Induismo e Vergine Maria

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Un interesante confronto tra le dee induiste e Vergine Maria: Similitudini e differenze. A comparative study of the Hindu Deities and Virgin Mary

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Studi

Un interessante confrontotra le dee induistee la Vergine Maria:similitudini e differenze

Risonanze marianenella spiritualità induista

Fare una ricerca sulle risonanze mariane nella spiritualità indu-ista è un’iniziativa molto inte-

ressante, ma non facile. Nonostante la grande diversità che esiste tra il cristia-nesimo e l’induismo nella loro storia e spiritualità, però, si può tentare di inda-gare sugli elementi femminili dell’in-duismo che facilitano la conoscenza di Maria.

Vedendo la violenza e le diffi coltà che aumentano costantemente nel rap-porto tra le diverse religioni, tutti noi siamo d’accordo sul fatto che è buono approfondire e conoscere la ricchezza delle altre religioni.

La dichiarazione «Nostra Aetate» sulle relazioni della Chiesa con le re-ligioni non-cristiane, al n. 1 dice: «Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifi ca di giorno in giorno più stretta-mente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non cristiane. Nel suo dovere di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i po-poli, la Chiesa in primo luogo esamina tutto ciò che gli uomini hanno in co-mune e che li spinge a vivere insieme il

loro comune destino. Infatti tutti i po-poli costituiscono una sola comunità».1

Quanto all’induismo, il n. 2 della Di-chiarazione recita: «Nell’induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondi-tà dei miti e con i penetranti tentativi della fi losofi a; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel ri-fugio in Dio con amore e confi denza».2

Nella spiritualità induista, la devo-zione verso le loro dee gioca un ruolo vitale quasi come la devozione maria-na nella vita dei cristiani.

Le divinità femminilidell’induismo

Fin dalle epoche più antiche, in In-dia, le dee sono ben volute e venerate.3 Migliaia di immagini di divinità fem-minili sono state trovate nel nord-ovest dell’India, fra le rovine della civiltà della Valle di Indus (circa il 2500-1500 a.C.). Tali immagini mostrano che le dee ebbero un importante ruolo

nella religione di questa cultura, anche se le divinità maschili dominarono le tradizioni scritte.

L’adorazione delle dee è molto svi-luppata nell’induismo; è ben visibile ed occupa un ruolo importante. Alcuni teologi indù credono nell’esistenza di una Grande Dea che appare in forme diverse. Anche se ha molti nomi, ge-neralmente è nota come Devi (la Dea) o Mahdevi (la Grande Dea). Essa viene chiamata «Sakti» che vuole dire «il po-tere - la potenza». Questa Grande Dea fondamentalmente è una divinità atti-va, attenta alla stabilità del mondo ed alle necessità dei suoi adoratori.

La devozione indù verso la beata Vergine Maria deve essere inserita in questo contesto dell’adorazione del-le dee indù. Il concetto popolare indù della dea, però, non può essere appli-cato alla Vergine Maria, anche se ella ha molti degli attributi delle dee indù.

La Chiesa in India incoraggia i teo-logi nel delicato compito di sviluppare una teologia inculturata, specialmente nel campo della cristologia; possiamo dire che ciò vale anche per la mariolo-gia. Questa maniera di fare teologia e mariologia deve essere perseguita con coraggio, rimanendo fedeli alla Scrit-tura e alla Tradizione della Chiesa, con sincera adesione al Magistero e una profonda conoscenza delle situazioni pastorali.

Concetti femminili di Dio nell’induismo

Per una conoscenza degli elementi femminili dell’induismo,4 bisogna an-

Alcuni elementi femminilidell’induismopossono essere utili nella conoscenzadi Maria

denis
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Dalla rivista Riparazione Mariana, 95 (2010) n.4, pp.10-12 Autore: DENIS KULANDAISAMY
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dare alle sue sacre scritture e tradizio-ne. Le sacre scritture sono costituite da un’ampia letteratura di poesie e regole magiche scritte nella formula delle regole sacrifi cali. Questi scritti sono chiamati: «Veda» (che signifi ca «i libri della sapienza»).5

Gli studiosi dicono che le Veda sono state scritte fra il 2400 a.C. e il 1000 a.C. Gli induisti ritengono che questi libri sacri esistano da tempo immemorabile, siano stati scritti da vari saggi religiosi e uomini santi ispirati da Brama. Essi fanno parte della cosiddetta «Letteratura Sruti».6 Ci sono anche altri libri sacri che ap-partengono alla «letteratura Smriti».7

Ci sono tre tradizioni prin-cipali dell’induismo: sakti-smo, saivismo e vaishnavi-smo. Per motivi pratici, ci soffermiamo solo su di una, cioè la tradizione sakti, che signifi ca «potenza», «ener-gia», «forza suprema».

Conviene soffermarci su tre aspetti importanti della natura della dea Sakti. Ella viene adorata prima come la Madre (mettendo in rilievo la sua maternità, il suo esse-re sorgente di vita), poi come sposa e infi ne nella sua quali-tà di bontà eterna e di distru-zione del male.

Sakti come Madre

Sakti è una dea suprema, viene con-cepita come la potenza attiva del Dio eterno. In altre parole, Sakti rappre-senta la faccia femminile di Dio. La sua maternità viene perciò venerata. La chiamano la dea Madre. La mater-nità di Sakti ha una lunga tradizione nell’induismo. Le iscrizioni della città di Mohenjodaro attestano che il popo-lo della civilizzazione delle valli indù

adoravano Amman come la Madre dea. Le antiche sculture rappresentano Sakti come una dea onnipotente, con un viso pieno di grazia, splendore e bellezza derivanti dalla sua fecondità. I grandi teologi indù la descrivono come l’origine di tutto. Sakti è la madre degli dei Brama, Vishnu, e Siva; è il grembo di tutto l’universo e di tutta la creazio-ne. Il concetto di Sakti come madre fe-conda è fondamentale nella tradizione induista.

Sakti come sposae vergine

Sakti, poiché è considerata come la fonte e la datrice della vita, viene anche vista come la sposa di Siva. L’unione intima tra Siva e Sakti può rifl ettere l’unione tra Brama e il suo popolo.

Quando parliamo di questo tipo di sposalizio nell’induismo, non possia-mo tralasciare le tre dee il cui ruolo di

spose è importantissimo: Sri Lakshmi, Sita, Parvathi.

Sri Lakshmi è un modello per ogni donna indù sposata; rappresenta un mondo sem-pre in crescita, con una forza enorme di fertilità. Nell’arte e nell’iconografi a indiana, Sri Lakshmi è sempre seduta sul fi ore di loto.

Sita è un’eroina popolare della mitologia indù e della letteratura religiosa dei Pu-ranas. Viene presentata nel Ramayana, testo epico indù, come una donna fedele al marito Rama. Ella è un mo-dello per le donne indù nella vita matrimoniale: la fedeltà, la responsabilità, la sincerità, la purezza del cuore e la do-cilità sono le sue qualità.

Durga è una fi gura im-pressionante della mitologia indù. È una dea che protegge i suoi fi gli lottando contro il potere del male. Viene dipin-ta nell’arte antica come una

regina armata che combatte contro il demonio; è descritta come una donna feroce, che distrugge i demoni che di-sturbano la dharma cosmica e il ritmo pacifi co dell’universo.

Tra le varie funzioni di queste dee, dobbiamo riconoscere il loro ruolo come modelli di devozione, come portatrici della grazia divina e media-trici tra gli uomini e il Dio supremo.

I re Magi dell’artista indiano Alfredo Thomas

Un altro elemento essenziale dell’aspetto femminile divino è la sa-cralità del mondo e della terra. L’in-duismo è convinto che la terra, nella sua sacralità, si manifesta come Bha-rat Matha, cioè la Madre India. Ciò signifi ca che l’aspetto femminile della religione indù è ben radicato, al pun-to che anche alla terra viene attribuito questo carattere femminile di dea.

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■ Studi

Negli inni di Manickavasagar, un grande poeta del Tamilnadu del IX se-colo, la devozione di queste dee al Dio supremo è straordinaria. Soprattutto nella scuola Tamil saivitica, la grazia di Siva è personifi cata nella fi gura di Parvathi. La tradizione Tamil vaishna-vitica insiste sulla loro mediazione tra gli uomini e il Dio supremo.

L’immagine di Sakti come vergine si trova in quasi tutti gli scritti dell’anti-ca letteratura Tamil. La vergine Sakti conduce alla trasformazione spirituale. Ella non è solo datrice ma anche tra-sformatrice della vita. Il simbolo della vergine rappresenta il rinnovamento e la trasformazione della vita, l’inizio di una nuova creazione. La vergine sim-boleggia anche la purezza del corpo, la totale dedicazione a Dio.

Somiglianzetra Maria e Sakti?

Dopo aver fatto qualche approfondi-mento sulle dee indù e sugli elementi femminili dell’induismo, facciamo un passo avanti e arriviamo al punto cen-trale e più importante della nostra ri-fl essione. Cerchiamo di vedere se c’è qualcosa di simile tra Maria e Sakti.

Possiamo dire che come queste dee indù rappresentano gli aspetti fem-minili di Dio, così Maria, in un certo senso, può essere chiamata “icona di Dio”. Maria ha preso su di sé le qualità materne di Dio e in questo senso rive-la il volto femminile di Dio. Elizabeth Johnson scrive in un articolo intitolato «Maria e la faccia femminile di Dio» sulla rivista Theological Studies, n. 50 (1981): «[...] ci vuole un recupero di

questi elementi nel simbolo di Maria che propriamente appartiene alla realtà divina e la loro attribuzione diretta alla faccia femminile di Dio».

Si può, dunque, paragonare Sakti nell’induismo con Maria nel cristiane-simo? La risposta è un no categorico. Non si devono e non si possono parago-nare, a livello teologico e ontologico, le dee indù con Maria: sono due realtà to-talmente diverse l’una dall’altra. Maria non è una dea, è una creatura come noi, anche se con un ruolo specifi co e spe-ciale nella storia della salvezza. La sua grandezza rimane nel fatto che ha avu-to la grazia da Dio di generare Gesù, il Figlio di Dio, l’Eterno. Sakti, invece, nell’induismo è un essere divino, che manifesta la faccia materna di Dio.

Se noi accettiamo questa differen-za teologica fondamentale, possiamo utilizzare alcuni elementi femminili dell’induismo per approfondire la no-stra conoscenza della Vergine Maria. Possiamo attribuire a Maria certe qua-lità che appartengono anche alle dee dell’induismo e queste immagini di dee indù ci aiutano a guardare Maria come la nostra Madre, come una ver-gine, come la sposa, come colei che combatte il male insieme al Figlio.

Il culto mariano in India

Il culto mariano in India, nella pie-tà popolare, è stato molto infl uenzato dal culto indù. Infatti il popolo indù, quando si riferisce ad una chiesa cri-stiana, in lingua locale la chiama «Ma-dha koil», cioè il «tempio di Maria», anche se quella chiesa non è dedicata a Maria. Maria, inoltre, nella tradizione

popolare è rispettata e venerata dagli induisti come una donna santa che ri-sponde alle loro preghiere.

Non possiamo, inoltre, tralasciare il fatto che in India la maggior parte del-le chiese sono dedicate a Maria. Infatti papa Giovanni Paolo II, quando visitò l’India, così si rivolse ai fedeli radunati nel santuario della Madonna di Mon-te Sacro a Bandra, il 9 febbraio 1986: «È una grande gioia per me venire su questo monte della Madonna, come ha visitato questo santuario il mio prede-cessore papa Paolo VI. Prima di venire qui, ho già sentito parlare della vostra devozione a Maria, una caratteristica dell’India. Quando sarà scritta la storia della Chiesa in India, occuperà un po-sto importante l’aspetto mariano della vostra vita spirituale».8

La devozione mariana ha un forte e profondo signifi cato per l’India, non solo per i cristiani ma anche per i non-cristiani. Per esempio, c’è un grande santuario della Madonna di Velankan-ni, dove vengono ogni anno migliaia di pellegrini: cristiani, induisti e anche di altre religioni. È una cosa incredibile e impressionante vedere la devozione profonda di queste migliaia di non-cristiani verso santa Maria. È evidente che la devozione mariana in India ha una radice profonda nell’induismo. Questo ci dà la certezza che la spiritua-lità induista e gli elementi femminili dell’induismo favoriscono la Chiesa in India nell’approfondimento della fi gu-ra della Vergine Maria.

Denis M. Kulandaisamy osmPontifi cia Facoltà «Marianum»

•1 IL CONCILIO VATICANO II, «Nostra Aetate». Dichiarazione sulle relazio-ni della Chiesa con le religioni non cri-stiane, in Enchiridion Vatica-num, vol. 1, EDB, Bologna 1981, p. 853-854.•2 Ibid., p. 856.•3 Cf F. SCIALPI, La Grande Madre nella cultura induista, in Le Grandi

Madri, a cura di T. GIANI GALLINO, Feltrinelli, Milano 1989, p. 47-64.•4 Approfondire i vari concetti femmini-li dell’induismo richiederebbe un impe-gno enciclopedico. Per motivi pratici, ci limitiamo a degli spunti molto essenziali. Questa parte dell’articolo è tratta da una pubblicazione dello stesso autore: D.S. KULANDAISAMY, Maria e l’Induismo, in

La Madonna di Monte Berico 102 (2010) n.1, p. 28-29; 102 (2010) n. 2, p. 26-27.•5 Le Veda principali sono quattro: 1. Rig Veda (la più antica letteratura dell’Induismo), 2. Yajur Veda, 3. Sama Veda, 4. Atharva Veda.•6 «Sruthi» in sanscrito vuol dire «ascoltare».•7 «Smriti» in sanscrito vuol dire «ricor-dare» o «far memoria della tradizione».•8 Cf L’Osservatore Romano, 10 feb 1986, p. 6.