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Vocazione 3 - Marzo 2018Direttore Editoriale: Commissione internazionale per le Vocazioni Lasalliane| Coordinatore editoriale: Fr. Rafa Matas [email protected] | Disegno: Luigi Cerchi [email protected] | Copertina: Fabio Parente [email protected] |Fratelli delle Scuole Cristiane – Roma - Servizio di Comunicazione e Tecnologia |www.lasalle.org | Facebook: www.fb.com/lasalleorg - Twitter: @lasalleorg - Instagram: lasalleorg

#SomosLaSalle | #WeAreLaSalle | #NousSommesLaSalle | #SiamoLaSalle

Indice

3Verso una culturavocazionale odierna

5Dialogando con... P. Amedeo Cencini

11Guardando oltre

14Valutazione del Congresso

16Testimonianze Lasalliane

19Perché voglio diventareSuora?

20Camminare insieme:Progetto “3 tende”

24L’approccio della culturadelle Vocazioni Lasalliane inArgentina-Paraguay

28Suore Guadalupane De La Salle

30La Fraternità Educativa La Salle - Francia

33La prima fraternità Signum Fidei del Togo

35Una vocazione senzafrontiere

37Programmi estivi dipastorale vocazionale deldistretto San Francisco-New Orléans

41Volontari Lasalliani

43Giovani e vocazionilasalliane

45Preghiera

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È evidente che le vocazioni diventeranno un invitoeffettivo a seguire Gesù, specialmente nella vita religiosa,soltanto se:

– i Fratelli le Suore e tutti i Lasalliani sono testimoni, conla loro vita, della presenza di Dio nel nostro mondo.

– le nostre comunità vivono veramente la fraternità checonsente di “venire a vedere”.

– lavoriamo tutti al nostro rinnovamento e possiamorispondere ai bisogni del mondo e in particolare deigiovani (Cf. R 86).

Ma con l’attuale evoluzione è necessaria ancheun’atmosfera sociale particolare, un “humus”, un “terreno”che favorisca la comprensione e lo sviluppo sia della vitaumana che di una vocazione.

Per questo la Regola dei Fratelli ci ripete: “La promozionedi una cultura delle vocazioni rende cosciente ognipersona delle proprie capacità e la invita a metterle alservizio degli altri”. (R 84, 2).

Avremo una cultura vocazionale soltanto quando saràfavorevole alla nascita e allo sviluppo della vocazionecristiana, attraverso i suoi valori, le sue convinzioni, i suoicomportamenti, le sue strutture, le sue usanze, e i modi diespressione linguistica, artistica e simbolica diventandocosì: “il primo obiettivo della pastorale in generale”.(NVNE 13, b).

La cultura delle vocazioni scaturisce dal fatto che tuttisiamo chiamati alla santità, anche i destinatari dellanostra missione (cf. LG 41), che ciò si basa sull’ambientecredente ecclesiale e comunitario degli adulti, cheincoraggia ogni persona, ogni famiglia, ogni comunità edè compresa come missione affidata da Dio per lacostruzione del Regno. Sempre in un processo dicreazione.

Nel 45° Capitolo Generale asseriamo: “si tratta dipromuovere una cultura della vita intesa come vocazione;cioè come chiamata personale a vivere una missionecomunitaria che dia senso all’esistenza” (4.8). Non è facile:nel 1992 Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: “Vorrei,soprattutto, richiamare l’attenzione sull’urgenza dipromuovere ciò che chiamiamo ‘atteggiamentifondamentali delle vocazioni’, che sono all’origine di unavera cultura delle vocazioni”, consapevole delle difficoltàincontrate oggi dall’essere umano per rispondere allachiamata di Dio e vivere la sua vita incentrata sullevocazioni.

Verso unaculturavocazionaleodierna

Fr. Rafa Matas, FSCConsigliere generale

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Proprio per queste difficoltà si manifesta l’urgenza ditentare di creare una cultura delle vocazioni; cioè, lacrescita dell’atmosfera nella quale i giovani possanoprepararsi a verificare attentamente, e abbracciareliberamente la loro vocazione in modo permanente,ovvero la vita alla quale sono chiamati nella Chiesa.

Iniziando da “Vocazioni – 3” desideriamo proporre 2SUGGERIMENTI:

1. A livello di comunità/fraternità: potremmoconfrontarci sul modo con cui favoriamo la formazionedella cultura delle vocazioni e se dobbiamo compiereuno sforzo supplementare.

2. A livello di opera educativa: sarebbe auspicabile che inuna riunione di insegnanti si affrontasse la domanda

in modo trasversale. In che misura, partendo dallanostra missione educativa, siamo capaci di favorire lascoperta progressiva delle vocazioni dei nostribambini, dei nostri ragazzi ed anche degli adulti?

Oggi è una necessità, un’esigenza di cui dobbiamo prendercoscienza e nella quale dobbiamo impegnarci in modo piùdeciso.

Papa Francesco ce lo ricorda insistendo sulla “necessità diriportare le comunità cristiane ad una nuova “culturadelle vocazioni” che possa proclamare la bellezza diessere innamorato di Dio, capace di leggere con coraggiola realtà così come è, con la sua stanchezza e la suaresistenza”, riconoscendo così i segni di bellezza del cuoreumano.

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“Seminare il seme dellavocazione è un’operazione

che merita di esserecompiuta senza

preoccuparsi del raccolto” “È una tragedia che i giovani abbiano la sensazione dinon essere chiamati da Dio, significa che lui non li ama”.Con queste parole, padre Amedeo Cencini, religiosocanossiano, laureato in scienze dell’educazioneall’Università salesiana, Dottore in psicologiadell’Università gregoriana, psicoterapeuta analitico,conferenziere, scrittore e consulente della Congregazioneper gli Istituti di Vita Consacrata e Società di VitaApostolica, affronta la realtà della vocazione nella odiernagioventù europea.

Cencini ha partecipato al Congresso delle Vocazioni che lacomunità Lasalliana [dell’ARLEP] ha organizzatoall’Escorial dal 9 all’11 febbraio 2017 sul tema “Verso unacultura delle vocazioni lasalliane”. Profittando dellapresenza di Padre Amedeo Cencini e dei suoi dueinterventi su ciò che noi intendiamo per cultura della

vocazione e il modo di creare questa cultura vocazionale,lo abbiamo incontrato per conoscerlo più profondamente.

Chi è Padre Cencini?Mi viene in mente ciò che Papa Francesco ha detto quandoha risposto alla stessa domanda. “Sono un peccatore”.Sono un ladro che ha fortuna, un peccatore graziato, nelsenso che sono colmo di gratitudine verso Dio per quantomi consente di fare, e lo sento sempre come qualcosa chenon ho meritato e che riempie completamente la mia vitadi felicità e gioia. Perché ciò che faccio, lo faccioveramente di cuore, molto convinto. Girare per il mondoper compiere questo servizio di animazione, è qualcosache riempie la mia vita. È il mio servizio e lo faccio congratitudine verso Dio, sperando di seminare del buonseme.

Siamo in un congresso dellaCultura delle Vocazioni. Lei comeha scoperto la sua vocazione?

In modo molto semplice; sono figlio di un militare e lacaserma in cui è vissuto era contigua al cortiledell’oratorio dei Padri Canossiani. Fin dall’infanzia, ho

Dialogando con...P. Amedeo CenciniConsultore della Congregazione per gli Istituti diVita Consacrata e le Società di Vita Apostolica

Fr. Javier López Guerra

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respirato questa atmosfera. L’oratorio è stato il luogo dellamia educazione, l’ambiente ordinario della mia vita.

Posso dire che la vocazione è stata assolutamentespontanea, nella mia vita mi sono sentito crescereprogressivamente. Sono entrato in seminario all’età didieci anni. Ero molto piccolo. Non ricordo di aver avutodubbi, momenti difficili si, ma nessun dubbio sulla miavocazione. Era qualcosa che sentivo crescereprogressivamente e parallelamente alla mia vita.

Qual è la vita di Padre Cencini oggi?Vivo nel post noviziato del nostro Istituto. Sonoresponsabile della formazione dei post novizi, deiprofessi, e nello stesso tempo insegno all’UniversitàSalesiana e Gregoriana a persone dedite alla psicologia ealla vita consacrata. Dispenso conferenze per il mondo emi dedico anche a scrivere. È qualcosa che occupa unacerta parte della mia vita e rientra nella mia educazione.

La società evolve verso una laicitàsempre più intensa, verso unacerta indifferenza religiosa. Leicosa pensa delle ragioni di questoallontanamento?

Non intendo parlare di società postcristiana, come si diceoggi. Quando si parla di laicizzazione si parla di unasocietà nella quale il cristianesimo non è percepito comequalcosa di interessante. In questo senso, noi saremmopostcristiani. Ritengo che non sia così.

Penso che non possa esserci una cultura postcristiana. Maogni cultura sarà sempre postcristiana, perché ogni uomoe ogni donna non può eliminare, in sé, il bisogno di Dio,di vivere questo desiderio, anche se non è esplicitamentee chiaramente compreso in quanto tale. È il problemadella secolarizzazione. Certo, è il nostro problema, perchésignifica che il mondo, la cultura parla questa lingua. Cioèha questa sensibilità.

Il mio impegno di credente risiede nella convinzione cheesiste una società postcristiana e che tutti vivono con ilbisogno di vedere il volto di Dio. Il mio compito è tradurreil cristianesimo nelle parole profane di questa cultura,perché è la cultura di oggi e non ha senso continuare aparlare di una cultura del secolo scorso, dove c’era unalingua, una religiosità popolare cristiana con un sistemadi vita nel quale la cosa principale era di partecipare allamessa domenicale. Oggi è una situazione diversa.

Questo vuol dire che sono io, che mi dichiaro credente,che ho il compito di tradurre con esattezza l’essenza dellafede cristiana con parole che possano essere comprese

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nella lingua e neldialetto locale. Lasecolarizzazionenon può essereconsiderata comequalcosa dinegativo e cattivo. Èil linguaggio dioggi. E allora, sietecredenti? Se sietecredenti avetel’impegno ditradurre ciò chepensate in unlinguaggio che siacomprensibile atutti, anche perquanti giungono daun’altra cultura, unaltro contestodovuto all’esperienza, ad altre abitudini… Questa è laprova della vostra fede.

Il credente dovrebbe poter fare questo tipo di traduzione.Se continuiamo a trasmettere la fede con parole cheimplicano una comprensione generale radicata nellacultura cristiana è come se io parlassi arabo. Devotradurre il Vangelo in modo che ciascuno possacomprenderlo e considerarlo come cosa buona anche perme.

Ripensando al Suo intervento alCongresso, Lei definisce la culturacome qualcosa di stabile, qualcosache si inserisce un po’ alla voltanella mentalità, la sensibilità, lapedagogia della persona. Ritieneche la vita religiosa sia pronta atrasmettere e diffondere ciò cheLei definisce Cultura delleVocazioni?

Evidentemente in modo spontaneo. Dobbiamo collimare… abbiamo parlato prima di questa traduzione. Diciamoche non siamo preparati a fare questa traduzione.Continuiamo a ritenere acquisito che quando parliamo diDio, della salvezza, della redenzione, della croce,dell’ascetismo, del modo di vivere cristiano, crediamo didire cose che tutti possono comprendere correttamente,come abbiamo capito noi. Non è così. E questo non hasenso se non ce ne rendiamo conto e non trasferiamo illavoro sulla cultura odierna.

Sotto questo aspetto, non siamo convinti e rischiamo dicontinuare a vivere come se la cultura fosse quella di ieri.Dobbiamo mettere al centro della nostra attenzione edella riflessione il compito di tradurre la cultura oggi. Permostrare che l’essenza del cristianesimo, il Vangelo, hamolto da fare e dire agli uomini e alle donne di oggi, allarealtà culturale nella quale viviamo.

Le Beatitudini appartengono sempre all’uomo di oggi, masiamo noi che dobbiamo rendercene conto. Non è unproblema di linguaggio ma di vita, anzitutto di stile divita, ma anche di linguaggio. Mi sembra che non sempresiamo attenti e dobbiamo mostrare maggiore sensibilità.

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Abbiamo sentito che tra i giovani ilfatto di non essere chiamati, di nonsentirsi chiamati, di non essereamati, è una tragedia. Come pensache i giovani si possano renderesensibili ad aprire il loro cuore edessere attenti alla chiamata di Dio,a quello che sarà il loro futuro?

Non è facile. Il giovane ha un atteggiamento interiore chenon è stato formato in modo corretto. Questo deve essereinserito in un realtà sociale, culturale. Ad esempio il fattodi non trovare un lavoro è come dire: “Non sonochiamato” dalla società di oggi ad occupare un posto, eposso dire che questo è il mio modo di contribuire albenessere di tutti, perché il lavoro ha questo obiettivo.Viviamo in un società dove c’è questo problema.

Il giovane non è chiamato. Aspetta sempre che qualcunolo chiami a lavorare. Questo produce un atteggiamentocontrario che gli fa pensare che non è degno di dare il suocontributo alla società.

Ciò crea, da una parte una difficoltà, nel momento in cuil’animatore vocazionale si presenta come colui cheannuncia una chiamata perché trova nel giovane unatteggiamento negativo, contrario, che dice che non èdegno.

D’altra parte, potrebbe essere una opportunità, perchél’animatore può riflettere sulla situazione vissuta daigiovani, che comunque c’è una persona che in ogni casochiama e una persona per la quale siete assolutamentemagnifici. E questa persona è Dio. E questa persona vichiama. E questa persona non può essere garante delvostro atteggiamento positivo. Tutto ciò può diventare unachiamata. La Chiesa che ti chiama a trovare il tuo postonella Chiesa da sposato o come … lo vedrai tu. In questosenso, la chiamata cristiana si oppone alla tendenzasociale nella quale nessuno chiama e nessuno si sentechiamato.

Un altro messaggio che Lei ci hatrasmesso nel Congresso è che unchiamato, fedele alla chiamata, ècapace di trasmettere una nuovachiamata anche a persone nuove.Ritiene che la vita religiosa vivauna certa crisi nella quale abbiamoascoltato una chiamata che nonabbiamo saputo focalizzare perinvitare altri?

È chiaro. Alcuni dicono che la crisi delle vocazioni non èuna crisi di chiamati ma una crisi di coloro che debbono

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chiamare. Basta guardarsi attorno. Nelle nostre caseesiste ancora un promotore della vocazioni, che trovamolta indifferenza in fatto di collaborazione, persone chevivono la loro vita consacrata e non lo aiutano. NellaChiesa siamo tutti chiamati ad essere animatori divocazioni. È come un contratto globale. Tutti i chiamatidebbono essere coloro che invitano, senza eccezione, eper tutte le vocazioni.

Si parla molto di identità, di avereuna identità religiosa cristiana. Leicome vede questa identità neigiovani?

Possiamo riconoscere l’identità non sensibile, perché lasensibilità deve essere ispirata dall’identità, debbo crearela mia sensibilità secondo la mia identità. Questo è ilproblema.

Perché tutti i chiamati non diventano coloro che chiamanoe invitano? È evidente che la loro sensibilità non è statamodellata sulla loro identità. Se la mia sensibilità siidentifica pienamente con la mia identità e la mia identitàè quella di una persona consacrata che ha gli stessisentimenti dell’Agnello, se questo processo è bloccato, lamia sensibilità non potrà essere la sensibilità di uno chechiama un altro.

Quando si parla di identità, sembra che parliamo diqualcosa di astratto e teorico. Se si parla di sensibilità,utilizziamo una parola alla quale la persona è più“sensibile”. E la sensibilità significa avere gli stessisentimenti di Dio che si è rivelato in Cristo, ed è questasensibilità che dobbiamo costruire. E ogni carismasignifica un avvicinamento, un aspetto particolare diquesta sensibilità. La tua identità è così.

Se la persona è progressivamente formata in questo tipodi sensibilità e di identità, allora vive bene la suavocazione con felicità, gioia e comunica all’altro questaverità, questa bellezza. Diventa, cioè, promotrice divocazioni.

Sembrerebbe che i laici sono piùvicini a trasmettere questasensibilità. Lei ritiene che vi siauna difficoltà nella formazione enello stile di vita dei religiosi percui è impossibile concretizzarequesta sensibilità che spinga igiovani a seguirci?

Sì. Siamo dinanzi ad una situazione in cui sembra che ireligiosi non reagiscano ad uno stimolo di vita.Diventiamo persone che non reagiscono più allaspiritualità dinanzi agli stimoli che si presentano giornoper giorno. La preghiera, l’Eucarestia, la Parola, il modo divivere, la vita comune diventano qualcosa a cui la vita siadatta. Quando accade tutto questo? È evidente, quandola persona non anima più ciò che fa con l’ispirazionefondamentale che è Dio.

Dobbiamo chiederci sempre, dove sei, mio Dio. Quando cifacciamo questa domanda, ci confrontiamo con una realtàche non è mai la stessa, perché quando cerchiamo diavere la presenza di Dio, ogni istante è una nuova ricerca,una nuova esperienza. Il Dio di ieri è l’idolo di oggi equesta è una novità. È il passaggio dalla perseveranza allafedeltà.

Tutto ciò dovrebbe evitare il pericolo di immunizzarci, didiventare persone abituate al miracolo, che hanno unasensibilità ed un elettrocardiogramma piatti.

Cosa direbbe agli animatori divocazioni che accompagnano igiovani che hanno una specie dipreoccupazione, di dubbio, il sensodella trascendenza?

Essere preoccupati è un buon segno. Se vi sentitepreoccupati, potete stare tranquilli, è normale. L’uomonormale è un uomo preoccupato, che ha sete di

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aspettative, una speranza, un atteggiamento dellapersona che non ha ciò che vuole. Vi sono cose che glimancano.

L’Avvento è la metafora della vita umana. L’uomo è unessere che spera continuamente. Il problema è di trovareil modo di attendere, il percorso che mi immette sul giustocammino, dove non troverò la piena soddisfazione del miodesiderio. Ma è la giusta direzione che nutre il miodesiderio, nel quale non mi disseto, ma che mi fa crescerenuovamente. Ecco l'uomo normale.

Inoltre, da un punto di vista psicologico quando lapersona non desidera più nulla, vuol dire che è morta, nonsi aspetta nulla dalla vita e ritiene di essere in grado ditrovare altre soddisfazioni in situazioni o compensazionidiverse. L’animatore vocazionale, l’animatore dei giovani,deve essere una persona che comunica loro questoatteggiamento, questa speranza, che incoraggia a coltivareil desiderio perché lì c’è il desiderio dello Spirito di Dio.Essere cristiano significa avere un desiderio che non puòessere soddisfatto da alcuna situazione, da una creatura odalla materia.

L’educatore è un educatore di desideri. È la persona chemantiene viva nei giovani la capacità di desideraredinanzi a Dio, il solo che può soddisfare i nostri desideri.

Che direbbe alle persone cheincoraggiano le giovani vocazioniad una esperienza vocazionaleforte?

Essere convinti che quando facciamo questo tipo diservizio, quando se ne parla, parliamo del senso dellavita, quale bene ricevuto. Siamo in dialogo con la partepiù profonda dell’uomo, anche se abbiamo l’impressionecontraria. Quando parliamo di questo, parliamo di ciò chei giovani hanno bisogno di ascoltare, anche sel’atteggiamento esterno non è quello di una personaconvinta.

Abbiamo un alleato nel profondo del cuore in coloro che ciascoltano. E questo è importante per far comprendere chene vale la pena. Siamo seminatori di vocazioni e la nostravocazione è quella di seminare senza preoccuparci del

raccolto. Seminare il seme della vocazione è unaoperazione che merita di essere compiuta senzapreoccuparsi della mietitura.

Dobbiamo essere convinti che seminare il grano dellavocazione è qualcosa di prezioso per la Chiesa e che darà isuoi frutti, e il frutto non è solamente una persona cheentra in un Istituto.

Quando parliamo di questo, rispondiamo al desiderio e albisogno che è profondamente radicato in ogni essereumano. Il senso dell’educazione oggi, è di promuovere laformazione alla sensibilità come una pedagogia. Abbiamovissuto a lungo preoccupati dell’esteriorità delle persone.

Oggi, spetta a noi diventare esperti in questo tipo diinsegnamento e di formazione alla sensibilità.

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Il Congresso si è svolto nel mese di febbraio ed è stato unavvenimento importante per la vita della Provincia ARLEP,disposto a “Guardare oltre” per fare delle comunità e delleopere educative spazi di “cultura delle vocazioni”. Comedice Pablo Walker la “Cultura delle vocazioni” è un orditodi idee, di concezioni di vita e di morte, di confini, di modidi comprendere la libertà, l’amore, il dolore la fede … chestimolano le persone a guardare oltre il valore dei propriprogetti, ad essere all’ascolto e al servizio della missioneche Dio affida per trasformare il mondo.

Era presente anche il Fratello Superiore generale, RobertSchieler, e i Consiglieri generali Rafa Matas (FamigliaLasalliana e Vocazioni) e Aidan Kilty per la regioneRELEM.

Obiettivi del Congresso:• La promozione di una cultura delle vocazioni nellaProvincia religiosa e nella Chiesa.

• Costruire un linguaggio comune nella Provincia sultema delle vocazioni.

• Far coincidere i criteri della pastorale delle vocazioninel contesto educativo.

• Promuovere la “nascita” delle vocazioni lasalliane.

224 Lasalliani si sono riuniti all’Escorial (Madrid) perpartecipare al Congresso di Pastorale “Verso una culturadelle vocazioni lasalliane”. Si è trattato di una riunioneche ha cercato di scrutare il futuro dell’avvenire lasallianopartendo dalla vocazione alla vita, alla chiamata delVangelo e all’impegno per un mondo migliore. Eranopresenti i responsabili delle vocazioni delle Provincie diFrancia, Italia ed Europa Centrale.

Guardandooltre

Boletín ARLEP nº 281

Congresso Pastorale “Verso unacultura delle vocazioni lasalliane”

ARLEP 2017

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Cultura delle vocazioni lasallianeFratel Jesús Miguel Zamora, Visitatore della Provincia, haimpostato lo schema del Congresso. "Il Congresso –afferma – ha fatto nascere la necessità di aggiornare lanostra comprensione della vocazione, l’adattamento aitempi nuovi, per formare un po’ alla volta una cultura". Haanche asserito che non dobbiamo essere soddisfatti diquanto è stato fatto finora, ma dobbiamo esplorare nuovimodi di agire e di guardare oltre per aprirci meglio aglialtri. Dinanzi all’incertezza che ne deriva, dobbiamoessere attenti ai segni che ci pervengono e guardare ilfuturo con speranza.

Ha aggiunto che noi per primi dobbiamo rivolgerci questedomande fondamentali: “Che ne faccio della mia vita? A

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• Elaborare un nuovo documento-guida della Provinciasulla Pastorale delle Vocazioni.

chi e a che cosa rispondo?” Perché quanti accompagniamocamminano al nostro fianco fiduciosi che, come loro,abbiamo sperimentato i loro stessi errori, timori ericerche.

Dopo aver evidenziato la fraternità come autentica culturadella vocazione lasalliana, conclude: “Sforzarsi di farecultura della vocazione lasalliana, espande la nostraChiesa e ci fa credere nel nostro Istituto di uomini edonne, fratelli e laici convinti della loro vocazione laicache è il riflesso di una risposta alla chiamata di Dio”.

• Elaborare piani locali e settoriali per promuovere lacultura delle vocazioni.

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Sette AspettiFilo conduttore del Congresso sono stati i “sette aspetti”che qui riassumiamo:

1° Aspetto: Fratel Jorge Sierra, coordinatore di pastoraledel La Salle in Galizia e docente al collegio La Salle diSantiago, ha guidato il primo aspetto alla ricerca di unarisposta alla domanda: “Cosa intendiamo quandoparliamo di cultura delle vocazioni!”

2° Aspetto: Fratel Rafa Matas, Consigliere generale, haspalancato una finestra sull’universo lasalliano permostrarci luci, ombre e orizzonti della pastorale dellevocazioni nell’Istituto.

3° Aspetto: Padre Amedeo Cencini, religioso dei Figli dellaCarità (Canossiani), consultore della Congregazione pergli Istituti di Vita consacrata e le Società di Vita Apostolicaha invitato a soffermarsi sul concetto basilare di: “Cos’è lacultura delle vocazioni e come integrarla nella vita delcredente?”

4° Aspetto: Sempre Padre Cencini si è concentrato suglielementi essenziali per creare una cultura delle vocazioni:la mentalità, la sensibilità per sviluppare il mondointeriore e la pedagogia nella quale il chiamato a suavolta diventa “colui che chiama”.

5° Aspetto: Tre formatrici lasalliane Pilar Castro (docenteal La Salle di Santander), Lidia Rey (Insegnate all’IstitutoLa Salle di Madrid) e Maria José Sanchez (docente al LaSalle di Figueras) hanno presentato le chiavi lasallianeper procedere verso una cultura delle vocazioni.

6° Aspetto: Con l’aiuto di panels e testimonianze diesperienze vocazionali, i partecipanti si sono interrogatisu: come creare una cultura delle vocazioni nei nostriambiti lasalliani? Le esperienze vertevano sulla culturadelle vocazioni a scuola, in comunità, in ambitoextrascolastico e sociale.

7° Aspetto: Infine i congressisti si sono incentrati sullaconcezione dinamica di persone capaci, un domani, diprodurre la cultura delle vocazioni in ciascuno degliambiti.

Tutti impegnatiFratel Rafa Matas ha rivolto un appello alla gioiaevangelica per “guardare oltre” e sviluppare unaappropriata cultura delle vocazioni nella quale tutti sisentano impegnati (comunità, settori, Distretti, Regioni,Istituto e tutta la Famiglia Lasalliana). Ha affermato cheDio, con i Capitoli Generali e le assemblee, ci inviasegnali, su come promuovere vocazioni, quando ci chiede:

• Di migliorare il valore e il senso della nostra vitafraterna.

• Di unire preghiera e azione per la pastorale delleVocazioni.

• Di accettare la responsabilità condivisa tra settori,Provincie, Regioni e tutta la Famiglia Lasalliana.

• Di riconoscere il contributo di ogni vocazione lasallianaalla Famiglia Lasalliana e alla Chiesa.

• Di sviluppare la cultura delle vocazioni.

Durante il Congresso, i gruppi di lavoro, di riflessione … itempi di preghiera e di celebrazione hanno fattodell’incontro un’esperienza unica.

Il Fratello Superiore generale, Robert Schieler, haconcluso con un messaggio eloquente, un richiamo apromuovere l‘unità lasalliana.

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Valutazionedel Congresso

Distretto ARLEP

Potremmo riassumere dicendo che il Congresso sullacultura delle vocazioni è stata una esperienza che hatoccato i cuori e gli animi dei partecipanti. Siamofelicemente sorpresi per il forte valore espresso sottoforma di valutazione e le tante parole di ringraziamentoche ci sono pervenute. Presentazioni, cartelloni,esperienze, momenti musicali, preghiere e celebrazioni,lavoro di gruppo, momenti conviviali … tutto hacontribuito a creare un’atmosfera di riflessione, spiritualee soprattutto fraterna. È stata anche molto apprezzata lavarietà dei 220 partecipanti: direttori di istituzioni,delegati di pastorale, Fratelli, membri di altre famigliecarismatiche, delegati delle vocazioni delle varie Provinciedella RELEM, studenti universitari, novizi e scolastici,famiglie.…

Il Congresso ha consentito di iniziare la costruzione di unlinguaggio vocazionale comune al di là dei pregiudizi edelle varie prospettive. Possiamo dire che il concettolasalliano della cultura delle vocazioni diventa un terrenod’intesa sul quale costruire la nostra missione educativa epastorale. Oggi vediamo come questo è vissuto nellenostre istituzioni educative e nelle nostre comunitàlasalliane.

La parola ai partecipantiAna Carbonell (Settore Valencia-Palma)

Il messaggio che riceviamo dalCongresso è un messaggio alcambiamento, a guardare oltre, masoprattutto ci suggerisce uno sguardopieno di speranza, positivo, gioioso. Sedovessi avere qualche domanda,sarebbe sicuramente questa: Dio cosa

vuole che io sia adesso e come? Vorrei anche dire che tuttiabbiamo i mezzi per seguire Gesù.

Fratel Juan González (Settore Andalusia)

Il messaggio principale di questoCongresso ritengo sia la proposta dellanostra scuola e del nostro modo dievangelizzare e di credere, di parlareperché abbiamo un sogno, il sogno diDio. Ognuno di noi è un sogno,assolutamente unico e sarebbe

auspicabile che la nostra scuola fosse una fucina di sogni,nella quale proporre sogni.

María Eugenia Vázquez (Settore Andalusia)

Dopo questi giorni di Congresso, perme è chiaro che la cosa più importanteè di fermarci per discernere il sognoche Dio su di noi. Da ciò, essere ingrado di dare ad altri ciò che abbiamoe aiutarli a scoprire ciò che Dio sognaper loro. Penso che dobbiamo vivere

tutto questo con grande gioia ed ottimismo.

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Fratel Arsenio Turiégano (Settore Madrid)

Credo che siamo in una fase diapertura, per ascoltare, lasciare che larealtà ci evangelizzi e concentracimaggiormente, e soprattutto, su ciò checi unisce più che su ciò che ci divide.Se siamo capaci di fare della nostravita una sintesi di autenticità, saremo

in grado di trasmettere qualcosa. Lo spero.

Aitor Zulaika (Settore Bilbao)

Il congresso mi spinge a chiedermi achi ho dedicato il mio tempo ed anchea considerare la necessità di guardareun po’ più lontano, agli studenti e aicolleghi.

Fratel José Tomás Cuellar (Settore Valencia-Palma)

Porto con me dal Congresso, laricchezza della vocazione a La Salle,che ci unisce e non ci allontana daglieducatori lasalliani.

Montse Nieto (Settore Valladolid)

Ritengo che quando siete fedeli allavostra vocazione fate sì che altri sipongano la domanda sulla propria.

Inmaculada González (Settore Madrid)

Penso che la cosa più importante cheabbiamo appreso da questo Congresso,è che dobbiamo imparare a guardare, aguardarci e a guardare gli altri attornoin noi, specialmente i nostri studenti,ma anche in nostri colleghi. Imparare aguardare per costruire un altro mondo,

migliore e più lasalliano.

Javier Hernández (Settore Cataluña)

Il Congresso ci aiuta a comprenderecosa sia la cultura delle vocazioni e cichiarisce le sfide e i progetti in modorigenerativo.

Montse Toscano (Settore Catalogna)

È il primo congresso che facciamosulla cultura delle vocazioni, è unmomento importante per comprenderesempre meglio come lavoriamo al LaSalle, dove lo studente è il centro delnostro progetto.

Marta Espiniella (Settore Bilbao)

L’educazione alla sensibilità èessenziale a scuola, come ascoltare lachiamata e rispondervi.

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Il mio cammino nei sentieri di La Salle

“Ricordiamoci che siamo alla santa presenza di Dio”…inizia così la giornata nelle classi del nostro Istituto.Quando ho avuto coscienza della presenza di Dio nellamia vita? Sono nata in una famiglia cristiana cattolica.Mia madre, ad esempio, ci ha insegnato l’importanza dellapreghiera. In casa, l’immagine del Sacro Cuore di Gesù ciricordava la sua santa presenza. Nonostante la situazioneeconomica, la preoccupazione di mia madre è stata quelladi darmi un’educazione cattolica, mettendo in secondopiano le sue comodità e necessità personali.

Da mamma sono giunta a La Salle per iscrivervi i mieifigli. In un primo momento ho ricevuto una propostadall’Associazione dei Genitori che mi invitava apartecipare, in quanto rappresentante di classe, ed hoaccettato volentieri. In quel momento ho iniziato il miocammino di avvicinamento a La Salle. Durantel’accoglienza dei nuovi iscritti, uno dei Fratelli fondatori,Fratel Wilfredo Pèrez de Utrera, più noto con il nome diFratel Enrico (RIP), con la chiarezza e l’ardore che locaratterizzava, ci disse … “Vi siete iscritte al Collegio De LaSalle di Bayamón insieme ai vostri figli!”.

Fratel Enrico prestava particolare attenzione allaformazione dei laici durante le riunioni dei genitori nellequali parlava sempre, per qualche minuto, del Fondatore,della sua opera o dei suoi insegnamenti. Coltivava in noil’amore alla missione e il desiderio di impegnarcinell’opera di La Salle. Quando mi ha invitata a far parte

TestimonianzeLasallianeLizette Prado Rodríguez(Lizie)

della Pastoralefamiliare e a lavorarein qualità di segretariogenerale del Collegio,mi accolse con questeparole di benvenuto:“Lizie, Dio la condurràdi impegno inimpegno nel suocammino qui al LaSalle”. Ed è ciò che èavvenuto.

Partecipando ai lavoriper il servizioeducativo dei poveri(WESP) nellaRepubblicaDominicana, in alcunepresentazioni di Fratel

Enrico e di Fratel Alfredo Morales siamo stati invitati “anon essere membra morte”.… Il mio cuore si è infiammato,ho compreso che nella nostra missione non possiamoessere tiepidi. Per servire Dio non possiamo donarci ametà.

Partendo dalla nostra vocazione di laici, sei anni fa miomarito ed io abbiamo chiesto di essere “Associati” aiFratelli. Da quel momento, ogni anno, rinnoviamo il nostroimpegno in quanto Laici Associati: è un camminopersonale in una comunità di fede e di servizi; è la miarisposta alla formazione ricevuta e alle esperienze vissuteed è il sigillo di un impegno libero e formale.

I miei progetti per l’avvenire? Continuare ad agire peramore di Dio, cogliere le opportunità che ogni giorno Diomi invia per aiutare i bambini, i giovani e i loro coetanei;porre maggiormente l’accento sul servizio dellaformazione dei genitori in modo che il lavoro si espandain tutte le case lasalliane.

In questo cammino ho imparato a “vedere tutto con gliocchi della fede, non avendo come obiettivo che Dio solo eattribuendo tutto a Lui”. Essere lasalliani, per me, miomarito e i miei due figli è un modo di vivere. È unimpegno vissuto nella vita quotidiana convinti che Dio hauna missione per ciascuno di noi e noi dobbiamo fare ladifferenza nella parte del mondo che ci è stata affidata.

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Ho trovato la mia ragione di essereSì, sembra che Dio scriva diritto su righe storte. Credo checon me abbia dovuto lavorare duro, ma vi è riuscito.Volgendo lo sguardo indietro e pensando alle visite di Dio,talvolta in punta di piedi, mi rendo conto di tutto il beneche mi ha fatto.

Mi ricordo dei colori della scuola dell’Istituto La Salle aMadrid: era la scuola scelta dai miei genitori, il luogo doveho incontrato i Fratelli, l’ambiente dove sono cresciuto, viho imparato a leggere e a scrivere, ad esplorare, ascoprire, a pregare.…

Conservo nella mia mente, con emozione, le ore trascorsenel cortile della scuola a giocare a calcio, le lezioni dimatematica, la lettura tranquilla di Don Chisciotte nellasala lettura.… Gusto anche i ricordi intimi della presenzadei Fratelli i quali, come fratelli maggiori, mi hannoguidato alla fede e ad una più ampia conoscenza dellavita. Sì, credo che la vicinanza e la testimonianza di questiinsegnanti sia stata un’impronta indelebile di Dio, unachiamata.

È difficile esprimere in poche righe e dire come siariuscito a far posto a Dio, ma sospetto che lo abbiariconosciuto nelle persone, negli ambienti dove hotrascorso il tempo a servizio degli altri e dando lorofiducia. Il fatto di essere credente ha alimentato la miavita e il mio modo di considerare l’educazione. Vi sonodiversi modi di educare, ma quando c’è un potenziale diumanità, l’educazione assume un altro volto; ricordoancora l’ora supplementare di inglese che ci impartivaFratel Baptiste, non ho la certezza di conoscere l’inglese,ma oggi riconosco con gratitudine di essere statoevangelizzato dagli sforzi di questo Fratello verso unpiccolo gruppo di studenti.

Sono convinto che non è un caso; quando entro in classe,cerco sempre di occuparmi di tutti, ma è inevitabile che misoffermi accanto a coloro che sono più difficoltà, hanno“rapito” la mia vita e il mio cuore senza che me ne sia resoconto. Può darsi che questa intuizione sia la più grandericchezza che abbia ricevuto, una eredità lasalliana:

occuparsi dellediversità, inparticolare diquanti sonovittime dellaloro realtà odelle lorodifficoltà. È unmodo dicomprenderela MissioneLasalliana.

Se debboparlare di unluogo in cui lamissionedell’Istituto hacolpito il miocuore, è l’India.Il tempo che ho

condiviso con i Fratelli in comunità, la testimonianza dellaChiesa in cui ho vissuto le celebrazioni insieme a migliaiadi persone, il sorriso e lo sguardo dei bambini… Ritengoche siano stati luoghi privilegiati che mi hanno avvicinatoal volto affettuoso di Dio.

Papa Francesco ci invita a ritrovare la freschezza delVangelo, aperti alle diversità che rafforzano ciascunonelle sua chiamata. Io l’ho vissuta come un’esperienza difede, con il sentimento di esser parte della FamigliaLasalliana e considero la diversità delle vocazionilasalliane con entusiasmo. A parer mio, questo modoglobale di comprendere la vocazione è una veraesperienza di conversione e di incontro.

Essere Fratello mi ha riavvicinato a Dio e alla vita difraternità. Ogni volta di più, apprezzo il silenzio “abitato”(da Dio), l’Alleanza, il senso di comunione ecclesialeintuendo la missione, spesso difficile, come una sfida.L’avvenire mi sembra come un orizzonte di speranza doveimmagino un Istituto complesso, audace, aperto, conFratelli e Laici impegnati che vivono felici di trovare nuoveisole di creatività e nuove risposte alle nuove richiestepresentate dall’Istituto. Un richiamo a vivere assumendodei rischi!

Fr. Arsenio Turiégano, FSC

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Dalle FilippineI miei genitori erano molto impegnati nelle attivitàcatechistiche quando io ero giovane, di conseguenza sonocresciuta facendo le stesse cose nel tempo libero altermine della scuola. Lavorare in una istituzionelasalliana mi richiama alla mente e mi fa rivivere i ricordid’infanzia, seguendo la missione dei miei genitori.Partecipare ai Signum Fidei, avviata al La Salle GreenHills, Filippine, nel 1981, dalla mia matrigna la dottoressaTelly Castaneda, è stata una duplice benedizione.

La mia relazione con l’associazione Signum Fidei è statauna adesione permanente fin dal 1993 e nel 2013 hoaccolto con piacere l’invito di Fratel Antonio Servando,FSC, ad aiutarlo, dal momento che ero una dellecoordinatrici regionali filippine. L’ho considerata comeuna eccellente occasione per iniziare i progetti S.W.E.A.T.(Servizio di Evangelizzazione dei Lavoratori, Apostolato eFormazione): abbiamo potuto sviluppare alcuniprogrammi modulari di acconciatura e taglio dei capelli, digiardinaggio e sistemazione del territorio e formazionesulle regole di buona educazione per quanti lavoranonelle istituzioni lasalliane e per coloro che lavorano nellenostre comunità. I membri del Signum Fidei si sono offertidi aiutare volontariamente e di condividere tempo, denaroe risorse psichiche.

L’Assemblea Internazionale dei Signum Fidei del 2013, haaffermato che la comunità è in missione perché i delegaticome me, appartenenti a diverse istituzioni lasalliane,hanno condiviso i loro punti di vista scoprendo che siamotutti uniti nell’aiutare gli altri. 'Tanto di cappello' agliimpiegati in pensione che partecipano volontariamente allavoro apostolico e alla formazione anche tramite le lororisorse personali per conservare vivo lo spiritodell’Associazione.

Maria Teresa l. CastaňedaCoordinatrice regionale di Luzon -Filippine

Prendendo spunto daipensionati che sisentono Lasalliani,credo che sarebbemagnifico se sipotessero riunire ilasalliani di una certaetà e dar loroformalmentel’opportunità dicontinuare ancora adessere parte attivadella FamigliaLasalliana. Le loro

esperienze di educatori e collaboratori potrebbero essererisorse stimolanti per i giovani d’oggi. Sarebbe un viaggiomeraviglioso per i membri più giovani dei Signum Fidei, acolmare il fossato tra generazioni, imparare gli uni daglialtri e stimolare le loro esperienze.

È un desiderio che, per essere attuato, richiederà deltempo e da molti mesi penso al modo migliore dicontinuare con i progetti dei Signum Fidei. Durante unamessa alla quale ho assistito recentemente, un sacerdoteha letto Marco 10. 17-21 ed ha concluso la sua omelia conqueste parole: “Vuotate la vostra coppa e seguitemi…”.Attualmente mi sento nella golden age della mia vita, unavera svolta per me. Mi sono resa conto che avreidesiderato un rinnovamento per la mia crescita personalee spirituale. Sapevo che se avessi continuato con il lavoroattuale sarebbe stato difficile, ho quindi deciso disemplificare il mio lavoro e di vivere pienamente ilGiubileo della misericordia.

La comunità lasalliana è stata molto buona con me e lamia famiglia e vorremmo lavorare insieme per dimostrarela nostra gratitudine partecipando alle varie opere dimisericordia insieme alla Famiglia Lasalliana. La vita èbreve, e può essere difficile, ma vale la pena di vivere se sifanno le cose con amore, passione e buone intenzioni.Vale la pena tralasciare qualche comodità per un servizioimportante. Ora, vorrei iniziare un nuovo capitolo dellamia vita lasalliana con la volontà di insegnare alle menti,toccare i cuori e trasformare le esistenze altrui.

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PERCHÉ VOGL

IO

DIVENTARE S

UORA?

Dio ha fissato

i suoi occhi su

di me con amo

re.

Ha avuto inizia

tiva rispetto all

a mia vita

facendosi cono

scere, invitando

mi anzitutto ad

incontrare la s

ua persona e p

oi il suo

immenso amo

re per l’umanit

à. Infine Dio

stesso tocca la

realtà in cui vi

vo, in cui

viviamo: tocca i

l mio cuore, ne

fa scaturire una

profonda sensi

bilità per vede

re e sentire il

bisogno che ho

di Lui nella mia

vita e in quella

degli altri. Mi i

nvita ad accetta

re la sua volon

tà quale segno

vivente

di consacrazio

ne totale a Lui

e al prossimo. Cristina

Cordova

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Abbiamo notato nella nostra società la necessità di unaformazione cristiana sempre più profonda per educatori,genitori, studenti, ecc., pur conoscendo l’indifferenza chenumerosi potenziali beneficiari possono manifestare. Allostesso modo si percepisce fortemente la necessità dinumerosi spazi che educhino all’interiorità e al silenziocon i quali ci si apre alla trascendenza e si condivide conaltri il proprio mondo interiore e l’esperienza personale difede.

Durante la seconda Assemblea della Missione EducativaLasalliana (MEL), il Distretto ARLEP e il settore Valencia-Palma hanno definito gli obiettivi e le linee guida concretequale risposta educativa ai bisogni. In discussione negliambiti: “Chiamati per la missione”, “Gli educatori e … lacomunità” e “Una rete insieme e in associazione”:

“Il Consiglio di direzione nel suo progetto annualecomprende riunioni regolari e tempi per condividere erafforzare la comunità educativa, le relazioni personali,

Camminare insieme: Progetto “3 tende”

Distretto ARLEP. Settore “Valencia – Palma”

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il senso di appartenenza e di identità carismatica chesono la base del progetto comune”.

“Le istituzioni educative garantiscono, nei progettiannuali, i tempi e gli spazi affinché gli educatoripossano vivere la dinamica della vita fraterna”.

“Promuovere dove già esistenti, o creare, dove non visiano, gruppi di educatori con il compito di riflettere epregare per la missione alla quale partecipano”.

“Il Consiglio di direzione fornisce spazi agli educatoriper condividere esperienze educative personali, edanche momenti di interiorità e di trascendenza”.

Iniziando dalla realtà del nostro settore, abbiamoconsiderato varie possibilità a questo riguardo; infineabbiamo proposto una riunione mensile (il sabato amezzogiorno) per sviluppare le conoscenze, gliatteggiamenti e i gesti per acquisire quella sensibilitàreligiosa che, in un secondo momento, possiamotrasmettere in classe, in famiglia, nella catechesi … e, inquesto modo, cercare di consolidare l’identità delle nostreopere educative. Per facilitare la partecipazione degli

interessati, le riunioni sono state inserite nel calendario diogni istituzione educativa fin dall’inizio dell’annoscolastico. Le riunioni si svolgono il sabato mattina dalle10.00 alle 14.00 con un pasto condiviso fra tutti icollaboratori.

Al momento della stesura del progetto, abbiamo visto cheil nome “3T” (tre tende), si riferiva al Monte Tabor, allaTrasfigurazione di Gesù dinanzi ai discepoli, Pietro,Giacomo e Giovanni, e all’invito di Pietro a costruirvi tretende (Mc 9, 5), abbiamo tutti un po’ di creatività eabbiamo pensato a 3 come numero simbolico, le tre volteo i tre momenti che viviamo in queste riunioni, e le tre“tende” nelle quali ricaricare le batterie per il resto dellasettimana e del mese.…

Il criterio seguito per ogni riunione è stato molto semplice

• Un primo momento di accoglienza e di benvenuto.

• Attività interiore: momento di riflessionedell’evoluzione personale del progetto HARA.

• Presentazione del tema della giornata.

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• Tempo di silenzio e riflessione personale, lettura didocumenti…

• Scambi di idee e preghiera finale.

• Pasto condiviso

Ogni riunione è stata incentrata su un tema:

– la trascendenza: per iniziare il corso.

– La parabola del “Padre buono”, nel quadro dellachiusura dell’anno della Misericordia.

– La speranza per l’Avvento.

– Le Beatitudini per iniziare l’anno.

– Quaresima.

– Pasqua.

– La nostra identità lasalliana in maggio.

Altro strumento è stato la rivitalizzazione del progettocomunitario all’esterno, in modo che si sentano impegnatinell’animazione e nella crescita delle persone:

• Il gruppo di animatori del settore.

• La comunità del La Salle Montserrat Palma de Majorca.

• L’animazione San Benildo, Comunità di Paterna.

Siamo stati molto chiari fin dall’inizio: non avremmodovuto essere ossessionati dal numero dei partecipanti.Avremmo iniziato sia con un gruppo grande, che piccolo.Facciamo un esempio: se abbiamo un bar e dobbiamodare da bere ad un assetato non gli diciamo: “Aspetta,aprirò soltanto se ho più di tre clienti”, lui viene per bere,ed è adesso che occorre rispondere al suo bisogno.

Nonostante le difficoltà, il progetto è stato realizzato in treambiti del settore: zona peninsulare comprendente lacomunità di Valencia: Castellón, Valencia e Alicante,Teruel. In aggiunta le due isole con opere educativelasalliane: Majorca e Minorca. Ad ogni riunione ci siamodovuti affidare alla preziosa collaborazione di animatoriper ottimizzare alcune delle attività proposte.

Onde evitare che il luogo di riunione fosse sempre lostesso, abbiamo deciso di visitare tutte le opere educativenel loro settore ed anche altre importanti comunitàlasalliane “Sagrada Familla” a Port d’Inca, Montserrat, ed

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un monastero di religiose contemplative. Costante lapartecipazione alle riunioni nei diversi giorni e zone.Presenti circa 50/60 educatori ad incontro per le tre zonee, come abbiamo detto all’inizio, non ci siamo preoccupatidel numero. In certi momenti lo spostamento da un capoall’altro del settore ha reso impossibile la partecipazionedegli educatori di alcuni centri mentre nell’operaeducativa dove si teneva l’incontro si è avuto un elevatonumero di educatori. Il maggior numero di educatoripresenti a quasi tutti gli incontri si è avuto nella regione diMajorca.

Hanno beneficiato del progetto:

– Gli educatori dell’ambito educativo del settore

– Fratelli e Associati delle comunità Lasalliane delsettore

– I genitori degli alunni delle opere educative

– Gli ex-alunni

– I nuovi insegnanti, itinerario di formazione inizialeprocesso “IFI” (nel quadro della loro crescita educativalasalliana)

– Persone note per la loro sensibilità religiosa

– Altre comunità religiose di vari contesti

Prima delle riunione è stata inviata una convocazioneindicando titolo, luogo e orario dell’incontro; iscrizione “online”. Tre o quattro giorni prima della riunione, invio di unpro-memoria, con il nome dei partecipanti, in modo daunirsi ad altri, per risparmiare carburante ed aiutarel’ambiente.

Terminato il corso, tempo per una valutazione. Non è statoancora reso ufficiale, ma gli organizzatori e i partecipantihanno evidenziato i seguenti aspetti:

• La creatività al momento della presentazione.

• Avere un momento di silenzio personale per pensare,riflettere e condividere.

• La semplicità del lavoro secondo lo schema proposto.

• Visitare e conoscere altre zone, diverse dalla propriaopera educativa.

• L’utilizzo di dinamiche che in seguito sono stateutilizzate in classe (alcuni ci chiedevano i materiali perattuare momenti di interiorità o di riflessione omateriali propri per animare la giornata).

• La buona atmosfera che si è instaurata tra ipartecipanti.

• Poter condividere il tempo del pasto insieme aglieducatori e alla comunità di accoglienza.

É nostra intenzione per il 2017-2018 proseguire con lostesso schema e calendario delle riunioni, continuando alavorare ed approfondire quegli aspetti di fede e di vitalasalliana per aiutarci a rafforzare la nostra identità dieducatori nella missione educativa lasalliana;presentando l’offerta e dando risposte in funzione deisegni dei tempi che viviamo.

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I nostri ultimi capitoli e assemblee di Distretto hanno datomolta importanza a questo tema. Nel processo didiscernimento 2015-2016, messo in atto a partire dalperiodo triennale in corso, uno dei sei fulcri attorno aiquali si organizza il nostro Distretto è quello della culturadelle vocazioni.

In questo processo di discernimento, stiamo sviluppandoun processo di comprensione della cultura e del lavoropastorale per le vocazioni come dimensioni di un processocomune per la ricerca della Vita Piena1 per ogni persona.Pertanto, insieme, ci siamo detti:“Vediamo la vocazione come un processo dinamico nellacostruzione di una risposta vitale, inclusiva e trascendenteche restituisca una persona a qualità che la riguardanoparticolarmente. Questi aspetti della realtà si sommanoalla capacità generativa, alla responsabilità, alla fertilità,che conducono oltre il SI, oltre il passato, per sfociare initinerari di conversione spalancati verso il futuro eall’incontro con l’Altro. La vocazione è una chiamata cheha sempre un “perché”,2 qualche cosa che si scopre poteressere migliore se le si affida tutta la propria vita. Neltentativo di prender coscienza della realtà in cui si vive enelle risposte date, si scopre che si può iniziare araccontare chi siamo e come si possa inserire la propriavita nel racconto della comunità che accoglie nel proprioambito.3

Come ogni processo umano si è influenzati e condizionatidalla cultura nella quale ci si forma, motivo per cui il

documento,4 riecheggiandola ricerca accademica e laChiesa contemporanea chechiama, parladell'attuazione di unacultura di vocazionilasalliane.

Parliamo di un nutrimentoche consenta di promuoveree fornire elementi perché ilsingolo e la comunità

possano comprendersi, col rendere personale la loroesistenza (dono gratuito), andando oltre se stessi peressere a servizio della realizzazione, della creazione edell’umanità, in particolare di quanti soffrono situazioni didisparità. Non possiamo ignorare che la culturacontemporanea è sfavorevole al processo citato. Ènecessario, pertanto, costruire una cultura alternativa eallo stesso tempo personalizzata.

Questa contro-proposta sarà lasalliana se produrràconcetti5 visibili e valutazioni caratteristiche di questacomunità ermeneutica, radici cristiane seguendo sanGiovanni Battista de La Salle. Abbiamo una particolarenecessità di mostrare la libera iniziativa di Dio che vuolela dignità ed ha la pienezza di ciascuno dei suoi figli. IlPadre che chiama all’amore e ci insegna a rispondere confedeltà appassionata ai piccoli impegni che la realtà cichiede, e dove noi scopriamo con lo spirito di fede che inessi c’è la mano stessa di Dio, che conduce dolcemente lanostra vita e la storia verso la piena instaurazione delRegno. Questa presa di coscienza personale porta ad averfiducia in lui serenamente per condurre a termine nellastoria la sua opera, che è anche la nostra.

In questo contesto comprendiamo la pastorale delleVocazioni come il lavoro compiuto da una comunitàcredente che propone un dialogo costruttivo tral’esperienza della vita di Gesù e le comunità dei suoidiscepoli con i sentimenti e le scelte della vita dei giovani.

L’approccio della culturadelle Vocazioni Lasallianein Argentina-Paraguay

1 L’Assemblea li ha chiamati: Vita Umana Piena e Vita di Fede che cresce.2 Una missione3 In quanto lasalliani sappiamo che le comunità sono la fonte, il luogo ed anche lo scopo delle vocazioni.4 Del Capitolo e Assemblea distrettuale 2015-2015.5 Il suo modo di comprendere la persona, la comunità e la società; la vita, la morte, la dignità, la pienezza, la giustizia, la verità, la fecondità e la storia.

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Non è un dialogo disinteressato, ma un dialogocostruttivo, che invita ad una esperienza che aiuti ascoprire le sfide nei bisogni dell’umanità e della Chiesache inizia il mistero della diversità delle vocazionicristiane come modi con cui Gesù Cristo vivo continua aliberare, in modo che ciascuno possa discernere ecostruire risposte personali, inserendosi liberamente edin modo creativo in un quadro comunitario.

Guardare l’avvenire in questa prospettiva, significacomprendere il processo di creazione vocazionale di unapersona che forma la sua umanità e personalità; èrendersi conto che le persone, i giovani, gli educatori e lefamiglie che passano per queste opere educative, hannol’assillo della ricerca della propria vocazione.

E se, talvolta, gli itinerari “vocazionali” diventano piùevidenti, è un processo di configurazione permanente. Neimomenti vitali di articolazione vocazionale, possonoessere coscienti delle loro ricerche e interpretarle percostruire scelte attuative usando gli insegnamenti che lacultura ha potuto offrire loro durante tutto il percorsoeducativo. (Lasallian Vocational Nurturing, 2016).

Interpretiamo la cultura delle vocazioni come parte dellamatrice istituzionale dell’apprendimento dei nostri spazieducativi. È una proposta aperta, essenzialmente cristianache si concretizza nel processo educativo a voltetrasversalmente ed in ambiti specifici, sia tra le materiescolastiche, sia nella esperienza complementare o in spaziprescelti.

Per attuare la cultura delle vocazioni lasalliane noi,comunità di Fratelli, abbiamo preso i seguenti impegni:

• “Tutte le comunità dei Fratelli, nel progettocomunitario, presentano il proprio impegno per lapastorale delle vocazioni”.

• In particolare, le comunità di Capiibary, JuJuy,Malvinas-Argentinas e Gonzales Catan6 hanno ilprivilegio di essere le referenti e di sperimentare gliambiti del ministero della Cultura delle Vocazioni.Queste quattro comunità:

– Debbono porre l’accento sulla loro testimonianza esul segno della loro fraternità, preghiera, vitacomunitaria e missione per i giovani.7

– Sono la base del Comitato di Distretto dellaPastorale delle Vocazioni.

– Aiutano a costruire le direttrici da sviluppare, nelperiodo triennale, per le vocazioni.

– Sono un riferimento per le istituzioni lasallianevicine.

– Articolano il dialogo e gli scambi con altri ambitipastorali ed ecclesiali del loro settore, imperniatosulle vocazioni.

– Sono la base di esperienze vocazionali per tuttol’anno. Le esperienze inseriscono progressivamentei partecipanti nella missione quotidiana dei Fratelli,nella loro comunità e nella loro vita di preghiera.

– Le esperienze di cui parliamo comprendono: • Riunione e lavori incentrati sulla preghieracomunitaria e/o il servizio.

• Incontri vocazionali di qualche giorno.• Missioni di qualche settimana.• Volontariato più prolungato.• Ritiri sulle vocazioni (Cfr. Capitolo VIII e VIdell’Assemblea di Distretto 2016, 45-46).

In ogni comunità educativa, abbiamo formato un gruppolocale di cultura e pastorale delle vocazioni, composto daeducatori delle diverse discipline dell’insegnamentosecondario,8 e coordinato da un referente locale dellaCultura e Pastorale delle Vocazioni, stipendiato per questolavoro. Nel 2014, con una nota nel Bollettino di Distrettoabbiamo presentato agli educatori, la proposta di lavorocon le seguenti parole:

“Il nucleo di questa nuova era è il posto centrale chediamo all’approccio locale. Per attuarlo, creiamo in ogniistituzione, facendo discernimento con il consiglio diamministrazione, i gruppi di cultura delle Vocazioni,composti da membri delle varie realtà scolastiche edanche, in molti casi, da altri contesti di inserimento

6 Il nostro Distretto comprende 8 comunità. Queste quattro hanno la caratteristica di essere inserite in quartieri popolari, molto radicate nel loro contesto e difacile accesso per i mezzi di trasporto.

7 Richiamo alla conversione che riguarda tutte le comunità.8 Da 12 a 18 anni. In futuro amplieremo la proposta ad altri livelli.

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vocazionale. Ogni proposta a livello di Distretto avrà loscopo di aiutare queste realtà, che analizzano i bisogni eprogettano ricerche per i giovani del luogo. (…) I gruppioffrono uno spazio di preghiera, la formazione e ildiscernimento vocazionale sulla situazione dei bambini edei giovani ai quali offriamo le nostre proposte. Partendoda tutto ciò, faranno azioni specifiche per altre istituzionie per altri contesti di intervento. Confidiamo anche, con ildialogo tra i vari gruppi, di presentare al prossimoCapitolo e all’Assemblea una proposta attuativa dellacultura delle vocazioni a partire da queste esperienza diDistretto. (Una cultura delle vocazioni lasalliane?, 2014.)”.9

Attualmente, questi gruppi:• Sono in procinto di diventare vivai della comunità edella Cultura della Pastorale delle vocazioni nella vitadella opere educative.– Per far ciò, debbono immettersi in un processo diapprendimento comunitario della cultura pastoraledelle vocazioni seguendo le schede del programmapreparate su questi temi:• Essere un riferimento per le giovani vocazioni• La cultura della giovani vocazioni nel XXI secolo• Sociologia delle vocazioni• Psicologia delle vocazioni• Cristologia delle vocazioni• Ecclesiologia delle vocazioni• Spiritualità lasalliana e vocazioni• Pastorale educativa lasalliana• Formazione di un piano locale per la Culturadelle Vocazioni.

– La schede per gli incontri hanno questa struttura:• Momento di incontro personale e comunitario• Sguardo sulla realtà che viviamo• Lettura, analisi e sintesi del materiale teorico• Nuovo sguardo, arricchito, sulla realtà perriflettere sui mezzi di intervento incentrati sullaCultura e Pastorale delle Vocazioni

• Momento di preghiera a conclusionedell’incontro.

– Alla luce di questo passaggio, i gruppi hannoelaborato un piano di lavoro nelle loro istituzioni

d’accordo con i Direttori e il gruppo di Distretto. Daqui si dipartono delle proposte che sono:• Collegamento con materiali, spazi e il servizio dipastorale.

• Laboratorio di formazione per educatori deiservizi specifici.

• Celebrazione e giornata di formazione sullevocazioni.

• Esame dei programmi delle diverse disciplinescolastiche per inserirvi una prospettivavocazionale lasalliana.

• Esperienze vocazionali di volontariato omissione.

• Esperienze di piccole comunità di discernimento.

Tutto questo viene inoltrato creando un gruppo diDistretto per il ministero della Cultura e Pastorale delleVocazioni composta da Fratelli e Laici, uomini e donne lacui dedizione è compensata. Questo gruppo:

• Continua ad attuare una Cultura della Vocazioniincentrata sul servizio educativo per i poveri. (Cfr.Capitolo VIII e VI Assemblea del Distretto 2016, 38.1). Ilbrano sulle vocazioni esclusivamente lasalliane ha unministero vocazionale preposto che accompagna ladiversità di forme di vita consacrata in Associazioneper il servizio educativo dei poveri, ha dato vita a moltomovimento e collaborazione in tutte le nostre attivitàeducative e un contributo significativo a livelloecclesiale. Abbiamo una esperienza specifica per igiovani che si pongono domande sulla vita del Fratello,inserita e vitale in un contesto molto più ampio nelladiversità delle vocazioni nel progetto del Distretto.

• “Forma i riferimenti di base e i gruppi locali ed iniziaquelli di accompagnamento vocazionale”. (38.2) Oltreall’aiuto nella formazione dei gruppi locali abbiamodiretto un processo di ricerca qualitativa tra i giovani,gli educatori e i Fratelli del Distretto. La diagnosi èstata il motore per redigere un nuovo quadro teoricoper l’accompagnamento vocazionale, la creazione di unpercorso di formazione vocazionale e di nuoviaccompagnatori per giovani che hanno interessevocazionale per la vita di Fratello.

8 Che finalmente è diventato un Nucleo completo, già citato.

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• “Scrive storie vocazionali da utilizzare nella pastorale”(38.3) Lo abbiamo incoraggiato e favorito nelle nostrescuole, inserendo negli spazi del Distretto racconti etestimonianze vocazionali sul tema e la produzione diuna serie audiovisiva di storia della vocazione “EssereLasalliani, è bello”.

• “Elabora un piano ed anche altre richieste dianimazione della missione, esperienze significativebasate sulla vocazione per tutto il Distretto per lospazio di tre anni”.( 38.4) Inoltre, oltre a ciò cheorganizziamo nei gruppi di distretto10 e nei gruppilocali, partecipiamo anche alla creazione dell’INEL(Itinerario Sperimentale di Formazione cristiana per inuovi educatori lasalliani). Abbiamo unito il processodi formazione di quanti sono impegnati nella pastoraledel Distretto e, a fianco della Fondazione La Salle,abbiamo creato l’assemblea annuale dei VolontariLasalliani.

• Crea uno strumento che favorisca l’incontro dellecomunità dei Fratelli con il piano distrettuale delleVocazioni per farlo bene, pregare e cercare i mezzi pertrasmetterlo personalmente. (38.5)

• Riferisce sugli incontri periodici sulle vocazioni e leattività da iniziare nei Distretti attraverso i mediadigitali o stampati. (138.6)

• È profondamente legata alla SAPJu11 per arricchircireciprocamente con le prospettive vocazionali delleproposte (138.7) Insieme al servizio dei giovaniabbiamo preparato e proposto un gran numero di

esperienze di Distretto, abbiamo animato un lungoritiro per i giovani degli ultimi anni, che sono passatiattraverso la pastorale dei giovani.

• Favorisce la crescita di nuovi gruppi con la possibilitàdi discernimento vocazionale nelle istituzioni e nellecomunità del Distretto. (38.8) Siamo un buon numeroper studiare queste proposte.

È grazie a questo percorso che abbiamo avuto unravvicinamento tra i giovani e i Fratelli e stimolato unapresa di coscienza per riflettere sulle diverse vocazionilasalliane; sono queste le sfide fondamentali con le qualidobbiamo confrontarci in questo momento:

• Continuare la trasformazione dei programmi di studioincentrati sulla Cultura delle Vocazioni lasalliane.

• Collaborare e proporre la nostra ricchezza carismaticain ambienti più ampi della Chiesa.12

• Preparare la proposta per una Pastorale delle vocazioniper l’Associazione a favore dei servizi educativi aipoveri nei nostri istituti di insegnamento superiore.

• Accrescere le esperienze vocazionali di iniziazione allacultura delle Vocazioni lasalliane.

• Preparare proposte professionali che riguardino inmodo particolare i giovani tra i 20 e i 30 anni.13

• Continuare a formarci nell’indagare, nell’apprendere econdividere esperienze e ricerche sulla cultura dellevocazioni con altri Distretti, Congregazioni, ambientiecclesiali e centri di ricerca.

10 Rinforziamo il processo a partire da incontri vocazionali mensili ai quali partecipano dei giovani. Le consideriamo esperienze per gli alunni, gli ex-alunni e igiovani educatori. Sono momenti di convivialità, di servizio, di preghiera e di sintesi vitale fatti in contesti impoveriti che cercano, orientamenti e progetti dialtri lasalliani per rafforzare il loro discernimento.Sono punti di riferimento di un cammino: spazi di iniziazione, di esplorazione , di approfondimento o di adozione riguardo allo sviluppo che i giovani fanno sulposto. La caratteristiche e le date di ogni riunione sono diverse e sempre aperte a suggestioni e modifiche in funzione dei bisogni dei partecipanti. Il primosemestre dell’anno, abbiamo offerto una Pasqua incentrata sul modo di vivere la morte e la risurrezione dei settori popolari; un’altra sul modo di costruire ilRegno nel quartiere e nella scuola. Seguiteremo, in maggio, con uno degli elementi della pedagogia lasalliana; in giugno e luglio con la colonia di tirocinio pergli alunni che hanno particolari bisogni educativi della comunità Malvinas Argentina. Altro incontro incentrato sula relazione educativa come luogo nel qualeDio si rivela e si costruisce la giustizia.. Le proposte per il secondo trimestre saranno pensate a partire dai bisogni riconosciuti dai gruppi locali. (Una culturadelle Vocazioni Lasalliane?, 2014).11 (Servizio di accompagnamento per la pastorale giovanile). Nel nostro Distretto la Pastorale Giovanile e la Pastorale delle Vocazioni sono momenti diversi main questi ultimi anni abbiamo tutti lavorato alla loro unione.12 Da diversi anni la nostra Pastorale Vocazionale è stata incentrata essenzialmente sui nostri centri educativi tralasciando altri ambienti ecclesiali.13 Finora ci siamo ridotti ai giovani di età scolastica, poi sul processo formatore, gli educatori.

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Desidero iniziare questa breve condivisione con la stessainvocazione della nostra formula di consacrazione:

“Santissima Trinità, Padre,Figlio e Spirito Santo”

Lo faccio proprio perché parla dell’Istituto delle SuoreGuadalupane de La Salle, parla di fraternita, di comunità,di associazione, della gioia di essere inviate dal Padre … el’immagine della Trinità è il riferimento ideale percondividere, quale icona lasalliana, ciò che siamo e ciòche facciamo della nostra vita.

Come alcuni già sanno, dobbiamo la nostra origineall’intuizione e allo zelo apostolico di Fratel JuanFromental Cayroche, dell’Istituto dei Fratelli delle ScuoleCristiane, il quale ha compreso la necessità di fondare unIstituto femminile che avesse la possibilità di collaborarecon i Fratelli nella loro missione educativa, dopo lapersecuzione religiosa vissuta in Messico tra il 1926 e il1929.

Siamo eredi della sua spiritualità, della missione e dellapedagogia con le opere educative lasalliane, con il tatto di

SuoreGuadalupaneDe La Salle

Suor Mari de la Cruz

La vocazione non è una Chiamata ma la nostra risposta a Colui

che ci chiama; non è una rinuncia ma un Dono della Fede ad un

Progetto di Vita come quella di Gesù.

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nostra Madre e con la sua mediazione che noi salutiamosotto il nome della Santa Vergine di Guadalupe.

Siamo donne che vivono la gioia della comunitànell’ambito della nostra identità, siamo impegnate arinforzare la nostra fede e nutrirla con la Parola di Dio,siamo contente di conoscere ed approfondire lo stile diinsegnamento di Gesù, per imparare dal Maestro lamediazione per accompagnare coloro che Dio ci haaffidati.

Partendo dalla Trinità abbiamo linee-guida per crescereinteriormente, per essere donne sempre pronte, non afare la nostra volontà, ma a seguire l’itinerario dellavolontà dello Spirito del Padre come Gesù. Sappiamo diessere state scelte da Lui per lavorare rispondendo ognigiorno in modo creativo alle sfide che ci presenta lasocietà, consapevoli che il ministero che realizziamo nonè qualcosa che ci appartiene, ma è l’opera del Padre.Siamo ministre ed ambasciatrici di suo Figlio per mostrare

il volto di Dio presente ed attivo nella realtà concreta,viviamo spinte dall’azione e dal movimento dello Spirito.

Nell’icona della Santa Vergine di Guadalupe impariamo acercare la solitudine e il silenzio quale esigenze percontemplare la realtà vissuta dai nostri bambini e giovani.Impariamo ad incarnare il Cristo in noi per comunicarloagli altri in quanto evangelizzatrici ed educatrici nellostile tipicamente nostro: impariamo ad essere “cercatricidi Dio” nelle realtà che viviamo guardandole soprattuttocon gli occhi della fede, non facendo nulla se non con gliocchi su di Lui e attribuendo tutto alla sua gloria in tuttociò che facciamo ogni giorno.

Tutto questo rivitalizza la nostra dedizione giorno dopogiorno, ci indirizza e ci lega al virgulto dal quale siamonate, l’albero lasalliano al quale siamo radicate, insieme ein associazione, per continuare a far progredire le opereeducative con zelo e spirito di fede.

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La FraternitàEducativa La SalleFrancia

Signor Laurent Vrignon & Fratel Jacques-Vincent le Dréau

Vivere la fraternità educativa La Salle, significa cheeducatori, insegnanti, personale, Fratelli e Laici vivonogiornalmente la Spiritualità Lasalliana e si incontranoregolarmente per tre momenti: la riflessione educativaalla luce del Vangelo e di san Giovanni Battista de LaSalle, un tempo di preghiera, un momento di convivialitàcon un pasto preparato dai partecipanti.

Comprendere oggi la Fraternità Educativa Lasalliana nellarete di Francia:

Attualmente in Francia vi sono 45 fraternità in tutta larete, tre di esse sono sull’isola della Réunion. Le fraternitàraggruppano i membri delle diverse istituzioni e in unanno si riuniscono diverse volte.

Pertanto, per essere più precisi, le fraternità non“producono” nulla. Non un resoconto, non scrivono testieducativi, spirituali o di altro tipo né svolgono azioniparticolari. E allora a cosa servono?

Lo scopo delle fraternità è di mettere a disposizione untempo e un ambiente per rileggere la propria missione,per scambiarsi impressioni, per pregare in comunità,mettersi sotto lo sguardo di Dio e “riconoscere Cristopresente nella missione”.

Per far questo bisogna avere del tempo, fissare qualchedata nel proprio calendario (e questo non è semplice), epartecipare alla vita di fraternità.

I frutti sperati non sono misurabili né quantificabili. Sonodell’ordine della relazione. La mia vita di fraternità puòconsentirmi di riflettere sull’atteggiamento da adottaredinanzi ad una famiglia, un alunno, un collega, unasituazione. In che modo attraverso il cortile, quali paroleuso al Consiglio di classe, come sistemo un conflitto o unerrore di lavoro … certamente, non è sempre semplice. Masappiamo anche che è nella quotidianità delle nostrerelazioni che mostriamo o meno un incedere fraterno.

La fraternità educativa può aiutare anche a prendercoscienza che la missione educativa che esercitiamo puòessere vissuta come un impegno al seguito di Cristo, comeun modo di vivere il proprio battesimo.

Ed è solo questo che può produrre la Fraternità EducativaLa Salle (!).

Coinvolgimenti istituzionali dellaFraternità Educativa La Salle

Nella Fraternità Educativa La Salle, la dimensionespirituale e la dimensione istituzionale sono intimamentelegate e indissolubili.

Ritorniamo così ad una dimensione importante per noi:l’Associazione. I Fratelli si sono associati (e si assocerannoancora) per tenere insieme le scuole cristiane. Lacreazione della fraternità Educativa Lasalliana dipende daquesta intuizione. La condivisione Fratelli-Laici è pergiungere alla creazione di un corpo di Fratelli e di Laiciche immetta nella Chiesa la missione di educazioneumana e cristiana voluta da san Giovanni Battista de LaSalle.

Dopo un tempo di partecipazione alla FraternitàEducativa La Salle, i membri possono scegliere diimpegnarsi nella Fraternità per vivere la loro vitacristiana alla luce del Vangelo e tradurla in pratica nellamissione educativa lasalliana a servizio di tutti.

In concreto, si forma con tutti coloro che fanno il lorocammino di impegno nella Fraternità Educativa La Salle.

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Oggi se ne contano 166 di cui 14 Fratelli. 20 Fraternità nonhanno ancora iniziato il cammino, ma il raduno di Dijon,nell’Ottobre 2017, è stata l’occasione per farlo.

L’AMEL (Assemblea della Missione Educativa La Salle)d’ora in poi sarà formata da membri della FraternitàEducativa La Salle, e questo inserisce anche la Fraternitàin una dimensione istituzionale forte. La prova che lescuole della rete vanno bene, è data dall’attenzione per ilcarisma, per la missione della Chiesa, e si vorrebbechiedere alla Chiesa un riconoscimento canonico diquesta forma di Associazione che unisce persone condiverso stato di vita.

ConclusioneCome conclusione, vorrei richiamare le parole di FratelJean-Paul Aleth, Visitatore di Francia, a Beauvais nel 2011al momento dell’inizio delle Fraternità;

“Molto semplicemente, ma con verità, i Fratelli desideranorestare fedeli, umilmente ma coraggiosamente, allo spiritodel loro fondatore per il mondo di oggi, nel contestosociale ed ecclesiale di questo tempo. È vero, nella nostraProvincia, i Fratelli sono invecchiati e sono poco numerosinei centri educativi (in questo momento qualche decina)!Questa realtà demografica non deve nascondere un’altradinamica, fonte di vitalità. In effetti, da più di trent’anni iFratelli hanno riconosciuto e valorizzato l’impegnoprofessionale ed ecclesiale di numerosi Laici associandolispecialmente a responsabilità di animazione e di governodella rete lasalliana a livello locale, regionale e nazionale.Questa Assemblea, così imponente, in quanto a numero dipresenti, è frutto di questo movimento, di questo slancioche attraversa il mondo lasalliano nei cinque continenti.Pertanto, i Fratelli della Provincia intendono proseguire ilpercorso con voi e consacrare la loro vita per portare ilVangelo nel mondo dell’educazione” anche se la loropresenza è divenuta povera e fragile. È una sceltaimportante; altre congregazioni hanno scelto di dare latutela alle diocesi. Attualmente non possiamo continuaresenza di voi. Ma c’è un’altra fedeltà alla quale desideriamodare spazio. Fratel André-Pierre ce lo ricorda: per il de LaSalle l’ambito educativo necessita non di persone isolateche si impegnano ciascuna nel suo ambito ma di unacomunità di educatori che lavorano “insieme e in

associazione”, come noi diciamo, nella missione diistruire, educare ed evangelizzare”.

La Fraternità Educativa La Salle richiede una adesione aCristo e al Vangelo per radicare la missione e poterlaattuare con tutti i membri della comunità educativa. LeFraternità Educative La Salle sono un pilastro della rete diistituti lasalliani che fanno riferimento al Vangelo e alcarisma del Fondatore e, in questo senso, rappresentanouna necessità per la perennità dell’opera educativa. Sonouna testimonianza della risposta viva della Chiesa e deisuoi membri, qualunque sia il loro stato di vita, con unlegame che unisce quanti partecipano alla missioneeducativa, ai bisogni educativi dei bambini e dei giovani diquesto tempo.

Perché impegnarsi? Testimonianze“Giunta per caso nel mio istituto, ho apprezzato lo sforzodell’istituzione per tutti i membri: attenzione, ascolto, maanche rigore ed esigenza. Se si riceve molto, è un richiamoa dare il meglio, ponendo tutti i giorni nelle mani di Dio larelazione quotidiana che deve crescere. In fraternità è congli altri che progredisco, cresco sui passi di GiovanniBattista de La Salle e delle sue intuizioni educative. Saràmio dovere viverle e, ancor più, farle vivereimpegnandomi per renderle attuali nel mondo didomani”. (Isabelle)

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“Il mio battesimo di incontri (di incontri belli: di alunni, dicolleghi, del preside e dei Fratelli – un cammino diformazione (nuovi entrati, formazione di 5 giorni, CLF) –gli impegni.… Un impegno! Spero che il mio percorso siaserio e non si arresti, ho fiducia” (Carine)

“La Provvidenza ha fatto bene le cose: da qualche tempoin rottura con Dio, il mio arrivo in questa istituzione ècoinciso, grazie ad un libro, con la mia riconciliazione conLui (…). Il Carisma lasalliano è giunto nella mia vita nelmomento in cui Dio mi ha invitato a seguirlo su un nuovocammino. Gli ultimi momenti di lettura e di discernimentoa Reims mi hanno condotto a questa idea che è talmenteevidente ma che mi sfuggiva … e se questo nuovocammino, questa nuova partenza con Dio nella fiducia enell’abbandono che io credevo di seguire tutto solo nelmio angoletto, fedele al mio desiderio di indipendenza,fosse stato semplicemente una cammino di spiritualità

lasalliana. (…) Ho visto, quindi, l’idea dell’impegno comeuna chiamata di Dio, ma anche come una conferma acontinuare questo nuovo cammino iniziato 10 anni fa conDio e, senza che me ne sia reso conto, con i lasalliani; uninvito ad unire le due cose per continuare”. (François)

“Impegnarsi con i Fratelli per donare e rendere perenne ilcarisma di Giovanni Battista de La Salle mi apparivatalmente evidente come la mia missione mi sembravadovesse unire l’educazione e la mia fede. La scuolalasalliana è un luogo dove, secondo me, avviene unapreziosa unità, dove trovo un equilibrio tra la mia vitaprofessionale e la mia vita cristiana, dove possotestimoniare con la mia vita ciò in cui credo”. (Céline)

Per informazioni, documenti di riferimento.

http://lasallefrance.fr/wp-content/uploads/2016/07/frat-texte_inspirateurpagine_6_.pdf

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La primafraternitàSignum Fideidel Togo

Fratel José Manuel Sauras

I primi due membri della Fraternità Signum Fidei delTogo, il 12 giugno 2017, hanno partecipato alla loro ultimariunione formativa. Il programma e le riunioni sono statedistribuite su due anni scolastici. Ed ora, per Edith edHonoré è venuto il momento di impegnarsi, con laformula di consacrazione, nel contesto della Provincia delGolfo del Bénin.

Chi sono i primi due membri della Fraternità Signum FideiLomé (Facebook)?

Edith TOUVI è giunta al collegio di Togoville al rientrodalle vacanze del 1997-1998, per studiare. Era interna.Avendo già ottenuto il BAC ha scelto di studiare lospagnolo all’Università di Lomé senza, però, perdere ilcontatto con i Fratelli perché a Lomé abitava poco distantedalla loro Casa Provinciale. Per un anno ha insegnatospagnolo in istituti privati. Poi, nove anni fa è stataassunta dai Fratelli in qualità di professoressa di spagnoloa Togoville. Nel 2013 ha partecipato all’AIMEL che si ètenuta a Roma. Pur lavorando nel collegio di Togoville haanche insegnato lo spagnolo all’università di Lomé. Nel2016 ha sostenuto la tesi di dottorato su “La condizionesociale della donna spagnola nella seconda metà del XIXsecolo attraverso Misericordia, Tristana e Doña Perfecta diBenito Pérez Galdós”. Nel maggio 2017 su invito delFratello Superiore generale ha partecipato al Simposio

sulla donna lasalliana dell’America latina, che si è tenutodal 17 al 19 maggio a Saltillo, Messico.

Honoré SODOGA ha studiato Filosofia e dopo un brevetirocinio in un collegio privato di Lomé è stato assunto inqualità di professore di Filosofia al collegio di Togovilledove insegna ormai da quattro anni. È sposato ed è padredi una bambina di nome Imelda che è la gioia di moltialunni del collegio soprattutto durante la messadomenicale in parrocchia. Attualmente ha iniziato ipreparativi per la tesi di dottorato. Il suo lavoro si intitola:“Il paradigma relativista e la ricerca di obiettività: lanecessità di una metafisica”.

Il programma di formazione, che è durato due anni, èstato elaborato da Edith e Honoré. Questi i temi trattatinelle riunioni formative: L’identità lasalliana, l’alberodalle 7 radici, di Fratel Antonio Botana; Stile di vitaversione del 2013 che presenta le caratteristiche dellaFraternità Signum Fidei; Una proposta educativa,Giovanni Battista de La Salle, di Fratel Edgar Engemüle:Giovanni Battista de La Salle e i santi dell’Istituto; Ladottrina del laicato (testi del Concilio Vaticano II); Laudatosi’, enciclica di Papa Francesco; La dottrina sociale dellaChiesa. Ma ci sono anche altri temi che bisognerebbeaffrontare insieme come alcuni documenti dell’Istitutosulla Famiglia Lasalliana, l’Associazione e la Missione…

Stanno ora riflettendo sulla possibilità di creare un’azioneeducativa della loro fraternità: l’idea principale ruotaattorno all’alfabetizzazione degli adulti; ma la riflessioneprosegue.

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Il futuro? C’è qualchegiovane professore e

membrodell’amministrazione chemanifestano un certointeresse. D’altra parteEdith e Honoré sono

disponibili ad informare glialtri professori di istituti

lasalliani del Togo e delBenin sull’esperienza dellaFraternità Signum Fideinella nostra Provincia. Ilprossimo anno scolasticodovrebbe portare qualcheidea più precisa sulle loro

future prospettive.

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Una vocazionesenza frontiere

Fr. Edwin Arteaga Tobón, FSC

Mi è stato spesso chiesto di scrivere sulla mia vocazione.Se è utile a promuovere la vocazione di Fratello, lo faròvolentieri. Tutti i miei libri e i miei articoli si limitano atraduzioni a beneficio dei miei alunni e dei Fratelli dellamia comunità.… Il titolo migliore dovrebbe essere “UnFratello senza frontiere” o “una vocazione senzafrontiere”… con molti puntini di sospensione.

1ª Frontiera: dalla Colombia alla Franciae la scoperta della cultura francese

Ero giovane aspirante dei Fratelli delle Scuole Cristianenel Distretto di Medellin, in Colombia, Fratel AntonioMaría Lozano, Assistente del Superiore generale, cercavavolontari che diventassero “Fratelli missionari”.… Ioarrivai a Saint-Maurice l’Exil in Francia. Avevo 16 anni …un adolescente … shock culturale ed emotivo fortissimo.Ma desideravo essere Fratello missionario. Dopo due annidi noviziato a Bordighera (Italia), giunsi allo scolasticato equindi fui inviato a Beirut, in Libano.

2ª Frontiera: dalla Francia al Libanoalla scoperta della cultura araba

Bisognava imparare l’arabo il più rapidamente possibilema, poiché ci sono “due” lingue arabe l’apprendimento èstato più difficile. Da una parte, l’arabo dialettale, parlatonel Mediterraneo orientale e l’arabo letterario o classico,lingua del mondo religioso, economico e culturale arabo.Scoperta stupefacente. Avevo all'epoca 20 anni e la sfidaera importante, ma l’ho superata…. Allora l’orizzonte dellospirito e del cuore si è aperto sull’infinito, potevoinsegnare il catechismo in arabo, mi sentivo Fratellomissionario, proprio come desideravo…. Da Beirut sono

passato a Jaffa. Per me che venivo dal Libano, non era unluogo interessante a causa delle condizioni politiche. Maaveva il significato specifico di attraversare una nuovafrontiera.

3 ª Frontiera: Dal Libano verso laPalestina e Israele, la scoperta dellacultura ebraica

In quel periodo, la nostra scuola di Jaffa eramulticulturale: 70% Israeliani; 20% arabi (cristiani emusulmani) e 10% stranieri (figli di diplomatici e tecnici).La metà delle lezioni della giornata si svolgeva in ebraico(per ottenere il diploma locale di studi secondari) e l’altrametà della giornata si insegnava in francese per avere ilbaccellierato francese che la maggior parte richiedeva. Percomunicare con la popolazione locale era necessario cheimparassi l’ebraico, e lo facevo tutti i giorni il pomeriggiodopo l’insegnamento, dalle 16 alle 20. L’apprendimento diquesta lingua e il contatto sociologico, culturale ereligioso è stato il titolo di questa terza frontiera: lascoperta del mondo giudeo o arabo.… Per una curiosadecisione dei Superiori sono stato inviato a studiare lalingua ebraica all’Università di Gerusalemme.… Vivevonella nostra comunità di Gerusalemme, ma il mioimpegno era imparare l’ebraico all’Università ebraica.… Inseguito, la Provvidenza ha voluto che il Vaticano aprissel’Università di Betlemme con i Fratelli quali responsabilidell’animazione. Fui chiamato ad insegnarvi l’ebraico. Fuisbalordito dal fatto che gli studenti palestinesi avesserochiesto questo servizio.… Ero impegnato parzialmente alLa Salle di Gerusalemme (francese e catechesi in arabo) eil tempo rimanente insegnavo ebraico all’Università diBetlemme. Otto anni indimenticabili. Ma, con una borsa distudi inaspettata dei Fratelli dell’Università de La Salle diFiladelfia (USA), ottenuta con l’aiuto di Fratel MiguelCampos, si sono aperte altre frontiere.

4ª Frontiera: scoperta del mondoamericano negli Stati Uniti

Università La Salle: riassumo l’esperienza fraterna di ungruppo di 32 Fratelli, tutti dottori, responsabili dellagestione, dell’animazione e dell’insegnamento in questocampus meraviglioso, a Filadelfia. Ho ottenuto, in due

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anni e due estati, un diploma MA in teologia. Anchequesta è stata un’esperienza sociologica con i mieicolleghi laici e con tre Fratelli studenti. Una volta conclusoil MA o Master, il ritorno mi consentì di passare un altroconfine in modo inaspettato. Sono entrato nel mondo deipiù poveri.

5ª Frontiera: quella dei poveri giovanidelinquenti di Nazareth, Galilea

Dal 1965 al 1995 lo Stato di Israele aveva chiesto ai Fratellidi dirigere il centro rieducativo per giovani delinquentidella minoranza araba israeliana. Allora, non avevamoalcuna preparazione specifica, ma con il carisma del LaSalle, ne abbiamo scritto la storia per 30 anni.

Quanto a me, non sapevo che “sarei finito in una prigione”a Nazareth! Ma Dio, che guida tutto dolcemente eteneramente, ispirò ai Superiori di inviarmi lì. Sonoandato a firmare al Ministero del Welfare Sociale per ladurata di un anno. Vi sono rimasto sei anni. Ad osservare igiovani con misericordia, ho appreso molte virtù. Ho vistoanche il male da vicino, l’odio dei giovani omicidi. Dovreiparlare anche di un anno ad Haiti per un contratto tra iDistretti di Colombia e del Settore Haiti; ma questaesperienza non mi ha segnato quanto i sei anni trascorsicon i giovani poveri di Nazareth.

6ª Frontiera: Dalla terra Santa allaColombia. Scoperta delle mie radicilatino-americane

Avevo lasciato il mio paese all’età di 16 anni, appenauscito dall’adolescenza. Un anno e mezzo di transizionenella pastorale dei giovani e delle vocazioni di Medellin,quattro anni di maestro dei novizi e dei giovanidell’America latina, seguiti da molti anni di insegnamentonella nostra università della “Corporación UniversitariaLasallista” e nella Pontificia Università Boliviana, poi pertre anni direttore del liceo La Salle a Pereira (Colombia).Ho anche “sistemato” il Distretto dell’Equador in un annocome direttore dello scolasticato a Quito. Tutto ciò mi hariavvicinato a ciò che non avevo smesso di essere: unFratello latino americano colombiano. Per concludere, iSuperiori a Roma mi hanno aperto, per due volte, unanuova frontiera.

7ª Frontiera: il mio inserimento alla CasaMadre a RomaPenso che nel passare questa frontiera non sia mancatol’umorismo. Appena giunto a Roma, ho scritto agli amici:“Sono sul punto di essere archiviato!”. Eccomi archivistadell’Istituto alla Casa Madre. Sei anni, con altri impegni,agli Studi Lasalliani e un anno nel gruppo direttivo del CIL(Centro Internazionale Lasalliano). Quindi tutta la mia vitaè stata internazionale.

Oggi proseguo alla Casa Madre quale traduttore eresponsabile dei servizi di traduzione. Si tratta di avere

tutti i documenti e qualche lettera dei Superiori. Vi sonoanche corsi, Capitoli, riunioni alle quali partecipo dallacabina di traduzione in qualità di interprete. In questilavori si passano molte frontiere. Imparo molto sullagestione e i progressi del nostro Istituto. La prudenza, lasolidarietà, la discrezione, il silenzio e la preghiera miaiutano a seguirli. Ho ancora altre frontiere da passare:soprattutto quelle che il Signore mi ha preparato quandola vecchiaia si farà sentire.

“Grazie, Signore, di avermi guidato da una frontieraall’altra e da un impegno all’altro”. E tutto ciò cosa potràdire ad un giovane in ricerca di una scelta di vita comeFratello delle scuole cristiane? Vorrebbe essere Fratelloma … vi sono le frontiere: la paura dinanzi ad un impegnoper tutta la vita, che sembra limitare la sua libertà, i suoiaffetti e il suo spirito imprenditoriale, ha paura del “cosane diranno?”, i suoi amici, la sua famiglia.

“Giovane, prendi per mano Gesù. Egli ti condurrà là dovetu desideri servirlo. Egli è il cammino senza frontiere, laVerità e la Vita”.

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Programmi estivi di pastoralevocazionale del distretto

San Francisco-New Orléans

La Provincia Lasalliana di San Francisco - New Orleans(SFNO) organizza la pastorale vocazionale impegnandosia promuovere e coltivare la cultura delle vocazione neisuoi 24 centri educativi e nelle 17 Comunità di Fratelli.L’Ufficio della Pastorale vocazionale e l’Ufficiodell’educazione della Provincia collaborano per creare eoffrire vivaci esperienze di fede, servizio e comunità alivello provinciale, con specifici programmi, attività erisorse progettati per offrire informazioni suldiscernimento vocazionale, il suo sostegno el’accompagnamento. Ogni estate i due Uffici invitano igiovani interessati alla vita dei Fratelli e gli studenti chepartecipano ai percorsi formativi, presenti nei centrieducativi, per la missione e la leadership lasalliana, adapprofondire la loro comprensione delle vocazionilasalliane con due iniziative: il “Contact and Aspirant Live-in Summer Ministry Experience” (esperienza estiva per“aspiranti” e giovani interessati) e gli incontri provincialidei Giovani Lasalliani.

Esperienza estiva: Contatto easpirazione in Comunità

Ogni estate, i giovani dei programmi di discernimento delDistretto di San Francisco-New Orléans hannol’opportunità di vivere in comunità e di servirenell’apostolato locale. Questo consente ai giovani diimmergersi nella comunità e nel servizio. L’Ufficio dipastorale vocazionale del Distretto sceglie le comunità e iservizi nei quali i giovani possano vivere una vitacomunitaria dinamica e un apostolato lasalliano a direttoservizio dei poveri.

I giovani interessati e gli aspiranti si impegnano per unperiodo di cinque settimane durante le quali trascorronoil tempo ad insegnare impegnandosi nella missionelasalliana. Il ministero apostolico è arricchito dalla vita incomunità con i Fratelli e con gli altri che sono in

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discernimento. Possono, così, comprendere meglio ladinamica della vita comunitaria e assimilare l’importanzadella vita di preghiera della comunità.

L’esperienza del ministero educativo durante l’estate offreai giovani un ambiente idoneo per il discernimentoaffinché possano condividere insieme la fede, il servizio ela comunità. Infine, oltre a servire nei centri educatividella Provincia, gli interessati e gli aspiranti hanno anchela possibilità di partecipare ad una esperienzainternazionale di immersione nella missione lasalliana aBahay Pagasa, nelle Filippine.

L’esperienza del “Live-in”, durante l’estate nella ProvinciaSan Francisco-New Orleans, è in piena espansione etende a favorire la cultura dell’incontro nella quale igiovani possono sperimentare la missione educativalasalliana attraverso la forza dell’evangelizzazione e lascoperta della chiamata di Dio nella loro vita.

Seguendo le parole di papa Francesco: “Ogni volta che ciincontriamo con un essere umano nell’amore, ci mettiamonella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo aDio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscerel’altro, viene maggiormente illuminata la fede perriconoscere Dio. Come conseguenza di ciò, se vogliamo

crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare adessere missionari.” (Evangelii Gaudium, 272).

Ciò che segue sono i pensieri dei giovani che hannopartecipato nell’ultima estate a questa esperienza:

“Sento che il Live-in Summer Ministry Experience, hacontribuito non soltanto a farmi crescere nella fede, maanche a diventare adulto. Il lavoro con gli studenti mi hapermesso di vedere la missione del Fondatore applicata almondo reale. Mi ha consentito di provare compassione esperanza, perché sono stato testimone della crescita diquesti studenti”. (SFNO Contact, 20)

“La mia esperienza estiva è stata quelladell’autoriflessione e dell’apprendimento. Ho imparato cheservire Cristo attraverso la vita religiosa, non è soltantopregare e dimenticare se stessi, ma servire al meglio lacomunità servendo Cristo. Ho molti esempi da condividerecome occuparsi gli uni degli altri, insegnare agli studenti,essere un fratello maggiore per gli allievi che mi dannofilo da torcere. È sempre straordinario sapere che vannobene e che voi siete lì per loro. L’esperienza haconfermato che, nel mio discernimento, sono sulla buonastrada”. (SFNO Contact 20)

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“Lavorare questa estate presso la De La Salle Academy èstata un’esperienza meravigliosa. Essere capace dilavorare insieme ad un altro aspirante come me e con glistudenti è tutto quello che avevo immaginato della vitadel Fratello. Vivere il ministero in una grande comunitàche è impegnata per gli studenti, gli uni verso gli altri e incomunione con Dio, è un’esperienza che nondimenticherò”. (SFNO Aspirant, 24)

“Una delle linee direttive che ho colto e porto con me è lacomprensione della missione lasalliana così come l’hosperimentata nelle Filippine: quella di 'camminare nellafede, senza vedere'. Ogni giorno ci si è presentato unmomento in cui eravamo sfidati fisicamente e/oemotivamente, proprio come ha detto il Fondatore: 'Con laluce della fede, vedrete le cose completamente diverse. Imomenti di sfida si sono trasformati in momenti dicrescita”. (SFNO Contact, 21)

“L’estate scorsa ho passato sei settimane ad insegnare indue scuole lasalliane. Seguendo il programma Live-inSummer Ministry Experience. Partendo dal momento incui ho aperto la porta delle due scuole, ho potuto sentirela presenza dello Spirito Santo. Avevo, in precedenza,visitato la De La Salle Academy con l’intento di propormicome aspirante Fratello delle Scuole Cristiane. Ben presto,mi è parso chiaro che fosse veramente opera di Dio e cheavevo molte possibilità di diventare strumento del suo

disegno. Non era difficile vedere lapresenza di Dio nei bambini e nelpersonale. Lavorare con gli studential De La Salle Academy e alla SanMiguel School è soltanto un regalo,il mio modo di apprezzare il regaloera di farne un buon uso”. (SFNOAspirant, 40)

“Il volontariato al centro giovanileBahay Pagasa nelle Filippine questaestate, è stata una esperienzaincredibile ed una opportunità.Essere capace di vedere i Fratelli allavoro in un’altra parte del mondoha soltanto riaffermato ciò cheavevo scoperto ad Haiti l’anno prima.Il lavoro, anche se differente, facondividere lo stesso spirito e lo

stesso zelo della missione che ogni giorno svolgiamo negliStati Uniti. (SFNO Postulant, 22)

Incontro estivo dei GiovaniLasalliani

Oltre ai programmi destinati ai giovani aperti aldiscernimento di una chiamata per unirsi ai Fratelli, ilnostro programma provinciale di Giovani Lasalliani, hadato ai giovani di San Francisco-New Orléans lapossibilità di riunirsi nell’ambito della grande FamigliaLasalliana. Durante l’estate i nostri raduni dei GiovaniLasalliani (LYA) e dei Lasallian Leaders (LSL) hannoriunito centinaia di alunni delle scuole secondarie,educatori e universitari lasalliani per approfondire ecrescere nella loro comprensione e nell’esperienza dellacultura lasalliana delle vocazioni.

L’Assemblea dei Giovani Lasalliani è un evento di unasettimana durante la quale gli studenti sono impegnatinella preghiera, nella riflessione, nel servizio, negliincontri formativi su temi della giustizia sociale edell’insegnamento sociale cattolico. Dopo aver preso parteall’Assemblea, i Giovani Lasalliani si trovano dinanzi lasfida di promuovere la cultura di “fede, servizio ecomunità” nei loro luoghi di provenienza.

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L’Assemblea, abitualmente, si svolge nel campus di unCollege o di una università cattolica nella parte ovest degliStati Uniti. Il luogo varia ogni anno. L’Assemblea di questoanno si è svolta a New Orléans, in Louisiana, ed haproposto il tema: “Ero in prigione e mi avete visitato…Compassione senza frontiere”; i partecipanti hanno potutosaperne di più sulle sfide e sulle realtà presenti all’internodel sistema di giustizia penale degli Stati Uniti da parte diimputati o detenuti e dai loro avvocati.

Il “Lasallian Student Leaders” riunisce i leader lasallianieletti dagli stessi giovani, nominati dalle facoltà o invitatidagli amministratori per una settimana di leadership,missione e sviluppo della fede. Il programma ha lo scopodi equipaggiare i leaders degli studenti nel comprenderela responsabilità inerente alla loro missione educativalasalliana quando occupano i loro ruoli di leadership neivari Campus.

Gli studenti sono iniziati alle idee e filosofie di base cheguideranno il loro cammino decisionale, compresi i cinqueprincipi fondamentali di una scuola lasalliana. Essiacquisiscono anche competenze pratiche e la filosofia peruna leadership e intessono anche relazioni ecollaborazione con altri studenti leader lasalliani di tuttala Provincia.

Il raduno de “Lasallian Student Leaders” quest’anno si è

svolto al Saint Mary’s College di Moraga, in California. Piùdi 180 studenti di 15 scuole secondarie della Provincia sisono riuniti per concentrarsi sul tema di “leadership comeservizio”, esaminandola attraverso la lente dei “Principifondamentali lasalliani” (Lasallian Core Principles) che lescuole della Provincia seguono e che i loro membricercano di vivere.

La formazione specializzata, la formazione professionalee la pianificazione hanno dato agli studenti gli strumentidi cui necessitavano per iniziare ad integrare le loroesperienza di fede, di comunità e di servizio per animare ilasalliani che vivono nelle loro scuole in modo nuovo edispirato.

Grazie a questi programmi estivi, come anche a quelli chesi svolgono durante tutto l’anno, gli Uffici di pastoralevocazionale e di educazione della Provincia Lasallianacontinuano a diffondere e ad approfondire lacomprensione della Cultura vocazionale della Provincia el’accompagnamento grazie ad una maggioreconsapevolezza della vocazione dei Fratelli delle ScuoleCristiane; promuovono opportunità varie per undiscernimento ampio della vocazione lasalliana, erafforzano la collaborazione con i ministeri locali, quellidella Regione Lasalliana (RELAN) e tutta la Chiesa nelsenso più ampio.

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VolontariLasalliani

Negli Stati Uniti, i volontari lasalliani trascorrono un annoin comunità con i Fratelli e servono, nei vari ministerieducativi, quanti sono emarginati, specialmente i giovani.Ecco alcune delle loro motivazioni per partecipare alvolontariato lasalliano.

“Desidero essere il tipo di persona che consacra la suavita a dare, aiutare e lottare per le persone che hanno piùnecessità. Con questa speranza per il mio futuro, ritengosinceramente che diventare volontaria lasalliana saràun’esperienza che cambierà la mia vita”. (Amy Siebenmorgen)

“Voglio servire quanti si sentono dimenticati. Voglioservire quanti hanno bisogno di ispirazione e di speranza.Voglio servire quanto hanno bisogno della Parola di Dionella loro vita”. (Baraka Douglas)

“Mi auguro di avere un impatto positivo nella vita deigiovani, offrire loro il mio tempo e i miei talenti”. (Brady Fehringer)

“Penso di essere innamorata della missione, e ritengo chetutto ciò non finirà presto”. (Carly Cohen)

“Ciò che mi motiva maggiormente a diventare volontariolasalliano, è il desiderio di crescere culturalmente el’opportunità di vivere in comunità”. (David Morera)

“Partecipare alla creazione di una comunità positiva enello stesso tempo durevole, da sola e in comunità, è ilmodo più umile per sapere che mi dono al servizio deglialtri”. (Emily Redfern)

“Credo che continuare a vivere in una comunità lasallianami aiuterà nel processo continuo di scoperta della miavocazione”. (J. T. Taylor)

“Grazie alla direzione spirituale e alla preghierapersonale, ho constatato che più che la ricerca di unacarriera, la mia vocazione è un discernimento dei modicon cui i miei doni e le mie passioni possono essere usatea beneficio della mia comunità”. (Jaclyn Ross)

“Sarei veramente felice di avere la possibilità di servirecon i volontari lasalliani perché sento che potrei usare imiei doni e vivere il mio entusiasmo per crescere inquanto persona a fianco degli altri”. (Jessica Kaluzny)

“Per comprendere meglio i valori fondamentali deiLasalliani, è necessario avere una prospettiva piùprofonda delle diverse comunità e culture, acquisireesperienza in ambito scolastico, diventare piùindipendente e, speriamo, acquisire una migliorecomprensione del mio avvenire personale”. (Jun Su Seo)

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“I volontari lasalliani saranno occasione per la miacrescita nella fede, pur vivendo quanto desidero”. (John Tubbs)

“Chiedendo di diventare volontario lasalliano, spero diacquisire e perfezionare le competenze necessarie perinsegnare e crescere in quanto persona e cristiano”.(Jumai Callaqay)

“Il mio più grande desiderio è quello di offrire opportunitàeducative ai bambini emarginati”. (Kelsy Stenzel)

“Desidero essere un volontario lasallianoperché voglio unirmi alla comunità deglieducatori che mi hanno aiutato ad essere mestessa senza riserve né scuse”. (KrystianaSchaffer)

“Mi auguro di servire in questo programmaperché desidero donarmi a quanti ne hannoveramente bisogno. Mi auguro di poter aiutaregli alunni a vincere le loro sfide e a guardareall’avvenire a testa alta”. (Liam Wintroath)

“Sono ad un punto della mia vita nel quale honecessità di andare più lontano, di scoprirealtre realtà e aiutare un gruppo diverso daquello in cui ho l’abitudine di lavorare”. (Lidia Carreras Ochoa)

“Penso che diventare volontaria lasalliana siauna buona occasione per respirare al terminedei miei anni di università, sperimentare unacomunità e darmi del tempo per aiutare glialtri”. (Maddi Larsen)

“Vorrei poter vivere in modi diversi, in quantodocente, come studente e come membro diuna comunità”. (Madison Caropino)

“Voglio insegnare e voglio imparare. Voglioimpegnarmi in qualcosa per cui comprendoche faccio la differenza, non perché facciomolto, ma perché ci sono; voglio scoprire ilvalore della presenza senza che sia necessario

riempire tutti gli spazi vuoti con attività”. (QuaneeshaShield)

“Insomma, le convinzioni riguardo al servizio, l’interesserivolto agli altri e alla comunità, come anche le esperienzecon bambini poveri, ritengo mi abbiano condotto adiventare una volontaria lasalliana”. (Rakesha Grey)

Per saperne di più sui volontari lasalliani negli Stati Uniti:

llasallianvolunteers.org

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Giovani evocazionilasalliane

Keane PalatinoCoordinatore Internazionale

dei Giovani Lasalliani

“Perché chi chiede riceve,chi cerca trova

e a chi bussa sarà aperto”(Mt 7. 8)

Sono cresciuto in una istituzione lasalliana delleFilippine, ho avuto la fortuna di essere statoaccompagnato da educatori e formatori che hannocontribuito molto a fare di me ciò che sono. L’esperienzadi far parte di una comunità lasalliana è qualcosa di cuisarò sempre riconoscente perché ha dato senso alla miavocazione. Fino a questo momento, continuo ad avere lagioia, il senso e lo scopo nell’ambito della nostra missioneeducativa lasalliana nonostante le numerose sfide che sipresentano.

Un inizio che non avevoimmaginato

Non ho mai pensato che i piccoli incontri o le esperienzeapparentemente insignificanti di questo periodoavrebbero nutrito il mio impegno e il mio desiderio divivere il carisma lasalliano. Ora vedo che la mia vocazione– dedita al ministero di formazione e accompagnamentodei giovani lasalliani – deriva dalla profonda esperienzadell’amore di Dio manifestato da quanti, in un modo onell’altro, hanno avuto a che fare con me. Riassumere lamia esperienza in una scuola lasalliana, vuol dire che nonsono mai vissuto solo, c’è stato sempre qualcuno al miofianco, soprattutto nei momenti difficili. È il sentimento diessere amato e accettato nell’ambito di una famiglia. Altresimili esperienze continuano ad accompagnarmi comefonte di ispirazione per cercare di vivere la vocazione diaccompagnare i giovani. Che cosa ho ricevuto e appreso daqueste esperienze che mi chiamano oggi e mi invitano acondividerle con i giovani?

Trasmettere la passioneTrasmettere la passione è una frase che ho sentito spessodai nostri giovani lasalliani a Singapore e in Malesia.Secondo me, questa affermazione riassume l’idea di uninvito ai giovani che sono stati ispirati dal carisma e dallamissione lasalliana, a condividere con gli altri il senso e loscopo che hanno acquisito nel loro cammino diformazione. È molto interessante ascoltare, ogni volta cheho l’occasione di parlare ai giovani lasalliani delle diverseparti dell’Istituto, la storia comune di essere, in qualchemodo, toccati e trasformati dalla loro partecipazione allamissione lasalliana. Sono queste le esperienze che

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possono contribuire a rinforzare una cultura vocazionalelasalliana. In che modo rendiamo più significative questeesperienze dei giovani lasalliani, nelle nostre scuole e neivari centri? In che modo continuiamo a guidarli perdiscernere e progettare un cammino vocazionale?

Ogni viaggio ha unadestinazione segreta che ilviaggiatore non conosce.

(Martin Buber)Questa citazione di Martin Buber ci parla del mistero alquale ci avviciniamo tutti e che, secondo me, lo rende

ancora più eccitante. Anche se noi diamo una grandeimportanza al fine ultimo, c’è anche un invito continuo aguardare il panorama. Noi guardiamo quelli checamminano con noi, per arricchirci e imparare gli uni daglialtri durante questo percorso.

Avere l’opportunità di lavorare per due anni al centrodell’Istituto mi ha fatto scoprire un nuovo livello, laricchezza della nostra diversità, con i nostri modi diversidi fare e di comprendere. Ma ciò che mi stupisce è che,nonostante tutte le differenze, viviamo il nostro modocomune di essere lasalliani e condividiamo la missionelasalliana che è quella di offrire una educazione e unaformazione di qualità a coloro che ci sono affidati.

È la nostra identità, la nostra missione, ed è la nostravocazione lasalliana!

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Padre-Madre di tutte e di tutti dalla creazione, frutto deltuo essere Amore, hai osato la fraternità, ma noi, tuoi figlie figlie, l’abbiamo frantumata:

con Abele e Caino, i primi fratelli, l’invidia ha provocato unomicidio, ma Tu, nel tuo amore, hai continuato aproteggere Caino perché chiunque fosse sempre degno difraternità.

Nella torre di Babele, dove noi cercavamo un’unità basatasull’uniformità e l’omologazione, Tu hai scelto la bellezzanella convivialità delle differenze, della ricca unicità diognuno/a nella moltitudine di razze, sapienze, genere,spiritualità, etnie, culture …;

In Giacobbe ed Esaù, dove la necessità e l’avidità hannotravolto la preziosa primogenitura, Tu hai condotto, anchenella lotta, il tuo servo ad essere strumento di pace epadre di una moltitudine;

Con Lia e Rachele, tu hai portato fedeltà e fecondità senzalimiti dove la legge e la passione provocò solo attesa esterilità;

In Giuseppe e i suoi fratelli, dove la gelosia ha ucciso lafraternità, la Tua Provvidenza l’ha preservata, nellacompassione e nella profezia, per la salvezza di tutti.

Creatore tu hai lasciato come un seme nel nostro cuorel’anelito e il desiderio della fraternità.

Cristo, sempre crocifisso e sempre Risorto, hai portato anoi la fraternità, intessuta di servizio e compassione, dimisericordia e accoglienza, di speranza e ascolto.

Gesù di Nazareth hai fondato la comunità superando ladistinzione fra uomini e donne in unico discepolatodettato dall’Amore, hai spezzato i legami famigliari, haioltrepassato le regole religiose, sostienici nel crearefraternità, prima Buona Notizia, capace di trasformare ilmondo che noi dividiamo e usurpiamo.

PreghieraFr. Enrico Muller

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Spirito Santo, fraternità dal Padre e dal Figlio, tu haivoluto rispondere alla “mancanza di fraternità del nostromondo” suscitando vocazioni lasalliane chiamate adessere testimonianza di fraternità, servizio, comunione eunità nella diversità.

Davanti a noi, Famiglia Lasalliana, poni la frontiera,sempre nuova e sempre esigente, della Fraternità, chepossiamo oltrepassare solo se usciamo da noi stessi e daiconfini sicuri che ci siamo costruiti;

Le nostre comunità saranno luoghi di condivisionedell’esperienza di Dio, accoglienti per e con i giovani;

Sappiamo realizzare centri educativi, scuole di fraternità,luogo d’incontro e d’interscambio di generazioni

differenti, di religioni e tradizioni diverse, di vocazionisempre da scoprire;

Cerchiamo e raggiungiamo coloro che sono stati da noistessi posti ai margini, nei deserti, nelle periferie delnostro mondo,

Perché sono i Poveri, i piccoli e i vulnerabili, tuo presenzareale e nostri salvatori, a far sbocciare pienamente lanostra fraternità segno del Regno del Papà-Mamma deicieli che dall’eternità ha osato la fraternità.

Trinità, Fraternità divina, che vieni a dimorare in noi,rendendoci fratelli e sorelle di tutte e tutti, donaci la gioiadi vivere insieme dell’unico Amore che chiama, invia esalva.