Inchiostro Fresco - Aprile 2016

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A Basaluzzo la Fiera di San Bovo - pag. 12 A Basaluzzo la Fiera di San Bovo - pag. 12 I piccoli attori di Busalla a teatro - pag. 28 I piccoli attori di Busalla a teatro - pag. 28 Alta via: intervista a Edoardo Rixi - pag. 7 Alta via: intervista a Edoardo Rixi - pag. 7 All’interno All’interno Nelle pagine centrali un reportage a cura di Fabio Mazzari sulle Unioni dei Comuni: una possibilità o un provvedimento inutile? Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz) www.inchiostrofresco.it - [email protected] - Tel. 0143/46.569 Distribuito gratuitamente La voce dell’Oltregiogo La voce dell’Oltregiogo ANNO XXXI / N. 3 - APRILE 2016 Fondato nel 1985 Fondato nel 1985 OVADA Consiglio comunale aperto sul bilancio di Enzo Prato - pag. 3 VALLE STURA Il Convegno sulla raccolta differenziata di Fabio Mazzari – pag. 8 SPECIALE SPOSI Romeo e Giulietta in salsa campese di Eleuterio Nestorio – pag. 16-17 NUOVA LIBARNA Novi Ligure: le utime sul Terzo Valico servizio Mattia Nesto – pag. 21 Gianluca Bombara Gianluca Bombara si prepara al si prepara al Giro d’Europa Giro d’Europa pag. 30 pag. 30 L’agricoltura di domani Intervista a Gian Piero Ameglio, Presidente della C.I.A. di Alessandria I n Italia c’è ancora futuro per l’a- gricoltura? Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Gian Piero Ameglio, Presidente della Confederazione Italiana Agricol- tori, Provincia di Alessandria. La Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.) è uno dei sindacati di ca- tegoria che, come si legge nel suo statuto, “promuove la crescita cul- turale, morale, civile ed economica degli agricoltori e di tutti coloro che operano nel mondo rurale”. Il Presidente Ameglio è anch’egli un produttore, visto che ha una tenuta in Monferrato, nella quale alleva bo- vini della razza “Piemontese”: “Ho una piccola tenuta, gestita assieme a mio fratello, ad Altavilla Monfer- rato, nell’esatto centro del triangolo formato da Casale, Alessandria ed Asti. Non dico che sia obbligato- rio ma – ci dice il Presidente – per ricoprire al meglio il mio ruolo, è molto utile possedere una diretta conoscenza, se così si può dire, del mestiere”. Domandiamo ad Ameglio lo stato dell’agricoltura in Italia, con particolare attenzione alla provincia di Alessandria: “Qui da noi, si può affermare che l’agricoltura goda buona salute, anche se gli occupati non sono moltissimi – risponde il Presidente – Piace constatare però come molti giovani, negli ultimi anni, si siano affacciati a questo mondo, portando conoscenze e abi- lità specifiche che indubbiamente migliorano l’intero settore”. La C.I.A. in questo senso, in qualità di sindacato di categoria, che attività svolge?: “Noi ci occupiamo di vari attività, dal dare informazioni agli associati sulle nuove norma- tive e novità in campo nazionale ed europeo sino a seguire – sotto- linea Gian Piero Ameglio – i nostri tesserati in ogni ambito, cito ad esempio la compilazione del C.A.F., erogando più di un centinaio di servizi. In Italia, come è noto, la burocrazia è molto complessa e noi cerchiamo di dare una mano agli agricoltori”. A questo proposi- to, domandiamo ad Ameglio quali siano le ultime novità in ambito di Comunità Europea per il nostro Pa- ese, visto che la C.I.A. può contare su un proprio ufficio a Bruxelles: Spesso in televisione si sente e sui giornali si legge che l’Europa, in ambito alimentare, produce leggi che penalizzano l’Italia. Ciò è vero solo in parte – precisa il Presidente visto che le leggi cosiddette pena- lizzanti per il sistema Italia sono frutto di una nostra poca presenza nei luoghi che contano, come nelle Commissioni. Trovo stucchevole, lo dico francamente – aggiunge il nostro interlocutore – sentire poli- tici che si stracciano le vesti in TV dicendo come si debba riformare l’Unione Europea quando, nelle MATTIA NESTO @Mattia Nesto P reso per assioma che il fu- turo per l’agricoltura c’è, ci mancherebbe altro (altrimenti cosa mangeremmo?), viene da chiedersi quale spazio le sia assegnato, dal momento che la campagna arretra di fronte all’imponente incremento (?) di Grandi Opere” e centri com- merciali. Il problema, purtrop- po, è che le decisioni vengono prese in città e la città non tiene conto della campagna, dei suoi ritmi naturali, spesso troppo lenti. La città corre, all’inse- guimento di un avanzamento che non è mai troppo veloce, di un progresso che non è mai sufficiente. Basta dire che si portano nuovi posti di lavoro. Dietro questo ricatto si possono nascondere le peggiori specula- zioni. Così pian piano lo spazio si riduce per lasciare posto a cattedrali nel deserto, il nume- ro degli occupati si contrae (chi vorrebbe spezzarsi la schiena quando può fare un comodo lavoro creativo, di concetto), si perdono i saperi - e forse anche i sapori, chissà. La campagna, in questo modo, resta un bel qua- dretto da osservare ogni tanto, quando si ha nostalgia. Poi ba- sta, appena la bella stagione vie- ne meno, si torna in città. Imma- ginandosi, tra i sospiri, quanto dovesse essere idillica una volta la vita nei campi dei nostri avi. Senza però far nulla, nei fatti, per garantirne la sopravvivenza. Federico Cabella Vita Vita dei campi dei campi I l sostegno delle attività del territorio e del cittadino, sono parte impor- tante della solidarietà sociale rappresentata nel settore agricolo attra- verso la Cia che in questo caso ha voluto collaborare con la raccolta fondi della Fondazione Hospidalet per l’acquisto di un neuronavigatore orbi- tale. Uno strumento all’avanguardia che usa una tecnologia tridimensio- nale offrendo un’elevata precisione con una minima invasività e minori complicanze, a vantaggio del paziente. Fondamentale in ambito otorino- laringoiatrico e neurochirurgico. Il costo del progetto è di 215 mila euro. Le offerte delle campagne di tesseramento 2016 e la distribuzione del ca- lendario hanno permesso alla Cia un contributo economico che è stato consegnato ufficialmente martedì scorso presso l’Hotel Nuove Terme di Acqui, dal direttore Cia Carlo Ricagni alla Presidente della Fondazione Alla Kourchnerona. Daniela Balestrero La Cia per Hospidalet La Cia per Hospidalet segue a pag. 2

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A Basaluzzo la Fiera di San Bovo - pag. 12 A Basaluzzo la Fiera di San Bovo - pag. 12 I piccoli attori di Busalla a teatro - pag. 28 I piccoli attori di Busalla a teatro - pag. 28 Alta via: intervista a Edoardo Rixi - pag. 7 Alta via: intervista a Edoardo Rixi - pag. 7

All’internoAll’interno

Nelle pagine centrali un reportage a cura di Fabio Mazzari sulle Unioni dei Comuni: una possibilità o un provvedimento inutile?

Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 1 D.C.B. / Alessandria / nr 570 anno 2005 / Taxe perçue / Tassa risc. ord. (inf. 500 pz)

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La voce dell’OltregiogoLa voce dell’Oltregiogo ANNO XXXI / N. 3 - APRILE 2016

Fondato nel 1985Fondato nel 1985

OVADAConsiglio comunaleaperto sul bilancio

di Enzo Prato - pag. 3

VALLE STURAIl Convegno sulla

raccolta differenziatadi Fabio Mazzari – pag. 8

SPECIALE SPOSIRomeo e Giuliettain salsa campese

di Eleuterio Nestorio – pag. 16-17

NUOVA LIBARNANovi Ligure: le utime

sul Terzo Valico servizio Mattia Nesto – pag. 21

Gianluca BombaraGianluca Bombarasi prepara alsi prepara al

Giro d’EuropaGiro d’Europapag. 30pag. 30

L’agricoltura di domaniIntervista a Gian Piero Ameglio, Presidente della C.I.A. di Alessandria

In Italia c’è ancora futuro per l’a-gricoltura? Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Gian

Piero Ameglio, Presidente della Confederazione Italiana Agricol-tori, Provincia di Alessandria. La Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.) è uno dei sindacati di ca-tegoria che, come si legge nel suo statuto, “promuove la crescita cul-turale, morale, civile ed economica degli agricoltori e di tutti coloro che operano nel mondo rurale”. Il Presidente Ameglio è anch’egli un produttore, visto che ha una tenuta in Monferrato, nella quale alleva bo-vini della razza “Piemontese”: “Ho una piccola tenuta, gestita assieme a mio fratello, ad Altavilla Monfer-rato, nell’esatto centro del triangolo formato da Casale, Alessandria ed Asti. Non dico che sia obbligato-rio ma – ci dice il Presidente – per ricoprire al meglio il mio ruolo, è molto utile possedere una diretta conoscenza, se così si può dire, del mestiere”. Domandiamo ad Ameglio lo stato dell’agricoltura in Italia, con particolare attenzione alla provincia di Alessandria: “Qui da noi, si può affermare che l’agricoltura goda buona salute, anche se gli occupati non sono moltissimi – risponde il Presidente – Piace constatare però come molti giovani, negli ultimi anni, si siano affacciati a questo mondo, portando conoscenze e abi-lità specifi che che indubbiamente

migliorano l’intero settore”. La C.I.A. in questo senso, in qualità di sindacato di categoria, che attività svolge?: “Noi ci occupiamo di vari attività, dal dare informazioni agli associati sulle nuove norma-tive e novità in campo nazionale ed europeo sino a seguire – sotto-linea Gian Piero Ameglio – i nostri tesserati in ogni ambito, cito ad esempio la compilazione del C.A.F., erogando più di un centinaio di servizi. In Italia, come è noto, la burocrazia è molto complessa e noi cerchiamo di dare una mano agli agricoltori”. A questo proposi-to, domandiamo ad Ameglio quali siano le ultime novità in ambito di Comunità Europea per il nostro Pa-ese, visto che la C.I.A. può contare su un proprio uffi cio a Bruxelles: “Spesso in televisione si sente e sui giornali si legge che l’Europa, in ambito alimentare, produce leggi che penalizzano l’Italia. Ciò è vero solo in parte – precisa il Presidente – visto che le leggi cosiddette pena-lizzanti per il sistema Italia sono frutto di una nostra poca presenza nei luoghi che contano, come nelle Commissioni. Trovo stucchevole, lo dico francamente – aggiunge il nostro interlocutore – sentire poli-tici che si stracciano le vesti in TV dicendo come si debba riformare l’Unione Europea quando, nelle

MATTIA NESTO @Mattia Nesto

Preso per assioma che il fu-turo per l’agricoltura c’è, ci

mancherebbe altro (altrimenti cosa mangeremmo?), viene da chiedersi quale spazio le sia assegnato, dal momento che la campagna arretra di fronte all’imponente incremento (?) di “Grandi Opere” e centri com-merciali. Il problema, purtrop-po, è che le decisioni vengono prese in città e la città non tiene conto della campagna, dei suoi ritmi naturali, spesso troppo lenti. La città corre, all’inse-guimento di un avanzamento che non è mai troppo veloce, di un progresso che non è mai suffi ciente. Basta dire che si portano nuovi posti di lavoro. Dietro questo ricatto si possono nascondere le peggiori specula-zioni. Così pian piano lo spazio si riduce per lasciare posto a cattedrali nel deserto, il nume-ro degli occupati si contrae (chi vorrebbe spezzarsi la schiena quando può fare un comodo lavoro creativo, di concetto), si perdono i saperi - e forse anche i sapori, chissà. La campagna, in questo modo, resta un bel qua-dretto da osservare ogni tanto, quando si ha nostalgia. Poi ba-sta, appena la bella stagione vie-ne meno, si torna in città. Imma-ginandosi, tra i sospiri, quanto dovesse essere idillica una volta la vita nei campi dei nostri avi. Senza però far nulla, nei fatti, per garantirne la sopravvivenza.

Federico Cabella

Vita Vita dei campidei campi

Il sostegno delle attività del territorio e del cittadino, sono parte impor-tante della solidarietà sociale rappresentata nel settore agricolo attra-

verso la Cia che in questo caso ha voluto collaborare con la raccolta fondi della Fondazione Hospidalet per l’acquisto di un neuronavigatore orbi-tale. Uno strumento all’avanguardia che usa una tecnologia tridimensio-nale offrendo un’elevata precisione con una minima invasività e minori complicanze, a vantaggio del paziente. Fondamentale in ambito otorino-laringoiatrico e neurochirurgico. Il costo del progetto è di 215 mila euro. Le offerte delle campagne di tesseramento 2016 e la distribuzione del ca-lendario hanno permesso alla Cia un contributo economico che è stato consegnato uffi cialmente martedì scorso presso l’Hotel Nuove Terme di Acqui, dal direttore Cia Carlo Ricagni alla Presidente della Fondazione Alla Kourchnerona.

Daniela Balestrero

La Cia per HospidaletLa Cia per Hospidalet

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2 l’inchiostro frescoAprile 2016 Pagina a cura di Claudio Cheirasco

Le Invasioni digitali sbarcano in cittàLe Invasioni digitali sbarcano in cittàUna nuova iniziativa culturale che coinvolgerà Tortona e i suoi musei, Castellania e Volpedo

stesse sedi continentali, o loro non intervengono mai o neppure si pre-sentano. Un assurdo controsenso”. Per tornare al nostro territorio, qual è il grande problema che attanaglia il comparto agricolo alessandrino?: “Se dovessi rispondere con una fra-se direi lo spreco di territorio – ci risponde prontamente Gian Piero Ameglio – Lasciamo abbandonati centinaia e centinaia di ettari, per-dendo percentuali rilevantissime di terreno coltivabile ogni anno. Il problema è particolarmente acuto – continua nel suo ragionamento – nelle zone di montagna, come la val Borbera e la val Curone. Occorre un cambio di mentalità da parte sia degli Enti preposti sia degli stessi agricoltori”. Che tipo di cambia-mento di mentalità?: “In primis, a mio modesto parere, bisognerebbe superare le divisioni dei tre sinda-cati di categoria, ragionando tutti assieme – ci dichiara con fermezza il Presidente – e in seconda battuta comprendere che gli agricoltori, se si uniscono o si consorziano, ri-sulterebbero più forti di fronte alle grandi lobbies o ai grandi impren-ditori del settore”. Al termine della nostra intervista, mentre l’addetta stampa, Genny Notarianni, ci rag-guaglia sui possibili progetti futuri con le scuole (soprattutto in ambito di fattorie didattiche), non possiamo esimerci dal domandare al Presiden-te Ameglio se siano molti gli extra-comunitari impiegati nelle aziende del territorio: “La manodopera agricola, nella nostra provincia, è composta da un numero elevato di stranieri. Circa il 60% di loro proviene da Paesi neo-comunitari, in particolare Polonia e Romania, e approssimativamente il 30% è originario di Paesi extracomuni-tari, in particolare Marocco e Ma-cedonia. - prosegue nell’argomen-tazione - Ne deriva che, sul nostro territorio, gli addetti italiani in agricoltura non superano il 20% della forza lavoro. Per quanto ri-guarda i contratti applicati, le no-stre Aziende associate si attengono alle normative vigenti”.

Resistenzaprosegue dalla prima pagina

Confermate per sabato 30 aprile e sabato 7 maggio 2016 le due date di “Invasioni Digitali” a

Tortona. Saranno invase anche Vol-pedo e Castellania. Il Divisionismo Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona e Volpedo con i tre musei dedicati a Giuseppe Pellizza. Casa Coppi nel borgo museo di Castellania e Torto-na con il Museo Diocesano. Quattro visite, due al giorno, per due sabati consecutivi: il 30 aprile e il 7 maggio.Dunque anche Tortona avrà la pos-sibilità di promuoversi attraverso le “Invasioni Digitali”.

Cosa sono le invasioni digitaliGiunte alla quarta edizione, le inva-sioni digitali sono un nuovo modo di vivere l’arte e la cultura da pro-tagonisti, attraverso la realizzazione di foto e fi lmati. In questo modo la descrizione visiva di un’opera d’ar-te diventa essa stessa un prodotto artistico e se non proprio artistico, almeno culturale. Prendete ad esem-pio un quadro e fatelo fotografare a dieci persone diverse: otterrete die-ci fotografi e diverse tra loro. Ecco che la rappresentazione del quadro è diventata un fatto creativo. La rappresentazione dell’opera d’arte è diventata essa stessa arte. Oltre al quadro, adesso avremo dieci fo-tografi e che ne evidenziano aspetti diversi e che amplifi cano il valore dell’opera d’arte originale. Le inva-sioni digitali sono un nuovo modo di vivere l’esperienza museale attraver-so la produzione e la condivisione di immagini fotografi che e di fi lmati.

Perché le invasioni digitaliViviamo in un Paese che ha il maggior patrimonio artistico del mondo. Il nu-mero di musei italiani è altissimo ed è in continua crescita, i musei sono una ricchezza per l’Italia a patto che siano conosciuti e visitati da quanta più gente possibile. Le Invasioni Digi-tali sono un’occasione di visibilità su internet per i nostri musei.

La condivisione sui social networkLo scopo delle Invasioni Digitali,

come abbiamo visto è quello di aumentare la visibilità dei luoghi d’arte e di cultura. A tal fi ne si uti-lizzano i social media generici come Facebook e Twitter, ma anche quelli più specializzati nella condivisione delle immagini come ad esempio Instagram e Pinterest. Per facilitare la ricerca e l’aggregazione delle im-

Con la vittoria di cinque Giri di Lombardia, tre Milano-

Sanremo, la Parigi-Roubaux e la Freccia Vallone, il campionato del mondo di ciclismo su pista e ad inseguimento, il primato dell’ora, Fausto Coppi è stato il corridore più famoso e vincente dell’epoca d’oro del ciclismo. Ha vinto cinque Giri d’Italia e due Tour de France e per primo nella storia ha vinto queste due com-petizioni nello stesso anno. No-nostante il successo mondiale, il Campionissimo tornava sempre volentieri ad allenarsi sui colli che circondano Castellania. Oggi la casa in cui è nato è diventata un museo e la piazza principa-le del paese è stata intitolata a Candido Cannavò, il giornalista della Gazzetta dello Sport che ha contribuito alla sua popolarità narrandone le imprese. (c.c.)

Fausto CoppiFausto Coppi

storia di un mitostoria di un mito

Il quarto stato è un dipinto del pittore Giuseppe Pellizza da

Volpedo, realizzato a Volpedo nel 1901 ed ora esposto al Mu-seo del Novecento di Milano. È un quadro di denuncia sociale ed è molto famoso, soprattutto perché è diventato il simbolo del Movimento Socialista del secolo scorso. Non è stato dipinto d’im-patto ma al contrario è il culmine di un lavoro preparato accurata-mente negli anni. A Volpedo si può approfondire la genesi del Quarto Stato attraverso lo stu-dio di due opere precedenti: gli Ambasciatori della fame e la Fiu-mana, rispettivamente del 1895 e del 1898. Questo è solo uno dei percorsi di approfondimento sul-la vita e la memoria dell’illustre concittadino oggi proposta dai Musei Pellizza da Volpedo. (c.c.)

Il Quarto StatoIl Quarto Stato

siamo noisiamo noi

magini e dei video è bene utilizzare degli appositi hashtag.

La catalogazione con l’uso degli hashtagGli hashtag sono delle particolari etichette utilizzate dai social net-work per permettere agli utenti del web di trovare più facilmente un messaggio collegato ad un argo-mento. Letteralmente si traducono in cancello-etichetta perché appun-to sono composti dal carattere can-celletto seguito (senza spazi) dalla etichetta con cui vogliamo far trova-re i nostri contenuti. Tutti sappiamo che Google è il principale motore di ricerca, forse non tutti sanno che è possibile fare ricerche anche diret-tamente all’interno dei social media attraverso l’uso degli hashtag.Gli hashtag utilizzati dalle invasioni digitali sono, partendo dal più gene-rico al più specifi co:• #Digitalinvasion per farsi trovare

nelle ricerche di invasioni digitali a livello mondiale;

• #InvasioniDigitali per farsi trovare in Italia;

• #InvasioniPiemontesi per farsi trovare in Piemonte;

• #InvasioniTortonesi è l’hashtag che caratterizza le invasioni digi-tali nel nostro territorio;

• #InvasioniPellizza16 per far trova-re i contenuti pubblicati nelle due invasioni di sabato 30 aprile 2016;

• #InvasioniCoppi16 per far trovare i contenuti dell’invasione di Ca-stellania;

• #InvasioniDiocesane16 per le invasioni al Museo Diocesano di Tortona.

Non c’è limite all’uso degli hashtag perciò il mio consiglio è quello di armarsi di pazienza e scriverne un buon numero.

Come si partecipa ad una invasione digitalePer partecipare ad una invasione digitale è necessario registrarsi sul sito www.invasionidigitali.it. Una volta registrati, accedete al sito e cliccate sulla voce “calendario” del menù. Si deve a questo punto scegliere l’anno. Sono conservati gli archivi delle invasioni effettuate anche negli anni scorsi, ma a noi interessa l’anno in corso, vale a dire il 2016. Siete arrivati alla pagina “www.invasionidigitali.it/calen-dario-2016/” e vi vengono messi a disposizione dei fi ltri: potete sce-gliere le invasioni in base alla data, la Nazione, la Regione o la Provin-cia. Il consiglio che vi do è quello di selezionare direttamente la provin-cia di interesse, vale a dire Alessan-dria. Cliccando adesso sull’icona della lente di ingrandimento vi ver-ranno mostrate le Invasioni Digitali organizzate nella provincia di Ales-sandria, tra cui le quattro invasioni digitali organizzate a Tortona e nelle terre d’incontro. Non vi rimane che cliccare sul bottone rosso: “REGI-STRATI ALL’INVASIONE” e poi presentarvi all’appuntamento arma-ti di uno o più dispositivi di ripresa.• Sabato 30 aprile 2016 ore 10:30

- #InvasioniPellizza16 Il Divisioni-smo Pinacoteca Fondazione C.R. Tortona;

• Sabato 30 aprile 2016 ore 15:00 - #InvasioniPellizza16 ai Musei di Pellizza da Volpedo;

• Sabato 7 maggio 2016 ore 10:00 - #InvasioniCoppi16 a Piazza Can-dido Cannavò e Casa Coppi di Castellania;

• Sabato 7 maggio 2016 ore 16:00 - #InvasioniDiocesane16 al Museo Diocesano di Tortona.

Claudio Cheirasco

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito tortonaoggi.it

oppure scrivere una mail a [email protected]

Page 3: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

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Consiglio comunale aperto ad OvadaConsiglio comunale aperto ad OvadaIl Sindaco Paolo Lantero fa il punto della situazione sulla questione del bilancio

“Solo a indagine termina-te si potrà istituire la Commissione Speciale

e il Comune così si potrà costitu-ire come parte civile per tutelare i propri interessi” . Questo quanto annunciato dal Sindaco Paolo Lan-tero a conclusione del Consiglio Comunale Straordinario, chiesto a gran voce dalle minoranze, a pro-posito dell’ammanco di 80.000 euro relativo ai diritti di segreteria. Dopo diversi “tentennamenti” sull’orga-nizzare un consiglio aperto o chiu-so, l’Amministrazione ha optato per il consiglio aperto di mercoledì 16 marzo. Dopo l’intervento del Sinda-co che ha letto alcune indicazioni della Segretaria Comunale circa questo problema, sulla necessità di assoluta discrezione sull’identità di chi sarebbe indagato per il fatto, il Primo Cittadino ha ripercorso l’iter della vicenda, dalla scoper-ta dell’ammanco, passando per la denuncia alle autorità sino all’av-vio delle indagini tutt’ora in corso. Dopo questo la parola è andata alle minoranze con l’intervento di Mauro Rasore di “Essere Ovada” che ha sottolineato come l’Ammini-strazione ha portato avanti con tra-sparenza la questione per quel che riguarda l’interno del palazzo con azione di denuncia e comunicazio-ne ai capigruppo delle forze di mi-noranza, ma è mancato il rapporto con la cittadinanza che ha appreso del fatto dai giornali. Quindi sono intervenuti Emilio Braini del “Mo-vimento 5 Stelle” e Giorgio Bricola di “Patto per Ovada” sulla necessi-tà di indire una commissione, sul fatto che quanto successo denota qualche carenza di controllo e so-prattutto, hanno affermato i due esponenti, che non volevano fare processi a cose o persone. “Abbia-

mo chiesto - hanno dichiarato - un dibattito alla luce del sole. Chiara-mente con i tempi della giustizia possono anche passare degli anni ed invece ci servono risposte ades-so. Se dovesse proseguire questa situazione potremmo anche rivol-gerci ad organi superiori”. Per la maggioranza hanno preso la parola Flavio Gaggero che ha sottolineato la necessità di far valere la legge Bassanini, mentre il capogruppo di maggioranza Giampiero Sciut-to non ha fatto altro che leggere i contenuti di un manifesto affi sso dal gruppo politico di cui fa parte a difesa della Giunta e del Sindaco. (e.p.)

Il cimiteroIl cimiteroRipreso un progetto dell’Ing. Tagliafi co per

“I defunti non possono aspet-tare, i loculi ancora dispo-nibili sono davvero pochi,

per cui è giusto intervenire”. Così si esprime Sergio Cappello, Assesso-re ai Lavori Pubblici del Comune di Ovada, di ritorno proprio dal Cimi-tero Urbano durante una delle sue tante visite, sempre attento e dispo-nibile non solo a ricevere critiche, ma anche a scendere in campo in prima persona. Le buone giornate dello scorso inverno hanno permes-so anche di poter effettuare lavori di manutenzione ordinaria all’aperto e al coperto per poi proseguire nella buona stagione per offrire un’imma-gine di decoro e nello stesso tempo di rispetto verso i defunti e verso coloro che quotidianamente frequentano il luogo sacro. Proprio in un’ottica di abbellimento del luogo, il Cimi-tero urbano è stato arricchito dalla donazione della raffi gurazione della Deposizione opera, del pittore ova-dese Sergio Bersi, collocata entrando a sinistra, mentre sulla destra è stato sistemato il pannello a cura dei Leo con le targhette dei caduti di tutte le guerre. C’è molta attenzione alle problematiche del Cimitero. come ci spiega l’Assessore: “Abbiamo in-vitato i proprietari di cappelle di-sastrate ad un pronto intervento di ristrutturazione e le prime risposte

positive stanno arrivando come è allo studio anche un nuovo orario di apertura specialmente nella fa-scia del primo pomeriggio, ma per questo ci sono molte situazioni da valutare”. Intanto nel piano triennale dei lavori pubblici è stata inserita la possibilità di costruire nuovi locali e in tal senso lavorerà la Giunta. “Spe-rando che non sopraggiungano ostacoli di varia natura – continua l’Assessore ai Lavori Pubblici – nel 2017 dovremmo intervenire”. Si trat-ta di un intervento che prevede la re-alizzazione di 500 nuovi locali per un importo complessivo di € 600.000 che andranno a sistemarsi nell’area libera dopo aver percorso il viale centrale a sinistra della croce, formando così una continuità logica di colombaie. La soluzione è stata trovata dopo una attenta valutazione e rispolverando un vecchio progetto approvato il 6 marzo 2006 e redatto dall’allora re-sponsabile dell’Uffi cio Tecnico del Comune di Ovada il compianto Ing. Rinaldo Tagliafi co. Bisogna però procedere ad un adeguamento del progetto alla normativa vigente e alla revisione dei prezzi e tenere conto che gli elaborati progettuali dovran-no essere redatti dividendo l’inter-vento in due lotti funzionali eseguibi-li in fasi separate e che il preventivo dovrà prevedere la progettazione e il coordinamento della sicurezza nell’esecuzione solo del primo lotto. L’Uffi cio Tecnico ha richiesto un pre-ventivo di spesa a cinque professio-nisti ed è stato affi dato l’incarico allo Studio dell’Arch. Federico Morchio di Ovada per un impegno di spese d € 21.556 comprensivo di IVA. Gli altri preventivi sono stati presentati dagli studi Dorino Massucco, Luca Massa, Paolo Chiarella ed Emanuele Rava.

Luisa Russo

Via Torino work in progressVia Torino work in progressNuovamente rinviati i lavori di riqualifi cazione urbana

Slittano ancora i lavori di Via Torino ad Ovada. Pro-babilmente gli interventi

all’arteria più importante della città dovevano già essere a buon punto se non terminati. Erano infatti già stati annunciati in au-tunno, poi rimandati ad inizio 2016 ed ora non si sa quando si potrà intervenire. “Siamo fermi perché dobbiamo aspettare il bilancio preventivo – afferma l’Assessore ai Lavori Pubblici Sergio Capello – poi per poter effettuare il rifacimento del manto stradale, era necessario cambiare il tubo dell’acquedot-to per circa 200 metri e le Ac-que Potabili si sono dichiarate non disponibili perché il lavoro non era stato inserito nel loro piano”. I tempi si devono per-tanto allungare e questo inter-

vento si aggiunge a tanti altri in programma nel piano trien-nale delle opere pubbliche per la città, sempre condizionati da due vincoli importanti a meno che intervengano dall’alto (Go-verno nazionale) cambiamenti di comportamento e di indiriz-zo. Il primo è sempre il patto di stabilità ed ora non si potranno impegnare risorse se non prima di aver impegnato il bilancio preventivo. Anche sul fronte del personale la situazione del Comune di Ovada non è delle migliori in quanto dispone at-tualmente solo di cinque canto-nieri, mentre per sei mesi potrà disporre di due nuovi cantonieri assunti a tempo determinato a cui si aggiungono quattro PASS (Percorsi di Attivazione Sociale Sostenibile), le ex borse lavoro,

di cui tre saranno impegnati in buona parte del loro tempo a ri-passare la Via del Fiume quanto mai bisognosa di manutenzione. È evidente quindi che non è possibile attuare una program-mazione dei lavori pubblici in modo esauriente.

Luisa Russo

L’artigiano dell’anno premiato dalla Confartigianato Ovade-

se è Giuseppe Gaggero, per tutti “Pinuccio” di Tagliolo Monferra-to. Si tratta di un artigiano che da anni lavora con grande maestria il ferro ricavando manufatti di alto livello che hanno raggiunto anche i mercati internazionali. (e.p.)

L’artigiano dell’anno

Page 4: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

Direttori onorari: Rino Vaccaro e Luisa Russo

• Direttore responsabile: Federico Cabella• Sito a cura edizione online: Mattia Nesto

• Trattamento dati: Gian Battista CassuloPresidente: Ass. Club F.lli Rosselli

• Comitato di redazione:Massimo Calissano (Valle Stura, Val Leira) Luisa Russo (Ovada e Ovadese)Marta Calcagno (Rondinaria)Marisa Pessino (Nuova Libarna)Fabio Mazzari (Valle Scrivia)

• Rubriche:Stefano Rivara (La voce del binario)Davide Ferreri (l’Arca)Ester Matis (Esternando)Arnaldo Liguori e Matteo Clerici (contributi esterni e corrispondenze)• Sport: Enzo Prato • Grafi ca e impaginazione in proprio:a cura di Sara Ponta grafi [email protected]“l’inchiostro fresco” è registrato presso: Reg. Stampa AL n. 322 del 31/01/1985R.O.C. n. 11700 del 12/02/1998

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• Presidente e Legale rappresentante Gian Battista Cassulo• Consiglio Direttivo:Marta Calcagno, Massimo Calissano, Arnaldo Liguori, Fabio Mazzari• Collegio dei revisori dei Conti:Umberto Cecchetto, Alfonso Gatti, Renato Milano (soci storici e fondatori dell’Asso-ciazione nel 1985)

• Collegio dei Probi Viri:Domenico Bisio, Davide Ferreri, Federico Cabella (soci fondatori de “l’inchiostro fresco” voce di Rondinaria - 2005)

Club Fratelli Rosselli Iscritto alla C.C.I.A.A. di Alessandria al n° 226160 il 4/10/2005P. IVA e C.F. 02096520065

Pubblicità raccolta in proprio: geom.Umberto Cecchetto (328-60.87.969)Associazione “Club Fratelli Rosselli” editrice de “l’inchiostro fresco”

4 l’inchiostro frescoAprile 2016 OVADA

L’Assemblea Ordinaria Elettiva ha confermato,

con voto unanime, alla guida del Gruppo Intercomunale AIDO “Grazia Deprimi” di Ovada la Presidente uscente Ada Bovone. L’Assemblea dei Soci ha riconosciuto la preziosa opera svolta in pri-ma persona dalla Presidente uscente che, nel quadrien-nio amministrativo 2012-2016, si è adoperata per la diffusione e l’affermazione dei valori perseguiti dall’AI-DO. Ada Bovone succede quindi a se stessa ed ai due Presidenti che la sezione ovadese ha espresso dal-la sua fondazione; Grazia Deprimi (alla memoria del-la quale è stato intitolato il Gruppo) ed a Leonardo Musso. Nella relazione di fi ne mandato la Presidente ha ricordato come il Consi-glio Direttivo eletto nel 2012 si preoccupò di operare su due direttrici; da una par-te la riorganizzazione del Gruppo con l’attivazione di un servizio di segreteria che potesse essere punto di ri-ferimento per il territorio e dall’altra la creazione di una struttura di propaganda e di-vulgazione degli scopi socia-li. Venne individuata, come priorità assoluta, la necessi-tà di avvicinare il mondo dei giovani attraverso momenti di incontro e confronto sul tema della donazione. Nella serata è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo che ri-sulta così formato: Vice Pre-sidente vicario Giancarlo Marchelli, Vice Presidente: Davide Migliardi, Segreteria ed Amministratrice: Sonia Parodi; Consiglieri: Franco Piana, Ada Gastaldo e Ma-ria Paola Giacchero. Il Col-legio dei Revisori dei Conti è costituito da Fabio Villa, Giuseppe Coco e Maurizio Guala. (d.c.)

AIDO nuovo AIDO nuovo presidentepresidente

Problema rifi utiProblema rifi utiSempre più evidenti i disagi provocati dai ritardi nello smaltimento della spazzatura ad Ovada

Sul problema rifi uti inter-viene l’organo Politico di Coordinamento Bacino

Econet composto dai Sindaci di Ovada Paolo Lantero, di Belforte Franco Ravera, di Bistagno Ce-leste Malberba, di Strevi Alessio Monti, di Cartosio Mario More-na e l’Assessore del Comune di Acqui Terme Guido Ghiazza. L’i-niziativa è di Franco Ravera per fare un po’ di chiarezza sul pro-blema. I Sindaci dell’area ovade-se e acquese hanno espresso la volontà che un settore così stra-tegico e delicato come quello della gestione dei rifi uti restasse completamente sotto il control-lo pubblico. Questa posizione è chiaramente emersa nell’ultima assemblea consortile dove i no-stri Sindaci hanno dichiarato di puntare all’intergazione del ciclo dei rifi uti attraverso un’unica so-cietà pubblica per tutto il bacino dei 116 Comuni. La società pub-blica a cui i Sindaci pensavano era SRT S.P.A. che attualmen-te opera solo per il segmento del trattamento e smaltimento. D’altra parte anche lo studio commissionato dal CSR aveva indicato questa come la solu-zione ottimale sia dal punto di vista dell’organizzazione che dei costi. Il personale sarebbe stato tutto ugualmente garantito e si sarebbero chiuse in un sol colpo almeno 5 società. Sfumata que-sta opportunità non restava al-tra soluzione solida che puntare alla trasformazione dell’attuale gestore Econet in società com-pletamente pubblica e tentare da subito una integrazione fun-zionale del ciclo, ove possibile e conveniente per i nostri citta-dini. Quindi non è stato scelto di rispettare la progettazione preli-minare commissionata dal CSR e sostanzialmente confermare con il piano industriale i costi previsti del servizio. Questo è stato possibile perché nel corso degli anni le amministrazioni pubbliche hanno correttamente operato contribuendo al corret-to dimensionamento aziendale. Non ovunque è stato così e que-sta condizione favorevole non

casuale si riverbererà anche in futuro sulle tariffe. La sfi da che i Sindaci hanno voluto cogliere è stata lungamente ponderata, sia dal punto di vista amministra-tivo che fi nanziario approfon-dendo tutti gli scenari possibili. Diversamente da quanto scritto da alcuni organi di stampa la scelta della società pubblica per l’erogazione dei servizi è piena-mente legittima non impegna fi -nanziariamente le singole ammi-

nistrazioni e non incide, se non positivamente sulle tasche degli utenti. Non costituisce neppure un rischio fi nanziario maggiore di quello che sopporterebbero le amministrazioni partecipan-do ad una società con un socio privato, si veda per questo la re-cente normativa sui servizi pub-blici (c.d. Decreti Madia). Ma ciò che interessa l’opinione pubbli-ca però crediamo sia il servizio di cui tanto si è detto e scritto.

Il metodo della raccolta domi-ciliare e della tariffa puntuale ormai non è più relegata a conte-sti ambientali di nicchia ma tal-mente positivamente diffuso da diventare standard di servizio a cui tendere in tutte le Regioni di Italia per conseguire gli obiettivi ambientali e normativi giusta-mente sempre più ambiziosi. Su tutto però l’aspetto che ci preme sottolineare è la sfi da di un ser-vizio compiutamente universale

(voler mettere tutte le utenze, a prescindere dall’ubicazione, nel-le stesse condizioni di separare i rifi uti e di partecipare al comune obiettivo), equo (ogni utenza dei 45 Comuni pagherà non più una tassa sulla superfi cie occupata ma una tariffa per un servizio reso sulla base del rifi uto pro-dotto) e sostenibile per gli utenti (i Comuni non puntano ad un sacrosanto utile di impresa, ma al contenimento delle tariffe ed al miglioramento dei servizi). Per le utenze domestiche ci sarà un incentivo economico diretto a ridurre le produzioni ed una “premialità” per esempio a chi composterà la frazione organica e verde. Lo scopo è quello di su-perare le diffi coltà e raggiungere gli obiettivi che noi stessi ammi-nistratori vogliamo porci prima ancora delle normative che ce lo impongono.

Luisa Russo

Speciale

Un’edizione super per il “Torneo di Pasqua”Un’edizione super per il “Torneo di Pasqua”Continuano i tornei organizzati dai Boys a Castelletto e Silvano d’Orba

Un compleanno speciale per il torneo di Pasqua organizzato dai Boys: spettacolo in campo, qualità di gioco e perfetta organizzazione.

Senz’altro il modo migliore per celebra-re il trentennale di una manifestazione di calcio giovanile diventata tra l’altra quest’anno a carattere nazionale. Nei Pulcini 2005 vittoria della Don Bosco Alessandria sui Boys Ovada per 5-1, mentre per il 3° e 4° posto successo ai rigori della Levante C. Pegliese sul San Fruttuoso per 3-2. Nei Pulcini 2006 affermazione del San Fruttuoso sul Bogliasco per 4-2. Tutta alessandrina la fi nale dei Pulcini 2007 con la vittoria dell’Alessandria sul Car-rosio 3-0. Proseguendo nelle altre cate-gorie negli Esordienti 2003 vittoria per 3-2 della Levante C. Pegliese sull’A.S.D. James, negli Esordienti 2004 vittoria per 1-0 del Bollengo Albiano sul Pro

Pontedecimo per1-0. Finali con triangolari per i Giovanissimi 2002 e 2001. Nei 2002 vittoria fi nale dell’Athletic Club Liberi di Genova

grazie alle affermazioni sul Sampierdarena per 2-1 e sul Me-eting Club Vallesturla per 1-0; al secondo posto il Meeting Club Vallesturla vittorioso sul Sampierdarena per 1-0. Decisa per differenza rigori la infi nita fi nale del triango-lare dei Giovanissimi 2001. Dal dischetto ha avuto la me-glio il Colline Alfi eri Don Bosco dopo che i tre incontri tra Valenzana Mado – Colline Alfi eri, Bollengo Albiano – Valenzana Mado e Bollengo Albiano – Colline Alfi eri

si erano conclusi sullo 0-0. Gli altri appuntamenti dei Boys a livello organizzativo sono il 22 maggio presso il campo sportivo di Castelletto d’Orba con la sesta edizione “Tele-thon” in collaborazione con la Don Bosco di Alessandria, l’Aurora di Alessandria, la Pozzolese e il patrocinio del Co-mune di Castelletto d’Orba, “Tutti insieme per Diego” in programma sabato 28 maggio in collaborazione con la Po-lisportiva Comunale Castellettese riservato alle categorie Pulcini 2005/2006/2007 e Piccoli Amici. Infi ne per il 5 giu-gno allo “Stefano Rapetti” di Silvano d’Orba si svolge il 3° trofeo Moccagatta per i 2002. (e.p.)

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5l’inchiostro frescoAprile 2016OVADA

Da Giovani a Giovani… Da Giovani a Giovani…

un vero successo!un vero successo!

Dai consiglieri Elena Marchelli e Fabio Poggio il progetto

Si concluderà il 21 aprile il nuovo progetto “Da Giova-ni a Giovani” che rientra in

“Young Ovada”, contenitore di ini-ziative inerenti le politiche giovanili del Comune di Ovada. Il nuovo pro-getto iniziato il 3 marzo è stato, a tutti gli effetti, un corso per ragazzi di età compresa tra i 14 e i 25 anni che sono stati divisi in due fasce: minorenni (14-17) e maggiorenni (18-25). La suddivisione è nata dal fatto che gli argomenti spiegati dai docenti necessitano questa distin-zione; infatti, si è parlato di: so-stanze psicotrope e loro effetti con Daria Ubaldeschi e Cecilia Forti del SerT di Alessandria; sicurezza stradale con l’Agente di Polizia Mu-nicipale di Ovada Marco Maggio; meccanismi d'azione delle droghe e omicidio stradale con i Consiglie-ri Comunali di Ovada nonché Sin-daci di Quartiere Elena Marchelli e Fabio Poggio; responsabilità e potere di scelta con Ilaria Ambrosi-no, dell’Associazione “Sentirsi per star bene”. Non solo quindi lezioni teoriche, ma utilizzazione di video e l’attesissimo “tappeto simula eb-brezza”. Nel pomeriggio dalle 14 alle 16 si sono svolte presso la Sala del Consiglio Comunale le lezioni per i minorenni, mentre dalle 20.30 alle 22.30 erano riservate ai mag-giorenni. “L’adesione numerosa dei ragazzi è entusiasmante – af-fermano i responsabili del progetto Elena Marchelli e Fabio Poggio - e pertanto ringraziamo i Dirigenti Scolastici che hanno apprezzato e sponsorizzato fi n da subito il no-stro progetto”. Merito del successo del corso è stato sicuramente l’ot-timo livello dei relatori che si sono

resi disponibili con professionalità. “Stiamo investendo energie in quest’iniziativa per sensibilizza-re i ragazzi su temi importanti, sperando che le nozioni si tra-mandino da giovani a giovani, da cui prende il nome il progetto. Rimangono da sensibilizzare i maggiorenni per un’adesione più rimarcata, ma cercheremo di la-vorare anche in questa direzione di età magari per altre iniziative

che non mancheranno in futuro”. Da Giovani a Giovani si è svolto il 3, 10, 17 e 21 marzo con l’ultimo data del 21 aprile 2016. Per Ovada si è trattato di appuntamenti strategici da leggere in versione futura dopo l’esperienza positiva dello scorso anno. Un’idea geniale quella intra-presa con il contenitore “Young Ovada” che ha permesso momenti di confronto costruttivi che ora si ripetono con entusiasmo. (e.p.)

Attivati i P.A.S.S.Attivati i P.A.S.S.Un iniziativa del Consorzio dei Servizi Sociali dell’Ovadese

Si chiama P.A.S.S. (Percorsi di Attivazione Sociale Soste-nibile) il nuovo strumento

operativo promosso dalla Regione Piemonte a favore di cittadini fragili, diffi cilmente collocabili nei normali percorsi di inserimento lavorativo. Il Presidente del Consorzio Servizi Sociali dell’Ovadese Emilio Deluc-chi nel corso della presentazione ha ribadito la novità della legge e la sua applicazione nell’immediato, con un anno di sperimentazione partendo dallo scorso marzo. Il periodo di-pende però dal soggetto coinvolto dal momento che le modalità di im-pegno orario si adeguano alle pos-sibilità dei soggetti individuati. In pratica i P.AS.S. sostituiscono quella quota economica che il Consorzio assegnava a persone bisognose quin-di di fatto prendono il posto delle

ex- borse lavoro e non contempla-no attività lavorativa vera e propria. Però non solo gli Enti Locali e gli Enti della Pubblica Amministrazio-ne possono attivare questo progetto, ma anche le Cooperative sociali, le Associazioni di Promozione Socia-le, le organizzazioni di volontariato, le Onlus, i datori di lavoro privati e le Istituzioni Scolastiche, possono rendersi disponibili ad accogliere persone fragili, attraverso un fi nan-ziamento consortile. I benefi ciari sono i soggetti in stato di bisogno, residenti nel territorio ovadese ed in carico al Consorzio dei Servizi So-ciali per i quali viene predisposto un progetto educativo individualizzato che prevede l’analisi dei bisogni e le motivazioni dell’inserimento, nonché gli obiettivi e gli indicatori di verifi ca utilizzati. Il Consorzio

Servizi Sociali dell’Ovadese ha stan-ziato circa 150.000 Euro, mentre le domande hanno superato le 130 con-tro i 77 progetti dell’ex borse lavoro dello scorso anno (47 per soggetti normodotati e 30 per disabili) e i 30 iniziali di quindici anni fa. Questo aumento è caratterizzato dai sempre più impellenti bisogni economici della gente con persone sole e fragili per cui lo scopo dei P.A.S.S. è quel-lo di riportare i soggetti deboli e fragili ad una condizione di vita più attiva e responsabile. Come campo di intervento i soggetti che hanno ottenuto i P.A.S.S. possono svol-gere semplici lavori manuali ma anche il privato può assumere un soggetto individuato come P.A.S.S. inserendolo sempre in attività ma-nuali, ma che non comportino l’uso di macchinari. (l.r.)

Calcio

La campionessa Beatrice GuglieroLa campionessa Beatrice GuglieroLe giovani calciatrici dell’ovadese si fanno onore

Il calcio dei Boys e dell’Ovadese è anche donna. Sono diverse le ra-gazze iscritte nelle formazioni giovanili e che partecipano ai cam-pionati. Nei 2002 sono iscritte Laura Granatella e Benedetta Allosio;

nei 2004 Ginevra Santamaria fa parte dell’Alessandria Calcio femminile. C’è anche chi ha spiccato il volo: Beatrice Gugliero (nella foto) del 2003 ha iniziato a Ovada nel 2008 con Vincenzo Avenoso e dalla stagione

2015/2016 è tesserata nell’Alessandria ACF calcio femminile allena-ta da Bertin Roberto e Michele De Lio. Nonostante la giovane età

è già stata visionata da numerosi osservatori di club blasonati ed una volta la settimana svolge gli allenamenti a Torino con la

Juventus femminile. Inoltre frequenta i Summer Camp estivi Foot-ballab di Rita Guarino allenatrice della nazionale italiana. Il vecchio amore per i Boys però non si dimentica mai e per il torneo di Pasqua ha

ottenuto dall’Alessandria il nulla osta per disputare la manifestazione ovadese con i 2003. Una passione che coltiva con

entusiasmo e sacrifi cio in quanto frequenta la seconda media e deve conciliare gli impegni scolastici e sportivi.

Enzo Prato

ovadeen

Sono circa 500 coloro che si ri-volgono allo Sportello Caritas

di Via S. Teresa ad Ovada aperto il mercoledì e il sabato dalle 9 alle 11.30, ma la povertà è più nume-rosa con risvolti a volte dramma-tici; molti infatti sono coloro che preferiscono rimanere nell’anoni-mato e nella sofferenza piuttosto che rivolgersi allo Sportello. Poi per alcuni la frequenza è regola-re e per altri saltuaria, ma le ne-cessità sono sempre numerose e variegate con al primo posto il lato fi nanziario, seguito da generi alimentari e bisogni primari per i piccoli. Sono diminuiti gli stra-nieri, ritornati al loro paese di origine per la mancanza di lavo-ro, ma aumentano gli italiani, “Ci sono situazioni veramente tristi – spiegano allo Sportello – chi è senza lavoro, famiglie disgre-gate, persone sole senza lavoro e non hanno soldi per pagare i servizi e le bollette”. Lo scorso anno sono state attivate quattro

borse lavoro di cui è stata felice-mente trasformata in un contrat-to a tempo indeterminato. Due meritevoli iniziative “Un sacco di solidarietà” e “Una mano per la Scuola” in collaborazione con la COOP hanno dato buoni risulta-ti; grazie poi ad una convenzione con il Supermercato Bennet di Belforte è stato possibile prele-vare il cibo la vigilia dell’apertura dello sportello per poi distribuirlo ai più bisognosi, due gastronomie – rosticcerie della città “Garrone” di Corso Saracco e “Cagnolo” di Piazza Assunta dallo scorso anno offrono settimanalmente i loro prodotti; positiva anche la rac-colta del Banco Alimentare del novembre scorso. Inoltre recen-temente sono stati raccolti circa 2.700 Euro durante la 4° edizione della cena di solidarietà al S. Pao-lo con i piatti confezionati gratui-tamente dai volontari del Circolo Culturale Ricreativo “Il Borgo” di Ovada. (l.r.)

Il “Borgo” per la CaritasIl “Borgo” per la Caritas

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6 l’inchiostro frescoAprile 2016 OVADA

È in pieno svolgimento nel ma-gnifi co contesto del Castello

di Trisobbio il “Corso di Viticol-tura biologica come coltivare e curare la vigna con le tecniche dell’agricoltura biologica e bio-dinamica” promosso, con il pa-trocinio del Comune di Trisobbio dell’Enoteca Regionale di Ovada, dall’Associazione Biodivino, as-sociazione che opera dal 2004 e ha promosso attività e corsi per produttori e consumatori fi naliz-zati alla crescita della conoscenza del vino e della consapevolezza dell’importanza di un’agricoltu-ra eco-sostenibile e di qualità. Il Corso ha preso avvio Domenica 3 aprile per proseguire il 18 Apri-le e 8 Maggio 2016 dalle 9.30 alle 18.00 con i seguenti contenuti: Introduzione alla viticoltura bio-logica e biodinamica, Gestione del terreno e la potatura, Spollo-natura e potatura verde, le malat-tie della vite, Gestione estiva della chioma, verso la vendemmia, la vinifi cazione col metodo biologi-co. Le lezioni saranno condotte dai titolari di tre aziende vitivini-cole dell’Alto Monferrato ovade-se: - Cascina del Vento di Raffaella Pastorino, a Montaldo Bormida, utilizza il metodo biodinamico ed è azienda autocertifi cata; - Lo Zerbone di Fabio Somazzi, a Roc-cagrimalda e Cà del Bric s.c.a., a Montaldo Bormida, che utilizzano il metodo biologico certifi cato. Il corso è rivolto soprattutto a pri-vati appassionati di viticoltura ed enologia. (l.r.)

A TrisobbioA Trisobbio

scuola di vinoscuola di vino

Un cinema-teatro Splendor pieno in ogni ordine di posto e un’atmosfera carica di

adrenalina e di vibrazioni positive: questa la cornice per il concerto dei Mamasuya di gio-vedì 17 marzo ad Ovada. I Mamasuya sono un gruppo formato da tre “supermusicisti” che rispondono ai nomi di Matteo Cerboncini alla chitarra, Danilo Bruno al basso elettrico e Ste-fano Resca alla batteria. Ad Ovada hanno pre-sentato il loro ultimo cd, “Mexican Standoff”,

nobilitato dalla collaborazione con Johannes Faber, polistrumentista e virtuoso della tromba nonché insegnante al Conservatorio di Geno-va. I quattro sul palco hanno dato vita ad uno show emozionante, dove alla perfezione stili-stica della proposta musicale si è accompagna-ta una genuinità e un sano piacere di suonare che ha conquistato il pubblico, in larga misura formato da ragazze e ragazzi. Il concerto allo Splendor è stato organizzato dall’Associazione Culturale Peakbeat, attiva ormai da quasi tre anni e sempre in grado di proporre eventi e manifestazioni di grande richiamo per la citta-

dinanza, volte all’innovazione e alla sperimen-tazione in ogni campo. Il prossimo 11 giugno, presso il Parco Pertini, si svolgerà la seconda edizione del “Peakbeat Circus”, una giorna-ta di musica e performance varie dalle ore 12 sino all’una di notte. Ad Ovada per una sera si è assistito così ad un concerto dal livello, non si corre il rischio di esagerare, internazionale: musica tex-mex e sonorità western tra le rive dell’Orba.

Convegno medico ad OvadaConvegno medico ad Ovada

Il Serassi dell’AnnunziataIl Serassi dell’AnnunziataL’organo dell’Oratorio di Via San Paolo ad Ovada protagonista

L’organo dei F.lli Serassi di Bergamo dal 1825 arric-chisce la SS. Annunziata

di Ovada e la recente ripulitura ed accordatura ha reso possi-bile mantenere l’Oratorio nella rassegna dei concerti d’organo organizzato ogni anno dalla Pro-vincia di Alessandria su iniziativa della Prof.ssa Romiti. L’importan-te intervento, che ha impegnato i valenti artigiani della Ditta Fratelli Marzi per oltre quattro giorni, si è reso possibile grazie alle offerte dei fedeli, oltre al determinante contributo pervenuto dalla Fon-dazione CRAL e dal Comune di Ovada. I Serassi potevano allora vantare una tradizione organaria secolare, ed a loro si rivolse il Consiglio della Confraternita che nel 1823 stipulò un contratto per la costruzione dell’organo con-cordando un prezzo di “lire 4000

nuove di Piemonte”. Mezzo seco-lo dopo l’organo è stato arricchito ed ampliato dal Cav. Bianchi di Novi Ligure che ne farà lo stru-mento allora più moderno della città. L’organo, oltre ad essere dotato di campanelli soprani re-centemente ripristinati, possiede anche una vistosa ed inconsueta grancassa situata sul lato destro. Questo strumento è stato poi per alcuni decenni trascurato nella manutenzione, fi nchè la Confra-ternita nel 1992, grazie soprattutto all’opera instancabile del confra-tello Bruno Ottonello, riuscì, con il contributo degli ovadesi, a por-tare a temine una complessa ope-ra di restauro eseguita dalla Ditta Italo Marzi. Ora è possibile ascol-tare le preziose note durante le feste dell’Oratorio e nei concerti.

Luisa Russo

L’avventura western fi rmata MamasuyaL’avventura western fi rmata MamasuyaGiovedì 17 marzo al Cinema-Teatro Splendor di Ovada una grande serata di musica

MATTIA NESTO @Mattia Nesto @

Nella foto un momento dello spettacolo

Ad Ovada, mercoledì 23 mar-zo, presso il salone “Padre

Giancarlo” in piazza Cappuccini, si è svolto un incontro sul ruolo dei farmacisti nell’odierno conte-sto sociale. All’evento, introdotto da un componimento poetica magistralmente interpretato dalla signora Marina, hanno presenzia-to operatori sanitari, farmacisti e molti cittadini. Tra i diversi inter-venti da sottolineare quello del rappresentante dell’Ordine dei farmacisti, dott. Marcello Pitta-luga, il quale ha illustrato come il ruolo del farmacista stia mutando, a seguito di tre decreti ministeriali emanati tra il dicembre e il luglio del 2010. Uno in particolare ha sollevato molte discussioni: quel-lo che permetta l’erogazione da parte delle farmacie di specifi che prestazioni professionali o la pre-notazione di prestazioni di assi-stenza specialistica ambulatoriale. Infatti da questo momento in poi,

in tutte le farmacie è possibile ac-cedere a prestazioni analitiche di prima istanza quali test in tempo reale per glicemia, colesterolo e trigliceridi, test per misurazione di emoglobina, creatinina, tran-saminasi, test per la misurazione di componenti delle urine, test di ovulazione, test di gravidanza e test per la menopausa per la misu-ra dei livelli dell’ormone FSH nel-le urine (test per la fertilità); test colon-retto per la rilevazione di sangue occulto nelle feci e molto altro. Inoltre lo stesso decreto for-nisce anche informazioni tecniche per l’uso di dispositivi strumenta-li. Questo incontro ha confermato come la fi gura del farmacista rive-sta una primaria importanza a li-vello sociale e come, alla luce del-le nuove disposizioni normative, ne esca, a nostro giudizio, raffor-zata nel suo ruolo professionale.

Chiara Boarini

Page 7: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

Alta Via dei monti liguri: quali le prospettive future?Alta Via dei monti liguri: quali le prospettive future?Speciale escursioni ed alpinismo: intervista ad Edoardo Rixi, consigliere regionale ligure ed alpinista CAI

Durante i primi giorni di que-sto mese l’Alta Via dei monti liguri è venuta alla ribalta

sia per le eccezionali giornate che, grazie al bel tempo e alle ultime (e inaspettate) nevicate invernali hanno portato numerosi turisti e appassionati sui suoi sentieri, sia per la querelle riguardo la gestione della stessa: è infatti del 1 marzo il comunicato stampa uffi ciale della Regione Liguria nel quale viene di-chiarato che la gestione dei sentieri verrà affi data al Club Alpino Italia-no; fi nisce quindi, dopo 23 anni, l’o-perato della Associazione Alta Via dei Monti Liguri, che fi no ad oggi si era occupata della manutenzio-ne e della promozione del percor-so escursionistico più importante della Liguria. “L’Alta Via è una in-frastruttura a tutti gli effetti: una sorta di “autostrada” di 442 chilo-metri”, così Edoardo Rixi defi nisce il percorso escursionistico che da Ventimiglia raggiunge Ceparana (La Spezia). Consigliere regionale e alpinista esperto, Rixi è dal 1997 socio del Club Alpino Italiano, e dal 2000 collabora a tempo pieno inse-gnando alpinismo ai ragazzi della scuola Bartolomeo Figari di Geno-va; tra le sue esperienze nel campo si annoverano numerose spedizioni in Pakistan, Perù, Kenya e infi ne in Nepal, sul tetto del mondo, dove nel 2013 tenta la scalata del Mana-slu, l’ottava montagna più alta del mondo: “A 7500 metri, per una bufera di neve, abbiamo dovuto rinunciare”, racconta con un po’ di rammarico.Con il passaggio di consegne della gestione dell’Alta Via, il Club Alpino Italiano si trova quindi in prima linea per la tutela del percorso, sostituen-do l’operato della precedente ge-stione: “Sono diminuiti i fondi che

la regione impiegava per l’Alta Via, e l’associazione non era più in gra-do di assicurare il servizio di que-sta infrastruttura”. Secondo Rixi nasce quindi l’esigenza di riformare il settore, che, soprattutto negli ul-timi anni, ha subito un cambiamen-to radicale: “Adesso c’è molta più gente che pratica gli sport outdoor a livello professionale come il trek-king, il trail, la mountain bike; si tratta quindi di un settore turi-stico importante e in crescita, che deve essere sostenuto, gestito e ade-guatamente promosso”. La promo-zione dell’Alta Via verrà sostenuta in

L’arte della xilografi aL’arte della xilografi aCon il workshop organizzato dal Museo della Carta va in scena

La xilografi a e la carta si sono unite, al Museo del-la Carta di Mele domenica 20 marzo, con il wor-kshop “Sculture di carta xilografata” tenuto da

Valentina Biletta, artista esperta di xilografi a. Giuseppe Traverso, il mastro cartaio del Museo spiega “la xilogra-fi a è la più antica tecnica di stampa del mondo, si tratta dell’incisione su legno di diversi tipi e durezze di un’immagine che, una volta che la matrice prende l’impronta, quindi si inchiostra e si mette sul torchio, a quel punto si crea una scultura a proprio piacimen-to”. Oggi la stampa xilografata si usa molto poco ed ha fi nalità prettamente artistiche, ma nel passato, ci dice Traverso, era una tecnica estremamente diffusa. Valen-tina Biletta, artista e curatrice del workshop del museo di Mele dice “la xilografi a è una tecnica di stam-pa a rilievo, bi-sogna partire da un legno, piallato e preferibilmente a crescita lenta, in modo da non avere una fi bra troppo marcata” nel corso del-la storia, prosegue Biletta “abbia-

mo la testimonianza che la carta xilografata è stata, a metà del Quattrocento, la prima tecnica di illustra-zione dei libri in Europa, ma abbiamo testimonian-ze di xilografi e in Oriente già attorno all’anno mille” prima di essere utilizzata per le illustrazioni dei libri, la xilografi a veniva usata, in Europa, per le carte da gioco ed i santini dei pellegrini. Valentina Biletta, assieme ad altri artisti, ha ripreso la tecnica della xilografi a: “questa tecnica ha avuto un momento d’oro nella prima parte del Novecento, grazie agli espressionisti tedeschi che utilizzarono la xilografi a per via dei suoi tratti molto marcati nelle illustrazioni”. La carta utilizzabile per le immagini xilografate è molto varia, “ci sono

carte sicuramente più adatte, ma si possono utilizzare diversi tipi,

l’importante è che non abbiano molta colla al

loro interno”. Valentina Bi-letta, genovese residente a Celle Ligure, lavora come autrice e illustratrice di libri d’arte per

bambini.

Fabio Mazzari

prima parte dalla Regione Liguria, che, come assicura l’assessore re-gionale all’Escursionismo Stefano Mai, stanzierà per il 2016 100mila euro in convenzione al Club Alpino Italiano, che “si occuperà di gestire l’attività di manutenzione e di tut-te le località interessanti dal punto di vista naturalistico-ambientale”, con l’intenzione di ottenere in futu-ro nuovi fondi europei da destinare alla valorizzazione del territorio; un progetto a cui la Regione crede molto, soprattutto all’interno della cosiddetta “macroregione alpina”: “La Regione Liguria entra a tut-ti gli effetti a far parte di questa macroregione europea e l’Alta Via diventerà parte dell’Alpine Space, e verrà riconosciuta a livello inter-nazionale”. Un sogno nel cassetto? “Il mio desiderio sarebbe ottenere fondi per la sentieristica europea e vedere l’Alta Via come sede di un percorso per le gare di ultra trail come ad esempio il Tor des Geant che si tiene ogni anno in Valle d’A-osta e al quale partecipano atleti da tutto il mondo”. Attenzione però: “il Club Alpino Italiano continuerà a fare quello che ha sempre fatto” am-monisce Edoardo. “Non si tratta di una novità; il Club Alpino Italia-no ha sempre sostenuto e lavorato per l’Alta Via dei monti liguri. Ne è esempio il rifugio Argentea, che se non fosse stato per gli sforzi dei membri del Club Alpino Italiano di Arenzano, adesso non sarebbe agibile. Il CAI d’ora in avanti lavo-rerà da solo a diretto contatto con la Regione senza intermediari”. Un futuro decisamente più “euro-peo” per l’Alta Via, puntato quindi su una adeguata promozione turistica, “per fare fronte a un turismo che ormai è diventato di massa”, e sul-la valorizzazione del territorio; ter-

ritorio che, secondo gli ultimi cen-simenti, è diventato l’habitat ideale del lupo, che ha superato in Liguria la presenza di 200 esemplari, cre-ando alcuni disagi agli allevatori e attirando l’attenzione dell’assessore all’ambiente e degli animalisti: un numero elevato, ma pur sempre di una specie protetta, che volente o nolente costringerà la regione a prendere provvedimenti, in modo tale che il territorio e l’ambiente non vengano compromessi.“Il lupo è un animale che va protet-to e considerato parte fondamen-tale all’interno dell’ecosistema; ha un suo preciso e determinato territorio di caccia, entro il quale possono starci diversi esempla-ri. Il problema nasce quando il sovrannumero costringe i lupi a uscire da questo territorio e entra-re in quello dell’uomo, anch’esso fondamentale: non si può infatti pensare a un territorio di monta-gna senza la presenza dell’uomo”. E Edoardo Rixi da che parte sta? “io non sto né con il lupo né con la pecora” ci dice Rixi, citando un vecchio detto del CAI.

Matteo Serlenga

Sul nostro sito www.inchiostro-fresco.it una serie di articoli

a fi rma di Matteo Serlenga sul tema dell’Alta Via e della natura della Valle Stura. Tra i “capitoli” di questo ideale viaggio in valle il reportage sul problema rifi uti. L’articolo, titolato “Rumenta ab-bandonata nel territorio” analiz-za il fenomeno dell’abbandono dei rifi uti indiscriminato. Per se-gnalazioni e/o commenti scrivete a [email protected]

Questione rifi uti

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8 l’inchiostro frescoAprile 2016 VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Lo stato dell’arte sulla raccolta differenziataLo stato dell’arte sulla raccolta differenziataIn Valle Stura l’incontro pubblico organizzato dal Meetup 5 Stelle sulle possibili nuove soluzioni

Si è tenuto il 12 marzo scorso a Masone, nel teatro “Ope-ra Don Macciò”, l’incontro

pubblico, organizzato dal Meetup del Movimento 5 Stelle della Valle Stura, focalizzato sulla situazione e i progetti per il futuro sulla raccol-ta differenziata dei rifi uti. Relatori dell’incontro, a cui erano presenti numerosi amministratori locali del-la Valle Stura l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, l’On.Tizia-na Beghin, l’assessore delegato ai rifi uti dell’Unione Stura-Orba-Leira, Giuliano Pastorino e il responsabi-le dei servizi esterni AMIU, Paolo Cinquetti. L’on. Tiziana Beghin ha introdotto l’incontro parlando del fatto che non possiamo pensare ad una crescita infi nita della produzio-ne, ma bensì pensare all’economia circolare, dimostrando che nei pae-si più virtuosi dell’Unione Europea, come le nazioni scandinave, si è passati dal riciclo dei rifi uti alla ri-duzione della produzione degli stes-si. In Europa è la Finlandia il paese che ha ridotto al massimo la produ-zione annua di rifi uti per abitante (circa 280 kg) mentre la Germania è la più virtuosa come percentuale di riciclo (oltre il 65%) a fronte però di una produzione annua di rifi uti alta. L’Italia non si dimostra molto vir-tuosa in nessuno dei due punti, con una produzione media di 491 kg/abi-tante e una percentuale nazionale di riciclo del 35% (ma vi sono enormi differenze sul territorio passando dal 68% del Trentino Alto Adige al 13% della Sicilia, ndr). L’on. Beghin ha quindi citato esempi europei di nazioni molto simili a noi, portando il caso di Argentona, in Catalogna, che è passato in pochi anni dal 20% al completo smistamento e riciclo dei rifi uti, raggiungendo percentuali oltre il 90%, creando un’economia circolare, vendendo gli stessi mate-riali riciclati dal comune. Giuliano Pastorino ha ricordato come, nel 2013, nacque lo slogan “l’Unione fa la differenza”, con la raccolta por-ta a porta spinta nei cinque comuni della valle (Mele, Masone, Campo Ligure, Rossiglione e Tiglieto) che

ha permesso di passare, nel giro di due anni, dal 30% circa di raccolta differenziata del 2013 al 64,8% della fi ne del 2015, l’Unione S.O.L. ha al-tresì ridotto la produzione di rifi uti pro-capite passata da 439 a 344 kg annui per abitante. Infi ne, Paolo Cinquetti, responsabile dei servizi esterni di AMIU per la Valle Stura-Orba-Leira ha focalizzato il suo in-tervento sulla volontà da parte delle amministrazioni locali (la necessità di una “buona amministrazione”) e sulla grande importanza che la

In valle c’era posta per teIn valle c’era posta per tePresentato a Campo Ligure il volume di Lorenzo Oliveri

Domenica 13 marzo presso la sala polivalente dell’ex Comunità Montana della Valle Stura a Campo Ligure, è stato presentato il volume:

“Storia postale della Valle Stura” di Lorenzo Oliveri. Dedicata alla memoria del fi glio Luca, tragicamente scomparso dieci anni or sono, la pubblicazione cura un aspetto particolare della storia della Valle Stura: la nascita e lo sviluppo dei servizi postali. Essa riprende e amplia quanto già pubblicato in occasione del 150° anniversario dell’apertura degli uffi ci postali di Masone (2003) e di Rossiglione (2005). Il territorio preso in esa-me si trova alle spalle di Genova, sul versante padano dell’Appennino Ligure e riguarda gli uffi ci postali dei comuni di Campo Ligure, Masone e Rossiglione. Ver-rà tuttavia fatto cenno anche a località limitrofe quali Capanne di Marcarolo, Gnocchetto e Tiglieto, che per periodi più o meno lunghi sono state legate “postalmen-te” a Campo Ligure o a Rossiglione. Lo studio del ser-vizio postale, riferito dapprima al solo trasporto della corrispondenza epistolare e, successivamente, anche al movimento di denaro, incontra non poche diffi coltà qualora ci si riferisca ad un ambito territoriale ristretto, soprattutto per la scarsità di materiale documentario, ormai in gran parte disperso. Il “fi lo conduttore” della pubblicazione è costituito dai bolli postali: oggi essi possono apparirci poco signifi cativi, ma sino a qualche anno fa erano “sigilli dello Stato”, da custodire gelosa-mente, che conferivano uffi cialità, in particolare per la data, ai documenti sui quali venivano impressi. Il testo non è rivolto esclusivamente a specialisti del settore ed è stato corredato dalla riproduzione di numerosi documenti; corredato da ampie didascalie, che, oltre a fornire informazioni su particolari aspetti dei servizi postali (e non solo), tentano di rendere più accessibile

un lessico spesso necessariamente tecnico; a volte lo stesso documento può sembrare poco rilevante ai fi ni della storia postale vera e propria, ma, visto in un’ottica più ampia, attesta l’indissolubile legame che intercorre tra questa e la storia generale della Valle. In particolare, ricorrendo il centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Autore ha inserito un buon numero di testimonianze postali relative e quel tragico evento. La documentazio-ne presentata è frutto di quasi cinquant’anni di ricerche compiute tra aste fi lateliche italiane e straniere, nego-zianti specializzati e collezionisti; molti dati potranno essere rivisti e aggiornati alla luce di nuovi ritrovamen-ti; a tal fi ne, l’Autore chiede la collaborazione dei lettori per colmare le inevitabili lacune. L’opera, pubblicata interamente a spese all’Autore, sarà distribuita gratu-itamente; eventuali offerte saranno devolute ad asso-ciazioni socio-culturali non profi t dei comuni di Campo Ligure, Masone e Rossiglione. Presentata a Masone lo scorso 18 marzo con un’ottima affl uenza di pubblico e prossimamente anche a Rossiglione, si trova disponibi-le presso le edicole della Valle o, al costo di € 10,00 + spese postali, da richiedere a [email protected].

Maria Virginia Calissano

comunicazione e l’informazione hanno in merito al riciclo. Conclu-se le relazioni degli oratori è inter-venuto Giacomo Oliveri portavoce del Meetup 5 stelle della Valle Stura che ha segnalato alcuni problemi e le proposte del Meetup in materia di raccolta differenziata. In particola-re è stata posta attenzione sul fatto che i rifi uti non vengono pesati dai comuni dell’Unione ma da AMIU, per cui, si chiede Oliveri, l’Azienda ha davvero interesse nel sviluppare la raccolta differenziata? Non solo. L’unione tra AMIU e IREN, proprie-taria degli inceneritori di Torino, Parma e Piacenza (che bruciano rifi uti) tenderebbe a scoraggiare, nei fatti, il riciclo. Quindi le pro-poste del Meetup 5 Stelle: dotare l’Unione di camion con pesatura automatica, fornire ai cittadini del-la Valle sacchetti microchippati e creare strutture chiuse e videosor-vegliate che sostituiscono le attuali isole ecologiche. Avere il controllo di tutti i processi, hanno spiegato, è fondamentale, in quanto il cittadino pagherebbe fi nalmente in propor-zione a quanto e come smaltisce i rifi uti. Il Meetup 5 Stelle Valle Stura denuncia che l’Unione dei Comuni delle Valli del SOL attualmente, a differenza di altri esempi virtuosi resi noti, non guadagna dall’econo-mia circolare, perchè tutti i proventi vanno ad AMIU, mentre si potrebbe avere un introito complessivo, per la Valle Stura-Orba-Leira pari a 75-80 mila euro all’anno che potrebbe essere impiegato nel miglioramento della gestione del servizio o al fi ne di ridurre le bollette ai cittadini.

Fabio Mazzari

La potenza dell’odio degli uo-mini si è rivelata in immani

eccidi e stragi perpetrate, soprat-tutto nell’ultimo confl itto bellico, nei confronti di altri uomini in tragici eventi che hanno segnato indelebilmente il nostro territo-rio, macchiandolo col sangue delle innocenti vittime: i più tri-stemente noti sono la strage della Benedicta, dove, presso l’omoni-ma località del comune di Bosio (AL) vicino alle Capanne di Mar-carolo, furono trucidati settanta-cinque partigiani da parte delle truppe della Repubblica di Salò, e la strage del Turchino, dove cinquantanove prigionieri politi-ci furono uccisi a sangue freddo dalle truppe naziste, nei pressi del passo del Turchino; questi luoghi, colmi di memoria storica, sono visitabili e perpetuano il ri-cordo di queste tragiche vicende alle nuove generazioni. Poco più avanti il sacrario dei Martiri del Turchino, nel comune di Urbe (SV), nei pressi del Manfrei, dove ci fu un terzo eccidio, forse meno famoso degli altri ma non meno importante: a fi ne guerra, circa duecento giovani soldati del bat-taglione San Marco furono uccisi da un gruppo di partigiani pochi giorni dopo la fi ne della guerra; una volta sancita la resa, il grup-po dei Marò, di stanza a Sassel-lo, venne disarmato, e, dopo vari spostamenti nelle vicinan-ze, furono mitragliati nei pressi del Manfrei a sangue freddo. Il riconoscimento delle salme, delle quali alcune si trovano nei cimiteri di Staglieno e di Altare, fu molto diffi coltoso se non im-possibile, dal momento che alle vittime furono tolti i distintivi di riconoscimento prima dell’esecu-zione sommaria. Attualmente, nei pressi dell’eccidio, esiste un alta-re e una grossa croce per ricor-dare quelle giovani vite, e l’intera area è gestita dalla onlus “croce del Manfrei”, dalle Fiamme Bian-che con la collaborazione della S. Marco, del comune di Urbe e del-la Regione Liguria. (m.s.)

Bric ManfreiBric Manfrei

La versione integrale dell’ar-ticolo a fi rma di Fabio Mazzari è visibile sul no-stro sito www.inchiostro-fresco.it nella sezione Val-le Stura.

Ai lettori

Page 9: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

9l’inchiostro frescoAprile 2016

Ha aperto le porte ai visi-tatori nella giornata del Lunedì dell’Angelo, all’in-

terno dell’evento “Pasquetta a Campo Ligure”, ma è possibi-le visitarlo in diversi momenti dell’anno previo contatto, il Giar-dino di Tugnin, un vero e proprio museo a cielo aperto, situato all’interno del centro storico del comune della Valle Stura, a po-chissimi metri dal medioevale Castello Spinola. Il giardino, frut-to di un’intensa opera di recu-pero e valorizzazione dell’area, è aperto al pubblico e visitabile

dal 2011, il giardino-museo è, allo stesso tempo, la sede delle opere e l’atelier di Gianfranco Timossi, scultore che vive e risiede a Cam-po Ligure. La nascita di questo giardino-museo è stata frutto di una volontà comune dell’artista, dell’Amministrazione Comunale e soprattutto grazie all’iniziativa di un gruppo di amici dello stes-so scultore, capitanati da Tugnin, a cui è stato intitolato il giardino. Gianfranco Timossi, nato a Cam-po Ligure nel 1936, dove vive at-tualmente, già da bambino subì il fascino del laboratorio del nonno falegname, dove passava intere giornate e dove sorse il suo amo-re per il mondo del legno. Timos-

si si autodefi nisce come non un artista ma bensì un “manova-le dell’arte” che ha realizzato

opere frutto di impulsi, espres-si con immediatezza inderoga-bile. Per Timossi lo scalpello e il mazzuolo sono come la pen-na per uno scrittore. Le opere

esposte sono statue lignee caratterizzate da tre elemen-ti particolari: l’uso di piante

non più produttive (nessun albero è stato tagliato apposita-mente per realizzare le statue), la scultura realizzata interamente a mano senza ausilio di attrez-

zature meccaniche e, ovviamen-te, la particolarità delle fi gure rappresentate. Nel percorso del Giardino di Tugnin sono le fi gure legate alla mitologia greco-roma-na a dominare, possiamo infatti ammirare le rappresentazioni in legno del dio del mare Poseido-ne, di Icaro intento a spiccare il suo volo o della terribile Medusa. La scelta di rappresentare fi gure legate alla mitologia classica non è casuale, l’artista, infatti, ha vis-suto per un lungo periodo della sua vita in Grecia, nella splen-dida isola di Rodi. Insieme alle statue mitologiche Timossi ha realizzato diverse opere collega-te al Cristianesimo, come il Cri-sto incatenato o il serpente ten-tatore, la rappresentazione della Divina Commedia di Dante, con l’Inferno, il Purgatorio e il Para-diso o legate a fatti storici, come la statua che raffi gura l’eruzione di Pompei, con l’immagine di una madre che stringe a se i suoi due bambini. All’ingresso del museo, infi ne, l’unica statua realizzata non in legno ma in pietra, che rappresenta la “fontana dell’ar-monia”.

Fabio Mazzari

VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Un futuro per Alberola, stazione sciistica “fantasma”Un futuro per Alberola, stazione sciistica “fantasma”Nell’articolo di Matteo Serlenga si analizza una proposta per il rilancio di un intero territorio

Quando andai ad Alberola la prima volta, ero ancora uno studente dell’università

impegnato a raccogliere materia-le sull’evoluzione e la storia delle stazioni sciistiche per la mia tesi di laurea: sui miei libri infatti compari-vano solamente le più “grosse” e fa-mose stazioni sciistiche, soprattutto dell’arco alpino come Sestriere, La Thuile, Courmayeur o Cortina, e a malapena si parlava di Viola St. Gree; avevo già sentito parlare di Al-berola e dei suoi skilift ormai fermi

da molti anni, ma non trovai nulla nei libri. Decisi così di andare a vi-sitare personalmente, in un giorno invernale, questa stazione sciistica “fantasma”, che ormai per me era diventata un mito, sia per la sua così inusuale vicinanza col mare, sia per la sua storia, dai suoi giorni di pie-na attività al totale abbandono dei giorni nostri. Fu così che conobbi Alberola, il suo territorio e la sua storia: piccola frazione del comune di Sassello (una ventina di abitanti in tutto d’inverno), rinomata per le caratteristiche del territorio, ogni anno d’estate attira molti turisti e villeggianti per il clima fresco e per i molti funghi che il sottobosco re-gala; qualche villetta, un rifugio e ristorante, un piccolo complesso di residence e soprattutto la vecchia casettina con scritto ancora “bigliet-teria”, dalla quale gli sciatori pote-

Il “Giardino di Tugnin”Il “Giardino di Tugnin”A Campo Ligure il museo a cielo aperto di Gianfranco Timossi

vano acquistare il loro skipass per accedere al piccolo comprensorio, e gli skilift fermi, il tutto circondato da un vasto manto bianco di neve che accentuavano il look di stazione sci-istica “fantasma”. Stazione sciistica piccola ma innovativa, nata grazie alla passione e all’investimento di alcuni impreditori coraggiosi duran-te il “boom” del turismo invernale e ispirati dalla nascita e dalla diffusio-ne capillare delle stazioni sciistiche “ex novo” create a ridosso delle Alpi e dell’Appennino come Pratonevoso o Artesina e la già citata Viola St. Gree (anche quest’ultima divenuta fantasma per diversi anni, per via delle poche precipitazioni nevose), Alberola vantava un discreto affl us-so turistico, tre impianti di risalita, cinque piste per circa una decina di chilometri in tutto e trecento me-tri di dislivello, il tutto adagiato sul dorso del Monte Cucco. “Arrivava-mo fi no a duemila turisti durante il weekend”, mi disse con gli occhi brillanti la proprietaria del rifugio, come se stesse raccontando di una “età dell’oro”, “e c’era persino una piccola discoteca. Poi, purtroppo, non ha più nevicato abbastanza” e con queste parole scomparì il lucci-chio dagli occhi, lasciando spazio a una velata malinconia di un passato che forse non tornerà più: purtrop-po infatti le precipitazioni nevose infl uiscono molto sul turismo inver-nale, soprattutto su queste località

“a bassa quota”, dove, complice il cambiamento climatico, l’inneva-mento non è più quello di una volta; in mancanza di materia prima, tutta la cornice di attività che si era creata attorno agli impianti collassò, pro-prio come le piccole “ghost town” minerarie americane che, una volta esaurito il carbone, si spopolavano. Ma non tutti si sono dati per vinti: è infatti di questi ultimi giorni la no-tizia che un gruppo di persone, che si allineano alla pagina Facebook “Alberola di Sassello”, hanno inten-zione di portare agli antichi splendo-ri la località, “o almeno provarci”. A lanciare l’idea è Gigi Di Santo di Acqui Terme (che imparò a sciare proprio sulle piste di Alberola), e ha le idee chiare: “Vogliamo far rina-scere Alberola attraverso una rac-colta fi rme da portare in Regione e una riunione con tutte le persone che vogliono partecipare a questo progetto: stiamo infatti organiz-zando un incontro al quale parte-ciperanno anche persone che negli anni passati hanno puntato molto su questo territorio e hanno con-tribuito così alla costruzione degli impianti e del turismo. Una realtà come questa, più vicina geografi -camente di altre località sciistiche, potrebbe essere appetibile a molti turisti “mordi e fuggi” soprattutto in questo periodo di crisi”.

Matteo Serlenga

Da parte di tutta la Redazione congratulazionialla dott.ssa Donatella Zunino, che si è brillantemente laureata all’Università degli Studi di Genova in Traduzioni e Interpretariato con 110 e Lodee i complimenti di mamma,papà, fratello e Alessio.

Congratulazioni dottoressaCongratulazioni dottoressa

via Roma 19 Masone (GE) - tel 010.926088 - www.pasticceriavigo.com

Dal lontano 1950 una tradizione dolciaria che si tramanda da più generazioni

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10 l’inchiostro frescoAprile 2016 VALLE STURA, ORBA E LEIRA

Una giornata ricolma di fedeUna giornata ricolma di fedeL’incontro delle Confraternite della diocesi di Acqui al Santuario N.S. delle Rocche di Molare.

Sabato 12 marzo si è tenuto l’annuale incontro delle Con-fraternite della Diocesi di Ac-

qui presso il Santuario di N.S. delle Rocche a Molare. “L’incontro è un momento molto sentito da tutti i Confratelli”, spiega il Priore gene-rale Massimo Calissano; “i gruppi giungono ogni anno alle Rocche da ogni angolo della Diocesi, che abbraccia numerose provincie e per vivere insieme il tempo di Quaresima. Il raduno non è solo un momento di preghiera, ma è anche l’occasione per l’incontro col mons. Vescovo, per ascoltare il Suo insegnamento e condividere la preghiera”. Numerose, come sempre, le Confraternite che han-no risposto all’appello. Alle 9,30 i partecipanti si sono ritrovati pres-so il Santuario, accolti con il con-sueto calore da Padre Andrea dei Padri Passionisti, che reggono il Santuario; alle 10, il nostro Vesco-vo mons. Pier Giorgio Micchiardi, ha introdotto la preghiera comune, compiendo alcune meditazioni sul-la Pasqua imminente. Quindi il Pri-ore generale, dopo i saluti di rito, ha presentato il nuovo assistente don Gianni Falchero, di recente nomina, ed ha quindi illustrato le principali attività svolte dal Prio-rato durante il trascorso anno 2015 ed i progetti per il 2016. Tra queste spiccano la processione riservata ai giovani confratelli a Genova il prossimo 3 aprile, promossa dal Priorato ligure; il raduno delle Confraternite piemontesi a Graglia il prossimo 5 giugno, il pellegrinag-gio diocesano a Roma il 19-20 e 21 settembre per il Giubileo della Mi-sericordia e, per il novembre 2017, le celebrazioni per i 950 anni della dedicazione della cattedrale di Ac-qui a san Guido. Alle 11 si è svolta la Via Crucis. Le quattordici stazio-ni poste lungo il viale del Santuario hanno visto le varie Confraternite impegnate, a turno, nella lettura delle meditazioni, accompagnate dalle letture liturgiche.

Maria Virginia Calissano

Un caro amicoUn caro amicoAndrea Bergaglio è mancato all’affetto dei cari

“Grazie di cuore”, profe-risce con la voce bas-sa e piena di commo-

zione Luisa Gandetto, mamma di Andrea Bergaglio, 33 anni, di San Cristoforo, mancato all’affetto dei suoi cari lo scorso 29 genna-io. Luisa ringrazia con profonda riconoscenza, i sancristoforesi, i parenti e tutti gli amici, che uniti nel profondo dolore hanno esau-dito con sentimento di devozione il volere della famiglia Bergaglio, contribuendo generosamente alla sottoscrizione in denaro a favo-re della Fondazione Uspidalet di Alessandria. Un gesto nobile e generoso, che i genitori di Andrea hanno voluto manifestare nel mo-mento di massima disperazione, dopo che un infarto improvviso ha strappato loro quanto di più caro avevano. La perdita di un fi glio non ha inaridito i loro cuo-ri e i loro sentimenti, anzi li ha resi capaci di un grande pensie-

ro. È stata raccolta la somma di 3500,00 euro, che verrà devoluta, attraverso le opere della Fonda-zione Uspidalet, per l’acquisto di tre incubatrici per la terapia in-tensiva neonatale, da destinarsi al presidio dell’Ospedale infantile di Alessandria. I genitori di Andrea si sono fatti portavoce di un de-siderio, quello di consegnare agli altri la speranza, di contribuire a salvare piccole vite umane e con esse la gioia di tante famiglie, che grazie al miglioramento delle strumentazioni ospedaliere po-tranno tornare a sorridere. Non dimenticheremo mai Andrea e i suoi genitori, e così pure quanti hanno benefi ciato della loro ope-ra a favore del prossimo.

Marta Calcagno

La Redazione de “l’inchiostro fresco” si unisce al cordoglio dei cari, degli amici e dei conoscenti.

Basta, mi sono stufato! Al dia-volo i soliti ragionamenti di

ipocriti e falsi buonisti! Non c’è niente di “buono”, purtroppo, nell’invasione che da un po’ di anni a questa parte il nostro paese sta subendo. Accendi la televisione e te li trovi lì davanti, apri il giorna-le e leggi i titoli della loro preoc-cupante avanzata. Anche se non c’è bisogno di ricorrere ai grandi mezzi di comunicazione di massa. La prova ce l’hai davanti agli oc-chi, per strada, nella vita di tutti i giorni. Li vedi ormai in quasi tutti gli angoli delle nostre città, nelle piazze, davanti ai supermercati o nei centri commerciali. Chiedo-no soldi, vogliono sempre e solo quelli. Arrivano dall’altra parte del mare, da un altro mondo che li crea in soprannumero e li manda apposta per conquistarci. Proprio così, per conquistare la nostra ter-ra, il nostro corpo, la nostra ani-ma. Vogliono riprodurre qui da noi

i loro templi, vogliono che ci ingi-nocchiamo, proni, di fronte ad essi per adorare i loro dei. Ci vogliono sottomessi. Ma non saranno que-sti sbarchi a piegare la nostra re-sistenza. La reazione contro il bar-baro invasore sarà veemente: mai rinunceremo alla nostra italianità, al nostro carico di pregi e (mol-ti) difetti. Perché, nel bene o nel male, questo siamo e nessuno ha il diritto di imporci di cambiare. Gli altri Stati d’Europa facciano quel che vogliono: se la Merkel e com-pagnia cantante vogliono aprire le frontiere, lo facciano pure. Se li troveranno in casa. E quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi. Ma almeno noi, che siamo italiani e di invasioni purtroppo ne abbiamo subite parecchie sulla nostra pelle, non pieghiamoci an-che a questo sopruso: cacciamo dal nostro “bel suol di ristoratori” le grandi catene di fast food!

‘angolo ‘angolo del del direttoredirettore

Cacciamoli Cacciamoli via!via!

Page 11: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

Sergio ScolaroSergio Scolaro

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18 marzo 1950: che “Sanremo” a Silvano! 18 marzo 1950: che “Sanremo” a Silvano! Nei ricordi di Pierfranco Romero si mescolano le grandi imprese sportive e la vita di tutti i giorni

Castellazzo si prepara alle elezioniCastellazzo si prepara alle elezioniIl punto politico: presentata la lista civica “Noi per Castellazzo”

Lo scorso mese di febbraio come spesso accade, stavo chiacchierando con il mio

amico Angelo Alfi eri, proprio da-vanti al bar “Il cavallo grigio”. Al-cuni silvanesi intanto, passando, commentavano l’inverno “senza neve”. Allora mi vennero in mente due cose: quando mio nonno Pie-tro ripeteva “il lupo non si è mai mangiato l’inverno!” e la Milano-Sanremo del 1950, corsa sabato 18 marzo e non, come sempre ac-cadeva a quei tempi, il 19, giorno di San Giuseppe. Così, con que-ste due cose in testa, il momento amarcord è scattato in maniera automatica.

Frequentavo la quinta elementare. La maestra “Gilardi” il venerdì ci disse che se un nostro parente fos-se venuto a prenderci ci avrebbe lasciato uscire alle 10.30. Dimenti-cavo di dire che allora si andava a scuola in due turni: mattina e pomeriggio, sabato compreso ma al giovedì era vacanza. Mi venne così a prendere lo zio Pino e ci fer-mammo proprio davanti al “Bar Drogheria”: lo zio mi fece salire su un cumulo di neve alta circa un metro e mezzo perché potes-si vedere meglio la corsa. Allora prima dei corridori passava “la carovana”: moto, pullman, auto, automezzi che pubblicizzavano i prodotti delle ditte più conosciute e che lasciavano ai tifosi “gadget” di ogni tipo. Ma il fatto più “ecla-tante” fu che proprio davanti a me cadde Rik Van Steenbergen, grande campione del mondo di quegli anni e vincitore di innu-merevoli corse internazionali. La strada del paese in quegli anni non era asfaltata ma piena di buche che nel periodo bellico si erano

formate dal passaggio dei panzer tedeschi o dei carrarmati alleati. Uno di questi buchi fu fatale per il povero Rik: cadde e rimase, for-tunatamente, appeso alla rete di protezione di un rio che attraver-sava la strada. A fatica riprese la corsa ma, destino volle, che dopo qualche chilometrico forasse ai piedi del Turchino. Quell’anno la Sanremo fu vinta dal mio corri-dore preferito: Gino Bartali. Fu detto che Rik, ormai “spompato” per il lungo inseguimento, fu bat-tuto in volata e giunse solo setti-mo. Ma vinse il mio campione,

un “grande campione” ed anche un “grand’uomo”. Non per nulla anni dopo a Gino fu conferito il titolo di “Giusto fra le Nazioni” per i suoi grandi meriti umani (sal-vò decine e decine di persone di origine ebraica dai rastrellamen-ti nazifascisti). Dimenticavo di dire, per concludere, cosa diceva mio nonno: “il lupo non si è mai mangiato l’inverno”. E infatti an-che quest’anni è nevicato, poco, ma è nevicato, non però tanto come quando ero bambino.

Pierfranco Romero

Domenica 8 maggio si svolge-rà a Pratalborato, frazione di

Capriata d’Orba, la “Festa del Mag-gio”, appuntamento organizzato da “La Società”, storico associazione di mutuo soccorso fondata verso la fi ne dell’Ottocento ed espressione di fratellanza e aiuto reciproco. La festa del Maggio arriva dopo quella dello scorso anno, che aveva regi-strato un grande successo e nulla vieta di pensare che per l’edizione 2016 non si possa coinvolgere an-cora più persone. L’appuntamento quindi è fi ssato per domenica 8 maggio presso la locale So.M.S. di Pratalborato dove per tutto il giorno vi sarà una fi era-mercato in piazza e una lotteria di benefi cenza a favore della società. Alle ore 10 è prevista la Santa Messa con la Benedizione dell’Albero e la “Festa delle Torte”.

Gianni FranzaSegretario

PratalboratoPratalborato

Festa del MaggioFesta del Maggio

Dopo otto mesi di commissariamento il paese di Castellazzo Bormida si sta preparando per le prossime elezioni

comunali; commissariamento determinato da una mozione di sfi ducia votata da sette consi-glieri su tredici, appartenenti sia al gruppo di maggioranza che a quello di opposizione. Tra i votanti la sfi ducia nell’agosto scorso vi erano Giuseppe Ferraris e il candidato sindaco alle prossime elezioni Loredana Corrado, che ab-biamo avuto il piacere di incontrare presso la loro sede di Via Grassi al civico 43, all’interno della quale, almeno una volta a settimana, si tengono incontri pubblici con la cittadinanza inerenti le principali tematiche sociali. “La lista civica Noi per Castellazzo, che vede quale candidato sindaco Loredana Corrado” introduce Ferraris “è un gruppo che si auto-fi nanzia e all’interno del quale non ci sono organi direttivi. Questo fattore porta l’indub-bio vantaggio di essere maggiormente liberi e svincolati da rigide strutture, consentendo così una maggior vicinanza tra l’ammini-strazione e la cittadinanza. Uno dei nostri obiettivi principali infatti è quello di creare

la migliore sinergia possibile tra i vari setto-ri sociali e lavorativi, possibile anche grazie ad una nostra presenza costante nel territo-rio comunale”. “Le tematiche affrontate nei nostri incontri pubblici” prosegue Loredana Corrado “riguardano ad esempio il territo-rio, l’ambiente, la salute e tutto ciò che ha che fare con i giovani. Diverse sono state le ini-ziative già messe in atto in questi mesi, tra

le quali mi preme ricordare la giornata per la raccolta fondi in favore delle donne in dif-fi coltà, la giornata dedicata alla pulizia delle strade del paese e l’incontro con gli operatori socio assistenziali al fi ne di potenziare l’aiu-to nel trasporto degli anziani e delle persone in diffi coltà”.

Samantha Brussolo

Nella foto il grande atleta belga al traguardo in una delle sue numerose gare vinte in carriera.

Il complesso Monumentale di Santa Croce a Bosco Maren-

go con i suoi 1500 visitatori è stato il luogo più frequentato della due giorni del FAI per quanto concerne la provincia di Alessandria, un risultato ot-tenuto anche grazie all’ammi-nistrazione comunale, all’asso-ciazione Amici di Santa Croce all’Associazione Santa Croce in Bosco Marengo ONLUS e alla A.T. Proloco di Bosco Marengo che contribuiscono a mantene-re il complesso in perfetto stato e chiaramente al FAI sezione di Alessandria. (d.c.)

Arte a Arte a

Bosco MarengoBosco Marengo

Page 12: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

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12 l’inchiostro frescoAprile 2016 Speciale San Bovo

A Basaluzzo aria di festa per San BovoA Basaluzzo aria di festa per San BovoIntervista a Maurizio Zacchini, Consigliere del comune di Basaluzzo

La Fiera di San Bovo “Arte e mestieri” è, senza ombra di dubbio, uno degli appunta-

menti maggiormente sentiti e amati da tutti gli abitanti di Basaluzzo e del suo circondario. San Bovo rappre-senta infatti un momento importante per l’intera comunità dato che la fe-sta è nata, intorno alla seconda metà degli anni Novanta, come segnale che Basaluzzo, da paese storicamente agricolo, fosse diventato negli anni, grazie all’intraprendenza, all’abne-gazione e al lavoro dei suoi abitanti, un paese dalla vocazione artigianale e manifatturiera. Per capire meglio come sarà la XX edizione della Fiera di San Bovo “Arte e mestieri” abbia-mo raggiunto uno degli organizzatori, il Consigliere comunale per manife-stazioni e turismo, Maurizio Zacchini.

In quali date si svolgerà quest’anno, la fi era di San Bovo?Per questa edizione abbiamo pensa-to, tenendo conto dell’anno bisestile, del Raduno Nazionale degli Alpini di Asti, delle Comunioni e del Corpus Domini, di anticipare le date, orga-nizzando il tutto per sabato 7 e do-menica 8 maggio. Conosciamo bene maggio per essere un mese spesso inclemente, quindi, per evitare di ce-

nare al freddo, abbiamo predisposto invece della “classica” cena del saba-to sera, un più moderno e funzionale “apericena”.

In che orario partirà la manife-stazione?San Bovo aprirà i battenti, per così dire, alle ore 17.30 di sabato 7 mag-gio alla presenza di Autorità locali, provinciali, civili e militari. A dare la benedizione ci penserà il buon Don Aldo, “fresco” novantenne più lucido e arzillo che mai.

Ci sarà la classica tensostruttu-ra dove vengono ospitati i pro-duttori locali?Anche per quest’edizione così da dare modo a tute le attività di svolgersi nel migliore dei modi, i tendoni saranno due. Nel primo saranno ospitati ven-

ticinque espositori locali, soprattutto di Basaluzzo ma anche del circonda-rio, quindi bancarelle con prodotti enogastronomici. Ci sarà spazio an-che per il parco giochi per i più picco-li, la grande novità dello scorso anno che abbiam pensato di riproporre vi-sto il largo successo. Quest’area sva-go sarà posizionata nel piazzale delle manifestazioni, l’ex-sferisterio per intenderci. Ma, come dicevo poc’an-zi, quest’anno i tendoni saranno due. Infatti nel secondo, sia sabato che domenica, verrà allestita un’apposita area-buffet dove, come in un norma-le apericena, i partecipanti potranno godere di una proposta gastronomica molto ricca, sorseggiando anche un buon bicchiere di vino. Inoltre nella giornata di domenica alle ore 17.00 al termine della Messa vi sarà la sfi lata del santo per le vie del paese.

Anche per quest’edizione è prevista la premiazio-

ne dell’imprenditore dell’an-no, un importante ricono-scimento che la comunità di Basaluzzo tributa ad un suo membro particolarmente distintosi nel commercio. Negli anni sono stati pre-miati Adriano Picchiò della “P.C.A.”, Roberto Roveta della “Italvalv”, Adelmo Giacomello della “Cometa”, Valerio Alfonso della “Pri-sma” e Lorenzo Demicheli della “Seritarghe”.

Daniele Cifalà

L’imprenditore dell’anno

Maurizio Zacchini ha sottolineato anche

come: “San Bovo rappre-senta un po’ l’inizio della stagione estiva a Basaluz-zo, stagione che vedrà pro-tagonisti tra fi ne maggio e fi ne agosto, grandi nomi, dell’amatissima band Buio Pesto a Maurizio Vandelli, storica voce degli Equipe 84, passando per il con-certo delle Quattro Chitar-re, previsto per sabato 20 agosto ed organizzato dalla Diapsi di Novi Ligure e da l’inchiostro fresco”. (s.b.)

Basaluzzo in festa

Chi è che gestisce la proposta eno-gastronomica?Ci siamo rivolti ad un valente cuoco di Acqui Terme, Claudio Barisone della Pro Loco di Ovrano, che gesti-rà le cucine a 360° dando precise di-sposizioni anche per quanto riguar-da i fornitori, le tipologie di piatto, le dosi e il prezzo. Abbiamo deciso di organizzare le cose in modo pro-fessionale non lasciando, me lo si lasci dire, nulla al caso. Anzi, per poter offrire un qualcosa di più di un normale apericena, ci sarà un primo e, prendendo spunto dal re-cente salone delle “Dolci Terre” di Novi Ligure, anche degli speciali agnolotti “in cartoccio”: una gusto-sa soluzione per assaporare questo magnifi co piatto in modo semplice e veloce.

Arte e mestieri da chi è organiz-zata?Arte e mestieri è patrocinata ed or-ganizzata in primis dal Comune, co-adiuvato dalla Pro Loco che dobbia-mo sempre ringraziare per il grande impegno profuso. Non vi resta altro da fare, cari amici e lettori de “l’inchiostro fresco”, che accorrere numerosi a Basaluzzo sabato 7 e do-menica 8 maggio per gustare un’at-mosfera unica ed inimitabile come quella della Fiera di San Bovo!

MATTIA NESTO @Mattia Nesto @

Una foto della prima edizione della manifestazione del 1997

Page 13: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

13l’inchiostro frescoAprile 2016RONDINARIA

Quella fascina dell’ulivoQuella fascina dell’ulivoCultura e tradizione a Fresonara assieme a Domenico Bisio

La Domenica delle Palme a Fresonara non lavorava nes-suno. Alle undici, tutti, uomi-

ni a sinistra e donne a destra, era-no in chiesa per la Messa Grande. Non lavorava nessuno… tranne noi chierichetti, che quel giorno, anzi, facevamo lo straordinario. Appena fi nito il Vespro, divisi in squadre, ciascuno a cavallo della propria bicicletta, portavamo casa per casa il ramoscello d’ulivo benedetto. I più svegli per le vie centrali, i più imbranati nei vicoli, non si doveva saltare nemmeno una porta. Ne an-dava della propria reputazione. Il giorno dopo la famiglia dimenticata si sarebbe lamentata con il parro-co e ai suoi rimproveri sarebbero seguiti gli sberleffi degli altri grup-pi. Sapevamo a memoria i cortili, i cani che abbaiavano, le mani dei padroni che aprivano il cancello e il sorriso col quale le mogli avreb-bero contraccambiato il nostro servizio porta a porta. Certo non tutti erano generosi, ma, insomma, alla fi ne della giornata la fatica era quasi sempre ben remunerata. Poi, però, c’erano i cascinali. E a por-tare il ramo benedetto per quelle aie sparse nella piana dell’Orba, ci voleva gente che sapesse far galop-pare la bicicletta scansando buche, sassi e galline specializzate nell’at-traversare la strada quando ormai era impossibile schivarle. A Rino, due anni, venti chili e dieci centi-metri più di me, il compito di traslo-care sul manubrio la santa fascina. A me la santa missione di riuscire a stargli a ruota con imperturbabile stoicismo. A mano a mano che il fa-

Come molti avranno sapu-to, una frana sull’Aure-lia, vicino Arenzano, ha

costretto a deviare il percorso della recente Milano Sanremo, all’ultimo momento, sull’auto-strada. Già in passato ci sono stati diversi casi analoghi. La strada del Turchino rimase chiusa addirittura diversi mesi. Anche sulle ferrovie della zona c’è una costante “Spada di Da-mocle” costituita dall’incom-bente pericolo di frane e smot-tamenti. Specialmente quando piove un po’ più del consueto. La più colpita è la Genova-Ova-da-Acqui Terme, interrotta in-numerevoli volte (in alcuni casi per poche ore, in altri per giorni o mesi) appunto per questi fe-

nomeni. I viaggiatori di questa linea quando c’è maltempo non sanno mai cosa aspettar-si. Un punto particolarmente critico è quello di Granara; ma non dimentichiamo la frana di Mele di alcuni anni fa, che co-strinse alla chiusura della linea per un periodo lungo, oltre che a spostare i binari per aggirare la parte più consistente della frana. Purtroppo il nostro Ap-pennino della parte occiden-tale della provincia di Genova (che in realtà sarebbe già alpi-no, poiché dal punto di vista geologico le Alpi inizierebbero già all’altezza del passo della Bocchetta, molto prima del tra-dizionale Colle di Cadibona) è costituito da rocce abbastanza

instabili. Soprattutto la zona attorno al bacino del Varenna è caratterizzata dalla presenza di rocce di tipi diversi, a strati. Questi in particolari condizioni, ad esempio quando appesantiti da piogge consistenti, tendono a distaccarsi tra loro e scivola-re verso il basso. La situazione è aggravata dal disboscamento e da attività estrattive svolte nel passato in maniera disordi-nata e incontrollata, di cui ora subiamo le conseguenze. Uno dei tanti esempi di come l’incu-ria del territorio si paga a caro prezzo, con danni, disagi, alti costi di ripristino. A breve, a medio e a lungo termine.

Stefano Rivara

stello calava, aumentava il volume delle nostre tasche. Così, sulla via del ritorno, decidemmo di fermarci. Le caramelle resistevano, ma le pa-stine secche fatte a mano si stava-no triturando ad ogni pedalata. La sponda del Bedale andava benissi-mo, anche perché, quando la bocca era piena e la saliva non riusciva più a insaponare il bolo, un sorsetto di acqua aiutava la deglutizione. Mica avevamo tempo a sapere se quella

della roggia fosse acqua potabile. Rino ed io non avevamo a casa l’ac-qua potabile. Il fresco liquido che serviva a friggere le due bustine di idrolitina arrivava dal secchio del pozzo... Più tardi anche il corrispet-tivo del parroco fu all’altezza della nostra soddisfazione. Domani il ne-gozio della liquirizia avrebbe fatto affari d’oro.

Dom&Nico BISio

L’elisir di lunga vitaL’elisir di lunga vitaRocca Grimalda: la storia di Elena Teresa Scarsi

Elena Teresa Scarsi, vedova Oliveri, è nata nella cascina Trionzo di Rocca Grimalda il

9 aprile 1916 alle 6 del mattino, da Paolo e Genoveffa Perfumo, con-tadini a mezzadria. Faceva parte di una famiglia di quattordici fi gli. A sedici anni andò a servire come do-mestica a Sampierdarena in una fa-miglia genovese. Nel 1936 si trasferì a Campo Ligure dove venne anche impiegata nell’esattoria delle tasse. Allo scoppio della guerra avrebbe

voluto arruolarsi come crocerossi-na facendo il corso da infermiera. I genitori glielo impedirono poiché avevano già tre fi gli sotto le armi. Di famiglia socialista e poi comunista, collaborò coi partigiani come infor-matrice avendo alcuni uffi ciali tede-schi presso la sua residenza. Nella Pasqua del 1944 assistette, impoten-te come molti altri, al tragico ecci-dio della Benedicta. L’8 maggio 1948 sposò il campese Giovanni Oliveri, carpentiere in ferro ai cantieri na-vali di Sestri Ponente, già nostromo sui MAS e internato nel campo di concentramento di Gusen, presso Linz, in Austria. È tuttora circonda-ta dall’affetto dei familiari, la nipote Elena, la nuora Margreth, il fi glio Franco Paolo, i fi gliocci Osvaldo e Rita, la sorella Bice, i nipoti , i pro-nipoti e gli amici. Di indole cordiale e socievole, animata da una pro-fonda religiosità interiore e da un forte sentimento di giustizia sociale, nel 1991 riuscì a realizzare il sogno di riprendere la residenza a Rocca Grimalda, il paese da lei immen-samente amato, che aveva dovuto lasciare forzatamente per le ristret-tezze economiche della famiglia. Si è sempre fatta ben volere, anche dopo il suo ingresso nella rocche-se IPAB, Opera Pia, casa di riposo “Domenico Antonio Paravidini”, nell’agosto 2009. A suo avviso, per vivere a lungo e bene, bisogna es-sere ottimisti, volonterosi, parlare con la gente, tenersi cari gli affetti familiari e amicali e non far mai mancare, ad ogni pasto, la frutta e la verdura. Il 9 aprile 1916 compirà cent’anni e sarà la prima centenaria

ospitata in permanenza nell’antica e rinomata struttura per anziani, dal 1820 a oggi. L’attuale residenza pro-tetta, guidata dal parroco, don Ma-rio Gaggino e dal Comune di Rocca Grimalda, ospita 18 anziani, amore-volmente accuditi e conta un’affa-scinante collocazione dietro il San-tuario di Santa Limbania aprendosi su un piccolo parco-giardino che consente, dall’ampia terrazza, la vi-sta su uno straordinario panorama dell’Appennino Ligure-Piemontese, su cui domina il Monte Tobbio, e delle Valli dell’Orba e della Piota da Silvano d’Orba a Lerma, da Tagliolo Monferrato a Ovada .

f.p.o.

Rifl essioni «ferroviarie» di Stefano Rivara

La voce del binario

La spada di Damocle... ...delle frane

Sul nostro sito www.inchiostrofresco.it

a cura di Samantha Brussolo un reportage sulla manifesta-zione “Bosco Fiorito” svoltasi a Bosco Marengo lo scorso 10 aprile

Page 14: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

14 l’inchiostro frescoAprile 2016

La testa di un popolo si vede già nelle più piccole sfere del vivere quotidiano. Ma

che razza di gente siamo noi? Guardiamoci attorno e scopriamo dei prototipi stupefacenti! C’è il si-gnore vestito di tutto punto, appa-renza per bene, che senza motivo (frustrazioni da andropausa?) se la piglia malamente con qualche signora al volante per “insegnarle” le (sue) regole della strada... C’è il tizio che ha appena ristrutturato il bagno in casa e butta tranquil-lamente nel bidone della raccolta carta uno scatolone....sì, ma con-tenente tubi di ferro e detriti vari. Ogni giorno è facile avere a che fare con qualcuno di quelli che la fanno da furbi e passano davanti ai “fessi” in coda a qualche spor-tello, in negozio, al bar. Si fi ngono stupidi e se ne infi schiano della fi gura di ‘palta’ che stanno facen-do. Altri, invece, in cima a qualche coda, se la prendono comoda, ciarlando del più e del meno, fre-gandosene altamente dei cinquan-ta che hanno dietro. Sono cugini primi di coloro che in un locale con quattro tavolini occupati e do-dici persone che aspettano in pie-di, se ne stanno seduti tranquilli a leggere il giornale gratis. Ci sono poi i “concentrati”: quelli che non

ti rispondono al saluto perchè stanno già parlando con qualcu-no. Come il pane quotidiano sono quelli sempre pronti a fregare gli altri, quelli che ti rifi lano monete strane come resto, che fi ngono errori di calcolo, che ti vendono la mela marcia o il bicchiere sbec-cato. Ci sono impiegati pubblici che abusano della nostra pazienza, solo perché al sicuro dietro un ve-tro. Ci sono quelli che dicono agli altri che i soldi non sono patate e poi sono i primi a derubarti. C’è sempre chi rompe le scatole nelle ore più impensate al telefono per

“farti risparmiare” su tutte le bol-lette possibili e ti richiama addirit-tura per redarguirti se lo congedi senza troppi complimenti, perché stai bene come sei o tenti di ce-nare in pace! C’è il vicino di casa che scassa i marroni in giardino sotto la tua fi nestra, con motori a scoppio di ogni tipo, alle sei della domenica mattina o alle due dei pomeriggi d’estate. C’è il padrone che porta a spasso il cane e gliela fa fare proprio sul tuo scalino... La lista è lunga e mai esaurita. Insom-ma, siamo veramente un popolo di Razzi....quello che si fa i...razzi suoi e bon!

Ester Matis

Il potere dei buzzurri...Il potere dei buzzurri...

Rifl essioni a ruota libera di Ester.Ester… nando…!!!

OPINIONI E SPUNTI

Come prevenireCome prevenirela frattura la frattura

del femoredel femore

Il segreto per curare tutti i mali del proprio corpo

Dalla vostra

parte Tutto sul “mal di schiena”Tutto sul “mal di schiena”Il fi sioterapista Simone Berrino tratta di un problema molto diffuso

Defi nita da studiosi come la “patologia delle popo-lazioni normali”, il “mal di schiena” colpisce, almeno una volta nella vita di un individuo, circa

l’80% della popolazione occidentale con un’incidenza del 75% delle persone tra i 30 e i 59 anni.

Iniziamo a sfatare alcuni luoghi comuni.Artrosi, discopatie, ernie sono solo fattori predisponen-ti, molto comuni nella popolazione e spesso non provo-cano dolore. Escludendo le cause specifi che (fratture, sindromi della cauda equina, neoplasie…) che rappre-sentano non più del 10%, il restante 90% non trova un’o-rigine ben precisa, il che implica l’assenza di una cura certa ma di una continua evoluzione delle terapie. Esi-stono due grandi categorie di fattori di rischio che en-trano in gioco nella lombalgia: i fattori individuali (come sesso, peso, età, costituzione fi sica, stile di vita…) e fat-tori psicosociali (come problemi familiari, lavorativi, stress…) che interagiscono costantemente tra di loro e rivestono un ruolo fondamentale nell’e-voluzione della patologia ad uno stato cronico.

Prevenire, curare ed evitare ricadute: cosa è meglio evitareIl riposo fa male alla schiena. Cambiare stile di vita, ridurre le attività (lavora-tive e non), passare molto tempo a letto sono comportamenti negativi che portano alla cronicizzazione del problema. Attenzione all’abuso di far-maci. Il dolore è un sintomo e non la causa del problema ed eliminarlo non ha alcun effetto preventivo. Non avere un atteggiamento passivo e catastrofi co. Convinzioni sbagliate come la paura di muoversi e sentire dolore, inducono a mo-

difi cazioni fi siche e posturali che possono cronicizzare la patologia creando così un circolo vizioso.

Cosa è meglio fareRivolgersi ad un professionista entro le prime due setti-mane dall’inizio del dolore acuto signifi ca avere un 90% di probabilità di risolvere il problema entro un mese e mezzo ed evitare recidive. Rimanere attivi è l’approccio corretto. Cercare di muoversi nel rispetto dei sintomi, cambiare posizione frequentemente, correggere l’ergo-nomia sono ottime strategie da adottare. Costanza e impegno sono le parole chiave. Anche dopo la scompar-sa del dolore, in eventi acuti, è necessario continuare il programma riabilitativo di mantenimento per evitare ricadute. Per i casi cronici i tempi di recupero sono più lunghi e quindi non bisogna scoraggiarsi.

Ricordatevi, ciascun mal di schiena è diverso da quello di un’altra persona!

La frattura del femore comporta gravi complicanze specie negli anziani e purtroppo anche la morte.Spesso dopo una frattura di femore la persona an-

ziana perde la propria autonomia e non riprende più a camminare. Mi capita sempre più spesso di trovare per-sone di una certa età con una gamba più corta dell’altra e nessun medico se ne era mai accorto! Hanno camminato storti per tutta una vita... Lo stesso molti ortopedici inse-riscono una protesi di anca o ginocchio senza misurare la lunghezza delle gambe e l’altezza delle creste iliache ed il paziente continua a camminare storto con usura precoce della protesi.

1) Indossare scarpe squadrate davanti, larghe e profon-de, senza tacco, completamente piatte o meglio ancora a

gondola come le scarpe fi nnamic tedesche.2) Indossare calze a cinque dita in modo da allargare la base di appoggio davanti3) Inserire sopra le calze a cinque dita i separatori al sili-cone per le dita dei piedi in modo da allargare ancora di più la base di appoggio ed evitare distorsioni di caviglia. Indossare i distanziatori di giorno dentro scarpe larghe4) Fare passi corti e frequenti in modo da sfi orare il tal-lone e spingere in avanti con le dita dei piedi (aggrappate il terreno con le dita dei piedi)5) Molti “basculano” perché hanno una gamba più corta anatomica o una gamba piu corta funzionale (caviglia che cede all’interno). I sintomi sono dolore a un piede, una caviglia, un ginocchio, un’anca più da una parte che dall’altra (es. più a dx che a sinistra). In questo caso un plantare personalizzato footclinic, ti riallinea il bacino e stabilizza l’appoggio.

Come prevenire la frattura del femore?

La servitù è un diritto in virtù del quale un fondo arreca de-

terminate utilità a un altro fondo, appartenente a diverso proprieta-rio. L’utilità connessa al diritto di servitù può rinvenirsi ad esempio nel migliore impiego produttivo dei fondi, si pensi ad esempio ad una servitù di acquedotto, funzio-nale a garantire il passaggio delle acque, sia per i bisogni comuni della vita sia per usi agrari o indu-striali. Oppure il diritto di servitù può essere strumentale anche alla maggiore comodità del fondo do-minante, si pensi ad esempio ad un contratto che preveda un diritto di servitù che assicuri il divieto di costruire o di elevare una costru-zione esistente sul fondo vicino, per garantire la vista panoramica da una casa. Occorre bene preci-sare infatti come sia necessario distinguere tra servitù legali, ossia quelle stabilite dalla legge, e servi-tù volontarie, che sorgono in virtù di un contratto o di un testamento. Un esempio di servitù legale è il caso del fondo intercluso, ossia il fondo che non ha né può avere ac-cesso alla via pubblica: tale man-canza legittima l’imposizione della servitù di passaggio sul fondo vi-cino. Tuttavia il proprietario del fondo che si trovi nelle condizioni stabilite dalla legge in relazione ad una servitù legale non può eserci-tare di propria iniziativa il diritto, iniziando ad esempio a passare sul fondo altrui. Occorre infatti in ogni caso un contratto oppure, in caso di mancata disponibilità del proprietario del fondo vicino, è necessario rivolgersi al giudice, per ottenere una sentenza che de-termini le modalità della servitù e l’indennità dovuta.

Avv. Fabiana Rovegno

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Page 15: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

Striscia la Notizia è fi nita “fuoristrada”?Striscia la Notizia è fi nita “fuoristrada”?Dopo il “Caso Striscia” è doveroso parlare seriamente di fuoristrada: intervista al noto rallysta Sergio Parodi

Lo scorso 26 febbraio Striscia la Notizia ha lasciato incre-duli i molti appassionati di

motociclismo con un servizio sul fuoristrada. L’impostazione del servizio lasciava pochi dubbi cir-ca l’illegalità degli sport per la cui pratica sono utilizzate moto da fuoristrada. Infatti la categoria di sportivi e appassionati è stata ac-cusata di praticare attività defi nite nella circostanza illegali, senza offrire loro la possibilità di chia-rire e dipanare contestualmente ogni dubbio sulla propria serietà e onestà intese come rispetto del-la legge. I “motocrossisti illega-li” italiani, così erroneamente e molto genericamente defi niti dal conduttore, evidentemente poco ferrato in materia, ignari del fatto che su una rete televisiva a livello nazionale, nel corso di una tra le più seguite rubriche che vanno in onda in primissima serata, sa-rebbe stato trasmesso quel tipo di servizio, non hanno potuto far altro che sentirsi, sorprendente-mente, considerati alla stregua dei peggiori delinquenti con l'accusa di arrecare gravi danni all’ambien-te. Le reazioni sono arrivate quasi in tempo reale attraverso i social network, sulla rete e sulle pagine degli organi di stampa di categoria ma non c’è stata alcuna immedia-ta replica o apertura da parte della redazione di Striscia la Notizia. Anche la Federazione Motocicli-stica Italiana e l’Associazione Na-zionale Ciclo Motociclo e Acces-sori hanno levato gli scudi in dife-sa dei motociclisti contestando il servizio e offrendo al contempo le proprie conoscenza ed esperienza utili ad analizzare le eventuali pro-blematiche legate alla pratica del fuoristrada per una possibile con-

divisione dell’ambiente nel rispet-to della legge e dei regolamenti evitando sentenze pregiudiziali e sommarie. La nostra redazione ha ritenuto, per rispetto della cor-retta informazione, fare ciò che è mancato nel servizio televisivo, ovvero dare la parola a chi si è tro-vato suo malgrado dall’altra parte della barricata. Abbiamo chiesto ad un noto personaggio del mon-do agonistico e professionale delle due ruote di rispondere ad alcune domande in merito. La per-sona è Sergio Parodi, classe 1958, ex pilota uffi ciale Fantic-Motor, titolare dell’azienda Promotor con sede a Campomorone, Presiden-te del Moto-Club della Superba, Segretario Regionale della F.M.I., Coordinatore Regionale per la Li-guria del settore Trial, e membro del Comitato Nazionale Trial, che ha accettato il nostro invito.

Lei nasce motociclisticamente negli anni d’oro del fuoristra-da, gli anni ’70, quando chi praticava il nostro sport non era visto come un fuorilegge.

A questo punto ci è parso un passo obbligato rivolgere

l’ultima ma fondamentale doman-da al Consigliere Regionale Ligure Matteo Rosso che partecipando a tutte le commissioni consiliari può offrirci un parere a 360 gradi in merito alla situazione rappre-sentata da Sergio Parodi.

La nostra regione ha un terri-torio assai particolare con l’al-ternanza tra il mare e i monti che la caratterizzano fortemente. Questi aspetti fanno sì che situa-zioni che altrove sono di sempli-ce gestione in Liguria presentino diffi coltà particolari. È il caso di tutte le attività umane che in qualche modo interagiscono con l’ambiente nel senso più ampio del termine. Infatti con scenari

tanto singolari si deve sempre cercare il giusto equilibrio non solo tra ambiente ed attività an-tropiche ma spesso anche tra le diverse attività stesse. Il Presi-dente del Motoclub della Superba, Parodi, ha illustrato con precisio-ne la situazione che riguarda un particolare settore del motocicli-smo che per le sue caratteristiche necessita costantemente di una giusta modulazione con il terri-torio e l’ambiente. Mi sono già reso disponibile per incontrare sia le associazioni del settore sia i Comuni del nostro entroterra sul cui territorio si sviluppa una fi tta rete di sentieri per valutare insieme a loro le scelte migliori da adottare.

Fausto Piombo

Il parere delIl parere del

Consigliere Matteo RossoConsigliere Matteo Rosso

Oggi chi come lei lega al fuo-ristrada oltre alla passione anche il suo lavoro, come tro-va cambiate le cose?La situazione è sicuramente cam-biata perché le esigenze di tutela-re al meglio l'ambiente hanno ri-chiesto uno sforzo da parte di tutti per gestire in modo più sostenibi-le l'uso delle moto. La normativa è diventata più restrittiva perché il boom degli anni 70 ha compor-tato, in determinati casi, degli ef-fettivi impatti, dovuti più che altro all'uso indiscriminato di pochi rispetto all'uso consapevole degli affi liati dei motoclub che hanno invece dimostrato una notevole collaborazione con le pubbliche amministrazioni. Chi ha legiferato in passato in Liguria sulla base di questi pregiudizi ha adottato nor-me molto vincolistiche anticipan-do di fatto situazioni restrittive che si stanno riproponendo anche in altre regioni. Le amministra-zioni più vicine al territorio però stanno apprezzando l'operato dei volontari dei motoclub con la puli-zia del territorio, il mantenimento di sentieri e mulattiere altrimenti destinati a sparire a causa dello spopolamento dell'entroterra. Accade spesso che i Comuni chie-dano l'organizzazione di eventi e gare, ma i vincoli ambientali appli-cati in modo indiscriminato non consentono di realizzarli.

Nel corso della sua carriera avrà sicuramente conosciuto, sotto il profi lo della pratica del fuoristrada, realtà diverse da quella italiana, quali sono ancora oggi le principali dif-ferenze tra “gli altri e noi”?Ci sono realtà estremamente di-verse tra loro in Europa, quindi

occorrerebbe trovare un compro-messo tra le esigenze di tutti, in particolare il nostro territorio è effettivamente caratteristico e molto vario per gli ecosistemi che offre quindi ha bisogno di una ge-stione attenta. Chi va in moto ha tutto l'interesse a preservare l'am-biente poiché il suo ottimo stato e la sua esistenza sono condizioni fondamentale per la pratica del fuoristrada. Il fuoristradista po-trebbe essere un garante attento, che vigilerebbe per ridurre il ri-schio di incendio o l'abbandono dei rifi uti.

Potendo offrire un consiglio a chi ci amministra, cosa sug-gerirebbe per migliorare la regolamentazione del fuori-strada?In parte ho anticipato la risposta, direi che il motociclista consape-vole può essere un'opportunità per il territorio, l'ambiente e le comunità, sotto diversi profi li, tu-ristico, commerciale e ambientale perché può garantire il controllo del territorio, il suo mantenimen-to e può contribuire a diffonde-re la sua conoscenza portando partecipanti alle manifestazioni o alle gite degli appassionati nel fi ne settimana. Senza dimenti-care il mantenimento in vita dei sentieri per tutti gli altri fruitori dell'ambiente. La Regione Ligu-ria, ad esempio dovrebbe consi-derare queste realtà patrocinando un modello sostenibile di vivere il territorio con chi ha voglia di farlo, senza pregiudizi, perché, la passione delle persone è una ri-sorsa per tutti e non necessita di essere incentivata.

Fausto Piombo

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Romeo e Giuletta in salsa campese ovvero la storia di due aironi “cinerini”ov

Un racconto di fantasia per celebrare la giornata più importante

C’era una volta un airone cinerino nativo di Capriata d’Orba. Era un bel volatile, conosciuto col nome

di “Vispo”, forse un po’ troppo gracile ma avevo un paio di occhi buoni e vispi. Era conosciuto da tutti nella piana dell’Iride perché spesso si cacciava nei guai a cau-sa della sua, forse eccessiva, curiosità. Un giorno venne inseguito da uno sciame di vespe perché era andato a curiosare il loro nido, un’altra volta fu preso a pallini di sale da un agricoltore perché si era ap-poggiato sul cofano dell’auto graffi andola tutta e una volta ancora aveva rischiato grosso quando aveva svegliato, col suo continuo svolazzare, un grosso cagnolo-ne: per fortuna Vispo era molto veloce ed era stato in grado di scappare. Crescendo Vispo, oltre a non smettere di cacciarsi nei guiai, sviluppò anche una grande passio-ne per i viaggi, non stava mai fermo. Un giorno sorvolava la piana di Basaluzzo, un altro giorno era appollaiato sopra un tetto di Predosa e un’altra volta ancora si ba-gnava le zampette sulle rive dell’Orba ad Ovada. Proprio un giorno particolarmente fresco e soleggiato di aprle decise di spin-gersi un po’ più in là andando verso quel-la che un amico procione gli aveva detto chiamarsi “la valle Stura”. Il procione, che si chiama Romy, gli aveva descritto questa valle come incantevole: “Vedrai ti trove-

rai bene: è piena di boschi e di fresche fronde. L’ideale per un ottimo picnic!”. Allora Vispo non se lo fece ripetere due volte e “ali in spalla” partì subito alla vol-ta della valle Stura. Romy aveva proprio ragione: Vispo rimase estasiato dall’ame-nità dei rilievi e dal profumo dell’erbetta. Mentre stava sorvolando Campo Ligure, dopo aver assaggiato a Rossiglione un pezzettino di focaccia ed aver gustato una buona coppa di gelato dimenticata da un nonneto a Masone, vide qualcosa che lo lascioòsenza fi ato: una splendida “airo-ne cirenina”, con una macchina grigia in fronte a forma di stella. Se ne stava da sola appollaiata sul campanile di Campo e guardava malinconica l’orizzonte. Il volati-le capriatese, da buon “gallo cedrone” (an-che se era di un’altra specie) si avvicina alla bella campese dicendole: “Ciao bella: cosa fai qui tutta sola così in alto?”. E lei rispose: “Mi piace stare qui e guardare l’orizzonte: alle volte, nelle giornate più serene si vede il mare, Genova, da dove viene mia nonna”. Mentre i due si scam-biano alcuni battute (si stanno già simpa-tici) ecco che una serie di grida tremende squarciano il cielo: è una “pattuglia” di tre gabbiani che, tornati dalla discarica nelle vicinanze del biodigestore di Novi Ligure e quindi ben “rimpinzanti” di cibo, se ne tornano a Campo per fare i gradassi.

“Oh, no!” fa spaventata la povera airone “Quelli sono i miei cugini, Renzo, Mat-teo e Lino: sono terribili non mi lasciano mai stare”. Infatti i gabbiani piombano in picchiata sull’airone, tormentandola con i loro becchi. Ma Lino, il più anziano dei tre, scorge Vispo al fi anco della cugina e gli dice: “Hey foresto, che ci fai? Smamma e lascia stare mia cugina, tornate-ne da dove sei venuto”. Vispo che oltre ad essere molto curioso era an-che coraggioso rispose a brutto muso: “Lorsi-gnori con le ali non sanno che questo è spazio areo pubblico? Secondo la convenzione del cielo ho tutto il diritto di stare qui”. Ma evidentemente i tre uccelli non masticavano molto di di-ritti e leggi: tanto è vero che spintonarono e beccarono il povero airone che dovette ricoverare in un anfratto della chiesa. Pas-sò tutta la notte a singhiozzare, pensando

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Romeo e Giuletta in salsa campese ovvero la storia di due aironi “cinerini”vvero la storia di due aironi “cinerini”alla sua bella che, mentre stava ruzzolando giù dal campanile aveva fatto in tempo a vedere, lo guardava con occhi pieni d’amore. Nel frattem-po sopraggiunge una grossa oca, Cesira che dice

al capriatese: “Oh bellino non piangere. Ho visto come guardavi Stella, l’airone

che ti piace tanto. Quella è mia nipote e tu mi sembri un tipo

affi dabile. Ti dirò un segre-to su come conquistar-

la”. I due confabulano e mettono in piedi un piano “a prova di gabbiani”. Il giorno seguente Vispo pla-na in piazza a Cam-po proprio davanti a Renzo, Matteo e Lino che stavano, come da regola, strattonan-

do Stella: “Cari amici sotterriamo l’ascia del-

la guerra: permettetemi di offrirvi un lauto pasto a

base di rifi uti vari, merendi-ne scadute e bibite ipergassate”.

I tre, gran golosoni, non se lo lascia-no dire due volte e si fi ondano sul cibo.

Ahiloro però quel cibo-spazzatura ben presto fa sentire i suoi effetti: Renzo, Matteo e Lino infat-ti hanno dei terribili dolori di pancia. A questo punto si avvicina l’oca Cesira che dice a loro:

“Bravi ingordi, ora avete esagerato e ne pagate le conseguenze: per fortuna però il nostro ami-co Vispo sa di un posto dove c’è un’acqua così pura che riesce a guarire tutti i mali”. “Dove è questo posto?” , “Perché non ce ne porta un po’?” “Soccorso, aiuto” esclamano i tre. Vispo quindi dice loro: “Voi non lo conoscete perché oltre ad andare ad ingozzarvi a destra e a manca non viaggiate mai. Si chiama Sottovalle quel po-sto e io vi posso portare un po’ dell’acqua di lì ma ad una condizione”. “Quale?” dicono i tre – “Che lasciate in pace Stella e mi date la possibilità di sposarla perché io l’amo e lei mi ama”. I gabbiani, squadrandosi negli occhi e di-grignando i becchi per i forti dolori di stomaco, acconsentono. Allora, quasi come un tornado, Vispo decolla e porta loro l’acqua. I tre gabbiano ringraziano il loro nuovo amico e danno la benedizio-ne. Il giorno successivo, un radioso giorno di fi ne aprile, Vispo e Stella si sposano, con una sontuosa cerimonia a base di ceci della Merella, mais ottofi le di Tortona e bie-tole di Tiglieto. Dopo che tutti mangiarono a sazietà (ed in maniera sana) i due piccioncini si librarono in volo: come meta per il loro viaggio di nozze avevano scelto un campeggio a Mele. Anche da sposati Stella e Vispo non smisero mai di viaggiare e di volare assieme.

Eleuterio Nestorio

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18 l’inchiostro frescoAprile 2016

Un comune unico per la Valle ScriviaUn comune unico per la Valle ScriviaLa proposta, nata quasi come provocazione, sta riscuotendo consensi

Il comitato “Comune Unico per la Valle Scrivia” è in piena attività e riceve nuove richieste di per-

sone che vogliono entrare a farne parte. Ci sono però alcuni ostacoli, come ci ha spiegato il portavoce An-tonello Barbieri, già assessore del Comune di Busalla e oggi segretario provinciale di Centro Democratico-Udc, come, per esempio la legge regionale ligure riguardo alle fusio-ni, vecchia di vent’anni, obsoleta e lontana anni luce dalle regioni più virtuose. Barbieri attacca il compor-tamento di alcuni politici locali che “dimostrano ogni giorno di più la loro netta opposizione alle unione dei comuni”. Oggetto di attacco del comitato è anche la politica del Partito Democratico della Valle Scrivia che, paradossalmente, a dif-ferenza dell’indicazione nazionale, manca totalmente una posizione condivisa. Quello che il Comitato non accetta è che ci siano ammi-nistratori che non sono nemmeno disposti ad informarsi su che cosa portano le fusioni. L’informazione è importante e, uno degli obiettivi a breve termine è informare prima gli amministratori e poi, soprat-tutto, i cittadini, senza remore e tramite persone preparate, su quali sono i vantaggi e gli svantaggi per la popolazione, senza nessun tipo di preclusione. Una proposta di legge regionale è stata redatta da Marco Bagnasco, più volte consigliere co-munale e presidente della Comuni-tà Montana nonché collaboratore del comitato. Prossimo passo sarà una raccolta fi rme senza però nes-suna fretta. Riguardo agli argomenti a favore dal Comitato, spiegano, non c’è paragone tra le risposte ai cittadini che può dare un comune fuso rispetto a quelle di “singoli comuni” anche perché “l’ultima Finanziaria ha raddoppiato i fon-di per i comuni che si uniscono”. L’ANCI nazionale, ha previsto che il contributo derivante dalla legge na-zionale si aggira attorno ai due mi-lioni di euro da suddividere in dieci anni, un grande comune, inoltre au-menta il suo peso politico a livello

provinciale, regionale e nazionale e, infi ne possono essere utilizzati liberamente i fondi altrimenti bloc-cati dall’ormai famigerato “patto di stabilità”. I promotori del Comitato Valle Scrivia trovano positiva anche la nascita di un “comune superiore” in quanto il sindaco eletto sarebbe l’espressione del 50% +1 dei votan-ti e non, come spesso succede ora, del 25-30%. Dal 2013 ad oggi in Ita-lia sono ben 65 i nuovi comuni nati da unioni, la regione più virtuosa è il Trentino Alto Adige (22 fusioni) seguita dalla Lombardia (tredici), la Toscana (nove), l’Emilia Romagna (otto), il Veneto (quattro), Piemon-te e Friuli (tre), due nelle Marche e uno in Umbria. Nessun comune si è fuso in Liguria, Lazio, Abruzzo e nell’Italia Meridionale.

Fabio Mazzari

No a imposizioni No a imposizioni Intervista a Michele Malfatti, dell’ANCI

Unire di forza i Comuni sotto ai cinquemila abitanti? Una proposta giudicata irrice-

vibile dall’ANCI Piccolo Comuni.Il coordinatore regionale, Michele Malfatti, già sindaco di Mignanego dal 2004 al 2014, spiega: “Una ven-tina di parlamentari di maggio-ranza hanno proposto questa legge che, come ANCI, consideriamo un fulmine a ciel sereno e un’assur-dità irricevibile” dice senza mezzi termini Malfatti, che attacca anche la politica nazionale verso i piccoli comuni dei governi che si sono suc-ceduti negli ultimi anni. “Prima ab-biamo chiuso le Comunità Monta-ne, un ente che non costava nulla e che era fondamentale sul territorio, poi sono state trasformate in enti di secondo grado le province, infi -ne si è parlato di fondere i comuni dapprima sotto i mille abitanti e oggi addirittura sotto i cinquemi-la”. Proposte inaccettabili per l’AN-CI che chiede che quando si parla di interventi radicali sulla struttura isti-tuzionale del territorio e la sua orga-nizzazione siano visti in modo orga-nico e partecipato, “L’ANCI Piccoli Comuni - continua Michele Malfatti - non ha posizioni di preclusione,

ed è pronta a sedersi davanti a un tavolo per discutere delle riforme territoriali, ma, perché si conti-nua a far passare l’idea che i costi della politica vengano dai piccoli enti dove amministrare è poco più che volontariato?”. L’idea delle fu-sioni sotto i 5000 abitanti, proposta in Parlamento da Giuseppe Guerini (già sindaco di Calcinate, in Lom-bardia) e fi rmata da una ventina di Parlamentari, per il momento è sta-ta defi nita poco più che un’iniziativa personale ma l’ANCI vuole mante-nere alta l’attenzione su questo tema che, come spiega lo stesso Malfatti, “rappresenta un tentativo culturale agendo sull’opinione pubblica, ten-tando di far passare il messaggio che i centri di spesa siano i piccoli comuni”. L’ANCI suggerisce, invece, di ispirarsi al modello francese, che ha unito le regioni (passate da 22 a 13) e potenziato le province, anche se, ovviamente ci sono differenze sostanziali tra il modello d’Oltralpe e quello italiano “le province fran-cesi sono meno e più estese, ma personalmente sono favorevole all’accorpamento delle regioni, im-maginate alla fi ne degli anni ’40 in una realtà totalmente diversa da quella attuale, e a percorrere la strada di un regionalismo snello intrapresa dai paesi vicini a noi” conclude il coordinatore regionale ANCI Piccoli Comuni. Riguardo infi ne alle unioni e alle fusioni vo-lontarie dei Comuni l’ANCI cita il ‘Documento di Cagliari’ che ha portato a tre le funzioni obbligato-rie da associare per i comuni e, per la prima volta, non ha suddiviso il territorio esclusivamente in base alla popolazione ma in base agli ambiti territoriali ottimali. (f.m.)

Il super comune di “Vituria Scrivia” da “l’inchiostro fresco dell’ottobre 2015 pag. 26

Sul nostro canale You-tube il fi lmato della vi-sita in redazione di al-cuni studenti del CPA di Novi Ligure

Rondinaria prossimo futuro?Rondinaria prossimo futuro?A fi rma del nostro direttore una proposta per le amministrazioni

L’idea di “Rondinaria”, città diffusa, è portata avanti da un bel po’ di anni dal nostro

giornale, prima ancora che le leggi razionalizzatrici nate dalla recente crisi lo imponessero. Ma non può mai essere solamente un discor-so economico, peggio se imposto dall’alto da un governo delegitti-mato e (ce lo si conceda) anche un po’ malvoluto: perché l’idea, che comunque ci pare buona, funzio-ni occorre la classica “spinta dal basso”. Ovvero la gente, proprio gli stessi abitanti dei paesi, devono ritenere utile la creazione di questo ente. Senza questa condizione ne-cessaria, l’idea sarebbe destinata a fallire. Quali possono essere, allora, i vantaggi per i nuovi cittadini di Rondinaria, “città diffusa”? Ser-vizi più strutturati garantendo un risparmio (che di questi tempi fa sempre piacere), sinergia tra diversi enti di comuni limitrofi e contigui “culturalmente” ancor più che ge-ografi camente, consapevolezza di

appartenere ad un territorio, me-glio, a una terra, che tanto ci dà, ma tanto anche pretende in termini di rispetto. Ci perdonino i ragionieri se la nostra proposta è fondata più su buoni propositi che bilanci e dati ministeriali. Di questi tempi averne – buoni propositi, si intende – è già un buon punto di partenza. Dal qua-le, si spera, possa prendere avvio il rilancio delle nostre piccole realtà locali, sempre più messe in ombra, ci pare, dall’ingombrante fi gura di megalopoli e città metropolitane, che pretendono di imporsi e legi-ferare su tutto, senza tener conto delle peculiarità e delle differenze di ogni ambiente. Viste in questo senso le unioni potrebbero essere un baluardo, le “sentinelle del ter-ritorio”, come le abbiamo più volte defi nite nei precedenti interventi. Perché il lavoro di squadra, dice il proverbio, divide i compiti ma mol-tiplica i successi.

Federico Cabella

CITTADINI

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19l’inchiostro frescoAprile 2016

dida

“Uniamoci in Val Trebbia”“Uniamoci in Val Trebbia”Tra Liguria ed Emilia: due sindaci sostengono la proposta

“Arriviamo ad un comu-ne unico se vogliamo continuare a vivere e

a guardare con speranza al futu-ro”. Questa la proposta e l’appello che lanciano due sindaci dell’Alta Val Trebbia: Sergio Capelli di Gor-reto e Renato Cogorno di Propata, comuni piccolissimi, alle prese con uno spopolamento drammati-co che va avanti da decenni e con le enormi diffi coltà che stanno attraversando oggi gli enti locali. L’Alta Val Trebbia genovese, con-ta sette comuni (Fascia, Fonta-nigorda, Gorreto, Montebruno, Propata, Rondanina e Rovegno) e circa millecinquecento abitanti, sparsi su un territorio più esteso di quello del Comune di Genova. I Comuni si sono costituiti in Unio-ne dall’inizio del 2015 e come pre-sidente è stato eletto Bruno Pepi, sindaco di Rovegno. “In sette co-muni arriviamo a poco meno di millecinquecento abitanti” dice Sergio Capelli, Sindaco di Gorre-to, centosette abitanti all’ultimo censimento sparsi su quasi venti chilometri quadrati “il nostro pro-getto è quello di unifi care i comu-ni dell’Alta Val Trebbia escluden-

do Torriglia che, avendo circa duemilacinquecento abitanti, fi nirebbe, inevitabilmente, per mangiarsi’ gli altri”. Il personale in questi comuni è davvero ridot-to all’osso: dieci impiegati, due vigili, un solo operaio per tutto il territorio, tre segretari comunali a tempo parziale che si alternano nei sette comuni e quattro geo-metri. Capelli spiega il perché l’unione dei Comuni non funziona a dovere “nel nostro DNA di sin-daci prevale il campanilismo, al momento abbiamo unito le funzioni di catasto, protezione civile e polizia municipale ma, il tutto, è stato fatto con spreco di energie e paura di sbagliare. Se fossimo un comune unico” conti-nua il primo cittadino di Gorreto “con gli impiegati e il personale riunito in un unico edifi cio po-tremmo organizzare al meglio e potremmo studiare progetti di rilancio della nostra valle, an-che in campo occupazionale”. “Il percorso per la ‘fusione’ non può che passare, purtroppo, attraver-so l’unione che attualmente ha parecchi problemi di funziona-mento” spiega Renato Cogorno,

sindaco di Propata, che di abitanti ne conta centosessantuno. “Unen-do le forze otterremo sicuramen-te qualcosa di meglio rispetto a adesso” ci dice Cogorno “il gran-de ostacolo è dato dal fatto che la fusione deve passare attraverso il referendum in tutti e sette i co-muni della Valle dove” continua Cogorno “ci sono inevitabilmen-te resistenze di campanile ma, ci si sta rendendo tutti conto che sta diventando sempre più com-plesso gestire Enti con una popo-lazione ridotta ai minimi come nei nostri comuni”. Riguardo al progetto nazionale della “Strate-gia aree interne” il primo citta-dino di Propata prende posizione in merito: “fi no ad ora ha puntato molto sul turismo, specialmente quello mordi e fuggi, ma la cri-ticità maggiore delle nostre zone è data dallo spopolamento. Una strategia vera dovrebbe punta-re sulle attività agricole, valo-rizzando prodotti di nicchia o specializzandosi sul biologico al fi ne di creare posti di lavoro ed attrarre residenti in Valle”.

Fabio Mazzari

Sergio Capelli di Gorreto

Renato Cogorno di Propata

Un’idea per la cittadinanzaUn’idea per la cittadinanzaTra antico e moderno le proposte per il futuro

Anche se l’argomento non è più all’ordine del giorno, schiacciato tra la cronaca

dei continui sbarchi sulle coste sud dell’Europa e le notizie dei tragici attentati terroristici che insangui-nano il Pianeta, la questione sul diritto di cittadinanza è, secondo molti politologi e studiosi di ma-terie sociali, alla base della civile convivenza tra persone provenien-ti da luoghi diversi che, per scelta o necessità, si ritrovano a vivere all’interno di uno stesso Stato. Ed ecco che, grosso modo, la gente si divide tra i sostenitori “senza se e senza ma” di un diritto di cittadi-nanza squisitamente “integrativo”, ovvero che tuteli e garantisca sol-tanto coloro i quali sono nativi di quello Stato da almeno una genera-zione, cioè i sostenitori dello “ius sanguinis”, dal latino “diritto di

sangue”. Dall’altro lato su questo ideale “ring culturale” vi sono invece coloro i quali sostengono che è cittadino chiunque nasca all’interno di uno Stato ovvero gli ultras del cosiddetto “ius soli”, il “diritto del suolo”, come la tradu-zione stessa ci illumina. Qualche giorno fa è apparsa sui quotidiani un’interessante intervista al prof. Luciano Canfora, illustre studioso del mondo latino e greco che, ri-spondendo alla domanda: “su qua-li basi concrete dovrebbe essere stabilito il diritto di cittadinanza per una persona?”, ha affermato che: “nella Roma Antica questo diritto era intimamente legato al servizio militare e, in un secondo momento, esteso per tutto l’impe-ro. Ma venne sempre concesso per gradi, solo dopo un lento processo di integrazione”.

Una nostra considerazioneLa redazione de “l’inchiostro fre-sco”, molto umilmente, non solo si sente di abbracciare la tesi del prof. Canfora, ma anzi la rilancia. Infatti noi consideriamo come il di-ritto di cittadinanza non sia un dirit-to, scusateci il gioco di parole, ma un traguardo: un traguardo troppo importante per essere concesso semplicemente con la nascita (non diteci poi che siamo dei leghisti dato che qui semplicemente stiamo rifl ettendo su una questione che è giuridica e sociologica) perché, parafrasando Totò, “cittadini si di-venta, non si nasce”.

Quando si diventacittadini?Ovvero si diventa veramente citta-dini di un qualsiasi Stato quando di questo Stato se ne sono appresi i valori, la storia, la lingua, e cioè quando di questo Stato se ne è as-sorbita l’essenza. Questo è possibi-le solo quando le grandi agenzie di socializzazione primaria e secon-daria (le famiglie e le scuole), tra-smettono tale complesso valoriale ai propri fi gli, i quali al compimento maggiore età, nel momento in cui, ad esempio qui in Italia al compi-mento del diciottesimo anno d’età, otterranno il diritto di voto, forti di tali insegnamenti diventeranno ve-ramente cittadini, al di là del colore della loro pelle.

La cittadinanza è un traguardoEcco perché la cittadinanza non è un diritto ma un traguardo importante: perché il singolo da individuo diven-ta cittadino che, con la sua parteci-pazione alla vita sociale del Paese, diventa parte integrante di una civi-tas, ovvero, parafrasando la dottrina sociale della Chiesa, diventa una persona. Chissà che la grandezza della laicità dell’Impero Romano e la spiritualità della Chiesa, non ci illu-minino ancora a distanza di secoli?

Gli allegri cacciatori di idee

“L’ignoranza è un’erbaccia che i dittatori possono coltivare tra i gonzi, ma che nessuna demo-crazia può permettersi di colti-varla tra i suoi cittadini”

Lord Beveridge

Nel 1942, l’economista William Henry Beveridge, su incarico del go-verno Churchill, elaborò un vasto progetto di assicurazioni sociali e

di assistenza che fece dell’Inghilterra una democrazia d’avanguardia. La disoccupazione e il disinteresse sociale venivano considerati da Beve-ridge come piante dell’ignoranza delle quali si nutrono i dittatori. Il libera-le Beveridge con questo suo progetto praticamente contestava il “dogma liberale” e raccolse le sue osservazioni nel libro bianco sull’occupazione che presentò nel 1944 al governo Churchill, e in quello stesso anno Beve-ridge fu fatto Lord. Nasceva in tal modo il Welfare State.Nota tratta da “La Repubblica” dell’8 aprile 1994, “Un Lord tra gli operai” di Lucio Villari

E CITTADINANZA

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Le fave sono insieme alle fragole il prodotto tipi-co della primavera. Pochi sanno che insieme al

sodio, fi bre e proteine contengono molte calorie, ma sono così piacevoli con un buon salame o un buon pecorino. La particolarità negativa di questo legume è causata dalla divicina un componente che può causare molti danni a chi soffre di “favi-smo”, una grande forma di anemia ingerendo ap-punto questo legume. Una ricetta non mia ma di una persona molto attenta alla cucina locale e da poco scomparso: fate rosolare in una padella con olio 150gr di pancetta, roso-late e aggiungete poca cipolla basilico e prezzemolo, 300 gr di fave fresche sgranate, sale, pepe, lasciate insaporire, portate a cottura aggiungendo vino bianco, servite aggiungendo prezzemolo fresco oppure, come ho fatto io, condendo dei corzetti e servendolo come piatto unico. Un saluto a tutti i lettori.

Il fantastico mondo delle faveIl fantastico mondo delle fave

L’Ornitogallo è una bulbosa perenne lontano parente del più comune Giacinto. La parti-colare infi orescenza a pannocchia presenta piccoli fi ori bianchi o arancioni, che sboc-

ciano in sequenza a partire dal basso. Utilizzato molto per i suoi fi ori recisi, ultimamente viene coltivato anche come pianta ornamentale: è di facile manutenzione ed è molto resi-stente ai parassiti. Richiede poca acqua, una volta a settimana, evitando i ristagni; predili-ge terreni ben drenati e una posizione soleggiata o parzialmente ombreggiata. Anche se tollera bene le temperature invernali, è meglio dissot-terrare i bulbi quando sono in fase vegetativa, oppure ricoprire il terreno con un generoso strato di pacciame, sospendendo le innaffi ature. L’Ornitogallo non ha grandi pretese e lo consiglia-mo anche a chi ha il pollice... “nero”!

Ornitogallo: Ornitogallo: un bulbo insolitoun bulbo insolito

PROFUMI D’ITALIA, RICETTE E RICORDI

La Santa Pasqua è passata da qualche setti-mana e nelle famiglie calabresi la tradizione è stata di dedicarsi alla creazione del dolce

tipico del periodo: la “cuzzupa”. Il nome sembre-rebbe signifi care “pupazzi” o “bambole” ed è tipico della provincia di Catanzaro, Reggio e Crotone an-che se oggi viene prodotto in quasi tutta la Cala-bria; è di origine orientale e simboleggia la fi ne del digiuno quaresimale mentre l’uovo o le uova intere al suo interno simboleggiano la resurrezio-ne di Cristo. Per esempio a Casabona, nel croto-nese, all’uscita della messa i bambini che avevano portato le cuzzupe, si sbattevano il dolce contro la fronte per romperne le uova, incastonate al suo interno, rallegrandosi così per il termine delle re-strizioni imposte dalla quaresima. A Sant’Andrea sullo Ionio, nel catanzarese, i bambini portavano la cuzzupa in mano e aspettavano il famoso rito dell’affruntata che sanciva l’incontro della statua della Madonna con quella del Cristo. Secondo un’altra tradizione la cuzzupa veniva regalata dal genero alla suocera come impegno del ragazzo nei confronti della fi glia: si racconta che se sul dolce ci fossero state 7 uova il giovane avrebbe trasformato il fi danzamento in nozze; se ci fossero state 9 uova invece il ragazzo avrebbe rinnovato la promessa di fi danzamento. Deriverebbe da qui il detto: “cu’ nova rinnova cu’ setta s’assetta”, cioè “con nove uova si rinnova, con sette si siede, si accasa”. In

passato, vista la scarsa reperibilità delle materie prime, le cuzzupe erano fatte con la pasta del pane e poi decorate con le uova. Per prepararle biso-gna impastare 6/7 uova con zucchero, olio, latte e la scorza grattugiata di un limone; incorporare il tutto al lievito e alla farina, precedentemente setacciata, per ottenere un composto morbido e non duro. A questo punto si creano le forme che spesso riguardano i temi pasquali (la colomba, il pesce, il cuore). Infi ne si incastonano sulla for-ma, spesso tra intrecci, una o più uova con tutto il guscio, che nella cottura al forno diventano sode. Assaggiare e degustare la cuzzupa signifi -ca conoscerne la terra, attraverso un suo dolce tipico e carico di simboli pasquali e prosaici.

Samuele Anastasio

Tesori della terra calabrese: Tesori della terra calabrese: La Cuzzupa La Cuzzupa

l'Orto l'Orto di Marisa di Marisa

Prendendo lo spunto dal titolo del fortunato fi lm di Checco Zalone per questa puntata

della rubrica “I consigli della Far-macia Lasagna” tratterremo di un argomento molto importante, specialmente quando le giornate si fanno più belle e soleggiate: ovve-ro l’esposizione della pelle al sole. Se sicuramente è molto gradevole “prendere il sole” bisogna consi-derare anche come possa essere anche molto rischioso. Infatti, spe-cialmente per le prime esposizioni primaverili, il sole può rivelarsi una “brutta gatta da pelare”. Per for-tuna però la “dermocosmesi” ci dà tutti gli strumenti per prevenire ciò, a cominciare dal “che up del fototi-po di pelle, della reazione alla sen-sibilità al sole”, così che il medico possa consigliarvi sul trattamento di protezione/prevenzione solare migliore per voi. Attraverso quindi una specifi ca scheda lo staff della Farmacia Lasagna di Busalla potrà suggerirvi quali marche di prodotti siano i più indicati, dato che ogni marca mette a disposizione prodotti molto diversi, che si differenziano per:• Spf (fattore protezione solare),

Sole a catinelle... ma occhio alla pelle!Sole a catinelle... ma occhio alla pelle!

alto per pelle con problematiche di tollerabilità ed esposizione in-tensa, medio per pelle normale e basso per i casi in cui la pelle è già abbronzata• Texture: gel, latte, spray, olio. Bisogna optare in base al tipo di cute, l’applicazione per il viso o per il corpo ed anche a seconda del sesso e della pratica o meno di attività sportiva.

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20 l’inchiostro frescoAprile 2016

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Terzo Valico indietro tutta (ma i lavori non si fermano)Terzo Valico indietro tutta (ma i lavori non si fermano)Al DLF di Novi Ligure incontro organizzato dal Comitato No-Tav No-Terzo Valico per informare la cittadinanza

Raramente si era vista la sala del Dopo Lavoro Fer-roviario così piena di gen-

te. Questa la prima impressione avuta giovedì 10 marzo durante la conferenza, organizzata dal Comitato No-Tav No-Terzo Va-lico, intitolata “Il Terzo Valico passa in città. Novesi lo sapeva-te?”. Questo il titolo, tra il beffar-do e il provocatorio, che il Comi-tato ha voluto dare per signifi ca-re che l'oggetto della discussione sarebbe stato l'ultima variante al progetto del Terzo Valico, quella che ha eliminato lo shunt a Novi, provocando il passaggio dei tre-ni ad alta velocità in città.

Una città trasformataA prendere per primo la parola è stato l'ing. Andrea Pernigotti il quale ha illustrato che cosa signi-fi cherebbe per la città di Novi l'a-bolizione dello shunt: “Lo scorso 8 febbraio il Cociv ha dato il via alla variante no-shunt del Ter-zo Valico. Questo vuole dire che - prosegue Pernigotti - vi sarà una diramazione della linea del treno presso la Barbellotta, che si congiungerà alla Torino - Genova, in direzione di Ales-sandria”. L'ingegnere ha quindi spiegato come questo porterà a: “203 treni al giorno, passanti o in fermata, a Novi Ligure di cui circa 46 treni passeggeri e 114 treni merci. Secondo le stime previste - ha continuato il conferenziere - i treni utili per i pendolari passeranno solo da 56 a 69”. A questo punto Andrea Pernigotti si è concentrato sul passaggio in città dei treni merci a 100 km/h, a che cosa comporti in termini pratici: “Il passaggio di treni merci a quella veloci-tà porterà alla costruzione di enormi pannelli anti-rumori e anti-vibrazioni - spiega l'inge-gnere - che raggiungeranno gli otto metri nei punti più alti, stravolgendo completamente storiche vie come via Mazzini”. Al termine dell'intervento l'ing. Pernigotti ha aggiunto: “A tutto questo fa da contraltare i lavori che interesseranno il tratto di ferrovia tra Tortona e Novi, per almeno due anni e dove, secon-do alcune previsioni - conclude l'ingegnere - la stazione di Poz-zolo Formigaro verrà interrata senza sapere quante gallerie ef-fettivamente verranno costruite in questo tratto e sul futuro di San Bovo c'è ancora grandissi-ma incertezza”.

Il peso dell'acqua tutta sul rio Gazzo

Il geologo Davide Fossati ha af-fermato che: “La variante no-shunt vuol dire tornare sostan-zialmente al progetto iniziale, tornare indietro, con i lavori di trinceramento necessari che - illustra Fossati - provocheranno un drenaggio inaudito per il nostro territorio, con gran parte delle acque sotterranee che con-voglieranno sul rio Gazzo, pas-sante direttamente in città e più volte, già in tempi recen-ti, sottoposto ad una portata d'acqua insostenibile”. Inol-

tre il geologo ha ricordato che Cociv sta operando rispettando i parametri di leggi vecchie di qua-si 30 anni mentre le Amministra-zioni locali, in cambio di opere di

MATTIA NESTO @Mattia Nesto permeabilità di dubbio interesse (la tangenzialina tra Novi e Poz-zolo o i sottopassaggi pedonali in via Raggio) tacciono.

Quali i miglioramenti?Questa la domanda principale che Anna Massone, architetto, si è posta durante il suo intervento: “Sostanzialmente si è tornati indietro col progetto e ci si con-tinua a parametrare su stime di crescita del traffi co commer-ciale, ormai obsolete e sorpas-sate da anni”. L'architetto ha quindi proseguito affermando che: “A chi giova tutto questo? Davvero vogliamo fare la fi ne del Mugello di Firenze, com-pletamente sventrato dall'Alta Velocità?”.

Fondali troppo bassi per stime troppo alte

Il docente universitario Luigi Gambarotta ha affrontato il tema Terzo Valico dalla radice, ovvero andando a discutere intorno agli obbiettivi di tipo commerciale ed economico che l'hanno mos-so: “Il discorso secondo il quale il Terzo Valico sia importante perché metterà in comunicazio-ne il porto di Genova con i porti del Nord Europa è una solenne castroneria. Infatti - sostiene Gambarotta - l'abbassamento del fondale del Canale di Suez, ragione che molti esponenti dei Sì-Tav prendono come una loro bandiera, ha portato le multi-nazionali a costruire navi che pescano a 16 m. Peccato però che il porto di Voltri e di Genova peschino, rispettivamente a 15 e 14 m, quindi non vanno bene per le nuove navi. Tanto è vero che il porto di Vado, che viene costruito dalla Maersk, azienda leader nel trasporto container nel mondo, è stato progettato per pescare a 20 m. Quindi il Terzo Valico è un'opera inutile”. In più poi vi è il discorso relativo ai costi: “In Giappone un chi-lometro di alta velocità costa nove milioni, in Francia dieci e mezzo, in Spagna sempre nove, in Italia costa sessanta milioni mentre un chilometro del Ter-zo Valico costa 160 milioni di euro. Questo è provocato dal fat-to che - continua l'ingegnere - le linee italiane debbono perforare le montagne, per di più ricolme di amianto facendo così innal-zare i costi e, sopratturro, i ri-schi per la salute di tutti”.

Tutti i perché della variante no-shuntTutti i perché della variante no-shuntLunedì 21 marzo presso la Biblioteca Civica di Novi Ligure Consiglio Comunale

Il Consiglio Comunale aperto indetto per lunedì 21 marzo presso la Biblioteca Civica di

Novi Ligure ha fatto parlare di sé ancora prima del suo svolgimento. Infatti molto “rumore” in città ha fatto la decisione dei Consiglieri del MoVimento Cinque Stelle e degli at-tivisti No-Tav di non partecipare al Consiglio perché “si è già detto tut-to sulla variante no-shunt al Terzo Valico nel convegno organizzato al D.L.F. (e di cui vi abbiamo parlato nell’articolo qui sopra). Perché que-sto è stato l’argomento principale: ovvero la spiegazione, da parte dell’Amministrazione Comunale e dei tecnici del Cociv, della variante “no-shunt”, ovvero senza deviazio-ne ed interramento della linea, del

Terzo Valico. L’ing. Aldo Mancarella, responsabile del Cociv, nella sua esaustiva illustrazione preliminare ha spiegato che: “L’eliminazione dello shunt porterà sì ad un mag-giore affl usso di treni in città ma ciò sarà fatto ponendo massima attenzione alla sicurezza con vie di fuga, piazzali d’emergenza lun-go il percorso della ferrovia e – ha aggiunto il tecnico – anche una pi-sta di atterraggio per l’elisoccorso. Inoltre le paratie assorbirumore ridurranno al minimo i rischi re-lativi alle vibrazioni”. Dello stesso avviso il Sindaco, Rocchino Muliere che ha spiegato come: “Già in un Consiglio Comunale di dieci anni fa avevamo espresso la nostra con-trarietà sulla realizzazione dello

shunt che avrebbe voluto dire – ha continua il Primo Cittadino – ren-dere la stazione di Novi ancora di più una stazione di seconda-ria se non terziaria importanza”. Numerosi gli interventi da parte sia dei consiglieri, di maggioranza e di opposizi questi ultimione, sia del pubblico, quasi tutti, va detto, fortemente contrari sia all’opera Alta Velocità in generale sia molto dubbiosi sulla variante: “Ora i treni merci passeranno a più di cento chilometri orari in centro città a Novi”, “i sottopassi ferroviari, già abbastanza congestionati, saran-no caricati di nuovo peso”, “l’opera è inutile, non c’è aumento di do-manda, è solo un escamotage per far aumentare il movimento terra

e l’interramento dei rifi uti a tutto vantaggio delle Mafi e”, questi solo alcuni degli interventi. Al termine dell’incontro, anche acceso in cer-ti frangenti, Muliere si è augurato che: “Grazie alla tangenzialina tra Novi e Pozzolo Formigaro sono sicuro che il traffi co pesante sarà allontanato dal centro cittadino e mi auguro che vi possa essere così un’occasione di forte rilancio per il nodo ferroviario di San Bovo”.

Mattia Nesto

Mentre andiamo in stampa si è svolto un nuovo Consiglio Comu-nale nel quale è stata emanata la delibera consigliare in merito. Per maggiori dettagli consultare il no-stro sito www.inchiostrofresco.it

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Una due-giorni di studi in Biblioteca a NoviUna due-giorni di studi in Biblioteca a NoviChe cosa succede nella bioetica italiana? Capire per sapere come muoversi

Una festa per quartiereUna festa per quartiereAgenda novese: da aprile a ottobre gli appuntamenti

È partita uffi cialmente la scorsa domenica 3 aprile con la tradizionale “Fiera dell’Ottava di Pasqua” presso la Pieve, la serie di inizia-

tive denominata “Giranovi”: sette appuntamenti da aprile appunto ad ottobre che coinvolgeranno tutti i quartieri della città. “La volontà da parte dell’Am-ministrazione era proprio quella di portare eventi e manifestazioni al di fuori del Centro Storico – ha spiegato l’Assessore alla Cultura, Cecilia Bergaglio – andando a recuperare eventi tradizionali come la Fiera dell’Ottava di Pasqua alla Pieve oppure la Festa di San Rocco il 16 agosto e proporli in maniera innovativo. Ciò è stato possibile grazie alla perfetta intesa tra i diversi Enti e Associazio-ni scese in campo – prosegue nel discorso – tra cui l’Uffi cio Commercio nella persona di Giacomo Re-petto e il grande aiuto fornitoci da Don Fabrizio, il parroco della Pieve”. Dopo la Fiera dell’Ottavina di Pasqua il prossimo appuntamento è fi ssato per saba-to 14 maggio, quando le vie di Novi saranno “invase” da armigeri del Sei-Settecento, per ricreare le magi-che atmosfere delle cosiddette “Fiere di Cambio”, ovvero l’apice della città in epoca barocca. Sabato 11 giugno invece sarà la volta dell’inedita “Festa di fi ne anno scolastico” per le Scuole Primarie, che si svolgerà presso il parco Nicholas Green: “Mi piace sottolineare che quest’evento è stato chiesto a gran voce dagli stessi alunni in occasione dei Consigli Comunali dei bambini – ci dice l’Assessore Berga-glio – e questo ci darà la possibilità di riqualifi care un’area urbana ahinoi troppo spesso lasciata in preda all’inedia ed al degrado”. Quindi tra il 16 e

Iniziato a febbraio del 2015 e conclusosi lo scorso marzo,

il Progetto Areté ha dato i suoi primi risultati. Sono 86 infatti le donne disoccupate e/o non oc-cupate che hanno partecipato a questo percorso professiona-lizzante, fi nalizzato al consegui-mento di competenze specifi -che nei settori dell’assistenza familiare e a quella per l’infan-zia. “Siamo molto soddisfatti per quanto fatto – afferma Feli-cia Borda, Vicensindaco di Novi Ligure – perché grazie alla col-laborazione con la Cooperativa Sociale Azimut di Alessandria e con il Consorzio Servizi alla Persona siamo stati in grado di redigere un albo comunale per questi impieghi, in modo da favorire la professionali-tà”. Un’altra linea-guida segui-ta dall’Amministrazione nel promuovere questa iniziativa è quello anche di far emergere il cosiddetto sommerso: “Se si analizzano gli anni della crisi, si assiste ad un drastico crollo dei prezzi – spiega Broda – dai centocinquanta euro chiesti per l’assistenza notturna in ospedale, si è scesi agli attuali trenta. Allora è logico che se il Comune in primis si fa carico di professionalizzare queste fi gure i prezzi troveranno un giusto compromesso, così da far emergere il nero dato che non vi sarà più molta diffe-renza tra sommerso ed un contratto in regola”. Il servizio inoltre accompagnerà il priva-to cittadino non soltanto nella scelta della persona ma anche nella defi nizione del tipo di rap-porto di lavoro e nella gestione amministrativa.

Mattia Nesto

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Due giorni di dibattito su temi di bioetica, venerdì 1 e sabato 2 aprile, in occasione del set-

timo Convegno nazionale promosso dalla Consulta Torinese ed organiz-zato per il quinto anno a Novi Ligu-re, segno inequivocabile che temi bioetici hanno sollecitato e stimolato l’interesse collettivo. In apertura del convegno i saluti del vicepresidente della sezione Novese di Bioetica Gia-como Orlando, del Presidente Mauri-zio Mori, coordinatore degli interven-ti e del Sindaco di Novi Ligure Roc-chino Muliere. Relatori d’eccezione Carlo Flamigni, socio onorario del comitato nazionale di Bioetica, Pal-ma Sgreccia dell’Istituto di Teologia pastorale Sanitaria “Camillanum” di Roma, Luca Savarino, della Commis-sione bioetica chiese Battiste, Meto-diste e Valdesi, Luca Lo Sapio, docen-te dell’Università di Napoli ed infi ne Piergiorgio Donatelli dell’Università “La Sapienza di Roma”. Contributi di grande spessore culturale, volti a rifl ettere a vario titolo sul ruolo della bioetica oggi, sulle fi nalità che essa riveste in una società pluralista ed in continuo cambiamento, sui pro-blemi derivanti dal mutamento delle circostanze storiche, sulla crisi dello schema tradizionale che divide bio-etica cattolica e bioetica laica. Temi questi, di forte impatto emotivo, che la bioetica si pone in quanto chiama-ta a dare delle risposte concrete, gra-zie al dialogo con le altre discipline, fermo restando il principio cardine che sottende ogni interpretazione. Nella giornata di sabato i membri della commissione Biocard, Seila Bernacchi, Enrico De Micheli, Piero de Blasio, Antonella Ficorilli, Fran-cesca Girardi, Mariella Immacolato, Macio Riccio, alla presenza del nota-io Franco Borghero, sono intervenuti per promuovere la presentazione della Biocard (carta di autodetermi-nazione), uno strumento pensato e realizzato dalla Consulta di Bioetica per dare una risposta concreta a uno dei problemi che si pongono nella medicina di oggi, nelle situazioni della nascita e della morte. Compila-re la Biocard equivale a manifestare

anticipatamente le proprie volontà riguardo a cure e trattamenti medici, a cui in futuro si potrebbe essere sog-getti, mancando tuttavia la capacità di comprendere e volere. Un vero e proprio testamento biologico, che porrà dei limiti all’agire dei medici. A seguire vi è stata la presentazione del “Premio giovani 2016”, un con-corso a premi pensato per sollecitare l’interesse e lo studio della bioetica negli studenti delle scuole medie su-periori.

Marta Calcagno

il 17 luglio vi sarà la tradizionale “Festa della Treb-biatura”, che si svolgerà nel quartiere della Merella. “Una bella festa questa che negli anni riscuote sem-pre maggior successo – afferma il Sindaco, Rocchino Muliere – Per quest’edizione proporremo anche la trebbiatura in notturna, un appuntamento sugge-stivo con un’antica tradizione”. Oltre alla già citata Fiera di San Rocco programmata per il 16 agosto il 3 e il 4 settembre sarà riproposta “Novi rock&motor bike” la due-giorni di feste all’insegna dello spirito on the road tra raduni motociclisti, concerti e serate gastronomiche. A chiudere la ricca agenda ci pense-rà la “Castagnata al Quartiere G3” di domenica 16 ottobre. In quest’occasione verrà anche presentata un’anteprima di “Dolci Terre”. “A metà strada tra sacro, l’Ottavina di Pasqua, e il profano, la Festa della Trebbiatura e la Castagnata di inizio autun-no – conclude il Sindaco – Novi si riscoprirà bella tutta: non soltanto il suo Centro Storico”.

MATTIA NESTO @Mattia Nesto @

Lunedì 4 aprile si è svolta nell’aula rossa dell’I.I.S. Ciam-

pini Boccardo di Novi Ligure, la presentazione del libro di Loren-zo Robbiano “Da Novi Ligure al resto del mondo - l’innovazione del sistema Valditerra”, alla pre-senza dell’autore, degli studenti di alcune classi quarte e seconde e del Dirigente dell’Istituto, Mario A. Scarsi, che da sempre favorisce occasioni di incontro e dialogo tra gli studenti e personalità di spicco del tessuto sociale novese. Il rac-conto di Lorenzo Robbiano vuole essere un contributo importante per far capire alle nuove genera-zioni, quanto sia indispensabile lo spirito di iniziativa, il coraggio di rischiare, di fare delle scelte an-che di grande portata, nel momen-to in cui si hanno i requisiti per emergere. Così l’impresa Valditer-ra, ci è stata d’esempio. (m.c.)

Qui CiampiniQui Ciampini

Presso la Biblioteca di Novi Li-gure, venerdì 8 aprile è stato presentato il volume di Loren-zo Robbiano “Quando a Novi c’era Raggio, l’uomo più ricco d’Italia”.

La Novi di Raggio

Page 23: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

Le vetrine di via Paolo GiacomettiLe vetrine di via Paolo Giacomettia Novi Ligurea Novi Ligure

23l’inchiostro frescoAprile 2016POZZOLO FORMIGARO - NOVI LIGURE - ARQUATA E SERRAVALLE SCRIVIA

MATTIA NESTO @Mattia Nesto @

Alla Frascheta dalla terra una sapienza per il futuroAlla Frascheta dalla terra una sapienza per il futuroPozzolo Formigaro: abbiamo intervistato Andreina Avanti, titolare dell’Agriturismo Cascina Folletto

“Se uno pensa al baco da seta e al suo utilizzo, ovvero la bachicultu-

ra, si immagina un qualcosa di relegato al passato, connes-so a procedimenti che ora non si fanno più e che non porte-rebbero ad alcun guadagno. Invece è tutto il contrario”, in questo modo, con parole ricche di entusiasmo e determinazione, ci accoglie nel suo agriturismo di Bettole di Tortona, Andreina Avanti, titolare della “Cascina Folletto”. Ma perché Andreina ha iniziato proprio a parlare dal baco da seta?

Una cascina didatticaPerché da circa un anno, assie-me all’amica Paola Marenzana, architetto, studiosa di storia e cultura materiale, si è “lanciata anima e corpo” in un progetto sperimentale per il recupero del baco da seta in “frascheta”, nome con il quale si indica quel territo-rio tra i colli tortonesi e la zona della pozzolasca dove appunto sorge l’agriturismo. “Tutto nasce da questo casolare, una cascina storica che da circa dieci anni è stata riconvertita ad azienda agricola – ci spiega Avanti – As-sieme all’attività di ospitalità e alla vendita di alcuni prodotti, dalle fragole di Tortona ai ceci della Merella, abbiamo iniziato a proporre dei percorsi per le scuole, nell’ambito delle cosid-dette cascine didattiche”.

La bachicultura in “frascheta”Proprio all’interno della “didat-tica agricola” s’inserisce il recu-pero del baco da seta: “Abbiamo scoperto, un po’ per caso, che da qualche anno in Veneto, nei pressi di Padova, si è recupera-to l’allevamento del baco da seta – ci dice Paola Marenzana – E i risultati sono stati lusinghie-ri: anche per le caratteristiche

tipiche del tessuto industriale/agricolo di quella zona, attorno al baco da seta si è sviluppata una vera e propria fi liera che ha portato impiego”. Quindi non soltanto un qualcosa di cul-tura, ma anche una possibilità di lavoro per i ragazzi: “Sì, esat-tamente – conferma Andreina Avanti – Molto spesso si sentono nonni o genitori raccontare di quando in casa si allevavano i bachi da seta. Si trattava di

un rito, per così dire, molto importante, perché grazie alla seta che si estraeva da questi insetti, alimentati con le foglie dei gelsi, si ricavavano i primi soldi dopo l’inverno – prosegue Avanti – Purtroppo, dopo gli anni’30-’40, questo mondo è andato a morire, a seguito del-le mutate esigenze industriali. Conseguentemente a ciò anche i gelsi sono stati abbondati nel-le campagne”. I gelsi erano una presenza fi ssa, assieme alle case di terra cruda e terra battuta, per tutto quel territorio compreso tra Novi Ligure, Tortona e Alessan-dria: “L’allevamento del baco da seta – afferma Marenzana – era un mondo tramandato per se-coli ed ora dimenticato: occorre farlo conoscere alle nuove gene-razioni”.

Una prospettiva per il futuroDomandiamo ad Andreina Avan-ti come saranno organizzate le visite guidate con le scuole?: “So-litamente ospitiamo gli alunni della scuola primaria anche se a volte sono venuti anche degli studenti delle superiori – affer-ma la nostra interlocutrice – Pro-poniamo sempre, soprattutto per i più piccoli, la realizzazio-ne di mattoni a crudo, ovvero con la sola terra. Troviamo che i bambini sono entusiasti nel far ciò – prosegue nell’argomen-tazione – Poi si prosegue con la visita agli animali, e quindi anche i bachi già nel prossimo mese di maggio, senza dimen-ticare la conoscenza del terri-torio, dalle cascine storiche alle centuriazioni romane”. Che la risposta alle domande del doma-ni non arrivi dalla terra antica?

Negli ultimi anni, grazie a studi approfonditi,

si sono scoperte numerose proprietà della bachicultura, anche in ambiti inaspettati. Ad esempio è stato confer-mato come la seta sia il mi-gliore tessuto possibile per l’essere umano, quello che meglio risponde al contatto con l’epidermide e non pro-voca allergie di alcun tipo. Inoltre interessanti sono gli sviluppi in campo cosmetico (i bozzoli sono utilizzati come detergenti naturali per la pel-le) e, soprattutto, in ambito biomedico visto che una delle due sostanze di cui è compo-sto il fi lo di seta, la “fi broina” (l’altra è la “sericina”) è un polimero naturale che è per-fetto per suturare ferite e ha numerosi altri impieghi in medicina. (m.n.)

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Prof, che fi ne avete fatto?Prof, che fi ne avete fatto?Una rifl essione di Davide Guerra sulle Giornate FAI a Novi Ligure

Viene spesso molto naturale, ma forse è un nostro pregiudizio, trovare, immaginare le perso-

ne nel luogo che frequenterebbero normalmente, affi ne alla loro profes-sione. Così se non colpisce trovare un musicista ad un concerto, spesso è as-sai motivo di stupore vedere ad esem-pio un professore a spasso all’Outlet. Come se invece non dovesse far altro che vivere tra la casa (un luogo non meglio precisato, dubbia persino la motivazione del perché abbia una moglie e dei fi gli) e la scuola, fi sso in un luogo e una materia prefi ssati. Eppure, per affi nità col meccanico che vedremmo molto bene ad un ra-duno di motori, altrettanto facilmente potremmo immaginare un professore ad una mostra, ad una conferenza, ad un evento culturale insomma. E se questo non accadesse? E se dessimo per scontato una partecipazione che poi non ha luogo? E se queste illusio-ni si ripetessero? Beh, probabilmente problema nostro, mio, di chi questi sofi smi si pone. Ma lasciatemi ag-giungere che mi sto riferendo ad un evento legato materialmente alla no-stra città, della durata non di un’ora, ma di due giorni, in un momento (il weekend) che vede la maggior parte delle persone libera da impegni la-vorativi. E poi non si è trattato di un

luogo unico, ma di più e più possibili locations; naturalmente sto parlando delle giornate Fai appena svoltesi. Giornate che hanno insegnato qual-cosa a tutti noi: era presente qualsiasi tipologia di cittadino, dal pensionato che comparava lo stato attuale e dei suoi tempi delle chiese, fi no al foto-grafo incallito che avrebbe fi nito il rullino con molteplici scatti del me-desimo particolare. Ma mancavano loro, mancavano i professori; dove eravate? Non lo sapevate? Impensabi-le. Conoscevate forse già tutto? Siete forse diventati insensibili al richiamo,

al piacere della conoscenza? Potreste essere saturi di conoscenze al punto di sdegnare in toto tale evento? Ed i vostri alunni, che per così tanti anni sono abituati ad ascoltare paziente-mente (quasi sempre con rispetto) la lezione e in questi giorni si sono mes-si in gioco, preparando loro la “lezio-ne”, dov’è la curiosità nell’udirli, nel verifi care se oltre a qualche nozione sia stato anche trasmesso l’amore per la cultura? E gli insegnanti di arte, dov’erano loro? Forse che i ca-polavori siano defi niti tali e degni di considerazione solo se fi niscono sui libri di testo? Son le domande che mi pongo, io che ero presente agli eventi di ottobre e marzo, e che per due vol-te sono rimasto sbigottito da questa assenza: il Liceo Amaldi presenta una cinquantina di docenti, le medie Do-ria, che ho frequentato, altri venti al-meno, le elementari poi... ve lo dico: un deserto. Incredibile, veramente incredibile: mi viene a questo punto da pensare che abbiano perso tutta la volontà che avevano probabilmente in precedenza, quando hanno deciso di seguire la strada dell’insegnamen-to. Inutile continuare, il fatto l’ho presentato, ognuno poi farà le sue considerazioni.

Davide Guerra

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Diego Sabbi laureato all’Università degli Studi di Pavia, è un medico di fami-glia ed è Responsabile Clinico della sperimentazione dell’ASL di Alessandria nel distretto di Novi Ligure.

ARQUATA SCRIVIA

La mia idea di Arquata Scrivia: istruzione e integrazioneLa mia idea di Arquata Scrivia: istruzione e integrazioneIntervista a Diego Sabbi, candidato sindaco per le elezioni amministrative previste per il prossimo 12 giugno 2016

La lista civica “Arquata bene comune”, che parteciperà alla competizione elettorale per le

amministrative comunali di Arquata del prossimo 12 giugno, è stata pre-sentata alla stampa dal candidato sindaco Diego Sabbi il 18 marzo. Gli abbiamo posto alcune domande.

Si parla molto di liste civiche, quale reale linguaggio di par-tecipazione. È una politica a chilometro zero, estesa anche al mondo dell’economia? Può esemplifi care nel merito.Sinceramente non comprendo la do-manda. La nostra lista civica è tale perché costruita dal basso e svin-colata da ogni legame con i partiti politici sia esso programmatico che di fi nanziamento. Le liste civiche nascono continuamente e sono la risposta al bisogno di partecipazio-ne e di controllo democratico della cosa pubblica che oggi i partiti tradi-zionali non incarnano più.

Per partecipare in modo ampio alla condivisione esistono reti civiche su internet, che informa-no la gente. La nuova Piazza della Libertà di Arquata inoltre è una vera “agorà”, luogo di aggregazione, anche e soprat-tutto per le nuove generazioni. E’ questo che intende per luogo di incontro e di scambio?Ogni forma di comunicazione è un luogo di incontro. Il web permette di raggiungere facilmente e rapida-mente un grande numero di perso-ne differenti per età, genere, censo. Perciò sarebbe stato impensabile non utilizzare un canale di comuni-cazione quale internet che offre la possibilità di uno scambio di vedute quasi in tempo reale permettendo di poter fare domande e proposte su temi rilevanti. Ma ci rendiamo conto che un’altra grande fetta della citta-dinanza non accede a questo tipo di servizio per cui la “piazza” in senso lato sarà un altro punto focale del nostro interesse, per rendere più completa la fase dell’ascolto, indi-spensabile punto di partenza del nostro programma.

Che cosa ne pensa delle “start up” per far nascere occasioni di lavoro e di vita condivisa. Partendo dalla gestione ammi-nistrativa si può dar vita a que-sti “incubatori di impresa” fra i giovani che hanno voglia di barattare e confrontare le loro esperienze?Le nuove imprese innovative, le star-tup, digitali, industriali, artigianali, sociali, legate al commercio o all’a-gricoltura, o ad altri settori dell’eco-nomia innescano occupazione, in particolare giovanile. Esse rappre-sentano il nostro Paese più veloce e dinamico. Guardiamo con interesse anche a quanto messo in campo vi-cino a noi dalla Fondazione Garrone che quest’anno si concretizza con il campus RestartApp

Contratto trasparente fra eletti e elettori. E’ la dichiarazione dell’impegno etico?Come ho già detto la “trasparenza” è una “conditio sine qua non” che fa da contenitore al nostro pensare ed agire. Ci sentiamo come costrut-tori piccoli, ma tenaci, di un nuovo modo di fare politica attraverso al-tri strumenti: pensiamo al Bilancio Sociale, per esempio. L’obiettivo è quello di formulare con i cittadini interventi di interesse pubblico da realizzare sul territorio. Ma, sopra-tutto, formuliamo già nel percorso di autofi nanziamento della lista ciò

che vorremmo si concretizzasse in Comune: una progettazione condi-visa, un fi nanziamento chiaro, un rendiconto puntuale e preciso della gestione del denaro pubblico.

Può dirci brevemente le ultime sul vostro movimento “No Terzo Valico”?L’opera Terzo Valico ci appare estra-nea nei contenuti, nelle fi nalità e nelle modalità con le quali è stata ed è imposta al nostro territorio. La nostra lista non è il movimento No Terzo Valico ma ne condivide ra-gionamenti e conclusioni. Il nostro

Amarcord anni CinquantaAmarcord anni CinquantaPrende l’avvio, a partire da questo numero una nuova rubrica a cura di

Giacomo Quaglia dal titolo “Amarcord”, che nostalgicamente ricorda l’Arquata del passato, la vita dei suoi abitanti, più o meno particolari, le

feste paesane, gli artigiani e il loro prezioso lavoro, le tradizioni, i giochi dei ragazzi. I giovani di ieri forse ricorderanno con piacere quel tempo, i giovani di oggi potranno confrontarsi con una vita totalmente diversa, senza pc, sbal-li, droga, ma così autentica!!

Perché parlare di questa via in particolare e non anche di altre, che pure avrebbero titolo ad essere ricordate? Il perché è molto semplice. Intanto per-ché chi vi parla al civico 108 ci è nato e vissuto per vent’anni e ricorda con tanta nostalgia tutte le persone che ha incontrato e conosciuto. Rammenta anche le trasformazioni che si sono via via succedute nel tempo, le abitudini, le tradizioni, purtroppo ahimè, quelle perse per sempre e che ha condiviso con amici e coetanei giochi, avventure con la “a” minuscola nel rispetto del periodo storico, gioie e, perché no, anche dolori. Poi perché questa via è col-locata grossomodo al centro del paese, vuoi anche per la vicinanza, della “LEA” uno dei punti di incontro e di aggregazione più noti. Ma entriamo fi nal-mente nel cuore dell’argomento con una raccomandazione: non sono l’unico testimone di quell’epoca, quindi non ho la presunzione di narrare la verità in assoluto, qualche inesattezza ci può anche stare. Sollecito e ringrazio con

fraterna amicizia tutti coloro che vorranno integrare, correggere, perfeziona-re. La via, come anche la piazza della Lea soprastante, aveva il fondo in terra battuta, l’asfaltatura verrà molti anni dopo. Come si può ben immaginare ogni volta che pioveva si formavano veri e propri pantani che duravano giorni e giorni. Gli accessi alla strada direttamente dalla via Libarna erano, ma sono così ancora oggi, costituiti da due dolci discese che andavano ad esaurirsi nella parte pianeggiante. Durante l’inverno, specialmente in caso di neve, qui si formavano delle vere e proprie lastre di ghiaccio: una manna. dal cielo per i ragazzi che si misuravano in “discese libere” molto spericolate. Frequenti le cadute, più rari gli incidenti seri. Parlare di questa contrada, delle sue case, dei suoi mestieri, delle sue abitudini, senza entrare nel merito delle caratte-ristiche e delle peculiarità dei suoi abitanti sarebbe come costruire una casa dimenticandosi di fare il tetto. Ed ecco allora che scendendo dal lato della ex cartoleria delle sorelle Fornari ci avviciniamo ad un giardino, non molto gran-de, protetto da una cancellata in ferro. Per noi ragazzini intorno ai 7/8 anni aveva le sembianze di un parco. Per tutti, quello era il giardino della signora Candida, di nome e di fatto dato che la vecchietta abitante lì aveva i capelli più bianchi della neve. Sempre nello stesso fabbricato abitava una famiglia di “immigrati”, credo la prima di tutte in Arquata.

Giacomo Quaglia

atteggiamento rispetto a questo argomento sarà improntato al pie-no rispetto della legalità ma anche intransigente, perchè questo non è più il tempo della mediazione e dei compromessi.

Un capitolo importante è quello dei migranti. Per Lei signifi ca accoglienza. Che differenza fra questa e l’integrazione?L’accoglienza è fondamentale e non signifi ca tout court integrazione de-gli altri, intesa come incorporazione di individui diversi da noi nella no-stra società, ma condivisione con lo “straniero” dei suoi bisogni, che spesso non sono i nostri e per i quali è necessario compiere uno sforzo empatico oltre che culturale. Inoltre non dimentichiamo che lo spaesa-mento e la solitudine riguarda anche i nuovi concittadini italiani giunti in gran numero negli ultimi anni.

Aprire il paese alla scuola e la scuola al paese. In pratica?La scuola è per noi spazio essenziale di socializzazione e di educazione. Immaginiamo quindi un percorso che da subito segua con un occhio di riguardo la crescita dei bambini. Una particolare attenzione imma-giniamo profusa dal comune nella proposta di progetti di impegno etico da integrare nel percorso sco-lastico: la tortura, la povertà, il razzi-smo, la violenza…

Lei ha parlato di un comune che, fuor di metafora, dà una gallina a tutti. Può farci capire meglio?Infatti non c’è nessuna metafora. È un progetto, un po’ naif, che si lega al problema dello smaltimento dei rifi uti. Vorremmo ricalcare le orme di una iniziativa già messa in atto dalla Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve. Distribuendo due galline ovaiole “per famiglia” agli abitanti del territorio potremmo ottenere benefi ci ambientali ed educativi: ridurre la quantità dei rifi uti orga-nici vegetali (da scarti alimentari della mensa familiare) e dei rifi uti di plastica e cartone da imballaggi (vaschette porta-uova confeziona-te). In cambio avremo uova fresche quotidiane da destinare al consumo familiare e riscopriremo anche il va-lore emozionale ed educativo della loro presenza. Citare questo proget-to serve ad esemplifi care in quale modo pensiamo di agire. “Un tuffo nel passato per un salto nel futuro”

Come investire in salute?A tutto tondo. Dal controllo del ri-spetto dei diritti del lavoro allo smal-timento dei rifi uti, dalla proposta di nuovi stili di vita al cibo biologico, fi no all’empowerment del cittadino-paziente sempre più disorientato da offerte di salute e prevenzione che spesso sono viziate da confl itti d’in-teresse e disease mongering.

Marisa Pessino

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Nella foto in alto l’edifi cio dove sorgerà la nuova scuola.Qui sopra il Sindaco di Mignanego, Maria Grazia Grondona.

Una sede per il “Primo Levi”Una sede per il “Primo Levi”Mignanego: l’istituto scolastico superiore raddoppia con un nuovo plesso

Genova-CasellaGenova-CasellaA Sant’Olcese imminente l’apertura della

Ci eravamo già occupati negli scorsi numeri dell’istituto Primo Levi (la scuola supe-

riore che comprende gli indirizzi tecnico industriale, ragioneria e liceo scientifi co) di Borgo Fornari e della sua succursale di Busalla, si-tuata presso la stazione ferroviaria, dove gli studenti hanno rischiato di essere “sfrattati” ad anno sco-lastico in corso, a causa del fatto che Trenitalia voleva tornare in possesso dei locali, sfratto scon-giurato fi no a fi ne anno. Invece dal prossimo anno scolastico, l’Istituto Primo Levi aprirà una nuova sede a Mignanego. Di questo ne abbia-mo parlato con il Sindaco, Maria Grazia Grondona, che ha seguito direttamente la vicenda. “Il Primo Levi aveva diffi coltà a ricollocare i ragazzi che si trovano attualmen-te nei locali della stazione di Bu-salla, questa però è una parte della questione” ci spiega il Sindaco Ma-ria Grazia Grondona “come Comu-ne di Mignanego abbiamo a di-sposizione questo edifi cio, a pochi passi dal Comune, messo a posto con i fondi europei tra la fi ne de-gli anni ’90 e i primi anni 2000, per occuparsi di tutto ciò che è relativo al mondo del colore con dei professionisti del campo. Pur-troppo, dopo alcuni anni di fun-zionamento, la struttura chiuse”. L’edifi cio è rientrato in possesso del Comune di Mignanego da qualche mese: “ci siamo guardati in giro sul suo utilizzo, abbiamo inizial-mente preso in considerazione lo spostamento della caserma dei Carabinieri, che attualmente si trova in una strada privata, poi, per alcuni problemi, questa pro-posta è saltata, ma - continua il primo cittadino di Mignanego - l’I-stituto Primo Levi si è interessato

a questi locali che, a differenza di quanto è stato detto erroneamente da alcune testate, non è uno spo-stamento a Mignanego dell’isti-tuto ma l’apertura di una nuova succursale in alta Valpolcevera”. L’apertura di un istituto scolastico superiore in alta Valpolcevera è molto importante per i numerosi ragazzi che vivono in questa zona e

Cosa avranno pensato gli alunni dell’Istituto Primo Levi dopo

aver appreso la notizia dell’aper-tura di una succursale a Mignane-go? Soddisfazione o perplessità? Lo abbiamo chiesto direttamente ad alcuni di loro. I ragazzi che vi-vono nell’alta Val Polcevera sono rimasti piacevolmente colpiti da quella che ormai più che un’idea è una certezza, poiché avere un istituto nell’immediato entroter-ra genovese sarebbe, una vera e propria manna dal cielo per via della comodità rispetto al doversi recare a Busalla o Borgo Fornari. Di parere opposto i ragazzi che vivono in Valle Scrivia, rimasti perplessi, in quanto dovrebbero recarsi ogni giorno a Mignanego, con un viaggio più lungo rispetto al limitato tragitto che compiono oggi. Purtroppo, come si sa, non si può accontentare tutti, ma l’a-pertura di questa succursale a Mi-gnanego darebbe grande risalto all’entroterra genovese, favoren-do l’arrivo di persone giovani nei paesi e sarebbe anche una risorsa di cultura ed educazione.

Giorgia Tomasella

La parola La parola

agli studentiagli studentiNella seconda metà di marzo

si è discusso, in un incontro pubblico al Centro socio-

culturale di Sant’Olcese, della riaper-tura della Ferrovia Genova-Casella, con la conferenza “Il Trenino di Casella, un collegamento tra città e cielo”. La scelta di Sant’Olcese non è ovviamente casuale, in quanto il comune polceverasco è quello dove sono ubicate la maggior parte delle fermate della storica linea a scarta-mento ridotto, ferma ormai da quat-tro anni. Il Sindaco di Sant’Olcese, Armando Sanna, e l’assessore alla cultura Simona Lottici hanno intro-dotto la serata, Sanna ha ribadito che “per molto tempo, sono state dette fi n troppe bugie riguardo alla ria-pertura della linea, abbiamo batta-gliato per capire il perché mancava una data certa per la riapertura” ha spiegato il primo cittadino del comu-ne dell’Alta Val Polcevera “il 2014 è stato un anno disastroso per la linea ferroviaria, a causa delle ri-petute frane ma adesso non ci sono giustifi cazioni”. Proprio le ammini-strazioni di Sant’Olcese e della vicina Casella hanno fatto partire, nei mesi scorsi, una battaglia mediatica a fa-vore della riapertura del “trenino”, con risultati oltre le aspettative: pa-gine su Il Secolo XIX e sulle edizioni locali de La Repubblica e La Stampa, servizi su radio e tv, che hanno fatto conoscere il disagio dei pendolari fuori dai confi ni locali (tutto iniziò

con l’idea del “selfi e” davanti alle stazioni vuote del trenino). La ripar-tenza del trenino, ha detto Armando Sanna “sarà un volano turistico per far conoscere le nostre bellezze del territorio, a cominciare dal Forte Diamante che è stato recentemente inserito tra i castelli più belli d’I-talia”. Enrico Trucco, assessore co-munale ai trasporti, ha fatto il punto riguardo all’integrazione tariffaria e ai numerosi tavoli partecipati con le istituzioni, ponendo l’attenzione, anch’egli alla funzione turistica del-la linea. Riguardo all’andamento dei lavori, Trucco, ha fatto presente di come il personale stia lavorando ala-cremente, essendo in atto il collaudo statico e dinamico sui ponti e siano ormai terminati i lavori sui rotabili, malgrado, purtroppo, i diversi furti avvenuti sulla linea negli scorsi mesi. La parola è passata poi a Roberto Rava, presidente del tavolo tecnico della Ferrovia Genova-Casella, che ha ricostruito, tramite l’ausilio di dia-positive, gli ultimi quattro anni della linea: dalle frane provocate dagli eventi alluvionali dell’ottobre 2014, fi no agli imponenti lavori degli ulti-mi mesi. Rava ha elogiato il perso-nale della ferrovia che, nel periodo di cassaintegrazione, ha continuato a lavorare sulla stessa, abbellendo le sale d’attesa e ridipingendo le stazioni.

Fabio Mazzari

che, attualmente, devono spostarsi o a Borgo Fornari o a Genova-Sam-pierdarena “anziché andare, come si è sempre fatto, verso il centro, si creano opportunità nell’entro-terra” dice il sindaco Maria Gra-zia Grondona «a Mignanego dalle scuole materne alle scuole medie abbiamo più di quattrocento alun-ni, c’è stato un forte aumento negli ultimi anni grazie al trasferimento di molte famiglie giovani dalla città all’immediato entroterra. Se questa cosa, come ci auguriamo, andrà a buon fi ne, sarà un elemento di valo-rizzazione per le nostre zone» dice il primo cittadino di Mignanego. La partenza dei lavori per la nuova scuola è ormai prossima, manca solo la bozza di convenzione da par-te della Città Metropolitana, la diri-genza dell’Istituto Primo Levi conta di aprire la nuova sede di Mignane-go già per settembre di quest’anno, con l’inizio dell’anno scolastico 2016-17: “la struttura è in ottimo stato e, essendo stata costruita in anni re-centi, già a norma di sicurezza per quanto riguarda le barriere archi-tettoniche, gli impianti elettrici, le norme antincendio, ecc… La spesa si aggira attorno ai centomila euro, con una somma relativamente mo-desta i ragazzi avranno a dispo-sizione una signora scuola” con-clude il Sindaco Grondona “l’unico problema riguarda il terzo piano, dove manca la scala anti-incendio ma, l’istituto pensa a non utilizza-re, almeno nei primi tempi, l’ulti-mo piano”. Il sindaco Maria Grazia Grondona ringrazia l’attività della Città Metropolitana di Genova, che tramite il tecnico, dott. Flavio Paglia, ha lavorato fi no ad oggi molto bene per la nuova scuola.

Fabio Mazzari

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26 l’inchiostro frescoAprile 2016 VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Lucilla Carcano, un anno su Bricco CarloLucilla Carcano, un anno su Bricco CarloA Pietralavezzara gli acquerelli e i disegni naturalistici sulla fl ora e la fauna locale

Bricco Carlo, monte calca-reo tra Cravasco e Isoverde, racchiude al suo interno una

fl ora e fauna molto ricca, raccontata dai disegni e dagli acquerelli di Lu-cilla Carcano che, dal 2 aprile al 29 maggio espone a Pietralavezzara, nella sede dell’associazione ‘E prie’ con la mostra “Un anno su Bricco Carlo”. Lucilla Carcano racconta lo straordinario ecosistema di una montagna, vicina alla città ma poco conosciuta, e la varietà di fl ora e fauna ignota alla maggior parte del-le persone. L’autrice ha illustrato la vita naturale nell’intero corso di un anno, traendo ispirazione da sem-plici passeggiate in loco, spesso in compagnia di amici o dei fi gli, rac-cogliendo una grande varietà di dati sulle piante e gli animali che vivono in questo angolo di mondo. Bricco Carlo è un piccolo tesoro sconosciu-to, la stragrande maggioranza delle persone non sa della grande quan-tità di specie animali e vegetali che vivono vicino a noi, ci dice Lucilla Carcano, su Bricco Carlo ci sono di-ciotto specie di orchidee selvatiche, di cui alcune sottoposte a regime di protezione totale. La mostra, vuole anche far conoscere come cambia la natura attraverso il corso delle sta-gioni, è il racconto, mese per mese, di come cambia l’ambiente naturale: da febbraio e arriva al successivo gennaio, rappresentando una picco-lissima parte di ciò che vive lassù. L’autrice, per realizzare la mostra, ha fotografato e riprodotto le specie protette, mentre la maggior parte delle piante più comuni le ha raccol-te e disegnate dal vero, con numero-si schizzi sul campo, aiutata anche da alcuni allievi che hanno dipinto numerosi acquarelli esposti nella mostra. Ma perché proprio Bricco Carlo? Lucilla Carcano dice: “è un’i-dea nata quasi per caso, io abito a Santo Stefano di Larvego, una piccola frazione di Campomorone, e a Bricco Carlo ho fatto diverse escursioni e picnic con i miei fi gli. È un posto bellissimo, da lì si può vedere un panorama eccezionale: i monti che ci separano dal Pie-

monte, il mar Ligure e la città, la scelta di allestire una mostra però è nata dopo l’inizio dei lavori del terzo valico ferroviario, con il tun-nel sotterraneo che passa proprio sotto questa montagna”. A Bricco Carlo in primavera troviamo fras-sini, primule, pulmonarie e fragole selvatiche, nella prateria troviamo in aprile e maggio le orchidee selvati-che. L’estate è il tripudio delle piante aromatiche come elicriso, iperico e timo. L’autunno è invece il periodo del bosco, con le varietà di funghi e infi ne l’inverno è povero sì di fl o-ra ma bellissimo dal punto di vista paesaggistico. La fauna illustrata, in-

vece, è quella piccola: diverse specie di insetti, rettili e anfi bi, in partico-lare la ‘salamandrina dagli occhiali’ che è quasi sconosciuta ma è pre-sente nei torrenti intorno a Bricco Carlo. Lucilla Carcano, laureata in scienze biologiche all’Università “La Sapienza” di Roma, è disegnatrice scientifi ca, illustratrice naturalistica e insegnante di disegno e acquerello botanico. Ha vinto diversi premi e riconoscimenti a livello sia naziona-le che internazionale e le sue opere fanno parte di diverse collezioni pubbliche e private.

Fabio Mazzari

“C’era una volta un contadi-no di nome Agostino Pede-

monte che un bel giorno, preci-samente nel 1506, mentre stava lavorando la terra nei pressi del torrente Pernecco a Pedemonte, trovò una tavola di bronzo dove vi erano incise ben 46 righe di storia!”. Molti conoscono già que-sto episodio dato che è diventato il simbolo indiscusso della Val Pol-cevera. Qualcuno avrà sentito par-lare di questa tavola da un nonno, magari passeggiando mano nella mano con lui proprio vicino a quel fi ume; altri l’hanno romanzata e altri ancora vi hanno lavorato di fantasia. Probabilmente poche sono le persone che davvero san-no cosa c’è scritto su quella lamina di bronzo spessa solo 0,2 cm e for-se davvero pochi sanno quanti giri ha fatto tra Parigi e Pegli e dove è conservata tuttora. Partiamo dal principio. La “tavola bronzea” è una lamina di bronzo sulla quale vi è un’incisione in latino risalente al 117 a.c. Secondo gli studi condotti l’iscrizione indicherebbe una sen-tenza emessa dal Senato romano per una questione di confi ni tra i “Genuates”, abitanti di Genova, e i “Viturii Langenses”, abitanti dell’alta Val Polcevera. Dopo il ritrovamento, nel 1506, il vescovo e storico Agostino Giustiniani ne promosse l’acquisto da parte del-la Repubblica di Genova e la sua traduzione venne pubblicata per la prima volta a Parigi. La tavola originale passò dalla cattedrale di San Lorenzo al palazzo dei Padri del Comune, in seguito a Palazzo Ducale e successivamente a Pa-lazzo Tursi. Ora è custodita nel Museo di Archeologia Ligure a vil-la Durazzo-Pallavicini a Pegli. Una copia è stata incastonata in un pie-trone poi situato nei giardini della “Tavola bronzea” a Pedemonte. Questa tavola è, per gli abitanti della Val Polcevera, un vero e pro-prio vanto poiché si è mantenuta in ottime condizioni e, giustamen-te, guai a chi gliela tocca!

Giorgia Tomasella

La Tavola La Tavola

BronzeaBronzea

Aperitivo letterario a CampomoroneAperitivo letterario a CampomoronePresentati alla Biblioteca Balbi i libri di Deborah Riccelli e Silvia Noli

Due autrici genovesi, con due romanzi, solo apparente-mente molto diversi tra loro,

sono state le protagoniste del primo “Aperitivo Letterario” alla Biblio-teca civica “Balbi” di Campomoro-ne. L’evento, che verrà ripetuto nei prossimi mesi, è stato introdotto dal sindaco Paola Guidi, spiegando la scelta dei due libri, con il mese di marzo, che è stato indicato come “il mese della donna”. Le due autrici, Deborah Riccelli e Silvia Noli, sono state introdotte dalla responsabile della biblioteca, Paola Alpa. “Nes-suno mai potrà più sentire la mia voce” di Deborah Riccelli, il primo romanzo presentato, affronta la tragica tematica del femminicidio, raccontato dalla voce della stessa vittima. Deborah Riccelli ha iniziato a pensare al romanzo ascoltando in televisione la storia di Veronica Ab-bate, una ragazza di soli diciannove anni, uccisa dall’ex fi danzato a Mon-dragone, in Campania, creando nel romanzo il personaggio inventato di Francesca, e dando voce al dolore di chi resta, i famigliari e le perso-ne vicine alla vittima. Decisamente diverso il secondo libro, “Adelante” di Silvia Noli, un romanzo ironico

e divertente ma, allo stesso tempo, pieno di contenuti. Protagonista è una giovane donna che, attraverso una serie incredibile di espedienti, riesce a farsi assumere in diversi lavori e che nella sua vita cambia continuamente tutto, senza trovare però la sua consapevolezza interna. La protagonista, come ha spiegato l’autrice, nel romanzo non cambia mai l’unica cosa che dovrebbe in realtà cambiare, ovvero se stessa, continuando a vivere come in una

fuga dalla realtà. La dottoressa Pa-ola Alpa, responsabile della locale biblioteca, ha parlato dell’idea degli ‘Aperitivi Letterari’: “l’idea è nata da un’iniziativa della Biblioteca e dell’Amministrazione Comunale, cercando di unire la presentazione dei libri con dibattito e scambio di idee delle persone, cercando di privilegiare scrittori locali. Siamo partiti con due romanzi a tema-tica femminile, perché marzo è il mese della donna” ha detto Paola

Alpa “abbiamo avuto una buona partecipazione a questo primo incontro e, per il prossimo appun-tamento, ci piacerebbe molto pre-sentare romanzi gialli di autori locali” assieme agli aperitivi lettera-ri il Comune di Campomorone e la Biblioteca Balbi portano avanti, già da qualche tempo il progetto ‘Nati per leggere’ destinato ai bambini e che ha avuto successo.

Fabio Mazzari

Page 27: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

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27l’inchiostro frescoAprile 2016VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

Natura e innovazione al servizio della scuolaNatura e innovazione al servizio della scuolaAbbiamo intervistato Alessandro Clavarino, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Ronco Scrivia

L’Istituto Comprensivo di Ron-co Scrivia si contraddistin-gue per un’offerta scolastica

articolata su due grandi direzioni: il rispetto e la salvaguardia della natura e dell’identità del territorio e l’inno-vazione tecnologica, rivolta verso la conoscenza e l’utilizzazione sempre maggiore dei principali dispositivi in questo settore. Così si potrebbe rias-sumere la fi losofi a che muove il Di-rigente Scolastico, dott. Alessandro Clavarino, che ci ha accolti nel suo uffi cio per fare il punto della situa-zione sui prossimi principali progetti che l’Istituto terrà a battesimo.

“La vie en rose” a Ronco“È bello poter dire che nel nostro Istituto non soltanto rispettiamo le quote rosa, ma andiamo oltre, dato che il personale, a parte due profes-sori, un collaboratore scolastico e me, è composto totalmente da donne – introduce simpaticamente il discor-so il dott. Clavarino – Tuttavia, al di là della battuta, sono ormai anni che le scuole di Ronco si dimostra-no particolarmente sensibili a temi legati al mondo femminile, come dimostrato anche dal recente spetta-colo, organizzato dalla secondaria Giovanni Pascoli, sull’8 marzo dal titolo: “Chi dice donna dice danno… voce del verbo dare”, che ha riscosso un grande successo”.

Un’arte riciclataUn altro progetto di grande rilievo è “RiartEco Educational – afferma il nostro interlocutore – Un progetto nato da un’associazione nazionale di artisti che ha pensato di tra-sformare i rifi uti in oggetti artisti-ci. In questo modo, rendendo bello qualcosa di inutile, riusciamo a sensibilizzare l’animo dei ragazzi sull’importanza del riciclo e si spin-gono gli alunni a non cadere nella consuetudine dell’usa e getta”. Ave-te pensato di fare una mostra con le opere degli studenti?: “Sì, abbiamo partecipato alla tappa genovese di RiArtEco, lo scorso marzo, con oltre 150 creazioni esposte. Un’esperien-

za indimenticabile, di pura creati-vità ed estro, per tutti quelli che vi hanno preso parte, prima di tutto grazie all’impegno delle prof. di edu-cazione artistica”.

La geografi a e i numeri dell’Istituto Comprensivo Domandiamo al Dirigente su quali pa-esi si estenda la “giurisdizione scola-stica” dell’Istituto di Ronco: “Su Isola del Cantone e Vobbia, oltre a Ronco Scrivia, per un totale, partendo dal-la scuola dell’Infanzia, di circa 500 studenti. Un Istituto scolastico tutto sommato di dimensioni contenute – spiega Alessandro Clavarino – ma che, proprio per il fatto di coprire un territorio molto esteso e non agevole, ha il riconoscimento di scuola mon-tana, che ci permette di tenere aperti tutti i plessi”.

I P.O.N.Dopo questo fl ash sui “numeri” dell’Istituto, il discorso s’incentra sui P.O.N. (Programmi Operativi Nazio-nali) per l’Istruzione: “Dal 2015 an-che gli istituti del Centro-Nord pos-sono accedere a fondi europei (prima soltanto a favore delle scuole del Sud, ndr) – spiega il Dirigente - e in que-sto senso ci siamo subito attivati. Abbiamo partecipato a due bandi, entrambi per l’innovazione in senso tecnologico e abbiamo già ottenuto l’accesso ai fondi con riguardo al primo dei due. Per saperne di più invito i lettori de l’inchiostro fresco a collegarsi sul nostro sito www.ici-ronco.gov.it ”.

Una scuola musicaleClavarino, ci illustra un’altra inizia-tiva: “Grazie all’estro del professore di musica abbiamo realizzato un e-book sull’ascolto attivo della musi-ca, molto utile per tutti gli studenti. L’anno scorso invece – continua il Dirigente – a cura del professore di lettere e geografi a, Massimo Dagni-no è stato pubblicato il volume Pen-sare Accanitamente per i tipi della EDB edizioni di Milano, un libro unico che unisce un anno di attività formativa rivolta alla poesia e alla

creazione di testi artistici”.

Sulle antiche vie del saleChiediamo al nostro interlocutore se si sia pensato ad un qualcosa le-gato intimamente al territorio: “Per il prossimo settembre – ci risponde Clavarino – assieme all’Associa-zione Paradase, presenteremo una serie di iniziative volte alla sco-perta dell’asino, sia come animale socievole e ideale per i bambini, e ne studieremo la “reputazione” sia nella letteratura, nelle fi abe, nella storia del lavoro, nel mito e nelle re-ligione. Io credo che sarà grandioso poter vedere i nostri studenti percor-rere anche le antiche vie del sale in compagnia di questi pazienti ed in-telligenti animali. Questa, inoltre, sarà l’occasione giusta – prosegue il Dirigente Scolastico – anche per ragionare in modo originale di Pet Therapy e di come il carattere dolce e aperto dell’asino sia un esempio sostenibile anche per il cittadino del futuro, oggi studente delle medie”.

Per conoscere le IstituzioniAl termine dell’intervista Alessandro Clavarino ricorda un’ultima iniziati-va: “Quest’anno abbiamo puntato molto sullo studio delle Istituzioni e del loro funzionamento, con un lavoro sulle due Camere che è stato apprezzato in Senato. A questo pro-posito – conclude il Dirigente Scola-stico – andremo a Roma a visitare Montecitorio così da toccare con mano un pezzo fondamentale del nostro Paese”.

Uscendo dall’ex sottostazione elet-trica delle Ferrovie dello Stato, oggi magnifi camente recuperata e adibi-ta a sede della Dirigenza Scolastica dell’Istituto Comprensivo di Ronco Scrivia, della locale Biblioteca, del Museo del Mastodonte dei Giovi e di una sala cinematografi ca, ci siamo sentiti anche qui, così come nelle altre scuole dell’Oltregiogo che ap-paiono sulle pagine dell’Inchiostrino, più sereni pensando al futuro della nostra società, perché senz’altro sarà migliore.

“Come eravamo...”“Come eravamo...”Presentato presso la Biblioteca di Ronco Scrivia il volume intitolato

Cinque racconti uniti dal fi lo conduttore dei ricordi, parla-re di bambini degli anni ‘20 e

‘50 e di un più lontano 1884. Per par-lare di lavoro nei campi, vita rurale e scuola. Per parlare dei nostri paesi, in Valle Scrivia, e di “Come erava-mo”. Il calore di un amore semplice che avvolge i personaggi come un nume protettore, che aleggia sui racconti di Simone, delle Stagioni di Ieri, nella Stanza delle mele. Risco-prire lo spirito forte dei protagonisti che rafforzavano lo spirito d’unione in tutte le diffi coltà e sofferenze che la vita a loro portava.

Note sull’autriceGraziella Percivale è nata in provin-cia di Genova nel dicembre 1950. Nel 1970 entra in ruolo per l’inse-gnamento nella scuola elementare (oggi scuola primaria) dove rimane fi no al 2008. Ha scritto scenette per laboratori teatrali e in seguito testi e sceneggiature di sei commedie per bambini e ragazzi. Gli spetta-coli realizzati spaziano dalla favola alla parodia dell’Odissea, passan-do attraverso un Commissario di Polizia, una casa degli spiriti e il lontano West. Si distinguono per il “movimento” e i frequenti cambi di

MATTIA NESTO @Mattia Nesto @

scena, in un crescendo di situazio-ni divertenti. Nel corso degli anni scrive anche molte poesie: ne rac-coglie alcune in un piccolo volume e le presenta scritte a mano, come in un quaderno, che fa stampare nel 2012 col titolo “Leventinovepoesie”, siglando questa sua prima opera con uno pseudonimo. Pur non abbando-nando la poesia, negli ultimi anni si dedica al racconto. Nel 2014 esce per la Casa Editrice Albatros “Storie Semplici”, cinque lunghi racconti che hanno come protagonisti so-prattutto i bambini, tra cui l’autrice stessa. Bambini di un tempo passa-

to, ma non troppo lontano, quando bastava davvero poco per essere felici. Filo conduttore è l’amore per la famiglia, sulla quale si può sempre contare.

Perché uno pseudonimo?Il libro “Leventinovepoesie” è fi rma-to con uno pseudonimo. Potrebbe apparire come un atteggiarsi inutile, al contrario ha rappresentato per l’autrice un passaggio necessario per rompere il ghiaccio. Ecco quello che lei stessa racconta: “Come gran parte degli scrittori per caso, ho iniziato a scrivere per me stessa. Come tutti gli scrittori per caso, paradossalmente affermo: scrivo da sempre. Un giorno ci si accor-ge di aver scritto molto e “il per se stessi” non basta più, si capi-sce che la scrittura con funzione terapeutica è stata da tempo su-perata. L’esigenza che si sente, nuova e imperativa, è quella di condividere. Io ho voluto iniziare a condividere una piccola raccol-ta di poesie, ma non ero pronta a metterci la faccia”. È con “Storie Semplici” che Graziella Percivale non ha più timore di apparire, al-meno sulla copertina del libro, con il suo vero nome. (s.a.)

Page 28: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

28 l’inchiostro frescoAprile 2016 VALLE SCRIVIA ED ENTROTERRA GENOVESE

L’acquedotto del Monte RamaL’acquedotto del Monte RamaAssieme a Stefano Milano un percorso in mezzo alla natura e all’avventura

Il Monte Rama è inserito all’in-terno del Parco Regionale (Geo-parco) del Monte Beigua, subito

alle spalle di Arenzano, Cogoleto e Varazze. Supera di poco i 1100 m ed è caratterizzato, nei suoi versanti vista mare, da un aspetto roccioso e arcigno. Torri di roccia e anguste gole percorse da torrenti ne con-traddistinguono il paesaggio, tutto con vista mare. Il giro qui descritto è poco o per nulla conosciuto, ma regala in assoluto gli scorci miglio-ri di queste zone, percorrendo più versanti di questa montagna con un anello. Si parte sopra Lerca, raggiun-gibile da Arenzano o Cogoleto, nei pressi di un serbatoio dell’acquedot-to. Lasciati i mezzi si segue la valle del Rio Scorza, fi no ad un bivio a dx, che seguito porta a collegarsi con il frequentato sentiero della “Via Di-retta”. Arrivati sul sentiero della “Di-retta” si prosegue diritti seguendo la palina indicante “Via Guastavino” (alpinistica). Raggiunta l’ampia in-sellatura erbosa del Passo del Ca-mulà, si trascura la deviazione per la “Guastavino” e si incomincia a scen-dere senza tracce sull’altro versante. Seguendo il passaggio più logico nel-la boscaglia, dopo aver perso un po’ di quota, si potrà intravedere l’ampia bancata in pietre costruita per l’ac-quedotto. A questo punto si segue il percorso dell’acquedotto, rima-nendo in quota, fi no a incontrare un ponticello sospeso che va aggirato a monte. Il sentiero prosegue a mezza-costa tra torri e creste di roccia, con magnifi ca vista: sul vallone del Rio Lerca, sul fondo le cascate del Rio Carbunèa e di fronte la cresta delle Sagagè con Punta Querzola e Rocca Turchina. Superati un paio di adre-nalinici passaggi, su un ponticello sospeso e su esposta cengia, si ab-bandona il tracciato dell’acquedotto per superare il rio su grossi massi. Seguendo alcuni segni sbiaditi si rag-giunge un tubo, che attraverso un bo-schetto di noccioli porta sul sentiero proveniente da Casa Carbunèa. Ora si inizia a scendere lungo il comodo sentiero che, con alcuni tornanti, ci porta verso il fondo della valle del Rio Lerca. Arrivati all’ingresso di una spettacolare forra, il sentiero posegue guadando il Rio Valle Scura e giungendo ai piedi del contrafforte roccioso percorso dalla “Via Zunino Inferiore” (alpinistica), proprio nei pressi di una presa dell’acquedotto. Risalendo il rio con qualche facile ar-rampicata ed entrando nella forra, si può osservare una delle spettacolari cascate. Da qui si prosegue in costa passando sotto le creste del Bric Ca-mulà, con il fondo del vallone del Rio Lerca in basso a sx. Il giro continua incrociando ancora il sentiero della “Diretta” (segavia A) e ritornando alla partenza per strada forestale con vista su Arenzano e costa. Pae-saggi decisamente insoliti e sentiero adatto a escursionisti esperti e av-venturosi.

Stefano Milano

Per informazioni e escursioni tel. 339 7878972

Chi ha occasione di tran-sitare per la Strada Pro-vinciale 4, che collega il

quartiere genovese di Pontedeci-mo con le Capanne di Marcarolo non lo nota nemmeno, per veder-lo bisogna andarci di proposito, prendendo una traversa (Via Pra-glie Grandi) di fronte al famoso e tuttora attivissimo ristorante “La Chiellina”. È il “Grand Hotel Praglia”, o almeno ciò che ne ri-mane, simbolo del turismo mor-di e fuggi degli anni del boom economico e oggi in completo stato di abbandono. Paradossal-mente, però, la fama del “Grand Hotel Praglia” è aumentata a dismisura dopo la sua chiusura,

avvenuta alla fi ne nei primissimi anni ‘90, diventando una sorta di luogo leggendario per teena-ger e giovani genovesi, a causa delle numerose storie legate al soprannaturale che circondando questo albergo. Se di presenze di fantasmi o altre entità non ce n’è, ovviamente, la prova, è invece cronaca (facilmente rintraccia-bile online) delle messe nere con devastazioni e denunce avvenu-te nel 1995 e nel 2002. L’albergo però ha alle sue spalle una storia gloriosa, quasi completamente cancellata dalle leggende sul soprannaturale. L’hotel venne inaugurato nel 1962, grazie all’in-tuizione dell’ingegner Luigi De Martini, che creò in questo luo-go abbastanza vicino alla città ma allo stesso tempo immerso nella natura e nel verde, uno dei primissimi esperimenti italiani e forse europei di agriturismo, ri-strutturando ed ampliando quel-la che fu, precedentemente, la villa di campagna della famiglia genovese dei Sanguineti. Assie-me all’albergo, De Martini aprì una fattoria, chi passava qualche notte o semplicemente pranzava e cenava nel “Grand Hotel Pra-glia” poteva quindi assaggiare i prodotti che oggi defi niremmo a km zero. Gli anni Sessanta e Set-tanta sono l’epoca di massimo splendore per il “Grand Hotel Praglia”, la bellezza del luogo, il cibo prodotto in loco e la vici-nanza alla città ne decretarono il successo. L’hotel divenne popo-lare soprattutto per le sue feste, specialmente i veglioni di capo-danno e perché qui si esibirono cantanti famosi dell’epoca con la formula, molto popolare all’epo-ca, della cena e serata musicale. Nel 1975 iniziano le primissime diffi coltà, l’ingegner Luigi De Martini muore infatti improvvi-samente, lasciando la gestione alla moglie e ai fi gli che, nei primi anni Ottanta la cedono, nel corso del decennio l’attività prosegue, non più con serate e veglioni, ma specializzandosi in cerimonie, fi no al 1990, quando una serie di investimenti sbagliati ne de-creta il passaggio alla gestione fallimentare e, due anni dopo alla chiusura. Oggi la struttura è in uno stato di evidente degrado, di proprietà di un’immobiliare in-ternazionale, è stata, nel corso di ormai più di vent’anni, teatro di messe nere, gare di soft-air, deva-stazioni varie e quanto altro, una fi ne decisamente ingloriosa ma, c’è una luce in fondo al tunnel: sono stati presentati negli ultimi anni dei progetti di recupero del-la struttura, si parla infatti di una beauty farm e di una casa di ripo-so, anche se, certo, il momento non è dei più favorevoli.

Fabio Mazzari

Il Grand HotelIl Grand HotelPraglia: luoghi misteriosi dell’Oltregiogo

Gli alunni della classe quarta di Busalla con la maestra Mirella Salvarezza hanno assistito lo scorso mese presso il Teatro

della Tosse di Genova alla rappresentazione de “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, spettacolo teatrale tratto dall’omonimo roman-zo di Dino Buzzati pubblicato nel 1945 a puntare su “Il Corriere dei Piccoli”. Gli alunni assieme alla loro insegnante hanno studiato per tutto l’anno il romanzo, costruendo anche le masche-re dei principali protagonisti. Una bella giornata di sole e di cultura per le vie di Genova.

Giorgia Tomasella

Gita al Teatro della Tosse Gita al Teatro della Tosse di Genovadi Genova

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Il Cremolino in Serie A rappresenta il Piemonte Il Cremolino in Serie A rappresenta il Piemonte Iniziata la grande stagione del tamburello in Ovada e nella zona

Tamburello ovadese in pieno movimento con molte squa-dre al via nei rispettivi cam-

pionati. Un rifi orire dell’attività che fa ben sperare per la ripresa di questo sport legato alle tradizioni locali. Nel campionato di serie A Open dodici le squadre al via con il girone unico e senza i play off per decretare la vincitrice del tri-colore. Dopo le gare di andata e ritorno chi ottiene il primo posto in classifi ca è Campione d’Italia, mentre le ultime due classifi cate retrocedono direttamente in serie B. Il via il 20 marzo scorso e con-clusione a fi ne settembre dopo ventidue gare di cui quattro in not-turna per ogni squadra. La novità della nuova stagione è che in rap-presentanza non solo dell’Alessan-drino e del Monferrato, ma del Pie-monte, fi gura solo il quintetto del Cremolino, dopo l’abbandono del Carpeneto. Un solo cambio è stato effettuato nell’organico della squa-dra del Presidente Claudio Bavaz-zano con l’uscita di Luca Baldini e l’ingresso di Federico Pavia dal Cinaglio. Confermati i terzini An-drea Di Mare e Daniele Basso, il mezzo volo Ivan Briola e a fondo campo Federico Pavia con Luca Merlone, a disposizione Daniele Ferrero, alla guida tecnica Fabio Viotti e il collaboratore Piero De Luca con il massaggiatore Roberto Tasca. Queste le altre squadre par-tecipanti: i campioni del Cavaion Monte, Guerra Castellaro, Nuova Medolese, Cavrianese, Solferino, Sommacampagna, Guidizzolo, Fumane, Sabbionara e le neo promosse Ciserano e Castiglione delle Stiviere. Le altre manifesta-zioni in programma sono la Coppa Italia dal 9 al 15 agosto a Noarna (Trento) tra le prime otto squadre classifi cate al termine del girone di andata, la Coppa Europa il 2 e 3 luglio e la Super Coppa il 2 ottobre tra la vincitrice del campionato di serie A e la vincente della Coppa Italia. In serie C due le ovadesi al via: l’Ovada Paolo Campora e il Cremolino che giocano in un giro-ne con Rilate Montechiaro, Alfi ano Natta, Monale, Real Cerrina, Piea, Viarigi, Chiusano, Pro Loco Setti-me, Castel’Alfero. Dopo l’avvio del 19 marzo, con partite di andata e ritorno con una squadra che ripo-sa in ogni turno, conclusione il 7 agosto 2016. Dopo questa fase re-gionale, che viene organizzata dal Comitato, il 4 settembre si dispu-tano le fi nali con due promozioni alla serie B. Ci sono grandi attese anche per la serie C dopo il secon-do posto dello scorso anno del

Cremolino e la disputa delle fi nali. Con il tecnico Mauro Bavazzano fi gurano Massimo Rinaldi, Fabio Ottria e capitan Davide Frutti. I nuovi sono Pier Giuseppe Boc-caccio e Gianni Viglietti dal Grilla-no; Andrea Cazzulo di Capriata che riprende dopo anni di inattività (ha militato in serie B come terzino ne-gli anni 90); rimangono nel gruppo anche Giampietro Arata e Luca Protto pronti per sostituire i titola-ri. Con obiettivi importanti anche la “Paolo Campora” di Ovada con il francese William Wahl, i fratelli Simone e Matteo Gandini, Luigino e Fabio Matterozzi, Marco Vignolo, Andrea Sacchinelli, Riccardo Tac-chino. Un’altra formazione della Paolo Campora gioca a Grillano e

partecipa al campionato di serie D dove fi gura anche il Carpeneto. Nella specialità a muro si presen-tano due formazioni di Ovada In Sport. Una milita in serie A dopo la vittoria dello scorso anno con la conquista del tricolore e se la vede con Grazzano Badoglio, Moncalvo, Tonco, Pro Loco Montechiaro, Il Torrione Portacomaro, Montema-gno, Vignale. Una seconda formazio-ne è al via in serie C con Moncalvo, Montaldo Bormida, Settime, Tonco, Montemagno, Il Torrione Portaco-maro, Frassinello, Vignale. Da con-siderare poi tutta l’attività giovanile portata avanti dalla “Paolo Campo-ra” e da altre società della zona

Enzo Prato

Benvenuti nel grande bluBenvenuti nel grande bluAlla scoperta della Novi Nuoto, la più antica società subacquea di Novi Ligure

“Fare immersioni è uno dei più grandi divertimenti che ci pos-sano essere e noi della Novi Nuoto, attraverso corsi condotti da docenti altamente specializzati e qualifi cati, facciamo in modo

che rimanga un grande divertimento condotto in tutta sicurezza”, con que-ste parole il Presidente Onorario, Luigi Motta, ci ha accolto presso la sede della società, sita in via Fratelli Rosselli a Novi Ligure. “Praticamente chi ha iniziato a nuotare tra gli anni Settanta e Ottanta l’ha fatto con la Novi Nuoto” ci dice uno dei soci fondatori, Alessandro Casu, mentre ci mostra alcune delle centinaia di fotografi e che gli iscritti, oltre cento, hanno scattato dai fondali marini di tutto il mondo. Già perché la Novi Nuoto, fondata nel 1983, oltre a predisporre i corsi di subacquea ricreativa multivello con didat-tica PADI (la didattica riconosciuta a livello internazionale), organizza anche delle “settimane blu” nei luoghi più incantevoli del pianeta, dalla Sardegna all’Egitto sino al Messico. “In questi viaggi cerchiamo sempre di offrire – ci spiega Motta – non soltanto, ovviamente, la possibilità di visitare fondali mozzafi ato e di immergersi in mari meravigliosi, ma selezioniamo sem-pre luoghi ricchi di cultura e di storia, così da dare uno spettro il più pos-sibile ampio e completo di quel Paese”. Domandiamo ai due soci che cosa ne pensino dei “brevetti lampo” che spesso, di ritorno dalle vacanze, conse-guono dopo qualche giorno: “Spesso ci capita che persone che hanno preso un brevetto da sub in villaggi turistici, ci chiedano di poterlo integrare con

lezioni qui – spiega Casu – Tuttavia noi gli rispondiamo di ripartire da zero perché non ci accontentiamo di un pezzo di carta preso in tre giorni, ma vogliamo vedere l’allievo in acqua”. Chi sono gli iscritti?: “Non c’è una categoria specifi ca e neppure un’età – risponde prontamen-te il Presidente Onorario Motta – dagli otto ai novant’anni tutti possono partecipare, la cosa importante è che siano in salute. Nell’ultimo periodo, ad esempio, abbiamo ricevuto numerose domande di iscrizione dai bam-bini”. Chiediamo, a questo proposito, se i bambini siano particolarmente interessati al mare: “Moltissimo e lo possiamo vedere nelle scuole – ci dice Alessandro Casu – quando, assieme a biologi marini e personale specializ-zato, teniamo dei corsi sul mondo marino”. Al termine della nostra conver-sazione, non prima di averci mostrate le immagini dei bimbi che, domenica 10 aprile, hanno provato per la prima volta ad immergersi in piscina grazie all’accordo con Aquarium A.S.D., Luigi Motta ci dice: “Il nostro fi ne non è il lucro ma quello di continuare a divertirci in tutta sicurezza. Quando si è sul fondale e si guarda in alto, con i raggi del sole che fendono il grande blu, qualcosa dentro di te scatta e tocchi, davvero con mano, la sensazione del divino”. (m.n.)

Nonostante le diffi coltà eco-nomiche, anche quest’anno

il Giro dell’Appennino, la classica di ciclismo giunta alla settantaset-tesima edizione, ci sarà. La data è domenica 17 aprile. Tuttavia ci sa-ranno importanti cambiamenti nel percorso. La società organizzatri-ce, l’Unione Sportiva Pontedecimo non ha ottenuto l’auspicato appog-gio, anche fi nanziario, dal Comune di Genova, che fi no a due anni fa aveva in qualche modo sostenuto la corsa. Che è sempre stata uno degli avvenimenti sportivi di mag-giore richiamo per il capoluogo ligure e l’hinterland. L’anno scorso il Giro era stato salvato dall’inter-vento della Regione Liguria: ma era l’anno delle elezioni regiona-li... Così per trovare gli opportuni fi nanziamenti è stata accettata l’offerta di Chiavari, che deter-minerà l’inedito fi nale di corsa in questa cittadina rivierasca. Tutta-via, come gli ultimi anni, il raduno di partenza sarà presso l’Outlet di Serravalle. Dopo un passaggio nel novese, la corsa si dirigerà verso Carrosio e Voltaggio. Il passo del-la Bocchetta, simbolo della corsa, sarà affrontato per la prima volta dal versante, che di solito si per-correva in discesa. La corsa pro-seguirà poi, attraverso Bolzaneto, Sant’Olcese, Montoggio e Laccio, per Il Tigullio, non prima di avere affrontato Colle Caprile e Ruta di Camogli. Al via, pur mancando gli squadroni internazionali, dovreb-bero presentarsi numerose squa-dre di diversi paesi europei, con ampia presenza di giovani.

Stefano Rivara

GiroGirodell’Appenninodell’Appennino

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30 l’inchiostro frescoAprile 2016 SPORT

Un Erasmus su due ruoteUn Erasmus su due ruoteIl giovane ciclista alessandrino Gianluca Bombara in partenza per l’ItalyHolland Tour

“Viaggiare signifi ca aprire la mente e farlo da solo ti costringe ad aprirla

ancora di più. Ecco perché, dopo il Giro d’Italia in solitaria, ho deciso di organizzare questo Giro d’Euro-pa, dall’Olanda all’Italia: per sete di conoscenza e spirito di avventura” con queste parole, cariche di entu-siasmo e di genuina passione per lo sport, Gianluca Bombara, giovane ciclista di Alessandria, ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto ad organizzare “ItalyHolland Tour”, un giro tra Italia, Germania, Francia, Svizzera, Belgio ed Olanda completa-mente in solitaria. Non nuovo ad im-prese del genere (giusto l’anno scor-so Bombara ha disputato il già citato Giro d’Italia in solitaria), questa volta il corridore ha voluto fare le cose in grande: “Si dice che i ragazzi nati

GIORNO 1GIORNO 1Alessandria – Novara (75 km)GIORNO 2GIORNO 2Novara – Como (75km)GIORNO 3GIORNO 3Como – Bellinzona (67km)GIORNO 4GIORNO 4Bellinzona – Andeer (86km)GIORNO 5GIORNO 5Andeer – Coira (38km)GIORNO 6GIORNO 6Coira – Muhlehorn (52km)GIORNO 7GIORNO 7Muhlehorn – ReichenburgWadenswil (56km)GIORNO 8GIORNO 8Wadenswil – Zurigo (26km)GIORNO 9GIORNO 9Zurigo – Sosta visita cittàGIORNO 10GIORNO 10Zurigo – Brugg (33km)GIORNO 11GIORNO 11Brugg – Basilea (55km)GIORNO 12GIORNO 12Basilea – Breisach am Rhein (65km)GIORNO 13GIORNO 13Breisach am Rhein – Strasburgo (76km)

GIORNO 14GIORNO 14Strasburgo – Sosta visita cittàGIORNO 15GIORNO 15Strasburgo – Sarralbe (83km)GIORNO 16GIORNO 16Sarralbe – Metz (81km)GIORNO 17GIORNO 17Metz – Thionville (31km)GIORNO 18GIORNO 18Lussemburgo (33km)GIORNO 19GIORNO 19Lussemburgo – Sosta visita cittàGIORNO 20GIORNO 20Lussemburgo – Bastogne (69km)GIORNO 21GIORNO 21Bastogne – Namur (100km)GIORNO 22GIORNO 22Namur – Charleroi (40km)GIORNO 23GIORNO 23Charleroi – Bruxelles (37km)GIORNO 24GIORNO 24Bruxelles – Sosta visita cittàGIORNO 25GIORNO 25Bruxelles – Anversa (50km)GIORNO 26GIORNO 26Anversa – Roosendal (41km)GIORNO 27GIORNO 27Roosendal – MiddelHarnis (46km)

GIORNO 28GIORNO 28MiddelHarnis – Rotterdam (57km)GIORNO 29GIORNO 29Rotterdam – Delft – L’Aia (25km)GIORNO 30GIORNO 30L’Aia – Keukenhof – Haarlem (48km)GIORNO 31GIORNO 31Haarlem – Amsterdam (20km)GIORNO 32GIORNO 32Amsterdam – Sosta visita cittàGIORNO 33GIORNO 33Amsterdam – Hoorn (38km)GIORNO 34GIORNO 34Hoorn – Giethoorn (80km)GIORNO 35GIORNO 35Giethoorn – Zwolle (30km)GIORNO 36GIORNO 36Zwolle – Harderwijk (41km)GIORNO 37GIORNO 37Harderwijk – Utrecht (54km)GIORNO 38GIORNO 38Utrecht – Rotterdam (55km)GIORNO 39GIORNO 39Aereo per MilanoGIORNO 40 e 41GIORNO 40 e 41Milano – Novi Ligure(arrivo Museo dei Campionissimi)

tra la fi ne degli anni Ottanta e l’ini-zio dei Novanta siano la cosiddetta generazione Erasmus perché - ha affermato Gianluca Bombara - si co-

noscono sempre di più le lingue e circolare sul vecchio Con-

tinente è molto più faci-le non essendoci confi ni. Quindi mi è sembrato

logico celebrare questa unità, che dev’essere sempre

più reale e sempre meno sulla carta, con un tour d’Europa”. Il

percorso partirà dall’Italia, più pre-cisamente dal Museo della Gambari-na di Alessandria, lunedì 18 aprile e poi proseguirà per altri 3200 km per una durata totale di circa 38 giorni con arrivo al Museo dei Campionis-simi di Novi Ligure. Le tappe sono state pensate per non essere ecces-sivamente “dure” visto che lo scopo di Bombara non è semplicemente sportivo: “Questa non è una corsa a tappe – precisa il corridore alessan-drino – ma è un modo alternativo per viaggiare e per conoscere dei luoghi. È un tour ma nel senso del Grand Tour dell’Ottocento, quando gli intellettuali di mezza Europa venivano in Italia per conoscere meglio la cultura del nostro Pae-se. Io, esagerando forse un po’ - si schermisce l’alessandrino – tenterò in bici di fare lo stesso ma con un percorso inverso: dall’Italia all’Eu-ropa”. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno di numerosi enti ed associazioni che hanno creduto in Bombara: “Voglio ringraziare in primis l’Ente C.S.A. Nazionale e Piemonte nella perso-na di Gian Piero Montecucco senza il quale non mi sarei mai potuto orientare tra permessi ed ambascia-te. Poi ricordo con piacere anche – prosegue l’alessandrino – il Comi-tato Regionale Piemonte del Coni, la Provincia di Alessandria, il Co-mune di Alessandria e Novi Ligure per il sostegno fornitomi. Io pedalo da solo ma con le spalle coperte, di-ciamo così, da questi amici!”. Non ci resta altro che seguire le gesta di Bombara sul diario che terrà sul no-stro sito www.inchiostrofresco.it .

MATTIA NESTO @Mattia Nesto

DUE RUOTE IN SOLITARIA PER L’EUROPAAlessandria-Rotterdam-Novi Ligure18 aprile - 28 maggio 2016

TT

Sabato 19 marzo per gli inchio-striferi la sveglia è suonata all’alba. Già perché i redattori

avevano preso appuntamento con l’amico prof. Angelo Olivero de “Il Cortile di Acqui Terme” (il bici-museo spesso ospite sulle nostre pagine) per assistere alla “tappa” di Ovada della “Classicissima d’e-poca”, la cicloturistica che ripercor-re i luoghi della celebre corsa con costumi, biciclette ed attrezzature fi no agli anni’20: una vera e proprio “Milano-Sanremo di ieri”. Così in-torno alle 5.30 del mattino, puntuali, assieme ad Olivero e al Presidente del “Vespa Club Ovada”, Nico Bo-naria, abbiamo accolto gli intrepi-di corridori che precedentemente avevano già fatto sosta a Tortona, presso il Museo Orsi alle ore 3.30 ed anche a Novi Ligure, davanti al Mu-seo dei Campionissimi. Tra il “caffè Trieste” e il bar “I due Farabutti” i ciclisti hanno diligentemente fi rma-to il foglio di gara, per certifi care il passaggio (proprio come avveniva nei tempi andati). Angelo Olivero de “Il Cortile di Acqui Terme” ci ha illustrato i vati tipi di bicicletta, tutti quanti rispettosi dei canoni d’epoca e spesso e volentieri dotati di una tecnologia sì basilare ma dal grande fascino. Salutato Olivero, i redattori rientravano per seguire il passaggio della Milano-Sanremo “contempo-ranea” a Novi Ligure. Questa volta “accompagnati” dal buon geom. Umberto Cecchetto, i redattori hanno realizzato un fi lmato del pas-saggio dei corridori riprendendoli dall’inizio di via Pietro Isola, all’al-tezza del rotondone, un buon punto per cogliere tutti i volti degli atleti, visto che, quasi impercettibilmente, per potersi gettare nella via, debbo-no frenare. Grandissima partecipa-zione di pubblico in un bel sabato di sole. Alla fi ne, non senza polemiche, ha vinto il francese Arnaud Démare. La Milano-Sanremo insomma, che sia storica o moderna, è sempre una festa di popolo bella da vivere e bel-la da raccontare. (m.n.)

SanremoSanremodi ieri e di ieri e

di oggidi oggi

Luca Bombara, di professione ragazzo avventuroso, apre

all’Europa, e noi, da italiani eu-ropei (quali vorremmo essere almeno dal tempo di Tacito, non da ora), siamo pronti a seguirlo, con speranza ed en-tusiasmo: Csain Piemonte non poteva avere interprete migliore in terra d’Alessandria, terra di ciclisti e di campionissimi. Noi, più avanti negli anni, diventia-mo orgogliosi di questi ragazzi, oggi in imprese solitarie su due ruote, domani pronti ad assume-re altre ulteriori responsabilità. Capitani coraggiosi, su cui con-tare per la conquista del nostro futuro di Comunità di uomini, di cittadini, non solo di sportivi. A Luca Bombara l’augurio e il rin-graziamento di Csain Piemonte e mio personale: nel suo Giro d’Europa in solitaria siamo con lui e promettiamo di raccogliere ed ascoltare il suo racconto vivo e le sue notizie d’Europa.

Gian Piero Montecucco

Ragazzo d’EuropaRagazzo d’Europa

Page 31: Inchiostro Fresco -  Aprile 2016

31l’inchiostro frescoAprile 2016SPORT

Garitta Bar - Via Matteotti, 49 - TorrigliaGaritta Bar - Via Matteotti, 49 - Torriglia

Partiranno a breve le gare di mountain bike all’interno dei comuni facenti parte della strategia delle “aree interne”, che raduna

i comuni delle valli Scrivia e Trebbia. In questi comuni è stato avviato il progetto “Sport Outdo-or” per mountain bike e, sulla scia di ciò, alcuni gruppi di ciclisti si sono portati avanti, comin-ciando a riunirsi e ad operare sul proprio ter-ritorio. Tre i gruppi maggiormente attivi: MTB Scout di Montoggio, che si occupa di scuola mountain bike e del servizio di guida e accom-pagnatori; MTB Antola di Torriglia, che si occu-pa del noleggio biciclette, carrello ed escursioni guidate e MTB Alta Valtrebbia di Rovegno che, assieme a MTB Antola, ha creato mappe e sen-

tieri e strade esistenti, per le mountain bike o le escursioni a piedi. I prossimi eventi saranno il raduno MTB Scout nel mese di maggio, la “6 Ore” a luglio, gestita da MTB Alta Valtrebbia e la “Giornata dello Sport” e il tour del lago del Brugneto nel mese di ottobre, gestito da MTB Antola. Tutti i partecipanti avranno come punto di ritrovo il Bar Garitta di Torriglia, ubicato in Via Matteotti 49 (accanto all’uffi cio postale e al capolinea degli autobus), sia per organizzare le attività sia per le escursioni con i bikers, il Bar Garitta fa ed è riferimento per gli appassiona-ti della mountain bike, con mappe e point per MTB Antola e MTB Altavaltrebbia.I bikers, spiega il proprietario Marco Besutti,

si fermano qui perché conosciamo quali sono i sentieri migliori da consigliare agli appassiona-ti per tutti i livelli di capacità, per incontrarsi e condividere le loro gite con gli altri, il tutto ac-compagnato dalla musica, da ottime colazioni e aperitivi e la simpatia dello staff del Bar Garitta (Marco, Alice e Camilla).La prossima “Notte Bianca” di Torriglia, che si terrà ad agosto, sarà dedicata ad un inedito mix tra rock&roll e mountain bike. Come lo scorso anno, durante il passaggio del “Giro d’Italia” ci sarà l’offerta “caffè & canestrello” per tutti i bikers, perché la bicicletta da strada non è da meno ed i velocisti, spiega Marco Besutti, sono affezionati clienti del Garitta. (f.m.)

Il Garitta BarIl Garitta Barpunto di ritrovo per la mountain bike nel Parco dell’Antolapunto di ritrovo per la mountain bike nel Parco dell’Antola

Dal bar Garitta verso l’infi nito... e oltre!Dal bar Garitta verso l’infi nito... e oltre!

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32 l’inchiostro frescoAprile 2016

ORARIO:

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