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IndiceEditoriale 3 Alcool tra i minori 26Grazie, prof. Moro! 4 Agsmb 27Auguri professore! 6 Foto delle quarte 29Sport scolastico 8 Atletica leggera 32Un giovedì... stellare 10 Carnevale nel mondo 34CdTI 12 Ma che pizza! 36Ma Ke Razza di Treno 13 Essere padre 37Poèmes 14 Libri da leggere 38Il Rally Matematico 15 Super Size Me 40Cambiamo il mondo 16 Quasi amici 42Un venerdì da Leoni! 20 Film: i vostri preferiti 44RITrOvarsi 22 Cruciverba 45Specchiati e rifletti! 23 Indovina chi è... ? 46Le dipendenze 24 Trova chi è... 47

La nostra redazione

Neira Pasalic (4A), Andrea Sare (4A), Elena Ermani (4B), Jana Pfeiffer (4B), Céline Vicari (4B), Lucia Bentoglio (4C), Diana Veseli (4C), Hermes Ammon (4D), Alena Baer (4D), Valentina Paetsch (4D), Sabita Pirelli (4D), Stefan Bakic (4E), Susan Bandecchi (4E), Luca Brown (4E), Timothy Cuche (4E), Lisa Attivissimo (4F), Sara Vurdelja (4F).

Si ringraziano i Comuni del comprensorio e l'Assemblea Genitori per il sostegno dato anche in questo numero di Flash.

Il presente numero del giornalino è stato stampato dalla Fondazione OTAF

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Editoriale"Rallentiamo"

"Per guanto ci si sforzi di gustarsi ogni attimo, il tempo spesso sfugge e non ci accorgiamo della velocità con cui passa ..." Come citazione è forse un po' banale. Potrebbe essere attribuita a milioni di persone.Nell'anno scolastico appena trascorso mi sono spesso trovato a riflettere stilla velocità, sui ritmi a cui ognuno di noi è sottoposto, allievo, docente o chiunque lavori nella nostra grande famiglia chiamata Scuola Media.A riflettere sulla velocità a cui molti pretenderebbero di andare per poter "fare" tutte le cose che vorrebbero. E mi sono chiesto se questo correre sia davvero sempre necessario.In particolare mi sono chiesto se dobbiamo davvero andare così velocemente anche quando siamo a scuola, in tutto ciò che facciamo.Non si corre il rischio che voi, ragazzi, perdiate la possibilità di vedere tutto ciò che di meraviglioso vi circonda? E che noi, adulti, perdiamo di vista ogni piccolo, a volte impercettibile, progresso che fate ogni giorno?Andare veloci è davvero la strategia migliore per ottenere buoni risultati scolastici e per diventare adulti responsabili, coscienti e capaci di vivere nella società civile?Gli educatori hanno il solo compito di trasmettere il "Sapere" della disciplina che insegnano o forse, più probabilmente, la scuola deve essere il luogo privilegiato dove "imparare ad apprendere", imparare a pensare con la propria testa, ad essere pienamente responsabili?Forse nel modo stesso di porre le domande già si intuisce cosa ne penso. A volte anche a scuola, o forse soprattutto a scuola, bisogna saper rallentare.E anche fermarsi, se necessario. Fermarsi a osservare.Fermarsi a osservare un tramonto può essere argomento di Italiano come di Scienze, di Educazione Musicale come di Educazione Visiva. O "semplicemente" significa dare valore alla dimensione affettiva ed emotiva che è parte di ognuno di noi. Fermarsi ad ascoltare.Fermarsi ad ascoltare un pezzo musicale può essere argomento di Educazione Musicale ma anche di Matematica, di Scienze o di lingue. E significa in ogni caso nutrire quella parte di noi che, al suono di quel determinato accordo musicale, ci fa venire le lacrime agli occhi, e non sappiamo nemmeno noi perché ...Fermarsi a pensare. Fermarsi a riflettere sulle cose. E sui propri pensieri.Alcuni giorni fa ho visto gli allievi di una classe sparsi sul nostro bel pratone intenti a scrivere un testo sugli alberi, osservandoli, ma anche ascoltandoli e sentendone il profumo. Qualcuno anche toccandone i tronchi. In momenti come quelli, che sono molti per fortuna, ci si sente orgogliosi del proprio lavoro e dei colleghi della propria Scuola.Per fare bene tutte queste cose, e molte altre, dobbiamo avere il coraggio di rallentare, di prenderci il tempo per affrontare ogni argomento con calma. Senza la pretesa di fare sempre tutto, ma certamente con il desiderio di fare bene, molto bene, tutto ciò che si riesce.Ma riprenderemo in altre occasioni il tema del "prendersi il tempo".Adesso, al termine di questi pensieri, approfitto dello spazio privilegiato che mi è dato per salutare i due colleghi che alla fine di quest'anno scolastico andranno in pensione, Rinaldo e Alessandro, e che in questo numero vengono intervistati dai giornalisti di Flash.Ed anche per salutare ancora una volta una collega che proprio la mattina di un venerdì di poche settimane fa mi aveva detto di voler salutare personalmente ognuno di noi. Purtroppo non ne ha avuto il tempo. Il mio ultimo pensiero va dunque a lei: Ciao Cecilia.

Il direttoreMarco Calò

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Appende il compasso al chiodo

Grazie, prof. Moro!Il vicedirettore, dopo 44 anni d'insegnamento, potrà godersi la meritata pensione.

Rinaldo Moro, docente di matematica e vicedirettore di questa sede, è giunto alle sue ultime settimane di insegnamento. Dal prossimo anno, infatti, potrà godersi la meritata pensione. Il prof. Moro ha trascorso gran parte della sua vita professionale presso le scuole medie di Barbengo: nella sua lunga carriera ha lavorato a stretto contatto con moltissimi allievi e con altrettanti docenti. Nell'intervista che gli abbiamo realizzato, il vicedirettore ha risposto ad alcune delle nostre domande e curiosità.

Dove ha insegnato nella sua carriera?«Ho iniziato come docente di scuola elementare. Ho infatti trascorso i primi cinque anni della mia carriera presso le elementari di Caslano. Inseguito ho lavorato per nove anni alla scuola maggiore, sempre a Caslano, e gli altri trent'anni li ho trascorsi qui alla scuola media di Barbengo.»

Perché ha scelto proprio di insegnate mate?«Perché ho sempre amato molto questa materia. Inoltre ho sempre avuto dei docenti di matematica molto bravi e preparati, che hanno saputo suscitare la passione per questa meravigliosa disciplina.»

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Se non avesse fatto l'insegnante, di cosa le sarebbe piaciuto occuparsi?«Non saprei, è molto difficile da dire, perché già quando avevo 15 anni, nel momento in cui ho dovuto scegliere se proseguire gli studi presso il liceo o presso la scuola magistrale, ho scelto questa seconda opzione, e sono così diventato insegnante, soprattutto perché già allora mi piaceva molto stare con i ragazzi.»

Lei ha trascorso molti anni nel mondo della scuola. Rispetto all'inizio della sua carriera, quali sono i cambiamenti più importanti che ha ravvisato nel modo di insegnare?«Ci sono stari sicuramente dei cambiamenti, specialmente negli ultimi anni con l'introduzione delle "diavolerie" informatiche che tutti conosciamo. Per quanto concerne la matematica, per esempio, diversi contenuti sono stati eliminati dai programmi, mentre molti altri sono invece stati aggiunti. La scuola resta comunque sempre in movimento, fa parte della sua natura.»

Anche i ragazzi sono cambiati?«L'impressione che ricavo dalla mia esperienza è che insegnare ai ragazzi è sempre la stessa cosa, perché siamo noi docenti ad invecchiare, ma loro restano sempre i medesimi, con i loro problemi adolescenziali e tutto ciò che li circonda. Non noto dunque grandi cambiamenti negli allievi, quanto piuttosto nell'insegnamento in generale.»Ripensando a questi anni di permanenza a Barbengo, si ricorda di qualche aneddoto particolare, o di alcune persone di cui non si dimenticherà mai?

«Un episodio particolare e divertente è capitato durante un' uscita scolastica di quarta. Eravamo io, il prof. Vallarino, un altro collega che è purtroppo deceduto qualche tempo fa e un'altra docente che attualmente non insegna più a Barbengo. La prima notte di soggiorno avevamo una camera a tre, in cui stavamo, secondo logica, noi maschi. Quella notte, però, due di noi non sono assolutamente riusciti a dormire, non perché, come si potrebbe facilmente pensare, i ragazzi facessero particolare confusione, ma perché il terzo collega russava in un modo veramente indicibile. Così la notte successiva, abbiamo deciso di accogliere nella nostra camera la collega, e di trasferire letteralmente il"russarore folle" in una stanza singola. Questo è l'aneddoto che mi viene subito in mente, ma ne potrei raccontare tanti altri, soprattutto relativi ai corsi di sci e alle uscite in generale.»

In tutto questo tempo, ha incontrato particolari problemi con i colleghi e con gli allievi?«No, niente di particolare. Con i colleghi è normale che a volte ci sia qualche discussione anche un po' animata, ma abbiamo sempre saputo confrontarci in modo civile e con molti docenti di questa sede esiste anche un rapporto di amicizia che va oltre la professione. Di qualche allievo, durante gli anni della scuola, è inevitabile lamentarsi, ma poi al termine del percorso, è bello osservare come rimanga una specie di legame, che si manifesta, con saluti e strette di mano, nel momento in cui ci si rivede, magari qualche anno dopo, fuori dal contesto scolastico. Noto sempre una grande gratitudine, anche da parte degli ex allievi da cui magari meno ce lo si aspetterebbe.»

In questo momento prevale la gioia per aver concluso una lunga esperienza, oppure il dispiacere di dover lasciare questo mondo a cui è legato da tanto tempo?«Anche se di certo mi mancherà il mondo della scuola, sinceramente in questo momento prevale la gioia che si prova quando si giunge al termine di un così lungo percorso. Penso che 44 anni di insegnamento siano molti, e credo di avere dato a questo ambiente proprio tutto ciò che ho potuto.»Ha progetti particolari per il suo futuro?

«Esattamente non lo so. Ci sono dei progetti su delle vacanze che finalmente potrò trascorrere anche nei mesi che normalmente fanno parte del periodo scolastico. Ho pure altre idee, ma i loro contorni sono ancora un po' sfumati. Dovrò comunque occuparmi di molte cose a casa, quindi credo che il tempo mi passerà velocemente.»

Come vede il futuro della scuola in generale? Ha qualche consiglio da dare ai colleghi più giovani?«Questo è un bel rebus. Mi pare che la scuola di oggi sia diventata eccessivamente burocratica, però vedo lavorare i colleghi giovani con grande entusiasmo, perciò sono abbastanza ottimista e positivo sul futuro dell'istituzione. La scuola, come ho già detto, è sempre in movimento. Mi sembra dunque essenziale che ci sia un ricambio generazionale: noi della "vecchia guardia" dobbiamo piano piano lasciare il posto alle nuove leve, nella speranza che possano continuare nel migliore dei modi il cammino che noi abbiamo portato avanti negli ultimi anni.»

Valentina, Hermes .4D e Tim 4E

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Una colonna portante della nostra scuola si godrà la meritata pensione

Auguri professore!Essendo molto giovanile nessuno avrebbe mai pensato che finito l'anno scolastico, il professor Antognoli sarebbe andato in pensione e invece ...

Il professor Alessandro Antognoli, al termine di quest'anno scolastico, andrà in pensione e sarà finalmente libero di godersi il meritato riposo. Abbiamo deciso di fargli alcune domande per capire meglio la professione di insegnante e la sua particolare esperienza all'interno della nostra scuola media.

Da quanti anni insegna?«Ho iniziato ad insegnare che non avevo ancora compiuto vent'anni, nel 1974, quando sul Pian Scairolo pascolavano ancora i dinosauri, ed ora sono 39 anni che lavoro nella scuola.»

Perché ha deciso di fare questo lavoro?«Già da piccolo ero un lettore onnivoro, cioè leggevo di tutto: fumetti, romanzi, enciclopedie (a quei tempi si usavano ancora, non c'era \Wikipedia...). Quello che mi aveva colpito o che mi era piaciuto particolarmente lo copiavo su dei quaderni, lo riassumevo, disegnavo... Questo piacere di conoscere è poi maturato nella scelta fatta alle fine delle medie di allora, cioè il ginnasio.»

Ha mai avuto dei problemi con qualche allievo?«In tutti questi anni ho visto passare migliaia di allievi ed è inevitabile che ci siano stati anche casi difficili. E importante allora non costruire un muro e cercare di capire cosa sta dietro al problema, per poi intervenire sulle cause. Possono essere necessarie delle punizioni, ma è necessario che l'allievo ne capisca i motivi.»

Il comportamento degli studenti secondo lei è cambiato in questi anni?«È impossibile parlare di allievi in generale: esistono singole persone, ognuna diversa dall'altra, con qualità e difetti particolari... Generalizzando, direi che le ultime generazioni mi sembrano più fragili e insicure rispetto

ai ragazzi che ho conosciuto all'inizio. Probabilmente il fatto di dover sempre essere "connessi" col cosmo intero e di avere una vita e degli amici sempre più virtuali non li aiuta ad essere più sicuri: forse manca il tempo per annoiarsi e pensare a se stessi...»

Ha insegnato anche in altre scuole?«Ho iniziato dalla gavetta, cioè dal primo gradino: 4 anni alle elementari a Chiasso, poi gli studi per passare alle scuole maggiori a Melide. Quando queste sono diventate Medie sono arrivato a Barbengo, negli anni '80. Tra tutti i collaboratori della sede, sono quello che è qui da più tempo: ho conosciuto cinque direttori, e pensare che all'inizio la direzione e l'aula docenti erano nelle due aulette di sostegno pedagogico, e ci stavamo tutti!»

Se si, ha trovato delle differenze rispetto alla nostra sede?«Tante: a Melide, in una sede piccola, si era come in una grande famiglia, tutti si conoscevano bene e i rapporti con gli allievi erano più diretti. A Barbengo, in una delle sedi più grandi del cantone (forse troppo...) i rapporti sono più distaccati e impersonali, in compenso però ci sono più iniziative ed attività.»

È contento di andare in pensione o avrebbe voluto continuare ad insegnare?«Contentone! Sennò avrei continuato... In verità, sono un po' stufo di sentire la sveglia che mi chiama alle 6:30 del mattino per andare a lavorare... »

È sempre andato d'accordo con i suoi colleghi?«Beh, io ho un carattere abbastanza conciliante (che tra l'altro mi ha aiutato molto in questa professione) e non ho mai avuto grandi contrasti con i colleghi.

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A volte delle divergenze su questioni professionali, ma niente di personale. In compenso sono nate anche belle amicizie.»

Una sua esperienza strana, (figuraccia) vissuta in questi anni?«Figuracce? Quando incontri degli ex allievi che ti salutano calorosamente e non sai più chi sono, allora cominci a parlare sperando di recuperate qualche indizio utile, ma non sempre riesci: così resti sul vago e... fingi di ricordare.Stranezze? Alle elementari a volte ti chiamavano ''mamma''...Soddisfazioni? Incontrare dopo anni degli allievi ormai adulti, a loro volta genitori di ragazzi che magari ho oggi in classe, che hanno ancora un buon ricordo di te e ti sono riconoscenti. Questo conferma la validità del mio motto come insegnante: "Primum non nocere'' cioè: "Per prima cosa non fare danni".»

Ha trovato dei cambiamenti nella materia che insegna (italiano)?«I contenuti della materia in sé non sono cambiati: La Divina Commedia o il complemento oggetto sono sempre quelli, è cambiato il modo di affrontarli. È chiaro che la grammatica pretende sempre un certo rigore, ma la letteratura, la poesia per essere capite devono prima di tutto essere amate, devono accendere quella scintilla dentro che neanche sapevi di avere e che ti fa vedere il mondo con occhi diversi.»

Susan, Luca, Tim e Stefan 4E.

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Come si pone la nostra sede nello sport

Sport scolasticoI nostri grandi risultati.

La nostra sede sfida da anni le altre scuole in due discipline completamente diverse una dall'altra: il cross cantonale ed il torneo di unihockey.

Cross cantonaleIl cross cantonale consiste nel correre un percorso di due chilometri su prato. Questa giornata si è svolta a Bellinzona martedì 23 ottobre. Dopo una selezione dettata dal nostro test "il chilometro", i nostri docenti hanno deciso gli atleti. Anche senza la classe vincente (4B), Barbengo ha ottenuto delle ottime posizioni e grandi soddisfazioni.I maschi di prima e seconda hanno ottenuto il terzo posto grazie agli allievi: Leoncini Matteo (8°), D'angelis Andrea (14°) ed il fratello Matteo (17°).Le ragazze di prima e seconda hanno ottenuto anch'esse il terzo posto con: Cogliati Asia (8°), Nardelli Emilie (11°) ed Intraina Giada (15°).I maschi di terza e quarta hanno ottenuto un quinto posto grazie a: Kraljevic Kristian (7°), Ramadani Kastriot (15°) e Scala Leonardo (21°).Le migliori sono stare le ragazze di terza/quarta che hanno ottenuto un ottimo secondo posto con: Hassanaly Anna (8°), Barizi Noemi (13°) e Barelli Deborah (14°).

Adesso le parole di chi ha vissuto questa fantastica giornata: Emilie Nardelli 2D.

Avevi già avuto modo di partecipare ad un cross?«Sì, l'anno scorso.»Come hai vissuto questo pomeriggio?«Mi sono divertita molto.»Sei soddisfatta della tua prestazione?«Sì»La rifaresti? Perché?«Sì, la rifarei perché posso sempre migliorare le mie prestazioni, mi piace correre e mi sono divertita.»

Passiamo la parola a1 docente accompagnatore: Jiulio Regazzoni.

Come seleziona i ragazzi?«Per prima cosa, come tutti gli anni, faccio fare ai ragazzi il chilometro. Poi, in base ai tempi valuto chi portare a questa giornata. Però tengo anche in considerazione l'impegno mostrato dagli allievi, il loro comportamento e la loro affidabilità nell'affrontare la giornata.»

Da quanti anni accompagna gli allievi?«Allora ... ho già avuto modo di partecipare a queste giornate dove insegnavo prima. Se dovessi fare un calcolo saranno già più di 20 anni. Praticamente è da quando esiste lo Sport Scolastico.»

È contento delle loro prestazioni?«Assolutamente sì! Sono sempre contento delle prestazioni dei ragazzi. Quest'anno poi, non avevo degli allievi di riferimento, delle vere certezze, cioè ragazzi di cui sapevo che avrebbero ottenuto ottimi risultati Perciò mi sento ancora più soddisfatto di loro.»

Qual è lo scopo di questa giornata secondo lei?«Secondo me questa giornata ha tanti scopi: per prima cosa è una possibilità per i ragazzi di confrontare le proprie capacità con allievi di altre sedi ticinesi. In secondo luogo è un modo di fare qualcosa di diverso al di fuori della "normale" lezione di educazione fisica. La terza, e credo sia la più bella, è la possibilità che hanno gli allievi di socializzare fra loro ed instaurare nuove amicizie. Infine, i risultati ottenuti dai nostri atleti, possono fare da stimolo anche a ragazzi che non praticano sport a livello agonistico e dare loro un certo senso di fierezza, come se la nostra sede fosse una grande squadra.»

UnihockeyIl 30 novembre c'è stato il secondo evento sportivo, a cui la nostra scuola partecipa. Si tratta delle mediadi di unihockey, che è un torneo dove le scuole si sfidano in palestra per dodici minuti, cercando di vincere.

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La nostra scuola, divisa in tre squadre ed accompagnata dal prof Negri e dal prof Pagnamenta, ha dominato il torneo vincendo in tutte e tre le categorie: Femminile, maschile ed amatoriale. I maschi si sono anche qualificati agli svizzeri dal 15 al 16 giugno ad Aarau.

Intervista ad un nostro atleta: Diego Malinconico4F.Avevi già partecipato ad un torneo di unihockey?«A scuola era la mia prima volta, ma in generale si.»Ti è piaciuta questa esperienza? Perché?«Sì, perché è stato bello, abbiamo saltato scuola e ci siamo diveniti tutti. Senza contare che abbiamo anche vinto!»

Avresti mai pensato che avreste vinto? Perché?«Pensavo che avremmo vinto perché eravamo una squadra forte e già anche negli altri anni siamo arrivati sempre nei primi.»

Se ne avessi la possibilità, lo rifaresti?«Sì.» Ed ora i commenti di uno dei due nostri allenatori, F. Pagnamenta.

Come avete selezionato i/le ragazzi/e?«Tramite gli allenamenti, guardando l'impegno e la tecnica di ogni ragazza.»

È stata difficile questa scelta?«Molto, molto difficile. Le avrei portate tutte, specialmente quelle di quarta.»

Avreste mai pensato che avremmo vinto in tutte le categorie? Perché?«Si, eravamo fiduciosi perché vedavamo una bella squadra. È vero che per me era la prima volta e non sapevo il livello delle altre squadre, però dopo i risultati delle prime partite la fiducia aumentava.»

Qual’è lo scopo di questa giornata secondo voi?«Queste giornate possono aprire nuovi orizzonti per i futuri talenti ed aprire una nuova visione dello sport, anche per chi non lo ama particolarmente . I tre punti per me fondamentali sono: sviluppare lo spirito di gruppo, stare insieme e divertirsi.»

Elena, Jana e Céline 4B

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Un punto d'incontro tra mito e scienza

Un giovedì...stellareLa 1A in visita alla mostra "Quanti mondi?"

Giovedì 16 maggio, presso l'ideatorio di Lugano, la classe 1A ha visitato l’interessante mostra astronomica intitolata "Quanti mondi?". I ragazzi, accompagnati dal docente di classe A. Tiraboschi e dal docente di scienze naturali A Storni, hanno affrontato un meraviglioso percorso di scoperta di tutto ciò che fa parte del sistema solare. Si tratta di un oggetto complesso, che da sempre suscita l'immaginazione e la curiosità degli esseri umani, e che risulta ancora oggi in gran parte misterioso pure per gli scienziati, i quali, anche grazie ai progressi della tecnica, quasi quotidianamente riescono a scoprire qualcosa di nuovo e di sorprendente a riguardo. Inizialmente, un breve momento di scambio tra gli allievi e il signor Riccardo, la guida della mostra, ha permesso di rompere il ghiaccio. In questa fase introduttiva della visita, seduti attorno ad una "terra gonfiabile", i 21 giovani astronomi in erba hanno avuto l'opportunità di soddisfare alcune curiosità in merito ai diversi pianeti che compongono il sistema solare, di apprendere le prime nozioni basilari in merito e pure di formulare la loro personale risposta ad alcune domande che di

certo, prima o poi, magari suggestionati dalla visione di un film o dalla lettura di un romanzo di fantascienza, tutti noi ci siamo posti: "esistono gli alieni?", "Siamo veramente soli in questo universo?". La divergenza di opinioni ha dato vita ad un dibattito vivace ed interessante. Ai ragazzi è stato pure spiegato che nello spazio esistono delle sonde che contengono al loro interno segnali che decodificano informazioni basilari sulla nostra specie (dna, conformazione fisica, sistemi di comunicazione ecc...), nella finora vana speranza che qualche popolazione aliena riesca a decifrarli e magari a mettersi in contatto con noi e con il nostro pianeta. Al termine di questa prima fase, la classe si è diretta "a razzo" verso il "planetario", un vero e proprio tendone sulle cui pareti venivano proiettate immagini di grande fascino e suggestione. Guidati dalle spiegazioni dell'esperto, docenti e allievi hanno così potuto abbandonarsi, quasi letteralmente, ad un realistico viaggio tra i meandri dello spazio siderale, e muoversi, alla stregua di veri e propri astronauti, tra pianeti, satelliti, stelle, galassie e costellazioni.

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Proprio a questo stadio del loro itinerario spaziale, i ragazzi hanno vissuto un momento di incontro tra due dimensioni fondamentali del loro percorso di formazione: la scienza e il mito. I popoli antichi, per spiegare i fenomeni naturali, non potendo contare sulla conoscenza scientifica di cui possiamo godere noi moderni, ricorrevano alle narrazioni mitologiche. Da qui la denominazione, ancora attuale, delle varie costellazioni.

In particolare, il signor Riccardo, mostrando sulle pareti del planetario la cartina delle costellazioni, ha voluto ricordare il mito greco di Cassiopea, madre della meravigliosa Andromeda e vanitosa moglie di Cefeo, re di Etiopia. Cassiopea, nella sua superbia, aveva irritato gli dei del mare, perché aveva osato considerare la sua bellezza, e quella della figlia, superiore addirittura a quella delle Nereidi, le ninfe marine figlie di Doride e di Nereo, divinità del mare. Affinché punisse l'arroganza di Cassiopea, le Nereidi chiesero aiuto a Poseidone, il supremo sovrano degli abissi. Il dio scosse violentemente le onde con il suo tridente, provocando grandi mareggiate e facendo emergere dagli abissi Ceto, un terribile e gigantesco mostro che devastò le coste di Etiopia. Per placare l'ira di Ceto, i sovrani del

Paese dovettero sacrificare Andromeda, la figlia di Cassiopea, incatenandola ad uno scoglio, in attesa che il mostro la divorasse. A soccorrere Andromeda giunse infine Perseo a cavallo di Pegaso, il quale la salvò dall'orribile creatura, chiedendo in cambio la sua mano. Ma Cassiopea avrebbe preferito per la figlia un destino diverso: essa avrebbe dovuto sposare Fineo, fratello di Cefeo. Tra Perseo e Cefeo nacque così una furiosa battaglia che Perseo vinse grazie alla testa della Medusa, che egli aveva precedentemente ucciso e che aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse. La conclusione della storia è...tutto un brillare di costellazioni, perché tale fu il destino di tutti i protagonisti di questo celebre mito. Normalmente, nel disegno delle costellazioni, Cassiopea viene infatti raffigurata nella sua vanità, intenta a specchiarsi e a pettinarsi, mentre Perseo viene disegnato nella sua posa da guerriero, con in mano la testa della Medusa.La visita si è dunque rivelata piacevole ed istruttiva per tutti i partecipanti. Un giovedì davvero "stellare"!

La classe 1A

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Giornalisti in erba

CdT!La terza D ha trascorso un pomeriggio alla redazione del Corriere del Ticino.

Lunedì 15 aprile noi della terza D siamo andati a visitare la redazione del Corriere del Ticino, accompagnati dal nostro docente di classe Alessandro Martin e dal professore di italiano Andrea Tiraboschi. Giunti sul posto, ci hanno accolti il signor Soldati ed il fotografo, il quale ci ha scattato una foto ricordo davanti alla redazione del Corriere. La foto, visibile qui sotto, è stata poi pubblicata sull'edizione di martedì 16 aprile del giornale.Subito dopo l'accoglienza ci siamo accomodati in una stanza dove la nostra guida ha spiegato il funzionamento di un vero giornale e ci siamo resi conto del gran lavoro che va svolto quotidianamente!I collaboratori arrivano verso le dieci del mattino e lavorano sui loro articoli senza sosta, consegnandoli dopo le undici di sera alla stampa.Facendo tappa alla redazione sportiva, ci siamo resi conto di un problema particolare: siccome le partite possono finire tardi, ci può essere davvero poco tempo per la scrittura degli articoli.Oltre al lavoro di redazione ci sono poi anche la composizione e la stampa: gli articoli vengono

prima trasferiti dal computer su lastre di alluminio.Ogni pagina viene riprodotta su quattro lastre, in modo che ognuna si possa tingere con un diverso colore: vengono utilizzati i tre colori primari ed il nero.All'una di notte i giornali stampati devono essere consegnati allo spedizioniere, che si occupa di distribuirli sia in Ticino sia sul resto del territorio svizzero.La visita è stata completata con un giro nel reparto di produzione; dove abbiamo assistito alla stampa ed alla preparazione per la consegna di un periodico molto diffuso in Ticino.Alla conclusione della visita abbiamo fatto una pausa ed abbiamo ricevuto un piccolo omaggio!L'esperienza vissuta è stata molto utile per capire quante persone e quanti mestieri sono coinvolti nella produzione di un quotidiano.

Anna e Melissa, 3D

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La scuola si apre al teatro

Ma Ke Razza di TrenoGiovedì 18 aprile le classi di seconda media hanno avuto la possibilità di assistere ad un interessante e vivace spettacolo teatrale.Tutte le seconde della scuola media di Barbengo, giovedì 18 aprile, hanno assistito in Aula Magna ad uno spettacolo teatrale dal titolo Ma Ke Razza di Treno.

A metterlo in scena è stata la compagnia Sugo d'Inchiostro, un gruppo di attori-animatori ticinesi che dal 2004 opera in prevalenza nel nostro Cantone, presentando spettacoli teatrali e musicali per un pubblico di bambini e ragazzi, ma anche per gli adulti. L'argomento della rappresentazione ben rientra nel tema che ha guidato molte delle attività di sede: la multiculturalità .L'ambiente riprodotto era molto semplice: la stazione e, in particolare, lo scompartimento di un treno in cui i personaggi principali sembrano stare un po' stretti. Gli attori sono stati molto bravi nel calarsi in differenti ruoli. Quello della giovane studentessa che vuole viaggiare e andare a Londra, che si mostra molto aperta, ma quando le viene cambiata la destinazione degli studi non sembra particolarmente contenta, poi il manager musicale napoletano, indaffarato e concentrato nella lettura del suo giornale che non ne vuole sapere del vicino di viaggio: il rumoroso e loquace musicista rumeno. Infine si aggiunge un simpatico nonnino svizzero-tedesco che sembra essere proprio il più disponibile nei confronti dell'altro.I diversi personaggi discutono tra di loro e non nascondono le reciproche diffidenze, che si sviluppano in una serie di luoghi comuni sugli stranieri, il tutto si unisce alla vicenda trasmessa dalla radio locale in sottofondo: una bambina rubata da una zingara .La vicenda si rivelerà alla fine un equivoco e i personaggi dovranno ricredersi ma come spesso accade i giudizi arrivano sempre con largo anticipo sui fatti.

La compagnia teatrale Sugo d'inchiostro (immagine tratta da www.sugodinchiostro.ch).

I ragazzi della 2B hanno lasciato loro commenti sullo spettacolo.

Nicolò: mi è piaciuto quando i tre personaggi si stuzzicavano a vicenda: da un lato è stato divertente e adatto ad un pubblico di ragazzi dall'altro ci ha fatto riflettere sui pregiudizi che spesso esistono nei confronti degli altri.

Matteo: lo spettacolo è stato divertente, intelligente e istruttivo perché insegna ad accettarci e mostra che le diversità possono essere una ricchezza.

Aigerim: la rappresentazione è stata molto interessante, sono rimasta affascinata dal gioco degli attori e da come si muovevano sul palco. L'inizio però mi è sembrato un po' duro ed esagerato.

Alessia: lo spettacolo mi è piaciuto perché mostra bene la situazione attuale, spesso ci si lascia prendere dal primo impatto e si giudica dall'aspetto, ma solo conoscendo veramente l'altro lo si può apprezzare.

Barbara e Nicolò per la 2B

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Poesia In lingua

PoèmesAlcune classi di terza si sono cimentate con la poesia in lingua straniera. Con l'aiuto di un semplice schema metrico del libro di testo vi presentiamo alcune composizioni poetiche nelle quali gli allievi hanno dato sfogo alla loro fantasia.

La nuit

J'attends que la nuit me prenne avec elle j'attends qu'elle me porte où tout est sans limite sans penseret laisser que le coeur s'exprime librement.

Fanny Foglia 3F

Au bord de l’eau

Échouée au bord de l’eauune étoile de merrouge dairpetitehumide et légèrecomme une algue...

Gaya Cambrosio 3F

La plume

En dessus de l’eauune plume,légère, douce et fragile,sur laquelle se poseune rose.Sur la rose se reposeune goutte d’eau ...Avec des jeux de lumièrela goutte ressemble à une pierre;ses couleurs sont si bellesqu’elles imitentun arc-en-ciel.

Anna 3D

Le Sable

Le sable est inquietsur le fond de la mer,comme un enfantqui veut sa mère.Il se rebelle aux vagues,comme un fantôme sans âme.Puis, il se tranquillise...Et un coquillage se matérialise.

Didier et Teo 3A

Proff:sse Barbara Ampollini e Mara Scaramucci

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Gare scolastiche

Il Rally MatematicoLa sede di Barbengo partecipa, con buoni risultati, al Rally Matematico. Ecco le impressioni della 2B.

La garaIl Rally Matematico Transalpino è una competizione in cui si confrontano gli allievi delle scuole ticinesi; gli iscritti, provenienti da tutto il cantone, vanno dalla terza elementare alla quarta media.Ogni classe partecipante affronta due manches e, se tutto va bene, approda in finale.In ogni manche si devono risolvere, lavorando in gruppo, sette problemi.Al termine della seconda manche viene preparata una classifica e le prime tre classi per ogni fascia di età possono andare in finale.Quest'anno la sede di Barbengo ha raggiunto la finale con due classi: la seconda B e la terza A.Ecco le impressioni di alcuni ragazzi di seconda.Il Rally secondo noiParlano Aigerim, Emy e Nicolò: "Il Rally è stato un'esperienza divertente e allo stesso tempo impegnativa! Durante la prima manche eravamo molto agitati e non abbiamo lavorato bene, ma poi ci siamo ripresi; infatti siamo arrivati in finale!"Martina ci spiega invece cosa si prova ad affrontare i problemi in finale: "Mi sentivo molto tesa, avevo paura di sbagliare qualcosa e di far perdere punti alla classe. Ma in fondo speravo di vincere il primo premio! In definitiva è un'esperienza divertente perché si può stare insieme e tutti possono ascoltare e valutare l'opinione degli altri, sfruttando le proprie idee per risolvere i problemi."Secondo Matthias ''Anche se abbiamo affrontato la gara con agitazione, stare in gruppo ci ha aiutati a lavorare meglio."

Il giorno della finaleArrivare in finale non è cosa di tutti i giorni: la seconda B è giunta a questo traguardo per la prima volta.I ragazzi hanno vissuto il giorno della finale in modo intenso: dopo le lezioni del mattino, invece di rientrare a casa hanno pranzato a scuola insieme alla docente di classe e all'insegnante di matematica.Poi, dopo un po' di tempo libero, verso le 13.00 c'è stato il trasferimento a Tesserete.Questa fase è piaciuta molto, tant'è che Francesca e Matthias dicono: "Oltre alla competizione il giorno della finale è stato bello anche per i momenti di libertà. Nel viaggio verso la scuola media di Tesserete eravamo tesi e un po' preoccupati per quello che stava per succedere. Nel viaggio di ritorno, invece, la tensione era scomparsa!"Una caratteristica delle finali del Rally Matematico è la lunga attesa dopo la gara: durante questo tempo, il lavoro dei ragazzi viene valutato dai correttori che in seguito stilano la classifica definitiva.In questa fase i ragazzi approfittano del cortile della scuola per fare merenda e giocare insieme, in attesa che gli organizzatori comunichino i vincitori.Quest'anno il tempo ci ha penalizzati, visto che pioveva, ma i nostri allievi non hanno rinunciato a giocare!Ci parlano ancora Francesca e Matthias "Al momento della premiazione eravamo un po' delusi perché speravamo di arrivare secondi. È anche vero, però, che non tutte le seconde sono arrivate in finale e questa è una soddisfazione!"Un'esperienza che, in definitiva, è piaciuta molto!

La classe 2B

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La scuola si apre al mondo della musica

Cambiamo il mondoIl 20 febbraio 2013 il gruppo ticinese dei Karma Krew è venuto alle scuole medie di Barbengo per un incontro con i ragazzi: l'entusiasmo ovviamente era alle stelle.

Il gruppo di Karma Krew è composto da tre ragazzi: Manu D di 25 anni, Manny di 25 anni e Los di 34, mercoledì 20 febbraio hanno passato la mattinata a parlare di musica con i ragazzi della nostra scuola. Ecco l'intervista per i lettori di Flash.

Perché il nome Karma Krew?«Il nome nasce dal concetto di Karma, che dice che se tu fai una determinata cosa nel presente, questa avrà una conseguenza nel futuro, quindi se tu in passato ti sei comportato male hai un karma negativo per cui nel presente ne subisci le conseguenze. Ne siamo venuti a conoscenza tramite un film che si intitola Hurricane che parla proprio di questo concetto, l' idea è partita sette anni fa.»

Qual è la vostra formazione personale?Manu D: «dopo medie e liceo ho continuato gli studi presso la scuola alberghiera di Lucerna, ho anche un lavoro e ovviamente c'è la musica.»Manny: «dopo medie e liceo, ho fatto per 5 anni un master universitario a Sidney, mi sono trovato bene e sono rimasto lì a lavorare.»Carlos: «ho fatto anche io la scuola alberghiera e adesso faccio l'allenatore professionista di pallacanestro.»

Come si è formato il gruppo e quando?«Il gruppo si è formato per caso nel 2005 perché Manu D e Manny giocavano per Los a basket. E da li è partito tutto: ci si incontrava sempre più spesso a imitare i nostri miti del momento, ovviamente quelli che andavano in voga sette anni fa e da gioco si è trasformato in una cosa seria, siamo diventati un gruppo vero e proprio.»

Quanti album avete realizzato?«Abbiamo realizzato 5 album ufficiali, 2 EP (che sono due Cd da cinque tracce l'uno) e 6 singoli (stile - prova ad immaginare -"Cambieremo il mondo").»

Qual è il genere di musica che praticate?«Rap Italiano, Pop, Reggae, ma ingenerale siamo molto aperti a qualsiasi genere.»

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A quali artisti vi ispirate?«Non c'è un modello di riferimento, ci sono i nostri miti, ma anche qui siamo aperti a tutti. Non abbiamo un idolo preciso anche perché, facendo musica, ci si accorge che ascoltando solamente un'artista per molto tempo si tende a prendere fin troppa ispirazione da quel genere o dalle sue parole.»Avete un sogno nel cassetto? Se sì, quale?«Cercare di fare in modo che la musica resti una passione e che non diventi mai un lavoro.»Quanto è stato difficile per voi emergere?«Relativamente facile, insomma, non siamo ancora dei cantanti famosi. Facile perché nessuno aveva ancora stampato un disco con un etichetta seria, magari italiana, come noi, quindi abbiamo avuto proprio la giusta tempistica, magari anche le giuste persone dietro che ci hanno spinto.Abbiamo subito prodotto un disco che è stato distribuito in Italia e in Svizzera. Quindi è stata una via facile per fare in modo che il nome potesse girare.»Secondo voi è possibile vivere di sola musica in Ticino?«No, ci sono un paio di artisti che pensano si possa vivere di sola musica in Ticino. Nessuno vive di musica in Ticino, sicuramente non all’interno del rap. E, anche per quel che concerne il pop, ho qualche dubbio.»

Quali difficoltà si incontrano?«Non si vende più un disco, per fortuna esiste iTunes. Più diventi bravo più sale il cachet, cioè la cifra che ti pagano per fare il concerto, meno gente viene ai concerti e meno soldi si fanno, quindi fai meno date, incassi male e ti ritrovi ad avere pochi soldini.»Da chi è composto il vostro pubblico?«È composto da un po' di tutto: abbiamo invaso il pubblico dei ragazzi, soprattutto il pubblico delle scuole medie grazie ovviamente all'ultimo progetto, però abbiamo un sacco di genitori che ci ascoltano, sono contenti del fatto che non abbiamo mai detto una parolaccia in sette dischi. Quindi ci ascoltano un po' tutti.»

Quali sono gli avvenimenti musicali più importanti in Ticino secondo voi?«Moon and Stars a Locarno e Progetto Amore di Paolo Meneguzzi.»

Come “Karma Krew” dove vi siete esibiti la prima volta? Quando?«Al centro giovanile di Chiasso, nel 2006, abbiamo cantato per le sedie (non c’era nessuno).»Quanti spettatori?«15, più le sedie.»Come vi siete sentiti prima di suonare per la prima volta?

«Come ci sentiamo esattamente adesso: euforici e agitati, ma anche spaventati.L’ansia però sparisce dopo il primo pezzo perché sali sul palco e ti diverti.»Secondo voi quale canzone ha avuto più successo?«Odiamo parlare di successo quindi, la canzone che mi piace di più, dopo “Cambieremo il mondo” è “Replay”, pubblicata nel 2012.»

Scusa mamma ma ho i cassetti pieni di sogni.E per questo che i vestiti sono tutti in giro.

da Cambieremo il mondo

Nelle due fotografie i Karma Krew durante l’esibizione alle scuole medie di Barbengo

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Tornando alla vostra esibizione del 20 febbraio qui a Barbengo, come vi siete trovati?«È stato bellissimo come sempre, c'era una bella risposta da parte dei ragazzi, anche da quelli che hanno perso l'ora di storia.»

Eravate nervosi?«No, perché ormai, pur sapendo che dalle terze alle quarte, c’è sempre un grandissimo entusiasmo iniziale, sappiamo un po' come prendervi e stimolarvi , è stato divertente e bello farvi conoscere un paio di dettagli in più sul rap italiano. Ci siamo esibiti già in una quindicina di scuole e ce ne sono ancora una ventina da fare.»

Il singolo Cambieremo il mondo è realizzato in collaborazione con l'associazione Dona un sorriso, infatti • ricavato delle vendite del cd verrà devoluto in beneficenza.

L'associazione Dona un sorriso è apartitica, non lucrativa e di utilità sociale, si occupa di sostenere i giovani affetti da malattie rare, croniche, leucemie e tumori.

Uno dei progetti che vuole realizzare è quello di salvare una bambina che da quando è nata ha un attacco epilettico ogni tot minuti: oggi ha 5 anni e per aiutarla servono circa 1’500’000 franchi, che sono i soldi necessari per portarla in America e per la ricerca.

Gli scopi dell'associazione possono essere raggruppati in cinque progetti che vi vogliamo ricordare: Progetto Diamante, Progetto Rubino, Progetto Briciole di Pane, Progetto Cristallo e Progetto Smeraldo.

Il sito è: www.donaunsorriso.ch

Quest'anno, per la prima volta nella scuola media di Barbengo, è stato chiesto dal docente di musica, Rino Rossi, alle classi di quarta di comporre a piccoli gruppi, una canzone.All’inizio, inevitabilmente, i ragazzi dell'opzione musica avevano qualche dubbio sulla possibilità di "tirar fuori" qualcosa di bello da proporre agli altri, ma dopo alcune difficoltà iniziali, anche grazie all'aiuto di Manu D, sono riusciti a creare una canzone.Tutti hanno avuto un ruolo importante, chi ha scritto il lesto, chi ha trovato la melodia e chi ha fatto funzionare insieme tutte queste cose. Il tema della canzone è l'amore e la guerra infatti letteralmente il ritornello vuol dire:"Dove c'è amore c'è guerra, ma dove c'è guerra non c'è amore". Nel testo si parla di due ragazzi che, nonostante le difficoltà del conflitto riescono comunque a unirsi e ad affezionarsi, serve a far capire che se si crede veramente in qualcosa e ci

si impegna fino in fondo, la si può ottenere.Una volta finita la canzone, è stata spedita ai Karma Krew, che hanno accettato con piacere l'idea di inserire una patte rap. Vista la loro grande esperienza, hanno aiutato il gruppo di quarta a completare definitivamente il brano musicale, che è stato eseguito alla Giornata Musicale del 7 maggio al Palazzo dei Congressi.

Per il lettori di Flash, nella pagina successiva, il testo della canzone in anteprima assoluta.

Alena e Sabita 4D

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LOVE AND WAR

Sento gli aerei volare, vedo le bombe cadereRipenso al male e ora scappo ma ancora ringrazio perché stiamo insiemeLa guerra ci avvolge, ma tu sei con meNon sento gli spari e le lacrime (lacrime)Non credo in quel male che ha spinto la gente A cambiare volto, a cambiare per sempre Scappiamo ora vieni, lontano io e teLa pace ci insegue e si mescola al mondoTu prova a pensare, puoi farlo perchéIl cuore parla e ora stop! Stop!

Where there is love, there is warBut where there is war there is no love Where there is love, there is warBut where there is war there is no love

Anche se questo fa male, ho te tra le braccia e sto beneNon serve scappare, dobbiamo lottare. Chiudo gli occhi e ripartoE poi li riapro ora posso guardareMa tu sei al mio fianco ora posso volare

cerco il tuo sguardo e ora cerco la pacela guerra ci assale ma il resto rimaneprendimi, salvami portami viapensami, vivimi, ancora e ancora guardami, cercami, io sono quati aspetto se tu tornerai

Where there is love, there is warBut where there is war there is no love Where there is love, there is warBut where there is war there is no love

La guerra finisce e respiro, quest'aria e il tuo amore mi avvolgeRipenso a noi due, la pace è tra noi e ora corro e sconfiggo la sorteWhere there is love, there is war GUERRA E AMORE But where there is war there is no love IO GUARDO AVANTIWhere there is love, there is war AMORE E GUERRABut where there is war there is no love MAI PIÙ DISTANTI

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Il grande chitarrista dei Gotthard è giunto nella nostra sede

Un venerdì da Leoni!Venerdì 26 aprile, Leo Leoni ha risposto alle domande della 2F.

Venerdì 26 aprile, Massimo Leoni, meglio conosciuto come Leo Leoni, il chitarrista dei Gotthard, gruppo rock famosissimo in tutto il mondo (3 milioni di dischi venduti), grazie all'amicizia che da tempo lo lega al nostro docente di classe M. Neri, è entrato "segretamente" nella nostra sede, portando un saluto di felicità a noi della 2F. Leo Leoni è nato a Lugano il 6 aprile del 1966, e, con il cantante Steve Lee, ha fondato una band di enorme successo (ben 150.000, per esempio, hanno assistito ad una loro esibizione in Austria). Eravamo tutti emozionati e per questo grande incontro, grazie al quale abbiamo capito che se nella vita si vuole ottenere qualcosa, bisogna desiderarlo veramente ed essere disposti a lottare e pure a rinunciare ad altro. Durante questa magnifica visita, tra un autografo e uno scatto fotografico, Leo Leoni, che si è dimostrato persona cordiale e umile, ha anche risposto ad alcune nostre domande.

Come mai avete scelto proprio il nome "Gotthard" per il vostro gruppo?«Il gruppo è nato nel 1992, proprio qui in Ticino. In quei giorni abbiamo scritto su una parete tutti i possibili nomi che ci venivano in mente, finché abbiamo deciso di omaggiare uno dei luoghi più simbolici e importanti del nostro cantone e della Svizzera, il Gottardo appunto, che è un po' il punto centrale del nostro paese. »

A quanti anni ha iniziato a suonare?«Ho iniziato a 9-10 anni con la fisarmonica, poi mi son avvicinato alla chitarra. In realtà non ho mai preso vere e proprie lezioni. Ho imparato da solo, ispirandomi ai grandi chitarristi dell'epoca. Anzi, se qualcuno vi dice di non usare il pollice quando suonate la chitarra, rispondetegli che il pollice lo usa Leo Leoni e lo usava anche Jimi Hendrix.»

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Come mai sei passato proprio alla chitarra?«Ho scelto la chitarra perché mi piaceva il baccano che faceva. Inoltre mi ispiravo molto a gruppi in cui il chitarrista aveva un ruolo fondamentale, come per esempio i Beatles o i Rolling Stones. In seguito il mio obiettivo era di riuscire a suonare come Jimmy Page dei Led Zeppelin o Angus Young degli Ac/Dc, per me veri "mostri sacri" della chitarra.»

Perché avete scelto di cantare in inglese?«Cantiamo in inglese perché è la lingua più diffusa nel mondo. Se cantassimo in italiano, non avremmo la possibilità di raggiungere così tante persone con la nostra musica.»

Come ci si sente all'inizio e alla fine di un concerto?«Dipende dal luogo in cui si suona. All'inizio ci si può sentire anche nervosissimi, poi durante il concerto, specialmente se ci sono tanti fans, si sente moltissima energia in corpo, che il pubblico restituisce. In quei momenti capisci che tutti gli sforzi e le rinunce che hai fatto per arrivare fino a lì sono serviti a qualcosa. Il pubblico ti dà la forza per andare avanti. Alla fine ti senti appagato, ma poi, un po' come negli sport, provi sempre a capire dove puoi migliorare in vista dell'esibizione successiva.»

Qual è il luogo più bello in cui hai suonato?«Ricordo con piacere un concerto a Tokio. C'era tantissima gente che non smetteva più di cantare e applaudire.»

Chi è la tua cantante preferita?«Attualmente mi piace molto Pink.»

Ci sono stati anche momenti difficili nella vostra carriera?«Certamente. Per esempio, due anni fa, dopo la morte di Steve Lee, il cantante del nostro gruppo, abbiamo anche pensato di mollare. Poi grazie alla nostra forza d'animo e alla volontà di commemorare il nostro grande amico, siamo andati avanti. Non a caso, la copertina del nostro ultimo disco ritrae una fenice, proprio perché la fenice è un essere fantastico che simboleggia la rinascita.»

Ora scriverai una canzone anche per noi della 2F?«L'ho già fatto e lo farò ancora, perché tutte le nostre musiche sono dedicate a voi e a tutte le persone del mondo.»

La classe 2F

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Le giornate dedicate alla multiculturalità proseguono

RITrOvarsiDopo il ritrovo invernale, altri due appuntamenti sono stati realizzati: quello intermedio di primavera e un'ultima serata estiva che ha concluso il progetto intrapreso.

Il "RITrOvo" di primavera è stato ideato dal gruppo di lavoro come un appuntamento diurno, in orario scolastico e non serale come gli altri. Da subito si è immaginata una "cerimonia" dal forte impatto simbolico, con al centro un' azione apparentemente banale, ma che molti allievi non avevano mai vissuto, quella di piantare un albero. Il"giardino" della sede ha spazio per "espandersi" ed anche per poter danzare, come si faceva in passato pure in Ticino (e si fa ancora oggi in molte parti del mondo), quando i cicli della natura erano fortemente legati sia alla vita sociale, sia a quella economica del luogo. Si desiderava comunque un ritrovo aperto e partecipato da parte di tutti gli allievi, invitando genitori ed amici alla cerimonia di piantumazione, alle danze, alle letture ed alla "merenda" pre-pasquale, con colomba e uova dipinte, simboli della rinascita in molte culture. Era prevista una partecipazione delle classi riunite per fasce (A, B, C, D, E, F) e non, come comunemente avviene, per cicli (prime, seconde, terze e quarte), privilegiando un incontro tra

le diverse età che caratterizzano la crescita e l'evoluzione nella scuola media. Purtroppo, per il terreno zuppo d'acqua a causa dell'ultima nevicata, si è deciso un rinvio rispetto alla data originariamente prevista, quella dell'equinozio di primavera di giovedì 21 marzo. Di settimana in settimana, a causa delle bizze del tempo, avendo superato le vacanze pasquali e avendo alberi e merenda pronti, si è deciso di ridurre la struttura del programma ad una sola ora lezione, privilegiando le classi prime che si erano preparate a danzare in cerchio. Si è rinunciato quindi a malincuore, visto il clima avverso, a far partecipare tutte le altre classi, malgrado in tanti si fossero preparati con letture e poesie sulla primavera nelle diverse lingue. Il programma originariamente strutturato nella penultima ed ultima ora di lezione pomeridiana ci ha comunque permesso, anticipando di un quarto d'ora l'uscita degli allievi di offrire a tutti, sotto le tettoie, almeno una fetta di colomba.

Paolo Calanchini

Un momento delle danze etniche delle prime con la soressa Castelletti

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Educazione alla cittadinanza

Specchiati e rifletti!Vivere la multiculturalità può non essere semplice: aiutiamo i ragazzi a riflettere sugli aspetti essenziali.

IntroduzioneUno dei tratti distintivi della società attuale è la grande varietà di culture che la compongono.Questa stessa caratteristica si trova replicata nelle scuole, dove è facile rendersi conto dell'eterogeneità culturale degli allievi.Sebbene questo aspetto permetta ai docenti di cogliere e sfruttare le opportunità garantite dalla multiculturalità, bisogna ammettere che non sempre è facile conciliare le differenze che si evidenziano durante la normale vita scolastica.Man mano che i ragazzi si avvicinano all'adolescenza, infatti, può capitare che tengano comportamenti poco tolleranti, dando un peso eccessivo o una connotazione negativa alle inevitabili differenze che si manifestano tra loro.Nell'ottica di educare gli allievi alla convivenza ed alla reciproca comprensione, i docenti di classe delle terze medie hanno deciso di dedicare le attività di educazione alla cittadinanza proprio a questo aspetto.

Specchiati e riflettiL'associazione "Specchiati e rifletti" promuove ormai da anni dei percorsi di sensibilizzazione contro la discriminazione ed il razzismo,

coinvolgendo i ragazzi in attività che permettono di apprezzare i veri vantaggi di una convivenza civile.Nel corso dell'anno scolastico sono stati previsti due incontri: uno centrato sul pregiudizio e sull'accettazione della diversità, l'altro sulle barriere della comunicazione.I ragazzi che hanno partecipato alle attività sono stati coinvolti in veri e propri giochi di ruolo, in cui ognuno di essi ha dovuto calarsi nei panni di un personaggio e provare in prima persona le emozioni ed i sentimenti di chi viene criticato, discriminato e quindi più in generale di chi non viene compreso.La reazione dei ragazzi è stata decisamente positiva: le discussioni scaturite con le classi dopo lo svolgimento dell'attività hanno mostrato non solo il desiderio di approfondire le tematiche proposte, ma anche un certo grado di elaborazione delle esperienze vissute lasciando intuire che, almeno in parte, il contenuto del corso sia stato assorbito.In conclusione un'esperienza decisamente positiva, da ripetere!

Alessandro Martin

Alcuni ragazzi alle prese con... i problemi della comunicazione!

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Droghe, alcool, gioco d'azzardo, internet, cibo, fumo, medicamenti ,...

Le dipendenzeCosa sono e come possiamo evitarle?Nella nostra vita, siamo continuamente sottoposti a delle "dipendenze": dipendiamo dai nostri genitori, dai nostri mari, dalla scuola, dalla tecnologia, dai mezzi di trasporto, da chi ci sta accanto, da attività di vario genere che condizionano inevitabilmente le nostre giornate. Tra qualche tempo, diventeremo pure "dipendenti" di un datore di lavoro. Insomma, tutte le persone, in qualche modo, "dipendono"da qualcosa o da qualcuno.Tuttavia, questa parola può pure indicare dei comportamenti e degli stili di vita che fuoriescono dalla normalità e che ben presto possono diventare un problema grave per chi li adotta, delle pericolose trappole, delle vere e proprie malattie che finiscono per condizionare pesantemente la vita di chi ne rimane vittima. Per "dipendenza", oggi, si intende generalmente infatti un aspetto particolarmente negativo dell'esistenza di chi ne è affetto, qualcosa che la persona fa fatica a gestire e a controllare e che influisce sulla sua esistenza. Leggendo il sito di "Radix" (un'associazione ticinese che si occupa di queste problematiche, soprattutto a livello giovanile), troviamo infatti la seguente definizione del termine "dipendenza": "La dipendenza è un processo nel quale si produce inizialmente un comportamento che può avere la funzione di procurare piacere e di alleviare un malessere interiore.La dipendenza si caratterizza in seguito per il costante fallimento del suo controllo e per la sua persistenza a dispetto delle c o n s e g u e n z e negative che esso produce."

Quando parliamo di "dipendenze", al giorno d' oggi, ci viene subito in mente la dipendenza da sostanze particolari. Questi prodotti, altamente nocivi, sono molteplici, e su questo mercato illegale ne compaiono inoltre sempre di nuove, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono dei "commercianti" che su questi affari e sulla debolezza delle persone cercano anche di guadagnare grandi somme di denaro.Qui di fianco riportiamo una tabella che descrive i danni causati dalle principali sostanze che sono in grado di provocare dipendenza.

Come possiamo facilmente notare leggendo i dati della tabella (tratta da www.enjoint.com), tutte queste sostanze provocano sia danni fisici e psicologici, sia sociali. Per danni fisici e psicologici si intendono i danni causati all'organismo e alla mente umana. Per danni sociali si intendono invece non soltanto i costi per la sanità, ma pure le conseguenze sulle relazioni con le altre persone. Malgrado sia stata realizzata questa "classifica", è importante osservare e prendere atto del fatto che non esiste una sostanza meno devastante delle altre. Infatti, tutti questi prodotti sono estremamente pericolosi e in grado di causare danni molto gravi, nessuno escluso.

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La droga più devastante, secondo questa classifica, è comunque l'eroina: è quella che provoca i maggiori danni fisici e mentali. Si tratta di una sostanza particolarmente pericolosa, perché in grado di regalare inizialmente sensazioni piacevoli e positive: rilassatezza, estasi, senso di pace, euforia fisica. Le conseguenze gravi giungono però molto presto e si manifestano poi sul lungo termine: si diventa facilmente dipendenti, si necessita di dosi sempre più ampie per ottenere l'effetto desiderato, perché intanto l'organismo si abitua a "tollerare" la sostanza e ne chiede sempre una quantità maggiore.Gli effetti immediati sono i seguenti: si prova inizialmente un senso di pace e di confusione mentale, il pensiero rallenta e l’umore si fa generalmente euforico. Si prova insomma un senso di pace.In seguito inizia a manifestarsi il senso di dipendenza: la droga ha catturato la sua vittima e liberarsene è ormai difficile. Il soggetto avverte sintomi di astinenza ed è praticamente costretto a procurarsi la droga, per evitare le crisi di astinenza. Da ciò derivano, a lungo termine, i danni fisici, l'osteoporosi, la depressione. Se viene assunta una dose eccessiva della sostanza, subentra l'overdose, che risulta mortale.

Per noi ragazzi è dunque molto importante

stare lontani da questi pericoli, ciò significa che bisogna trovare una soluzione prima di diventare dipendenti. Ma come è possibile evitare questi pericoli che nella nostra società sono sempre all'ordine del giorno? In genere, le associazioni come Radix cercano di lavorare in particolare sulle cause e sui fattori che potrebbero portare le persone ad affidarsi alle droghe. Lo strumento più importane per la prevenzione è dunque la tempestività: bisogna intervenire sulle persone, e soprattutto sui bambini e sui giovani, appunto prima che essi possano cadere nella trappola. Bisogna spiegare, rendere coscienti le possibili vittime di ciò che potrebbe accadere loro, fare campagne di informazione soprattutto nei luoghi "a rischio" (scuole, famiglie, centri giovanili, manifestazioni sportive ecc...). In secondo luogo, bisogna promuovere l'importanza di godere di una buona salute, di adottare stili di vita positivi e sani. Si cerca cioè sempre di più di intervenire sull'ambiente circostante e sulle cause scatenanti, più che sulla sostanza in sé. Ad ogni modo, in conclusione vi consigliamo di evitare completamente queste sostanze e neppure di provarle, perché i rischi sono tanti e sono in grado di rovinare la vita.

Valentina, Hermes 4D e Tim 4E

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Un gioco bello ma pericoloso...

Alcool tra i minoriUn fenomeno sempre più diffuso.Purtroppo, al giorno d'oggi, tra i ragazzi si sono sviluppate mode e giochi pericolosi. Uno di questi è sicuramente l’abuso di bevande alcoliche. Una pratica pericolosa e spesso molto sottovalutata. È risaputo che nel corso degli anni l'abuso di alcool fra i giovani è aumentato spasmodicamente. Inoltre, l'età in cui i giovani iniziano a bere si è abbassata. Se fino a qualche anno fa i primi bicchieri venivano consumati attorno ai 18-20 anni, ora si inizia a bere già a 13-14 anni.

I giovani hanno la tendenza a procedere senza andare per gradi, passando subito dalla Coca Cola ad un superalcolico come la vodka, mirando alla prima "sbronza". La cosa più preoccupante è che l'intenzione dei giovani è proprio quella di ubriacarsi a tal punto da stare male. Il fatto di vomitare alla festa ti rende infatti interessante e ti mette al centro dell'attenzione, il video di te "brillo" che parli a vanvera messo in giro dagli amici ti renderà popolare in rete e tra le mura scolastiche. I giovani che si comportano in questo modo, spesso cercano solo di farsi notare, di entrare "nel gruppo", di essere parte di qualcosa, nonostante i rischi siano evidenti e ben conosciuti dalla stragrande maggioranza dei ragazzi. Ma spesso questi rischi vengono sottovalutati o "dimenticati" per qualche ora. Tra gli adolescenti è molto comune il fatto di cercar conforto nel gruppo, di entrare nella massa per non sentirsi soli. È sempre stato così, ma le mode cambiano e al giorno d'oggi per "essere ammessi" bisogna rovinarsi gli anni migliori, la salute o, in alcuni casi, pagare con la vita.

Come esempio vivente di quanto possa costare caro un semplice errore di gioventù, abbiamo anche ricevuto in sede la signora Giorgia Benusini, che è venuta a parlarci della sua brutta esperienza giovanile. Ascoltando la sua storia, abbiamo capito che anche una sola "prova", fatta magari in modo spensierato e irresponsabile,

può portare a danni in grado di segnare una vita intera.

Grazie a tale esperienza, abbiamo capito che anche con l'alcool, come in tutte le cose, ci vuole prudenza e moderazione.

Recentemente è stata proposta una legge al Gran Consiglio: vietare la vendita d'alcool dopo le dieci di sera fino alle sei del mattino. È stata proposta per arginare i disagi notturni legati "ai giovani festaioli": incidenti stradali, schiamazzi, risse ecc... Questa limitazione però colpirebbe tutta la popolazione.

Sinceramente, non troviamo molto utile totalmente vietare il consumo di alcool fra i giovani. A nostro avviso sarebbe meglio sensibilizzare, spiegare, responsabilizzare. Non è infatti la birretta con gli amici che ti fa vomitare tutta la notte. Come affermato giustamente dal politico Peter Föhn: «I giovani non sono criminali, ma vanno responsabilizzati».

Alena e Sabita 4D

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Venerdì 22 febbraio scorso, nella nostra scuola, si è tenuta la conferenza dal titolo “Vuoi trasgredire? Non farti!”, tenuta da

Giorgia Benusiglio,che si è proposta a ragazzi, genitori e docenti, raccontando la sua toccante esperienza personale con la droga.La protagonista della serata, svoltasi in un’aula magna gremita ed attenta, è una giovane donna di 31 anni, di Milano, che, all’età di 17, decide, per curiosità, di assumere un quarto di pasticca di ecstasy, quello sbagliato! Da quella fatidica serata in discoteca con gli amici, il cui unico obiettivo era quello di divertirsi, magari sentendosi un po’ più “invincibili” del solito, comincia il suo calvario. La droga assunta, infatti, per quanto in quantità minima, è stata “tagliata” con sostanze altamente nocive per l’organismo umano e, nel giro di pochi giorni, fa ammalare Giorgia di un’epatite irreversibile, che la conduce in punto di morte. Fortunatamente, a Giorgia viene trapiantato un fegato compatibile e, dopo ulteriori complicazioni cliniche e un periodo di degenza in ospedale e di riabilitazione lungo e difficile, la sua vita riacquisisce, almeno in apparenza , una qualità accettabile. In realtà, come ha ben sottolineato la protagonista di questa triste ed estenuante vicenda, da quel momento, la vita non sarà, non potrà più essere la stessa, per le più svariate ragioni. Questo l’aspetto principale che induce Giorgia a condividere da allora la sua storia con il maggior numero di giovani possibile, così che non incorrano nel suo stesso, gravissimo, errore.Nello scegliere proprio questa tra le varie opzioni di serate da proporre nella nostra scuola, i genitori dell’Assemblea hanno intravisto da subito la peculiarità dell’esperienza di questa giovane ragazza, proveniente da una famiglia e da un vissuto molto comuni, “insospettabili”, che si avvicina ad un ambito del mondo della droga estremamente subdolo, dall’apparenza erroneamente meno lesiva rispetto alle modalità di assunzione più note. Da qui è scaturito il desiderio di assicurarsi il privilegio di avvicinare a questa vicenda anche i ragazzi di Barbengo, diventati, grazie e per espresso volere di Giorgia, i veri, attivi ed entusiasti protagonisti della serata...

agsmb assemblea genitori scuola media barbengo

Informiamo che il libro di Giorgia è a disposizione dei

ragazzi in biblioteca

Di seguito, la testimonianza di Martina, allieva di terza, che ha partecipato alla conferenza e ha deciso di condividere le sue riflessioni sull’esperienza vissuta.

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Sono entrata in aula Magna, c’erano molte persone, ero un pochino agitata, sapevo solo che dovevo ascoltare una ragazza che parlava di come aveva affrontato la droga, nient’altro.Tutti parlavano tra loro finché il Direttore è salito sul palco e ha dato inizio alla serata. Sinceramente pensavo fosse una serata come un’altra, noiosa e monotona ma ben presto ho capito che non era così... una ragazza magra, mora, dagli occhi vispi ed il sorriso splendente padroneggiava il pubblico e la sala in modo straordinario.“Io non ce la farei mai a parlare davanti a tutti stando così tranquilla” pensavo tra me e me.Si chiama Giorgia, ha vissuto momenti inimmaginabili ed era li per raccontarli. Dall’apparenza sembrava normalissima, non avrei mai immaginato che avesse subito un trapianto e altre operazioni, poi mi immaginavo che venisse una ragazza anoressica, col viso bianco e smunto, che balbettava (così immaginavo i drogati) non bella come lei, con un vestito marroncino e le scarpe lucide.La serata è proseguita tra domande, risposte, interventi e perplessità ma la cosa più bella è che Giorgia pur essendo stata “la protagonista” ci ha fatto sentire il centro di tutto.Quando si spostava per portare il microfono a chi poneva le domande, si metteva vicina, per far capire che era una di noi e per trasmettere tranquillità. Verso la fine della serata “l’aula era sua”, tutti ascoltavano le sue parole una ad una, avrei voluto prenderle e racchiuderle nel mio cuore per sempre, così che non potessero scappare, non volevo e non voglio dimenticare.La vita di Giorgia è stata difficile ma ci ha dimostrato, anzi ci hanno dimostrato, lei e Alessandra (la sua donatrice del fegato per il trapianto) che dopo la tempesta il sole torna a splendere.Uscita dall’aula ho comprato il suo libro, che consiglio a tutti e con l’energia di una bambina sono corsa a casa a raccontare tutto ai miei genitori. Penso sia stata una delle esperienze più significative della mia vita..... MARTINA CIPULLO, classe 3c.

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Allievi della classe 4A: Barzaghi Silvia, Bettosini Rocco, Cavadini Alice, Cipriano Rebecca, Colombi Alyssa, Colombo Paco Maria, Fernandez Diego, Fraschina Giacomo, Grignoli Saori, Karakus Ali Ihsan, Klodel Cassandra, Lurati Milo, Noseda Leonardo, Pasalic Neira, Pruiti Jessica, Ramadani Kastriot, Salvador Martina, Sare Andrea, Scala Leonardo, Stocker Luca.Docente di classe: Maria Angela Vinciguerra

Allievi della classe 4B: Baldovin Simone, Berti Noemi, Bohl Nishiyama Gabriel, Eramo Simone, Ermani Elena, Fontana Jonas, Fuchs Virginia, Kopp Joanna, Martinez Nahuel, Meier Bryan, Morciano Francesca, Müller Lara, Pfeiffer Jana, Salerno Bo, Sasivari Sabri, Sassi Andrea, Schär Leonie Selina, Suira Ruben, Vicari Céline.Docente di classe: Andrea Storni

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Allievi della classe 4C: Atti Nicolò, Bentoglio Lucia, Bettoni Simone, Cavalcanti Schifferle Eduardo, Corsini Anna Federica, Goll Samuel, Janssen Camilla, Jemec Martina, Kotzian Gabriell, Kraljevic Kristian, Lucini Oliver, Mangialavori Sara, Mura Jessica, Nicol Massimiliano, Pesenti Luca, Porcu Luca, Saleemi Asim, Shpatollaj Lorinda, Tamborrino Noemi Alexandra, Vasylyev Francesco,Veseli Diana.Docente di classe: Vanna Moretti-Zoppi

Allievi della classe 4D: Ammon Hermès, Amonini Camilla, Antonioli Linda, Babic Magdalena, Baer Alena, Bertoli Julie, Corvaglia Debora, Falconi Enrico, Huber Matteo, Jovovski Katarina, Paetsch Valentina, Pirelli Sabita, Primavesi Chiara, Riva Alessandra, Sartori Federico, Shabani Fehmi, Tocchetto Simone, Traversari Céline, Vescovo Jacopo.Docente di classe: Luisa Ganzaroli

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Allievi della classe 4E: Bakic Stefan, Bandecchi Susan, Brown Luca, Ceroni Alessia, Chinotti Mattia, Cuche Timothy, Danesi Samuele, Giordano Luigi, Kobzar Maxim, La Greca Myriam, Masdea Federica, Mesquita Marques Dinisa, Righeschi Lisa, Rizzi Anthea, Todrigues Lopes Tamara, Sefrin Carol, Serena Isacco, Tamburini Enea, Tonini Chiara, Zaugg Natalie.Docente di classe: Cuki Vassalli-Tabacchi

Allievi della classe 4F: Attivissimo Lisa, Berisha Samira, D'Azzo Pico, Di Luzio Luana, El-Chaar Omar, Ferrario Danja, Infanti Matteo, Kayar Christian, Malinconico Diego, Olivi Nicole, Pedretti Davide, Piazza Giuditta, Rechsteiner Ivan, Sà Azevedo Andreia Maria, Stabile Moreno, Valentinelli Denis, Visani Elisa, Vurdelja Sara.Docente di classe: Nadia Rossi

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Chi la conosce davvero?

Atletica leggeraAlla scoperta delle sue discipline.

Nella nostra scuola si praticano alcune discipline dell'atletica. Ma chi conosce veramente le origini di questo affascinante sport?Il nome "atletica" deriva dal greco athletètes, da athlos "lotta". La sua nascita ed i suoi inizi si perdono nella notte dei tempi. Già nelle loro abitudini, i primi uomini sulla Terra utilizzavano, anche se inconsapevolmente, alcune tecniche dell'atletica: fuggendo e inseguendo, lanciando per aggredire o difendersi.L'atletica come disciplina sportiva compare

ufficialmente con la nascita delle Olimpiadi. Nel XIX secolo, l'atletica diventa un dato di fatto. Con la rinascita delle Olimpiadi moderne, la disciplina acquista popolarità, anche grazie alla partecipazione femminile nelle gare a partire dal 1921. Oggi è uno degli sport più guardati e praticati alle Olimpiadi.Questo sport è composto da varie discipline suddivise in diversi gruppi: lanci (getto del peso, lancio del disco, del martello e del giavellotto), corse su pista (velocità, mezzofondo, staffette, siepi ed ostacoli), salti in estensione (salto in lungo e triplo) ed elevazione (salto in alto e salto con l'asta), maratone e gare derivate, marcia e prove multiple (pentathlon, decathlon e eptathlon).

La maggior parte di queste discipline sono praticate su pista. Esistono due tipi di piste: outdoor (all'aperto) e indoor (in palestra). La pista outdoor ha un anello dalla lunghezza di 400 metri, anche se agli inizi era lunga 440 yard che equivalevano a 402,34 metri. Di norma ci sono da 6 a 10 corsie, larghe 122 cm e separate da una linea bianca larga 5 cm. L'atletica indoor è invece praticata su una pista lunga 200 metri e con le curve a parabola. All'interno dell'anello c'è una pista per le gare di velocità e ostacoli lunga di norma 60 m.Ecco le impressioni di due allievi della nostra sede che praticano questo emozionante sport: Leonardo Scala 4A e Céline Vicari 4B.

Da quanti anni pratichi questo sport?C Vicari: «Da 8 anni.»L. Scala. «Da 2 anni»

Cosa ti ha spinto a cominciare a praticarla?C. Vicari: «Mia sorella faceva atletica già da qualche anno e ,vedendo le sue gare mi è venuta voglia di provare.»L. Scala: «Guardando le Olimpiadi.»

La pratichi a livello agonistico?C. Vican: «Sì, ho iniziato praticamente con una gara.»L. Scala: «Sì»

Qual è la tua disciplina preferita?C. Vicari: «Principalmente il lancio del giavellotto, anche se mi piace molto 1a velocità. Se dovessi scegliere fra le due non saprei rispondere.»L Scala: «Preferisco principalmente le discipline tecniche. In particolare il salto con l'asta.»

Parlaci degli allenamenti di preparazione per un atleta del tuo livello.C. Vicari: «Quando ero alla Sal Lugano, svolgevo tre allenamenti a settimana: uno per il mezzo fondo, uno per le discipline tecniche e l'ultimo per la velocità.

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Due anni fa sono passata all'Usc Capriaschese e facevo due allenamenti più uno individuale. Quest'anno faccio allenamento con il CAT (federazione ticinese) per la velocità, il sabato mattina. A volte faccio allenamento per i lanci.»L. Scala: «Svolgo 3 allenamenti a settimana.»

Fino a dove vuoi arrivare con questo sport?C. Vicari: «Vorrei riuscire a partecipare alle Olimpiadi e ai campionati del mondo.»L. Scala: «Vorrei ottenere .risultati soddisfacenti in Svizzera.»

Cosa diresti ad un bambino che come te qualche anno fa vorrebbe iniziare a fate atletica?C. Vicari: «Gli direi che l'atletica è un bellissimo sport e che se è un ragazzo a cui piace "lavorare" con il gruppo, ma anche individualmente, è uno sport che fa per lui. Se vuole ottenere dei risultati deve comunque impegnarsi, deve sapere che dovrà compiere delle scelte piuttosto complicate arrivato ad una cerca età e che anche senza fare gare è uno sport piacevole e divertente.»L. Scala: «L'atletica è divertente, sana e fa bene allo spirito di gruppo.»

Concludiamo dicendo che l'atletica non è solo uno sport dove si corre, si salta e si lancia, ma pure un modo di esprimersi attraverso uno sport che ti pennette di legarti ad un "mondo in movimento".

L'atletica è uno sport che unisce sia i grandi, sia i piccoli in una passione che non ha precedenti.

Ed ora pubblichiamo una poesia che abbiamo creato in onore del grande campione Pietro Paolo Mennea, che ha marcato la storia della velocità, e che è deceduto il 21 marzo 2013.

Corro,corro su una scia infuocata,fra due scintille biancheche mi indicano la strada.

Corro,fra gli scoppi della folla,sentendo il mio nome,che da questo sogno mi scrolla.

Corro,con le gambe che si fanno piombo,le braccia di legnoed il mio cuore si fa sgombro.

Corro,verso la fine del mio viaggio,in un mondo di vittoriee di coraggio.

Elena e Céline 4B

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Le diverse tradizioni nei diversi paesi

Carnevale nel mondoIl carnevale nei cinque continenti.

Di principio, il carnevale nasce come una festa di tradizione cattolica. Le sue caratteristiche sono le sfilate in maschera, l'assaggio di cibo e lo sfoggio di sfavillanti colori. Le usanze variano però da paese a paese, da cultura a cultura, perciò ve ne faremo conoscere alcune!

Il più conosciuto al mondo è quello di Rio de Janeiro.

Il carnevale di Rio è considerato uno dei più famosi in Brasile e in tutto il mondo grazie alla magnificenza e alla ricchezza dei festeggiamenti. Si celebra 40 giorni prima di Pasqua e sancisce l'inizio della Quaresima. Esso rappresenta un "addio" ai piaceri della carne in vista della "penitenza" dei 40 giorni successivi. Quello di Rio de Janeiro è stato il primo e il più famoso dei carnevali brasiliani. Le sue origini risalgono al 1830, quando la borghesia cittadina importò dall'Europa la moda di tenere balli e feste mascherate. Sul finire del XIX secolo nella città vennero costituite le prime cordões, gruppi di gente che sfilava per le strade suonando e ballando. Dalle cordões derivarono in seguito i moderni blocos (''quartieri"), gruppi di persone legati ad un particolare quartiere della città che sfilano con tamburi e ballerine, vestiti con costumi e magliette a tema per festeggiare il carnevale. I blocos oggi sono parte integrante della festa di Rio:

Vi sono più di 100 gruppi con usi e tradizioni diverse, e ogni anno il numero cresce. I festeggiamenti cominciano da gennaio e durano fino al termine del carnevale. Solitamente avvengono di giorno, o alla fine dell'orario lavorativo. Il carnevale di Rio de Janeiro è inoltre noto nel mondo soprattutto per le sfarzose parate organizzate dalle principali scuole di samba della città. Esse si tengono all'interno del Sambodromo, una delle principali attrattive turistiche del Brasile. Le parate durano quattro notti e fanno parte di una competizione ufficiale suddivisa in sette divisioni, alla fine della quale una scuola viene dichiarata vincitrice.

Ed ora passiamo dal caldo al freddo: andiamo in Russia!

Il carnevale in Russia è l'unica festa che risale direttamente ai tempi pagani. Si festeggia l'arrivo della primavera, e di solito cade a metà marzo. "Maslenitza", questo è il nome del carnevale russo, vuol dire settimana grassa e precede il digiuno ortodosso, con un trionfo di musica e cibo. Durante questo periodo si può assistere a pazze corse in slitta, ai festeggiamenti della folla che suona le ballate tipiche del posto sul lungofiume. "Maslenitsa" vuol dire tè, dolci, spiedini, pesce e caviale. Ma la pietanza regina di questa settimana sono i bliny: morbide e fragranti, sono fatte di grano saraceno, un impasto lievitato riempito di creme dolci e salate, funghi, smetana (panna acida), salmone, mele e quant'altro. I bliny si cuociono per tutta la settimana, la loro forma rotonda ricorda quella del sole, e ogni giorno un bliny viene dedicato a qualcuno da festeggiare: i fidanzati, le fidanzate, le nonne, i bambini.L'anima russa rivela la sua allegria e la sua sfrenatezza con bevute di birra e vodka. Alla fine della settimana un grande falò simboleggia la fine dell'inverno, salutando il buio e il freddo per qualche mese. L'ultima domenica, la festa pagana si intreccia con quella religiosa e diventa la festa

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del Perdono. Le persone si incontrano e si chiedono perdono. Così il fuoco dell'ultimo falò diventa anche entità purificatrice, sacro e profano si incontrano e celebrano il cuore della festa popolate.

Ma passiamo alla nostra Svizzera: Basilea!Il carnevale basilese inizia con il “Morgestraich”, il lunedì successivo al mercoledì delle ceneri. Al quarto rintocco dell’ora, si mettono in marcia i tamburi e i pifferi nello Charivari, costumi e maschere individuali, con piccole lanterne in testa, si muovono per percorrere in lungo e in largo a suon di musica il centro storico oscurato. Le “clique”, ossia i gruppi partecipanti, trascinano lanterne di legno e tela alte oltre tre metri, illuminate dall’interno, sulle quali viene motteggiato un evento dell’anno trascorso. Nel pomeriggio, le “clique” sfilano per 1a città. I partecipanti si spostano da locale a locale per commentare l’anno appena passato con versetti cantati e caricature, noti come Schnitzelbänken. Il martedì sera è dedicato soprattutto alle “Guggemuusige”, musicanti mascherati, che invadono la città con le loro cacofonie.Lo spettacolo più bello è per molti il “Gässle”: i singoli partecipanti e i gruppi in maschera sfilano lungo i vicoletti del centro storico suonando pifferi e tamburi con gli spettatori che li seguono al passo. L’euforia della festa prosegue fino al giovedì alle quattro di mattina.

Sempre in Svizzera ci dirigiamo verso il Ticino, famoso per il suo Rabadan!Il Rabadan è il carnevale che ha luogo ogni anno nel centro storico della città di Bellinzona. Assieme ai carnevali di Basilea e di Lucerna, il Rabadan è uno dei più importanti a livello svizzero.Il carnevale di Bellinona si apre ogni anno al giovedì grasso per concludersi il martedì grasso. Durante questi giorni di festa ci sono molte manifestazioni come la sfilata dei bambini, le guggen, i carri e i gruppi. Il tipico cibo del Rabadan è il risotto con le luganighe del martedì a pranzo. Il Rabadan è rappresentato da un re e da una regina.

Attraversiamo il Mediterraneo ed arriviamo in Africa: benvenuti a Bissau!Il Carnavale di Bissau è un’esplosione di colori e puro divertimento per gli abitanti della città, che si scatenano per le strade in danze euforiche, urla e canti accompagnati dalle tradizionali percussioni. È la festa più importante dell’anno ed anche qui, come altrove, la sfilata è una vera e propria competizione tra i gruppi partecipanti che si travestono e si truccano in una mescolanza di cultura portando fino in Africa la samba e altri antichi rituali locali.

Ma di certo non possono mancare all’appuntamento i cinesi!La Festa di Primavera o capodanno lunare, in Occidente generalmente noto come capodanno cinese, è una delle più importanti e maggiormente sentite festività tradizionali cinesi: essa celebra per l’appunto l’inizio del nuovo anno secondo il calendario cinese ed è considerato come un carnevale. Il capodanno può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, evento che può avvenire fra il 21 gennaio e il 19 febbraio. A partire da questa data, le festività durano per quindici giorni, concludendosi con la tradizionale festa delle lanterne.

Per concludere questo viaggio vediamo ciò che accade nella nostra scuola: Barbengo!Nella nostra sede, si festeggia il carnevale senza tradizioni, ma offrendo ai ragazzi la possibilità di scegliere ognuno il proprio costume, dando spazio alla fantasia.Per le quarte al pomeriggio si organizza ogni anno una festa in maschera, con musica, cibo e una sfilata. Quest’anno il vincitore è stato Eduardo C.S. di 4C, che si è travestito da soressa di inglese Butturini. Per la sua originalità ha vinto un premio. Tutto questo è stato offerto e organizzato gentilmente dall’assemblea allievi. Grazie mille!

Céline, Elena e Jana 4B

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Il secondo capitolo del viaggio di "Flash" nel magico mondo culinario

Ma che pizza!La storia e la ricetta di un cibo che tutti amiamo.

Le originiLa pizza è certamente uno dei piatti più amati anche alle nostre latitudini. Certamente tutti voi avrete avuto l'opportunità di gustarne molte, in compagnia dei vostri amici o dei vostri famigliari. Ma sapete quali origini ha questa gustosa pietanza, famosa in tutto il mondo? No? Vi aiutiamo noi!Originariamente il termine "pizza" non indicava un cibo, bensì uno degli strumenti usati per verificare la temperatura dei forni. Presto divenne poi il piatto dei poveri, vista la semplicità dell'impasto e il basso costo degli ingredienti di cui era composto. La pizza veniva venduta per strada, e non è stata dunque considerata una vera e propria ricetta (di quelle da inserire nei libri) di cucina per lungo tempo. Prima del XVII secolo era coperta con una salsa bianca e non con il pomodoro come ai nostri giorni. Più tardi si iniziò prepararla con l'olio di oliva, il formaggio, i pomodori e il pesce. Nel 1889 un cuoco napoletano Raffaele Esposito creò la ''Pizza Margherita" che dedicò alla Regina d'Italia, che si chiamava appunto Margherita.La Margherita è condita con pomodori, mozzarella e basilico, proprio per rappresentare i colori della bandiera italiana. Fino al 1900 la pizza e le pizzerie rimangono un fenomeno prettamente partenopeo, poi, dopo la seconda guerra mondiale, è sull'onda dell'emigrazione che la pizza esce dai confini del Meridione per sbarcare al Nord e all'estero, diventando così un fenomeno mondiale. Ora come ora la pizza è amata da tutti! Volete imparare a cucinare una vera pizza? Ecco la ricetta pensata dai migliori cuochi della redazione di "Flash".

La ricettaPer la ricetta della pizza ci sono due momenti importanti la preparazione della pasta e la cottura. La farcitura va messa sulla pizza solo dopo una prima cottura, in modo da garantire la massima fragranza degli ingredienti.

Per una famiglia media:

• 500 ml di acqua;• 1kg di farina;

• 10 g di lievito di birra fresco;• 20 g di sale fino da sciogliere in acqua;• 20 g di olio extra vergine d’oliva.

Sciogliere il lievito di birra in un po’ d’acqua tiepida. Disporre la farina a fontana, formando un buco; versarvi l’acqua ed aggiungere il lievito di birra.Man mano che si impasta, versare l’olio extra vergine d’oliva e aggiungere sale sciolto in poca acqua. Impastare energicamente, finché la pasta raggiunge una buona consistenza e non sia appiccicosa.Dopo aver lavorato la pasta per una decina di minuti, coprirla con un panno umido e farla riposare per almeno 2 ore.Dopo la lievitazione l’impasto va suddiviso in sfere da circa 180-200 g, ognuna delle quali andrà stesa su una spianatoia, per fare un buon lavoro è necessario anzitutto infarinare il piano.Ogni pallina va schiacciata al centro; questo lavoro si può fare anche col mattarello, ma in questo modo si perderebbero gran parte dei gas di lievitazione, responsabili della crescita in forno della pizza.Se foste dei veri pizzaioli dovreste cuocerla in un forno a legna con alte temperature, ma visto che non lo siete, anche il forno normale va benissimo. Il procedimento è semplice: preriscaldate il forno e cuocete la pizza a 200 °C ventilato sopra e sotto. Divertitevi e buon appetito!

Luca, Stefan e Susan(4E)

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La quotidianità straordinaria

Essere padreUn lavoro impegnativo

Ci risiamo. Non concenti della prima esperienza, io e mia moglie abbiamo deciso di replicare, perché "non bisogna mai farsi mancare nulla!" Pensando alle gioie, e incuranti della stanchezza, il 24 marzo di quest'anno abbiamo accolto il nostro secondogenito, Leandro Ettore, dopo l'arrivo di Siria Deianira il 19 agosto 2009.

Non è facile spiegare le sensazioni che tutto ciò genera, soprattutto se i lettori, per la gran parte, non possono ancora essere confrontati con questo universo. E, anche, quando molti lettori vedono un docente come un essere mitologico, che vive a scuola, si nutre di libri, che ha un paio di dozzine di padiglioni auricolari, che ha diverse paia di braccia di scorta e che è nato già così, in questo ruolo e con questi abiti. Eppure molti di questi allievi un giorno saranno genitori (e qualcuno forse addirittura docente!)

Quando sono nati Siria prima e Leandro poi, ho capito diverse cose; prima di tutto, che non puoi immaginare come sarà la tua vita con uno o più figli e, una volta calato in questa realtà, non puoi più pensare alla tua vita senza di loro: raggiungi una nuova dimensione, una nuova consapevolezza, un nuovo stato. Capisci da subito che hai tra le mani una creatura che dipende in tutto e per tutto da te, e che dipenderà sempre da te, in un modo o nell'altro. Comprendi che il tuo percorso non potrà mai più essere lo stesso, perché non puoi e non vuoi che lo sia.

Ogni giorno che passa, nei rari momenti in cui ho il tempo per pensare, mi rendo conto di quanto la mia famiglia mi manchi quando sono lontano, e quanto mi manchi anche quando mia moglie e i miei figli sono con me, perché vorrei che il tempo si arrestasse, per poter dilatare all'infinito ogni momento di gioia e moltiplicare esponenzialmente l'intensità e la varietà di tutto ciò che faccio con i miei cari.

Tempo di quantità e di qualità: tempo infinito.

Il pensiero di morire, un giorno, mi innervosisce. Un tempo desideravo vivere in eterno perché sono talmente tante le cose che voglio vedere, fare, gustare che penso proprio che questa vita non mi basterà. Ma era un percorso che nella mia mente era strutturato per un solo viaggiatore. Ora non mi sento più al centro di me stesso: è la mia famiglia, sono i miei figli, ad essere la luce che mi guida, la linfa che mi nutre, il sangue che scorre caldo nel mio corpo, la mente che tesse connessioni. Voglio vivere a lungo per vivermi loro, il massimo possibile.

Certamente essere padre è un impegno colmo di responsabilità, che prevede anche un'ingente dose di pazienza e un alto grado di tolleranza allo stress e alla stanchezza. Vi sono momenti, specie a fine giornata, dove davanti agli occhi si materializza un'isola deserta con uno splendido mare da vivere con mia moglie, senza l'irruenza dei miei figli. Ma basta poco per ripagarmi da ogni carico: un sorriso, una risata, un "ti voglio bene papà". La penna ferisce più che la spada ma una parola, un gesto, può ritemprare più del sonno.

Mi auguro di essere non solo un buon padre, ma che i miei figli mi possano considerare il migliore; che non debbano invidiare altri genitori ed altre vite. Quando prendo un impegno e se scelgo di assumermi una responsabilità, è perché ho la volontà di riuscirci e so di potercela fare. E non voglio assolutamente fallire nell'obiettivo più grande della mia vita: crescere i miei figli assieme alla mia meravigliosa moglie, renderli fieri di loro stessi e concorrere alla loro felicità.

Maurizio Cimarosti

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Libri semplici che tutti apprezzeranno

Libri da leggereLa recensione di un libro romantico, di uno horror e di due da cui sono tratte serie tv....

Federica Bosco

Mi piaci da morire

Monica, la protagonista, ha 31 anni, vive a New York con una cantante di colore esperta di astrologia e con un ragazzo gay. Non ne combina una giusta, ma soprattutto non riesce a trovare un uomo che le piaccia o l'apprezzi. Deve esserci qualcosa che non va in lei, crede. Tutte le sue amiche sono fidanzate e anche solo gli sconosciuti che incontra per strada lo sono. Come se non bastasse, lavora in un negozio con due anziane senza marito che non fanno altro che ricordarle che è sola. I suoi amici le organizzano appuntamenti al buio che si concludono male e la scoraggiano ancora di più. Lei sogna di diventare scrittrice, ma decide di mollare tutto. Se non è destino, non è destino...lei che può farci? Un giorno, però, il destino la porta in una storia d' amore irreale: un amore sognato, come quelli delle favole, che le fa tornare la voglia di vivere.

RecensioneQuesto libro è molto romantico, scorrevole e pure semplice, facile da capire e con un contenuto fantastico. Un libro da leggere tutto d'un fiato, ideale per le vacanze. Questo libro mette di buon umore e fa capire che anche senza un fidanzato o qualcuno che ti ama puoi farcela, ma se c’è qualcuno che ti piace da morire allora è meglio provarci.A questo libro darei: 5,5.

Dean Lorey

I cacciatori di incubi

Charlie ha un eccezionale e terribile dono: i suoi incubi aprono dei portali attraverso cui i terrificanti mostri dell'Infero possono entrare nel nostro mondo. Insieme ad altri ragazzi che hanno lo stesso potere, frequenta l'Accademia Incubi, una scuola dove può imparare a catturare e sconfiggere questi demoni. Ma una delle creature più potenti dell'Infero sta per concludere un piano diabolico: uccidere il Guardiano, un essere misterioso che protegge l'Anomalia, un portale che se aperto consentirebbe ai mostri di invadere e colonizzare il pianeta.Per salvarlo, Charlie e i suoi amici devono intraprendere un pericoloso viaggio nell'Infero e affrontare creature spaventose che sembrano davvero invincibili.

RecensioneQuesto libro è adatto sia ai ragazzi che alle ragazze. È un mix tra paura, fantasia e avventura. Chi apprezza i generi fantasy e horror troverà il libro fatto apposta per lui. Come nota a questo romanzo darei: 5 +.

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Richard Castle

Derrick Storm: tempesta in arrivo

Jedidiah Jones è il direttore della CIA che recluta spie e fa i lavori più "sporchi" per la nazione all'estero. La particolarità di Jedidiah è di essere l'uomo che conosce di più Derrick Storm anche se ormai è "morto"...Improvvisamente viene rapito Matthew Dull, figliastro del senatore del Texas Thurston Windslow, il quale controlla la CIA e Jones stesso. Per questo Jedidiah Jones deve risolvere il caso in modo impeccabile e nel minor tempo possibile. Solo Jones sa che Derrick Storm, ex spia della CIA, molto abile e intelligente, che tutti credono morto, si nasconde sotto il falso nome di Steve Mason a Silver Creek in Montana. Jedidiah Jones per risolvere questo caso particolare richiama al lavoro il suo amico Derrick Storm .Ma non tutto è chiaro come sembra, ed è ben presto evidente che a Storm non è stata raccontata tutta la verità.A voi il piacere di scoprire come si concluderà questa entusiasmante vicenda...

RecensioneQuesto libro ha una grande capacità di coinvolgimento. Un libro pieno di inseguimenti, attentati e molte spie e agenti segreti. Chi segue la serie televisiva “Castle” amerà sicuramente anche i libri da cui è tratta. Questo è il primo della serie dedicata a Storm. Oltre a questa serie di libri ce ne sono altri che formano la collana dedicata a Nikki Heat.A questo libro darei: 6.

Cecily Von Ziegesar

Baciami sulla bocca-Gossip Girl

Serena van der Woodsen torna a New york dopo essere stata espulsa dal college Hanover Academy. Blair Waldorf, però, non è contenta del ritorno della sua migliore amica. Infatti senza Serena, è riuscita a diventare la ragazza più popolare della prestigiosa scuola Constance Billard. Blair comincia così a escludere Serena dagli eventi sociali, non dicendole del party "baciami sulla bocca" che sta organizzando. Serena comincia a cercare dei lavori da fare per raccogliere crediti per il college e prova con il club di cinema, facendo il provino per una ricostruzione moderna di Via col Vento che sarà girata da Vanessa Abrams. Vanessa però preferisce un'altra studentessa perché ha notato il rapporto tra Serena e Dan di cui è innamorata. Intanto, Nate, il ragazzo di Blair, le confessa di essere andato a letto con Serena l'estate prima che lei partisse per il college. Arriva il giorno del party, al quale Serena non partecipa, perché preferisce uscire con Vanessa e sua sorella Ruby. A loro si aggiunge anche Dan. Alla festa, Blair e Nate tornano insieme. Intanto Dan riceve una telefonata dalla sorella Jenny, che è andata alla festa, e insieme a Serena accorre a salvarla dalle attenzioni troppo invasive di Chuck Bass.

RecensioneDal libro è tratta la serie televisiva "Gossip girl".Un libro romantico, pieno di intrighi e lotte per il ragazzo dei sogni. Il primo libro di una lunga serie.A questo libro darei: 5,5.

Lucia Bentoglio 4C e Jana Pfeiffer 4B

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Quando un film-documentarlo può aprirci gli occhi e farci riflettere

Super Size MeL'esperimento che ha cambiato il concetto di Fast Food.

Questo film-documentario narra l'esperimento di un giornalista che ha voluto sfidare una delle multinazionali più importanti e potenti del mondo: Mc Donald's! L'attore e giornalista che lo ha pensato e interpretato, ha dimostrato attraverso la sua storia quanto sia estremamente poco salutare mangiare troppe volte da questo famoso fast food. Spurlock, questo il nome del protagonista del documentario, ha mangiato per un mese di fila e per tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena) presso uno dei tanti Mc Donald's americani. Le conseguenze di questo esperimento sono state estremamente gravi per sua salute generale. Comunque, grazie alla testimonianza del documentario, Mc Donald's ha dovuto modificare alcuni cibi presenti nei suoi menu.

Il protagonista di questo documentario prima dell'esperimento, è stato controllato da tre dottori: essi hanno svolto un accurato check up sul suo stato di salute. Tutti e tre hanno dichiarato che Spurlock fosse in perfetta forma

fisica. I tre medici l’hanno seguito nel corso del film, registrando tutti i cambiamenti e gli effetti che progressivamente avvenivano durante il mese dell’esperienza. All’inizio del film i tre medici avevano dichiarato che al termine del suo esperimento l’attore avrebbe si riscontrato effetti negativi sul suo corpo, ma nessuno dei tre si sarebbe aspettato niente di così drastico (uno dei tre aveva anche detto che «il corpo umano si adatta molto facilmente»).

Spurlock inizia il mese di prova con una colazione in un McDonald’s della sua natia Manhattan, dove ne esiste addirittura uno ogni 0.7 km2 effettuando al tempo stesso quasi tutti i suoi spostamenti in taxi, in modo da coprire su un mezzo di trasporto i 2500 passi al giorno che un americano medio dovrebbe compiere per salvaguardare la sua buona salute. Le abitudini alimentari di Spurlock durante l’esperimento sono state dettate da precise e severe regole:

• mangiare tre pasti McDonald’s al giorno;

• assaggiare almeno una volta ogni opzione dei menu McDonald’s;

• non acquistare nulla che non sia sul menu;

• accettare di prendere il menu Super Size (ovvero quello più grande) solo se invitato a farlo.

Il secondo giorno, Spurlock mangia il suo primo menu taglia Super Size, ed ha il suo primo mal di stomaco. Si presenta pure uno spiacevole episodio di nausea.

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Dopo cinque giorni, il peso di Spurlock è già aumentato di 5 kg. Non è passato molto tempo dall'inizio dell'esperimento e il giornalista si trova già in un inspiegabile stato di depressione, e ancora più inspiegabilmente soffre di letargia e mal di testa, che pare vengano attenuati solo da un altro pasto McDonald's. Secondo uno dei tre dottori Spurlock è diventato "dipendente".

Presto guadagna altri 5 kg, portando il proprio peso a 92 kg. La fidanzata e futura moglie di Spurlock, uno chef vegetariano, lo ha aiutato nei mesi successivi a "disintossicarsi", con una dieta accuratissima. La donna ha pure attestato il fatto che Spurlock, durante quel mese di volontaria, aveva perso gran parte della sua energia.

Attorno al ventesimo giorno, l'uomo avverte pure degli episodi di tachicardia. Un consulto con uno dei tre medici, il dottor Daryl Isaacs, rivela che, secondo le parole testuali del dottore, <<il fegato di Spurlock si sta trasformando in paté)), e gli chiede di interrompere quello che sta facendo per evitare seri problemi cardiaci. Lo stesso medico paragona Spurlock con il protagonista di Via da Las Vegas, che deliberatamente beve fino alla morte per un periodo simile di tempo.

Spurlock arriva comunque al trentesimo giorno, raggiungendo il suo obiettivo di essere "supersized" nove volte durante il corso della prova (cinque delle quali in Texas, lo stato americano con i maggiori problemi di obesità secondo quanto riportato nel film). Per la fine del mese, il suo peso sarà di 95 kg, un incremento di quasi 11 kg, che ha richiesto sei mesi per essere smaltito. Tutti e tre i dottori sono sorpresi dallo stato di deterioramento della salute i Spurlock.. La massa grassa raggiunta del 18% è comunque inferiore rispetto alla media americana che è del 22%.

Questo film ha sicuramente avuto il merito di interrogare gli americani sul concetto di "fast food". Infatti, al di là dei travagli personali di Spurlock, lo Stato e la salute pubblica generale hanno potuto indagare i diversi fattori che portano gli Stati Uniti ad avere il tasso di obesità più alto del mondo. In effetti nel mirino del documentario non era soltanto Mc Donald's, ma anche molti enti pubblici, come per esempio le scuole, che dispensavano cibo non molto diverso dei "fast food". Un altro grido d'allarme che emerge dal documentario riguarda il tipo di pubblicità, spesso troppo aggressiva e martellante, cui il giovane pubblico è sottoposto, con effetti nefasti per la sua salute.

Andrea 4.A e Sara 4F

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Recensione di un film

Quasi amiciLa storia di un'amicizia insolita

La storiaQuesto film è la storia di due uomini e viene raccontata con un lungo flashback, che occupa la maggior parte del film.

Una notte a Parigi, il giovane immigrato senegalese Driss è alla guida della Maserati Quattroporte di Philippe, milionario tetraplegico, a cui presta assistenza.A causa della guida spericolata, i due vengono inseguiti e bloccati dalla polizia: d'accordo con Philippe, Driss finge davanti agli agenti che Philippe ha urgenza di recarsi in ospedale a causa della sua malattia e riesce a ingannare la polizia, facendosi scortare fino all'ospedale, da dove poi se ne vanno.Il flashback riporta all'inizio della storia, quando Philippe è alla ricerca di un badante personale. Driss si presenta come candidato ma non ha alcuna ambizione a farsi assumere: come è suo solito, vuole ottenere un formale rifiuto dal potenziale datore di lavoro al fine di mantenere il diritto al sussidio di disoccupazione.Driss ritorna al piccolo appartamento che condivide con la sua famiglia allargata in uno squallido sobborgo della capitale.Sua zia, esasperata dalla mancanza di sue notizie per sei mesi, gli ordina di lasciare l'appartamento. Il giorno dopo Driss torna alla villa di Philippe per ritirare i suoi documenti e, con sua grande sorpresa, gli viene comunicato che è stato

assunto per un periodo di prova.Dato il grado di disabilità di Philippe, Driss è costretto ad accompagnarlo in ogni momento della sua vita scoprendone, con stupore, aspetti completamente diversi da quello che supponeva.Nonostante alcune difficoltà iniziali, Driss si prende doverosamente cura del suo assistito.Il senegalese scopre poi che Philippe è coinvolto in una relazione a distanza con una donna, Éléonore, che non è a conoscenza della sua disabilità.Driss lo incoraggia a incontrarla e a inviarle una foto. Poi Philippe scopre che un giovane fratellastro di Driss è coinvolto in giri malavitosi e consiglia all'amico di tornare in famiglia per prendersi cura del ragazzo; Driss torna quindi nei sobborghi cittadini e trova lavoro in un'azienda di trasporti.

Nel frattempo Philippe assume nuovi badanti per sostituirlo, ma non è felice con nessuno di loro e si lascia andare.Yvonne, assistente personale di Philippe, è molto preoccupata e contatta Driss, che decide di portare Philippe a fare un giro in auto: l'azione torna così alla prima scena del film. Dopo essersi presi gioco della polizia, i due raggiungono la costa atlantica e Driss, dopo averlo sistemato, lascia Philippe accomodato al tavolo di un ristorante affacciato sul mare, dove avverrà l'incontro con Éléonore.

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I nostri pareri

Sara Vurdelja, 4FQuesto film mi è piaciuto molto perché tratta un tema interessante e attuale. Infatti viviamo in una società che si basa sulla perfezione e di conseguenza la diversità è considerata un difetto non trascurabile.Inoltre la storia è molto varia ed è capace di intrattenere senza cadere nella monotonia.I personaggi sono ben definiti e sono adatti al carattere di ciò che il film intende trasmettere.È sicuramente un film che merita di essere visto.

Andrea Sare, 4ACredo che sia difficile riassumere in poche parole un messaggio complesso come quello che il film vuole trasmettere.

Infatti trovo che sia una storia geniale e al contempo molto toccante.A mio modo di vedere, ciò che colpisce e che dà "sostanza" a tutta la pellicola è quel comportamento senza tatto e privo di comprensione di Driss nei confronti di Philippe.In conclusione credo che sia un film da guardare e sicuramente da ricordare.

Ed ora... le immagini!Vi lasciamo con qualche immagine tratta da scene del film.

Andrea 4A e Sara 4F

Con Driss l'impossibile diventa possibile Driss, Philippe e Ivonne

Driss balla durante il compleanno di Philippe La complicità tra i due protagonisti

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Li avete scelti voi

Film: i vostri preferitiI ragazzi, si sa, sono dei grandi appassionati di cinema e con questo articolo abbiamo cercato di offrirvi una classifica dei film più interessanti.

Ultimamente sono usciti molti film al cinema, se desiderate un consiglio per il vostro tempo libero, stavolta non saremo noi della redazione a darvelo, ma voi stessi a fornirci qualche titolo attraverso questo sondaggio.Alla nostra redazione sono arrivati più di mille titoli di film, segno dell’interesse che i ragazzi nutrono per la settima arte. Dalle liste compilate, abbiamo estratto il podio dei primi tre più “gettonati”, dividendo il sondaggio in due fasce: una che comprende le prime e le seconde, l’altra dedicata alle terze e alle quarte perché le preferenze cambiano anche con l’età.Il confronto non è stato per niente facile, ma dopo lunghe analisi per classi possiamo fornirvi una valida e aggiornata classifica.

Prime e seconde

Comico: Avventura/Azione:1. Ted 1. Fast and furious2. Quasi amici 2. 007 Skyfall3. La banda dei babbi natale 3. Rambo

Horror/Thriller: Romantico:1. V per Vendetta 1. Step up 42. L’alba dei morti viventi 2. Twilight (saga)3. Non aprite quella porta 3. Un amore a 5 stelle

Fantascienza:1. Harry Potter (saga)2. E.T.3. Avatar

Terze e Quarte

Comico: Avventura/Azione:1. Quasi amici 1. 007 Skyfall2. Ted 2. Hunger Games3. Il dittatore 3. Fast and furious

Horror/Thriller: Romantico:1. Non aprite quella porta 1. Ho cercato il tuo nome2. V per Vendetta 2. Dear John3. Saw (saga) 3. Remember me

Fantascienza:1. Lo Hobbit2. Star Trek3. The Avengers

Neira 4A e Diana 4C

Robert Pattison nella locandina del film REMEMER ME

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Passatempi

Cruciverba

1. Quando lo fai ti porti dietro la valigia2. Se non si va al mare, dove nuoti?3. Lo fai con l'aereo.4. “Rilassati” in inglese.5. Occhiali da ...6. Il ricordo di un posto.7. Il contrario di annoiarsi.8. Il contrario di annoiarsi, con chi lo fai?9. In estate fa ...10. L'adriatico è un ...11. A volte hanno dentro le perle.12. Se stai al sole (e ti metti la crema solare) ti viene una bella ... 13. La stagione in cui non c'è scuola

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Passatempi

Indovina chi ...è?Riuscite a riconoscere sori e soresse in queste foto? Questa volta però, cari lettori, niente suggerimenti da parte della redazione!

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Giochiamo con i cognomi dei sori!

Trova chi e' ... Abbina i rebus ai cognomi dei nostri sori.

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