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PARLANO I PROTAGONISTI ANTONIO ALBANESE: PER UN ATTORE IL CORPO È COME UNO STRUMENTO MUSICALE MAX GAZZÈ: L’ALCHIMISTA DELLE SETTE NOTE EMMA DANTE: NATA PER SCARDINARE LE CERTEZZE I NOSTRI SERVIZI EXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA LA TRAGEDIA DEL VAJONT: UN DEBITO CHE NON SI È ESTINTO PLUS MAGAZINE Intervista esclusiva a Babbo Natale MODA TECNOFUTURO MAPPAMONDO MEDICINA E SALUTE RECENSIONI FILM, LIBRI, FUMETTI, MOSTRE, MUSICA, TEATRI CONVENZIONI PER GLI ASSOCIATI RUBRICHE: PROPOSTE: IN QUESTO NUMERO: 03 Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la cultura e il tempo libero – Numero III - dicembre 2013 TUTTE LE CONVENZIONI 2014

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PARLANO I PROTAGONISTIANTONIO ALBANESE: PER UN ATTORE IL CORPO È COME UNO STRUMENTO MUSICALE

MAX GAZZÈ: L’ALCHIMISTA DELLE SETTE NOTE EMMA DANTE: NATA PER SCARDINARE LE CERTEZZE

I NOSTRI SERVIZIEXPO 2015: NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA

LA TRAGEDIA DEL VAJONT: UN DEBITO CHE NON SI È ESTINTO

PLUS MAGAZINE

Intervista esclusiva a Babbo Natale

MODATECNOFUTUROMAPPAMONDOMEDICINA E SALUTERECENSIONI FILM, LIBRI, FUMETTI,

MOSTRE, MUSICA, TEATRI

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IN QUESTO NUMERO:

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Supplemento a La voce dei bancari – Periodico trimestrale per la culturae il tempo libero – Numero III - dicembre 2013 TUTTE LE CONVENZIONI

2014

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Caporedattore Paola Gomiero

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Hanno collaborato a questo numero:Benedetta Breveglieri, Pietro Gentile, Angelica Gianbelluca, Dario Migliardi, Barbara Odetto, Emanuela Truzzi.

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FABIPLUS SU

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In questo numero: 4 Protagonisti Antonio Albanese: per un attore il corpo è come uno strumento musicale

8 Eventi Expo Milano: nutrire il pianeta, energia per la vita

12 Protagonisti Max Gazzè: l’alchimista delle sette note

16 Protagonisti Caro Babbo Natale mi concedi un’intervista?

18 Protagonisti Emma Dante: nata per scardinare le certezze

22 Tecnofuturo Un futuro in 3D

26 Moda Charmantissimamente

32 Eventi La tragedia del Vajont: un debito che non si è estinto

36 Medicina e salute Energy Chamber Regeneration 38 La presbiopia si può correggere definitivamente 40 Un sorriso può rendere la vita più bella

42 Recensioni Film, libri, fumetti, mostre, musica, teatri

48 Eventi Torino Anima Tango: XI edizione Festival Internazionale di Tango

50 Eventi Una gru al tramonto: Rosamaria Licata e Antonio Valleggi

52 Mappamondo Viaggio in Cile: meraviglie di una terra verticale

58 Iniziative associati Convenzioni nazionali

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dicembre 2013 | Plus Magazine | EDITORIALE 03

Paola GomieroDirettore Fabi Plus

[email protected]

Le buone maniere non passano mai di moda ... mai come in questi tempi si è sentito parlare di bon ton.

Può essere l’effetto della recessione, che orienta la società ad una scarsa tolleranza verso la maleducazione, oppure un metodo per difenderci da un mondo difficile.

In un periodo in cui bisogna necessariamente inventarsi un altro modo di vivere, la stagnazione è diventata un pretesto per abbandonare fronzoli e ostentazione e mettere in pratica le regole della buo-na educazione.

Attenersi alle norme suggerite dal galateo è un’arte, significa sapersi comportare in ogni circo-stanza e rappresenta un grande valore sociale, crean-do le premesse per una vita più rispettosa del pros-simo.

Ed ecco un fiorire di corsi e libri sull’argomento per essere perfetti dentro e fuori casa.

Ma chi desidera consigli sul bon ton? L’interesse è trasversale: studenti, giovani impiegate, profes-sionisti, persone mature, manager e casalinghe, ma quello che più colpisce è il coinvolgimento su svariati argomenti legati alla materia. Non solo temi che ri-guardano la persona ma anche norme sul saper vivere bene tra la gente e in ufficio: dal look alla stretta di mano, dal mantenere in ordine la propria scrivania al comportamento nella pausa pranzo. Piccole regole per lavorare in armonia con i colleghi. Anche FABI Plus, seguendo questa tendenza, ha organizzato con Easyeventi due cicli di corsi sul galateo con una sorprendente partecipazione degli iscritti e nel 2014 proporrà delle repliche. Perché, come dice la docente Bianca Toesca di Castellazzo, conoscere le buone maniere è un’arma per vivere meglio.

E con l’occasione auguro a tutti un 2014 ricco di stile ed eleganza!

L’artedel bon ton

egista, attore, sceneggiatore, un artista completo che riesce a mettersi in gioco e a trovare sempre nuovi stimoli e nuovi traguardi da raggiungere. Il tutto è iniziato da una proverbiale gavetta con tre anni passati e vissuti intensamente alla Scuola Paolo Grassi di Milano.

Come è stato il tuo incontro con il mondo accademico? Ti è servito?

Arrivavo da una meravigliosa provincia e da un ambiente familiare che non mi ha mai ostacolato. Un’amica mi ha persuaso a presentarmi all’Accademia...

E che cosa hai trovato?

Mi sono convinto che potevo seguire un sogno, l’incerto per il certo. Mi sono dovuto trasferire a Milano e ho frequentato questi tre anni che sono stati meravigliosi. Ho avuto la fortuna di lavorare e di imparare da artisti importanti del teatro italiano, ne cito solo due: Gabriele Vacis e Giampiero Solari. È una scuola che a differenza di molte altre, che insegnano un metodo solo, ti fa vivere molte forme d’arte, alla Paolo Grassi ho imparato a convivere con più voci e questa è una bella libertà.

Qual è stato il tuo primo debutto?Ho avuto l’occasione di debuttare nel 1992 all’Expo di Siviglia con Caligola di Albert Camus e questo ha significato confrontarsi con esperienze artistiche e culturali diverse da quelle che co-noscevo.

di DARIO MIGLIARDI

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Per un attore è come uno

Don PasqualeTeatro Filarmonico di Verona

dal 13 dicembre

il corpo strumento musicale

Antonio Albanese

PROTAGONISTI

R

dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 05

Hai incontrato altri maestri?Danio Manfredini mi ha insegnato a usare il mio corpo. È come se lo avessi disintegrato e poi me lo ha fatto riconoscere. Mi ha fatto capire che per un attore il corpo è come uno strumento musicale, come un pianoforte, una chitarra. Poi ho capito che nel teatro come nella vita non vige una sola regola.

Quando sei passato al teatro comico, quello del cabaret?Dopo questi tre anni, ripeto fondamentali, c’è stata la grande folgorazio-ne del teatro cabaret, del teatro comico che mi ha riempito di gioia e che mi ha assorbito completamente.

Quindi la tua collaborazione con Gianpiero Solari nasce da lì?Certo, assolutamente. Anche lui è stato un allievo della Paolo Grassi e poi è stato anche un ottimo insegnante. Il primo lavoro che abbiamo fatto insieme fu Il calapranzi di Harold Pinter ed ero al secondo anno di scuola e il personaggio di Gus era interpretato da Nicola Rignanese che è un mio compagno di viaggio da anni. Sono sempre rimasto molto legato alla Paolo Grassi, l’anno scorso c’è stato un incontro con gli ex allievi e non ti nascondo che è stato molto emozionante.

Quando è avvenuto il turning point, il tuo punto di svolta, dove hai capito che qualcosa era cambiato?Dopo aver fatto Su la testa, su Rai Tre, avevo una serata al Teatro Tenda di Grugliasco in provincia di Torino. Tieni presente che la mia media di spettatori era di circa sessanta, settan-ta a serata. Mentre arrivavo in teatro ricevo la telefonata dell’impresario che mi dice che c’è il teatro pieno. Rispondo, ma è così piccolo il teatro? Risposta, No! Ci sono duemila persone che ti aspettano. Quando sono salito sul palco c’è stato un vero e proprio scambio di energia per me indimenticabile.

il corpo strumento musicale

PROTAGONISTI

Anche altre esperienze sono state molto interessanti come quella di Non c’è problema, in televisione, un momento molto importante della mia vita, ma il teatro è un’altra cosa.

C’è differenza tra televisione e teatro?Quando appunto mi chiedono fai il teatro o la televisione? Per me è la normalità, sarebbe anormale se non riuscissi a fare entrambi. È come se suonassi uno strumento, lo si può suonare tranquillamente in tele-visione, a teatro o al cinema. È naturale che uso ritmi diversi a seconda del luogo in cui mi trovo.

Ma questo è un lavoro che si faceva già tanti anni fa. C’erano attori bra-vissimi in teatro e che poi facevano l’avanspettacolo e venivano cono-sciuti dal grande pubblico attraverso gli sceneggiati della TV.

Hai fatto anche molto cinema sia come regista che come attore diret-to da grandi maestri del cinema, com’è stato il tuo incontro con Gianni Amelio ne L’Intrepido?Io speravo di lavorare con Amelio da tanto tempo, amo il suo cinema, la sua onestà, la sua poesia, il suo gusto artistico. Lo seguo fin da Colpire al cuore, che è stato il suo debutto, a Ladri di bambini, a Porte aperte, a L’America. Sono film che mi hanno sempre sorpreso, film seri e quindi sono onorato di aver partecipato alla sua filmografia e di vivere intensa-mente questa esperienza.

Nel film interpretavi Antonio Pane, forse perché il personaggio è buono come il pane?Questo è un capriccio di Gianni Amelio, è una concretezza curiosa, il personaggio non è buono, è un uomo sereno, determinato e anche tra-sgressivo, e credo che L’intrepido sia stato il film più trasgressivo che abbia mai fatto. Perché viene dato agli spettatori un modo diverso per guardare quello che ci accade ai giorni nostri.

E fra poco debutterai con Don Pasquale e convenienze ed inconvenien-ze teatrali, sempre di Gaetano Donizetti. Non ti nascondo che godo come una bestia – sorride –. Ti faccio un esempio, sono circondato da un coro di cinquanta elementi, poi i can-tanti, le luci, la costruzione delle scene. Nel Don Pasquale, c’è un raccon-to comico, grottesco ma anche struggente, è un personaggio che sento nelle mie corde.

Poi ripartirai in tournée con Personaggi sei sempre affezionato ai tuoi personaggi di Alex Drastico, Perego, Epifanio?

Sì, sempre anche se cerco altre figure. Sono sempre un po’ in movimen-to, come si dice adesso, sono in working progress – ride –. Sto studiando un nuovo personaggio, che ha una grandissima voglia di pregare ma non riesce perché non trova la posizione. È la grande contraddizione che viviamo tutti i giorni, è che uno ormai non ha più punti fermi.

Tra tutti i tuoi personaggi qual è quello che ami di più?È una domanda alla quale è difficile rispondere, forse il primo, Epifanio, ma non è vero, perché sono legato anche a Perego. Sono tutti personaggi che amo tantissimo e quando li interpreto godo a metterli in scena. Pos-so dirti che casomai ce n’è qualcuno più difficile dell’altro da portare in scena, ma la fatica non mi spaventa. Forse Epifanio perché ha aperto la prima porta e mi ha regalato il successo.

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PROTAGONISTI

Da quel giorno mi sono detto:“adesso tocca a me soddisfarli”. E qui ritornano in scena gli in-segnamenti avuti alla Paolo Grassi che mi han-no dato i fondamentali per vivere tutto questo.

Quindi il tuo incontro con la televisione è sta-to con Su la testa? Era una trasmissione formidabile, ricordo che la gente faceva la coda ai botteghini della Rai di Corso Sempione a Milano per prendere i bi-glietti. E poi c’era Paolo Rossi particolarmente ispirato.

Quali erano i tuoi personaggi?Avevo iniziato con Alex Drastico ed Epifanio.

Hai fatto tanta TV, teatro, cinema, lirica. A cosa sei più vicino, dov’è che senti di poterti esprimere in maniera completa?La verità, verità – lo ripete due volte proprio per dare maggior importanza alla parola – è il tea-tro, al solo pensiero che a gennaio riprenderò la tournée con Personaggi uno spettacolo che porto in scena da quattro anni, mi sento eccita-to e galvanizzato.

Quando sono in teatro entro in un viaggio den-so di gioia, di grande felicità e mi sento bene. Poi in teatro sono nati tutti i miei caratteri.

di BENEDETTA BREVEGLIERI

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EVENTI

NUTRIREIL PIANETA,ENERGIAPER LA VITAaspettando l’EXPO 2015...

Un’OPPOrtUnità. È l’Expo 2015 secondo la stampa italiana. L’appuntamento è fra circa un anno, questa volta a Milano. I Paesi parte-cipanti, ad oggi, sono ben 133. Il mondo incontra il mondo, insomma, e lo fa nella nostra Italia. L’Esposizione Universale ha una storia di passati gloriosi. Dalla magnifica Esposizione di Parigi del 1889, grazie alla qua-le fu costruita la stupefacente Torre Eiffel, a quella di Washington, nel 1876, che ci regalò il Palazzo delle Arti e Industrie, fino al più recente Expo di Genova, nel 1992, che dette vita al celebre Acquario.

Ecco una prima opportunità. La caratteristica, infatti, delle Esposizio-ni Universali è che solo una parte minima delle strutture viene demoli-ta, mentre quella più importante, costosa e di bellezza indiscussa, viene lasciata vivere e anche utilizzata.

dicembre 2013 | Plus Magazine | EVENTI 09

sone sul Pianeta, provocando carestie e pandemie non debellate. Sono cifre scioccanti che conosciamo tutti.

La garanzia del successo, nei progetti di questo Expo 2015, passerà attraverso lo strumento dell’innovazione tecnologica nella filiera agro-alimentare, capace di distribuire e conservare più a lungo il cibo senza danni per l’organismo. E poi l’educazione al nutrimento, diversificata fra i bambini del Terzo Mondo e quelli Occidentali che registrano, sem-pre e comunque, malattie legate al cibo (anche se di tipo opposto) causa-te da un’alimentazione scorretta e che troppo spesso conduce ai termini di obesità. Un’opportunità anche questa, dunque. Una possibilità di scegliere un percorso di vita più sano, una scelta che passa attraverso la genuinità dei prodotti del territorio, e che si consolida proprio attraverso la cultura e le condizioni di quello specifico territorio che deve essere verificato, monitorato e quando serva, modificato. La diffusione di una buona Energia per il Pianeta, quindi, ha in sè una matrice sociale, il desiderio e la volontà di operare secondo Natura, di educare attraverso le imprese che si occupano di sviluppare la filiera agro-alimentare con il sostegno di macchinari innovativi, compresi quegli imprenditori che non lo hanno mai fatto ma che hanno deciso, grazie al sostegno di as-sociazioni umanitarie, di volontari ed organizzazioni non governative, di investire in risorse tecnologiche che sostengano una produzione più adeguata al nostro corpo.

L’Individuo, con la vita e il suo lavoro, è al centro, e l’Expo fornisce anche questo: un contributo di qualità sulla verifica e le modifiche da applicare, indistintamente, alla tradizione alimentare e sociale di ogni Paese. “Sette anni fa è stata una follia visionaria pensare di avere l’Expo, era veramente un sogno”, ha di recente affermato il Presidente del Consiglio Enrico Letta. Il Sito Expo, infatti, punto d’incontro fra oltre 130 real-tà diverse, è stato concepito e realizzato proprio come fosse un sogno

EVENTI

Di cosa si tratta quindi, cos’è questo Expo 2015? Si tratta di “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Un titolo che non poteva meglio riassumere la grande tematica sulla quale si costruisce tutto l’impianto di questa prossima Esposizione. E non poteva essere meno attua-le. I lavori sono già iniziati, anche se non sono ancora aperti al pubblico, con la terza edizione dell’International Participants Meeting che si è aperta a Torino, lo scorso Ottobre 2013, dove alcuni dei Paesi partecipanti hanno firmato un contratto di partecipazione.

Non solo, le giornate di effettiva apertura di questa enorme manifestazione hanno giu-stamente dedicato una lunga parentesi al pro-getto We-Women for Expo, ovvero Noi Donne per l’Expo, dove il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino ha incontrato l’ambientalista indiana Vandana Shiva, con il Commissario del Padiglione Italia Diana Bracco e il Presi-dente di Save the Children Italia, Claudio Te-sauro. Presente la Fondazione Arnoldo e Al-berto Mondadori che intende dare vita a un network di donne in tutto il mondo per agire insieme sui temi dell’alimentazione, miglio-rando il diritto universale al cibo. Il progetto è nato per consegnare un ruolo di responsabilità e contributo alle donne che ne saranno le pro-motrici.

L’obiettivo è di raggiungere e coinvolgere il maggior numero possibile di donne in tutto il mondo invitandole ad esprimersi sul cibo, coltivandolo e cucinandolo, e soprattutto sce-gliendo quale futuro costruire insieme per le prossime generazioni in termini di sostenibi-lità. Eccola una nuova opportunità per tutte le donne e per le nostre connazionali, responsa-bili rispetto al posto da protagonista occupato dal nostro Paese, e non solo perché saremo noi ad ospitare i partecipanti dell’Expo, ma an-che perché avremo la possibilità di esercitare, attraverso il Padiglione Italia e tutti i progetti ad esso connesso, un ruolo guida per la ricerca dell’innovazione nel settore dell’alimentazione a favore dei Paesi più disagiati.

I temi di lavoro saranno concentrati sulla scelta, imprescindibile, di rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione e quindi assi-curare cibo e acqua potabile per l’intero mon-do: le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità registrano che la fame, la sete, la mortalità infantile, la malnutrizione e tutte le malattie che sono prodotte da uno stato di così forte indigenza, colpiscono 850 milioni di per-

Vandana Shiva e Emma Bonino

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ranno al mondo la cultura e la tradizione ita-liana legata all’alimentazione, alla sua qualità, alla cura e all’amore per i prodotti finiti. Il Pa-diglione è l’emblema, come fosse una grande Piazza dell’Italia che incontra il Mondo.

Alcuni dei Paesi partecipanti che non posso-no o non vogliono sviluppare un proprio spa-zio, potranno condividerne uno detto Cluster, con un tema che li accomuna, in un confronto fra spazio e progetti, tradizioni, gusti, musiche ed esperienze. I Paesi saranno infatti collocati intorno ad una rete specifica di alimenti come il Riso, il Cacao e il Caffè, la Frutta e i Legumi, oppure intorno a delle tematiche globali come l’Agricoltura e la Nutrizione in Zone Aride, il Mare e le Isole, gli Ecosistemi.

Ogni Paese avrà a disposizione uno spazio espositivo in cui far emergere il proprio con-tributo individuale allo sviluppo del tema. Le aree comuni, il cuore dei Cluster, saranno de-dicate alla vendita e degustazione dei prodotti, ma anche a mostre e dibattiti. I servizi offerti e le soluzioni progettate dalla nuova Esposizione 2015 saranno quindi al limite del formidabile. L’esperienza del visitatore sarà sicuramente unica, educativa e suggestiva, resa più leggera dal percorso di sogno e pregnante dal livello delle tematiche in programma.

Expo 2015 significa questo, e significa an-che una buona opportunità per lavorare. “Oggi c’è la prospettiva di una forte perdita di occupazio-ne” ha dichiarato l’Architetto Fuksas sul quo-tidiano la Repubblica “e il nostro è un sistema molto rigido, appesantito da un debito pubblico enorme che né lei né io abbiamo contribuito a cre-are e che non sappiamo neppure cosa sia servito a pagare. Ma se finora tutti i governi hanno giusta-mente puntato solo a ridurlo, adesso l’emergenza è sui posti di lavoro, e ogni occasione per produrne è buona. Compreso l’Expo”.

EVENTI

lunare sbarcato sulla Terra. Un paesaggio che ospita i partecipanti in modo libero, senza schemi dall’accesso difficile. Questo perché la libertà dell’individuo nel suo percorso di sana espressione della sua esistenza, dev’essere in qualche modo rappresentato dal sito stesso. La struttura si compone di due assi che formano la griglia principale e ci riconduce agli schemi urbanistici delle città in epoca romana, simbolo, in qualche misura, di un sentiero ideale.

La città di Milano, quindi, si compone di un Decumano, che si muove dal centro cittadino verso la periferia, diventando l’asse che congiunge il luogo del consumo del cibo, la città, con quello della sua produzione, e cioè la campagna. Ma non finisce qui: il percorso è tracciato lungo un secondo asse, il Cardo, rifacendosi sempre all’urbanistica romana, e il suo asse rappresenta l’unione dell’anello dei parchi e delle strutture verdi che si riconnettono fra di loro ed entrano virtualmente nel Sito.

Lungo il Decumano, tutti i Paesi avranno un’ulteriore opportunità e cioè potranno liberamente offrire la loro ricchezza e tradizione alimen-tare con cibi e sapori della propria cultura, grazie ad un lotto destinato. Allo stesso modo il secondo asse, il Cardo, raccoglierà gli spazi espositivi curati dall’Italia, protagonista di questa stagione, con il Padiglione Italia. Qui le regioni e le città, ma anche le imprese e le associazioni, mostre-

Tradizione e innovazioneVivere in Italia è un grande privilegio, lo dimostrano la Storia, la Cultura e la Qualità della nostra vita. In questo contesto, l’Enogastronomia occupa un ruolo importantissimo nel nostro vivere quotidiano.

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Lo sguardo è ironico e scanzonato, tipico di chi osserva la vita e ne registra i battiti, il look ricorda i dandy inglesi di fine ottocen-to, anche se è rivisitato in chiave rock perché lui, Max Gazzè, da sempre sa trascendere le mode tanto nella musica quanto nello stile. Dagli esordi negli anni Ottanta sino ad oggi è sempre stato

coerente con se stesso, non ha mai ceduto alla lusinga del main stream ed ha portato avanti con convinzione progetti ambiziosi che lo hanno collocato all’interno del panorama di quei cantautori e musicisti italiani che hanno qualcosa da raccontare. Ogni suo brano è infatti una poesia che descrive il mondo reale, un mondo che potrebbe essere il suo tanto quanto il nostro. Da sempre appassionato di musica, a sei anni Max inizia a studiare pianoforte e a quattordici il basso elettrico. Romano di nascita, vive l’infanzia in Belgio con la famiglia dove frequenta la scuola europea e dove suona con alcune band di Bruxelles. Dopo aver militato nel gruppo inglese dei Northern soul ed aver sperimentato l’acid jazz, si trasferisce con la band nel sud della Francia e qui si cimenta anche come produttore artistico. Tutte esperienze che hanno fatto di lui quel Max Gazzè che tutti noi conosciamo e cantiamo da anni. Nel 1991 torna in Italia, apre uno studio di registrazione e inizia a collaborare con mu-

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L’alchimistadelle sette note

PROTAGONISTI

di BARBARA ODETTO

dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 13

sicisti e cantanti del calibro di Frankie HI-NRG MC, Alex Britti, Niccolò Fabi e Daniele Silvestri con i quali nel corso degli anni realizza diverse collaborazioni. Nel 1997, il brano Cara Valentina segna l’inizio del suo successo che prosegue ininterrottamente sino ad oggi ed è scandito da canzoni che sono delle vere hit come La favola di Adamo ed Eva, Una musica può fare, Il timido ubriaco, Il solito sesso sino ad arrivare alle più recenti I tuoi maledettissimi impegni e Sotto casa presentate nel febbraio di quest’anno alla sessantatreesima edizione del Festival di Sanremo. Il singolo Sotto casa conquista il terzo posto nella kermesse più famosa d’Italia, mentre l’album omonimo vince il disco di platino, conferman-do la qualità indiscussa della sperimentazione musicale, poetica ed ar-tistica di Max Gazzè. Lui intanto, infaticabile, inizia la tournée europea che lo porta nei club più esclusivi di Berlino, Bruxelles, Londra, Parigi e Barcellona e dove ad ogni data registra il sold out. L’ultima parte del 2013 lo vede invece impegnato in Italia con il Sotto casa tour che il 9 dicembre approda al Teatro Colosseo di Torino. Ad or-ganizzare l’evento è l’Hiroshima Mon Amour, da sempre protagonista attivo nella produzione e nell’organizzazione di spettacoli e di eventi culturali all’ombra della Mole.

In tour nei teatri italiani sino a fine anno, il cantautore racconta la sua musica e la magia che sa regalare non solo a chi la ascolta, ma a lui stesso. Perché in ogni brano, ci spiega, si nasconde un’alchimia.

MAX GAZZÈ

PROTAGONISTI

Partiamo dalla fine ovvero dai live. Meglio la dimensione intima dei club e dei teatri oppure quella dei concerti stile 1º maggio?In realtà mi piacciono entrambe le situazioni. I grandi spazi creano un’energia e una perce-zione di ciò che si sta vivendo molto forte, ma nei club e nei teatri riesco ad instaurare con il pubblico un feeling particolare, fatto anche di grandi silenzi. In Sotto casa tour mi accompa-gnano sia la band storica sia un quartetto d’ar-chi e alcuni brani hanno arrangiamenti morbi-di e delicati che negli spazi aperti hanno invece un sound più rock.

Il live italiano segue quello europeo: il pubbli-co risponde allo stesso modo ovunque?No. In Europa c’è una cultura e una curiosità verso la musica che in Italia manca. Mi spie-go meglio: mentre negli altri paesi il pubblico

come ad esempio Lilith, anche se di lei si parla nelle religioni mesopotamiche e i Sumeri nel 3000 avanti Cristo veneravano Lilitu. Per gli antichi ebrei Lilith fu la prima compagna di Adamo, che venne ripudiata e cacciata perché si rifiutò di obbedirgli. Vedo in lei un perso-naggio forte, una femminista che non accet-ta di procreare e di soggiacere alla volontà del maschio.

Sin dagli esordi nei tuoi testi hai sempre di-mostrato di essere radicato nel presente: come vivi da cittadino, e non da artista, la situazione economica italiana di oggi?Penso che ogni crisi sia uno stimolo al cam-biamento, un input per l’uomo che deve in-

gegnarsi e non abbattersi. Personalmente sono ottimista perché sento che è necessario cercare una soluzione, cambiare direzione.

Max e il cinema: dopo Basilicata coast to coast pensavamo di rivederti sul grande schermo…Mi sono divertito molto a recitare nel film di Rocco Papaleo ed è stato un onore lavorare al fianco di attori come Alessandro Gassman, Gio-vanna Mezzogiorno, Paolo Briguglia e lo stesso Papaleo. Io però sono legato ad un’altra forma d’arte e nella colonna sonora è inclusa Mentre dormi che ha vinto il David di Donatello nel 2011 nella categoria miglior canzone originale e il Premio Lunezia, sempre nel 2011, come Canzone al Cinema. Comunque mi rivedrete presto sul grande schermo. Nell’ul-timo film di Asia Argento, Incompresa, c’è un mio cameo. A proposito, la pellicola è girata proprio qui a Torino.

Ci saranno altri Festival di Sanremo?Non lo escludo. Ho già partecipato quattro volte e potrebbe capitare di nuovo.

Da Niccolò Fabi a Daniele Silvestri, passando per Carmen Consoli e Marina Rei, hai spesso collaborato o duettato con altri artisti. Credi nella forza del gruppo?Assolutamente sì e infatti collaboro da anni con mio fratello Francesco. Lui cura la parte più lirica dei testi, mentre io mi occupo delle sonorità. La nostra è una vera sinergia in cui ogni tassello completa il mosaico e non c’è prevaricazione.

Ne Il nome delle stelle canti: Sono un alchimista, un ingegnere, fantasi-sta, forse sognatore... Chi sei veramente?Il brano trae ispirazione da un fatto reale. Racconto di un posteggiatore che con qualunque condizione metereologica fa il suo lavoro ed è gen-tile con tutti. Per noi che lo vediamo ogni giorno è semplicemente un parcheggiatore, ma da come parla si capisce che è un uomo di cultura e nel suo paese di origine forse ha studiato e si è laureato. Può essere un ingegnere o forse un sognatore perché c’è della poesia nel suo modo di essere e di comportarsi. Se mi rifaccio all’etimologia dell’antico Egitto, io mi considero un alchimista perché Al Kemi significava arte egizia. D’altronde la musica non è forse una forma d’arte che crea l’illusione del non visibile? Una forza alchemica essa stessa?

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PROTAGONISTI

va ai concerti anche di artisti che non conosce perché ha voglia di scoprire nuovi nomi, da noi ci sono i fan e coloro che ti seguono da tempo.

Parliamo di Sotto casa, il tuo ultimo album.Ogni mio lavoro nasce da una serie di appun-ti e di idee che registro ovunque, anche sul cellulare. Osservo la vita e traduco in note le emozioni e le sensazioni che mi trasmette. Non vivendo in città sono facilitato perché pos-so esiliarmi più facilmente e concentrarmi sul mio lavoro. Collaboro da sempre sia con mio fratello Francesco, che è coautore di molti bra-ni, sia con un gruppo con il quale c’è ormai un feeling consolidato. Producendo i miei dischi posso scegliere come trasformare le idee in note senza vincoli e posso giocare con la mu-sica: ad esempio scegliendo di utilizzare solo strumenti veri che spaziano dagli amplificatori a valvole fino al vibrafono.

Quale tra i testi del cd più ti rappresenta?Nel tour teatrale eseguo Atto di forza, una suite armonica che trovo sia una bella composizione. Anche Sotto casa mi piace, mi mette allegria.

Come vive Max Gazzè le proprie canzoni?Quando realizzo un disco generalmente poi non lo ascolto più. Per prepararmi a questo tour teatrale mi sono distaccato dal ruolo di compositore e mi sono immedesimato nel pubblico. Sai cosa ti dico? Sono soddisfatto del risultato del mio lavoro.

Nell’ultimo cd c’è un brano, L’amore di Lilith, che si rifà alla mitologia sumerica: ti affascina questo mondo?In questi anni ho indagato parecchio la realtà nascosta dietro i miti ed ho letto alcune opere di Zecharia Sitchin che fu uno studioso dei testi sumeri. Purtroppo si sa poco di questa civiltà così interessante e di molte figure mitologiche,

MAX GAZZÈ

It’s ChrIstmas tIme e come ogni anno la magia del Natale contagia grandi e piccini. Perché, ammettiamolo, la voglia di sogna-re va di moda ad ogni longitudine e ad ogni latitudine, ma soprat-tutto a qualunque età. Cresciamo sapendo che Babbo Natale esiste

e porta i doni a tutti i bambini, lo chiamiamo in modo diverso a seconda dei Paesi, gli attribuiamo qualità più o meno magiche, ma quanto sap-piamo veramente di lui? Per questo abbiamo deciso di fargli delle domande e gli abbiamo inviato una mail. Una sfida? Sicuramente. Un gioco o un divertimento? Niente affatto. Questa è un’intervista seria. Lui, nonostante i tanti impegni di questo periodo, ci ha risposto e ci ha anche suggerito di diventare suoi follower su Facebook. Perché questo vecchietto dall’aria dolce e simpati-ca si è adeguato velocemente alle innovazioni tecnologiche ed è addirit-tura presente su Twitter. Insomma, non è solo l’idolo dei più piccoli, ma anche un esempio per i più grandi.

Dove abiti?A Rovaniemi, nel Circolo Polare Artico. La mia capanna attuale fu co-struita dopo la Seconda Guerra Mondiale grazie ad Eleanor Roosevelt, promotrice dell’UNRRA ovvero l’organizzazione umanitaria precorritri-

Caro Babbo Natalemi concedi un’intervista?

di BARBARA ODETTOe FEDERICO PRATONE

48

Dove abita Santa Claus? Come riesce a consegnare

tutti i doni in una sola notte? Sono tante le curiosità

legate a questo personaggio. Per questo abbiamo deciso

di intervistarlo ...

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PROTAGONISTI

ce dell’Unicef. Quando nel 1950 la moglie del Presidente degli Stati Uniti si recò nel villaggio per constatare la ricostruzione postbellica del-la Lapponia, il prefetto Uuno Hannula cercò idee per organizzare l’evento. Il sindaco Lauri Kaijalainen, con la collaborazione del suo per-sonale, ottenne in regalo dal professore Eemeli Karinen un terreno sulla strada statale n. 4 in direzione nord e fece erigere una capanna per gli ospiti. Da allora questa è la mia casa e negli anni sono venuti a trovarmi non solo tanti bam-bini con le loro famiglie, ma anche personaggi illustri e capi di stato.

Ti piace vivere al Polo Nord?Molto. Il Circolo Polare Artico è un luogo magi-co in cui in estate il sole splende anche a mez-zanotte, mentre in inverno è buio sia di giorno sia di sera. Questo fenomeno si chiama notte polare e oltre alla luna e alle stelle, nel cielo è possibile ammirare le aurore boreali. Le scie luminose di diverso colore sono uno spettacolo stupendo che incanta grandi e piccini.

Non ti annoi da solo tutto l’anno?Ma io non sono solo! Con me vivono gli elfi, che con i loro giochi fanno un gran rumore e mi tengono allegria. A proposito: lo sai che i miei amici sono molto bravi a nascondersi e si fanno vedere solo quando lo decidono loro?

Gli elfi ti aiutano a preparare tutto per la notte di Natale?Sono compagni preziosi e infaticabili perché costruiscono i giocattoli, li impacchettano, nu-trono le renne, aiutano in cucina e lavorano per mantenere il Polo Nord un ambiente pulito. Inoltre smistano le centinaia di lettere che arri-vano ogni giorno al villaggio.

Hai un hobby?Dormire, soprattutto in estate, e giocare.

Qual è il tuo cibo preferito?Latte e biscotti. Approfitto di questa intervista per ringraziare tutti i bambini che ogni anno li lasciano accanto all’albero di Natale.

Cosa non mangi invece?Hamburger o spezzatino di cervo e di renna.

Tu non sei proprio magro: come fai a scendere dal camino?Semplice, utilizzo la magia e mi tocco il lato si-nistro del naso per diventare abbastanza picco-lo da riuscire a scendere; quando invece torno alla slitta mi tocco il lato destro.

Quante sono e come si chiamano le tue renne?Sono otto: Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Co-met, Cupid, Donder, e Blitzen. I nomi li abbia-mo scelti gli elfi ed io.

dicembre 2013 | Plus Magazine | PrOtaGONIstI 17

A proposito delle renne, perché volano?Perché le nutriamo con un mais speciale che a loro piace moltissimo.

Come riesci a trasportare tutti i doni con una sola slitta?Grazie al mio sacco rosso, che è magico e senza fondo per cui continua a riempirsi finché non ho terminato di consegnare i regali ai bambini di tutto il mondo.

È difficile raggiungere ogni bimbo del pianeta?Sono aiutato dalla magia delle mie renne e dal fuso orario, che è diverso a seconda della longitudine. Ho anche alcuni strumenti preziosi, come il Meteo Misuratore di Gelo del Polo Nord che mi segnala in anticipo i paesi nei quali c’è brutto tempo e mi permette di prepararmi in caso di tempesta.

Quante lingue parli?Tutte quelle che ci sono nel mondo. Ecco perché leggo e capisco le lettere che mi scrivono i piccoli dei cinque continenti senza alcun problema.

Leggi davvero tutte le lettere che ricevi?Assolutamente sì e con vero interesse. Mi piacciono molto quelle con i disegni colorati.

Molte abitazioni oggi non hanno più il camino, come fai ad entrare?Utilizzo della polvere magica che ne fa comparire uno e poi lo fa scompa-rire quando ho finito di consegnare i doni.

A volte alcuni bambini non ricevono i regali richiesti nella lettera. Come mai?Perché evidentemente non sono adatti a loro.

C’è qualcosa che ti rattrista?Sapere che qualche mio piccolo amico non si comporta bene. Io lo so che non esistono bimbi cattivi!

Cosa mi regaleresti per Natale?Una leggenda molto conosciuta qui in Lapponia. Colui che con la luna piena attraversa il Circolo Polare Artico in piena estate con una zampa di lepre in tasca e un trifoglio in mano e conosce le parole dell’incantesimo, riceverà per un attimo la forza del ghiottone, gli occhi della civetta delle nevi e la velocità della renna. Te la dedico e ti suggerisco di aspettare il momento giusto per oltrepassare il Circolo Polare Artico.

PROTAGONISTI

di MARIANGELA SALVALAGGIO

foto di Carmine Maringolae dell’Archivio Fondazione Casa Teatro

ragazzi e giovani di Torino

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Nata per scardiNare le certezze

Emma Dante

Tono deciso, sguardo duro sul mondo che la circonda, la “condottiera” palermitana è considerata uno dei migliori talenti della scena contemporanea

PROTAGONISTI

d UE PREMI UBU con gli spettacoli “mPalermu” e “Carnez-zeria”, un Premio Scenario, un Golden Gral per la regia di “Medea”. Emma Dante è definita da “Le monde” come una “donna vulcano”. Nota a livello europeo per le sue messe in

scena teatrali, per i suoi allestimenti di opera lirica e, recentemente, anche per la regia cinematografica. La regista siciliana ha diviso la platea alla Mostra di Venezia con la pellicola “Via Castellana Ban-diera”, tratta dal suo libro pubblicato nel 2008 da Rizzoli. Un testo scritto già con l’idea di farne un film per rendere visibile un angolo dimenticato di Palermo, una strada vera fuori da ogni itinerario, su cui incombe lo strapiombo soffocante della montagna, e dove Emma Dante ha vissuto dieci anni. Nel film figura anche suo marito, Carmine Maringola, attore e au-tore teatrale con la compagnia Sud Costa Occidentale, fondata dalla Dante e con la quale l’artista ha iniziato la sua carriera, provando anche in un ex carcere pericolante nel quartiere Ballarò a Palermo. Ed è da questo continuo peregrinare in luoghi non nati per fare te-atro che è scaturito in lei il desiderio di fondare “La Vicaria”, una fabbrica di teatro, un laboratorio stabile che l’artista definisce uno “spazio svincolato”. Dieci anni dopo, la consacrazione, con la dire-zione della “Carmen” alla Scala, una rappresentazione che ha fatto molto discutere per la messa in scena di uno stupro.

Traguardi che sanciscono un percorso, quello intrapreso dalla dram-maturga, attrice e regista che mescola la potenza stilistica, fisica, car-nale del testo e degli attori alla raffinatezza della messa in scena e dei personaggi che emanano fascino estetico. Sono di straordinario impatto le sue storie sanguigne, le scene tragicomiche e i terribili passati familiari dei protagonisti.

La regista è pronta al debutto nel teatro lirico della sua città in gen-naio con “Feuersnot”, secondo lavoro teatrale di Richard Strauss, ed è al ritorno alla regia in “Le sorelle Mancaluso”, la storia matriarcale di sette sorelle. Tutto questo dopo aver inaugurato la stagione della

Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, con la sua ultima produzio-ne dedicata ai più piccoli, “La Bella Rosaspina addormentata”. Riflettendo su questo spettacolo, scritto e diretto dalla regista siciliana che firma la sua terza incursione nel teatro per ragazzi, inizia la conver-sazione telefonica con Emma Dante che risponde dalla sua Palermo. La bella Rosaspina cade in un sonno stregato dal quale il principe la sveglierà cento anni dopo.

Lei racconta in quale realtà si risveglierà. L’antica fiaba de “La bella ad-dormentata” di Charles Perrault è solo un punto di partenza per parlare della complessità del mondo contemporaneo. Sì, la messa in scena, in parte, ricalca la struttura del racconto originale ma poi propone uno sviluppo. In cento anni ci sono le guerre, anni Set-tanta, i Beatles, la televisione e Facebook. La bella Rosaspina addormen-tata è una favola dedicata alla crescita e alla scoperta di sé, al momento critico che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta. La protagonista dovrà fare i conti con un mondo completamente cambiato, ma anche lei non è più come prima: da bambina è diventata donna, e anche questo è un importante cambiamento da affrontare.

Personaggi e tono ricordano gli ambienti popolareschi delle novelle di Boccaccio. È una parabola sull’amore e sull’infanzia che si svolge per il solstizio d’estate in una Monaco senza tempo, che da capitale del sud della Ger-mania, diventerà il prototipo di ogni città del sud.

È giusto definire questa favola come un’occasione per andare oltre le norme e gli stereotipi del maschile e del femminile?

dicembre 2013 | Plus Magazine | PROTAGONISTI 19

PROTAGONISTI

La ragazzina si innamora di un principe che in realtà è una principessa e si innamora senza pregiudizi, ma non mi sento di definirla una favola sull’omosessualità. Non vuole essere

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ogni tipo di crescita intellettuale e sociale. Mi fa molto male anche la vigliaccheria, il non assumersi la re-sponsabilità che è alla base delle più grandi disgrazie di questo tempo, che sono proprio figlie di questa irrespon-sabilità.

A questi temi si dedicherà nel pros-simo futuro? Al momento sto lavorando a uno spettacolo sulla famiglia che consu-ma una veglia funebre. [“Le sorelle Mancaluso” che debuttano a Napoli a inizio anno e che in primavera sa-ranno in scena al Piccolo di Milano e alle Fonderie Limone a Moncalieri, Torino, ndr].

Ne “Le sorelle Mancaluso” la fami-glia si riunisce al funerale di una di loro. Pensa mai alla morte? Costantemente, la morte è mia compagna di giochi. La morte e la reli-gione non sono due cose legate necessariamente e nel rapporto con la morte credo molto. La morte è un fatto evidente, naturale. Faccio i conti con la morte, nella vita e dalla vita.

Anche se lei stessa ha definito il suo rapporto con la religione nullo, le piace questo Papa così attento agli ultimi della terra? Un Papa simpatico ma non posso dire di più. Non credo nella Chiesa. L’Italia dovrebbe essere un paese laico e non mi interessa la posizione della Chiesa. La sua presenza è troppo ingombrante e vorrei una mag-giore libertà di opinione.

La sua opera è definita spesso come controversa e lei è famosa per testi e messe in scena dissacranti e dirompenti. Cosa le piace di questo essere non allineata? Il fatto di non essere allineata, senza volerlo, senza studiarlo a tavolino. Il mio è un non allineamento naturale, sono fatta così. Non faccio teatro per provocare. Il mio è un teatro poetico, non politico.

Vive a Palermo, recita a Parigi, ama Napoli ed anche Torino è nel suo cuore. Le piacerebbe girare un film a Torino? Sì mi piacerebbe. Ma certo, sono stata a Torino ai tempi della collabo-razione con Vacis e del gruppo della Rocca. Ho vissuto parte della mia storia professionale e Torino, è una città che amo molto.

Era un modo per chiederle se ritornerà al cinema dopo “Via Castellana Bandiera”? (ride) Sì, penso di fare ancora cinema.

Cosa ama del cinema italiano? La poesia di Fellini è l’utopia che sto cercando nel teatro.

Si avvicina l’ora del pranzo, per cui chiudiamo in dolcezza. È una buongustaia? Piatto siciliano preferito? La parmigiana, ma anche la caponata. Oggi sono in vena di contorni.

Contorni ricchi. Sa cucinare? No per niente, ma mi creda so mangiare. Decisa, vera, anche quando si tratta di scegliere un menù.

una strumentalizzazione. Il principe donna balla il valzer finale ma c’è solo questo, un ballo finale, senza nulla di osceno. Una danza dell’amore, fatta da due ragazze.

Dovremmo avere lo spirito dei bambini sem-pre dinanzi alle differenze, è d’accordo? I bambini sono gli esseri più puri e quindi più sgombri di pregiudizi.

Molti sono gli elementi nelle sue opere che dimostrano le sue radici siciliane. Per me sono importanti tutti gli elementi che servono per scardinare delle domande, delle certezze, per mostrare il lato più scoperto dei nervi. Per questo ricorro alla musica, al ritmo e al timbro della voce, al movimento del corpo e al dialetto.

Il suo è un teatro intimo e viscerale con te-sti appassionati in un palermitano sanguigno e atavico. E l’uso del dialetto non impedisce alla sua compagnia teatrale di lavorare molto anche all’estero, in particolare in Francia. Elementi come il dialetto sono il bagaglio della mia vita, mi aiutano a continuare la mia ricerca.

Da Wikipedia leggo che lei inviterebbe l’atto-re a sentirsi libero da un retroterra culturale che lo limiterebbe nella sua espressione artistica. Deve essere un’imprecisione o sbaglio? Sì, non ho mai affermato di richiedere questo. Anzi io cerco proprio l’opposto.

Il suo teatro – ha dichiarato – “ha a che fare con le inciviltà del mondo”. Quali sono le peg-giori? Le peggiori inciviltà sono la menzogna, la su-perficialità, la paura del diverso che uccidono

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TECNOFUTURO

UN FUTUROIN 3Dd i P I E T R O G E N T I L E

dicembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 23

Rapporto ASSINFORM

Alla fine del 2013 possiamo condurre le prime riflessioni sull’ipotetica ripresa eco-nomica che era stata prevista a fine 2012. Purtroppo i dati non sono quelli che ci si at-tendeva. In particolare, uno degli indicatori fondamentali per la nostra economia è quello dell’andamento delle nuove tecnologie, molto sensibili ai venti di ripresa e che nel resto del mondo sono in nuova forte crescita fin dalla fine del 2011.

Secondo il recente Rapporto Assinform, nel primo semestre del 2013, il mercato dell’Information Communication Technology Italiano nel suo insieme (servizi e prodot-ti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, infrastrutture di rete e con-tenuti digitali) ha accelerato la tendenza al ribasso registrando un calo complessivo di -4,3% rispetto allo stesso periodo del 2012.

Tra le nuvole nere descritte da questi dati, si intravede però un raggio di luce rappresen-tato dalla crescita del 4,9% dei contenuti e pubblicità on line e del 4,5% per i segmenti innovativi.

Tra questi, in particolare, si evidenzia l’incremento sia della domanda di tutti quei dispositivi digitali che innovano attività tra-dizionali, in collegamento con l’uso del web, come le smart-tv, gli e-reader, le fotocamere di-gitali, le stampanti 3d, sia degli investimenti per le piattaforme software di e-commerce, di social network, “Internet delle cose”, i servizi di cloud computing e relativi data center.

Il nostro Paese è quindi in forte ritardo ri-spetto all’Europa dove l’incidenza del merca-to ICT (che continua a crescere ulteriormente a fronte del -4,3% italiano) sul PIL è prossima al 7%, mentre in Italia si attesta solamente al 5%, con gravi ricadute sul settore specifico ma soprattutto sul mancato sviluppo del nostro sistema economico e produttivo in generale ed ovviamente nella mancata creazione di nuovi posti di lavoro.

La crescita di nuove applicazionie nuovi lavori

In Italia si allarga sempre più il divario tra quel 10-15% della po-polazione che, svolgendo professioni non intaccate dall’automazione o avendo imparato a dominare le macchine e a migliorarne il rendi-mento, vivrà in condizioni di grande benessere e tutti gli altri. Gli altri sono quelli che troveranno impieghi ai margini della società infor-matizzata o che svolgeranno lavori, come quelli degli infermieri, che le macchine non riescono a sostituire ma non richiedono una grande qualificazione.

Un recente e dettagliato studio della Oxford University ha esamina-to in profondità, ben 72 settori produttivi, giungendo alla conclusione che quasi la metà dei lavori ancora svolti dall’uomo oggi (il 47%, per la precisione) verrà prima o poi sostituita dalle macchine.

A conferma di ciò, secondo una ricerca di David Autor, docente del M.I.T. di Boston, presto esisteranno sul mercato robot capaci di so-stituire anche lavoratori con mansioni piuttosto complesse, ma con un’elevata componente di routine manuale, lasciando all’uomo i me-stieri non routinari che saranno essenzialmente di due tipi: nella fascia

TECNOFUTURO

L’Italia continua ad arretrare in tutte le classifiche mondiali dell’innovazione,

ma le nuove tecnologie possono riservare in futuro interessanti sviluppi per la nostra Nazione.

Nel suo ultimo libro “Makers”, Chris Ander-son riprende il concetto di produzione margi-nale ipotizzata per la prima volta nel suo libro “The Long Tail” applicandola alla produzione di serie attraverso la nuova rivoluzione indu-striale indotta dall’introduzione delle stampan-ti 3D a basso prezzo.

Questa logica si applica, secondo Anderson, sia alla produzione fisica dei beni, che alla pro-duzione intellettuale relativa alla progettazione degli stessi.

Di seguito uno stralcio dell’intervista da noi effettuata a Parigi nel corso del lancio del suo primo libro “The Long Tail”.

Mr. Anderson lei, uno specialista in informa-tica e fisica, ha ideato un’originale teoria econo-mica che sta trovando applicazione nella realtà dei fatti: può spiegarci in poche parole in cosa consiste?

Ne “The Long Tail” parlo di quello che sta ac-cadendo alla nostra cultura ed alla nostra eco-nomia in una realtà in cui tutto si sta spostan-do da una situazione di prodotti di massa ad una miriade infinita di produzioni di nicchia che si adattano in modo specifico a milioni se non centinaia di milioni di persone che in re-altà hanno gusti diversi e consumano prodotti differenti.

Questo sta avvenendo grazie ad Internet ma è un fenomeno che non si è subito verificato con la nascita di Internet. Infatti, all’inizio, via web si vendevano gli stessi prodotti che pote-vano essere trovati nei tradizionali negozi, ma negli anni i gusti dei “navigatori” si sono raffi-nati e nel contempo sono aumentati in modo esponenziale gli utilizzatori del commercio elettronico. La possibilità di vendere in tutto il mondo via Internet prodotti altamente perso-nalizzati ad un numero relativamente limitato di utenti e con costi di distribuzione più bas-si che in passato ha creato in questi anni una nuova economia che prima dell’era dell’online non poteva esistere. La novità è che questa eco-nomia oggi, per la prima volta, sta superando in termini dimensionali quella delle tipiche produzioni di massa delle grandi corporations.

La “lunga coda” era già teorizzata dal fa-moso economista italiano Vilfredo Pareto circa 100 anni fa nella legge sulla distribuzione delle risorse e dei redditi: qual è la differenza rispetto alla sue teoria?

La differenza rispetto alla teoria del passato

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alta troveremo i lavori astratti, quelli che richiedono intuito, creatività, capacità di persuadere e risolvere problemi. Sono i lavori di manager, scienziati, medici, ingegneri e designer. Nella fascia bassa, invece, si collocheranno lavori manuali, ma non solo, non routinari ma estrema-mente semplici nel loro svolgimento e che ovviamente, visto il basso valore aggiunto, verranno remunerati con un salario non sufficiente a mantenere uno standard di vita dignitoso. Per non sembrare eccessivi basti pensare alla professione del traduttore, che è tutto meno che un lavoro manuale routinario e che invece nei prossimi anni potrebbe essere soppiantato da sofisticatissimi software che operano anche in tempo reale.

Chris Anderson: makersUna tipologia di lavoro che potrebbe avere un futuro non indifferente

è quello dell’ “artigiano digitale”.

Sappiamo che la produzione industriale di massa è ormai da anni una realtà. Sappiamo anche che tali tipologie di lavorazioni, si sono spostate praticamente in larga parte verso il sud est asiatico e la Cina. Spesso abbiamo collegato a questi due fenomeni (la massificazione e la delocalizzazione) lo stereotipo dell’abbassamento del prezzo con un contestuale abbassamento della qualità. Ma non sarà così per sempre, anzi, con il passare del tempo l’ulteriore riduzione del prezzo dei beni prodotti in massa sarà accompagnata da un miglioramento della qualità.

Esiste però secondo Chris Anderson, ex direttore di Wired America ed oggi Presidente di una società da lui fondata dal nome “3D Robotics”, una componente di economia marginale costituita dai cosiddetti arti-giani digitali, che nel tempo potrebbe diventare di grande entità e che potrebbe produrre beni artigianali di alta qualità a bassissimo prezzo.

TECNOFUTURO

è data dal fatto che Pareto identificava nell’a-rea della “lunga coda”, un settore marginale di produzione e di consumo. Oggi invece gra-zie ad Internet ed al mercato globale la “lunga coda” sta diventando il principale aggregato di opportunità della nuova economia. Quella che voi Italiani chiamate “fabbrichetta” e che noi anglosassoni chiamiamo “Cottage Industries” oggi potrebbe diventare se specializzata in seg-menti di nicchia estremamente innovativi.

Stampanti 3DLa tecnologia a tre dimensioni sta spopo-

lando oggi nei vari campi della vita quotidiana: partendo dal cinema (ricordiamo il fenomeno IMAX 3D già presente dagli anni ’90), alla te-levisione ed i videogiochi dal 2010, si è arrivati recentemente alla realizzazione di stampanti 3D che presto saranno anche in grado di stam-pare a basso costo qualsiasi oggetto fino al cibo e in futuro ai tessuti umani.

In brevissimo tempo, la stampa 3D è di-ventata un processo accessibile a tutti. Infatti, mentre fino a qualche tempo fa si definiva “ar-tigiano” chi creava un’azienda e produceva, ad esempio, pezzi per il settore automobilistico ed elettrodomestico, oggi i veri pionieri dell’ar-tigianato moderno sono le persone comuni che, avendo un’esigenza, si costruiscono auto-nomamente ciò di cui hanno bisogno.

Queste persone formano il popolo dei co-siddetti makers, dall’inglese fabbricatori, og-getto di studio dell’ultimo libro presentato da Chris Anderson.

Un maker, una volta realizzato il modello 3D, può sfruttare la stampa a tre dimensioni tramite diversi modi, sia distribuendo i propri prodotti che distribuendo il proprio “proget-to di produzione”, realizzabile con qualsiasi stampante 3D, in qualsiasi luogo del mondo, così come si distribuisce oggi una APP per gli apprezzatissimi Tablet.

Torino 3DUna delle culle della stampa 3D in Italia

è Torino: hanno recentemente festeggiato il loro primo anno di attività le Officine Ardui-no, startup avviata dal torinese Massimo Baldi, professore universitario nonché membro del team creatore della celebre scheda elettronica open source Arduino utilizzata da migliaia di appassionati di robotica in tutto il mondo. Le

Officine Arduino sono sorte negli spazi di co-working del Toolbox di To-rino esattamente il 17 febbraio 2012 con l’intento di diffondere la cultura dell’open hardware in Italia e l’utilizzo dei sistemi di controllo robotizzati nel nostro Paese e nel Mondo.

ConclusioniLa figura dell’artigiano digitale, in futuro, potrebbe riportare in auge,

grazie alle nuove tecnologie, un settore economico che in Italia è in forte declino.

La sfida è comunque appena iniziata: si tratta di capire se vincerà la produzione di massa a bassissimo costo localizzata nel sud-est asiatico o la produzione artigianale di alta qualità che può realizzarsi in qualsiasi luogo della terra grazie alle stampanti 3D.

All’inizio del XXI secolo il problema è ancora quello di favorire una redistribuzione, almeno parziale, dell’immenso reddito creato dalle po-tenti corporations globalizzate, che hanno sì aumentato la produttività e la ricchezza nel suo complesso, ma che hanno anche creato delocalizza-zione del lavoro ed alta disoccupazione nei paesi occidentali.

dicembre 2013 | Plus Magazine | TECNOFUTURO 25

TECNOFUTURO

••• BARBARA ODETTO

(foto Archivio Stilisti)

MODA

CHARMANTISSIMAMENTECHARMANT, AFFASCINANTE. È la donna-icona degli stilisti che per l’ultima tranche del 2013

propongono outfit eleganti e sofisticati da indossare come passepartout in ogni momento della giornata. la femminilità viene enfatizzata dagli accessori e dalla palette cromatica. perché la stagione più fredda, quest’anno, ha voglia di giocare con la tavolozza dei colori e di improvvisare accostamenti inediti. anche noi giochiamo con le parole (lo abbiamo fatto in ogni numero di plus magazine) e vi auguriamo di essere charmantissimamente voi stesse.

A TUTTO GASLa donna Gas in questo autunno-inverno tar-gato 2013 è femminile, dressy, a volte raffina-ta, altre grintosa e rock, ma sempre seducente e attenta a valorizzare la propria personalità. In versione biker predilige la pelle naturale o ecologica sia per il giubbino sia per il cinque tasche super skinny, per i leggins o per i dettagli delle gonne. Nel suo guardaroba non mancano la giacchina Chanel e capi spalla grintosi come il parka e il chiodo, che abbina a bluse, romantici dress e gonne plissé dalla linea morbida. La sua è una femminilità che parla attraverso tessuti trasparenti e impalpabili, asimmetrie e con-trasti di materiali e colori. Vero must sono la lana cotta, i filati bouclé, il pizzo e le lavorazioni

nordiche con accenti di lurex, ricami, decori gioiello e lavorazioni jacquard. Anche le stampe all over sono tra i leit motiv e fanno capolino su abitini, bluse, t-shirt reversibili e pantaloni. La palette cromatica, infine, punta su una scala variegata di grigi, blu, contrasti tra bianco e nero e ancora su toni caldi e grintosi come il giallo senape, il verde e il bordeaux. Perché le girls, oggi più che mai, vogliono colore!

>>> www.gasjeans.com

dicembre 2013 | Plus Magazine | MODA 27

GASJEANS

MUSYUN NODO DI VALOREPer rendere ancora più brillanti e luminose le feste, niente di meglio di un gioiello. Da regalare o da indossare. Se poi le creazioni sono realizzate in maniera esclusiva e sono frutto di attenti studi e progetti di livello, allora l’oggetto diventa ancora più prezioso. La gioielleria Musy, al numero 1 di via Po a Torino, interpreta alla perfezione questa ricerca di stile e unicità e firma splendide creazioni tratte dall’archivio storico della gioielleria Musy, fornitore ufficiale della Real Casa Savoia dal 1707. I monili, rivisitati in chiave contemporanea grazie ad un progetto che si avvale del supporto degli studenti dell’Istituto Europeo di Design del capoluogo piemontese,

sono vere opere d’arte. Un esempio? L’originale anello Nodo, realizzato secondo il disegno del celebre orefice e proposto in quattro versioni differenti: in argento con un pavè di sedici diamanti bianchi, in argento con un pavè di sedici diamanti neri, in argento con un pavè di sedici rubini rossi e in oro rosa nove carati con un diamante. Un gioiello che da solo è protagonista e accende di luce e di stile qualunque look.

MODA

CHARMANTISSIMAMENTE

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CHIC DALL’ALBA AL TRAMONTOParola d’ordine: bon ton. Lady Aspesi sceglie uno stile elegante, perfetto per il giorno come per la sera, ideale per un meeting o per un happy hour. Le linee sono impeccabili e rigorose, talvolta impalpabili, senza tuttavia trascurare o nascondere la femminilità di ogni lei. I toni spaziano dal classico black & white al rosa passando per il senape, il verde, il corallo e il rosso. Nuances che esal-tano la personalità e regalano luce anche nei giorni più cupi. Pantaloni dal taglio sartoriale, gonne dalle lunghezze midi, camicie à la garçonne e abitini dall’appeal sofisticato sono accompagnati da coprispalla caldi e avvolgenti che si adattano perfettamente ad ogni look e a qualsiasi momento della vita di una donna. Perché Aspesi regala il twist giusto in ogni occasione.

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ASPESI

MODA

COME CENERENTOLA ....La Cenerentola targata 2013 sceglie una scarpetta raffinata e iper femminile, anche se declinata in versione flat. Si tratta della tradu-zione moderna della ballerina, un loafer dalla linea affusolata e con un tocco romanticamente retrò. Ideata e realizzata dal team stilistico del Gruppo G.L.D.C., è dedi-cata a tutte le donne che amano accessori preziosi e discreti, sobri ma di grande carattere. Ela, questo il suo nome, ha un design ricer-cato ed è caratterizzata da un’artigianalità esclusivamente Made in Italy. Concepita in quattro varianti stilistiche – con fiocco, liscia, lavorata a brogue che richiama la calzatura maschile, con frangia e nappine di ispirazione British – e realizzata in vernice, camoscio e nappa, questa chaussure sceglie colori che vanno dal giallo sole al grigio perla, dal ciclamino intenso al verde sottobosco, dal viola al rosa antico, per arrivare ai laminati oro rosa, bronzo e canna di fucile, veri protagonisti di stagione.

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MODA

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BALLY ACCESSORI CON SPIRITO DI AVVENTURA!Da 162 anni Bally realizza scarpe, borse, guanti ed altri “oggetti del de-siderio” che si distinguono per la qualità indiscussa dei materiali e per la linea sobria e senza tempo. Naturalmente il brand svizzero rimane fedele a se stesso anche in questo 2013 e propone accessori che si ispirano ad una donna dallo spirito libero e avventuroso: la fotogiornalista Lee Miller, icona chic del ventesimo secolo. L’esprit curioso di colei che fu allieva e musa di Man Ray trova la sua massima espressione nelle calzature dalla vestibilità impeccabile, negli outfit perfetti per la città come per la montagna e nelle originali borse. Unica nel suo genere è la Camera bag, il cui design ricorda la borsa che conteneva la macchina fotografica di Lee Miller e che si tradu-ce in un’esclusiva “capsule collection” declinata in quattro versioni: quella Classica, la Overnight, la Portfolio e la Mini. Last but not least, il colore. La griffe punta su una palette cromatica molto naturale che si ispira ai pano-rami svizzeri e alla sua tavolozza di gialli, rossi, verdi e marroni.

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MODA

MODERN VINTAGELo stilista Enzo Mantovani spazia dal classico al retrò e dal bon-ton all’easy chic utilizzando fibre nobili quali cashmere, lana vergine e seta accostate a lavorazioni che impreziosiscono e rendono unico ogni sin-golo capo. La sua musa indossa gonne in pizzo, pantaloni in velluto e jeans abbinati al cashmere; sceglie tonalità che spaziano dal verde militare al verde acido, dal turchese al panna, dal color talpa al vi-sone per contrastare le giornate più grigie con un accenno di luce. Il couturier le regala texture simili ad un caldo abbraccio, perfette in questa stagione fredda, senza dimenticare tuttavia la femminilità e l’eleganza. Per una lei che ama vivere il proprio tempo libero senza prendersi troppo sul serio, ma che desidera l’unicità dei dettagli, le nuances più cool sono il melograno, il bruciato, il camoscio e il verde bosco, sapientemente abbinati ai toni naturali. La donna Mantovani protagonista dei party più cool vuole invece brillare. Ecco allora che fanno capolino il cashmere lavorato con inserti in pizzo e ricami, i trafori nelle trame, l’inserimento di pietre semipreziose e punti luce, i fili di lurex scintillanti. La palette colori? Naturalmente punta sul nero, ma anche sul ghiac-cio, sul rosa, sul blu Cina, sul polvere, sul cipria e sull’asfalto.

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La tragedia del Vajont: un debito che non si è estinto

dal nostro inviato DARIO MIGLIARDI

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EVENTI

Raccontata così può sembrare che una grande fatalità naturale sia l’origine di tutto. Ma non fu così. Ci furono delle responsabilità gra-vissime da parte di chi progettò la diga determinate da incuria, avidità e profitto tanto che l’ONU dichiarò: “è stato il fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare”.

Andiamo con ordine. Il tutto iniziò nel 1929 quando l’ingegnere Carlo Semenza e il geologo Carlo Dal Piaz, presentarono un progetto che prevedeva la costruzione di diverse dighe nel Veneto per far fronte alla crescente richiesta di energia elettrica.

ono da poco passati 50 anni dal disastro della diga del Vajont.

Era il 9 ottobre del 1963, quando una frana si stac-cò dal Monte Toc e cadde nel bacino artificiale pro-vocando due gigantesche ondate d’acqua. La prima si diresse verso i comuni di Erto e Casso, la seconda scavalcò la diga e andò a gettarsi contro la Valle del Piave distruggendo il pae-se di Longarone, poi quelli vicini, tra i quali Castella-vazzo, Codissago, Faè, Pi-rago, Rivalta e Viillanova causando circa 2000 mor-ti. Fu la più grave tragedia che l’Italia abbia vissuto dai giorni di Caporetto.

La tragedia del Vajont: un debito che non si è estinto

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Poi ci fu il ventennio fascista e successivamente la guerra che bloc-cò i lavori di realizzazione. Solo nel 1956 la SADE, “Società Adriatica dell’Energia”, fondata dal conte Giuseppe Volpi, quello della omonima Coppa alla Mostra del Cinema di Venezia e presieduta dal 1953 da Vit-torio Cini (della omonima Fondazione di Venezia), cominciò i lavori di quella che sarebbe diventata la più grande diga ad arco del mondo. I primi progetti prevedevano la diga ad un’altezza di 200 metri ma, in corso d’opera, la struttura lievitò sino a 261 metri.

La diga del Vajont doveva essere un capolavoro di ingegneria civile italiano, pronta a contenere 150 milioni di metri cubi d’acqua.

Tuttavia i progettisti non tennero conto della conformazione geolo-gica del terreno e delle usanze ataviche del luogo. Vajont è un picco-lo torrente lungo poco più di 14 chilometri, che nel dialetto friulano, (siamo al confine tra il Friuli e il Veneto) vuol dire “vien giù”. Ancor più lungimirante è il nome del Monte Toc su cui poggia la diga da un lato, che in dialetto significa, “marcio”. Gli abitanti del luogo sapevano che quel monte non era sicuro, che continuava a franare e anche il geologo austriaco Leopold Muller dichiarò che c’era una frana in atto e

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che prima o poi sarebbe crollata, “...ho individuato sotto il Monte Toc una frana con un fronte di due chilometri, una profondità di centinaia di metri, uno sviluppo verticale di circa 600 metri e una massa stimata di 200 milioni di metri cubi...”.

Successivamente la SADE chiese un parere anche a un altro geo-logo, Edoardo Semenza, figlio del progettista, sperando che fosse più clemente, ma anche lui si palesò contro la realizzazione della diga, accusando i vertici della SADE di essere a conoscenza del problema e di non volerlo considerare. Troppi gli interessi in gioco e i soldi investiti.

La diga venne ultimata nel 1959 e con la legge del 27 novembre 1962 tutte le imprese elettriche vennero nazionalizzate. La SADE di-ventava così di proprietà dell’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica).

Si tenga presente che già durante i lavori di costruzione della diga furono 15 le persone che persero al vita. Ma ciò nonostante per molti abitanti della valle andare a lavorare nel cantiere significava elevarsi

di grado, erano dei contadini che non avevano mai avuto un salario fisso e percepirlo a sca-denze precise per loro era una vera pacchia.

Nel frattempo, la frana del Monte Toc, scendeva giù lentamente, tanto che i tecnici misero dei paletti illuminati per vedere se la terra franava anche nelle ore notturne.

In quegli anni ci fu chi si interessò dal pun-to di vista giornalistico. Era una donna, Tina Merlin, bellunese, molto affascinante, ostinata e testarda. Era stata una ex staffetta partigiana e all’epoca scriveva per l’Unità, un giornale che nella Valle del Piave vendeva pochissime copie.

I suoi articoli erano un ammonimento per tutti e diede voce agli abitanti di Erto e Casso, ma le sue parole non furono ascoltate e subì

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anche un processo per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a tur-bare l’ordine pubblico” e per questo fu processata e poi assolta.

Il suo libro “Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe, il caso Vajont”, fu pubblicato solo in seguito nel 1983 e Marco Paolini prese spunto per scrivere il monologo “Il racconto del Vajont”.

I tecnici della diga si erano resi conto della possibilità di una frana e il livello di sicurezza dell’acqua sarebbe stato al di sotto dei 700 me-tri sopra il livello del mare, decisero perciò di abbassare il bacino del lago. Ma così facendo successe l’irreparabile perché smossero quello che era il sostentamento del Monte Toc, ossia la forza dell’acqua che comprimeva contro la roccia e la rendeva stabile.

Alle 22,39 del 9 ottobre 1963, la frana di 200 milioni di metri cubi, si riversò nel lago artificiale, provocando l’uscita di 50 milioni di me-tri cubi d’acqua che generarono un’onda alta centinaia di metri che scavalcò la diga e si gettò lungo il fiume Piave. La diga non cedette e prima dell’acqua arrivò uno spostamento d’aria di una potenza pari a due volte la bomba atomica di Hiroshima.

Micaela Coletti presidente dell’Associazione Vittime del Vajont, che all’epoca aveva 10 anni racconta “ero a letto nella mia camera con mia sorella, ho sentito un boato, come fosse un temporale. La mamma entrò in camera per chiudere le finestre, e dopo una folata di vento ha sventrato la casa. Ho fatto un volo di 300 metri. Poi è sopraggiunta l’ondata di acqua e fango. Non so in che modo, forse una bolla d’aria, mi ha tenuto in vita. Dopo sono arrivati i soccorsi e mi hanno tirata fuori da quella melma. Quella sera ho perso mio padre, mia madre, mia sorella e mia nonna”.

Il paese di Longarone venne spazzato via, rimasero in piedi solo le case verso Cortina, il palazzo del Comune, la scuola elementare e poche altre, tutto il resto fu trascinato dal-la corrente lungo il fiume Piave. La mattina dopo, l’onda di piena arrivò fino a Ponte della Priula, che dista 60 chilometri da Longarone e i Vigili del Fuoco cercarono in ogni modo di fermare con delle pertiche i cadaveri che man mano venivano travolti dalla piena del fiume.

I morti accertati, quelli a cui è stato dato un nome e una lapide al cimitero monumentale di Fortogna, una frazione di Longarone, sono 1910. Ma molti di loro non furono mai più ri-trovati. Ciò che impressiona di più a distanza di 50 anni è leggere i nomi dei caduti e dei dispersi. Intere famiglie spazzate via e 487 bambini morti.

Longarone è stato ricostruito dov’era. Per-correndo le strade della piccola cittadina, che conta poco più di quattromila abitanti, si pos-sono vedere delle fotografie di Longarone pri-ma della tragedia e osservandole si possono immaginare le strade piene di profumi e di storia e una vita che non c’è più. Le case di oggi sono senza storia, sono moderne, ap-prossimative e senza uno stile.

Da Casso, il paese sopra la diga, si può ve-dere ancora quanta terra sia franata nell’inva-so. Qui, anche se l’acqua non arrivò diretta-mente nel paese, il solo spostamento dell’aria insieme ai detriti trascinati dalla frana uccise-ro 29 persone.

La tragedia del Vajont è una condanna sen-za perdono per chi ha permesso tutto questo, ed è una vergogna aver dimenticato per tutti questi anni quei bambini, ormai anziani, che hanno vissuto senza affetto e senza famiglia.

Solo quest’anno, per la prima volta un Capo del Governo, Enrico Letta, è andato a visitare e a rendere omaggio alle vittime del Vajont.

Per non dimenticare, al cimitero di Forto-gna c’è una scritta, “prima il fragore dell’onda, poi il silenzio della morte, mai l’oblio della me-moria”.

EVENTI

Sempre orientato verso la crescita, l’innovazione e la specializzazione, C.D.C. ha sviluppato la pro-pria attività anche in campo pediatrico, attivando un Centro Pediatrico ad Alta Specializzazione rivolto ai bambini di età compresa tra gli 0 e i 14 anni presso le sedi di Torino Centro, Asti, Cuneo, Novara e Vercelli, dove sono riservati ambienti, personale e strumentazione dedicati.

La finalità perseguita da C.D.C. è quella di offrire un percorso dia-gnostico-terapeutico completo a supporto della Pediatria, avva-lendosi per ogni ambito clinico della collaborazione di Medici Spe-cialisti di altissimo profilo.

Le famiglie dei piccoli Pazienti possono accedere al Centro Pediatrico in Regime Privato o in Regime Convenzionato con Enti Privati, grazie alle numerose convenzioni che C.D.C. ha stipulato con i principali Fondi Sanitari, Casse Mutua, So-cietà di Servizi Sanitari, Compagnie Assicurative, Associa-zioni di Categoria, Istituti Bancari, secondo le modalità defini-te dall’Ente di appartenenza.

Sede di TORINO - Via Cernaia, 20, 10122 TorinoTel. 011-5513595 Fax 011-5178360 www.gruppocdc.it [email protected]

CUP Privatianche da cellulare

Energy Chamber Regeneration: una nuova metodologia per rigenerare le cellule

effetti pro-ossidanti. A questo proposi-to consiglio sempre di non superare le RDA e di usare un multivitaminico per sfruttare le sinergie. Questi test sono ancora poco diffusi tra i miei colleghi, nonostante la loro grande utilità.

Allora parliamo della metodologia che ci propone, Dott. Focone: la Energy Chamber Regeneration.

Questa metodologia, che prevede tre step in successione, ha degli effetti straordinari. Possiamo affermare di essere in grado di rigenerare la cellula attraverso un meccanismo di norma-lizzazione dei radicali liberi. Dai 35-40 anni in poi lo stress ossidativo inco-mincia a far sentire i suoi effetti dele-teri. Attraverso questa metodologia possiamo tenere a freno i radicali liberi e aumentare la barriera anti-radicalica stimolando le difese antiossidative, an-che attraverso una rimodulazione del sistema immunitario, che promuovo-no la rigenerazione cellulare. Questo risultato non riusciamo ad ottenerlo con i soli integratori.

E quali sono le controindicazioni, qua-li pazienti non possono effettuare que-sto trattamento?

Per scrupolo selezioniamo i portatori

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Intervistiamo il Dott. Sergio Focone, laureato in Medicina

e Specialista in Medicina Funzionale, con Master in Medicina Estetica,

Dietologia e Omeopatia. Il Dott. Focone è anche presidente

di ASRO (Associazione Studi e Ricerche Obesità).

Dott. Focone, ci descriva questa inno-vativa metodologia per favorire il ringio-vanimento cellulare.La scienza sta ricercando in tutto il mondo metodi per modulare i cosid-detti geni dell’invecchiamento e sugli animali sono stati raggiunti discreti ri-sultati. Credo che siamo molto vicini a scoperte che ci permetteranno di allun-gare la vita ed evitare quella fase del de-cadimento che tanto ci angoscia. Tutti gli sforzi sono focalizzati non tanto per allungare la vita ma per garantire qua-lità e autonomia anche in tarda età. Il metodo Energy Chamber Regeneration che proponiamo consente di aggredire i radicali liberi. Si tratta di squali mo-lecolari, sostanze reattive in grado di destabilizzare la membrana cellulare perossidandola, di aggredire il mito-condrio, la centrale energetica della cellula, di reagire sul nucleo con effetti mutageni. Se riuscissimo a tenere nello stato di confinamento questo gruppo di molecole, potremmo allungare di parecchi anni la nostra vita. Non esiste malattia degenerativa, dall’Alzhaimer, al diabete, al Parkinson che non sia le-gata all’azione dei radicali liberi. Il Prof. Montagnier, premio Nobel per la medi-cina, richiama fortemente l’attenzione su questa causa.

Si possono effettuare test per quantificare il perico-lo costituito dai radicali liberi?

Certamente, esiste il dROMs TEST. Con questo misuriamo la quantità di radicali liberi circolanti. I miei pazienti, quando decidono di effettuare un ciclo con la Energy Chamber Regeneration, devono fare questo test prima e dopo il trattamento. Poi c’è l’OXI Adsorbent Test, che serve per valutare la difesa antiradicalica dell’organismo. Un aumento di queste molecole può essere causato da stress ossidativo dovuto ad alimentazione sbagliata, distress, allenamenti sportivi eccessivi come quelli dei professionisti, oppure in chi fa abuso di inte-gratori e vitamine che, in quantità eccessiva, hanno

di Emanuela Truzzi (foto A. Lercara)

MEDICINA E SALUTE

di gravi patologie ma non s’intravedo-no rilevanti controindicazioni o effetti collaterali.

Ci illustri, Dott. Focone, la metodolo-gia Energy Chamber Regeneration.

Dopo aver fatto un’anamnesi e i test, svolgiamo un’indagine psicologica per misurare il livello d’ansia del paziente. Quando siamo sotto stress entriamo in una fase di simpaticotonismo, prevale il tono del sistema simpatico. La prima cosa che notiamo quando il paziente entra in questo protocollo è il passag-gio rapido in vagotonismo, inizia a re-cuperare e apprezza il nuovo stato di rilassamento. Tutti e tre gli step concor-rono a questo risultato.

Ci descriva i tre step nel dettaglio.

Nel primo step il paziente viene messo su un lettino sopra 400 kg di cristalli neri paramagnetici che generano un campo a bassissima frequenza, simile al campo elettromagnetico terrestre naturale. Si è osservato che quando gli astronauti escono dal campo elet-tromagnetico terrestre, al loro rientro manifestano un forte stress ossidativo e appaiono molto invecchiati. Il campo elettromagnetico informa a livello bio-logico le cellule e le mantiene in equili-brio bioelettrico. Per descrivere il feno-meno la fisica parla di ionorisonanza ciclotronica, come afferma il Prof. Del Giudice. Quando la cellula va in dege-nerazione subisce una perdita di ioni che altera il suo equilibrio bioelettrico. L’equilibrio bioelettrico della membra-na cellulare e la funzionalità della pom-pa sodio-potassio sono fondamentali per la vita cellulare. Sottoponendo a un campo magnetico ultradebole un organismo sotto stress, gli ioni entrano in risonanza con la cellula, che li ricat-tura. Attualmente questa è l’unica via per ottenere miglioramenti nelle malat-tie degenerative. Nessun farmaco è in grado di produrre questo effetto. Poi il paziente passa al secondo step e viene immerso per 30 minuti in un’acqua del tutto peculiare, trattata attraverso filtri e cristalli particolari in grado di modi-ficarla diminuendo la sua tensione su-perficiale. Dal punto di vista energetico, quest’acqua dinamizzata è molto atti-

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MEDICINA E SALUTE

va. Sui processi infiammatori cutanei è più efficace di molte creme. È un’acqua iperidratante e penetra molto facilmen-te nelle cellule. C’è una correlazione precisa tra il tasso di idratazione delle nostre cellule e l’età biologica, che non sempre coincide con quella anagrafica. Con questo step vediamo aumentare l’acqua intracellulare. In quest’acqua vengono solubilizzati molti sali mine-rali tra i quali il magnesio e in poche sedute assistiamo ad un aumento del magnesio intraeritrocitario. Il magne-sio è coinvolto in più di duecento rea-zioni chimiche intracellulari. Alti livelli di magnesio provocano un aumento nella secrezione del DHEA, l’ormone prodotto dalla ghiandola corticosurre-nale, precursore degli ormoni sessuali. Alti livelli di DHEA e ormoni sessua-li sono fondamentali per mantenere l’organismo sano e giovane. Al termi-ne usciamo dalla vasca e ci sdraiamo su un altro lettino, questa volta sopra 300 kg di cristalli gialli, che ricaricano energeticamente le cellule. Le cellule si possono considerare come batterie biologiche ricaricabili. I pazienti speri-mentano una sensazione di benessere così intenso che spesso mi chiedono di rimanere più a lungo, sono molto sca-richi energeticamente e sentono l’esi-genza di ricaricarsi per più tempo.

Dott. Facone, ci riassuma in breve i tanti vantaggi della Energy Chamber

Regeneration.

Questa metodologia rigenerativa pro-voca un ringiovanimento cellulare e conduce a benefici sia interiori sia esteriori. Consente di vivere meglio e in salute, combattere le avversità quo-tidiane indotte dallo stress e nello stes-so tempo ottenere un miglioramento estetico, con evidente effetto drenante e disintossicante. Otteniamo un rallen-tamento delle malattie degenerative e un miglioramento dei sintomi dolorosi. Una metodologia consigliata allo spor-tivo professionista come alla persona matura, sedentaria e stressata.

Questa innovativa metodologia ha dei costi elevati?

Considerando che il trattamento dura almeno tre ore con la presenza del medico, i macchinari per allestire la ca-mera sono molto costosi e le sostanze preziose come i cristalli e i sali vengono utilizzate in grande quantità, € 250,00 a seduta non rappresenta un prezzo ele-vato. Naturalmente per voi c’è un’ulte-riore sconto, come da convenzione.

Dr. SERGIO FOCONE - Medico Chirurgo C.so Galileo Ferraris 147 - Torino Tel. 011 3049646http://mcazalis.wix.com/[email protected] associati FABI: € 200,00 a seduta

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Con l’innalzamento dell’età media questo disturbo colpisce e colpirà sem-pre più persone per molto più tempo. Come spiegano i medici della Clinica Baviera, istituto specializzato nella cor-rezione dei difetti visivi, le tecniche per la correzione sono diverse e garantisco-no risultati efficaci e duraturi.

Quegli occhiali tanto fashion e colorati che dovete indossare per leggere o met-tere a fuoco gli oggetti da vicino potreb-bero diventare solo un bel ricordo, un og-getto da collezione per rammentarvi di quando eravate presbiti. Perchè ad oggi esistono diverse soluzioni per risolvere definitivamente questo disturbo.

scarsi: ci si vede bene di giorno ma con scarsa luminosità la vista è penalizzata.

La vera alternativa è la chirurgia.

Nella Clinica Baviera – spiega il Dottor Notaro – utilizziamo due tecniche per risolvere questo disturbo: il Laser ad Ec-cimeri e l’impianto di lente intraoculare multifocale.

Il Laser ad Eccimeri è lo stesso impiega-to per la correzione di difetti visivi come la miopia, e si utilizza per correggere la presbiopia migliorando molto la visione, sia da lontano sia da vicino.

Sebbene vengano adoperati entrambi gli occhi allo stesso modo, un occhio è sem-

La presbiopia si manifesta intorno ai 45 anni, è legata all’invecchiamento fi-siologico dell’occhio e colpisce sempre più persone. In Italia, secondo la Socie-tà Oftalmologica Italiana, si stimano quasi 30 milioni di presbiti (negli Stati Uniti superano i 100 milioni e arrivano oltre i 2 miliardi in tutto il mondo) e con l’innalzamento dell’età media, non solo aumenterà il numero dei presbiti ma saranno sempre maggiori anche le esigenze di ognuno dopo gli “anta”, perché a tutte le età si vuole leggere, usare il computer ed eseguire lavori di precisione che richiedono una vista perfetta.

Come si può correggere la presbiopia?

Gli occhiali – spiega il Dottor Massimo Notaro, Medico Chirurgo della Clinica Baviera Italia – sono delle protesi a tutti gli effetti che ormai molta gente è stufa di indossare. Non si vogliono avere limiti e gli occhiali rappresentano in effetti un ostacolo allo svolgimento delle attività quotidiane. Senza contare la spesa per ri-fare gli occhiali, perchè la presbiopia è un disturbo che peggiora nel tempo quindi le lenti vanno periodicamente sostituite.

L’utilizzo delle lenti a contatto non fa molta differenza rispetto agli occhiali e in ogni caso, non ha trovato un grande ri-scontro tra chi soffre di presbiopia. I mo-tivi possono essere diversi, dalla poca tol-leranza da parte di chi le indossa (in età matura gli occhi tendono ad essere più secchi) ai risultati che molto spesso sono

La pREsbiopiasi può CoRREggERE

dEfinitivamEntE

MEDICINA E SALUTEdi Angelica Gianbelluca

t Tiziana, paziente della Clinica Baviera: “questo trattamento agli occhi ha cambiato la mia vita”.

(impianto di lente o trattamento Laser) è il medico oculista in sede di prima visita. A seconda infatti delle condizioni degli occhi del singolo paziente, può es-sere più indicata la prima o la seconda tecnica.

I pazienti operati nella Clinica Baviera per correggere la presbiopia sono molto soddisfatti dei risultati e continuano ad esserlo anche a distanza di tempo.

Clinica Baviera ha un’esperienza de-cennale nella correzione dei difetti vi-sivi ed è tra i primi istituti in Italia per numeri di interventi.

L’istituto ha sede a Torino e a Milano e vanta diverse convenzioni con le mag-giori assicurazioni sanitarie e con enti pubblici e privati.

Tra questi vi è la FABI.

Per maggiori informazioni sull’attività della clinica e sulle nostre convenzio-ni si può chiamare il numero verde 800228833 o consultare il sito www.clinicabaviera.it

pre più specializzato dell’altro nella vista da lontano (occhio dominante), mentre l’altro è più specializzato nella vista da vicino (occhio lettore).

Attraverso il trattamento Laser si poten-zia questa specializzazione, senza alte-rare la sensazione di visione binoculare lontano-vicino.

L’altra opzione è l’impianto di lente in-traoculare multifocale.

Questo intervento – continua il medico – consiste nell’estrarre il cristallino, che ha perso o sta perdendo la sua capacità di messa a fuoco, e sostituirlo con una lente intraoculare multifocale che svolge la funzione di cristallino artificiale, non si opacizza e dura tutta la vita. In questo modo i pazienti recuperano un raggio di visione completo e possono realizzare tutti i tipi di attività senza il supporto di occhiali o lenti a contatto. Questo trat-tamento permette di correggere in con-temporanea disturbi associati come la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia ed evita inoltre il rischio di insorgenza della cataratta.

Entrambi gli interventi si effettuano in regime ambulatoriale, durano pochi minuti e sono indolore, perchè ven-gono instillate negli occhi del paziente gocce di collirio anestetico.

Ma perchè occorre sostituire il cristal-lino naturale?

Il problema è l’invecchiamento. Infatti il cristallino, lente che si trova nell’occhio per mettere a fuoco le immagini alle va-rie distanze, cresce durante tutta la vita.

In particolare aumenta di circa 0,02 mil-limetri di diametro l’anno, mentre il gu-scio esterno dell’occhio, la sclera, dopo la pubertà smette di crescere.

Ogni anno, quindi, il cristallino, aumen-tando di diametro, perde la sua capacità di accomodazione, vale a dire la capacità di mettere a fuoco le immagini più vicine.

In altre parole la presbiopia è dovuta alla progressiva crescita del cristallino che aumenta con gli anni e a cui si può ag-giungere una perdita di elasticità dello stesso.

A determinare il tipo di intervento

Dott. Massimo Notaro

MEDICINA E SALUTE

dicembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE 39

CLINICA BAVIERATorino – Piazza Solferino 7/ITel. 011 0920155Milano – Via Albricci 5Milano – Via Trenno 12

Convenzione associati FABI: condizioni agevolate

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Il dott. Carlo Alberto Cirnigliaro, medico chirurgo

e odontoiatra specializzato in odontoiatria estetica,

è titolare da oltre vent’anni di due studi e coordina un team di specialisti.

Relatore in diversi congressi nazionali di protesi fissa e mobile,

è sempre attento alle nuove tecniche e ai progressi scientifici. I suoi studi si evolvono

e si sviluppano continuamente per essere sempre all’avanguardia

nell’ambito odontoiatrico. Nella sua professione

è affiancato dalla moglie, dott.ssa Carmen Bacila, medico

chirurgo e igienista.

Quali sono gli aspetti che contraddi-stinguono l’attività nei vostri studi?

Tre sono le cose che ci rendono orgo-gliosi della nostra professione: l’ag-giornamento continuo, il centro steri-lizzazione dotato di autoclavi a vuoto frazionato, tipico dei migliori ospedali e il lavoro in equipe con altri specialisti del settore. Collaborano con noi il dott. Alessio Gambino, odontoiatra specia-lista in patologia orale e malattie della bocca, il dott. Ernesto Scatà, medico chi-rurgo specialista in chirurgia orale e im-plantologia, la dott.ssa Cristina Jayme, odontoiatra specialista in ortodonzia e gli odontotecnici sig.Luigi Colleoni e sig. David Carriere. Per mantenere la bocca in perfetta salute e prolungare nel tem-po i risultati ottenuti in studio offriamo anche un monitoraggio costante con ri-chiami programmati che comprendono il controllo, la pulizia dei denti ed even-tuali radiografie endorali mirate.

Mia moglie, dott.ssa Bacila, dedica particolare attenzione ai pazienti per insegnare loro i metodi di igiene più appropriati per il mantenimento della salute orale. Infine, per soddisfare le dif-ferenti esigenze di orario, gli studi sono aperti fino alle ore 20.

Ci descriva le ultime novità in campo odontoiatrico, dott. Cirnigliaro.

Per esempio ci sono dei nuovi sistemi per fare le impronte… senza prende-re fisicamente le impronte! Attraverso una microtelecamera-scanner intraorale possiamo effettuare una ripresa ai denti e ricostruire la loro struttura tridimen-sionale con estrema precisione. Questa è la novità che introdurremo nei nostri studi nel corso del 2014. Poi ci sono le nuove strutture in ceramica metal-free

che consentono di raggiungere risultati estetici allo stato dell’arte e, non aven-do base metallica, evitano al paziente qualsiasi tipo di allergia. Infine abbiamo la tecnica implantologica All On Four: in precedenza si poteva creare una prote-si fissa sui denti naturali, il cosiddetto circolare, oppure, quando non era pos-sibile, si effettuavano 6/8 impianti che poi venivano trattati come denti naturali ma per utilizzare questa tecnica erano necessarie caratteristiche anatomiche favorevoli e il costo dell’intervento era molto elevato. Da alcuni anni invece è diventata di routine una nuova metodo-logia che consente di effettuare soltanto 4 impianti di tipo particolare e su questi posizionare una protesi fissa avvitata. Questa tecnica si può applicare anche a quei pazienti che dispongano di scarso tessuto osseo. È un buon compromesso che consente di intervenire nei casi più sfavorevoli realizzando una protesi fissa a un prezzo accettabile e con un risulta-to estetico più che soddisfacente.

può rendere la vita più bellaun soRRiso

MEDICINA E SALUTEdi Emanuela Truzzi (foto A. Lercara)

Ci accennava anche ad una nuova metodica di analgesia sedativa, di che cosa si tratta?

Viene chiamata anche sedazione co-sciente ed è molto diffusa negli Stati Uniti, dove oltre il 60% dei dentisti la usano mentre da noi è poco conosciuta. Consiste nell’inalare una miscela di gas, ossigeno e protossido d’azoto, che insie-me sviluppano un’azione blandamente analgesica e un effetto di rilassamento totale. È una tecnica di sedazione che non induce mai la perdita di coscienza né quella dei riflessi protettivi. L’effetto è quasi immediato, il paziente percepisce una piacevole sensazione di leggerezza e di completo benessere, le paure e le ten-sioni si trasformano in una sensazione di sicurezza, il tempo passa rapidamente e si generano pensieri piacevoli. È molto efficace e viene consigliata a tut-ti, particolarmente a quei pazienti ansio-si e fobici che hanno il terrore di sedersi sulla sedia del dentista, agli anziani e soprattutto ai piccini, spesso assai poco collaborativi. Questa metodica si può applicare in tutti i principali tipi di inter-venti odontoiatrici come l’igiene, la con-servativa, l’endodonzia, le estrazioni, la chirurgia parodontale e l’implantologia.

Questa metodica ha delle controindi-cazioni?

Assolutamente no, se non in presen-za di gravi problemi respiratori. Sono esonerate solo le donne in gravidanza. Quando la seduta è terminata e l’effet-

to del gas è scomparso, il paziente è in grado di lasciare lo studio dentistico da solo, in condizioni fisico-mentali perfet-tamente normali. L’analgesia sedativa è un metodo sicuro, non causa allergie, non è tossico né irritante e non viene metabolizzato dall’organismo ma sem-plicemente espulso attraverso la respira-zione. In linea generale è una metodica che consente di allontanare quella fobia dell’intervento odontoiatrico che tanto preoccupa alcune persone e rende diffi-coltoso qualsiasi trattamento. L’analge-sia indotta, pur essendo di grado lieve, ci consente di intervenire con tranquillità, sdrammatizzando la relazione tra medi-co e paziente.

Un problema imbarazzante che af-fligge tante persone è l’alitosi, che cosa si può fare per combatterla?

Nel 95% delle circostanze l’alitosi è di origine orale. A differenza di quanto si crede, la digestione e la funzionalità del fegato sono coinvolte nella minoranza

Dott. CARLO ALBERTO CIRNIGLIAROl Via Elba 4 angolo corso Orbassano 28 - Torino Tel. 011 359761l Via Lanzo 147 – Borgaro Torinese (To) Tel. 011 4701608www.studiocirnigliaro.com [email protected]

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MEDICINA E SALUTE

dei casi. In realtà il fenomeno è da ricon-durre al metabolismo orale, al tartaro, al cattivo stato di salute delle gengive dove si generano microemorragie continue. L’emoglobina del sangue si trasforma in altri derivati, generando gas e fenomeni putrefattivi che sono all’origine dell’odo-re sgradevole. Il mio consiglio è quello di curare tempestivamente la salute del pa-rodonto ed effettuare una corretta igiene orale, eliminando alla radice le cause del problema.

Dott. Cirnigliaro, lei è specializzato in odontoiatria estetica, allora spieghi ai nostri lettori come un sorriso possa ren-dere la vita più bella.

Un bel sorriso consente alle persone di sentirsi meglio, a proprio agio con se stesse e nelle relazioni interpersonali. Il sorriso è un biglietto da visita: dà fidu-cia, sicurezza e risveglia il desiderio di comunicare con il prossimo. Sorridere allontana lo stress e quando riusciamo a farlo l’intera salute del nostro organismo ne beneficia.

dicembre 2013 | Plus Magazine | MEDICINA E SALUTE 41

film

3 BLUE JASMINE

Regia: Woody AllenData uscita: 05/12/2013Cast: Cate Blanchett, Joy Car-lin, Richard Conti, Glen Caspil-lo, Alec Baldwin

Trama: Di fronte al fallimento di tutta la sua vita, compre-so il suo matrimonio con un ricco uomo d’affari Hal (Alec Baldwin), Jasmine (Cate Blan-chett) una donna elegante e mondana newyorchese, deci-de di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger (Sally Hawkins) a San Francisco, per cercare di dare un nuovo senso alla propria vita. Jasmine arriva a San Francisco in uno stato psicolo-gico molto fragile, la sua men-te è annebbiata dall’effetto dei cocktail di farmaci antide-pressivi. Sebbene sia ancora in grado di mantenere il suo portamento prettamente ari-stocratico, in verità lo stato emotivo di Jasmine è precario e totalmente instabile, tanto da non poter neanche essere in grado di badare a sé stessa.

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inverno

3 LO HOBBIT LA DESOLAZIONE DI SMAUG

Regia: Peter JacksonData uscita: 12/12/2013Cast: Martin Freeman, Ri-chard Armitage, Aidan Tur-ner, Robert Kazinsky, Graham McTavish

Trama: Sopravvissuta all’ini-zio del suo viaggio inaspetta-to, la compagnia ha continua-to verso est e lungo la strada ha incontrato il mutapelle Beorn e un gruppo di ragni giganti nella pericolosa fore-sta di Bosco Atro. Dopo esser sfuggiti alla cattura da par-te dei pericolosi Elfi Silvani, i nani viaggiano verso Pontela-golungo e infine arrivano alla Montagna Solitaria, dove de-vono affrontare il più grande dei pericoli: il Drago Smaug.

3 AMERICAN HUSTLE

Regia: David O. RussellData uscita: 1/1/2014Cast: Jennifer Lawrence, Chri-stian Bale, Robert De Niro, Bradley Cooper, Amy Adams

Trama: Sullo sfondo di uno degli scandali più sbalorditivi che hanno scosso gli Stati Uni-ti, American Hustle, scritto da Eric Singer, racconta la storia vera di un ineffabile truffato-re, Irving Rosenfeld (Christian Bale), e della scaltra amante inglese Sydney Prosser (Amy Adams) che operano nel mon-do della finanza. Costretti dall’FBI, mettono su, con la collaborazione di un agente sopra le righe, Richie DiMaso (Bradley Cooper), una gigan-tesca operazione con il nome in codice Abscam al fine di smascherare truffatori, mafio-si e politici corrotti. American Hustle va al di là dei generi, facendo leva su emozioni forti e questioni di vita o di morte.

3 ALL’ULTIMO PUGNO

Regia: Peter SegalData uscita: 16/01/2014Cast: Sylvester Stallone, Ro-bert De Niro, Alan Arkin, Kim Basinger, Kevin Hart

Trama: De Niro e Stallone interpretano Billy “The Kid” McDonnen e Henry “Razor” Sharp, due pugili locali di Pittsburgh, la cui feroce rivali-tà li ha messi sotto i riflettori nazionali. Ognuno ha ottenu-to una vittoria contro l’altro durante il loro periodo di mas-simo splendore, ma nel 1983, alla vigilia del loro terzo e de-cisivo incontro, Razor improv-visamente annuncia il suo ritiro, rifiutando di spiegare il perché, e mettendo a segno un knock-out che ha chiuso le loro carriere. Trent’anni dopo, il promoter di pugilato Dante Slate Jr., pensando a un gran ritorno economico, fa loro un’offerta che non possono rifiutare: rientrare sul ring e regolare i conti una volta per tutte.

plus magazine cinema

LA BANDA SACCO di Andrea Camilleri

Raffadali, provincia di Agri-gento, anni Venti del Nove-cento. I fratelli Sacco sono passati dalla miseria nera a una vita dignitosa di conta-dini. Sono uomini liberi, di idee socialiste, hanno il sen-so dello Stato, si sono fatti da sé seguendo l’esempio del padre Luigi che li ha allevati nella cultura del lavoro e del rispetto degli altri. La vita cambia quando una mattina il capofamiglia rice-ve una lettera anonima, poi un’altra, poi subisce un ten-tativo di furto. Luigi Sacco non ha esitazioni e denuncia le richieste estorsive ai cara-binieri, che però si trovano disorientati: nessuno in pa-ese ha mai osato denunciare la mafia, tutti preferiscono accettare e tacere. Da quel momento i Sacco dovranno difendersi. Dalla mafia e dalle forze dell’or-dine, dai paesani complici e traditori, tra tentativi di omicidio, accuse false, testi-monianze bugiarde.

Di questa storia, un caso po-litico oltre che giudiziario, Andrea Camilleri ha con-sultato tutte le carte, scritti familiari, atti del processo. Ha raccontato come la ma-fia non solo ammazzi, ma sia anche in grado di condi-zionare e di stravolgere ir-reparabilmente la vita delle persone.

HO VISSUTO CON UN SANTO di Gian Franco Svidercoschi, Stanislaw Dziwisz

“Ho vissuto accanto a un santo. O almeno, per quasi quarant’anni, ogni giorno, ho visto da vicino la santità come ho sempre pensato che dovesse essere”.

dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 43

recensioni

A otto anni dalla morte di Giovanni Paolo II, Stanislao Dziwisz ripercorre la vita straordinaria di un gigante del nostro tempo alla ricerca dei tratti distintivi di quella santità che sta per essere so-lennemente proclamata. E proprio adesso, dopo che il tempo ha fatto decantare passioni, giudizi e pregiudi-zi, si potrà comprendere me-glio sia il papa che ha cam-biato la storia della Chiesa e del mondo, sia il Karol

Wojtyla in una dimensione più umana, più privata, più personale. Ad accompagnar-ci in questo viaggio è l’uomo che gli è stato così a lungo intimamente vicino, con gli occhi e con il cuore.

VASCO LIVE!di Vasco Rossi

In 35 anni di carriera, dalla prima vera tournée a oggi, il Re del rock italiano ha at-traversato tutta l’Italia con i suoi concerti, spettacoli e live show. Dalla preparazione al dietro le quinte, dai teatri agli sta-di, le immagini raccontano i momenti più belli e gli at-timi irripetibili, le canzoni, le scalette, il pubblico, le sensazioni dopo le serate e gli appunti per le sere suc-cessive. Un libro illustrato caldo ed emozionante, con la prefa-zione di Vasco, che ripete la magia di uno show che è un rito collettivo e che si chiude con il successo recente del Vasco Live Kom Tour.

IL GIOCO DI RIPPER di Isabel Allende

Le donne della famiglia Jackson, Indiana e Amanda, madre e figlia, sono molto

legate pur essendo diverse come il giorno e la notte. In-diana, che esercita come me-dico olistico, è una donna li-bera e fiera della propria vita bohémienne. Mentre la madre vede so-prattutto il buono nelle per-sone, Amanda, come suo padre, capo ispettore della sezione omicidi della polizia di San Francisco, è affasci-nata dal lato oscuro della natura umana. Dotata di un eccezionale talento per le indagini cri-minali, si diletta a giocare a Ripper, un gioco online ispirato a Jack lo squartatore in cui bisogna risolvere casi misteriosi.

Quando la città è attraver-sata da una serie di strani omicidi, Amanda si butta a capofitto nelle indagini, sco-prendo, prima che lo faccia la polizia, che i delitti potreb-bero essere connessi fra loro. Ma il caso diventa fin troppo personale quando sparisce Indiana. La scomparsa della madre è collegata al serial killer? Ora, con la madre in pericolo, la giovane detective si ritrova ad affrontare il giallo più complesso che le sia mai ca-pitato.

plus magazine letturelibri

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STORIE DI SICILIA“Robin Wood”Etna Comics – 001 edizioniBrossurato € 15,00In libreria e fumetteria

Robin Wood è uno dei più prolifici autori di fumetti del mondo. La sua carriera inizia sul finire degli anni 60 e dà vita nel corso degli anni a una miriade di personaggi sen-za tempo. In questo volume realizzato per “Etna Comics”, la bellissima manifestazione fumettistica che si svolge a Catania, con il contributo del-la Casa Editrice torinese “001 Edizioni” vengono ristampa-te tre storie di alcuni dei suoi personaggi più famosi: Dago, Savarese e Pepe Sanchez, con storie ambientate in Sicilia. Ne è nato un piccolo capo-lavoro per appassionati che mi permetto di consigliare a tutti.

OTTOCENTOLACRIME DI GHIACCIO“Gomboli-Pasini-Facciolo”Edizioni AstorinaBrossurato € 2,20In edicola e fumetteria

Quando nel lontano 1962 le sorelle Angela e Luciana Gius-sani crearono il personaggio di Diabolik, probabilmente non immaginavano nean-che lontanamente che la loro creazione dopo cinquantuno anni di vita sarebbe stata an-cora sulla breccia resistendo a mode e cambiamenti cultura-li delle varie generazioni. E in-vece Diabolik approda in edi-cola con il suo 800° episodio, con tematiche sempre attuali e storie sempre avvincenti. La trama di questo numero na-sce dall’eclettica mente di Ma-

rio Gomboli (con la collabora-zione di Andrea Pasini) che ha saputo continuare nel segno della tradizione (seppur con importanti spunti innovativi) il lavoro delle sorelle Giussani, ed è disegnata da una delle “Matite storiche” della Casa Editrice: Enzo Facciolo, che esordì nel 1963 disegnando il decimo numero di Diabolik. Di particolare bellezza è la co-pertina il cui artifizio grafico, che fa brillare il diamante, la rende un piccolo gioiellino da collezione. Imperdibile.

L’INCANTO DEL SEGNOomaggio a Sergio Toppi“Curatore Marco Grasso”Edizioni Etna ComicsBrossurato € 25,00In libreria e fumetteria

Splendido catalogo della mo-stra, curata da Marco Grasso, dedicata a uno dei più grandi artisti del nostro tempo, ri-conosciuto a livello interna-zionale. All’interno preziosi interventi di Luigi Marcianò, Claudio Bertieri, Mino Milani, Alfredo Castelli, Moreno Bu-rattini ecc. A impreziosire ul-teriormente il volume (se mai ce ne fosse stato bisogno) una storia completa di Sergio Top-pi dal titolo: “Verrà Orlando” e alcuni favolosi interventi ar-tistici di vari disegnatori che si sono cimentati con l’opera e lo stile del “Maestro”.Immancabile nella vostra bi-blioteca personale.

L’INVASIONE ALIENA“Zaccagnino-Mirulla-Cacciatore”Associazione gli Amici del FumettoCartonato € 17,90In libreria e fumetteria

Nella foresta di Darcook, l’im-pavido Zavor, difensore della pace tra indiani e bianchi, deve vedersela con un nemi-co di vecchia data: il terribile Hellinger in cerca di un posto dove rilassarsi: la Terra. Al suo fianco compariranno le bel-lissime Frica Land, Gambyt e Yelena Marga con il sempre presente Ciccio e non man-cheranno amici e nemici come Winter Snake, Burraco e Super Mike e qualche noto sceneggiatore di fumetti.Zavor è il terzo volume della Collana Le Grandi Parodie di Cronaca di Topolinia. Dopo i successi di Myster Martin (Martin Mystère), Demonik (Diabolik), Elena Mirulla e Daniela Zaccagnino (con la collaborazione ai colori di Michela Cacciatore), tornano a prendersi gioco di un’altra pietra miliare del fumetto italiano: Zagor. Un piccolo (a mio avviso grande) capolavo-ro editato della piccola Casa Editrice torinese.

MILANO COMICONVENTION19 gennaio 2014Centro Congressi Milanofioridi Assago Una fiera dedicata a un pubblico gio-vane, appassionato di giochi di ruolo, sfilate di Cospayer etc…

ROMA COMICS & GAMES25-26 gennaio 2014Centro Congressi Hotel ErgifeVia Aurelia 619 Appuntamento annuale per la bella mostra mercato romana in cui si da spazio a tutte le passioni: dall’anti-

quariato alle nuove produzioni fu-mettistiche.

MANTOVA COMICS7-9 marzo 2014Palabam - Via Melchiorre Gioia(zona Favorita) Uno dei più grandi appuntamenti dopo Lucca Comics dedicato al fu-metto. Ampio spazio per gli autori che si ritrovano per far visionare i loro lavori ai più importanti “Editor” italiani e internazionali. Preziosa la partecipazione della Marvel, sempre presente in cerca di talenti nostrani.

di Salvatore Taormina (il Tao)

Appuntamenti

invernoplus magazine fumetti e cartoons f&c

dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 45

LE INCREDIBILI MACCHINE DI LEONARDOFino al 6 gennaio 2014Una rassegna di grande valore artistico e culturale, che presenta una quaranti-na di modelli riprodotti fedelmente da abili artigiani fiorentini. I temi della mo-stra sono il volo, la meccanica, la guerra e l’acqua. Il visitatore potrà entrare in contatto con il mondo affascinante e misterioso dell´avventura umana e pro-fessionale di uno dei personaggi più em-blematici della storia dell´umanità. Genova - Chiesa e Museo di Sant’AgostinoPiazza di Sarzano 35/R 010 5574728/4741www.museidigenova.it

SEICENTO LOMBARDO A BRERA Capolavori e riscoperteFino al 12 gennaio 2014Una nuova mostra approfondisce la co-noscenza del Seicento lombardo, di cui la Pinacoteca possiede un ingente pa-trimonio di dipinti realizzati a partire dall'età di Federico Borromeo fino alla successiva stagione barocca e alla svol-

VERSO MONET Il paesaggio dal Seicento al Novecento Fino al 9 febbraio 2014La mostra è costituita da circa 90 opere. Tra queste molti capolavori di grandi

artisti provenienti da alcuni dei più im-portanti musei statunitensi. Tra le opere dipinti di: Poussine, Lorraine, Van Rui-sdael, Van Goyen, Hobbema, Canaletto, Guardi, Bellotto, Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, Caillebotte, Degas, Manet, Van Gogh, Gauguin e Cézanne.Verona - Palazzo della Gran GuardiaPiazza Brà338 4986190www.mostralouvreverona.com

MODIGLIANI SOUTINE E GLI ARTISTI MALEDETTI La collezione NetterFino al 6 aprile 2014Per la prima volta si possono ammirare i capolavori appartenenti alla ricca col-lezione di Jonas Netter, acuto riconosci-tore di talenti. La mostra presenta oltre 120 opere di straordinaria bellezza oltre a Modigliani, anche Soutine, Utrillo, Suzanne Valadon, Kisling e altri artisti che vissero a Montparnasse agli inizi del Novecento durante i cosiddetti “anni folli”.Roma - Museo di Palazzo CipollaVia Del Corso 320 06 98373328www.mostramodigliani.it

ta classicista della seconda Accademia Ambrosiana. Milano - Pinacoteca di BreraVia Brera 2802 92800361www.pinacotecabrera.net

ANDY WARHOL Una storia americanaFino al 2 febbraio 2014Oltre 150 opere, provenienti dall’Andy Warhol Museum di Pittsburgh e da nu-merose collezioni americane ed euro-pee, ripercorrono il percorso creativo dell’artista. Vengono affrontati i diversi temi che hanno reso Warhol la più em-blematica icona del mutamento storico e culturale della seconda metà del Nove-cento, periodo che ha spostato la centra-lità dell’arte dall’Europa agli Stati Uniti.Pisa - Palazzo BluLungarno Gambacorti 9050 3198830www.mostrawarhol.it

recensioni plus magazine arte, scienza e costumemostre

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One DirectionMIDNIGHT MEMORIES

Il 25 novembre 2013 uscirà il nuovo al-bum dei One Direction: “Midnight Me-mories”, terzo capitolo della discogra-fia della boy band più famosa e seguita al mondo. Nonostante la loro giovanissima età i 1D sono già arrivati a una fase signifi-cativa della loro carriera, perché dopo i trionfanti numeri dei primi due cd “Up All Night” e “Take Me Home”, sono adesso chiamati a confermarsi ancora una volta, ben consapevoli che ogni volta l’asticella si alza sempre di più e le aspettative di pubblico e critica sono sempre maggiori. Già noto il primo singolo “Best Song Ever” che ha già esordito ai primi po-sti nelle classifiche di tutto il pianeta, mentre è uscito il docufilm “This is Us” che, come ampiamente previsto, sta fa-cendo un grande successo.

Luciano LigabueMONDOVISIONE

Ha finalmente un titolo il nuovo album di Ligabue: “Mondovisione”, questo il nome scelto per il decimo disco di inedi-ti del rocker di Correggio che uscirà nei negozi il 26 novembre 2013. Il nuovo album “Mondovisione” di Liga-bue conterrà ben 14 tracce, la maggior parte delle quali sono già state svelate dallo stesso cantautore mesi fa. Alcuni titoli lasciano immaginare canzoni di

sicuro impatto emozionale, come per esempio “Sono sempre i sogni a dare for-ma al mondo”, “Il volume delle tue bugie”, “Ciò che rimane di noi” e “La terra trema, amore mio”, che potrebbe essere stata ispirata al terremoto in Emilia del 2012 che ha colpito proprio la terra natale del Liga. Da maggio dell’anno prossimo inoltre partirà il nuovo tour negli stadi, con la prima tappa romana all’Olimpico.

Britney SpearsBRITNEY JEAN “Britney Jean” sarà il nuovo album di Britney Spears in uscita il 3 dicembre 2013. La cover ufficiale è rappresentata da un’immagine sobria, essenziale, con un primo piano della cantante e il titolo del suo nuovo lavoro, circondato da un cuore. C’è grande attesa per questo al-bum dopo il suo ultimo “Femme Fatale”, uscito nel 2011.

La cantante ha spiegato con queste pa-role il motivo dietro al titolo dell’album: “è un album personale e tutta la mia fa-miglia mi ha sempre chiamato Britney Jean. È come un vezzeggiativo e volevo solo condividerlo con i miei fan.” All’in-terno del lavoro ci saranno pezzi più introspettivi, anche sul rapporto naufra-gato con l’ex fidanzato Jason. Per l’album ha collaborato con William Orbit, Sia, Naughty Boy e Danja.

Boy GeorgeTHIS IS WHAT I DO

Il grandissimo Boy George pubblicherà il suo nuovo album all’inizio del prossi-mo anno. L’ex Culture Club, infatti, darà alla luce la sua nuovissima fatica di-scografica il prossimo 28 gennaio 2014, distribuendola con il nome della sua etichetta Very Me. Il nome del nuovo disco di Boy Goerge sarà “This Is What I Do” e per la sua rea-lizzazione si è avvalso della collabora-zione di molti artisti. Tra questi vedia-mo i nomi di DJ Yoda, Nizar Al Issa, Ally McErlaine, MC Spee e Kitty Durham, che seguiranno Boy George nel tour promozionale che arriverà nella prossi-ma stagione autunnale del 2014. È il primo disco che l’artista ha registra-to per conto suo. Sarà quindi un album spontaneo e non iper-prodotto.

musica invernoplus magazine musica

dicembre 2013 | Plus Magazine | RECENSIONI 47

TEATRO CARLO FELICE - Genova“OTELLO” Date: 27, 28 e 29 dicembre 2013 e 3, 4, 5 gennaio 2014 Una delle caratteristiche più sorpren-denti di Verdi è la sua capacità inin-terrotta di rinnovarsi di opera in opera fino all’età più tarda. “Otello” andò in scena alla Scala il 5 febbraio 1887, quan-do il compositore aveva settantaquat-tro anni. Fu, per l’ennesima volta, una sorpresa. Stimolato dall’amatissimo Shakespea-re, Verdi concepì una partitura trasci-nante, fluida, sostenuta da un’orche-stra densa e ricca, tanto che il primo pubblico e i primi recensori parlarono di una concessione di Verdi alla moda wagneriana allora dominante. In realtà Verdi, con “Otello”, raggiungeva il cul-mine del rinnovamento ottocentesco della tradizione operistica italiana, una scelta consapevole e volontaria che rappresenta, forse, il tratto costante del suo lavoro fin dagli esordi.

TEATRO DI SAN CARLO - Napoli“IL BARBIERE DI SIVIGLIA” Date: dal 14 al 29 gennaio 2014Tratto dalla commedia di Pierre-Augu-stin Caron de Beaumarchais, “Il Barbie-re di Siviglia” fu rappresentato per la prima volta a Roma nel 1816 registran-do un clamoroso insuccesso al debutto. Ma nel giro di pochi mesi divenne il

simbolo stesso dell’opera buffa, tanto da affermarsi prima nei principali tea-tri italiani, e poi nelle capitali europee dove riscosse l’apprezzamento di Sten-dhal, Hegel e Beethoven. Ancora oggi il melodramma composto da Rossini è una delle opere del XIX se-colo più amate e ritorna in scena a Na-poli con una produzione del Teatro San Carlo del 1998, che vede la regia di Filip-po Crivelli ripresa da Mariano Bauduin.

TEATRO LA FENICE - Venezia“LA TRAVIATA” Date: 15/16/21/23/25/27 febbraio e 4/6/8 marzo 2014“La Traviata” è un’opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave tratto dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas, “La signora delle camelie”. Viene considerata l’opera più significa-tiva e romantica di Verdi e fa parte della “trilogia popolare” assieme a “Il Trova-tore” e a “Rigoletto”. La prima rappre-sentazione avvenne al Teatro La Fenice

di Venezia il 6 marzo 1853 ma, a causa soprattutto d’interpreti non all’altez-za e della scabrosità dell’argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con l’interpretazione di un cast più valido e retrodatando l’azione di due secoli riscosse finalmente il me-ritato successo.

TEATRO LA SCALA - Milano “IL TROVATORE” Date: dal 15 febbraio al 7 marzo 2014È stata l’opera più amata di Verdi, con dentro quella tensione irrazionale e istintiva che non si allenta mai. Spiri-to cavalleresco, sentimenti primitivi e tono collerico. Un dramma spagnolo di onore, indi-gnazione e integralismo passionale. Ma anche opera notturna, lunare, la cui simbologia portante è il fuoco: dei roghi e dell’odio. L’opera-dilemma dell’amor materno e dell’amor figlia-le viene riproposto nell’allestimento classico con regia di Hugo De Ana, visto nel 2001, per il centenario della morte di Verdi. Protagonisti: una delle più grandi voci italiane, il soprano Maria Agresta, che ha ottenuto uno straordinario succes-so in “Oberto conte di San Bonifacio” nella scorsa stagione; con lei l’ama-tissimo tenore argentino Marcelo Ál-varez e una vera e propria leggenda italiana, il baritono Leo Nucci. Dirige Daniele Rustioni, un giovanissimo che sta entrando nel cuore del teatro.

recensioni plus magazine teatroteatro

I migliori maestri e muzicalizador del mondo raggiungeranno il Piemonte du-rante le feste natalizie per l’undicesima edizione del festival Torino Anima Tan-go: Los Guardiola, Josè Vasquez y Anna Yarigo, Sebastian Nieva y Celeste Rey, Marcelo Ramer y Selva Mastroti, Helen Rodriguez y Florencia Labiano e Marco y Valeria Gonzales si avvicenderanno sul

palco dell’Aldobaraldo di Torino (storico tempio della danza in via Parma, 29/bis) da mercoledì 25 dicembre 2013 a lune-dì 6 gennaio 2014 con esibizioni serali e stage aperti e dedicati a tutti: agli esperti per affinare la tecnica e ai principianti per esplorare le basi della disciplina. La musica è rigorosamente “live”, con dj di altissimo livello che accompagneranno le serate per portare tutti i partecipanti “on stage”! Corsi dedicati alla comunica-zione nella coppia tanguera, tecniche di abbraccio, rotazione, traspié e tecniche intermedie e avanzate per tutti gli stili del tango. Non mancano, come in tutte le edizioni, sfiziosi tango-aperitivi e cene a tema ideate da Alfonso Fuggetta, di-rettore artistico del festival, per tutti gli amanti non solo della danza ma anche del gusto.

L’Aldobaraldo, luogo di ritrovo per tutti gli appassionati di tango d’Italia, ancora una volta ospiterà alcuni dei più gran-di maestri e musicalizador di tango del mondo: si è scelto di dare spazio a tutti

gli stili, da quelli più fedeli alla tradizio-ne a quelli che fanno del sincretismo la loro tecnica principale.

Il tango non è solo una danza, ma una forma d’arte considerata tra le più sen-suali e complicate: è istinto, improvvisa-zione e grande tecnicismo tutto insieme; lo spettacolo non è mai lo stesso, perché l’abbraccio tra i danzatori crea sempre sfumature diverse nei movimenti. Un tocco esotico mischiato alle eleganti ar-monie europee che ha conquistato la storia senza conoscere mai declino.

TRADIZIONE ED AVANGUARDIA ALL’ALDOBARALDOMarcelo Ramer y Selva Mastroti sono due giovani e brillanti ballerini originari dell’Argentina: l’impegno, la disciplina e la passione per questa danza è palpabi-

le e si evince chiaramente dai loro gesti quando compiono insieme ogni pasito latino sul palco.

Marcelo Guardiola, a capo del gruppo Los Guardiola, è ballerino, musicista, attore e regista. Nel 1998 crea in Argen-tina la ricerca teatrale “TangoTeatro”, che consiste nell’investigare il campo teatra-le del tango nei suoi tre aspetti: musica, danza e letteratura.

Sebastian Nieva y Celeste Rey sono una giovane e talentuosa coppia di maestri che presenta uno stile di tango elegante, morbido e armonioso. Originari di Bue-nos Aires, tengono corsi di tango in tutto il mondo e vantano un numero di allievi molto grande.

Maria Florencia Labiano y Hernan Ariel Rodriguez, pluripremiati danza-tori, sono allievi di grandi insegnanti come Marias Facio e Pablo Giorgini Noelia Coletti. Il loro stile prende forma all’Accademia di Stili di Tango Argentino (ACETA) e la particolarità del loro stile è data dal fatto che i due praticano aero-bica e yoga.

Marco y Valeria Gonzales sono giovani danzatori che esplorano principalmente la dimensione del folklore, in tutte le sue forme, nella tecnica tanguera. Lui è stato membro del Balletto Folkloristico Nazio-nale Argentino. Lei è diplomata in danza classica e, con suo fratello, si esibisce in tutto il mondo.

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XI edizione Festival Internazionale di Tango con professionisti provenienti da tutto il mondo da mercoledì 25 dicembre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014

TORINO ANIMA TANGO

EVENTI

Celeste Rey y Sebastian Nieva

Los Guardiola

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di Barbara Odetto (foto A. Lercara)

EVENTI

In mostra all’Enoteca Rabezzana di Torino

Una gru al tramontoTavole di Rosamaria Licata e testo di Antonio Valleggi

nel teatro la scenografia è stante, è un ele-mento dello spettacolo, la parte illustrata all’interno del libro è complementare e di-visibile perché parole e immagini possono essere lette e guardate in maniera auto-noma ed entrambe raccontano la trama. Le figure, infatti, sono la traduzione della storia e addirittura la precedono all’inter-no di ogni capitolo” spiega la pittrice.

Sfogliando il libro si possono ammira-re le splendide tavole, rigorosamente in bianco e nero. “L’assenza di colore è voluta. Mi sono ispirata alle stampe giap-ponesi ed ho ricercato una linea pulita, razionale e incisiva in quanto il gotici-smo è già espresso nel testo” sottolinea l’artista, che aggiunge, “I disegni sono molto semplici perché, trattandosi di una fiaba, sono stati pensati per bambini non scolarizzati”.

Dopo quell’opera, nata anche perché i coniugi erano soliti raccontare favole ai propri figli e dunque è stato spontaneo scri-verne una per tutti i piccoli, i due artisti hanno nuovamente se-guito percorsi diversi. Sino ad oggi. Entro il 31 dicembre è infatti possibile ammirare i lucidi originali realiz-zati da Rosamaria Li-cata nella mostra Una gru al tramonto alle-

stita presso il raffinato e polivalente spazio espositivo della storica Enoteca Rabezzana di via San Francesco d’As-sisi 23/C a Torino.

Il percorso di visita inizia con i disegni realizzati in bianco e nero per il libro e termina con la possibilità di sfoglia-re l’opera scritta per capire appieno la genesi artistica di questa fiaba che rac-conta anche una storia d’amore.

Aspetto interessante, considerando che a realizzarla è stata una coppia che si ama da oltre quarant’anni.

“Tutto ebbe inizio nel 1972. Io mi occupavo già di teatro e Rosamaria fre-quentava il liceo artistico ed era interve-nuta nella preparazione di uno spettacolo come scenografa e coreografa. L’arte ci ha subito unito”. A parlare è Antonio Val-leggi, regista, attore e operatore teatrale che nel 1979 ha fondato la Compagnia Nuovo Teatrottanta e che negli anni si è distinto nell’ambito artistico pie-montese per la creazione del Centro di Formazione e Sperimentazione per il Teatro e il Cinema presso il Comune di Druento, dove è successivamente nata la compagnia sperimentale Tea-tro Laboratorio del Fantastico.

Rosamaria Licata è invece sua moglie, ma soprattutto una raffinata pittrice che fu allieva di maestri del calibro di Mauro Chessa e Francesco Tabusso, grande appassionata della ricerca e della sperimentazione che ha esordi-to indagando la natura come origine dell’esistenza umana e che negli anni è giunta ad una più intima e profonda in-trospezione psicologica. Pittrice simbo-lista, non esaurisce il suo estro creativo nelle tele, ma spazia con disinvoltura dalla scultura al mosaico per giungere ad ogni forma di arte figurativa.

“Dopo quell’esordio artistico” prosegue il regista “Non abbiamo più collaborato in-sieme perché abbiamo dato priorità ai no-

stri due figli. Rosamaria, però, è sempre stata consigliera e critica dei miei spetta-coli e al contempo ha proseguito il suo per-corso pittorico”. Nonostante gli impegni professionali e famigliari di entrambi, la coppia nel 1999 torna alle origini e firma un’opera a due mani: Una gru al tramonto. Per festeggiare i vent’anni di vita del Nuovo Teatrottanta Anto-nio Valleggi fonda la Valga editrice e pubblica questo libro che si ispira alla leggenda giapponese Yûzuru riscritta successivamente per il teatro da Junji Kinoshita.

Il testo, reinterpretato in maniera personale, è integrato dai disegni di Rosamaria Licata che non sono un’ap-pendice, ma veri protagonisti. “Mentre

Rosamaria Licata

CIL

EVIAGGIO IN

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MAPPAMONDO

MERAVIGLIE DI UNA TERRA VERTICALE

UN VIAGGIO

FRA TORRI DI GRANITO E DI GHIACCIO,

GEysER E AbbACINANTI DIsTEsE DI sALE.

CIL

EVIAGGIO IN

dicembre 2013 | Plus Magazine | MAPPAMONDO 53

MAPPAMONDO

STORIE DI VIAGGI E VIAGGIATORI

UN PRIVILEGIO riservato a pochi Paesi, quello di vantare un’eterogeneità di ambienti,

paesaggi e popoli da meritare più di un viaggio per conoscerli – se non tutti – almeno in parte.

Così è per il Cile: vastissimo, esteso da nord a sud per 4300 chilometri e largo in media ap-pena 250, con una geografia appartenente al territorio americano, all’Antartide e all’Ocea-nia. Il Cile è anomalo per conformazione con deserti d’alta quota che si succedono a vulcani innevati ed altipiani che si gettano nei laghi e che si frantumano poi in fiordi e isole.

Una terra capace di incantare il viaggiatore più smaliziato, di incuriosire chi sogna gli impreci-si confini della fine del mondo, di appassionare con la sua natura sublime e immensa, rude o avvolgente.

Riflessi di rame sulle rocce di Atacama. (Vittorio Giannella)

a fianco:Atacama, il deserto dipinto.(Vittorio Giannella)

MERAVIGLIE DI UNA TERRA VERTICALE

LUOGHI EsTREMI ED ENIGMATICI:

LAGGIù, VERsO LA FINE DEL MONDO.

È

SANTIAGO DEL CILE – o, più semplicemente, Santiago – è la sua capita-le cosmopolita, metropoli finanziaria e culturale situata nel cuore del Paese. Da qui la mente spazia verso la fine del mondo, ai margini di quella Patagonia cantata e sognata dagli esploratori, verso gli immensi orizzonti australi per soddisfare la voglia di avventura e di natura. Come una corona scintillante, come una colonna vertebrale che sostie-ne il continente, la Cordigliera andina sgrana da sud verso nord i suoi giganti di pietra: fra tutti, forse i più spettacolari e sorprendenti sono le Torri del Paine, assolute verticali di granito, uno dei più ambìti trofei dell’alpinismo mondiale con i suoi pinnacoli arditamente lanciati verso il cielo, un insieme architettonico tra i più superbi che la nostra imma-ginazione possa concepire.Tutt’intorno è natura lussureggiante, terra del condor e del puma, dove trionfano nandù, huemul e guanachi.

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Le terre estreme del continente si tramutano in un labirinto di fiordi e canali delimitati da smisurate foreste e spettacolari ghiacciai, dove l’unico suono è quello del vento teso: è l’anima della Patagonia.

Una natura solo apparentemente aspra e assoluta – sarà per questo che il fiordo si chiama “Ultima Esperanza”? – in continuo mutamen-to quando i raggi del sole giocano con le trasparenze dei ghiacci e gli iceberg solitari fluttuano nelle acque calme della laguna cerulea. Cormorani e leoni marini hanno qui il loro regno. È l’immensa natu-ra ai confini del mondo sapientemente dipinta dallo scrittore cileno Francisco Coloane: “I marinai di ogni latitudine assicurano che là, a un miglio da quel tragico promontorio testimone dell’incessante duello tra i due più vasti oceani del mondo a Capo Horn, il Diavolo è rimasto anco-rato ad un paio di tonnellate di catene, che lui trascina facendo gemere i ceppi sul fondo del mare nelle orride notti di tempesta, quando le acque e le ombre oscure del cielo sembrano salire e scendere su quegli abissi”.

Forse nessuno come Coloane ha saputo meglio tratteggiare la vera anima della Patagonia, per essere stato palombaro e marinaio nello Stret-to di Magellano, mandriano nella Terra del Fuoco, esploratore nel mare di Bellinghausen, grande conoscitore della vita di questa terra di frontiera: un amore che trasmette con le paro-le, come Conrad, Melville e London.

L’emozione di aver raggiunto un luogo ultimo, “mitico”, tocca il suo apice a Rapa Nui, minu-scolo triangolo di terra sperduto nel Pacifico.

“Là, dove il Pacifico infrange i suoi flutti maestosi contro gli speroni di lava; là, dove i venti dell’An-tartico si smarriscono dinanzi ai giganti immobili; là (…) sorge l’isola più solitaria del mondo, che gli uomini chiamano Matakiterani – occhi che guar-dano il cielo – e che i primi navigatori del mon-do dell’orgoglio battezzarono Isola di Pasqua tra il sordo rintronare delle fucilate. Quest’esplosione di rocce che s’eleva nell’immensità dell’oceano non può avere un nome, tanto insolita e grave rimane la sua presenza sulle carte del mondo”. Così inizia il volume che l’etnologo Francis Mazière dedica a Rapa Nui, introducendo il suo fantastico viag-gio in goletta compiuto nel 1962. I cinquecento Mohai dell’Isola di Pasqua, i misteriosi giganti di pietra, silenziosi, costituiscono tuttora uno dei grandi enigmi della storia dell’uomo.

La geografia fantastica del Cile si sbizzarrisce con i deserti del nord, luoghi tra i più sugge-stivi del pianeta. Si sceglie il deserto per vivere emozioni assolute, la straordinarietà di questa regione è una e mille allo stesso tempo. Il sole dipinge le rocce di cromie stranissime e can-gianti: non un colore è lo stesso a distanza di poche ore.

Ma ciò che per il viaggiatore d’oggi è affasci-nante e magico, doveva apparire orrendo a Die-go de Almagro nel 1535 e a Francisco de Aguir-re nel 1540, che attraversarono la cordigliera scendendo verso il deserto di Atacama: spazi infiniti di deserto, vulcani, altopiani, rocce tor-mentate dal vento, sorgenti d’acqua bollente, sale e temperature torride o glaciali.

In questo ambiente ostile l’uomo trovò comun-que il modo di adattare la propria vita e sfrut-tando le piccole oasi di verde, diede origine alla ricca e complessa cultura atacameña, prima che gli eserciti incaici la annettessero al Colla-suyu, la regione meridionale dell’Impero. Oltre a vicuñas, lama e viscachas, la fauna comprende i fenicotteri andini: il loro cibo è il plancton che conferisce alle pozze di acqua salata un partico-

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dall’alto:la Puna del Cile settentrionale. (Vittorio Giannella)Particolare di Mohai con il pukao, il copricapo cilindrico in roccia rossa. (da: La Terra dei Moai - Erizzo Editore)Concrezioni saline del salar di Atacama. (Vittorio Giannella)Geyser della regone di El Tatio. (Vittorio Giannella)

a pagina prededente:le pareti del Paine levigate dai venti del Pacifico. (Archivio Il Tucano)

lare colore rosso, mentre ribollono i geyser e le fumarole sull’altopiano del Tatio, a 4000 metri di altitudine, che testimoniano i fermenti ignei del sottosuolo. Una natura difficile, ostile e in-grata: però magnifica.

Il Cile dà la percezione di essere giunti al limi-te, verso gli estremi del continente australe: i deserti ghiacciati antartici e quelli infuocati dell’Atacama. Da sud a nord non è solo una questione di distanza fisica. È l’anima che cam-bia. Una distesa che pare desolata, nulla che possa creare un’ombra sulla superficie acce-cante e allucinata del deserto, il vento costante che ritaglia i confini.

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Qui l’inconfondibile melodia di una quena, il lungo flauto di canna, si alza come un richiamo quasi mistico, congiunge la terra con il cielo. Poi arriva il charango, la piccola chitarra con la cassa di carapace d’armadillo, a into-nare una canzone più allegra e coinvolgente: è giorno di festa, tra i villaggi aymara del nord. Tutto intorno, pianure che si infrangono all’orizzonte contro i coni dei vulcani, il vento continua a spazzare l’altopiano.

Poi si uniscono le voci, che intonano canzoni in una lingua antica, seguo-no rituali che integrano il cattolicesimo e il mondo arcaico e animista. Legato ai cicli della natura, l’universo aymara è abitato da spiriti benigni e maligni che consegnano all’uomo il lama e l’alpaca – che vanno onorati con riti di fertilità –, la terra è Pachamama, Wiraqocha creò Inti, il Sole, e Quilla, la Luna. Non arrivano a cinquantamila gli Aymara cileni, ma sono una linfa pulsante, la memoria collettiva del popolo andino che un tem-po estendeva la sua influenza dalla Cordigliera cilena sino agli altopiani dell’Argentina e della Bolivia. Il Cile è tutto questo e molto di più.

a fianco:Chiesa rurale in Atacama. (Pietro Tarallo)

Castelli di roccia ad Atacama. (Vittorio Giannella)

La Browningia Candelaris, il cactus candelabro che vive nei deserti del nord. (Vittorio Giannella)

Qui nel 1809 uno studioso polacco, Tadeo Haenke, diede l’avvio ad un procedimento per l’estrazione del salnitro, impiegato come ferti-lizzante. Da quel momento la tremenda regio-ne di Atacama richiamò migliaia di uomini, divenne luogo di centinaia di salnitrere a cielo aperto e nuovi villaggi, ognuno con la sua chie-sa, la scuola, la Plaza de Armas, la bottega e un piccolo ospedale. La scoperta dell’ “oro bianco” ha arricchito il Paese, perlomeno sino al 1930, quando la produzione chimica del fertilizzante decretò la morte delle città degli altopiani, resti-tuendole al vento e al deserto.

Una terra completa ed appassionante, desolata e inospitale solo all’apparenza.

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Il viaggio che Il Tucano propone è un interessante itinerario verso nord, lungo il litorale cileno, gli scenari an-dini, i geyser del Tatio e il deserto di Atacama. È il Cile spettacolare dei paesaggi immensi, il Cile selvaggio e antico degli altipiani bruciati dal sole, quello visionario dei salar di Atacama. Attraverso gli infiniti orizzonti degli altipiani e i deserti di sale.

GLI INFINITI COLORI DEL CILEUN VIAGGIO PER...chi è alla ricerca di un itinerario che offra momenti di grande intensità e di durata relativamente breve. Il viaggio non presenta lunghi percorsi via terra, ma comodi trasferimenti in aereo che consentono di coprire le lunghe distanze.

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Il dolce viso di una bimba Quechua. (Archivio Il Tucano)

Un variopinto “murale” in una strada di Santiago del Cile.

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Periodico dell’Associazione FABI Plus per la cultura e il tempo liberoPubblicazione trimestrale Numero XXV - dicembre 2013 TUTTE LE CONVENZIONI

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