IN BREVE - Riviera Web...dossier fotografico le condizioni in cui versa il parco giochi della sua...

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Tanto si era fatto perpresentare la nostramontagna con un

volto più verosimile eaccattivante persuperare i tanti

luoghi comuni. Con ildocufilm “Losquadrone- Icacciatori di

Calabria” in onda inseconda serata suRai2 l'Aspromonteviene riportato 20 anni indietro.

Il senatoreGasparri nonha posto vetialla messa in

onda di questoprogramma,

come fece conla fiction suRiace, forse

perché èfunzionale allaSua politica e aquella dei suoisgherri che siriaffaccianoalla ribalta.

IN BREVE

AZIONE RISARCITORIA NEI CONFRONTI DEL RAPPRESENTANTE LEGALE DI CALABRIA FILM COMMISSION

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE

Il buio lo spegniamo noi

Lo Squadrone fa ripiombarel'Aspromonte in fondo al pozzo

Ilterzo giorno, comeera stato preannun-ciato, Gesù fece roto-lare la grossa pietrache sigillava il suosepolcro, e uscì. Nonaspettò che gli altriandassero a trovarlo

ma andò lui incontro a loro. La sal-vezza andava condivisa. La vittoriacontro il buio andava annunciata.Quella pietra sepolcrale non trat-teneva più nessuno.Non sono degna di interpretare leSacre Scritture, ma questo sensodell'uscita, più della resurrezionein sè, mi ha sempre affascinato. Èun messaggio forte: è possibileuscire dal buio in cui si è precipita-ti, dopo averlo spolpato, mastica-to, digerito. Dopo aver subito per-cosse, sputi, torture. Chiodi espine. Dopo essere stati beffeggia-ti, traditi, ed essere affogati ineso-rabilmente nelle tenebre. La domenica di Pasqua Gesù escee va. Dimostra che l’uscita c’è, ilbuio lo spegniamo noi confortatidalla fede, e affinchè la luce ritro-vata risplenda a lungo, è necessa-rio condividerla con gli altri. Pernon vivere in penombra, per nonvivere a metà.La domenica di Pasqua arriva pertutti, dopo un venerdì di passionee un sabato che sembra infinito. Ladomenica di Pasqua Gesù dimo-stra che l'ingiustizia e la morte nonsono l'ultima parola nella storiadel mondo. Esiste la salvezza che èora giustizia, ora condivisione, oraaccoglienza, ora amore.Dovremmo ritrovare il desiderioprofondo di dialogare per saperincontrare, per uscire fuori da noistessi, prendendo a calci le comodesicurezze, la pigrizia e l'indifferen-za, e affezionarci alla cara e saluta-re abitudine di considerare gli altricome ricchezza, come redenzione,non come valvola di sfogo per lenostre frustrazioni.Gli altri sono una ventata di fre-schezza, di novità, sono lo scalpel-lo per incidere e aprire un varconel buio più solido, e imbarcanofelicità senza preavviso. Con glialtri la luce vince e brilla più forte.

Che sia una Pasqua luminosa pertutti voi.

ARTURO ROCCA

Iosottoscritto Arturo Rocca, citta-dino locrese con diritto di elet-torato attivo e passivo rivolgoun appello a tutti i calabresi chefrequentano la montagna perlavoro e/o per diletto affinchéintentino azione risarcitoria neiconfronti del rappresentantelegale di Calabria Film

Commission per il danno procurato con il soste-gno al docufilm “Lo squadrone- I cacciatori dicalabria” e per quello d’immagine derivante dallasua messa in onda. Personalmente frequento la

montagna per escursionismo ma anche per attivitàa favore dell’ambiente come presidente dell’asso-ciazione Osservatorio Ambientale-Diritto per laVita. Duranti i quasi 40 anni di pratica della mon-tagna, prima con la mia famiglia e poi con gli asso-ciati, nonostante l’immagine negativa attribuitacon la pratica dei sequestri, non ho mai avuto lasensazione che la realtà fosse quella dipinta daldocufilm trasmesso, in seconda serata, su Rai2 il21 e il 28 marzo scorsi. Sono previste quattro pun-tate. Quattro puntate che riportano l’Aspromonte20 anni indietro. Tanto si era fatto per presentarela nostra montagna con un volto più verosimile eaccattivante per superare i tanti luoghi comuni.Siamo ripiombati in fondo al pozzo! Denuncioquotidianamente guasti e abusi perpetrati ai dannidell’ambiente del nostro Aspromonte ma questa èuna catastrofe! Non bastavano le migliaia di scato-lette delle razioni militari abbandonate constrafottenza tra le splendide eriche negli anni del-l’occupazione militare ci hanno dovuto mettere ilcarico a briscola. Lo squadrone! Ho condotto peranni mia moglie e i miei figli, fin dalla tenera età,a scoprire le bellezze della nostra montagna e maiabbiamo avuto inconvenienti, divieti o malversa-zioni da parte di chicchessia, solo aiuto se neabbiamo avuto bisogno ma tanta, tanta gentilezzae cortesia da parte dei pastori. Perché è statafinanziata un’opera che rappresental’Aspromonte, e non solo, come covo di latitanti edi coltivatori di canapa indiana? Se vi sono reati ègiusto che si perseguano in Aspromonte comenelle paludi finanziarie delle cattedrali che muo-vono soldi veri, a miliardi di euro, ma perché omo-logare tutto al malaffare? Era veramente necessa-rio glorificare chi compie il proprio dovere?Claudio Camarca e la Clipper Media producanoun’apoteosi di chi resiste indenne alle spinte dimarginalizzazione che arrivano maggiormente dalsistema sociale che dalla criminalità. Eroi chespingono la carriola del vivere onestamente condignità e coraggio. Il senatore (sic!) Gasparri que-sta volta non ha posto veti alla messa in onda diquesto programma forse perché è funzionale allaSua politica e a quella dei suoi sgherri che si riaf-facciano alla ribalta. Riace e Lucano li disturbava-no! E poi lo chiamano servizio pubblico ma nondiciamo di quale pubblico!Grazie a quanti vorranno sottoscrivere questaazione di risarcimento morale.

Arturo RoccaP.S. Hanno distrutto le piante di canapa (Cacciatori1 – Titi 0 ricorda il carabiniere) ma perché bruciare

anche i teli di plastica che ammorbano l’aria?

www.larivieraonline.com R01 APRILE- 03 la vetrina

www.larivieraonline.com Rattualità

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PRILE

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MONASTERACE

MARINA DI GIOIOSA IONICA

Di nuovo libera la visuale del castello

Vestito: “Vi mostro come 4mesi di commissariamentohanno ridotto la città”

Il progetto di riqualificazione del borgo storico di Monasterace, lanciato dall’amministra-zione guidata da Cesare De Leo fin dal giorno del suo insediamento, ha raggiunto la scor-sa settimana il suo obiettivo forse più importante. Facciamo riferimento alla demolizionedi una palazzina a due piani che, sorta senza tenere conto del vincolo paesaggistico inmezzo alla piazza del paese, occupava quasi del tutto la visuale della facciata dell’anticoCastello, eretto dalla famiglia Caracciolo nell’XI secolo e oggi quasi del tutto fagocitatodall’edilizia moderna.

Lo sblocco dello stallo governativo in seguito alle elezioni dello scorso 4 marzo e la nomina dei pre-sidenti di Camera e Senato ha ingenerato una certa ironia tra gli studiosi di storia reggini. Nonpotendo fare a meno di notare il cognome della nuova presidente del Senato Maria ElisabettaAlberti Casellati, ha scritto in fatti su Facebook Domenico Musolino:“La notizia che la nuova presidente del Senato, di cognome Alberti, possa essere imparentata congli Alberti di Pentedattilo ha scatenato una rivolta… nella tomba del Barone Bernardino Abenavolidi Montebello Ionico, che la notte della Santa Pasqua del 1686 (giusto 332 anni fa) aveva credutodi aver sterminato (dopo aver rapito Antonietta) tutti gli Alberti del Castello di Pentedattilo… eche quindi non era più possibile ci fossero discendenze! Le diplomazie sono al lavoro per evitareuna nostra strage! Così come narrano storia e leggenda e tante pubblicazioni tra i quali il libro scrit-to da Antonio Costantino l’illustre storico di Anni di Melito di Porto Salvo.”

Nonostante non ricopra più il ruolo di primo cit-tadino da ormai diversi mesi, Domenico Vestitocontinua a essere in prima linea nel trattamentodelle storture che affliggono Marina di GioiosaIonica. È con questo intento che, nella giornatadi mercoledì, ha denunciato attraverso un riccodossier fotografico le condizioni in cui versa ilparco giochi della sua città, presso il quale l’erba

alta e spazzatura di ogni genere la fanno ormaida padrone. “Quattro mesi di Commissionestraordinaria e questo è lo stato in cui versa ilparco giochi di Marina di Gioiosa Ionica - denun-cia Vestito. - Erbacce e sporcizia ovunque.Questa è la cura di beni pubblici da parte disolerti funzionari inviati dal Ministerodell'Interno e dal Prefetto di Reggio Calabria”.Si rischia una nuova

strage degli Alberti?

CORSI E RICORSI STORICI

CONVOCAZIONE ASSEMBLEE PARZIALI DEI SOCI ,ASSEMBLEA ORDINARIA E STRAORDINARIA

Ai Sigg. SociAi Consiglieri di Amministrazione

Ai SindaciLoro Sedi

E’ convocata l’Assemblea Ordinaria dei Soci della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl presso lasede sociale in Gioia Tauro ( RC ) , alla strada statale 111 n. 380 , per il giorno lunedì 23 aprile 2018 alle ore08,30 in prima convocazione ed occorrendo per il giorno martedì 24 aprile alle ore 10,00 in seconda convo-cazione, con all’Odg: 1) adempimenti formali di costituzione dell’assemblea dei delegati dei soci; 2) relazione consuntiva e pro-grammatica sull’attività della cooperativa; 3) approvazione bilancio consuntivo anno 2017 e relativi documen-ti allegati; 4) situazione previsionale economico-finanziaria e contribuzione associativa anno 2018; 5) iniziati-ve e programmi di investimenti per assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 6) attività divigilanza / revisione periodica di Confcooperative Calabria ai sensi del DLgs 220/2202; 7) Varie .

E’ convocata l’Assemblea Straordinaria dei Soci della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl pressolo studio notarile dell’Avv. Giuseppina SPATARO in Gioiosa Ionica ( RC ) , Via Lazio n. 43 , per il giornolunedì 23 aprile 2018 alle ore 16,00 in prima convocazione ed occorrendo per il giorno martedì 24 aprile alleore 16,00 in seconda convocazione, con all’Odg: Variazione e adeguamento dello Statuto della Coop.Agri-Op società cooperativa agricola arl .

Sono altresì convocate le Assemblee zonali parziali dei Soci della Coop.Agri-Op , ai sensi dell’art. 21 dello

Statuto, per l’elezione dei delegati alla Assemblea Ordinaria dei Soci con all’Odg: 1) adempimenti formali dicostituzione dell’assemblea parziale dei soci; 2) relazione consuntiva e programmatica sull’attività della coo-perativa; 3) approvazione bilancio consuntivo anno 2017 e relativi documenti allegati; 4) situazione previsio-nale economico-finanziaria e contribuzione associativa anno 2018; 5) iniziative e programmi di investimentiper assistenza tecnica, qualità e valorizzazione delle produzioni; 6) attività di vigilanza / revisione periodica diConfcooperative Calabria ai sensi del DLgs 220/2202; 7) elezione dei delegati all’Assemblea Ordinaria eStraordinaria dei Soci; 8) Varie .

Alle assemblee hanno diritto di elettorato attivo e passivo solo i soci in regola con gli obblighi statutari.La elezione dei delegati all’Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei Soci avverrà con l’elezione di 1 ( uno )delegato ogni 250 soci o frazione superiore a 125.

Il calendario delle assemblee parziali – avendo ciascun socio facoltà, ove occorresse, di partecipare a una qual-siasi delle assemblee parziali – è il seguente:Comprensorio Area Jonica Reggina, che comprende i Comuni da Reggio Calabria a Monasterace, compre-si i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sede operativa di Locri della cooperativa sita in Via Firenzen. 28, in prima convocazione in data lunedì 16 aprile 2018 alle ore 10,00 ed occorrendo in seconda convoca-zione, presso la stessa sede, in data martedì 17 aprile 2018 alle ore 16,00;Comprensorio Area Tirrenica Reggina , che comprende i Comuni da Villa San Giovanni a San Pietro diCaridà compresi i Comuni dell’entroterra, che si terrà presso la sede operativa di Laureana di Borrello (RC ) Via Solferino n. 17, in prima convocazione in data mercoledì 18 aprile 2018 alle ore 10,00 ed occorren-do in seconda convocazione, presso la stessa sede, in data giovedì 19 aprile 2018 alle ore 16,00;

Il socio, ai sensi dell’art. 25 dello statuto, può farsi rappresentare nelle assemblee di cui sopra , mediante dele-ga scritta, da altro socio avente diritto al vot

Cordiali saluti.Il PresidenteLuigi IEMMA

COOP.AGRI-OPSOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA A RLSede legale: Gioia Tauro ( RC ) S.S. 111 n. 380 C.F e Partita Iva 02782050807 - REA : RC 190035 Albo Società Cooperative n. A229188

IP

PremiatoSalvatore Agostino:

le sue ricette esaltanoil bergamotto

www.larivieraonline.com Rredazionale

Un nuovo progetto di riscatto sociale, culturale, occupazionale quello del Polo Turistico delBergamotto, un luogo di trasmissione dei saperi e delle scienze del bergamotto, che valorizza lafiliera di questo prezioso agrume, la rende più innovativa e capace di creare sviluppo e, nel con-tempo, forma i giovani affinchè diventino le maestranze del domani.Il progetto ha messo insieme 54 operatori della costa calabra produttori di bergamotto, enti pub-blici e imprese e si propone un riscatto del territorio dal punto di vista agro-alimentare e turisti-co. Dal 15 al 17 marzo scorsi, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, l'Accademiainternazionale del Bergamotto, partner culturale del Museo, ha promosso una ricca manifes-tazione per presentare il progetto, alla presenza del direttore del MArRC Carmelo Malacrino;del promotore dell’iniziativa, Vittorio Caminiti, presidente dell'Accademia internazionale delMuseo del Bergamotto e di Federalberghi Calabria; della coordinatrice del Polo, CarmelaCiappina; del presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino; del sindacodella Città di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Nella sessione conclusiva dei lavori sonointervenuti anche: il presidente del Consiglio regionale della Calabria Nicola Irto, il presidentedella Giunta regionale calabrese Mario Oliverio, il direttore generale Cultura e Turismo dellaRegione Calabria Sonia Talarico, la dirigente del Miur Pasqualina Maria Zaccheria. Un riccoprogramma di sessioni seminariali in cui sono stati presentati i risultati delle attività, e nel corsodei quali diversi sono stati gli interventi da parte di imprenditori del settore. Tra questi SalvatoreAgostino, imprenditore gastronomico de "La Cascina", che nel corso del seminario "I profumi eunguenti e strumenti da cucina: dall'antica Magna Graecia ai romani, per finire all'era del berg-amotto" ha spiegato l'importanza della valorizzazione dell'agrume nel nostro territorio. Da oltre20 anni Salvatore Agostino ha scelto di puntare sull'oro verde della Calabria, scegliendolo comeingrediente fondamentale per realizzare, all'interno del suo ristorante, menu raffinati e succulen-ti, oltre ai prodotti di un delizioso laboratorio artigianale che ha riscoperto e valorizzato questoprezioso agrume dall'inconfondibile e suadente aroma. Per tutto questo Salvatore Agostino èstato uno dei 15 imprenditori calabresi a ricevere il riconoscimento per il contributo dato alla fil-iera del bergamotto.

"I profumi e unguenti estrumenti da cucina:

dall'antica MagnaGraecia ai romani, per

finire all'era delbergamotto" ha

spiegato l'importanzadella valorizzazione

dell'agrume nel nostroterritorio. Da oltre 20

anni SalvatoreAgostino ha scelto di

puntare sull'oro verdedella Calabria,

scegliendolo comeingrediente

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01 A

PRILE

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Lunedì scorsol’onorevole SilvioBerlusconi è stato aReggio Calabria pertestimoniare nel

processo Breakfast chevede imputato l’exministro dell'Interno

Scajola. Per l'occasione

Berlusconi è statoricevuto con tutti glionori nella Prefettura

di Reggio.

IN BREVE

ILARIO AMMENDOLIA

unedì scorso l’onerevoleSilvio Berlusconi è stato aReggio Calabria per testimo-niare nel processo che vedeimputato l’ex ministroScajola. Lo si vede nitida-

mente ritratto dinanzi al portone dellaPrefettura mentre viene accolto dal sindacometropolitano e dal prefetto di Reggio. Si rie-sce persino a immaginare la scena: una piccolafolla di curiosi che si raduna ai bordi di PiazzaItalia, le macchine che arrivano a sirene spiega-te, qualche applauso, i poliziotti che scattanosull’attenti dinanzi al più autorevole esponentedi “Forza Italia”.Un inchino appena accennato con la testa e unacalda stretta di mano da parte delle autorità cit-tadine: “Benvenuto in Calabria on.Berlusconi”!Se vivessimo in una Repubblica normale nonavrei avuto nulla da ridire.Invece ci troviamo nella Città Metropolitana diReggio Calabria dove una settimana fa hannosciolto il Comune di Scilla, qualche mese fahanno mandato a casa il consiglio comunale diMarina di Gioiosa, in questi giorni stanno inda-gando su Platì e Careri. In casi come questi, unafoto con un "pregiudicato" può essere un indi-zio; un rapporto di parentela è quasi una prova.Con due foto “compromettenti” un sindacoviene mandato a casa mentre un imprenditoreper una foto “sospetta” potrebbe esser interdet-to per “cattive frequentazioni”.In Calabria abbiamo il culto della fotografia; nescattiamo in Chiesa, ai funerali, ai matrimoni.Se si scopre che un locale pubblico viene fre-quentato da "pregiudicati" viene chiuso.Siamo una terra di mafia e di vacche sacre. Unaterra in cui la Rai trasmette in seconda serata leimmagini di una sanguinosa guerra che si sta-rebbe combattendo in Aspromonte.E sul fronte di guerra, una foto con un “pregiu-dicato” è un grave indizio di “intelligenza colnemico”.Signor Prefetto, lei ricorderà certamente lafavola “ il re è nudo”?Un bambino in tutta la sua innocenza grida laverità in faccia al re, alla regina, ai ministri, aicardinali. Il bambino svela l’arcano gridandociò che tutti vedevano ma non avevano il corag-gio di dire: il re è nudo!

“Nudo” così come Berlusconi è “pregiudicato”.Berlusconi, al di là della politica e delle suevicende giudiziarie, a tante persone risulta sim-patico e finanche amabile. Potrebbe esserloanche per me anche se non ho apprezzato ilfatto che, durante l’udienza, di Matacena ricor-dasse appena il nome. Probabilmente del sena-tore Caridi neanche quello. In clima diSettimana Santa mi sono tornate le parole diGesù che rivolto a Pietro disse “prima che ilgallo canti, tu mi rinnegherai tre volte” e così funon appena il Maestro venne arrestato.È un classico! Quando si cade in disgrazia dap-prima si scompare della rubrica del telefono,poi dal giro degli amici e infine anche dallamemoriaIo sono garantista sempre e con chiunque ecredo che ognuno dovrebbe scegliere le propriefrequentazioni in basi alle proprie convinzionipiù che consultando il cartellino penale.Ma Lei Signor Prefetto… possibile che Ella nonsapesse che l’onorevole ha una sentenza di con-danna passata in giudicato?Possibile che Le sia sfuggito che i giudici dimezza Italia lo considerano “l’utilizzatore fina-le” della tela tessuta dall’onorevole Dell’Utricon la mafia siciliana?È la vicenda di Mangano? Un pluriomicida che,secondo Berlusconi, sarebbe stato un eroe?La corruzione di senatori? La nomina di CesarePreviti a ministro della difesa?Tutto rimosso così che ritornano in mente leparole che Gaetano Filangieri ha scritto bendue secoli fa: “Non c’è timore della legge percolui che è abbastanza ricco da pagare la tra-sgressione”.Siamo arrivati al cuore della questione!L’onorevole Berlusconi è ricco sfondato, èimportante, è famoso. Può contare su solideamicizie e un vecchio adagio calabrese un po’volgare ma sostanzialmente veritiero dice: “cundavi sordi e amicizia, vaij nc ... alla giustizia” emai adagio è stato più calzante.Ed è così che l’onorevole Berlusconi è statoricevuto con tutti gli onori nella Prefettura diReggio dove si conserva il "Santo Graal" omeglio il registro dove hanno firmato gli anti-mafiosi duri e puri.Mi auguro tanto che Berlusconi abbia firmato ilfamoso registro. Ne ha tutti i titoli!Però, signor Prefetto, non abbia malanimo connoi “irriducibili” che pretendiamo ancora collo-carci accanto agli “ultimi”, che continuiamo a

In una terra in cui una foto con un

pregiudicato è un grave indiziodi “intelligenza col nemico”

e può portare allo scioglimentodi un comune o alla chiusura

di un bar, come bisognainterpretare uno scatto che

ritrae il Prefetto

con un pregiudicato?

LIl re è pregiudicato!

credere nella Costituzione, che pretendiamo chetutti i cittadini vengano considerati “uguali”, cheprotestiamo contro la giustizia sommaria.Il nostro “difetto” è che lo facciamo con tutti enon solo con l’on. Berlusconi e con la gente delsuo rango, invocando una giustizia giusta che sipuò avere solo in uno Stato giusto.Chiudo porgendo gli auguri di buona Pasqua atutti partendo da quei pochi lettori che ci seguo-no. Vorrei non dimenticassero che festeggiamola Resurrezione di un Uomo innocente arresta-to, flagellato, condannato.Lui ha avuto la forza di Risorgere.Noi dovremmo trovare almeno la forza di nonpiegare la testa... ma è difficile.Auguri!

Sul Corso della Repubblica la decapitazione di unnegozio dietro l'altro a causa di affitti esorbitantista passando sotto silenzio e basta poco perchè ladesertificazione diventi irreversibile.

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Gli annunci di «cessata attività», le vetrine vuote, le saracinesche abbassate. Un quadro desolan-te. Negli ultimi mesi sono una decina le realtà commerciali di Corso della Repubblica, a Siderno,che hanno chiuso battenti. Bar, negozi di abbigliamento e accessori, rosticcerie. Ad accomunar-li la croce di un affitto mensile dal costo esorbitante, spesso insostenibile. E quando la crisi ridu-ce i consumi e i costi fissi rimangono inesorabilmente alti non può che esserci un'unica soluzio-ne: appendere alle speranze del proprio futuro il cartello «chiuso» o, nella migliore delle ipote-si, cercare fortuna altrove. Nel baratro sono finite attività storiche ma anche negozi di recenteapertura. Il contenimento delle spese dell’affitto potrebbe essere fondamentale per permettereai negozi di sopravvivere ma i proprietari non accennano a diminuire le cifre per andare incon-

tro alle esigenze dei commercianti. Su questi ultimi grava mensilmente una stangata che di media si aggira intor-no ai 1600 euro: si tratta di un peso economico spropositato con cui diventa sempre più impossibile far quadra-re i bilanci. E pensare che nelle vicine Locri e Marina di Gioiosa Ionica la media degli affitti scende sotto la metà.Una differenza non più giustificata: sono, infatti, lontani gli anni d'oro di Siderno, quando Corso della

Repubblica era meta ambita per gli amanti dello shopping dell'intera Locride e, a tutte le ore del giorno, era ungran brulicare di vita. Oggi, invece, i negozi - per via della crisi, della concorrenza on line e per la presenza digrandi catene che vendono tutto a prezzi più bassi - sono quasi sempre deserti e quello che ancora spinge i com-mercianti rimasti ad alzare le saracinesche la mattina è semplicemente la voglia di non arrendersi rinunciandoa un investimento durato tutta la vita. Ciò che stupisce, inoltre, è l'abbandono anche da parte dei negozi in fran-chising che un affitto così cospicuo potrebbero permetterselo. Che sta succedendo? Siderno ha perso il suo sexappeal che per anni le ha permesso di essere la capitale commerciale della Locride? Perchè neppure le grandicatene scelgono di fermarsi a Siderno? È un impatto duro e doloroso. La desertificazione sta passando sottosilenzio e basta poco perchè diventi irreversibile. La resa dei negozi è scritta su cartelli tutti uguali: "Affittasi".Possibile che una capitolazione dietro l'altra dei negozi non faccia comprendere ai proprietari che o accettanodi ridiscutere il contratto di affitto o il locale rimane vuoto? Che futuro si prospetta per il Corso dellaRepubblica? Se non si studia un piano per rivitalizzarlo e incentivarne la frequentazione e se, soprattutto, gliaffitti rimarranno così sovrastimati rispetto all'andazzo dell'economia, solo imprenditori cinesi potranno permet-terseli e questo vorrebbe dire che la più bella selezione di vetrine della Locride rischia di divenire un giorno unamortificante China Town.

Siderno strangolata dal caro affitti

La Commissione per il conferi-mento degli incarichi direttividel Consiglio Superiore della

Magistratura ha proposto all'u-nanimità Giovanni

Bombardieri, originario diRiace e attualmente in forzealla Procura di Catanzaro e

coordinatore di inchieste sullasanità, come Procuratore della

Repubblica di Reggio.

“LA SETTIMANA

Il Consiglio della CISL ha elettoLuigi Sbarra segretario aggiuntodella confederazione, per comeannunciato direttamente dallasegretaria generale AnnamariaFurlan. Sbarra, originario diBenestare, è l’ennesima

professionalità della Locride arivestire ruoli di primaria

importanza a livello nazionale.

Anna Laura Orrico,imprenditrice di Cosenza, ha

fatto il suo ingresso alla Cameradei Deputati per il M5S citando

l’alfieriano “Volli, e vollisempre, e fortissimamentevolli” e affermando di non

volersi risparmiare per il benedalla sua Calabria. Non le restache trasformare queste belle

parole in realtà!

Anche se non si è verificatanessuna recente inchiesta che

ne abbia coinvoltol’amministrazione, la

settimana, a Careri, è iniziatacon l’ingresso in Comune diuna commissione d’accessoche, su ordine del prefetto,

almeno per i prossimi tre mesi,scandaglierà l’operato dellagiunta guidata da Giuseppe

Giugno.

ELEONORA ARAGONA

Digitate Rosarno su un qualsiasi browser.A parte la sempreverde pagina diWikipedia con dati meteo e codice fisca-le, vi apparirà un articolo del Corrieresul reportage realizzato 8 anni dopo neiluoghi della rivolta dei migranti. Se loaprite parte un video su come il ghettodei raccoglitori di arance sia ancora lìcon fango e sudore. Si parla di baracco-

poli e bidonville, ma nessun riferimento a quali sianostate le iniziative nate da quella ribellione che ha fattogridare le istituzioni a “Mai più Rosarno”. Mai più Rosarno, almeno quella Rosarno, è statoanche ciò che si sono ripromessi i fondatori di A dicittà. In quei giorni, tra telecamere e disordini, ungruppo di cittadini rosarnesi e di “estranei” si sonoriuniti perché volevano dare qualcosa alla città chetutti stavano raccontando ma che pochi si erano fer-mati a conoscere. Dopo quel 7 gennaio 2010 EttoreGuerriero (di Foligno) e Giovanna Tutino (diRosarno) per quasi due anni hanno progettato picco-li eventi culturali, fin quando hanno messo in piedi laprima edizione del festival della Rigenerazione urba-na: A di Città, appunto. «A di Città è un nome forse difficile, ma che in realtàè stato scelto per comunicare due cose molto sempli-ci. La prima è che agire sullo spazio che ci circondanecessita di un approccio multidisciplinare; la A inquesto caso sta per architettura, arte, ambiente, auto-costruzione, agricoltura. La seconda è la volontà diribaltare l’approccio: anziché dalla prima lettera, la C,si inizia dall’ultima, dal basso, dalla strada, senzagrandi risorse e con un po’ di sana incoscienza, con lacomunità» racconta Angelo Carchidi come portavocedel gruppo. La rivolta è stato il momento che vi ha portato a direbasta?«Per l’8 gennaio avevamo in programma una presen-tazione/performance di un libro, poi scoppiò la rivol-ta e annullammo l’evento. L’esplosione della dispera-zione e il racconto che ne seguì fu un trauma.Rosarno era descritta ovunque come città razzista,l’esposizione mediatica fu tremenda e la narrazionedella situazione dei migranti fu dolorosa».Perché?«Una parte dei fondatori collaborava con altre asso-ciazioni che si occupavano per lo più di consulenzalegale ai migranti. Dal 2010 al 2012 ci siamo interro-gati molto su come continuare a impegnarci per il ter-ritorio». C’è stato un momento in cui vi siete detti «Non nevaleva la pena»?«Quando abbiamo dovuto annullare la terza edizionedel festival». Il motivo?«Non eravamo più una risorsa».L’ironia in questa frase appare chiara e quindi spie-gaci meglio.«Nei primi due anni di A di Città abbiamo riqualifica-to degli spazi pubblici. Abbiamo fatto una scelta dicampo, volevamo lavorare solo in zone collettive diRosarno. I due spazi riqualificati dovevano poi essererisistemati e mantenuti dall’amministrazione pubbli-ca. Uno degli interventi è stato realizzato su un sotto-ponte del centro cittadino che poi doveva esseremesso in sicurezza con l’illuminazione pubblica.L’intervento dell’amministrazione è stato portato atermine dopo tanto tempo, anche a seguito di diverselamentele di cittadini che si erano messi a disposizio-ne per ripulire il posto e riqualificarlo»E fin qui mi sembrate una risorsa... «Qualche mese prima della realizzazione del nuovofestival nel 2013 l’amministrazione comunale, con cuiper altro c’era sempre stata una co-progettazione, cidisse che stavamo diventando un problema più cheuna risorsa».Perché?«Alcuni cittadini erano andati in comune a lamentar-si per la lentezza degli interventi dell’amministrazione

pubblica. In quel momento ci interrogammo sulnostro ruolo. Ci siamo chiesti “se non siamo unarisorsa come possiamo ripartire?”. Fu allora che lan-ciammo un secondo step del nostro lavoro che pro-dusse la guida turistica/romanzo corale sulla nostracittà, Kiwi. Con Kiwi abbiamo immaginato e speri-mentato una grande varietà di “luoghi possibili”, nonnecessariamente spazi fisici, ma relazioni e confronti.I cittadini di Rosarno hanno scelto di cosa parlare ecome raccontare il proprio territorio, rievocandomemorie collettive e attingendo a storie private».Non proprio edificante come atteggiamento. Ma c’èuna speranza?«Nel 2012 con un collettivo francese avevamo realiz-zato un sistema di sedute in una sorta di piazza, erauna struttura in legno si stava deteriorando nonostan-te la manutenzione dei cittadini. Le persone del postoquindi l’hanno smontata e hanno disegnato con unabomboletta spray una planimetria del nuovo spazioche avrebbero voluto realizzare. Quando andammo aparlare con questo gruppo di cittadini e loro ci disse-ro che grazie al lavoro fatto durante i festival, i work-shop e le iniziative si erano sentiti per la prima voltaparte di un quartiere e non solo di un agglomerato dicase».Però Rosarno è brutta?«È estremamente brutta. Da rosarnese forse ho svi-luppato un amore nei confronti dei luoghi non bellialmeno in modo canonico, sono diventati il mio fetic-cio. Penso che Rosarno abbia un mosaico di energieche provengono dalla sua storia di immigrazione eemigrazione. Tutto ciò che vedo sul piano urbano è ilrisultato di tanti sacrifici, tanta povertà e chiaramentedi una deregulation. Però ha una potenza. Conoscomolte città belle ma morte, Rosarno sia in positivoche in negativo non è una città morta. Se una città rie-sce a darti il senso di vita forse non è poi così brutta». Qual è il vostro obiettivo? «A di Città nasce dalla volontà di riscatto di un picco-lo centro del Sud Italia, interessato negli ultimi annida fatti di cronaca che hanno lasciato delle feriteprofonde nella città, e al centro di politiche economi-che errate che hanno sconvolto l’identità del territo-rio». E ora?«Una parte dei progettisti di A di Città sono parteintegrante di FaRo, Fabbrica dei Saperi a Rosarno(progetto vincitore di Culturability2017 per il recupe-ro e la riattivazione degli spazi della mediateca e del-l’auditorium della città)».Anche questo è Rosarno, così come lo sono le bidon-ville di migranti ed è giusto dare una voce anche a chicerca di spezzare i soliti meccanismi e non accetta unracconto parziale.

R01 APRILE- 08Rosarno non è solobidonville di migranti

Intervista ad Angelo Carchidi, portavoce di "A come città"

Dopo la rivolta di Rosarno del 7 gennaio 2010 EttoreGuerriero e Giovanna Tutino per quasi due anni

hanno progettato piccoli eventi culturali, fin quandohanno messo in piedi la prima edizione del festival

della Rigenerazione urbana: "A di Città"

«A di Città è unnome forse difficile:

la A sta perarchitettura, arte,

ambiente,autocostruzione,

agricoltura. C'è poila volontà di

ribaltarel'approccio:

anziché dallaprima lettera, la C,

si iniziadall'ultima, dal

basso, dalla strada,senza grandi

risorse e con un po'di sana

incoscienza, con lacomunità»

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01 A

PRILE

- 10

Pubblichiamo la notastampa del

Movimento Civico“Catanzaronelcuore”,

che fa seguito alleconsiderazioni

diffusedall’Amministrazione

Metropolitana diReggio Calabria e al

nostro articolocomparso la scorsa

settimana a pagina 3relativo alla

possibilità che laDirezione

InterregionaleDogane calabresevenga spostata daReggio Calabria a

Catanzaro.

È, ormai, trascorso un mese dal giorno in cui,senza avvertire alcuno, hai intrapreso il viag-gio verso l’Eternità, pur consapevole cheavresti lasciato tutti nella più cupa dispera-zione, come sicuramente stai, da Lassù,osservando! Ci hai lasciato troppo presto,Salvatore, mio compagno di lavoro, mioGrande Amico, mio caro“fratello di vita”!Con te ho realizzato concretamente la veraAmicizia, quell’amicizia reale, sincera, che siesplicita in una simbiosi di pensiero comunee di azione, come, in effetti, accadeva tra dinoi. Ero io più anziano, ma quante volte miappoggiavo a te per un consiglio, un suggeri-mento, un aiuto, un incoraggiamento! Seistata “una persona perbene”, “una bravapersona”, in una parola “un vero galantuo-mo”, così come ti ha stimato e valutato sem-pre la gente comune. Eri un uomo leale,riservato, educato, di una educazione d’altritempi, ti aprivi con gli amici ai quali davi tutto

te stesso. Nella tua vita hai avuto tre fari: lafamiglia con in testa la tua adorata mammaLucia (il 13 dicembre,“Santa Lucia”, eraanche il tuo giorno di nascita, il tuo com-pleanno! La mia telefonata di auguri nonmancava mai!); i nipoti, tutti i nipoti, con iquali avevi un rapporto viscerale, intenso,continuo, filiale; il lavoro: eri instancabile,una dedizione al lavoro fuori dal normale,dovuta al tuo spiccato senso del dovere, quasivolendo mettere in pratica quel principio diNiccolò Tommaseo che così recitava:“Ildovere non s’adempie se non facendo più deldovere!” E, poi, la tua voglia di essere sem-pre puntuale e preciso. Lo sanno bene i tuoicompagni di lavoro all’Inps, cui mancherà latua umanità, la tua competenza, la tua pro-fessionalità. Hai tu, Salvatore, saputo servirecon amore e onestà la tua Comunità senzaavere nulla in cambio se non il rispetto e lastima delle persone. Per questo ci lasci unagrande eredità fatta di tutti quei grandi valo-ri morali (famiglia, amicizia, rispetto, genero-sità, attenzione per il prossimo) che hannoaccompagnato e plasmato la tua esistenzaterrena, valori oggi, ahimè, in via di estinzio-ne. Grazie per tutto quello che ci hai regala-to! Ci mancherai! Mi mancherai, Salvatore!

Bruno Palamara

Gentile Direttore,Sono Sgambelluri Giuseppe, condannato definitivo per ilreato di associazione per delinquere.Le scrivo perché volevo porre all’attenzione dei suoi lettori uncaso di “responsabilità indiretta”, chiamiamola così, che mi staaffliggendo.Mia moglie Rosanna, per anni, ha gestito un Lido sito sulLungomare di Siderno e, per la precisione, l’Avana Beach. Laprossima estate, purtroppo e per colpa mia, l’Avana Beachnon aprirà. Il Prefetto di Reggio Calabria l’ha fatta destinata-ria di una “interdittiva antimafia”; l’unica sua colpa, appunto,è quella di essere mia moglie.In sostanza non la si accusa di essere una criminale e nemme-no di avere rapporti con la criminalità organizzata, le si diceche c’è il “mero rischio” che il suo Lido possa essere oggettodi “infiltrazioni mafiose” e l’elemento su cui questo rischio sifonda è, appunto, quello di essere mia moglie.Sto finendo di scontare la mia pena. Sono stato condannato anove anni e quattro mesi di detenzione, dei quali la metà scon-tati in regime di arresti domiciliari prima e detenzione domi-ciliare dopo a causa del mio stato di salute. Sette anni nei qualiho tenuto una condotta irreprensibile e ho costantementeespresso un senso di resipiscenza verso alcune condotte tenu-te in passato. Sono costantemente seguito dagli assistentisociali, ai quali mi lega un ottimo rapporto. Eppure netta è lasensazione che tutto questo non basti e non basterà a metterela mia famiglia al riparo da una “legge” che spesso, perdona-temi, mi appare vendicativa.Il mio più grande cruccio è sempre stato quello di non averpotuto essere per mio figlio un padre “normale” e, quandostavo oramai accettando il fatto che anche e soprattutto luiabbia dovuto pagare per i miei errori, ecco che ora anche miamoglie ne subisce le conseguenze.Tutto ciò è frustante.

Sento parlare spesso di “diritti costituzionalmente garantiti” di“finalità di rieducazione e di risocializzazione delle pena”,parole che fanno pensare che il compito dello Stato sia quellodi spendersi per il recupero e il successivo reinserimento nellasocietà dei soggetti che con le loro condotte se ne erano postial di fuori, ma la realtà sembra essere ben diversa.Ci si sente braccati, inseguiti, additati, irrecuperabili; si sente ilpregiudizio che non morirà mai, ci si sente condannati a vita.Ci si sente non come un bene da recuperare ma come un maleda isolare, facendo “terra bruciata” intorno a lui e, quel che èpiù grave, intorno a tutta la sua famiglia, connivente, quasiconcorrente nello stesso reato.Non si riesce a comprendere che il mancato rilascio della con-cessione a mia moglie e la consequenziale mancata aperturadel Lido, lungi dal dare l’idea di uno Stato presente e attivo sulfronte della lotta alla criminalità organizzata, viaggia in dire-zione completamente opposta. È un prendere atto che non sisia riusciti a “recuperare” il condannato e quindi, per preveni-re ulteriori rischi, tra l’altro non meglio specificati, venga postain essere una sorta di “vendetta trasversale” impedendo alla dilui moglie non solo di lavorare, ma anche di dare lavoro.Quando finirò di scontare la mia pena, fra qualche mese, misarà applicata la misura della sorveglianza speciale, e quandofinirò di essere sottoposto a questa misura – anch’essa di pre-venzione - sarò sottoposto a un’altra misura ancora, comepena accessoria prevista nella mia sentenza di condanna e ciòche brucia di più, perché non dà speranza, è che, in questianni, lo Stato non sarà al mio fianco a indicarmi la via ma saràin agguato nella certezza (ecco il pregiudizio) che sbaglieròancora, perché il suo compito è quello di punire il mio sbaglio,non certo quello di mettermi in condizione di non sbagliarepiù. Ecco. Volevo dire allo Stato e ai suoi rappresentati che iomi arrendo, ma desidererei che risparmiassero la mia famiglia.

Giuseppe Sgambelluri

Pare che la scelta razionale di Catanzaro quale sede interre-gionale per Calabria e Basilicata delle Dogane e deiMonopoli abbia sollevato il solito ottuso vespaio campanili-stico sulle rive dello Stretto. Infatti, il giovane sindacoFalcomatà, ma non solo lui, ferito nell’orgoglio metropolita-no, afferma che tale scelta sia frutto di “una grave violazionedella sentenza del consiglio di Stato”. Dice ancora che“Reggio è oggettivamente deputata ad essere sede dellaDirezione delle Dogane in quanto sede dell’autorità portua-le più grande del Mediterraneo e città con maggiore trafficodoganale”. Ma il meglio arriverà subito dopo, quando il gio-vane sindaco, in un crescendo di auto-esaltante mania osses-siva-compulsiva di grandezza, ricorda all’universo intero che“non può trascurarsi il fatto che esista un nuovo soggetto isti-tuzionale qual è la Città Metropolitana di Reggio”.Insomma, ragazzi, scherziamo su tutto ma non azzardiamociad offendere la metropoli! Che poi in tutta Europa ci ridanodietro e di gusto per il fatto che in Italia si affibbi il titoloimprobabile di metropoli ad una città di 180.000 abitanti,beh… questo è un altro discorso.Lessico, comiche e geografia a parte, il diritto e la buonaamministrazione burocratico- politica ci insegnano qualcosadi completamente diverso dai vaneggiamenti di Falcomatà:in primis che non vi è alcuna violazione di qualsivoglia sen-tenza giacché la sede interregionale delle Dogane di che trat-tasi è un presidio totalmente nuovo che niente c’azzecca conla sede attualmente e irrazionalmente presente a Reggio(ufficio, quest’ultimo, scippato a Catanzaro nel 2007). Inoltredefinire Reggio come la città “oggettivamente deputata” adospitare la sede interregionale Dogane e Monopoli perCalabria e Basilicata è una farneticazione delirante sia per-ché sono falsi i dati vantati dal sindaco reggino, sia perché

Reggio è semmai la meno adatta fra tutte ad ospitare unasimile Direzione; ma soprattutto perché non sono quelli illu-strati dal giovane Falcomatà i criteri con cui si stabilisce lasede.Anche i sindacati reggini, sul piede di guerra per questavicenda, nel tentativo di giustificare le loro rimostranze siinerpicano in considerazioni fuorvianti, dati errati, menzognee tutto ciò che può tornare utile ad una causa – la loro – chefa acqua da tutte le parti.Le direzioni regionali svolgono infatti funzioni direttive, dicoordinamento e di controllo, interagendo quotidianamentecon le altre amministrazioni pubbliche quali la CommissioneTributaria Regionale, la Direzione Regionale AgenziaEntrate, la Direzione Regionale Demanio, il Comandoregionale Guardia di Finanza, la Corte dei Conti, il TAR:tutti presidi ubicati correttamente a Catanzaro, che non è unametropoli ma è il capoluogo di regione.Sorvoliamo poi, per mera misericordia, sulla barzelletta del“nuovo soggetto istituzionale qual è la città metropolitana”,in ordine al quale Falcomatà, e non solo lui, vorrebbe far cre-dere che qualsiasi atto a lui non gradito configuri il reato dilesa maestà alla sua metropoli. Si rassegni, Falcomatà; e conlui si rassegnino i campanilisti d’ogni risma: se c’è uno statusistituzionale da rispettare e giuridicamente da ossequiare,quello è il Capoluogo di Regione. E il capoluogo di regioneè la piccola Catanzaro, graziosa e baricentrica cittadina chenon supera nemmeno i 100.000 abitanti e che perciò si vantadi non poter essere una metropoli, fiera com’è del suo ruoloe della sua posizione tramandati dalla storia e non certo daun inganno.

Movimento Civico “Catanzaronelcuore”

SalvatoreStilo, personaperbene, un grandeamico!

Direzione Dogane: la boria e le bugie metropolitane

“La villa Universo farà finalmente parlare di Africo anche per le coseAbito a Milano ma, quando possibile, torno nella mia Siderno anche se la nostalgia di mio zioCarmelo e dei miei nonni, che da tempo non ci sono più, mi assale con un nodo alla gola… Mentrescrivo sono in aereoporto con mio marito in attesa dell'aereo che ci riporta a Milano, dove il lavoro cirichiama all’appello, ma speriamo nella pensione che ci permetterà di restare in Calabria più tempo.Prima di partire siamo passati a salutare Luisa che, a seguito di problemi di salute, è ricoverata pres-so il Centro Universo di Africo. In queste due settimane che sono rimasta in Calabria sono stata piùvolte in questa struttura, il cui personale mi ha particolarmente colpita. Operatori sempre con un sor-riso per tutti e la titolare, la signora Antonietta, che ha sempre una buona parola e per tutti.Uscendo dalla struttura con mio marito ci siamo detti: finalmente anche il paese di Africo verrà ricor-dato per cose positive!Grazie, signora Antonietta, e grazie a tutto il personale per quello che fate e farete per i vostri ospitie per mia cugina Luisa.

Rosamaria Galluzzo

Questo spazio è riservato a te. 1200 battute per lamentarti ocomplimentarti con noi, fare

segnalazioni, raccontarci le tueesperienze, potrai inviarci fotodegli scorci del tuo paese o

video se hai un talento nascos-to. Saremo lieti di rispondertipubblicamente, daremo voce altuo pensiero e ti daremo visi-

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Sembra quasi che lo Stato adottiuna “vendetta trasversale”

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18 aprile 2018 a Catanzaro, presso la Cittadelladella Regione Calabria, verrà ufficialmente inau-gurata PECCO- Piazza Etica Calabria Contadina.Un progetto, promosso dall’azienda Ristorart gui-data da Nicola Capogreco, che vuole porre l’atten-zione dei consumatori e del sistema produttivo sulcibo di qualità made in Calabria. Un patrimonioeccezionale, non sempre adeguatamente valorizza-to, che vede in PECCO un luogo di sintesi, una

piazza urbana coperta dove consumare un pasto a “trazione cal-abrese” e contestualmente acquistare i prodotti gustati. Tutto questoè reso possibile grazie, anche, a collaborazioni con centinai di pro-duttori calabresi e con organizzazioni come Campagna amica e Slowfood che certificano le produzioni per tipicità, territorialità e qualità,garantendone la tracciabilità. Nei circa 1600 mq di Pecco si trovano:LA BOTTEGA DEL CAFFÈ – Cornetteria, Bar, Pasticceria; PEC-CATI DI GRANO - Pane, Panini, Pizze, Prodotti da forno salato; IFRESCHI DI CAMPAGNA – Spremute, Frullati, Gelati, Yogurt,Centrifugati, Insalate; due linee self service SCEGLI E MANGIA -Menu Stagionali a KM 0; L’ISOLA DELLE CHICCHE con pro-duzioni tipiche, cucine a vista e show coking - Salumi e Formaggi,Pasta Fresca, Zuppe, Griglieria; una zona GLUTEN FREE - Scegli

e Mangia Senza Glutine. E, ancora, un Ristorante interno con 60posti a sedere, una Zona destinata al consumo con 400 sedute etavoli, un’Area modulare riservata a scolaresche ed eventi, un Boxper consulenza alimentare e dietetica qualificata dell’utenza, unoSpazio espositivo-vetrina, una piattaforma Book Crossing e Co-Working, numerosi spazi pubblicitari e interattivi per coinvolgere almeglio l’utenza. «Si tratta di un progetto di altissima valenza identi-taria e culturale - ha spiegato Nicola Capogreco ideatore di Pecco -nel quale creare sinergie, realizzare una rete sana tra i calabre-si, mondo produttivo e consumatori. Un’opportunità col-lettiva per la Calabria che ci crede perché la Calabriache eccelle è la Calabria che fa gola». Il progetto diPecco, che è anche a ridotto impatto ambientaleed è realizzato con l’impiego totale di arti-giani calabresi, mira attraverso l’inno-vazione a diventare un marchio per laCalabria che produce con serietà, rispet-to della legalità e del territorio. Nonresta quindi che Peccare insieme dal18 aprile 2018 quando verrà presen-tato al pubblico Pecco- Piazza EticaCalabria Contadina.

Il 18 aprile 2018 a Catanzaro, presso la Cittadella della RegioneCalabria, verrà ufficialmente

inaugurata PECCO- Piazza EticaCalabria Contadina. Un progetto,

promosso dall’azienda Ristorart guidatada Nicola Capogreco, che vuole porre

l’attenzione dei consumatori e del sistemaproduttivo sul cibo di qualità made in Calabria.

IL

Rredazionale

La grandeumanità è statail tratto piùsaliente diPaolo

Un socialista colto e perbene

Mercoledì mattina èscomparso PaoloLanzafame,compianto ex

sindaco di Sidernoche abbiamo volutoricordare attraversole parole di tresidernesi che lo

hanno conosciuto.

IN BREVE

Nella sua vita di politico e di professore, ilsindaco Paolo Lanzafame è stato un uomo,un sidernese meditativo, abituato a inter-rogarsi sulle pulsioni che animano ilmondo, la politica e la formazione deglistudenti. Tutti coloro che in vari modihanno frequentato il suo studio in viaCesare Battisti, hanno avuto modo diammirare la grande attenzione che il pro-fessor Lanzafame dedicava alla politica. Siè sempre battuto contro chi sognava -come dichiarò lui stesso in un articolo -"un nuovo sbarco dei mille per continuarel'opera predatoria nei confronti delMeridione d’Italia”.Un socialista gentiluomo della generazionedi Cosimo Iannapollo, Oscar Bombardierie Sisinio Zito che non ha disperso, ma haconservato con rara umiltà, il patrimoniodi Peppino Bugnano e Oreste Sorace (etc).Ancora non molto tempo fa lo si potevaincontrare in strada, sul corso, ai marginidella piazza, sempre al centro del dibattito;davanti a un caffè, con il giornale sotto ilbraccio a discutere delle grandi questionidi una città importante. La sua e la nostraSiderno.Negli ultimi tempi, quando il passo nonera più spedito, lo sguardo rimaneva vividoe attento e dava l’immagine di un uomodedito anche in età a occuparsi delle pas-sioni che hanno caratterizzato la sua vita diCommercialista e di Socialista.Ancora oggi, nelle testimonianze di cordo-glio pervenute ai suoi famigliari e a suofiglio - il nostro Assessore - si evidenzianotali sentimenti. Ragazzi che un tempohanno fatto pratica nel suo studio, i suoistudenti, tutte persone ormai più chemature, hanno usato espressioni moltosimili per ricordare con gratitudine quantoè stato importante il Sindaco Lanzafamenella loro formazione professionale eumana. Perché il caro Paolo intuiva le dif-ficoltà delle gente, che spesso suscitavanoin lui, generosità.La sua grande umanità è forse stato il trat-to più saliente: era il suo modo di essere,un dono connaturato e fedelmente tra-mandato a suo figlio Gianni, come hoavuto modo di registrare in prima persona,grazie al rapporto quotidiano che ho conlui, sia come uomo che come professioni-sta. Un gentiluomo d’altri tempi, questoera suo padre Paolo; un gentiluomo cheamava gli amici e la famiglia, la vita riser-vata e quella insieme agli altri, con unamemoria sempre fresca e sorprendentefino agli ultimi giorni e anche prima del-l’addio: un modello, un chiaro esempio dicome si possano accrescere le qualità natu-rali - quando ci sono - rendendole più ric-che e approfondite grazie alle qualitàumane.

Pietro Fuda

Dopo le due consultazioni elettoralidel 1946, in uno dei tipici luoghi d’in-contro della nostra società dell’epo-ca, conobbi Paolo. Subito fra noi sistabilì un afflato che ci amalgamòoltre che nei rapporti di amicizia,anche negli interessi di natura politi-ca, che altro non erano se non gliideali del socialismo. Ci incontrava-mo in mezzo a quella rabbiose

manifestazioni che vedevano coinvolti disoccupati,artigiani, operai, per lo più il proletariato urbano,ma soprattutto molti giovani, che scandivano in uncoro assordante parole d’ordine che al tempoandranno di moda. Ci ritrovavamo la sera dopocena, ora in piazza Municipio, ora lungo i marcia-piedi del corso principale a dare ascolto alla élite deltempo, che discettava sulla Russia, sull’America,sulla caduta del fascismo, su De Gasperi, Nenni,Togliatti, sull’avvenire del comunismo ecc. Si espri-mevano giudizi, dissensi, opinioni, ora convergenti,ora divergenti, ma lontani dal nostro recepimento.Paolo era un giovane dalla grigia ed asciutta orato-ria senza orpelli, dagli occhi grigi, dal volto sereno etranquillo. Un giovane socialista non ribelle, mapaziente, refrattario allo scontro frontale, ma anchealla retorica, alla ostentazione e alla demagogiapopulista al tempo molto in voga; era un buontem-pone, un Lancio Villa senza rivoluzione. Aveva unsuo particolarissimo senso dell’umorismo che spun-tava specialmente la sera, quando dopo le solitecenette, si metteva a danzare coinvolgendo tutti ipresenti in un noto motivato spagnolo: “Vasco DeGame non ti fidar, vieni al pueblo, vieni a ballar”.Portava con sé la convinzione della finitezza dellecose, la cordialità che spingeva alla passione digodere “le cose” e le cose erano la famiglia, gli alun-ni, gli amici, le scelte, le esperienze e tra queste ulti-me la politica. Era un buon padre di famiglia che hasaputo iniettare nei figli il senso del dovere, dell’o-nestà e dello studio, ma è stato anche un educatoresapiente, un maestro decisivo per quesi giovani chefrequentando l’Istituto Tecnico Commercialeacquisivano i rudimenti della Ragioneria e dellaTecnica.Socialismo profondamente umano il suo, lo stessosocialismo che aveva inventato il mutualismo; cosache esaltava i valori dell’amicizia, della solidarietà, il

sostegno ai discenti, la dimestichezza di rapportiche metteva con la gente più umile, e anche con icolleghi docenti ed il gruppo non docente, special-mente nell’anno in cui da Preside diresse l’IstitutoTecnico Commerciale. Paolo era una personadiscreta, e allo stesso tempo allegra, sempre col sor-riso sulle labbra, una persona curiosa che vuoleessere messo a conoscenza di quanto accadeva inpaese.Nell’attività che svolse negli anni dopo la laurea., eper tutto il decennio sessanta, nel campo politico ein quello istituzionale, da consigliere comunale,anche se ammirevole nel sopportare e nell’assu-mersi sempre piena ed intera responsabilità delproprio operato, fu mediocre tempra di uomo poli-tico, non certo per mancanza di perspicacia e predi-sposizione, ma per insufficienza di quell’ardimentoche in politica è sempre necessario. Non è stato par-lamentare nazionale, né consigliere regionale o pro-vinciale e per questo non è vissuto da disperato rici-

clato, del resto non ha usato mai la politica cometrampolino di lancio. In fondo la politica non gli pia-ceva, almeno non quanto la professione. Non siconsiderava un politico di professione, anche sespesso era solito dire che la politica “è la più grandearte della storia moderna e contemporanea”.Anche nel campo istituzionale ha mostrato uncarattere e un temperamento un po’ speciali.Sicuramente come consigliere prima e come ammi-nistratore dopo, il suo operato è da ritenersi positi-vo, con il beneficio d’inventario su alcune scelte chefurono condizionate più dal momento politico chedalle reali necessità della cittadina. Questo accaddequando si dimise da assessore alle finanze alla finedel 1973, sindaco Giovannino Riccio, in quanto noncondivise l’ubicazione della 167.C’erano quelli che lodavano e quello che lo biasi-mavano, ma egli non se ne curò affatto e gli scontripolitici, soprattutto, non hanno mai toccato il rap-porto umano. Anche se eravamo spesso su posizio-ni contrapposte non ci fu mai screzio tra noi. Chi ciconosceva si stupiva che non vi fosse mai stato unoscontro visibile e che l’elaborazione politica, unavolta superate le contraddizioni, procedesse unita,come accadde dopo la consultazione elettoraleamministrativa dell’8 e 9 giugno 1980 con la forma-zione di una nuova giunta di sinistra, sindacoGiuseppe Romeo. Eletto assessore titolare allefinanze, dopo le dimissioni del Romeo (secondo),assunse l’incarico di primo cittadino ancora nonuna giunta di sinistra, che doveva durare una sem-plice stagione per passare poi il bastoncino dellastaffetta alla DC per la seconda volta, dopo quasiquarant’anni di gestione dei partiti della sinistra conla formazione di una giunta di centro sinistra,Pomo delle discorsi della giunta di sinistra fu larichiesta di esproprio di un vasto appezzamento diterreno avanzata dalla ditta locale “RoccoFabbricati”. Il parere che il Sindaco doveva espri-mere non era vincolante, né tanto meno dovuto.Del resto nel 1977, Sindaco Giovannino Riccio, perla richiesta di esproprio avanzata dalla DittaD’Agostino Calce, del parere da inviare al Prefetto,non di si discusse mai, né in giunta, né in consiglioComunale.Credeva, anticipando il pragmatismo craxiano, digestire l’Ente Locale usando i democristiani comesgabello, ma non fu così. Il centro sinistra, che duròpochi mesi, lo travolse e, per la prima volta, dopo ilcommissariamento, i cittadini sidernesi furono chia-mati anticipatamente alle urne.Ritiratosi dalla vita politica, cosa che fece senzatraumi e senza polemiche, si è rintanato in casa con-tinuando ad espletare la professione di insegnantenell’Istituto Commerciale e contemporaneamente,negli spazi vuoti, anche quella di commercialista.Egli faceva parte della storia e delle esperienze posi-tive e negative della sinistra sidernese. La compat-tezza della sua personalità, a differenza di altri, ladimostrò dopo tangentopoli. S’adoperò negli anni‘90, come molti di noi, a schierarsi dalla parte delfronte dei progressisti, convinto che solo le forzeautenticamente democratiche possono avviare queiprocessi reali di rinnovamento e di risanamento perla risoluzione della questione meridionale.Quali che siano state le nostre ragioni di dissenso, avolte molto aspre, con Paolo Lanzafame, c’è tempoe tempo. Ritengo che sia giunto il tempo però disottolineare la sua storia di sindacalista, uomo poli-tico e amministratore, che appartenente a quellagenerazione nata tra gli anni venti e trenta, contri-buì con le proprie esperienze alla crescita e allaespansione della democrazia.

Giuseppe Errigo

Da ricordare tra i superstiti del socialismosidernese della seconda metà del ‘900, PaoloLanzafame era forse il più convinto che lapolitica dovesse essere un percorso di cresci-ta culturale prima che una pratica di potere.Paolo Lanzafame fu politico di prim'ordine,sindaco della città dal 15 maggio del 1982 al 8dicembre 1983, dopo il preside Peppe Romeoe prima del caro Paolo Catalano, entrambisocialisti. Fu sindaco in una fase di esauri-mento del potenziale della sinistra locale agi-tata da contraddizioni e da nuove ambizioni.Esponente di quel socialismo che ebbe comefine ultimo quello di dare un reale contributoper rendere la città di Siderno guida del pro-getto di rinascita dell'intera fascia jonica,

Lanzafame, da giovane, ha trascorso unalunga esperienza nel Comitato Esecutivodella Federazione del Partito Socialista.Apparteneva a quella generazione diDirigenti che avevano il socialismo nelle venee che, con Cosimo Jannopollo, OscarBombardieri, Sisinio Zito e tanti altri, rappre-sentavano il fior fiore della classe dirigentedella Locride. Nella storia delle vicende poli-tiche e sociali sidernesi rimarrà il suo ricordodi socialista colto e perbene. La sua genera-zione si poneva nel mezzo tra i vari PeppinoBrugnano e Oreste Sorace, e quella successi-va di Luciano Racco e Saverio Zavettieri.Tra gli ultimi esponenti di quella Sidernobella e gentile che amministrarono la città più

grande e sviluppata della Locride dagli anni50 ai primi anni novanta.Con Paolo, nonostante la differenza di età, siera stabilito un forte rapporto, fatto di stimae apprezzamento reciproco. Una generazio-ne, la sua, che era anzitutto maestra di vita edi sani principi.Paolo Lanzafame era apprezzato per le suedoti umane e professionali, la sua gentilezza eumanità ne costituiva uno dei tratti distintivi.Al figlio Gianni, amico da sempre , ed ai suoifamiliari esprimo le mie più sentite condo-glianze.

Rosario Vladimir Condarcuri

www.larivieraonline.com Ril ricordo

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Paolo non era unprofessionista della politica,ma le riconoscevalo status di arte

www.larivieraonline.com Rrubriche

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La settimana scorsa vi è stata l’elezione dei presidenti diCamera e Senato. Fico e Casellati sono il frutto di unaccordo tra centrodestra e 5Stelle del tutto legittimo,

probabilmente obbligato e responsabile per consentire alle Istituzioni difunzionare. Solo che, in tutta onestà, mette a nudo quanto non del tuttoveritiera fosse la martellante propaganda che ha consentito a 5 Stelle eLega di presentarsi come baluardo contro i compromessi della politica e,per questo, diversi dagli altri “politicanti”. A questo punto che sianodiversi, lo devono ancora dimostrare. Mentre, invece, per designare i pre-sidenti delle Camere, hanno fatto esattamente come qualsiasi altro parti-to: un accordo per spartirseli. Con l’accordo per le presidenze, Di Maio eSalvini hanno cominciato a consumare la grande rendita di posizionedella loro presunta diversità. Chiunque, nella prima come nella secondaRepubblica avrebbe fatto, e in effetti fece, come loro. Fino a ieri, sia perSalvini che per Di Maio, questi erano “inciuci”. Penso che i rispettivi elet-tori a questa diversità crederanno sempre meno. I soliti opinionisti, che cipropinano quotidianamente le loro verità, non erano per nulla preparatia un’accelerazione sulla nomina delle due cariche istituzionali. Avevanoda poco subito lo scossone elettorale e stavano immaginando la solitamanfrina fatta di accordi tra partiti. Ma la terza repubblica aveva giàpreso corpo, azzerando i vecchi e noiosi rituali. Salvini e Di Maio con duemosse hanno chiuso la partita, riaffermando con forza la loro vittoriaelettorale. Forza Italia ha barcollato sull’orlo di una crisi che rischiava didiventare devastante e definitiva. Il gruppo dirigente con Gasparri hadimostrato tutta l’inadeguatezza ai tempi mutati. È dovuto intervenireBerlusconi che, comprendendo la brutta aria che tirava, ha fatto un passoindietro per salvare la baracca e le sue aziende. In fondo la Casellati èuna sua fedelissima dal 1994. Di Maio piazza l’ortodosso Fico, conquistala Camera e si rafforza. Salvini è ormai il leader indiscusso del centrode-stra e ha dimostrato doti da vecchio mestierante della politica. E il PD?Non pervenuto. Nel momento in cui aveva la possibilità di giocarsi la par-tita è letteralmente svanito. Poca lucidità e prigioniero di veti contrappo-sti, non avendo ancora compreso la mutazione di un Paese che ha gover-nato per cinque anni. La prima partita si è chiusa così. Ora il prossimoobiettivo è quello di dar vita a un esecutivo credibile e di scegliere un pre-sidente del Consiglio autorevole. Il regista Mattarella, saggiamente silen-zioso, è chiamato a un duro lavoro. Lunedi è morto Fabrizio Frizzi.Corale è stata la commozione dei colleghi, degli amici e del popolo. Vero,sincero e senza ipocrisie, è stato il dolore che ha provato Valeria Favorito,una ragazzina, allora, nel 1994, di 9 anni che grazie alla donazione dimidollo di Fabrizio ha potuto vivere una vita felice. Purtroppo so cosasignifichi questa subdola e stronza malattia. Ma se ci educassimo alla cul-tura delle donazioni, daremmo un positivo significato alla nostra esisten-za. Ricordiamoci che per la Pasqua il nostro dolce non è il lievito nordicoche ci viene propinato come panettone o pando-ro a Natale e come colomba a Pasqua. È lasguta. Racchiude l'uovo, simbolo di nascita eresurrezione. Felice Pasqua.

Tonino Carneri

LO ZIBALDONE

CALABRESE PER CASO

Il divario Nord-Sud è tra “I settepeccati capitali” di Carlo Cottarelli

I BRIGANTI

Il giorno 27 marzo, nella biblioteca comuna-le ha avuto inizio il primo incontro dedicatoalla riscoperta del meridione: "Lettere meri-

diane" di Francesco Bevilacqua, Rubbettino, ha aperto l'evento organizzato dal Comune di Siderno in collaborazionecon l'Associazione Amici del Libro e della Biblioteca, libreria

"Mag la ladra di libri", libreria "Calliope-Mondadori. Erocuriosa di assistere a questo evento e non sapevo cosa aspet-tarmi, poiché in questo campo spesso si ascoltano posizionicontrastanti che disorientano molto, ed io non avevo ancoraletto il libro. L'autore mi ha piacevolmente sorpreso, attiran-do su di sé tutta la mia attenzione grazie alla narrazione dei

suoi viaggi esplorativi attraverso le montagnedell'Aspromonte, che sono luoghi incantati e sconosciuti

soprattutto a chi in questa regione ci vive. Difatti quello checolpisce dal racconto di Bevilacqua è il fatto che questa nostra

amata a terra sia più compresa da chi viene da fuori, perchémeglio riesce ad apprezzare luoghi, usanze e tradizioni e si

interessa, approfondisce la storia e si informa, anche attraver-so letture di libri sulla Calabria. All' interno del suo libro l'au-

tore riporta un sunto di moltissimi libri di altri scrittori chenarrano di vicende avvenute in Calabria, storie di viaggi che

raccolgono scene di vita, emozioni vissute e trascritte peressere tramandate ai posteri. Quello che traspare dagli occhidell'autore è l'amore spropositato che ha per questi luoghi e

per la sua gente, e la sua voglia inesauribile di carpire il segre-to che ogni roccia probabilmente nasconde. La storia millena-ria di questo magico posto si è tramandato oralmente fino aigiorni nostri, ed è rimasto indelebile nelle usanze e nelle tra-

dizioni. L'autore sostiene infine che noi siamo affetti da"Filoxenia", ovvero l'amore per lo straniero, che si traduce in

buona ospitalità: "l'ospitalità vera la troverete nei piccoli paesi,dove la gente crede di non valere nulla, ma vale tanto".

Grazie per queste parole confortanti e propositive, che unavolta tanto si allontanano dalla perpetua accusa di ciò che noisiamo nell' immaginario di chi poco sa di noi, o di chi sa tanto

e volontariamente tace. Brigantessa Serena Iannopollo

Ho ascoltato a Roma CarloCottarelli che presentava ilsuo ultimo libro “I sette pec-cati capitali”. Cottarelli, da

ottobre 2013 a novembre 2014, fu CommissarioStraordinario per la revisione della spesa, ma poiha cambiato lavoro. La sua “spending review”non ebbe grossi risultati, ma alcuni sì. Poca cosain confronto a ciò che sarebbe servito.Il suo libro tratta i sette maggiori problemi che, asuo parere, assillano maggiormente il nostroPaese. Mi soffermo solo sui uno di essi che mag-giormente ha a che fare con la rubrica di questogiornale e che riguarda il nostro Sud. Si tratta deldivario tra il Nord e il Meridione d’Italia.Cottarelli ricorda che il divario ha subito nellastoria andamenti differenti. Al momentodell’Unità d’Italia il reddito pro-capite del Sudera simile a quello del Nord. È a partire dall’ulti-mo decennio del XIX secolo che le cose cambia-no. Il centro nord accelera ma il Meridione cre-sce molto meno. E ciò dura sino all’inizio deglianni ’50. Poi inizia il parziale recupero, anche gra-zie alla migrazione dal Sud verso il Nord e versoaltri continenti di migliaia di meridionali. Graziealle rimesse dei migranti, il reddito pro-capite delMeridione recupera fino a toccare, nel 1971, il67% del reddito del Nord, contro il 47% degliinizi degli anni ‘50.Il processo di convergenza si interrompe agli inizidegli anni ’70 e alla fine degli anni ’80 tocca illivello del 60% e resta più o meno tale negli annisuccessivi. Oggi il reddito pro-capite del SudItalia corrisponde all’incirca al 56/57% di quellodel Nord.In sintesi, Cottarelli individua nelle seguenti cir-costanze le ragioni di tale divario:a) Le diverse “performances” della pub-blica amministrazione: Basti pensare ai tempicon cui la pubblica amministrazione paga i forni-tori: 13 giorni al Nord e 54 al Sud; ai ritardi nel

completamento delle opere pubbliche: 18 incom-piute al Nord contro le 66 del Sud. E la malasa-nità: dei 570 casi individuati, il 55% si registranoal Sud. Cottarelli non attribuisce la responsabilitàdi tale divergenza alla mancanza di risorse finan-ziarie. Basti pensare che i dipendenti delle regio-ni del Nord sono 49,9 ogni 100.000 abitanti men-tre al Sud sono 98,5. E che le auto blu, tema caroa Cottarelli, al Nord nel 2014 erano 3,9 ogni100.000 abitanti, al Sud 11,8. Pertanto, di risorsefinanziarie pubbliche al Meridione vengonodestinate in misura maggiore rispetto al Nord.b) Il divario nei saldi dei conti pubblici:La dinamica della finanza pubblica determina, insostanza, dei massicci trasferimenti di risorse dalCentro-Nord verso il Sud. La questione è statagià affrontata in un precedente articolo, cui per-tanto si rinvia.c) Il divario demografico: È un aspettoche vede il Nord e il Sud appaiati, senza che ciòovviamente determini alcun effetto, né a vantag-gio né a svantaggio di nessuna delle due parti delPaese. Ciò ha determinato un profondo cambia-mento rispetto al ruolo tradizionalmente svoltodal Sud come serbatoio di manodopera. E le pre-visioni non sono affatto rosee. La popolazionedel Sud scenderà dall’attuale 34,3 della popola-zione italiana al 29,2% entro il 2065. E a ciò siaggiungerà un maggiore invecchiamento dellapopolazione.d) Gli effetti economici: Basti pensareche l’equiparazione del reddito pro capite delSud a quello del Nord consentirebbe di eguaglia-re, più o meno, il reddito pro-capite francese. Edevidenti sono le ripercussioni positive sul redditopro capite nazionale che produrrebbe un PIL piùelevato, e quindi maggiori entrate tributarie e unconseguente abbassamento del debito pubblico.Possibili soluzioniSi è già detto che il divario Nord-Sud non si risol-ve con ulteriori trasferimenti di risorse finanzia-

rie. Si è pure accennato che il prodotto pro-capi-te al Sud è di circa il 56/57% di quello del Centro-Nord, mentre il consumo pro-capite del Sud è dicirca il 66/67% di quello del Nord. Si potrebbecercare a questo punto di migliorare la spesa pub-blica al Sud, puntando più sugli investimenti per-ché più capaci di produrre reddito rispetto a ciòche produrrebbe una minor tassazione.Ma un indirizzo auspicabile sarebbe rendere ilSud più appetibile agli investimenti privati. Se sipensa che tra il maggio 2009 e l’aprile 2017, gliinvestimenti al Centro-Nord sono stati di 25,3mld di euro mentre invece al Sud di soli 4,7, si haun’idea della carenza di attrazione degli investi-menti privati nel Meridione.Il Sud non è attraente perché la produttività èminore rispetto a quella del Nord, a parità di sala-rio. E inferiore al Sud è anche il costo della vita.Tale discrasia fu affrontata sino alla fine deglianni sessanta con le “gabbie salariali”, salari cioècorrelati al potere d’acquisto. Ma non si vuole oratornare o auspicare quel sistema ma tendere auna contrattualizzazione regionale, che tengaconto degli indici di produttività.Il secondo punto riguarda la pubblica ammini-strazione. La già accennata carenza di funziona-lità di tale comparto al Sud rispetto al Nordriguarda soprattutto il settore della giustizia, dellalotta alla corruzione e alla criminalità.Il terzo punto riguarda il rafforzamento del capi-tale sociale. Tale carenza viene peraltro indivi-duata come una delle cause della criminalitàorganizzata e del minor grado di legalità.Eventuali maggiori risorse pubbliche andrebberodestinate verso questa direzione, rafforzando l’i-struzione e costruendo una nuova coscienza civi-le.

Ernesto CampitiDottore commercialista

Roma

FAI… da teR

ivalutare le bellezze storichee paesaggistiche non è unvezzo, di questi ultimi tempi.Apprezzare ciò che ci circon-da non è nemmeno un eserci-zio di autocompiacimento sequanto osserviamo è ricordodella nostra storia o se rap-presenta il perdere lo sguar-

do sui nostri luoghi. È il giusto modo persentirsi parte di un mondo che è il nostro…piccolo, certo… ma è il nostro mondo. Cosìcome credere che ricordare o celebrare sto-rie, tradizioni, ambiente siano solo il risul-tato dell'ammirare dei ruderi, o del soddi-sfare un palato esigente o del fotografareun ambiente possa assolverci dal nostrodisinteresse quotidiano, fa sì che ciò diven-ti un esercizio di ipocrisia. Ci sono posti eluoghi, infatti, che ogni giorno ci parlano, cicomunicano una storia, presidiano unaidentità e sono monito di una necessità dicura. Una richiesta di aiuto che è rivolta aognuno di noi perché nella tutela di talirichiami lasciati andare al tempo, ogninostro passo diventa privo di significato.Nelle giornate del FAI si è notato un attivi-smo quasi insolito. Una sensibilità e unacapacità di reinterpretare ciò che fa da cor-nice alla nostra vita e che in passato nonavevamo dimostrato e promosso comedovuto per debito di civiltà. Oggi scopria-mo che vi è qualcosa di artistico, di bello, di

sconosciuto in un rudere di un castello oall'interno di una Chiesa. Storie di cavalierilontani e ricordi popolari di comunità per-dute. Paesaggi che digradano dalle monta-gne verso il mare dove le "fiumare" ne dise-gnano i limiti progressivi di una diversitàche supera le monotonie pianeggianti.Scopriamo che ambiente e territorio sonobeni da proteggere, da conoscere eapprofondire. Una necessità piccola, magrande nello stesso tempo e utile per tra-sformarci in eternauti di noi stessi. Di fron-te a ciò le giornate del FAI sono state unmomento, una occasione per ricordare,valutare e proporre una lettura diversa diun patrimonio che calpestiamo, osserviamocon abitudinaria sufficienza, che abbando-niamo all'incuria di ogni giorno. Ma questegiornate passate come appuntamentodovrebbero ricordarci che i difensori, cono-scitori e promotori di quanto è nostro, enon del sindaco o politico di turno, siamosolo e unicamente noi. Perché esiste unmodo quotidiano per ricordarsi dell’am-biente che è quello di viverlo conoscendoloe rispettandolo, ristrutturandolo per con-servare. Perché ogni rudere lasciato alla suasventura, mattone dopo mattone è il nostroperdere, giorno per giorno, quei mattoni didignità con i quali si costruisce la grandez-za di una comunità.

Giuseppe Romeo

“Nelle giornatedel FAI si è

notato unattivismo quasi

insolito. Unasensibilità e

una capacità direinterpretareciò che fa dacornice allanostra vita”

"L'identità di unpopolo si trova nellemontagne".

Inciuci sotto Pasqua

CITRUS LIMON (L.)OSBECK

L’area che vad’Amantea fino a Scalea è quella chevanta importantissimi siti storici, tra cuiquello di Temesa, riportato da Omeronell’Odissea, quando parla Atena aTelemaco sotto le sembianze di Mente,figlio di Anchialo, re dei Tafi: “navigandosul mare scuro come il vino, verso gentistraniere, verso Temesa , in cerca di ramee porto ferro fiammante“ (Omero –Odissea libro I versi 183-184).Nel territorio di Temesa esistevanominiere di rame, che mescolato allo sta-gno, dava il bronzo, ancora molto impor-tante nel periodo storico evidenziato daOmero nelle sue opere epiche, l’Iliade el’Odissea, nell’VIII sec.a.C.Successivamente un altro scrittore greco,Strabone, che visse dal 64 a.C. al 24 d.C.nella sua opera Geografia, accenna alleminiere di Rame di Temesa: “Vicino allacittà vengono indicate miniere di rame,ora abbandonate” ( libro VI,5).Non si sa con esattezza a cosa possa cor-rispondere oggigiorno Temesa, ma alcunila indicano in Amantea e qualcuno inFiumefreddo Bruzio.Più a nord era situata Laos, la colonia diSibari sul Tirreno, dove si rifugiarono isuperstiti sibariti al massacro dei croto-niati, nel 510 a.C., quando Crotone vinseSibari e ne decretò la cancellazione,deviando sull’abitato il fiume Crati; isuperstiti si rifugiarono, come è statoaccennato prima oltre che a Laos, aScidro e Posidonia ( ora Paestum), lealtre colonie sibarite sul Tirreno.Ancora più a nord, nel comune diPapasidero, è rappresentato in una grot-ta, graffito su una roccia, un bisonte delneolitico, molto interessante e che attiramolti turisti.L’antica Laos è stata identificata nel ter-ritorio di Santa Maria del Cedro, ilcomune più importante della Riviera deiCedri, che si estende per circa 40 km, daScalea a Diamante.Proprio a Santa Maria, ogni estate arriva-no i rabbini di tutto i mondo per coglierei cedri perfetti per celebrare in ottobre lafesta del Sukkot o dei Tabernacoli, doveaccanto alla palma, il mirto e il salice c’èl’elemento più importante: il cedro, sim-bolo della perfezione del popolo ebraico.La tradizione indica che durante la per-manenza degli ebrei guidati da Mosè nel

Sinai, dopo la fuga dall’Egitto, fu cele-brata la prima festa del Sukkot, con unramoscello di cedro, portato dall’attualeCalabria da un angelo.Ancora la leggenda indica che i cedrifurono piantati a Santa Maria e nellaRiviera dei Cedri in genere proprio dagliebrei.Fatto sta che prima dell’arrivo degli spa-gnoli, l’ebraismo era molto radicato inCalabria, attestato in provincia di Reggioa Bova Marina, dove è stata scavataun'importantissima sinagoga, prova delladiffusa presenza ebraica in Calabria.Tanti comuni calabresi hanno nei toponi-mi il ricordo della civiltà ebraica, distrut-ta dagli spagnoli nel corso del XVI seco-lo, quando decretarono l’espulsione o laconversione forzata.La cacciata degli ebrei determinò anchela decadenza economica della Calabria,ma ancora nelle vene del popolo calabre-se, scorre sangue ebraico, testimoniatoda cognomi ebraici e per tutti ricordiamoNaim o Naimo che in ebraico significa“perfetto“, "pulito".Sul Tirreno cosentino, a ridosso dellaRiviera dei Cedri, vengono coltivati pian-te di agrumi più o meno particolari e aCetraro, che probabilmente nel nomeporta riferimenti chiari della presenzasignificativa della pianta del cedro in talecomune, vengono coltivati oltre che lepreziosissime piante simbolo dell’ebrai-smo anche limoni particolari, presentianche fuori della Calabria e specialmen-te in Sicilia: i limoni dolci che possonoessere denominati lime, limette e“lumie” in Sicilia, sono ricordate addirit-tura da un’opera di Pirandello "Lumie diSicilia“.I limoni dolci di Cetraro sono dalla pez-zatura differente e di forma sferica, quasiperfetta che ricordano piuttosto le aran-ce, anziché i limoni.Il colore stesso della buccia è talvolta leg-germente soffuso di arancio, mentre ildiametro del frutto può superare addirit-tura gli otto centimetri.L’albedo, ossia la parte sottostante labuccia che delimita la polpa è spessa dicirca tre millimetri, mentre la polpa stes-sa è molto succosa e dolce e, premendo ilfrutto, il succo che se ne ricava, può rap-presentare una bevanda che non ha biso-gno di essere zuc-cherata.

Orlando Sculli

GIUDIZIARIACONVERSANDO

Mafie e “calcio”

La cosa sensazionale di Reggio Calabria è natu-ralmente il Museo Archeologico Nazionale, dovesono conservati i due famosi Bronzi di Riace. NelMuseo c’è molto di più, altre statue, vasellame,monete, reperti dei tempi della Magna Grecia.Ma i Bronzi sono le star assolute. (...) Impossibiletrattenere l’emozione di fronte a quelle due figu-re speciali. Ti vengono le lacrime agli occhi. Delquinto secolo avanti Cristo esistono appena cin-que statue in tutto il mondo, e le due più bellesono lì davanti a te. Ti fissano tu le fissi. E senti

dentro di te scorrere il tempo, la storia, il destinodegli uomini, la forza dell’arte, la potenza deisegni plastici, l’intelligenza creativa, il gusto, ilmistero della vita. I Bronzi sono l’Uomo alla mas-sima potenza. Sono nudi, ma a sentirti nudo sei tu.Piccolo, fragile, mentre loro possiedono la forzadella bellezza eterna. Quando si parla dellaCalabria si pensa subito alla ‘Ndrangheta. Invecebisognerebbe pensare a quelle due statue. Nonc’è partita. Sono più forti. Bronzi battono‘Ndrangheta due a zero.

Uno degli aspetti analizzatidalla relazione della“Commissione parlamentare di

inchiesta sul fenomeno delle mafie e sullealtre associazioni criminali, anche straniere”ha riguardato le forme di contaminazionemafiosa del mondo dello sport e in particolaredel calcio italiano.Un fenomeno definito “preoccupante” consituazioni che “non possono essere sottovalu-tate”.Diversi sono i canali in cui si realizza la conta-minazione del sistema calcistico da parte delleorganizzazioni criminali. «Il primo è rappre-sentato dalle tifoserie ultras, un mondo in cuiè frequente l’osmosi tra la criminalità organiz-zata, la criminalità comune e le frange violen-te del tifo organizzato, nelle quali si annidaanche il germe dell’estremismo politico. Lastrategia adoperata per affrontare il fenomenodella violenza ultras tradizionalmente incen-trata sulla fase del «controllo» e del «conteni-mento» ha indubbiamente prodotto efficacirisultati nel mantenimento dell’ordine pubbli-co, ma non ha impedito ai gruppi ultras dimantenere e rafforzare il proprio potere all’in-terno di alcuni settori degli stadi».«La forza di intimidazione delle tifoserieultras all’interno del “territorio-stadio” – sisottolinea - è spesso esercitata con modalitàche riproducono il metodo mafioso. Inoltre, lacondizione di apparente extra-territorialitàdelle curve ha consentito ai gruppi di acquisiree rafforzare il proprio potere nei confrontidelle società sportive e dei loro dipendenti otesserati. La situazione è ulteriormente aggra-vata, dal punto di vista delle società, dalla basesociale delle stesse tifoserie, formate, secondole stime delle forze di polizia, da una quotanon indifferente di pregiudicati, in alcuni casivicini al 30 per cento del totale».Un ulteriore canale di “infiltrazione mafiosa”non meno preoccupante, riguarda la proprietàdelle società di calcio: «che possono diventareun canale di riciclaggio di capitali di prove-nienza illecita, si veda il recentissimo caso del“F. calcio”, oltre che fonte di ulteriore arric-chimento per le attività economiche e finan-ziarie connesse. Ma investire in una squadra dicalcio consente alle organizzazioni mafiose diacquisire anche consenso sociale e prestigioche aprono le porte a importanti relazionianche con le istituzionali locali».La relazione sottolinea l’assoluta necessità diirrobustire l’attività di prevenzione e di con-trollo e di trovare gli opportuni strumenti,normativi e organizzativo-amministrativi, perrendere tutti i soggetti del mondo del calcioconsapevoli del rischio di infiltrazione mafiosae attrezzati a fronteggiarlo insieme alle istitu-zioni.Le proposte di intervento normativo, già avan-zate nella relazione tematica, sono ripropostenella relazione finale e vanno dal rafforzamen-to del DASPO, con la creazione di un DASPO“interno” per le società all’introduzione delreato di bagarinaggio fino all’inasprimentodelle sanzioni della giustizia sportiva. Sulpiano più generale della governance e dei con-trolli nell’ambito dello sport, la Commissioneauspica un ruolo del CONI più incisivo sulrispetto delle norme sulla trasparenza delleproprietà delle società e della normativa anti-mafia; il rafforzamento degli organismi di vigi-lanza e degli organi inquirenti previsti dall’or-dinamento sportivo (procura federale, procuraantidoping, COVISOC, COVISOD); il reinse-rimento della disposizione sul controllo pre-ventivo dei capitali esteri (c.d. “emendamentoBindi”); la tracciabilità dei flussi finanziari conriguardo alla costituzione delle società di cal-cio, alla cessione delle quote, alle transazioniper l’acquisto dei calciatori estendendo i presi-di antiriciclaggio anche alle società di calcio.Infine, la commissione sottolinea l’urgenza diregolare in maniera più stringente il sistemadelle scommesse legali prevedendo in partico-lare un divieto assoluto per le partite dei cam-pionati dilettantistici, particolarmente vulnera-bili e più esposti al fenomeno del match fixing,senza escludere un allineamento dellatassazione delle scommesse ai livellidelle altre operazioni commerciali.

Poche sono le città ita-liane che possono van-tare “sorgenti” dalle

quali sgorga nientemeno che vino.No, non è il miracolo delle nozze diCana, ma fontane in cui dissetarsigratuitamente. Il nostro itinerarioparte dal paese situato più a Sud diquesta ristretta cerchia: Carosino inprovincia di Taranto. La straordina-ria metamorfosi ha luogo solodurante la Sagra del Vino che sitiene ogni anno a metà settembreper celebrare l’inizio della vendem-mia. L’apertura dell'evento avvieneproprio con la messa in moto dellafonte che distribuirà ai partecipanti iventi quintali di vino Primitivo offer-to dall’azienda Marinelli diCarosino. Risalendo lo stivale ci fer-miamo a Marino, nell’area deiCastelli Romani, appena fuoriRoma. Qui il “miracolo” avviene indiverse fontane, collocate in piùpunti della cittadina, e i loro rubinet-ti vengono aperti soltanto durante latradizionale Sagra dell’Uva, laprima domenica di ottobre di ognianno. Ci trasferiamo più a Nord, aVilla Caldari, frazione di Ortona inprovincia di Chieti. L’idea della fontenasce dall'esigenza di confortare ipellegrini che ogni anno compionoun sentiero religioso che attraversaproprio questo luogo, il cammino diSan Tommaso, il viaggio sulle ormedell’apostolo che attraversa le terred’Abruzzo conducendo i viaggiatorisino a Roma. Gli autori della fonta-na, in collaborazione con la CantinaDora Sarchese, si sono ispirati aquella più famosa situata lungo ilCammino di Santiago, decidendo direplicarla in Italia. Questa è l’unicaitaliana a essere aperta tutto l’anno eil viandante può ristorarsi con unbuon bicchiere di rosso dei vignaiolid'Abruzzo durante il suo tragitto,purché lo faccia con parsimonia,come si recita al suo fianco. Ultimatappa a San Floriano del Collio, inFriuli Venezia Giulia. In questa pic-

cola località gori-ziana, durante lafesta del vinochiamataLikof, eventoche si ripro-pone ognianno ai primidi giugno,viene fattosgorgarevino biancorigorosamente

friulano, elargi-to ai convitati per

il brindisi. Oggetto deldesiderio quando si èassetati, le fontane svol-gono il compito ultracen-tenario per le quali sonostate costruite. Se poi locompiono erogando net-tare divino, meglio anco-ra!

Sonia Cogliandro

FRUTTI DIMENTICATILimone dolce di Cetraro

Acqua invino: il“miracolo”nellefontane

Enrico Vanzina, famoso produttorecinematografico, la scorsa settimana è

stato a Reggio Calabria in occasionedel Filmfest e nell’edizione del

Messaggero del 25 marzo hapubblicato un articolo sulla città dello

Stretto. Ne proponiamo uno stralcio.

Enrico Vanzina: "Bronzi di Riace battono 'ndrangheta due a zero"

Corrado salamone ha un pizzettonero, una moglie bionda e una suo-cera che gioca a fare la vedova alle-gra. Ma più di tutto, Corrado ha unlavoro che gli riempie la vita: èMaresciallo dei Carabinieri alComando di s. Maria C.v. ed è cosìconvinto di essere un professionistadell'anticrimine, che si lascia scivo-lare addosso, come olio tiepido, leangherie quotidiane e la noia.Corrado si ritrova catapultato inun'indagine dove niente è ciò chesembra e dove la sua ironia e la suaforma mentis non politicamentecorretta verrà messa a dura prova,fino al colpo di scena finale.

titolo libRo: tAnA libeRA tuttiAutoRi del libRo:enzo RestivoCAtegoRiA: nARRAtivAlARuFFA editoRelARuFFA editoRePRezzo € 12,00

“libRi

il volume dà inizio a una serie di pubbli-cazioni che documentano le attività delCentro di Ricerche interdipartimentalesulle Culture dell’Abitare (CeRCA)dell’università della Calabria. la temati-ca affrontata, indaga alcuni tra gli aspettimaggiormente trascurati della realtàcalabrese secondo approcci e scale terri-toriali diversificate fornendo, nello speci-fico, una riflessione sul paesaggio urba-no e rurale. si delinea una varietà di benimateriali e immateriali che rappresenta-no un’enorme ricchezza, ma anche unaforte criticità. il volume ricostruisce unprimo quadro di interpretazioni e propo-ste interdisciplinari relative alla valoriz-zazione di tali contesti.

titolo libRo: PAesAggi CultuRAlidi CAlAbRiAAutoRe del libRo:MAuRo FRAnCiniCAtegoRiA: AntRoPologiACAsA editRiCe: RubbettinoPRezzo €12,75

un viaggio in treno, tra la costaJonica e la tirrenica, alla scopertadella Calabria, dei calabresi e deireali problemi che attanagliano que-sta terra, tanto bella quanto danna-ta. un viaggio, tra storie d'amore, didolore e di follia, che altro non è cheuna metafora della vita. un diariocostellato, non solo di scene di vitaquotidiana, ma soprattutto disapienti e sagaci riflessioni filosofi-co-esistenziali. Raccontando informa di diario, fermata dopo ferma-ta, il capotreno esistenziale AntonioCalabrò cerca un senso all'esistenzaladdove pare sia possibile soltantofare esperienza del viaggio e deglialtri.

titolo libRo: CHiudi e vAi. viAggiCAlAbResi di unCAPotReno esisten-ziAleAutoRe del libRo:Antonio CAlAbRòCAtegoRiA: nARRAtivACAsA editRiCe: Città del soleedizioniPRezzo €15,00

“Antonio latella, il giornalismo in papillon

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Il suo è un giornalismo in via di estinzione: serio, pacato mai aggres-sivo o drammatico. Papillon di ordinanza, Antonio Latella ha sullespalle 44 anni di carriera, prima come pubblicista e dal 1986 comeprofessionista.Come è approdato al giornalismo?L’amore per il giornalismo è presente in tutte le generazioni. Macome per le vocazioni ha bisogno di prove. Grazie al cielo le hosuperate: rinunce, pericoli, adattamento. Dalle difficoltà dei primitabellini delle partite di calcio all’Istituto di Giornalismo a Urbino,dallo status di pubblicista a quello di giornalista professionista. Maprima di imboccare l’autostrada ho percorso sentieri impervi, vicolie strade piene di buche. E ancora oggi, nonostante il giornalismo siacambiato, le difficoltà sono identiche a quelle incontrate all’inizio diquesto lavoro. Le doti che si riconosce e che sono indispensabili per svolgere que-sta professione?La costanza, l’umiltà, la lealtà, la disponibilità senza farmi maiingabbiare dalla presunzione di essere arrivato o di atteggiarmi aprivilegiato. E anche quando venivo considerato un punto di riferi-mento, in particolare nel settore della comunicazione istituzionale,l’aggiornamento professionale è stato la mia stella polare. Il giorna-lismo, professione bella e difficile, l’ho sempre considerato un servi-zio al cittadino e un contributo alla crescita culturale della società. Un suo difetto che, invece, nella professione giornalistica le è costa-to caro?Impulsività e ingenuità. Faccio un esempio: la trascrizione integraledi qualche mattinale di polizia o atto giudiziario. Casi sporadicicome quello di aver scritto la storia di un presunto pedofilo, ripor-tando alcuni stralci del provvedimento restrittivo. Trent’anni dopoquel fatto, mi porto dentro il grande rimpianto di non aver reso giu-stizia giornalistica a quell’uomo assolto per non aver commesso ilfatto. Un giornalista non dovrebbe mai chiedere scusa col senno delpoi. La decisione più difficile della sua carriera?Nel giornalismo qualsiasi decisione tu debba prendere è sempre dif-ficile. Le mie decisioni più sofferte le ho assunte, quando qualchemio amico o conoscente è stato protagonista negativo in fatti di cro-naca. O quando gruppi di potere politico-economico e anche mafio-so facevano pressione per non pubblicare certe notizie. Tante volteho detto no, compreso a un potentissimo padrino della mafia cor-leonese, il quale poi, tramite il suo avvocato di fiducia, mi concesseun’intervista esclusiva che venne pubblicata in prima pagina su unodei tanti quotidiani con cui collaboravo. Questo significa che quan-do rispetti l’uomo, dal poveraccio al politico, dall’imprenditore alboss, garantendo il diritto di cronaca e mantenendo l’autonomiaprofessionale, non hai nulla da temere. Una curiosità: perché predilige il papillon alla cravatta?Fino a quarant’anni la cravatta ha fatto parte del mio look. E quan-do per la vita sedentaria, come accade a tutti gli sportivi, ho messoun po’ (troppo!) di pancetta sono stato folgorato dal papillon. Inogni caso la giacca, prima con cravatta poi col cravattino, continuaa essere la mia inseparabile compagna, anche in agosto. Questametamorfosi, per nulla studiata, è diventata una caratteristica che,forse, mi ha dato più visibilità di mille radiocronache e telecronache,di 26 anni di trasmissioni televisive e di quasi un milione di servizifirmati sulle pagine di importanti quotidiani italiani. In cosa si differenzia il suo giornalismo in papillon da quello in cra-vatta?L’uso della cravatta ha caratterizzato gli anni del giornalismo d’assal-to: nello sport, nella cronaca (durante la seconda guerra di mafiacon i suoi mille morti ammazzati), nei reportage televisivi conTelespazio Calabria, Antenna Sicilia-Teletna, con le prime radiocommerciali. Il papillon, invece, ha contrassegnato gli anni dellamaturità che mi videro quasi interamente assorbito dal giornalismoistituzionale. In questa stagione, grazie a un gruppo di giovani colle-ghi, Palazzo San Giorgio (sede del comune di Reggio, n.d.r.) diven-ne un modello di comunicazione istituzionale (Agenzia di stampaRoto San Giorgio, web tv e radio web, studio televisivo con collega-menti satellitari, mensile a colori con tiratura di 50 mila copie)apprezzato e imitato in Italia e in alcune realtà dell’UE. La cosa che meno sopporta dell’informazione in Calabria?Non sopporto il giornalismo di trascrizione, il linguaggio che ali-menta la litigiosità, le narrazioni di fatti legati alle gesta di delin-quenti che ostinatamente e pomposamente vengono chiamati boss.Le notizie di apertura dei telegiornali riguardano in prevalenza la

cronaca, anche l’arresto di un semplice pusher. È vero la cronaca faaudience, fa vendere qualche centinaio di copie in più di giornalicostretti a inseguire i siti che, senza controllo, di fatto, vengono gesti-ti da non giornalisti. Il sensazionalismo e la fretta di arrivare primisulla notizia sono i veri incubatori delle fake news. Pensa che il giornalismo in Calabria sia rappresentato in maggio-ranza da professionisti o da sciacalli?In Calabria c’è una classe giornalistica brava ma demotivata dallaprecarietà. La globalizzazione è in grado di delocalizzare anche laredazione di un giornale o di una televisione con i prodotti editoria-li che possono essere confezionati a mille chilometri dalle zone diinfluenza di questi organi d’informazione. In questa regione mancauna scuola di giornalismo e gli egoismi corporativi hanno sempreimpedito che questa carenza fosse colmata dall’intervento dellenostre università.Quali imperdonabili colpe riconosce a chi negli ultimi vent’anni haavuto in mano le redini della politica calabrese?Non ho mai parlato di politica calabrese e non lo farò neanche inquesta occasione. Nelle politiche del 2013 l’Italia (la Calabria confermò il trend) siscoprì tripolare. Fu, però, rimandato il confronto con la cosiddettaantipolitica, nel frattempo politicamente operosa e oggi vincitrice.Secondo lei, in Calabria, la vecchia politica riuscirà ad aprirsi a unanuova stagione a 5 stelle?L’antipolitica è il risultato del cambiamento dei paradigmi dellasocietà-mondo. È venuto meno il primato della politica diventatasubalterna all’economia. L’attuale sistema liberista, con il passaggiodal capitalismo industriale a quello finanziario, è impegnato a sman-tellare lo stato sociale. Lavoratori “rottamati”, nuove e vecchiepovertà continuano a ingrossare le cosiddette “discariche sociali”.La “resa” dei vecchi partiti di sinistra al liberismo non solo fa rim-piangere gli anni della socialdemocrazia europea, ma rappresentauna delle cause del populismo delle destre nazionaliste e delMovimento 5 Stelle. Alla base della nuova stagione politica c’è ilmalcontento dei cittadini, il disagio delle classi medie, le povertà dilarghe fasce di popolazione. Tutto ciò esclude alla vecchia politica,non solo a quella calabrese, di aprirsi ai 5 Stelle.Per concludere, da sociologo, può farci un brevissimo identikit delcalabrese medio?I calabresi vivono una condizione di marginalità tipica delle societàin ritardo di sviluppo. E la vivono tra rassegnazione e rabbia: senti-menti che caratterizzano una terra la cui classe dirigente non riescea farsi ascoltare dai governi centrali che, fin dall’Unità d’Italia,hanno condannato la Calabria a essere la palla al piede dello svilup-po del Paese. In questa Regione lo Stato è presente solo quando,giustamente, deve mostrare i muscoli contro i fenomeni degenera-tivi: figli del sottosviluppo, dell’arretratezza, di vecchie e nuovepovertà, dell’assistenzialismo e del clientelismo. La Calabria è alcentro della questione meridionale: tema che da sempre rappresen-ta una boccata d’ossigeno mediatico della politica che chiede con-senso in cambio di nuove promesse. Il voto del 4 marzo è un primoatto di ribellione di un popolo composto da cittadini e non da sud-diti. Ma la frattura dei calabresi con quel che resta dei vecchi parti-ti è solo uno scatto d’orgoglio e non già una folgorazione sulla viadel populismo e dell’antipolitica.

"tante volte hodetto no,

compreso a unpotentissimopadrino della

mafia corleonese,che poi mi

concesseun’intervista

esclusiva. Questosignifica che

quando rispettil’uomo, dal

poveraccio alpolitico,

dall’imprenditoreal boss,

garantendo ildiritto di cronaca

e mantenendol’autonomia

professionale,non hai nulla da

temere".

Antonio lAtellAHa iniziato la carriera giornalistica in cravatta.

Poi è passato al papillon. Questa metamorfosi, èdiventata una caratteristica che, probabilmente,

gli ha dato più visibilità di mille radiocronache etelecronache, di 26 anni di trasmissioni

televisive e di quasi un milione di servizi firmatisulle pagine di importanti quotidiani italiani.

R01 APRILE- 16 Attualitàwww.larivieraonline.com

www.larivieraonline.com Rcultura

01 A

PRILE

- 18

L’ASD Volley Roccella 0904 è una di quellerealtà del nostro comprensorio di cui non siparla abbastanza. Dopo una dignitosa stagio-ne in Serie C, infatti, la società condotta dalpresidente Vincenzo Lucà e dal dirigentePino Gugliotta ha scelto di tornare a giocare

nella serie minore al fine di contenere i costi e dare spa-zio ai giovani giocatori del proprio vivaio, ponendosicome obiettivo del successivo triennio una progressivama costante scalata verso le divisioni nazionali della pal-lavolo. Ciò che probabilmente nemmeno la dirigenza el’allenatore Vincenzo Carrozza si aspettavano, tuttavia,era che la voglia di riscatto dei propri uomini si sarebbeben presto tramutata in un dominio schiacciante dellacategoria che, con le 17 vittorie su 18 partite ufficialidisputate per il campionato, avrebbe permesso al VolleyRoccella di tornare in Serie C senza nemmeno passaredai Play Off. Ma la cavalcata trionfale della squadra di

pallavolo maschile non si è arrestata qui. Il VolleyRoccella, infatti, ha disputato una prima stagione di Cdavvero al di sopra delle aspettative, perdendo l’occa-sione di accedere ai Play Off che avrebbero decretatoquali squadre fossero meritevoli della Serie B naziona-le soltanto all’ultimo. Ma la vittoria morale di aver sfio-rato l’ingresso nella serie cadetta dell’olimpo della mas-sima serie di pallavolo italiana è stato comunque benricompensato dalla qualificazione per la finalissima diCoppa Calabria, il più prestigioso trofeo regionale, chefa del Volley Roccella la prima società non solo dellaLocride, ma dell’intera fascia ionica reggina, ad averraggiunto un traguardo che già profuma di vittoria. Perquesta ragione, Carrozza, Gugliotta e Lucà ci sonovenuti a trovare in redazione per raccontarci la storia diuna squadra che non vuole limitarsi a essere una realtàsportiva della Locride affascinante quanto fine a sé stes-sa, ma tenta piuttosto di trasformarsi in un punto di rife-

rimento sociale che unisca l’intero comprensorio sottoun’unico vessillo. «È la volontà di raggiungere proprioquesto obiettivo che ci ha convinto, a malincuore, a mili-tare per un anno nella Serie D - ci spiega l’allenatoreCarrozza. - Rimanendo in quel campionato, infatti,abbiamo dato la possibilità di crescere ai ragazzi chegiocano in prima divisione, coltivando dei talenti chesono poi stati indispensabili a farci compiere il salto diqualità».«Trovare questo genere di giocatori - interviene il diri-gente Gugliotta - ci ha fatto ben presto comprenderequanto fosse importante ricercare talenti non soltantonella nostra realtà cittadina, ma allargare il respiro delnostro progetto anche alle altre città del comprensorio,volontà che ci ha permesso di avviare una collaborazio-ne estremamente proficua con i ragazzi di Siderno.Questa collaborazione, a sua volta, non aveva la prete-sa di assorbire nuovi giocatori al fine di eliminare la con-

correnza attraverso la cancellazione di altre societàsportive, ma voleva essere il primo passo di una coope-razione che ci permettesse di rappresentare ogni ango-lo del nostro territorio, dimostrando quali sono le qua-lità sportive che possiamo esprimere e, soprattutto, evi-tando di andare a cercare, e pagare, giocatori che pocoo nulla hanno a che fare con la nostra realtà sociale».Questa operazione, ci spiega Vincenzo Lucà, è natasotto la buona stella dell’amministrazione “illuminata”di Roccella Ionica. «La giunta comunale - spiega il pre-sidente, - ha sempre riservato grande attenzione alleattività sociali e sportive, permettendoci di trovare lecondizioni ideali per usufruire delle strutture e far cre-scere i nostri ragazzi nel miglior modo possibile.Questo, tuttavia, non vuol dire che sia tutto oro ciò cheluccica: qualora il nostro sogno di approdare in B si rea-lizzasse, infatti, la necessità di rispettare gli standardimposti dalla categoria nazionale richiederebbe una

“La Maligredi” apreun ciclo di incontrisulla letteraturacalabrese inRegione

L’AccademiaBonifaciana offremateriale didatticoalla scuola diBenestare

Siderno nonresta indifferentea “Il teatro delleClarisse”

Ha preso il via questa settimana, presso laCittadella regionale, una serie di iniziativepromosse dalla presidenza della Giuntaregionale sul tema della nuova letteraturacalabrese.Nel corso del primo incontro, a cui hanno par-tecipato anche il presidente della Giuntaregionale Mario Oliverio e i giornalisti ParideLeporace, Aldo Varano e Filippo Veltri èstato presentato il nuovo libro dello scrittoreGioacchino Criaco “La Maligredi”, edito daFeltrinelli, che racconta una pagina importan-te della storia calabrese alla fine degli anniSessanta: la crescita e la maturazione deiragazzi di Africo, la lotta delle gelsominaie, ilcontrasto alla mafia, il ruolo delle donne cala-bresi.

Presso il distretto della scuola primaria e del-l’infanzia del comune di Benestare la delega-zione calabrese dell’Accademia Bonifacianaha offerto ai bambini del materiale didatticoper le attività scolastiche, e dei doni pasquali,nella finalità di condividerne la gioia e la reci-procità di sorrisi. Erano presenti all’evento ildelegato regionale Pietro De Luca, il segreta-rio regionale Nicolino Procopio, i delegati latoionico Filippo Noto e Lucina Careri, il vicariodi Crotone Luca Siligato, il delegato provin-ciale di Vibo Valentia Enzo Tetto e gli accade-mici onorari dell’Accademia BonifacianaGaetano Catalani, di Ardore, ed EmanueleAloisi, di Tropea, che hanno portato i salutiistituzionali del Presidente Sante De Angelise del Delegato interregionale Domenico

È stato un pubblico foltissimo quelloaccorso sabato sera alla Libreria“Calliope” Mondadori del CentroCommerciale “La Gru” di Siderno perassistere alla presentazione del “Il teatrodelle Clarisse”, ultima fatica poetica diAntonia Capria, edita da Città del Sole.Maria Teresa D’Agostino, nelle vesti diuna discreta padrona di casa, si è limita-ta a introdurre l’autrice e CarloBeneduci, che hanno intrattenuto il pub-blico con una dettagliata e interessantedisamina della poetica espressa dallasignora Capria all’interno dell’affasci-nante raccolta che, per la vastità dei temitrattati, promette di ammaliare allo stes-so modo studiosi e neofiti. Lasciando ilgiusto spazio alla lettura ricca di traspor-to di alcune delle poesie raccolte nelvolume da parte di Rossella Scherl,

Lizzi. Presenti anche il sindaco di BenestareRosario Rocca, il sacerdote Don RigobertElangui e i dirigenti scolastici. Protagonistiprincipali dell’evento sono stati i bambini del-l’istituto che, con strofe di canzoni e poesie el’innocenza del loro grato cuore, hanno anco-ra una volta dimostrato la semplicità e la gran-dezza delle piccole cose, il valore di un sorrisonella crescita dello spirito e del suo anelito allapace. Le parole della preside Anna Delfinohanno ampiamente sintetizzato il senso del-l’incontro: il valore della cultura nell’umanesi-mo del suo profondo significato, quello dellaformazione, che deve necessariamente inizia-re dai giovani, e ancora prima dai bambini, neiluoghi dove spesso già si annidano fenomenidiscriminatori come quelli del cyberbullismo.L’evento si è concluso con un rinfresco offertodalla scuola e i genitori dei bambini, e soprat-tutto con la costruttiva gioia di nuovi incontrie amicizie, nonché progetti di nuove iniziativesocio umanitarie, culturali e cristiane, moltocare all’Accademia Bonifaciana.

È “solo” una società composta da pallavolisti amatoriali, ma la compagine del volley maschile, ripartita dueanni fa sotto la guida di Vincenzo Lucà, Pino Gugliotta e Vincenzo Carrozza, ha prima disputato il campionatoperfetto in Serie D, quindi ha sfiorato la qualificazione per la Serie B nazionale, che conta di centrare il prossimoanno. Nel frattempo, la compagine rappresenterà l’intera fascia ionica reggina alla finale di Coppa Calabria…

ASD Volley Roccella: un progettopronto a rilanciare Locride

SIDERNOPiazza Michele Bello si illumina di blu per la “Giornata dell’autismo”L’Amministrazione aderisce con il consueto entusiasmo all’iniziativa, mai genitori dei ragazzi autistici ricordano che l’impegno non può terminarequi: “Questa è solo una goccia nel mare”

Le usanze che perforano il cuoreDi tradizioni lanostra terra ne ècolma. Alcunesono andateperdute persempre, altre

riadattate, altreancora conservategelosamente. Una

di queste, laprocessione del

Venerdì Santo, haluogo in un

comune dellaPiana di GioiaTauro, San

Giorgio Morgeto.

RADICI E TRADIZIONI

Le radici sono difficili da estirpare.Puoi toglierle, tagliarle, bruciarle, maesse continueranno a tornare. Puoipersino andare in capo al mondo, il piùlontano possibile da quei suoni, storiee usanze, cercando il modo di evitarleo semplicemente distaccartene, macontinueranno a tornare. Sono legateindissolubilmente alla tradizione gra-zie alla memoria. Essa non è soltantoun ricordo legato a un mero momen-to, un frammento di passato che rie-cheggia dall’oblio, un viso sbiadito inqualche vecchia cornice. La memoriaè tradizione, è vita che beffa la morte.Di tradizioni la nostra terra ne ècolma. Alcune sono andate perduteper sempre, altre riadattate, altreancora conservate gelosamente a talpunto che al di fuori della comunitàdifficilmente se ne sente parlare. Unadi queste, la processione del VenerdìSanto, ha luogo in un comune dellaPiana di Gioia Tauro, San GiorgioMorgeto.Nel piccolo paese del reggino, il giornoin cui Gesù Cristo venne crocifisso,viene rievocata, secondo le usanzerisalenti alla dominazione borbonica,la via Crucis.Sebbene sia un’usanza consolidataanche in altri comuni calabresi, ciò cherende diversa la Passione di SanGiorgio Morgeto è la presenza, oltrealle due congreghe l’una rappresen-tante la chiesa Matrice (congrega delSS. Sacramento) che per l’occasioneveste un abito bianco con fascia nera el’altra la chiesa dell’Annunziata (con-grega del SS. Rosario) che indossa un

abito bianco con cappuccio e fascianera, di un soggetto, la cui identitàdeve rimanere celata, che indossandouna tunica rossa, camminando a piedinudi e portando una parrucca checopre il viso con sopra una corona dispine, percorre tutto il tragitto con inspalla una pesante croce di legno.Ogni venerdì santo, sia al mattino chealla sera, le due fazioni, indossando irispettivi abiti e portando in testa unacorona di spine (realizzata con i ramidi una pianta acuminata) , trasportanoin processione la Madonna (addolora-ta) e San Giovanni (il messaggero)partendo dalle rispettive chiese sino agiungere al monte del calvario situatoai piedi del castello normanno.Durante la Passione vengono effettua-te le fermate della Via Matris per le viedel paese, scandite dalle omelie delparroco, dai canti dei fedeli e dallabanda che intona melodie in segno dilutto. Al corteo, oltre ai “fratelli” così sichiamano i membri delle congreghe,partecipano le figure ecclesiastiche,autorità istituzionali e pubbliche e ifedeli.La celebrazione è attesa ogni annodalla comunità locale come unmomento di fratellanza e unione, unacondivisione equiparabile del dolore,un marciare insieme ripercorrendo leorme dei nostri avi. Accorrono da lon-tano anche coloro che, per vari motivi,hanno dovuto lasciare il paese e trasci-nare con sè le proprie radici a testimo-nianza del fatto che esse non scavanonel terreno ma si annidano nel cuore.

Gaetano Marando

A Siderno è tempo di “Fiesta”. Siparte alle 11:30 di oggi con la tra-dizionale “Svelata”, per conti-nuare nel pomeriggio con loshopping di corso della

Repubblica intrattenuto dagliartisti di strada dalle 19, dal volodella colombella alle 21:30 e dallaband cover anni ’70/’80 alle22:30 in Piazza Portosalvo. Edomani, i giganti calabresi, lasguta sidernese alle ore 18 e i

Marvanza e Mondo Marcio, dalleore 21:30, in Piazza Portosalvo.

Venerdì 6 aprile, alle ore 17:30,presso la Biblioteca Comunale“Gaudio Incorpora” di Locri,

l’Assessorato alla Cultura, in col-laborazione con Spazio Culturale“MAG. La ladra di libri”, organiz-za la presentazione del romanzodi Attilio Scarcella “L’altro

sguardo”. Introduce l’Assessorealla Cultura di Locri Anna RosaSofia, dialoga con l’autore, vinci-tore del premio internazionale

“Cinque terre” 2014, il giornalistaGianluca Albanese.

Venerdì 6 aprile, alle ore 18:30, alprimo piano della Biblioteca

Comunale “Armando la Torre” diSiderno, sarà inaugurata un’as-sociazione politco-culturale di

ampio respiro, che vede coinvolti,tra gli altri, raggruppamenti tra-sversali di Ardore, Bovalino,Caulonia, Locri, Marina di

Gioiosa e Siderno. La compaginefarà fronte comune nel trattare lequestioni programmatiche ine-renti al nostro comprensorio e leelezioni regionali del prossimo

anno.

Dopo il rinvio di febbraio e lepolemiche della scorsa settimana,sabato 7 aprile, alle ore 10:30,

presso il Palazzo Nieddu del Rio,si terrà finalmente

l’Inaugurazione del nuovo polodel Museo Archeologico, un pro-getto perseguito con grande tena-

cia dall’AmministrazioneComunale di Lori, guidata dal

sindaco Giovanni Calabriese, dalMuseo Archeologico Nazionale diLocri, presieduto da RossellaAgostino e dal Polo Museale

della Calabria guidato da AngelaAcordon.

“EVENTI

totale revisione delle strutture. Resta il fatto che sarem-mo lieti di dover affrontare questo genere di problema enon soltanto per il prestigio che questa militanza in B por-terebbe alla squadra, ma anche per le ricadute positiveche un eventualità del genere avrebbe sull’intero com-prensorio in termini di indotto e di visibilità. L’aver avvia-to una così proficua collaborazione con i ragazzi diSiderno dopo diversi tentativi a vuoto mi fa pensare che itempi siano maturi proprio per fare questo genere disalto qualitativo…»«… tanto più che stiamo ottenendo questi risultati straor-dinari a costo zero - non può fare a meno di inserirsi neldiscorso Carrozza. - A differenza di quanto accade inaltre società, infatti, la nostra resta una realtà amatoriale,composta di persone che giocano per passione dopo unagiornata di lavoro e non certo da professionisti dellosport. E questo, naturalmente, ci rende ancora più orgo-gliosi dei risultati che stiamo riuscendo a conseguire».Con il crescere della squadra, la speranza è che semprepiù giovani e tifosi si avvicinino a uno sport non sempre

seguitissimo in Italia, anche se, su questo aspetto,Gugliotta afferma come il Volley Roccella non si possaproprio lamentare. «Proprio grazie al coinvolgimento ditanti ragazzi del comprensorio - spiega il dirigente, -abbiamo un gran seguito di amici e parenti che seguonoogni nostra partita, anche quelle in trasferta, e che riem-piono quasi del tutto il nostro palazzetto ogni fine setti-mana. Non dobbiamo dimenticare, comunque, che lanostra provincia ha una gloriosa tradizione pallavolista,con squadre importanti ce, negli anni, hanno militatoanche in serie nazionali come la B o la A1. Certo, abbia-mo ancora qualche difficoltà a intercettare i giovani talen-ti, più attratti dalla possibilità di praticare sport più blaso-nati della pallavolo, ma ciò non toglie che siamo una dellepochissime realtà ad aver fatto esordire in prima divisio-ne un bravissimo 12enne quando non si può entrare inquesta categoria prima dei tredici anni e che il nostrodispiacere di aver “perso” lo scorso anno in Serie D stiavenendo ripagato adesso con l’affinamento di talenti dav-vero straordinari».

Dopo la vittoria in scioltezza dello scorso anno e la con-quista della finale di Coppa Calabria di questo gli obietti-vi del prossimo anno si fanno sempre più ambiziosi.«L’obiettivo minimo per il prossimo anno è la serie B - cispiega Lucà, - e continuare a dare spazio al nostro talen-toso settore giovanile. Dopo esserci concentrati sull’orga-nizzazione della prima squadra per assicurarci di raggiun-gere gli obiettivi che ci eravamo prefissati per il triennio,possiamo puntare sul mini volley, continuando a valoriz-zare il materiale umano che saremo in grado di reperirein tutta la Locride e di condurli dove meritano. Grazie alsupporto di tutti i nostri sponsor, che hanno sempre cre-duto nel nostro progetto, abbiamo già fatto moltissimastrada e abbiamo tutte le carte in regola per raggiungerei nostri obiettivi nei tempi prefissati».Non ci resta che fare il tifo per il Volley Roccella e per ilnostro comprensorio e augurarci di vedere al più prestoriqualificate le nostre strutture sportive per poter ospita-re le squadre provenienti da tutta la Nazione.

Jacopo Giuca

La Fondazione Città di Gerace ha ulti-mato le attività del progetto “Alla sco-perta dell’identità calabrese per conta-minare il nostro presente e proiettarlonel nostro futuro”, avviate lo scorso 28febbraio. Nell’ambito dell’iniziativa, gliallievi dell’IS Oliveti Panetta edell’IPSIA di Siderno sono stati accom-pagnati in un percorso di esplorazionedelle matrici identitarie da esperti e cul-tori della storia e dell’identità locale, chehanno trasmesso loro saperi e visionicon l’intento di supportare e promuove-re la trasmissione alle nuove generazio-ni di maestrie e identità culturali del ter-ritorio. Di notevole importanza la coo-perazione attiva e fattiva degli Istituticoinvolti, che ha permesso di guidare gliattenti e partecipi giovani nello studiodegli “antichi mestieri” rendendoliquindi consapevoli delle possibilità disviluppo professionale ed economicoattraverso la valorizzazione della creati-vità e dell’identità. I giovani hannoavuto modo, inoltre, di sperimentaretecniche e pratiche attraverso attività

laboratoriali affiancati da artisti-artigia-ni in diversi comparti e filiere: dallaceramica al tessile, dal vetro al ferro, dallegno all’agroalimentare, esplorandotrasversalmente le matrici artistiche earchitettoniche. Il progetto, attraversola realizzazione dei 20 appuntamenticalendarizzati, ha perciò raggiunto l’o-biettivo principale: la consapevolizza-zione dei giovani coinvolti al fine di otti-mizzare la diffusione dei risultati non-ché la possibilità di trasformare identitàstoriche in prospettive future. La

Fondazione Città di Gerace, attraversola realizzazione di questo progetto, cheha raccolto il favore della RegioneCalabria e la preziosa e attiva collabora-zione del Comune di Gerace, vuol con-tribuire in modo tangibile ad attivare unpercorso virtuoso per il trasferimento dicompetenze e conoscenze ai giovani alfine di sostenerli nelle proprie scelte for-mative e professionali. Il progetto dellaFondazione Città di Gerace si inserisceperciò appieno nella nuova visione stra-tegica della cultura come elemento“vivo” e da “rivitalizzare” anche inun’ottica creativa e di utilità socioecono-mica in grado di sostenere la nascita e lacrescita di iniziative imprenditoriali e noprofit nel settore dell'industria culturalee turistica che puntino a valorizzare lerisorse culturali del territorio. Il proget-to ha permesso, infine, di restituire allafruizione pubblica una antica “bottega”artigiana nella disponibilità dellaFondazione, con esposizione perma-nente in memoria delle opere e dell’in-gegno di Bruno Fassari.

Beneduci si è prodotto in una vera e pro-pria analisi del testo, evidenziando espiegando al pubblico i motivi più cariall’autrice: dall’indomabile scorrere deltempo che spoglia i sentimenti, allo stra-niamento da se stessi, dalle contraddizio-ni della città all’inquietante senso di pacetrasmesso dal paesaggio rurale e dalmare, per finire con la poesia di denun-cia nei confronti di una società sprofon-data in crudele indifferenza, sulla qualeè intervenuta in prima persona l’autricein chiusura di incontro.

La Delegazione del FAI della Locride e della Piana,guidata da Titty Curinga, con il supporto del GruppoGiovani coordinato da Luca Siciliano, esprime la pro-pria soddisfazione per il lavoro, iniziato ad agosto2017, che, nella cornice comunicativa fornita dal FAI alivello nazionale, ha permesso nel fine settimana del24 e 25 marzo di far conoscere a 1.700 visitatori l’anti-co abitato di Bovalino e, nel comune di Cittanova, ilcasino Rodinò di Miglione, oggi Villa Niglia, che ospi-ta una rilevante collezione di opere d’arte del maestroGiuseppe Niglia.Le condizioni metereologiche avverse non hannoquindi frustrato l’impegno profuso dai 25 tra Volontarie Delegati che hanno sostenuto gli 80 apprendisti cice-roni, incaricati di illustrare gli aspetti di rilievo storico,artistico e architettonico dei beni aperti a Bovalinosuperiore (il Castello, la casa natale del beato CamilloCostanzo e la Chiesa Matrice di Santa Maria ad nivescon i suoi tesori), e le guide volontarie a Villa Niglia.Questo imponente sforzo organizzativo ha visto, oltrealla collaborazione del Comune di Bovalino, a quelladel vescovo di Locri-Gerace Francesco Oliva, e delparroco che hanno accordato lo spostamento dellesolenni funzioni religiose in ricordo dell’ingresso diGesù a Gerusalemme dalla Chiesa Matrice, un impo-nente sforzo formativo: la delegata per la scuola delFAI della Locride e della Piana, Daniela Circosta, ha

infatti curato la preparazione degli 80 studenti, resapossibile da un gruppo di riconosciuti e titolati studio-si costituito da Marilisa Morrone Naymo (delegataregionale del FAI), Pasquale Blefari, Vincenzo Naymoe Gianfrancesco Solferino. Tutto ciò non sarebbe statopossibile senza la disponibilità di Caterina Autelitano,Dirigente dell’IIS “Francesco La Cava” di Bovalino,da cui i ragazzi provenivano, e soprattutto delle docen-ti Criaco, De Fiores, Minnici e Siciliano, che hannoseguito con la propria costante presenza i ragazzi dal-l’inizio della formazione fino al termine delle Giornatedi Primavera. Altrettanto significativo lo sforzo che hapermesso e accompagnato l’apertura di Villa Nigliaagli iscritti del FAI: alla disponibilità di Iole e LeonGiulio Niglia ad aprire la propria casa e a ricordare lapropria vita accanto al maestro hanno fatto riscontro illavoro degli esperti Vincenzo De Nittis e PinoMassara e quello dei volontari Francesca Masseo,Francesca Muscherà, Manuela Panaia e VincenzoTavernese.Il successo dell’iniziativa, esplicitamente attestato dal-l’apprezzamento di moltissimi visitatori, è stato confer-mato anche dal gradimento espresso dal prefetto diReggio Calabria, Michele Di Bari, e da NuccioSchepis, restauratore dei Bronzi di Riace, che nonsono voluti mancare a questo importante appunta-mento.

Le Giornate FAI di Primavera confermano il proprio successo nella Locride e nella Piana

L’associazione Prometeo Onlus, impegnata in prima linea dal 2001nella sensibilizzazione e nella trattazione dell’autismo, ha invitatoanche quest’anno il Comune di Siderno a partecipare alla “Giornatamondiale della consapevolezza dell’autismo”, che si terrà domani.Sulla linea dell’impegno assunto fin dal suo insediamento,l’Amministrazione Fuda ha già annunciato la propria adesione all’ini-

ziativa globale “Blue day”, istituita dall’ONU per stimolare l’attenzione dellasocietà civile sull’inaccettabile discriminazione che ancora oggi subiscono le per-sone affette da autismo, stabilendo di illuminare di blu la piazza Michele Bellodurante la giornata di Pasquetta. La partecipazione dell’Amministrazione Fuda,che dovrebbe dare seguito al proprio impegno con l’istituzione di un centro spe-cifico per la trattazione dell’autismo fino ad oggi ostacolata dalle solite lungaggi-ni burocratiche, viene come sempre apprezzata dai genitori dell’associazione, chenon possono tuttavia fare a meno di sottolineare quanto questo genere di inizia-tive rappresentino ancora una goccia nel mare.

«Tendiamo a ricordarci di questi ragazzi solo il 2 aprile - affermano i componen-ti dell’associazione Prometeo, - anche se essi continuano a vivere una condizioneai limiti della dignità tutti i giorni, soprattutto nella nostra terra. Nonostante lescuole abbiano a disposizione tutti gli strumenti per trattare con i ragazzi ed edu-carli nella maniera corretta, infatti, l’impreparazione degli insegnanti e l’inade-guatezza delle strutture è a dir poco scandalosa, così come il programma di assi-stenza statale che dovrebbe essere gestito dall’ASL, che continua a lasciare impu-nemente soli i genitori. Anche se l’associazione Prometeo e i suoi componentidimostrano quanto poco sia necessario fare per riuscire a integrare questi ragaz-zi nella nostra società, l’assenza di strutture e di personale preparato distribuito inmaniera omogenea su tutto il territorio continua a far passare l’idea che, dopo il2 aprile, i giovani affetti da autismo siano magicamente guariti, con buona pacedelle istituzioni che, anche quest’anno, spenderanno belle parole per la nostracondizione senza riuscire tuttavia a dare un aiuto concreto a tutti noi».

JG

La Fondazione Città di Gerace accompagna gli studenti alla scoperta delle nostre radici identitarie

“ANGOLO FOODLA RICETTA: TAGLIATELLE AL RAGÙ D’AGNELLO

Ingrediente per 4 persone: 350 gr ditagliatelle; 300 gr di polpa d’agnello;500 gr di polpa di pomodoro; 80 mldi vino rosso; 2 cucchiai di olio extra-vergine; 2 spicchi di aglio; 2 rami dirosmarino; 40 gr di pecorino a sca-glie; sale e pepe nero q.b.

Eliminate dalla polpa d’agnello il grasso e lenervature e tritatela. In una padella mettetel'aglio e i due rametti di rosmarino. Fate dora-re e aggiungete la carne d’agnello. Lasciaterosolare per almeno 10 minuti, aggiungete ilvino rosso e fate sfumare. Togliete i rametti dirosmarino e aggiungete la polpa di pomo-doro, fate cuocere a fuoco basso, unite il sale,l'olio, il pepe e lasciate cuocere fino al quan-do il sugo non si addensa. Scolate le taglia-telle e mescolatele in padella con il condi-mento. Infine aggiungete del pecorino sardoa scaglie.

IL DOLCE:RIGANELLA CALABRESE

Ingredienti: 4 uova; 1 bicchieri divino liquoroso; 1 bicchiere di zuc-chero; 1 bustina di lievito perdolci; 200 gr di gherigli di noci;200 gr di uvetta sultanina; 1 cuc-chiaio di origano; 1 cucchiaio diolio, farina e sale.

Mettete in una ciotola l’uvetta, le noci spez-zettate, un filo d’olio e l’origano. Mescolatetutto e mettete da parte. In un’altra ciotolaversate il vino, l’olio, le uova, lo zucchero, illievito, un pizzico di sale e mescolate;aggiungete farina. Staccatene un pezzo, tira-telo a sfoglia e sistematelo su una teglia daforno oleata. Stendete il resto della pasta,tagliatela a strisce di 10 cm, riempite con ilcomposto e formate dei cordoncini.Sistemate i cordoncini nella teglia formandouna spirale e facendo attenzione a mettere illato di chiusura appoggiato alla base inmodo che non si apra durante la cottura.Spennellate la riganellacon un uovosbattuto emettetela acuocerein fornocaldo a180°fino aquandonon saràdorata.

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R01 APRILE- 21

Assieme a Fabri Fibra e Marracash,Mondo Marcio ha sicuramente sdoga-nato il Rap in Italia, permettendogli diraggiungere vette mai toccate prima nelnostro Paese. Nelle sue canzoni, ilRapper di Milano ci ha raccontato tuttodi sé attraverso testi autobiografici che cihanno descritto una Milano diversa,pronta a fagocitare chiunque non sia in

grado di tenere duro (per citare uno dei suoi più cele-bri pezzi). Adesso che Siderno si appresta ad affidareall’artista la chiusura del grande concerto diPasquetta, che si terrà domani sera, in piazzaPortosalvo, dopo l’esibizione dei Marvanza, abbiamovoluto raccontarvi un po’ meglio l’uomo che sinasconde dietro l’artista attraverso le sue stesse paro-le.Che cosa ha determinato la tua volontà di raccontarete stesso nelle tue canzoni?La mia stessa natura di artista, perché chi si dedicaallo spettacolo, in generale, è come una sorta di spu-gna, nel senso che assorbe tutto ciò che lo circonda. Inquesti termini la mia storia personale, il quartiere incui sono cresciuto, ogni singolo volto che vedo la mat-tina, o dialogo che riesco a “intercettare” mentreprendo il caffè al bar contribuisce a costruire il mondoche poi racconto nelle mie canzoni, che finiscono inmaniera naturale con l’essere una sorta di grandedocumentario della mia vita.Un modo di fare musica che accomuna tanti artistiRap. Possiamo definirlo un modo di essere del gene-

re musicale?In realtà credo che il Rap non debba essere in nessunmodo. Si tratta solo di un mio modo di fare e, anchese non può che farmi piacere che piaccia a così tantagente rimango dell’idea che la musica non debbaavere delle regole, pertanto non mi impongo di conti-nuare a seguire questo schema in eterno.Hai iniziato prestissimo a fare musica, giusto?Esatto, ero ancora nel pieno dell’adolescenza e stavocercando dei ripieghi alla scuola, che ho lasciato al ter-mine della terza media. La mia dedizione al mondodell’arte, comunque, è stata evidente fin da subito. Miripeto spesso che, se non avessi intrapreso questa stra-da, probabilmente mi sarei dedicato comunque aqualcosa di analogo, come la pittura.Oggi il Rap è molto sdoganato, ma quando hai comin-ciato tu, quindici anni fa, non era una sorta di saltonel vuoto?No, era una vera e propria follia. Fare Rap oggi èdiventato di moda, quasi come fare il fashion blogger,una strada che si inizia a percorrere perché redditiziae “poco faticosa”. Quando ho cominciato io, invece,me lo sconsigliavano tutti, c’è stata persino gente chemi diceva di lasciar perdere perché non ci sarebbestata alcuna possibilità di diventare un artista di suc-cesso nel nostro Paese cercando di sdoganare questogenere. Eppure le cose sono cambiate e non può chefarmi piacere che sia andata così.Come mai ritieni che il terreno italiano sia stato cosìpoco fertile per il tuo genere musicale?Perché da noi non ha mai fatto presa l’hip hop, il soul,l’R&B, insomma, tutta la musica nera. Proprio perquesta ragione, anzi, ci sono stati lunghi periodi dellamia carriera in cui mi era difficile trovare gli stimoligiusti ad andare avanti, perché la musica italiana checontinuava a venire prodotta attorno a me rispettavasempre lo stesso schema molto melodico ma, secondome, sempre più privo di anima. Nel nostro Paese c’èuna vasta diffusione di musica estremamente orec-chiabile, ma alla quale manca la sostanza, il cuore…Il tuo cuore ti ha spinto anche a fare autocritica?Certamente. Per quanto io non consideri mai gli erro-ri del passato come errori, ma come passaggi chehanno contribuito a rendermi ci che sono oggi, comedico in una mia canzone, anche io resto “solo unuomo” e questo significa che, per quanto mi sforzi diportare i miei ascoltatori in un posto “magico”, chepossa far stare bene loro e me, alla fine della giornatadevo fare i conti sempre e solo con il mio più grandeavversario: me stesso.E che tipo di avversario sei?Incredibilmente competitivo. Forse, se mi acconten-tassi un pochino di più mi renderei la vita più facile,ma una parte di me pensa che sia troppo divertentemettermi alla prova.

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"Il Rap è un ring, devi mettertisu i guantoni e darci dentro”

IL COCKTAIL:MIMOSA

Ingredienti: 75ml di spumantebrut, 75ml di succo d'arancia, unafetta d'arancia per guarnire

Spremete mezzaarancia e versate-ne il succo in unflute. Aggiungetelo spumante Brutben freddo.Dall’arancia rima-nente ricavate unafetta a forma dimezzaluna, inciden-do leggermente lafettina in modo dapoter applicare la ron-della sul bicchiere. Ilvostro cocktail Mimosaè pronto per essere sor-seggiato.

MONDO MARCIO

MONDO MARCIO

SidernoI commercianti abbelliscono corso dellaRepubblicaIn occasione delle festività pasquali, icommercianti di Siderno hanno decisodi abbellire il corso della Repubblicae il corso Garibaldi facendo apporreai lampioni dell’illuminazione pubbli-ca che si trova a bordo strada dei viva-cissimi fiocchi gialli, una nota di colo-re che accompagnerà il programmadella “Fiesta” organizzata dalComune per questo fine settimana.

Pseudonimo di Gian Marco Marcello, è un rappere produttore discografico italiano, divenuto notoper aver vinto il Tecniche Perfette all'età di soli

16 anni, battendosi contro Ensi.

La “Fiesta”organizzata

dall’AmministrazioneComunale di Siderno

in occasione dellaPasqua si chiuderà

ancora una volta conl’esibizione di un pesomassimo della musicaRap italiana. Dopo lo

spettacolo di livelloofferto da Clementino

lo scorso settembre,questa volta, a calcare

il palco di PiazzaPortosalvo sarà

Mondo Marcio, che siesibirà domani sera,

alle ore 23, al terminedel concerto dei

Marvanza.

Il conduttore più amatoVogliamo ricordare anche noi il compiantoFabrizio Frizzi, scomparso improvvisamente que-sta settimana lasciando un vuoto immenso suinostri schermi e nei nostri cuori. Abbiamo condi-viso sulla nostra pagina questa foto scattata aSan Luca il 21 aprile dello scorso anno, scopren-do quanto anche nella Locride Fabrizio sia amato.

Scambi culturaliSilvia Turello, che ha appena pub-

blicato il proprio libro con Città delSole Edizioni, si è recata fino inpiazza Garibaldi, a Siderno, per

poter scambiare la sua fatica lette-raria con quella di un altro neofitadella scrittura: Paolo Fragomeni.

Discendenze sportiveEttore Lacopo, presidente dell’ordine deicommercialisti di Locri e FrancescaCozzupoli, direttrice di Confindustria RC,hanno scoperto a Gerace che i loro figli gio-cano insieme nella Viola Reggio Calabria.

Buone pratiche locrideeGioacchino Criaco e Mimmo Lucano si uni-scono in questo abbraccio fraterno, ununico scatto mette insieme due storiediverse, due storie di sofferenza e amoreper il nostro territorio, due volti che tanto cipiacciono della nostra Locride.

Caffeina cercasiSalvatore Panaia, Giuseppe Vumbaca, PinoCanzonieri e Pino Cusato si preparano all’in-contro sui contratti di sviluppo organizzato daConfindustria insieme al GAL Terre Locridee,facendo un’adeguata scorta di caffè.

Sacrifici umaniLele Nucera e Bernardo Migliaccio Spina si fannofotografare al termine delle riprese delle primescene promozionali della serie TV 9x21 in compa-gnia di un attore che ha accettato di donare (piùo meno letteralmente) la propria vita alla settimaarte.

Amicizia professionaleIl giornalista Bruno Gemelliincontra i due amici PinoFranzè e Michele Drosi in

quel della Regione Calabriae ne esce fuori uno scatto

che parla di comunicazionedi livello e attenzione aiproblemi della nostra

amata terra, intervallate dauna chiacchiera e l’altra!

Una vita al FestivalGigi Sarroino ci ha inviato

questa foto scattata duranteil Festival di Sanremo in cuiposa con il gruppo rivela-zione di questa edizione,

“Lo stato sociale”, che hannoconcorso con una canzonedal tema che ben si adatta

allo stile di vita di Gigi!

L’albero di GiorginiIn occasione della

Pasqua la MacelleriaGiorgini di Siderno ha

voluto abbellire ilmarciapiede antistan-te alla propria attività

con l’istallazione diquesto meraviglioso

albero di ulivo, unesempio di arredo

urbano che migliorala città.

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