Indagini geologiche, geotecniche, geosismiche Relazione...

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Comune di Farra d’Alpago - Provincia di Belluno Lavori per la sistemazione e la ricalibratura delle sponde del lago di Santa Croce nel tratto di costa in cui verrà realizzato il centro velico di eccellenza sportiva – PROGETTO DEFINITIVO Indagini geologiche, geotecniche, geosismiche Relazione geologica e geotecnica Omar Enrico Fagarazzi – geologo, libero professionista Novembre 2014

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Comune di Farra d’Alpago - Provincia di Belluno

Lavori per la sistemazione e la ricalibratura delle sponde del lago di Santa Croce nel tratto di costa in cui verrà realizzato il centro velico di eccellenza sportiva – PROGETTO DEFINITIVO

Indagini geologiche, geotecniche, geosismiche Relazione geologica e geotecnica

Omar Enrico Fagarazzi – geologo, libero professionista Novembre 2014

dott. geol. Omar Enrico Fagarazzi

Giudecca 483 - 30133 Venezia

P.IVA 02910760277

[email protected]

INDICE

1. PREMESSA ..................................................................................................................... 4

2. INQUADRAMENTO NORMATIVO .................................................................................. 5

3. VARIANTE AL PI “CENTRO VELICO INTEGRATO” .................................................... 6

4. ASPETTI GEOLOGICI DEL TERRITORIO ..................................................................... 9

4.1 GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELL’AREA DI STUDIO E RAFFRONTO CON LA CARTOGRAFIA REDATTA AI FINI URBANISTICI ...................................................................... 13

4.2 IDROGEOLOGIA DELL’AREA DI STUDIO ............................................................................ 17

4.3 TETTONICA E SISMICITA’ DEL TERRITORIO ..................................................................... 17

5. INDAGINE GEOLOGICA, GEOTECNICA E SISMICA PER IL RINNOVO DELLE DIFESE SPONDALI DEL LAGO E IL PROGETTO DI UN NUOVO CENTRO VELICO ... 19

5.1 CARATTERISTICHE GEOMECCANICHE E MODELLO GEOTECNICO DEI TERRENI ....... 20

5.2 CARATTERISTICHE SISMICHE DEI TERRENI (Vs, fattori di amplificazione e altri parametri geosismici) ................................................................................................................. 21

6. RAFFRONTO CON LA COMPATIBILITA’ SISMICA DEL PATI, LO STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA DI PRIMO LIVELLO DEL TERRITORIO DI FARRA D’ALPAGO E LA NUOVA DISCIPLINA DI MICROZONAZIONE SISMICA INTRODOTTA DAL DGR 1572/13 ............................................................................................................ 26

7. RAFFRONTO CON LA CARTA DELLE FRAGILITA’ .................................................. 29

8. CONCLUSIONI .............................................................................................................. 30

ALLEGATO: RELAZIONE TECNICA ............................................................................... 31

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1. PREMESSA

La presente relazione geologica riguarda il progetto definitivo di sistemazione e ricalibratura delle

sponde del lago di Santa Croce nel tratto di costa in cui verrà realizzato il centro velico di

eccellenza sportiva.

Il presente studio geologico è stato eseguito su incarico del Comune di Farra d’Alpago.

Lo studio è indirizzato all’acquisizione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche dei

terreni presenti e interessati dall’intervento e stimare l’eventuale circolazione di acqua sotterranea.

A tale scopo sono state esaminate una serie di documentazioni geologiche presenti presso l’ufficio

tecnico di Farra d’Alpago e si è proceduto alla realizzazione di una serie di indagini geognostiche e

sismiche.

Fondamentale, infatti, è risultata una nuova campagna di indagini in sito che è consistita in: 3

perforazioni a carotaggio continuo, 9 prove SPT in foro, 3 prove penetrometriche dinamiche DPSH,

2 prove sismiche passive a stazione singola con tromografo digitale triassiale (HVSR); un’indagine

MASW attraverso un profilo sismico.

Le considerazioni presentate in questa relazione sono frutto, inoltre, di sopralluoghi, del vaglio di

indagini geologiche pregresse e di precedenti valutazioni effettuate nel corso degli studi geologici

per il PATI e la microzonazione sismica.

La presente relazione è conforme ai criteri tecnici del D.M. 14/01/08 “Norme tecniche per le

costruzioni”.

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2. INQUADRAMENTO NORMATIVO

Il lavoro è svolto in accordo con la normativa vigente relativa alle problematiche più strettamente

geotecniche e sismiche, di cui si riportano le emanazioni più importanti:

- Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3431 del 03.05.2005 “Ulteriori modifiche ed

integrazioni all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274 del 20 marzo 2003,

recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio

nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica»”;

- Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14.09.2005, “Norme tecniche per le

costruzioni”;

- Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3519 del 28.04.2006 “Criteri generali per

l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle

medesime zone”;

- Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 14.01.2008, “Approvazione delle

nuove norme tecniche per le costruzioni”;

- DGRV n°3308 del 04.11.2008 “Applicazione delle nuove norme tecniche sulle costruzioni in zona

sismica. Indicazioni per la redazione e verifica della pianificazione urbanistica. (L.R. 11 del 23

aprile 2004 “Norme per il governo del territorio)”;

- Circolare 2/2/09, n°617 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove norme tecniche per le

costruzioni” di cui al D.M. 14/01/08;

- DGRV n°1572 del 03.09.2013 “Linee guida regionali per la microzonazione sismica”.

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3. VARIANTE AL PI “CENTRO VELICO INTEGRATO”

L'Amministrazione comunale di Farra d’Alpago ha dato avvio a una Variante al PI “Centro velico

integrato” (Figura 1) che prevede la revisione di alcune zone territoriali omogenee, tra le quali:

- variazione ZTO per l’individuazione di un’area da destinarsi a al centro velico;

- variazione ZTO per l’individuazione di attrezzature di servizio al lago;

- variazione ZTO per l’individuazione della nuova viabilità di accesso all’area;

- variazione parziale ZTO di un’area a monte della ferrovia che da ZTO C2/2 diventa area a servizi

(Sc);

- variazione parziale ZTO di un’area a monte della ferrovia che da ZTO C2/3 diventa area a servizi

(Sc) ed in parte viabilità.

Per quanto riguarda la tipologia degli interventi, la variante, per le aree adiacenti alle sponde del

lago, individua delle zone speciali per attrezzature al fine di consentire un utilizzo del lago a fini

turistici e di tutela ambientale. In ogni caso sono consentite le destinazione d’uso:

- attracco e ricovero natanti;

- tensostrutture o tende in genere della superficie massima di 100 m², e relativi sostegni,

- pontili;

- strutture per ristoro, di dimensioni non superiori a 50 m² (superficie coperta) e di 100 m² di

superficie aperta.

- attrezzature varie quali pontili, attracchi, scivoli, ecc…;

- strutture quali solarium, piscine, terrazze, verande, ecc…;

- percorsi ciclo-pedonali;

- strutture per il ristoro o di servizio alle strutture di cui ai punti precedenti, di dimensioni non

superiori a 100 m² di superficie coperta e, per il ricovero di natanti, di dimensioni non superiori a 50

m² di superficie coperta. L’altezza di tali strutture non potrà superare i m 5 alla linea di colmo;

dovranno prevedere ridotti interventi di scavo ed essere particolarmente studiate dal punto di vista

dell’inserimento ambientale ed architettonico (materiali, finiture, aperture, …)”.

La variante al PI contiene una relazione geologica con un aggiornamento della microzonazione

sismica di 1° livello, effettuata dall’OGS di Trieste nel 2011, e un’elaborazione di 2° livello secondo

le indicazioni della nuova disciplina di microzonazione sismica introdotta dal DGR 1572/13.

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Figura 1 – Inquadramento cartografico dell’ambito oggetto di variante del PI

8

Figura 2 – Planimetria e ubicazione dell’area d’intervento su estratto CTR (DBA progetti – novembre 2014)

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4. ASPETTI GEOLOGICI DEL TERRITORIO

L'area di interesse si trova nella parte meridionale della Provincia di Belluno, verso il confine con

quella di Treviso, lungo la riva sudoccidentale del lago di Santa Croce, nel territorio del comune di

Farra d’Alpago.

Il lago di Santa Croce, ha la forma di un triangolo, con un solo vertice a sud. Il principale

immissario è il T. Tesa, che raccoglie le acque del l'Alpago, mentre dall'angolo Nord-Ovest partono

le acque del Rai, affluente del Piave in condizioni di magra e di morbida del fiume. La profondità

del lago nelle vicinanze del vertice a Sud presenta il massimo valore di circa 35 m che diminuisce

verso Nord. Il fondale, abbastanza regolare e piatto presenta una copertura di fango alluvionale e

lacustre.

Le quote minori più significative sono i circa 487 m slm. della Sella di Fadalto; circa 386 m s.l.m. in

corrispondenza al massimo invaso del lago rappresentato dal culmine della diga a La Secca; circa

380 m slm della piana del Rai che corrisponde alla superficie del lago prima della costruzione della

diga; circa 375 m slm del letto del Piave in corrispondenza all’ansa di Cadola; 150 m slm della

stretta valliva di Serravalle (a Vittorio Veneto).

Il territorio del Comune di Farra d’Alpago appartiene al dominio tettonico delle Alpi Meridionali ed è

caratterizzato da una successione di formazioni sedimentarie calcaree e marnose di età compresa

tra il Giurassico e l’Eocene. Nel corso della loro storia geologica, le unità sedimentarie che

affiorano nel territorio alpagoto sono sovrascorse e parzialmente impilate l’una sull’altra attraverso

piani tettonici caratterizzati in genere da un’immersione verso nord e direzione di trasporto verso

sud.

La copertura quaternaria è rappresentata da depositi glaciali che bordano la base delle pareti

rocciose fino a circa quota 900-1000 m, dovuti all’azione del ghiacciaio del Piave e dai ghiacciai di

circo locali. A tali depositi si sovrappongono falde detritiche che derivano dall’erosione delle pareti

rocciose sovrastanti. Inferiormente, la copertura quaternaria è formata da depositi glaciali, talora

terrazzati, che hanno subito parziali trasporti gravitativi; da depositi colluviali sviluppatosi a spese

del substrato flyschioide soggetto a fenomeni di frana superficiale.

La parte centrale del territorio comunale è modellata in terreni poco rigidi soggetti ad una serie di

pieghe con asse sub orizzontale a direzione grossomodo NE-SW. La circondano unità

carbonatiche massive che formano i rilievi più elevati e l’altopiano del Cansiglio.

Una serie di imponenti depositi di frana occupa una parte della depressione valliva che collegava

l’attuale valle del Piave a monte di Belluno all’alta pianura trevigiana. La valle è bloccata dalla

culminazione posta in corrispondenza della sella di Fadalto, punto sommitale di tali mega frane:

verso sud si apre la Valle Lapisina; a nord la depressione occupata dal lago di Santa Croce.

Depositi alluvionali occupano i fondovalle formati dai torrenti Tesa e dai suoi affluenti e dal torrente

Rai; depositi lacustri formano la piana che borda a nordest il lago.

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La depressione valliva è incisa nelle Prealpi Venete fra l'altopiano del Cansiglio, a est, e una

catena di culminazioni rappresentate dai M. Pascolet (1278 m) - M. Faverghera (1610 m) – Col

Visentin (1783 m), a ovest.

L’origine del vallone è legata a: fattori tettonici in corrispondenza di un importante "nodo"

strutturale; geomorfologici, connessi prima all'azione erosiva del corso antico del F. Piave, poi a

quella del ramo lapisino dell'omologo ghiacciaio; fenomeni di accumulo di depositi morenici e di

frane, la principale delle quali determinata da meccanismi di crollo e avvenuta in età tardiglaciale.

Gli accumuli di frana, caratterizzati da un’alternanza di depressioni e prominenze, hanno

determinato la sella del Fadalto, probabilmente posta in corrispondenza alla soglia (sepolta) di

culminazione glaciale.

I caratteri morfologici prevalenti della valle sono il risultato dei diversi meccanismi di deposizione e

accumulo: profilo trasversale ad U, due spalle glaciali, pendii a elevata inclinazione con fondo

pianeggiante e aperto, dove sul fondo si succedono e alternano importanti coltri di ricoprimento.

Le culminazioni delle creste variano fra i circa 1300-1800 m della porzione occidentale ai 1400-

1600 di quella orientale.

La carta geologica più aggiornata prodotta per l’intero territorio comunale è allegata allo studio

svolto dall’OGS di Trieste nel 2011 per la Microzonazione Sismica del comune di Farra d’Alpago

(Figura 3).

Questa, a sua volta, si ispira agli scarni studi geologici svolti in occasione della redazione del PATI

dell’Alpago.

La cartografia, alla scala 1:10.000, riporta che sui versanti della Valle Lapisina, compreso il

versante occidentale del catino occupato dal lago, affiorano materiali sciolti per accumulo di frana

per colata o per scorrimento, a prevalente matrice argillosa, talora inglobante inclusi lapidei. Si

tratta di accumuli di notevole estensione planimetrica e con potenze variabili in base all’acclività.

La pendenza dei versanti è nella maggior parte superiore a 15°.

Nelle parti superiori dei pendii affiorano i calcari massicci della formazione del M.Cavallo ai piedi

dei quali ci sono materiali sciolti per accumulo detritico di falda a pezzatura grossolana prevalente.

Lungo i bordi del lago affiorano a tratti le Arenarie e marne ad alternanza ritmica (Flysch di

Belluno).

La Carta Litologica allegata al Quadro Conoscitivo del PTCP della Provincia di Belluno (Figura 4),

approvato dalla Giunta Regionale del Veneto con deliberazione n°1136 del 23 marzo 2010, indica

che nei fondovalle della Valle Lapisina affiorano materiali di accumulo fluvioglaciale o morenico

grossolani in matrice fine sabbiosa ai quali è sovrapposta nella parte medio-inferiore dei versanti la

copertura detritica colluviale ed eluviale. Lungo la parte superiore dei versanti affiorano rocce

compatte stratificate mentre nelle parti inferiori, lungo i bordi del lago, affiorano rocce costituite da

alternanza di strati teneri e resistenti.

Una sezione litostratigrafica rappresentativa della zona di studio è rappresentata nella Figura 5.

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Figura 3 - Carta geologico-tecnica della Microzonazione Sismica di Farra d’Alpago (OGS Trieste, 2011). Nel riquadro verde, la zona d’intervento.

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Figura 4 – Estratto dalla Carta litologica del Quadro Conoscitivo del PTCP della Provincia di Belluno (OGS

Trieste, 2011). Nel riquadro verde, la zona dove è in progetto l’intervento.

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Figura 5 – Sezioni litostratigrafiche rappresentative della zona interessata al progetto, rappresentata nel riquadro verde (OGS Trieste, 2011).

4.1 GEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA DELL’AREA DI STUDIO E RAFFRONTO CON LA CARTOGRAFIA REDATTA AI FINI URBANISTICI

L’area interessata dall’intervento di sistemazione e ricalibratura spondale è posta lungo il bordo

sudoccidentale del lago, in corrispondenza della convergenza fra il margine settentrionale della

grande frana che ha formato la sella del Fadalto, sbarrando la Valle Lapisina, e il versante

orientale delle creste date dall’allineamento M. Pascolet – M. Faverghera - Col Visentin.

In particolare, l’area oggetto di studio è posta ad una quota di circa 386-388 m slm, su un terrazzo

sub orizzontale di larghezza media di 60 m e lunghezza circa 500 m, in buona parte di origine

artificiale.

La spianata fu realizzata attorno al 1935 durante la costruzione della ferrovia Vittorio Veneto -

Ponte nelle Alpi, per collocare, sul versante tra due gallerie, il tracciato della ferrovia, la stazione di

Santa Croce del Lago e le strutture connesse.

A monte della spianata, il versante, in parte artificializzato, sale verso l’abitato di Santa Croce,

attraversato dalla statale Alemagna attorno a quota 400 m slm.

Infine, a una quota di circa 460 m slm, il pendio è attraversato dall’autostrada A27, con un

imponente muro di valle a sostegno.

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In riferimento alla cartografia geologica prodotta in occasione della redazione del PATI dell’Alpago

e della Microzonazione sismica, l’area di progetto appartiene alla classe L-FRA-01 (Materiali sciolti

per accumulo di frana per colata o per scorrimento, a prevalente matrice argillosa, talora

inglobante inclusi lapidei. Permeabilità bassa per porosità. Si tratta di accumuli di notevole

estensione planimetrica e con potenze variabili in base all’acclività) e L-DET-01 (Materiali della

copertura detritica eluviale e/o colluviale poco addensati e costituiti da elementi granulari sabbioso-

ghiaiosi in limitata matrice limo-sabbiosa) come rappresentato in Figura 3.

Nella carta litologica del Quadro Conoscitivo del PTCP della Provincia di Belluno (Figura 4),

l’ambito considerato appartiene alla classe “Materiali di accumulo fluvioglaciale o morenico

grossolani in matrice fine sabbiosa”.

Le figure 6, 8 e 9 riportano una situazione del sottosuolo più dettagliata e puntuale da cui risulta

che nell’ambito di variante c’è una sovrapposizione di materiali di origine diversa; in cui sedimenti

di origine antropica giacciono su sedimenti lacustri e fluvioglaciali; i quali a loro volta sono

interdigitati a materiali di detrito di falda e/o frana.

La costruzione di un sottopassaggio pedonale nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Croce

del Lago ha permesso un’indagine stratigrafica della parte interna del terrazzo antropico (Figura 6).

Figura 6: sondaggio effettuato in corrispondenza del sottopasso pedonale alla ferrovia Vittorio Veneto – Ponte nelle Alpi

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Durante la progettazione delle difese spondali del tratto di lago prospiciente il nuovo centro velico

sono state svolte altre indagini (Figura 7) che hanno permesso di completare la conoscenza della

stratigrafia del luogo (Figura 8 e 9).

Figura 7: Indagini effettuate nell’area di studio.

Figura 8: sondaggio S2 effettuato in corrispondenza del bordo del ripiano antropico verso la sponda del lago, a quota circa 388 m slm

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Figura 9: sondaggio S1 effettuato in corrispondenza di un piccolo ripiano lungo la scarpata, a quota circa 384,5 m slm

La successione stratigrafica al bordo esterno del terrazzo antropizzato può essere semplificata nel

modo seguente:

0,0 – 3,0 (m di profondità dal p.c.) materiale di riporto ghiaioso sabbioso

3,0 – 8,0 argilla limosa con livelli ghiaiosi

8,0 – 11,0 ghiaia arrotondata, con matrice sabbiosa e limosa; presenza

di ciottoli

11,0 – 14,0 ghiaia e ciottoli sub angolosi con poca matrice limosa.

Nella parte interna del terrazzo antropico, gli strati argillosi tendono a chiudersi abbastanza

rapidamente (Figura 5).

Lungo la parte bassa della scarpata, lo spessore dei sedimenti argillosi, situati con potenze

variabili attorno ai 6 m di profondità dal piano campagna del ripiano antropico, si riduce a circa 3

m, come si riduce a meno di 1 m lo strato di materiale di riporto (Figura 9).

Nella porzione orientale del terrazzo, lo spessore del materiale di riporto è più cospicuo (circa 10

m) e di composizione ghiaioso-ciottolosa.

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4.2 IDROGEOLOGIA DELL’AREA DI STUDIO

Nel sottosuolo dell’area è presente una falda freatica.

Uno studio precedente, effettuato in occasione della costruzione di un sottopasso ferroviario,

direttamente nell’area, ha rilevato che la quota della falda è in esatta corrispondenza alla quota del

livello del lago, con un collegamento diretto e immediato.

Inoltre, il lago, nonostante sia di origine naturale, è collegato verso N a una derivazione del F.

Piave presso Soverzene e verso S alle centrali idroelettriche della Valle Lapisina.

Il regime del lago e della falda dell’area di studio è quindi artificiale e dipende dall’alimentazione e

dalle derivazioni artificiali oltre dal regime pluviometrico. I livelli idrici sono soggetti a variazioni di

alcuni metri anche in periodi di tempo relativamente brevi.

I livelli di regolazione del lago sono i seguenti:

- 385,15 m slm quota di esercizio;

- 386,00 quota di sfioro;

- 387,12 quota di massimo invaso.

Sono tuttavia frequenti livelli inferiori come quelli registrati durante l’esecuzione delle indagini

geognostiche il 9/6/2014 (circa 384 m slm) oppure durante un rilievo altimetrico il 29/9/2011

(380,00 m slm).

Il livello idrico della falda, registrato durante la nuova campagna di indagini è da considerarsi in

regime di piena relativa.

Il medesimo studio ha rilevato anche la permeabilità del sottosuolo dell’area che, per quanto

riguarda il litotipo prevalente (ghiaie sabbiose), è pari a k = 1,1*10-1 m/s. L’osservazione

macroscopica delle carote ricavate dai sondaggi permette di stimare un campo di variabilità della

permeabilità dell’ordine di 10-1–10-3 m/s mentre si possono raggiungere valori bassi di permeabilità

limitatamente alle lenti di argilla limosa (10-7-10-9 m/s).

4.3 TETTONICA E SISMICITA’ DEL TERRITORIO

La struttura tettonica più importante presente nell’area studiata è la Linea di Santa Croce,

conosciuta anche come Linea Longhere-Fadalto-Cadola, che borda il Cansiglio sul lato nord

occidentale; ha una direzione pressoché N-S con un piano di dislocazione subverticale ed è

classificata in letteratura come “Faglia inversa con area interessata da deformazioni legate alla

faglia attiva e capace”.

L’esame del catasto dei terremoti italiani presso l’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia INGV

ha messo in evidenza che il territorio di studio è stato epicentro di due terremoti distruttivi

verificatesi il 29 giugno 1873 (Alpago) e il 18 ottobre 1936 (Cansiglio). Inoltre è stato interessato da

altri importanti sismi con epicentri in Friuli e Austria.

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Dal 1977 la rete di monitoraggio sismico si è progressivamente ampliata e ha permesso di

registrare anche una fitta sismicità minore con eventi localizzati principalmente lungo la fascia

prealpina, caratterizzati da una profondità epicentrale compresa tra 7 e 15 km di profondità.

Secondo la zonazione sismogenetica ZS9, utilizzata per compilare la mappa della pericolosità

sismica in riferimento all’OPCM 3519/2006, l’area dell’Alpago appartiene alla Zona sismogenetica

n°905 - Friuli e Veneto orientale. L’area coincide con il settore della catena alpina che ha subito il

massimo raccorciamento nella collisione tra placca europea e microplacca adriatica a Sud.

Tutti i comuni dell’Alpago sono compresi in zona sismica 2 in base alla classificazione introdotta

dall’OPCM 3274/2003 e recepito dalla Regione Veneto con la DGR n°67/CR del 03/12/2003.

Per quanto riguarda la pericolosità sismica di base del territorio in esame, i valori di accelerazione

massima attesa al suolo sono compresi tra 0,225 e 0,275 g. Tali valori (riportati nella Figura 10)

andranno assunti come riferimento per il calcolo di progetto con possibilità di incremento o

riduzione del valore di calcolo di 0,025 g come stabilito dalla DGR n°71 del 22/1/2008.

Figura 10 – Pericolosità sismica di base dell’Alpago riferita ai valori di accelerazione massima ag. Il centro della mappa corrisponde alle coordinate dell’area specifica di progetto. (Mappe interattive di pericolosità sismica – INGV)

Dall’esame della Figura 9 si ricava che il territorio Farra d’Alpago è compreso fra due intervalli di

valori di accelerazione massima al suolo con probabilità di superamento del 10% in 50 anni. I

settori sud e nordest sono caratterizzati da valori di ag compresi tra 0,250 e 0,275 (in viola); il

settore nordovest da valori di ag compresi tra 0,225 e 0,250 (in rosso).

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5. INDAGINE GEOLOGICA, GEOTECNICA E SISMICA PER IL RINNOVO DELLE DIFESE SPONDALI DEL LAGO E IL PROGETTO DI UN NUOVO CENTRO VELICO

Una campagna di indagini di caratterizzazione geologica, geotecnica e sismica è stata effettuata

durante il mese di Giugno 2014.

Le indagini geognostiche e sismiche effettuate nel cantiere in oggetto sono state (Figura 11):

- 3 perforazioni a carotaggio continuo (S1, S2, S3) spinte a profondità di 10, 11 e 10 m da p.c. che

permettono l’esame della litologia presente, la caratterizzazione diretta della stratigrafia locale e la

profondità della falda;

- 9 prove SPT in foro per la verifica di alcuni parametri geotecnici del sottosuolo;

- 3 prove penetrometriche dinamiche DPSH (P1, P2, P3) fino alla profondità di 10 m da p.c. per la

verifica della stratigrafia, la definizione di altri parametri geotecnici del terreno di fondazione;

- 2 prove sismiche passive a stazione singola (sis1, sis2) con tromografo digitale triassiale (HVSR)

che permettono di ricavare le caratteristiche sismiche del terreno di fondazione fino alla profondità

prevista dalla normativa (30 m) attraverso la misura di: velocità onde sismiche Vs30 (m/s),

frequenza di risonanza di sito (Hz), amplificazione di sito, periodo di sito (sec), stratigrafia

profonda;

- indagine MASW (tomografia sismica a rifrazione) per la verifica del profilo sismico e delle

caratteristiche dinamiche del sottosuolo.

Figura 11 – Nuove indagini geognostiche, geotecniche e sismiche realizzate nell’area oggetto di studio (immagine ripresa da google earth)

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L’analisi dei sondaggi a carotaggio continuo è stata presentata nel paragrafo 4.1.

5.1 CARATTERISTICHE GEOMECCANICHE E MODELLO GEOTECNICO DEI TERRENI

Nei fori di sondaggio sono state eseguite anche prove SPT i cui risultati sono riassunti nella

Tabella 1.

L'esecuzione delle prove è avvenuta utilizzando un campionatore di tipo Raymond. L’attrezzatura

impiegata, in accordo alle Raccomandazioni AGI, è costituita da un maglio del peso di 63,5 kg,

predisposto per la caduta da un'altezza di 0,76 m. L'esecuzione della prova è avvenuta secondo le

modalità standard, con un’ultima manovra in cui il campionatore viene infisso nel terreno per

mezzo di colpi impressi con la massa battente, a un ritmo di percussione prossimo a 25 colpi al

minuto. I colpi vengono contati in successione, avendo cura di separare il numero di colpi

necessari per l'avanzamento del campionatore per i tre tratti consecutivi di 15 cm.

Tabella 1 – Tabella riassuntiva dei parametri geotecnici ricavati dall’elaborazione dei risultati delle prove SPT

sond S1

profondità (m)

Nspt litologia tipo di terreno

grado di addensamento/

consistenza

angolo di

attrito (°)

Coesione (kg/cm

2)

falda 0,4 m

3 10 Argilla limosa coesivo consistente 1,25

6 46 Ghiaia sabbiosa granulare addensato 36

7,5 43 Ghiaia ciottolosa granulare addensato 36

sond S2

falda 3,92

m

3 12 Argilla limosa coesivo consistente 1,50

6 18 Argilla limosa coesivo molto consistente 2,24

9 31 Ghiaia granulare addensato 34

12 14 Sabbia ghiaiosa granulare molto addensato 31°

sond S3

falda 3,05

m

3 13 Riporto (ghiaia con

ciottoli) granulare moderatamente

addensato 31

6 9 Riporto (ghiaia con

ciottoli) granulare poco addensato 31°

Le prove penetrometriche dinamiche (DPSH) eseguite nell’area di studio possono essere

semplificate discretizzando litotipi differenti che sono riportati nella Tabella 2.

In modalità dinamica l'infissione nel terreno della punta penetrometrica permette di registrare il

numero di colpi [N] necessari all’infissione della punta penetrometrica ogni 20 cm. Dalla

correlazione dei numero di colpi [N] con grafici e tabelle presenti in bibliografia è possibile ricavare

i parametri geotecnici del terreno di fondazione.

21

Dall’analisi dei parametri geotecnici, le prove DPSH1/2/3 indicano una sequenza stratigrafica tipica

della zona. In allegato sono riportate le stratigrafie e i parametri geotecnici di ciascuna verticale

d’indagine.

Tabella 2 – Tabella riassuntiva dei parametri geotecnici ricavati dall’elaborazione dei risultati delle prove penetrometriche DPSH per i terreni granulari

prova P1 profondità (m) Nspt grado di addensamento angolo di attrito (°)

falda 4,2 m 0,0-8,6 5-15 da moderatamente a poco addensato 29-32

8,6-10,0 20-39 da addensato a molto addensato 34-39

prova P2

falda 4,0 m 0,0-8,6 7-14 da moderatamente a poco addensato 30-32

8,6-10,0 24-46 addensato 35-41

prova P3

falda 3,1 m 0,0-9,6 6-10 Poco addensato 30-31

9,6-10,0 16 Moderatamente addensato 32

Le tabelle 1 e 2 permettono di sintetizzare un modello geotecnico del terreno formato da tre unità

litotecniche distinte, non sempre presenti contemporaneamente:

unità

litotecnica

profondità

strato (m) litologia Nspt

angolo di attrito

(°)

coesione

(kg/cm2)

A 0-3

0-10 (porzione orientale)

Riporto (ghiaie sabbiose; ghiaie ciottolose)

9÷13 31

B 3-8 Argilla limosa 10÷18 1,25÷2,24

C <8 Ghiaia sabbiosa 31÷46 34÷36

5.2 CARATTERISTICHE SISMICHE DEI TERRENI (Vs, fattori di amplificazione e altri parametri geosismici)

L’esecuzione di indagini sismiche e l’esame dei risultati ha permesso di tracciare un profilo sismico

la cui sezione interpretativa è riportata nella Figura 12; stimare le Vs (Figura 13) e le Vs30;

valutare altri parametri sismici (Tabella 3) dei terreni presenti nel sottosuolo dell’area oggetto di

studio.

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Figura 12 – Sezione interpretativa della tomografia sismica a rifrazione eseguita nell’area di studio

Le Vs30, pur ricavate con metodologia diversa (masw per il profilo sismico; hvsr per le verticali sis1

e sis2) hanno valori confrontabili, rispettivamente di 550, 468 e 300 m/s, in base a litologia,

consistenza e assestamento dei terreni attraversati.

L’esecuzione di indagini di sismica attiva (masw) e passiva (hvsr) ha permesso di identificare

sismostrati con diversi valori delle Vs, i cui valori medi sono stati in prima approssimazione

correlati nella Figura 12, anche se misurati con tecniche differenti.

Le verticali geosismiche si possono così sintetizzare: uno strato più superficiale il cui letto giace fra

3 e 9 m, con valori di Vs compresi fra 180 e 250 m/s, composto di materiali sciolti con

caratteristiche geomeccaniche scadenti; un secondo strato, con limite inferiore compreso fra 11 e

14 m (esiste un valore di 54 m nell’indagine sis 2 di difficile interpretazione anche se la zona

considerata giace nel pieno di una fascia tettonizzata) e valori di Vs fra 380 e 500 m/s, composto

da materiali granulari a compattazione crescente; infine il bedrock, più o meno fratturato o alterato

in superficie, con valori delle Vs comprese fra 760 e 1200 m/s.

La metodologia hvsr permette, oltre alla determinazione delle caratteristiche stratigrafiche profonde

del sito e delle Vs e Vs30 secondo la normativa, anche la valutazione del periodo proprio del

suolo, parametro necessario per scongiurare possibili condizioni di doppia risonanza suolo-opera.

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Figura 13 – Distribuzione delle Vs nel sottosuolo dell’area oggetto di studio

Tabella 3 – Tabella riassuntiva delle due prove sismiche passive a stazione singola (sis1, sis2) realizzate con un tromografo digitale triassiale (HVSR)

Sis 1

Sis 2

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La scarpata antropica ha un’altezza stimata fra 20 e 30 m dal ciglio del fronte principale; è

ricoperta da massi nella parte superiore in corrispondenza del livello battente della superficie del

lago ed è composta da materiale sciolto (in prevalenza ghiaie sabbioso ciottolose) con una lente di

spessore importante di argilla limosa mediamente consistente (attorno a quota 380 m slm). La

parte inferiore della scarpata è sempre sommersa dalle acque del lago.

Con tali caratteristiche morfologiche, l’abaco delle scarpate suggerito dagli “Indirizzi e criteri per la

microzonazione sismica “ del Gruppo di Lavoro MS, 2008 Conferenza delle Regioni e delle

Province Autonome – Dipartimento della Protezione Civile, valuta che il fattore di amplificazione

per l’effetto morfologico sia Fa = 1,2 per l’intervallo di periodo 0,1-0,5 s , con un’area di influenza Ai

= ¾ H = 22,5 m dal ciglio (considerando l’altezza più sfavorevole in termini di amplificazione).

Poiché la scarpata è in materiale sciolto, dove predominano ghiaie sabbioso ciottolose da poco a

mediamente addensate, alla valutazione degli effetti morfologici deve sommarsi quella per gli

effetti litologici (Figura 14).

Figura 14 – Amplificazione topografica e litologica per la zona di studio

25

Da un’analisi dei dati derivanti dalle indagini sismiche compiute nell’area (in particolare la verticale

di sismica passiva eseguita nel punto sis2), il calcolo del fattore di amplificazione (Fa e Fv)

produce, attraverso metodi speditivi (abachi di riferimento) e rigorosi (metodo Seed & Idriss), una

media di sito pari a Fa = 1,6 e Fv = 1,1 che può essere considerata un valore cautelativo (la Vs30

in quel punto è più bassa che negli altri punti d’indagine sismica) ma rappresentativo per tutta

l’area considerata.

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6. RAFFRONTO CON LA COMPATIBILITA’ SISMICA DEL PATI, LO STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA DI PRIMO LIVELLO DEL TERRITORIO DI FARRA D’ALPAGO E LA NUOVA DISCIPLINA DI MICROZONAZIONE SISMICA INTRODOTTA DAL DGR 1572/13

Il Comune di Farra d’Alpago e gli altri comuni dell’Alpago sono classificati sismici in Zona 2 dalla

Deliberazione n°67 del 03.12.2003 del Consiglio Regionale del Veneto, in applicazione del

disposto dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274 del 20.03.2003.

Ne consegue che, come previsto dalla DGRV n°3308 del 04.11.2008, durante la redazione del

PATI, è stato elaborato uno “Studio di compatibilità sismica”.

Nella Carta delle zone omogenee in prospettiva sismica (Figura 15), l’area di progetto di variante è

classificata nelle “Aree stabili suscettibili di amplificazioni sismiche”.

Figura 15 – Estratto della Carta delle zone omogenee in prospettiva sismica contenuta nella Valutazione di compatibilità sismica del PATI dell’Alpago. Nel riquadro verde, l’ambito di progetto.

Il Comune di Farra d’Alpago ha incaricato, nel luglio 2011, l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di

Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste della redazione di uno “Studio di microzonazione sismica

di primo livello” che rappresenta un approfondimento del Livello I raggiunto dalla compatibilità

27

sismica del PATI in quanto sviluppa la geometria delle aree potenzialmente caratterizzate da

specifici effetti sismici locali.

Lo studio di microzonazione sismica di primo livello dell’OGS, si avvale delle informazioni dello

studio di Compatibilità Sismica del PATI e si articola in due parti: l’analisi della sismicità e della

pericolosità sismica del Veneto e la realizzazione della cartografia prevista nelle linee guida

nazionali per gli studi di microzonazione sismica (Gruppo di Lavoro MS, 2008).

Secondo questo studio, il più recente e compatibile con gli standard di rappresentazione più

aggiornati, l’area interessata dal progetto è compreso nella prima categoria “Zone stabili suscettibili

di amplificazioni locali” (Figura 16). In particolare è classificata in “Zona 11” dove sono previsti

“Materiali sciolti per accumulo di frana per colata o per scorrimento, a prevalente matrice argillosa,

talora inglobante inclusi lapidei. Permeabilità bassa per porosità. Si tratta di accumuli di notevole

estensione planimetrica e con potenze variabili in base all’acclività”.

In tali zone sono attese amplificazioni del moto sismico come effetto dell’assetto litostratigrafico

locale.

La DRG 1572 del 3 settembre 2013 della Regione Veneto prevede nuovi adempimenti per gli studi

di microzonazione sismica allegati ai PI o varianti di PI.

Il passaggio a una microzonazione sismica di secondo livello rispetto alla classificazione eseguita

dall’OGS nel 2011, è stato fatto in uno studio di dettaglio (scala 1:5.000), per l’ambito territoriale

cui appartiene il progetto, allegato alla variante al PI del Comune di Farra d’Alpago; cui si rimanda

per una trattazione più esaustiva.

L’approfondimento è stato realizzato attraverso l’esecuzione della campagna di sondaggi

geognostici, geotecnici e sismici presentata nel paragrafo 5.2.

In tale studio, sono stati riconosciuti elementi geologici e geomorfologici presenti nell’ambito

territoriale oggetto di studio che possono assumere importanza in prospettiva sismica. Essi sono:

- la spianata di natura antropica;

- presenza di un ciglio di scarpata che nel tratto occidentale e centrale della zona d’interesse

presenta altezza maggiore di 10 m e pendenza di almeno 15°;

- il riporto di materiale sciolto, ghiaioso sabbioso ciottoloso, dislocato lungo le aree perimetrali del

lago con uno spessore fino a circa 3 m e spessori più cospicui (circa 10 m) nella porzione orientale

dell’ambito;

- la presenza di materiali sciolti di origine diversa.

Le indagini geognostiche hanno rilevato che nei punti indagati le caratteristiche dei terreni sono tali

da porli a basso rischio di liquefazione, dato che nel sottosuolo predominano litologie ghiaiose

sabbiose o argillose. Infatti, tali caratteristiche granulometriche dei terreni non rientrano nel “fuso”

suscettibile di liquefazione e degli effetti conseguenti a tale fenomeno.

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Figura 16 - Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica della Microzonazione Sismica di Farra d’Alpago (OGS Trieste, 2011). Nel riquadro verde, l’ambito di localizzazione del progetto

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7. RAFFRONTO CON LA CARTA DELLE FRAGILITA’

La carta delle fragilità del PATI dell’Alpago riporta che l’area dove si sviluppa la progettazione

appartiene alla classe “Terreno idoneo a condizione” (Figura 17) che comprende tutte le aree nelle

quali, per poter conseguire un miglioramento delle caratteristiche e raggiungere le condizioni di

idoneità, è necessario intervenire tramite opere di bonifica e sistemazione, opere di difesa, di

salvaguardia e quant’altro solo in seguito all’effettuazione di indagini geologiche, geotecniche,

idrogeologiche e idrauliche con un grado di approfondimento rapportato all’importanza delle opere

previste.

Figura 17 – Estratto dalla Carta delle fragilità del PATI dell’Alpago e localizzazione (riquadro verde) dell’area interessata al progetto

In particolare, per la parte di territorio in cui è situato il progetto, le NTA del PATI prescrivono

puntuali verifiche sulla stabilità dei pendii, poiché le condizioni più penalizzanti sono la

conformazione morfologica e la variabilità litologica dei depositi.

Il progetto, a monte, coinvolge i terreni pianeggianti del terrazzo spianato artificialmente attorno

agli anni ’30 del secolo scorso per la realizzazione della ferrovia.

Inoltre, proprio attraverso la nuova progettazione, la scarpata che borda il lago sarà sistemata e

ricalibrata.

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8. CONCLUSIONI

L’indagine presentata in questo studio ha descritto e quantificato i fattori geologici, geotecnici e

sismici agenti nell’area. Le verifiche sono state eseguite allo scopo di fornire valutazioni e

suggerimenti di supporto alla progettazione dell’intervento in oggetto, così come previsto dalla

normativa vigente emanata con D.M. 14.01.2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”. Tali

disposizioni di legge stabiliscono i criteri da osservare per la pianificazione delle indagini

specialistiche e per le verifiche di fattibilità.

I risultati dello studio hanno permesso di caratterizzare i terreni di fondazione sia da un punto di

vista geotecnico sia sismico, al fine di verificare la resistenza degli stessi e di fornire le indicazioni

sulle più opportune soluzioni tecniche per realizzare l’intervento garantendo i necessari

presupposti di sicurezza previsti dalla normativa.

L’indagine non ha riscontrato particolari problemi per l’esecuzione dell’opera e non risultano

presenti fenomeni gravitativi, in atto o pregressi, che possano potenzialmente interessare l’area in

studio.

Si può, in generale, affermare che i terreni indagati siano dotati di caratteristiche geotecniche da

discrete a buone anche in considerazione delle scelte progettuali che privilegiano fondazioni

superficiali ad ampio sviluppo areale su cui insisteranno strutture leggere.

Alla luce di quanto sopra esposto si ritiene che il sito in esame, tenuto conto delle caratteristiche

geomeccaniche e sismiche dei terreni e della tipologia dell’opera, sia idoneo a ospitare l’opera in

progetto.

dott. geol. Omar Enrico Fagarazzi

Giudecca 483 - 30133 Venezia

P.IVA 02910760277

[email protected]

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ALLEGATO: RELAZIONE TECNICA

RELAZIONE GEOLOGICA E CARATTERIZZAZIONE SISMICA (D.M. 14/01/2008)

Dr. Geol. Francesco Benincasa

Relazione n°2014-61 - 24 giugno 2014

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