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India: CalcuttaL’inferno nel ribollente Bengala

Nel nord est dell’India, proprio nell’insenatura più profonda del Golfo del Bengala, vicino al Bangladesh sorge una città impossibile dalla vita intensa sotto tutti gli aspetti… come ha detto bene Tiziano Terzani Calcutta è India nel vero senso della parola, si può amarla o detestarla, può affascinare o suscitare disgusto, ma è una città che non lascia certamente indifferenti. Qui c’è di tutto: dalle strade più miserabili e brulicanti di rottami umani, abbandonati sui marciapiedi, ai più sontuosi palazzi di ricchi bengalesi che frequentano sofisticati locali notturni… ma in ogni caso l’impatto è sempre scioccante.


Ci si sente catapultati nel caos,nel disordine, in un luogo dovel’umanità pare non avere senso,dove la povertà è in ogni angolo,dove la vita è talmente freneticada confondere il poveroviaggiatore.. dove persinol’umidità penetra nelle ossa,distruggendole, dove la vitasembra veramente impossibile!

Il tutto appare ancora sotto isimboli classici dell’epocavittoriana che si stannosgretolando e scomparendo.


Infatti se vogliamo fare un po’ di storia, Calcutta è stata anche capitale dell’Impero delle Indie Britanniche fino al 1912, quando poi Delhi prese il suo posto.

Il nome della città fu infine ufficialmente cambiato in Kolkata nel Gennaio 2001.. tuttora è una grande metropoli e se sorvoliamo sulla folla e sulla povertà, possiamo anche dire che Kolkata conserva ancora l’aspetto di capitale per i monumenti, i palazzi di marmo bianco, per i vasti spazi verdi, abbastanza curati dove la folla va ad ascoltare discorsi improvvisati e ad osservare le prodezze dei fachiri e degli espositori di scimmie.


Poi ci sono i templi,innumerevoli.. Calcutta e tutto il Bengala sono luoghiprofondamente religiosi.

Uno dei più importanti esignificativi è il Kalicattempio della dea Kalì,tradizionalmente la protettrice di Calcutta.

Lo stesso nome della cittàè nato proprio da questadevozione intensa, infatti in bengalese la città è chiamata Kalilata.


Ebbene in questo tempioche abbonda a dismisura diimmagini sacre della dea, èconservato ed esposto allavenerazione dei fedeli, ilsecondo dito del suo piedesinistro e per questo, ognigiorno, qui si svolgonoinnumerevoli cerimonie eriti di preghiera, anchecon sacrifici di animali soprattutto povere caprette innocenti!Il motivo della devozionea Kalì è legato ad una leggenda particolare:


Kalì (o Sati) moglie di Shiva si erauccisa e allora il marito, disperato,prese piangendo in braccio il suocorpo e cominciò a cullarlo. Iniziò poi a danzare sempre con il corpo trale braccia e la sua “danza cosmica”(simbolo per l’induismo di distruzioneper una rinascita) minacciava didistruggere il mondo. Alloraintervenne Visnù che frantumò in 50 parti il corpo di Kalì. Shiva,alleggerito dal peso, rientrò insé ed il mondo fu salvo. Le 50 partidel corpo della dea cadderosparpagliate sulla terra e detteroorigine a vari santuari. Il secondodito del piede cadde a Calcutta e quisorse il Kalikat..E chiaro che la dea Kali protegge lacittà ed i fedeli, ma vuole in cambiosangue e devozione totale.


Lasciato il caos ed il sudiciume del tempio dove la folla indescrivibile se ne stavaraggomitolata ovunque, semplicemente inerte sui marciapiedi, sui gradini.. paga di esserein un luogo sacro tra offerte di fiori secchi, ceri, cibarie varie ormai andate a male..


...si ricerca sempre un luogo di pace che dia un po’ di respiro e il Memorial Hall dellaRegina Vittoria è uno di questi luoghi.. decisamente più vivibile, anche se meno “indiano”.


L’imponente edificio, in marmobianco, alto 60 metri, su un parcodi 26 ettari, comprende oltre alpalazzo sontuoso e monumentale,un bellissimo parco con specchid’acqua e aiole fiorite.. il gustoinglese si unisce qui allaraffinatezza dell’architetturaMoghul.. insomma, un altro mondo!


Ma il luogo è solo un’oasi di pace,fuori c’è la vera città tra la folla che frastorna ed il caldo umido.

Descrivere questa folla èimpossibile: uomini e donne chevivono ai margini della società, che pregano seduti per terrache invocano carità, che aspettano,rassegnati al loro destino,che sperano forse in una futurareincarnazione migliore…


La città è situata sul fiume Hoogli, praticamente uno dei rami del delta del sacro Gange,per cui gli indiani lo considerano divino e vanno a fare offerte, a bagnarsi e a pregare..


Per le strade poi che vanno verso il fiume, l’indigenza, i forti odori di morte,l’inquinamento, il caldo, lasporcizia.. sono fortissimi eci fanno pensare al valore ditante cose legate alla nostravita, cose a cui noi diamoimportanza e che di frontea questa povertà.. fannovergognare.


Una caratteristica della cittàè poi il famoso Mercato dei fiori che si trova proprio sottol’altrettanto famoso ponteHawarach, che accoglie ognigiorno un milione di persone a piedi, in ricsiò, in autoo in bicicletta… il mercato haun’attività frenetica e continua,sia di giorno che di notte.


La folla vive tra tonnellate di fiori, spazzatura, e odori non sempre floreali. Il vociare, le grida dalla gente, lo strombazzare dei clacson fanno da cornice musicale!


Per terra tra petali sparsi, compaiono grandi cesti pieni di fiori sgargianti dallemolteplici tonalità, ghirlande elaborate, frutto dei più abili artisti del colore.


Spesso accanto a queste meravigliecolorate e profumate… tutte peraddobbare i templi e rendereomaggio alle varie divinità… si fannolargo portatrici, presunte venditrici,sulle cui spalle arcuate dal durolavoro o sul capo, stanno enormi pesisempre di fiori che devono esserevenduti qui al mercato.


Qualcuno ha detto che la vista di Calcutta ti dà un violento pugno nello stomaco… maforse è un’espressione troppo delicata


Sui marciapiedi si mangia tra i gas di scarico delle automobili e lo strombazzare deltraffico, si vende la merce nella polvere… ed è così che si formano anche gli anticorpi…


Si cammina tra pozzanghere ed immondizia, cercando di non calpestare qualche rifiuto enon essere spintonati dalla folla frenetica che pare sempre avere fretta…eppure la fruttaesposta è degna dei nostri migliori fruttivendoli…è il contesto che lascia a desiderare!!


Si cucina anche per strada..si incontrano donne che hanno più delle fattucchiere, donneche vendono degli strani granchi vivi che alzano indifesi le loro chele oppure donne checon meticolosità sbucciano cetrioli che poi offrono in vendita.. deposti tra la polvere delmarciapiede e la spazzatura che non si sa quando o chi verrà a raccoglierla!


Questa è l’atmosfera di Calcutta eforse possiamo capire il motivo percui Madre Teresa abbia ritenutonecessario fermarsi qui per darevita prima ad un ospedale per gliincurabili e poi ad un Istituto cheora è un centro per i più poveri,soprattutto bambini.

Pregare sulla sua tomba è comerichiamare una parte di paradisonel contraddittorio inferno diquesta città.

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