Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni - Italia 2013 · Introduzione Il Programma...
Transcript of Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni - Italia 2013 · Introduzione Il Programma...
Programma Nazionale Esiti – PNE Edizione 2015
Regione Veneto
Ulss 5 - Registro protocollo ufficiale 2016 N. 0002544 - E 25/01/2016 - -
Indice Introduzione
Guida alla lettura
Risultati Area cardiovascolare
o Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni o Infarto Miocardico Acuto: volume di ricoveri o Infarto Miocardico Acuto: proporzione di trattati con PTCA entro 2 giorni o By-pass Aortocoronarico: mortalità a 30 giorni o Intervento chirurgico per By-pass Aortocoronarico: volume di ricoveri o Valvuloplastica o Sostituzione di Valvole Cardiache: mortalità a 30 giorni
Area digerente o Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri ordinari con degenza post-operatoria
inferiore a 3 giorni o Colecistectomia laparoscopica: volume di ricoveri
Area muscoloscheletrica o Frattura del collo del femore: intervento chirurgico entro 2 giorni o Frattura del collo del femore: volume di ricoveri
Area perinatale o Parti: Volume di ricoveri o Proporzione di parti con taglio cesareo primario
Chirurgia oncologica o Intervento chirurgico per TM polmone: volume di ricoveri o Intervento chirurgico per TM mammella: volume di ricoveri o Intervento chirurgico per TM colon: volume di ricoveri o Intervento chirurgico per TM stomaco: volume di ricoveri
Ospedalizzazioni o Ospedalizzazione per intervento di tonsillectomia. o Ospedalizzazione per broncopneumopatia cronica ostruttiva o Ospedalizzazione per complicanze a breve e lungo termine del diabete o Ospedalizzazione per gastroenterite pediatrica
Flussi di mobilità per Regione o By-pass Aortocoronarico (volumi) – flussi di mobilità per regione o Valvuloplastica o Sostituzione di Valvole Cardiache (volumi) – flussi di mobilità per regione o Ospedalizzazioni per tonsillectomia (volumi) – flussi di mobilità per regione o Intervento chirurgico per TM mammella (volumi) – flussi di mobilità per regione o Intervento chirurgico per TM polmone (volumi) – flussi di mobilità per regione o Intervento chirurgico per TM colon (volumi) – flussi di mobilità per regione o Intervento chirurgico per TM fegato (volumi) – flussi di mobilità per regione
Audit qualità dei dati o Introduzione o Risultati audit PNE 2014 o Audit PNE 2015: strutture segnalate
Introduzione Il Programma Nazionale Esiti (PNE) è sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute e fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell’ambito del servizio sanitario. Gli indicatori sono discussi nell’ambito del Comitato PNE, composto dai rappresentanti di Regioni, Province Autonome, del Ministero della Salute e istituzioni scientifiche. Progettazione, gestione, disegno e analisi dei dati e gestione del sito web sono svolte dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR della Regione Lazio in qualità di centro operativo PNE di Agenas. I risultati di PNE possono essere utilizzati in modo appropriato esclusivamente in contesti di valutazione critica, soprattutto nell’ambito di processi e programmi integrati di valutazione a livello regionale e locale. Le misure di PNE sono quindi strumenti di valutazione a supporto di programmi di auditing clinico e organizzativo finalizzati al miglioramento dell’efficacia e dell’equità nel SSN. PNE non produce classifiche, graduatorie, pagelle, giudizi. Gli indicatori analizzati hanno validità e peso differente per cui non è possibile fornire risultati sintetici né per struttura né per Regione. L’edizione 2015 di PNE sui dati aggiornati al 2014 analizza 76 indicatori di esito/processo, 45 volumi di attività e 26 indicatori di ospedalizzazione. PNE elabora le analisi sia dal punto di vista della “produzione” dei servizi, attribuendo i risultati alla struttura di ricovero sia dal punto di vista della “tutela-committenza” attribuendo gli esiti alla Asl di residenza delle popolazioni allo studio. PNE non fornisce indicatori per Regione. Per ciascun indicatore, PNE pubblica, in modo trasparente, il razionale alla base della scelta di analisi di quell’indicatore e la bibliografia di riferimento; il protocollo di definizione dell’indicatore, di selezione della popolazione allo studio e di analisi; il modello predittivo utilizzato per il controllo del confondimento e la stima dei risultati “aggiustati”; la distribuzione tra le strutture dei fattori confondenti (genere, età, comorbidità nel ricovero indice e nei due anni precedenti). Il nuovo sito PNE 2014, oltre alle sezioni “Struttura ospedaliera/ASL” e “Sintesi per struttura/ASL” in cui sono riportati i risultati di tutte le strutture ospedaliere/ASL di residenza per ciascun indicatore, include: Una sezione "Emergenza-Urgenza” che contiene le informazioni riguardanti la copertura dei dati dell’emergenza
urgenza per le diverse regioni e la distribuzione per numero di accessi e tempi di permanenza per struttura. Non essendo ancora completa la copertura a livello nazionale, non è possibile misurare indicatori utilizzando questo sistema per tutta Italia.
Una sezione "Sperimentazioni regionali" dove sono riportati:
o I collegamenti ai programmi regionali di Valutazione di Esito
o I protocolli di Indicatori territoriali di esito per le patologie croniche che ogni Regione calcola autonomamente
o i risultati delle sperimentazioni regionali di nuovi indicatori la cui elaborazione richiede l’integrazione di informazioni registrate in Sistemi Informativi disponibili solo in alcune Regioni e attualmente non disponibili con una copertura sufficiente a livello nazionale.
o I dati di copertura, accessi per triage e permanenza in Pronto Soccorso da Sistema Informativo Regionale dell’Emergenza sanitaria.
Una sezione “Strumenti per Audit”. per tutti gli indicatori per i quali esistono chiare evidenze scientifiche di una relazione con la qualità delle cure erogate ma la cui interpretazione è fortemente influenzata dalla qualità dei dati utilizzati per la loro elaborazione, sono forniti gli elenchi delle strutture ospedaliere da sottoporre a processi di verifica della qualità dei dati codificati nei Sistemi Informativi Sanitari e di valutazione della potenziale
misclassificazione, rispetto ai criteri definiti nei protocolli degli indicatori, delle diagnosi utilizzate nella selezione dei ricoveri, delle variabili utilizzate nei modelli di aggiustamento e dei criteri utilizzati per la misura dell’esito.
COSA È PNE? POTENZIALITÀ E LIMITI DELLA VALUTAZIONE
o Il Programma Nazionale Esiti (PNE) è un’attività istituzionale del SSN: uno strumento operativo a disposizione
delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi dei profili
critici, attraverso attività di audit.
o PNE si integra con i programmi regionali, che possono contare sull’utilizzo di ulteriori sistemi informativi non
ancora disponibili a livello nazionale. PNE non valuta solo l’assistenza ospedaliera ma fornisce indicazioni
utili, seppure indirette, sulla qualità dell’assistenza territoriale.
o PNE non fornisce graduatorie, pagelle o giudizi né a livello regionale né a livello di struttura. Ogni indicatore di
esito misura caratteristiche diverse del processo assistenziale e ha peso diverso in termini di rilevanza del
problema e impatto sulla salute, pertanto non è possibile costruire indicatori sintetici che riassumano in
un'unica misura o giudizio la qualità di un sistema regionale, di un'azienda territoriale o ospedaliera.
o Gli indicatori di esito si concentrano su interventi sanitari di provata efficacia che dovrebbero essere offerti a
tutta la popolazione in condizioni di equità. PNE documenta una estrema eterogeneità nell’offerta e accesso
della popolazione ai trattamenti di provata efficacia sia all’interno della stessa realtà regionale sia tra
regioni. Parte di questa eterogeneità potrebbe essere determinata dalla variabilità nella qualità dei sistemi
informativi sanitari e parte dalla variabilità nella qualità delle cure offerte.
o Le evidenze scientifiche e gli stessi dati di PNE dimostrano che la pubblicazione dei dati di esito e l’utilizzo di
queste misure come strumento di governo del sistema (i.e. indicatori Direttori Generali) migliora la qualità
delle cure. Un uso, però, riduttivo e meccanicistico delle misure di esito per definire incentivi o sanzioni può
determinare effetti indesiderati e opportunismi di codifica dei sistemi informativi, che rischiano di inficiare le
valutazioni.
o Il trasferimento automatico delle misure di esito sui siti o portali per i cittadini è potenzialmente rischioso se
non accompagnato da una valutazione della qualità dei dati. L’utilizzo delle misure di esito per la scelta dei
luoghi di cura può riguardare una parte limitata delle misure di esito, in particolare interventi di elezione e
non di emergenza e, ai fini della riduzione delle disuguaglianze e dell’aumento dell’empowerment della
popolazione, dovrebbe prevedere un ruolo attivo dei MMG nell’utilizzo di queste misure.
o Il Programma Nazionale Esiti non è solo valutazione comparativa di esito tra strutture e per gruppi di
popolazione, ma anche valutazione comparativa tra interventi (tra diversi modelli organizzativi, tra tipologie di
intervento chirurgico, ecc.) e individuazione dei fattori dei processi assistenziali che determinano esiti, tra cui i
volumi di attività.
o Le misure di esito rappresentano uno strumento importante per orientare il governo della sanità verso
obiettivi di salute. Il miglioramento della validità e qualità delle informazioni contenute nella SDO necessita
di una rivisitazione dei sistemi di verifica e controllo, dell'integrazione delle informazioni contenute nelle
SDO con altre informazioni di carattere clinico ed organizzativo e della interconnessione dei flussi
informativi disponibili, così come previsto dalla normativa nazionale.
Guida alla lettura Per gli indicatori di esito (e proxy di esito), per ciascuna struttura ospedaliera/area geografica, oltre ai rischi/
proporzioni grezzi (% GREZZA), PNE riporta anche i rischi /proporzioni “aggiustati” (%ADJ), che tengono conto delle
differenti caratteristiche demografiche e cliniche. Pertanto, dopo l’aggiustamento, tutti i rischi possono essere
interpretati come se i pazienti di tutte le strutture ospedaliere presentassero la stessa “gravità”, limitatamente ai
fattori di aggiustamento misurabili sulla base dei sistemi informativi correnti, che comprendono, oltre al genere e
all’età, le comorbidità nel ricovero indice e nei ricoveri dei due anni precedenti.
In questa sintesi, i risultati sono presentati in forma di:
o tabelle, dove, accanto ai rischi grezzi e “aggiustati” si riporta la stima del rischio relativo aggiustato (RR)
ovvero il confronto con la media nazionale, espresso come rapporto tra il rischio aggiustato di ciascun
ospedale/popolazione rispetto al rischio/proporzione dell’intera popolazione nazionale considerata per
ciascun indicatore) e la P del confronto che, tenendo conto della precisione della stima del rischio aggiustato
di ciascun ospedale, valuta la significatività statistica del confronto (es. Fig. 11). E’ necessario ricordare che il
confronto con la media nazionale è solo uno dei confronti disponibili. Accedendo direttamente al sito è
possibile anche confrontare con il benchmark nazionale, l’anno precedente o un’altra struttura. Per alcuni
indicatori, per i quali la media nazionale è molto lontana degli standard attesi sulla base delle conoscenze
scientifiche (es proporzione di frattura di femore entro 2 gg) il confronto più appropriato è quello con il
benchmark.
o forest plot, in cui il quadratino giallo indica la stima puntuale (es. il rischio di mortalità post-IMA per quella
struttura o popolazione) e i segmenti orizzontali rappresentano gli intervalli di confidenza al 95%. La linea
grigia verticale rappresenta il valore medio o mediano nazionale (es. Fig. 3)
o box-plot, che rappresentano la dispersione (variabilità) intra-regionale, inter-regionale (Es. Fig. 1) e per anno
(es. Fig. 2). Nelle figure, i rettangoli blu, che rappresentano i valori dell’indicatore nel 50% delle strutture
regionali, mostrano la variabilità intra-regionale e sono divisi al loro interno da una linea che rappresenta il
valore mediano. I segmenti che partono dai rettangoli sono delimitati dal valore minimo e massimo assunto
dalle strutture ospedaliere nelle regioni, mentre il quadratino giallo rappresenta la media regionale.
Per gli indicatori di volume, i risultati sono presentati sotto forma di:
o tabelle (es. Fig. 6)
o istogrammi di distribuzione delle strutture per volumi di attività, dove le strutture della Regione sono distribuite in classi di volume (es. Fig. 5)
o diagrammi di flusso regionali, che indicano, per ciascuna prestazione/condizione, le proporzioni di ricoveri della popolazione residente in strutture ospedaliere della stessa regione e le proporzioni di ricoveri della popolazione residente in strutture di altre regioni (es. Fig. 60)
Risultati Nella scheda si riporta una sintesi dei risultati, per la Regione Veneto, per una selezione di indicatori suddivisi per Area clinica. Le informazioni contenute nel Report non esauriscono, quindi, l’analisi PNE relativa alla Regione. Si rimanda al sito web per una lettura e un’analisi più approfondite dei risultati.
Area cardiovascolare
INFARTO MIOCARDICO ACUTO: MORTALITÀ A 30 GIORNI
Trattamenti tempestivi ed efficaci sono essenziali per la sopravvivenza del paziente con infarto miocardico acuto (IMA). Il periodo di tempo più critico nell’IMA è la sua fase più precoce. La mortalità degli attacchi cardiaci acuti nel primo mese è tra il 30% e il 50%, e di queste morti circa la metà si verifica entro due ore. La mortalità a 30 giorni dopo IMA è considerata un indicatore valido e riproducibile dell’appropriatezza ed efficacia del processo diagnostico-terapeutico che inizia con il ricovero. Tuttavia, il valore dell’indicatore può essere influenzato dalle diverse modalità di organizzazione della rete dei servizi di emergenza/urgenza che condizionano la tempestività dell’accesso del paziente alla struttura e di conseguenza la gravità acuta al momento della presa in carico. Inoltre, le condizioni cliniche del paziente prima dell’arrivo in ospedale determinano il percorso terapeutico e possono influenzare la scelta della relativa struttura di trattamento. Gli indicatori in cui la mortalità è calcolata a partire dalla data di ricovero hanno lo scopo di fornire informazioni sul funzionamento dell’intero processo assistenziale ospedaliero a partire dal momento del ricovero. Pertanto, l’attribuzione dell’esito alla struttura di ricovero valuta l’appropriatezza ed efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura, indipendentemente dal reparto di trattamento. La mortalità a 30 giorni dopo un infarto acuto del miocardio è in diminuzione in Italia a partire dal 2008 e nel 2014 è pari a 9.2%. La mortalità si riduce anche in Veneto, che presenta, nel 2014, un rischio in linea con il valore medio nazionale. Fig1. Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni. Analisi per struttura di ricovero per Regione. Italia 2014
Fig 2. Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni. Analisi temporale per struttura di ricovero. Veneto 2008-14
Fig 3. Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni. Distribuzione per struttura di ricovero. Veneto 2014
Fig 4. Infarto Miocardico Acuto: mortalità a 30 giorni. Distribuzione per Asl di residenza. Veneto 2014
INFARTO MIOCARDICO ACUTO: VOLUME DI RICOVERI Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa a 100 il volume minimo di ricoveri per IMA per struttura ospedaliera. Fig 5. Infarto Miocardico Acuto: distribuzione delle strutture per volumi di attività. Veneto 2014
In Veneto ci sono 46 strutture che trattano più di 10 casi /anno. Tra queste, 27 (59%) hanno volumi di attività superiori a 100 ricoveri/anno.
Fig 6. Infarto Miocardico Acuto: elenco strutture per Volumi di Attività > 10. Veneto 2014
STRUTTURA PROVINCIA V
A.O. di Padova-Padova PD 673
Osp. di Vicenza-Vicenza VI 533
A.O.U.U. Ospedale Civile Maggiore-Verona VR 525
Osp. dell'Angelo-Venezia VE 506
Osp. Ca' Foncello-Treviso TV 434
Osp. di Rovigo-Rovigo RO 365
Osp. di Conegliano-Conegliano TV 346
Osp. S. Bassiano-Bassano Del Grappa VI 304
Osp. di Castelfranco Veneto-Castelfranco Veneto TV 297
Osp. per Acuti-Legnago VR 238
Osp. Civile-Mirano VE 236
Osp. di S. Donà di Piave-San Dona' Di Piave VE 235
Pres. Casa di Cura Dott. Pederzoli-Peschiera Del Garda VR 215
Osp. Alto Vicentino-Santorso VI 213
Osp. di Cittadella-Cittadella PD 209
Osp. Sede di Este-Este PD 177
Osp. di Arzignano-Arzignano VI 176
Osp. di Camposampiero-Camposampiero PD 174
Osp. Immacolata Concezione-Piove Di Sacco PD 165
Osp. S. Martino-Belluno BL 165
Osp. dell'Est Veronese-San Bonifacio VR 156
Osp.C. Sacro Cuore-Negrar VR 142
Osp. Civile-Venezia VE 141
Osp. S. Maria del Prato-Feltre BL 131
A.O.U.U. Policlinico-Verona VR 114
Osp. Civile-Adria RO 110
Osp. Azienda U.L.S.S. N VE 102
Osp. S. Antonio-Padova PD 80
CCA Villa Garda SPA-Garda VR 62
Osp. di Montebelluna-Montebelluna TV 60
Osp. di Portogruaro-Portogruaro VE 57
Pres. Madonna della Salute-Porto Viro RO 52
Osp. di Valdagno-Valdagno VI 49
Osp. di Noventa Vicentina-Noventa Vicentina VI 43
Osp. Civile-Dolo VE 43
Pres. Istituto Codivilla-Cortina D'ampezzo BL 40
Pres. Casa di Cura Polispecialistica e Termale-Abano Terme PD 40
Osp. Civile Orlandi-Bussolengo VR 38
Osp. Sede di Monselice-Monselice PD 28
Osp. Osa C/O Az.Osp. Via Giustiniani-Padova PD 26
Osp. di Oderzo-Oderzo TV 25
Osp. di Vittorio Veneto-Vittorio Veneto TV 20
OSPEDALI RIUNITI PADOVA SUD - MONSELICE-Monselice PD 19
Osp. di Asiago-Asiago VI 18
Osp. di Trecenta-Trecenta RO 14
Pres. S. Marco-Venezia VE 12
INFARTO MIOCARDICO ACUTO: PROPORZIONE DI TRATTATI CON PTCA ENTRO 2 GIORNI L’angioplastica primaria è un intervento di provata efficacia nel ridurre la mortalità per infarto acuto del miocardio (IMA). Dovrebbe essere effettuata nella maggior parte dei casi di IMA con sovraslivellamento del tratto ST (IMA STEMI). Purtroppo la qualità dei dati dei sistemi informativi nazionali non consente di differenziare con sufficiente validità gli infarti STEMI da quelli non STEMI e la non disponibilità dell’ora della procedura non consente di misurare la PTCA effettuata nei 60 o 90 minuti dal primo accesso, come da linee guida. Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 60% per struttura la quota minima di angioplastica coronarica percutanea entro 90 minuti dall’accesso in pronto soccorso in pazienti con IMA STEMI.
Fig 7. Infarto Miocardico Acuto: Proporzione di trattati con PTCA entro 2 giorni. Analisi per struttura di ricovero per Regione.
Italia 2014
Fig 8. Infarto Miocardico Acuto: Proporzione di trattati con PTCA entro 2 giorni. Analisi temporale per struttura di ricovero.
Veneto 2008-2014
La proporzione di trattati con PTCA entro 2 giorni è in aumento in Italia a partire dal 2008 (27,9) e nel 2014 risulta essere pari a 41,4. Le proporzioni sono in leggero aumento anche in Veneto: il valore medio regionale nel 2014 risulta lievemente inferiore al valore medio nazionale.
Fig 9. Infarto Miocardico Acuto: Proporzione di trattati con PTCA entro due giorni. Distribuzione per struttura di ricovero. Veneto
2014
Fig 10. Infarto Miocardico Acuto: Proporzione di trattati con PTCA entro due giorni. Distribuzione per Asl di residenza. Veneto
2014
BYPASS AORTOCORONARICO: MORTALITA’ A 30 GIORNI
L’esito a breve termine dell’intervento di BPAC può rappresentare un buon indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia. La valutazione si riferisce al BPAC isolato, cioè non associato a interventi sulle valvole o endoarteriectomia. La scelta di considerare gli interventi isolati è legata al fatto che sia la mortalità sia i fattori di rischio sono diversi nel caso degli interventi associati. Per ragioni legate alla potenza statistica, le analisi sono condotte su un periodo di due anni. Il Regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 4% per struttura la mortalità massima a 30 giorni dopo intervento di bypass aortocoronarico isolato. Nessuna struttura veneta presenta nel biennio 2013-2014 una mortalità superiore alla soglia indicata.
Fig 11. By pass Aortocoronarico: mortalità a 30gg_elenco strutture (N>100). Veneto 2013- 2014
Fig 12. By pass Aortocoronarico: mortalità a 30gg. Distribuzione per Asl di residenza. Veneto 2013- 2014
BYPASS AORTOCORONARICO: VOLUMI DI ATTIVITA’ Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare spec ifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. La mortalità a 30 giorni dopo l’intervento di bypass aortocoronarico risulta elevata e non significativamente eterogenea tra le strutture con volumi inferiori a circa 100 interventi/anno, e si riduce decisamente all’aumentare dei volumi di attività, mantenendo la tendenza alla riduzione anche oltre i 250 interventi/anno. Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa a 200 il numero minimo di interventi chirurgici di bypass aortocoronarico per struttura.
In Veneto, nel 2014, ci sono 6 strutture che effettuano più di 10 interventi di bypass aortocoronarico, una delle quali
con volumi di attività superiori a 200 interventi/anno
Fig 13. By pass Aortocoronarico: elenco strutture per volumi di attività. Veneto 2014
VALVULOPLASTICA O SOSTITUZIONE DI VALVOLE CARDIACHE: MORTALITA’ A 30 GIORNI
L’indicatore “Mortalità a 30 giorni dall’intervento di valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache” misura un esito a breve termine dell’intervento e può rappresentare un buon indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia. La valutazione dell’intervento isolato permette di evitare di considerare gli interventi associati caratterizzati da mortalità e da fattori di rischio notevolmente diversi. Per ragioni legate alla potenza statistica, le analisi sono condotte su un periodo di due anni. Il Regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 4% per struttura la mortalità massima a 30 giorni dopo intervento di valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache. A livello nazionale, la mortalità è scesa da un valore medio del 3,5% nel 2008 al 2,9% del 2014. In tabella sono riportati i risultati delle strutture con coorti (selezionate come da protocollo PNE) superiori a 70 ricoveri. I risultati ottenuti potrebbero essere condizionati dall’indisponibilità a livello nazionale di un codice di procedura che permetta la distinzione tra AVR (sostituzione chirurgica di valvola aortica) e TAVI (impianto transcatetere di valvola aortica). Per verificare quanto i valori anomali di mortalità potessero essere associati a questo o ad altri possibili errori di codifica è stata avviata una attività di audit con il supporto della Società Italiana di Cardiochirurgia.
Fig 14. Valvuloplastica o sostituzione di valvola cardiaca: mortalità a 30gg_elenco strutture (N>70). Veneto 2013- 2014
Fig 15. Valvuloplastica o sostituzione di valvola cardiaca: mortalità a 30gg. Distribuzione per Asl di residenza. Veneto 2013-14
Area digerente
COLECISTECTOMIA LAPAROSCOPICA: PROPORZIONE DI RICOVERI ORDINARI CON DEGENZA
POST-OPERATORIA INFERIORE A 3 GIORNI L’intervento di colecistectomia può essere effettuato in laparoscopia o a cielo aperto (laparotomia). La colecistectomia per via laparoscopica è oggi considerata il "gold standard" nel trattamento della calcolosi della colecisti nei casi non complicati. Una revisione sistematica di trial randomizzati controllati non ha evidenziato alcuna significativa differenza in mortalità o complicanze tra tecnica laparoscopica e laparotomica. La prima è tuttavia associata a una degenza ospedaliera e a una convalescenza significativamente più brevi rispetto al classico intervento a cielo aperto, tanto che in alcune strutture viene effettuata in day surgery. Una misura molto usata in letteratura per valutare le performance della struttura, riguarda la durata della degenza nel periodo post-operatorio. In letteratura la degenza post-operatoria dopo colecistectomia laparoscopica è in generale compresa tra 3 e 5 giorni. La proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni è passata da una media nazionale del 53.2% del 2008 al 66.5% del 2014. La proporzione misurata è aggiustata non solo per comorbidità, ma anche per gravità acuta.
Fig 17. Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria < 3 giorni - Analisi per struttura di
ricovero per Regione. Italia 2014
Fig 18. Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria <3 giorni - Analisi temporale per struttura di ricovero. Veneto 2008-14
La proporzione di degenze post-operatorie inferiore a 3 giorni, analizzata per struttura di ricovero nella Regione Veneto, risulta lievemente superiore alla media nazionale nel 2014, con un lento ma progressivo incremento del valore medio regionale nei sei anni.
Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 70% per struttura la quota minima di colecistectomie con degenza postoperatoria inferiore a 3 giorni.
Fig 19. colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria < 3 giorni _ elenco delle strutture (N>50). Veneto 2014 STRUTTURA PROVINCIA N % GREZZA % ADJ RR P
Italia- 70078 66,55 66,55 - -
A.O. di Padova-Padova PD 382 78,01 74,08 1,11 0,001
A.O.U.U. Ospedale Civile Maggiore-Verona VR 327 78,29 78,28 1,18 0
Osp. Alto Vicentino-Santorso VI 282 54,96 57,36 0,86 0,006
Osp. per Acuti-Legnago VR 257 92,61 93,1 1,4 0
Osp. dell'Est Veronese-San Bonifacio VR 198 73,74 70,91 1,07 0,191
Osp.C. Sacro Cuore-Negrar VR 189 52,38 44,54 0,67 0
Pres. Casa di Cura Dott. Pederzoli-Peschiera Del Garda VR 174 87,93 83,92 1,26 0
Osp.C. VillaSalus-Venezia VE 166 86,14 87,93 1,32 0
Osp. di Cittadella-Cittadella PD 161 81,99 83,31 1,25 0
Osp. Ca' Foncello-Treviso TV 160 48,13 40,61 0,61 0
Osp. di Portogruaro-Portogruaro VE 160 86,88 82,63 1,24 0
Osp. Civile-Dolo VE 150 79,33 82,63 1,24 0
Osp. Civile-Mirano VE 133 82,71 77,21 1,16 0,004
Osp. di Conegliano-Conegliano TV 133 30,08 28,62 0,43 0
Osp. dell'Angelo-Venezia VE 131 75,57 77,35 1,16 0,001
Osp. di Vicenza-Vicenza VI 128 49,22 54,41 0,82 0,017
Osp. di Castelfranco Veneto-Castelfranco Veneto TV 124 70,97 67,72 1,02 0,792
Osp. S. Bassiano-Bassano Del Grappa VI 117 63,25 55,32 0,83 0,036
Osp. di Valdagno-Valdagno VI 117 50,43 45,75 0,69 0
Osp. di Montebelluna-Montebelluna TV 113 66,37 61,37 0,92 0,309
Osp. di Rovigo-Rovigo RO 113 94,69 93,37 1,4 0
Osp. S. Antonio-Padova PD 106 65,09 59,12 0,89 0,165
Osp. di Arzignano-Arzignano VI 102 51,96 46,17 0,69 0,001
Osp. S. Maria del Prato-Feltre BL 99 77,78 75,14 1,13 0,047
Osp. S. Martino-Belluno BL 95 65,26 66,81 1 0,959
CCA Eretenia-Vicenza VI 94 91,49 92,18 1,39 0
Osp. di Camposampiero-Camposampiero PD 92 90,22 90,16 1,35 0
Osp. Sede di Monselice-Monselice PD 90 64,44 58,89 0,88 0,19
Osp. di Vittorio Veneto-Vittorio Veneto TV 89 84,27 84,13 1,26 0
Pres. Casa di Cura Polispecialistica e Termale-Abano Terme PD 88 93,18 91,94 1,38 0
Osp. Civile-Adria RO 87 89,66 94,97 1,43 0
Osp. di Trecenta-Trecenta RO 86 93,02 91,7 1,38 0
Osp. di S. Donà di Piave-San Dona' Di Piave VE 84 65,48 61,62 0,93 0,398
Osp.C. S. Camillo-Treviso TV 80 97,5 95,57 1,44 0
Pres. Madonna della Salute-Porto Viro RO 80 85 87,55 1,32 0
A.O.U.U. Policlinico-Verona VR 74 37,84 34,73 0,52 0
Osp. Civile Orlandi-Bussolengo VR 72 55,56 46,15 0,69 0,006
Osp. di Noventa Vicentina-Noventa Vicentina VI 70 72,86 77,44 1,16 0,013
Osp. Immacolata Concezione-Piove Di Sacco PD 66 39,39 34,78 0,52 0
Osp. Sede di Este-Este PD 63 66,67 64,06 0,96 0,702
CCA S.M. Maddalena-Occhiobello RO 58 96,55 96,7 1,45 0
Osp. di Oderzo-Oderzo TV 56 39,29 31,26 0,47 0
Sono riportati i risultati delle strutture con coorti (selezionate come da protocollo PNE) superiori a 50 ricoveri.
Fig 20. Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri con degenza post-operatoria < 3 giorni. Distribuzione per Asl di
residenza. Veneto 2014
Area muscoloscheletrica
FRATTURA DEL COLLO DEL FEMORE: INTERVENTI ENTRO 2 GIORNI
La letteratura scientifica è concorde nel dimostrare che a lunghe attese per l’intervento corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, con più lunghi tempi e ridotta capacità di recupero.
Di conseguenza, le raccomandazioni da linee guida sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 1 o 2 giorni dall’ingresso in ospedale. Il nostro sistema informativo ci consente di considerare un intervallo di tempo non inferiore ai due giorni. L’indicatore ha lo scopo di fornire indicazioni sul funzionamento dell’intero processo assistenziale ospedaliero: nonostante l’attuale copertura dei dati EMUR non consenta di calcolare a livello nazionale i tempi di attesa per intervento dall’accesso in PS ma esclusivamente dal momento dell’apertura della SDO (e quindi dal ricovero), la fase di gestione del paziente in pronto soccorso ha inevitabili ricadute sull’assistenza in reparto.
Fig 21. Frattura del Collo del Femore: proporzione di interventi entro 2 gg dal ricovero. Analisi per struttura di ricovero per
Regione. Italia 2014
La proporzione di interventi per frattura di femore trattati entro i due giorni è in aumento in Italia a partire dal 2008 (28,7%) e nel 2014 risulta essere pari a 49,9. Il Veneto, negli anni 2012 e 2013, fa registrare un aumento delle proporzioni di circa 10 punti percentuali ogni anno e presenta nel 2014 un valore medio regionale superiore alla media nazionale, senza sostanziali variazioni rispetto all’anno precedente.
Fig 22. Frattura del Collo del Femore: proporzione di interventi entro 2 gg dal ricovero. Analisi temporale per struttura di
ricovero. Veneto 2008-2014
Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 60% la proporzione minima per struttura di interventi chirurgici entro 48 ore su pazienti con frattura di femore di età > di 65 anni.
Fig 23. Frattura del collo del femore: proporzione di interventi entro 2 giorni dal ricovero. Distribuzione per struttura di ricovero (N>50). Veneto 2014
Sono riportati i risultati delle strutture con coorti (selezionate come da protocollo PNE) superiori a 50 ricoveri.
Fig 24. Frattura del Collo del Femore: proporzione di interventi entro 2 giorni dal ricovero. Distribuzione per Asl di residenza.
Veneto 2014.
FRATTURA DEL COLLO DEL FEMORE: VOLUMI DI ATTIVITA’
Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa a 75 il volume minimo di interventi annui per struttura complessa.
Fig 25. Frattura del Collo del Femore: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
Nel 2014, in Veneto, sono 49 le strutture ospedaliere che eseguono più di 10 ricoveri/anno per frattura del femore. Tra queste, 36 (73%) presentano un volume di attività ≥ 75 ricoveri annui.
Area perinatale
PARTI: PROPORZIONI DI TAGLI CESAREI PRIMARI La proporzione dei parti con taglio cesareo in Italia è tra le più alte dei paesi industrializzati. L’Organizzazione
Mondiale della Sanità sin dal 1985 afferma che una proporzione di cesarei superiore al 15% non è giustificata. Il parto cesareo rispetto al parto vaginale comporta maggiori rischi per la donna e per il bambino e dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni specifiche. L’indicatore misurato da PNE viene calcolato come proporzione di parti con taglio cesareo primario (primo parto con taglio cesareo di una donna), dal momento che le donne con pregresso parto cesareo hanno una alta probabilità a priori di partorire mediante parto cesareo e questa probabilità è piuttosto omogenea per struttura e per popolazione. Il confronto tra ospedali potrebbe comunque essere distorto se non si tenesse conto della possibile diversa distribuzione dei fattori di rischio per cesareo delle pazienti tra le diverse strutture: il taglio cesareo è infatti indicato in molte situazioni cliniche, come, ad esempio, complicanze a carico della placenta o del cordone, distress fetale, infezione da HIV, sproporzione feto-pelvica. Di conseguenza la misura utilizzata da PNE è la proporzione aggiustata per condizioni di rischio. Fig 29. Proporzione di TC primari. Analisi per struttura di ricovero per Regione. Italia 2014
A livello nazionale, la proporzione di TC primari è passata dal 29% del 2008 al 25,7% del 2014. Il ricorso al parto chirurgico si riduce anche in Veneto, con un valore medio regionale prossimo al 17% nel 2014.
Fig 30. Proporzione di TC primari. Analisi temporale per struttura di ricovero. Veneto 2014
Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1000 parti e 15% per le maternità con meno di 1000 parti.
Fig 31. Proporzione di TC primari _ Distribuzione per struttura di ricovero (N>150). Veneto 2014
Fig 31b. Proporzione di TC primari _ Distribuzione per Asl di residenza. Veneto 2014
PARTI: VOLUME DI RICOVERI
Le evidenze scientifiche sull’associazione tra volumi di parti ed esiti di salute materno-infantile mostrano un'associazione tra bassi volumi ed esiti negativi per i bambini di basso peso alla nascita. Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera rimanda all’accordo Stato Regioni che, già nel 2010, prevedeva la chiusura delle maternità con meno di 500 parti.
Fig 32. Parti: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
Escludendo le strutture con meno di dieci parti l’anno, in Veneto nel 2014 ci sono 10 (25%) strutture che fanno meno di 500 parti/anno; 15 strutture (37,5%) che fanno meno di 1000 parti /anno ma più di 500; 15 (37,5%) strutture che
fanno più di 1000 parti /anno.
All’interno della sezione “Strumenti per Audit”, ciascuna struttura può registrare mensilmente i volumi di attività e
confrontare il totale dei ricoveri con il valore soglia annuale atteso. Inoltre, può verificare se l’aumento del volume di
attività si associ ad una riduzione dell’appropriatezza.
Fig 33. Parti: elenco strutture per Volumi di Attività > 10. Veneto 2014
STRUTTURA PROVINCIA V
A.O. di Padova-Padova PD 3356
Osp. di Vicenza-Vicenza VI 2696
Osp. Ca' Foncello-Treviso TV 2255
Osp. dell'Angelo-Venezia VE 1876
A.O.U.U. Ospedale Civile Maggiore-Verona VR 1799
Osp. dell'Est Veronese-San Bonifacio VR 1749
Osp. Alto Vicentino-Santorso VI 1630
A.O.U.U. Policlinico-Verona VR 1548
Osp. di Camposampiero-Camposampiero PD 1531
Osp. di Montebelluna-Montebelluna TV 1309
Osp. S. Bassiano-Bassano Del Grappa VI 1217
Osp. di Oderzo-Oderzo TV 1200
Osp. di Cittadella-Cittadella PD 1188
Osp. Civile-Mirano VE 1083
Osp. di Conegliano-Conegliano TV 1058
Osp. per Acuti-Legnago VR 964
Osp. di Castelfranco Veneto-Castelfranco Veneto TV 958
Pres. Casa di Cura Polispecialistica e Termale-Abano Terme PD 951
Osp.C. Sacro Cuore-Negrar VR 927
Pres. Casa di Cura Dott. Pederzoli-Peschiera Del Garda VR 849
Osp. S. Maria del Prato-Feltre BL 808
Osp. Civile Orlandi-Bussolengo VR 795
Osp. Sede di Monselice-Monselice PD 758
Osp. Civile-Dolo VE 732
Osp. di Arzignano-Arzignano VI 710
Osp. di Vittorio Veneto-Vittorio Veneto TV 678
Osp. di Rovigo-Rovigo RO 667
Osp. di S. Donà di Piave-San Dona' Di Piave VE 604
Osp. S. Martino-Belluno BL 602
Osp. di Valdagno-Valdagno VI 545
Osp. Immacolata Concezione-Piove Di Sacco PD 470
Osp. Azienda U.L.S.S. N VE 446
Osp. di Portogruaro-Portogruaro VE 419
Osp. Civile-Adria RO 413
Osp. Civile-Venezia VE 398
Osp. di Trecenta-Trecenta RO 329
Osp. di Asiago-Asiago VI 98
Osp. di Pieve di Cadore-Pieve Di Cadore BL 96
OSPEDALI RIUNITI PADOVA SUD - MONSELICE-Monselice PD 89
Osp.C. VillaSalus-Venezia VE 16
Chirurgia oncologica
INTERVENTO CHIRURGICO PER TUMORE MALIGNO DEL POLMONE: VOLUMI DI ATTIVITA’
Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. La mortalità a 30 giorni dopo l’intervento chirurgico per tumore maligno del colon diminuisce decisamente fino a circa 50-70 interventi/anno e continua a diminuire lievemente all’aumentare del volume di attività fino a stabilizzarsi.
Fig 34. TM polmone: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
Nel 2014, in Veneto, 15 strutture ospedaliere eseguono più di 5 interventi chirurgici per TM del polmone, delle quali 4
(27%) con un volume di attività superiore a 50 interventi annui.
INTERVENTO CHIRURGICO PER TUMORE MALIGNO DELLA MAMMELLA: VOLUMI DI ATTIVITA’ Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. Le linee guida internazionali identificano degli standard di qualità per i volumi di attività delle Breast Unit e in particolare per quanto riguarda gli interventi chirurgici, la soglia minima considerata è di 150 interventi chirurgici/anno, soglia che è stata definita anche nel regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera. Fig 36. TM mammella: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
In Veneto, nel 2014, ci sono 44 strutture che effettuano più di 10 interventi chirurgici per TM della mammella; tra
queste, 12 (27,3%) presentano un volume di attività superiore ai 150 interventi/anno.
Fig 37. TM Mammella: strutture con Volumi interventi> 10. Veneto 2014
Intervento chirurgico per TM mammella: volume di ricoveri
STRUTTURA PROVINCIA V
IRCCSpub Istituto Oncologico Veneto-Padova PD 655
Osp. Ca' Foncello-Treviso TV 403
Osp. di Vicenza-Vicenza VI 300
Osp.C. Sacro Cuore-Negrar VR 257
A.O.U.U. Policlinico-Verona VR 238
Osp. di Castelfranco Veneto-Castelfranco Veneto TV 218
A.O.U.U. Ospedale Civile Maggiore-Verona VR 189
Pres. Casa di Cura Polispecialistica e Termale-Abano Terme PD 186
CCA Giovanni XXIII-Monastier Di Treviso TV 185
Osp. di Arzignano-Arzignano VI 180
Osp. S. Bassiano-Bassano Del Grappa VI 174
Osp. Civile-Mirano VE 154
Osp. Alto Vicentino-Santorso VI 150
Osp. dell'Angelo-Venezia VE 141
Osp. di Cittadella-Cittadella PD 110
Osp. di Vittorio Veneto-Vittorio Veneto TV 107
Osp. di Conegliano-Conegliano TV 107
Osp. S. Martino-Belluno BL 104
Osp.C. S. Camillo-Treviso TV 103
Osp. di Camposampiero-Camposampiero PD 102
Osp. per Acuti-Legnago VR 101
Osp. di Rovigo-Rovigo RO 99
Osp. dell'Est Veronese-San Bonifacio VR 97
A.O. di Padova-Padova PD 87
Osp. Civile-Venezia VE 86
Osp. Civile-Dolo VE 85
Osp. S. Maria del Prato-Feltre BL 84
Osp. di Trecenta-Trecenta RO 77
Pres. Casa di Cura Dott. Pederzoli-Peschiera Del Garda VR 75
Osp. Sede di Este-Este PD 68
Osp. Azienda U.L.S.S. N VE 66
Osp. di S. Donà di Piave-San Dona' Di Piave VE 53
CCA Villa Maria-Padova PD 53
Osp.C. VillaSalus-Venezia VE 46
Osp. Immacolata Concezione-Piove Di Sacco PD 45
CCA Sileno e Anna Rizzola SPA-San Dona' Di Piave VE 39
Osp. Civile Orlandi-Bussolengo VR 36
Pres. Madonna della Salute-Porto Viro RO 35
Osp. di Pieve di Cadore-Pieve Di Cadore BL 31
Osp. Civile-Adria RO 18
Osp. di Montecchio-Montecchio Maggiore VI 16
CCA S.M. Maddalena-Occhiobello RO 15
Osp. di Oderzo-Oderzo TV 14
INTERVENTO CHIRURGICO PER TUMORE MALIGNO DEL COLON: VOLUMI DI ATTIVITA’ Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. La mortalità a 30 giorni dopo l’intervento chirurgico per tumore maligno del colon diminuisce decisamente all’aumentare del numero dei casi trattati fino a raggiungere circa 50-70 interventi/anno e continua a diminuire lievemente all’aumentare del volume di attività.
Fig 38. TM colon: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
Nel 2014, in Veneto, 47 strutture ospedaliere eseguono più di 5 interventi chirurgici per TM del colon; tra queste, 16 (34%) strutture presentano un volume di attività superiore a 50 interventi annui.
INTERVENTO CHIRURGICO PER TUMORE MALIGNO DELLO STOMACO: VOLUMI DI ATTIVITA’ Il volume di attività rappresenta una delle caratteristiche misurabili di processo che possono avere un rilevante impatto sull’efficacia degli interventi e sull’esito delle cure. Sono riportati i volumi di attività delle condizioni cliniche per le quali l’associazione tra volume di attività ed esito delle cure sia stata dimostrata in letteratura. I dati dei sistemi informativi nazionali non consentono di attribuire i volumi di attività alle singole unità operative: ne consegue che i volumi di attività possono risultare sovrastimati nel caso che una struttura ad alto volume abbia più unità operative e nel caso in cui presidi differenti abbiano lo stesso codice struttura. Le conoscenze scientifiche, da sole, non consentono di identificare per gli indicatori di volume un preciso e puntuale valore soglia, minimo o massimo. Alla scelta di “volumi minimi di attività” al di sotto dei quali non deve essere possibile erogare specifici servizi nel SSN devono necessariamente contribuire, oltre alle conoscenze sul rapporto tra efficacia delle cure e loro costi, le informazioni sulla distribuzione geografica e accessibilità dei servizi. Da letteratura, nell’analisi dell’associazione tra mortalità a trenta giorni e Volumi di attività per struttura, la mortalità a 30 giorni dopo l’intervento per tumore maligno dello stomaco diminuisce decisamente fino a circa 20 - 30 interventi/anno e continua a diminuire lievemente all’aumentare del volume di attività.
Fig 40. TM stomaco: distribuzione delle strutture per Volumi di Attività. Veneto 2014
In Veneto, nel 2014, ci sono 37 strutture che eseguono più di 3 interventi chirurgici /anno per TM dello stomaco; tra
queste, 3 (11%) presentano volumi di attività superiori ai 20 interventi/anno.
Ospedalizzazioni
OSPEDALIZZAZIONE PER INTERVENTO DI TONSILLECTOMIA
Gli indicatori di ospedalizzazione misurano indirettamente la qualità delle cure territoriali, segnalando le Asl per la cui popolazione si osservano eccessi ospedalizzazione evitabili in presenza di cure territoriali di qualità. La tonsillectomia rappresenta uno degli interventi di chirurgia pediatrica più frequente. Le linee guida nazionali ed internazionali concordano nell’indicare la necessità di limitare tale intervento esclusivamente ai bambini con significativa apnea ostruttiva, ai bambini con otiti medie ricorrenti o con sinusiti croniche/ricorrenti con fallimento della terapia antibiotica appropriata, ai bambini o adulti con tonsilliti acute gravi ricorrenti. L’indicatore permette di misurare la variabilità geografica dei tassi di ospedalizzazione. Elevati tassi di ospedalizzazione per tonsillectomia suggeriscono la possibile presenza di casi trattati chirurgicamente senza una chiara indicazione al trattamento chirurgico. L’indicatore consente di evidenziare eventuali variabilità nelle pratiche cliniche e nell’equità di accesso all’assistenza sanitaria tra le diverse aree geografiche esaminate.
Fig 42. Tonsillectomia: ospedalizzazioni. Analisi per area di residenza e per Regione. Italia 2014
Fig 43. Tonsillectomia: ospedalizzazioni. Analisi temporale per area di residenza. Veneto 2014
Fig 44. Tonsillectomia: ospedalizzazioni. Distribuzione per area di residenza. Veneto 2014
OSPEDALIZZAZIONE PER BPCO
Gli indicatori di ospedalizzazione misurano indirettamente la qualità delle cure territoriali, segnalando le Asl per la cui popolazione si osservano eccessi di ricoveri ospedalieri, potenzialmente evitabili se l’assistenza territoriale riesce a prendere in carico efficacemente tali pazienti La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) è caratterizzata da una limitazione del flusso aereo non completamente reversibile, di solito progressiva, e associata a un’anormale risposta infiammatoria polmonare in seguito all’inalazione di particelle o gas nocivi, soprattutto fumo di sigaretta. La BPCO rappresenta una delle cause più importanti di mortalità e morbosità nei paesi industrializzati; è ritenuta attualmente la quarta causa di morte nel mondo e si prevede che raggiungerà il terzo posto nell’anno 2020. La stima del numero di ospedalizzazioni per BPCO permette di valutare la qualità dell’assistenza territoriale per tale patologia, dal momento che una gestione adeguata a livello extra-ospedaliero permette di ridurre l’insorgenza di complicanze e di conseguenza il ricorso all’ospedalizzazione per tali pazienti. L’indicatore “Ospedalizzazione in regime ordinario per broncopneumopatia cronico ostruttiva” misura le ospedalizzazioni per BPCO e non valuta la qualità dell’assistenza ospedaliera ma la capacità dell’assistenza territoriale di gestire adeguatamente la BPCO evitando l’evoluzione verso livelli di gravità maggiori e la conseguente necessità di ricorrere alle ospedalizzazioni per riacutizzazioni, insufficienza respiratoria e, nei casi più gravi, alla chirurgia polmonare.
Fig 45. BPCO: ospedalizzazioni. Analisi per area di residenza e per Regione. Italia 2014
Fig 46. BPCO: ospedalizzazioni. Analisi temporale per area di residenza. Veneto 2014
Fig 47. BPCO: ospedalizzazioni. Distribuzione per area di residenza. Veneto 2014
OSPEDALIZZAZIONE PER COMPLICANZE A MEDIO E LUNGO TERMINE DEL DIABETE
Gli indicatori di ospedalizzazione misurano indirettamente la qualità delle cure territoriali, segnalando le Asl per la cui popolazione si osservano eccessi di ricoveri ospedalieri, potenzialmente evitabili se l’assistenza territoriale riesce a prendere in carico efficacemente tali pazienti. Il diabete mellito è uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti e la cui prevalenza è in continuo aumento. È un disordine metabolico caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine derivanti da difetti della secrezione e/o dell’azione dell’insulina. Il paziente affetto da diabete mellito può andare incontro a numerose complicanze. Le complicanze a breve termine del diabete (chetoacidosi, iperosmolarità e coma) possono derivare da una gestione non appropriata della malattia, da un’errata somministrazione di insulina o una scarsa compliance del paziente alla dieta. Le complicanze a lungo termine derivano invece da uno scarso controllo a lungo termine della malattia e comprendono essenzialmente complicanze circolatorie periferiche, la retinopatia, la nefropatia e la neuropatia diabetica. Una complicanza che determina un sostanziale scadimento della qualità della vita del paziente diabetico è rappresentata dall’amputazione degli arti inferiori. L’intervento di amputazione è eseguito più frequentemente in soggetti che hanno una storia di gestione della patologia non ottimale; viceversa, un appropriato controllo glicemico a lungo termine, l’educazione all’autogestione della malattia, la cura dei piedi sono alcuni degli interventi in grado di ridurre l’incidenza di infezione, neuropatia e malattia microvascolare implicati nella comparsa di gangrena. L’Ospedalizzazione per complicanze del diabete può rappresentare un indicatore dell’appropriatezza e dell’efficacia dell’intero processo di assistenza e di gestione del soggetto diabetico in uno specifico territorio, anche in termini di educazione sanitaria e di accesso alle cure.
Fig 48. Complicanze a medio e lungo termine del diabete: ospedalizzazioni. Analisi per area di residenza per Regione. Italia 2014
Fig 49. Complicanze a medio e lungo termine del diabete: ospedalizzazioni. Analisi temporale per area di residenza. Veneto 2014
Fig 50. Complicanze a medio e lungo termine del diabete: ospedalizzazioni. Distribuzione per area di residenza. Veneto 2014
OSPEDALIZZAZIONE PER GASTROENTERITE PEDIATRICA
Gli indicatori di ospedalizzazione misurano indirettamente la qualità delle cure territoriali, segnalando le Asl per la cui popolazione si osservano eccessi di ricoveri ospedalieri, potenzialmente evitabili se l’assistenza territoriale riesce a prendere in carico efficacemente tali pazienti. La stima dei ricoveri ospedalieri per gastroenterite pediatrica può rappresentare un indicatore valido e riproducibile dell’appropriatezza e dell’efficacia del processo di assistenza e di gestione del bambino affetto da questa patologia in uno specifico territorio, anche in termini di educazione sanitaria e di accesso alle cure.
Fig 57. Gastroenterite pediatrica: ospedalizzazioni. Analisi per area di residenza per Regione. Italia 2014
Fig 58. Gastroenterite pediatrica: ospedalizzazioni. Analisi temporale per area di residenza. Veneto 2014
Fig 59. Gastroenterite pediatrica: ospedalizzazioni. Distribuzione per area di residenza. Veneto 2014
Flussi di mobilità
In questa sezione, riportiamo i flussi di mobilità regionale per i ricoveri per Bypass Aortocoronarico, Valvuloplastica,
Tonsillectomia e per interventi chirurgici per TM del polmone, della mammella e del colon.
Fig 60. Bypass Aortocoronarico (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 61. Valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 62. Tonsillectomia (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 63. Interventi chirurgici per TM polmone (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 64. Interventi chirurgici per TM mammella (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 65. Interventi chirurgici per TM colon (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Fig 66. Interventi chirurgici per TM fegato (volume di ricoveri) – flussi regionali. Veneto 2014
Dai diagrammi di flusso è possibile verificare come, nel 2014, il 30% % degli interventi chirurgici per TM del fegato in strutture venete sia stato effettuato su pazienti provenienti da fuori regione.
Audit qualità dei dati I risultati degli indicatori del PNE possono essere utilizzati a supporto di Programmi di auditing clinico e organizzativo, con l’obiettivo di garantire il miglioramento continuo della qualità delle cure erogate. A tal fine è necessario condurre un processo sistematico di verifica della qualità dei dati utilizzati per una serie di indicatori di esito/processo o di volume definiti in base alla loro rilevanza dal punto di vista clinico ed epidemiologico. In particolare si sottopongono a verifica indicatori per i quali esistono forti evidenze scientifiche di una relazione con la qualità delle cure erogate ma la cui interpretazione dipende della qualità dei dati utilizzati per la loro elaborazione. Tali verifiche devono essere condotte a livello delle singole regioni e all’interno delle strutture sanitarie. Agenas fornisce supporto metodologico e tecnico nel processo di verifica dei dati inseriti nei Sistemi Informativi Sanitari, avvalendosi del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio (DEP), centro operativo PNE. Gli obiettivi generali delle attività di audit sulla qualità dei dati codificati nei sistemi informativi sanitari regionali sono:
o Valutare la qualità dei dati codificati nei Sistemi Informativi Sanitari sulla base dei quali sono stati calcolati gli indicatori del PNE
o Individuare eventuali criticità nella codifica e registrazione dei dati che possono essere oggetto di interventi specifici di miglioramento.
In questa sezione sono riportati i risultati delle attività di audit sulla qualità dei dati relativi all’anno 2013 (PNE ed. 2014) registrati nei sistemi informativi regionali e nella documentazione clinica e l’elenco delle strutture segnalate per la verifica in questa edizione. Come nella precedente edizione, sono identificate le strutture i cui risultati per gli indicatori selezionati e/o la differenza tra il rischio aggiustato e il rischio grezzo siano superiori o inferiori a una soglia critica. La soglia è definita sulla base dell’atteso da evidenze scientifiche, laddove possibile, o sulla base dei percentili estremi della distribuzione.
Risultati audit PNE 2014
Al momento della stesura di questo report, una sola struttura segnalate da PNE per audit sulla qualità dei dati ha comunicato ad Agenas gli esiti delle verifiche
richieste.
Audit PNE 2015: strutture segnalate Ima: mortalità a 30 giorni
Bassa mortalità < 4%
Differenza tra % grezza e % aggiustata < -3% o > 4%
Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni
Bassa mortalità < 3%
Alta mortalità > 19%
Proporzione di parti con taglio cesareo primario
Alte proporzioni > 30%
Differenza tra % grezza e % aggiustata < -8.5% o > 6.5%
Colecistectomia laparoscopica: proporzione di ricoveri con degenza post-
operatoria < 3 giorni
Basse proporzioni < 30%
Differenza tra % grezza e % aggiustata < -7.5% o > 8%
Proporzione di nuovi interventi di resezione entro 12° giorni da intervento chirurgico conservativo per TM della mammella
Alte proporzioni > 25%
Proporzione di interventi di ricostruzione o inserzione di espansore nel ricovero indice per intervento chirurgico demolitivo per tumore invasivo della mammella
Basse proporzioni < 15%