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Industrie e imprenditori saviglianesi Renata Allìo A Savigliano la presenza importante delle Officine ha incrementato i servizi di trasporto e ha favorito lo sviluppo di un tessuto industriale, che si è espresso nel settore della meccanica, soprattutto agricola e automo- bilistica. Queste attività si sono inserite in un contesto in cui erano già presenti iniziative nei settori tradizionali: alimentare, tessile, edilizia, lavorazione del legno. Nel frattempo sono andate declinando fino alla chiusura le attività manifatturiere più antiche, quelle che erano presenti nell’Ottocento in quasi tutti i comuni della pianura piemontese e che ora non esistono più: i mulini, le fornaci e le filande di seta. Seguendo un iter storico comune a tutte le regioni italiane e legato all’avanzare del proces- so di industrializzazione, mulini e fornaci hanno cessato l’attività quando la concorrenza della grande dimensione e della produzione meccanizza- ta si è fatta insostenibile. Ancora prima la seta è stata soppiantata da fibre meno belle, ma anche meno costose. Il mulino, che faceva parte del nucleo fondante di ogni comunità, rispondeva alla necessità autarchica della macinazione del prodotto cerealicolo locale, ma spesso serviva anche per battere la canapa o pro- durre olio di noce. La fornace sfruttava materia prima locale per fabbri- care, a mano, i laterizi che servivano all’edilizia locale, ed eventualmente a quella del circondario. Le filande, di solito attive solo alcuni mesi l’an- no, occupavano donne e bambine nella trattura, torcitura e filatura, uti- lizzando bozzoli acquistati sul mercato locale. L’allevamento del baco era infatti svolto all’interno delle economie familiari contadine e rappresen- tava una fonte importante di reddito integrativo del prodotto agricolo. Spazzate via ormai da decenni queste realtà produttive che caratteriz- zavano fortemente la vita delle comunità e segnavano l’architettura con la presenza di ruote, canali e ciminiere, le periferie dei comuni piemontesi si sono andate popolando di stabilimenti e capannoni, in cui si addensa- no le nuove attività produttive operanti talvolta nei settori tradizionali e talvolta anche in iniziative tecnologicamente avanzate.

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Industrie e imprenditori saviglianesi

Renata Allìo

A Savigliano la presenza importante delle Officine ha incrementato iservizi di trasporto e ha favorito lo sviluppo di un tessuto industriale, chesi è espresso nel settore della meccanica, soprattutto agricola e automo-bilistica. Queste attività si sono inserite in un contesto in cui erano giàpresenti iniziative nei settori tradizionali: alimentare, tessile, edilizia,lavorazione del legno. Nel frattempo sono andate declinando fino allachiusura le attività manifatturiere più antiche, quelle che erano presentinell’Ottocento in quasi tutti i comuni della pianura piemontese e che oranon esistono più: i mulini, le fornaci e le filande di seta. Seguendo un iterstorico comune a tutte le regioni italiane e legato all’avanzare del proces-so di industrializzazione, mulini e fornaci hanno cessato l’attività quandola concorrenza della grande dimensione e della produzione meccanizza-ta si è fatta insostenibile. Ancora prima la seta è stata soppiantata da fibremeno belle, ma anche meno costose.

Il mulino, che faceva parte del nucleo fondante di ogni comunità,rispondeva alla necessità autarchica della macinazione del prodottocerealicolo locale, ma spesso serviva anche per battere la canapa o pro-durre olio di noce. La fornace sfruttava materia prima locale per fabbri-care, a mano, i laterizi che servivano all’edilizia locale, ed eventualmentea quella del circondario. Le filande, di solito attive solo alcuni mesi l’an-no, occupavano donne e bambine nella trattura, torcitura e filatura, uti-lizzando bozzoli acquistati sul mercato locale. L’allevamento del baco erainfatti svolto all’interno delle economie familiari contadine e rappresen-tava una fonte importante di reddito integrativo del prodotto agricolo.

Spazzate via ormai da decenni queste realtà produttive che caratteriz-zavano fortemente la vita delle comunità e segnavano l’architettura con lapresenza di ruote, canali e ciminiere, le periferie dei comuni piemontesisi sono andate popolando di stabilimenti e capannoni, in cui si addensa-no le nuove attività produttive operanti talvolta nei settori tradizionali etalvolta anche in iniziative tecnologicamente avanzate.

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Degli stabilimenti serici la comunità saviglianese sembra avere ormaiperso la memoria. Eppure in passato furono importanti: nel 1890, unastatistica ministeriale rilevò a Savigliano la presenza di cinque opifici trafilande e filatoi (trattura e torcitura della seta), che impiegavano 6.890fusi e occupavano complessivamente 618 lavoratori, in prevalenza don-ne.1. All’inizio del Novecento la situazione risultava di poco cambiata.Nei successivi vent’anni tutti questi opifici scomparvero, tranne la Fi-landa Musso, detta anche “degli Ebrei” perché costruita su un terreno, inBorgo Macra, che si voleva adiacente, in passato, a un cimitero ebraico.Nel 1930, il Setificio Musso, nonostante la crisi ormai avanzata del setto-re serico, dava ancora lavoro a 250 operaie.2, che si ridussero a un centi-naio alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando il setificio produ-ceva circa 1.500 miriagrammi di seta, ottenuti da circa 15.000 miria-grammi di bozzoli freschi. Le difficoltà del settore furono aggravate dal-la carenza di materia prima: in quegli anni sulla piazza di Savigliano sicommerciavano circa 4.000 miriagrammi di bozzoli l’anno.3, meno del30% di quanto necessitava alla filanda a pieno regime. Poiché la produ-zione del Cuneese era lavorata in loco, si rendeva necessario approvvi-gionarsi di bozzoli nella zona di Alessandria o in Veneto, con conseguen-te lievitazione dei costi. La seta filata veniva venduta alle tessiture lom-barde oppure all’estero. La filanda Musso attraversò momenti di diffi-coltà sempre più gravi, operò licenziamenti di massa e riassunzioni tem-poranee, subì cambi di proprietà, per cessare infine l’attività prima delloscoppio del secondo conflitto mondiale. Lo stabilimento, dopo alcunianni di abbandono, fu demolito per far posto ad immobili di carattereresidenziale.

Sopravvive, invece, il ricordo di due mulini, che cessarono l’attivitànei tardi anni ottanta del Novecento, quando la concorrenza della gran-de macinazione industriale si fece insostenibile e condusse alla chiusura,in tutta Italia, degli impianti storici di molitura. Come le filande, anche i

1 Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (d’ora innanzi MAIC), Annali diStatistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni industriali della Provinciadi Cuneo, Roma, 1890, p. 63.

2 Guida della Provincia di Cuneo edita a cura del Consiglio provinciale dell’Economia,Cuneo, 1930. L’anno successivo, il Censimento generale della popolazione redatto dall’IstitutoCentrale di Statistica (Roma, 1931) indicò 207 addetti all’industria tessile in Savigliano.

3 Nel 1910, 1911 e 1912 sul mercato di Savigliano erano stati trattati rispettivamente9.933, 6.695 e 8.775 miriagrammi di bozzoli (Quadro statistico riassuntivo dei principali mer-cati dei bozzoli della Provincia nel quinquennio 1909-1913, Biblioteca Civica di Cuneo). Neltardo Ottocento e nei primi anni del Novecento a Savigliano si teneva pure un importantemercato della foglia di gelso.

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mulini furono abbattuti per fare posto all’avanzare dell’edilizia abitativae commerciale. Altri impianti industriali, invece, sono sopravvissuti neltempo, seppure con destinazioni produttive diverse. È il caso di un edi-ficio sito nella zona nord della città, sulla strada per Torino, che ospitò in periodi successivi, tra il tardo Ottocento ed oggi, lo ZuccherificioMaraini, il Pastificio Silfa, la ditta Cantatore produttrice di trattori,l’Italpez che fabbricava tappeti di cocco e infine la Trucco tessile.

La memoria della Fornace Novaretti è affidata alla toponomastica: viaAntica Fornace ne ricorda infatti la localizzazione. Della Fornace Chestae Chiambretto, chiusa durante la seconda guerra mondiale, gli eredi deititolari ricordano, ancora oggi, le attività svolte manualmente secondo latradizione antica.

Sorte non molto diversa è toccata al settore alimentare, attivo in pas-sato nelle forme del pastificio, del caseificio, della distillazione di menta,del commercio di coloniali, della torrefazione del caffè e della produzio-ne della birra. Nuove modalità produttive e distributive hanno costrettogli esercizi del comparto alla chiusura, oppure alla cessione del loro mar-chio o dei loro impianti a iniziative industriali di dimensioni maggiori.Fanno eccezione l’Ilsafood, impresa relativamente recente, che surgelacarne bovina e la Panna Elena, che nei quarant’anni di attività ha amplia-to oltre al fatturato, anche la gamma dei prodotti posti in vendita, e cheora fa parte del gruppo Parmalat.

Le due ditte operanti nel settore tessile presenti in anni recenti in cittàhanno avuto esito opposto, la Trucco (maglieria intima e pigiameria) haconsolidato la propria attività, mentre la Juvenilia, dopo aver mutato laproduzione dai capi infantili a quelli femminili e dopo aver riscosso perqualche tempo un buon successo, ha cessato l’attività alla fine degli anniNovanta.

Nel settore dell’industria pesante, per un quindicennio, tra il 1955 e il1970, ha operato a Savigliano l’acciaieria San Michele, che producevalingotti e tondini d’acciaio.

Risulta tuttora piuttosto ricca la presenza di iniziative nell’edilizia enelle attività ad essa direttamente o indirettamente collegate, compresigli studi di progettazione e i fornitori di materiali. Queste iniziative han-no conosciuto in passato un buon sviluppo: il censimento del 1931segnalava ben 597 addetti nel complesso delle costruzioni edilizie e stra-dali.4, ma la grande espansione si ebbe soprattutto negli anni del miraco-lo economico e della rapida crescita delle costruzioni sia private sia pub-

4 Censimento generale della popolazione, 1931, cit.

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bliche. Oggi restano in attività, tra le altre, la Farm sas e la Cogein(costruzioni edili) e lo studio di architettura Brick House, dedito preva-lentemente ad iniziative immobiliari. La Maes, la B&B, la Savimacoscommercializzano e mettono in opera sanitari, arredi per bagno e cucinae materiale per l’edilizia, operando anche nel mercato ligure e, sporadi-camente, all’estero.

Nel settore della segheria, falegnameria, produzione di mobili, maanche nella carpenteria e nel materiale in legno per interni ed esternioperano due imprese, attive da tempo sul territorio, la Bonelli spa e laOriglia spa.

Forse per il retaggio di un passato agricolo importante e tuttora signi-ficativo, Savigliano ha conosciuto numerose iniziative nella produzionedi macchine o parti staccate di macchine per l’agricoltura. Delle seiimprese impegnate nella costruzione di macchinario agricolo: Sidera,Andreotti, Cantatore, Galfrè, Omarv e Abimac-Borello le prime due, lepiù antiche, hanno chiuso da molto tempo i battenti, la Cantatore si eratrasferita a Moncalieri, mentre le ultime tre si difendono bene a livelloqualitativo nel mercato internazionale. Buon successo conosce anche laAgrispiral che opera nel settore delle spirali meccaniche per coclee.

Nella meccanica, trascurando le Officine di Savigliano di cui si dicealtrove, oltre alla OMS Sordella, che si occupa anche di oleodinamica ecarpenteria, i gruppi maggiormente rappresentati erano quelli della car-rozzeria e della produzione di parti staccate di automobile. Nella carroz-zeria si impegnarono, oltre alla ditta Dedominici, due firme illustri, i fra-telli Fissore e Antonio Scioneri. Il curatore delle schede relative a questeimprese, Paolo Fissore, ricorda che nel 1963 la prestigiosa rivista diarchitettura della carrozzeria “Style auto” ha dedicato un numero ai car-rozzieri italiani individuando le tredici firme più rappresentative delmomento. Tra queste vi erano appunto Scioneri e i Fissore, considerati«.maîtres du dessin en matière de construction d’automobile.» dai carroz-zieri francesi, che pure fino agli anni sessanta furono, essi stessi, maestriincontrastati dello stile automobilistico in Europa.

In collegamento alla produzione automobilistica, dagli anni ’40 delNovecento e fino al 1970, la ditta Camillo Fava ha operato nel settoredella ricostruzione dei penumatici. È invece attiva oggi, e importante,con i suoi 250 dipendenti, la Saint Gobain Sekurit Italia, che fa parte del-la multinazionale Saint Gobain ed è specializzata in parabrezza, lunottitermici e tettucci temperati per automobili.

Numerose sono le iniziative intraprese a Savigliano, in periodi diversi,nel settore dei trasporti, dalla Figli di Michele Tabasso che operava già in

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epoca preunitaria con carrozze a cavalli nella tratta Savigliano-Torino,alle ditte Lamberti e Aimeri attive anche oggi nel settore del trasportomerci. Delle autolinee che si sono impegnate nel trasporto di persone, laditta Ricca aveva trasferito l’attività a Pancalieri, mentre operano tuttoraa Savigliano, con 15 autovetture e 40 autobus, le Autolinee Allasia.

Valendosi del lavoro di tre generazioni successive, la ditta Giorgisfornì per circa un secolo materiali da riscaldamento a privati e a caserme.Nel corso del tempo passò dalla vendita di legna e carbone (ma anche dipaglia e fieno), al commercio di prodotti petroliferi; rinunciò inveceall’attività verso fine Novecento, quando i combustibili da riscaldamentoliquidi furono sostituiti da quelli gassosi.

Nel campo della grande distribuzione spiccava in passato la Bertone,attiva a Savigliano dal 1930 nel commercio all’ingrosso di prodotti per lacasa; oggi leader nel settore è la Eurodistribuzione, che ebbe la stessamatrice della Bertone.

Diverse sono le iniziative intervenute in tempi più recenti in settoriinnovativi. La Effegi si occupa di fotoincisione con tecnologie avanzate.Costruzione e manutenzione di linee elettriche in zone di montagna, ocomunque in condizioni difficili sono le attività della Comotto, nota perl’elevata qualità del servizio. Nel settore dell’automazione industrialeopera invece la Tiesse srl. La A&C Sistemi propone soluzioni gestionaliper le aziende e la Cedati spa fornisce consulenza informatica.

Nel complesso, a Savigliano la presenza di imprese di piccola, media eanche grande dimensione sembra essere stata piuttosto vivace nel corsodell’ultimo secolo. L’avvicendarsi nel tempo di iniziative produttive dinatura diversa è il risultato dell’adeguamento al mutare delle esigenze dimercato, dell’emergere di nuove tecnologie e di nuove tecniche produt-tive e distributive. Le diffuse attitudini imprenditoriali, la scelta frequen-te del prodotto di qualità e la capacità di tenere il passo con il cambia-mento, fanno sì che oggi, in una congiuntura economica internazionalenon certo facile, la realtà produttiva di Savigliano riesca a difendersi effi-cacemente.

Di seguito sono riportate schede compilate sulla base di testimonian-ze rese dai titolari delle singole imprese o dai loro eredi, confrontate, ovepossibile, con dati statistici e informazioni desunte da fonti scritte. Laricostruzione non pretende di essere completa ed esaustiva, intende inve-ce fotografare la realtà attuale, connessa alla memoria recente, del tessu-to produttivo di Savigliano nei settori manifatturiero, industriale, dei ser-vizi e della distribuzione.

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Molino FissoreIl molino rilevato da Francesco Fissore nel 1903.5 era sito in piazza

Pieve 1 ed era alimentato da una derivazione del rio Chiaretto. Alloralavorava per conto terzi, macinando prevalentemente cereali, ma anchecastagne, e disponeva di una pista per la canapa, che serviva l’attività tes-sile allora attiva in zona. Alla morte di Francesco, nel 1928, subentrò nel-l’impresa il figlio Giovanni, che nel 1936 lasciò il molino di piazza Pievee acquistò quello più grande di via Suniglia, detto Molino di San Fran-cesco, anch’esso alimentato dal Rio Chiaretto e già di proprietà del baro-ne di San Gaudenzio. Così facendo, Giovanni Fissore sommò la cliente-la dei due molini, incrementando sensibilmente il fatturato e iniziando adaffiancare alla macinazione per conto di terzi, l’acquisto diretto del gra-no e la vendita di farina ai panificatori e ad altri clienti.

Nel 1948 il molino fu elevato di un piano per consentire l’introdu-zione di nuovi macchinari. Negli anni cinquanta i figli di Giovanni, Fran-cesco e Antonio, iniziarono a collaborare in azienda e dagli anni sessantane assunsero la gestione. Il molino si chiamò, da allora, Fratelli Fissore.Gli edifici vennero ricostruiti per dare maggior funzionalità ai nuoviimpianti, e il molino, abbandonato il lavoro per conto terzi, prese ad ope-rare in proprio vendendo farina in Piemonte, Liguria e anche all’estero,tramite operatori del settore. Oltre ai titolari, lavoravano nel molino 3-4dipendenti. L’attività cessò nel 1989 e l’edificio venne demolito.

Molini di Savigliano - Fratelli BiavaNegli anni venti, Giovenale Tesio, che possedeva e conduceva un

molino lungo un canale derivato dal Mellea, nei pressi della frazioneApparizione, cedette i diritti di acqua alle Officine di Savigliano e trasferìl’attività in Borgo Pieve, dove installò un molino azionato da energia elet-trica (il primo in Savigliano e dintorni) nei locali di una filanda che avevacessato l’attività in seguito alla crisi del settore serico. Alla morte delTesio, il molino fu rilevato da Michele Giordano, il quale, a sua volta, locedette, nel 1946, a Pietro Biava, che giunse a Savigliano da RomanoCanavese. Superate le difficoltà dei primi anni postbellici, nel 1952 ilBiava rinnovò gli impianti, acquisendo macchinari di avanguardia per l’epoca. Il molino si specializzò nella macinazione di grano tenero e iniziò

5 Il dato è fornito dagli eredi. Nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (redatto daF. Bassignano, Cuneo, Tipografia Subalpina Pietro Oggero, 1897) e nella Guida amministra-tiva, commerciale, industriale della Provincia di Cuneo del 1900, il mulino risulta intestato aGiovanni Battista Fissore.

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a vendere la farina non solo in Piemonte, ma anche in Sicilia e Sardegna,regioni commercialmente poco legate al Piemonte negli anni Sessanta.

Pietro Biava morì nel 1976, quando la gestione era già in mano ai duefigli, Gianfranco e Piero, che si occupavano rispettivamente della partetecnica e di quella amministrativa e commerciale. Verso la fine degli anniOttanta il molino dava lavoro a 15 operai e, nonostante la crisi del setto-re, l’attività risultava ancora redditizia, tuttavia, nel 1988, i fratelli Biavadecisero di chiudere lo stabilimento, che fu demolito qualche anno dopo.

Fornace NovarettiLa Fornace Novaretti fu fondata a fine Ottocento da Luigi Novaretti,

originario del Biellese.6. Era ubicata oltre la ferrovia, nei pressi di viaRaviagna. Nel 1915, alla morte del fondatore, il figlio Giovanni Battistane assunse la gestione e trasferì la fornace a poche centinaia di metri dalsito originario, esauritosi dal punto di vista estrattivo.7.

Durante la seconda guerra mondiale, essendo richiamato alle armi ilfiglio di Giovanni Battista, Edoardo, che allora gestiva l’attività, la forna-ce venne affidata alla Snos, che continuò la produzione fino al terminedel conflitto, quando il titolare rientrò dal servizio militare. La fornaceoperò fino agli inizi degli anni Sessanta, arrivando ad occupare 15 operai,ma mantenendo immutate le tecniche della produzione artigianale. Siestraeva la terra e la si trasportava per mezzo di vagoncini trainati daun’asina, poi la si impastava con poca acqua per renderla malleabile. Conappositi stampi si fabbricavano mattoni pieni, mattoni forati, coppi etegole. L’asciugatura avveniva all’aperto e durava diverse settimane, poi iprodotti erano cotti nel forno, che era alimentato a legna nella prima fasedella cottura e a carbone nella seconda. La struttura dell’edificio eraquella tipica delle fornaci piemontesi: lunghe tettoie per l’asciugaturasormontate da una ciminiera molto alta per lo smaltimento dei fumi pro-dotti dal forno.

La produzione era utilizzata dalle imprese edili della zona. Non esi-stevano significative possibilità di incrementare la produzione perché inquasi tutti i centri urbani dei dintorni erano presenti piccole fornaci.

Alla fine dell’attività seguì la demolizione dell’edificio e, qualche annodopo, l’intestazione della via a ricordo della fornace dei Novaretti.

6 L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit.) segnala la fornace con il nome diNovaretti Fratelli.

7 L’Annuario della Provincia di Cuneo del 1930 (cit.) inserisce la ditta fra i produttori dilaterizi, con la denominazione Novaretti G. Battista e con sede in Regione Candonetti.

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Fornace Chesta e Chiambretto

Nel 1871 Pietro Dolci avviò in Savigliano una produzione di cerami-che, che è censita nella citata statistica del 1890. Allora occupava cinqueoperai e utilizzava un motore idraulico da un cavallo.8. La ditta rimaseoperativa fino alla fine del secolo. L’attività proseguì poi in Borgo Macraper cura dei fratelli Chesta. Nel 1927 l’azienda fu rilevata da CarloChiambretto, che ne trasferì la sede in corso Re Umberto, l’attuale corsoIndipendenza. Il titolare era coadiuvato nell’attività dai figli Giovanni eRenato. La produzione proseguì a pieno ritmo fino al 1941, quando lasituazione bellica mise in difficoltà l’azienda, che chiuse nel 1945. Finoalla cessazione delle attività, la produzione rimase esclusivamente ma-nuale. I prodotti erano: vasi per fiori e piante, giare, teglie per la cotturadei cibi, pignatte, abbeveratoi e utensili domestici quali scaldini portabrace e la tipica pentola in terracotta (fujot).

L’argilla, inizialmente estratta nella zona di via Raviagna e lungo laferrovia Savigliano-Saluzzo, poi nelle colline attorno a Marene e Cervere,veniva miscelata con terra comune e con acqua e decantata in appositevasche. Dopo essere stata filtrata e asciugata al sole, veniva portata indepositi dai quali veniva di volta in volta prelevata nella quantità neces-saria per la lavorazione finale. Questa avveniva con torchio a pedale, conil solo utilizzo del piatto rotante. Seguiva l’essicazione, la pittura coneventuali decorazioni e la cottura in una fornace a legna per una interanotte. I prodotti erano commercializzati in Savigliano e dintorni.

Distilleria H. Carles

La menta italiana, dopo quella giapponese, è tra le più apprezzate nel-la produzione mondiale, grazie all’alto tenore di mentolo che possiede.Alcune aree del Piemonte occidentale (Alpignano, Pancalieri, Lombria-sco, Villafranca, Vigone, Carmagnola e zone limitrofe) hanno una voca-zione ancora consolidata nel settore, come testimonia la fiera delle erbe aPancalieri.

Anche Savigliano fu interessata da questa produzione per un certoperiodo, all’inizio del secolo scorso. Allora un’azienda inglese, la H. Car-les, realizzò uno stabilimento in zona San Giacomo. I proprietari delladistilleria, attraverso una campagna di sensibilizzazione, convinsero mol-

8 MAIC, Annali di Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioniindustriali della Provincia di Cuneo (cit.), p. 34.

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ti agricoltori saviglianesi a convertire le loro colture a favore della menta,prospettando interessanti occasioni di guadagno. L’azienda impegnavacirca 20 persone con turni di lavoro molto lunghi.

Al primo raccolto gli agricoltori realizzarono risultati economici sod-disfacenti, ma già dal secondo anno, sfruttando gli stessi campi senza tur-nazione, la resa calò notevolmente. Qualche contadino tornò immediata-mente alle colture tradizionali, altri, rassicurati dai proprietari delladistilleria, ritentarono l’esperimento, che però fallì nuovamente. Nel girodi pochi anni tutti gli agricoltori interessati tornarono a coltivare grano emais, e la Carles fu costretta a reperire altrove la materia prima, con costidi trasporto troppo pesanti. L’attività venne prima sospesa, poi cessòdefinitivamente. L’edificio industriale ospitò successivamente diversepiccole attività artigianali e qualche abitazione civile, finché venne abbat-tuto per far posto a costruzioni residenziali. La ciminiera resistette finoagli anni Sessanta, quando venne demolita, cancellando l’ultima tracciadella distilleria.

Birra Faramia

Nel 1908, quando si stabilì a Savigliano e fondò la fabbrica di birrache portava il suo nome, Enrico Faramia aveva già una lunga esperienzanella produzione di alimenti e bevande. Nella seconda metà dell’Otto-cento aveva infatti gestito una pasticceria a Casale Monferrato, poi si era

Le maestranze della Faramia in una foto datata 17 luglio 1914.

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trasferito a Vercelli, dove aveva aperto un laboratorio per la medesimaattività. Di lì aveva traslocato a Cuneo e aveva costituito con i fratelli, unasocietà che produceva bibite e commercializzava in esclusiva acque mine-rali e diverse marche di birra. Separatosi dai fratelli, Enrico Faramia, nel1908, si trasferì a Savigliano, dove il Comune gli concesse gratuitamenteil terreno su cui costruire uno stabilimento per la produzione della birra,in cambio della fornitura di acqua calda agli adiacenti bagni pubblici, peralmeno trent’anni.

Cartello indicante l’orario e le tariffe dei bagni pubblici.

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I macchinari per la Faramia giunsero dalla Germania e fu necessarioun anno per la loro installazione. L’inaugurazione ufficiale dello stabili-mento avvenne nel 1913. La produzione si assestò presto su 20.000 etto-litri l’anno e rimase tale per circa cinquant’anni. I dipendenti erano unaventina e il prodotto veniva distribuito in Piemonte e Liguria. Il maltoera importato da Germania, Francia e Cecoslovacchia, poiché quello ita-liano non rispondeva alle esigenze qualitative della produzione.

Alla morte del fondatore, il figlio primogenito, Francesco, proseguìl’attività paterna, mentre il secondogenito, Giovanni, iniziò negli stessistabilimenti la produzione di liquori e infusi.9. Dal 1948 entrò in fabbricaanche il figlio di Francesco: si chiamava Enrico come il nonno.

Agli inizi degli anni Sessanta la fabbrica fu ceduta alla Peroni, chemodernizzò gli impianti portando la produzione da 20.000 a 35.000 etto-litri l’anno. Direttore rimase però Enrico Faramia, che gestì l’impresafino al 1988, quando lo stabilimento venne chiuso per necessità strategi-che aziendali della Peroni. Anche in questo caso l’edificio venne abbat-tuto per lasciare il posto ad edilizia residenziale. È stata conservata inve-ce la palazzina già residenza dei Faramia, che della famiglia conservatuttora il nome.

Caseificio GerbaldoA inizio Novecento la famiglia Gerbaldo possedeva un’azienda agri-

cola a Marene, dove lavorava il latte e produceva formaggi. GiovanniMaria Gerbaldo emigrò a Savigliano e negli anni venti avviò un caseificioartigianale in regione Gattinara. Alla fine degli anni trenta trasferì l’atti-vità nello stabilimento dismesso dal salumificio Citterio. Il caseificiodivenne allora industriale ampliando la gamma produttiva: dai formaggitipo Emmenthal e Sbrinz ai formaggi freschi e molli, al latte in polvere,oltre all’estrazione del lattosio dal siero vaccino.

Mancando di una propria rete commerciale, il caseificio Gerbaldovendeva gran parte dei formaggi prodotti alla Invernizzi e alla Galbani; illatte in polvere alla Ferrero di Alba, alla Caffarel e alla Venchi Unica diTorino; il lattosio all’industria farmaceutica Lepetit di Garessio.

Alla morte del fondatore, nel 1933, subentrarono in azienda i figliGiovanni e Domenico. Giovanni tentò di allargare la produzione ai salu-mi, anche perché gli impianti industriali risultavano particolarmenteadatti a questa produzione, avendo ospitato in precedenza la Citterio.

9 Entrambe le attività sono rilevate, in corso Vittorio Veneto 10, nella Guida della Pro-vincia del 1930, cit.

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Morì però prematuramente, nel 1942, e il progetto venne accantonato.Dieci anni dopo entrò in azienda suo figlio Mario, seguito dopo poco tem-po dal cugino Dario. Nel periodo postbellico di massima espansione, ilcaseificio giunse ad occupare 45 dipendenti e a lavorare 500 quintali di lat-te al giorno. I prodotti erano allora distribuiti anche al dettaglio attraversouna rete commerciale che l’azienda era andata nel frattempo costruendo.Agli inizi degli anni sessanta le nuove politiche agricole comunitarie con-sentirono alle grandi aziende del settore lattiero caseario di importare lat-te e derivati dall’estero a prezzi insostenibili per i medi produttori italiani.Il Caseificio Gerbaldo cessò così l’attività nel 1964, anche se la famigliamantenne lo storico negozio al dettaglio nel centro di Savigliano e svolseattività di rappresentanza per diversi produttori del settore.

Zuccherificio Maraini

Il fondatore dello zuccherificio, Emilio Maraini, nacque a Lugano il27 novembre 1863, dove compì gli studi, per trasferirsi poi nella Svizzerafrancese e in quella tedesca al fine di perfezionare la conoscenza delle lin-gue e seguire studi tecnici. La sua attività lavorativa ebbe inizio aRotterdam nei commerci verso le Indie, e in particolare nel settore dellozucchero. In Italia giunse nel 1886 e si interessò alla produzione dellozucchero di barbabietola, un settore questo che dall’anno successivo ven-ne protetto da un significativo dazio doganale.

Nel 1887 Maraini ristrutturò un vecchio stabilimento zuccheriero diRieti e nel 1894 acquisì quello di Savigliano che funzionava fin dal 1886nella zona nord della città, sulla strada verso Torino e aveva una capacitàproduttiva di circa 1.500 tonnellate annue. Le guide della provincia diCuneo del 1897 e del 1900 ne indicano la presenza con la denominazionedi Società per la fabbricazione dello Zuccaro di barbabietola E. Maraini& C., ma l’esperienza non durò a lungo, nel 1907, infatti, lo zuccherificiocessò l’attività. La causa principale della chiusura pare sia stata la scarsaqualità delle barbabietole locali, il cui basso contenuto di zucchero co-stringeva l’azienda ad approvvigionamenti esterni a costi troppo elevati.

Silfa

Nel 1916 gli immobili che avevano ospitato lo Zuccherificio Marainivennero acquistati da Crescenzio Cantatore, che vi stabilì il pastificioSilfa. L’attività si sviluppò rapidamente giungendo ad occupare una tren-tina di dipendenti. Al fondatore si affiancò il figlio Domenico, noto

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anche per l’attività svolta nell’amministrazione cittadina. Il pastificio fun-zionò fino all’inizio della seconda guerra mondiale, quando DomenicoCantatore venne richiamato alle armi.

Al termine del conflitto, un figlio di Domenico, Vittorio, avviò neilocali dell’ex pastificio un’attività di meccanica agricola e vendita di trat-tori e oli combustibili per l’agricoltura.

Caffè Sicurtà

Natale Sicurtà acquistò, nel 1946, un negozio in piazza Santarosa,affiancando alla vendita di generi alimentari e coloniali una piccola tor-refazione. L’elevata qualità del caffè alimentò la domanda e Sicurtà tra-sferì l’attività in locali più ampi. Iniziò anche a reclamizzare le sue misce-le utilizzando l’immagine di un anziano, che, estasiato, assapora il caffè.Il suo prodotto venne da allora identificato come “il caffè del nonno”.

Sicurtà fece costruire magazzini e capannoni in viale Piave, dove venne-ro installate attrezzature d’avanguardia che consentivano di tostare fino a240 chili di caffè ogni 25 minuti. Parallelamente, grazie alla continua ricer-ca di buone qualità e nuove miscele, la produzione raggiunse i 500 quinta-li di caffè tostato al mese e la ditta aprì filiali e depositi in molte città italia-ne. Alla morte del fondatore, l’attività venne proseguita, fino al 1996, dallamoglie, dal figlio Guido e dalla nuora. Poi il marchio “Caffè Sicurtà” ven-ne ceduto alla ditta Arabes di Fossano, che continua ancora oggi a produr-re il “caffè del nonno” e lo distribuisce sul mercato italiano ed europeo.

Caffè Ceirano

La Caffè Ceirano venne fondata nel 1958 per iniziativa di GiovanniCeirano, che aveva maturato precedente esperienza come rappresentan-te nel settore, lavorando per la Sicurtà. La prima sede della torrefazionevenne posta in via Torino, ufficio sul fronte e impianto di torrefazioneall’interno sul cortile. La ditta si riforniva di caffè crudo proveniente pre-valentemente dall’America centro-meridionale, dall’Africa e, in quantitàminore, dall’India. Il porto di consegna principale era quello di Genova,affiancato da Trieste.

La cura della qualità finale portava il titolare ad effettuare torrefazio-ni separate, senza mischiare le diverse tipologie di caffè crudo che – aparità di temperatura – richiedono tempi diversi di tostatura, se si vuolepreservarne le caratteristiche. L’ambito commerciale del marchio CaffèCeirano era esteso al Piemonte, con particolare attenzione ai dettaglianti.

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Nel 1964, resosi necessario ulteriore spazio e maggior funzionalitànella produzione, l’azienda venne trasferita in via Negri, in un appositoedificio di nuova costruzione. Nel momento di massima espansione, l’azienda impegnava 7-8 dipendenti tra addetti alla torrefazione, impie-gati e rappresentanti.

Nel 1992 Giovanni Ceirano lasciò l’azienda e gli succedette il figlioGiulio, coadiuvato dal fratello Silvio. L’attività proseguì fino al 1998,quando le logiche della grande distribuzione ed il radicale cambiamentodel commercio alimentare al dettaglio si dimostrarono incompatibili conil tipo di attività svolta per circa quarant’anni dalla ditta Ceirano.

Coras

Nel 1947 i fratelli Guglielmo e Giovanni Rabbia rilevarono da Audi-sio e Saglione un piccolo magazzino in un cortile di piazza del Popolo, lacui insegna recava: “Ingrosso alimentari e coloniali - Esclusivista Novi”.I fratelli Rabbia presero a consegnare ai negozi dei comuni e delle frazio-ni del circondario i pochi generi alimentari reperibili in quegli anni diffi-cili. Per le merci più voluminose o pesanti (zucchero e riso in sacchi da50 chili, damigiane di olio, ipoclorito) assumevano ordinazioni. I com-mittenti ritiravano poi i prodotti richiesti nei giorni di mercato ed effet-tuavano in proprio il trasporto con carri trainati da cavalli.

Nel 1950, in occasione della Sagra del Grano, vennero inaugurati inuovi più grandi locali di corso Vittorio Veneto e la ditta prese il nome diCoras (Coloniali Rabbia Savigliano). Il personale dipendente raggiunseallora le tredici unità.

Panna Elena

La ditta Panna Elena – oggi Elena Divisione Professionale di ParmalatSpa – venne fondata nei primi anni Sessanta del Novecento con sede in via Bordighera; all’inizio produceva esclusivamente panna liquida.Grazie al buon livello qualitativo del prodotto, nei decenni successivi l’azienda conobbe una forte espansione commerciale e di immagine.Oggi la Panna Elena presenta sul mercato una gamma di oltre cento pro-dotti: panna, gelati, latte e dessert che vengono assorbiti nei settori dellapasticceria, gelateria e ristorazione. Dal 1994 è attivo in Savigliano unostabilimento di Panna Elena dotato di una superfice di quasi 50.000metri quadrati e di tecnologie di avanguardia.

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I.L.S.A.-Food srl

Nata dall’esperienza trentennale nel settore dei suoi fondatori,l’I.L.S.A.-Food venne localizzata a Savigliano nel 1992, in stabilimenticertificati dal Ministero con i bolli CEE 935/l/p e 909-s. Da allora si occu-pa di congelamento di carni bovine con tecnologie e linee di produzioned’avanguardia.

La ditta utilizza carne bovina italiana scelta, che grazie al processo disurgelazione conserva proprietà nutritive, sapore e caratteristiche orga-nolettiche, essendo il freddo l’unico conservante.

L’I.L.S.A.-Food è in grado di certificare che tutti i prodotti utilizzatisono ogm free, cioè non geneticamente modificati.

La tipologia di prodotti è rappresentata da una vasta gamma di ham-burger, polpette e carne tritata destinati alla ristorazione e al consumato-re finale.

Trucco Tessile S.p.A.

Nel 1960 Giorgio Trucco rilevò, con il fratello Piero, il laboratorioBertuzzi, che produceva pigiami. L’attività era svolta parte in sede, partecon lavoro a domicilio e la capacità produttiva era allora di 30-40 capi algiorno. Il prodotto, il pigiama classico di tessuto a navetta, veniva assor-bito dai grossisti di merceria della provincia. Scarse risorse economiche euna cattiva gestione amministrativa portarono però il laboratorio al falli-mento. I fratelli Trucco rilevarono l’attività per 124.000 lire, affittaronoun ulteriore locale e vi collocarono i macchinari necessari per ridurre ladipendenza dal lavoro a domicilio. Contattarono anche nuovi agenti divendita espandendo la rete commerciale dall’ambito provinciale a quellonazionale. La ragione sociale, “Dormbins”, mutuata dal piemontese,venne cambiata una decina di anni dopo in “CI.TI Trucco”.

Con il crescente benessere si diffuse l’uso del pigiama, un articolo chefino all’inizio degli anni Sessanta era indossato quasi esclusivamente inospedale. La ditta Trucco si avvantaggiò della maggiore domanda e,accanto alle vecchie linee di produzione destinate al commercio all’in-grosso, ne avviò di nuove e più qualificate, volte a realizzare pigiami perla distribuzione al dettaglio.

Nel 1986 la famiglia Trucco acquisì l’azienda torinese “Alpina”, cheoperava nel campo della maglieria intima ed estese la sua gamma produt-tiva a questo settore.

Oggi la ditta è attiva sotto il nome di “Trucco Tessile S.p.A.”, ha uno

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stabilimento di 15.000 metri quadrati in Savigliano, dà lavoro a circa 100dipendenti e distribuisce annualmente 1.500.000 capi tra maglieria inti-ma e pigiameria.

Juvenilia

La Juvenilia venne fondata a Torino, nel 1949, da Alberto Borello, ori-ginario del Biellese ed esperto nel settore tessile. La produzione, come sievince dal nome, era dedicata all’abbigliamento infantile. L’azienda ebbesuccesso e nella seconda metà degli anni sessanta ampliò la gamma deiprodotti ai cosiddetti “capi spalla” femminili: cappotti, giacche, tailleurs.Nel 1967-68 venne creata la prima linea di questi capi di qualità, desti-nati ad una clientela medio-alta. Contestualmente vennero avviati i lavo-ri di costruzione della sede di Savigliano, che entrò in funzione nel gen-naio del 1970. Il nuovo stabilimento utilizzava tecnologie di avanguardiae occupava 250 dipendenti, costituendo uno dei complessi produttivi piùsignificativi della città.

A Torino rimasero gli uffici amministrativi, il settore commerciale e lastruttura creativa e modellistica. Il fondatore venne affiancato nell’atti-vità dai figli Paolo e Corrado.

Progressivamente l’azienda abbandonò la produzione di abiti perbambini e potenziò la linea da donna. I capi venivano distribuiti in circa1.000 punti vendita in Italia, Francia, Germania e Giappone. Il migliora-mento delle macchine da taglio e confezione consentì, negli anni Ottanta,una produzione media annua di 150.000 capi, con punte di 180.000. Nel1994-95 lo stabilimento di Savigliano venne ulteriormente ingrandito,ma qualche anno dopo, alla fine del decennio, la famiglia Borello cedettel’azienda, che dopo varie traversie venne chiusa.

Italpez

La Italpez, titolare il saluzzese Luigi Bonelli, aveva sede in via Torino,all’altezza di via del Follone, nell’edificio già occupato dal pastificio Silfae poi dalla Cantatore, ed era specializzata nella produzione di tappeti incocco. Nella seconda metà degli anni cinquanta del Novecento occupavapiù di venti persone, prevalentemente donne adibite al lavoro di tessitu-ra, su telai a mano, della fibra di cocco, tratta dalla “barba” che circondail frutto. La materia prima era importata grezza e spesso veniva utilizzatanel suo colore naturale, marrone intenso. All’occorrenza, veniva colorataartificialmente.

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I tappeti di cocco sono particolarmente resistenti, e quelli dellaItalpez erano apprezzati anche per la capacità dell’impresa di “persona-lizzare” il prodotto con motivi geometrici, con scritte o immagini richie-ste dal committente. Oltre al cocco, veniva usata come materia primaanche la “sisal”, fibra vegetale ottenuta dall’agave.

Alla fine degli anni Cinquanta l’azienda risultava in espansione enecessitava di spazi più vasti, in prospettiva di ulteriori investimenti inmacchinari e telai di grande formato. Non risultò possibile trovare unacollocazione idonea e conveniente nel territorio saviglianese e la Italpeztrasferì la propria attività a Busca, dove continuò per diverso tempo aprodurre.

Farm sas

L’attività edilizia della famiglia Monge iniziò negli anni ’30, quandoFilippo Monge, capomastro, si trasferì da Monasterolo a Savigliano etraformò, con l’aiuto dei figli, la sua impresa artigianale in un’aziendamoderna di costruzioni edili. Nel dopoguerra i Monge si aggiudicaronoimportanti lavori di ricostruzione di edifici danneggiati dal conflitto.Negli anni sessanta, dopo la morte del fondatore, l’attività proseguì gra-zie a uno dei figli, Lorenzo, che nel decennio successivo, con la moglie,Adriana Rabbone, discendente da una famiglia di impresari edili diCarmagnola, fondò la Farm sas, azienda che opera nel settore dell’edili-zia pubblica, delle grandi infrastrutture ospedaliere e nella conservazio-ne del patrimonio immobiliare sottoposto a tutela.

Cogein S.p.A.

La Cogein S.p.A. nasce nel 1980 ma trae le sue origini dall’attività delsuo fondatore, il geom. Erminio Giletta, che iniziò a svolgere l’attività dicostruttore sin dai primi anni ’50.

Inizialmente l’azienda fu costituita come ditta individuale avendo uncarattere prettamente familiare ed occupando un ridotto numero di mae-stranze. Trascorsi i primi anni in cui iniziò ad operare per conto terzi rea-lizzando fabbricati ad uso abitativo e terziario, tra i quali la grande tettoiacoperta di piazza Cavour, l’azienda si sviluppò rapidamente dimensio-nando la propria struttura alle esigenze immobiliari venutesi a creare conil “boom edilizio” degli anni ’60, operando principalmente nel settoreresidenziale ed espandendo il proprio raggio di azione al di fuori dellaprovincia di Cuneo.

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Alla fine degli anni ’60 l’azienda, trasformata da società individuale inGiletta s.a.s., arrivò ad occupare oltre 100 dipendenti.

In quegli anni a Savigliano oltre ad innumerevoli fabbricati ad usoresidenziale, realizzati nelle zone di espansione di piazza Schiaparelli, viaSaluzzo e corso Vittorio Veneto vennero realizzati importanti fabbricatiad uso pubblico quali l’ospedale Santissima Annunziata, la Scuola MediaSchiaparelli, la Piscina Comunale ed il Palazzetto dello Sport.

All’inizio degli anni ’80, per supportare importanti sviluppi nel settoredell’edilizia residenziale pubblica la Giletta venne trasformata in societàdi capitali con una nuova ragione sociale, dotandosi di innovative attrez-zature per la realizzazione di strutture in c.a. In quegli anni furono rea-lizzate le strutture di centinaia di unità immobiliari localizzate in tutto ilterritorio provinciale. È di quel periodo la realizzazione del palazzo aduffici di piazza Schiaparelli in cui la società trasferì la sua sede.

Tra la fine degli anni ’80 ed i primi anni ’90 la società opera nel norddel Piemonte in Lombardia e Valle d’Aosta realizzando importanti inter-venti quali la ristrutturazione dell’Ospedale Regionale di Aosta, unimportante complesso residenziale ad Ivrea e il retrofit di una hall tecno-logica all’interno del Centro di Ricerca della Comunità Europea ad Ispra.Inoltre in occasione delle Olimpiadi invernali di Albertville ’92 partecipaalla realizzazione di 60 alloggi destinati ad accogliere i giornalisti.

Dall’inizio degli anni ’90 ad oggi l’azienda ha diversificato la propriaattività costituendo nuove società controllate che operano nel settore del-l’impiantistica, dei servizi, e della distribuzione, concentrando la propriaattività di costruzione nella realizzazione di importanti aree residenzialinei comuni di Alba, Cuneo, Fossano, Saluzzo e Savigliano. Tali realizza-zioni sono caratterizzate da una particolare attenzione per i problemienergetico-ambientali, per la soluzioni dei quali sono stati siglati impor-tanti accordi di partnership con il “Parco Naturale delle Alpi Marittime”,ente parco di rilevanza regionale e con “Ag.En.Granda”, agenzia per l’energia della provincia di Cuneo.

Studio Strocco - Brick HousePiero Strocco e Mariella Tomatis avviarono il loro studio a metà degli

anni Settanta, quando ancora non avevano terminato gli studi. Eranocoadiuvati dal geometra Pierangelo Calvo. Terminato il percorso univer-sitario, Strocco e Tomatis passarono dall’attività progettuale per contodei clienti, ad iniziative più autonome in campo immobiliare, con la defi-nizione di progetti articolati e complessi, che consentivano loro di svi-

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luppare più liberamente le intuizioni progettuali e i contenuti ad essecorrelati. Il gruppo ha così potuto realizzare nuove esperienze, ricercaretipologie edilizie innovative e propositive sotto il profilo tecnico-profes-sionale, paganti anche a livello economico. Questo tipo di attività è ini-ziato con la realizzazione di alcune case a schiera, negli anni 1979-80.Successivamente lo studio ha progettato e realizzato il primo complessoresidenziale (tipologia edilizia intensiva) in via Biga.

Questo, e i numerosi altri interventi realizzati in seguito, hanno con-tribuito a spostare verso il centro e a modificare sostanzialmente ilmodello di residenza del ceto medio-alto, fino ad allora prevalentementecostituito da villette uni e bifamigliari e hanno prodotto criteri e tipolo-gie edilizie in precedenza non ancora sperimentate nella realtà locale.

I principali interventi realizzati dallo studio in Savigliano sono i com-plessi residenziali Prisma, Delta, La Torre, Cantun dla Lea; le residenzeRumacra, Del Viale, Gatto Rosso, Molino, I Portici, Santaflora, nonchél’ampliamento dell’Hotel Granbaita su precedente progetto Andreotti.

Valinotti e Agnelli

Il geom. Otello Agnelli avviò l’attività di imprenditore immobiliareagli inizi degli anni Cinquanta, prima con i cantieri scuola comunali, poicon progetti per la realizzazione di case individuali, poi ancora con lot-tizzazioni e con il recupero dell’esistente. All’inizio degli anni Sessanta, insocietà con il geom. Erminio Giletta, realizzò i condomini Sirio, Astor epoi il condominio Schiaparelli nella piazza omonima, allora non ancoraasfaltata.

Con i fratelli Valinotti, e in particolare con Michele Angelo, OtelloAgnelli realizzò un sodalizio di amicizia e collaborazione che durò quasiquarant’anni. Valinotti e Agnelli, insieme, costruirono i tre condominiLux di corso Vittorio Veneto, due palazzi in via Saluzzo, il Selene,l’Eliseo, la residenza Centrale dove precedentemente esisteva una cartie-ra, la residenza dei Faggi vicino alle vecchie mura di corso Indipendenzae il condominio Novellis nella via omonima. E poi ancora il condominioLe Betulle in via Pylos, il condominio Savian Park in via Claret e il con-dominio dei Cedri in via Casalis Lingua, due edifici del condominio LeMagnolie e tre edifici del condominio Le Robinie. Sul terreno occupatoin precedenza dalla birreria Faramia, in corso Vittorio Veneto, i socicostruirono il complesso residenziale gli Aceri.

La signora Agnelli ricorda ancora il rimpianto del marito per lacostruzione dell’immobile di via Sant’Andrea angolo corso Indipen-

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denza, da lui edificato sul terreno del palazzo di Isabella di Savoia, cheera stato demolito per l’insensibilità artistica del momento, quando ilrecupero di dimore storiche appariva troppo costoso e perciò non eco-nomicamente interessante.

Maes (Materiali edili Savigliano)

L’azienda venne fondata nel 1962 dalla famiglia Occello, come societàin nome collettivo, con sede in viale Marconi, allo scopo di commercializ-zare rivestimenti di vario genere: legno, vinilico, industriale. Succes-sivamente si trasformò in accomandita semplice, e poi ancora a responsa-bilità limitata, trasferendo, nel 1968, la sede sulla strada statale per Cuneoe estendendo i prodotti posti in vendita ai sanitari e agli arredi da bagno.

Nel 1995 ha iniziato a collaborare all’attività familiare Roberto, ilfiglio dei fondatori. Oggi la gamma dei prodotti messi in vendita è ulte-riormente ampliata, comprendendo anche arredi per cucina, porte,materiali per pavimenti e rivestimenti di qualunque tipologia: ceramica,marmo, legno, resilienti, moquettes, resine. I prodotti trattati, destinatisia all’edilizia privata sia a quella pubblica, sono di gamma medio-alta.L’area di espansione commerciale copre il Piemonte, la Valle d’Aosta, laLiguria e la Costa Azzurra. La ditta, che occupa attualmente una trenti-na di dipendenti, è organizzata per la messa in opera dei prodotti tratta-ti, grazie alla creazione del Consorzio Tecnoposa.

Nel 1999 la Maes ha ottenuto la certificazione del sistema qualità del-l’azienda uni en iso 9001:2000. Ed è anche in possesso dell’attestazionesoa, elementi tutti indispensabili per partecipare a gare d’appalto perlavori di importanza significativa.

B&B

La ditta, che si occupa di vendita e posa in opera di materiale per l’e-dilizia, venne fondata nel 1969 con il nome B&B, trasformata due annidopo in B&B di Berardo Teresio. Da questa azienda a dicembre del 1980nacque l’impresa familiare Berardo Teresio e Bruno Maria Teresa, chenel settembre 1985 diede vita alla società in nome collettivo B&B diBerardo Teresio & C., aumentando il numero dei dipendenti. All’iniziodel 1997 la società cambiò ancora ragione sociale, diventando B&B s.r.l.e ampliando la struttura commerciale e organizzativa.

La società dà attualmente lavoro a una ventina di dipendenti e a unacinquantina di piastrellisti per la posa in opera del materiale; dispone di

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un proprio ufficio tecnico per studi di progettazione architettonica e haottenuto la certificazione iso 9001.

La B&B si rivolge a una clientela locale, piemontese, ligure e ancheestera operando sia nel settore privato sia in quello pubblico, anche pergrandi interventi quali: ospedali, scuole, complessi residenziali. Lo spa-zio espositivo, che presenta ambientazioni diverse dei materiali, occupa5.000 metri quadrati ed è disposto su due livelli. Al fine di potenziare ilproprio mercato e migliorare la presentazione dei materiali è in corso unampliamento della sede e il rifacimento della sala mostra con la costru-zione di un nuovo capannone sito nei pressi della sede attuale.

Savimacos

La Savimacos è sorta nel 1972, quando due ex dipendenti della Macosdi Cavallermaggiore, Mina e Milanesio, hanno stabilito in Savigliano lanuova sede. Inizialmente la ditta commercializzava pressato di marmo,che però cadde progressivamente in disuso spingendo i titolari a specia-lizzarsi in marmi, graniti, ceramiche, piastrelle, mattonelle e altri rivesti-menti per la casa. Più tardi aggiunsero gli arredi per giardino, le statue ingesso e marmo, le panchine da esterni.

L’area di diffusione delle vendite si estende al Piemonte e alla Liguria,anche se occasionalmente sono stati forniti prodotti all’estero. Per age-volare la clientela della riviera ligure la Savimacos ha aperto uno spazioespositivo a Mondovì.

Oltre alle forniture per la costruzione e ristrutturazione di abitazionicivili, l’azienda rifornisce anche imprese di costruzioni per edifici desti-nati alla collettività. Mediamente la Savimacos si avvale della collabora-zione di una trentina di dipendenti fra impiegati, venditori, operai eposatori specializzati.

Gruppo Lamital

La Lamital, sorta a Savigliano nel 1961, produceva laminati plasticidecorativi. Il fondatore, cav. Luigi Brero, esperto nella produzione delsettore, venne affiancato da alcuni soci che apportarono mezzi finanziari.Lo sviluppo della Lamital fu impetuoso nei primi anni di attività, checoincidevano con la fase espansiva dell’economia italiana nel suo com-plesso. Dopo aver raddoppiato la capacità produttiva a Savigliano, laLamital attivò gli stabilimenti Italplast Spa di Udine e Pavia e l’ItaldecorSpa di Centallo, acquisì l’Impear di Racconigi trasformandola nel secon-

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do complesso Lamital. All’inizio degli anni Settanta aprì a Verduno laVeriplast spa. Il gruppo occupava allora circa 300 dipendenti ed esporta-va gran parte della produzione.

Il dissolvimento del complesso produttivo fu quasi altrettanto rapidoquanto la sua precedente espansione e fu innescato dalla crisi mondialeseguita alla guerra del Kippur e al conseguente shock petrolifero. Daallora gli stabilimenti furono progressivamente ceduti e le società furonomesse in liquidazione.

Bonelli spa - ecotecnologia del legno

La segheria e falegnameria Bonelli venne fondata a Prazzo nel 1920 esi trasferì a Savigliano nel 1946. Oggi si estende su un’area di 80.000metri quadrati, di cui 10.000 coperti, comprendendo impianti di stoc-caggio e stagionatura del legname, essiccazione, impregnazione, segheriae falegnameria. Grazie all’esperienza acquisita in ottantacinque anni diattività e all’attenzione per la qualità, la Bonelli è oggi tra le realtà piùsignificative nel proprio settore in Italia e in Europa.

La ditta opera nell’area della bioarchitettura e della domotica con ele-vati standard qualitativi e con attenzione alle esigenze della clientela dal-la fase progettuale alla realizzazione dell’opera prevista. La produzioneautomatizzata e l’efficace rete di vendita consentono alla Bonelli di forni-re servizi rapidi e su misura. La selezione del legname e la cura dellediverse fasi produttive sono state riconosciute, nel 2003, dalla certifica-zione iso 9001:2000.

L’attuale produzione comprende: carpenteria per tetti di legno, faccia-te, serramenti per interni ed esterni, balconi, soppalchi e pavimentazioni,case ecologiche, porte tagliafuoco, PLS (nuovo materiale per edilizia iso-lante e portante, di cui la Bonelli detiene il brevetto europeo), ristruttura-zioni, ponti e passerelle, strutture speciali e falegnameria specializzata.

Tra le sue più importanti realizzazioni, la Bonelli annovera le MontagneRusse di Mirabilandia (le più alte d’Europa, interamente in legno), lecoperture in legno lamellare incrociato per l’Auditorium di Roma, i Chi-ringuito itineranti del Ventaclub e il Villaggio dei Corsari di Gardaland.

Origlia

La ditta Origlia fu fondata nel 1940 dal cav. Sebastiano Origlia, consede in via Chianoc 10. Era un laboratorio di falegnameria che produce-va mobili classici e serramenti. Guerra e primo dopoguerra furono perio-

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Inaugurazione dello stabilimento Origlia di via Liguria: da sinistra il cav. Sebastiano Origlia,Giuseppe Origlia, il sindaco ing. Marino, l’avv. Graneris, il dott. Chiesa e Luigi Origlia.

Un gruppo di dipendenti della Origlia festeggiano l’inaugurazionedello stabilimento di via Liguria.

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di difficili a causa delle difficoltà di reperimento delle materie prime edelle scarse disponibilità finanziarie delle famiglie; ciononostante l’azien-da riuscì ad affermarsi a livello provinciale e regionale con la creazione dipezzi unici in stile barocco piemontese e rinascimento, per l’arredamen-to di camere da letto e sale da pranzo. Secondo la Guida della Provinciadi Cuneo del 1956 la ditta occupava in quell’anno trenta operai nellalavorazione in serie del mobilio «.in stile rustico e in stile moderno.» eaveva da qualche tempo avviato la produzione di attrezzature alberghie-re. I redattori della Guida aggiunsero che «.una lunga attività, semprecoscienziosa e abile nelle sue produzioni, raccomandano questa Ditta e lafanno preferire a una vastissima clientela.».10.

All’inizio degli anni Sessanta, coadiuvato dai figli Luigi e Giuseppe, ilcav. Origlia trasferì l’azienda nei capannoni di via Liguria 14.11, avviandola produzione in serie di arredi moderni e mobili componibili, grazieall’introduzione di macchinari all’avanguardia. La diffusione del prodot-to si estese allora all’ambito nazionale. Nel 1970 venne inaugurato aGenola, al bivio tra le strade statali 20 e 28, l’Euroarredamento, all’epo-ca uno dei più grandi centri vendita per l’arredamento d’Italia. Dal-l’esperienza ormai trentennale nell’arredo, i fratelli Luigi e Giuseppehanno dato vita ad un innovativo centro vendita di mobili, cucine, salot-ti, camere da letto, uffici, illuminazione e quant’altro necessario per l’ar-redamento della casa, punto di riferimento per tutto il nord-est d’Italia ela vicina Costa Azzurra. Nel 1972 l’Origlia si trasformò in società perazioni e gli stabilimenti vennero ampliati fino a raggiungere i 18.000metri quadrati coperti, su un’area di 40.000 metri quadrati compresimagazzini, uffici e centro ricerche.

L’attività aziendale venne organizzata in divisioni commerciali, chenell’ambito di una struttura omogenea godevano di autonomia operativae distributiva, consentendo rapidità e flessibilità decisionale. Così laDivisione Tecnolinea, che operava nel mercato medio alto dell’arreda-mento per ufficio, aveva una distribuzione commerciale a livello euro-peo, mentre con il marchio Origlia continuava la produzione e distribu-zione a livello nazionale di arredamenti componibili per la casa. Neglianni Novanta venne avviata una nuova linea di prodotti destinati al mer-cato dell’ospitalità e della collettività, che consentì alla ditta di aggiudi-

10 B. PRETTI, G. MOLINO, Cuneo Provincia grande e operosa, Guida-annuario generale ditutte le attività della Provincia di Cuneo, Torino, Istituto Padano, 1956, p. 555.

11 In questa nuova sede la Origlia è già censita nella Guida delle attività economiche, redat-ta da Camera di commercio di Cuneo nel 1962.

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carsi, fra l’altro, la fornitura dell’arredamento dei ristoranti Mc Donaldin Europa.

Negli ultimi anni le produzioni della Origlia spa, caratterizzate in par-ticolare dalla ricerca di un design innovativo e di processi produttivi nuo-vi, sono esportate in oltre sessanta paesi della Comunità Europea, del-l’America, dell’Australia e, recentemente, anche del sud-est asiatico edell’est europeo. Da anni la quota dell’export supera di gran lunga lametà del fatturato aziendale.

Fanno attualmente parte del gruppo Origlia la Legnoform srl diMarene, azienda leader nella produzione di serramenti per interni inlegno massello e la Ebrille Componenti srl di Castagnole Lanze, specia-lizzata nella produzione di componenti e semilavorati in legno per l’in-dustria del mobile.

Acciaierie San Michele

Queste acciaierie, esistenti dal 1955 con altra denominazione, inizia-no ad operare con il nome di Acciaierie San Michele nel 1956. Fondatorifurono i fratelli Bartolomeo e Giacomo Aragno, attivi nel settore delrecupero di rottami metallici e originari di Magliano Alpi. La sede fu sta-bilita in via Ottavio Moreno, in locali di proprietà dell’allora Snos, da cuile Acciaierie San Michele affittavano anche i due forni di fusione.

Il processo di lavorazione consisteva nella raccolta di rottami metallicie nella loro successiva fusione, dopo idonea selezione, per ottenere lingot-ti di diverso formato, fino ad un metro di altezza, che venivano poi ven-duti alle industrie di laminazione. Nel 1957, in seguito al successo com-merciale dell’azienda, i titolari decisero di acquistare dalla Francia dueimpianti, detti “treni di laminazione”, con cui concludere il ciclo di lavo-razione del ferro. I lingotti ottenuti dalla prima fusione, venivano nuova-mente riscaldati e lavorati progressivamente fino ad ottenere, nel caso spe-cifico, tondini destinati all’edilizia. Il tondino di ferro per armatura edilefu l’unico prodotto finito delle Acciaierie San Michele; unico ma di altaqualità: un loro modello fu brevettato per la particolare trama, che garan-tiva una maggior aderenza e resistenza. La clientela era prevalentementerappresentata da imprese edili: in particolare, i tondini utilizzati nellacostruzione dell’Autostrada dei Fiori vennero forniti quasi esclusivamen-te dalle Acciaierie San Michele. La commercializzazione del prodottoavveniva in Piemonte e Liguria, che in quegli anni conoscevano un boomedilizio. Nei momenti di maggiore espansione l’azienda occupò 120-130persone e, fino alla metà degli anni Sessanta, la direzione fu affidata al rag.Lionello Renaldi, apprezzato sia dalla proprietà sia dai dipendenti.

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Alla fine del 1970, a causa di fattori economici contingenti e specificidell’azienda, l’acciaieria cessò l’attività. I dipendenti furono in gran par-te assorbiti dalla Fiat Ferroviaria, qualcuno aveva maturato i requisiti peril prepensionamento, i restanti trovarono altre collocazioni. I titolari con-tinuarono ad operare a livello di rappresentanze commerciali, sempre nelsettore.

Elettromeccanica Magliano

L’azienda produce trasformatori elettrici e opera nel settore da oltresessant’anni. In particolare, attualmente si occupa della costruzione eriparazione di trasformatori e autotrasformatori.

La Magliano dà lavoro a personale qualificato e si avvale di attrezza-ture adeguate alla realizzazione di prodotti di qualità, garantendo al con-tempo rapidità di consegna. I prodotti, a richiesta del cliente, possonoessere muniti di certificato di collaudo, che ne dimostra la conformità allenorme cee vigenti nel settore.

L’azienda ha ottenuto dall’ente csq gestito da imq e cesi, la certifica-zione di qualità della propria attività di produzione e riparazione secon-do le norme uni en iso 9001/2000 e iso 14000.

Sidera - Bertoglio - Flesia

La ditta Bertoglio trasse origine dalla bottega di fabbro ferraio fonda-ta in Savigliano, all’inizio del Novecento, dal cav. Vineis. Pietro Bertogliosi formò in questa azienda come garzone e quando Vineis lasciò l’attività,negli anni venti, insieme ad altri dipendenti, ne rilevò l’officina. Unadecina di anni dopo, suo fratello Michele acquisì il negozio di ferramen-ta posto all’angolo fra via Cavour e via Palestro, un negozio “storico”specializzato in oggetti difficilmente reperibili altrove. Nel frattempoPietro Bertoglio era diventato l’unico titolare dell’officina.

Nella gestione del negozio, Michele fu coadiuvato dalle figlie e dalgenero, che gli subentrarono alla sua morte. Una nipote proseguì poi nel-l’attività fino a pochi anni or sono, quando al posto del negozio di ferra-menta è stato aperto un negozio di abbigliamento.

Nell’officina, a Pietro subentrò, all’inizio degli anni Cinquanta, ilfiglio Bernardino.12. Questi impresse una svolta all’attività aziendale, spe-

12 La Guida della Provincia di Cuneo del 1962 (cit.) la rileva, come officina di costruzioniagricole, ancora con il nome di Bertoglio Pietro.

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cializzando l’officina nella costruzione di attrezzature agricole: erpici adisco, rulli, aratri e parti staccate di trattrici. I contatti professionali conla famiglia Flesia, attiva nella costruzione di macchine agricole.13, porta-rono alla decisione di unire le due attività dando vita, nel 1964, allaSidera spa, che aveva sede in via Monte Bianco, dove attualmente si tro-va il supermercato Maxisconto. Parteciparono alla costituzione dellaSidera, oltre alle famiglie Flesia e Bertoglio, anche altri soci, tra cui Cor-rado Gullino, all’epoca capitano degli alpini. L’azienda si specializzò nel-la costruzione di pale caricatrici a ruote gommate, che montavano moto-ri Fiat e anche Ford, grazie ai legami che la famiglia Flesia intrattenevacon questa casa, essendo da decenni concessionaria delle loro trattrici.Questi macchinari erano realizzati in piccola serie, ed erano affiancatidalla produzione di aratri ed erpici e da lavorazioni per conto della Snos,divenuta poi Fiat Ferroviaria.

L’attività della Sidera ebbe termine nei primi anni Settanta, quando isoci decisero di liquidare l’azienda per dedicarsi ad altre attività. La deci-sione fu presa prima che i grandi complessi quali Caterpillar e Fiat NewHolland venissero a mettere in difficoltà l’impresa. I dipendenti dellaSidera vennero assunti dalla Fiat Ferroviaria o avviarono attività in pro-prio. I locali aziendali furono occupati dalla concessionaria Ford Flesia eda un’azienda meccanica, per lasciare, di recente, spazio al supermercatoMaxisconto.

Officina meccanica e fonderia Ferdinando Andreotti

L’officina Andreotti fu attiva nella prima metà del Novecento. Avevaufficio e magazzini in via Schiaparelli 19.14, mentre l’officina era sita sullastatale per Torino, a nord, nell’allora unica zona industriale cittadina. LaAndreotti produceva macchine agricole: seminatrici, spandiconcime, masoprattutto la sarchiatrice inventata e brevettata da Ferdinando Andreot-ti, che destò meraviglia all’Esposizione Agraria tenutasi a Torino alla finedegli anni Venti. La macchina poteva infatti essere agevolmente trasfor-mata in scamzatrice e rincalzatrice e riusciva a lavorare oltre quattro etta-ri di terreno in un solo giorno, capacità queste all’avanguardia per la tec-nologia rurale dell’epoca. Il figlio di Ferdinando Andreotti, Lino fusindaco di Savigliano nel dopoguerra e alpinista di fama internazionale.

13 La citata Guida del 1956 segnala la presenza della ditta Flesia Chiaffredo e figli deditaall’industria meccanica.

14 A questo indirizzo la ditta è segnalata nella citata Guida del 1930 fra i produttori e ven-ditori di macchine agricole.

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Borello - Abimac

La famiglia Borello, originaria delle valli saluzzesi, si insediò in SanSalvatore a Savigliano attorno agli anni Venti del Novecento. Fra le dueguerre Stefano Borello impiantò una piccola officina-laboratorio per lalavorazione del legno e del ferro, con cui costruiva e riparava carri e pic-coli attrezzi per l’agricoltura.

Nel secondo dopoguerra, Giovanni, uno dei suoi figli, dopo aver fat-to esperienza presso le Officine di Savigliano (poi Fiat Ferroviaria e oraAlstom), prese ad occuparsi in azienda di attrezzature per l’agricoltura e a costruire macchine per lo spargimento dei nuovi concimi chimici eprima ancora di quelli organici, come il guano che arrivava dal SudAmerica.

La maturazione delle esperienze acquisite e lo sviluppo irripetibiledella meccanizzazione agricola degli anni sessanta, unite al boom econo-mico di quegli anni, portarono la piccola struttura Borello ad occuparsinon solo della fabbricazione, ma anche del commercio di una vasta gam-ma di attrezzature per l’agricoltura e in particolare per la frutticoltura,che andavano sviluppandosi nell’area saviglianese e nei paesi limitrofi.

Negli anni Ottanta l’azienda abbandonò le attività commerciali perconcentrare gli sforzi nella produzione in serie di macchine agricole: ran-ghinatori per foraggio, trivelle e spandiconcime.

Il contestuale ingresso nell’azienda del figlio di Giovanni, Stefano, giàcoadiuvante fin dagli anni Sessanta, portò l’azienda all’apertura versonuovi mercati esteri, all’affinazione dei metodi produttivi e all’allarga-mento della gamma delle macchine prodotte.

Oggi, con il nuovo organigramma dell’Abimac, che raccoglie ereditàed esperienze della precedente Borello, vengono prodotte attrezzaturepersonalizzate per clienti nazionali ed esteri.

Cantatore

Alla fine della seconda guerra mondiale Vittorio Cantatore (figlio diDomenico, già titolare del pastificio Silfa) impiantò negli edifici di fami-glia un’attività di meccanica agricola e commercio di trattori e oli com-bustibili per l’agricoltura. In particolare la ditta importava trattori“Nuffield”, che riscossero grande successo fra gli agricoltori piemontesie non solo, perché affidabili, veloci e resistenti. Gli addetti erano circauna trentina.

Nel 1953, in seguito all’ampliarsi del giro d’affari, Vittorio Cantatore

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trasferì la sede sociale a Moncalieri, dove, coadiuvato dal fratello Cre-scenzio, continuò il commercio di trattori fino al 1982, anno della suascomparsa. I locali in Savigliano furono occupati, in momenti diversi,dalla Italpez, produttrice di tappeti in cocco, e dalla Trucco tessile.

Galfrè Macchine Agricole

La Galfrè Domenico & C. s.n.c. è stata fondata nel 1953 per la pro-duzione di carri agricoli, ma si è trasformata nel volgere di pochi anni inun’azienda specializzata nella progettazione e produzione di macchineagricole per la fienagione, conoscendo un buon successo.

Attualmente la Galfrè dispone di uffici e stabilimenti in Savigliano eCentallo, che occupano una superficie industriale di 40.000 metri qua-drati, e dà lavoro a ottanta dipendenti. La sua produzione è commercia-lizzata in Italia e all’estero.

Omarv snc

La Omarv (Officina Macchine Agricole Racca Vittorio) fu fondata nel1963 da Vittorio Racca. Agli inizi, l’impresa si occupava di riparazione dimacchine agricole e di attività per conto terzi nella trebbiatura. Furono iclienti cui Racca riparava le macchine, che lo sollecitarono a intrapren-dere l’attività di costruttore: avevano necessità di mezzi adatti alle picco-le aziende e le loro esigenze non erano soddisfatte dalla produzione diserie delle grandi industrie. Nel 1979 Racca trasferì la sede aziendale dacorso Indipendenza in via Cuneo e vi costruì capannoni e uffici dove ini-ziò a produrre propri macchinari, che poi presentò in numerose sedi fie-ristiche internazionali. Riuscì così a far apprezzare la sua produzione e araccogliere ordinazioni in diverse parti del mondo.

Attualmente la Omarv produce 800-1000 macchine l’anno, il 90%circa delle quali è esportato in diversi paesi europei, oltre che in Cina,Malesia, Australia, Stati Uniti e Messico.

Le principali macchine prodotte sono: trince, tosaerba con raccogli-tori, rasaerba. La tecnologia impiegata nella produzione è elevata e alcu-ne macchine avanzate, ad alto costo, vengono concesse in uso anche aclientela esterna, per ammortizzarne più rapidamente il costo.

Vittorio Racca è ora coadiuvato nell’attività dal figlio Aldo, che segueprevalentemente la parte amministrativa e commerciale. In Italia l’azien-da opera attraverso concessionari regionali, all’estero tramite importato-

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ri. Tutti gli esclusivisti, scelti e formati da Aldo Racca, si occupano, oltreche della vendita, anche dell’assistenza tecnica.

Le prospettive future dell’azienda guardano alla produzione di mac-chine per la manutenzione di parchi e giardini e quindi a una clientelaformata anche da enti pubblici (comuni e enti parco) e imprese di manu-tenzione del verde.

Savigliano Motori srl

L’azienda venne fondata il 1° luglio 1957 con la denominazione Mar-toglio Lentini & C. srl. Aveva allora sede in viale IV Novembre 1 e avevaper oggetto la revisione di particolari inerenti i motori per autotrazione.15.Nell’attività, il socio fondatore Carlo Borgato era affiancato da duedipendenti. Nel 1963 la ditta venne trasferita in via Sanità 36, dove tut-tora opera in locali ripetutamente ampliati nel corso degli anni. L’oggettoprincipale dell’attività è sempre la revisione parziale o totale di motoriper autotrazione ad uso agricolo, industriale, movimento terra e marino,integrato dalla vendita di ricambi e motori nuovi.

La massima espansione aziendale si ebbe negli anni in cui vennecostruita l’Autostrada dei Fiori. Allora la Martoglio Lentini giunse aimpiegare oltre trenta dipendenti estendendo il raggio di azione ad altreprovince piemontesi e alla Liguria.

Dopo alcune trasformazioni societarie, nel 1993 l’azienda assunse ilnome di Savigliano Motori srl, che ancora conserva. Attualmente i socisono Valentino Borgato e Marco Testa e i dipendenti sono sedici, piùalcuni collaboratori esterni. I principali clienti sono le società di autoser-vizi locali, oltre a Trenitalia e GTT (ex ATM di Torino).

Agrispiral srl

La ditta Agrispiral srl, azienda leader nel settore delle spirali metalli-che, fondata dai coniugi Castelli-Saglietti, è attiva a Savigliano dal 1974.Grazie all’uso di apparecchiature tecniche di avanguardia ha saputo findall’inizio ritagliarsi quote di mercato sempre più ampie, fino a diventa-re ai giorni nostri, un punto di riferimento nella produzione di spiralimetalliche per coclee. L’esperienza degli operatori – oggi una decina – eil controllo capillare del prodotto finito permettono alla ditta di far fron-te con successo alle esigenze della clientela, che è assistita da uno staffqualificato.

15 La citata Guida della Camera di Commercio del 1962 la segnala come officina per larettifica cilindri e alberi motori.

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Fissore e Scioneri.16

maestri saviglianesi della carrozzeria automobilistica (scheda a cura di Paolo Fissore)

Al suo esordio, nel 1963, la prestigiosa rivista di architettura dellacarrozzeria “Style auto” diretta da Fulvio Cinti dedicò l’intero numero aicarrozzieri italiani individuando le tredici “firme” più rappresentativedel momento.17.

Fra le tredici due erano quelle dei saviglianesi Fissore e Scioneri, chepur nella diversità delle loro esperienze creative e produttive possonovantare titoli per inserirsi tra gli artefici del momento d’oro della carroz-zeria italiana, «.maitres du dessin en matière de construction d’automo-bile.» come riconobbero in svariate occasioni anche i francesi, fino adallora maestri incontrastati dello stile automobilistico in Europa.

La loro storia ebbe origine in momenti differenti.

I fratelli Fissore (Antonio, Bernardo, Costanzo e Giovanni), sono pro-tagonisti di una parabola che inizia nel 1921 e si prolunga per oltre mez-zo secolo.18. Cominciano sommando i loro risparmi e rilevando una bot-tega di carradore, dopo essersi fatti le ossa nel mestiere. Presto siaffacciano i primi clienti automobilisti chiedendo solo riparazioni. Benpiù impegnativa la richiesta della ditta Chiaffredo Flesia e figli di Rac-conigi, traferitasi in seguito a Savigliano: importa dagli USA autotelaiFord modello T dotati di maschera, radiatore, cofano, parafanghi ante-riori e fari e vorrebbe completarli in versione autocarro con cabina e cas-sone. Per i Fissore si apre la strada della carrozzeria. Occorrono peròcompetenze specifiche. Vengono trovate allettando con buone retribu-zioni alcuni specialisti torinesi. L’attività si espande e riguarda indifferen-temente modelli di vetture, furgoni, autocarri. Bernardo diviene capo

16 Fissore e Scioneri: i loro nominativi ricorrono frequentemente tra i protagonisti dellastoria della carrozzeria automobilistica in Italia. Lo testimoniano numerosi testi specializzatied enciclopedie dell’automobile. Si veda ad esempio AA.VV., Milleruote, Grande enciclopediadell’automobilismo, Milano, Domus, 1973.

17 “Style Auto”, architettura della carrozzeria, rivista semestrale, n. 1 inverno-primavera,Torino 1963.

18 Sulla storia di questa azienda si consulti in particolare la monografia di PAOLO FISSORE,Carrozzeria Fissore, Milano, Nada editore, 1991. Il contesto operativo e creativo in cui agiscela carrozzeria saviglianese è ben delineato dalle seguenti pubblicazioni: CARLO BISCARETTI DI

RUFFIA, Carrozzieri di ieri Carrozzieri di oggi, Torino, Anfia, 1952; ALBERTO BERSANI, PAOLO

FISSORE, Dal disegno al design, storia della carrozzeria in Piemonte, Pavone Canavese, Priuli &Verlucca, 1999.

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Carrozzeria Fissore, interno.

Carrozzeria Fissore, modello del 1961.

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dell’azienda.19, nel quadro di una piena partecipazione della numerosafamiglia. La produzione si sposta nel 1935 nella storica sede di via Torinoe si fa più che mai eclettica: dalle fuoriserie alle autofunebri, dalle ambu-lanze ai bus per alberghi; e anche ruote per le carriole per l’esercito, cas-sette portamunizioni e portamedicinali. La guerra incrementa le fornitu-re militari e lo stabilimento, indenne dai bombardamenti che colpisconogli impianti torinesi, addirittura s’ingrandisce. Anche il carrozziere Can-dido Viberti, amico di famiglia stante i suoi trascorsi saviglianesi, passacommesse cui non può far fronte.

Tornata la pace, l’azienda si espande rapidamente superando all’iniziodegli anni sessanta i 200 dipendenti, con una gamma sempre amplissimadi prodotti, fra cui numerose realizzazioni fuoriserie su base motoristicaFiat. Lo sviluppo della Fissore presenta alcuni capitoli particolarmentesignificativi. Il primo è rappresentato dalla giardinetta lanciata da Vitto-rino Viotti, altro importante carrozziere torinese. La Fissore è fra le piùattive a coltivarne il successo, con sue peculiarità tecniche. Il secondo hanome autoveicolo pubblicitario. Nell’Italia del miracolo economico, lapromozione dei consumi ne fa largo uso. La carovana del Giro d’Italiaciclistico ne è l’apoteosi, con il suo corteo pittoresco di automezzi tra-sformati in dentifrici, vermut, mangimi, macchine per cucire, ecc. semo-venti. Sarà la televisione, che in Italia inizia a trasmettere dal 1954, asconfiggere questa armata.20.

Il terzo: la Fissore, è fra le carrozzerie italiane che sviluppano all’epocail maggior numero di collaborazioni industriali con l’estero. In Spagna,Argentina, Brasile nascono vetture, veicoli industriali e impianti studiatiin collaborazione con Savigliano. L’accordo del 1961 con Vemag, rappre-sentante in Brasile il marchio tedesco Auto Union DKW, porta alla pro-duzione e vendita fino al 1967 della DKW 1000 in versione lusso proget-tata dalla Fissore. E poi rapporti con case giapponesi i cui tecnici siformano a Savigliano, mentre da Savigliano vengono inviati istruttori inGiappone (Daihatsu e Mitsubishi), in Svizzera (Monteverdi), in Gran Bre-tagna (Elva Engineering Company e TVR), che si affiancano a quelli del-le italiane OSCA dei fratelli Maserati, De Tomaso e principalmente Fiat.

La crisi dell’auto negli anni Settanta e inizio anni Ottanta incide seria-mente sull’impresa, anche perché la coglie in un prolungato travaglio di

19 Mediante procura sottoscritta dai fratelli nel 1936 che gli riconoscono il ruolo di leader.20 La storia del veicolo pubblicitario con espliciti riferimenti al ruolo svolto dalla carroz-

zeria Fissore in questo ambito produttivo è consultabile in PAOLO FISSORE, La pubblicità met-te le ruote, i fantastici automezzi pubblicitari italiani degli anni ’50 e ’60, Autostorie del-l’Automobile Club Cuneo, Savigliano, 2004.

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trasformazioni societarie. Malgrado vari tentativi, riesce impossibile tro-vare un assetto equilibrato e dotato delle risorse necessarie a superare lacrisi. Il 1984 registra la liquidazione della società.

Antonio Scioneri, fondatore dell’omonima carrozzeria era, prima delsecondo conflitto mondiale, un apprezzato battilastra alla Fissore, «.do-matore di curve.» come lo definì in un articolo Elvio Daganello ne La manovella e ruote a raggi nel 1992.21. Alla Fissore Antonio Scioneririmane da 1928 al 1943. Dall’inizio del 1944 inizia in proprio a riparareautomobili, ma anche a fabbricare frigoriferi. Il dopoguerra porta lacostruzione di carrozzerie giardinetta e fuoriserie sui modelli Fiat (spe-cialmente 1100) e soprattutto l’affermazione su scala nazionale del-l’azienda: i modelli Fiat più popolari con allestimenti coupé, spyder, apartire dal 1953, anno dell’accordo con la casa torinese, godono il favoredi una diffusa clientela di autosalonisti e privati. Con la nascita della pri-ma vera utilitaria del dopoguerra nel 1955, la Fiat 600, Scioneri si pro-pone come uno dei maggiori interpreti del popolare modello. Inizia conessa la serie delle “elaborazioni” che in seguito diverranno la vera specia-lità dell’azienda. Si tratta di un fenomeno alle cui origini stavano motivipratici: siccome le consegne della 600 ai clienti da parte della Fiat avve-nivano circa sei mesi dopo la prenotazione, Scioneri ed altri carrozzieriottengono consegne anticipate contro l’impegno di dedicarsi alla com-mercializzazione delle auto apportando modifiche non sostanziali allacarrozzeria e tollerabili incrementi di prezzo.

Gli anni Cinquanta e sessanta sono sicuramente i più vitali e creativiper Antonio Scioneri che dal 1957 viene affiancato in azienda dal figlioRenato. Fino alla metà del decennio vengono ancora intraprese lavora-zioni che implicano la trasformazione e la modellazione di carrozzerie,collaborando talvolta con progettisti esterni come Michelotti e Barison,affermati designers. Modelli coupé su base Fiat 124 e 125 sono le ultimecarrozzerie costruite interamente a mano da Scioneri. Da allora, anche inrelazione alle profonde mutazioni avvenute nel modo di produrre l’auto-mobile, Scioneri decide di proseguire la sua attività in un ambito parti-colare: quello della “personalizzazione” delle autovetture; attingendo alproprio bagaglio di esperienze collegate alla capacità artigianale e albuon gusto, indovinando una formula che in termini pratici si può defi-

21 La più aggiornata ricostruzione della storia della carrozzeria Scioneri si trova in PAOLO

FISSORE, Scioneri, una storia mai raccontata, comparsa sul mensile “Auto d’Epoca” di Treviso,n. 7/8 luglio-agosto 1999.

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nire innalzamento della qualità del prodotto di serie ottenuto interve-nendo specialmente sull’abitacolo e sugli accessori.

I grandi produttori di automobili hanno in seguito via via ridotto lospazio per operare in questi contesti, penalizzando in maniera irreversi-bile l’attività dell’azienda.

Antonio Scioneri muore ad ottantun’anni nel 1995 e la carrozzeriacessa l’anno successivo, pur mantenendo ancora una ridotta attività com-merciale.

Carrozzeria Dedominici

La Dedominici venne avviata nel 1931 come impresa individuale, nel-la quale Giuseppe Dedominici svolgeva l’attività di carradore. Successi-vamente, nel 1953, con i figli Giuseppe junior, Domenico, Michele eGiovanni, Dedominici senior costituì una società di fatto, la DedominiciGiuseppe e figli, e avviò la costruzione di carrozzerie ribaltabili. L’attivitàproseguì con l’aiuto delle nuove leve, Fabrizio (nato nel 1966) e Ales-sandro (nato nel 1970). Dal 1998 la società è in nome collettivo.

Carrozzeria Scioneri, modello del 1961.

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Il fondatore dell’impresa è stato insignito della medaglia d’oro e deldiploma di fedeltà al lavoro; alla ditta è stato assegnato nel 1989 il diplo-ma di fedeltà al lavoro e progresso economico, che viene attribuito alleiniziative produttive con oltre 35 anni di anzianità.

OMS Sordella spaLa società OMS Sordella venne fondata da Giovanni Sordella, nel

1957, a Savigliano, come società in accomandita semplice. Successiva-mente gli stabilimenti vennero trasferiti a Marene e la società divenne perazioni. Da oltre vent’anni la OMS è tra le principali aziende italiane nelsettore oleodinamico e alla consolidata produzione di cilindri, centralinee relativa componentistica, affianca la costruzione di piattaforme elet-troidrauliche, sia di sollevamento, sia di lavoro, sollevatori girevoli permaschere di saldatura, macchinari automatici e banchi di prova.

La ditta opera in Italia e all’estero: la vendita e l’assistenza vengonoeffettuate dall’organizzazione interna all’azienda. Su richiesta, la OMSSordella può fornire prodotti con collaudo R.I.N.A., Det Norsk Veritas,M.M. Lloyd’s Register, A.B.S. I clienti sono fonderie, cantieri navali,costruttori di gru per l’edilizia, industrie ferroviarie, costruttori di mac-chine per la lavorazione del legno e per la trasformazione della lamiera.

Grazie all’esperienza accumulata nei campi oleodinamico, meccanicoe di carpenteria la OMS Sordella è in grado di progettare e costruireimpianti completi o parti di essi.

Fava ricostruzione pneumaticiCamillo Fava iniziò l’attività lavorativa come rappresentante della dit-

ta Pasteris di Torino, che commerciava pneumatici. Durante la secondaguerra mondiale, quando divenne difficile procurarsi gomme dai pro-duttori stranieri, Fava allestì una piccola attività di rigenerazione pneu-matici in tre garages adiacenti alla sua abitazione in Savigliano. L’inizia-tiva ebbe successo e nell’immediato dopoguerra la ditta Fava si trasferì invia Brero in locali più ampi e con nuovi macchinari. Il numero dei dipen-denti passò progressivamente da 5 a 15. La crescita continuò ulterior-mente, comportando un nuovo trasferimento, nel 1951, in via Chianoc,dove un intero isolato venne trasformato per accogliere impianti di rige-nerazione allora all’avanguardia. Nel momento di massima espansione laditta Fava giunse ad occupare 40 operai, due impiegate, oltre al titolare ea suo figlio, Giorgio, che nel frattempo aveva fatto il suo ingresso nel-l’azienda paterna.

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Il processo di rigenerazione consisteva nel molare la superficie dellagomma usata, applicargli più strati di mastice, posizionando poi apposi-te fasce gommate prodotte dalla Pirelli e dalla Michelin. Il processo divulcanizzazione, che rendeva il collaggio particolarmente resistente,avveniva in forni a 140 gradi per la durata di tre ore. Seguiva una “sta-gionatura” di tre mesi, che rendeva la gomma pronta all’uso. La com-mercializzazione dei prodotti della ditta Fava avveniva in provincia diCuneo, a Torino e, per un certo periodo, anche in Liguria.

Nella seconda metà degli anni Sessanta il miracolo economico e unaserie di fattori industriali resero poco conveniente la rigenerazione deipneumatici e la ditta Fava cessò l’attività nel 1970.

Saint Gobain Sekurit Italia srlAppartenente alla multinazionale Saint Gobain, lo stabilimento di

Savigliano venne costruito negli anni Sessanta. Il progetto iniziale preve-deva l’edificazione di un impianto, con tecnologia Float, per la produ-zione del vetro di base e di un impianto di trasformazione. Si preferì tut-tavia limitarsi alla costruzione del solo stabilimento di trasformazione,meno gravoso sotto il profilo economico. L’attività iniziò il 2 maggio1965 con le seguenti produzioni: lunotti e parabrezza temperati con cir-cuito riscaldante e non, destinati al mercato Automotive e all’industriadei trattori; pannelli in vetro temperato e serigrafato per cucine econo-miche, banchi frigo e banconi in genere. Nel 1972 entrò in attività l’im-pianto per la produzione di parabrezza stratificati e nel 1984 quello perla produzione di minilaterali termati con l’installazione della linea di pro-duzione di fissi e voletti temperati di piccole dimensioni. Nel novembredello stesso anno iniziò ad operare l’impianto per la produzione di scen-denti temperati di forma cilindrica. Dieci anni dopo la vecchia linea diproduzione dei minilaterali venne smantellata e sostituita da un impian-to più moderno capace di produrre sia minilaterali, sia scendenti moltopiù grandi di quelli del passato.

Attualmente lo stabilimento saviglianese è in grado di fabbricare l’in-tero car-set, cioè parabrezza stratificati, lunotti termici temperati, minila-terali e terze luci temperati, scendenti temperati, tettucci temperati. Lasuperficie disponibile per lo stabilimento è di 162.163 metri quadrati dicui 37.460 coperti. La capacità produttiva annua è di circa 750.000 para-brezza, e altrettanti lunotti/tettucci e di 300.000 minilaterali/scendenti.Gli addetti sono 250. I principali committenti sono Fiat, Lancia, AlfaRomeo, Iveco, Inalta Sunroof, Webasto, Maserati, Pininfarina, Ferrari,Renault, Peugeot, Citroen.

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Trasporti “Figli di Michele Tabasso”

La ditta sorse a Savigliano attorno a 1848, con la denominazioneCommissioniere Savigliano-Torino.22. I trasporti di merci fra le due cittàvenivano allora effettuati due volte la settimana, mediante carri trainatida cavalli. Si partiva da Savigliano il pomeriggio e si arrivava la sera aCarignano, dove si pernottava e si facevano riposare i cavalli. Il mattinosi ripartiva per Torino per il disbrigo delle consegne per conto di com-mercianti e artigiani di Savigliano e dintorni. La Tabasso possedeva undeposito merci in Torino, in via Lagrange, in uno stallaggio detto PersicoReale, da cui si ripartiva per il ritorno. Quest’attività continuò per decen-ni, fino al nuovo secolo e fino all’acquisto del primo autocarro Fiat 15Ster, che viaggiava a una media di 30/40 chilometri orari, dato anche lostato delle strade non asfaltate. Tuttavia la velocità risultava già aumenta-ta rispetto alla trazione animale e fu così possibile effettuare tre viaggisettimanali. In seguito, con il progredire della potenza dei mezzi moto-rizzati e il miglioramento delle strade, il volume delle merci trasportateaumentò e la ditta iniziò a effettuare consegne di macchinari, fusioni inghisa e carpenteria metallica per conto delle Officine di Savigliano (Snos)

22 La ditta è presente nell’Annuario della Provincia di Cuneo del 1897 (cit., p. 427 b) nel-la categoria “noli da cavalli e vetture”, con la denominazione di Tabasso Antonio.

Pietro Tabasso alla guida del ro-ro.

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con un raggio di azione che si dilatò all’Italia e anche all’estero.23. Con laseconda guerra mondiale le Officine di Savigliano convertirono la pro-duzione in armamenti bellici e la Tabasso trasportò fra Savigliano eTorino materiali per l’assemblaggio, finché, nel periodo di occupazionetedesca, i mezzi a motore della ditta furono confiscati. La Tabasso ripre-se allora a utilizzare i rimorchi a cavalli e lo fece fino all’immediato dopo-guerra, quando lo Stato le assegnò un autocarro Isotta Fraschini. Tutta-via, data l’impossibilità di approvvigionamento di carburante, il motorevenne convertito ad alimentazione gasogena, nel senso che si bruciavalegna per generare gas che attivasse la trazione. Nel 1949 venne riavviatala produzione in serie di autocarri e la Tabasso acquistò un nuovo mezzo

Giulio Tabasso con lo zio.

23 La citata Guida della Provincia di Cuneo del 1930 rileva la ditta nella categoria dei“Conducenti” con la denominazione Tabasso Michele e Figli e con sede in via Muratori 13.

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con la carrozzeria tutta in legno. Con questo riprese a pieno ritmo l’atti-vità: pur mantenendo la tratta Torino-Savigliano, avviò nuove linee intutta Italia. Serviva soprattutto le principali industrie della zona, oltre allaSnos, la Biraghi, la Burgo, Lamital e altre. Per conto della Snos, fra il1957 e il 1963, rifornì di ferro l’impresa che eseguì il restauro della MoleAntonelliana e si occupò anche delle forniture per il ponte in ferro diSusa e per il Palazzetto dello Sport di Torino. Per effettuare questi tra-sporti eccezionali si dotò di un autocarro lungo dodici metri.

La ditta Tabasso cessò l’attività nel 1967 e venne rilevata da Seba-stiano Longanizzi che opera da oltre trent’anni, anche dopo il trasferi-mento della sede a Marene.

Aimeri trasporti

Nel 1956 venne fondata a Savigliano l’Aimeri e Conterno snc conoggetto sociale l’autotrasporto a collettame in ambito regionale e i tra-sporti eccezionali a livello nazionale. In seguito la ditta venne trasforma-ta in Aimeri Bartolomeo e Figlio snc, continuando l’attività precedente.Ad essa, dal 1995, si è aggiunto il servizio di logistica, con l’intento diampliare la gamma delle prestazioni, rispondendo alle esigenze dei clien-ti, i quali possono anche ricorrere alla Aimeri per la gestione del magaz-zino per conto terzi (vetro e materiale ferroviario), picking, emissione di

Un autocarro della ditta Aimeri e Conterno.

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bolle di accompagnamento e organizzazione di trasporti in ambito nazio-nale e internazionale. Nel 2001 l’Aimeri ha ottenuto la certificazione diqualità.

Lamberti Giacomo Corriere

Nel 1961 Giacomo Lamberti e Giacomo Bosio rilevarono l’attività ditrasporti che era stata della ditta Vigna. Nel 1963 Bosio lasciò l’aziendaper occuparsi di altra attività. Lamberti continuò ad operare nel serviziocelere, due volte al giorno sulla tratta Torino-Savigliano.

Negli anni Sessanta era frequente che il corriere arrivasse con l’auto-carro fino alla periferia di Torino e di Savigliano e poi provvedesse allaconsegna dei colli più leggeri con un carretto trainato da una bicicletta.L’azienda ha sempre operato a livello familiare senza aderire ai circuitiche raggruppano diversi corrieri nazionali. La figlia e il genero di Gia-como Lamberti, già coadiuvanti, gli sono ora subentrati nell’attività.

Autolinee Ricca

Le Autolinee Ricca hanno svolto per decenni una importante funzio-ne nel trasporto di persone che si muovevano giornalmente da Saviglianoe dintorni, su brevi tratte, per motivi di lavoro o di studio.

I primi automezzi della ditta Ricca.

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Rifacendosi alla tradizione familiare, nell’ottobre del 1941 i fratelliGiovanni, Lorenzo e Paolo Ricca costituirono una società avente peroggetto l’esercizio di autolinee e autonoleggio e si aggiudicarono la con-cessione di diverse linee di servizio pubblico, tra cui Pancalieri-None,Savigliano-Marene, Savigliano-Levaldigi, Levaldigi-Fossano. Qualcheanno dopo, alla morte di Lorenzo Ricca, gli subentrarono i giovani figli,Michele e Achille.

Nel 1947 la società acquisì linee a percorrenza maggiore: la Torino-Pancalieri e la Saluzzo-Savigliano-Bra, che assorbì la preesistente Savi-gliano-Marene. L’attività si accrebbe ulteriormente negli anni Cinquantae Sessanta, quando il boom economico aumentò le necessità di pendola-rismo lavorativo e scolastico. Si verificarono allora diversi cambiamentisocietari e verso la fine degli anni Sessanta l’attività venne trasferita aPancalieri per le tratte in partenza da quella zona.

Autolinee Allasia

L’azienda opera dal 1967 nel settore del trasporto passeggeri, sia dilinea, sia turistico.

Attualmente dispone di 15 autovetture e 40 autobus (da 16 fino a 80posti), di cui 20 da noleggio. Tutti i mezzi sono di recente costruzione edotati di moderni sistemi di sicurezza.

Le Autolinee Allasia collegano Savigliano con gran parte dei centri delCuneese e i servizi turistici operano a livello nazionale e internazionale.

I servizi scolastici vengono svolti nel rispetto delle disposizioni mini-steriali e gli autobus sono attrezzati per il trasporto di disabili.

Giorgis - prodotti da riscaldamentoIn un secolo circa di presenza a Savigliano, la ditta Giorgis (ma il

nome è più volte cambiato nel tempo) ha commercializzato prodotti dariscaldamento, modificando l’attività con il mutare dei tempi e delle abi-tudini di riscaldamento.

Il fondatore della società, Giovanni Giorgis, di origini monregalesi,acquistò nel 1900 un appezzamento di terra dell’ex convento dei cap-puccini, situato in Borgo Marene e confinante con il terreno oggi occu-pato dalle Officine di Savigliano. Con altri due soci, Giorgis fondò la dit-ta Priero - Giorgis - Bertolotto per il commercio di legna, carbone, pagliae fieno e costruì su un’area di 3.500 metri quadrati tre grandi tettoiedestinate a deposito di materiali e stallaggio. Oltre a fornire prodotti da

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riscaldamento a famiglie ed enti, nei primi vent’anni di attività la ditta siaggiudicò l’appalto di forniture alle caserme del Nizza Cavalleria diSavigliano e Pinerolo, provvedendo oltre al fabbisogno per riscaldamen-to e cucine, anche paglia e fieno per le scuderie, e ritirando inoltre il leta-me dei cavalli, che spediva, tramite vagoni ferroviari, nella zona diSanremo per la concimazione dei fiori.

Dopo la grande guerra, in seguito alla morte di un socio e al ritiro dal-l’attività di un altro, Giovanni Giorgis coinvolse nell’impresa il figlioGiovanni Stefano e continuò l’attività sotto la ditta Giorgis Giovanni eFiglio.24. Fino al 1938 le forniture alle caserme risultarono prevalentirispetto a quelle della clientela privata. Dal 1943 alla fine della guerra, acausa del razionamento e tesseramento dei prodotti da riscaldamento, laditta Giorgis si trovò nell’impossibilità di commercializzare liberamentelegna e carbone e si dovette limitare a distribuire i pochi prodotti fornitidall’Ente provinciale approvvigionamento combustibili. Alla fine delconflitto Giovanni Giorgis, ormai anziano, lasciò la ditta al figlio Stefano,che a partire dal 1948 venne a sua volta coadiuvato dal figlio Sergio. La ditta tuttavia non modificò la denominazione. Negli stessi anni cessòla vendita di paglia e fieno e aumentò notevolmente il commercio di pro-dotti da riscaldamento: nei primi anni Sessanta la Giorgis riforniva circail 65% delle famiglie saviglianesi. Dal 1962 si passò rapidamante dalcombustibile solido a quello liquido e la ditta costruì un deposito di pro-dotti petroliferi.25.

Nel 1963, in seguito al decesso di Stefano Giorgis, il figlio Sergio die-de vita, con il fratello Giovanni, alla Fratelli Giorgis. Giovanni si ritirònel 1972 e la ditta divenne allora Giorgis Sergio. Questa raggiunse lamassima espansione a metà degli anni Settanta, quando riforniva i serba-toi saviglianesi per circa il 90%. Nel 1978, avvertendo la necessità diampliare le vendite estendendole ai prodotti petroliferi per l’agricoltura,per il trasporto e per l’industria, la Giorgis si unì ad altri quattro rivendi-tori della zona dando vita alla Spa Centro Calor, che negli anni Ottantaera fra le prime aziende del settore petrolifero operanti nel cuneese.

Nel 1995, in occasione della sostituzione del sistema di riscaldamen-to da liquido a gassoso, un gruppo di soci cedette le azioni. SergioGiorgis chiuse il deposito, prestando tuttavia la propria attività in unagrande società cuneese del settore.

24 La ditta è rilevata con questo nome nella Guida della Provincia di Cuneo del 1930 nellacategoria “Legnami”, con sede in via Alba.

25 Nella citata Guida delle attività economiche, redatta proprio nel 1962, la ditta Giorgis èindicata fra i venditori di legna e carbone, e anche fra i venditori di nafta.

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Eurodistribuzione Bertone

L’attività della ditta Bertone iniziò nel 1922 a Roccavignale per inizia-tiva di Giuseppe Enrico Bertone, allora rientrato dal servizio militare.L’oggetto era la vendita all’ingrosso di articoli per la casa. Nel 1930 l’atti-vità venne trasferita a Savigliano, centro urbano di maggiori dimensioni equindi più adatto allo sviluppo del commercio. Nel corso del tempoentrarono in azienda le figlie del titolare, Maria e Giovanna, poi GiuseppePiano e l’ingegner Ernesto Frandino. Tuttavia Giuseppe Enrico Bertonerimase in azienda fino al novembre 1973, quasi al termine della sua vita.

Nel frattempo la ditta crebbe e assunse un’organizzazione più moder-na. Vennero costruiti nuovi magazzini fino ad occupare un’area copertadi 9.500 metri quadrati. Le vendite si svilupparono, aumentarono i gene-ri trattati, i trasporti furono potenziati. La Bertone divenne così la primaazienda del settore in campo nazionale. Dai primi anni sessanta i magaz-zini vennero meccanizzati e si colsero le nuove opportunità offerte dallatecnologia dei calcolatori elettronici per una miglior gestione logistica.

A fianco della Bertone ormai affermata in Europa, Giuseppe Piano,intuendo l’evoluzione della moderna distribuzione, fondò agli inizi deglianni Sessanta l’Eurodistribuzione, costruita sul modello della distribu-zione americana: cash & carry con regali e premi promozionali. La socie-tà ampliò ulteriormente la superficie, raggiungendo i 42.000 metri qua-drati, di cui 10.000 coperti e divenne importatore grossista su scalamondiale fornendo le maggiori catene distributive del mondo. La Ber-tone ha cessato l’attività alcuni anni or sono, l’Eurodistribuzione conti-nua ad operare.

Fotoincisa Effegi

Guido Ferracin costituì la Fotoincisa Effegi nel 1970 e oggi, con tren-tacinque anni di esperienza alle spalle, gestisce l’azienda (con la moglieGiovannina Scramoncin e con il figlio Dario), avvalendosi della collabo-razione di 16 dipendenti.

Lo sviluppo della ditta fu graduale fino al 1990, quando, per il poten-ziamento ulteriore, si rese necessario il trasferimento in uno stabilimentopiù grande, che fu individuato in via Snos 10. Seguendo lo sviluppo tec-nologico, dal 1993, accanto ai montaggi tradizionali si iniziò ad inseriretre ripetitori-impaginatori Misomex SR 73, che hanno aumentato note-volmente la produzione, permettendo altresì collaborazioni con granditipografie e case editrici di tutto il Piemonte. Le nuove tecnologie com-

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puterizzate hanno imposto all’azienda, durante lo scorso anno, di adotta-re nuove macchine con i requisiti migliori disponibili sul mercato. LaFotoincisa Effegi dispone oggi di un front-end completo “Kodak” diultimissima generazione, completamente automatico, con uscita su Plot-ter-Ctp in grado di incidere lastre del formato massimo 2032 x 1397 mm.

Comotto srl

La ditta Comotto srl - linee elettriche e telefoniche venne fondata nel1953 da Pier Giorgio Comotto che, in qualità di incaricato della Pie-monte Centrale Elettricità, iniziò da solo – e in seguito avvalendosi dialcuni dipendenti – l’attività di installazione contatori, esazione delle bol-lette elettriche, allacciamento di piccole utenze, costruzione e manuten-zione di brevi tratte di linee a bassa e media tensione.

Tra la metà degli anni Cinquanta e il 1962, nel periodo del boom eco-nomico, la Comotto conobbe una grande espansione: passò alla costru-zione e manutenzione di linee a media e alta tensione, si specializzò neilavori in alta montagna e in condizioni difficili, aumentò considerevol-mente il numero dei dipendenti, operando anche con contoterzisti e col-laborando con imprese di maggiori dimensioni.

Nel 1962, con la nascita dell’Enel, la Comotto, come le altre impreseprivate che operavano nel settore, dovette attrezzarsi per far fronte allenuove esigenze. Si rese necessario allora istruire e inserire nuovi operato-ri, mentre i più anziani ed esperti passarono alle dipendenze dell’entepubblico. Si dovettero acquisire commesse su appalto e si resero neces-sarie una nuova organizzazione aziendale e nuovi metodi di lavorazioneconformi alla legislazione sulla sicurezza sociale e capaci di sfruttare lepossibilità di meccanizzazione di fasi lavorative, che in precedenza eranosvolte manualmente.

Nella seconda metà degli anni Ottanta, l’Enel impresse una accelera-zione al processo di collaborazione con aziende esterne, appaltando unamaggior quantità di lavori, più differenziati e specializzati rispetto al pas-sato. Da allora però furono ammesse agli appalti anche imprese edili e dimanutenzione stradale, spesso prive di esperienza nel settore elettrico econ spiccata propensione ad avvalersi di lavoratori a cottimo e stagiona-li, il che ebbe ripercussioni negative sulla concorrenza leale fra imprese esui prezzi. Ciò determinò una crisi non ancora del tutto superata oggi perla Comotto, come per le altre imprese del settore, che operano sul mer-cato con standard qualitativi medio alti dell’opera prestata. Negli ultimianni l’impegno dell’impresa è stato quello di migliorare ancora la qualifi-

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cazione dei propri addetti e di conseguenza la qualità del prodotto. LaComotto si è distinta per la professionalità e la dedizione dei propri ope-ratori, nonché per la capacità logistica di intervento in condizione estre-me durante l’alluvione del 1994 nelle Langhe.

Tiesse srl

La Tiesse srl, con sede in via delle Ceramiche 7, è un’azienda che ope-ra nel campo dell’automazione industriale dai primi anni Ottanta delNovecento. Le varie esperienze lavorative, hanno portato la Tiesse a rea-lizzare attualmente una buona esperienza nel settore dell’Automotive,alimentare ed elettronica. Scopo dell’impresa è di risolvere i problemi diautomazione industriale della clientela, potendo contare su un ufficioprogettazione interno, che studia e predispone la soluzione più consonaalle esigenze del cliente. I tecnici aziendali seguono l’esecuzione dei lavo-ri fino alla consegna e alla messa in servizio. La produzione si concentrain due settori; il primo – quello della progettazione e costruzione di mac-chine speciali – riguarda linee a pallet, linee e banchi di collaudo e lineedi assemblaggio; il secondo settore – quello della micromeccanica per latrasmissione del moto – verte sulla produzione di rinvii ad angolo, ruotedentate, ingranaggi, ghiere, molle e giunti. Questa attività è affiancata daun settore commerciale che propone un’ampia gamma di componentimeccanici per la trasmissione del moto in diverse esecuzioni, sia pergrandezza, sia per scelta di materiali.

A&C Sistemi

Nel 1978 venne costituita una società denominata A&C snc di Aresee Calamari, che fino al 1987 si occupò, come concessionaria Olivetti perla zona di Saluzzo e Savigliano, di vendita ed assistenza dei classici pro-dotti per l’ufficio. Nel 1988 con l’ingresso di nuovi soci, con esperienzematurate nel campo dello sviluppo e dell’installazione di software per lagestione aziendale, venne creata una nuova divisione indirizzata alla ven-dita, all’installazione e all’assistenza di personal, mini computer e proce-dure gestionali. In pochi anni la società incrementò notevolmente sia ilnumero di addetti sia il fatturato e, alla fine del 1994, venne trasformatain società a responsabilità limitata, contestualmente all’insediamento nel-la sede di proprietà, nella nuova zona industriale di Savigliano, sulla sta-tale per Saluzzo. Oggi la A&C Holding è formata da un gruppo di quat-tro aziende che occupa complessivamente circa 70 addetti nei vari settori

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gestiti. La A&C Sistemi srl è specializzata nel fornire soluzioni gestionaliper aziende di distribuzione, manifatturiere e di servizi ed è in grado diassistere i propri clienti a livello hardware, software di base, softwaregestionale, sviluppo di software su commessa, formazione del personalee consulenza sistemistica. Focalizzando la propria attività sul settoreStudi di Commercialisti e Consulenti del Lavoro, la A&C Servizi srl for-nisce invece ai propri clienti, oltre all’assistenza hardware e software,anche la competenza di un team di esperti di problematiche fiscali, men-tre la A&C Studi srl si caratterizza per la competenza e l’esperienza neisettori notarili e legali. L’ultima nata del gruppo, la A&C Immobiliare srlcura invece l’aspetto gestionale e tecnico delle sedi di proprietà del gruppo.

Cedati spa

La Cedati ha sede in via Allione 5 e dal 1984 fornisce consulenza tec-nologica alle imprese. Nel 2000 è entrata a far parte del Gruppo Altran,leader europeo nella consulenza per l’innovazione, fondato in Francianel 1982.

Nel 2002 la Cedati ha contrastato la crisi economica mondiale rivol-gendosi ad un settore nuovo per la sua storia: l’ingegneria delle teleco-municazioni, diventando leader in Italia nella consulenza in questo setto-re, con presenza nelle maggiori compagnie di telefonia mobile nazionalie internazionali; contemporaneamente ha avviato la consulenza elettroni-ca e meccanica.

Attualmente la Cedati ha sedi a Roma, Milano e Torino e annovera trai suoi clienti aziende di telecomunicazione, bancarie, assicurative, auto-motive, elettronica, pubblica amministrazione e servizi. I suoi consulentisono oltre 350 e il fatturato del 2004 ha sfiorato i 25 milioni di euro.

I consulenti Cedati seguono tutto il ciclo di vita di un progetto: dall’i-dea, alla realizzazione, alla messa in esercizio. Compito della ditta è quel-lo di aiutare i clienti ad ottimizzare i loro processi di innovazione tecno-logica.