alpino, e come tali protette, tutte le specie erbacee, arbustive, di muschi e licheni che hanno diffu-sione naturale e spontanea nel ter-ritorio della provincia di cui sono vietate l’estirpazione di piante, tu-beri, radici, rizomi e stoloni, non-ché la vendita o la commercializza-zione, anche solo di parti di esse.

Flora e fauna: le regole

Il console americano per gli Affari politico-economici Benjamin Wohlau-er, è stato ricevuto dal vicepresidente Alberto Pacher. «Con l’elezione del presidente Barack Obama – ha sottolineato il console Wohlauer – negli Stati Uniti stiamo assistendo ad un fiorire di sensibilità ecologiche per noi del tutto nuove. Abbiamo quindi bisogno di esempi da studiare e, se possi-bile da imitare. Il Consolato americano in Italia ha deciso quindi di partire proprio dal Trentino per individuare buone pratiche e per trovare nuovi partner nel campo della ricerca». «Quello della eco-compatibilità – ha ri-sposto il vicepresidente Pacher, – è un tema in Trentino molto sentito e sul quale la Provincia sta facendo molti investimenti. Già la Microsoft ha scelto il Trentino e i suoi centri di ricerca come partner di innovazione: siamo pronti a verificare anche con i nuovi governanti statunitensi tutte le possibili forme di collaborazione».

il Trentino esempio per gli Usa

È nata la Scuola di governo del ter-ritorio e del paesaggio, la cui gestio-ne è affidata alla Trentino School of Management. Prevista dalla riforma urbanistica e dal terzo Piano urba-nistico della storia dell’Autonomia, la Scuola ha come obiettivo quello di promuovere e diffondere una vera cultura del paesaggio, elemen-to costitutivo dell’identità e della tradizione trentina e componente essenziale di una pianificazione che vede paesaggio, territorio e sviluppo in equilibrata relazione. Rivolta alla formazione del personale di tutte le comunità locali, la Scuola promuo-ve e realizza iniziative formative in materia di governo del territorio e fornisce supporto a Comuni e Co-munità per l’attuazione della Rifor-ma istituzionale. Così la Provincia autonoma di Trento investe sulla formazione di amministratori, tec-nici e liberi professionisti per dare piena attuazione alle nuove leggi di pianificazione urbanistica e di ri-forma istituzionale.

scuola di territorio

L’assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provin-cia autonoma di Trento, Lia Giovanazzi Beltrami, ha partecipato ad Onna alla cerimonia di inaugurazione e avvio del servizio di refezione scolastica della scuola materna intitolata a “Giulia Carnevale”, in memoria della gio-vane studentessa, vittima del terremoto del sei aprile scorso, che l’aveva progettata. Nel corso della cerimonia l’assessore ha anche dato la notizia, molto apprezzata dai presenti, che entro la fine di novembre sarà conse-gnata anche la chiesa di Onna, alla cui ricostruzione stanno collaborando volontari della Val di Sole e nella quale è impegnato anche l’Ente Sviluppo Porfido di Albiano.

inaugurata la scuola materna di onna

19il Trentino – novembre 2009

Da Malpensa a Gardolo in 95 minuti

Spettabile redazione,leggo con attenzione e orgoglio, il numero di ottobre de Il Trentino dedicato ai primi 50 anni di attività del soccorso aereo della Provincia di Trento. Desidero tuttavia per amore del vero, portare la Vostra attenzione su alcune inesattezze che mi colpiscono anche perché mi coinvolgono personalmente e mi riferisco, nello specifico, a quanto contenuto nella pagina 3 e 4 dell’ar-ticolo firmato Corrado Zanetti.Leggo della fondazione nel lontano 1958 dell’elisoccorso e dell’arrivo a Trento del primo elicottero il 14 gennaio 1959. Come risulta dal mio libretto di volo il Bell 47 I-TREJ fu da me portato da Malpensa a Gar-dolo con un volo non stop durato 95 minuti. Allora, infatti, ero già in possesso del brevetto commercia-le di elicotterista oltre al brevetto di volo di 3° grado svolgendo io, ai tempi, la professione di pilota col-laudatore presso l’azienda aereo-

nautica G. Caproni di Gardolo. Da quella data in poi ebbe inizio la in-tensa e spesso “avventurosa” attività di soccorso in montagna e dei primi interventi ambientali nell’ambito della Provincia autonoma di Tren-to. Tutta l’attività dei primi anni fu portata avanti esclusivamente da

coloro che nell’articolo vengono definiti “due nomi storici”, ovvero il sottoscritto Ernesto Zanlucchi e Ilario Stringari, primo tecnico mo-torista con il quale organizzammo il servizio. Solo successivamente, in risposta ad una domanda di ser-vizio in continua espansione, nac-

que l’esigenza di un secondo pilota. Io stesso fui istruttore di volo di Riccardo Degasperi, poi ancora di Giovanni Maiola e di Giuseppe Si-monetti, il penultimo dei quali da-gli anni Novanta in poi assunse la responsabilità della gestione dell’at-tività di volo che si è andata svilup-pando fino agli alti livelli odierni.Ritengo pertanto che quanto scrit-to, riguardo il ruolo del pilota Ric-cardo Degasperi al quale va un af-fettuoso ricordo, non corrisponde a come si sono svolti i fatti che ormai possono essere definiti “storici”, e sui quali esiste localmente ampia documentazione. Concludo ricordando a questa spet-tabile Redazione, che a conferma di quanto esposto, il 16 ottobre 2009, all’ interno della celebrazione del-la ricorrenza, lo stesso presidente della Provincia autonoma di Tren-to, Lorenzo Dellai mi ha conferito (nella foto) una targa al merito in cui si dice (cito testualmente) “…la Comunità Trentina esprime rico-noscenza e ringraziamento al va-loroso e coraggioso pilota che per primo affrontò le missioni di soc-corso in montagna”.

Comandante Ernesto Zanlucchi

Il comandante Zanlucchi e il primo volo in elicottero, nel 1959

Lettera

da sinistra: bruno avi, lorenzo dellai, ernesto Zanlucchi e la moglie lidia Gius.

20 il Trentino – novembre 2009

Innovazione

Centotrenta canali, più qualità e ri-soluzione nell’immagine e la possi-bilità da casa di partecipare a quiz,

sondaggi e in futuro di trovare informazioni personalizzate e perfino di dialogare con la pubblica amministrazione. Questo è la tivù digitale e queste le opportunità che offre, in continua evoluzione ed espansione.

Anche il Trentino, come altre realtà ita-liane, ha dato l’addio alla vecchia tivù ana-logica e il benvenuto alla nuova televisione. La transizione al segnale digitale è infatti iniziata in Trentino la notte del 15 febbraio, quando a Trento, Rovereto ed in altri comu-ni sull’asse dell’Adige, dove vivono oltre 130 mila abitanti, con lo switch over hanno visto “oscurarsi” Rai2 e Rete4, che hanno iniziato a trasmettere con la nuova tecnologia. Quel-lo di febbraio è stato un primo passaggio per arrivare preparati all’appuntamento del 15 ottobre. In questo lasso di tempo, grazie alle campagne di comunicazione messe in campo dalla Provincia autonoma di Trento e dal Ministero dello Sviluppo economico, la maggior parte dei trentini si è dotata di decoder, interattivo o zapper, oppure ne ha approfittato per cambiare il vecchio appa-recchio e dotarsi di una tivù integrata: alme-no un trentino su quattro lo ha fatto.

In vista dello spegnimento del segnale analogico e della transizione a quello digi-tale, la Provincia autonoma di Trento ha dedicato particolare attenzione a chi ha più di 75 anni, beneficiari anche del contributo statale di 50 euro per acquistare un decoder interattivo. Gli anziani del Trentino hanno potuto contare sull’assistenza domiciliare

L’opportunità è digitaleCosì il Trentino ha dato l’addio alla “vecchia” televisione

garantita dai consorzi Consolida e Cla che, su appuntamento da fissare chiamando il numero verde 800 961 924, hanno ricevuto a casa un tecnico per collegare il decoder o procedere con la sintonizzazione dei canali. Per avere maggiori informazioni sul digitale, dalla copertura del segnale fino ai problemi di ricezione e sintonizzazione dei canali, il Ministero ha attivato un ulteriore numero verde aperto a tutti: 800 022 000.

Anche la Rai ha messo a disposizione i propri tecnici, con uno sportello aperto nel periodo della transizione in via Belenzani a Trento dove i cittadini hanno potuto trovare consigli pratici e suggerimenti per vedere la nuova televisione.

Gli spot informativi sono passati in con-tinuazione sulle emittenti televisive e radio-foniche. I quotidiani locali hanno messo a

disposizione una casella di posta elettroni-ca e un numero di telefono per le richieste d’aiuto, al quale rispondevano gli operatori di Create-Net, esperti del settore.

Il 15 ottobre è così iniziata la transizio-ne alla televisione digitale, costantemente monitorata da una task force del Ministero dello Sviluppo economico e dal personale della Provincia autonoma di Trento. La task force ha seguito da piazza Dante lo switch off in tutte le nove zone del Trentino, par-tendo dalle valli Giudicarie per concludersi con Trento e Rovereto.

Oggi siamo entrati in una fase di asse-stamento del nuovo sistema di trasmissione in modalità digitale, che prevede il perfezio-namento degli impianti presenti in Trentino e che comporterà, per qualche settimana, la necessaria risintonizzazione dei canali da parte di quei cittadini che vivono in quel-le aree dove ancora oggi alcuni programmi non si ricevono in modo ottimale.

La transizione non ha trovato i Trentini impreparati. Una ricerca, portata avanti dal dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, ha rilevato che più del 90% della popolazione era “molto bene a conoscenza” di questo passaggio e un ulteriore quota (at-torno al 7%) ha affermato di esserne a co-noscenza, sebbene in maniera superficiale. Solo l’1% dei contattati non sapeva del cam-biamento del segnale.

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in alto: antenne e ripetitori sulla cima della Paganella.

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22 il Trentino – novembre 2009

La Provincia autonoma di Trento è stata l’ospi-te d’onore del Canto-

ne di San Gallo in occasione della 67ª edizione dell’OLMA (Ostschweizer Land- und Mil-chwirtschaftliche Ausstellung), la fiera svizzera dell’agricoltura e dell’alimentazione, che si svolge nella città del Gallus ogni anno in ottobre. Si tratta di un appun-tamento molto noto non solo in tutta la Svizzera, ma anche nei territori alpini confinanti di Austria e Baviera. Si potrebbe definire una sorta di Oktoberfest rosso crociata. Ogni anno sono migliaia i visitatori che, tra un bratwurst e una birra, affollano la cittadina svizzera. Sono stati 385 mila, per la precisione, in questa edizione 2009.

Ospite d’onore, accanto al Trentino, anche la Provincia autonoma di Bolzano. Alle due province alpine è stata dedicata infatti, nell’ambito della mani-

OLMA, Trentino ospite d’onoreAgricoltura e alimentazione alla fiera di San Gallo

Adele Gerardi

festazione, una mostra-vetrina dell’ampia gamma dei loro pro-dotti enogastronomici e del-le loro opportunità turistiche. Ogni giorno nello stand, color rosso, allestito nel Padiglione 9, sei miniseminari enogastrono-mici hanno fatto conoscere al pubblico svizzero l’eccellenza delle bollicine del TRENTO-DOC, ma anche dei rossi come il Teroldego Rotaliano, associati

Agricolture

al Trentingrana o alle mele re-nette della Val di Non. Successo tra il pubblico per tutti i pro-dotti: dalla grappa al puzzone di Moena. Galeotta la presenta-zione, al pubblico e alla stampa, del Trentino come “terra di con-trasti”, dove lo scenario medi-terraneo degli sport d’acqua sui laghi – con tanto di palme e ulivi esaltato dal particolare bouquet dell’olio d’oliva del Garda – fa da contraltare al fascino nordico dei paesaggi delle Dolomiti con le miriadi di opportunità di sport e vacanze sulla neve. Un’offerta turistica a tutto tondo, dunque, non lontana dalla porta di casa. Gli svizzeri non amano percor-rere molti chilometri per fare una vacanza, anche se “esotica”, e scoprire le eccellenze trentine li ha sorpresi favorevolmente:

«Fino ad oggi il Trentino era

per me solo una terra di pas-saggio nei viaggi verso il sud, ma adesso so che posso anche fermarmi lì per le vacanze» così ha affermato Hanspeter Egli, di-rettore dell’OLMA, degustando una trota iridea con un bicchie-re di spumante Mach. Insomma nei giorni della fiera si è concre-tizzato l’augurio contenuto nel messaggio di saluto e di ringra-ziamento al Cantone di San Gal-lo del presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. «Questa fiera rappresen-ta per noi una preziosa occasio-ne per far conoscere il Trentino, le sue peculiarità e i suoi punti di forza, il suo paesaggio e, perché no, anche i nostri progetti futuri. Ad iniziare da quello che ci vede protagonisti nella costruzione di un’idea di futuro che, partendo dalla comune identità di terre alpine, sappia valorizzare l’uomo e l’ambiente perseguendo il be-nessere dell’uno e dell’altro, fa-cendo sentire all’Europa la voce di piccoli territori orgogliosi dei propri valori, ostinatamente le-gati alle proprie tradizioni, alla propria storia e cultura ma al

659 espositori, 25 mostre speciali e stand informativi hanno occupato all’olma 2009 una superficie espositiva netta di 27.383 metri quadri . l’intera superficie utilizzata, suddivisa in otto padiglioni espositivi a 14 livelli e nell’area esterna, ammonta a circa 49 mila metri quadri. tra le 25 mostre speciali: Viaggio all’interno della Terra è stata dedicata al progetto di energia geotermica della città di san gallo. i visitatori, attraverso un suggestivo e avventuroso viaggio, hanno potuto scoprire cosa si nasconde nei sotterranei di san gallo. all’interno di un ascensore denominato Geolift si passava virtualmente davanti a pescecani e sauri, scendendo fino a 4400 metri di profondità, ove scorre l’acqua calda, a oltre 150 gradi, utilizzata dalla centrale geotermica. l’ energia geotermica per le sue caratteristiche di rinnovabilità sarà infatti una delle possibili alternative per il futuro. non basta. oltre 200 giovani falegnami delle associazioni di mastri falegnami di san gallo e di thur-linth si sono sfidati per conquistare un posto ai campionati. ed olma, per la prima volta, ha offerto un servizio sms, tramite cui richiedere i risultati delle corse di maiali (una delle attrazioni più curiose, con tanto di scommesse), così come gli eventi salienti quotidiani.

Maiali e ascensori, olMa dà i nUMeri

in alto il carro allegorico a tema. nella pagina a fianco il coro cima Verde di Vigo cavedine, lo stand del Trentino, l’associazione musicale böhmische Judicarien, e la sfilata delle manze di razza bruna e di razza rendena.

23il Trentino – novembre 2009

tempo stesso determinati, come lo è in particolare il Trentino, a puntare sull’eccellenza».

L’inaugurazione ufficiale del-la mostra è stata affidata – in se-gno di grande stima – all’armo-nia delle voci del coro trentino Cima Verde, che si è esibito sul palco dello Stadt Theater alla presenza delle massime auto-rità svizzere e, per la Provincia di Trento, dell’assessore alla cul-tura, ai rapporti europei e alla cooperazione, Franco Paniz-za. Nell’incontro ufficiale con Hans-Rudolf Merz, presidente della Confederazione elvetica, l’assessore Panizza ha voluto ri-badire l’importanza che hanno per il Trentino le collaborazioni transfrontaliere, non solo nello scenario europeo contempora-neo, ma soprattutto nel contesto della salvaguardia dei territori alpini e delle loro tradizioni. «La partecipazione delle due Provin-ce autonome di Trento e Bolza-no ad OLMA rappresenta un’ul-teriore tappa nella costruzione di una rete di relazioni e rappor-ti transfrontalieri che sappiano valorizzare e porre all’attenzio-ne della Comunità europea le specificità e le esigenze dei ter-ritori alpini. La presenza della Provincia di Trento qui, inoltre, è ancor più significativa perché segna un’azione concreta per la salvaguardia dell’agricoltura di montagna intesa come settore di produzione di qualità che, in contrasto con la produzione massificata, si pone come chiave di volta per gestire la globalizza-zione dei mercati» ha aggiunto

Folkloristica Magnifica Comu-nità di Folgaria, la Banda Folklo-ristica di Telve e l’Associazione musicale Boemische Judicarien. La cerimonia si è chiusa con uno spettacolo di danza del gruppo El Guindol della Val di Peio.

A rappresentare il Trentino, oltre ai prodotti culinari, c’era a OLMA anche un’esposizio-ne permanente di animali del-le razze bovine alpine più note come la Bruna e la Rendena e i cavalli Norici, che hanno traina-to, provvisti dei finimenti d’oc-casione, due carri allegorici a tema con le mele e il vino come protagonisti. Una proposta fan-tasiosa e colorata, innovativa nella forma, ideata da Luigi Le-veghi ed allestita dai ragazzi del Comitato della Festa dell’uva di Verla di Giovo.

OLMA è stata l’occasione per presentare al pubblico sviz-zero il Progetto Superbrown, al quale da più di vent’anni le Federazioni degli allevatori del Trentino e dell’Alto Adige colla-borano per il miglioramento ge-netico della razza bovina. «Per il Trentino – ha spiegato l’asses-sore provinciale ad agricoltura, foreste, turismo e promozione, Tiziano Mellarini – l’agricoltu-ra è un patrimonio di grande valore, unico nel suo genere, e contribuisce a rendere la nostra provincia una terra originale. Avere la possibilità di prendere parte ad una vetrina delle pro-

duzioni tipiche, in cui anche la nostra agricoltura di montagna è protagonista, rappresenta un vero e proprio punto di contatto tra il mondo “verde” e l’utenza dei cittadini».

La Trentino Spa ha curato tutta la sezione relativa ai pro-dotti trentini, mentre quella zootecnica è stata affidata alla Federazione Allevatori della Provincia di Trento, rappresen-tata ad OLMA dal presidente Silvano Rauzi e dal direttore Claudio Valorz.

OLMA ha significato per il Trentino probabilmente molto più che una tappa di mercato, perché nei momenti di scambio con il pubblico svizzero e con gli altoatesini, si è avvertita – a det-ta di tutti – una forte empatia, al di là delle differenze di lingua e di cultura. Si è manifestata l’esi-stenza concreta di un particolare codice comune di comunicazio-ne non verbale, fatto di sapori, di odori, di azioni affini, non esplicitate, ma date per ovvie, riconosciute dalle comunità che vivono di agricoltura di monta-gna: un’unità nella diversità.

n n n

l’assessore Panizza. Evento clou del soggiorno svizzero è stato il corteo coreografico che ha sfila-to attraverso le vie del centro di San Gallo e che per tradizione simboleggia il tributo all’ospi-te d’onore. La folta delegazione trentina, circa 200 tra appar-tenenti ai gruppi folcloristici e alle bande musicali, ha riscosso molti applausi: 37 mila i visitato-ri dell’OLMA in questa giorna-ta. Il corteo è confluito nell’Are-na, utilizzata per l’occasione come teatro di esibizione per le tre bande musicali folcloristiche del Trentino: la Banda Musicale

i partecipantitrentinialla sfilataper le viedel centrosvizzero

200

24 il Trentino – novembre 2009

Scienze

Comincia così fin dall’in-fanzia: quando un bimbo raccoglie una

pietra, un legnetto o una con-chiglia lo fa solitamente perché sono strani, colorati o lucci-canti. L’anomalia, la bellezza, il carattere insolito e persino la mostruosità degli oggetti natu-rali sono infatti alla base della fascinazione che da sempre l’uomo subisce nei confronti della natura. Come omaggio a questo meccanismo di rispo-sta estetica ed emozionale, il Museo Tridentino di Scien-ze Naturali apre le nuove sale

Il percorso delle meraviglieLe nuove sale permanenti del Museo di scienze naturali

Elisabetta Curzel

veniva chiamato Wunderkammer (“camera delle meraviglie” in tedesco) l’ambiente in cui, tra cinquecento e settecento, i collezionisti conservavano raccolte di oggetti straordinari. considerate da alcuni “antenate” dei musei – benché mancassero di regole per la sistemazione degli oggetti – le Wunderkammen contenevano oggetti inconsueti provenienti dalla natura (i cosiddetti Naturalia) oppure creati dall’uomo (Artificialia).

Ja, wUnderkaMMer

in alto: area “bandus”. a sinistra e nella pagina seguente: spazi espositivi.

permanenti con una rivisita-zione della Wunderkammer. Eliminati armadi e stipetti di antica memoria, l’arredamen-to realizzato dall’architetto Maria Cristina Stanchina uti-lizza cubi bianchi, luce bianca e pareti bianche: protagonisti diventano così gli oggetti: uova gigantesche o piccolissime, crani di foggia e stazza impen-sata, scheletri o gusci di ani-mali difficili da immaginare. Di lì comincia il viaggio.

Il percorso – che occupa parte del primo e secondo pia-no della sede storica del museo, Palazzo Sardagna (la splendida architettura di transizione tra stile rinascimentale e stile ba-rocco situata in via Calepina,

che ospita l’ormai celebre orso, dove invece le bacheche degli anni Settanta sono state man-tenute, riverniciate e dotate di led. Tra l’inizio e la fine del percorso, stimoli multimedia-li a piacimento: per bambini, che trovano nel gioco un siste-

listica del percorso: il risultato è una sistemazione che fa da ponte temporale verso il nuo-vo Muse».

Le sezioni ospitate nelle nuove sale parlano di biodiver-sità, geologia e preistoria alpi-na. Dopo la Wunderkammer, il design ragiona nello spazio per eliminazione: tolti i diora-mi (ovvero le ambientazioni in scala dei vari scenari, protetti da vetrine), gli oggetti si avvici-nano al visitatore fino alla sala

a Trento) – vuole anzitutto coniugare elementi apparente-mente contrastanti. «Sono sale permanenti, ma effimere al tempo stesso: dureranno infat-ti solo un paio d’anni – spiega l’architetto Stanchino – fino al trasferimento nella nuova sede ideata da Renzo Piano. Vo-levamo rinnovare l’esistente, ma conservare al tempo stesso parte degli arredi tradizionali. Abbiamo investito molto sui contenuti e sulla coerenza sti-

25il Trentino – novembre 2009

il museo tridentino di scienze naturali ha origine nel settecento: a fine secolo, alcuni notabili trentini costituirono il suo primo nucleo presso il municipio della città fornendo collezioni di minerali, pietre e conchiglie, che si affiancavano a reperti archeologici ed antichità. nei secoli successivi, il museo venne ospitato presso palazzo thun e poi nell’odierna facoltà di sociologia prima di approdare nell’attuale sede di via calepina. a partire dal 2012, il museo diverrà muse e verrà trasferito nella nuova sede, progettata da renzo piano.

dal MUniciPio al MUse

ma per apprendere, ma anche per adulti dal palato esigente, grazie a software che permet-tono di esplorare nel dettaglio ambienti lontani. Un occhio di riguardo è stato riservato anche alle diverse modalità di fruizione: il visitatore può optare per un percorso prefe-renziale facilmente intuibile, e muoversi come singolo, o può

23 novembre dalle 21 alle 24 (con silent disco, light painting e spettacoli al buio); l’appun-tamento per i più piccoli con Cristina D’Avena (venerdì 27 novembre, dalle 15 alle 18); e Il museo come cantiere di espres-sione giovanile, organizzato in collaborazione con il Gruppo OASI (sabato 28, dalle ore 14 alle 24).

Per informazioni sul pro-gramma dell’intera settimana è possibile consultare il sito www.mtsn.tn.itoppure telefonare al numero 0461 270 311.

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approfondire la tematica che interessa, consultando le gui-de o i dispositivi situati lungo il cammino. Le nuove sale ver-ranno presentate al pubblico domenica 29 novembre, dalle 14 alle 22. La settimana che precede l’evento è tutto un sus-seguirsi di appuntamenti gran-di e piccoli. Da ricordare Se al museo di notte, previsto lunedì

26 il Trentino – novembre 2009

Un itinerario da percor-rere prima che la neve imbianchi le cime, ci

conduce nello straordinario paesaggio del Parco naturale Paneveggio-Pale di San Marti-no, che si estende nel Trentino orientale tra le Dolomiti – di recente bene dell’Unesco – e le cime della catena del Lagorai.

L’itinerario inizia dal par-cheggio di malga Rolle, poco sotto il passo, a circa 1.900 me-tri di quota: di fronte a noi lo spettacolo maestoso delle Pale di San Martino. Qui si imboc-ca il sentiero SAT 348 che si addentra nella fitta pineta del parco, nei cui confini bisogna prestare una particolare atten-

La guerra nel ParcoIl Colbricón, i laghetti e la storia delle mine

Arianna Tamburini zione all’ambiente: si possono percorrere solo i sentieri segna-ti e non bisogna raccogliere o danneggiare flora e fauna. Una passeggiata di circa mezz’ora porta ai due laghetti di Colbri-cón (quota 1.922 m), incastona-ti in una conca boscosa, ai piedi della cima omonima. Questi specchi trasparenti, nelle gior-nate limpide, riflettono quasi magicamente il paesaggio cir-costante; cielo, boschi e guglie sembrano rincorrersi nell’acqua a confondere lo sguardo. Aggi-rato il lago superiore e il piccolo rifugio privato aperto nei mesi più caldi, si raggiunge il passo di Colbricón, da dove si diparte il sentiero SAT 349. Si sale attra-verso ripide balze rocciose per addentrarsi nell’ampia conca glaciale racchiusa a nord dall’im-ponente parete di cima Stradon

– Colbricón Piccolo (2.511 m) e a sud dalle guglie della vetta su-periore del Colbricón (2.602 m), divenuta famosa per gli episodi della prima guerra mondiale. In questo paesaggio, disseminato di detriti morenici, è frequente imbattersi in marmotte e, se si è più fortunati, in camosci che presidiano come sentinelle le guglie porfiriche.

In due ore di cammino si raggiunge la sella (circa 2.400 m) che separa il Colbricón dal

Colbricón Piccolo. Qui il terri-torio, seppur a novant’anni di distanza, ci parla ancora delle ferite inferte dalla Grande Guer-ra; feritoie e ricoveri si aprono a tratti lungo le pareti, mentre più su, sulla cima occidentale del Colbricón, gli aspri profili roc-ciosi parlano di una tremenda guerra di mine, che sconvolse l’orografia delle vette.

Il Colbricón e la Cavallazza, alture dominanti il passo Rolle, non rientravano originariamen-te nella linea di difesa allestita dagli austriaci nell’ipotesi di un’entrata dell’Italia nel con-flitto contro l’Impero. Tuttavia, con l’aprirsi del nuovo fronte di guerra, gli austro-ungarici occuparono entrambe le cime, fortificandole con avamposti nei mesi successivi.

Per tutto il 1915 le monta-gne non furono interessate dal-le operazioni belliche, ma nel 1916, nel corso della controf-fensiva che l’esercito italiano tenne lungo le montagne della val di Fiemme (successiva alla Strafexpedition), il Colbricón divenne teatro di accesi scon-tri. Nel luglio del 1916, con un’energica azione, gli italiani conquistarono la Cavallazza, il passo di Colbricón e l’omonima cima orientale. In ottobre, dopo un fuoco d’artiglieria prepara-torio, gli italiani presero anche la cima occidentale del Colbri-cón. Gli austriaci tentarono un contrattacco che, seppur non diede i risultati sperati, permise di insediarsi poco sotto la vetta appena persa. Da queste posta-zioni prepararono l’azione di riconquista della cima occiden-tale del Colbricón, che venne condotta ad inizio novembre del 1916: con una decina di sca-le collocate una vicina all’altra,

in alto: le montagne si specchiano nel lago superiore di colbricón. sotto: salita al colbricón: in primo piano la cima orientale, sullo sfondo quella occidentale con i denti della cresta fatta esplodere.

Territorio

27il Trentino – novembre 2009 27

gli austro-ungarici riuscirono a superare la parete rocciosa sor-prendendo il presidio italiano.

Dopo la tregua forzata im-posta dalle abbondanti nevicate, i due eserciti ripresero le ostilità nella primavera del 1917, con una distruttiva guerra di mine.

La cresta rocciosa tra la cima orientale italiana e quella occi-dentale austriaca era caratteriz-zata da tre guglie: nell’aprile del 1917 gli italiani fecero brillare la guglia più vicina alla cima occi-dentale, utilizzata dagli austria-ci come avamposto per scorgere eventuali movimenti dell’eserci-to nemico.

Della ventina di uomini che componevano il presidio impe-riale, si salvarono solo in quat-tro. Le operazioni di recupero delle vittime furono assai diffici-li, poiché lo scoppio della mina italiana fece crollare anche la galleria scavata nelle neve, che collegava il presidio della guglia alla cima occidentale del Col-bricón.

Decisi a conquistare com-pletamente il Colbricón, gli ita-liani progettarono una galleria per far saltare l’intera cima oc-cidentale. Gli austro-ungarici, appena si accorsero delle inten-zioni della parte avversa, inizia-rono lo scavo di una caverna di contromina, ma poiché erano privi di mezzi meccanici dovet-tero lavorare manualmente e la galleria progrediva soltanto 30 centimetri al giorno. Ritenen-do di poter saltare in aria da un momento all’altro, ridussero il

numero di uomini del presidio posto sulla vetta della monta-gna. Contestualmente progetta-rono un’azione per individuare l’ingresso della galleria italiana e dedurne la direzione. A mezza-notte dell’11 luglio 1917 scattò “l’azione Kiss” che, condotta con una cinquantina di uomini, per-mise la conquista della seconda e della terza guglia della cresta, ma non la distruzione della gal-leria italiana, il cui ingresso era situato in un posto protetto, poco sotto le alture rocciose. Gli austriaci riuscirono, tuttavia, a far saltare il deposito di esplosi-vo degli italiani.

Sorpresi dall’azione, gli ita-liani affrettarono i loro lavori e pochi giorni dopo, caricato il fornello di mina con 8.000 kg di esplosivo, fecero saltare la montagna. La ridotta quantità di esplosivo, accanto al posizio-namento non abbastanza vicino alla cima occidentale, distrusse ulteriormente il primo dente e parte della cima austriaca, sen-za però annientarne il presidio.

Nel corso dell’estate gli im-periali, per difendere ciò che rimaneva del caposaldo, pro-seguirono lo scavo della loro galleria di contromina, ma gli italiani decisero di porre tra essi e il presidio austriaco un crate-re tale da arrestare qualunque scavo. Nel settembre del 1917 scoppiò la terza mina, che di-strusse completamente il primo dente – del quale oggi rimango-no solo detriti – lasciando però quasi indisturbato il presidio sulla cima occidentale del Col-bricón, che fu bersagliato ripe-tutamente della artiglierie ita-liane. L’esito delle battaglie sul fronte dell’Isonzo, con la scon-

fitta italiana di Caporetto e il ri-piegamento fino al Piave, allon-tanò la guerra dalle montagne fiemmesi e, nel novembre del 1917, l’esercito italiano si ritirò dal Colbricón e dal passo Rolle. Rimasero i segni del conflitto: dalla forcella fra le due vette del Colbricón è ben visibile, alzando gli occhi verso la cima occidentale, la devastazione causata dalla guerra di mine. È

su questa forcella che si chiude l’escursione; il rientro può av-venire attraverso lo stesso per-corso, oppure si può proseguire lungo il sentiero SAT 349 fino alla vicina forcella di Ceremana (quota 2.428 m), scenografico intaglio roccioso tra il Colbri-cón e cima Ceremana, presso la quale si notano ancora i resti del caposaldo militare austriaco che presidiava quella posizione. La forcella offre una splendida visuale, nelle belle giornate, sul gruppo delle Pale di San Mar-tino. Da qui, un percorso più impegnativo conduce verso malga val Cigolera (1.880 m) e nuovamente al passo di Colbri-cón. I più allenati possono scen-dere attraverso la val Ceremana sul sentiero SAT 337, lungo le retrovie austro-ungariche, ma devono lasciare un’auto presso il lago di Paneveggio (1.450 m circa) e coprire un dislivello di circa 1.000 metri.

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gli italianiconquistanola cimadel Colbricón

1916

in alto: la cima del colbricón, con la valle glaciale racchiusa dalle pareti della cresta cima stradon-Piccolo colbricón. a sinistra: vista sul Piccolo colbricón da una postazione sulla superiore, omonima, cima occidentale. a destra: il lago superiore di colbricón, con il rifugio e l’omonima cima orientale.

28 il Trentino – novembre 2009

Il 24 per cento della super-ficie dell’emisfero setten-trionale del nostro pianeta

è coperta da un terreno peren-nemente ghiacciato che prende il nome di permafrost. Questo terreno contiene una rilevante quantità di ghiaccio ed è, natu-ralmente, impermeabile. Il per-mafrost, elemento caratteriz-zante dei paesaggi dell’Alaska e della Siberia, rappresenta, come si può facilmente immaginare, una delle prime vittime del ri-scaldamento climatico globa-le. Proprio la degradazione del permafrost che interessa vasti territori situati oltre il Circolo polare artico ha cominciato a provocare ingenti danni a strut-ture, edifici, strade e ferrovie. Il problema ha raggiunto una so-glia d’allarme tale da attivare i governi di Stati Uniti d’America e Russia nella ricerca delle pri-me misure di contenimento.

I ghiacciai in Trentino hanno raggiunto negli ultimi anni una grande considera-zione, un’attenzione non solo riservata alle estese aree gelate dell’Adamello, della Presanella e delle cime del gruppo dell’Ort-les-Cevedale, ma rivolta anche ai ghiacciai minori presenti ne-gli ambienti dolomitici come il

C’è del permafrost da difendereUn progetto di ricerca sul terreno ghiacciato in Trentino

ghiacciaio della Marmolada, le vedrette del Gruppo di Brenta, il ghiacciaio della Fradusta sulle Pale di San Martino.

Se per ghiacciai e vedret-te è facile notare visivamente le variazioni stagionali, il per-mafrost richiede, per lo studio delle sue variazioni, procedure complesse e strumentazioni sensibili. Tuttavia anche il mo-nitoraggio di questo particolare aspetto dell’ambiente alpino ha assunto una sempre maggiore importanza.

Il “problema permafrost”, per il quale si è espresso re-centemente anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, può sembrare estraneo alle no-stre valli, ma non lo è affatto. L’arco alpino è, infatti, interes-sato da questo fenomeno, pre-sente sporadicamente ad alti-tudini superiori ai 2.600 metri. Non sono soltanto ghiacciai e vedrette a caratterizzare il pa-esaggio dell’alta montagna, ma anche i rock glacier forme ca-ratteristiche dell’ambiente pe-riglaciale costituite da depositi di materiale sciolto frammisto a ghiaccio. I rock glacier sono i principali indicatori della pre-senza di permafrost in ambien-te montano.

La degradazione del perma-frost a causa dei cambiamenti climatici in atto, e la conse-guente fusione del ghiaccio presente nei rock glacier, può provocare l’instabilità dei ver-santi alpini che li ospitano, con il conseguente innesco di feno-meni franosi. Tali fenomeni in alcuni casi possono interessare le vie di transito e le infrastrut-ture in alta quota.

Studiare e monitorare la si-tuazione del permafrost e dei rock glacier, è una necessità da-vanti alla quale tutti i territori alpini d’Europa hanno dimo-strato una concreta sensibilità. Per questo è nato il progetto in-ternazionale di ricerca Perma-

Territorio

sopra: misura della temperatura della superficie del suolo alla base del manto nevoso. Ghiacciaio delle lobbie. sotto: il ghiacciaio dell’adamello ripreso dal rock glacier del Maroccaro.

29il Trentino – novembre 2009

NET, che si pone come obiet-tivo quello di coinvolgere tutti i Paesi dello Spazio Alpino per affrontare problematiche ed eventuali situazioni di rischio, attraverso una rete di monito-raggio comune.

Diversi i partner che costi-tuiscono il gruppo di ricerca per il Trentino: ad affiancare il Servizio Geologico della Pro-vincia autonoma di Trento, vi sono l’Università di Pavia con il dottor Roberto Seppi del Dipartimento di Scienze della Terra, l’Università di Padova con il professor Alberto Car-ton del Dipartimento di Geo-grafia, l’Università di Trento, con il professor Riccardo Rigon del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e direttore del CUDAM, il Centro Univer-sitario per la Difesa Idrogeolo-gica dell’Ambiente Montano, il geologo Matteo Zumiani e l’in-gegner Matteo Dall’Amico di Mountain-eering. Partecipano infine, in qualità di osservatori, l’Ente Nazionale Esercenti Fu-niviari, il Parco Naturale Ada-mello Brenta Geopark e la So-cietà degli Alpinisti Tridentini.

Si stima che la diffusione del permafrost nella nostra provincia sia limitata rispetto all’estensione del territorio e confinata nelle aree periglacia-li di alta quota, ovvero sopra i 2.600 metri. Proprio in queste zone, a partire dall’estate del 2008, è cominciata l’attività del gruppo di ricerca trentino.

Le prime indagini hanno interessato i gruppi montuosi dell’Ortles-Cevedale, dell’Ada-mello-Presanella e la Mar-molada. Individuate le prime sedi di potenziale presenza del permafrost, le ricerche si sono concentrate sull’Adamello per una prima fase di approfondi-mento.

Nei pressi del rifugio ai Ca-duti dell’Adamello sono stati attrezzati due fori profondi circa 20 metri, situati immedia-tamente a valle del rifugio, nei quali è stata collocata una cate-

na di termometri ad acquisizio-ne automatica, per monitorare l’escursione termica del sotto-suolo. I risultati di un anno di indagini hanno confermato che il terreno, a partire da circa 15 metri di profondità, è rimasto sempre congelato e che pertan-to il sito individuato sull’Ada-mello è caratterizzato dalla presenza di permafrost.

Al momento attuale non si conosce la profondità massi-ma del terreno perennemente congelato, anche se, secondo alcune stime, nella catena al-pina esso dovrebbe spingersi fino ad almeno 120-150 metri di profondità. Presso il rifugio vengono regolarmente condot-te, inoltre, anche misure incli-nometriche del pendio.

Un altro risultato di con-creta importanza conseguito dal gruppo di ricerca trentino, e argomento di rilevanza del progetto PermaNET, è la realiz-zazione del catasto dei rock gla-cier presenti sul territorio. Nel catasto sono inclusi i rock gla-

cier attivi e quelli relitti. I primi si spostano a valle con velocità che varia da alcuni centimetri ad alcuni decimetri all’anno, i secondi non contengono più ghiaccio al loro interno e sono privi di movimento. I dati con-tenuti nel catasto dei rock gla-

cier saranno a breve utilizzati per perfezionare un modello di distribuzione del permafrost in Trentino.

Fin dal 2001 nel Gruppo dell’Adamello i ricercatori stan-no studiando due rock glacier particolarmente rappresentati-vi, misurandone annualmente gli spostamenti.

Dopo questi primi impor-tanti risultati, nei prossimi mesi gli studi proseguiranno seguen-do le metodiche già impostate, con frequenti contatti interna-zionali. Lo scopo è di arrivare, quanto prima, a concretizza-re una rete di siti sensibili che copra tutta l’area delle Alpi, consentendo di minimizzare i rischi naturali, di contribuire allo sviluppo sostenibile del ter-ritorio e all’implementazione di buone pratiche di gestione del-lo stesso. (at)

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sopra: il ghiacciaio delle lobbie nell’agosto del 2009. sotto: messa in opera dei sensori per rilevare la temperatura della superficie del suolo presso la vedetta della Presena.

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Sheref S. Mansy, classe 1975, giovane e brillante ricercatore statunitense

dell’Università di Denver in Co-lorado sarà in Italia per i prossi-mi cinque anni per fare ricerca presso il CIBIO, il Centro di biologia integrata dell’Università di Trento. La sua missione sarà quella di studiare l’origine del-la vita, lavorando alla sintesi di una cellula artificiale. La notizia, che circola già da qualche tempo negli ambienti scientifici, suscita interesse anche fuori dai confi-ni del mondo accademico per il calibro dello scienziato e per la ricca “dote” che porta con sé a Trento: complessivamente un milione di dollari, da spendere per fare ricerca.

Mansy, infatti, nonostante la giovane età, si è già distin-to a livello internazionale per i suoi studi di biologia sintetica e per questi ha ricevuto il con-sistente finanziamento messo a disposizione dalla Fondazione Armenise-Harvard per il pro-gramma Career Development Awards. Ogni anno la Fondazio-ne sostiene uno o due scienziati dotati di particolari capacità con l’obiettivo di contribuire a creare nuove aree di ricerca nel setto-re delle scienze biologiche nel nostro Paese, incentivando la mobilità internazionale e favo-rendo rapporti di collaborazione tra gli scienziati italiani e la Har-vard Medical School di Boston (HMS). Dal 1996 fino ad oggi la Fondazione ha investito in Italia oltre 14 milioni di dollari crean-do 12 laboratori per i beneficiari del Career Development Award, finanziando tre PhD presso la

Million Dollar Man sceglie TrentoLa storia del ricercatore americano e di un finanziamento record

Alessandra Saletti Harvard Medical School e pre-miando 21 giovani giornalisti scientifici.

Per il 2009 la Fondazione ha dunque deciso di credere in She-ref Mansy che, per portare avanti la sua attività di ricerca – vale a dire per pagare il suo stipendio e quello degli altri membri del suo gruppo e per sostenere le spese per le apparecchiature neces-sarie – riceverà un finan-ziamento di 200mila dollari l’anno per cinque anni. E proprio a Trento Mansy ha scelto di investire per pro-seguire la sua promettente carriera scientifica, convinto dalle ottime premesse del centro CIBIO e dall’attenzione che da qualche tempo l’Ateneo trentino riserva agli studi sulla biologia integra-ta. Per l’Univer-sità di Trento riuscire a batte-re l’agguerrita co n co r r e n z a internazionale e ad attrarre un giovane talento statunitense è un ulteriore se-gnale della positiva reputazione che l’ateneo si sta conquistando nella comunità scientifica, so-prattutto in settori emergenti e strategici come quelli legati alle scienze della vita.

L’attività di ricerca di Mansy, infatti, si concentra proprio sul-la replicazione cellulare: quella proprietà, affascinante e al tem-po stesso ancora misteriosa, che costituisce il fondamentale pre-supposto della vita sulla Terra. A Trento Mansy proseguirà la sua attività, premiata recente-mente da una pubblicazione

sull’importante rivista “Nature”, cercando di dare sostanza all’in-tuizione secondo cui la vita co-mincerebbe da semplici vescico-le, prima che da cellule. E lo farà tentando di ricreare in laborato-rio delle cellule artificiali, par-tendo da componenti biologici primari, in modo da osservare più facilmente i meccanismi di replicazione genetica all’interno delle vescicole che stanno alla base della divisione cellulare. Le competenze e le tecnologie che entreranno in campo in questa indagine sono fortemente tran-sdisciplinari: vanno infatti dalla

chimica delle proteine e dei lipi-di alla biologia molecolare, dalla biofisica alla nuova biologia sin-tetica. Ma che cos’è in realtà la vita? E come si può ricostruire qualcosa che già di per sé è tan-to difficile da definire? «Queste domande mettono in luce come la riproduzione in laboratorio di strutture analoghe alle cellule primordiali sia una sfida formi-dabile», commenta Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO di Trento e artefice del contat-to con Mansy. «Purtroppo non esistono in natura indizi che ci possano suggerire come fosse

il ricercatore statunitense sheref Mansy; nella pagina successiva con il presidente della Provincia dellai e con il rettore dell’Università davide bassi.

Culture

31il Trentino – novembre 2009

la prima cellula comparsa sul-la Terra», e di come la stessa si sia moltiplicata e sia evoluta. La ricostruzione in laboratorio di questo processo ancestrale, che risale a circa 3,5 miliardi di anni fa, non ci permetterebbe sol-tanto di capire finalmente quali fenomeni chimici presiedono all’emergere della vita, ma an-che di realizzare applicazioni di importanza cruciale in ambito, ad esempio, di sostenibilità am-bientale: penetrare il segreto più basilare della vita per riconciliar-ci, in un certo senso, con essa.»

«Per cominciare questo cammino, come ricercatori, par-tiremo dal basso – spiega Man-sy – osservando e tentando di ricreare la ricca varietà di fattori e condizioni, come la concentra-zione di proteine, l’attrazione di ioni, la viscosità o l’attività enzi-matica, che caratterizzano una vescicola.

Questo innovativo approc-cio dal basso rende più evidente come le differenti reazioni bio-chimiche si influenzino l’un l’al-tra e come si combinino nel for-mare una cellula perfettamente funzionante. In questo modo è più facile comprendere quali siano i requisiti minimi di cui le

Ha lavorato insieme a lui per alcuni anni, sullo stesso oggetto di ricerca ovvero la prima cellula rudimentale apparsa sulla terra dotata di un genoma. Ha firmato, con lui, varie pubblicazioni scientifiche. già. sheref mansy conosce bene il nuovo premio nobel per la medicina Jack szostak. mansy, il ricercatore statunitense che ha scelto il cibio, centro di biologia integrata, dell’università di trento per condurre nei prossimi cinque anni i suoi studi sulle origini della vita utilizzando il ricco premio (un milione di dollari) ricevuto dalla fondazione armenise-Harvard, ha infatti lavorato nel team di szostak. «l’ho conosciuto alla Harvard medical school – spiega – posso dire sia stato lui ad appassionarmi ai temi di cui mi sto occupando ora a trento:

scoprire il mistero della vita. Jack szostak precedentemente si era occupato di altri ambiti di ricerca, quelli per i quali ora ha vinto il nobel. poi, una decina di anni fa, ha cambiato i suoi interessi ed ha cominciato, appunto, a indagare l’origine della vita. non c’è da sorprendersi. i grandi scienziati cercano sempre nuove sfide e svelare il mistero della vita è sicuramente quella più grossa». mansy è rimasto in contatto: «l’ho sentito tre settimane fa». Qualche rimpianto per essersene andato, per cinque anni, dalla Harvard medical school a trento? «no, nessun rimpianto. la ricerca ha un continuo bisogno di nuovi stimoli e noi ricercatori abbiamo bisogno di nuovi contatti e collaborazioni con realtà diverse. aiuta a crescere».

Mansy e il PreMio nobel

cellule devono essere in possesso per replicarsi e per far emergere la vita. Ciò serve anche per capire, attraverso tecniche spettroscopiche, come esse si evolvano in natura dando origine a sistemi più com-plessi, che divengono poi com-partimentali, a cominciare dalla strutturazione e poi dalla replicazione del materiale di im-magazzinamento dell’informazio-ne genetica, il DNA. Così i primi passi, che muoveremo nel

comprendere questo meccani-smo e nel riprodurre la cellula ancestrale, partiranno proprio dalla ricostruzione dei compar-timenti che danno luogo al pro-cesso di replicazione cellulare».

Un lavoro con la stessa fina-lità di quello realizzato recente-mente da alcuni altri gruppi di ricerca (ad esempio dell’univer-sità americana di Harvard) che hanno modellato in laboratorio una cellula primitiva (o protocel-lula) in grado di costruire, copia-re e contenere il DNA, partendo però da un approccio “dall’alto”, che non permette di acquisi-re tante preziose informazioni. Un’avventura scientifica affasci-nante, che ha inizio presso il CI-BIO dell’Università di Trento.

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32 il Trentino – novembre 2009

La civiltà in cui il pensare storicamente era il cri-terio più alto dell’agire

umano sembra ormai appar-tenere quasi a un’altra condi-zione antropologica del nostro genere. Eppure, è legittimo so-spettare che proprio nel passato più recente, come oggi, si siano gettate e si stiano formando le basi di un umanesimo di secon-da specie, universale? Attual-mente la ricerca archeologica, intesa sempre più anche come codice di metodo, si estende ad ogni età e a ogni luogo (si pensi, solo in Trentino, alla sua appli-cazione alle evidenze materiali della prima guerra mondiale, in contesti spesso estremi, come quello dell’alta montagna). Da tempo la vetusta Altertumwis-senschaft, la Scienza delle Anti-chità, di matrice ottocentesca, è stata bandita persino dai salotti delle schermaglie filologiche. Altissimo ormai è il livello delle specializzazioni, talvolta forse a scapito dell’intelligenza dei de-nominatori comuni, e questo proprio perché il passato, l’og-getto del discorso archeologico, appartengono a un “fondo cul-turale” largamente diffuso, più di quanto l’esistenza ordinaria lasci intravedere.

L’attualità dell’archeologiaA Riva del Garda meeting europeo con 51 sessioni scientifiche

Francesco Suomela Girardi

Culture

Che l’archeologia, soprattut-to recente, abbia nei propri geni la vocazione all’interdisciplina-rità, al prestito metodologico, è non solo palese, grazie pure all’affinamento degli strumenti divulgativi, ma forse quasi invi-diabile da parte delle altre scien-ze storiche. Il gran teatro di que-sta “verità” è andato in scena su finire dell’estate appena scorsa a Riva del Garda, dove più di 500 archeologi dell’European Asso-ciation of Archaeologists (EAA) si sono dati appuntamento dal 15 al 20 settembre per l’annua-

le Meeting, giun-to ormai al 15° appuntamento (all’Italia, dopo l’edizione di Ra-venna nel 1997, spetterebbe un ipo-tetico primato dell’ospi-talità). Una candidatura, quel-la di Riva, già avanzata a Zara (Croazia) nel 2007, fortemente voluta dall’allora Soprintenden-za per i Beni archeologici, a cui inevitabilmente, ma con pari motivazione, si sono affiancate le istituzioni territoriali dell’Al-to Garda.

Federico Halbherr, Paolo Orsi, Giuseppe Gerola, ma an-che Pia Laviosa Zambotti, e an-cora Bernardino Bagolini, Re-nato Perini: sono i monumenti,

le figure di caratura internazionale,

alla cui memo-ria ci si appella ogni qualvolta

il Trentino ri-vendica – a diritto

– un posto nella storia della disciplina archeologica (ai primi tre è dedicata l’esposizio-ne temporanea sull’archeologia italiana nel Mediterraneo, or-ganizzata dal Museo Civico di Rovereto e allestita fino al 30 giugno 2010 nel capoluogo la-garino, a Palazzo Alberti).

Sarà il potere evocativo del-la trazione, o la tentazione di farsi scudo dei “padri”, tuttavia, l’appello in via esclusiva ai nomi illustri del “nostro” album di fa-miglia è una debolezza che fa torto alla ricerca e ai suoi risul-tati dei giorni nostri: Soprinten-denza e Università in particola-re, con qualche altra istituzione, appartengono a buon diritto all’archeologia europea, non meno per le capacità relaziona-li con i partner scientifici, non solo del vecchio continente.

Un meeting, etimologica-mente, ha per obiettivo moda-lità di confronto più aperte (e imprevedibili) rispetto a quelle congressuali. Di qui il merito della macchina organizzativa apparecchiata al Centro Con-gressi, con cui va diviso il suc-cesso di una delle edizioni più riuscite nella storia di questo appuntamento.

Fitto il calendario dei lavo-ri, per un totale di 51 sessioni

il 15° meeting annuale dell’associazione degli archeologi europei, organizzato dal settore beni archeologici della soprintendenza per beni librari archivistici e archeologici della provincia autonoma di trento e dal comune di riva del garda, attraverso il museo, ha registrato oltre 600 iscritti, provenienti da 40 nazioni (tra i paesi extraeuropei i rappresentanti di stati uniti, russia, serbia, israele, canada, macedonia, australia, islanda,

egitto, giappone, taiwan, turchia). ai lavori di questa edizione, ospitata al centro congressi, si è aggiunta una delegazione della Pan African Association for archaeology, in previsione del proprio meeting dell’anno prossimo a dakar, in senegal. franco nicolis, funzionario della soprintendenza archeologica e responsabile del comitato organizzatore del meeting di riva, da quest’anno è anche membro dell’Executive Board dell’eaa.

600 iscriTTi, 40 naZioni

in alto: Fiavè-carera: frammenti di ciotola con decorazione cruciforme (bronzo antico). sotto: l’archeologo Federico Halbherr (al centro), in posa durante una spedizione.

il meetingsi terrà all’Aja2010

33il Trentino – novembre 2009

scientifiche, suddivise in sei blocchi tematici che sono da citare almeno a titolo esemplifi-cativo della ricchezza delle pro-poste: a) nuovi approcci all’in-terpretazione archeologica; b) archeologia oggi; c) tutela del patrimonio, identità, interazio-ne e cambiamento culturale; d) cultura materiale; e) ritualità e aspetti simbolici; f ) scienza e archeologia. Pur nella necessa-ria ingiustizia di un resoconto a spot, la dimostrazione palpabi-le di quanto l’archeologia abbia da tempo lasciato la sua ebur-nea torre di mera erudizione l’hanno fornita alcune serie di incontri anche di più evidente attualità. Per tutti la sessione dedicata all’“Archeologia del ri-ciclo”, inteso quest’ultimo come processo antropologico fonda-mentale, determinato storica-mente da cause naturali o cultu-rali, o quella posta sotto il titolo di “Innovazione ed evoluzione”, volta ad approfondire i concetti di questa diade nell’evidenza ar-cheologica, in rapporto ai costi e ai benefici “ecologici”, non solo in termini ambientali. Ancora, la tendenza allo sconfinamento della disciplina archeologica è stata testimoniata dalle relazioni su “Archeologie e paesaggi sono-ri” e dal confronto sull’“Archeo-logia dei prigionieri di guerra”. Per “Archeologia oggi”, uno dei focus più sensibili è stato offer-to dall’esame dei rapporti, an-cora troppo spesso conflittuali,

1994: ljubljana (slovenia)1995: santiago de compostela (spagna)1996: riga (lettonia)1997: ravenna (italia)1998: göteborg, (svezia)1999: bournemouth (regno unito); 2000: lisbona (portogallo);2001: esslingen am neckar (germania) 2002: tessalonica (grecia)2003: san pietroburgo (russia)2004: lione (francia)2005: cork (irlanda)2006: cracovia (polonia)2007: zara (croazia) 2008: la valletta (malta) 2009: riva del garda (italia)2010: l’aja (olanda)2011: oslo (norvegia)2012: Helsinki (finlandia)

le ediZioni del MeeTinG

tra lo sviluppo infrastrutturale del territorio e la tutela del pa-trimonio culturale. Tra i tanti obiettivi del prossimo futuro ci sarà quello, ormai ineludibi-le, di una pacificata convivenza tra le esigenze dello sviluppo e al contempo della salvaguardia delle testimonianze del passato, auspicabilmente in seno a un quadro giuridico e normativo sempre più condiviso, almeno a livello europeo (si spera sulla scorta dei modelli nazionali più virtuosi). A quest’ordine di pro-blemi ha fatto riferimento anche la tavola rotonda su “Continuità e discontinuità della collabora-zione internazionale nell’ambito dell’archeologia di emergenza”.

Di gran voga, oggi – come

l’associazione europea degli archeologi, attualmente presieduta da friedrich lüth (ger), è forse quella più rappresentativa a livello continentale della categoria, con più di 1.100 iscritti, tra cui figurano molti professionisti di ambiti contigui. in occasione del meeting inagurale del 1994 di ljubljana (slovenia), l’eaa ha formalizzato i propri obiettivi statutari, tra cui figurano:– la promozione dello sviluppo della ricerca e lo scambio dell’informazione

archeologica;– la gestione e l’interpretazione del patrimonio archeologico europeo;– la promozione di standard scientifici e deontologici per la professione archeologica;– la promozione della cooperazione con organizzazioni che hanno finalità simili.tra le iniziative dell’associazione, il meeting, quest’anno alla sua 15ª edizione, ha un ruolo preminente insieme all’attività editoriale dell’ european Journal of archaeology (eJa) e a quella dei gruppi di lavoro (Working groups).

l’eaa (eUroPean associaTion oF arcHaeoloGisTs

si è potuto registrare anche a Riva – sono gli studi nel cam-po dei rituali e dei sistemi sim-bolici antichi (in particolare di quelli legati alla sfera funeraria, non a caso in un’epoca, la no-stra, in cui la morte è stata in-tegralmente sanitarizzata). Nel settore delle scienze applicate all’archeologia, infine, le rela-zioni tra l’attività vulcanica e l’uomo sono state al centro di alcuni degli appuntamenti più suggestivi, come peraltro risul-ta palpabile anche a una rapida lettura del volume (in inglese) degli abstract degli interventi.

Ricca anche la cornice: ol-tre alle sessioni poster e all’area espositiva riservata agli editori, Il Museo di Riva del Garda ha curato per tutto l’arco tempo-rale del meeting e nei giorni se-guenti un calendario di iniziati-ve rivolte al pubblico più vasto. Tutto ciò avendo come bussola l’equazione, non retorica, se-condo cui il patrimonio è terri-torio, da rendere al suo legitti-mo proprietario: il cittadino.

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sopra: le terme romane di piazzale Pilati a riva del Garda. sotto: statua stele maschile di arco.

34 il Trentino – novembre 2009

Sono 150 i nuovi titoli ogni anno, 1.400 in catalogo, 21 riviste, 150 software didattici, corsi di formazione in presenza e on line,

convegni nazionali e internazionali che riunisco-no fino a quattromila partecipanti. Ci lavorano in 70, più una quarantina di collaboratori. Mil-leduecento, per ora, gli autori: da “grandi firme” come Morin e Bauman ad autori giovani, che già parlano il linguaggio del futuro. È la casa editri-ce Erickson, che da Trento diffonde nel mondo, e dal mondo porta a Trento, pedagogia, didattica, psicologia, lavoro sociale: testi, software, incontri, grandi protagonisti.

Quella della Erickson è la storia di un viaggio straordinario partito da Trento. Dario Ianes e Fa-bio Folgheraiter erano allievi brillanti e persone curiose. Liceo, Università (psicologia a Padova) insieme; a loro non bastava studiare testi tradotti: troppe discordanze dagli originali. Così si faceva-no mandare quelli “veri”: Fabio amava Wittgen-stein, Dario i grandi della psicologia. Dopo la lau-rea, quando in Italia la pedagogia per le persone in difficoltà era solo all’inizio, i due hanno deciso di pubblicare per la prima volta opere di pedago-gisti d’Oltreoceano. Avevano ventiquattro anni, e nasceva, nel 1979, il Centro studi sui problemi della riabilitazione e dell’inserimento sociale dei disabili. Ricerca, consulenza, formazione di ope-ratori e amministratori di servizi sociali e scola-stici. Dario faceva anche psicoterapia ai bambini. Fabio invece preferiva le terapie sistemiche, non voleva ritenere patologico il singolo isolato. Oggi il suo libro Relational social work è pubblicato negli Stati Uniti, in Austrialia e Inghilterra, dove è docente a Birmingham oltreché presidente del corso di laurea alla Cattolica di Milano. È stato questo l’ascolto alle esigenze di un Paese dove, oggi, il 20% della popolazione scolastica ha pro-blemi d’apprendimento e svantaggi socioculturali. È stata la prima risposta organizzata nel momen-to in cui si iniziava a considerare queste realtà in Italia.

Piccola bussola nel mare grande

L’avventuraeditoriale della Erickson di Gardolo

Nel 1984 i due fondano a Trento il Centro Stu-di Erickson, dove da subito pubblicano i prodot-ti più importanti della letteratura internazionale, scrivendo loro stessi molte opere. Nel 1989 entra in scena Riccardo Mazzeo, da principio editor uni-co e che ora, continuando a fare l’editor, si occupa anche di letteratura internazionale e di comuni-cazione. «Oltre a Ianes e Folgheraiter eravamo in quattro: un’amministratrice, un contabile, un foto-compositore ed io. In catalogo, 29 titoli. Da allora è stata una crescita continua. E adesso, una svolta: con la direttrice Paola Pasotto».

Con Paola Pasotto la prospettiva si è allargata: aumentano le nuove tecnologie, il lavoro in rete, la vendita di libri all’estero, i testi che aiutano a insegnare veicolando l’apprendimento per vie più intuitive e strategiche di quelle già sperimentate. È un messaggio di grande speranza, verso la so-luzione del problema di come permettere a tutti, ognuno per le sua strada, di raggiungere il proprio personale sapere, integrando le diverse modalità e i differenti saperi nell’ottica di una società armo-nica. La direttrice è un tornado gentile: «Erickson è innovazione e scelta. Una scelta fondamentale è

Culture

Federica Mormando Fotoservizio: Matteo Rensi

la direttrice Paola Pasotto. in alto: rendering della nuova sede a Gardolo. a fianco: relax al “Giardino Zen” nella sede della erickson.

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la nuova sede di Gardolo, ancorata al territorio, in una continuità non confusiva fra persone e natura e persona e persona, in un piacevole articolarsi di spazi che rende visibili le persone senza alterar-ne la privacy – spiega –. I nostri lettori comprano formazione. L’interesse educativo è l’integrazione scolastica nella centralità della persona, nella cre-scita cognitiva e relazionale. La collana “Capire con il cuore” ne è un esempio: tratta temi pure dif-ficili in una dimensione divulgativa».

I libri, anche di autori giovani, sono dedicati a genitori e professionisti di tutto il mondo. Un esempio: Con la testa tra le favole, libro e Cd-Rom, è tradotto in spagnolo per Spagna e Sud-America, ed ora lo sta comprando una casa editrice inglese. Sono dieci favole in cui gli animali hanno compor-tamenti, emozioni e delusioni tipici di ogni per-sona e aiutano i bambini a farcela attraversando i grandi problemi della vita. Un altro libro tradotto in più Paesi è La speciale normalità, di Dario Ia-nes, appena pubblicato in Germania e in uscita in Brasile.

Di questa casa editrice crescono continuamen-te la diffusione nel mondo e gli ambiti d’interes-se. Dai libri di educazione speciale alla collana di psicologia, alle ventuno riviste dedicate dapprima all’insegnamento per i disabili, poi ai bisogni edu-cativi speciali per aiutare i professionisti a sinto-nizzarsi sulla pluralità di istanze della scolaresca. E poi ancora al welfare, per grandi e piccini. Esplo-rare il catalogo è un percorso fra tutte le valenze delle vicende umane e della storia di ogni infan-zia. Infinito è l’interesse per l’insegnamento con le nuove tecnologie: il linguaggio predominante dei video e della rete può motivare all’apprendimento anche ragazzi oppositivi e deboli, facendo vivere loro un’esperienza memorabile. La propensione all’infrastruttura delle nuove generazioni è qui ri-empita di contenuti. Importanti e innovative, fra le altre, le opere per la cura di dislessia e disgrafia, disturbi sempre più diffusi e ancora misteriosi.

La Erickson è una realtà che diffonde in tutto il mondo moltissimi prodotti, in una straordinaria e unica molteplicità fermamente centrata nell’aiuto a vivere e crescere, oggi e domani. Basti pensare ai software didattici che coprono matematica, lettura e scrittura, dislessia, abilità cognitive, educazione alle emozioni, storia, geografia, scienze, lingue, intercultura, test, creatività e laboratori, autismo, counseling, strumenti per l’integrazione.

All’offerta editoriale sempre più allargata cor-risponde quella della formazione: corsi anche re-sidenziali nella nuova sede, per istituzioni, scuole, ASL. E, ogni due anni a Rimini, il convegno sull’in-tegrazione scolastica con relatori fra i più impor-tanti a livello internazionale. La settima edizione di quest’anno, sempre diretta da Dario Ianes e Andrea Canevaro, ha ricevuto la medaglia quale premio di rappresentanza da parte del Presidente

della Repubblica. In questa occasione Erickson ha anche lanciato, attraverso Facebook, una campa-gna per rilevare gli interessi e i bisogni dei letto-ri. Il convegno infatti offre, oltre alle relazioni, 80 workshop distribuiti fra gli argomenti più votati: disturbi specifici di apprendimento, iperattività, cooperazione, apprendimento cooperativo. La ri-cerca continua, e così lo sviluppo di una piattafor-ma per la valutazione della capacità di apprendi-mento, cioè di servizi e contenuti supportati dalla tecnologia. Le migliori prassi per le tecnologie di-dattiche quest’anno sono anche in concorso, con la partecipazione della ricercatrice Jenny Gage, una delle più riconosciute al mondo.

Dal 4 novembre è in libreria il primo romanzo pubblicato da Erickson – Dove dorme l’ornitorinco. La storia di Laura con l’alcol, di Franco Baldo – un romanzo per nulla banale in cui tanti si possono ritrovare, un nuovo modo di entrare con amicizia nella storia di tantissimi.

La vitalità di questa straordinaria e coraggiosa realtà trentina, unica in Italia ad essere così artico-lata e mobile, così attuale e aperta, si riassume nel-le parole di Dario Ianes: lo scopo è «l’educazione al senso di essere nel mondo. Questa è una piccola bussola per navigare un mare molto grande».

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Paola Pasotto con riccardo Mazzeo, editor, e Giorgio dossi, a destra, presidente della erickson.

36 il Trentino – novembre 2009

in poco più di dieci anni di lavoro, csseo ha messo insieme quasi trentamila libri. molti testi sono stati donati da enti e biblioteche, altri da amici e simpatizzanti.nella raccolta csseo si trovano testi di divulgazione, trattati ed enciclopedie tematiche. ci sono poi migliaia di microfilm e microfiches e milioni di pagine digitalizzate. entro la fine dell’anno, è prevista l’uscita di vari lavori, tra i quali uno di zhang Jie sulla cina e l’arma atomica a partire da documenti d’archivio del ministero cinese, e due testi di giovanni bensi, uno sui conflitti nel caucaso e uno sulle radici ideologiche

dei taliban. inoltre, uscirà (con anastatica del pubblicato) un lavoro in tedesco sulla tiroli Katona ujság, giornale ungherese stampato a bolzano nel corso della grande guerra.grazie a una collaborazione con l’università di trento, sarà dato alle stampe anche un lavoro (sempre in tedesco) che raccoglie gli articoli di robert musil apparsi sul Tiroler Soldaten-Zeitung, oltre che l’edizione digitale, un dvd, di questa straordinaria rivista. per qualsiasi informazione, è possibile rivolgersi direttamente all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. www.csseo.org

il PaTriMonio csseo con Uno sGUardo al FUTUro

Fernando orlandi nella sede del csseo a levico Terme.

L’Europa Orientale a LevicoLa curiosa vicenda culturale del Csseo

Marina Rosset

A vent’anni dalla cadu-ta del muro di Berli-no, espressioni come

“bolscevico” e “gulag”, “sovkoz” e “kolkoz”, Patto di Varsavia e cortina di ferro trovano spazio solo nei libri di storia. Le ultime generazioni incontrano il comu-nismo di Stalin e Mao nel loro percorso scolastico solo quando la storia contemporanea riesce a superare lo scoglio della Secon-da guerra mondiale. Più spesso rimangono figure di qualche manifesto o stampe di magliette anni Ottanta, senza un riferi-mento spazio temporale preciso, senza una connotazione sociale e politica chiara.

Nel 2009, per sapere qual-cosa di più sull’area soggetta al comunismo, in molti da tutto il mondo si rivolgono a un’as-sociazione di Levico Terme: il Csseo (Centro studi sulla storia dell’Europa orientale). Qui, nel cuore della Valsugana, dal 1997 un gruppo di studiosi apre una finestra sul vecchio Est comuni-sta attraverso una ricca raccolta di materiale che va da pubblica-zioni a documenti provenienti dagli archivi degli Stati Uni-

ti, dell’Europa dell’est e dell’ex Unione Sovietica. Migliaia e mi-gliaia di fascicoli e libri trovano spazio tra gli scaffali delle case dei soci, in sale adibite a biblio-teche e magazzini della zona, in attesa di poter essere disposti in bella mostra in una sede più consona e accessibile.

A dirigere chi da anni colla-bora alla realizzazione di questo archivio, c’è Fernando Orlandi, romagnolo di nascita e trentino d’adozione. «Sono arrivato a Le-vico nel febbraio di venticinque anni fa, per caso», spiega risalen-do velocemente il suo percorso. «Nella mia carriera, sono stato il direttore editoriale di due case editrici, Reverdito e L’Editore, ma la mia passione è la storia, in particolare quella dell’area co-

munista a partire dagli anni Cin-quanta. Sono diventato storico e ricercatore animato da questo sentimento e oggi posso dire di essere un buon conoscitore delle vicende del comunismo sin nei suoi aspetti meno noti e a volte inconfessabili».

Condividere l’interesse per l’area mitteleuropea, è stata la molla che ha messo insieme il primo gruppo di studiosi che nell’ottobre del 1997 ha fonda-

to a Levico Terme il Csseo. «Lo scopo che ci siamo prefissati è stato sin da principio lo studio di due aree: quella dell’Europa dell’est e l’ex Unione sovietica», spiega ancora Orlandi. «Le no-stre iniziative seguono princi-palmente due filoni: lo studio e la divulgazione. Il primo viene fatto dai singoli elementi del gruppo, dalla collaborazione tra di noi o dall’intervento di ester-ni e si realizza in pubblicazioni relative alla materia. La divulga-zione avviene invece attraverso eventi come convegni locali, in-ternazionali o mostre».

Il materiale raccolto e pro-dotto per la realizzazione di studi e manifestazioni conflu-isce poi nell’immenso archivio dell’ente, che conta ormai qua-si trentamila testi. Ma come fa una persona a sapere cosa può trovare tra la raccolta Csseo? «Generalmente i contatti av-vengono per conoscenza diretta dei nostri soci», spiega Orlandi. «Abbiamo soci sparsi in mezzo mondo. Inoltre, abbiamo una mailing list con oltre diecimila contatti a cui inviamo notizie su ciò che facciamo aggiornate costantemente. Molti studiosi partecipano ai nostri convegni e girano a noi le richieste di ami-ci e collaboratori, perché sanno che nel nostro archivio si trova-no materiali che pochi altri pos-sono vantarsi di possedere».

Elencare testi e trascrizioni sarebbe impossibile. Già en-trando in casa di Orlandi si ha la sensazione di essere finiti nel seminterrato di una gran-

mila libri e documenti raccoltinella sede da Fernando Orlandi

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Culture

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«chi non è rivoluzionario a vent’anni – si dice – è senza cuore». non fa eccezione fernando orlandi, presidente csseo al quale si adatta anche la seconda parte dell’aforisma: «chi lo è a quaranta è senza cervello». così infatti orlandi racconta il suo approccio al comunismo: «Ho iniziato occupandomi di cina da studente rivoluzionario e sono diventato uno storico per passione, aderendo a un progetto sugli studi comparativi sul comunismo. Ho vissuto a Hong Kong, studiando e lavorando all’uri. e ho letto tutti gli scritti di mao in lingua». conoscendo in modo approfondito il comunismo, orlandi ha perso la carica rivoluzionaria e ha scoperto la passione per la storia. «con lo studio e la consapevolezza di quanto male ha fatto il comunismo, da sostenitore ne sono diventato critico», afferma. lo studio e la raccolta di materiali, i viaggi nei paesi comunisti ed ex comunisti, la ricerca negli archivi più o meno accessibili sono diventati nel tempo una passione e un lavoro. tanto da permettere al csseo di creare uno degli archivi sull’europa comunista più interessanti in italia.

Fernando orlandi: dall’ediToria alla sToria Per Passione

de biblioteca tematica. Ma ci sono fascicoli che non passano inosservati. Pile e pile di stampe rappresentano la rassegna stam-pa su alcuni temi chiave: «Ogni giorno ci arrivano migliaia di articoli tradotti in inglese che coprono più o meno tutta la stampa mondiale», sorride Or-

landi. «Io ne leggo solo alcuni, qualche centinaio di pagine. Ciò che riteniamo pertinente viene conservato».

Nella sede in centro a Le-vico, ci sono invece migliaia di fascicoli dalla copertina aran-cione: «Sono trascrizioni del Fbis (Foreing Broadcast Infor-

mation Service, ndr), un’agenzia governativa americana. Abbia-mo la raccolta completa delle annate dal 1973 al 1996. Si trat-ta dell’unica copia cartacea di questa proporzione presente in suolo europeo». Sempre in que-sta grande stanza piena di libri, in un armadio viene conservata anche una raccolta del quotidia-no russo Nezavisimaya Gazeta con quasi quasi tutti i nume-

ri pubblicati dalla nascita nel 1990. Tra gli altri quotidiani, al Csseo si trovano Kommersant, Segodnya, Izvestiya, oltre alla Jrl, Johnson’s Russia List, cioè una rassegna stampa sulla Russia, «che – precisa Orlandi – il go-verno americano ha ritenuto ad-dirittura migliore di quella fatta dal suo stesso Dipartimento di Stato».

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250 viaggi nella modernitàAl Mart di Rovereto la collezione di Winterthur

Claudio Cucco

La politica culturale del Mart di Rovereto ha un progetto che porta avanti

fin dalla sua fondazione. Si trat-ta, cioè, di indagare ed esporre la cultura artistica del XX se-colo ed essere un museo delle collezioni. E in questo caso, coerentemente con il suo obiet-tivo, espone la collezione del museo svizzero Kunstmuseum di Winterthur. Lo fa insieme a dei patners prestigiosi come il Museum der Moderne Salzburg e la Kunst- und Aufsetllung der Bundesrepublik Deutschland di Bonn, rinforzando le relazioni museali internazionali e apren-do a quel grande centro europeo che è l’arte e la cultura svizzera. Ma questa collezione ha una particolarità: quella di essere una somma di collezioni priva-

fino all’11 gennaio 2010 una mostra a cura del mart, museo di arte moderna e contemporanea di trento e rovereto, offre al pubblico tedesco un’occasione unica per ammirare le opere del futurismo. I linguaggi del futurismo. Letteratura, pittura, scultura, musica, teatro, fotografia, a cura di gabriella belli, celebra il centenario della maggiore avanguardia italiana del novecento nella prestigiosa sede del martin-gropius-bau, a berlino. la selezione di opere della mostra si concentra in particolare sulla fase dello sviluppo del movimento futurista

successivo all’opera di umberto boccioni. ne sono protagonisti giacomo balla, gino severini, ardengo soffici, fortunato depero, enrico prampolini, tullio crali ed ernesto thayaht, artisti che in modo differente e personalissimo, hanno dato corpo e originalità alle proposte di radicale rinnovamento del mondo e di estensione illimitata del fare artistico, contenute nella maggior parte delle dichiarazioni poetiche del movimento, a partire dal primo e celebre manifesto di filippo tommaso marinetti del 1909.

il FUTUrisMo Fa TaPPa a berlino

te realizzate dagli imprenditori locali e da grandi famiglie che si sono attivate all’inizio del secolo scorso. Pur essendo raccolte di opere che rispecchiano gusti e tendenze di personalità diverse all’unisono corrispondono, così raggruppate, ad un disegno ed ad un unico respiro che restitu-isce in maniera esaustiva la pro-duzione artistica del Novecento. Un museo nel museo quindi, in perfetta sintonia con le proprie collezioni. Il percorso allestito

permette al visi-tatore di vedere grandi opere e di ripercorrere in or-dine cronologico tutte le correnti e le personalità che hanno operato nel corso di due seco-li. La Modernità comincia quando

si lacera quella fusio-ne che legava l’ar-tista alla natura, quando la copia-va. Quella frat-tura definitiva porta l’artista a cercare di vedere quello che c’è die-tro e dentro di essa, in pratica a cogliere la sua anima. Da quel momento la disposizione dell’artista rispetto al mondo muta e il risultato è l’arte che si vede in questa mo-stra, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. In questo senso l’esposizione, che rispecchia i primordi e l’arte del secolo scor-so, fa parte di un tipico modo di presentare le opere nelle istitu-zioni museali straniere dove la forte componente educativa è presente e che in Italia spesso manca. I musei stranieri educa-no e creano cultura e capacità di letture nei propri cittadini e con la collezione del museo di Winterthur ne abbiamo un lampante esempio. 250 opere di 96 artisti, tra pittura, disegni e sculture, sono questo il ricco ed articolato patrimonio di una piccola città come Winterthur.

Si comincia il percorso della mostra con la pittura francese che procura al visitatore quel-la confidenza con la moder-

nità che, attraverso le avanguardie, lo

porterà nel cuo-re pulsante del secolo a venire. Ecco allora le opere di Eugène

Boudin Cana-le dell’Allèe-Verte,

Bruxelles (1871), di Jean-Baptiste Camille Co-

rot Passiance, vicino a Saint-Avit (Landes) 1872, di Claude Monet Barca arenata a Fècamp (1868), Paul Cèzanne Gli ippo-castani del Jas de Bouffon (circa 1885) e di Vincent van Gogh Jo-seph Roulin (1888) o sempre di van Gogh I soffioni del 1889. Se questi sono esempi potenti del-la pittura nella modernità, nel-la scultura campeggia lo stesso atteggiamento e un’opera signi-ficativa proprio per questo ac-

1. niklaus stoecklin (1896-1982), Fantasia, 1921. 2. richard Hamilton (1922), Epifania, 1964-1989. 3. Vincent van Gogh (1789-1874), I soffioni, 1889. 4. Maurice denis (1870-1943), Ritratto di Eva Meurier, 1891.

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Culture

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coglie il visitatore: quella di Au-guste Rodin che con il Pierre de Wissant (nudo monumentale, 1885 ca.) introduce tutta la pla-sticità moderna del movimen-to. Qui il movimento percepito del corpo scrive una pagina che simboleggia l’abbandono della visione classica della scultura, niente è più come prima, la statici-tà è assorbita nel vortice moderno. Anche le opere di Cèzanne e van Gogh, portano il linguaggio dell’ar-te, non nel senso del movimento, alla coscienza del-la modernità. Le loro opere sono la testimonianza in pittura dell’introduzione del-la coscienza nel concetto di na-tura. Non si arriva a raffigurarla così come fanno loro se non se

progetto e catalogo a cura di dieter schwarzdirezione scientifica di gabriella belli curatore tecnico: beatrice avanzi, elisabetta barisoni

rovereto, mart- museo di arte moderna e contemporanea di trento e rovereto fino al 10 gennaio 2010

mart - orari:martedì - domenica 10:00 - 18:00venerdì 10:00 - 21:00chiuso il lunedì

mart - informazioni e prenotazioninumero verde 800.397760 www.mart.trento.it

caPolaVori della ModerniTàopere dalla collezione del kunstmuseum winterthur

ne ha piena coscienza. Quello che pensano e dipingono questi artisti a fine Ottocento è quello che fa anche Ferdinand Hodler la cui influenza sull’arte svizzera dell’inizio del XX secolo è molto forte e proprio per questo a lui è dedicata un’intera sala. Anche se la sua pittura è fortemente

connotata da una vena simbolista la sua espressività ha come oggetto di ricerca il colore e la forma. Un’al-tra sala è intera-mente dedicata a Félix Vallotton, del gruppo pitto-rico dei Nabis, e vi si può vedere

il famoso quadro I cinque pit-tori (1902-1903), che li ritrae quasi tutti. Insieme a lui, un po’ defilato, ci si sono Pierre Bon-nard, Edouard Vuillard, Charles

Cotteti e Ker-Xavier Roussel. Un altro dipinto che merita at-tenzione è il suo Pont-Neuf del 1901. La collezione del museo, del gruppo Nabis, offre un nu-trito gruppo di opere, ben 13 sono le opere di Pierre Bonnard e 6 quelle di Edouard Vuillard. Lo spazio dato all’arte svizzera è significativo dal momento che sono presenti anche le opere di Giovanni e Alberto Giacometti. Del primo, allievo di Segantini, il famoso Annetta, un suo Au-toritratto e il bel St. Moritz (sole d’inverno) del 1916 mentre del secondo due sculture Testa che guarda e Donna distesa. Nel percorso si susseguono un po’ tutti i movimenti che hanno

attraversato il secolo scorso, dal Surrealismo al Cubismo, al Realismo magico, la Nuova og-gettività, ai lavori della Bauhaus, fino ad arrivare all’Astrattismo, all’Arte Concreta e alla Pittura astratta americana. Ma in tut-to questo è interessante notare quanta arte italiana è presente in questa collezione. Un’intera sala è di Giorgio Morandi e un’al-tra è colma di opere di Lucio Fontana, Luciano Fabro, Piero Manzoni, Jannis Kounellis, Ma-rio Merz e Marisa Merz, Giulio Paolini e Giuseppe Penone.

Concludendo il percorso espositivo, rimane poi la sezio-ne Finzioni in cui sono raccolte le ultime poetiche artistiche. Ci s’imbatte in Gerard Richter, alla cui opera è dedicata un’intera sala e se pensiamo alle opere viste all’inizio della mostra tro-viamo che l’artista, con i quadri Casa e Cascata, si misura an-cora con la Natura. Chiudendo idealmente la mostra.

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5. Henri rousseau (1844-1910), Per festeggiare il bambino, 1903. 6. Pablo Picasso (1881-1973), Due personaggi, 1934. 7. Ferdinand Hodler (1853-1918), Sguardo sull’infinito, 1913/14-1916. 8. Paul klee (1879-1940), Fiorente, 1934. 9. claude Monet (1840-1926), Varengeville, bassa marea, 1882.

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40 il Trentino – novembre 2009

Culture

Il ciclo della musica Così funziona l’attività didattica di base in Trentino

Daniele Valersi Foto di Giovanni Cavulli

F. Lettura e scrittura. La no-tazione tradizionale (penta-gramma, figure di durata) è un momento essenziale della pratica sia strumentale sia vocale e si sviluppa in stretto rapporto con questa.

Il terzo ciclo si rivolge alle fa-sce d’età successive ai 14 anni, articolandosi anch’esso lungo una linea progressiva che tocca tutti gli aspetti caratteristici del secondo ciclo. L’insegnamento tende qui a consolidare le co-noscenze assegnate al secondo ciclo e a portarle ad un livello superiore quanto a maturità, conoscenza e abilità. Obiettivo del lavoro è educare l’allievo a operare scelte consapevoli, in ambito individuale tanto quan-to in quello collettivo.

Questi programmi vengono attuati con l’organizzazione di corsi annuali, di progetti in si-nergia con la scuola pubblica, di corsi collettivi e lezioni indi-viduali. L’attività che riesce più difficile da inserire in un pro-getto di scuola pubblica è l’av-viamento strumentale, dato che la modalità obbligata per impa-rare uno strumento rimane la lezione individuale.

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Nel numero preceden-te de Il Trentino si è concluso il viaggio

attraverso le realtà musicali della nostra provincia: quattro puntate per quattrordici scuo-le. Dove abbiamo illustrato la “personalità” di ciascuna scuola, le diverse esigenze che si vanno ad incontrare e i vari settori di eccellenza. Preme ora dedicare un po’ d’attenzione a quella par-te dell’attività didattica che ac-comuna questi quattordici isti-tuti, vale a dire quei corsi di base disponibili tanto per l’utente che abita in Primiero tanto per quello dell’Alto Garda o dei due principali centri cittadini.

Tutte le scuole musicali tren-tine sono tenute all’attuazione di programmi annuali approvati, denominati Orientamenti di-dattici, che sono omogenei per tutti gli istituti e si dividono in cicli, ciascuno relativo ad una fa-scia d’età. La frequenza dei corsi non è vincolata da alcuna restri-zione: vi si può accedere dai sei mesi d’età fino ai novant’anni e oltre.

Gli Orientamenti didattici attualmente vigenti sono sta-ti inizialmente redatti da una commissione presieduta da Car-lo Delfrati (specialista di chiara fama nella didattica della musi-ca) e sono stati in seguito riela-

borati, con il coinvolgimento di tutte le scuole.

Il primo ciclo. È rivolto ai bambini di età dai sei mesi fino a 7 anni e mira a fondare una consapevolezza articolata della realtà sonora e musicale. Le atti-vità di sensibilizzazione percet-tiva hanno per oggetto non solo gli eventi più propriamente mu-sicali, ma ogni possibile stimolo acustico. Al termine del ciclo il bambino è in grado di cogliere percettivamente le diverse di-mensioni del suono e di orien-tarsi all’interno di ciascuna: su un repertorio sonoro fatto di brani musicali di ogni genere e suoni di ambiente il bambino è sollecitato a operazioni di inter-pretazione e analisi.

Il Secondo ciclo. È rivolto alla fascia d’età dagli 8 ai 13 anni ed è articolato secondo un crite-rio di progressività.A. Educazione audiopercettiva.

L’esercizio dell’attenzione udi-tiva (o educazione dell’orec-chio) mira alla progressiva assunzione e consapevolezza dei fondamenti costruttivi del linguaggio musicale. In particolare, l’allievo è guidato a riconoscere i fattori ineren-ti all’aspetto ritmico, a quello melodico, all’acustica musi-cale, all’armonia, ai principi costruttivi elementari.

B. Ascolto. La musica nei mes-saggi multimediali (colonne sonore, balletto, canto ecc.), la simbolizzazione, l’uso so-

ciale: le proposte d’ascolto spaziano sull’asse temporale (passato-presente) come su quello etnico e su quello dei generi (musica popolare, col-ta, d’intrattenimento ecc.).

C. Attività creative vocali/stru-mentali.

D. Attività vocale (individuale e corale). Mira a un progressi-vo autocontrollo delle prin-cipali funzioni della vocalità: respirazione, emissione, arti-colazione, risonanza.

E. Strumento. In questo ciclo la pratica di strumenti si evolve nello studio sistematico di un particolare strumento. L’ap-prendimento dello strumen-to richiede da parte dell’allie-vo l’interiorizzazione sempre più articolata di atteggiamen-ti fondamentali: preventiva intonazione e percezione delle qualità del suono da produrre, consapevolezza e controllo della fisiologia del proprio gesto strumentale.

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In occasione del trecentesimo anniver-sario della morte del celebre pittore e architetto gesuita di origine trentina An-

drea Pozzo (Trento, 1642 – Vienna, 1709), il Museo Diocesano Tridentino organizza una mostra dedicata all’attività dell’artista in Italia settentrionale e dunque incentrata sia sull’interessante e ancora poco nota pro-duzione giovanile in Lombardia, Piemonte e Liguria, negli anni che precedono il suo de-cisivo trasferimento a Roma (1681), sia sulle opere da lui eseguite per queste regioni e per il contesto trentino nella stagione della ma-turità. L’esposizione intende documentare la poliedrica personalità del gesuita, che fu at-tivo in qualità di pittore, architetto, allestito-re di apparati effimeri e teorico della scienza prospettica e dell’architettura, mettendone in risalto i legami con gli ambienti culturali in cui operò e con i contesti di committenza da lui frequentati. Sarà il modo per presen-tare al pubblico la figura di questo indiscusso protagonista della civiltà e della spiritualità barocche – al quale mai fino ad ora è stata dedicata un’esposizione di carattere mono-

Il pittore prospetticoCosì il Museo Diocesano celebra Andrea Pozzo

grafico – riconoscendogli un ruolo di primo piano nel panorama culturale eu-ropeo fra Sei e Settecento.

In particolare l’esposizione fornirà l’oc-casione per esplorare i risultati di straordi-naria modernità conseguiti da Pozzo nelle opere realizzate in Italia settentrionale tra il settimo e l’ottavo decennio del Seicento, allorché il suo linguaggio estroso e teatrale, nobilitato da spettacolari invenzioni compo-sitive, segnò un fondamentale momento di svolta all’interno della cultura figurativa di quell’area geografica.

È noto che il riscatto della figura dell’ar-tista, stigmatizzato in maniera implacabile dalla critica neoclassica, risale ad anni non lontani: solo verso la metà del XX secolo si comincia a mettere in luce il notevole con-tributo dato da Pozzo alla storia delle arti figurative del tardo XVII secolo in Europa, nel momento cruciale di internazionalizza-zione del linguaggio barocco elaborato in Italia. Dopo un secolo e mezzo in cui i con-tributi critici sull’attività del gesuita avevano riguardato specifici aspetti della sua vicenda biografica ed artistica, la pubblicazione delle monografie di Remigio Marini (1959) e Nino Carboneri (1961), dedicate la prima alla pro-duzione pittorica del gesuita, la seconda a quella architettonica, colmavano un vuoto storiografico e ponevano le basi per i succes-sivi approfondimenti sfociati nella monogra-fia di Bernhard Kerber del 1971. A distanza di qualche decennio dalla pubblicazione di

questo testo e dalle indagini relative ai mol-teplici aspetti dell’opera del gesuita condotte tra gli altri da Vittorio de Feo (1988 e 1996), Giovanni Romano (1989) e Alberta Battisti (1996), i tempi sono maturi per promuove-re un’iniziativa espositiva che favorisca al contempo l’approfondimento storico-critico della vicenda di Pozzo e la conoscenza della sua opera presso un pubblico non speciali-sta.

Il Museo Diocesano Tridentino rappre-senta la cornice ideale per tale evento poiché espone, nell’ambito del percorso permanen-te, alcune significative opere di Andrea Poz-zo, fra le quali si possono ricordare le celebri Prospettive un tempo conservate nella chiesa di San Francesco Saverio di Trento.

In mostra, accanto ad una sezione in-troduttiva a carattere biografico nella quale verrà presentato il personaggio attraverso due autoritratti, saranno esposte in ordine cronologico numerose opere del gesuita – pale d’altare, dipinti di devozione privata, bozzetti – provenienti da edifici di culto e collezioni private della Lombardia, del Pie-monte, della Liguria e del Trentino, oltre che da musei italiani e stranieri.

Il percorso si presterà a letture di carat-tere stilistico ma chiarirà al visitatore anche il ruolo cruciale giocato da Andrea Pozzo nell’illustrare i temi iconografici e le nuove devozioni sviluppatesi a partire dalla Con-troriforma.

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museo diocesano tridentinopiazza duomo, trento - tel. 0461.234419 dal 19 dicembre al 5 aprile 2010 orario: 9.30-12.30; 14-17.30 chiuso martedìwww.muesodiocesanotridentino.it

andrea PoZZo (1642-1709)PiTTore e ProsPeTTico in iTalia seTTenTrionale

in alto: Madonna col Bambino e Angeli musicanti, collezione privata. a sinistra: particolare della pala con la Madonna in trono tra s. Michele e s. Giovanni battista conservata nella cattedrale di cuneo.

Culture

42 il Trentino – novembre 2009

Europa

Toc toc si può entrare?Il progetto Netcarity per quindici anziani del Trentino

A novembre, circa quindi-ci anziani della provin-cia di Trento daranno il

benvenuto nelle proprie case al MobiTable, o più semplicemen-te “tavolino” per la forma a cui si ispira, progettato all’interno del progetto Netcarity, finanziato dalla Comunità Europea e fina-lizzato a realizzare tecnologie di supporto all’indipendenza della popolazione anziana nell’am-biente domestico. Il “tavolino”, le sue funzionalità e modo d’uso sono nate dalla collaborazione tra i ricercatori della Fondazio-ne Bruno Kessler (Chiara Le-onardi, Claudio Mennecozzi, Elena Not, Fabio Pianesi, Mas-simo Zancanaro) e dell’Istitu-to Regionale di Studi e Ricerca Sociale (Antonio Cristoforetti,

Francesca Gennai, Silvia Ghe-rardi, Giulia Rodeschini, More-no Bighelli, Laura Ravanelli) e alcuni utenti del Centro Servizi di via Belenzani, dell’Universi-tà della Terza Età e del Tempo Disponibile e dell’RSA Grazioli di Povo, che hanno partecipato attivamente alle varie fasi della ricerca: dalla ricerca sociologica su stili di vita e problematiche della terza età alla definizione di scenari tecnologici, dall’elabo-razione di linee guida per tec-nologie adatte all’anziano alla sperimentazione di prototipi.

Il MobiTable – composto da touch screen integrato in un supporto mobile – permette all’anziano di svolgere diverse attività interagendo con le dita

o con la penna. L’agenda inte-rattiva dà la possibilità di fissare gli appuntamenti della giornata, mentre l’area “Comunicazioni private” permette di comuni-care con amici, parenti o nuo-ve persone attraverso la video chiamata o l’invio di messaggi. Dalla volontà di creare una rete virtuale che stimoli la parteci-pazione alla vita pubblica e per-metta di mantenere il contatto con l’esterno anche dalla pro-pria abitazione, è nata la fun-zione “Bacheca Pubblica”: qui le persone trovano informazioni rispetto agli eventi culturali lo-cali e alle istituzioni, recensioni di film o libri, notizie di crona-ca, oppure possono inserire ma-teriale (es. fotografie o poesie o ricette) da condividere.

Passo fondamen-tale per disegnare questa tecnologia è stato lo studio dello spazio domestico e della vita degli anziani. Per far questo i ricercatori

hanno chiesto ai partecipanti di descrivere la loro casa e narrare la loro vita attraverso vari stru-menti.

Nel visitare virtualmente le stanze degli anziani, la sen-sazione è di attraversare spazi contaminati da emozioni di-verse, veicolate dalla presenza di specifici “oggetti emotivi”, in particolare legati alla dimensio-ne del ricordo e alla percezione di sicurezza. Gli spazi dedicati al ricordo si articolano in spazi intimi (es. la camera da letto), dove l’anziano tende a racco-gliersi in solitudine e pensare al passato, e spazi sociali (es. la sala da pranzo), nella quale in-vece i ricordi vengono condivisi con altre persone. La dimensio-

ne della sicurezza, invece, è percepi-ta sia nei termini negativi di peri-colo (pensiamo ai rischi della cu-cina o in bagno), sia nei termini positivi di luoghi sicuri dove rifu-giarsi in tranquillità. La cucina è un posto speciale: ritenuta sia il luogo più pericoloso sia il “cuore” della casa, è il luogo dove gli anziani amano passare il loro tempo e sono disposti ad accettare nuove tecnologie. Regina della cucina è la radio, ritenuta la migliore compagna contro la solitudine. La came-ra da letto è invece considerata un luogo intimo e sacro dove è possibile trovare oggetti a cui si associa una forte legame affet-tivo, come le fotografie dei cari e i monili più significativi della propria vita. A questa stanza si contrappone la sala da pran-zo, il luogo dove si ricevono gli ospiti e viene mostrata la pro-pria identità pubblica. Sempre qui si raccolgono gli oggetti del “piacere”, legati al tempo libero, come libri, gomitoli di lana o cruciverba.

Aprendo la loro casa, gli an-ziani hanno fatto capire anche come organizzano il proprio tempo affinché, come ha rac-contato qualcuno, «la vita non diventi brutta». È stato così scoperto che il cosiddetto “fe-nomeno dell’accelerazione del tempo” vale anche per molti anziani, per cui “il tempo non è mai abbastanza”. Gran parte di loro passa il proprio tem-po svolgendo attività definibili “produttive”: come frequentare lezioni all’università della terza

età, fare volontariato o una vera e propria attività lavorativa, tra-sformando la propria casa in un laboratorio. Per chi ancora vive all’interno del proprio nu-cleo familiare oppure ha anco-ra un ruolo attivo nella vita dei figli, sono le attività di cura, in special modo legate alla cresci-ta dei nipoti, a riempire le loro giornate. Solo una minoranza di anziani passa il proprio tempo dedicandosi ad attività di piace-re, rivendicandone il diritto ora che «siamo liberi dagli obblighi lavorativi». L’immagine pertan-to che ne emerge è di una popo-lazione anziana che sbriciola gli stereotipi che vedono gli anziani isolati e poco attivi, restituendo invece l’immagine di una fascia di età ricca di interessi e deside-rosa di essere ancora d’aiuto e di confrontarsi con gli altri.

Non manca però chi passa le proprie giornate in solitudi-ne pensando ad un passato che continua a vivere attraverso og-getti, fotografie e vecchie lette-re riordinate nelle domeniche vuote. Ed è soprattutto questo tipo di utente che il progetto Netcarity ha in mente.

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43il Trentino – novembre 2009

“Essere in Europa”: concluso il progetto giovaninello scorso ottobre scorso, alla presenza del presidente lorenzo dellai, dell’assessore provinciale alla cultura fran-co panizza e dell’europarlamentare Herbert dorfmann, sono stati consegnati gli attestati ai giovani che hanno partecipato al progetto formativo “essere in europa”. si è concluso così, per quest’anno, il progetto che la provincia autonoma di trento (servizio rapporti comunitari e sviluppo locale, dipartimento istruzione, centro di documentazione europea e format), in collaborazione con europe direct trentino, ha intrapreso coinvolgendo i ragazzi appartenenti ai piani giovani di ambito e di zona.il progetto è nato con l’intenzione di diffondere tra i giovani la conoscenza dell’unione europea e di stimolare in loro un sentimento di appartenenza all’europa, ma anche di contribuire a divulgare i principi che stanno alla base dell’unione e a far conoscere le opportunità offerte dalle istituzioni europee. altro risultato importante atteso era quello di creare una rete di giovani che, al termine del percorso, potessero diventare a loro volta agenti di informazione e formazione sulle tematiche europee per il loro territorio. dopo una prima fase di formazione comune che ha compreso anche una visita alle istituzioni europee a bruxelles e strasburgo, i ragazzi, divisi in quattro gruppi, hanno organizzato alcuni eventi sul loro territorio in occa-sione della festa dell’europa e realizzato uno spot finaliz-zato a stimolare la partecipazione alle elezioni europee.

scacchiere internazionale». l’onorevole dorfmann si è detto convinto che «la vicinanza tra le istituzioni europee e il territorio è molto importante anche perché la situazione non è facile soprattutto sul fronte della partecipazione al voto da parte dei cittadini e per la presenza nella politica europea di posizioni antieuropeiste». nei prossimi anni, ha aggiunto, tra i temi centrali su cui l’unione europea dovrà impegnarsi ci sono il cambiamento climatico e la situazio-ne ambientale, la situazione economica internazionale e le regole dell’economia, l’immigrazione, che è un tema da affrontare tutti assieme, collaborando tra stati, le politiche agricole, che dopo il 2013 richiederanno nuove misure, e infine l’allargamento.

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i ragazzi hanno lavorato con entusiasmo e ogni gruppo di lavoro è riuscito a coinvolge-re nelle iniziative altri gruppi locali. «Questa iniziativa – ha detto il presidente lorenzo dellai in apertura – incrocia due politiche: quelle per i giovani e quella che riguarda l’europa. il trentino è strutturalmente a forte vocazione europea, però l’europa da sola non si fa. c’è bisogno del contributo e della partecipazione di tutti, compresi i giovani. il tempo che viviamo rende neces-saria l’attenzione nei confronti di questa istituzione su cui si dice di tutto e di più. c’è chi la racconta come l’origine di tutti i mali, come una costrizione. pro-blemi naturalmente ce ne sono e di sicuro la costruzione europea manca ancora di tanti elementi importanti come quelli del protagonismo dei territori e del ruolo politico che è ancora limitato. c’è da dire però che per noi non vi è futuro al di fuori dell’europa. Quindi tutte le iniziative che vanno nella direzione di far conoscere e sostenere l’europa meritano sostegno e plauso». «l’europa – ha aggiunto l’assessore panizza – sembra lontana ma è molto vicina e non è fatta solo di vincoli ma anche di grandi prospettive. ricordiamoci che l’europa sta garantendo a tutti noi la pace da sessant’anni e in futuro si auspica che possa essere un attore importante e un fattore di equilibrio nello

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Sportivamente

Trentino mondialeI campioni del volley a Doha superano tutti

«dopo aver portato il trentino a conquistare dapprima il titolo di campioni d’italia e poi quello di campioni d’europa, i ragazzi del volley hanno regalato ai loro tanti tifosi, ma anche ad una intera terra, un successo ancora più grande, ancora più esaltante. non posso che stringermi in un grande abbraccio con il presidente mosna, con l’allenatore stoytchev e con tutti i giocatori che a doha hanno saputo conquistare il trofeo più ambito». così lorenzo dellai, presidente della provincia autonoma di trento ha commentato il grande risultato sportivo arrivato da doha, nel Qatar, dove la trentino betclic ha conquistato il titolo di campione del mondo per club superando i polacchi dello skra belchatow.

alle parole del presidente dellai hanno fatto seguito anche quelle di marta dalmaso, assessore allo sport e di tiziano mellarini, assessore alla promozione. per l’assessore dalmaso «essere diventati campioni del mondo costituisce anche un formidabile messaggio positivo per i tanti giovani che in trentino si dedicano con passione alla pallavolo». per l’assessore mellarini «l’orgoglio di sapere che sulle maglie dei neo campioni del mondo di club c’è, in bella vista, il nostro marchio territoriale, quel trentino che anche grazie al volley è sempre più conosciuto, ovunque».

45il Trentino – novembre 2009

Sfogliando “il Trentino”:produzioni tipiche e immagini rurali

Silvia Vernaccini«Molteplici sono le iniziative per conservare e aumentare il pre-stigio dei vini locali. Comitato vitivinicolo della Camera di Com-mercio di Trento, Cantine sociali, cooperative, singoli produttori sono tutti impegnati nel delicato compito di conservare le caratte-ristiche dei loro prodotti trentini, di qualificarli e di renderli sem-pre più noti al pubblico. Tra le iniziative di vario genere che si sono assunte negli ultimi anni, merita una menzione particolare la progettata “strada del vino”. Il suo percorso sinuoso si adden-tra nelle migliori località collinari della valle dell’Adige, ricche di splendidi vigneti. L’interesse turistico della strada, assieme al suo nome di richiamo, dovrebbe senz’altro rappresentare un valido apporto alla conoscenza sempre più generalizzata dei vini locali, nella cornice invitante dei lunghi filari di viti».Un’immagine “rurale” confermata dalla fotografia a corredo di questo testo pubblicato su il Trentino nel novembre del 1964. Qui due grossi tini accolgono su di un carro l’uva dei generosi vigneti attorno: una strada in terra battuta immersa tra filari silenziosi punta su un fondovalle ancora scevro dai successivi sviluppi urbani e industriali. Un progresso che non ha però affatto compromesso la crescita dell’enologia in Trentino, così come lo stesso prosieguo della «progettata strada del vino». Itinerari e appuntamenti all’in-segna del gusto e della natura, valorizzati dalle Strade del Vino e dei Sapori del Trentino, fanno infatti ormai parte della proposta turistica della nostra provincia. Sono ben sette i percorsi che sono

l’inizio della strada del vino verso Faedo, da il Trentino, n. 6, novembre 1964.

stati individuati e che si richiamano, ieri come oggi, alla Camera di Commercio di Trento, nello specifico nella Casa dei prodotti trentini ed Enoteca provinciale del Trentino con sede a Palazzo Roccabruna (tel. 0461 239853), un prestigioso riferimento per ap-passionati, operatori e consumatori dell’offerta eno-gastronomica trentina. L’amore e l’orgoglio per la propria terra, sentimenti uniti all’innata operosità dei Trentini, hanno favorito la cura e spesso anche il recupero di coltivazioni tipiche e delle relative produzio-ni locali, che trovano un giusto riconoscimento, appunto, nella Strada del Vino e dei Sapori delle Colline Avisiane, Faedo e Valle di Cembra; in quella della Piana Rotaliana; delle Dolomiti di Fassa, Fiemme e Primiero; della Vallagarina; delle Valli di Non e Sole, e infine, ma certamente solo per ora, in quella “dal Lago di Garda alle Dolomiti di Brenta”.

www.stradedelvinodeltrentino.itwww.palazzoroccabruna.it

Ieri

1964, SULLA STRADA DEL VINO

Vigneti a Mosana. Fototeca Trentino spa - foto F. Flaganello.

46 il Trentino – novembre 2009

Biblioteca a cura di silvia vernaccini

n Andrea Di Michele, Rodolfo Taiani, La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda

guerra mondiale, Fondazione Museo storico del Trentino, Grenzen Confini, Trento, 2009, pp. 456, euro 22

È una corposa e come sempre ben curata pub-blicazione questa che raccoglie gli atti del conve-gno di studi svoltosi nel marzo 2006, frutto della collaborazione tra l’Archivio provinciale di Bol-zano, l’Istituto storico bellunese della resistenza e dell’età contemporanea e il Museo storico in Trento. L’obiettivo è quello di indagare l’artico-lata realtà dell’Alpenvorland inserendola nel più ampio contesto delle politiche di occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. En-trambi gli autori sono dottori di ricerca in storia: Di Michele opera presso l’Archivio provinciale di Bolzano, Taiani presso la Fondazione Museo Storico del Trentino.

n Lorenzo Baratter, La Grande Guerra delle minoranze. Ladini, Mòcheni e Cimbri, Gaspari Editore, Udine, 2008, pp. 128, euro 14,80

Voluto dal Servizio Minoranze Linguistiche della Provincia di Trento, e con la collaborazione del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, questo libro racconta la storia delle popolazioni appartenenti alle tre minoranze linguistiche an-cor’oggi presenti in Trentino – i Ladini della Val di Fassa, i Mòcheni della Valle del Fèrsina, i Cim-bri di Luserna – negli anni della Grande Guerra. Vicende militari sulle quali l’autore, lo storico Lorenzo Baratter, fa risaltare soprattutto l’aspet-to umano e civile, un’empatia trasmessa anche dall’articolato corredo fotografico, la cui valenza risulta fondamentale per meglio comprendere la dimensione di quel passato.

n Marco Ischia, Arianna Tamburini, Sulle orme del tenente Hecht/ Auf den Spuren des

Oberleutnants, Temi, Trento, 2009, pp. 484, euro 25

Era un uomo semplice ma di grande cultura, il tenente dei Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda, un personaggio che ricevette la stima degli ap-passionati di storia bellica del Trentino occiden-tale, quando si trovarono a sfogliare i suoi diari. Li scrisse durante i due anni trascorsi (1915-17) sui monti tra il Cadria e lo Stivo e sul Corno di Cavento, e questo libro – in italiano e in tede-sco – dall’esplicativo sottotitolo La linea difen-siva austro-ungarica nella Grande Guerra, dalla cintura dei forti di Lardaro alla vetta del Cadria, accompagna, attraverso documenti e fotografie dell’epoca affiancate a quelle dell’oggi, alla sco-perta e conoscenza di queste montagne.

n Gianni Faustini, Andreas Hofer. La storia, il mito, Valentina Trentini editore, Trento, 2009, pp. 124, euro 18

Le vicende legate all’insurrezione tirolese guidata dall’oste della Passiria, Andreas Hofer, costitui-scono oggi un capitolo complesso e storicamente coinvolgente, ma il modo con il quale sono state in passato trattate ha dato spesso adito a mani-polazioni interpretative. A inquadrare la storia in una realtà il più possibile obiettiva, volta an-che a una comprensione nel segno della pacifica-zione e della convivenza, concorre questo libro del giornalista Gianni Faustini, un ampliamento e aggiornamento di una ricerca svolta venticin-que anni orsono rivolta agli studenti delle scuole italiane del Trentino-AltoAdige/Südtirol.

n Maria Adelaide Maviglia Roselli, Le Favole del Melo, Tivoli (Roma), 2008, pp. 76. Le offerte sono devolute all’Associazione Telefono Azzurro e-mail: [email protected]

In un condominio chiamato “Golden”, su una pianta di melo in Val di Non, vivono i personag-gi che animano Le Favole del Melo: sono Bruno il bruco, Ella la coccinella, Formy la formica, la famiglia di uccellini Pigoli, le gemelle cicale Cic e Ala, e poi ci sono Kal e Brone, Luma e Maco, Lillo il grillo. L’autrice, che è alla sua prima ope-ra, per le illustrazioni si è avvalsa della colorata ironia di Patrizia Zambruno; in Trentino sarà ambientato anche il secondo libro di favole al quale sta già lavorando.

n Alessandro de Bertolini, La traversata delle Alpi in bicicletta, Curcu & Genovese, Trento, 2009, pp. 160, euro 15

Dall’Adriatico al Mediterraneo in 17 giorni, 26 passi alpini e 1700 chilometri, recita il sottoti-tolo di questo libro che, assieme a cartografie, profili altimetrici, tappe, campeggi offre utili in-dicazioni all’appassionato (e ben allenato!) biker che intende affrontare la traversata delle Alpi: 10 frontiere, 5 Paesi, 31 metri di dislivello in sali-ta! Una “alpiciclistica”, questa dalla Slovenia alla Francia, pensata e poi percorsa dallo stesso auto-re, Alessandro de Bertolini, giornalista e ricerca-tore presso la Fondazione del Museo storico del Trentino, che qui rivela la sua grande passione per la bicicletta, «il più bel modo per girare il mondo». A pedalare con lui, i trentini Riccardo Goi e Roberto Della Maria.