Indice semiragionato su: - raffaelebarone.files.wordpress.com  · Web viewLA RICERCA EMPIRICA. ......

109
LE RETI SOCIALI: STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE CLINICA E LA RICERCA EMPIRICA La valutazione dell’efficacia di trattamenti terapeutici comunitari passa anche attraverso il monitoraggio per i pazienti che ne usufruiscono delle loro condizioni di salute e delle maggiori istanze sociali da queste coinvolte. Ci ricolleghiamo qui, ancora una volta, alla definizione di salute mentale elaborata dall’OMS (2001) nel rapporto: Nuova visione, nuove speranze. “La salute mentale è uno stato di benessere nel quale il singolo è consapevole delle proprie capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita, sa lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di apportare un contributo alla propria comunità”. Le fondamentali istanze sociali / diritti di cittadinanza coinvolte nei percorsi esistenziali di presa in carico comunitaria della grave patologia mentale, sono invece: - la casa, cioè l’abitare - un gruppo umano percepito come familiare, con cui condividere la vita, uno spazio affettivo di appartenenza ed identità, - la cura, cioè la possibilità di una guarigione - l’alleviamento della sofferenza e la 1

Transcript of Indice semiragionato su: - raffaelebarone.files.wordpress.com  · Web viewLA RICERCA EMPIRICA. ......

LE RETI SOCIALI: STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE CLINICA E

LA RICERCA EMPIRICA

La valutazione dell’efficacia di trattamenti terapeutici comunitari passa anche attraverso il monitoraggio per i pazienti che ne usufruiscono delle loro condizioni di salute e delle maggiori istanze sociali da queste coinvolte.

Ci ricolleghiamo qui, ancora una volta, alla definizione di salute mentale elaborata dall’OMS (2001) nel rapporto: Nuova visione, nuove speranze.“La salute mentale è uno stato di benessere nel quale il singolo è consapevole delle proprie capacità, sa affrontare le normali difficoltà della vita, sa lavorare in modo utile e produttivo ed è in grado di apportare un contributo alla propria comunità”.

Le fondamentali istanze sociali / diritti di cittadinanza coinvolte nei percorsi esistenziali di presa in carico comunitaria della grave patologia mentale, sono invece:- la casa, cioè l’abitare - un gruppo umano percepito come

familiare, con cui condividere la vita, uno spazio affettivo di appartenenza ed identità,

- la cura, cioè la possibilità di una guarigione - l’alleviamento della sofferenza e la riduzione del disagio sociale ed esistenziale,

- il lavoro, cioè l’inclusione sociale - la partecipazione alla vita comunitaria, la realizzazione personale, il sentirsi risorsa per sé e per gli altri,

- le relazioni, cioè la possibilità di godere di una vita affettiva appagante – il tempo libero per i familiari, le amicizie, i rapporti sociali in genere.

La valutazione delle acquisizioni di tali istanze nel processo di guarigione del paziente e dell’inclusione delle stesse nel progetto di

1

cura da lui assieme al gruppo curante, costituisce una delle strategie fondamentanti il lavoro di ricerca sull’efficacia clinica dei dispositivi terapeutici comunitari. La valutazione clinica non può infatti esimensi oggi dal monitorare come proceda il processo di guarigione, tenendo conto del sempre parallelo processo di restituzione al paziente dei suoi fondamentali diritti di cittadinanza.

La restituzione di tali diritti alle persone che hanno avuto in sorte minori opportunità di sostegno sociale a causa del loro disagio mentale, passa attraverso un doppio lavoro clinico e comunitario di:- inclusione socio-lavorativa, intesa come partecipazione alla

progettazione di un proprio futuro coerentemente con l’idea di futuro che esse hanno del proprio mondo;

- sviluppo, inteso come costruzione collettiva, di una comunità locale che valorizzi le appartenenze affettive, sociali e culturali che stanno a fondamento dell’identità umana.Sono infatti le relazioni personali, siano esse storiche o attuali,

intime o formali, a render possibile ad istituire l’identità personale, a determinare lo sviluppo biologico, psicologico e sociale dell’individuo, a determinare le condizioni di salute e financo la sua sopravvivenza.

LA TEORIA DELLE RETI SOCIALI

L’epidemiologia sociale (Berkman, Kawachi, 2000), tramite la teoria delle reti sociali (Fasolo F., Tirelli M., Batocchio B. e coll., 2003; Fasolo, Ambrosiano, Cordioli, 2005), ha infatti dimostrato da tempo il nesso tra il coinvolgimento sociale ed il mantenimento o il recupero della salute, anche mentale. Come sostiene Fasolo (2005), la partecipazione, ossia la dimensione relazionale del coinvolgimento, è molto più utile (rispetto alla dimensione esclusivamente funzionale del coinvolgimento racchiusa nel concetto di sostegno sociale) al soddisfacimento dei bisogni evolutivi dell’individuo ed al mantenimento di una sua rappresentazione identitaria coerente e coesa pur nella molteplicità della relazioni

2

sociali e nella flessibilità dei repertori comportamentali. Le reti sociali, come tutti i sistemi naturali, non sono statiche e cristallizzate in una forma sempre uguale a se stessa.

Tecnicamente le reti sociali sono fatte da legami forti, legami deboli, legami intermedi, spazi vuoti tra un legame e l’altro e dalle cornici di intelaiatura delle stesse.

I legami forti sono legami cosiddetti naturali o familiari, ossia trame affettive intense, strutturalmente deputate a sostenere l’individuo attraverso la rete primaria. Non sempre questi sono però legami “buoni”. Più sono intensi e resistenti, più possono essere complicati o addirittura pericolosi, al punto che la rete primaria che questi formano può assoggettare l’individuo e paradossalmente impedirne l’autonomia. I legami forti sono infatti quasi per definizione, legami di dipendenza.

I legami deboli sono invece per definizione legami di interdipendenza o legami cosiddetti artificiali, e sono rappresentati dalle relazioni sociali quotidiane, fondate sullo scambio economico o semplicemente di servizi. Spesso sono legami con estranei o con persone conosciute attraverso relazioni formali (istituzionali, professionali, commerciali, ecc.). La rete costituita da questi legami, detta appunto rete secondaria, garantisce la possibilità di partecipazione alla vita della comunità, di sviluppo del senso di appartenenza alla stessa, ma soprattutto assicura una “riserva” di relazioni sociali che all’occorrenza possono rafforzarsi e trasformarsi per andare a riparare o sostituire, come cellule staminali, legami sociali logori, assenti o francamente patogeni.

I legami intermedi sono di conseguenza i legami specificamente terapeutici. Essi sono appunto intermedi tra i legami deboli e quelli forti. Di solito si attivano all’interno di dispositivi terapeutici, dove l’intimità raggiunta è elevatissima, pur essendo composti da persone inizialmente estranee le une alle altre. Questi legami non sono affatto stabili, sono legami colti in divenire e proprio per questo prevengono la cronicizzazione della malattia e la saturazione della rete primaria. Al di fuori dei dispositivi terapeutici, i legami intermedi possono comunque sempre attivarsi nelle reti sociali secondarie informali (gruppi sportivi, religiosi, culturali, ecc), oppure attraverso un altro tipo di ritualità, diversa anche se non troppo, da quella dei dispositivi

3

terapeutici, come ad esempio le celebrazioni civili e/o i riti religiosi (matrimoni, battesimi, ecc.). Ritualità che permettono di trasformare irreversibilmente perfetti sconosciuti in persone familiari.

I buchi della rete, gli spazi vuoti, sono invece spazi di vita privata, liberi o liberati da legami precedenti, aperti a nuovi legami, o anche semplicemente legami con ricordi o desideri da coltivare in rapporto con sé stessi. I buchi si possono rappresentare il futuro, come possibilità di essere riempiti con nuovi legami, oppure possono rappresentare ciò che resta di vecchi legami ormai interrottisi.

Le cornici di intelaiatura delle reti sociali, costituiscono invece le strutture istituzionali che danno forma alla realtà sociale ed alle comunità di vita e di lavoro, all’interno delle quali prendono forma e si sviluppano le reti ed i legami sociali. Queste cornici, possono essere più o meno ampie e più o meno sovrapposte, e nel loro insieme rappresentano le linee di tensione che attraversano la comunità sociale; lungo le quali tendono a ricucirsi i diversi legami interpersonali.

Le reti sociali sono quindi reti in evoluzione costante, dotate di plasticità e di reattività ad ogni sollecitazione sia positiva che negativa. La ricchezza e la fecondità di una rete si basa quindi sulla interscambiabilità dei nodi e sulla insaturabilità dei mondi futuri che attraverso essa l’individuo potrà abitare. L’insieme delle reti sociali che attraversano l’individuo costituiscono quindi il suo universo sociale di riferimento, il suo specifico ambiente di vita.

Le relazioni sociali e le reti che queste intrecciano rappresentano la modalità specie-specifica dell’essere umano di abitare il mondo; ricostruendolo soggettivamente attraverso la negoziazione costante delle proprie appartenenze, con sé stesso e con l’altro da sé. Per questo motivo è importante che vi sia una feconda area intermedia di legami in grado di transitare dalla rete primaria a quella secondaria e viceversa. Per lo stesso motivo è importante che vi sia una sufficiente spazio vuoto tra un legame e l’altro, proprio per garantire spazi insaturi e solitudine, di assenza e di nuove possibilità di trasformazione.

Prendersi cura dei legami sociali vuol dire aiutare le persona a stare, pensarsi, evolversi e lavorare in gruppo. Vuol dire tutelare gli spazi relazionali delle comunità, proprio perché luoghi in cui è

4

possibile concepirsi e sperimentarsi in modo sempre diverso. Gli spazi relazionali rappresentano così quei luoghi della comunità locale in cui si pongono le basi per lo sviluppo di quel sentimento di appartenenza sociale detto appunto cittadinanza. Una dimensione mentale che si regge sull’esperienza della multiappartenenza fatta attraverso una rete sociale tanto estesa, quanto elastica ed insatura, in assenza della quale sarebbe il senso di vuoto e di smarrimento a connotare i gli spazi ed i luoghi di convivenza.

LA CARTA DI RETE PERSONALE NELLA PRATICA DELLA SALUTE MENTALE DI COMUNITÀ

La Carta di Rete Personale è una tecnica di mind-imaging derivata dalla ricerca sociologica moderna sulle reti sociali, che rappresenta graficamente, con specifici simboli, le reti relazionali del soggetto e la ricostruzione soggettiva del suo modo di abitare il mondo, attraverso la costruzione di una sorta di mappa pluritematica, che permette di visualizzare, in maniera riflessiva con il mondo sociale esterno, il mondo suo psichico interno (Fasolo F., Tirelli M., Batocchio B., e coll., 2003; Fasolo, Ambrosiano, Cordioli, 2004).Essa nasce come strumento di indagine psico-sociale, a partire dalla teorie delle reti, sociali sviluppate dall’epidemiologia sociale per studiare la correlazione dei fattori sociali di rischio nelle malattie psico-somatiche e cronico-degenerative (Berkman, Kawachi, 2000; Sanicola, 1995). Si evolve successivamente come strumento descrittivo-diagnostico, nell’ambito della psicopatologia, in accordo con le più recenti teorizzazioni sulla salute mentale di comunità e la psicoterapia analitica di gruppo (Fasolo, Ambrosiano, Cordioli; 2005).

Attraverso simboli appositamente predisposti e seguendo una disposizione ego-centrata, diventa così possibile rappresentare graficamente e visualizzare le reti sociali ed i legami interpersonali del soggetto. La disposizione ego-centrata prevede cioè la posizione

5

del soggetto al centro delle sue reti e la tessitura di legami diretti tra egli e gli altri soggetti.

La Carta di Rete Personale, in base al tipo di dati che si intende raccogliere, cioè se a scopo di ricerca, di valutazione o di intervento, può essere utilizzata sia per analizzare che per visualizzare ed esplorare le reti sociali del soggetto ed attraverso di esse il suo funzionamento mentale (Fasolo, Ambrosiano, Cordioli; 2005).In particolare la Carta di Rete Personale può essere utilizzata per: visualizzare il mondo socio-relazionale del soggetto e con esso

quindi il suo funzionamento mentale, secondo l’assunto gruppoanalitico della correlazione tra mondo esterno e mondo interno dell’essere umano (Lo Verso, 1994);

valutare l’efficacia degli interventi di cura ed il processo di guarigione nella patologia mentale; al punto che può essere considerata a tutti gli effetti una prassi psicodiagnostica di “mind imaging” (Fasolo F., Tirelli M. e col., 2003). Questo strumento viene utilizzato all’interno di un colloquio

clinico-sociale semistrutturale, denominato Colloquio Carta di Rete (vedi Appendice), che permette al soggetto di pensare e guardare le proprie relazioni sociali all’interno di un setting teorico-procedurale che si prenda cura della patologia mentale.

Il Colloquio Carta di Rete svolge quindi, anche, una funzione mentalizzante sul soggetto, in quanto permette di riflettere sul proprio modo di stare in relazione con gli altri, sulle proprie risorse socio-affettive e sul significato attribuito ai propri legami, ai propri gruppi di appartenenza ed agli eventi che in essi prendono forma, allargando così la consapevolezza sullo stesso processo di significazione (Fasolo, 1990).

Il colloquio carta di rete, si struttura nella nostra esperienza, in due sedute di lavoro con il paziente ed in un processo articolato di costruzione del protocollo di valutazione, organizzandosi concretamente in tre fasi di lavoro:- la seduta di somministrazione, durate la quale avviene sia la

costruzione della rete/mappa (esplorazione, disposizione e tessitura), sia l’inchiesta sulla rappresentazione ottenuta con una prima restituzione empatica;

6

- il lavoro di valutazione, durante il quale avviene l’analisi dei dati emersi, la ricerca dei dati clinico-sociali del soggetto per incrociarli con quelli ottenuti, la redazione del protocollo di valutazione;

- la seduta di restituzione, nella quale si fornisce al paziente una descrizione articolata dei risultati emersi dalla valutazione della sua carta di rete, integrandoli con la sua storia clinico-sociale, co-costruendo assieme a lui nuovi significati e riflessioni tanto sui risultati, quanto sul processo del colloquio stesso.La somministrazione prevede la richiesta al soggetto di un elenco

delle proprie relazioni attuali attraverso l’indicazione di persone, gruppi, istituzioni ed ambienti sociali per lui significativi, dal punto di vista della pregnanza affettiva sia positiva che negativa, in quello specifico momento della sua vita, nel qui ed ora. Quando l’elenco è abbastanza completo (in quanto è possibile aggiungere relazioni significative durante tutto il periodo del colloquio, anche dopo la costruzione della carta di rete) si chiede al soggetto di posizionare il simbolo che corrisponde alla propria persona su un foglio bianco disponendo intorno ad esso, secondo un criterio di vicinanza affettiva, tutti gli altri nomi dell’elenco. Infine si procede alla tracciatura dei legami tra il soggetto egli altri nomi segnati sul foglio, seguendo una legenda che distingue n. 8 diversi segni grafici che simbolizzano altrettante tipologie di legame: normale, forte, debole, interrotto, rotto, discontinuo, ambivalente e conflittuale.

La Carta di Rete Personale, che viene costruita durante la prima seduta di lavoro potrà cosi essere analizzata secondo i suoi aspetti quantitativi come la numerosità dei nodi, la tipologia delle reti sociali che rappresentano o dei legami che li uniscono, ma anche l’ampiezza, la struttura e le caratteristiche dei simboli tracciati. Oppure potrà essere esplorata, come una vera e propria mappa, alla ricerca di dati qualitativi sui legami descritti e sulle soggettività in essa tracciate, interrogando anche, in senso proiettivo, la forma ha assunto e le immagini che ne vengono fuori.

La seduta conclusiva serve infine a mentalizzare e socializzare tutto questo processo e soprattutto i dati ottenuti dal’inchiesta, dalla valutazione della carta di rete e dalle informazioni sulla storia clinico-sociale acquisite durante la redazione del protocollo, co-costruendo assieme al soggetto nuovi significati e nuove

7

rappresentazioni sulle sue reti relazionali e sulle loro trasformazioni passate, presenti e future.

Nella nostra pratica di salute mentale abbiamo, contemporaneamente allo sviluppo di tale procedura di utilizzo clinico-sociale della Carta di Rete Personale, elaborato una procedura di indagine e valutazione delle Reti Relazionali Lavorative degli operatori, intesi in senso lato, responsabili dei servizi, membri delle equipe, operatori clinico-sociali, della salute mentale di comunità. Tale rete permette di visualizzare la mappa dei legami professionali significativi per lo svolgimento da parti dell’operatori del proprio lavoro quotidiano, nel qui ed ora. Attraverso un Colloquio Carta di Rete strutturato come quello per l’analisi delle Reti delle Relazioni Sociali, verrà costruita una mappa che avrà come elementi cardine le relazioni lavorative del singolo operatore, percepite come più importanti sia in senso positivo che negativo, e descritte in rapporto sia a persone che a gruppi, istituzioni o ambiento sociali.

In Appendice proponiamo le procedure di realizzazione di ambedue le tipologie di Colloquio Carta di Rete ed i relativi esempi di applicazione.

Appendice

8

PROCEDURE PER LA COSTRUZIONE E LA VALUTAZIONE DEL COLLOQUIO

“CARTA DI RETE”

di Simone Bruschetta e Serena Giunta

9

APPENDICE 1LA CARTA DI RETE PERSONALE PER I PAZIENTI

IN TRATTAMENTO COMUNITARIO

FASE 1. COSTRUZIONE(Esplorazione, Disposizione, Tessitura, Inchiesta)

1. ESPLORAZIONE1.1 Consegna del primo foglio bianco e di una penna.

Prima consegna – Prima parte: a) “Il lavoro che ci accingiamo a fare si chiama Carta di Rete, e riguarda appunto la sua rete di relazioni sociali più significative.”b) “Vorremmo cercare di fare insieme a lei una riflessione sulle sue relazioni sociali più significative, cioè sulle persone che conosce ed a cui pensa maggiormente. Persone che fanno parte della sua vita.”

Prima consegna – Seconda parte: “Faccia un elenco di tutte le relazioni sociali per lei più significative, ovvero le persone, i gruppi, le istituzioni e gli ambienti sociali che per lei sono importanti in questo momento. Con questo intendiamo sia le relazioni positive che quelle negative.”

1.2 Elencazione dei nomi e costruzione della legenda.Dopo l’elencazione dei nomi, da parte del paziente, esplorare insieme ad esso l’elenco prodotto sul foglio. Costruire accanto ad ogni nome una legenda che indichi l’identità delle persone o dei luoghi elencati.

Eventi particolari: Il paziente può elencare, anche se non esplicitamente invitato a farlo attraverso la

prima consegna, persone morte o anche animali domestici o eventi traumatici. Per le persone decedute, il clinico dovrà segnare accanto al nome una croce, e

valutare se poi nel disegno il paziente inserirà queste persone. In caso di un elenco lungo il clinico dovrà sollecitare il paziente ad una chiusura,

senza dare mai uno stop, o al contrario, quando il paziente si ferma ad un elenco di sole due persone lo si solleciterà a continuare attraverso la ripetizione della consegna.

Anziché fare un elenco, il paziente può incominciare a scrivere, in modo quasi ossessivo, delle frasi nelle quali descrive le persone che pensa di elencare e/o in cui spiega perché queste persone sono importanti per lui.

Dopo aver inserito delle persone in elenco, il paziente può decidere di cancellarle. In questo caso il clinico darà al paziente la possibilità di cancellarle, ma dovrà ricordarsi di annotare questo atto e di collegarlo ai nomi cancellati.

10

2. DISPOSIZIONE2.1 Consegna del secondo foglio bianco. Collocazione di Sé.Seconda consegna – Prima parte:“Immaginiamo che questo foglio bianco rappresenti la sua vita attuale. Collochi se stesso nel punto del foglio che preferisce”.

2.2 Collocazione dei nomi in elenco.Seconda consegna – Seconda parte:“Ora le leggerò i nomi dell’elenco che lei ha compilato e lei li posizionerà sul foglio utilizzando il criterio della vicinanza-lontananza affettiva rispetto alla posizione scelta per il suo mone”.

Eventi particolari: Il paziente si può rifiutare di collocare sé stesso nel foglio bianco. Il clinico deve

invitare il paziente ad eseguire la consegna, ripetendola con modalità diverse. Il paziente si può rifiutare di collocare nel foglio, le persone e i luoghi

dell’elenco, dicendo, magari, che in effetti per lui non sono importanti, o che comunque lui per loro non si sente importante. Il clinico deve annotare le omissioni.

3. TESSITURA3.1 Consegna della tabella dei legami affettivi, costruzione della rete.Terza consegna – Prima parte:“Ora cerchiamo di individuare il tipo di legame che lei sente di avere con ciascuna delle persone disposte sulla carta.”

In questa fase verrà utilizzata la legenda composta da 8 diversi segni ai quali corrispondono gli 8 diversi tipi di legame. Si chiederà al soggetto di individuare il suo personale rapporto con quella persona della sua rete e poi di dire se esso può essere chiamato un rapporto normale, forte, debole, interrotto, rotto, discontinuo, ambivalente o conflittuale.

Terza consegna – Seconda parte:“Tracci una di queste otto tipologie di linee per congiungere la sua persona con ciascuno di tutti gli altri nomi disposti sulla carta.”

Eventi particolari: Il paziente può chiedere se deve inserire il tipo di legame che lui sente avere

verso l’altra persona o quello che lui crede quella persona abbia verso di lui. Il clinico deve ripetere la consegna.

Il paziente può cercare cercano di assegnare più di un legame ad ogni singolo nodo. Il clinico deve ricordare che la consegna prevede assegnazione di un solo tipo di legame alla relazione tra due nodi.

11

4. INCHIESTA4.1 Inchiesta base:Finito il disegno, il clinico fa al paziente tre domande a risposta aperta (inchiesta base): cosa vede e cosa ne pensa della carta di rete ottenuta? si aspettava di avere una mappa così o diversa? vorrebbe che cambiare qualcosa?

4.2 Inchiesta approfondita:Il clinico potrà inoltre chiedere ulteriori spiegazioni rispetto alla collocazione dei nomi sulla carta ed al tipo di legami disegnati.

4.3 Prima Restituzione:Il clinico fornirà una prima restituzione empatica sulla collocazione dei nomi nella mappa e sul tipo di legami disegnati, dando appuntamento ad un successivo incontro di restituzione completa, da effettuarsi dopo la valutazione della carta.

4.4 Successive Richieste di Modifica:Durante il periodo di tempo che intercorra tra la fine della somministrazione e la fine della valutazione, è possibile, al paziente, continuare ad apportare modifiche alla propria carta. Il clinico deve quindi prendere costantemente e concordemente nota degli interventi effettuati dal paziente sulla sua carta e delle modifiche apportate.

12

2. VALUTAZIONE(Siglatura e Protocollo)

1. SIGLATURA DELLE RETI SOCIALI1.1 Fotocopia della carta di rete, Griglia delle Reti Sociali (Griglia C).Il clinico provvederà ad incorniciare i nomi presenti nella Carta di Rete (fotopiata) utilizzando la simbologia della Griglia delle Reti Sociali, e ad annotarne la presenza-assenza delle diverse tipologie.

2. REDAZIONE DEL PROTOCOLLO2.1 Protocollo di valutazione della Carta di Rete.

Il clinico provvederà a redigere il protocollo, in 8 capitoli:1 Dati Anagrafici2 Descrizione della situazione familiare, abitativa e lavorativa3 Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente 4 Storia Clinica del paziente: Annotazione dell’ipotesi diagnostica più recente e descrizione delle fasi evolutive della patologia.5 Descrizione del Processo di Somministrazione: Descrizione di tutto ciò che è successo durante il lavoro con il paziente sia rispetto al tempo e alle modalità di somministrazione della Carta di Rete, sia rispetto ai suoi commenti, alle sue impressioni e ad eventi particolari accaduti nella relazione. Riportare le annotazioni raccolte nell’inchiesta e gli eventi contestuali rilevanti per l’andamento del processo di somministrazione.6 Valutazione globale della Carta di Rete: Descrizione del disegno nel suo insieme, la forma, l’immagine, la struttura, gli elementi estetici: tratti, intrecci, nodi, ecc. Valutazione del disegno e delle sue parti anche in senso proiettivo.7 Valutazione elementistica (qualitativa e qualitativa) della Carta di Rete - 7/a: Valutazione elementistica qualitativa; Descrizione qualitativa del disegno

rispetto a 2 aree i analisi del disegno: 1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica Griglia B: Area della Collocazione Topografica 2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni Interpersonali - 7/b: Valutazione elementistica quantitativa: Descrizione quantitativa degli

elementi del disegno indicati dalle quattro griglie di analisi. Calcolo degli indici numerici.

8 Riflessioni Conclusive ed nuove Ipotesi Psicodiagnostiche: Sottolineare gli elementi di particolare rilevanza che emergono dalla valutazione rispetto alla storia clinica del paziente. Tracciare raccordi significativi tra i dati raccolti nei vari capitoli. Avanzare ipotesi interpretative generali.

13

3. GRIGLIE AREA PSICO-MOTORIA(Area Grafica e Area Topografica)

GRIGLIA A: AREA GRAFICACATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

STRUTTURADEL DISEGNO

- NOMI IN SIMBIOSI (COARTATA)- NOMI ESTESI IN TUTTO LO SPAZIO (DIFFUSA) - NOMI POSTI LUNGO IL BORDO (AGLI ESTREMI)

DIMENSIONEDEI NOMI

- NOMI MOLTO PICCOLI (INTROVERSIONE)*- NOMI PICCOLI (INADEGUATEZZA,

AUTOCONTROLLO, TIMIDEZZA)*- NOMI GRANDI (SPONTANEITA’, CONTROLLO)*- NOMI MOLTO GRANDI (ESTROVERSIONE)*

PRESSIONEDEL TRATTO

- TRATTO SOTTILE (TIMIDEZZA, INTROVERSIONE)*- TRATTO PESANTE (IMPULSIVITA’

AGGRESSIVITÀ)*

DIMENSIONE DEL PROPRIO

NOME

- NOME PROPRIO PIU’ GRANDE (MAGGIORE)- NOMI TUTTI DELLA STESSA GRANDEZZA

(OMOGENEA)- NOME PROPRIO PIU’ PICCOLO (MINORE)

* (Lis A., 1998)

GRIGLIA B: AREA DELLA COLLOCAZIONE TOPOGRAFICACATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

CENTRO - GRAFICO-GEOMETRICO- PSICO-MOTORIO

COLLOCAZIONE DI SE STESSO

- CENTRALE (EGOCENTRISMO)*- IN ALTO (ADERENZA AGLI IDEALI, RICERCA DI

SODDISFAZIONE)*- IN BASSO (ANCORAGGIO ALLA REALTÁ,

ORIENTAMENTO AL CONCRETO)- A DESTRA (ESTROVERSIONE, INDIPENDENZA,

TENDENZA AL FUTURO)*- A SINISTRA (INTROVERSIONE, DIPENDENZA,

ATTACCAMENTO AL PASSATO)*- AI MARGINI (RICERCA DI SOSTEGNO)*

COLLOCAZIONE AFFETTIVA DEI

NOMI

- VICINO AL NOME PROPRIO- LONTANO DAL NOME PROPRIO

* (Lis A., 1998)

14

4. GRIGLIE AREA PSICO-SOCIALE(Area delle Reti e Area dei Legami)

GRIGLIAC:AREA DELLA PRESENZA-ASSENZA DELLE RETI SOCIALI

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE**

SE STESSO ASSENTEPRESENTE

RETE PRIMARIA

PERSONE CON LEGAMI DI NATURA AFFETTIVA BASATI SULLA RECIPROCITÀ E SULLA GRATUITÀ DELLO SCAMBIO

PERSONE:- FAMILIARI- AMICI- VICINI- COLLEGHI

RETE INTERMEDIA

***

PERSONE CON LEGAMI DI CONDIVISIONE DEL CONTESTO CLINICO – PLEXUS DI CONVIVENZA E LAVORO TERAPEUTICO

DISPOSITIVI TERAPEUTICI:- COMUNITÀ TERAPEUTICA RESIDENZIALE- COMUNITÀ ALLOGGIO- GRUPPO-APPARTAMENTO- TERAPIA D’APOGGIO DOMICILIARE- TRATTAMENTI TERAPEUTICI GRUPPALI- GRUPPI OPERATIVI E VITALI- GRUPPI DI STRADA

PERSONE:- STAFF RESPONSABILI- COLLABORATORI AUSILIARI- OPERATORI DOMICILIARI- OPERATORI DI STRADA- TUTOR DI INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA - ALTRI PAZIENTI-UTENT NON INCLUSI NELLA RETE PRIMARIA

15

RETE SECONDARIA

FORMALE

ISTITUZIONI PUBBLICHE CON CUI SI SCAMBIANO, ATTRAVERSO RAPPORTI ASIMMENTRICI, SERVIZI ALLA PERSONE E DENARO, CON FUNZIONE DI TUTELA DEI DIRITTI E DI SOSTEGNO PSICO-SOCIALE

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- SERVIZI SANITARI- SERVIZI SOCIALI- SERVIZI DI FORMAZIONE

RETE SECONDARIA INFORMALE

GRUPPI DI PERSONE CON MINIMA ORGANIZZAZIONE E MASSIMA EFFICACIA NELLA FUNZIONE DI SCAMBIO SOLIDALE – GRUPPI ORGANIZZATI SU INIZIATIVA DI ALCUNI MEMBRI DELLA RETE PRIMARIA

GRUPPI DI ATTIVITÀ:- SPORTIVI- ARTISTICO-CULTURALI- RELIGIOSI- DI MUTUO AIUTO

RETE SECONDARIA DEL TERZO

SETTORE

ISTITUZIONI CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI ALLA PERSONE ED ALLA COMUNITA’, CON FUNZIONE DI PARTECIPAZIONE ALLO SVILUPPO SOCIALE – DOTATE DI UN SISTEMA OPERATIVO MISTO DI VOLONTARIETÀ E PROFESSIONALITÀ

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO- COOPERATIVE SOCIALI- GRUPPI NO-PROFIT- FONDAZIONI- COMUNITA’ PARROCCHIALI- ORGANIZZAZIONI SINDACALI

RETE SECONDARIA DI MERCATO

ISTITUZIONI ECONOMICHE CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI, PRODOTTI E VALORI, CON FUNZIONE DI PARTECIPAZIONE AL MERCATO

AZIENDE/IMPRESE:- INDUSTRIALI- AGRICOLE- COMMERCIALI- DI SERVIZI

16

RETE SECONDARIA

MISTA

ISTITUZIONI PRIVATE CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI ALLA PERSONE E DENARO, CON FUNZIONE DI TUTELA DEI DIRITTI

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- SERVIZI SANITARI PRIVATI- SERVIZI PREVIDENZIALI- SERVIZI INFORMATIVI- SERVIZI DI FORMAZIONE PRIVATA

**(Fasolo F., Neglia C., 2004)***(Fasolo F., Tirelli M. e coll., 2003)

GRIGLIA D: AREA DEI LEGAMI NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

LEGAMI AFFETTIVI**

NORMALE

FORTEDEBOLE

INTERROTTO, SFALDATO

ROTTO

DISCONTINUO

AMBIVALENTE

CONFLITTUALE

17

FRECCE NEI LEGAMI

ASSENZA(RAPPRESENTAZIONE ADIREZIONALE)PRESENZA SINGOLA(RAPPRESENTAZIONE UNIDIREZIONALE)° INTERNA (INTROVERSIONE)° ESTERNA ( EXTROVERSIONE)PRESENZA DOPPIA(RAPPRESENTAZIONE BIDIREZIONALE)

**(Fasolo F., Neglia C., 2004)

Scheda A.1

PROTOCOLLI DI VALUTAZIONE DELLA CARTA DI RETE PERSONALE DI UN PAZIENTE IN CT

PROTOCOLLO N. 1

- Data Colloquio: Agosto 2007- Luogo Colloquio: CTA Sant’Antonio – Piazza Armerina (EN)

18

Capitolo 1 – Dati Anagrafici

Utente: XXX XXXEtà: 38Ipotesi Diagnostica: Grave Disturbo Borderline di Personalità (DBP)

Capitolo 2 – Descrizione della situazione familiare, abitativa e lavorativa

Il paziente, ospite della CTA Sant’Antonio dal luglio 2005, ha una storia clinica molto lunga e complessa.Quand’era piccolo ha vissuto con i nonni, visto che i genitori (lui riferisce) non erano in grado di dargli le cure necessarie, perché “uno era schizofrenico e l’altro era alcolista”.

19

IO

Capitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente

La Comunità Terapeutica Assistita Sant’Antonio srl, opera nel territorio di Enna dal 1999. La CTA è una struttura intermedia residenziale destinata ad ospitare 20 soggetti, affetti da grave patologia psichiatrica.

Attualmente la comunità è sita nella zona centrale del paese di Piazza Armerina. La comunità attualmente ospita 20 utenti, di cui 8 donne e 14 uomini, con una età media compresa tra i 27 e 59 anni.

Lo staff curante è formato da una equipe composta da uno psichiatra (responsabile sanitario della struttura), un secondo psichiatra, una psicologa, una pedagogista e una assistente sociale; 5 animatori, 6 infermieri, 6 ausiliari, 2 cuochi, 2 amministratori.

Capitolo 4 - Storia Clinica del paziente

Il paziente fa risalire l’inizio dei suoi disturbi psichici all’età di 11 anni epoca in cui cominciano a presentarsi le prime “ossessioni” che nel tempo divengono sempre più invalidanti. Il persistere della sintomatologia associata ad una deflessione del tono dell’umore e a frequenti crisi d’ansia, lo portano a frequenti ricoveri in SPDC.

Capitolo 5 - Descrizione del Processo di Somministrazione

Durante la somministrazione il paziente si è mostrato collaborativo e disponibile, anche se ha scritto, invece di una lista dei nomi, un “racconto” molto lungo ed ha provato a correggerlo più e più volte.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di Rete

Guardando il disegno nel suo insieme ciò che prende immediatamente forma è un albero; le persone e i luoghi sembrano rappresentare la parte alta dell’albero, mentre i genitori, da soli scritti in basso lontano dagli altri, rappresentano le radici.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

20

7/a.1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica

Per quanto riguarda la struttura del disegno, questa sembra essere un’organizzazione coartata, solo i genitori in realtà sono scritti molto lontano dal resto della “massa”; i nomi sono scritti tutti con lo stesso tratto pesante, e con simboli grandi, il che dovrebbe confermare la tendenza al controllo che è propria di questo paziente. Griglia B: Area della Collocazione Topografica

Il paziente è il centro psicologico del disegno, è il nodo fondamentale delle dinamiche relazionali. Il centro grafico-geometrico sembrano essere i nonni paterni, e il legame forte che li unisce a lui. Riguardo, infatti, a questo durante la somministrazione afferma che loro sono le persone più importanti della sua vita, quelle che più lo hanno aiutato a crescere, anche se sono morti quando lui era ancora molto piccolo.

Nel foglio si colloca in alto, al centro; ciò sottende una certa aderenza agli ideali, ed anche ricerca di soddisfazione.

7/a.2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali

Sono assenti alcune persone della sua rete primaria: il fratello, con cui ha un rapporto molto conflittuale e di cui non ha parlato durante l’intervista, e i “parenti” che, come egli stesso ha affermato nel racconto, si sono allontanati da lui e dai suoi genitori alla morte dei nonni.

Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni InterpersonaliLa maggior parte delle relazioni nel disegno viene rappresentata con un

legame “forte”, tranne che con i genitori, con cui scrive di avere un rapporto “ambivalente”, e con gli utenti della Comunità Terapeutica che lo ospita, con cui ha un rapporto “normale”.

Il paziente ha omesso alcune persone della sua famiglia con cui probabilmente ha rapporti rotti, discontinui o conflittuali.

Le relazioni sono bidirezionali.

PROTOCOLLO N. 2

- Data Colloquio: Agosto 2008- Luogo Colloquio: CTA Sant’Antonio – Piazza Armerina (EN)

21

Capitolo 1 – Dati Anagrafici

Utente: XXX XXXEtà: 39Grave Disturbo Borderline di Personalità (DBP)

Capitolo 2 – Descrizione della situazione familiare, abitativa e lavorativa

Il paziente è ospite della CTA Sant’Antonio dal luglio 2005, presenta una storia clinica moto lunga e complessa. Sin da piccolo ha vissuto con i nonni paterni poiché i genitori entrambi affetto da un Disturbo Psicotico non erano in grado di offrigli le cure necessarie. Alla morte degli amati nonni, ha vissuto con una zia con la quale ha da sempre avuto un rapporto estremamente conflittuale.

22

IO

Capitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente

La Comunità Terapeutica Assistita Sant’Antonio srl, opera nel territorio di Enna dal 1999. La CTA è una struttura intermedia residenziale destinata ad ospitare 20 soggetti, affetti da grave patologia psichiatrica.

Attualmente la comunità è sita in Contrada San Marco a Piazza Armerina, in una villa a tre piani. La struttura dispone di ampi spazi, soggiorni e sale comuni, stanze singole o doppie con bagno in camera, spazi esterni con giardino, zone coltivate con ortaggi e spezie varie, zone relax.

La comunità attualmente ospita 20 utenti, di cui 7 donne e 13 uomini, con una età media compresa tra i 28 e 60 anni.

Lo staff curante è formato da una equipe composta da uno psichiatra (responsabile sanitario della struttura), un secondo psichiatra, una psicologa, una pedagogista e una assistente sociale; 5 animatori, 6 infermieri, 6 ausiliari, 2 cuochi, 2 amministratori.

Capitolo 4 - Storia Clinica del paziente.

Il paziente fa risalire l’inizio dei suoi disturbi psichici all’età di 11 anni epoca in cui cominciano a presentarsi rituali ossessivo/compulsivi che nel tempo divengono sempre più frequenti e invalidanti. Il persistere della sintomatologia associata ad una deflessione del tono dell’umore e a frequenti crisi d’ansia, portano il paziente a frequenti ricoveri in SPDC. Negli anni sono stati tentati diversi programmi di inserimento socio lavorativo tutti risultati fallimentari.

Dall’epoca del ricovero in CT il paziente sembra mostrare un progressivo miglioramento delle condizione psicopatologiche per quanto riguarda la stabilità del tono dell’umore e le capacità relazionali, anche la sintomatologia ansiosa appare ridotta, questo gli permette di partecipare a molte attività della struttura, frequenta con assiduità il gruppo religioso dei testimoni di Geova che sembra fungere da buon contenitore emotivo. Permangono sporadicamente alcuni rituali ossessivi che l’utente si sforza però di criticare e mettere in discussione.

Capitolo 5 - Descrizione del Processo di Somministrazione

Durante la somministrazione il paziente ha mostrato alcune resistenze iniziali legate al fatto che volesse ben comprendere cosa fare. Ha poi

23

ricordato di aver già fatto qualcosa di simile qualche tempo prima. Dopo molte domande comincia a scrivere l’elenco lentamente, soffermandosi spesso a riflettere e verbalizzando un certo nervosismo; commenta che scrivere le persone e i luoghi per lui significativi lo porta a ripensare tutta la sua storia, dice: mi porta a galla tutto, anche persone che odio”.

Racconta di stare pensando ad una scena a casa dei nonni paterni con parenti e amici in cui tutti mangiano e bevono serenamente (all’epoca lui aveva sei anni), questo ricordo gli sollecita rabbia nei confronti dei suoi parenti che dopo la morte dei nonni lo hanno emarginato e non hanno più avuto interesse nei suoi confronti; riesce adesso a verbalizzare la rabbia e il rancore in modo adeguato, potendo pensarla senza dover ricorrere come in passato ad agiti incontrollati.

Nel collocare il suo nome nel foglio dice di non volere più pensarsi al centro del mondo ”in modo egocentrico”. Dice di voler dare spazio agli altri perché lui non è perfetto, non è il più intelligente, ci sono persone più creative e artistiche di lui “ci tengo a crescere perché voglio andarmene”.

Al termine della somministrazione quando chiedo al paziente di dirmi cosa ne pensa della sua mappa di relazioni, risponde di sentirsi commosso, che sente un vuoto dentro perché vorrebbe che la relazione con i suoi parenti non fosse interrotta. Vorrebbe sentire più vicina a lui sua zia. Riferisce di provare a colmare questo senso di vuoto con le relazioni che instaura con i membri della comunità. Conclude dicendo che questa esperienza gli ha “risvegliato il passato” che può però guardare in modo più consapevole.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di Rete

Il disegno nel suo insieme sembra rappresentare una rete sociale abbastanza ricca, con la presenza di legami sia forti che normali, mancano invece legami deboli, segno che ancora il paziente deve progredire nella costruzione di una rete secondaria fatta di legami e relazioni sociali significative. Il disegno ricorda una sorta di cascata, a partire dal nome del paziente tutti gli altri nomi e il modo di tracciare i legami scelto dallo stesso sembrano appunto che “sgorghino fuori” uno dopo l’altro.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

7/a.1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica

24

La struttura del disegno appare diffusa in quanto il paziente usa gran parte dello spazio del foglio collocando i nomi a “cascata” dopo il suo. I simboli (la dimensione dei nomi) risultano omogenei tutti della stessa grandezza, e la pressione del tratto leggermente marcato evidenziano da una parte la spontaneità con cui attualmente si relaziona ma anche una certa tendenza al controllo e all’impulsività. Griglia B: Area della Collocazione Topografica

Il centro grafico geometrico non appare ben definito, mentre è il paziente il centro psicologico del disegno, pur collocandosi in alto e motivando tale scelta come il tentativo di non apparire egocentrico. Lui stesso è il nodo fondamentale delle dinamiche relazionali, ogni relazione descritta parte da lui ad indicare una certa aderenza agli ideali ed anche ricerca di soddisfazione.

7/a.2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali

Dal disegno si evince una quasi totale presenza della rete primaria e di qualche rete intermedia, una sola rete secondaria formale e una rete secondaria informale. Alla rete primaria appartengono i suoi genitori, i nonni, il fratello, due amici della comunità: A. e F. (va sottolineato che F. è stato inserito in un secondo momento pur essendo il compagno di stanza del paziente; da lui scelto). Della rete intermedia fanno parte tutte le persone con cui il paziente condivide il contesto clinico. Il paziente inserisce nella mappa l’equipe medica della CT sottolineando un rapporto particolare con due dottori, inserisce operatori, infermieri e ausiliari, non sono presenti invece altri utenti della comunità. Delle rete secondaria informale fa parte una pedagogista del centro di salute mentale della città di residenza del paziente, come unica rappresentante del servizio sanitario che lo ha in carico, persona che ricorda con affetto pur non vedendo da tanto tempo. Nella mappa infatti tale nome appare corretto perché il paziente ha voluto successivamente collocarla più vicino a sé. È importante sottolineare la presenza di una rete secondaria informale rappresentata dal gruppo religioso dei testimoni di Geova che funge per il paziente da ponte di relazioni sociali, anche questa modificata nella mappa perché successivamente collocata più distante. Risultano assenti reti secondarie di mercato e reti secondarie miste. Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni Interpersonali

25

La maggior parte delle relazioni rappresentate nella mappa dal paziente sono connotate da un legame forte tranne con i parenti con cui descrive un legame interrotto, con la zia con cui ha un rapporto ambivalente e solo con il fratello descrive un legame normale. Sono assenti invece legami deboli. Le relazioni appaiono bidirezionali, in quanto per descrivere i legami affettivi non vengono usate frecce ma linee.

Infine va detto che nella cornice di intelaiatura della mappa ci sono alcune aree libere, aperte probabilmente a nuovi possibili legami futuri, lo spazio tra un legame e un altro sembra garantire spazi insaturi per nuove possibilità di trasformazione.

I Carta di Rete di M. C. Capitolo 1 – Dati anagrafici e clinici del pazienteUtente: M.C. Età: 29Ipotesi Diagnostica: Ritardo Mentale e Disturbo Psicotico NAS Data di compilazione: 7/01/2009Somministratore: Maria Chiara Bivona

26

Legenda

Capitolo 2 – Descrizione della situazione familiare, abitativa e lavorativaM.C. nasce il 16/03/1979 a Piazza Armerina. I componenti del nucleo familiare sono 9, lei è la 5° di 7 figli. Il livello socio-

27

economico e culturale della famiglia è basso. La madre è casalinga e il padre lavora saltuariamente.Fin dalla prima infanzia è stata istituzionalizzata (da quando aveva 5 anni): prima in un collegio, insieme a sua sorella L., a Piazza Armerina, poi a Caltanissetta e infine a Raffadali. A 18 anni, anno in cui viene dimessa dall’istituto, ottiene la licenza media. Usufruendo della pensione di invalidità, M.C. e la sorella maggiore, C., abiteranno assieme. La convivenza dura poco tempo. Andrà a convivere anche con la sorella M. R. prima a Raffadali e poi a S. Cono. L’affitto e le diverse spese venivano affrontate con i soldi della pensione di M.C. Iniziano, infatti, le prime discordie proprio sulla gestione della pensione. M.C. rivela, infatti, che era lei a “campare le sue sorelle” e di non essere più padrona dei suoi soldi. Si trasferisce, successivamente, a Piazza Armerina, dai genitori. Si tratta però di una convivenza destinata a durare poco proprio per la gestione egoistica della pensione di M.C. Nel frattempo la sorella M. R. incontra e s’innamora di un uomo e decidono di trasferirsi a Novi Ligure. M.C. andrà a vivere con loro. Anche in questo caso la convivenza dura poco e soprattutto le infastidisce dover rimanere sempre a casa, da sola. Dopo tre anni di permanenza al Nord, decide di ritornare a Piazza Armerina dai suoi genitori. Vive in un ambiente familiare burrascoso e litigioso dove centrale è il problema della gestione del denaro. M.C. rimprovera la madre di non fare mai la spesa e di farle patire la fame. Le discordie difficilmente si placano e spesso si assiste ad un escalation di aggressività che sfocia in comportamenti anche violenti (riferisce di essere stata inseguita da suo padre che la minacciava con dei coltelli in mano).Un giorno mentre era in un parco pubblico viene “stuzzicata” e successivamente abusata sessualmente da un gruppo di balordi. Per questi è ancora in atto un procedimento penale. Diviene necessario, perciò, l’allontanamento di M.C. dal suo paese. Così, attraverso il DSM di Piazza Armerina M.C. viene inserita in comunità alloggio, nel 2003. Adesso ha riallacciato il rapporto con la sua sorella maggiore che è rimasta a vivere a Piazza Armerina, quella con cui era stata ricoverato in istituto a 5 anni, la quale si è sposata ed ha messo al mondo due bambine.

28

Capitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente La Comunità Alloggio è gestita dalla Cooperativa Insieme e opera nel territorio di Caltagirone dal 1992. Si tratta di una struttura intermedia residenziale, suddivisa in due appartamenti indipendenti, di recente trasferitasi in zona San Pietro, destinata ad ospitare al massimo 10 soggetti, affetti da grave patologia psichiatrica, per appartamento. La struttura, una grande e signorile villa, è concepita per ospitare una comunità residenziale. Attualmente sono presenti 18 pazienti, di età compresa tra i 29 e oltre i 60 anni. Essa dispone di ampi spazi, soggiorni e sale comuni, stanze doppie o triple, spazi esterni con giardino, zone coltivate con ortaggi e spezie varie, zona pollaio con uova fresche vendute anche alla gente del Paese. Lo staff è formato da una equipe composta da un coordinatore (presidente della cooperativa che gestisce la comunità), due assistenti sociali, in qualità di responsabili amministrative, otto operatori sociali, quattro donne e quattro uomini, un infermiere professionale di sesso maschile (Io Ausiliare della paziente).

Capitolo 4 - Storia Clinica del pazienteM. C. fino al 2003, anno durante il quale è stata inserita in comunità, non è stata seguita né farmacologicamente né psicologicamente da alcun servizio territoriale del Dipartimento di Salute Mentale. Dalla diagnosi funzionale M.C. presenta difficoltà dell’apprendimento dovute ad un Ritardo Mentale di grado moderato; risale al 2004 la compilazione del VADO, per la valutazione del suo funzionamento, e del modello delle aree riabilitative. Risultano frequenti i ricoveri nell’SPDC di Caltagirone per il riacutizzarsi periodico della sintomatologia esplosiva , auto ed etero-aggressiva della paziente. Nel 2005 è stato redatto il primo Progetto Terapeutico Personalizzato in collaborazione tra DSM e Comunità Alloggio; questo, è stato aggiornato un paio di volte attraverso incontri formali presso il DSM.

29

Dalla metà del 2008 ha iniziato a manifestarsi invece una sintomatologia regressiva fatta di continue lamentele per svariati disturbi somatici e caratterizzata da una modalità relazionale dipendente ed ansiosa nei confronti degli operatori ed in particolare delle responsabili della Comunità e dell’Infermiere Professionale. Il quale ha anche la funzione di Io Ausiliario per la paziente.L’ultimo suo aggiornamento risale al 15 Gennaio 2009 in occasione dell’attivazione autonoma, da parte della Comunità Alloggio, del Gruppo Operativo di progettazione Terapeutica Personalizzata, al quale sono stati invitati i servizi territoriali del DSM di appartenenza, i servizi sociali del comune di residenza, i pochi familiari ancora rintracciabili dall’equipe e dalla paziente; purtroppo senza ottenere da nessuno la disponibilità alla presenza in gruppo.

Capitolo 5 - Descrizione del Processo di SomministrazioneIl giorno della somministrazione M. C. è abbastanza tranquilla e serena. Ci sediamo attorno al tavolo della cucina. Ascolta con diligenza le consegne. Scrive come se “stesse facendo i compiti” il suo elenco, accostando ad ogni nome dei suoi fratelli la città dove loro abitano e alla fine del suo elenco scrive il suo nome e la città dove vive (in comunità alloggio, cioè a Caltagirone).Al temine della somministrazione quando le chiedo di dirmi cosa ne pensa della sua rete di relazioni, la guarda e mi risponde di esserne soddisfatta, rispecchiando proprio la realtà dei fatti.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di ReteNella sua carta di rete emerge l’assenza di legami tra le persone. M. C. si colloca al centro ma da lei non parte alcun legame verso gli altri nomi della sua rete.

30

Anzi, ciò che emerge è proprio questo: l’assenza dei legami tra le persone, “relegate” ai 4 estremi del foglio. L’unica sorella a essere collocata più vicina a lei è Liliana: forse perché è l’unica che è rimasta a vivere in Sicilia, a differenza degli altri tre fratelli che si trovano in Nord Italia e all’estero. E’ verso lei e verso Lucia, sua compagna di stanza in comunità, che inserisce un rapporto “conflittuale”: a differenza degli altri che abitano lontano, sono le uniche che forse cercano di spronarla a migliorarsi e a crescere, e questo, forse, fa innervosire un po’ M. C., che invece di essere coccolata e viziata viene da loro ripresa. La sua carta evidenzia come un legame debole, inizialmente, perché tra due sconosciute, come quello tra lei e Lucia, può diventare Forte e significativo. Infatti, la sua compagna di stanza viene considerata appartenente alla sua rete primaria, alla stregua dei suoi fratelli, cioè tra le persone con le quali ci sono legami solidi e di natura affettiva.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

7/a. 1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area GraficaPer quanto riguarda la struttura del disegno, si tratta di un’organizzazione diffusa, con tutti i nomi distesi in tutto il foglio. La loro dimensione è grande e omogenea rispetto a quella della paziente. Il tratto è pesante.

Griglia B: Area della Collocazione Topografica M. C. è il centro grafico-geometrico del foglio, ma non il centro psico-motorio: ogni nome è come una monade, isolato l’uno con l’ altro. Alcuni nomi sono collocati vicino a sé.

31

7/a. 2: Area Psico-SocialeGriglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti SocialeLa sua carta di rete è formata essenzialmente dalla rete primaria: i fratelli e una paziente della comunità che condivide con lei la camera.

Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni InterpersonaliI legami sono di tipo Conflittuale nei confronti di Lu. (la loro convivenza presenta parecchi alti e bassi) e della sorella L. Secondo la paziente Lu. è gelosa quando va trovare sua sorella e la critica dicendole di comportarsi come una bambina. Con L. c’è un legame conflittuale perché la ricatta di non ospitarla a casa sua per le feste o nei week end se si comporta male e se si mostra nervosa e agitata. Verso gli altri tre fratelli (M.R., D. e C.), invece, il rapporto è normale. La paziente parla bene di loro perché la coccolano con diversi regali.I legami sono costituiti da linee e non da frecce, per questo, infatti, si parla di rappresentazione adirezionale.

7/b: Valutazione elementistica quantitativa (indici numerici):

AREA GRAFICA

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONESTRUTTURA DEL DISEGNO

NOMI IN SIMBIOSI: N. 0NOMI ESTESI IN TUTTO LO SPAZIO: N. 0NOMI POSTI LUNGO IL MARGINE: N. 5 (Liliana, Lucia, Maria Rosa, Carmela, Daniele)

32

DIMENSIONE DEI NOMI

NOMI MOLTO PICCOLI: N. 0NOMI PICCOLI: N. 0NOMI GRANDI: N.6NOMI MOLTO GRANDI: N.0

PRESSIONE DEL TRATTO

TRATTO SOTTILE: N.0TRATTO PESANTE: N.6

DIMENSIONE DEL PROPRIO NOME

NOME PROPRIO PIU’ GRANDE: NONOMI TUTTI DELLA STESSA GRANDEZZA: N.6 (compreso il pronome Io)NOME PROPRIO PIU’ PICCOLO: NO

AREA DELLA COLLOCAZIONE TOPOGRAFICA

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONECENTRO IL CENTRO GRAFICO-

GEOMETRICO : rappresentato dal nome proprioCENTRO PSICO-MOTORIO: Inesistente

COLLOCAZIONE DI SE STESSO

AL CENTRO E LIEVEMNTE A SINISTRA

COLLOCAZIONE AFFETTIVA DEI NOMI

VICINO AL NOME PROPRIO: N. 1 (Liliana) LONTANO DAL NOME PROPRIO: N.4 (Lucia, Maria Rosa, Carmela, Daniele)

AREA DELLA PRESENZA-ASSENZA DELLE RETI SOCIALICATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONERETE PRIMARIA N. 5 (Liliana, Lucia, Maria Rosa, Carmela,

Daniele)RETE INTERMEDIA N. 0

RETE SECONDARIA

N. 0

33

AREA DEI LEGAMI NELLE RELAZIONI INTERPERSONALICATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONENORMALE N. 3 ( Maria Rosa, Carmela, Daniele)

FORTE N. 0

DEBOLE N. 0

INTERROTTO, SFALDATO N. 0

ROTTO N. 0

DISCONTINUO N. 0

AMBIVALENTE N. 0

CONFLITTUALE N. 2 (Liliana, Lucia)

8. Riflessioni conclusive

La Carta di Rete di M. C. è costituita da pochissimi nodi, disposti rigidamente ai confini dello spazio intorno a sé, appartenenti tutti alla rete primaria e rappresentati da 4 fratelli (rete primaria parentale) ed una compagna di stanza (rete primaria non-parentale).Lucia, la compagna di stanza di M. C., in realtà è una nuova compagna di stanza. Le due pazienti si sono ritrovate a condividere la stessa stanza dopo il trasloco della Comunità nella nuova residenza, avvenuto nel 2008. La relazione con questa nuova compagna di stanza si è andata organizzando attraverso una modalità transferale di tipo familiare, e precisamente associando ad essa la figura della sorella che è rimasta nel paese d’origine, quella che le è stata più vicina tra tutti gli altri fratelli, quella presso cui si reca nelle vacanze e la stessa con cui è stata messa in istituto a 5 anni. Nella Carta di Rete, infatti, la sorella e la compagna di stanza sono molto vicine tra loro, sono anche le due persone più vicine alla paziente e le uniche due con le quali disegna relazioni conflittuali, e la compagna di stanza sembra aver preso geometricamente il posto della sorella. I 4 angoli del foglio sono infatti occupati da tre fratelli e della compagna di stanza, mentre

34

subito sotto questa compare il nome della sorella. La quale, con questo artificio grafico, risulta la persona più vicina alla paziente.

II Carta di Rete di M. C.

Capitolo 1 – Dati anagrafici e clinici del pazienteUtente: XXX. Età: 30 anniIpotesi Diagnostica: Ritardo Mentale e Disturbo Psicotico NASData di compilazione: 11/06/2009Somministratore: Maria Chiara Bivona

35

Legenda

Capitolo 2 – Descrizione della situazione familiare, abitativa e lavorativa - AggiornamentoViene inserita nella Comunità Alloggio Insieme, all’inizio del 2003. Da allora ha riallacciato il rapporto con la sua sorella maggiore che è rimasta a vivere a Piazza Armerina, quella con cui era stata ricoverato in istituto a 5 anni, la quale si è sposata ed ha messo al

36

mondo due bambine. Adesso va a farle visita all’incirca una colta al mese e qualche giorno durante le festività estive e natalizie. Sembra molto affezionata alle nipotine, mentre non ricerca più di tanto la relazione con i genitori, ormai anziani ed ammalati, e la casa d’origine. La paziente, in accordo con le indicazioni dello staff della Comunità Alloggio Insieme e con il consenso del Servizio Sociale Inviante e del DSM di Piazza Armerina, è in attesa di venire trasferita in un Comunità Alloggio nel suo paese d’origine.

Capitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente – Aggiornamento Lo staff è formato da una equipe composta da un coordinatore (presidente della cooperativa che gestisce la comunità), due assistenti sociali, in qualità di responsabili amministrative, otto operatori sociali, quattro donne e quattro uomini, un infermiere professionale di sesso maschile. Costui ha anche la funzione di Io Ausiliario della paziente ed è diventato l’oggetto principale delle sue attenzioni seduttive e degli suoi attacchi istrionici. Le crisi regressive di cui soffre hanno spesso un tematica sottostante il rapporto con lui e, tramite lui, con variegate sintomatologie somatiche.

Capitolo 4 - Storia Clinica del paziente - AggiornamentoDalla metà del 2008 ha iniziato a manifestarsi invece una sintomatologia regressiva fatta di continue lamentele per svariati disturbi somatici e caratterizzata da una modalità relazionale dipendente ed ansiosa nei confronti degli operatori ed in particolare delle responsabili della Comunità e dell’Infermiere Professionale. Il quale ha anche la funzione di Io Ausiliario per la paziente.Il 15 gennaio 2009, è stato attivato autonomamente, da parte della Comunità Alloggio, un Gruppo Operativo di Progettazione Terapeutica Personalizzata, al quale sono stati invitati i servizi territoriali del DSM di appartenenza, i servizi sociali del comune di residenza,

37

i pochi familiari ancora rintracciabili dall’equipe e dalla paziente; purtroppo senza ottenere da nessuno la disponibilità alla presenza in gruppo.Le crisi regressive e le lamentele somatiche, da allora sono peggiorate e si stanno trasformandosi in vere e proprie somatizzazioni, con sintomatologia a carico del sistema cardiovascolare. Anche le modalità relazionali dipendenti si stanno esacerbando venendo ad assumere caratteristiche francamente isterico-istrioniche.

Capitolo 5 - Descrizione del Processo di SomministrazioneIl giorno della somministrazione M.C. è tranquilla e ben predisposta al lavoro. Siamo nella sua stanza, sedute. Scrive senza alcuna esitazione il suo elenco in pochi minuti. Si tratta principalmente dei suoi familiari e della sua compagna di stanza, che nomina non per nome ma per cognome. La somministrazione dura ¾ d’ora circa.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di ReteLa sua carta di rete appare articolata e dinamica: sono presenti parecchi nodi della sua rete primaria, oltre i fratelli inserisce anche i genitori e la sua compagna di stanza. Lei si pone al centro e accanto a sé, a destra del suo Io le persone per lei più significative. Inserisce vicino a lei gli affetti più vicini, affettivamente e geograficamente (infatti mi precisa che sua sorella Liliana abita a San Cono, o i suoi genitori, posti a seguire, a Piazza Armerina) e via via gli altri fratelli, che abitano al Nord d’Italia e all’estero. Nonostante ciò, il suo legame più forte è verso Carmela che abita a Novi Ligure, mentre è normale verso la sua compagna di stanza e i genitori. Nei confronti degli altri fratelli traccia un legame debole. Dal confronto con la sua precedente carta, ciò che emerge è innanzitutto la presenza, in quest’ultima di una rete più articolata e composita. Ciò si evidenzia non solo in merito al criterio di vicinanza/lontananza affettiva ma anche per via della presenza di legami tra lei e le persone più

38

significative. A differenza della prima carta, più dispersiva, scarna e disarticolata, questa appare più densa e stabile.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

7/a.1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area GraficaPer quanto riguarda la struttura del disegno, si tratta di un’organizzazione diffusa, con tutti i nomi distesi dalla parte centrale del foglio al basso. La loro dimensione è grande e omogenea rispetto a quella della paziente. Il tratto è pesante.

Griglia B: Area della Collocazione Topografica M. Concetta è il centro grafico-geometrico del foglio e anche il centro psico-motorio: dal pronome personale Io, infatti, si dipartano i diversi legami nei confronti delle altre persone rappresentate. Pone vicino a sé sa sorella Liliana (precisando nel foglio anche la città dove lei abita, cioè San Cono), e i suoi genitori; leggermente più in basso Licari, cioè la sua compagna di stanza, e poi a scendere gli altri suoi fratelli.

7/a.2: Area Psico-SocialeGriglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti SocialeLa sua carta di rete è formata essenzialmente dalla rete primaria: i fratelli, i genitori e una paziente della comunità che condivide con lei la camera.

Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni InterpersonaliI legami sono essenzialmente buoni: di tipo Normale verso i genitori e verso la sua compagna di stanza, deboli verso glia altri suoi fratelli, mentre è con Carmela che sente un tipo di legame Forte, nonostante la lontananza fisica da lei. Emerge una certa padronanza nonché sicurezza nel tracciare i legami, segno, forse, di una maggiore capacità di riflessione e di maturità nei confronti dei legami con le persone a lei care.

39

I legami sono costituiti da linee e non da frecce, per questo, infatti, si parla di rappresentazione adirezionale.

7/b: Valutazione elementistica quantitativa (indici numerici):

AREA GRAFICA

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONESTRUTTURA DEL DISEGNO

NOMI IN SIMBIOSI: N. 0NOMI ESTESI IN TUTTO LO SPAZIO: N. 8NOMI POSTI LUNGO IL MARGINE: N. 0

DIMENSIONE DEI NOMI NOMI MOLTO PICCOLI: N. 0NOMI PICCOLI: N. 0NOMI GRANDI: N. 8NOMI MOLTO GRANDI: N. 0

PRESSIONE DEL TRATTO TRATTO SOTTILE: N.0TRATTO PESANTE: N. 8

DIMENSIONE DEL PROPRIO NOME

NOME PROPRIO PIU’ GRANDE: NONOMI TUTTI DELLA STESSA GRANDEZZA: N. 8 NOME PROPRIO PIU’ PICCOLO: N0

AREA DELLA COLLOCAZIONE TOPOGRAFICA

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONECENTRO IL CENTRO GRAFICO- GEOMETRICO

COINCIDE QUASI DEL TUTTO CON QUELLO PSICO-MOTORIO

COLLOCAZIONE DI SE STESSO

AL CENTRO

COLLOCAZIONE AFFETTIVA DEI NOMI

VICINO AL NOME PROPRIO: N. 3 (Liliana, Mamma, Papà) LONTANO DAL NOME PROPRIO: N.5 (Licari, Carmela, Rosa, Salvatore, Angelo)

AREA DELLA PRESENZA-ASSENZA DELLE RETI SOCIALI

40

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONERETE PRIMARIA

N. 8 (Liliana, Mamma, Papà, Licari, Carmela, Rosa, Salvatore, Angelo)

RETE INTERMEDIA

N. 0

RETE SECONDARIA

N. 0

AREA DEI LEGAMI NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONENORMALE N. 3 (Mamma, Papà, Licari)

FORTE N. 1 (Carmela)

DEBOLE N. 4 (Liliana, Rosa, Salvatore, Angelo)

INTERROTTO, SFALDATO N. 0

ROTTO N. 0

DISCONTINUO N. 0

AMBIVALENTE N. 0

CONFLITTUALE N. 0

8. Riflessioni conclusiveDal confronto tra questa e la precedente Carta di Rete somministrate a M.C. a distanza di sei mesi l’una dall’altra, emergono diverse differenze. Nella prima i nodi della rete erano dispersi, posti agli estremi del suo foglio e non collegati da alcun tipo di legame con il simbolo indicante sé stessa. La presente Carta di Rete appare invece più popolata e articolata. E’ come se la paziente avesse creato maggiore spazio mentale alle persone che fanno parte della sua rete primaria, inserendo più nomi e soprattutto collocandoli più vicini a sé stessa. Anche i legami appaiono migliorati: soprattutto quelli verso Licari (la compagna di stanza) e Liliana (la sorella che abita a Piazza

41

Armerina), prima di tipo conflittuale, adesso essenzialmente buoni (normale verso la prima e debole verso la seconda). Ciò, inoltre, ci fa giustamente riflettere sulla capacità, da parte della paziente a differenziare le diverse tipologie di legame affettivo in base alle persone per lei significative. A differenza del processo di somministrazione della prima Carta, durante il quale la paziente si mostrava tranquilla ma in un certo senso “superficiale”, in questa somministrazione invece ha assunto un atteggiamento molto più riflessivo e maturo.

42

LA CARTA DI RETE PERSONALE PER GLI OPERATORI DELLA SALUTE MENTALE DI COMUNITÀ

FASE 1. COSTRUZIONE(Esplorazione, Disposizione, Tessitura, Inchiesta)

1. ESPLORAZIONE1.1 Consegna del primo foglio bianco e di una penna.Prima consegna – Prima parte: a) “Il lavoro che ci accingiamo a fare si chiama Carta di Rete, e riguarda appunto la sua rete di relazioni lavorative più significative”. (rispetto ad uno specifico contesto lavorativo o ad uno specifico paziente)a) “Vorremmo cercare di fare insieme a lei una riflessione sulle sue relazioni lavorative più significative. Cioè sulle persone che conosce ed a cui pensa maggiormente nel suo contesto lavorativo. Persone che fanno parte della sua vita professionale.”Prima consegna – Seconda parte: “Faccia un elenco di tutte le relazioni lavorative più significative (rispetto ad uno specifico contesto lavorativo o ad uno specifico paziente), ovvero le persone, i gruppi, le istituzioni e gli ambienti sociali che per lei sono importanti in questo momento. Con questo intendiamo sia le relazioni positive che quelle negative.”

1.2 Elencazione dei nomi e costruzione della legendaDopo l’elencazione, da parte dell’operatore, dei nomi, esplorare insieme ad esso l’elenco prodotto sul foglio. Costruire accanto ad ogni nome una legenda che indichi l’identità delle persone o dei luoghi elencati.

Eventi particolari: L’operatore può elencare, anche se non esplicitamente invitato a farlo attraverso

la prima consegna, persone morte o anche animali domestici o eventi traumatici. Per le persone decedute, il clinico dovrà segnare accanto al nome una croce, e

valutare se poi nel disegno l’operatore inserirà queste persone. In caso di un elenco lungo il clinico dovrà sollecitare l’operatore ad una

chiusura, senza dare mai uno stop. Al contrario, quando l’elenco si ferma ad uno o due persone, lo solleciterà a continuare attraverso la ripetizione della consegna.

Anziché fare un elenco, l’operatore può incominciare a scrivere, in modo quasi ossessivo, delle frasi nelle quali descrive le persone che pensa di elencare e/o in cui spiega perché queste persone sono importanti per lui.

Dopo aver inserito delle persone in elenco, l’operatore può decidere di cancellarle. In questo caso il clinico darà la possibilità di cancellarle, ma dovrà ricordarsi di annotare questo atto e di collegarlo ai nomi cancellati.

43

2. DISPOSIZIONE2.1 Consegna del secondo foglio bianco. Collocazione di Sé.Seconda consegna – Prima parte:“Immaginiamo che questo foglio bianco rappresenti la sua attuale vita lavorativa. Collochi se stesso, con il termine Io, nel punto del foglio che preferisce”.

2.2 Collocazione dei nomi in elencoSeconda consegna – Seconda parte:“Ora le leggerò i nomi dell’elenco che lei ha compilato e lei li posizionerà sul foglio utilizzando il criterio della vicinanza-lontananza affettiva rispetto alla posizione scelta per sé stesso”.

Eventi particolari: L’operatore si può rifiutare di collocare sé stesso nel foglio bianco. Il clinico

deve invitare l’operatore ad eseguire la consegna, ripetendola con modalità diverse.

L’operatore si può rifiutare di collocare nel foglio, le persone e i luoghi dell’elenco, dicendo, magari, che in effetti per lui non sono importanti, o che comunque lui per loro non si sente importante. Il clinico deve annotare le omissioni.

3. TESSITURA3.1 Consegna della tabella dei legami affettivi, costruzione della reteTerza consegna – Prima parte:“Ora cerchiamo di individuare il tipo di legame che lei sente di avere con ciascuna delle persone disposte sulla carta.”

In questa fase verrà utilizzata la legenda composta da 8 diversi segni ai quali corrispondono gli 8 diversi tipi di legame. Si chiederà al soggetto di individuare il suo personale rapporto con quella persona della sua rete e poi di dire se esso può essere chiamato un rapporto normale, forte, debole, interrotto, rotto, discontinuo, ambivalente o conflittuale.

Terza consegna – Seconda parte:“Tracci una di queste otto tipologie di linee per congiungere la sua persona con ciascuno di tutti gli altri nomi disposti sulla carta.”

Eventi particolari: L’operatore può chiedere se deve inserire il tipo di legame che lui sente avere

verso l’altra persona o quello che lui crede quella persona abbia verso di lui. Il clinico deve ripetere la consegna.

L’operatore può cercare cercano di assegnare più di un legame ad ogni singolo nodo. Il clinico deve ricordare che la consegna prevede assegnazione di un solo tipo di legame alla relazione tra due nodi.

44

4. INCHIESTA4.1 Inchiesta base:Finito il disegno, il clinico fa all’operatore tre domande a risposta aperta (inchiesta base):Cosa vede e cosa ne pensa della carta di rete ottenuta?Si aspettava di avere una mappa così o diversa?Vorrebbe cambiare qualcosa?

4.2 Inchiesta approfondita:Il clinico potrà approfondire l’inchiesta chiedere ulteriori spiegazioni rispetto alla collocazione dei nomi sulla carta ed al tipo di legami disegnati.

Prima Restituzione:Il clinico fornirà una prima restituzione empatica sulla collocazione dei nomi nella mappa e sul tipo di legami disegnati, dando appuntamento ad un successivo incontro di restituzione completa, da effettuarsi dopo la valutazione della carta.

Successive Richieste di Modifica:Durante il periodo di tempo che intercorra tra la fine della somministrazione e la fine della valutazione, è possibile, all’operatore, continuare ad apportare modifiche alla propria carta. Il clinico deve quindi concordare le modalità di accesso alla carta di rete ed all’assetto del colloquio per l’apporto delle eventuali modifiche da parte dell’operatore e successivamente prendere nota degli eventuali interventi di modifica effettuati dall’operatore sulla propria carta di rete.

45

2. VALUTAZIONE(Siglatura e Protocollo)

1. SIGLATURA DELLE RETI SOCIALI1.1 Fotocopia della carta di rete, Griglia delle Reti Sociali (Griglia C).Il clinico provvederà ad incorniciare i nomi presenti nella Carta di Rete (fotocopiata) utilizzando la simbologia della Griglia delle Reti Sociali, e ad annotarne la presenza-assenza delle diverse tipologie.

2. REDAZIONE DEL PROTOCOLLO2.1 Protocollo di valutazione della Carta di Rete.

Il clinico provvederà a redigere il protocollo, in 8 capitoli:1 Dati Anagrafici2 Descrizione della situazione sociale dell’operatore3 Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di lavoro attuale dell’operatore4 Storia Professionale dell’operatore: Descrizione delle fasi evolutive della situazione lavorativa e professionale dell’operatore.5 Processo di Somministrazione: Descrizione di tutto ciò che è successo durante il lavoro con l’operatore sia rispetto al tempo e alle modalità di somministrazione della Carta di Rete, sia rispetto ai suoi commenti, alle sue impressioni e ad eventi particolari accaduti nella relazione. Riportare le annotazioni raccolte nell’inchiesta e gli eventi contestuali alla somministrazione.6 Valutazione Globale: Descrizione del disegno nel suo insieme, la forma, l’immagine, la struttura, gli elementi estetici: tratti, intrecci, nodi, ecc. Valutazione del disegno e delle sue parti anche in senso proiettivo.7 Valutazione Elementistica (qualitativa e quantitativa) - 7/a: Qualitativa: Descrizione qualitativa del disegno rispetto a 2 aree i analisi del disegno:1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica Griglia B: Area della Collocazione Topografica 2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni Interpersonali - 7/b: Quantitativa: Descrizione quantitativa degli elementi del disegno indicati dalle quattro griglie di analisi. Calcolo degli indici numerici.8 Riflessioni Conclusive: Sottolineare gli elementi di particolare rilevanza che emergono dalla valutazione qualitativa e quantitativa rispetto alla storia ed alla situazione professionale dell’operatore. Tracciare raccordi significativi tra i dati raccolti nei vari capitoli. Avanzare ipotesi interpretative generali sul contesto lavorativo nel suo complesso.

46

3. GRIGLIE AREA PSICO-MOTORIA(Area Grafica e Area Topografica)

GRIGLIA A: AREA GRAFICACATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

STRUTTURADEL DISEGNO

- NOMI IN SIMBIOSI (COARTATA)- NOMI ESTESI IN TUTTO LO SPAZIO (DIFFUSA) - NOMI POSTI LUNGO IL BORDO (AGLI ESTREMI)

DIMENSIONEDEI NOMI

- NOMI MOLTO PICCOLI (INTROVERSIONE)*- NOMI PICCOLI (INADEGUATEZZA,

AUTOCONTROLLO, TIMIDEZZA)*- NOMI GRANDI (SPONTANEITA’, CONTROLLO)*- NOMI MOLTO GRANDI (ESTROVERSIONE)*

PRESSIONEDEL TRATTO

- TRATTO SOTTILE (TIMIDEZZA, INTROVERSIONE)*- TRATTO PESANTE (IMPULSIVITA’ AGGRESSIVITÀ)*

DIMENSIONE DEL PROPRIO

NOME

- NOME PROPRIO PIU’ GRANDE (MAGGIORE)- NOMI TUTTI DELLA STESSA GRANDEZZA

(OMOGENEA)- NOME PROPRIO PIU’ PICCOLO (MINORE)

* (Lis A., 1998)

GRIGLIA B: AREA DELLA COLLOCAZIONE TOPOGRAFICACATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

CENTRO - GRAFICO-GEOMETRICO- PSICO-MOTORIO

COLLOCAZIONE DI SE STESSO

- CENTRALE (EGOCENTRISMO)*- IN ALTO (ADERENZA AGLI IDEALI,

RICERCA DI SODDISFAZIONE)*- IN BASSO (ANCORAGGIO ALLA REALTÁ,

ORIENTAMENTO AL CONCRETO)- A DESTRA (ESTROVERSIONE,

INDIPENDENZA, TENDENZA AL FUTURO)*

- A SINISTRA (INTROVERSIONE, DIPENDENZA, ATTACCAMENTO AL PASSATO)*

- AI MARGINI (RICERCA DI SOSTEGNO)*

COLLOCAZIONE AFFETTIVA DEI NOMI

- VICINO AL NOME PROPRIO- LONTANO DAL NOME PROPRIO

* (Lis A., 1998)

47

4. GRIGLIE AREA PSICO-SOCIALE(Area delle Reti e Area dei Legami)

GRIGLIAC:AREA DELLA PRESENZA-ASSENZA DELLE RETI SOCIALI

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE**

SE STESSO ASSENTEPRESENTE

RETE PRIMARIA

PERSONE CON LEGAMI DI NATURA AFFETTIVA BASATI SULLA RECIPROCITÀ

PERSONE:- COLLEGHI - AMICI

RETE INTERMEDIA

***

PERSONE CON LEGAMI DI CONDIVISIONE DEL CONTESTO CLINICO – PLEXUS DI CONVIVENZA E LAVORO TERAPEUTICO

DISPOSITIVI TERAPEUTICI:- COMUNITÀ TERAPEUTICA RESIDENZIALE- COMUNITÀ ALLOGGIO- GRUPPO-APPARTAMENTO- TERAPIA D’APOGGIO DOMICILIARE- TRATTAMENTI TERAPEUTICI GRUPPALI- GRUPPI OPERATIVI E VITALI- GRUPPI DI STRADA

PERSONE:- PAZIENTI-UTENTI CON RAPPORTI FAMILIARI- STAFF RESPONSABILI- COLLABORATORI AUSILIARI- OPERATORI DOMICILIARI- OPERATORI DI STRADA- TUTOR DI INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA

48

RETE SECONDARIA

FORMALE

ISTITUZIONI PUBBLICHE CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI ALLA PERSONE E DENARO, CON FUNZIONE DI TUTELA DEI DIRITTI E DI SOSTEGNO PSICO-SOCIALE

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- SERVIZI SANITARI- SERVIZI SOCIALI- SERVIZI DI FORMAZIONE

PERSONE:- PAZIENTI-UTENTI CON RAPPORTI PROFESS.- OPERATORI-FUNZIONARI DELLE

AGENZIE/ISTITUZIONI SOCIALI

RETE SECONDARIA INFORMALE

GRUPPI DI PERSONE CON MINIMA ORGANIZZAZIONE E MASSIMA EFFICACIA NELLA FUNZIONE DI SCAMBIO SOLIDALE

GRUPPI DI ATTIVITA’:- SPORTIVI- ARTISTICO-CULTURALI- RELIGIOSI- DI AIUTO-MUTUO-AIUTO

RETE SECONDARIA DEL TERZO

SETTORE

ISTITUZIONI CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI ALLA PERSONE ED ALLA COMUNITA’, CON FUNZIONE DI PARTECIPAZIONE ALLO SVILUPPO SOCIALE

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO- COOPERATIVE SOCIALI- GRUPPI NO-PROFIT- FONDAZIONI- COMUNITA’ PARROCCHIALI- ORGANIZZAZIONI SINDACALI

RETE SECONDARIA DI MERCATO

ISTITUZIONI ECONOMICHE CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI, PRODOTTI E VALORI, CON FUNZIONE DI PARTECIPAZIONE AL MERCATO

AZIENDE/IMPRESE:- INDUSTRIALI- AGRICOLE- COMMERCIALI- DI SERVIZI

SERVIZI CLINICI:- PSICOTERAPIA PERSONALE- GRUPPI DI SUPERVISIONE/COVISIONE

49

RETE SECONDARIA

MISTA

ISTITUZIONI PRIVATE CON CUI SI SCAMBIANO SERVIZI ALLA PERSONE E DENARO, CON FUNZIONE DI TUTELA DEI DIRITTI E DI PARTECIPAZIONE AL MERCATO

ISTITUZIONI/ORGANIZZAZIONI:- SERVIZI SANITARI PRIVATI- SERVIZI PREVIDENZIALI- SERVIZI INFORMATIVI- SERVIZI DI FORMAZIONE PRIVATA

**(Fasolo F., Neglia C., 2004)***(Fasolo F., Tirelli M. e coll., 2003)

GRIGLIA D: AREA DEI LEGAMI NELLE RELAZIONI INTERPERSONALI

CATEGORIE ELEMENTI DI OSSERVAZIONE

LEGAMI AFFETTIVI**

NORMALE

FORTE

DEBOLE

INTERROTTO, SFALDATO

ROTTO

DISCONTINUO

AMBIVALENTE

CONFLITTUALE

50

FRECCE NEI LEGAMI

ASSENZA(RAPPRESENTAZIONE ADIREZIONALE)PRESENZA SINGOLA(RAPPRESENTAZIONE UNIDIREZIONALE)° INTERNA (INTROVERSIONE)° ESTERNA ( EXTROVERSIONE)PRESENZA DOPPIA(RAPPRESENTAZIONE BIDIREZIONALE)

**(Fasolo F., Neglia C., 2004

Scheda A.2

PROTOCOLLI DI VALUTAZIONE DELLA CARTA DI RETE PERSONALE DI OPERATORI IN CT

di Giorgia Gugliotta

PROTOCOLLO N. 1

- Data Colloquio: Ottobre 2008- Luogo Colloquio: CTA Adelina – Villarosa (EN)

51

Capitolo 1 – Dati Anagrafici

Nome: XXX XXXEtà: XXFunzione e Ruolo lavorativo: Assistente SocialeCapitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente

La CTA Adelina è sita a Villarosa, che dista da Enna circa 16 km. E’ strutturata in qualità di presidio Residenziale Psichiatrico ad indirizzo terapeutico-riabilitativo. Può ospitare un numero massimo di 20 utenti, di età compresa nei 65 anni, per i quali è possibile attivare metodiche e pratiche riabilitative. L’equipe terapeutica è multidisciplinare. Capitolo 5 - Descrizione del Processo di Somministrazione

Ancora prima di effettuare la consegna ed iniziare la somministrazione, l’operatrice. sembra essere un po’ tesa, desiderosa di “provare” questa esperienza, ma nello stesso tempo attenta. Sicura, l’operatrice. scrive i primi e soli 4 nomi. Viene ripetuta la consegna e si accorge di avere tralasciato anche altre persone che ritiene essere significative nell’ambito professionale e non necessariamente caratterizzate da un legame “positivo”.

La seconda consegna è più complessa, nel senso che l’operatrice avverte la difficoltà di individuare la propria posizione sul foglio e la posizione di vicinanza-lontananza degli altri, rispetto a se. Ma dopo un primo momento di smarrimento, procede nell’individuazione delle posizioni.

52

Al termine della somministrazione l’operatrice si sente soddisfatta e ritiene utile poter prendere spunto dalla carta di rete per parlare un po’ di sé e dei rapporti nell’ambito lavorativo.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di Rete

Il disegno ad una prima visione sembra essere composto da una serie di parti di una gestalt; se stessa è il centro del disegno e le 4 persone che l’operatrice sente importanti. Durante la descrizione accurata dei legami, menziona come prioritario quello con supervisore, che sente una figura importante, necessaria per se e per l’intera “salute” della CT.

I tipi di legame sono forti e normali, uno discontinuo e uno debole, non sono presenti legami conflittuali e ambivalenti nella carta di rete dell’operatrice, i rapporti rappresentati sembrano caratterizzati da una certa “normalità”, con nessun riferimento a possibili problematiche.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

7/a.1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica

La struttura del disegno appare coartata, raggrupata, gli elementi distaccati sono gli ausiliari, e due componenti dell’equipe. Il tratto è normale, anche se diventa molto pesante quanto si tratta di rappresentare il tipo di legame. Il proprio nome è più grande rispetto a quello degli altri, come se oscillasse tra una certa impulsività e una introversione e timidezza. Griglia B: Area della Collocazione Topografica

Il centro psicologico del disegno appare essere proprio l’operatrice, la collocazione di se è in alto e al centro, come a voler denotare una ricerca continua verso la soddisfazione lavorativa e una costante ricerca di aderenza agli ideali; la posizione centrata sottolinea un certo egocentrismo.Le relazioni che sente forti o normali li posiziona vicino a se, i legami deboli e discontinui, lontani da se

7/a.2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali

53

I legami presenti sono tutti inseriti nella rete primaria e nella rete intermedia, sono escluse tutte le altre reti secondarie. Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni Interpersonali

I legame sono per lo più “normali”, quelli più significativi che rappresentano il centro del disegno sono con le persone che l’operatrice sente più significative, il supervisore, la psicologa, l’infermiera e l’educatrice, sono presenti nei legami “forti” anche due ex educatori che comunque l’operatrice avverte ancora presenti e importanti per se nell’ambito professionale.Il legame che sente discontinuo è con la psichiatra, e un rapporto “debole” sente di averlo con unacollega educatrice. I legami sono tutti bidirezionali

PROTOCOLLO N. 2

- Data Colloquio: Ottobre 2008- Luogo Colloquio: CTA Adelina – Villarosa (EN)

54

Capitolo 1 – Dati Anagrafici

Nome: XXX XXXEtà: XXFunzione e Ruolo lavorativo: Pedagogista

Capitolo 3 - Contesto Istituzionale: Descrizione del contesto di somministrazione e di residenza attuale del paziente

La CTA Adelina è sita a Villarosa, che dista da Enna circa 16 km. E’ strutturata in qualità di presidio Residenziale Psichiatrico ad indirizzo terapeutico-riabilitativo. Può ospitare un numero massimo di 20 utenti, di età compresa nei 65 anni, per i quali è possibile attivare metodiche e pratiche riabilitative. L’equipe terapeutica è multidisciplinare. Capitolo 4 - Storia professionale dell’operatore

L’operatrice è stata sempre presente, nel ruolo di pedagogista, fin dall’apertura della CTA Adelina.

Capitolo 5 - Descrizione del Processo di SomministrazioneDurante la somministrazione l’operatrice sembra mostrare curiosità, un

certo desiderio di mettersi in gioco personalmente Con sicurezza scrive e commenta di tanto in tanto le relazioni che sente significative, come se a

55

queste persone o gruppi di persone avesse pensato spesso e con un forte spirito analitico.

Rispetto alla seconda consegna, l’operatrice sembra essere titubante, chiede ulteriori spiegazioni e con imbarazzo sceglie la sua posizione, in alto a destra.

Da questo momento comincia a collocare, vicino o lontano da sé i legami che sente significativi, spiegandone la motivazione, sembra desiderosa di comunicare il proprio modo di relazione con gli altri e anche il proprio modo di intendere il ruolo professionale.

Il tempo impiegato è circa un ora, l’operatrice non si risparmia in chiarificazioni sulle variazioni di dinamiche lavorative, che hanno anche portato a ristrutturazioni dell’equipe, soffermandosi su momenti vissuti difficili, che però, dice, hanno portato ad una crescita personale e professionale.

Capitolo 6 - Valutazione globale della Carta di Rete

Il disegno appare da subito un cuore aperto all’estremità inferiore. L’operatrice sembra avere una fitta rete di relazioni con quasi tutti gli elementi del proprio contesto lavorativo. I legami si caratterizzano spesso come forti, segno che l’operatrice sente e vive significativamente la propria professione, investendo anche affettivamente nell’ambiente lavorativo.

C’è una variabilità di tipi di legame, ambivalenti, conflittuali, forti, normali e deboli, questo denota uno spirito critico e analitico profondo, la possibilità di stare in relazione nelle diverse modalità e il riconoscimento che i rapporti anche se non “buoni” siano comunque importanti.

Capitolo 7/a - Valutazione elementistica qualitativa

7/a.1: Area Psico-Motoria Griglia A: Area Grafica

La struttura del disegno appare diffusa in tutto lo spazio del foglio. La dimensione dei nomi è grande, evidenziando una certa spontaneità, il tratto marcato indica una certa impulsività e la dimensione dei nomi appare lo stesso per se e per gli altri. Griglia B: Area della Collocazione Topografica

Il centro grafico-geometrico non appare definito, ma il centro psicologico del disegno è indubbiamente l’operatrice, la vicinanza a sé di diverse figure importanti nell’ambito lavorativo ci lascia pensare al bisogno di contatto e comunicazione continua con queste.

56

La collocazione di Sé è a destra, questo evidenzia una certa indipendenza ed estroversione, i nomi sono vicini rispetto all’importanza affettiva, alcuni anche troppo vicini, quelli lontani da Sé sono quelli con cui l’operatrice si sente in un rapporto di tipo ambivalente o conflittuale.

7/a.2: Area Psico-Sociale Griglia C: Area della Presenza-Assenza delle Reti Sociali

Dal disegno si evince una forte presenza della rete primaria, i colleghi e un amica. E’ ancora più ricca la rete intermedia, gli ospiti della comunità, collaboratori ausiliari, la cuoca, segretario, l’amministrazione, ex direttore sanitario, e un altro ex direttore sanitario. È fitto il rapporto che l’operatrice intrattiene con le diverse figure professionali. Griglia D: Area dei Legami nelle Relazioni Interpersonali

La maggior parte delle relazioni dell’operatrice sono connotate da un legame forte e bidirezionale, sente reciprocità, soprattutto in relazione agli ospiti della comunità, all’equipe terapeutica, all’ex direttore sanitario della struttura con il quale l’operatrice ritiene di avere avuto una collaborazione molto importante, pregna di insegnamenti di vita e professionali e che ricorda con molto affetto e come ancora presente.

Interessante notare come l’operatrice contraddistingua un legame forte con il Bar, che sente un territorio di incontro importante, nel quale frequenti sono i momenti di condivisione.

La valutazione dell’intervento psico-socio-economico con la grave patologia mentale e dello sviluppo locale di

comunità orientato alla salute mentale

1. Verso una valutazione delle reti socio-lavorative

La buona gestione di una organizzazione di lavoro ed il suo “sano”sviluppo, economico, sociale e culturale, sembrano sempre più legati, oltre che ad un’amministrazione efficace dei beni economici e delle risorse tecnologiche, finanziarie e strutturali (beni posizionali), anche all’attenta amministrazione e ad un mirato sviluppo di quelle che sono le sue risorse intangibili, nonché all’incremento dei beni relazionali e quindi del suo Capitale Sociale. La possibilità di far fruttare tali risorse, che sono risorse culturali, sociali, cognitive, politiche, ecc., dipende quasi esclusivamente da un fattore immateriale, ancora poco definito, denominato nel tempo in svariati

57

modi, ma ormai ben conosciuto da tutti gli addetti ai lavori: il cosiddetto Fattore Umano.La necessità di uno sviluppo economico-organizzativo legato allo crescita delle risorse umane, culturali e relazionali è messo in primo piano da un cambiamento di paradigma nello studio delle interazioni tra le gruppalità umane, i soggetti che vi lavorano e lo sviluppo socio-economico delle loro realtà organizzative-istituzionali. Tale cambiamento si basa su un diverso modo di intendere le relazioni umane, le organizzazioni sociali ed i processi culturali, ma anche sulla consapevolezza che la ricchezza di una comunità sociale come quella rappresentata da una istituzione o organizzazione lavorativa, non può essere misurata esclusivamente su indici di produttività economica di tipo formale; considerando cioè soltanto ciò che accade nel mercato regolato dai prezzi dei beni posizionali scambiati, dalla quantità di risorse consumate e dalle retribuzioni dei fattori produttivi.Il market value delle aziende contemporanee, appartenenti a tutti i settori produttivi e non soltanto a quello dei servizi alla persona, sembra già oggi dipendere quindi sempre più da un governo efficace dell’insieme delle Risorse Intangibili, oltre che da quello delle risorse Tecnologiche e/o Finanziarie.Da alcuni anni a questa parte si sta, ad esempio, verificando nel mondo dell’impresa economica, un fenomeno per certi versi sorprendente. Il modo migliore per rappresentarlo (e per coglierne l'importanza) è mettere a confronto due indicatori:

il valore contabile di un’azienda (book value), rappresentato dalla somma del valore attribuito ai beni che ne costituiscono il patrimonio iscritto a bilancio;

il valore di mercato di un’azienda (market value), definito dal valore attribuito all'azienda nel momento in cui vengono scam-biate, sul libero mercato, parti più o meno consistenti del suo capitale di rischio.

Come riportato da una recente metaanalisi socio-econimica (Baraldi, 2002), negli ultimi 30 anni il rapporto tra il valore di mercato e il valore contabile delle aziende quotate sul mercato (market-to-book value) è cresciuto di circa 6 volte. Ciò significa che, nel momento in cui bisogna dare un valore economico a una realtà complessa come quella aziendale, il mercato vede (ed è disposto a pagare!) un

58

patrimonio molto più vasto di quello che si può trovare sintetizzato nell’attivo dei suoi bilanci. Pare, dunque, che una percentuale consistente del patrimonio di un’azienda (che, in relazione ai diversi settori produttivi, oscilla tra il 40 e il 90%) non trovi riscontro nei bilanci contabili ovvero negli strumenti economico-finanziari più collaudati e utilizzati per ispirarne la gestione.Emerge, in questo senso, in modo sorprendente che una gestione aziendale guidata da strumenti di misurazione di natura esclusivamente contabile è quantomeno azzardata. Diventa quindi importante interrogarsi sul “cosa rimane fuori” da questa visione puramente contabile e, soprattutto, sul come governare quegli elementi del patrimonio aziendale che, pur non essendo rilevati dagli strumenti gestionali tradizionali, esistono e giocano, spesso e volentieri, un ruolo essenziale ai fini del suo “successo” sul mercato.Il Capitale Sociale rappresenta quindi proprio quell’insieme delle risorse intangibili (intangible asset) di un’organizzazione aziendale, che spesso restano fuori dai libri contabili e che invece come abbiamo visto contribuiscono enormemente all’incremento del suo valore economico. Sebbene non esista un accordo unanime circa la sua articolazione, è possibile sostenere che il Capitale Sociale di un’organizzazione di lavoro sia costituito da un insieme di tre sottofattori definiti come: Capitale Relazionale, Capitale Organizzativo ed Capitale Umano propriamente detto.

1.1. Le organizzazioni di lavoro nel settore dei servizi clinico-sociali alla personaIl modello organizzativo che sta emergendo nelle moderne organizzazioni di lavoro che offrono servizi clinici di tipo psico-sociale alle persone, sembra confermare appieno tale innovativo modello gestionale; anzi sembra averlo anticipato nel suo sviluppo. Da sempre infatti le organizzazioni di lavoro che lavorano nel settore dei servizi socio-sanitari alla persona hanno utilizzato un modello gestionale che prevede un “intelligente” sviluppo del loro Capitale Sociale attraverso investimenti sulle professionalità in esse impiegate e quindi sul Fattore Umano che interviene in ogni loro processo produttivo di tipo gruppale.

59

Gli investimenti sul Fattore Umano hanno sempre avuto il triplice obiettivo di sviluppare e capitalizzare:

la motivazione del personale attraverso procedure di valutazione e valorizzazione del lavoro,

il know-how organizzativo sulle core-competences richieste dai servizi offerti dall’organizzazione di lavoro,

la rete di sostegno sociale rappresentata dalle relazioni lavorative con l’ambiente esterno all’organizzazione.

Oggi, infatti, il lavoro psico-sociale di servizio clinico alla persona si sviluppa sempre più attraverso la collaborazione di diverse professionalità a progetti terapeutici sempre più specifici.I nuovi Progetti Terapeutici Personalizzati, prescritti da tutte le linee guida nazionali ed internazionale sulla cura della grave patologia mentale, esigono ad esempio la capacità di saper gestire gruppi di lavoro, di saper lavorare in gruppo e di saper collaborare con molteplici gruppi sociali (MIN SAL, 2008; OMS, 2001; 2005). Questa capacità umana diventa, quindi, una competenza indispensabile per ogni professionista come per ogni gruppo di lavoro, tanto quanto quelle specifiche di ciascuna professione previste per l’esercizio e lo sviluppo tecnico di uno specifico servizio.Un modello operativo che tenga conto del capitale sociale dell’azienda e/o dell’organizzazione del lavoro, diventa la risorsa indispensabile alla creazione di quel clima emotivo nel contesto lavorativo che permette la massima produttività ed il minor spreco di energie; ma contemporaneamente anche i minori livelli di stress lavoro-correlato, la minore incidenza del burnout, ed il miglior utilizzo delle strategie di coping personale e professionale da parte degli operatori.Anche per le aziende che operano nel settore dei servizi socio-sanitari si dimostra utile quindi lo sviluppo di una managerialità tecnicamente preparata nel saper creare e trasmettere la cultura professionale specifica della propria organizzazione lavorativa, al fine di coinvolgere a pieno tutti gli operatore nei processi lavorativi centrali per l’erogazione dei servizi alla persona.Sempre più spesso questo nuovo tipo gestione centrata sul fattore umano richiede una stretta collaborazione tra tutti gli operatori

60

nell’organizzazione dei servizi erogati e prevede l’attivazione e la cura dei gruppi di lavoro, di varie dimensioni e con diversi obiettivi.In particolare ciascun operatore si ritrova a fare parte contemporaneamente di diversi gruppi di lavoro; ciascuno con le sue caratteristiche, i suoi obiettivi ed i suoi membri.I gruppi di lavoro diventano così, nelle moderne organizzazioni ed aziende dei servizi, dei veri e propri “luoghi mentali” di organizzazione produttiva e professionale e quindi di sviluppo psicologico, sociale ed economico. Diventa quindi sempre più importante, da parte di chi ha la responsabilità dell’organizzazione e del coordinamento di tali servizi, riuscire a gestire efficacemente le dinamiche comunicative e relazionali al loro interno e tra loro e l‘esterno, ma soprattutto saper progettare e curare efficacemente tali gruppi.La restituzione del diritto alla valutazione ed alla valorizzazione delle persone che lavorano a qualsiasi titolo nel settore dei servizi socio-sanitari, anche nell’ambito della Salute Mentale di Comunità (unica strategia efficace alla riduzione dello stress, alla prevenzione del burnout ed allo sviluppo del coping), passa quindi attraverso un doppio lavoro manageriale di:

Analisi del modello di organizzazione del lavoro clinico-sociale sotteso dai servizi erogati; intendendo per organizzazione di lavoro un sistema operativo efficiente in grado di ottimizzare i rapporti tra costi e ricavi, e quindi tra l’impiego di risorse ed i risultati conseguiti

Sviluppo di una cultura della qualità psicologica del lavoro all’interno del contesto socio-professionale di appartenenza; fondando tale cultura sull’orientamento al cliente, sulla valorizzazione delle competenze e sullo sviluppo del capitale umano gruppale.

Sono infatti le relazioni personali, siano esse storiche o attuali, intime o formali, a render possibile ed istituire l’identità professionale di ogni operatore clinico-sociale, a determinare lo sviluppo del Capitale Umano Gruppale o Capitale Sociale di ogni organizzazione di lavoro in questo settore, ed a determinare il grado di efficacia delle azioni, delle prassi e dei dispositivi messi in atto.

61

1.2. Gruppi sociali di tipo professionaleLa definizione del Capitale Umano Gruppale o Capitale Sociale, di una organizzazione lavorativa, agenzia sociale o comunità professionale, come l’insieme delle sue risorse intangibili determina la specificazione di tre sottofattori utili alla sua operazionalizzazione, e ricavati dalla letteratura scientifica sulla declinazione della gruppalità umana nei contesti sociali: il capitale organizzativo, il capitale relazionale ed il capitale umano propriamente detto (Ruvolo, 2000a).

1) Il Capitale Organizzativo di una agenzia professionale attiene a tutte le variabili legate al senso di appartenenza ai gruppi di lavoro centrati sul compito che ne animano organizzativamente la vita lavorativa. I gruppi di lavoro centrati sul compito hanno come obiettivi specifici:

a) lo sviluppo del core business e delle core competence attraverso programmi di ricerca su sempre nuove ed efficaci prassi lavorative (best practices)

b) la valutazione condivisa con la comunità professionale e l’implementazione strategica sul mercato di riferimento delle più efficaci prassi lavorative (Benchmarking1).

2) Il Capitale Relazionale derivaa) dal reale potere di partecipazione alla comunità professionale

in cui opera ciascun operatore, e quindi b) dalla possibilità di costruire in essa reti di scambi che

permettano di dare senso all’esperienza lavorativa delle persone (sense making2).

1 Il Benchmarking è un processo continuo di misurazione di prodotti, servizi e prassi aziendali mediante il confronto con i concorrenti più forti. È, quindi, un’efficace metodologia per misurare e incrementare le performance di una Azienda o di una organizzazione di lavoro. L’utilizzo sistematico di metodologie e di strumenti di Benchmarking stimola ed integra i processi di apprendimento e cambiamento e, allo stesso tempo, stimola l’efficacia e l’efficienza dei processi aziendali e quindi il rinnovamento della cultura aziendale, assicurando un miglioramento continuo grazie al costante confronto con le prassi lavorative più avanzate.

2 Per Weick ( ) il sensemaking è un processo fondato sulla costruzione dell’identità. Il sensemaking è soprattutto un processo soggettivo. In ogni situazione il soggetto tende a riconoscersi in relazione a ciò che vive, ai processi di

62

3) Il Capitale Umano propriamente detto, a) attiene al modello di attaccamento ad una entità collettiva

rappresentata dall’istituzione sociale titolare del rapporto professionale con l’utenza;

b) si fonda sull’identificazione immaginaria con essa, da parte sia degli operatori che degli utenti, attraverso politiche di marketing3 interno ed esterno.

La necessità di lavorare e la motivazione professionale per ciascun individuo non dipende soltanto da finalità economiche o da gratificazioni narcisistiche ma deriva anche dalla necessità di rinsaldare il legame di attaccamento sociale fondamentale e da un bisogno/desiderio di partecipazione alla costruzione del proprio mondo oltre che di ricerca della propria identità. I gruppi sociali di tipo professionale permettono infatti agli esseri umani di realizzare quell’esperienza conoscitiva e contemporaneamente trasformativa del proprio mondo che comunemente chiamiamo lavoro, rinsaldando il legame di attaccamento sociale fondamentale con la collettività umana (Ruvolo, 2000a). Tale esperienza si organizza, in tutte le realtà aziendali e lavorative attraverso gruppi psico-sociali differenziati innanzitutto a seconda della numerosità dei loro membri.

Piccoli Gruppi di lavoro (da 4 a circa 10 membri), Gruppi Mediani o Intermedi (da circa 10 a circa

30/50),

interazione che stabilisce. Una stessa persona assume caratteri diversi in circostanze differenti (ad esempio l’identità assunta sul posto di lavoro può differire da quella assunta nelle relazioni familiari) e questo influenza il modo in cui egli percepisce ed interpreta il mondo.

3 Il marketing è un ramo della scienza economico-sociale che si occupa dello studio descrittivo del mercato e dell’analisi dell’interazione tra gli utilizzatori e l’azienda. Il termine prende origine dall’inglese market, cui viene aggiunta la desinenza del gerundio per indicare la partecipazione attiva, cioè l’azione sul mercato stesso. Marketing significa letteralmente “piazzare sul mercato” e comprende quindi tutte le azioni aziendali riferibili al mercato destinate al piazzamento di servizi, considerando come finalità il maggiore profitto e come causalità la possibilità di avere operatori capaci di realizzare tali servizi.

63

Gruppi Grandi o Large Group (da 50 in su).Il piccolo gruppo permette di sperimentare una dinamica relazionale caratterizzata da un clima organizzativo di forte intimità e familiarità, che contiene e sostiene le ansie da minaccia narcisistica e le angosce persecutorie, e che consente il riconoscimento dei propri desideri, delle proprie motivazioni e delle proprie capacità attraverso la scoperta dell’interdipendenza di queste da quelle degli altri membri. I piccoli gruppi consentono la valorizzazione delle competenze di ciascuno dei loro membri e la creazione di una competenza collettiva di gruppo che va al di là della semplice somma delle competenze individuali. La suddivisione delle competenze individuali, all’interno di una specifica metodologia di lavoro gruppale, tende quindi ad una organizzazione interpersonale dei compiti che orienta tutto il gruppo sull’obiettivo condiviso. Pur essendo focalizzati sulla realizzazione di obiettivi, i piccoli gruppi sono i luoghi mentali più idonei alla manifestazione degli aspetti creativi del lavoro. La dimensione del fare è quella che li caratterizza maggiormente, permettendo ai suoi membri di funzionare su un registro relazionale detto appunto da Napolitani (1991) “Universo Simbolico del Fare”.I processi produttivi che animano il piccolo gruppo di lavoro, accompagnano, alle finalità del profitto economico, la creazione di servizi professionali, contribuendo quindi alla creazione ed alla diffusione, nell’organizzazione di lavoro e nella comunità professionale che con essa interagisce, della cultura della competenza. Secondo la quale una organizzazione di lavoro efficiente è quella che tende a sostenere chi realizza il compito primario (core-business), valorizzando le competenze strategiche da questi sviluppate (core-competences) (Ciborra 1998).La cultura della competenza si fonda quindi sulla massima attenzione alla domanda del cliente/utente. In risposta alla quale l’organizzazione si costituisce e si istituisce ed in funzione della quale sviluppa relazioni lavorative con altre organizzazioni. Tale cultura lavorativa è quindi costituita principalmente dalle peculiari competenze professionali in grado di assicurare i servizi per i quali l’organizzazione esiste; le quali vengono definite strategiche in quanto aumentano il valore di mercato dell’organizzazione che le possiede (Ruvolo, 2000a).Le competenze strategiche di una organizzazione sono per

64

definizione difficilmente imitabili, in quanto si sviluppano su misura dei servizi erogati della stessa organizzazione e quindi attingono ad un patrimonio di conoscenze ed esperienze in essa diffuso e radicato nel tempo.Le organizzazione di lavoro “sane ed intelligenti” fanno quindi dei piccoli gruppi di lavoro centrati sul compito il luoghi mentali per eccellenza di sviluppo delle pratiche lavorative e delle risorse umane, in quanto soltanto attraverso tali gruppi è possibile sviluppare le funzioni lavorative di ciascuno mettendosi costantemente “al servizio di chi sa fare” ed “in sostegno di chi può fare meglio”.I gruppi mediani e grandi, hanno invece la funzione antropologica di fissare e tramandare nelle comunità sociali le categorie professionali, i temi culturali ed i modelli organizzativi che le animano rispetto a specifici settori della vita sociale.I gruppi intermedi si fondano su una istanza comunitaria intermedia tra l’appartenenza ad un gruppo di lavoro e l’attaccamento ad una istituzione sociale. L’ambiente interno a quest’aggregato non si basa tanto su regole e vincoli organizzativi quanto su una dinamica di partecipazione, di convivenza e di creazione incessante di figure, forme ed immagini condivise. L’individuo, partecipando alle decisioni progettuali del gruppo, differenzia e personalizza questo spazio di convivenza attraverso una dinamica di partnership. Il gruppo intermedio non è quindi un gruppo già dato ed immediatamente riconoscibile, come il piccolo gruppo. Ogni individuo costruisce, nei contesti di vita professionale, letteralmente il proprio gruppo di partecipazione intermedia, intrecciando una propria rete sociale configurata sulle relazioni e sulle comunicazioni che egli intrattiene più frequentemente all’interno della funzione lavorativa che ricopre in una data organizzazione.Il vissuto psicologico di questo tipo di gruppi è quello della comunità professionale costruita sui legami sociali che ciascun membro ha intrecciato con gli altri membri del gruppo. Sono quei legami sociali di tipo lavorativo che definiamo intermedi, proprio perché possono avere l’intimità di chi condivide l’appartenenza allo stesso piccolo gruppo di lavoro, ma contemporaneamente l’estraneità di chi appartiene ad istituzioni sociali differenti. La tipologia dei legami che intercorrono tra le persone di questo gruppo di dimensioni intermedie, infatti, accrescono o diminuiscono le possibilità di

65

riconoscimento reciproco e quindi la percezione di integrazione sociale di queste. Queste dinamiche comunitarie non possono essere progettate o programmate nei minimi particolari vanno piuttosto agevolate ed incoraggiate dal management dell’organizzazione. Qui non sono tanto importanti le competenze o le capacità professionali rigide e standard di ogni operatore, quanto qualità umane, come la capacità comunicativa, lo spirito di iniziativa e la propensione all’investimento sull’altro.In questa dimensione intermedia trova sviluppo la cultura lavorativa di servizio, secondo la quale ogni atto di lavoro è inteso sempre come la produzione e/o erogazione un servizio per qualcuno (sia esso un cliente interno o esterno) (Capranico, 1992).È questa una cultura lavorativa basata sull’orientamento al cliente tipica delle aziende di servizio e di commercio in senso stretto e poi da queste propagatasi ad ogni altro tipo di organizzazione lavorativa. Permette di distinguere pragmaticamente un sano e corretto rapporto tra l’organizzazione, i suoi protagonisti interni ed i suoi clienti esterni. Nasce dalla necessità delle imprese di sviluppare le “relazioni di servizio” con i destinatari o fruitori diretti di ogni atto lavorativo. Tale cultura ha carattere potenzialmente rivoluzionario se applicata al funzionamento stesso dell’organizzazione del lavoro, in quanto costringe a ripensare radicalmente le funzioni gerarchiche (Ruvolo, 2000a). Il “capo” o il “responsabile” diventa infatti una funzione organizzativa al servizio dei suoi collaboratori quanto, e forse più di quanto, questi ultimi non siano al servizio delle sue indicazioni direttive e di “comando”. Il suo compito principale diventa quello di creare le migliori condizioni per i suoi collaboratori affinché essi possano svolgere il loro servizio.La funzione di valutazione della qualità e dell’efficacia degli atti lavorativi, infine, non si presenta più come una prerogativa di chi ha ruoli direttivi, bensì è affidata ai “momenti di verità” restituiti direttamente dall’utente/cliente o, comunque, al momento del rapporto ed all’analisi della relazione con esso, oltre che dal suo feedback di soddisfazione.La dimensione di macrogruppo viene infine definita come la rappresentazione del sistema di relazioni sociali attivato nel suo complesso da una organizzazione o istituzione lavorativa. I grandi gruppi aziendali hanno dimensioni numeriche elevate e articolazioni

66

territoriali anche vaste. Potrebbe risultare impossibile al singolo operatore ritagliarsi il proprio spazio professionale di obiettivi o riconoscimenti, all’interno di questo vasto sistema sociale, se non avesse prima già ben sviluppato il senso di appartenenza ad uno o più piccoli gruppi e non avesse contemporaneamente fatto l’esperienza di partecipazione ad un gruppo di lavoro di dimensioni intermedie. Le dinamiche relazionali sono, appunto, quelle, sovrapersonali ed istituzionali del large group. Il registro di funzionamento mentale in tale campo gruppale è, per dirla con Napolitani (1991) sintonizzato sull’Universo Immaginario dell’Avere. Attraverso di esso si fissano e si tramandano i valori, i codici, e le regole delle istituzioni sociali lavorative. Si producono simboli, miti, riti e personaggi tutelari al fine di costruire una narrazione ed una memoria collettiva di eventi sociali condivisi da intere comunità professionali. Su questo livello risulta necessaria la compatibilità tra i valori promossi dall’istituzione lavorativa, la visione della realtà che questa propone, con la filosofia di vita di ogni singolo individuo coinvolto e la sua visione del mondo. I cambiamenti istituzionali si producono lentamente e collettivamente e solo in piccola parte intenzionalmente. Qui vanno ricercate le affinità tra l’individuo e l’istituzione lavorativa e le modalità di come questo rapporto si traduce in leadership e/o in followership.È proprio su questo livello che il management opera per diffondere la Cultura Lavorativa dello Sviluppo del Capitale Umano. Quella cioè in cui gli individui concreti così come tutti i fattori legati all’essere umano sono considerati risorse effettive per il grande gruppo, vero e proprio capitale umano che deve essere costantemente sviluppato.La cultura dello sviluppo del capitale umano sostiene che il sistema di sviluppo delle risorse umane è lo specchio coerente della cultura organizzativa e che ogni individuo può guidare lo sviluppo degli altri identificandosi con i bisogni evolutivi dell’organizzazione lavorativaIn ogni organizzazione di lavoro la funzione dello sviluppo delle risorse umane, sebbene incarnata da specifiche strutture e funzioni (Sviluppo HR), dovrebbe diffondersi in ogni individuo. L’affiliazione e l’addestramento (selezione e formazione), l’investimento sullo sviluppo professionale delle nuove generazioni (gestione e sviluppo delle competenze), la valorizzazione delle prassi lavorative più efficaci (valutazione della performance lavorativa), la

67

visione sullo sviluppo dell’organizzazione lavorativa (gestione e pianificazione delle carriere) e la cura del clima organizzativo (soddisfazione e sicurezza lavorativa) sono aspetti della vita lavorativa che interessano tutti gli attori dei vari contesti professionali e la capacità di leadership di ciascuno si misura nella loro attitudine a fare propri questi aspetti negli atti lavorativi di tutti i giorni, nei gesti e nelle relazioni quotidiane professionali con utenti, clienti ed altre istituzioni (Ruvolo, 2000a). In quest’ottica la capacità di leadership di ciascun operatore è direttamente collegata ed orientata alla realizzazione degli obiettivi aziendali a tutti i livelli organizzativi.

1.3. La teoria delle reti socio-lavorative nei contesti professionaliL’epidemiologia sociale (Berkman, Kawachi, 2000), tramite la teoria delle reti sociali (Fasolo F., Tirelli M., Batocchio B., e coll,, 2003; Fasolo, Ambrosiano, Cordioli, 2005), ha infatti dimostrato da tempo il nesso tra il coinvolgimento in reti socio-lavorative ed il mantenimento o il recupero della salute, anche mentale, nei contesti professionali. L’applicazione di tale teoria al campo di ricerca psico-sociale sulle relazioni lavorative, sta adesso dimostrando come la qualità della partecipazione di ciascun operatore all’organizzazione lavorativa nella quale è inserito, ossia la dimensione relazionale del coinvolgimento personale e professionale, è molto più utile (rispetto alla dimensione esclusivamente funzionale del coinvolgimento racchiusa nel concetto di appartenenza aziendale) alla realizzazione di prassi clinico-sociali efficaci, allo sviluppo del capitale umano e sociale dell’organizzazione lavorativa, ma soprattutto alla riduzione dello stress lavoro correlato e quindi alla prevenzione del burnout ed allo sviluppo di strategie di coping professionale e personale4.

4 Aspetti questi che risultano essenziali nel lavoro all’interno delle organizzazioni di lavoro che offrono servizi socio-sanitari; rispetto ai quali le continue trasformazioni dei quadri di riferimento normativi, la complessità socio-politica delle comunità locali di riferimento e le difficoltà economico-amministrative legate alla realizzazione di efficaci trattamenti terapeutici, incidono enormemente sul lavoro degli operatori aumentando a dismisura i fattori di rischio per lo sviluppo di malattie professionali (Di Maria, Di Nuovo, Lavanco, 2001). Con il concetto di malattia professionale ci riferiamo innanzitutto a quelle malattie tipiche dei professionisti delle relazioni d’aiuto (helping professions: operatori sanitari,

68

Le reti sociali, come tutti i sistemi naturali, non sono statiche e cristallizzate in una forma sempre uguale a se stessa, ma attraversate, anzi costituite, da dinamiche psicologico-gruppali, che ne modificano costantemente l’identità dei nodi e la qualità dei legami.Tecnicamente le reti costituite dalle relazioni lavorative di ciascun individuo sono fatte, proprio come le più generali reti sociali personali, da legami forti, legami deboli, legami intermedi, spazi vuoti tra un legame e l’altro e dalle cornici di intelaiatura delle stesse.I legami lavorativi forti sono legami cosiddetti organizzativi e strutturali, ossia trame cooperative intense, strutturalmente deputate a sostenere l’individuo attraverso la rete lavorativa primaria. Organizzativamente, tali legami si costituiscono in gruppi di lavoro di piccole dimensioni che condividono specifiche responsabilità di erogazione di un servizio o di raggiungimento di un obiettivo. Non sempre questi sono però legami “buoni”. Più sono intensi e vincolati organizzativamente, più possono essere complicati o addirittura pericolosi, al punto che la rete primaria che questi formano può assoggettare l’individuo e paradossalmente impedirne l’autonomia. I legami lavorativi forti sono infatti quasi per definizione, legami intimi e “familiari” con colleghi con cui si condivide l’appartenenza ad un gruppo di lavoro ristretto. Possono quindi essere anche molto conflittuali e dolorosi, proprio perché molto prossimi all’attività lavorativa quotidiana, anche a causa di una conflittualità istituzionale tra le multi-appartenenze a diversi gruppi di lavoro nella stessa organizzazione.La rete lavorativa primaria, soprattutto nelle organizzazioni che erogano servizi clinico-sociali alle persone, è infatti caratterizzata dalla multi-appartenenza di tutti gli operatori a molteplici e diversi gruppi di lavoro ristretti. Come ad esempio l’essere un operatore di un servizio, e contemporaneamente il membro di una equipe, ma

assistenti sociali, insegnanti, poliziotti, ecc.), connesse alla gestione dello stress, e causa spesso di altrettanto tipiche condizioni di sofferenza psicologica e relazionale come ad esempio la burnout syndrome. (Freudenberger, 1974; Maslach, 1976; Pines, Maslach, 1978; Cherniss, 1983; Gabassi, Mazzon, 1995; Maslach, Leiter, 1997)

69

anche inserito in un gruppo di progettazione specifico o in uno di valutazione ancora più ristretto.I legami lavorativi deboli sono invece per definizione legami di interdipendenza o legami cosiddetti artificiali, e sono rappresentati dalle relazioni formali o casuali tra colleghi e fondati sullo scambio professionale con tutti i membri della propria organizzazione di lavoro o con personale potenzialmente estraneo appartenente al altre organizzazioni di lavoro con le quali la propria organizzazione collabora per l’erogazione dei servizi. Spesso sono legami con persone tendenzialmente estranee o comunque poco conosciute se non attraverso, appunto, relazioni formali sul posto di lavoro.La rete costituita da questi legami, detta appunto rete lavorativa secondaria, si fonda sull’identificazione collettiva con l’identità di una istituzione sociale o di una comunità professionale, ma garantisce la possibilità di partecipazione alla vita della propria organizzazione lavorativa, di sviluppo del senso di appartenenza alla stessa o alla comunità professionale in cui ci si riconosce, ma soprattutto assicura una “riserva” di relazioni sociali che all’occorrenza possono rafforzarsi e trasformarsi per andare a riparare o sostituire, come cellule staminali, legami lavorativi primari logori, assenti o divenuti inconsistenti, diventando ora legami intermedi ora legami deboli, e viceversa.I legami lavorativi intermedi sono di conseguenza i legami specificamente comunitari. Essi sono appunto intermedi tra i legami deboli e quelli forti. Di solito si attivano all’interno di dispositivi di lavoro clinico-sociali, dove l’intimità raggiunta e la frequenza dello scambio tra i colleghi è elevata, pur essendo composti da persone inizialmente estranee le une alle altre, tendenzialmente non appartenenti alla stessa organizzazione di lavoro, ma soprattutto dove il contatto con l’utenza è determinante.Questi legami non sono affatto stabili, sono legami colti in divenire e proprio per questo costituiscono una rete lavorativa intermedia che per definizione è assolutamente soggettiva e soggettuale. Ognuno degli operatori che appartengono alla stessa organizzazione, pur collaborando in alcuni dei gruppi di lavoro che le compongono, e pur svolgendo la stessa funzione non avrà una rete lavorativa intermedia coincidente con quella di nessun’altro. È questa infatti la rete

70

comunitaria per eccellenza, tra le reti lavorative, perché attraversa ed interconnette le organizzazioni ed i gruppi di lavoro permettendo a ciascun operatore di reperire risorse fondamentali da mettere al servizio della comunità degli utenti e delle agenzie che di essi si occupano. In quanto rete comunitaria è la rete che previene la cronicizzazione di relazioni iatrogene e saturanti della rete primaria tanto degli operatori quanto degli utenti/pazienti. I buchi della rete, gli spazi vuoti, sono invece spazi di vita professionale, liberi o liberati da legami precedenti, aperti a nuovi legami, o anche semplicemente legami con ricordi o desideri da coltivare in rapporto a sé stessi. I buchi possono rappresentare il futuro, come possibilità di essere riempiti con nuovi legami, oppure possono rappresentare ciò che resta di vecchi legami ormai interrottisi.Le cornici di intelaiatura delle reti sociali, costituiscono invece le strutture istituzionali socio-culturali che danno forma alla realtà sociale ed alle comunità di vita e di lavoro, all’interno delle quali prendono forma e si sviluppano le reti ed i legami professionali. Queste cornici, possono essere più o meno ampie e più o meno sovrapposte, e nel loro insieme rappresentano le linee di tensione che attraversano la comunità sociale nella quale operano le organizzazioni lavorative e lungo le quali tendono a ricucirsi i diversi legami professionali.Le reti socio-lavorative sono quindi reti in evoluzione costante, dotate di plasticità e di reattività ad ogni sollecitazione sia positiva che negativa. La ricchezza e la fecondità di una rete si basa quindi sulla interscambiabilità dei nodi e sulla insaturabilità dei mondi professionali futuri che attraverso essa l’individuo potrà abitare. L’insieme delle reti lavorative che attraversano l’operatore di un qualsiasi servizio clinico di tipo psico-sociale, costituiscono quindi il suo universo professionale di riferimento, il suo specifico ambiente culturale di vita lavorativa.Le relazioni socio-lavorative e le reti che queste intrecciano rappresentano la modalità specie-specifica dell’essere umano di trasformare professionalmente il mondo; ricostruendolo soggettivamente e comunitariamente attraverso la negoziazione costante delle proprie appartenenze, con sé stesso e con l’altro da sé.

71

Per questo motivo è importante che vi sia una feconda area intermedia di legami lavorativi in grado di transitare dalla rete primaria a quella secondaria e viceversa. Per lo stesso motivo è importante che vi sia una sufficiente spazio vuoto tra un legame e l’altro, proprio per garantire spazi insaturi e di solitudine, di assenza e di nuove possibilità di trasformazione (formazione, socializzazione) professionale.Prendersi cura dei legami lavorativi vuol dire aiutare l’operatore a stare, pensarsi, evolversi e lavorare in gruppo ed in una organizzazione di lavoro. Vuol dire tutelare gli spazi relazionali delle comunità sociali e professionali, proprio perché luoghi in cui è possibile concepirsi e sperimentarsi in modo sempre diverso. Gli spazi relazionali rappresentano così quei luoghi delle organizzazioni di lavoro in cui si pongono le basi per lo sviluppo di quei sentimenti di appartenenza professionale e di partecipazione sociale detti appunto competenza ed identità professionale. Sentimenti appartenenti ad una dimensione mentale che si regge sull’esperienza della multi-appartenenza fatta attraverso una rete socio-lavorativa tanto estesa, quanto elastica ed insatura, in assenza della quale sarebbe il senso di vuoto e di smarrimento a connotare i gli spazi ed i luoghi dell’erogazione dei servizi alla persona, della formazione professionale degli operatori e della socializzazione dei modelli di interveto clinico-sociale indirizzati alle persone sofferenti .

1.4. La Carta di Rete Lavorativa nella pratica psico-sociale dei servizi clinici alla personaLa Carta di Rete Lavorativa è una tecnica di mind-imaging, sviluppata attraverso una ricerca sugli operatori delle Strutture Intermedie Residenziali per la Salute Mentale (Bruschetta, Giunta, 2010) ma utilizzabile per tutti gli operatori dei Servizi Clinico-Sociali alla persona, che, come la Carta di Rete Personale (Fasolo F., Tirelli M., Batocchio B., e coll,, 2003; Fasolo, Ambrosiano, Cordioli, 2004; 2005), rappresenta graficamente, con specifici simboli, le reti socio-lavorative dell’operatore e la ricostruzione soggettiva del suo modo di operare professionalmente nei contesti sociali, attraverso la costruzione di una sorta di mappa pluritematica, che permetta di

72

visualizzare, in maniera riflessiva con il contesto lavorativo esterno, il suo mondo professionale interno.Le prassi valutative sviluppate all’interno dei riferimenti teorici della Salute Mentale di Comunità, hanno portato all’elaborazione di una procedura di indagine delle Reti Relazionali Lavorative degli operatori clinico-sociali. Tale procedura permette di visualizzare la mappa dei legami professionali significativi per lo svolgimento da parte dell’operatori del proprio lavoro quotidiano, nel qui ed ora.Attraverso un Colloquio Carta di Rete verrà costruita una mappa che ha come elementi cardine le relazioni lavorative del singolo operatore, percepite come più importanti sia in senso positivo che negativo, e descritte in rapporto sia a persone che a gruppi, istituzioni o ambiento sociali.Attraverso simboli appositamente predisposti e seguendo una disposizione ego-centrata, diventa così possibile rappresentare graficamente e visualizzare le reti lavorative ed i legami professionali del soggetto. La disposizione ego-centrata prevede cioè la posizione dell’operatore al centro delle sue reti e la tessitura di legami diretti tra lui e gli altri soggetti. La Carta di Rete Lavorativa, in base al tipo di dati che si intende raccogliere, cioè se a scopo di ricerca, di valutazione o di intervento, può essere utilizzata sia per analizzare che per visualizzare ed esplorare le reti sociali del soggetto ed attraverso di esse il suo funzionamento mentale nei contesti professionali.In particolare la Carta di Rete Lavorativa può essere utilizzata per:

visualizzare il mondo socio-relazionale dell’operatore e con esso quindi il suo funzionamento mentale nell’attività professionale, secondo l’assunto gruppoanalitico della correlazione tra mondo esterno e mondo interno dell’essere umano (Lo Verso, 1994)

valutare l’efficacia della prassi lavorativa dell’operatore; per indicarne i punti di forza e quelli di debolezza rispetto ai contesti specifici di cura (Fasolo F., Tirelli M. e coll,, 2003).

Questo strumento viene utilizzato all’interno di un colloquio clinico-sociale semistrutturato, denominato appunto Colloquio Carta di Rete, che permette al soggetto di pensare e guardare le proprie relazioni

73

professionali all’interno di un dispositivi di cura psico-sociale attivati nel settore dei servizi alla persona. Il Colloquio Carta di Rete svolge quindi, anche, una funzione mentalizzante sull’operatore, in quanto permette di riflettere sul proprio modo di stare in relazione professionale con gli altri, sulle proprie risorse socio-affettive oltre che economico-professionali utilizzabili e rintracciabili nei contesti lavorativi, ma anche sul significato attribuito ai propri legami, ai propri gruppi di lavoro ed agli eventi che in essi prendono forma; allargando così la consapevolezza sullo stesso processo di significazione e soggettivazione della propria identità professionale (Fasolo, 2005; Weick, ).Il Colloquio Carta di Rete, si struttura nella nostra esperienza, in due sedute di lavoro con l’operatore che si sottopone al processo di somministrazione della Carta di Rete ed in un processo articolato di costruzione del protocollo di valutazione. Le fasi di lavoro risultano quindi tre:

la seduta di somministrazione, durate la quale avviene sia la costruzione della rete/mappa (esplorazione, disposizione e tessitura), sia l’inchiesta sulla rappresentazione ottenuta con una prima restituzione empatica

il lavoro di valutazione, durante il quale avviene l’analisi dei dati emersi, la ricerca dei dati socio-lavorativi dell’operatore per incrociarli con quelli ottenuti, la redazione del protocollo di valutazione

la seduta di restituzione, nella quale si fornisce all’operatore una descrizione articolata dei risultati emersi dalla valutazione della sua carta di rete, integrandoli con la sua storia professionale ed istituzionale, co-costruendo assieme a lui nuovi significati e riflessioni tanto sui risultati, quanto sul processo del colloquio stesso.

Le procedure di somministrazione e valutazione del Colloquio Carta di Rete sono consultabili in: Bruschetta, Giunta (2010).

74

75