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2 dicembre 2013 In vivo Cosa vuol dire sperimentare sugli animali numero 29 Il Serale Settimanale quotidiano

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Cosa vuol dire sperimentare sugli animali

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2 dicembre 2013

In vivoCosa vuol dire sperimentare sugli animali

numero 29

Il SeraleSettimanale quotidiano

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La vivisezione non è permessa. E,premesso che in qualche modo la

ricerca dev’essere fatta (farmaci, cure,terapie), nessuno Stato membro dell'Uetollera che si aprano in due i beagle diGreen Hill o i gatti di qualche altroallevamento non a norma. Se tenutoentro gli argini della legalità, ildibattito che da decenni vedefronteggiarsi animalisti e ricercatorifinirebbe qui, riducendosi solo alcontesto illegale in cui vengonoperpetrati abusi sugli animali.

Ma dal momento che il dibattito sialimenta a passaparola, immagini discimmiette dotate di elettrodi emancanza di comunicazione su ciò chenei laboratori legali avvenga realmente,tutto - dai mici scuoiati ai

di Tommaso Brolino

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maltrattamenti sui cavalli - diventasperimentazione sugli animali: il caneingabbiato, il gatto con un occhio soloo il topo con le rughe non sonofantascienza, anzi esistono, ma nonhanno nulla a che fare con lasperimentazione legale. Il risultato èche la protesta spinga per risolvere ilproblema laddove problemi ce ne sonomeno, vale a dire nella normativa; conil recepimento della direttiva Ue così ilGoverno ha fatto sue istanzeirragionevoli e ha creato dei paradossiinvidiabili: non si può allevare unanimale per fare dei test, ma possoimportarlo dalla Danimarca. Il cortocircuito comunicativo è diventatolegislativo e continua a essere undibattito sterile, una pagina bianca chenon dice e non dirà nulla. Specie checosa la sperimentazione animale siadavvero.

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Il termine viene usato per indicare tuttala sperimentazione. Impropriamente.

La rivista scientifica britannica NatureNeuroscience, una tra le più considerevoli

del settore, il 22 novembre ha dedicato unaspro editoriale alla ricerca nel nostro Paese: «Èstato un paio di anni duro per gli scienziatiitaliani», scrivono, iniziato con il taglio del3,8% ai finanziamenti ad alcuni istituti diricerca nazionali, peggiorato dalle condanne aigeologi che non avevano saputo prevedere ilterremoto de L’Aquila e ora, prosegue l’articolo«Arriva quella che potrebbe essere la sfidapeggiore per la scienza italiana», la nuova leggesulla sperimentazione animale, che se attuata,potrebbe «minare completamente quasi tutta laricerca biomedica nel Paese». Ma non finiscequi: Nature conclude puntando il dito contro iricercatori stessi perché tale questione già peril solo fatto di dover essere discussa a livellolegislativo, indica una «una sconnessioneconcettuale profonda tra gli scienziati e ilgoverno italiano, che può derivare, in parte,dall’insufficiente comunicazione traricercatori, legislatori e il pubblico in generale».

La questione della sperimentazione animaleè, in effetti, intricata come una foresta dimangrovie: i rami della scienza e dell’eticainevitabilmente s’intrecciano e a questo già

Il primo risultato di una ricerca su Google dàl’immagine qui accanto, ma la pratica di sezionarel’animale vivo è illegale da più di trent’anni

di Elisabetta Specchioli

La vivisezione “non esiste”

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fitto groviglio, si abbarbicano a grappolo quellidella legge e della morale. Per districare lamatassa, è necessario tirare dei fili e dato chegli autorevoli scienziati britannici chiamano incausa una falla nella comunicazione tra scienza,governo e pubblico, cominceremo da quellolinguistico e, più nello specifico, da un’evidenzalessicale: in Italia, coloro che sono contrari allasperimentazione condotta su animali,utilizzano esclusivamente la parola“vivisezione”. La vivisezione è: «Termine che, secondo

un’accezione restrittiva, aderente all’etimo,designa ogni atto operatorio su animali vivi,svegli o in anestesia totale o parziale, privo difinalità terapeutiche ma tendente apromuovere, attraverso il metodo sperimentale,lo sviluppo delle scienze biologiche, o aintegrare l’attività didattica o l’addestramento aparticolari tecniche chirurgiche, o, piùraramente, a fornire responsi diagnostici. Consign. più ampio, il termine viene riferito –almeno ai fini dell’interpretazione giuridica edetica – a tutte quelle modalità disperimentazione, non necessariamente cruente,che inducano lesioni o alterazioni anatomiche efunzionali (ed eventualmente la morte) neglianimali di laboratorio (generalmentemammiferi), come ustioni, inoculazione disostanze chimiche, esposizione a gas tossici o adalte energie (radiante, elettrica, di altra natura),soffocamento, annegamento, traumi vari»,leggiamo sulla Treccani. Scientificamente tuttociò non ha alcun significato. Nessun ricercatoreusa la parola vivisezione perché èun’informazione imprecisa: non dice nulla diciò che a uno scienziato interessa sapere. Nellepubblicazioni scientifiche non si ricorre a

Nei laboratori legali lavivisezione è banditasia come pratica che

come termine

Nature criticò i nostriricercatori per la scarsacomunicazione con il

pubblico italiano

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Nel 2009 il numero di gatti utilizzati in laboratorilegali ai fini di una ricerca sperimentale (non divivisezione) è stato zero.

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questo termine; le prime informazioni chevengono date sono quelle sul modellosperimentale utilizzato: ad esempio “studio invivo”, o “su sezioni”, “fisiologico”, o”comportamentale” e in seguito viene descrittala procedura eseguita. Dunque, la vivisezione(termine che i ricercatori non utilizzano, loribadiamo, perché è una pratica non piùpermessa né utile) è un sottoinsieme dellasperimentazione animale e comprende quegliesperimenti che comportano la dissezione invivo della cavia. Coloro che sono contrariall’utilizzo di animali nell’ambito della ricercascientifica, la adoperano però per indicare iltutto, ne fanno una sineddoche imprecisa eastuta: nella sostanza non indica con precisioneciò contro cui si battono, formalmente nesfruttano il valore emotivo di cui la parola si ècaricata nel tempo. Per certi versi, infatti, “vivisezione” è una

sorta di retaggio settecentesco, quando alcunibiologi e anatomisti cominciarono a metternein discussione la validità e a interrogarsisull’equità di un metodo che provocavasofferenza agli animali. Da allora la scienzaqualche passo in avanti lo ha fatto e il terminesi è progressivamente svuotato della suaaccezione scientifica per riempirsi di un sensosempre più etico e morale. Il suo uso inveteratoda parte di chi si batte contro lasperimentazione animale è allora il simbolo diun mondo scientifico che non sa spiegarsi e diun’opposizione etica che non sa esprimersi eche, se è vero che res sunt consequentianominum, per essere più efficace, dovrebberivedere il proprio vocabolario. Nessun pacifistaurlerebbe “no alla catapulta”.

È un termine non più attualeperché identifica una pratica

cruenta eseguita solo inlaboratori illegali

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Cartoline da un laboratorioIl 92% delle cavie è un roditore, zero sono i gatti e 607 icani: analisi degli ultimi dati raccolti dal Ministero

Ma quanti animali, quali,come e perché vengono

usati nei laboratori italiani?Non saranno le famose 5 “w”,

ma domande che possono co-munque aiutarci a fare chiarezzanel fitto, e spesso oscuro, ambitodella sperimentazione sugli ani-mali. Prendendo come riferi-mento in questo caso l’Italia,dove la protezione delle cosid-dette “cavie” da laboratorio è re-golata dal decreto legislativo116/92, a sua volta aggiorna-mento nazionale della direttivaeuropea n. 609 del 24 novembre1986.Scopo essenziale del decreto,

si legge, «è garantire che gli ani-mali da esperimento venganoadeguatamente trattati e chenon vengano loro inflitti inutil-mente dolori, sofferenze, ango-scia o danni durevoli e garantirealtresì che, laddove siano inevi-tabili, questi danni vengano li-mitati al minimo». Ma oltre aimporre linee guida proceduralie codici comportamentali, il de-creto si pone anche il problemadella trasparenza dei dati e direndere la dimensione del feno-meno all’interno del sistema

scientifico.Per questo, ad esempio, elenca

i tipi di specie utilizzabili; e perquesto, soprattutto, all’art. 15comma 1 stabilisce che «il Mini-stero della Salute raccoglie i datistatistici sull’utilizzazione dianimali a fini sperimentali [...] eli pubblica ogni tre anni nellaGazzetta Ufficiale della Repub-

blica Italiana».Prendiamo allora in esame le

tabelle di confronto degli anni2007-2008-2009 elaborate dalMinistero, per tirare fuori, oltrea semplici statistiche, anche unosguardo più lucido sui meccani-smi della sperimentazione.

di Nicola Chiappinelli

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DATI GENERALI. Partiamo coldire che, tra il 2007 e il 2009, ilnumero degli animali usati pergli esperimenti in laboratorio inItalia risulta diminuito: da908mila si passa infatti a 830.453esemplari.A guidare la classifica delle

specie più usate in laboratoriosono i topi, con un dato (oltre550mila) stabile in tutto il trien-nio; seguono i ratti (200milaunità nel 2009, in calo rispetto al2007); gli altri uccelli (più di30mila); i pesci (nel 2009 circa15mila, ossia la metà di quelliusati due anni prima); i porcel-lini d’India (quasi 13mila, in leg-gerissimo calo); i conigli (8.657,oltre duemila meno dell’iniziodella statistica); i suini (circa2.500, almeno un migliaio inmeno all’anno precedente) equindi gli anfibi (2.304, an-ch’essi in netto calo).Non marginale, infine, il dato

sui cani (da 1.027 a 607) e suipochi gatti (divenuti zero nel2009).

2007 - Entriamo nel dettaglio,partendo dai dati del 2007.Gli oltre 556mila topi, per ba-

sarci sulla specie più numerosa,sono prevalentemente presi daallevamenti o stabilimenti ita-liani, 20mila da altre fonti; men-tre 1.020 sono quelli riutilizzatie 140 quelli provenienti da Paesieuropei (esclusi gli Stati membri

dell’Ue) aderenti alla Conven-zione ETS 123, il trattato euro-peo sulla protezione deglianimali vertebrati utilizzati afini sperimentali o ad altri finiscientifici, siglato a Strasburgo il18 maggio 1986. Le maggiorispecie a venire riutilizzate sonostate conigli, ovini e scimmie(100 in totale tra gli esemplariafricani ed euro-asiatici del Vec-chio Mondo e quelli americanidel Nuovo).Se gran parte degli animali da

laboratorio vengono utilizzatiper studi biologici di base, ve n’èuna parte altrettanto importanteusata per lo sviluppo di prodottie apparecchi per la medicinaumana, quella odontoiatrica equella veterinaria (escluse leprove tossicologiche); si è trat-

Nel 2007 i topi utilizzati sono stati 556mila: per lo piùprelevati da allevamenti italiani, solo 1020 di essi sono stati

“riutilizzati” mentre 140 provenivano dall’estero

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La colonna cromatica a destra rappresenta inproporzione le percentuali delle specie più

utilizzate sul totale di 830.453 animali. Dati aggiornati al 2009

RODITORI: 92,44 %

iUCCELLI: 3,8%

31798

PESCI: 1,8%(14958

g2304ANFIBI: 0,28%S

SUINI: 0,29%

2485

WE502

SCIMMIE: 0,02%

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WRODITORI: 92,37 %

CONIGLI: 1,04%h8657

767739

(:607CANI: 0,07%

ANFIBI: 0,28%

G1403 ALTRI: 0,16

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tato, almeno nel 2007, quasiesclusivamente di ratti (70.024),oltre naturalmente a topi, coni-gli e porcellini d’India. Cifre piùbasse, invece, per la medicinaveterinaria, che vede utilizzatisoprattutto uccelli (12.829);molto tenuti in considerazioneanche per le prove tossicologi-che, insieme pure ai cani, aipesci e alle scimmie.

La maggior parte degli animaliusati per sperimentare prodotti(39.231), hanno testato medici-nali. Anche se qui il primato ap-partiene ai ratti (16.637) e nonai topi, utilizzati in misura mag-giore per gli studi tossicologici ele altre prove prive di innocuità.Sono stati 1.678 gli esemplariutilizzati invece per prodotti de-stinati principalmente all’indu-stria, tra questi i pesci, moltoimpiegati anche nei processi diperfezionamento di contami-nanti reali o potenziali dell’am-biente (1.262).

Negli studi patologici topi(339mila) e ratti (99mila) sonoancora tra le prime specie per lemalattie cardiovascolari e i di-sturbi mentali e nervosi; spuntapoi come rilevante l’uso di pescinegli studi su cancro (19.507) emalattie animali (3.751).

Per gli studi tossicologici,dove i tipi di test sono soprat-tutto metodi non letali basati suisegni clinici (dati obiettivi rile-

vati dal medico), a parte irrita-zione e sensibilizzazione cuta-nea (uccelli e porcellini d’India),le altre tossicità vengono speri-mentate quasi esclusivamente suratti e conigli; mentre la tossicitàcronica, ossia una somministra-zione del tossico per 7 giorni chepuò portare a una morte precocedell’animale, riguarda pure cani,scimmie africane e pesci. Unamodalità, quest’ultima, che nel2007 ha influito su più di unquinto della sperimentazione

per medicinali (7.627 casi).

2008 - Il totale scende di40mila unità. Diminuiscono so-prattutto gli animali provenientida altre fonti e quelli riutilizzati.A guidare l’elenco, come giàdetto, sono ancora i topi. Mentre

Negli studi patologici i roditori restano incontrastati alprimo posto, ma rilevante è l’uso di pesci per le ricerche su

cancro e malattie animali (19.507 e 3.751)

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si segnala un singolare aumentodelle quaglie: da 0 a 250.Nel calo generico, cresce il

numero degli animali usati nellasperimentazione di prodotti eapparecchi per medicina veteri-naria (18.611); mentre perquella umana e l’odontoiatria ipiù utilizzati continuano ad es-sere i ratti (67.785). Negli studitossicologici aumentano gliesperimenti per additivi alimen-tari per uso umano (937); neiprodotti destinati all’agricolturasale invece su tutti il numerodegli uccelli (450). Nella speri-mentazione sulle malattie, an-dando oltre la diminuzionegenerale (da 470 a 453mila) equella dell’utilizzo di cani, si se-gnala l’aumento di “cavie” usatecontro il cancro nell’uomo(130mila), i disturbi nervosi ementali umani, le malattie car-diovascolari e quelle animali.Considerando invece il calo

complessivo negli esperimentisu tossicità e altre prove di inno-cuità (69mila), si segnala l’au-mento dei cosiddetti “altri test”,in particolare nel miglioramentidi prodotti destinati a industria,agricoltura e additivi alimentariper consumo animale.2009 - Come riportato in pre-

cedenza, in quest’anno proseguela parabola decadente del nu-mero di animali usati (830mila),pur riscontrando di nuovo au-

menti in quelli provenienti daaltre fonti (in totale circa50mila) e in quelli riutilizzati(1.865).Nei laboratori continuano a

passare soprattutto topi(553mila) e ratti (200mila), uti-lizzati soprattutto per studi bio-logici di base e sviluppo diprodotti medicali (compresiodontoiatra e veterinaria). Di-minuiscono invece le prove tos-sicologiche e di innocuità(57.573, tra cui anche quellesugli apparecchi medici), dovehanno fatto segnare una crescitasolo gli esperimenti per le so-stanze destinate all’industria(2.117).Mentre diventano zero le

prove sugli animali per i pro-dotti destinati ad uso domestico,e per quelli mirati soprattuttonell’azienda dell’igiene e dellatanto discussa cosmesi.

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Linee guida d’Europa

Quando si tratta della speri-mentazione animale esiste

una linea sottile che porta quellia favore come quelli contro apassare dalla parte della ragionea quella del torto.Gli animalisti da anni hanno

dichiarato guerra a quella cheper loro rappresenta una barba-rie gratuita verso gli animali epreferirebbero tenersi i topi incasa piuttosto che in laboratorio.L’ultima iniziativa in materia le-gislativa è quella della raccoltafirme contro la vivisezione, Stop-vivisection, intrapresa nel 2011 econclusa all’inizio di questo mese(novembre 2013, ndr). L’inizia-tiva, se raggiunta almeno laquota di un milione di firme“certificabili” a marzo del 2014,obbligherà la Commissione euro-pea a fissare una data per l'u-dienza pubblica deirappresentanti, André Menachee Gianni Tamino. A seguito diquesta audizione, la Commis-sione europea avrà tre mesi ditempo per preparare una risposta

scritta e pubblica in cui sarà in-dicato l'azione legislativa intendeproporre al fine di rispettare i de-sideri di più di un milione di cit-tadini europei, di cui gran parteitaliani. Eppure esiste la direttivaeuropea numero 63 del 2010 cheobbliga gli stati membri a man-tenere dei regolamenti internipiù duri rispetto a quelli che ladirettiva stessa prevede e in ac-cordo invece con quelli prece-denti. Direttiva per uniformarele leggi che disciplinano la ri-cerca che utilizza gli animali afini scientifici nei Paesi membri.L’unico problema è che l’Italia siè mossa in ritardo e con lacuno-sità. Il governo italiano con l’ac-qua alla gola per un ritardoaccumulato di due anni, decise diusare il consueto marchingegno,quello del decreto omnibus (Il Dl587). Preparò così un’insalata dileggi e provvedimenti diversi daapprovare in un solo boccone ein mezzo ci finì anche la diret-tiva europea che serve a regola-mentare la sperimentazione

Tutela degli animali, allevamenti ecosmetici: i princìpi generaliespressi dalle direttive dell’Ue e a cuidobbiamo uniformarci

di Teresa Olivieri

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scientifica sugli animali. Por-tando così sia alle proteste deglianimalisti che volevano la sop-pressione in toto della praticascientifica sia quelle dei ricerca-tori che si ritrovavano la strada

ancora più sbarrata nella ricerca.La legge delega poneva limita-zioni, nuove rispetto alla diret-tiva, nell’uso delle cavie fino alparadosso di vietarne gli alleva-menti nel nostro Paese, ma con-sentiva che per le ricerchevenissero importate dall’estero.

Prima della direttiva del 2010il cammino della legislazione eu-ropea in materia era stato fram-mentato. Partendo da unavecchia direttiva, la 609 del1986, che poggiava su acquisi-

zioni scientifiche risalenti aglianni Ottanta, più volte il Parla-mento europeo richiamò l’ur-genza di una revisione totale deltesto dell’86. Nel frattempo laCommissione emanò la Direttiva2003/15/CE che vietava «la rea-lizzazione, sul loro territorio(degli stati membri, ndr), di spe-rimentazioni animali relative aprodotti cosmetici finiti, alloscopo di conformarsi alle dispo-sizioni della presente direttiva».Anche in quest’occasione si po-neva l’attenzione sulla necessitàdi adeguare la normativa comu-nitaria ai tempi e all’evoluzionedella sperimentazione sugli ani-mali.

Il testo che l’Italia ha recepitocon tre anni di ritardo riguarda:«[...] a) la sostituzione e la ridu-zione dell’uso di animali nelle

La direttiva 63/2010 ha aggiornato iparametri della precedentenormativa, datata 1986 e basata suacquisizioni scientifiche vecchie

Nel 2003 la Commissione emanò la 2003/15/CEcon cui vietava la sperimentazione animale

finalizzata alla produzione di cosmetici

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procedure e il perfezionamentodell’allevamento, della sistema-zione, della cura e dell’uso deglianimali nelle procedure; b) l’ori-gine, l’allevamento, la marca-tura, la cura e la sistemazione e

la soppressione degli animali; c)le attività degli allevatori, deifornitori e degli utilizzatori; d) lavalutazione e l’autorizzazionedei progetti che prevedono l’usodegli animali nelle procedure».All’interno di questi princìpi ilParlamento fornisce alcune lineeguida che sono, è vero, piuttostogeneriche come l’obbligo per cui«Gli Stati membri assicurano chegli animali siano soppressi pro-vocando il minimo di dolore,sofferenza e angoscia possibile».

Ma accanto a questi ampi palettivi sono regole molto più strette.Non si possono utilizzare animalirandagi o che non siano stati al-levati né li si può sfruttare in unaprocedura diversa da quella percui l’allevamento è stato finaliz-zato. E anche in termini di “riu-tilizzo” una cavia non può essereusata per una seconda proceduraa meno che non sia dimostrato ilcompleto ristabilimento del suoorganismo o la gravità della pro-cedura precedente non superasseil grado di “moderata”. Perquanto riguarda invece gli alle-vatori è necessario che ognuno diessi abbia in loco «un veterinariodesignato, esperto in medicinadegli animali da laboratorio, o diun esperto adeguatamente quali-ficato ove più opportuno, chefornisca consulenza sul benes-

La direttiva del 2010 stabilisceregole generali all’interno dellequali i Paesi membri devonoadeguare le rispettive normative

Anche il “riutilizzo” delle cavie è tutelato: glianimali posso essere usati per una seconda

procedura solo se completamente ristabiliti

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sere e il trattamento degli ani-mali». Questi sono solo alcuni esempi

che rendono l’idea di un testo amaglie larghe ma precise entro lequali ogni Stato membro adatta

la propria normativa.Dopo numerose richieste per

avere disposizioni più chiare alriguardo, sia da parte degli ani-malisti che da parte dei ricerca-tori Pro-Test Italia il 21novembre arriva Il decreto legi-slativo, approvato nel Consigliodei ministri, composto da 41 ar-ticoli e che recepisce la direttivaUe 2010/63 introducendo nuovenorme per arrecare il minimo"dolore, sofferenza e distress pos-sibile" agli animali, una frase di

cui i giornali riempiono le paginema che identifica semplicementeun comportamento che, perquanto riguarda l’Ue, vale al-meno dalla direttiva del 1986.Nonostante rispetti i parametri

imposti il decreto è riuscito amettere in disaccordo sia i ricer-catori che gli animalisti. È quindipassato in secondo piano il fattoche la direttiva Ue sia moltomeno restrittiva della legge ita-liana e che i motivi per cui le or-ganizzazioni anti-vivisezionesono sul piede di guerra esatta-mente come i ricercatori sono glistessi: le modifiche italiane altesto comunitario.

Il 21 novembre 2013 l’Italiaconverte la Legge delega di luglio erecepisce la direttiva europea,attuativa soltanto dal 2017

La bufera mediatica tra ricercatori e animalistihanno posto in secondo piano il fatto che il

testo Ue sia meno restrittivo di quello italiano

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Recepire è meglio che curareDagli xenotrapianti alle anestesie: le conseguenze delle

modifiche alla direttiva Ue sulla ricerca italiana

Il settore della ricerca scien-tifica in Italia sta attraver-sando un periodo di grossedifficoltà, ma questo argomentonon sembra suscitare molto in-teresse nell’opinione pubblica.Eppure dovrebbe. Negli ultimitre anni gli scienziati italianihanno visto ridursi i fondi pub-blici per la ricerca di circa sei-

cento milioni (l’esatto oppostodi quello che accade in tutti i piùgrandi Paesi industrializzati).Questo è avvenuto non solo inconseguenza dell’austerità maanche per effetto della convin-zione, piuttosto diffusa, che laspesa in ricerca non dia nessun

ritorno di rilievo per la società. È la stessa erronea opinione

che ha portato all’emanazionedel decreto legislativo sulla pro-tezione degli animali utilizzati aifini scientifici.Di cosa stiamo parlando esat-

tamente? La sperimentazionesugli animali consiste nell'effet-tuare test su esseri viventi ascopo di ricerca. Una pratica cheserve non solo a provare l'effica-cia di una molecola, ma anche achiarirne la sua pericolosità, latossicità, la dose utile e quella“inutile”.Con la Legge delega 96 del 6

agosto 2013 anche il Governodegli opposti ha accolto le diret-tive europee (2010/63/UE) sullasperimentazione animale. Il de-creto finale avrebbe dovuto re-cepire lo spirito e la sostanzadella Direttiva Ue, attuativa dal2017, che non vieta l’utilizza-zione degli animali, ma indica iprincipi da rispettare nel lorouso e allevamento a fini speri-mentali. Il legislatore ha peròapportato delle modifiche so-stanziali al testo originale, intro-ducendo una serie di divieti checolpiscono, la ricerca di base, la

di Alessandro Ricucci

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ricerca finalizzata alla cura dellemalattie (ricerca traslazionale) el’allevamento degli animali daesperimento. Il rischio a cui si vaincontro è quello di far perderedefinitivamente competitività alsettore della ricerca biomedicaitaliana. Entriamo nel dettaglio.

DIVIETO DI XENOTRAPIANTIGli xenotrapianti rappresen-

tano tutte le operazioni e gliesperimenti che comportino iltrasferimento di materiale bio-logico (cellule organi o tessuti)tra esseri appartenenti a speciediverse. Tecnicamente parlandoè la pratica oggi più utilizzataper studiare lo sviluppo di un tu-more, la formazione delle meta-stasi e le mutazioni che locaratterizzano. Nonché per te-stare le molecole candidate a di-ventare nuovi farmaci. Questepratiche sono fondamentali perla biomedicina.Forse non tutti sanno che l’u-

tilizzo di valvole cardiache diorigine bovina e suina è comu-nemente impiegato per sosti-tuire valvole umanedanneggiate. Rispetto a quelleartificiali, quelle di origine ani-male hanno una durata e un’ef-ficacia maggiore, noncostringono alla somministra-zione di anticoagulanti orali ediminuiscono il rischio di ictuse trombi nei pazienti. Lo stop

allo xenotrapianto condannanon solo i ricercatori ma anchei malati. Si è creata una situa-zione paradossale: continua a es-sere permessa la macellazione econsumazione di suini, ma èproibito usare le loro valvolecardiache per salvare la vita adun essere umano; è permessa laderattizzazione, ma proibitousare un ratto per sperimentaresu problemi gravissimi come il

cancro o le ustioni.

OBBLIGO DI ANESTESIA PER OPERA-ZIONI CHE COMPORTANO UN QUAL-SIASI DOLORE ALL’ANIMALE.Questo significa che pure un

semplice prelievo di sangue,anche fatto a scopo veterinario,

Il Dl vieta di trasferire materiale biologico tradue esseri di specie diverse il che porta al

paradosso: si possono macellare suini, ma nonse ne possono usare le valvole cardiache

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necessita di anestesia. Nessunodei politicanti ha ovviamentepensato che se diverse proce-dure “dolorose” si effettuanosenza anestesia, è perché l’ane-stesia o è dolorosa quanto il trat-tamento stesso (mi riferiscoovviamente a procedure checausano lieve dolore) o compro-mette il dato sperimentale.

DIVIETO DI IMPIEGO DI ANIMALI

NELLE RICERCHE SU SOSTANZE D’A-BUSO.

Il problema delle dipendenzeè una piaga sociale e le modalitàche sottostanno all’instaurarsidel meccanismo della dipen-denza non sono ancora perfetta-mente chiare. Le

tossicodipendenze secondo i dati2012 del Dipartimento PoliticheAntidroga riguardano oltre 2milioni di italiani e la cono-scenza dei meccanismi della di-pendenza è essenziale per losviluppo di terapie adeguate; al-trettanto lo è dunque l’utilizzodi animali nello studio di questimeccanismi.

Il non utilizzo dei modelli ani-mali potrebbe impedire la messaa punto di farmaci efficaci cheaiutino il recupero dei pazienti.In aggiunta, la ricerca su alcunesostanze d’abuso sta producendoricadute interessanti sulla ri-cerca di malattie gravi, qualil’Alzheimer. Impedire questotipo di ricerche costituisce unimportante danno al possibilesviluppo di terapie.

DIVIETO DI ALLEVAMENTO SULTERRITORIO NAZIONALE DI GATTI,CANI E SCIMMIE DA UTILIZZARE ASCOPO SCIENTIFICO.

Farmaci e terapie per tossicodipendenti: ilrecepimento italiano introduce anche ildivieto di impiego degli animali nellericerche su sostanze d’abuso

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Ciò comporterebbe, sul pianoeconomico, un aumento deicosti d'acquisto e della dipen-denza dall'estero; sul pianoscientifico, l’impossibilità di farericerca sullo sviluppo pre- eperi-natale. Molte ricerche ver-rebbero trasferite all’estero conevidente danno per la scienza el’economia italiane. Questa re-strizione è dannosa anche per glianimali stessi. Un viaggio dallaGermania all’Italia non sarebbecerto una passeggiata. Per poiaggiungere il costo di trasportoe l’inquinamento prodotto.

DIVIETO DI UTILIZZO NEI CORSIUNIVERSITARI LEGATI ALLA RI-CERCA BIOMEDICA A ESCLUSIONEDELLE FACOLTÀ DI MEDICINA VE-TERINARIA.

Con questi stravolgimenti noncambia soltanto una partedella metodologia utilizzata pertestare nuovi farmaci, comehanno fatto credere le campagne

mediatiche (vedi Stop Vivisec-tion), ma cambia in blocco lostudio di una enorme parte dellabiologia e della medicina, e inpratica si congela la compren-sione di molti aspetti della pato-logia e della fisiopatologia a ciòche è stato fatto finora, impe-dendone il progresso.

A conclusione di tutto si ri-corda che il premio Nobel allaprof. Montalcini fu meritato

grazie a studi di base effettuatisu ratti e analogamente a questocaso, circa il 90% dei premiNobel per la medicina sono statiassegnati a ricercatori che utiliz-zarono modelli animali durantela sperimentazione.

Impedendo ai corsi universitari diversi daquelli di medicina veterinaria, cambia inblocco lo studio della biologia, non solo unaparte della metodologia di ricerca

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«Nessun altro metodo»Come avviene e con quale etica: lasperimentazione vista da chi la fa

Il dibattito mediatico rivolge spesso la suaattenzione a ciò che ruota intorno alla

sperimentazione, portando chi ascolta achiedersi: cosa vuol dire sperimentazione suglianimali? Perciò abbiamo intervistato duebiotecnologi che operano in campi diversi dellaricerca, ponendo loro quattro domande.

PRECISAMENTE CHE TIPO DI ATTIVITÀ DI RICERCASVOLGI?

I.F. - Sono un PhD in genetica oncologica.Lavoro nell’ambito della ricerca oncologicapre-clinica. Più dettagliatamente svolgoattività di ricerca biomedica e traslazionalesulle malattie neoplastiche, con particolareinteresse per la farmacologia molecolareoncologica pre-clinica. Mi occupo di neoplasie.Brevemente, il cancro è causato da alterazionigenetiche dovute a mutazioni multiple cheportano alla deregolazione di pathways crucialinelle cellule, per cui la nostra ricerca sipropone di identificare tali alterazionigenetiche allo scopo di sviluppare nuovestrategie antitumorali e contemporaneamentecerchiamo di identificare nuovi marcatoridiagnostici, prognostici e predittivi perdeterminati tumori.

D.C. - Mi occupo principalmente di diabetedi tipo I e diabete II, ma anche di studi inpatologie acute che generano danni renali.

PUOI SPIEGARMI ESATTAMENTE COME FUNZIONA?

di Mirco Calvano e Pasquale Raffaele

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ANCHE NEL TUO LABORATORIO FATESPERIMENTAZIONE ANIMALE? IN CHE MODO?

I.F. - Dal 2009 ad oggi contribuisco allostudio di identificazione di nuovi approcciterapeutici per la cura del mesotelioma pleuricomaligno. (Il mesotelioma pleurico maligno èun tumore ad alto grado di malignità. Il Mpmcostituisce una delle poche forme tumorali dicui si ha una sostanziale certezzaeziopatogenetica, ossia la causa di insorgenza diquesto tumore è attribuibile pressochèinteramente all’esposizione alle fibre di asbesto.Tale neoplasia era considerata, fino a circa 30anni fa, un tumore di eccezionale rarità, mapurtroppo la sua incidenza è aumentata ed èdestinata ad aumentare. Ad oggi lasopravvivenza media va ancora dai 9 ai 17 mesidalla diagnosi, per cui è necessario identificarequanto prima marker diagnostici, prognostici eterapeutici al fine di migliorare la cura di taleneoplasia e contemporaneamente la qualitàdella vita del paziente). Recentemente neinostri laboratori abbiamo valutato l’effetto divari composti su linee cellulari umane dimesotelioma pleurico maligno. E dai nostri datiè emerso che una di queste molecole, è in gradodi indurre apoptosi (morte cellulareprogrammata) e far regredire il tumore sia dasola sia in combinazione con gli attualichemioterapici usati per la cura del Mpm,senza mostrare alcun effetto citotossico su lineedi mesotelio sano. Avendo ottenuto risultatipromettenti in vitro non potevano non pensare,tentare e sperare che la stessa molecola avessele stesse proprietà anche in vivo. Purtroppo adoggi non credo ci sia un metodo alternativo perpoter valutare l’effettiva efficacia o la tossicitàsistemica di un farmaco sperimentale. Se si

«Avendo ottenutorisultati promettenti in

vitro si testano i datianche in vivo»

Il mesoteliomapleurico maligno eramolto raro, ma la sua

incidenza è aumentata

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Con l’espressione sperimen-tazione animale si intendel’utilizzo di animali a scopiscientifici; la ricerca può es-sere di due tipi: ricerca dibase, quando serve a com-prendere le caratteristichedi un dato animale sotto os-servazione; e ricerca appli-cata, quando l’animale èusato come modello percomprendere determinatecaratteristiche biologiche diun’altra specie, di solitoquella umana. Generalmente, si intendeproprio questo secondoaspetto e gli animali ven-gono utilizzati per studiaremalattie o disturbi che col-piscono l'uomo; chiara-mente scegliere la specieanimale più adatta a unaparticolare sperimentazionedipende dal tipo di “pro-blema” da considerare.Di solito si ricorre ai rodi-tori perché questa sceltapresenta diversi vantaggipratici: anzitutto, lo spazioridotto occupato da questianimali permette la sistema-zione delle gabbie in labora-torio e, inoltre, la facilità diriproduzione dei roditoripermette di lavorare suceppi geneticamente simili,in modo da limitare le va-riabili biologiche.

Se però abbiam raccogliere utili a preveni sturbi che rigu portamenti p abbiamo bisog diversi.Quello più ido mia; questi ani neticamente nostra specie strutture del c alle nostre, in mie mostran menti che molto ad alcu comportamen Una delle p obiezioni alla sperimentazio il dolore e la so sono sottopos per ottenere, che non sono a tutto alla spe modello anim troppo differ mano per gen validi.In questo caso mane che spe rettamente su ottenere una c rispondenza preso in esam siamo alla speumana, è ovv tutti sarebber accettare la

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mo bisogno di informazioni

ire e curare di- uardano com-

più complessi gno di modelli

oneo è la scim- imali sono ge-

vicini alla e presentano cervello simili

oltre, le scim- no comporta- assomigliano uni aspetti del

nto umano. più frequenti

a pratica dellaone animale è

offerenza a cui sti gli animali,

poi, risultati applicabili del ecie umana: il

male, cioè, è rente dall’u- nerare risultati

o allora non ri- erimentare di-

ugli umani per completa cor-

col modello e; ma, se pen- erimentazione vio che non

ro disposti ad sperimenta-

zione. Verrebbero immediata-mente sollevate molte do-mande: su quali individuisperimentare? Chi dovrebbedecidere su chi sperimen-tare? Perché loro e nonaltri?La situazione si fa ancorapiù complessa quando lamorale e l'etica vengono,giustamente, applicateanche alle classi animali;proprio queste riflessionihanno portato alla nascita diuna “corrente di pensiero”che inscrive la pratica dellasperimentazione animalenell'ambito delle torturemoralmente inaccettabili,proponendone quindi l'abo-lizione.Abbiamo bisogno di pre-venzione e cure per le ma-lattie che affliggono ilgenere umano, ma non pos-siamo considerare lecita lasperimentazione sugli esseriumani; per molti ricerca-tori, sperimentare sugli ani-mali diventa, quindi, l'unicaalternativa accettabile,anche in virtù dell’assenzadi metodi alternativi scien-tificamente validi.

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potesse, credo che nessun ricercatore esiterebbea farlo.

D.C. - La sperimentazione animale nascecome studio preclinico. Per studio pre clinico siintendono test in vitro e in vivo che vengonoeffettuati per determinare l’effetto di una datamolecola e stabilire se può essere impiegatacome farmaco, dopo questo step si passa allafase clinica, cioè una sperimentazionesull’uomo. Ho unito sia la sperimentazione invitro a quella in vivo perché le due cose vannoa braccetto, non esiste sperimentazione in vivo(su animali) se quella in provetta non ha datodei risultati positivi. In ogni caso lasperimentazione in vivo, cioè quella animale sioccupa di replicare le condizioni patologiche dicui vogliamo occuparci, in un organismocomplesso, il più simile possibile all’uomo e chequindi possa suggerirci, sia come la molecola sicomporta sull’organo su cui vogliamo agire siale conseguenze che ha sull’intero organismo.Questo è ben diverso dal testare la molecola sutessuti animali o ingegnerizzati isolati, o sucellule in coltura. Noi ci occupiamo di indurrela malattia o attraverso stimoli chimici(iniezione di molecole che inducano la morte dideterminate cellule) o attraverso modifichegenetiche che inducono la malattia dovuto alladeficienza di un dato gene. Gli animali adessovengono utilizzati anche come semplice veicoloper la rigenerazione di tessuti e organi; laricerca biomedica e la sperimentazione stavivendo un’era basata sulla rigenerazione esulla ingegnerizzazione dei tessuti. I famosixenotrapianti non prevedono altro chel’inserzione di cellule di una specie in un'altra,ed ecco che attraverso questi viene studiato untumore umano in una cavia.

«Per replicare lecondizioni patologicheservono organismimolto simili all’uomo»

«Non esiste alcunasperimentazionesull’animale senzaquella in provetta»

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CHE TIPO DI CAVIE UTILIZZATE, SE NEUTILIZZATE?

I.F. Per il nostro esperimento pilotaabbiamo utilizzato topi nudi. La possibilità dipoter utilizzare questo modello animale èmolto importante poiché è possibile farattecchire il tumore senza generare rigetto perpoi procedere con il trattamento. Ovviamenteprima di procedere con la sperimentazioneclinica e per tutta la durata dell’esperimentosono state seguite tutte le normative etiche lasalute degli animali è stata monitorataquotidianamente in modo da poter subitointervenire in caso di evidente stato disofferenza.

D.C. Gli animali utilizzati da noi sono solotopi e ratti, ma in tutta Europa è più o menocosì. Secondo dati resi noti dall’ Ue circa l’80%degli animali da laboratorio è costituito da topie ratti, il restante 20% comprende animali asangue freddo (rettili, ndr) uccelli e carnivori. Iprimati (scimmie del vecchio e del nuovomondo, ndr) checché se ne dica in giro sonoutilizzati davvero molto poco (non dico chenon vengono utilizzati solo perché non ho undato certo; il monitoraggio dei dati è ancora daaggiornare ed è fermo al 2009) e lo stesso valesopratutto per cani e gatti.

COME SI FA SENZA CAVIE ANIMALI? ESISTONOMETODI ALTERNATIVI ALTRETTANTO EFFICACI?

I.F. La sperimentazione animale èindispensabile per la ricerca biomedica. Lamaggior parte delle nostre conoscenze nelcampo della biochimica generale, dellafisiologia e dell’endocrinologia origina dallasperimentazione animale. La scelta di un

«Gli animali usati danoi sono solo topi oratti. Le scimmie ingenere sono poche»

«Prima di procedereabbiamo seguito tuttele norme etiche per lasalute degli animali»

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Per cercare di risolvere l’e-norme problema etico, levie alternative da seguiresono potenzialmente due:ricercare alternative all’usodegli animali; migliorare lecondizioni sperimentali, infavore di una maggiore curadegli animali da laboratorio;qui entra in gioco il princi-pio delle “3R”.Nel 1959 due scienziati In-glesi, Rex Burch e WilliamRussell, membri della Uni-versities federation of ani-mal welfare (UFAW),elaborarono questo princi-pio delle 3R che i ricercatoridovrebbero adottare per at-tuare una forma di speri-mentazione animale piùattenta all'etica e alle condi-zioni di vita degli animali.Il principio è basato su treconcetti: rimpiazzare (re-placement), ridurre (reduc-tion) e rifinire (refinement). In breve, il ricercatore do-vrebbe cercare, quando pos-sibile, di sostituire ilmodello animale con unmodello alternativo, ri-durre il più possibile il nu-mero di soggetti utilizzatinei test e infine cercare dimigliorare le condizionisperimentali alle quali sonosottoposti gli animali. La “prima R” sta per “Rim-

piazzare”: con cetto si vuole s cercatore di c possibilità di modello anim dologie alter specifico con materiale non posto del mod I due studiosi idei metodi alte su piante, msistemi chimi viventi; attua sono essere us delli tridim sistemi di real Già Russell e dussero i con piazzo parzi replacement) sce alla sostitu specie con un rizzata da un voso relativa complesso di nale; e rimpia (absolute dove il model sulta completa nato dal sperimentale. La “R” numer “Ridurre” e punto, la ridu mero di sogget un protocollo ma che perme di ottenere un

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n questo con- suggerire al ri-

considerare la i sostituire il

male con meto- rnative; nello n l’utilizzo di n senziente al

dello animale. individuarono ernativi basati microrganismi,

ci e fisici non almente pos-

sati anche mo- mensionali e ltà virtuale.

Burch intro- ncetti di rim- iale (relative

che si riferi- uzione di una

n’altra caratte- sistema ner-

amente meno quella origi-

azzo completo replacement)

llo animale ri- amente elimi- protocollo

ro due sta per

riguarda, ap- uzione del nu- tti utilizzati in

o sperimentale etta comunque na quantità di

dati numericamente signifi-cativi di sufficiente preci-sione.“Rifinire” è la “R” numerotre; Russell e Burch defini-scono questa terza fasecome la riduzione, a un mi-nimo, della sofferenza im-posta agli animali usati nellasperimentazione. Questa definizione ha su-bito una serie di modifichecome risultato dei progressicompiuti nel campo della fi-losofia morale per il benes-sere animale. Il concetto di rifinire o mi-gliorare le procedure speri-mentali si è evoluto neltempo; una delle conclu-sioni di una recente ricercacompiuta da un gruppo distudiosi provenienti da di-verse discipline, ha inclusotutti quegli aspetti che inte-ressano il caso nello speci-fico: trasporto, tecnicheusate nelle procedure delprotocollo sperimentale,eutanasia e, in particolare,uno sforzo per il migliora-mento generale dello statodi benessere fisico e psi-chico dell’animale speri-mentale.

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modello animale è molto complessa poichél’animale deve in questo caso sostituire l’uomoe un modello animale “perfetto” forse nonesiste data l’eccessiva complessità e variabilitàdei mammiferi. Ma testare farmaci in vivo èl’unico modo per valutare gli eventuali effettisistemici di tali composti, monitorarne latossicità e anche comprendere le eventualialterazioni biologiche dovute allasomministrazione dei suddetti. Lasperimentazione in vivo è comunque benregolamentata: esistono norme etiche chedevono guidare la sperimentazione:rispettodella vita e moderazione della sofferenza deglianimali durante l’esperimento e al momentodella soppressione (sacrificio). Locali distabulazione e personale addetto sono soggettiad approvazione da parte del Ministero dellaSanità. Protocolli sperimentali controllati:devono seguire le norme di legge vigente oessere approvati in caso di deroghe; sonopreviste visite periodiche di un veterinarioresponsabile, specialmente durante lasperimentazione a durante la sperimentazione alungo termine. Per quanto riguarda i metodialternativi (bioinformatica, farmacogenomicaecc...) non credo possano sostituire i modellianimali, poiché con essi non è possibilevalutare, ad esempio, la metabolizzazione el’eliminazione delle sostanze/farmaci. Masicuramente ogni ricercatore proverà eutilizzerà quando possibile, la sostituzione ditale metodica laddove i metodi sostitutivi sianoperò effettivamente validati. Da sempre l’uomosi serve degli animali per soddisfare le proprienecessità, ma nel caso della sperimentazionescientifica l’uomo/scienziato cerca sempre diagire in modo eticamente correttominimizzando quanto più possibile le

«Da sempre l’uomo siserve degli animali, manoi agiamo in modoeticamente corretto»

«Testare farmaci invivo per ora è l’unicomodo per valutarne ipossibili effetti»

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sofferenze degli animali, per cui trovoassolutamente insensato ostacolare questo tipodi progresso.

D.C. - Senza cavie animali a mio parere nonsi può andare avanti, almeno nellasperimentazione dei farmaci. Molte molecolesono testate in vitro per poi non dare alcunrisultato in vivo, al contrario mi chiedo: qual èla percentuale di farmaci dannosi che sono statimessi in commercio dopo la sperimentazioneanimale? Il caso più eclatante d’errore nelrilascio di un farmaco è quello dellaTaliadomide (farmaco che in gravidanzadetermina gravi malformazioni nel neonato,focomelia). È nato da una sperimentazionepoco accurata; infatti non venne studiatal’azione del farmaco su ratti e topi gravidi. Marendiamoci conto: se la condizione digravidanza può determinare degli effetticollaterali così devastanti, quanto realmentepuò essere predittivo un sistema che non ècostituito da un organismo complesso? Lasperimentazione animale non è infallibile,esistono dei problemi di riproducibilità dei datida una specie all’altra ed esiste comunque unproblema etico da affrontare. Onestamente deimetodi alternativi per quanto concerne lasperimentazione dei farmaci non esistono. Imetodi in provetta come ho detto all’iniziosono importantissimi ma non possonorappresentare l’unica via d’analisi. In vivo e invitro sono complementari tra loro; il primopasso vero per risolvere la questione a mioparere è cercare di capire che la distribuzionedi farmaci sia sicura, il che è in primis interessedel “consumatore” e poi dei produttori, perchéin fondo loro al massimo ci rimettono denaro,non la salute.

«Non esistono metodialternativi e quelli in

vitro non possonoessere gli unici»

«Molte molecole sonotestate in vitro ma poi

non danno nessunrisutato in vivo»

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Il SeraleSettimanale quotidiano

CopertinaGabriele Marino