In cammino con il Risorto · «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi...

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Lettera pastorale di monsignor Gennaro Pascarella vescovo di Pozzuoli In cammino con il Risorto «Ritorniamo a far visita ai fratelli» (Atti 15,36)

Transcript of In cammino con il Risorto · «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi...

  • Lettera pastorale

    di monsignor Gennaro Pascarella

    vescovo di Pozzuoli

    In cammino con il Risorto«Ritorniamo a far visita ai fratelli» (Atti 15,36)

  • Fratelli e sorelle carissimi,mentre mi appresto a scrivere questa

    Lettera pastorale mi accompagna la certezza,che ci viene dalla fede, della “comunione deisanti”: c’è “una comunione di vita tra tutticoloro che appartengono a Cristo”. Il Cristoci lega profondamente tra noi. Questo lega-me non può spezzarlo nemmeno la morte!

    Papa Francesco ci ha ricordato che “lacomunione dei santi va al di là della vitaterrena, va oltre la morte e dura per sem-pre”. «Questa unione fra noi, - dice - va aldi là e continua nell’altra vita; è una unio-ne spirituale che nasce dal Battesimo enon viene spezzata dalla morte, ma, graziea Cristo risorto, è destinata a trovare la suapienezza nella vita eterna. C’è un legameprofondo e indissolubile tra quanti sonoancora pellegrini in questo mondo - fra noi -e coloro che hanno varcato la soglia dellamorte per entrare nell’eternità»1.

    Vorrei con questa Lettera innanzituttorinnovare con voi la fede nella “comunionedei santi”. Essa non è una pia illusione: èuna realtà che ci avvolge, ci dona consola-zione, gioia, coraggio.

    Igino Giordani (1894-1980) - scrittore,uomo politico, sposo e padre, giornalista,

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  • di cui è in corso la causa di beatificazio-ne - scriveva: «Non sei solo quando vai inistrada, in treno, in mare, in aereo: seiscortato dall’angelo custode, ti accompa-gna la Madre del Signore, ti regge laSantissima Trinità. Non sei solo neppurela notte in una stanza d’ospedale e anchein una cella di carcere; e così al lavoro enel riposo; sempre convivi, sempre nellacomunione dei santi sei; e, mentre svolgiuna vicenda monotona, sempre alla lodearcangelica puoi intonare la tua anima.Ché nella Chiesa sei socio indivisibile deibeati in cielo, dei purganti nell’espiazionee dei militanti in terra: una famigliasenza fine, solidale con te, concorde perte. (…) Collegato coi santi, tu ti vendichidel male col bene, sperdi il rancore oppo-nendo la pace, e t’associ all’opera delRedentore, fai le parti dello Spirito Santo,entri nell’economia del Padre: divieni rap-presentanza di Dio che risana; ti schiericol vittorioso, che annienta il male: ilmale che è niente»2.

    Sono in “comunione” con voi anchementre scrivo, da voi sostenuto, fratelli esorelle, con cui percorro la stessa stradaverso il cielo, aiutato dai fratelli e dallesorelle che sono in cielo e pregano Gesùper noi3. Questo mi dona fiducia, speranza.

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  • Siamo a conclusione dell’Anno dellaFede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013)e voglio chiedermi con voi: “come l’ho vissu-to? Ho approfondito la conoscenza del donodella fede? Ho permesso alla fede di illumi-nare la mia vita, di incidere sul mio pensie-ro, di rinnovare il mio stile di vita, di ravvi-vare il mio cuore, di smuovere la mia volon-tà? Ho varcato con decisione la porta dellafede? Sono consapevole che questo dononon posso tenerlo solo per me, altrimenti loperdo?”. È la logica del Vangelo: è dandoche si riceve, è perdendo che si guadagna, èmorendo che si risorge! “Nella comunità, incui sono inserito, cosa si è fatto per raffor-zare, purificare, rendere più viva la fede?Abbiamo pregato di più e soprattuttomeglio, siamo stati più assidui nell’ascoltoobbediente della Parola di Dio e più fedelinella pratica dei Sacramenti, in particolaredell’Eucaristia e della Penitenza? Abbiamorinnovato la consapevolezza che cristianinon possiamo essere da soli, che siamomembri del Corpo di Cristo?”. L’ “io credo”è strettamente legato al “noi crediamo”.

    Qualunque risposta diamo a questedomande vogliamo innanzitutto renderegrazie a Dio che ci dona nuove possibili-tà per approfondire e per vivere la nostrafede.

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  • Vorrei raccontarvi cosa ha significatoper me l’Anno della Fede.

    Con umiltà, con insistenza e con conti-nuità ho chiesto innanzitutto al Signore diaumentare la mia fede: “Signore, io credo,accresci la mia fede!” (cfr Lc 17,6). Gli hodomandato ancora di venire incontro allamia incredulità: “Signore, io credo, vieni inaiuto alla mia incredulità!” (cfr Mc 9,24).

    Ho riscoperto la bellezza della Sua pre-senza, che ci avvolge come dice il salmista:«Dove andare lontano dal tuo spirito, dovefuggire dalla tua presenza? Se salgo incielo, là tu sei, se scendo negli inferi, ecco-ti» (Sal 139).

    Ho rimesso a fuoco e ho frequentato conpiù assiduità e con rinnovata consapevo-lezza alcuni “luoghi”, in cui la presenza delSignore crocifisso e risorto è “reale”: innan-zitutto l’Eucaristia, poi la Sacra Scrittura,la comunità e i fratelli, soprattutto quelliferiti dalla vita, che Papa Francesco chia-ma “carne di Cristo”.

    La presenza di Dio non è invadente, nonsi impone con la forza. È come «il mormo-rio di un vento leggero» (1Re 19,12): cosìDio si manifesta al profeta Elia. Per acco-glierla, per comprenderla c’è bisogno di unanimo da bambino.

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  • Bella l’immagine del libro dell’Apocalisse:«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcunoascolta la mia voce e mi apre la porta, ioverrò da lui, cenerò con lui ed egli con me»(Ap 3,20). Egli c’è; ma non impone la Suapresenza. Egli bussa, ma non sfonda laporta. Aspetta paziente che gli apriamo laporta. Quella porta potrà anche rimaneresempre chiusa! Lui non si stanca di bus-sare!

    Non sono mancati in questo Annomomenti di buio, di prova. La morte varievolte è entrata con la sua amarezza e oscu-rità nella mia vita: la morte di mio fratello,la morte di una suora che in tanti anni si èpreso cura dei Vescovi. Porto ancora im-presse dentro di me le domande dei parentidelle vittime del terribile incidente stradalein Irpinia: “Dove era il Signore? Perché que-sto evento, che ha falciato tante vite e hafatto sanguinare il cuore di tanti parenti?Perché?”.

    La fede è anche oscurità. «La fede è oscu-ra ma non è cieca; - diceva Paolo VI - lafede infatti ha i suoi occhi»4.

    Anche per Gesù c’è stata l’ora delletenebre. Nel Getsemani Egli prova ango-scia, paura. Sulla croce grida nel culminedella solitudine il suo abbandono: «Dio

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  • mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»(Mc 15,34). Ha provato tutto questo pernoi! È sceso nell’abisso della lontananza daDio per ricongiungerci con Lui. Paolo diràsi è fatto peccato per noi. Lui, autore dellavita, ha sperimentato la morte per dirci cheanche lì non ci abbandona, non siamo soli.

    Nella notte tralucono le stelle! L’oscuritàrimane, ma si intravedono luci lontane cheindicano la direzione, danno speranza. Laluce è Gesù e legato a Lui c’è Maria e tutti isanti. La fede ci fa vedere i colori della notte.

    «Il cristiano - scrive Papa Francesco nel-l’enciclica Lumen fidei - sa che la sofferen-za non può venire eliminata, ma può rice-vere un senso, può diventare atto di amore,affidamento alle mani di Dio che non ciabbandona e, in questo modo, essere unatappa di crescita della fede e dell’amore.(…) Perfino la morte risulta illuminata epuò essere vissuta come l’ultima chiamatadella fede, l’ultimo “Esci dalla tua terra”(Gen 12,1), l’ultimo “Vieni!” pronunciatodal Padre, cui ci consegniamo con la fidu-cia che Egli ci renderà saldi anche nelpasso definitivo» (n. 56).

    «La fede non è luce che dissipa tutte lenostre tenebre, - continua Papa Francesco -ma lampada che guida nella notte i nostri

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  • passi … All’uomo che soffre, Dio non donaun ragionamento che spieghi tutto, maoffre la sua risposta nella forma di unapresenza che accompagna, di una storia dibene che si unisce ad ogni storia di soffe-renza per aprire un varco di luce. In Cristo,Dio stesso ha voluto condividere con noiquesta strada e offrirci il suo sguardo pervedere in essa la luce» (n. 57).

    In questo Anno della Fede mi ha accom-pagnato la domanda di Gesù: «E voi chi diteche io sia?» (Mc 8,29), “Chi sono io per te?”.

    Ho rivisto tutta la mia vita fino ad oggi:in Gesù Cristo sto ritrovando sempre piùunità. In Lui ho trovato il senso del miovivere. Se Lui scomparisse dalla mia vita,essa sarebbe come la terra senza il sole: cisarebbe freddo, buio, mancanza di vita. InLui ritrovo anche il senso del morire. Conla sua morte ha sconfitto la morte, con lasua risurrezione ci ha aperto le porte dellavita eterna. Rimane la paura della morte;ma ai piedi del Crocifisso Risorto è mitiga-ta dalla speranza. È Gesù il Signore ilnome e il volto della Speranza. La sua mi-sericordia mi ha dato e continua a darmisempre nuove possibilità di ricominciare. Ilsuo amore misericordioso è più forte delnostro peccato.

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  • Gesù Cristo è la Vita. Egli è la Speranza.Gesù Cristo è il volto e la mano della mise-ricordia di Dio.

    Gesù Cristo è la Luce. La sua Parola èluce per i miei passi, lampada per il miocammino. Non sempre sono riuscito ad es-sere fedele a questa Luce, a permettergli diilluminare anche gli angoli più reconditidella mia esistenza; ma la Luce c’è ed è sem-pre disponibile! Seguire Gesù, ascoltare evivere la sua Parola è camminare nella luce.

    Gesù è il Signore! Questo mi ha aiuta-to a superare la tentazione di volerlo “pos-sedere”! Egli è il Figlio di Dio: tutto è statofatto per mezzo di Lui e in vista di Lui.Egli è l’onnipotente. Da ricco si è fattopovero, da Dio uomo, servo; ma rimanesempre Dio!

    Vorrei arrivare a dire con tutta la miavita: “Sei Tu, Signore, l’unico mio bene!”.

    Essere “legati in modo sempre più in-tenso a Gesù” è permettergli che operi innoi ed essere Chiesa, “corpo di Cristo”.Nell’udienza generale, a cui eravamo pre-senti come diocesi il 19 giugno scorso,Papa Francesco, parlando della Chiesacome corpo di Cristo, ci ha invitati adessere uniti a Cristo e in comunione tra dinoi: «La Chiesa non è un’associazione

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  • assistenziale, culturale o politica, ma èun corpo vivente, che cammina e agiscenella storia. E questo corpo ha un capo,Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge… se si separa il capo dal resto del corpo,l’intera persona non può sopravvivere.Così nella Chiesa, dobbiamo rimanerelegati in modo sempre più intenso a Gesù… dobbiamo permettere che Gesù operi innoi, che la sua Parola ci guidi, che la suapresenza eucaristica ci nutra, ci animi,che il suo amore dia forza al nostro amoreal prossimo».

    Anche il “progetto pastorale” - come hadetto Papa Francesco ai partecipanti allaplenaria del Pontificio Consiglio per laPromozione della Nuova Evangelizzazione -deve essere «ben centrato sull’essenziale,cioè su Gesù Cristo». «Non serve disper-dersi in tante cose secondarie o superflue,- ha continuato - ma concentrarsi sullarealtà fondamentale, che è l’incontro conCristo, con la sua misericordia, con il suoamore e l’amare i fratelli come Lui ci haamato. Un incontro con Cristo che è an-che adorazione, parola poco usata: adora-re Cristo»5.

    La Chiesa - ha detto in una Udienzagenerale Papa Francesco - è «come un

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  • fiume che scorre nella storia, si sviluppa,irriga, ma l’acqua che scorre è semprequella che parte dalla sorgente, e la sor-gente è Cristo stesso: Lui è il Risorto, Luiè il Vivente, e le sue parole non passano,perché Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggiè fra noi qui, Lui ci sente e noi parliamocon Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostrocuore. Gesù è con noi, oggi! Questa è labellezza della Chiesa: la presenza di GesùCristo fra noi»6.

    Come Tommaso a volte anche io vorrei“toccare” il Signore, sentire fisicamente laSua presenza e questo mi chiude e nonpermette a Lui di entrare nella mia vita enon me lo fa riconoscere! «Beati quelli chenon avendo visto crederanno!» (Gv 20,29).

    Quando si offusca la Sua presenza nellamia esistenza è come se venisse a mancarel’aria! Come l’aria, che non vedo e nontocco, mi tiene vivo, così la Sua presenza!

    Ho sperimentato ancora una volta che èfondamentale il “sostegno” dei fratellisoprattutto quando la fede attraversamomenti difficili. Come non condividerequello che diceva Papa Francesco? «Se noisiamo uniti la fede diventa forte. Quanto èbello sostenerci gli uni gli altri nell’avven-tura meravigliosa della fede! Dico questo

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  • perché la tendenza a chiudersi nel privatoha influenzato anche l’ambito religioso,così che molte volte si fa fatica a chiederel’aiuto spirituale di quanti condividonocon noi l’esperienza cristiana. Chi di noitutti non ha sperimentato insicurezze,smarrimenti e perfino dubbi nel camminodella fede? Tutti abbiamo sperimentatoquesto, anch’io: fa parte del cammino dellafede, fa parte della nostra vita. Tutto ciònon deve stupirci, perché siamo esseriumani, segnati da fragilità e limiti; tuttisiamo fragili, tutti abbiamo limiti. Tuttavia,in questi momenti difficoltosi è necessarioconfidare nell’aiuto di Dio, mediante lapreghiera filiale, e, al tempo stesso, è im-portante trovare il coraggio e l’umiltà diaprirsi agli altri, per chiedere aiuto, perchiedere di darci una mano. Quante volteabbiamo fatto questo e poi siamo riusciti avenirne fuori dal problema e trovare Dioun’altra volta!»7.

    La fede è un grande dono; ma va ali-mentata, ravvivata. Non si può vivere direndita! Nella fede chi non va avanti, vaindietro. È come remare controcorrente, sesi smette di remare la corrente ti riportaindietro. «Procurate che la vostra fede siaviva. - raccomandava Paolo VI - Questa

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  • raccomandazione fa sorgere una domanda:vi può essere una fede morta? Sì, purtrop-po; vi può essere una fede morta»8.

    Come alimentare la fede?

    • Pregando con assiduità. La preghiera èl’ossigeno della nostra anima. Essa tieneacceso il fuoco della fede. Chi non pregaper molto tempo difficilmente continueràa credere! “La preghiera è il respiro dellafede” - dice Papa Francesco. Se smetto direspirare smetto di vivere; se smetto dipregare, spiritualmente muoio. È neces-sario pregare! Abbandonare la preghiera èl’anticamera dell’abbandono della fede.Solo la preghiera ci aiuta a vincere lapotenza del male. «… cessare di pregare - leggiamo in una omelia di un autoreanonimo africano del V secolo, a com-mento di Es 17 - significa dare forze alnemico; non pregare del tutto, significasottomettersi al potere avversario e, diconseguenza, odiare il proprio interesse efavorire quello dell’Avversario. Si diventanemici a se stessi non volendo supplicarecontinuamente per essere protetti dalNemico del genere umano. Finché tu pre-ghi, il nemico è atterrato; quando ti arre-sti, egli si rialza (…). Sei tu stesso ad erge-

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  • re il Nemico contro di te, quando lasci cheti si avvicini non pregando più. Preghieraincessante, Nemico senza potere»9.

    • Riscoprendo il nostro Battesimo. Ècon il Battesimo che Cristo ci ha trasfor-mati “radicalmente”, - scrive Papa Fran-cesco - «rendendoci figli adottivi di Dio,partecipi della natura divina; modificacosì tutti i nostri rapporti, la nostrasituazione concreta nel mondo e nelcosmo, aprendoli alla sua stessa vita dicomunione»10. Per tanti, purtroppo, ilBattesimo è come un pacco dono, benimpacchettato, mai scoperto e valorizza-to! Dobbiamo chiederci: “quali gli effettidel Battesimo nella nostra vita? E, ancorprima, permettiamo alla grazia di opera-re in noi?”. Vivere secondo il Battesimo ècamminare nello Spirito, è realizzare lavocazione alla santità. «… se il Battesimoè un vero ingresso nella santità di Dioattraverso l’inserimento in Cristo e l’ina-bitazione del suo Spirito, - scriveva Gio-vanni Paolo II - sarebbe un controsensoaccontentarsi di una vita mediocre, vis-suta all’insegna di un’etica minimalisticae di una religiosità superficiale. Chiederea un catecumeno: “Vuoi ricevere ilBattesimo?” significa al tempo stesso

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  • chiedergli: “Vuoi diventare santo?”. Si-gnifica porsi sulla strada del radicalismodel discorso della Montagna: “Siate per-fetti come è perfetto il Padre vostro cele-ste” (Mt 5,48)»11.

    • Cibandosi dell’Eucaristia e della Parola.Senza questo cibo la nostra fede è fragi-le, nell’ora della prova ci vengono menole forze, facilmente cediamo. L’Eucari-stia - scrive Papa Francesco12 - «è nutri-mento prezioso della fede, incontro conCristo presente in modo reale con l’attosupremo di amore, il dono di Se stessoche genera vita».

    • Frequentando la comunità ecclesiale.La Chiesa è la nostra famiglia. È lì, nella“compagnia” dei fratelli, che troviamo laforza per superare la solitudine e l’isola-mento, in cui a volte il mondo ci ributta.«Prestiamo attenzione gli uni agli altri,per stimolarci a vicenda nella carità enelle opere buone. Non disertiamo lenostre riunioni, come alcuni hannol’abitudine di fare, ma esortiamoci avicenda, tanto più che vedete avvicinar-si il giorno del Signore» (Eb 10,24-25).

    • Vivendo la carità. Fede e carità sonostrettamente legate tra loro. Come la

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  • dinamo della bicicletta fa più luce quan-to più pedaliamo, così nella nostra vitac’è più luce quanto più amiamo. «La fede senza la carità - scrive Bene-detto XVI nel Motu proprio Porta fidei -non porta frutto e la carità senza la fedesarebbe un sentimento in balia costan-te del dubbio. Fede e carità si esigono avicenda, così che l’una permette all’al-tra di attuare il suo cammino. (…)Grazie alla fede possiamo riconoscerein quanti chiedono il nostro amore ilvolto del Signore risorto: “Tutto quelloche avete fatto a uno solo di questi mieifratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt25,40)… È la fede che permette di rico-noscere Cristo ed è il suo stesso amoreche spinge a soccorrerlo ogni volta chesi fa nostro prossimo nel cammino dellavita» (n. 14).“Fate bene, fratelli, a voi stessi!”: era lafrase che san Giovanni di Dio (1495-1550) ripeteva per le strade di Granada,quando chiedeva aiuto per i poveri. «Evoleva dire: - scrive Igino Giordani -facendo il bene ai fratelli, voi fate bene avoi stessi: ché Dio ve lo restituisce coifrutti della ricchezza infinita. Uno fa delbene a sé, facendo del bene agli altri: si

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  • serve, servendo; s’arricchisce, arric-chendo. Chi più dà, più riceve. Chi gettala sua vita, la ritroverà»13.

    Fratelli e sorelle carissimi,sono vostro vescovo da settembre del

    2005. In questi anni ho cercato di cono-scervi, di condividere le vostre gioie e levostre speranze, i vostri dolori, le vostrepreoccupazioni e le vostre ansie.

    Ho pregato e continuo a pregare ognigiorno per voi, ricordando la promessa cheho fatto il giorno della mia ordinazione epi-scopale di pregare, senza mai stancarmi,Dio onnipotente, per il Popolo santo. PapaFrancesco, parlando della “Chiesa aposto-lica”, ha detto che gli Apostoli e i loro suc-cessori, il Papa e i Vescovi, sono “chiamatie inviati” a continuare l’opera di Gesù,«cioè pregare - è il primo lavoro di un apo-stolo - e, secondo, annunciare il Vangelo» eha invitato a verificare «se questo succes-sore degli Apostoli per prima cosa prega epoi se annuncia il Vangelo»14.

    Ho sperimentato l’impotenza di fronte adrammi che ci superano, non sono sempreriuscito a rispondere a tutte le richieste diaiuto; ma non ho lasciato cadermi le brac-cia. Ho cercato di fare quello che potevo,

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  • anche se sono consapevole che finché ho ilcuore che batte devo fare ancora di più.Devo fare i conti con le mie fragilità, matrovo continuamente forza e coraggio nellacertezza della grazia del Signore. “Tuttoposso in colui che mi dà forza!”.

    Sono vescovo per voi, ma posso realizza-re il mio ministero solo se voi non fatemancare ogni giorno la preghiera per me.Pregate per me il Signore, perché sia sem-pre più simile a Lui, Servo e Buon Pastore.«Episcopato - leggiamo nella proposta diomelia del Rito dell’Ordinazione dei Vescovidel Pontificale Romano - è il nome di unservizio, non di un onore, poiché al Vescovocompete più il servire che il dominare,secondo il comandamento del Maestro».

    Quando visito le vostre comunità incon-tro solo un numero limitato di persone del“gregge” che mi è stato affidato. Gesù invi-ta me e voi a non chiuderci nel recinto, adandare alla ricerca delle altre “pecore” chenon sono nell’ovile. Papa Francesco conforza ci sta spingendo ad «uscire dal nostrorecinto» verso le «periferie dell’umanità», ad«andare incontro agli altri», a «portare l’os-sigeno del Vangelo, del soffio dello Spiritodi Cristo Risorto» lì dove la speranza «è sof-focata da condizioni difficili, a volte disu-

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  • mane»15. Una “chiesa chiusa tradisce lapropria identità!” - ha detto in un’altraoccasione. Cristo “invita tutti ad ‘andare’incontro agli altri, ci invita, ci chiede dimuoverci per portare la gioia del Vangelo!”.Dobbiamo lasciarci provocare dalle do-mande: «siamo missionari con la nostraparola, ma soprattutto con la nostra vitacristiana, con la nostra testimonianza? Osiamo cristiani chiusi nel nostro cuore enelle nostre chiese, cristiani di sacrestia?Cristiani solo a parole, ma che vivono dapagani?»16. Sono cristiano con voi e questedomande le sento rivolte innanzitutto a mestesso, non come un rimprovero, ma comeun invito a rivedere la mia vita cristiana,una opportunità di rinnovamento!

    Ho pensato - per stare di più con voi e,nella comunione, per discernere comeandare insieme verso coloro che non parte-cipano alla vita della comunità - di dareinizio alla Visita pastorale.

    Giovanni Paolo II definisce la Visita pa-storale «autentico tempo di grazia e mo-mento speciale, anzi unico, in ordine all’in-contro e al dialogo del Vescovo con i fedeli».Essa «si mostra qual è, un segno della pre-senza del Signore che visita il suo popolonella pace»17.

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  • Ho avuto la grazia di iniziare il ministe-ro episcopale nella Chiesa di Dio che è inPozzuoli con la preparazione e la celebra-zione dell’VIII Sinodo Diocesano. È statoun tempo speciale, un tempo di grazia perla nostra Chiesa. Frutto del Sinodo sonostati Il Libro del Sinodo e il DirettorioPastorale. La Visita pastorale vuole essereanche una verifica sulla recezione delSinodo nelle comunità parrocchiali.

    Il primo frutto del Sinodo è stato speri-mentare lo stile di vita sinodale. «Il cammi-no sinodale - abbiamo scritto nel Messag-gio al Popolo di Dio (26 novembre 2006) - ciha aiutato ad acquisire uno “stile di vitasinodale”, in cui la compartecipazione, lacorresponsabilità, la solidarietà vicendevo-le, la stima reciproca, il dialogo, il rispettodei doni e dei compiti l’uno dell’altrosenza confusioni e uniformità, sono di-ventati esperienza concreta. Lo stile sino-dale deve diventare - è questo l’auspicioche si fa preghiera - la normalità del vive-re della nostra Chiesa, deve innervare lavita delle nostre comunità parrocchiali,delle associazioni e dei movimenti, dellenostre famiglie, non solo nei momenti ec-cezionali, ma anche nella quotidianità.(…) Luoghi concreti in cui si può vivere la

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  • sinodalità, esercitare la comunione, sonogli organismi di partecipazione»18.

    Non possiamo non verificare durante laVisita pastorale se lo stile sinodale è diventa-to “normalità” nella nostra parrocchia e comefunzionano gli organismi di partecipazione.

    Il Direttorio Pastorale - per la cui compi-lazione c’è stata una continuità del cammi-no sinodale - ha tradotto “in soluzioni con-crete” “le intuizioni di fede e le scelte pasto-rali” del Sinodo, evidenziate ne Il Libro delSinodo. Durante la Visita pastorale voglia-mo non solo fare una verifica della recezio-ne e dell’applicazione del Direttorio; maanche esaminare eventuali cambiamenti,tenendo presenti le nuove situazionisopravvenute.

    La Visita pastorale vuole ravvivare lamemoria del Sinodo; ma anche essere unaopportunità per leggere il presente cheviviamo nella prospettiva del futuro che cisarà donato.

    Durante la Visita voglio soprattutto met-termi in cammino con voi. Sarò disponibilead incontrare personalmente tutti quelliche lo desiderano. Vorrei incontrare so-prattutto gli ammalati e quelli feriti in variomodo dalla vita.

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  • L’icona che abbiamo scelto è quella deidiscepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35). Cirichiama il cammino della nostra vita: uncammino spesso duro, in cui le brutte noti-zie e gli eventi negativi ci rattristano, uncammino a volte senza prospettive, caricodi delusioni, senza speranza. È in questocammino faticoso, non sempre esaltante, avolte monotono, spesso doloroso che ilSignore ci raggiunge, “entra nella nostranotte”, si affianca a noi, “dà calore alnostro cuore”.

    Commentando il brano dei discepoli diEmmaus, Papa Francesco ha detto: «Serveuna Chiesa che non abbia paura di entra-re nella loro notte. Serve una Chiesa capa-ce di incontrarli nella loro strada. Serveuna Chiesa in grado di inserirsi nella loroconversazione. Serve una Chiesa che sap-pia dialogare con quei discepoli, i quali,scappando da Gerusalemme, vagano senzameta, da soli, con il proprio disincanto, conla delusione di un Cristianesimo ritenutoormai terreno sterile, infecondo, incapacedi generare senso. (…) Gesù diede calore alcuore dei discepoli.

    Vorrei che ci domandassimo tutti, oggi:siamo ancora una Chiesa capace di riscal-dare il cuore? Una Chiesa capace di ricon-

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  • durre a Gerusalemme? Di riaccompagnarea casa? In Gerusalemme abitano le nostresorgenti: Scrittura, Catechesi, Sacramenti,Comunità, amicizia del Signore, Maria e gliApostoli … Siamo ancora in grado di rac-contare queste fonti così da risvegliare l’in-contro della loro bellezza?»19.

    In particolare dobbiamo “avvicinarci” aigiovani, metterci in loro ascolto, aiutarli alasciarsi illuminare dalla Parola di Dio,testimoniandola e annunciandola. IlConvegno Ecclesiale Diocesano di que-st’anno20, che ha visto la presenza attiva dimolti giovani, ha evidenziato che le nuovegenerazioni, pur immersi in un clima cul-turale secolarizzato, in cui Dio è messo traparentesi, non è ritenuto più significativo,hanno la “nostalgia” di Dio e della sua bel-lezza. Come Gesù con i discepoli di Em-maus, che erano delusi e disorientati, dob-biamo farci loro compagni di viaggio, con-dividere le loro delusioni e frustrazioni, leloro aspirazioni e i loro sogni, accompa-gnarli nella via della speranza. Vogliamoprendere sul serio l’invito che PapaFrancesco fece durante la GiornataMondiale della Gioventù a Rio de Janeiro,parlando ai vescovi, sacerdoti, religiosi eseminaristi: «Aiutiamo i giovani. Abbiamo

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  • l’orecchio attento per ascoltare le loro illu-sioni (…), per ascoltare i loro successi, perascoltare le loro difficoltà (…). La pazienzadi ascoltare! Questo ve lo chiedo con tuttoil cuore! Nel confessionale, nella direzionespirituale, nell’accompagnamento.

    Sappiamo perdere tempo con loro.Seminare, costa e affatica, affatica moltissi-mo! Ed è molto più gratificante godere delraccolto! (…) Aiutare i nostri giovani a risco-prire il coraggio e la gioia della fede, la gioiadi essere amati personalmente da Dio, que-sto è molto difficile, ma quando un giovanelo sente con l’unzione dello Spirito Santo,questo “essere amato personalmente da Dio”lo accompagna poi per tutta la vita»21.

    Il Vescovo è chiamato a camminare conla sua gente nelle situazioni concrete in cuivive: è chiamato a stare vicino e a confer-mare nella fede. La Visita non deve preve-dere tanto eventi eccezionali; ma deve per-mettere al Vescovo di vivere la ferialitàdella vita della parrocchia e del territorio.

    Il Signore ascolta i discepoli di Emmaus,il loro sfogo, la loro delusione, constata lafragilità della loro fede e apre la loro mentecon la luce della Sacra Scrittura. L’ascoltoe il confronto con la Parola di Dio nonmanchino durante il tempo della Visita.

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  • I discepoli riconoscono Gesù nello “spez-zare il pane”. L’Eucaristia sia la sorgente, ilfulcro, il centro della Visita.

    Speriamo che la Visita faccia sperimen-tare a tutti la gioia e la pace che l’incontrocon il Signore porta con sé.

    Affidiamo a Maria, che “ha camminatonel pellegrinaggio della fede”, il nostrocammino di fede e la Visita pastorale.

    La via di Maria è stata la via di suoFiglio: la “via della croce”. E la via dellacroce è quella dell’ “amore fino alla fine, finoal sacrificio della vita”. Nell’ora della prova -soprattutto nella prova suprema, quando“stava sotto la croce” - Maria ha continuatoad amare. Dalla bocca di suo Figlio esconoparole di misericordia, parole di perdono,che certamente Lei ha condiviso. La soffe-renza indicibile, lancinante, non la fa chiu-dere in se stessa. Ella continua ad amare.Suo Figlio Le affida come madre tuttal’umanità! Il suo cuore è chiamato ad allar-garsi sulla misura del cuore di suo Figlio:nessuno è escluso dal suo amore!

    Maria dove ha attinto la forza per anda-re avanti, per continuare ad amare, pertenere accesa la speranza? Nella fede!«Beata colei che ha creduto!» (Lc 1,45)!«Quando è arrivata l’“ora” di Gesù, cioè l’ora

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  • della passione: - ha detto Papa Francesco -allora la fede di Maria è stata la fiammellanella notte, quella fiammella in piena notte.(…) La sua fiammella, piccola ma chiara, èstata accesa fino all’alba della Risurrezione;e quando le è giunta la voce che il sepolcroera vuoto, nel suo cuore è dilagata la gioiadella fede, la fede cristiana nella morte erisurrezione di Gesù Cristo»22.

    Nel Magnificat c’è “il programma di vita”di Maria: - scrive Benedetto XVI - «nonmettere se stessa al centro, ma fare spazioa Dio incontrato sia nella preghiera che nelservizio al prossimo»23.

    È questo anche il programma di fondodella nostra vita personale e della Visitapastorale: “fare spazio a Dio”.

    Maria, donna di fede, donna che ama,donna che spera, madre dei credenti, ciaccompagni nel nostro cammino di fede eci guidi con il suo materno aiuto nel Visitapastorale.

    Invocando la benedizione del Signore suognuno di voi, vi saluto fraternamente.

    Pozzuoli, 24 novembre 2013,

    solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

    Gennaro, vescovo

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  • NOTE

    1 FRANCESCO, Udienza generale, 30 ottobre 2013.2 IGINO GIORDANI, Laicato e sacerdozio, Roma, Città

    Nuova, 1964, p. 130.3 Cfr FRANCESCO, Udienza Generale, 30 ottobre 2013. 4 LEONARDO SAPIENZA, Paolo VI e la fede, Città del

    Vaticano, LEV, 2012, p. 13.5 FRANCESCO, Discorso, Sala Clementina 14 ottobre

    2013.6 FRANCESCO, Udienza generale, 16 ottobre 2013.7 FRANCESCO, Udienza generale, 30 ottobre 2013.8 LEONARDO SAPIENZA, o.c., p. 11.9 DORA CASTENETTO - ANTONIO MARGARITTI - ADALBERTO

    PIOVANO, La qualità della preghiera cristiana,Milano, Glossa, 2002, pp. 68-69.

    10 FRANCESCO, Lumen fidei, 42.11 GIOVANNI PAOLO II, Novo millennio ineunte, 31.12 FRANCESCO, Lumen fidei, 44.13 IGINO GIORDANI, Il fratello, Roma, Città Nuova, 2011,

    p. 102.14 FRANCESCO, Udienza generale, 16 ottobre 2013.15 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti alla Plenaria del

    Pontificio Consiglio per la Promozione della NuovaEvangelizzazione, 14 ottobre 2013.

    16 FRANCESCO, Udienza generale, 16 ottobre 2013.17 GIOVANNI PAOLO II, Pastores gregis, 46.18 DIOCESI DI POZZUOLI, Il Libro del Sinodo, Pozzuoli,

    2007, p. 179.19 FRANCESCO, Discorso, Incontro con l’Episcopato bra-

    siliano, Rio de Janerio, 27 luglio 2013.20 Il Convegno Ecclesiale Diocesano si è celebrato nei

    giorni 20-22 settembre 2013 e ha avuto come temaGiovani e Fede. “Nessuno disprezzi la tua giovaneetà” (1Tim 4,12).

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  • 30

    21 FRANCESCO, Omelia, Santa Messa con i Vescovi dellaXXVIII GMG e con i Sacerdoti, i Religiosi e iSeminaristi, Rio de Janeiro, 27 luglio 2013.

    22 FRANCESCO, Preghiera per la Giornata Mariana,Piazza San Pietro, 12 ottobre 2013.

    23 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, 41.

  • In copertina:

    MARKO IVAN RUPNIK, Gesù Cristo con i discepoli a Emmaus,

    che lo supplicano: “Mane nobiscum, Domine!”, mosaico, Cap-

    pella della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina

    dei Sacramenti, Roma.