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Indice
1. CAPITOLO ............................................................................................ 4
1.1 Introduzione ..................................................................................... 4
1.2 Cenni storici sulla strada ferrata e sui ponti ..................................... 5
1.3 Infrastrutture viarie in Italia e cenni sull’attuale sistema di gestione
7
1.4 Andamento plano – altimetrico del tracciato di una linea ferroviaria
8
1.4.1 Velocità di progetto ................................................................... 8
1.4.2 Il corpo stradale ......................................................................... 9
1.3 La sovrastruttura ferroviaria ............................................................. 9
1.3.1 Rotaia ......................................................................................... 9
1.3.2 Traversa ................................................................................... 11
1.3.3 Organi di attacco...................................................................... 11
1.3.4 Ballast ...................................................................................... 12
2. CAPITOLO .......................................................................................... 13
2.1 Generalità sui ponti ferroviari ........................................................ 13
2.2 Tipologia di ponti ferroviari ........................................................... 13
2.2.1 Classificazione in base al binario ............................................ 13
2.2.2 Classificazione in base allo schema costruttivo e allo schema
statico 14
2.2.3 Classificazione in base al materiale da costruzione ................ 17
3. CAPITOLO .......................................................................................... 19
3.1.1 Descrizione dell’opera oggetto di studio ................................. 19
2
3.2 Analisi dei carichi........................................................................... 25
3.2.1 Definizione delle azioni ........................................................... 25
3.2.2 Azioni Permanenti ................................................................... 29
3.2.3 Azioni Variabili ....................................................................... 31
3.2.4 Azioni variabili ambientali: Carichi variabili da vento secondo
NTC2008 e EC1................................................................................... 37
3.2.5 Azioni variabili ambientali: Carichi variabili da neve secondo
NTC2008 e EC1................................................................................... 46
3.2.6 Azioni variabili ambientali: Temperatura ............................... 50
3.2.7 Azioni variabili ambientali: Effetti di interazione statica Treno-
Binario-Struttura .................................................................................. 53
3.2.8 Azioni variabili ambientali: Effetti aerodinamici associati al
passaggio dei convogli ferroviari ......................................................... 54
3.2.9 Azioni eccezionali ................................................................... 59
3.2.10 Carichi Stato limite di fatica ................................................ 62
3.3 Azioni Sismiche ............................................................................. 67
4. CAPITOLO .......................................................................................... 75
4.1 Modellazione agli elementi finiti ................................................... 75
4.2 Analisi Modale ............................................................................... 75
4.2.1 Stato limite di salvaguardia della vita ..................................... 83
5. CAPITOLO .......................................................................................... 89
5.1 Verifica all’instabilità dell’arco ..................................................... 89
5.2 Verifica all’instabilità della struttura reticolare ............................. 92
5.3 Verifica Trave principale ............................................................... 95
5.4 Verifica coprigiunto bullonato ....................................................... 98
3
5.5 Verifica a fatica ............................................................................ 105
5.5.1 Verifica a fatica connettori .................................................... 107
6. Conclusioni ........................................................................................ 116
Bibliografia
4
1. CAPITOLO
1.1 Introduzione
La progettazione dei ponti in Italia ha attraversato un processo di
cambiamento piuttosto importante negli ultimi decenni. Se si osservano i
ponti di realizzazione più recente, si nota una ricorrente diversità di sistema
costruttivo statico rispetto ai loro predecessori. Sono sostanzialmente due le
cause di questa evoluzione: la realizzazione del sistema costruttivo e
l’avvento di nuovi criteri e nuove norme per la progettazione sismica. Per
lungo tempo la soluzione costruttiva più diffusa per la realizzazione di ponti
e viadotti si è basata sull’adozione di travi prefabbricate in c.a.p.,
semplicemente appoggiate su sottostrutture disposte a breve distanze a
causa della limitata capacità del sistema nel realizzare luci importanti. Una
scelta più che altro determinata dal mercato delle costruzioni,
tradizionalmente orientato in Italia verso la produzione di calcestruzzo e dei
suoi derivati, dall’esperienza delle imprese e dalla cultura dei progettisti.
Queste soluzioni sono caratterizzate da pesi elevati e fondazioni
impegnative, sottostrutture invadenti particolarmente penalizzanti nel caso
di attraversamenti fluviali e scarsa durabilità. Sotto l’aspetto sismico, è
evidente che un impalcato pesante in c.a.p. determina azioni sismiche
particolarmente importanti. Il processo evolutivo della progettazione dei
ponti ha determinato una trasformazione del sistema costruttivo
dell’impalcato e si è orientato verso la soluzione con travi affiancate in
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acciaio completate in opera con una soletta collaborante superiore e schema
statico a trave appoggiata. Questa è oggi la soluzione più diffusa per le luci
piccole e medie, mentre il campo delle grandi luci è sempre stato di
dominio dell’acciaio. L’evoluzione verso queste tipologie è stata stimolata
da motivazioni tecniche ed economiche e si è rafforzata a partire dal 2003
con l’introduzione di norme specifiche per la progettazione sismica dei
ponti. Un impalcato misto acciaio – calcestruzzo presenta azioni
gravitazionali e masse sismiche molto più basse di quelle di un implacato
convenzionale, producendo infine anche un evidente economia nel
dimensionamento di sottostrutture e fondazioni.
1.2 Cenni storici sulla strada ferrata e sui ponti
La ferrovia ha origini remote: gli antichi Egizi trasportavano carichi su
guide di bronzo, mentre i romani costruivano le “vie ferree” con file di
pietra dura. Nel 1500 in Tirolo, e successivamente in Inghilterra, le miniere
erano servite da carri le cui ruote scorrevano su tavole di legno aventi la
funzione di guida per il movimento nei ristretti spazi sotterranei.
Successivamente, le tavole di legno furono rivestite di lamiera e le ruote
furono ricoperte da cerchioni metallici per ottenere una consistente
diminuzione della resistenza all’avanzamento. Nel 1802 in Inghilterra fu
brevettata una motrice a vapore con ruote a gola su rotaie. L’esperienza
insegnò che il bordo esterno della gola costituiva un impedimento
all’avanzamento in curva e fu eliminato, mentre un perfezionamento fu
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costituito dall’introduzione del bordino interno della ruota. E’ possibile
affermare quindi che le moderne ferrovie derivano da questa intuizione. Nel
resto d’Europa si svilupparono rotaie con profili simili, la cui caratteristica
comune era la sezione a T o doppio T per garantire la resistenza flessionale
e l’arrotondamento della parte superiore per facilitare la funzione di
supporto e guida per la ruota. Si vuole ricordare che la prima ferrovia
considerata tale è la linea di 14 Km inaugurata in Inghilterra nel 1825.
Il ponte ferroviario, sin dall’inizio dei tempi, ha avuto il valore metaforico
di ricongiunzione di una “interruzione” presente sul territorio, determinata
da cause naturali o antropiche, e come tale esso ha il significato di ripristino
di un contatto e ricucitura di una discontinuità. Il ponte è una struttura
talmente necessaria che nasce con la storia della civiltà umana. In corda o in
legno, in mattoni o in pietra segna le tappe del progresso tecnologico e del
genio creativo dei popoli di tutto il mondo. Con la Rivoluzione industriale,
che investe il mondo occidentale dalla fine del XVIII secolo, la costruzione
dei ponti si fa sempre più avanzata, e grazie all’introduzione della ghisa e
dell’acciaio lo sviluppo tecnologico permette soluzioni più ardite. Il primo
ponte interamente metallico è l’Iron Bridge inglese, costruito per
oltrepassare il fiume Severn tra il 1779 e il 1781, il frutto del talento
congiunto tra l’architetto Thomas FarnollsPritchard e del capitano
dell’industria dell’acciaio Abraham Darby III. Si ricordano inoltre celebri
ingegneri come Robert Stephenson e Gustave Eifell ai quali si devono
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rispettivamente opere quali il Britannia Bridge (Regno Unito, 1850) e il
viadotto di Garabit (Francia, 1881).
1.3 Infrastrutture viarie in Italia e cenni sull’attuale sistema di
gestione
La rete ferroviaria italiana attualmente in esercizio è costituita da circa
16790 Km di linee ferroviarie, di cui 12025 Km elettrificate e 4765 Km non
elettrificate (diesel). Lo sviluppo delle linee a doppio binario è di 7671 Km,
mentre quelle a semplice binario è di 4431 Km. La lunghezza complessiva
dei binari supera i 24000 Km tra linea convenzionale e linea di alta velocità.
Ogni anno sulla rete ferroviaria italiana sono trasportate più di 400 milioni
di persone e 50000 tonnellate di merci, con un percorso medio di 500 Km.
Lungo i 1670 Km di linea ferroviaria si contano (anno 2017) oltre 61500
ponti e viadotti per una lunghezza complessiva di 510 Km e oltre 2000
gallerie, per una lunghezza complessiva di 1270 Km.
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Figura 1-1 Rete italiana attuale
1.4 Andamento plano – altimetrico del tracciato di una linea
ferroviaria
1.4.1 Velocità di progetto
In campo stradale la velocità di progetto è la massima velocità di un veicolo
isolato in condizioni di sicurezza. Con il termine intervallo di velocità di
progetto di una strada si intende il campo dei valori in base ai quali devono
essere definite le caratteristiche dei vari elementi di tracciato di una strada.
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1.4.2 Il corpo stradale
Per corpo stradale si intende l’insieme delle opere che predispongono la
sede stradale di supporto alla sovrastruttura ferroviaria, le opere minori, le
opere di protezione e di confine.
1.3 La sovrastruttura ferroviaria
La sovrastruttura ferroviaria è costituita dal cosiddetto armamento (rotaie e
relativi attacchi) e dagli strati di supporto su cui esso poggia (ballast ed
eventuale subballast).
Figura 1-2 Sovrastruttura
1.3.1 Rotaia
La rotaia è un profilato di acciaio a sostegno e guida dei veicoli ferroviari e
viene classificata secondo il peso per metro che può variare da 36 Kg/m a
60 Kg/m. La sezione della rotaia generalmente è una sezione a doppio T
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che, a parità di area, presenta maggior momento resistente. La moderna
rotaia è di tipo unificato 50 UNI e 60 UNI ed è così costituita:
Nella parte superiore da un ringrosso detto “fungo” che ha la
funzione di sostegno e di guida del bordino della ruota;
Nella parte inferiore da una superficie piatta, denominata “suola”,
atta a ripartire gli sforzi sulle traverse;
Nella parte centrale da un setto denominato gambo sede delle
forature per la giunzione delle rotaie.
Per quanto riguarda la composizione chimica dell’acciaio vengono imposte
basse percentuali di zolfo e di fosforo in quanto questi elementi rendono
fragili gli acciai. Si definisce infine il concetto di scartamento ferroviario,
ovvero la distanza intercorrente tra i lembi interni delle due rotaie misurata
a 14 mm sotto il piano di rotolamento. La larghezza maggiormente
utilizzata per il cosiddetto scartamento ordinario è di 1435 mm. Tale misura
vale per i rettifili e per le curve di grande raggio, mentre in quelle di piccolo
raggio viene portato fino ad un massimo di 1465 mm. Le rotaie, sempre
parallele tra loro costituiscono il binario, il quale ha un interasse che varia
tra 3,555 m in ferrovie normali e 5 m per l’alta velocità in linea e 4 m in
stazione.
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Figura 1-3Scartamento
1.3.2 Traversa
Le traverse hanno lo scopo di mantenere fisso lo scartamento e distribuire
nel ballast lo sforzo trasmesso dalle rotaie. Per mezzo di esse si ha
l’incastro dell’armamento della massicciata. Nei moderni tipi di
armamento, che non ammettono scorrimenti, le traverse hanno anche il
compito di bloccare le dilatazioni termiche delle rotaie e gli scorrimenti per
frenatura o avvio.
1.3.3 Organi di attacco
Si definisce organo di attacco il dispositivo che permette alla rotaia
l’ancoraggio alla traversa, una corretta posizione trasversale e longitudinale
e se necessario l’isolamento elettrico. L’organo di attacco può essere:
Diretto: se l’organo di collegamento fra rotaia e traversa garantisce
anche la posizione della rotaia;
Indiretto: è oggi la tipologia più diffusa sia per traverse in legno sa
per quelle in c.a.p. ed ha la funzione di collegamento rotaia/traversa
separata da quella di assicurare la posizione della rotaia.
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1.3.4 Ballast
Lo scopo del ballast è quello di ripartire e smorzare le sollecitazioni
trasmesse dalla traversa. Il ballast può essere costituito da pietrisco di
natura endogena (Classe 1) o sedimentaria (Classe 2) purché duro,
resistente e a spigoli vivi. Il materiale lapidei da impiegare per la
formazione della massicciata deve presentare un coefficiente di attrito
interno non inferiore a 45°ed una massa volumica apparente non minore di
1,5 t/m3.
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2. CAPITOLO
2.1 Generalità sui ponti ferroviari
Il ponte propriamente detto è l’opera necessaria per superare fiumi canali o
bracci di mare.
2.2 Tipologia di ponti ferroviari
I ponti ferroviari possono essere così classificati:
In base alla posizione del binario (a via inferiore o superiore);
In base allo schema costruttivo (a travata, ad arco, strallati, sospesi);
In base allo schema statico (isostatici e iperstatici);
In base al materiale.
2.2.1 Classificazione in base al binario
I ponti possono essere a via inferiore o superiore, con riferimento alla
posizione relativa alla struttura rispetto al piano del binario. I ponti a via
inferiore sono usati quando si vuole limitare l’ingombro verticale tra il
piano del binario e l’ostacolo da superare. Essi hanno, tuttavia,
l’inconveniente di una maggiore larghezza e, dal punto di vista strutturale,
la limitazione costituita dalla possibilità di collegare superiormente gli
elementi portanti principali solo quando tali strutture siano più alte della
sagoma limite del treno. Pertanto, questa soluzione risulta conveniente solo
per grandi luci.
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2.2.2 Classificazione in base allo schema costruttivo e allo schema statico
Ponti a travata: in questi ponti la struttura principale è costituita da
travi soggette a sforzi di flessione e taglio. Il ponte può essere
costituito da travi appoggiate (schema isostatico) o da una trave
continua (iperstatica). In linea di principio lo schema iperstatico può
essere utilizzato per ponti ferroviari;
Figura 1-4Esempio di ponte a travata
Ponti ad arco: in queste opere la struttura principale ha asse
curvilineo e negli sforzi sono prevalentemente assiali. L’arco può
essere a tre cerniere (isostatico), a due cerniere (iperstatico);
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Figura 1-5Esempio ponte ad arco
Ponti sospesi: queste opere sono progettate per le grandi luci, ovvero
in ponti sospesi o strallati. La caratteristica essenziale di tali strutture
è il loro adattarsi, con sensibili spostamenti, ai carichi a cui sono
soggetti e trovano applicazione solo per luci molto elevate;
Ponti strallati: sono costituiti da una trave sostenuta da funi
rettilinee rinviate da un’antenna. Possono essere realizzati in c.a.p. o
in acciaio. La differenza con i ponti sospesi consiste nel fatto che i
cavi ancorati alle torri sostengono direttamente l’impalcato del
ponte, assumendo perciò una configurazione apparentemente
rettilinea;
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Figura 1-6Esempio ponte strallato
I vantaggi e gli svantaggi nell’utilizzo di uno schema statico
isostatico sono rispettivamente:
Facilità di calcolo ed assenza di sollecitazioni per: cedimenti
differenziali, effetti termici, ritiro, viscosità e prefabbricazione;
Minor resistenza in campo plastico, necessitano di molti giunti e di
numerosi apparecchi di appoggi. Inoltre sono possibili le infiltrazioni
da parte dell’acqua e conseguentemente la corrosione del
calcestruzzo e dei cavi di precompressione.
I vantaggi e gli svantaggi nell’utilizzo di uno schema statico
iperstatico sono rispettivamente:
Sfruttamento del materiale e maggiore resistenza in campo elastico
con limitazione di giunti;
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Insorgere di sollecitazioni per cedimenti differenziali tra le pile,
effetti termici, ritiro, viscosità e maggiore difficoltà di calcolo.
2.2.3 Classificazione in base al materiale da costruzione
Ponti in muratura: nono i più antichi e si basano su materiali
incapaci di resistere agli sforzi di trazione e che pertanto impongono
lo schema statico ad arco, che consente di sollecitare a compressione
tutti i conci che lo costituiscono;
Ponti in cemento armato precompresso: normalmente si usa il tipo
a costoloni con soletta collaborante, con luce massima di 25 – 30 m.
Un tipo particolare di ponte in cemento armato è quello a struttura
scatolare;
Ponti metallici: E’ possibile distinguere queste strutture in funzione
al tipo di armamento sugli impalcati in: a posa diretta e a posa
tramite ballast. Quelli a posa diretta possono essere distinti a sua
volta in: reticolari a via superiore, reticolari a via inferiore e
reticolari a gabbia, mentre quelli a posa indiretta si distinguono in:
ponti a struttura mista e ponti a cassone.
-Travi gemelle: Per luci modeste, si tratta di quattro travi a doppio T
collegate a coppie mediante calastrelli. Ogni coppia di travi sostiene una
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longherina in ferro o legno sulla quale è poggiata la rotaia. Si utilizzano per
luci tra 10 e 25 m.
- Ponti a struttura mista: si tratta di ponti in cui le travi (a doppio T o a
cassone) sono in acciaio e la soletta superiore è in calcestruzzo. Sono adatte
a medie e grandi luci.
-Ponti a cassone: strutturalmente come i ponti a posa diretta ma con un
cassone metallico per il contenimento del ballast.
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3. CAPITOLO
3.1.1 Descrizione dell’opera oggetto di studio
In questo lavoro di Tesi viene affrontata la progettazione di un ponte
ferroviario in acciaio appartenente alla tratta ferroviaria PA – TP
progressiva km140+401,in località Mazara del Vallo (TP). In particolare,
viene ipotizzato di dover ricorrere alla sostituzione del ponte esistente
realizzato in muratura a tre arcate. Il manufatto collega le ripide scarpate
rocciose di un vallone solcato dalla Fiumara Mazaro. Si tratta di un ponte a
tre arcate a tutto sesto le cui pile e spalle sono realizzate con muratura a
blocchi lapidei squadrati, mentre la volta è in calcestruzzo non armato. La
larghezza dell’impalcato è di5.50 metri, la lunghezza complessiva di 44.30
metri, l’altezza pile centrali è di 7.05 metri e la luce delle tre arcate di 7.00
metri.
Figura 1-7Ponte esistente
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La sostituzione del ponte in muratura avviene con un ponte ad arco misto in
acciaio-cls a doppio binario con prospettiva futura di un adeguamento
tecnologico della ferrovia per alta velocità. La larghezza dell’impalcato
viene portata a 13.720 metri per garantire il doppio binario mentre la
lunghezza complessiva rimane di 44.30 metri, e l’altezza dell’arco dal piano
di appoggio è di 12.00 metri. La scelta della tipologia strutturale per il
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nuovo impalcato e per le opere civili ad esso funzionali è stata dettata da
una serie di condizioni al contorno e di requisiti prestazionali minimi da
soddisfare. L’inserimento dell’opera all’interno di un tessuto urbano
congestionato ha comportato, infatti, il rispetto di vincoli molto restrittivi
derivanti, oltre che dall’attraversamento in alveo al torrente Mazara,
dall’interferenza con diverse viabilità stradali principali e secondarie
nonché dalla presenza in adiacenza alle travate di numerosi edifici privati
adibiti ad abitazione e attività commerciali. L’impalcato inferiore viene
realizzato con longherine in acciaio COR-TEN con elevata resistenza alla
corrosione ed elevata resistenza meccanica dove poggiano delle lastre
predalle e una soletta in c.a. necessaria per l’appoggio dei binari (vedi
fig.3D). Le4 travi principali sono profili in acciaio a doppio T di altezza
pari a 3650 mm e posti ad interasse di 2833mm , con le due travi esterne
sorrette da sospensioni poste ad interasse di circa 4 metri; tra le travi
principali è tessuto un impalcato a profili doppi angolari 100x10mm
disposte perpendicolarmente all’asse longitudinale del ponte avente la
funzione di assicurare la stabilità di forma e la trasmissione dei carichi
verticali. Tale soluzione di impalcato, spesso adottata presso le FS, consente
di avere un ridotto spessore del pacchetto piano ferro-sottotrave, che nel
caso di presenza di ballast è di facile realizzazione.
Il sistema di sospensione adottato è realizzato con tondi in acciaio a sezione
piena che rispetto ad una soluzione con fili o trefoli da precompressione
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presenta il vantaggio di una completa ispezionabilità e di una migliore
reperibilità. I pendini sono poi collegati all’arco ed alla trave-catena per
mezzo di articolazioni a cerniera realizzate con apposite parti in fusione. In
corrispondenza dell’attacco superiore si prevede di realizzare una cerniera
cilindrica, mentre in corrispondenza di quello inferiore una cerniera sferica.
Per la realizzazione delle sospensioni si farà ricorso ad acciai speciali del
tipo S460 NL con snervamento garantito di 460 N/mm2. Per il
dimensionamento di tali elementi (ed ovviamente di tutti gli altri
componenti strutturali del ponte quali l’impalcato e l’arco), si procede alle
normali verifiche a resistenza, deformabilità e fatica.
Immagine 3D ponte in acciaio
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Prospetto Frontale
3.2 Analisi dei carichi
3.2.1 Definizione delle azioni
La terminologia adottata in questo documento è la medesima del DM
14.1.2008 al quale si rimanda integralmente ed in particolare:
Per la classificazione delle azioni si rimanda al paragrafo 3.2.1.1
sotto riportato, nel quale le azioni vengono definite in base al modo
di esplicarsi (par. 2.5.1.1), in base alla risposta strutturale
(par2.5.1.2) e, infine, in base alla variazione della loro intensità nel
tempo (par. 2.5.1.3).
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3.2.1.1 Classificazione delle azioni in base al modo di esplicarsi
a) dirette: forze concentrate, carichi distribuiti, fissi o mobili;
b) indirette: spostamenti impressi, variazioni di temperatura e di
umidità,ritiro, indirette: spostamenti impressi, variazioni di temperatura e di
umidità, ritiro,precompressione, cedimenti di vincolo, ecc.
c) degrado:
- endogeno: alterazione naturale del materiale di cui è composta l’opera
strutturale;
- esogeno: alterazione delle caratteristiche dei materiali costituenti l’opera
strutturale, a seguito di agenti esterni.
3.2.1.2 Classificazione delle azioni secondo la risposta strutturale.
a) statiche: azioni applicate alla struttura che non provocano accelerazioni
significative della stessa o di alcune sue parti;
b) pseudo statiche: azioni dinamiche rappresentabili mediante un’azione
statica equivalente;
c) dinamiche: azioni che causano significative accelerazioni della struttura o
dei suoi componenti.
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3.2.1.3 Classificazione delle azioni secondo la variazione della loro
intensità nel tempo
a) permanenti (G): azioni che agiscono durante tutta la vita nominale della
costruzione,la cui variazione di intensità nel tempo è così piccola e lenta da
poterle considerare con sufficiente approssimazione costanti nel tempo:
- peso proprio di tutti gli elementi strutturali; peso proprio del
terreno,quando pertinente; forze indotte dal terreno (esclusi gli effetti di
carichi variabili applicati al terreno); forze risultanti dalla pressione
dell’acqua(quando si configurino costanti nel tempo) (G1);
- peso proprio di tutti gli elementi non strutturali (G2);
- spostamenti e deformazioni imposti, previsti dal progetto e realizzati
all’atto della costruzione;
- pretensione e precompressione (P);
- ritiro e viscosità;
- spostamenti differenziali;
b) variabili (Q): azioni sulla struttura o sull’elemento strutturale con valori
istantanei che possono risultare sensibilmente diversi fra loro nel tempo:
- di lunga durata: agiscono con un’intensità significativa, anche non
continuativamente, per un tempo non trascurabile rispetto alla vita nominale
della struttura;
- di breve durata: azioni che agiscono per un periodo di tempo breve
rispetto alla vita nominale della struttura;
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c) eccezionali (A): azioni che si verificano solo eccezionalmente nel corso
della vita nominale della struttura;
- incendi;
- esplosioni;
- urti ed impatti;
d) sismiche (E): azioni derivanti dai terremoti.”
Per la caratterizzazione delle azioni elementari si rimanda al paragrafo 2.5.2
del citato DM sotto riportato.
“ 2.5.2 Caratterizzazione delle azioni elementari
Si definisce valore caratteristico Qk di un’azione variabile il valore
corrispondente ad un frattile pari al 95% della popolazione dei massimi, in
relazione al periodo di riferimento dell’azione variabile stessa.
Nella definizione delle combinazioni delle azioni che possono agire
contemporaneamente, i termini Qkj rappresentano le azioni variabili della
combinazione, con Qk1 azione variabile dominante e Qk2, Qk3, … azioni
variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante. Le
azioni variabili Qkj vengono combinate con i coefficienti di combinazione
ψ0j, ψ1j e ψ2j, i cui valori sono forniti nel § 2.5.3, Tab. 2.5.I, per edifici
civili e industriali correnti.
Con riferimento alla durata percentuale relativa ai livelli di intensità
dell’azione variabile, si definiscono:
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- valore quasi permanente ψ2j×Qkj: la media della distribuzione temporale
dell’intensità;
- valore frequente ψ1j×Qkj: il valore corrispondente al frattile 95% della
distribuzione temporale dell’intensità e cioè che è superato per una limitata
frazione del periodo di riferimento;
- valore raro (o di combinazione) ψ0j×Qkj: il valore di durata breve ma
ancora significativa nei riguardi della possibile concomitanza con altre
azioni variabili.
Nel caso in cui la caratterizzazione stocastica dell’azione considerata non
sia disponibile, si può assumere il valore nominale. Nel seguito sono
indicati con pedice k i valori caratteristici; senza pedice k i valori nominali.
3.2.2 Azioni Permanenti
Il DM 14.01.2008 prevede che:
Le azioni permanenti che andranno considerate sono: pesi propri, carichi
permanenti portati, spinta delle terre, spinte idrauliche, ecc.
3.2.2.1 Pesi Propri
Il peso proprio della struttura deve valutarsi sulla base delle caratteristiche
geometriche degli elementi costituenti la medesima e dei pesi specifici dei
diversi materiali.
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3.2.2.2 Carichi permanenti portati
Si riporta integralmente nel seguito il contenuto del par. 5.2.2.1.1 del DM
14.1.2008.
Ove non si eseguano valutazioni più dettagliate, la determinazione dei
carichi permanenti portati relativi al peso della massicciata, dell’armamento
e della impermeabilizzazione (inclusa la protezione) potrà effettuarsi
assumendo, convenzionalmente, per linea in rettifilo, un peso di volume
pari a 18,0 𝑘𝑁/𝑚3 applicato su tutta la larghezza media compresa fra i
muretti paraballast, per un’altezza media fra piano del ferro (P.F.) ed
estradosso impalcato pari a 0,80 m. Per ponti su linee incurva, oltre al peso
convenzionale sopraindicato va aggiunto il peso di tutte le parti di
massicciata necessarie per realizzare il sovralzo, valutato con la sua reale
distribuzione geometrica e con un peso di volume pari a 20 𝑘𝑁/𝑚3.
Nel caso di armamento senza massicciata andranno valutati i pesi dei
singoli componenti e le relative distribuzioni.
Nella progettazione di nuovi ponti ferroviari dovranno essere sempre
considerati i pesi, le azioni egli ingombri associati all’introduzione delle
barriere antirumore, anche nei casi in cui non sia originariamente prevista la
realizzazione di questo genere di elementi.”
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3.2.3 Azioni Variabili
3.2.3.1 Azioni variabili da Traffico verticali
I carichi verticali sono definiti per mezzo di modelli di carico; in particolare
sono definiti due treni distinti: il primo rappresentativo del traffico normale(
treno di carico LM71), ed il secondo rappresentativo del traffico
pesante(Treno di carico SW). I valori dei suddetti carichi dovranno poi
essere moltiplicati per un coefficiente di adattamento α variabile in funzione
della tipologia dell'infrastruttura ( ferrovie ordinarie, ferrovie leggere,
metropolitane, ecc). I valori che seguono sono già comprensivi del suddetto
coefficiente di adattamento, inserito in input.
TRENO DI CARICO LM71
Il modello di carico LM71 è rappresentativo del traffico normale.
L'eccentricità e va considerata nella condizione più sfavorevole.
𝑄𝑣𝑘 = 275 𝑘𝑁
𝑞𝑣𝑘= 88 𝑘𝑁/𝑚
Il carico distribuito presente alle estremità del treno di tipo LM71 va
segmentato al di sopra dell'opera in modo da caricare quelle parti che
forniscono un incremento del contributo ai fini della verifica dell'elemento
più sfavorevole. Questa operazione di segmentazione invece non va
effettuata per i modelli di carico SW, che vanno considerati sempre agenti
per tutta l'estensione dell'opera.
32
Figura 1-8 - Treno di carico LM71
TRENO DI CARICO SW/0
Il modello di carico SW/0 è rappresentativo del traffico pesante
𝑞𝑣𝑘= 146,3 𝑘𝑁/𝑚
a = 15,0 m
c = 5,30 m
Figura 1-9 - Treno di carico SW/0
TRENO DI CARICO SW/2
Il modello di carico SW/2 è rappresentativo del traffico pesante
𝑞𝑣𝑘= 150 𝑘𝑁/𝑚
33
a = 25,0 m
c = 7,0 m
Figura 1-10 - Treno di carico SW/2
TRENO SCARICO
Per alcune verifiche si utilizza questo tipo di treno rappresentato da un
carico uniformemente distribuito pari a 10,0 kN/m
Figura 1-11 – Treno scarico
Le sollecitazioni e gli spostamenti determinati sulle strutture del ponte
dall'applicazione statica dei treni di carico, debbono poi essere incrementati
in sede di verifica per tener conto degli effetti dinamici dei suddetti carichi
mediante dei coefficienti di amplificazione, dipendenti dal tipo di
membratura oggetto della verifica, della velocità di progetto, e dello
standard manutentivo della linea ferroviaria.
3.2.3.2 Azioni variabili da Traffico orizzontali
AZIONE LATERALE - SERPEGGIO
34
La forza laterale indotta dal serpeggio si considera come una forza
concentrata agente orizzontalmente, applicata alla sommità della rotaia più
alta, perpendicolarmente all'asse del binario.
𝑄𝑠𝑘 = 110 𝑘𝑁
Figura 1-12 – Azione laterale di serpeggio
AZIONI DI AVVIAMENTO E FRENATURA
Le forze di avviamento e frenatura agiscono sulla sommità del binario, nella
direzione longitudinale dello stesso, uniformemente distribuite per una
lunghezza L, definita in modo da ottenere gli effetti più gravosi sugli
elementi strutturali. Forze di avviamento per modelli di carico LM71,
35
SW/0, SW/2
𝑄𝑙𝑎, 𝑘 = 33 𝑘𝑁/𝑚
L solo per modello LM71 = 30m
Forze di frenatura per modelli di carico LM71
𝑄𝑙𝑏, 𝑘 = 20 𝑘𝑁/𝑚
L solo per modello LM71 = 300m
Forze di frenatura per modelli di carico LM71, SW/0
𝑄𝑙𝑏, 𝑘 = 20 𝑘𝑁/𝑚
Forze di frenatura per modelli di carico SW/2
𝑄𝑙𝑏, 𝑘 = 35 𝑘𝑁/𝑚
Nel caso di ponti a doppio binario si devono considerare due treni in
transito in versi opposti, uno in fase di avviamento ed uno in fase di
frenatura. Nel caso di ponti a più di due binari, si deve considerare :
- un primo binario con la massima forza di frenatura;
- un secondo binario con la massima forza di avviamento nello stesso verso
della forza di frenatura del primo binario;
- un terzo ed un quarto binario con il 50% della forza di frenatura, concorde
con le precedenti;
- altri eventuali binari privi di forze di avviamento o frenatura;
Per il treno scarico la frenatura e l'avviamento possono essere trascurate.
36
Figura 1-13 – Azioni di avviamento per treni LM71
Figura 1-14 – Azioni di avviamento per treni SW
37
3.2.4 Azioni variabili ambientali: Carichi variabili da vento secondo
NTC2008 e EC1
Il vento esercita sulle costruzioni azioni che sono funzione del tempo e
dello spazio e provocano in genere effetti dinamici. Per particolari
configurazioni strutturali per cui i modi propri di oscillazione della struttura
possono dar luogo a fenomeni di risonanza, può essere necessario uno
studio delle interazioni mediante la teoria dell'aeroelasticità o su modelli in
scala in galleria del vento. Per costruzioni di forma e tipologia
ordinarie,semplici e di limitata estensione, ovvero poco sensibili all'azione
dinamica del vento, è possibile descrivere le azioni indotte dal vento
caricando la struttura con sistemi di forze o di pressioni i cui effetti siano
equivalenti a quelli del vento in regime turbolento, considerando la
direzione del vento orizzontale (formulazione quasi-statica equivalente).
Per il calcolo delle azioni del vento sulla struttura si parte
dall'individuazione della velocità di riferimento:
𝑉𝑏: definita come il valore massimo della velocità media su un intervallo di
tempo di 10 minuti del vento, misurata a 10 metri dal suolo, su un terreno di
II categoria. Tale velocità corrisponde ad un periodo di ritorno Tr = 50
anni, ovvero ad una probabilità di essere superata in un anno del 2%. Per
località poste a quota inferiore o uguale a 1500 m sul livello del mare, tale
velocità si può calcolare mediante le formule fornite dalla normativa
vigente. Per altitudini superiori a 1500 m, i valori della velocità di
38
riferimento non dovranno essere inferiori a quelli calcolati per quota 1500
m, e si dovranno ricavare da indagini statistiche adeguatamente
comprovate.
3.2.4.1 Pressione cinetica di riferimento del vento e Azioni Statiche
Equivalenti
Facendo riferimento alla formulazione quasi-statica equivalente, le azioni
statiche del vento si traducono in pressioni e depressioni agenti
normalmente alle superfici sia esterne che interne degli elementi che
compongono la costruzione. Le pressioni esterne ed interne sono definite
rispettivamente con l'espressione :
We = 𝐶𝑒𝑥𝐶𝑝𝑒𝑥𝐶𝑑𝑥𝑞𝑏
Wi = 𝐶𝑒𝑥𝐶𝑝𝑖𝑥𝐶𝑑𝑥𝑞𝑏
We= Pressione esterna del vento
Wi= Pressione interna del vento
𝐶𝑒= Coefficiente di esposizione
𝐶𝑝𝑒= Coefficiente di Pressione esterna
𝐶𝑝𝑖= Coefficiente di Pressione interna
𝐶𝑑= Coefficiente dinamico
𝑞𝑏 = Pressione cinetica di riferimento del vento
39
𝐹𝑊𝑥 = 𝑞𝑟𝑒𝑓 ∗ 𝐶𝑒 ∗ 𝐶𝑑 ∗ 𝐶𝑓𝑥
𝐹𝑊𝑧 = 𝑞𝑟𝑒𝑓 ∗ 𝐶𝑒 ∗ 𝐶𝑑 ∗ 𝐶𝑓𝑧
𝑀𝑦 = 𝐹𝑊𝑧 ∗ (𝑑/4)
𝐶𝑓𝑥 = Coefficiente di forza in direzione X
𝐶𝑓𝑧 = Coefficiente di forza in direzione Z
𝐹𝑊𝑥 = Pressione del vento in direzione X
𝐹𝑊𝑧 = Pressione del vento in direzione Z
𝑀𝑦 = Momento torcente dovuto alla pressione del vento in direzione Z
𝐶𝑓𝑥 = 0,85
𝐶𝑓𝑧 = 0,73
𝐹𝑊𝑥 = 241,07 𝑑𝑎𝑁/𝑚𝑞
𝐹𝑊𝑧 = 208,85 𝑑𝑎𝑁/𝑚𝑞
𝑀𝑦 = 155497,56 𝑑𝑎𝑁 ∗ 𝑚
40
Nello sviluppo delle combinazioni di carico di progetto si deve distinguere
poi tra vento agente sul vento a ponte scarico e vento agente sul ponte a
ponte carico, ovvero quando transitano i convogli ferroviari. La superficie
dei convogli ferroviari transitanti sul ponte a ponte carico si assimila ad una
parete continua di altezza 4 m dal PF indipendentemente dal numero di
convogli presenti sul ponte, che induce delle sollecitazioni torcenti
sull'impalcato.
3.2.4.2 Azione tangente del vento
L'azione tangente del vento parallela alla direzione del vento sarà valutata
con l'espressione :
𝑃𝑓 = 𝐶𝑒 𝑥 𝐶𝑓 𝑥 𝑞𝑏
𝐶𝑒 = Coefficiente di esposizione
41
𝐶𝑓 = Coefficiente di attrito funzione della scabrezza della superficie sulla
quale il vento esercita l'azione tangente
𝑞𝑏 = Pressione cinetica di riferimento del vento
3.2.4.3 Pressione cinetica di riferimento
Zona di Vento : 4
Si riporta la zona di vento a cui appartiene il sito su cui sorge la
costruzione.
Quota sul livello del mare del sito su cui sorge la costruzione : 8 m
Nel nostro caso :
𝑉𝑏 = 28 𝑚/𝑠𝑒𝑐
42
Il tempo di ritorno di calcolo è pari a 50 anni.
Eventuali riduzioni del tempo di ritorno minimo ( 50 anni ) devono essere
autorizzate dal Ministero dei LL.PP. Per costruzioni di grande importanza è
consentito adottare valori del tempo di ritorno superiori a quelli minimi di
normativa.
𝑉𝑏 (𝑇𝑟) = 𝛼𝑅 𝑥 𝑉𝑏
𝛼𝑅= 1
𝑉𝑏 (Tr) = 28 𝑚/𝑠𝑒𝑐
Per altezza massima delle costruzioni non superiore a 200 m, altezza oltre la
quale è necessario sviluppare studi specifici, nel calcolo delle pressioni del
vento si fa riferimento a :
𝑞𝑏 = Pressione cinetica di riferimento del vento
𝑞𝑏 = 49 𝑑𝑎𝑁/𝑚𝑞
3.2.4.4 Coefficiente di Esposizione
Il coefficiente di esposizione dipende dalla categoria di esposizione del sito,
dal coefficiente di topografia definito di seguito, dall'altezza della
costruzione, e dalla classe di rugosità del terreno.
Z = Altezza della costruzione in metri
Z = 16,65 m
43
Categoria di esposizione del sito : I
La categoria di esposizione del sito viene ricavata dal seguente
abaco,tenendo conto della classe di rugosità del terreno :
Le classi di rugosità del terreno sono le seguenti :
[A]
Aree urbane in cui almeno il 15% della superficie sia coperto da edifici la
cui altezza media superi i 15 m;
[B]
Aree urbane (non di classe A), suburbane, industriali e boschive;
[C]
44
Aree con ostacoli diffusi (alberi, case, muri, recinzioni, .. ) aree con rugosità
non riconducibile alle classi A,B,D;
[D]
Per l'assegnazione delle classi di rugosità A o B è necessario che la
situazione che contraddistingue la classe permanga intorno alla costruzione
per non meno di 1 Km e comunque non meno di 20 volte l'altezza della
costruzione. Comunque in ogni caso è consigliabile scegliere le classi più
sfavorevoli.
Classe di rugosità del terreno corrente : D
Coefficienti da cui dipende 𝐶𝑒, che sono funzione della categoria di
esposizione del sito :
𝐾𝑟 = 0,17
𝑍𝑜 = 0,01
𝑍𝑚𝑖𝑛 = 2
𝐶𝑡 = Coefficiente di Topografia, funzione della forma del terreno su cui
sorge la costruzione.
𝐶𝑡 = 1
𝐶𝑒 = Coefficiente di esposizione
𝐶𝑒 = 3,09
45
3.2.4.5 Coefficiente di Topografia
Il coefficiente di Topografia 𝐶𝑡, dipende dalla forma del terreno su cui
sorge la costruzione e dalla sua ubicazione rispetto a pendii, cigli di pendii,
colline ,ecc.
Nel nostro caso 𝐶𝑡 = 1
Nel caso di costruzioni o elementi di grande estensione, si deve inoltre
tenere conto delle azioni tangenti esercitate dal vento. Si riporta di seguito
quindi il calcolo dell'azione tangente per unità di superficie parallela alla
direzione del vento
𝐶𝑓 = Coefficiente di attrito funzione della scabrezza della superficie su cui
si esercita l'azione tangente
𝑃𝑓 = Carico tangente unitario agente sulla superficie
Per superficie liscia ( acciaio, cemento a faccia vista ..)
𝐶𝑓 = 0,01
𝑃𝑓 = 1,51 𝑑𝑎𝑁/𝑚𝑞
46
3.2.4.6 Coefficiente dinamico
Il Coefficiente dinamico tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non
contemporaneità delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi
dovuti alle vibrazioni strutturali.
b = 10 m
h = 15,65 m
Per edifici a struttura in acciaio si ha :
Cd = 1 (Coefficiente dinamico valutato sperimentalmente)
3.2.5 Azioni variabili ambientali: Carichi variabili da neve secondo
NTC2008 e EC1
Il carico neve sarà valutato con l'espressione :
𝑞𝑠 = 𝑖 ∗ 𝑞𝑠𝑘 ∗ 𝐶𝐸 ∗ 𝐶𝑡
𝑞𝑠 = Carico neve sulla copertura
𝑖 = Coefficiente di forma della copertura
𝑞𝑠𝑘 = Valore caratteristico di riferimento del carico neve al suolo di cui
alpunto 3.4.2 della Normativa/2008
𝐶𝐸= Coefficiente di esposizione di cui al punto 3.4.3 della Normativa/2008
𝐶𝑡= Coefficiente termico di cui al punto 3.4.4 della Normativa/2008
47
3.2.5.1 Carico neve al suolo
Il carico neve al suolo dipende dalle condizioni locali del clima e dalla zona
di appartenenza. Si riporta di seguito la zona di appartenza del sito su cui
sorge la costruzione :
La Normativa 2008 individua le seguenti zone riguardo al valore
caratteristico del carico neve al suolo :
Zona I - Alpina
Zona I - Mediterranea
Zona II , Zona III
48
Inoltre il carico neve al suolo può variare in funzione del tempo di ritorno
che secondo la legislazione tecnica vigente è pari a 50 anni, e non sono
fornite al momento formule per l'adozione di tempi di ritorno maggiori di
50 anni. La costruzione sarà realizzata in Provincia di Trapani .
Zona di neve : III
𝑎𝑠= Quota sul livello del mare del sito di realizzazione della costruzione
(<= 1500 m)
𝑎𝑠 = 8 metri
𝑞𝑠𝑘= 0,60 𝑘𝑁/𝑚𝑞
Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si dovrà fare
riferimento alle condizioni locali del clima e di esposizione utilizzando
comunque valori del carico neve non inferiori a quelli previsti per 1500 m.
𝐶𝐸 = 0,9
BATTUTA DAI VENTI : Costruzione situata in aree pianeggianti non
ostruite esposte su tutti i lati senza costruzioni o alberi più alti.
𝐶𝑡 = 1
Coefficiente Termico tiene conto della riduzione del carico neve a causa
dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della
costruzione. Tale coefficiente tiene conto delle proprietà di isolamento
49
termico del materiale utilizzato in copertura, ed in assenza di opportuna
valutazione può essere assunto pari ad 1.
3.2.5.2 Coefficienti di forma per il carico neve e condizioni di carico su
coperture a falde piane
Ai fini del calcolo si assume che la neve non sia impedita di scivolare. Se
l'estremità più bassa della singola falda termina con un parapetto, una
barriera od altre ostruzioni, allora il coefficiente di forma della falda non
potrà essere assunto inferiore a 0.80, indipendentemente dall'angolo di
inclinazione della copertura. Per il calcolo del carico neve si devono
considerare le due seguenti principali disposizioni di carico :
- Carico da neve non accumulata sul piano della copertura
- Carico da neve accumulata sul piano della copertura, conseguente ad
azioni quali il vento
La copertura è del tipo a falda unica , e si riportano di seguito i coefficienti
di forma :
Altezza della falda H = 0 metri
Lunghezza della falda L = 44,3 metri
Pendenza della falda = 0 ° - ( 0 %)
1 = 0,8
50
Si considera solamente la condizione di carico seguente, valida per
entrambi i casi di carico neve accumulata e non accumulata.
𝑞𝑠11 = 43,20 𝑑𝑎𝑁/𝑚𝑞
3.2.6 Azioni variabili ambientali: Temperatura
Per le azioni della temperatura si faccia riferimento alle NTC 2008.
In assenza di studio termodinamico degli effetti della temperatura, si
assumono i seguenti campi di variazione :
1. Impalcato in c.a. e c.a.p.deltaT= -/+ 15°C
2. Impalcato a struttura mista acciaio-calcestruzzo -/+15°C
3. Impalcato con strutture in acciaio e armamento su ballast -/+ 20°C
4. Impalcato con strutture in acciaio ed armamento diretto -/+25°C
5. Strutture in calcestruzzo -/+15°C
51
Esclusivamente per il calcolo delle escursioni dei giunti e degli apparecchi
di appoggio la variazione di temperatura di cui al precedente capoverso
vanno incrementate del 50%.
In aggiunta alla variazione termica uniforme si considera un gradiente di
temperatura di 5°C tra estradosso e intradosso di impalcato con verso da
determinare caso per caso.
Nel caso di impalcati a cassone in calcestruzzo, andrà considerata una
differenza di temperatura di 5°C con andamento lineare nello spessore delle
pareti e nei due casi di temperatura interna maggiore/minore dell'esterna.
Nei ponti a struttura mista acciaio-calcestruzzo, andrà considerata anche
una differenza di temperatura di 5°C tra soletta in calcestruzzo e la trave in
acciaio.
Anche per le pile si dovrà tener conto degli effetti termici e ritiro
differenziale.
Per le usuali tipologie di pile cave, salvo accurate determinazioni, si
potranno adottare le seguenti ipotesi approssimate :
- differenza di temperatura tra interno ed esterno pari a 10°C, considerando
modulo E ridotto.
- ritiro differenziale fusto-fondazione (fusto/pulvino) considerando un
plinto (pulvino) parzialmente stagionato, con deformazione da ritiro non
esaurita, per cui si potrà considerare un ritiro differenziale del 50% di
quello a lungo termine con E ridotto ad 1/3 di quello misurato;
52
- variazione termica uniforme tra fusto, pila, zattera pari a 5°C ( zattera più
fredda della pila e viceversa) con variazione lineare tra estradosso zattera ed
un'altezza di 5 volte lo spessore della parete della pila.
Per la verifica delle deformazioni orizzontali e verticali degli impalcati, con
l'esclusione delle analisi di comfort, si dovranno considerare differenze di
temperatura tra estradosso e intradosso e fra le superfici laterali più esterne
degli impalcati di 10°C.
Per il calcolo delle effetti di interazione statica binario-struttura, si potranno
considerare i seguenti effetti termici sul binario:
- in assenza di apparecchi di dilatazione del binario, si potrà considerare
nulla la variazione termica del binario, essendo essa ininfluente ai fini della
valutazione delle reazioni nei vincoli fissi e delle tensioni aggiuntive nelle
rotaie e non generando essa scorrimenti relativi binario-impalcato;
- in presenza di apparecchi di dilatazione del binario, si assumeranno
variazioni termiche del binario pari a +30°C e -40°C rispetto alle
temperatura di regolazione del binario stesso.
Nel caso di impalcato in acciaio esse dovranno essere applicate
contemporaneamente alle variazioni termiche dell'impalcato con lo stesso
segno.
Nel caso di impalcati in c.a.p. o misti in acciaio-calcestruzzo, occorrerà
considerare nella combinazione con altre azioni, la condizione più
sfavorevole tra :
53
1. nella prima condizione è nulla la variazione termica dell'impalcato e
massima in valore assoluto quella della rotaia
2. nella seconda è nulla la variazione termica della rotaia e massima in
valore assoluto quella dell'impalcato.
3.2.7 Azioni variabili ambientali: Effetti di interazione statica Treno-
Binario-Struttura
Nei casi in cui si abbia continuità tra il ponte ed il rilevato a tergo delle
spalle ad una o ad entrambe le estremità del ponte (ipotesi di assenza, ad
uno o ad entrambi gli estremi del ponte, di apparecchi di dilatazione del
binario) si dovrà tenere conto degli effetti di interazione tra binario e
struttura.
Le suddette azioni dovranno essere portate in conto nel progetto di tutti gli
elementi della struttura (impalcati, apparecchi di appoggio, pile, spalle,
fondazioni, ecc.) e dovranno essere tali da non compromettere le condizioni
di servizio del binario(tensioni sulla rotaia, e scorrimenti binario-
impalcato).
Devono essere considerati gli effetti di interazione binario/struttura prodotti
da :
- Frenatura e Avviamento dei treni
- Variazioni termiche della struttura e del binario
- Deformazioni dovute ai carichi verticali
Gli effetti di interazione prodotti da viscosità e ritiro nelle strutture in c.a. e
54
c.a.p. dovranno essere prese in conto ove rilevanti.
La rigidezza del sistema appoggio/pile/fondazioni, da considerare per la
valutazione degli effetti delle interazioni statiche, dovrà essere calcolata
trascurando lo scalzamento nel caso di pile in alveo.
La verifica di sicurezza del binario andrà condotta considerando la
combinazione caratteristica (SLE), adottando per le azioni termiche
coefficienti psi0=1,0.
3.2.8 Azioni variabili ambientali: Effetti aerodinamici associati al
passaggio dei convogli ferroviari
Il passaggio dei convogli ferroviari induce sulle superfici situate in
prossimità della linea ferroviaria onde di pressione e depressione, che
possono essere modellate come azioni statiche agenti nelle zone delle
strutture prossime alla testa ed alla coda del treno. Si riporta di seguito il
calcolo dei valori caratteristici delle suddette azioni.
55
3.2.8.1 Superfici verticali parallele al binario
Figura 1-15 – Superfici verticali parallele al binario
Velocità di progetto = 200 km/h. Le azioni aerodinamiche su superfici
parallele al binario sono pari a:
𝑞1𝑘= 0,23 𝑘𝑁/𝑚𝑞
56
3.2.8.2 Superfici orizzontali parallele al binario
Figura 1-16 – Superfici orizzontali parallele al binario
Velocità di progetto = 200 km/h .Le azioni aerodinamiche su superfici
orizzontali poste sopra il binario sono pari a:
𝑞2𝑘= 0,31 𝑘𝑁/𝑚𝑞
Le azioni agenti sul bordo di elementi nastriformi attraversanti i binari,
come le passerelle, possono essere ridotte di un fattore pari a 0,75 per una
larghezza fino a 1,50 m.
57
3.2.8.3 Superfici orizzontali adiacenti al binario
Figura 1-17 – Superfici orizzontaliadiacenti al binario
Velocità di progetto = 200 km/h .Le azioni aerodinamiche su superfici
orizzontali adiacenti al binario sono pari a:
𝑞3𝑘 = 0,07 𝑘𝑁/𝑚𝑞
Le azioni saranno sommate, se ci sono binari su entrambi i lati
dell'elemento strutturale da calcolare.
58
3.2.8.4 Superfici multiple a fianco del binario sia verticali che orizzontali
o inclinate
Figura 1-18 – Superfici multiple a fianco del binario
Velocità di progetto = 200 km/h .Le azioni aerodinamiche su superfici
multiple parallele al binario sono pari a:
𝑞4𝑘 = 0,37 𝑘𝑁/𝑚𝑞
.
59
3.2.8.5 Superfici che circondano interamente il binario
Figura 1-18 – Superfici che circondano interamente il binario
3.2.9 Azioni eccezionali
3.2.9.1 Rottura della catenaria
Rottura del cavo di alimentazione elettrica con forma a catenaria nel punto
più sfavorevole per la struttura del ponte.
La forza trasmessa alla struttura in conseguenza di un simile evento si
considererà come una forza di natura statica agente in direzione parallela
all'asse dei binari e di intensità pari a -/+ 20 kN applicata sui sostegni del
cavo di alimentazione.
In funzione del numero di binari presenti sul ponte si assumerà la rottura
60
simultanea di :
1 catenaria - per ponti con 1 binario
2 catenarie - per ponti con un numero di binari compreso tra 2 e 6
3 catenarie - per ponti con più di 6 binari
Nelle verifiche si considereranno rotte le catenarie che danno gli effetti più
sfavorevoli.
3.2.9.2 Deragliamento al di sopra del ponte - caso 1
Si considerano due carichi 𝑞𝐴1𝑑 = 60 𝑘𝑁/𝑚 comprensivo dell'effetto
dinamico per ciascuno di essi.
Trasversalmente i carichi distano tra loro di S= scartamento del binario e
possono assumere tutte le posizioni indicate in figura sovrastante.
Per questa condizione sono tollerati danni locali, purchè possano essere
facilmente riparati, mentre sono da evitare danneggiamenti alle strutture
portanti principali.
Figura 1-19 – Caso1
61
3.2.9.3 Deragliamento al di sopra del ponte - caso 2
Si considera un unico carico lineare 𝑞𝐴2𝑑 = 80 𝑘𝑁/𝑚 esteso per 20 m e
disposto con una eccentricità massima, lato esterno di 1,50 s rispetto all'asse
del binario. Per questa condizione convenzionale di carico andrà verificata
la stabilità globale dell'opera come il ribaltamento dell'impalcato ed il
collasso della soletta. Per impalcati metallici con armamento diretto questo
caso andrà considerato solo per verifiche globali.
Figura 1-20 – Caso 2
3.2.9.4 Deragliamento al di sotto del ponte
Nel posizionamento degli elementi strutturali in adiacenza alla ferrovia, ad
eccezione delle gallerie artificiali a parete continua, occorre tenere conto
che per una zona di larghezza 3,50 m misurata perpendicolarmente dall'asse
del binario più vicino, vige il divieto di inedificabilità assoluta.
62
A distanze superiori di 4,50 m è consentita la realizzazione di pilastri
isolati. Per distanze intermedie dovranno essere previsti elementi strutturali
aventi rigidezza via via crescenti con il diminuire della distanza dal binario.
Le azioni prodotte dal treno deragliato sugli elementi verticali di sostegno
adiacenti la sede ferroviaria si rimanda a §3.6.3.4 delle NTC2008.
3.2.10 Carichi Stato limite di fatica
Le verifiche a fatica per Danneggiamento saranno condotte con la legge di
Palmgren-Miner e considerando la curva caratteristica del dettaglio.
Ciascun convoglio ferroviario normalizzato per verifiche a fatica attraversa
il ponte, determinando il relativo delta di tensione nel dettaglio per
procedere poi alle verifiche di danneggiamento.
Per ponti a due o più binari i vari treni di fatica devono essere applicati al
massimo a due binari, nelle posizioni più sfavorevoli.
Per tenere in conto gli effetti dinamici derivanti dal movimento dei treni
reali in servizio, le sollecitazioni prodotte dal carico statico di un treno che
viaggia a velocità v deve poi essere moltiplicato per :
1 + (1/2) ∗ 𝑓1 + (1/4) ∗ 𝑓2, come definiti in EC1 - parte 3 appendice E
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO1) = 0.437406x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO2) = 0.437736x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO3) = 0.182979x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO4) = 0.182353x10^6
63
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO5) = 0.255556x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO6) = 0.438155x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO7) = 0.291787x10^6
N°.passaggi convoglio dur. vita utile del ponte(TRENO8) = 0.219324x10^6
𝑛𝑥= Numero di cicli indotti dal treno di tipo 𝑇𝑟𝑒𝑛𝑜𝑥 durante la vita utile del
ponte
𝑁𝑥= Numero di cicli a rottura indotti dal tipo di 𝑇𝑟𝑒𝑛𝑜𝑥
Si dovrà poi verificare con la legge di Palmgren-Miner che per il dettaglio
in esame risulti :
(n1/N1 + n2/N2 + n3/N3 + n4/N4 + n5/N5 + n6/N6 + n7/N7 + n8/N8)<=1
Figura 1-21 – Treno tipo 1
67
Figura 1-28 – Treno tipo 8
3.3 Azioni Sismiche
Il riferimento per la descrizione del moto sismico è costituito dallo spettro
di risposta elastico, indicato nel D.M. 14/01/2008 dall’equazione 3.2.4:
nelle quali T ed Se sono, rispettivamente, periodo di vibrazione ed
accelerazione spettrale orizzontale. Nelle stesse inoltre:
68
S è il coefficiente che tiene conto della categoria di sottosuolo e delle
condizioni topografiche mediante la relazione S = SS·ST, essendo SS il
coefficiente di amplificazione stratigrafica (D.M. 14/01/2008 Tab. 3.2.V) e
ST il coefficiente di amplificazione topografica (D.M. 14/01/2008 Tab.
3.2.VI);
h è il fattore che altera lo spettro elastico per coefficienti di smorzamento
viscosi convenzionali diversi dal 5%, secondo la 3.2.6 del D.M.
14/01/2008;
Fo è il fattore che quantifica l’amplificazione spettrale massima, su sito di
riferimento rigido orizzontale;
TC è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello
spettro, dato da TC = CC·TC*, dove TC* è definito in D.M. 14/01/2008 -
§3.2 e CC è un coefficiente funzione della categoria di sottosuolo (D.M.
14/01/2008 Tab. 3.2.V);
TB = TC/3 è il periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro ad
accelerazione costante;
TD = 4.0 · ag/g + 1.6 è il periodo corrispondente all’inizio del tratto a
spostamento costante, espresso in secondi.
Ai fini della determinazione dello spettro di progetto dell’azione sismica,
vengono definiti i seguenti parametri, che sono inseriti nel foglio di calcolo
elettronico messo a disposizione dal Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici:
69
- vita nominale della costruzione: VN = 200 anni;
- classe d’uso III, cui corrisponde un coefficiente d’uso: CU = 1.5.
Ne consegue che il periodo di riferimento è VR = VN CU ≥ 300 anni.
La condizione più sfavorevole della Tratta è alle seguenti coordinate
geografiche:
Latitudine 37° 40’ 23,45’’, Longitudine 12° 34’ 52,45’’
70
Per definire lo spettro di risposta elastico è necessario identificare la
categoria del sottosuolo. Nel caso in esame le indagini geognostiche hanno
riscontrato la categoria D, con categoria topografica T1.
Sulla base di quanto stabilito, si ottengono i parametri riportati nella
seguente tabella.
71
STATO
LIMITE
TR[anni] ag
[g]
Fo
[-]
TC*
[s]
TB
[s]
TC
[s]
TD
[s]
SLO 120 0.03482 2.4746 0.2353 0.08 0.24 1.74
72
STATO
LIMITE
TR[anni] ag
[g]
Fo
[-]
TC*
[s]
TB
[s]
TC
[s]
TD
[s]
SLD 201 0.04267 2.4977 0.27 0.09 0.27 1.77
73
STATO
LIMITE
TR[anni] ag
[g]
Fo
[-]
TC*
[s]
TB
[s]
TC
[s]
TD
[s]
SLV 1898 0.0954 2.6405 0.3525 0.12 0.35 1.98
74
STATO
LIMITE
TR[anni] ag
[g]
Fo
[-]
TC*
[s]
TB
[s]
TC
[s]
TD
[s]
SLC 2475 0.1042 2.6524 0.36 0.12 0.36 2.02
Si trascurano gli effetti sismici, in quanto, relativamente alle azioni verticali
sull’impalcato, le sollecitazioni generate dai convogli di progetto sono
superiori a quelle generate dal convoglio sismico e dalle relative forze
verticali di inerzia.
75
STATO LIMITE
verticale
ag V [g] Fv
[-]
TC*
[s]
TB
[s]
TC
[s]
TD
[s]
SLO 0.03468 0.622 0.2348 0.05 0.15 1.00
SLD 0.04251 0.695 0.27 0.05 0.15 1.00
SLV 0.09519 1.10 0.3525 0.05 0.15 1.00
SLC 0.10404 1.155 0.36 0.05 0.15 1.00
Se(T) = 𝑎𝑔 ∗ 𝑆 ∗ 𝜂 ∗ 𝐹𝑣 = 0.120 𝑝𝑒𝑟𝑇𝐵 < 𝑇 < 𝑇𝐶
4. CAPITOLO
4.1 Modellazione agli elementi finiti
In questo capitolo sono riportati i risultati dell’analisi modale del ponte
oggetto di studio. Vengono presentate le caratteristiche dinamiche (forme
modali e periodi di vibrazione) e le sollecitazioni dedotte introducendo lo
spettro di progetto.
4.2 Analisi Modale
Sull'impalcato in assenza dei dispositivi di isolamento è stata effettuata
un'analisi dinamica lineare. Come spettro di progetto è stato considerato lo
spettro di risposta elastico, ovvero non sono state considerate le capacità
dissipative della struttura. Si è scelto quindi di studiare solamente la
sovrastruttura, e di valutare le azioni da essa trasmesse alla sottostruttura.
Un'analisi sismica più accurata dovrebbe comprendere lo studio dell'intero
viadotto, di cui l'arco oggetto di studio costituisce la campata principale. In
questo modo sarebbe inoltre possibile valutare l'eventualità di pile che
oscillano anche in opposizione di fase, eventualità assai pericolosa che non
76
può non essere presa in considerazione per un adeguato progetto degli
apparecchi di appoggio e dei giunti tra i diversi impalcati.
In base a quanto specificato al §7.3.3.1 delle NTC 2008, devono essere
considerati tutti i modi con massa partecipante superiore al 5% e comunque
un numero di modi la cui massa partecipante totale sia superiore al 85%. La
tabella riportata nella pagina seguente mostra i coefficienti delle masse
partecipanti per i primi 10 modi di vibrare. I valori derivano dall'analisi
modale effettuata con il software SAP2000..
Come si può osservare,affinché la massa partecipante risulti superiore al
85% in tutte e tre le direzioni principali non è sufficiente considerare i primi
10 modi di vibrare. In particolare risulta molto bassa la massa partecipante
in direzione X (ovvero lungo l'asse longitudinale). La massa partecipante
significativa è quella in direzione Y, che risulta superiore al 85% prendendo
in considerazione i primi dieci modi.
Figura 1-29 – Primo modo di vibrare
81
Figura 1-38 – Decimo modo di vibrare
Figura 1-39 – Valori tabellari dei modi di vibrare
Le masse partecipanti lungo le tre direzioni X, Y, Z sono superiori all’85%,
limite inferiore imposto in normativa, quindi la massa eccitata è sufficiente.
83
Figura 1-41– Sisma direzione Z
4.2.1 Stato limite di salvaguardia della vita
Questo stato limite vede una condizione nella quale la costruzione subisce
rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e significativi
danni dei componenti strutturali cui si associa una perdita significativa di
rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali; la costruzione conserva
invece una parte della resistenza e rigidezza per azioni verticali e un
margine di sicurezza nei confronti del collasso per azioni sismiche
orizzontali.
84
Figura 1-42– SLV 1
Nello SLV 1 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura(valore unitario)
Treno di carico LM71 binario destra e sinistra(valore di 0.2)
Azione di frenatura Treno LM71 (valore di 0.1)
Sisma in direzione X considerato (valore unitario)
Sisma in direzione Y (valore di 0.3)
Sisma in direzione Z (valore di 0.3)
85
Figura 1-43– SLV 2
Nello SLV 2 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura (valore unitario)
Treno di carico LM71 binario destra e sinistra (valore di 0.2)
Azione di frenatura Treno LM71 (valore di 0.1)
Sisma in direzione X considerato (valore di 0.3)
Sisma in direzione Y (valore unitario)
Sisma in direzione Z (valore di 0.3)
86
Figura 1-44– SLV 3
Nello SLV 3 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura (valore unitario)
Treno di carico LM71 binario destra e sinistra (valore di 0.2)
Azione di frenatura Treno LM71 (valore di 0.1)
Sisma in direzione X considerato (valore di 0.3)
Sisma in direzione Y (valore di 0.3)
Sisma in direzione Z (valore unitario)
87
Figura 1-45– SLV 4
Nello SLV 4 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura (valore unitario)
Sisma in direzione X considerato (valore unitario)
Sisma in direzione Y (valore di 0.3)
Sisma in direzione Z (valore di 0.3)
Figura 1-46– SLV 5
88
Nello SLV 5 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura (valore unitario)
Sisma in direzione X considerato (valore di 0.3)
Sisma in direzione Y (valore unitario)
Sisma in direzione Z (valore di 0.3)
Figura 1-47– SLV 6
Nello SLV 6 vengono combinati i seguenti carichi:
Peso proprio della struttura (valore unitario)
Sisma in direzione X considerato (valore di 0.3)
Sisma in direzione Y (valore di 0.3)
Sisma in direzione Z (valore unitario)
89
5. CAPITOLO
5.1 Verifica all’instabilità dell’arco
In riferimento alla combinazione SLU risulta uno sforzo normale max pari a
5739.378 KN nelle membrature dell’arco. Le dimensioni dei vari profili
utilizzati nella struttura dell’arco sono:
Asta principale Tubo 609x25mm
Aste secondarie Tubo 219.1x12mm
Asta più
sollecitata
Figura 1-48– Arco con sforzo normale max
Figura 1-49– Arco con sforzo normale max
90
Per l'arco viene eseguita una verifica "semplificata" considerando
l'instabilità del singolo arco nel suo piano.
Con riferimento al § H.3 della UNI ENV 1993-2: 2002, il carico critico
𝑵𝒄𝒓di un arco nel proprio piano è espresso da:
𝑵𝒄𝒓 si riferisce alla forza in corrispondenza degli appoggi;
s è la semilunghezza dell'arco;
𝑬𝑱𝒚 è la rigidezza flessionale dell'arco nel piano di instabilità;
𝛽 è il fattore relativo alla lunghezza di libera inflessione.
Per archi con catena tesa e tiranti di sospensione i fattori di instabilità β
sono forniti dalla figura H.4 della citata norma, riprodotta nella Figura 6.1.
Nel caso in esame
𝑓
𝑙≅ 0.25
m=11 𝛽 = 0.5
s=26mt
𝑵𝒄𝒓 =24148 kN
91
Si considera agente sull'arco la sola forza di compressione massima derivante dalla
configurazione dove i carichi tandem da traffico sono collocati in corrispondenza
della mezzeria. Tale sollecitazione è stata valutata nel modello più accurato,
realizzato per lo studio statico. Essa vale
𝑵𝑒𝑑 = 5739.378 kN
Con riferimento al paragrafo 4.2.4.1.3.1 del DM 14/01/2008 si ha (sezione di classe
1):
𝑌𝑀1 =1.1
F𝑦 = 420 N/mm2
A = 459500 mm2
𝜆 = 𝐴𝑓𝑦
𝑁𝑐𝑟
= 2.82
92
𝛼 = 0.21
Φ = 0.5 1 + 𝛼 𝜆 − 0.2 + 𝜆2 = 4.75
𝜒𝑚𝑖𝑛 = 𝜒𝑦 = 𝜒𝑧 = 𝜒 =1
Φ + Φ2 − 𝜆2= 0.12
𝑁𝑒𝑑
𝑁𝑏 ,𝑅𝑑
=𝑁𝑒𝑑
𝜒𝐴𝑓𝑦∕𝛾𝑀1
=5739.378
25376= 0.30 ≤ 1
La verifica si ritiene soddisfatta.
5.2 Verifica all’instabilità della struttura reticolare
Per gli elementi della trave reticolare si prevede un’imbottitura di 15mm
posta a 𝑙
3 ;
2
3𝑙 dal primo estremo.
Dati angolare 100x100x10:
A=19.15𝑥102 𝑚𝑚2
𝐴𝑖𝑚𝑏 . = 1500𝑚𝑚2
93
𝐴𝑡𝑜𝑡 . = 𝐴𝑖𝑚𝑏 . + 2𝐴 = 53.3𝑥102𝑚𝑚2
𝑦𝐺 = 16.1 𝑚𝑚
𝐼𝑦 = 718.29𝑥104𝑚𝑚4
𝐼𝑧 = 359.22𝑥104𝑚𝑚4
𝑖𝑦 = 𝐼𝑦
𝐴= 36.71𝑚𝑚
𝑖𝑧 = 𝐼𝑧𝐴
= 25.96𝑚𝑚
NEd è l'azione di compressione di calcolo = 𝟏𝟖𝟖.𝟒𝟓𝒌𝑵
Lunghezza asta 𝐿 = 4.75𝑚𝑡
Acciaio tipo S450.
Lo schema statico è lo stesso nei due piani anche nelle lunghezze libere di
inflessione che sono uguali (asta incernierata-incernierata)
𝑙0 = 𝑙0𝑦 = 𝑙0𝑧 = 4.50𝑥103𝑚𝑚
Dalla tabella delle curve di instabilità si ricava che per i profili a doppia L si
ha una curva di instabilità pari a "c" e quindi un fattore di imperfezione
𝛼 = 0.49
94
Poiché la lunghezza libera di inflessione e la curva di instabilità sono uguali
per entrambi i piani ortogonali agli assi principali di inerzia, la resistenza
minima all’instabilità si avrà nel piano ortogonale all’asse debole (asse z).
𝜆𝑧 =𝑙0
𝑖𝑧=
4.50𝑥103
25.96= 173.34
𝜆′𝑧 =𝑙/3
𝑖𝑧=
1.50𝑥103
25.96= 57.78
𝜆𝑒𝑞𝑢𝑖𝑣𝑎𝑙𝑒𝑛𝑡𝑒 = 𝜆2𝑧 + (𝜆′𝑧)2 = 182.62
𝜆1= 𝜋 𝐸
𝑓𝑦= 66.23
𝜆 𝑒𝑞=𝜆𝑒𝑞
𝜆1=
182.62
66.23= 2.76 (Adimensionalizzata)
𝛷 = 0.5 1 + 𝛼 𝜆 𝑒𝑞 − 0.2 + (𝜆 𝑒𝑞 )2 = 4.94
𝜒 =1
𝛷 + 𝛷2 − (𝜆 𝑒𝑞 )2
= 0.111
Nb,Rd =𝜒𝐴𝑓𝑦𝑘
𝛾𝑀1
= 0.111 ∙ 53.3𝑥103 ∙450
1.05𝑥103= 252.77𝑘𝑁
NEd
Nb,Rd
≤ 1 ⇒ 188.45𝐾𝑁
252.77𝐾𝑁= 0.74 ≤ 1
La verifica risulta soddisfatta.
95
5.3 Verifica Trave principale
Acciaio tipo S450
𝑓𝑦 = 450𝑁/𝑚𝑚 2
𝑡𝑟 = 18𝑚𝑚
𝑏 = 800𝑚𝑚
= 3650𝑚𝑚
Considero la combinazione in cui abbiamo il momento max in mezzeria
pari a 476,9923 𝑘𝑁 ∙ m ed un taglio max di 135,117 𝑘𝑁. Di seguito vengono
raffigurati lo spostamento massimo lungo l’asse Z e la deformata nelle
combinazioni di peso proprio, vento e convogli LM71 in entrambi le direzioni.
Figura 1-50– spostamento lungo z
96
Figura 1-51–deformata
𝑊𝑝𝑙 ,𝑦 = 2 ∙ 𝑆1
2𝑠𝑒𝑧
= 2 800 ∙ 40 ∙ 1805 + (1785 ∙ 18) ∙1785
2
= 208.12 ∙ 106𝑚𝑚3
𝑀𝑝𝑙 ,𝑅𝐷 = 𝑊𝑝𝑙 ,𝑦 ∙𝑓𝑦
𝛾𝑀0
= 208.12 ∙ 106 ∙450
1.05= 89194,29𝑘𝑁 ∙ 𝑚
L’andamento delle tensioni nella sezione è riportato nella figura seguente,
la parte di sinistra si riferisce alle sezione di classe 1 e 2, la seconda a quelle
di classe 3.
97
La verifica a taglio non risente della classificazione delle sezioni e consiste
nel controllare che:
𝑉𝑒𝑑
𝑉𝑐 ,𝑅𝑑
≤ 1
in cui 𝑉𝑒𝑑 è la forza di taglio di calcolo
e 𝑉𝑐 ,𝑅𝑑è la resistenza di calcolo a taglio.
𝑉𝑐 ,𝑅𝑑 =𝐴𝑣 ∙ 𝑓𝑦𝑘
3 ∙ 𝛾𝑀0
dove 𝐴𝑣 è l'area resistente a taglio.
Per il nostro si può assumere:
𝐴𝑣 = 𝐴 − 2𝑏 ∙ 𝑡𝑓 + (𝑡𝑤 + 2𝑟)𝑡𝑓
A=151400𝑚𝑚2
𝑟 = 0
𝐴𝑣 = 151400 − 2 ∙ 800 ∙ 40 + 18 ∙ 40 = 72120𝑚𝑚2
𝑉𝑐 ,𝑅𝑑 =𝐴𝑣 ∙ 𝑓𝑦𝑘
3 ∙ 𝛾𝑀0
=72120 ∙ 450
3 ∙ 1.05= 17864,87 𝑘𝑁
𝑉𝑒𝑑
𝑉𝑐 ,𝑅𝑑
≤ 1 135.117
17864.87= 0.0075
La verifica risulta ampiamente soddisfatta.
98
5.4 Verifica coprigiunto bullonato
Tramite il software Idea Statica, disponibile in versione demo si effettua
una verifica del nodo bullonato.
Profilo M1- 3650x1000
Profilo M2 – 3650x1000
Materiale Acciaio S 235
Bulloni M16 10.9
Piastra ala superiore e inferiore 800x800x20mm
Piastra anima 3370x800x20mm
105
Figura 1-50– Bulloni più sollecitati
5.5 Verifica a fatica
Dopo aver individuato le massime variazioni di sforzo cui sono
sottopostigli elementi della struttura, per proseguire con le verifiche e
necessario definire a quale categoria appartengono i dettagli costruttivi.
Questa classificazione, viene definita dall’Eurocodice3, che permette di
individuare la corretta curva S-N in modo da poter stabilire il numero di
cicli che rappresenta il limite a rottura.
I valori sono stati ricavati tramite l’utilizzo delle tabelle fornite della
normativa, dove sono riportati tutti i dettagli costruttivi, di cui e stato
ricavato il valore ∆𝜎𝑐 , che rappresenta lo sforzo che porta arottura un dato
elemento dopo 2𝑥106 cicli di carico.
La classificazione e basata su due criteri distintivi.
106
- Il tipo di dettaglio: vengono proposti diverse tipologie di dettaglio tra cui
per esempio si trovano le membrature, le membrature forate, le saldature ad
angolo, le saldature di testa, i bulloni, elementi tubolari, piastre ortotrope.
Per ogni tipo di dettaglio sono proposte numerose varianti, per esempio per
quanto riguarda le saldature sono divise in base alla geometria degli
elementi collegati e del cordone.
- Il tipo di sollecitazione: la categoria del dettaglio varia in funzione del tipo
di sollecitazione, quando sottoposto a sforzi assiali, uno stesso dettaglio
appartenente a una data categoria la cambia se sottoposto a tensioni
tangenziali.
Grazie al valore di ∆𝜎𝑐 e possibile definire univocamente la curva di
Wholer corretta. Da questa e poi possibile ricavare i valori di sforzo che
definiscono i cambi di pendenza della curva. Definiti i parametri
caratteristici di ogni curva S-N e possibile ricavare la vita a fatica associata
alla data variazione di sforzo. La relazione che intercorre tra sforzo e
numero di cicli è la seguente:
107
Figura 1-51– Esempio di calcolo della vita a fatica di un elemento a partire dalla
variazione di sforzo, utilizzando la curva S-N pertinente
5.5.1 Verifica a fatica connettori
Si verifica il dettaglio a danneggiamento con il metodo di palmgren-miner
controllando che (paragrafo C4.2.4.1.4.6.2 delle NTC 2008) :
𝐷𝑖 = Σ𝑛𝑖/𝑁𝑖 < 1
i = 1,2,..,8
108
Treno di carico 1
Verifica a danneggiamento del dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori
a pioli - Tensioni Tangenziali: treno1
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau1 = 0,001 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 437400
Num. cicli a rottura = 374113385
Deltasigma = 46,8 MPa
109
Treno di carico 2
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno2
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau2= 0 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 437400
Num. cicli a rottura = 9110304367
Deltasigma = 31,4 MPa
110
Treno di carico 3
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno3
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau3= 0 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 182979
Num. cicli a rottura = 3652824133
Deltasigma = 35,2 MPa
111
Treno di carico 4
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno4
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau4= 0 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 182353
Num. cicli a rottura = 7266911857
Deltasigma = 32,3 MPa
112
Treno di carico 5
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno5
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau5= 0,152 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 255556
Num. cicli a rottura = 1677519
Deltasigma = 92 MPa
113
Treno di carico 6
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno6
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau6= 0,001 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 438155
Num. cicli a rottura = 839937811
Deltasigma = 42,3 MPa
114
Treno di carico 7
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno7
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau 7= 0,014 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 291787
Num. cicli a rottura = 20457359
Deltasigma = 67,3 MPa
115
Treno di carico 8
Verifica a Danneggiamento dettaglio (Palmgren - Miner) per connettori a
pioli - Tensioni Tangenziali: treno8
Classe Dettaglio [MPa] = 90
Dtau 8= 0,008 - Verifica a danneggiamento soddisfatta
Num. cicli attuali = 219324
Num. cicli a rottura = 29099340
Deltasigma = 64,4 MPa
116
6. Conclusioni
Il presente lavoro di tesi ha avuto come oggetto l’analisi dei carichi e la
verifica di un ponte ferroviario ad arco a doppio binario con struttura
portante in acciaio e c.a.
Dopo un capitolo introduttivo relativo alle principali tipologie di ponti
ferroviari utilizzati, sono state illustrate le dimensioni e caratteristiche del
ponte esistente con la sostituzione del ponte oggetto di studio, in base alle
recenti norme italiane.
Il cuore della tesi emerge a partire dal capitolo 3, ovvero l’analisi dei
carichi. In questo capitolo vengono riportate le importanti valutazioni in
merito ai carichi che agiscono sulla struttura in considerazione a quanto
espresso nelle norme sia italiane che europee. Un aspetto importante
riguarda i carichi verticali di modelli di carico, come il treno di carico
LM71, SW0, Carichi treni a fatica e altri. Altro aspetto fondamentale per
una corretta analisi è la considerazione dell’azione sismica essendo che
l’opera ricade in zona altamente sismica, classificata come zona 1.
Successivamente tramite il software Sap2000, viene svolta un’analisi
modale e dedotti i principali modi di vibrare della struttura, considerando
anche allo SLV l’azione sismica.
Infine si conclude la tesi con la verifica di alcuni elementi più sollecitati,
come la verifica a fatica dei connettori e la verifica ad instabilità.
117
Bibliografia
“Norme Tecniche per le Costruzioni” adottate con il D.M. del 14 gennaio
2008 e pubblicate sul S.O. n. 30 alla G.U. n. 29 del 04/02/2008.
“La verifica dei ponti in acciaio secondo eurocodice 3”
Autore: CSPFea – Ing. Stefano Scapin
Norme RFI:
RFI DTC INC PO SP IFS 001 A 27122011
RFI-DTC-INC-PO-SP-IFS-005-A-28122011
RFI DTC INC PO SP IFS 003 A 27122011
"Progettare i collegamenti nelle strutture in acciaio"
Autori: Floridia Sebastiano - Conticello Giovanni (2015)
"Teoria e Tecnica delle strutture", Volume Terzo, Sistemi di Travi,
Interpretazione del Collasso, Parte Prima, Travi metalliche, UTET, Torino.
Pozzati, Ceccoli (1987).
“Lineamenti di infrastrutture ferroviarie”, Volume 2
Autore: Franco Policicchio