Impressioni d'Africa 05/06

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Impressions of my journeys in Kenya, Tanzania and Uganda as volunteer.

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Biografia dell'autore

Stefano Maria Crocelli, nasce a Terni, in Umbria, nel 1978 ed è lì che trascorre la sua infanzia, primogenito di quattro figli.Dopo un passato professionale in tour operator come Valtur e Grandi Viaggi, consegue la laurea in Scienze Sociali della Comunicazione Interculturale (Università di Perugia) e, nel 2005, inizia i viaggi in Africa (Kenya, Tanzania ed in particolare in Uganda, nel Nord-Ovest del Paese, presso la Tribù Lugbara), in qualità di cooperante volontario con l'associazione Onlus “As.So.S.” (Associazione Solidarietà e Sviluppo, www.assosterni.org) di Terni.Mentre in Africa si occupa di progettazione e costruzione di pozzi, scuole ed ospedali, supporto ad orfanotrofi, invio materiali e progetti di microcredito, in Italia svolge professionalmente la mansione di entertainer e formatore, specializzato in discipline olistiche e ludico/ricreative.Essendo comunque tuttora uno dei pochissimi mwzungu (uomini bianchi in lingua Kiswahili) ad aver vissuto presso la Tribù Lugbara (Nord-Ovest dell'Uganda), ha modo di condividere e trasmettere le sue esperienze sia attraverso collaborazioni editoriali (libro “Da quanto Tempo” del Giornalista RAI Giancarlo Trapanese), sia tenendo docenze universitarie e corsi di formazione nel campo antropologico.Presso gli ospedali psichiatrici di Buenos Aire ha inoltre approfondito ricerche sul suono applicato alla sanità mentale, collaborando attivamente dal 2006 con l'associazione Onlus A.N.P.I.S. (Associazione Nazionale Polisportive Inclusione Sociale, www.anpis.it)Da anni infatti si dedica allo studio delle vibrazioni sonore attraverso l'utilizzo di strumenti monotonici (canto armonico, campane di cristallo, marranzano di Sicilia e didjeridoo) ed attraverso la polifonia eseguita a 432hz.

Presentazione “Impressioni d'Africa”

“Impressioni d'Africa” non è altro che un diario di viaggio, appunti presi soprattutto la sera prima di andare a dormire che testimoniano la quotidianità presso le mete toccate durante le mie esperienze in Africa in qualità di cooperante.Il presente testo inoltre è ovviamente fedele al manoscritto originale, seppur compendiato da note aggiunte a posteriori, proprio per rendere più chiara e fluida la lettura.“Impressioni d'Africa” racconta le mie prime tre esperienze (febbraio 2005, febbraio 2006 e maggio/luglio 2006) in Kenya, Tanzania ed Uganda ed ogni argomento trattato è documentato da immagini e filmati.Sono in fase di digitalizzazione le esperienze vissute tra luglio ed ottobre 2007 e tra gennaio/febbraio 2010, che mi hanno visto in Uganda, integrato presso la Tribù Lugbara.

Contatti

Dott. Stefano Maria Crocelli,Via Monterotondo 8,05100 TerniMobile: +39.329.5636642Web: www.stefanomariacrocelli.comE-mail: [email protected]

Invitando la S.V. a contattarmi per qualunque ulteriore informazione o chiarimento, Vi invito a visitare i miei recapiti in internet, ricchi di testimonianze, immagini e filmati.Ai fini di una mia crescita professionale inoltre, sarò ben felice di accogliere qualunque suggerimento di modifica in merito al presente testo.RingraziandoVi per l'attenzione riposta, auguro buona lettura.Dott. Stefano Maria Crocelli

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Impressioni d'Africadi Stefano Maria Crocelli

(già giocoliere, musicista e cooperante ternano)

Le successive pagine narrano le mie esperienze in terra d'Africa in qualità di cooperante per conto di una Onlus di Terni chiamata AS.SO.S. (Associazione Solidarietà e Sviluppo).In particolare, i luoghi nei quali ho operato si trovano in Tanzania, Kenya ed Uganda.Suddivido il presente lavoro in tre parti: la prima racconta il mio primo viaggio come cooperante effettuato nel febbraio 2005. La seconda invece si riferisce al febbraio 2006, mentre la terza ed ultima parte (ma non ultimo viaggio) è ambientata tra maggio e luglio 2006.

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Villaggio di Komuge, TanzaniaDom 06/02/05

Alle primissime ore del mattino, durante il viaggio verso Musoma, scoppia una ruota dell’autobus.Saranno state ± le 3.00Ora sono ± le 11.00 del 07/02/05 e i ragazzini, mentre scrivo, di fronte a me zappano la terra. Difficilmente avranno 10 anni.Durante il viaggio ho visto in bus un anziano che pisciava dentro un barattolo di plastica seduto sul suo sedile.Raggiunta Musoma alle 8.30, durante il tragitto verso Komuge1 abbiamo incontrato le scimmiette “on the road”. Siamo arrivati presso la Parrocchia, Parish, con l’autista, Peter il seminarista e Faustina che è la nostra cuoca.Fatta colazione siamo andati a dormire, poi pranzo con Fr Steven, poi ancora a dormire. Poi cena. Birra fresca tanzanese, PC sistemato con relativa configurazione della stampante (che era nella mia valigia durante il viaggio), cielo stellato mai visto prima, allo stesso modo dei suoni e dell’oscurità.Poi a dormire.

Lun 07/02/05

La notte tra domenica e lunedì è trascorsa tra un sonno e una svegliata; ho sognato.Ci siamo alzati in orario con l’Italia ma con 2 ore di ritardo per la Tanzania, quindi alle 9.00.Essendo pronti per le 10.00, siamo andati a fare un giro intorno alla Parrocchia di Komuge (Komuge Parish), che era circondata dai bambini, incuriositi dalla nostra presenza.2Ho giocolato con 3 sassi di fronte alla scuola.Delirio.Mai visti tanti bimbi tutti insieme!!!Poi nella città di Musoma abbiamo acquistato un pò di cose necessarie sia a noi, sia per la costruzione del dispensario. Un’intera giornata trascorsa nella città di Musoma a parlare, guardare, comprare.Ho anche inviato una mail.Ora sono le 21.30, stiamo attendendo la cena e non vado di corpo da 3 giorni.Dopo cena ho giocolato e, essendo iniziato a piovere, sono uscito sotto l’acqua che, seppur bagnata, qui non bagna.Poi a letto.

Mar 08/02/05

Buona dormita con sogno.Sveglia alle 7.30, colazione, diablo e animazione ai bimbi ultraneri.Prima siamo stati a Musoma, poi partenza per la frontiera alla volta di Sirari per incontrare il Sig. Kingdom, un doganiere che s’è dimostrato fenomenale. Pranzo da lui e, spostarsi alla frontiera tra Kenya e Tanzania in sua compagnia è un gioco che vorrei certamente ripetere.Kingdom è un funzionario del governo tanzanese, quindi sarà in grado di aiutarci nello sdoganamento del container che arriverà a giugno. Inoltre grazie a lui abbiamo fatto il pieno di benzina a bassissimo prezzo in un posto al confine che pochi bianchi prima di noi hanno visto…C’ha presentato tutta la sua famiglia, la donna di casa e pure suo figlio di un anno e mezzo. C’ha portato al negozio di musica di suo fratello e, a pranzo, s'è fatto avanti chiedendo se volevamo le posate per mangiare.Ovviamente lui s’è nutrito con le mani!

1Komuge è il villaggio d'appoggio in Tanzania della Onlus ASSOS presso il quale stavamo costruendo un dispensario.2Nei pressi della parrocchia di Komuge c'è la chiesa, la scuola, il dispensario medico (all'epoca in fase di costruzione) ed una distesa interminabile di natura che arriva fino al lago Vittoria (circa 5 km dal villaggio).

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Poi, via verso Tarime3, un posto dove il prete della Parrocchia, nel frigorifero, ha più birra che all’Oktoberfest, ed anche di differenti qualità.Ovviamente s’è bevuto e s’è parlato di birra, poi, salutati tutti, via verso Komuge.Ora sono le 20.03 e si parla di andare a visitare il Serengeti4 domani…Sono abbastanza sfatto.

Mer 09/02/05

Ma che Serengeti?Sveglia al mattino prestissimo (6.30) e, dopo colazione, via verso Kinesi5 da dove abbiamo preso il traghetto fino a Musoma.Il lago Vittoria è ganzo ed anche poco caro da attraversare (500 TSH, circa 30 centesimi di euro).Dopo aver navigato un’ora e mezza in internet ed aver inviato 2 mail di cui una ad un indirizzo sbagliato, ho girato tutto il giorno per Musoma con Peter acquistando regaletti da riportare in patria.Il pranzo è stato consumato nella mensa della Diocesi di Musoma, serviti dalla cameriera più puzzolente di sudore di tutta la Tanzania.Girando girando, mi sono cotto il collo.Rientrato a Komuge, su richiesta dei bambini mi sono nuovamente esibito col diablo, poi palloncini da manipolare per tutti: grave errore, poiché i bimbi qui, sono paraculi tanto quanto i nostri, se non di più.Cena, problemini vari inerenti i lavori di costruzione del dispensario ed ora, alle ± 21.30, sto a pezzi e credo che andrò a dormire.

Gio 10/02/05± 21.20

S’è finito adesso di cenare: la giornata è iniziata alle 6.50, poi colazione e via con il traghetto sul lago Vittoria verso Musoma.Abbiamo concluso l’affare per le porte e le finestre del dispensario, poi, insieme al tassista Manueli, siamo tornati al centro di Musoma.Cambiati gli euri e navigato in internet, s’è pranzato.Siamo rientrati a Komuge ± alle 16.00 e dopo una bella dormita mi sono avvicinato al campo di pallavolo dove c’erano una marea di bimbi che m’hanno invitato a giocare.Poi hanno iniziato a chiedermi del diablo, così show con tanto di riprese. C’erano le mucche che passavano tra i bimbi e me mentre giocolavo: scene mai viste prima.Infine, partitone tra adulti a volley con tanto di ragazzino fenomeno.M’hanno seriamente messo a dura prova ma ci siamo divertiti. Il primo set l’abbiamo perso, il secondo non s’è concluso perché era “too dark”.Sono stanco e “mo vado a dormì co lu mar de panza”.

Ven 11/02/0522.00 abbondanti

Anche oggi la giornata è iniziata presto, alle 7.00 e sin da subito l’ho vista scura, poiché Fr Godfrey (il parroco della parrocchia di Komuge), Gianluca ed io abbiamo accompagnato in ospedale Faustina (la cuoca della parrocchia, una ragazza di 17 anni), in quanto malata di malaria.Dopo pranzo, sotto al sole, s’è girato per Musoma ed ho avuto del tempo a disposizione per parlare con Gianluca, che attualmente è il miglior compagno di viaggio che abbia mai avuto.Tra poche ore partiremo per il Parco del Serengeti: tutto è pronto e, a differenza dell’Italia, qui in 3 Ultima località tanzanese prima del confine col Kenya.4 “Serengeti National Park”, riserva naturale che si estende dai piedi del Kilimanjaro fino al lago Vittoria.5 Piccolissimo villaggio nel quale ci si imbarca per raggiungere la città di Musoma, a circa 45 minuti di navigazione sul lago Vittoria.

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Africa, tra le tante cose da considerare, la speranza di una bella giornata non rientra nei piani di valutazione.Oggi non s’è giocolato con i bimbi, ma i Masai hanno apprezzato 3 sassi a Musoma.Sono stanco.Domani raggiungeremo il “Serengeti National Park”, la pianura più estesa della Terra.Buona notte, ma non prima del bagno…

Lun 14/02/05± 0.15San Valentino

Rientrati dal Serengeti…

Siamo partiti il 12/02 all’alba, verso le 7.00 e, già da molti km prima del parco, siamo stati accolti dalle scimmiette e dai babbuini.Dopo aver pagato l’ingresso, entrati con la macchina nella Savana, l’esperienza è stata suggestiva.Silenzio interrotto dai suoni della natura, giraffe, zebre e gazzelle erano lì, in questa distesa sterminata di verde incontaminato.L’orizzonte sembra essere a portata di mano anche se all’occhio è lontanissimo.Dopo esserci fermati in alcune lodge (che ci sarebbero costate 400 € a notte), abbiamo finalmente trovato una sorta di ostello con sistemazione a prezzi più abbordabili grazie a William, un lavoratore della Savana che ci ha invitato a mangiare nel villaggio nel quale vive (ovviamente all’interno della Savana). Lì le scimmiette giocavano sullo scivolo ed erano poco interessate alle palle che giravano.Gli ippopotami erano immersi nell’acqua stagnante insieme ad uccelli vari.Suoni della natura tutt’intorno. Poi cena, poi buio totale e tanta attenzione ai leoni che amano addentrarsi negli insediamenti umani.Il cielo.Le stelle.Il silenzio.Mai prima d’ora è stato tutto così armonioso. L’unico ero io, che non ci capivo niente perché sollecitato da infinite sensazioni.Poi tutti a nanna.

Alba di Dom 13/02/05Orario indefinibile

A Terni è festa6, ma qui, nella Savana, è un giorno come tanti altri, anzi come tutti.Il fatto è che sono presente.Il sole sorge e noi già abbiamo scattato una trentina di foto (ieri erroneamente l’ho cancellate tutte!!!).Alla ricerca di elefanti, coccodrilli, babbuini, leoni, leopardi, ghepardi ed altri animali ancora. Uccelli di ogni tipo. Suoni, versi o rumori che interrompono il silenzio della natura.Poi a pranzo.Poi carcassa di ippopotamo vicino ad un coccodrillo nei pressi di uno stagno: è il cerchio della vita che si chiude.Alle ± 16.00 usciamo dal parco del Serengeti (dalla lingua Masai: Terra senza fine) per tornare a Komuge: 160 km di strada sterrata. È stata una punizione che non meritavamo.Calato il sole, siamo arrivati ± alle 20.00.Cena dopo la doccia e chiacchierata con Fr Godfrey.

6Terni, città di San Valentino, quel giorno festeggiava la “Festa della Promessa”, cerimonia che prevede la partecipazione di coppie provenienti dall'Italia e dall'estero. Curiosità: tale festa è organizzata da mia madre.

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Domani la sveglia è presto, poiché dovremo effettuare diversi giri.Sto a pezzi, ma come sto non lo so.Notte.

Lun 14/02/05± 22.30

Ho terminato ora la doccia e mi accingo a fare un resoconto della giornata..Sveglia alle 6.50 per la Messa delle 7.00: per la prima volta mi accorgo che dalla parrocchia, guardando verso Nord si scorge in vicinanza un monolite composto da 3 enormi macigni e dietro, a lunga distanza c’è l’ennesima montagna incontaminata.Ad Est il sole che sorge, rosso, enorme e, a Sud, verso la scuola, i bambini vanno con la zappa (come ogni lunedì, deduco!), mentre, quelli che sono già arrivati, stanno ramazzando le foglie dal terreno composto prioritariamente da terra e sabbia (il resto è erba verde).Tutti vestiti uguali, in sincro ramazzano e zappano.Credo che non rivedrò mai più una scena simile.Ed è solo l’alba.Approfittando di San Valentino assisto ad una Messa in kiswahili7, poi colazione, planning quotidiano e via verso Musoma.Fatti una marea di giri con Fr Godfrey, lo abbandoniamo in un seminario e, con Gianluca, tentiamo di concludere svariate situazioni che ci stanno esaurendo: cemento, acqua, trasporto, internet, spesa, pranzo, tutto ad oltre 40°C.È il primo giorno che esco con la T-Shirt.Ci siamo divertiti veramente troppo. Mi sento musomese, parlo, saluto, conosco, riconosco e mi riconoscono (e mi prende benissimo).Dal meccanico per la ruota (che bucatasi è stata magistralmente sostituita da Gianluca all’interno della Savana) e per un’altra cosa genialmente riparata con la colla attack e il cemento.Gli africani, sotto tanti punti di vista stanno più avanti di noi e, senza dubbio, sono più civili di noi sotto altri. Disinibendomi, inizio a vivere la città in modo diverso e girare ed essere riconosciuto m’appassiona.Purtroppo ho comprato il ticket dell’autobus Musoma-Nairobi8.Ho visto per due volte un bimbo giocare con un camioncino abilmente costruito con cartone, stecchini e tappi: o lo si vede o non lo si può capire, perché attualmente non sono in grado di descriverlo. So soltanto che quel bimbo si gusterà la vita in modo completamente diverso dai bimbi che ho conosciuto durante la mia esistenza.Altra spesa con Faustina e Fr Godfrey, poi a Komuge per continuare a dialogare sotto le stelle perché è andata via la corrente. Tutto assume una forma differente. Cena, poi fiori con i palloncini per Stella e Faustina: non c’hanno capito più niente e dall’emozione non hanno saputo dire neanche “asante” (grazie). Nel contempo però i bimbi quando ci vedono urlano “mwzungu” (si pronuncia “musungu”, significa uomo bianco, europeo). Non so che ore siano ma alla mente mi torna un ricordo di ieri: rientrando dal Serengeti, lungo la strada sterrata, con una bottiglia d’acqua vuota tentavo di scacciare dalla macchina la mosca tzè-tzè9 (dopo che avevamo bucato: 8 minuti per il cambio ruota, grandissimo Gianluca!) e, ad un tratto incontriamo un bimbo, una bimba che teneva un infante sulle spalle.Vedono la bottiglia, iniziano ad urlare e Peter mi traduce.Il tempo di capire ed impongo a Gianluca di fermarsi: per una bottiglia di plastica l’infante era stata lasciata a terra per permettere ai due bimbi di seguirci correndo.Scendo, lascio loro la bottiglia e faccio felici tre bambini dagli occhi enormi…“Basta poco” non credo sia il concetto che esprime l’idea di ciò che ho provato.

7 Lingua nazionale in Tanzania e Kenya.8 Biglietto necessario per il viaggio di ritorno.9 Le punture della mosca tzè-tzè hanno la capacità di far dormire l’uomo fino a due giorni.

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Ora vado a riposare perché sono moltissimo stanchissimo.

Mar 15/02/05± 21.50

Masticando un panino con la nutella in Tanzania, seduto in mutande, sto scrivendo.Stamane mi sono alzato senza sveglia e dopo colazione ho avuto due possibilità di animazione con i bimbi della scuola.Insieme al maestro e ad un altro individuo, accompagnati da Fr Godfrey e Gianluca, siamo stati nella Secondary School di Bukwe, alla quale abbiamo portato foto e letterine (quelle scritte dai bimbi di una scuola di Roma!) con la promessa di ritornare il mese prossimo con del materiale scolastico.Ovviamente il consueto giro dell’istituto s’è concluso con momenti di giocoleria e per la prima volta mi sono espresso completamente in inglese.Tra l’inglese e la giocoleria, oggi ho avuto l’ennesima conferma che tra le due, la lingua universale è la seconda.Poi via verso Tarime, dove, dopo un’attesa svoltata a pennica, siamo stati a pranzo in un hotel (su suggerimento di Fr Godfrey), nel quale abbiamo speso il triplo del solito.Senza dimenticare che prima, per raggiungere la scuola, abbiamo avuto seri problemi lungo la strada. Poi, via verso casa con sosta al mercato settimanale; era tardo pomeriggio ed è stato interessantissimo. Ho acquistato cosine molto particolari e soprattutto fatte a mano.Decisi a rientrare, arrivati in parrocchia vediamo la meraviglia delle meraviglie: la corrente nel dispensario (“electricity in the dispensary”).Gran festone, riprese con la telecamera e, come se non bastasse, un bimbo mi mostra la sua lineare giocoleria con tre sassi.Incredibile!Poi cena, chiacchierata e panini con nutella a Komuge.Buona notte!

Mer 16/02/05± 23.00

La giornata è iniziata un pò più tardi del solito e, attendendo coloro che c’avrebbero montato porte e finestre nel dispensario, siamo stati a prendere tre casse d’acqua a Kinesi. Rientrati, Fr Godfrey ci chiede di accompagnarlo in una Secondary School vicino al villaggio di Komuge: eravamo gli ospiti d’onore e dopo una breve presentazione è toccato a me condurre l’incontro.Tutto è stato naturale, tutto è stato nuovo, tutto adesso mi sembra irreale: eppure l’ho fatto io, parlare ad un’assemblea di giovani tanzanesi, affascinati dall’uomo bianco più di quanto io fossi affascinato da loro.Ho cercato di rompere il ghiaccio, tutto rigorosamente in lingua inglese e sapevo ciò che sarebbe successo quando avrei detto determinate cose: era una gioiosa parentesi di umana felicità quella che volevo regalare loro e, dopo un pò di simpatia e le palle, è toccato alla manipolazione dei palloncini (che non tradisce mai).Credo che difficilmente quella scuola dimenticherà la giornata di oggi.Rientriamo poi per il pranzo ma Fabian e i suoi compagni, che avrebbero dovuto fissare porte e finestre, ancora non erano arrivati, così “after lunch” tutti a nanna, finché il mio sonno non è stato interrotto dall’impellente necessità di scorreggiare, causalità che in generale ha determinato l’attività orfeica durante la mia presenza in Tanzania.Sennonché sono andato fuori a giocolare col diablo e mentre la folla s’accalcava sono arrivati i finestrari.Poi colloquio con Sister Albina e partitone a pallavolo che ho dovuto necessariamente sostenere con i tanto desiderati pantaloncini corti.

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Troppo divertente!!!Doccia e, sporchissimo nei vestiti, vado a cena.Per la prima volta, abbiamo sostenuto una conversazione senza terminarla immediatamente dopo aver consumato il pasto.Bevuta di birra sotto le stelle con i finestrari che mi hanno chiesto incuriositi dell’Italia, dell’ASSOS e di me…Ora, in mutande ed anche un pò abbronzato, mi accingo a dormire per la penultima notte su questo letto che m’ha donato infiniti sogni ma mai un sonno piacevole.Buona notte!

Gio 17/02/05± 7.40

Prima di alzarmi dal letto mi sono commosso di fronte ai ricordi che ho collezionato in questo soggiorno tanzanese, poi sono uscito dalla mia stanza e il ragno più grande che abbia mai visto era lì, ad aspettarmi.Questa è l’Africa.È l’ultima notte qui a Komuge, un posto come tanti, un luogo come nessun altro.Al mattino ho osservato i bimbi che pulivano l’area della scuola e zone limitrofe; qualcuno arrivava in ritardo, correndo, magari da qualche km!I bimbi di Komuge hanno poco o niente, ma è paragonabile all’oro.Ho ricevuto in dono quest’oro nel tardo pomeriggio, vedendo un bimbo che provava a giocolare.È stato commovente.In tarda mattinata siamo andati a Musoma per le ultime cosette e devo dire che mi sono proprio divertito, in giro per la città, sporco, non di non lavato, ma bensì non curante, come se le cose a cui si deve pensare nella vita siano altre.Fr Godfrey prima di partire m’ha chiesto di creare una scultura di palloncini per la chiesa e così è stato. Al nostro ritorno, il dispensario era ormai pronto e i bimbi venivano da me per i palloncini. Poi, in solitudine meditativa, mi sono seduto a terra osservando il tramonto.Quante cose ho visto?Di quante saprò far tesoro?Quanto saprò raccontare?In che modo influiranno sulla mia vita?Di sicuro, un compagno di viaggio come Gianluca spero di ritrovarlo quanto prima.È l’ultima notte qui a Komuge e questa zanzara sentirà la mia mancanza…Dopo aver insegnato i rudimenti al bimbo che provava a giocolare, seduti a terra senza parlare, provenienti da due mondi completamente diversi, arrivano un bimbo con un gioco fatto a mano degno di un riconoscimento internazionale per la sua originalità, un ragazzo che ieri era alla Secondary School e Gianluca con la “Sugar Cane” (canna da zucchero) per tutti: la sorpresa è stata accolta con felicità indescrivibile.Converso in inglese col diciottenne che si dimostra molto preparato ed intelligente.Sento che il cuore mi rende vivo, presente e sempre meno consapevole di tante sensazioni che metabolizzerò col tempo.Cena, strana chiacchierata con Godfrey ed ultimo giro sotto il cielo stellato della Tanzania.La luna è quasi piena ma illumina a giorno.Stà zanzara me sta a stufà.Ora doccia e poi buona notte.

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Ven 18/02/0515.20

È la prima volta che sono sicuro dell’orario, sono alla Scandinavia Express10 e attendo il bus per Nairobi che dovrebbe partire alle 16.00.In mattinata, a Komuge, ho trovato un tubo di metallo completamente cavo e pesantissimo: il didjeridoo tanzanese. Naturalmente l’ho suonato sia in solitario che di fronte ai bimbi: l’ennesima novità importata dal Mwzungu…Pranzo in parrocchia alle 11.00 e partenza per Musoma, chiacchierata con Sister Matilde ed ora, in attesa del bus, guardo alla TV una partita di calcio.Non so a cosa sto pensando.

Sab 19/02/0502.20 Nairobi, Kenya

In pratica siamo partiti ieri alle 16.35 e dopo 8 ore e 42 minuti (cronometrate) di viaggio, siamo arrivati a Nairobi, presso la Bus Station della Scandinavia che, inaspettatamente, è attrezzata meglio di quanto credessi. Dobbiamo attendere le 6.00 e qui sono tutti gentili e cordiali.S’è mangiato del fritto, ma la fame è fame.

Sab 19/02/0511.27, Addis Ababa, Etiopia

Siamo appena arrivati in aeroporto ed il viaggio fino a qui è passato.A breve ci imbarcheremo per Roma.A breve, a presto Africa!!!

Dom 20/02/05Terni,01.20 in ITA e 03.20 in TZA

Seduto sul mio letto, ho trascorso una seratona di ritorno parlando di te!Ancora sono lì. Tutto qui.A “caporivolto” è come mi sento.Disabituato alla mia vita.Incapace di posizionarmi per scrivere.La luce che non capisco, il didjeridoo…Ancora sto lì e ci sto tutto.È un tipo di “mancare” che non riesco ad esprimere.I ricordi, tanti.Tutto qui in camera mia sento come se non m’appartenesse, eppure è mio.Il “balance”.Le zanzare.Il libro dell’OM.Dormo nel mio letto e, da seduto a disteso…: from…to…“Scandinavia Express: in God we trust”. È il motto della società di trasporti pubblici africana.“In God we Trust” (crediamo in Dio) è la frase scritta su tutti i tagli di dollari.$.Africa.I-ta-lìa - Tan-za-nìa.Dormire nel proprio letto tutta la notte e finché ce n’è.

10 Terninal bus di Musoma della compagnia “Scandinavia Express”

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Occhi chiusi. Chissà se stanotte sognerò?“She says good afternoon!!! Peter taxy driver. Poi riscopri l’effetto Coffee Shop”.Frase detta da un panzone anziano nero, seduto sulla sedia di un bar ad un tavolo esterno, molto semplice nella manifattura ma efficace nell’uso, che m’è apparso ora di fronte, mentre ero ad occhi chiusi…Con “ora”, intendo ovviamente un lasso temporale di cui non saprei dare definizione cronologica dettagliata.Sento che ho bisogno di riposare.80.Grazie Africa.

Sab 26/02/05± 01.05

Cena con i volontari dell’associazione ASSOS.Ho conosciuto un pò di membri ed anche un pò di membre…Mi sembra che ci sia qualcosa di strano, qualcosa che mi manca, come se “di fondo” ci siano motivazioni differenti. Eppure so che non può essere proprio così.Sento che in generale, mente e corpo hanno bisogno di riposare.A cena c’era anche Gianluca, che non vedevo da sei giorni.Buona notte.

Stefano Maria Crocelli

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Fine prima parteInizio seconda parte

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Casa mia 01/02/06

Andata

Partenza giovedì 02/02 Fiumicino 23.30 ET 709 Eth AirArrivo venerdì 03/02 Addis Ababa 07.20Partenza venerdì 03/02 Addis Ababa 10.40 ET 811 Eth AirArrivo venerdì 03/02 Entebbe 12.40

Ritorno

Partenza sabato 25/02 Nairobi 19.15 ET 802 Eth AirArrivo sabato 25/02 Addis Ababa 21.15Partenza domenica 26/02 Addis Ababa 00.30 ET 706 Eth AirArrivo domenica 26/02 Fiumicino 05.00

Fasi lunari

Dom 29/01 luna nuovaDom 05/02 primo quartoLun 13/02 luna pienaMar 21/02 ultimo quartoMar 28/02 luna nuova

Casa mia,Sala, 16.30Gio 02/02/06

Le valigie sono pronte, sono a casa, vestito e preparato. Tutto è bene. Mia madre è qui con me.

Addis Ababa 03/02/067.30

Ieri sera, arrivati in aeroporto, abbiamo ordinato valigie, scatoloni e noi stessi. Il volo è partito in orario, alle 23.30, ed è arrivato a destinazione alle 6.50 ora locale (per noi sarebbero le 4.50).Siamo arrivati con circa 40 minuti di anticipo. La colazione, per essere in Etiopia, è stata interessante: cappuccino etiope e Gocciole provenienti dall’Italia.

7.35

In questo quaderno di appunti, proprio ora ho trovato un messaggio di mia sorella che dimostra di stare veramente avanti!

Kampala 03/02/0614.50

Siamo accomodati presso una parrocchia e ci trattano da re.

18.40

Pomeriggio trascorso perlustrando la città, che conta circa due milioni di abitanti, tutti neri.

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Acquistato biglietto Entebbe/Dar Es Salam: 240$.11

Cambiati 60€ in scellini ugandesi = 128.400 USH.Visa ingresso = 30$

22.25

La giornata è stata tosta, soprattutto perché si arriva a comprendere e ad essere coscienti che, se le cose si vogliono fare…allora si possono fare. In mattinata, nell’aeroporto di Addis Ababa ho trovato addirittura il tempo per effettuare gli Otto pezzi del Tesoro12, i Pa Thuan Chin: la loro essenza ormai credo di averla avvertita anche se so che è solo l’inizio.Me stesso è il Tesoro. È chiaro che non è fuori da me, ma dentro, dentro, dentro…Arrivati ad Entebbe e sdoganato il materiale ho conosciuto Fr Victor e Fr Anton Dominique.Ora, nella mia stanza, sento il ronzio delle zanzare che tanto m’ha terrorizzato13 e tanto mi terrorizza. So di essere in buona compagnia. So che c’è tanto dentro, ma so anche che oggi, pur avendo visto ciò che ai miei occhi appare come sofferenza, non ho visto nessuno piangere.E sono stanco, forse perché la sofferenza non c’è.O forse perché c’è e non fa rumore: è silenziosa ed in silenzio opera.

04/02/06 7.08

L’autobus che ci porterà ad Arua è partito: poi successivamente racconterò…

Oluko 04/02/0622.32

Arrivati ad Arua esattamente alle 15.35, ho scoperto che il limite tra sapere e non sapere, vedere o aver visto, o peggio ancora credere di avere esperenziato ed esperenziare, è sottilissimo.Pensavo che dopo il viaggio Nairobi-Komuge14 dello scorso anno, gli autobus africani non avessero più segreti, ed invece, esperenziando, ho peccato di presunzione.Non ho mai visto nulla di simile, ma in generale posso dire che è stato un viaggio che è passato bene. Scaricati tutti i nostri bagagli ed incontrati i nostri compagni di viaggio, siamo andati a “pranzo” di fronte alla villa del presidente dell’Uganda (che è sotto elezioni…) ed ovviamente non mancavano guardie armate e scorte. Inoltre è stato allestito un campo con tende mimetiche.Poi tutti ad Oluko Parish, con accomodation peggio di quanto ci si aspettava.Non c’è acqua, non c’è corrente e sto scrivendo con la mitica torcia cinese accesa.Sarà una settimana ricca di impegni, sono in mutande perché è caldo e i letti non hanno le zanzariere. La mia compagna di stanza è Elisa, che mi fa compagnia proprio come quella enorme cavalletta che era in bagno con me mentre facevo la doccia.Domani Messa.Buona notte

05/02/0622.17

Ok, so che può non essere facile, ma la giornata di oggi è stata un’esperienza.Ad un anno di distanza dal mio arrivo a Komuge (e quindi dalla mia prima volta in Africa Equatoriale), ho iniziato la giornata alle 7.30 con la Santa Messa Africana che dura almeno un paio 11 Il volo lo effettuerò il 12 febbraio, quando dall’Uganda raggiungerò la Tanzania.12 Particolari esercizi di Tai Chi Chuan.13 Come nel viaggio in Tanzania nel 2005.14 Durante il quale vidi un uomo che, seduto sul proprio sedile, pisciava in un barattolo. Vedi “Tanzania 2005 – Dom 06/02/05”.

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d’ore: si balla, si canta, si interviene, si ride e si raccolgono le offerte per i poveri.Ma se noi nelle nostre messe (europee) raccogliamo offerte per i poveri dell’Africa, gli africani di oggi, quelli ugandesi di Oluko che sono poveri, come fanno a raccogliere le offerte? E soprattutto per chi le raccolgono? Per chi è più povero di loro?A volte mi capita di non capire; è un effetto che l’Africa m’ha fatto più di una volta.Dopo la Messa siamo andati ad Aluma, ad un’ora di strada africana da Oluko. Ad Aluma c’è la Primary School e ci sono una marea di bimbi che hanno ammirato, insieme alla popolazione locale, un po’ di sana giocoleria. Il potere della giocoleria è sorprendente e, se riuscissi a vederlo da fuori, sarei anche in grado di descriverlo meglio. Abbiamo portato alla scuola del materiale scolastico ed un computer. Credo che con Aluma si svilupperanno anche altri progetti…Abbiamo danzato, ho ballato con donne nere di età indefinibile.I bambini sono ciò che ognuno di noi vede in loro. Per me sono meravigliosi: li ho baciati, li ho accarezzati, ho stretto le loro mani, quelle dei loro genitori e dei loro insegnanti.Il marranzano ha saputo stupirli. Mentre giocolavo ero accompagnato da percussionisti africani veri. Che dire? Sembra tutto finto, eppure l’ho fatto io e non ero solo! Poi a casa della madre di Fr Victor, nell’Africa più nera che abbia mai visitato.I bimbi mi seguivano per farmi giocolare con tre sassi. Poi, tornando ad Oluko, shopping al market indiano di Arua, poi in camera con Elisa, poi cena. Ora qui, a scrivere poi doccia e poi…

06/02/06 22.30

La giornata m’ha messo a dura prova. Ho visto la sofferenza e, basandomi sull’esperienza, probabilmente qui in Africa accade anche peggio di ciò che ho visto.Abbiamo visitato ben due dispensari mdici: la gente qui sta male e ci sta in silenzio.I parametri cambiano e, in ciò che ho vissuto oggi, non c’è niente che t’insegnano all’Università.La mia realtà, quella bianca ed occidentale, è tristemente finta e basata su qualche cosa di pressoché simile al niente, ma bada bene: il “niente” che ci appartiene è ben diverso dal “niente” che hanno qui. Qui “niente” o quello che ai nostri occhi appare come “niente” è una forma di ricchezza che non siamo in grado di comprendere…E le nostre panze avanzano in un’esistenza indegna.A volte mi faccio schifo da solo, anche se sento che la mia coscienza almeno sa cosa deve fare.Marranzano, giocoleria e canto armonico comunicano tanto a livello interculturale.I Pa Thuan Chin a queste latitudini assumono un valore energetico decisamente diverso.La compagnia è ottima e l’umiltà non è mai troppa: Fr Dominique oggi, involontariamente, me lo ha dimostrato.Dov’è il senso di tutto?Buona notte…

08/02/06prima mattina, forse 8.00

Ho appena terminato i Pa Thuan Chin e sto bene.Ieri la giornata è stata trascorsa in città e finalmente ho potuto inviare informazioni via internet alla mia famiglia. Abbiamo fatto spesa per la parrocchia, siamo stati nella Cattedrale di Arua e ci ha ricevuto il Vicario del Vescovo, che proverà a raccomandare l’ASSOS al governo ugandese per farla riconoscere come ONG.In serata siamo stati nell’orfanotrofio della diocesi15: circa 200 bimbi tutti neri e sorridenti che hanno perso i genitori a causa della guerra, dell’AIDS ed altre catastrofiche malattie. Torneremo sabato, ma nel frattempo ho anticipato tre palline che fortunatamente Elisa portava con se.Nel mondo, sto scoprendo che esistono volontari bianchi, come noi, occidentali, che, ancora non ho

15 “Don Dino Orphanage”: si trova a Ediofe, un quartiere di Arua.

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capito per quale arcano motivo, aiutano le popolazioni africane; in Africa poi, ci sono volontari neri, notevolmente più poveri di quelli bianchi, che scelgono di vivere aiutando la loro gente.Poi c’è la suora bianca che ho incontrato ieri, che mi ha raccontato di come alcune organizzazioni internazionali che lavorano nell’ambito della cooperazione, non attendono altro che l’inizio di nuove guerre…E il mondo continua a girare come sempre nell’Universo…Buona giornata.

Tarda serata

E così, dopo i Pa Thuan Chin, siamo stati all’ospedale di Maracha portando delle medicine, un PC ed un microscopio digitale che si connette al PC tramite la USB.Abbiamo incontrato due spagnole ed un’italiana di Reggio Emilia.Il pranzo è stato molto gradevole, poi tutti ad Aluma, dai maestri della scuola per firmare il contratto: 20.000 USH mensili c.u., per 21 insegnanti, per un anno, da donare ogni tre mesi.16

Parliamo di meno di 10 euro al mese c.u.!Poi, tornando, ci siamo imbattuti nell’incendio del market e dopo aver visitato parrocchie e scuole cattoliche, siamo tornati ad Oluko, dove ho avuto molto tempo prima di cena per trascorrere dei bei momenti colloquiali con Elisa, che è proprio una bella persona.Ora mi vado a dare una sciacquata!

10/02/06 19.15

I pre-concetti e la distorsione della realtà sono propri della cultura occidentale, o forse no!Ieri, 9 febbraio 2006, la scuola elementare “San Tommaso d’Aquino” di Oluko si è gustata un po’ di giocoleria e, proprio ora che sto scrivendo, è tornata la luce (prima ero illuminato dalla torcia cinese al LED).Nel pomeriggio poi, siamo stati a Radio Pacis, una radio di Arua gestita dal Padre Comboniano Tonino Pasolini, caro amico di Alex Zanotelli17. Mi sono connesso alla rete, poi alla sera in camera con Elisa.La presunzione è opposta all’umiltà: sento di tendere alla seconda, mi piace sempre più essere nudo, ma in quanto essere umano presumo e spesso non va bene.Oggi gli orfani di cui si occupano Florence e suo marito Eddie18, senza proferire parola hanno detto pure troppo e sento che quando ero con loro li ho ascoltati poco.Inizio a scorreggiare stagnante, il caldo è tanto e la prima settimana sta ormai volgendo al termine. Sto bene, faccio attenzione a ciò che mangio, mi sento voluto bene e i miei sogni sono eloquenti.La mente umana, quindi la mente di ogni individuo è completa, infinita e meravigliosa, ecco perché ognuno merita rispetto.Qui in Africa si mette in discussione tutto. Ho appena finito di giocolare per i bimbi di fronte alla Parish: loro apprezzano e non parliamo minimamente la stessa lingua.3, 2, 1…ecco Elisa, che è proprio una bella persona. Credo che mi mancherà.Sento di amare e di essere amato, non so né chi amo né da chi sono amato, ma solo la parola AMORE ha un’infinita carica di energia. Qui credo che l’AMORE sia in tutte le cose, poiché tutte le cose, o sono Natura o sono vicinissime ad essa.

16 Contratto firmato tra la Primary School di Aluma e l’ASSOS: apparentemente può sembrare poco, ma in relazione al loro tenore di vita è una somma notevole.17 Padre Alex Zanotelli è un sacerdote comboniano impegnato in opere di recupero dei più poveri tra i più poveri, tanto in Italia, quanto all’estero. Ci siamo incontrati in diverse occasioni ed avrei molto da dire su di lui, ma preferisco limitarmi a segnalare la sua presenza anche in Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Alex_Zanotelli.18 “Good Hope Orphanage”, ovvero Orfanotrofio della Buona Speranza, con il quale l’ASSOS ha sottoscritto un accordo di adozioni internazionali e supporto a distanza. È gestito da marito e moglie, i quali si fanno carico di alcuni dei tanti orfani che si trovano nel distretto di Arua.

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I bimbi neri sono adorabili, poveri ed orfani.Se non si vede, non si può capire!

11/02/06 8.05

È la prima volta che scrivo appoggiato ad un tavolo e seduto su una sedia.La notte è trascorsa in modo anomalo, Elisa è come se ce l’avesse con me, così ad una certa sono uscito sotto lo splendido cielo africano ed ho meditato. Ero completamente solo, insieme a me la luna, alla quale ho inviato i saluti da portare in Europa, alle persone che più mi sono care. Ho eseguito i Pa Thuan Chin scalzo, in mutande e con l’accappatoio di Elisa.Non sono praticamente riuscito a dormire, così verso le 7.10 sono andato a Messa, senza pretese, ed ho imparato una nuova lezione: anche le cose più semplici e banali, sono difficili da immaginare se non vengono viste con i propri occhi.ATTENDERE CON ATTENZIONE PER APPRENDERE19 è il frutto di quest’esperienza finora.

12/02/06 0.15

Che splendida giornata!I valori umani ancora esistono, sono vivi e vengono tutt’ora praticati.La mattinata è trascorsa in preparazione dell’incontro con il Vescovo di Arua; abbiamo preparato al PC del materiale da consegnarli, poi, con calma, ho trascorso del buon tempo con Elisa, che ora è qui e mentre scrivo mi racconta di cose che mi permettono di continuare a scrivere, quindi è come se non la stessi ascoltando.Poi, nel pomeriggio, all’orfanotrofio della diocesi, lo show.ENERGIA ALLO STATO PURO, MAI VISTA UNA COSA DEL GENERE in precedenza. Le differenze si sono accentuate ed ho visto più chiaro: la nostra civiltà è in netto declino, l’avevo intuito, ora me ne rendo conto un po’ meglio conto e per questo mi trovo in Uganda.Il Vescovo è un grande, s’è cenato molto bene e poi continuo domani.

Aeroporto Arua 12/02/069.35

Le complicazioni fanno parte dell’esperienza africana, quindi, come non previsto, la nostra prenotazione del volo è stata cancellata dalla compagnia aerea ed ora siamo in balia degli eventi.E va bene così; la sofferenza che ho visto in questi giorni, mi fa pensare che questi, anche se sono problemi, non sono problemi seri!Ho trascorso una splendida mattinata a conclusione di un meraviglioso viaggio in Uganda; bei luoghi, gente sempre allegra e cordiale, compagni di viaggio dai quali c’è stato tanto da imparare, clima equatoriale e cibo pure.Ora, proprio ora, l’aereo è atterrato pochi metri di fronte a noi: difficile descrivere l’aeroporto di Arua, la fantasia però può aiutare molto.Buon viaggio, anche se questo non è l’aereo che prenderò (ma ho pagato per prenderlo!).

Entebbe Airport 12.51

In alcuni momenti ci si rende conto che la vita è fatta di tanti piccoli istanti…Stranamente siamo arrivati ad Entebbe in perfetto orario. Ora sono solo, seduto vicino al gate e di fronte a me c’è una TV che trasmette le olimpiadi invernali che si stanno svolgendo nel mio Paese,

19 È una forte intuizione che ho avuto meditando quella notte.

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in Italia: che paradosso!È chiaro che in questi momenti le emozioni ci ricordano che siamo vivi e sono sempre più convinto che la prospettiva del viaggio è parte fondamentale della natura umana.Sono emozionato e mi commuovo, ho salutato i miei compagni di viaggio per incontrarne altri tra poco a Dar Es Salam: Antonio, Carmen e Gianluca20.Tutto inizierà ancora una volta, sento che mi sento vivo e che cazzeggierò un bel po’ nell’aeroporto.Elisa segretamente m’ha lasciato un messaggio nel quaderno e leggendolo, ripenso a quante persone influiscono l’esistenza di ognuno di noi.Ci sono i C.S.I.21 che mi vengono in mente:”Per me, per la mia vita che è tutto quello che ho. È tutto quello che io ho e non è ancora finita…”Amo la vita, amo la mia vita che è tutto ciò che mi appartiene: e ne sono felice.

15.30

Fantastico, proprio quello che ci voleva: l’aereo non solo è in ritardo, ma neanche si vede.Tutti intorno si stanno stremando, allora nell’attesa ho preso il lettore USB e le palle da golf e mi sono massaggiato i piedi ascoltando il didjeridoo.Non so niente e aspetto…Mi aspetteranno anche a Dar…

Dar El Salam 14/02/060.18

È da poco San Valentino, sono seduto in mutande a casa di Giulia, funzionaria dell’ambasciata italiana in Tanzania: praticamente rispetto ad Oluko, fuori, nell’esteriorità, materialmente parlando, è come se fossi in un castello. C’è un bagno e ieri ho fatto la mia prima doccia con acqua corrente.Sono arrivato in Tanzania con più di due ore di ritardo; felice di aver incontrato la nuova compagnia, sono molto nostalgico della vecchia.Joyce, Fr Andrew, Fr John, Fr Victor, Fr Dominique (che è un grande!), Fr George, Mario, Tiziana, Elisa...Già mi sembra che sia passata un’eternità e, se come dicevo in precedenza, qui esteriormente si sta bene, dentro sento che stavo meglio in Uganda, senza acqua, senza corrente, ma avvolto continuamente da belle emozioni.Qui, solo nella giornata di oggi, corruzione, problemi, acquisti di cose da portare in Italia, pranzi e cene con forchette e coltelli! So che non è la vera Africa, ma è il prezzo da pagare.Forse in settimana incontrerò un mio caro amico dei villaggi iGVClub, Alex Confettura, che al momento si trova a lavorare a Zanzibar.Ho i muscoli che per riflesso si muovono da soli. Che significa?Nota interessante: avendo con me le carte piacentine ed essendo in 5, abbiamo giocato, in Africa, a uomo nero!

22.18

“Cooperazione per me significa anche mettere in preventivo che mi sbatto in Italia per raccogliere materiale che ritengo di consegnare personalmente, per poi arrivare in loco e scoprire che toccherà a qualcun altro farlo”.Questo mio modo di vedere le cose, oggi ha creato una tensione tra Carmen e me. Lei a quanto pare non si rende bene conto che il punto di vista non può essere il nostro, o almeno solo il nostro, ma non è compito mio farglielo capire. Sento i bei discorsi che proferisce…e poi…?Tecnicamente non sto proprio bene e ciò influisce sul mio corpo e sul mio spirito. Non mi sto emozionando e vorrei solo non essere qui, adesso. Non è una bella sensazione, ma se è così si vede

20 Gianluca è stato il mio compagno di viaggio in “Tanzania 2005”, Antonio e Carmen li ho conosciuti quel giorno a Dar Es Salam.21 Consorzio Suonatori Indipendenti: le parole sono tratte dalla canzone “Annarella”.

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che deve esserlo, per cui vado avanti e seguo la strada, che a quanto pare non è in discesa.Non sto facendo niente in un posto che non mi piace. C’è acqua corrente, elettricità, un bellissimo bagno e quant’altro necessario, eppure non mi trovo.Avverto superficialità, o forse non ci sto capendo niente.

15/02/06 22.40

Le valigie sono pronte ed io anche: domani lasceremo questa città, chiamata “Porto di Pace”.Sono molto felice perché ho avuto la riprova che, non ostante la mia tenera età, le persone che ne sanno più di me, notano qualcosa nella mia personalità. Mi riferisco ad esempio al Vescovo della Diocesi di Arua, in Uganda, ma anche a Fanelli, italiano che opera nell’import/export a Dar Es Salam, che ha dimostrato di essere un grande e per questo sono molto felice che abbia visto in me qualcosa di interessante.Domani alle 6.00 partiremo per Komuge, ma il viaggio durerà diversi giorni.Non sto cooperando, quindi in realtà non mi sento poi così entusiasta.I parchi nazionali che dovremo attraversare lungo il viaggio, mi ricaricheranno se saprò viverli svuotandomi. Attendo questo momento ormai da un anno22, lo farò solo per me, perché me stesso è l’unico dono che ho.Il resto è dissipare amore…

Moshi 16/02/0621.54

TUTTO SI TRASFORMA!

Alle 6.00 eravamo pronti per partire,fuggire da Dar.Ora, da vicino,preghiere rivolte ad Allah,in melodia vocale,intorno vita.Sento che è tutto dentro, anche domani…

Incontrare persone è un progetto quotidiano ed infinito che eseguiamo nel minimo dettaglio.Non è possibile sbagliare.

Sono a Moshi, la corrente è andata via.22.11

La corrente è tornata, giornata anomala.Zanzare intorno a me, ai piedi del Kilimanjaro.Domani entreremo nei parchi. In parte so cosa mi aspetta.Avverto belle sensazioni.Sono così, che assimilo.Domani levata all’alba.Buona notte.

17/02/065.20

22 Vedi “Tanzania 2005 – Lun 14/02/05 ore 0.15”.

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Finalmente bella nottata, anche se in compagnia di zanzare.È stata la prima volta, spero non l’ultima: sono entrato nel mio stadio meditativo ed ora mi sento rilassato e carico. È presto e la giornata sarà lunga

Karatu21.10

È interessante cercare di capire come mai la sensazione che avverto dentro non mi porta in nessun modo ad elaborare pensieri sulla giornata, eppure oggi siamo entrati nel parco del Lago Manyara ed alla mia vista si sono proposte zebre, elefanti che ci hanno offerto meravigliosi spettacoli, bufali, giraffe, facoceri, ippopotami, uccelli coloratissimi, babbuini incredibilmente amichevoli, gazzelle, impala e gnu.Ma il momento più bello è stato quando siamo scesi dalla macchina per abbracciare come potevamo un enorme albero, simbolo dell’energia che, dalle viscere della terra, attraverso le radici, si estende fino al cielo grazie ai rami.Credo che in qualche modo influirà nella mia esistenza.

Parco del Serengeti 18/02/06 18.30

Nella Savana qualcuno continua a pensare che è il mondo a doversi adeguare a noi…e la cosa mi lascia tanto riflettere.A distanza di 371 giorni mi ritrovo qui, impensabilmente come sono, certo di com’ero, curioso su come sarò.Ho attraversato da turista la terra dei Masai e da turista li ho trattati. Almeno però ne prendo coscienza e ci rifletto.Di fronte ai miei occhi, la pianura “viva” più estesa della Terra.La vedo e ne catturo l’essenza anche se il tramonto è nuvoloso. Anzi, ad osservare bene, verso il tramonto sta piovendo e lo spettacolo offerto non ha eguali dalle mie parti.L’acqua è un dono di cui tutte creature hanno bisogno e qui, l’uomo, per primo ne riconosce il vero valore: quello di donare la vita.

Komuge 19/02/06 23.10

Al buio, con la torcia cinese, proprio come quando tutto ha avuto inizio: questa è l’Africa che fa per me, questa è la mia Africa.Dopo 1379 km percorsi in tre giorni, il nostro viaggio è giunto a destinazione e domani ne inizierà un altro.Incontrare vecchi amici in questa terra è una sensazione che la stanchezza non riesce a farmi decodificare, ma nulla accade per caso e se è vero che un po’ questa compagnia m’ha deluso, d’altra parte è anche vero che con loro, in nome dell’ASSOS, dovrò cooperare per gli abitanti di quest’area.Ho appena terminato la doccia, la mia doccia, quella con la bacinella appesa ad un filo. Sento che mi piace e che delle sorprese stanno per arrivare.Buona notte a tutti i compagni e le compagne di viaggio incontrati dal 2 febbraio 2006 ad ora.20/02/06 23 e qualcosa

Le cose più semplici sono anche quelle che risultano fatte meglio, ed infatti…Prima giornata a Komuge trascorsa nella norma: tempi d’attesa interminabili, giri nella città di Musoma, acquisto della nutella con relativa nutellata serale e corrente tornata in parrocchia.

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Il fatto è che però, ieri, usciti dal Serengeti, dopo aver suggerito alla mia compagnia di evitare scatti fotografici e riprese, ho avuto come la sensazione di non essere stato proprio ascoltato, quindi, a non più di 24 ore dall’uscita dal parco, ecco che un giovane di colore si incazza di brutto (e a ragione) con Carmen perché gli stava scattando una foto.Ma non è tanto questo, quanto il fatto che Gianluca sa e non agisce di conseguenza, ma anzi, asseconda.Lo scorso anno Gianluca era un grande, ma quest’anno23?Rimango molto deluso ed amareggiato di fronte a certe scene, soprattutto quando vedo mancare di rispetto verso queste persone; è una questione di dignità e, dopo il cazziatone in kiswahili del nero, Carmen replica dicendo:”Ma che maleducato!”.Pur di non reagire, ho iniziato a fischiettare “Come togheter” dei Beatles.Altra novità: la TV con relativa parabola sono approdate a Komuge e la sera, anziché cooperare, si guardano con stupore le olimpiadi invernali.Ora mi gusto la semplicità…

21/02/06 18.00

Appena rientrati dal mercato, il mondo gira in un verso che non conosco.

23.50

Se è vero che le proporzioni tra ricevere e dare riescono, anche se momentaneamente, a far avvertire l’emozione che ci mantiene vivi, allora oggi quello che ho ricevuto, proviene da un “dare” ragionato. La canzone che i bimbi della Primary School di Komuge ci hanno dedicato dopo l’intrattenimento a base di giocoleria e marranzano, ha dato un senso a questa permanenza altresì noiosa. Noiosa come la giornata di oggi, nella quale, appunto, mi sono esibito…A quanto pare, le contraddizioni qui sono praticamente ovunque e mi riferisco anche ai rapporti interpersonali. Ora sono felice, perché mentre scrivo realizzo che l’attesa è un’ottima strategia.Detto in parole più facili, è come se fossi in grado di sapere ciò che accadrà, semplicemente facendo attenzione a ciò che vedo, a come affronto la giornata, alle necessità.Uso molto la fantasia per vedermi come loro ed anche per capire come loro vedono me.

È difficile, ma è la mia Via e sono libero di modificarla come voglio: ecco perché scelgo di seguirla.22/02/06credo 23.30

Mi sto preparando per andare a dormire.Stamane, alzato presto (verso le 7.00) sono uscito ed ho iniziato a riflettere su ciò che vedevo: i bimbi ramazzavano la terra24, che circonda tutto, dalle foglie.Poi colazione con nutella e via verso Nyamongo, da Fr Nicholas Enzama, un prete abbastanza fuori dal normale che ho conosciuto in Uganda.Da lui, in una località in culonia, chiamata Nyamongo, abbiamo impostato un nuovo progetto che sarei felice di seguire personalmente: Fr Nicholas è un bel personaggio, proprio come Kingdom, il funzionario della dogana che siamo andati a trovare subito dopo la visita a Nyamongo.Kingdom è un amico (lo incontrai già lo scorso anno)25 e vedere le persone già conosciute, come Faustina l’altro giorno, il maestro della Secondary School ieri o Fr Nicholas oggi, è un momento nel quale ti senti a casa, seppur in terra straniera.In generale da quando sono qui ho mangiato tanto, ma in particolare oggi.Ora, appena docciato, sono in mutande e scrivo.23 Vedi “Tanzania 2005 – Ven 11/02/05”.24 Vedi “Tanzania 2005 – Lun 14/02/05 ore 22.30”.25 Vedi “Tanzania 2005 – Mar 08/02/05”.

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I bimbi della nursery di Nyamongo (in gran parte orfani di entrambi i genitori), ci hanno dedicato una splendida canzone, ovviamente dopo l’intrattenimento.Con Fr Godfrey (parroco della parrocchia di Komuge) i toni ballano ed ora mi sto chiedendo chi me lo fa fare di ballare con questi toni…

23/02/06immagino siano le 23.30

Scrivo in questa ultima notte a Komuge.“Feel at home” è ciò che ci hanno ripetuto i rappresentanti del piccolo villaggio.Oggi è stata una giornata nella norma, ma diversa. L’incontro con le “autorità” locali è stato arricchito da performance di balli e canti tradizionali, il tutto all’interno della sala d’attesa del dispensario medico costruito dall’ASSOS, che, a quanto pare, è capiente!Le persone hanno posto domande molto interessanti, ma soprattutto credono in questo progetto26 in un modo che non riusciamo ad immaginare! Ecco perché mi sono distaccato: ho dovuto trovare il mio modo di cooperare. Non parlo del momento “in cui mi trovo lì”, quello è un attimo. Mi riferisco invece alla preparazione necessaria per arrivare preparato a quell’attimo!La cooperazione sono tanti piccoli sguardi, atteggiamenti, sorrisi, espressioni non verbali che durano frazioni di secondo.Questa gente è in grado di capire tutto in un attimo. Si vede chiaramente dal loro sguardo.Se solo riuscissi a scrivere quante cose ho visto fare ai bimbi che nella mia cultura sono impensabili!Durante l’incontro dunque, ho sostenuto un intervento in lingua inglese durato 45 minuti, tradotto simultaneamente in kiswahili.Una bella emozione, proprio come quella suscitata in me dalla presa di coscienza che m’ero seduto con il marranzano nella tasca posteriore destra dei jeans, rompendolo. Il tutto è accaduto immediatamente dopo l’ultima performance africana, tenutasi, appunto, nel dispensario.Non può essere un caso…Sento che vorrei rimanere, ma casa un po’ mi manca anche se non ho idea di ciò che mi aspetta.Prima mi sono sdraiato sotto le stelle, se ne vedono tante cadenti in questo periodo.Ho perso un po’ della mia identità per acquistarne un’altra, diversa, ma essenziale a qualcosa.Ho trascorso giornate intere senza neanche pensare la parola “didjeridoo”. Lui mi aspetta, proprio come tutto e tutti: io aspetto loro?Mentre scrivo mi fermo e penso.Il nostro è solo un passaggio e qui, nella terra dove ai nostri occhi tutti sono uguali, mi sono reso conto di quanto “chi sei” e “quanti anni hai” non contino.Qui per sopravvivere è importante fare le cose in un certo modo, quello africano, per una marea di motivi, ecco perché la gente è felice: ognuno ha un suo proprio ruolo, ognuno ha un senso; non ho mai (e sottolineo mai) visto nessuno fare niente. Qui la vita quotidiana è fatta di tante fatiche fisiche e i loro corpi scolpiti sembrano finti.Oggi nel battello ho visto cose interessanti, o forse no…Un popolo di gente in contino movimento ragionato, consapevole, armonioso.Un popolo di gente orfana, come i ragazzi che mi hanno ospitato a casa loro oggi pomeriggio per chiedermi una bicicletta che gli serve per andare a lavorare a 10 km da Komuge.Hai capito bene? Altresì a piedi come sempre. Noi 10 km a piedi, se va bene, li facciamo in 5 giorni! Penso a quante povere mani ho stretto, soprattutto in Uganda. Quanti corpi ho accarezzato, quanta energia è stata messa in circolo. Quante emozioni, quanta vita. Spero di aver appreso qualcosa e di avere poi le capacità per metterlo in pratica. Domani, con Carmen (tradotto Uomini-Macchina27), ci avvieremo verso Nairobi con il mitico bus della compagnia “Scandinavia”28.

26 Progetto del dispensario di Komuge, ormai operativo e perfettamente funzionante da agosto 2006.27 Liberissima traduzione allegorica del nome “Carmen”.28 “Mitico bus” poiché la compagnia Scandinavia Express è la stessa di “Tanzania 2005”.

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Sotto tanti punti di vista, questi africani stanno molto avanti!Mi fermo, rileggo i giorni trascorsi: tante, ma proprio tante cose non sono state scritte.Posso però garantire che volontariamente ho scritto ciò che è stato letto fin qui, altrimenti avrei scritto altro, ma sempre volontariamente. Ciò che voglio dire è che mi dichiaro responsabile del mio soggiorno in Africa; si, ci sono stato ed ho fatto esperienze che influiranno su tutta la mia vita. Me l’accollo, ho scelto io di fare tutto ciò che ho e non ho fatto. Questo è stato il mio Tao29 qui e l’ho seguito, accogliendolo a braccia aperte.La povertà è una gran ricchezza.Non mi rendo minimamente conto di che ora possa essere, ma domani voglio svegliarmi presto.

Ven 24/02/06Ore 10.57

La giornata è iniziata presto e forse è per questo che mi sembra già tardi.Qui in Africa a quanto pare non è mai tardi.“Pole pole30” dicono loro e, intanto, nella mente scorrono immagini di un viaggio che, con i suoi tempi sta volgendo al termine.A breve lasceremo Komuge, per raggiungere in serata Nairobi, capitale del Kenya.

Sab 25/02/06 01.20Karen, Nairobiconvento Don Bosco

E così adesso mi trovo con Don Vittorio31 e, come prima dicevo a Carmen, si chiude un cerchio quando da qualche parte incontri qualcuno e gli dici che quando sarai dalle sue parti lo passerai a trovare.Rientro ora, dopo un giretto all’esterno: Don Vittorio c’ha invitato a vedere il panorama.Prima mentre mangiavamo in refettorio, Don Vittorio ha detto che l’Africa “doma”, ed anche che l’Africa “stanca”. Lui è missionario ed ha girato un bel po’: io dico che l’Africa “addomestica”.Oggi, appena entrato in Kenya, sono riuscito a fare due cose fantastiche:

1. ottenere il permesso per entrare in Kenya senza visto32

2. essere sottoposto ad un temporaneo stato d’arrestoMentre stavamo attraversando la frontiera tra Tanzania e Kenya, la polizia kenyote m’ha arrestato per aver pisciato (seppur attentamente appartato) nei pressi della dogana. L’anno scorso pisciai praticamente nello stesso punto e nessuno mi disse nulla.Un po' mi si è stretto il culo, sono rimasto calmo, ma il senso di rivalsa dell’uomo nero sul bianco colpisce indiscriminatamente buoni e cattivi e in quel momento sono stato un capro espiatorio.Non lo auguro a nessuno e, ora che è passata, penso ai 40.000 TSH (poco meno di 30€) che è costato il mio scagionamento, ovviamente senza ricevuta33.Il mondo della cooperazione è un pianeta a parte.L’Africa è un pianeta a parte.Fare cooperazione in Africa quindi è doppiamente un pianeta a parte e non è filantropia, anzi, spesso, i danni che si arrecano sono maggiori dei benefici.A breve tornerò nella mia realtà, ai giretti in bici, alle letture che amo, al mio clima, alle persone che

29 Tao, Via.30 Lingua kiswahili. In Italiano significa “piano piano”31 Don Vittorio è un sacerdote amico di famiglia con il quale pochi mesi prima fummo insieme a Terni.32 Avrei dovuto acquistare un “Transit Visa” (visto di transito) dal costo di 20$ valido per 48 ore. Il funzionario però aprendo il mio passaporto ha visto il visa keniote non accorgendosi che era dell’anno precedente, ed io, consapevole, mi sono accollato il rischio...33 È una battuta ironica: come cooperante ogni acquisto effettuato necessita di ricevuta, che ovviamente è rilasciata solo in caso di denaro che circola in modo lecito.

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mi vogliono bene. Il tesoro guadagnato in questo soggiorno è una testimonianza che plasmerà la mia personalità. A breve tornerò alla mia giocoleria, ai bimbi della mia società, al didjeridoo…Ma intanto domani Fr Victor, il nostro referente ugandese, mi aspetta qui a Nairobi.

25/02/06 15.50

C’è una cosa che mi ha particolarmente colpito qui a Nairobi ma che non riesco a ricordare…Ah si, ecco: sono convinto che la doccia che ho fatto stamane qui al convento “Don Bosco” è molto simile a quella che farò domani, a casa mia…ora mi sono venuti a chiamare per andare verso l’aeroporto.

Aeroporto NairobiInternational Areaprecisamente 17.45:09

Al check-in la signorina ha visibilmente esitato nell’accettare il mio passaporto34, ma, non avendoci capito più di tanto, ha optato per lasciarmi passare. In quei momenti di forte incertezza le cose che mi vengono in mente sono tante, ma circoscrivibili in poche parole: sono attimi, proprio come ogni movimento che compiamo, come ogni giorno che viviamo; una seria di attimi, uno dopo l’altro, che compongono la nostra esistenza.Sento che questi attimi non sono ancora terminati, anzi, ce ne saranno ancora molti, gran parte dei quali mi manterranno vivo. Sto scrivendo scomodissimo e per questo non mi sento ispirato. Il viaggio verso casa è appena iniziato ed incontrare Fr Victor e Fr Nelson (che non sapevo fosse a Nairobi) è stato emozionante: sono le persone con le quali questo viaggio è iniziato; mi sembra ieri quando Fr Victor (Dottore della Teologia Morale) c’è venuto a prendere con Fr Dominique all’aeroporto di Entebbe. Ed il caso ha voluto che li incontrassi nuovamente al termine, a 500 metri dalla missione “Don Bosco”, dove ero alloggiato. Il fatto è che nulla accade mai per caso e, trovare il senso, è il nostro compito. Sto cercando proprio ora, il senso anche con Carmen, che poco ho sopportato nelle ultime settimane. Eppure, ironia della sorte, m’ha scagionato e le devo 30€.E la domanda è:”Ma che senso ha tutto?”.

18.03

Ho appena letto il messaggio che in gran segreto mia sorella mi lasciò nel quadernino: parla di Korogocho35, lo slam di Nairobi, la città nella quale mi trovo. Leggere queste righe ora, assume un significato del tutto particolare: lo slam l’ho visto un’ora fa, venendo in aeroporto.E allora penso che l’importante è “essere al posto giusto e fare quello che si può”.E mi commuovo in aeroporto, mentre sento di amare.

Addis Ababa Airport22.30

Per il secondo anno consecutivo incontro un gruppo di volontari ammirevoli di vicino Trento e mi chiedo se sia un caso. Operano in Burundi e forse è anche peggio dell’Uganda.Ormai l’aeroporto di Addis Ababa lo conosco come casa mia; probabilmente ho trascorso più ore qui che a Fiumicino.Ora vado a consumare il pasto gratuito, offerto dall’Ethiopian Airlines.

Terni 26/02/06

34 Poiché non avevo il visto d’ingresso dell’anno corrente.35 Come l’omonimo libro di Alex Zanotelli. Simona, mia sorella, è stata ispirata dal libro.

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Camera miaOrario del mio telefonino 23.20

Atterrato in Italia verso le 6.00, alle 8.30 sono arrivato a casa.Ora per me sarebbero le 1.20 di domani, ma qui ancora è oggi.Neanche 24 ore, ed è impossibile non notare le molteplici caratteristiche che differenziano il mio mondo di qui dal mio mondo dell’Africa, il continente nero: gli amici, la famiglia, i ragionamenti fatti nella mia lingua, il didjeridoo, l’acqua consumata per lo sciacquone del cesso.A casa, ho portato ed ho trovato sorprese. Quelle che ho trovato mi sono piaciute molto: regali di laurea, assegni dell’Università e materiale inviatomi da Elisa, che ho anche sentito telefonicamente. Lei mi piace per come è e spero di farle recapitare il materiale che ho portato per lei quanto prima.Terni e Komuge, due pianeti differenti.Terni ed Oluko, gli antipodi, così come me stesso ora e tra un po’ di giorni.Ed il mio bagaglio è incrementato, ma non ho un lavoro, non ho garanzie di stabilità e mi sembra come se i governanti e i media del mio Paese mi trattassero da coglione. Sotto questo punto di vista vorrei essere in Africa, pronto ad abbandonare questo stile di vita.Il rispetto è ciò che l’Africa ti insegna; quel rispetto che noi Mwzungu (si pronuncia musungu, è kiswahili e significa “uomo bianco”) non abbiamo nei confronti di quella terra e di quella gente, che merita ben altro dello sfruttamento che hanno conosciuto fino ad oggi.Sapere le cose perché viste con i propri occhi e sperimentate sulla propria pelle, mi fa vergognare di essere bianco e di essere italiano (di essere italiano me ne vergogno di più guardando la televisione…).Non so quanto durerò in queste condizioni, ma di sicuro qualcosa cambierà ed allora dall’Africa tornerò alla Cina, la maestra del non-agire, concetto ampliamente praticato nel recente soggiorno africano. Ma è anche vero che il didjeridoo proviene dall’Australia, quindi già siamo a 4 continenti: Africa, Australia, Cina (che da sola conta più degli abitanti di tutta Europa!) ed io che sono europeo. Mi manca l’America: ci sono stato, soltanto che da New York, oggi, sento di non aver ricevuto impressioni filantropiche per come le intendo io.Oggi ho incontrato i miei amici ed è stata una bella emozione. Domani incontrerò Mario, il presidente dell’ASSOS. Sono stanco e dormirò nel mio letto. Mamma m’ha fatto trovare la stanza ordinatissima. Papà e Samuel sono venuti a prendermi a Fiumicino, Simona dormiva ma vigilava. Sandro era sveglio per allenarsi: a quanto pare tutto funziona a verso, quindi cosa poteva fare mia nonna se non preparare da mangiare?Finché le cose andranno così tutto sarà bene, tutto sarà “Hakuna Matata36”, ma i cambiamenti, quelli arriveranno e la differenza la farà la nostra capacità di saperli accogliere o meno.Sono le 23.51 e la giornata del 26 febbraio sta per terminare, quindi il mio viaggio, iniziato con la partenza da Terni alle 19.15 del 02 febbraio si sta concludendo.Come ogni cosa, è nato, è vissuto e sta terminando, non per concludersi, ma, appunto, per trasformarsi.Designo me stesso come fautore della mia vita.Credo che sarò molto distaccato, anche senza volerlo. Ed allora mi riavvicinerò.Sono le 23.56 del 26 febbraio 2006 (tanti 2 e tanti 6!) e concludo ufficialmente le impressioni del soggiorno africano.

In fede,Stefano Maria Crocelli

36 È kiswahili, significa “senza pensieri”.

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Fine seconda parteInizio terza parte

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14/05/0610.25

Andata

Partenza domenica 14/05 Fiumicino 23.55 ET 707Arrivo lunedì 15/05 Addis Ababa 06.50Partenza lunedì 15/05 Addis Ababa 09.40 ET 811Arrivo lunedì 15/05 Entebbe 11.40

Ritorno

Partenza giovedì 13/07 Entebbe 18.30 ET 810Arrivo giovedì 13/07 Addis Ababa 20.30Partenza giovedì 13/07 Addis Ababa 23.50 ET 702Arrivo venerdì 14/07 Fiumicino 05.00

12.20

Koan Zen 137

Il cane di Zhaozhou

Un monaco chiese a Zhaozhou:”Anche un cane ha la natura di Buddha?”Zhaozhou rispose:”No”.

Koan Zen 2La volpe selvatica

…poi il vecchio chiese:”Le persone di grande cultura sono sempre soggette alla causalità?”Il maestro rispose:”Non sono cieche alla causalità”

14/05/06Roma Fiumicino, gate C2Ore 22.30

Il viaggio è iniziato.In sostanza la modalità d’inizio è sempre la stessa, ma di fatto nulla è mai uguale a ciò che era prima.Tante cose lascio, tante cose trovo, ma scrivere acquista un senso soltanto in relazione alle mie intenzioni, che ora ancora non conosco.

15/05/06Kampala ore 23.00

È incredibile; nonostante questa volta sia munito di cellulare, non riesco ad avere un regolare aggiornamento temporale.Sono a Kampala ed ho incontrato, o sentito al cellulare molti amici.La mia valigia probabilmente è a Addis Ababa con tutto dentro, o forse è rimasta a Roma.Un buon inizio, considerato che dovrò rimanere qui un paio di mesi.

37Definizione tratta da “Il grande libro dello Zen” di Wong Kiew Kit:“I Koan sono testimonianze pubbliche del risveglio di alcuni maestri Zen”. I Koan Zen sono propri della cultura buddista ed in molte occasioni i testi sopra riportati hanno saputo ispirarmi nel mio quotidiano operare.

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Ci saranno molte cose da fare e le emozioni saranno tante ed intense.Oggi ho cenato con le mani e mi sono sentito a mio agio.Mi sembra ieri, quando scrivevo con questa stessa penna, su un quadernino simile ma diverso, in terra d’Africa. Non ho idea di cosa aspettarmi. Mi manca Elisa, ma forse è solo il mio attaccamento al samsara38, meglio paragonabile ad una sorta di egoismo. Qui, necessariamente, sarò costretto ad aprirmi e allora comprenderò qualcosa di nuovo.Nel frattempo, non essendoci corrente, scrivo alla luce della lampada cinese. Sono stanco e vorrei la mia valigia, ma forse è bene che le cose vadano così.Buona notte.

16/05/0623.43

Annotando gli avvenimenti della giornata, il pranzo con Zeno39 e la cena con il Vescovo di Arua sono stati momenti catartici: due realtà profondamente diverse che si incontrano nella mia esperienza qui in Uganda.Il Vescovo di Arua, che è un grande, nell’80 è stato profugo con un gruppo di bambini in Congo; Zeno fattura un milione e rotti di dollari l’anno.Io sto qui e sono un volontario che si trova a competere con queste situazioni.Stanotte nel sonno, ed anche nel sogno, mi sono pisciato sotto, così oggi ho indossato le mutande di Angelo, dato che nel tardo pomeriggio ho scoperto che la mia valigia è ancora a Roma. Spero bene, soprattutto perché ci sono cose all’interno a cui tengo.L’attaccamento alle cose è parte fondamentale della natura di ognuno di noi. In più, se le cose alle quali siamo attaccati, alla fine effettivamente servono, il bisogno che si avverte di esse è maggiore. La migliore cosa sarebbe non avere bisogni.In serata, mentre ero a cena ho avuto un’intuizione forte e profonda sulla apparente incapacità degli africani nel fare le cose, ma credo che per spiegarla chiaramente avrò bisogno di tempo.Se due mesi trascorreranno come questi due giorni, allora già sono a casa!Nota interessante: sia a pranzo che a cena ho mangiato con le mani: e se fosse questa la mia casa? Good night.

Mer 17/05/0621.16

Non c’è corrente, quindi torno a scrivere con la torcia cinese. L’intera giornata è stata dedicata al ritiro della mia valigia che ovviamente non si è presentata al rapporto. Dicono che arriverà domani, ma l’Africa insegna ad essere esattamente come San Tommaso.Vivere a Kampala e spostarsi ad Entebbe è come essere sopra una linea di confine che delimita il centro di una palla chiamata Pianeta Terra40. L’equatore dona sensazioni troppo diverse da quelle abituali; stasera è una splendida serata stellata, ma non sento di essere riflessivo. Credo che dovrò modificarmi abbastanza, anche perché una volta che Angelo sarà tornato a casa, non potrò più parlare italiano.I miei calzini, nella parte superiore, ancora profumano dell’odore del bucato di mamma, ma in quella inferiore impestano tutta la stanza. Non riesco a concludere i Pa Thuan Chin41 e stasera, andando a dormire presto, spero di poterli eseguire completi domani mattina.

38 Definizione di samsara tratta dal libro”Sanjiao” di Gianluca Magi:”Samsara è il ciclo delle esistenze. Nel Buddismo indica il mondo del flusso dell’incessante divenire della vita quotidiana al quale è relegato il soggetto e dal quale occorre emanciparsi per fermare la ruota del ciclo delle rinascite”.39 Nome fittizio ma persona realmente esistente, incontrata in aeroporto ad Addis Ababa. Zeno, italiano che lavora a Kampala, è diventato poi un carissimo amico.40 Entebbe (città nella quale è l’aeroporto internazionale) è una città tagliata di netto in due dall’equatore e Kampala si trova circa 30 km a nord.41 Particolari esercizi di Tai Chi Chuan.

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L’Africa addomestica ed una sua caratteristica è la calma, quella che non ho in alcune circostanze. Mi sento un po’ stanco, mi preparo e vado a dormire.

Ven 19/05/061.06

La valigia è a me. Ho trascorso una piacevolissima serata.Non avevo mai baciato ragazze di colore prima di quelle due di stasera.Ora mi concedo ai piaceri del lagguage. A dopo.

1.31

“L’inaspettato accade quando meno te lo aspetti…” ed oggi è successo! Quindi non ci sarebbe da pensare; la mente tende a fluire libera, ma in funzione di molteplici fattori. Ecco perché è libera ed ecco perché dipende. Liberarla creando il vuoto: apparentemente dipende dal desiderio di cercarlo.Conseguentemente ecco perché l’infinito non è assoluto, anzi, l’assoluto non esiste.

Oluko Parishforse Ven 19/05/06orario indefinibile

“Life so far is not easy42”, dice Lillian.Arrivati ad Oluko in mattinata, le persone già incontrate, definibili come amici, erano presenti. Ho parlato con tutti; cooperare è una serie di cose che condizionano ogni gesto. Ovviamente se lo vedi!Con Angelo tutto procede molto bene: è una persona seria, sa quello che dice e proprio per questo parla poco e solo in italiano.Ho già avvertito tante emozioni, ho visto bimbi arrampicarsi su alberi di mango alti più di tre piani, ho giocato a pallone con un poleomelitico. C’ho giocato ed eravamo in quattro. È un’esperienza che lascia senza parole…Da qui si può andare molto lontano.L’intuizione mi piace…

Sab 20/05/06 23.57

Giornata all’insegna della comunicazione. Serata all’insegna della comunicazione. Dato che sono in Africa, la comunicazione è interculturale. Mi trovo in una società. Allora centra anche la laurea!43

Sono appena rientrato dalla discoteca di Oluko.Credo di aver detto tutto…Anzi: l’unico bianco! Sul serio!

Se dicessi:”Ad Arua ero l’unico bianco”, in un certo senso non sarebbe proprio esatto.“Stasera in discoteca ero l’unico bianco” è esatto.Dall’amico a chi m’ha offerto una birra, da quello che se la voleva prendere con me a quelli che mi volevano con loro sul palco, sono stato colpito da intuizioni profonde. Ho danzato come gli africani, lavorando sul mio corpo, che è un pezzo di legno che sembra marcire rispetto al loro. Siamo diversi ma mi impegno. So che ne posso trarre guadagno a diversi livelli. La mia mente è stanca, il mio corpo ha scaricato. Sto bene ed è solo il primo giorno ad Oluko Parish.

42 ”La vita lontano da casa non è facile”.43 Infatti sono laureato in Scienze Sociali della Comunicazione Interculturale.

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Lun 22/05/0620.00

Avendo ieri mancato l’appuntamento di rendicontazione, avverto la necessità di scrivere di Florence, Eddie e tutti i loro orfanelli44. A parte il pranzo più buono mai gustato in precedenza, ho avuto i primi momenti di riflessione intima ed intensa a contatto con la realtà di Arua.Qui niente è problema, anche se i problemi sono ovunque. Gli africani con i quali sono quotidianamente in contatto, sono un popolo di gente che vive “in levare”, ecco uno dei tanti motivi per i quali, secondo me, stanno più avanti di noi.Termini di paragone a parte, oggi, nella nursery di Maracha45 e ad Aluma46, ho vissuto emozioni intense. Per la prima volta ho assistito a suoni, canti e balli tradizionali, in lingua locale, con monili locali. Sono veramente tante le cose che vorrei scrivere; qui la gente ha veramente bisogno di tutto, quando con “tutto” (bussano alla porta…è Lillian) intendo qualunque cosa degna di decoroso rispetto.A proposito di quell’uomo nero, anziano e saggio (incontrato oggi) che ha donato la terra sulla quale è stata costruita la scuola di Aluma: l’intensità del suo sguardo, la sua dignità, l’età avanzata ed una vita piena di esperienze. Spesso, di fronte a questa gente, ho la chiara percezione di come e quanto siamo diversi.

Mar 23/05/0623.49

Ho appena finito di chiudere la parrocchia. Qui la giornata è fatta di tanti piccoli momenti e non sai mai cosa t’aspetta. Per la prima volta qui in Africa sto notando quanto influisce il clima meteorologico sull’andamento della giornata.A pranzo dal Vicario e a cena dal Vescovo. Mail di mezzo e non solo.Parlando con i bimbi della parrocchia scopro tante cose di loro…e di me47.Le rane gracchiano continuamente, poi, come ora, all’improvviso smettono.Qui è tutto strano.

Mer 24/05/06 23.35

Input provenienti da ogni dove.Tutto, ma proprio tutto qui ha il suo senso.E chi lo deve sapere lo sa.Le impressioni della giornata si imprimono in attimi, in colpi d’occhio, in piccoli accorgimenti. Oggi ho visto un bimbo scalzo (come tutti), vicino ad un bimbo che indossava le scarpe con i tacchetti! Oppure un sorriso che riflette un cosmo.Qui vedi tanto. Certo, non si può vedere tutto, ma tutto quello che è diverso in un certo modo arricchisce, a scapito di qualcos’altro.Qui stanno sempre a ballà!

44 Florence, Eddie e gli orfani del “Good Hope Orphanage”. Vedi “Uganda & Tanzania 2006 – 10/02/06”.45 Maracha è una località a circa 40 km da Arua nella quale c’è appunto una nursery (scuola materna) ma anche un ospedale molto efficiente.46 Aluma Primary School, scuola elementare supportata dall’ASSOS. Vedi “Uganda & Tanzania 2006 – 08/02/06”.47 I bimbi in questione erano (ribattezzati da Angelo): Valentino,Gattuso ed Henry. Tutti orfani (tranne Gattuso che ha la madre), adolescenti, estremamente poveri, dipendono dalla parrocchia di Oluko, ma lo splendore dei loro sorrisi non è definibile a parole!

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Ven 26/05/067.45

La giornata di ieri ovviamente ha proposto molte novità: siamo tornati a Maracha, prima in ospedale, dove sono stato preso molto alla sprovvista (e la cosa non m’è proprio piaciuta, ma può accadere anche questo), poi alla nursery, dove hanno deciso di dedicarmi il nome della scuola, ma dove hanno anche deciso che mi chiamo “Stefano Eliso48”.Poi siamo andati ad Oleba Parish, che comprende anche dei laboratori tecnici di specializzazione, una Primary ed una Secondary School: qui la gente è povera, ognuno in modo diverso; qui la gente è ricca, ognuno in modo diverso.Battibecco con Fr Victor al ritorno, ma se va forte mente guida la macchina non è solo un problema suo, ma nostro. Comunque piccandosi dimostra qualcosa e dovrò prenderlo per come è.In serata lettore mp3 USB che manda a play il didjeridoo (doveva piacere per forza ed infatti…) ed in conclusione scacciapensieri siciliano.Sto bene, domani Angelo partirà.Sto bene e come sempre qui in Africa non so…

Sab 27/05/0615.36

Ieri la giornata c’ha visto partecipi all’inaugurazione della Primary School dell’orfanotrofio di Arua. È stata un’esperienza indimenticabile e quei bimbi, già così adulti, mi regalano delle emozioni indescrivibili. Ho incontrato altri bianchi italiani, mi sono esibito di fronte ad un pubblico speciale ed ho pranzato due volte.Non so se Dio esiste, ma di sicuro ascolta le preghiere della povera gente. Poco fa ho visto pregare un uomo e non posso credere che se Dio esiste non l’abbia ascoltato.Personalmente non credo in Dio (nella forma che ci hanno insegnato), credo nel Tao, ma sono un Mwzungu (lingua kiswahili, si legge “musungo” - uomo bianco) e le mie esperienze di vita non derivano da generazioni di schiavitù subita…Angelo in mattinata è partito da Arua, ora è a Entebbe e paradossalmente (come sempre) l’emozione più forte ieri sera c’è stata donata dai tre bimbi della parrocchia: Gattuso, Valentino ed Henry. Come fai a non amare questa gente? Come fai a non sentirti parte di questa terra?Eppure siamo profondamente diversi e si vede! Loro mi stanno donando molto ed io sento di fare poco; eppure il mio poco, per loro è molto.

Lun 29/05/068.00

Ho appena terminato di cagare: sono un paio di giorni che cago di continuo.Ieri sera ho avuto un’intuizione interessantissima che non ho annotato.Fr Victor ha caricato una gran botta alcolica ed è stato portato in camera, dai sui colleghi preti, a “quattro di bastoni”.In quest’istante m’è arrivato un sms di Judith49, hostess di terra dell’aeroporto di Entebbe…Ieri giornata all’insegna della comunicazione, ho incontrato tanta gente già conosciuta e questo posto inizia a sembrare qualcosa tipo casa. Non m’è piaciuto Padre Tonino Pasolini (comboniano italiano)50, forse è un po’ troppo pieno di se, tant’è che lo definirei “fondamentalista”. C’è poco da essere fieri, almeno secondo me, quando in terra straniera si predica una religione, un credo, 48 Qui la storia è lunga: Elisa, che era con me nell’ultimo viaggio in Uganda, rientrata in Italia ha inviato una lettera alla nursery, ma le insegnanti non sono riuscite ad inquadrare questo dettaglio e sono tutt’ora convinte che la lettera l’abbia inviata io e che il mio cognome sia Eliso. Parlando con loro (cercai comunque di spiegargli il mio vero nome), ho avuto modo di attestare che, secondo loro, ho sbagliato io nello scrivere il mittente della lettera in questione!49 Judith è la ragazza che ha seguito la pratica della mia valigia.50 Vedi anche “Uganda & Tanzania – 10/02/06”

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imposto con privazioni, sofferenze e schiavitù. È ovvio che questa gente è cristiana per convenienza. Qualcuno neanche lo sa (di essere cristiano per convenienza), ma per capirlo è sufficiente vedere le iconografie sincretiche afro-cristiane: sono come note che stonano in una melodia grossolana51.Nel pomeriggio invece bell’incontro con i futuri consumatori di acqua e corrente, nella parrocchia di Oluko. Ecco, cooperare è tante cose, come dicevo a Fr George, ed una è l’esperienza di ieri.Ho anche sentito casa ed in generale va bene. Credo che inizierò a limitarmi nel mangiare, sento lo stomaco emettere suoni gutturali e sono convinto che non vada bene.Ho interrotto la serie positiva che durava da tre settimane, ma sto bene, anche se l’acqua non arriva più ai rubinetti.

Quasi mezzanotte

Il lavoro qui procede, ed io, che c’ho il cagotto imperiale perché mangio troppo, a cena mi sono ritrovato con due insegnanti della Primary School di Aluma che sono venuti in parrocchia per mangiare con noi, altrimenti niente. Quando ti trovi in una situazione del genere smetti di pensare.Intanto ascolto la mia parte sinistra dell’alto ventre, emettere suoni mai uditi in precedenza.Queste sono le contraddizioni dell’Africa: le vivo in prima persona e qui fuori, in veranda, un prete, Dottore della Teologia Morale (tale è la qualifica di Fr Victor), russa e borbotta smaltendo la botta alcolica…ecco, ha appena scorreggiato.Qui ad Oluko, ma è una caratteristica che accomuna tutta la zona, nel silenzio più profondo riesci ad ascoltare tutti i suoni della natura. Ma come si può ascoltare il silenzio se ci sono i suoni della natura?È semplicemente l’ennesima contraddizione dell’Africa, eppure intorno a me, nonostante il baccano delle rane, sento tanto silenzio.I bimbi dell’orfanotrofio di Arua continuano incessantemente a donarmi emozioni senza misura. Torno a cagare.

Mar 30/05/0623.19

Dopo essere stato dai comboniani per iniziare i lavori di costruzione del didjeridoo (loro sono italiani e gestiscono una falegnameria), la mattinata è trascorsa in giro per Arua. Il pranzo è stato nella capanna di Gilda. Era la prima volta che pranzavo in una capanna vera di un vero villaggio africano. Ad un tratto, mentre ero nella “cameretta” dei bimbi (che non descrivo) avverto un treno di percussioni parcheggiato nei paraggi.Quando sono uscito per vedere, un gruppo di bambine danzavano e cantavano, suonando un contenitore di plastica con una bacchetta di legno o con le mani.Ho assistito ad una serie di eventi che vado a raccontare.Gattuso e Valentino, rispettivamente il figlio e l’amico del figlio di Gilda, mi hanno invitato a giocolare con tre limoncini, mentre alla mia sinistra, a circa 100 metri, queste bimbe stavano giocando. Ero seduto a terra ed ho iniziato a giocolare, azione che tradotta nel gergo africano significa che l’uomo bianco sa anche muoversi, fa qualcosa.Tutte incuriosite, le bimbe hanno iniziato ad avvicinarsi e con loro un seguito di creature, dalla neonata alla dodicenne.Bene, ho visto giocare le bimbe di fronte a me mentre suonavano il contenitore di plastica.Danzavano in cerchio oppure in coppia, partivano da lontano avvicinandosi al musicista (bambina di età compresa tra i 7 e i 10 anni), mimavano espressioni e movimenti come per dire “Non so, mi fido, sei libero”, rivolgendosi a qualcuno.Il loro baricentro era sempre basso!Si piegavano avvicinando il bacino alle ginocchia, poi continuavano a scendere fino a sfiorare terra.

51 L’immagine fissa che ho in mente è quella di un popolo di gente nera che adora iconografie bianche.

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Ci stavano dentro e ammirarle è stato sorprendente. Stavano giocando, eppure la dinamica sembrava appartenere ad un rito.Tutto questo mentre, ammirando seduto a terra, una marea di bimbi incuriositi, mi accarezzava le braccia, i piedi, le gambe, i capelli…E all’inizio muovevo 3 limoni…Così ho iniziato ad avvertire la giocoleria ad un livello più sottile: essendomi già esibito molte volte qui in Africa, ho ormai iniziato a dare per scontato certe cose, non perché le sottovaluto, ma perché le sento mie, almeno in questo periodo della mia vita di fronte a questa gente.Non mi chiedo “Ce la farò?” come faccio in Italia, ma vado e basta: qui è più che sufficiente fare poco, avere poco, parlare poco, osservare tanto.E proprio osservando, al termine del gioco (che è durato un paio d’ore!!!), sono intervenuto contraccambiando l’enorme dono che avevo appena ricevuto.Il resto può anche non essere riportato; la memoria qualcosa dovrà pur fare?

Mer 31/05/0622.05

Dico solo una cosa: qua fuori, ad Oluko Parish, stasera c’è il cinema (TV e videoregistratore)!Incredibile: generatore, luce elettrica, tanta gente!La giornata è trascorsa serenamente, un po’ all’africana, un po’ di fronte ad internet. Oggi ho battuto ogni record, superando le tre ore di connessione.Ovviamente poco fa, TV e videoregistratore, dopo aver osservato, li ho connessi io…Non è che l’africano non è capace è solo che non ha lo schema mentale di come si connettono i cavi…Non è colpa sua: i cavi sono un prodotto della nostra cultura e quindi rappresentano il nostro modo di pensare, che è diverso dal loro. È come quando loro vedono me camminare sulla strada: è ovvio che la mia andatura, sviluppatasi sull’asfalto sempre livellato, risulta goffa in queste strade e loro lo vedono! E lo vedo anche io semplicemente osservando gli altri.Giornata interessante; dall’Italia m’hanno inviato tanti compiti da svolgere e sono qui da solo. Non c’è possibilità di confronto (e sotto un certo punto di vista mi fa piacere), quindi i miei interlocutori sono necessariamente i preti della parrocchia, che si stanno dimostrando dei grandi. Sento che sto creando un gran bel rapporto con loro, fatto di tanti, tantissimi momenti.

Oggi ho i capelli all’africana, tutti mi dicono che sono “smart” ma anche che questo tipo di acconciatura, solitamente non è riservata agli uomini, ma è tipicamente femminile. A me piace e qui sento che nessuno mi giudica, quindi va bene così.

Ven 02/06/060.06

Non ho mai avuto uno spazio così tanto grande tutto per me in Africa. E me accorgo solo ora!Forse non è un caso; sia fuori che dentro sento di avere maggiore libertà di azione. Questo pensiero nasce poiché poco fa ho notato che la mia scrivania qui ad Oluko è tutta per me. E ce ne è anche un’altra, sempre tutta per me.Oggi ho cooperato in un modo nuovissimo, ma ho anche sentito il Tolo52 su MSN per il secondo giorno consecutivo: a Terni non lo incontro mai. Il mondo è veramente strano, ma quando sei in azione, mentre ne usufruisci, non te ne rendi conto. Poi ad un tratto ti torna il pensiero, accompagnato da un’intuizione. Ecco perché la mente dovrebbe essere sempre vuota.Fr Victor sta lungo e si picca di carattere, però va bene così.Qui t’annienti parecchio. Devi arrivare a cercare di non esistere, di essere invisibile.ORA, PROPRIO ORA, DA ORE, stanno cantando, suonando ed immagino ballando da qualche parte qui intorno. Sono tentato di andare a vedere. Quasi quasi…

52 Un caro amico di Terni.

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1.12

Forse il libro di Elisa influisce nel mio inconscio e quindi di fatto la sega mentale ce la costruiamo da soli53. Niente di più vero.Seguendo la musica, uscito dalla mia stanza, ho iniziato ad allontanarmi sempre più dalla parrocchia, solo, calzini e ciabatte, con la torcia cinese, sulla strada africana, bianco.È la prima volta che vedo la strada vuota per quello che, con questo buio, si può vedere. Ma si sente bene in questo buio. Tuttora stanno cantando, suonando e ballando nella casa del percussionista.C’ho pensato almeno 100 volte a tornare indietro mentre andavo; non arrivava mai e assumevo sempre più le sembianze di un bianco…almeno dentro, oppure no.Insomma, arrivo dopo un paio di km a piedi e non trovo la “strada” per entrare.Chiedo aiuto a delle voci, ero pronto a tutto.O forse a niente.Il ragazzo, semplicemente m’ha detto “Ok, andiamo che t’accompagno”.Arrivo, sorrido in quanto tutti ovviamente m’hanno notato mentre ballavano, suonavano e cantavano (ma tuttora stanno festeggiando, li sento forte e chiaro), quindi ho pensato alla festa: meglio di così a Supercrocio non poteva andare. Mi fanno accomodare su una sedia, s’avvicinano, mi salutano (le donne inginocchiandosi!!!) ed io rido e non ci capisco un cazzo.Il percussionista è qualcosa che viene dal basso…sembra ancora più basso.Poi Genesis s’avvicina, mi parla, io rido e dopo avergli chiesto se c’era da pagare un biglietto per partecipare alla festa, attraverso la sua risposta ho capito un po’ meglio dov’ero: stavano festeggiando un uomo, posto su un letto di fronte a me, completamente coperto da una coperta pesante (sembrava lana), morto. Era un funerale. Tutta la notte così, in alternanza con la quiete più assoluta, quella iniziata da poco.Anche la quiete parla e spesso ha molto da dire, come ora. È incredibile quello che ho visto. Ho parlato con il padre del defunto. Ho pregato da cristiano con lui e, allora, saper pregare da cristiano m’è tornato utile. È incredibile e lo ripeto. Erano tutti in festa, quindi felici, ed il morto era li, circondato da donne che si muovevano a tempo sedute vicino a lui.Il percussionista non è umano, non sto esagerando è solo che la nostra costruzione mentale di “batterista” è un po’ diversa dalla loro. “Batterista”, “percussionista” o come vogliamo, ma è diverso. Qui il suono è fluido e si sente da lontanissimo!Sono ad un paio di km, tra tutto c’ho messo un’ora. Incredibile. E poi solo, nell’oscurità, sulla strada…Come posso renderlo a parole? Tutto ha un senso e soltanto quest’esperienza vale il prezzo pagato per arrivare fin qui.E mancano sei giorni all’854…

9.50

La mattinata è iniziata presto ed ovviamente in modo strano. Andando verso Arua con il pick-up della parrocchia, abbiamo caricato sul cassone Fidenzio, un nostro amico.

Riprendo alle 12.37

Sono stato bloccato da una gran cagata!Dicevo di Fidenzio il quale, arrivati ad Arua, scendendo dal cassone ha fatto un botto che quando s’è tirato su continuava a non capire l’accaduto…Poi m’hanno portato in un posto dove c’era Miss Arua, che effettivamente è proprio valida ed infine, tornando in parrocchia, un tizio col border-border (biciclette taxi), ci ha tamponato. Ho visto tutta la scena poiché ero girato e non erano ancora le dieci del mattino!

53 Il libro in questione è “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita”, di Giulio Cesare Giacobbe. Me lo ha regalato Elisa prima di partire.54 8 giugno, giorno del mio compleanno.

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Ora sono rientrato da Ombachi55: il sogno del didjeridoo svanisce per diventare qualcos’altro.

22.50

Scrivo ora poiché essendo acceso il generatore ho garanzia di luce…Oluko Parish rispetto a Febbraio è abbastanza diversa, soprattutto per il fatto che abbiamo l’acqua corrente. Sembra un hotel, Hotel Oluko!Suona bene.Da un paio di giorni la sera collegano all’aperto TV e videoregistratore ed oggi c’è proprio il pienone! Saranno almeno 400 persone, quindi l’Hotel Oluko è anche Cinema Oluko. Credo che a breve s’attrezzeranno per la parabola ed internet con Fast Web.Sono stanchissimo, credo che tra poco andrò a dormire. Domani qui è festa nazionale56. Nel frattempo è sparito il cestino nel bagno ed il geco della mia stanza continua a farmi compagnia almeno da cinque giorni.

Sab 03/06/0622.47

Già dal mattino s’erano capite tante cose.Ora ho due didjeridoo in bamboo, ma questo non conta.I Carismatici che si sono dati appuntamento per tre giorni qui ad Oluko stanno esagerando.Danzano, cantano e ballano in continuazione, alternando momenti di riflessione, dialogo e silenzio.

Ho la fortuna di poterli vedere, di parlare con loro, di filmarli. Loro mi conoscono e mi rendono partecipe. È incredibile! Questa mattina la mia sveglia è stata un canto di almeno mezz’ora! E proprio poco fa ho suonato con loro! La percussione! E ci stavo dentro. A breve tornerò poiché sia a me che a loro è presa bene.

Da buon taoista credo fortemente nel non-agire, ma come credere di fronte all’energia che sprigiona questa gente agendo con la propria danza, con la musica e attraverso il proprio corpo?Sono fenomenali e siamo completamente diversi. Eppure lentamente sto conquistando la loro fiducia. Ora vado da Fr John, con il quale oggi ho trascorso praticamente tutta la giornata, poi nuovamente dai Carismatici.

Dom 04/06/0611.10

…erano le 1.50 stanotte quando sono rientrato in camera.Ero in chiesa, osservavo la preghiera dei Carismatici.Dopo l’estenuante danza, la quiete e la preghiera in riflessione…Uomini, donne e bambini insieme nella preghiera.Alcune persone, seppur presenti erano assenti.Altre seppur assenti, erano presenti.Il fatto è che ho partecipato alla loro preghiera, la preghiera dei Carismatici: la gente cadeva in trance come se niente fosse. Persone che, prese da movimenti non convenzionali, nell’apparente indifferenza di chi gli era vicino, a loro modo pregavano.Ho visto persone delirare di fronte a me. Io ero li, stanotte. Per loro è normale che in determinati riti accadano certe cose. Chi guidava la preghiera era rapito da un sorriso continuo in volto.Non c’è preoccupazione poiché c’è partecipazione: il rito è collettivo.Al termine della celebrazione sono stati fatti uscire tutti dalla chiesa tranne chi era in trance. A me è stato accordato il permesso per poter rimanere, ho avuto questo privilegio.

55 Ad Ombachi c’è una falegnameria gestita da comboniani italiani ai quali chiesi aiuto per costruire il didjeridoo.56 La festa dei martiri dell’Uganda che quest’anno coincideva con la Pentecoste cristiana.

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Ho visto i conduttori delle preghiere avvicinarsi ad uno ad uno a chi era in trance: a qualcuno sono state imposte le mani, qualcun altro è stato solo sfiorato, ma a tutti è stato dato amore per farli ritornare in loro stessi. In armonioso silenzio ho assistito a tutto.Piangevo.Terminata questa fase del rito, i quattro piloti delle preghiere (tre uomini ed una suora), in cerchio e per mano hanno pregato e cantato insieme per purificarsi. Poi uno di loro s’avvicina a me salutandomi. Gli chiedo se poteva impormi le mani. Mi risponde che lo avrebbe fatto, ma insieme ai suoi amici. Mi fanno inginocchiare di fronte all’altare.Iniziano.È un climax ascendente. Piango fino a sussultare. Intanto le poche persone rimaste in chiesa continuano o rientrano nella loro trance. Più forte diventa il canto/preghiera intonato per me, più sale la trance.La trance unisce coloro che ne partecipano.L’ho sentito sulla mia pelle.

Hanno pregato per me.Non c’è cosa più importante di cui ho bisogno qui ad Oluko. Soltanto questo pensiero mi faceva piangere. Hanno pregato per la mia famiglia e per una mia vita serena…Al termine ero in lacrime. Sorridendo m’hanno detto che ero stato purificato. Lo sentivo, lo so.In lacrime li ho abbracciati e ringraziati. Con la mia torcia, sbarellando, tornando in parrocchia dicevo:”Ma de che stamo a parlà?”, intendendo che non conto niente, o almeno così mi sembra.E sto bene come non mai.Oggi li ho nuovamente incontrati. Li ho ringraziati.Loro sanno. Io non so. Erano le 1.50 quando, rientrato in camera, ho suonato il bamboo didjeridoo.

Lun 05/06/0623.38

Interessante il dialogo di ieri prima di pranzo con Sister Janrose, la Sorella che guidava il rito sabato notte. Ha saputo guardarmi dentro dall’esterno. Ovviamente mi sono commosso, ma sono felice di averlo fatto e sto bene.Oggi giornata a Nebbie. Mentre eravamo in viaggio per il ritorno ho pensato che “mai dire mai” è un’affermazione più sottile e, in un certo senso più vera, di “io mi chiamo Stefano”.“Io mi chiamo Stefano” è di per se un’affermazione vera nello spazio e nel tempo, ma per sua natura, è statica.Qui/adesso (io mi chiamo) e quindi li/ieri o la/domani, riferite ad un oggetto o ad un individuo, sono affermazioni precise, non soggette a mutamento: infatti io, in assoluto, ovunque sarò, mi chiamerò sempre Stefano.Il concetto di “mai dire mai” invece è per sua natura mobile, mutevole, elimina di fatto il “sempre” di “io sarò sempre Stefano” (o meglio “il mio nome sarà sempre Stefano”), ponendo il mai (nulla, vuoto, luna, femminile) in un gioco logico/sintattico.Il “mai dire mai” ci rende consapevoli e quindi attenti, aperti e recettivi a qualunque evento, poiché, non aspettandoci niente, siamo pronti a ricevere tutto.Un moscerino m’è entrato ora in naso, ma forse è una zanzara attratta dalla torcia.Il mio stomaco continua a soffrire, ma forse ho capito che è l’acqua del pozzo.Ecco perché “mai dire mai” ad un certo livello esclude tutto il resto ed è sufficiente a tutto.Domani altra giornata che cercherò di affrontare con l’atteggiamento di “mai dire mai”, anche perché “io mi chiamo Stefano” mi racchiude in me stesso che, seppur infinito, senza esperenziare non sarei arrivato a tali congetture. Sto bene ed ho bei libri da leggere57.

57 Oltre al libro di Giulio Cesare Giacobbe avevo con me “Il Vecchio e il Mare” (Hemingway, regalo del mio amico Mauro), “Gli Aborigeni Australiani” (di Vittorio di Cesare) e “Il grande libro dello Zen” (di Wong Kiew Kit, Gran Maestro Shaolin).

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Mer 07/06/060.15

E così sei nato/a il 06/06/06?Stamane a Maracha ho visto i bimbi della nursery giocare all’aperto. Era la prima volta. Allora ho giocato con loro.È facile: basta la presenza.Poi ad Aluma ho capito un po’ meglio casa significa avere fame. Soprattutto perché l’ho capito conversando con William, maestro della scuola, nostro referente, mio coetaneo. Allora quando è così cambia tutto.Poi in serata, praticamente poco fa, dialogando sotto le stelle, illuminati dalla luna crescente, sono arrivati due ragazzi che hanno iniziato a parlare in lugbara (lingua locale) con Fr John. Eravamo noi quattro. Dopo un po’ Fr John mi dice che la moglie di uno dei due ha le doglie.Il fatto è che poco prima che arrivassero i due ragazzi, con Fr John stavamo parlando proprio in merito a quest’argomentazione, così lui, con la tipica calma africana, ha accettato di dare un passaggio a questa gente in ospedale dopo essere passati a casa loro per prendere la futura mamma.Inoltre, poiché conversavamo sulla maternità e lo stato d’attesa prima dell’arrivo dei due, l’evento è apparso come un chiaro segno del destino.Siamo partiti e, dopo un po’ molto di strada africana che stavamo battendo noi con la macchina per la prima volta in quel momento, realizzo che quei due avevano fatto tutta quella strada a piedi nel buio…Al nostro arrivo alla capanna, un uomo ci stava attendendo con la buona novella: la creatura è nata e non ci sono state complicazioni nel parto.E così sei nato/a il 06/06/06.E così vivo alla “mai dire mai”.

Mer 07/06/0623.40

Era da tanto che volevo scrivere dello sguardo con cui la gente mi osserva quando passo con la macchina sulla strada che porta da Oluko ad Arua.Non saper definire uno sguardo significa non avere idea di ciò che ti sta intorno. Ecco, questa è la prima impressione. Poi però ti accorgi che il nero quando ti vede passare non ti guarda con lo sguardo incazzato come si può pensare. Semplicemente ti osserva. È importante notare questa cosa, poiché le relazioni cambiano.Quella che prima è la sega mentale di chi ha paura di approcciare perché pensa che il nero è incazzato, si trasforma in “presa bene” nel dialogo, nel contatto con la gente.Oggi ho giocato con i bimbi di Oluko. Sono i miei vicini, prima o poi doveva accadere. Ho anche “pregato” in chiesa suonando le percussioni. Ovviamente sono stato attratto dai canti e dai suoni. Bene, s’avvicina il mio compleanno e nonna Rita al telefono m’ha detto “Sembra ieri!”58.

È importante!Sono affermazioni che assumono un valore totalmente diverso qui in Africa. Erano più di tre settimane che non sentivo nonna.È importante.Poi Joyce non l’ho capita, però ho capito che sono limitato. A volte sento di non meritarmi questo posto. Qui è tutto estremamente complesso, seppur semplice.In sostanza credo che se questa gente vive scalza un motivo ci deve pur essere.Li vedo continuamente maneggiare con eccellenza qualunque strumento in qualunque circostanza: non voglio credere che non siano arrivati a costruire la scarpa. Forse ci sono della cose che non posso capire e che per loro sono talmente naturali che non me le sanno spiegare.Credo che sia così, poiché so che ci sono tante cose che non riesco a capire.Ma oggi ho capito una cosa importantissima: ASPETTA.58 Mia nonna, da sola, è riuscita a chiamarmi al telefonino Ugandese da casa sua!

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“Aspetta” significa tante cose, ma la più semplice è “non avere fretta”. In sostanza è “vai piano”, “con calma”, ma capire il concetto di “aspetta” è una consapevolezza importante. “Aspetta” è non-agire, quindi al massimo “osservare”. Già, quello che fa la gente quando passo in macchina.Però ora non mi sembra più incazzata.L’orologio, ironia della sorte, segna “0.00 Gio 08 Giu”.È l’inizio di un nuovo anno. In qualche modo va bene così.

Gio 08/06/0618.41compleanno mio

La giornata è iniziata percependo le percussioni quotidiane del mattino in modo diverso.Annunciavano la giornata in mio onore.Erano le sei. Alle sette, Messa per santificare la giornata. Ogni giorno è un dono e probabilmente oggi l’ho capito meglio. Poi ad Arua, tra canti e biglietti d’auguri, tipici qui in Africa, la parrocchia di Oluko m’ha regalato due caprette, filmate, che gusteremo a breve.I miei capelli sono stati acconciati “african style”. Ora fuori c’è gente che m’aspetta per festeggiare il mio compleanno, dagli orfanelli agli anziani del villaggio.Ancora c’è quiete, anche se si vede, è evidente che tra poco inizierà una festa. È la mia prima festa in Africa ed è la mia!La mia famiglia e chi mi vuole bene m’ha contattato, ma credo che sia sufficiente anche solo un pensiero.

Ven 09/06/06 1.15

Sono in mutande. Stanchissimo.Sono stato accolto da canti intonati da orfani.Mi sono esibito di fronte alla comunità. C’erano tutti, anche mia sorella che m’ha chiamato al telefono. Mi ha fatto molto piacere sentirla, lei stava più a palla di me!Mi sento come se non avessi fatto, eppure ero emozionato come prima di una festa di Supercrocio.Tutti sono stati felici. Fr John dice che i commenti sono positivissimi. Mi fa enorme piacere sapere che la gente si sia divertita. Ovviamente vedo la festa di stasera, il mio compleanno, sotto diversi e molteplici punti di vista.Mi hanno accolto battezzandomi ufficialmente attraverso Fr Protasio e Sister Lilly, con il nome di Ayiko. Ayiko significa “full of happyness”, ovvero “pieno di felicità”.Il valore di questo battesimo è come mi percepisce la gente: il mio compleanno è stato qualcosa di veramente strano, di cui ero protagonista. Non mi sapevo muovere nella formalità dell’evento e sia Fidenzio (quello del capitombolo dalla macchina) che Fr John m’hanno aiutato alla grande per sostenere l’etichetta. Sono stanco e sto bene. Ho cagato quattro volte oggi, anche poco fa.A Terni c’è gente che mi vuole bene. Qui pure, penso. Anzi, a modo loro, sono sicuro che mi vogliono bene.C’erano tutti, anche se mancavano un po’ di persone, ma “tutti” è assoluto e quindi non esiste.Ho i capelli ancora acconciati.Domani Nicholas e Vincent (due amici) mi porteranno un coniglio a testa.A cena le due caprette…erano squisite.Tutto è andato alla grande! I bimbi hanno cantato e danzato per me ed io ho donato loro i palloncini che si manipolano (3 giorni per prepararne a sufficienza – sono spariti in pochi secondi!).Non so come comportarmi. Non so se devo pagare qualcuno. Non so, ma da oggi qui sono Ayiko, questo lo so.Ho appena visto le foto della serata. Pensavo molto peggio, non davo tanta fiducia…e invece gli

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africani mi hanno meravigliato anche questa volta.Ora sono 28, sono stanco ed ho festeggiato un compleanno da gran signore. Sono felice e me ne vado a dormire.Prima, per festeggiare anche con casa, ho bevuto un po’ d’acqua di Terni, quella del rubinetto di casa mia. Ne porto sempre un po’ in una bottiglia quando vengo in Africa: serve per sentirsi un po’ più a casa.Non ho parole, neanche in italiano, per dire grazie a tutti. C’è gente che s’è fatta un gran culo per organizzare questa serata. Si, ok, per loro è normale, ma io, che vedo da fuori, interpreto secondo il mio schema mentale e, in tanti, hanno collaborato per me.A me sembra troppo, ma se mi metto nei panni loro, probabilmente chi fa troppo sono io.Com’è tutto estremamente strano qui!Ora vado a dormire che la zanzariera m’aspetta.Buona notte e tanti auguri di buon compleanno.

Sab 10/06/060.00

Ho trascorso una giornata didattica in compagnia di Fr John e Sister Lilly. Lei mi ha spiegato che il dono che ho ricevuto da Mosè per il mio compleanno (la sua chioma bianca) si fa soltanto a chi ha dimostrato di meritare l’augurio di arrivare ad avere una chioma bianca come la sua.È un concetto che ci sta! Il fatto è che i capelli bianchi qui li ho visti solo a Mosè e ad un altro ad Arua. Quindi l’augurio è anche cosa rara da queste parti.59

La gente è meravigliata dal mio senso del ritmo. Sono increduli di fronte al fatto che per ben due volte ho suonato le percussioni in chiesa con loro mentre pregavano. Il fatto è che non ci credo neanche io! Ero li, l’ho fatto, soprattutto sabato con i Carismatici. La seconda volta m’hanno incitato loro a prendere la percussione!Addirittura io credo di non saper suonare il didjeridoo, a volte.Se ho stupito gli africani con le percussioni, che non ho mai suonato, forse un giorno potrei stupire gli aborigeni con il didjeridoo.Qui comunque gli africani li ho stupiti anche con il didjeridoo. E con la giocoleria. E con la giocoleria luminosa. E con le carte piacentine. E con il marranzano di Sicilia. E con il canto armonico. E con la mia felicità. Ayiko infatti, che si scrive così, è proprio “full of happyness”.Loro, anche loro, mi vedono così. Io non lo vedo. Io vedo che è normale. Ma vorrei vederla la mia felicità. Vorrei non parlare. A volte vorrei essere invisibile. Presente ma non presente.Ma uno perché fa le cose? Ed inoltre: se fai le cose senza la consapevolezza di quello che fai, perché le fai? Se proprio devi agire fallo con cognizione di causa. Quindi, dato che “non fare” è abbastanza difficile (almeno nella sua totalità) limitati a “fare il minimo”, anche se so che tale affermazione è soggetta ad interpretazioni paracule.Bisogna che anche io impari un po’ meglio a non parlare, anzi, era da tempo che ci pensavo: dovrei smettere proprio di pensare (c’è anche il gioco di parole).In serata ho chiesto spiegazione di cose che non capivo della cultura africana: perché mentre io mangio, la gente mi guarda? S’è verificato anche ieri sera, ma è successo in tante altre occasioni.Insomma, praticamente sempre, mangio tutto il ben di Dio di fronte ad una marea di bimbi.Stasera ho chiesto spiegazione ed è arrivata chiara e logica, ma è stata una lunga conversazione con Fr John. Praticamente ho solo ascoltato e, le cose, cambiano anche in Uganda, soprattutto oggi che ho scoperto essere il “Heroes Day”, giornata nazionale di festa (…di festa nazionale: inizio a scrivere come penso, in inglese, ma mi accorgo anche di pensare in inglese da un po’ di giorni), giunta al suo quarantesimo anniversario.Scrivo a manetta e tante cose non le avevo mai scritte.59 Il concetto che voglio esprimere è che essendo la vita media in Uganda intorno ai 50 anni, normalmente la gente non arriva ad avere i capelli bianchi. Mosè infatti è fortunato poiché ha superato i 70 ed è per questo che è chiamato “Helder” (anziano) ed è considerato saggio. L’augurio di arrivare ad avere la sua chioma bianca è segno di grande rispetto nei miei confronti.

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Forse m’avvicino a questa felicità, forse sto entrando nel personaggio di Ayiko.

Dom 11/06/060.03

Oggi c’è la luce ma non c’è stata l’acqua.Ho avuto una serie di pensieri che in serata, contemplando il cielo e la luna quasi piena, si sono trasformati in intuizione.“Non importa quello che fai, ma come lo fai” è proprio un’affermazione seria.Oggi pomeriggio ho dormito e, non ostante ciò, ho ancora un bel sonno.La terra d’Africa pone mente e corpo a dure prove. E credo anche lo spirito.Per loro è tutto normale, talmente normale che non si danno spiegazioni perché non le cercano.Tecnicamente “non si pongono il problema delle cose”. Forse è per questo che ridono, ballano e cantano continuamente. Per loro è così e non si pongono problemi. Quindi qualunque cosa fanno, la fanno col sorriso. Il loro modo di fare le cose tende a farli stare bene. Ecco perché non è importante quello che fai, ma come lo fai.Stasera sto col pulloverino, è un po’ freschetto ma si sta gran bene. Un giorno vorrei scrivere del cibo africano, in particolare della frutta. Era tanto che ci pensavo. Soprattutto il mango. E l’ananas.

Lun 12/06/060.49

Da stamane in ordine per come me lo ricordo: il treno di percussioni non è mancato all’appuntamento60, entrambe le volte, ma mi sono ufficialmente alzato suonata la sveglia (anche di domenica!). Kit da barba alla mano, vado in bagno e l’acqua (che è vita!) è finita.“Fantastico!” penso, aspetto, faccio barba e Pa Thuan Chin…fino al quarto61.Colazione con chapati62 e nutella, il desiderio realizzato. Poi Maracha, ma, per salvarmi dalla Messa celebrata da un nuovo reverendo che per la prima volta si esibiva nella sua parrocchia d’origine, ho chiamato Pilar, la ragazza spagnola che lavora nell’ospedale di Maracha, con la quale ho trascorso un paio d’ore. Poi vado a Messa. Erano al sacramento della comunione.“Ok”, dico a me stesso, “è fatta”...Dopo un’ora e un quarto siamo andati a pranzo!Consumato il primo pranzo, quello riservato a pochi (è sempre così, fa parte della cultura africana; è interessantissimo e me lo sono fatto spiegare), c’è stato lo spettacolo.Bene, l’intrattenimento di oggi era tipicamente africano. Intendo con balli, canti e suoni, ma anche con maschere, travestimenti e partecipazione di massa.M’hanno coinvolto nella danza donandomi un bastone piumato (non era la prima volta, mi era successo anche ad Aluma). Tutti hanno riso, ma non sono ancora riuscito a farmi spiegare il significato. Poi dal centro della danza sono stato trascinato fuori, per poi successivamente rientrare, almeno tre volte. Allora ho chiesto perché.È fondamentale: dal centro esci, correndo e danzando. È come se simboleggiasse l’uscita dal gruppo per cercare se stessi. Poi rientri, nuovo.Allora vedi la gente che esce e rientra ballando, i musicisti (percussionisti), la suora nera enorme vicino a me che ballava elegante e sinuosa…Ho visto cose belle.Ah, dimenticavo: durante il secondo pranzo, terminato il mio giro di buffet, con il piatto pieno ho chiesto a voce alta a Fr John:”Father, fork?”63. Hanno iniziato a ridere tutti: oltre ad essere l’unico

60 È bene chiarire che il “treno di percussioni” non è altro che Bernard Abiri, il custode della parrocchia, che tutte le mattine alle 6.30 dà il buon giorno al villaggio (e alle 7.00 annuncia l’inizio della Santa Messa) attraverso la vibrazione sublime emessa dalle sue percussioni. È uso comune nella zona di Arua annunciare il buon giorno in questo modo e, col tempo, facendo attenzione, ho imparato anche a riconoscere il suono di altre sveglie, proveniente dai villaggi limitrofi.61 Fino al quarto Pa Thuan Chin: l’esecuzione completa è composta da otto.62 Il chapati è fatto con acqua farina e sale, molto simile ad un incrocio tra pizza bianca e piadina. È un alimento originario dell’India. Il chapati preparato da Joyce non ha rivali in tutta l’Uganda!63 “Padre, la forchetta?”.

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bianco, chiedo pure la forchetta…64

Tornando, abbiamo incontrato nell’oscurità le White Ants, formiche bianche. Hanno le ali e sono enormi, lunghe almeno come il dito indice. John Kennedy (!), un seminarista in macchina con noi, ne prende una, gli stacca le ali e davanti ai miei occhi la mette in bocca, masticandola ed ingoiandola. Ancora viva! “È tosta” ho pensato, non sapendo se mi riferivo alla formica, alla situazione o alle percezioni che stavo avvertendo.Passando poi allegramente di fronte all’internet point dei miei amici neri che erano anche al mio compleanno, sono stato fermato da loro (m’hanno chiamato al cell.), poiché avevano il regalo per me: i sandali africani fatti col copertone delle macchine, moto, tir eccetera.Mi stanno, sono belli e, dicono loro, indistruttibili. Tutti mi dicono che durano 5-10 anni!Rientro ad Oluko, cena e chiacchierata costruttiva con Fr George e Fr John. È importante, serve.Giretto con Fr John al chiaro di luna piena. Due parole seduti e arrivano gli altri che erano stati a vedere la partita Angola-Portogallo.Vanno tutti a dormire, suono il didjeridoo. Emozioni. Penso che va bene così, anche se non riesco a capire come va. So di non aver scritto tante cose poiché non me le ricordo. Comunque ora sto scrivendo. Cià.

Mar 13/06/061.03

A distanza di due anni chi l’avrebbe mai detto che l’Italia avrebbe vinto due a zero contro il Ghana?E che sarei stato in Uganda?A distanza di due anni sono tornato al bamboo, proprio come all’inizio. Stasera pausa, ma l’ho pensato molto. Sono stanco, tanto. Tutto bene, la giornata è stata interessante e l’Africa è proprio bella! I mondiali sono iniziati per l’Italia proprio oggi che sono due anni che ho incontrato il didjeridoo. È una bella data e sono già due anni.65

9.37

Mamma mia quanto ero stanco stanotte! Oggi c’ho pensato almeno tre volte prima di alzarmi, poi alla fine ho finito di leggere il libro di Giulio Cesare Giacobbe.Ho notato con estremo piacere che il geco non m’ha lasciato solo come credevo, ma s’è spostato dal muro alla lampada. Oggi è il mio ventinovesimo giorno in Africa ed il giro di boa sarà alle 3.00 a.m. del 14/06.Prima di scendere dal letto, la mia mente s’è chiesta, nel concreto, cosa farò una volta in Italia.Io so cosa vorrei fare: il non fare taoista.

Mer 14/06/06 0.10

Sono stato lontano, a Riki, ma nell’entroterra. Non c’era la strada e dovevamo ugualmente arrivare ad un nucleo di capanne per portare in ospedale due donne.Ero stanco, ma sono andato. Ho dormito in macchina da Riki all’ospedale di Kuluva.Ho sognato di continuo. Non è la prima volta che mi accade. Soprattutto in macchina. Il mio flusso di pensieri tende a qualcosa durante questi sogni.Nel nucleo di capanne la gente era “vestita” con i peggiori abiti mai visti fin’ora in Africa. I bimbi erano nudi. Tutti. Chi non era nudo aveva gli stracci. Ma con dignità.Le donne anziane avevano segni sul viso; chiedo a Fr John e mi risponde che sono decorazioni di

64 E comunque aprendo la mano e movendola come se facessero “ciao” m’hanno risposto ridendo a crepapelle:”Natural fork”.65 Il 12 giugno 2004 infatti acquistai il mio primo didjeridoo e, ironia della sorte, era in bambolo, proprio come quello che mi sono costruito ad Oluko.

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iniziazioni, come i cavarsi i denti e la circoncisione.Erano lì, iniziate da anni ed hanno incontrato me per portare in ospedale due di loro.Una ha anche vomitato in macchina. Ma con dignità, il che è difficile da spiegare.Se mi fermo a pensare a quante esperienze faccio durante la giornata non posso fare a meno di dirmi che è incredibile.Ho visitato il mercato di Riki ed ho bevuto la birra tradizionale locale con loro. Si beve da un calderone, succhiandola con una cannuccia naturale. È un bastoncino di legno, fino e cavo naturalmente (tipo didjeridoo, ma delle dimensioni di una lunga cannuccia) con una retina al termine che serve per maneggiare la bevanda. Si beve insieme, quindi ho bevuto con loro. E poi gli odori del mercato…”A-fri-ca - A-fri-ca” mi viene da pensare: è normale che qui la vita ha un valore diverso da quello che gli attribuiamo noi in Europa.Ho realizzato oggi, per un momento, il fatto che vanno scalzi. Ma quanti problemi non si pongono?Ho realizzato che siamo diversi dentro, a livello di organismo, metabolismo, tanto quanto lo siamo nel colore della pelle, fuori.Qui è tutto diverso, inimmaginabile.Io stono sempre, ovunque.Mi vedono da ogni dove, non passo mai inosservato, spavento e desto curiosità.Oggi è piovuto e i tank66 si sono riempiti. È importante, eravamo senza acqua da quasi una settimana, anche se a me non la fanno mai mancare.Da noi non sarebbe così e questa cosa mi fa riflettere tanto.E la vita va…

18.24

In sostanza voglio scrivere del fatto che ad ora, oggi, ho pranzato due volte ed ho dovuto bere una birra a stomaco vuoto prima di pranzo.Sono stato con Fr John Sabo, parroco della cattedrale di Arua.Il primo pranzo, condiviso anche insieme a Fr Kasto, Vicario del Vescovo di Arua, è stato ok.Dopo pranzo siamo stati in un piccolo villaggio nella parrocchia di Adumi, a 6 km dal Congo.Lì la gente è poverissima, eppure m’hanno offerto un’altra birra ed un altro pranzo.Erano le quattro del pomeriggio. Ho provato a far capire loro che ero pieno, che non c’era bisogno, ma per loro è irreale che l’ospite non accetti l’invito a tavola. Ovviamente Fr John Sabo ed io abbiamo mangiato mentre gli altri ci guardavano. C’erano Enzama, il tipo che ci ha ospitato e un anziano che ha mantenuto il silenzio. Poi ai saluti, l’anziano si mette a parlare italiano e pure bene!Le sorprese non finiscono mai e, siccome mi sentivo colpevole per aver provato a rifiutare il loro invito culinario, ho lasciato loro del denaro67.Sono proprio poveri lì. I bimbi vanno con gli stracci proprio come quelli di Riki, il posto che ho visto ieri. Eppure per me hanno preparato un pollo e dell’insalata con pomodori e patate. Tutto ovviamente squisito.L’Africa è difficile da capire, soprattutto se si è soli. Ma da solo alla fine la capisco meglio che in compagnia. Lo vedo. Certo, mi mancano le riflessioni da condividere con qualcuno, ma in definitiva va bene così.Torno ad Oluko e sento il famoso treno di percussioni. Chiedo a Valentino, il ragazzo di qui e mi dice che c’è un funerale, nello stesso posto dell’altra volta. Ascolto e suono il didjeridoo “sotto” al treno di percussioni.Poi dalla chiesa arrivano urla simili all’isterismo. Chiedo a Fr John che nel frattempo è tornato e mi dice che sono i Carismatici, gli stessi dell’altra volta.Intuizione momentanea: se agisci significa che non hai capito.A breve andrò dagli orfanelli di Domitilla. È sempre un’esperienza con loro.

66 Grande raccoglitore di acqua piovana.67 È stata la prima ed unica volta che ho donato denaro.

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Cenerò con il Vescovo della Diocesi di Arua.

Gio 15/06/0612.06

Dimenticavo un paio di cose di ieri: quando la povera famiglia del secondo pranzo mi ha donato quattro manghi enormi dicendo che avrebbero in questo modo suggellato la mia visita, ho sentito dentro qualcosa che m’ha spinto a privarmi di un po’ di denaro. Non m’era mai successo prima, ma la povertà è una delle migliori insegnanti.Tornando in città, la strada era piena di gente che correva. Per km ho incontrato una fila di gente che correva con scarpe, ciabatte, sandali oppure scalzi. Sembravano tutti Forrest Gump, correvano proprio come lui, apparentemente solo per correre.Poi cena col vescovo da Domitilla e i suoi orfani.C’erano tutti. Sono 200.Quando siamo arrivati erano circa le otto, era buio e stavano pregando. Mi sono messo lontano di fronte a loro. Ovviamente loro pregano cantando e ciò che ho visto m’ha commosso.Erano sparpagliati ma in ordine e nessuno andava fuori tempo.Sembravano Angeli, anzi credo proprio che lo siano.Le loro voci, quel coro, è entrato tanto profondamente dentro me. Ho pianto ma eravamo lontani, era buio e non si vedeva. Al termine tutti intorno a me. Una marea di sorrisi, denti bianchi, manine e voci che mi hanno circondato. In quei momenti è più che sufficiente respirare, il resto viene da se. Abbiamo improvvisato qualche canzone. A loro sono piaciute e, poco prima di iniziare a cenare, ho giocolato per loro col diablo luminoso. Sento che mi vogliono bene.È proprio vero che sembrano Angeli.Sono tutti orfani eppure ciò di cui la vita l’ha privati, a loro non interessa. Vivono insieme, soffrono insieme, fanno comunità. Pregano cantando insieme. Se Dio esiste ha l’obbligo di ascoltare i Suoi Angeli di Arua.In certi momenti non so più cosa pensare, a cosa credere, o meglio, se è il caso di pensare o di credere. Non credo nel Dio cristiano, ma se esiste, sono sicuro che ama tutte le Sue creature. Ma non può amarle tutte allo stesso modo, è assurdo. Non può amare gli orfani di Arua come ama un politico occidentale furfante, corrotto e avido. No, Dio on può amare tutti allo stesso modo, altrimenti non sarebbe giusto. Lui ci ama in funzione di quanto noi amiamo Lui.La notte è trascorsa e questa mattina mi sono alzato alle undici. È la prima volta, ma dopo 31 giorni d’Africa mi sento stanchissimo, appesantito.Ho ascoltato, grazie alla penna USB, Franco Battiato: mesopotamia, fisiognomica, la cura e l’ombra della luce.Ho bisogno d’energia per vivere questa esperienza in modo sempre più sottile…Franco B. è uno che sa come colpirti dritto nel cuore. Ed anche oggi, con me l’ha fatto.

Ven 16/06/0623.12

Praticamente ieri sono stato sempre ad Oluko. Anzi, senza praticamente.Poi ho incontrato dei giovanotti a bordo campo (c’è un “campo da calcio” qui vicino) con delle zappe, così ho mostrato loro come tenere una zappa in equilibrio sul naso o sulla fronte.Anche quando decido di non fare niente, qui in Africa qualcosa faccio ed è pure interessante.Poi ho deciso di iniziare a smettere o ad interrompere…tipo di mangiare. Sto scoppiando!Con la storia che sono l’ospite, dopo un mese non ce la faccio più!Oggi invece, dopo aver visitato la parrocchia di Adumi (piccolo villaggio privo di tutto – vedi mercoledì 14/06/06 18.24) sono stato in Congo. Ho attraversato illegalmente il confine. Non è la prima volta che entro illegalmente in uno stato qui in Africa68, ma anche questa volta (che è stata

68 Vedi “Uganda & Tanzania 2006 – Sab 25/02/06 1.20”

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molto più sicura dell’altra – vedi 24/02/06) è andata bene.Poi ho accompagnato una donna in ospedale ed ho fatto tante altre cose che non ce la faccio a ricordare. Sono proprio stanco! Subito dopo pranzo spesso mi trovo in macchina e m’addormento ormai sempre. I loro ritmi sono sostenutissimi per me e il caldo del primo pomeriggio per un mwzungu è veramente troppo.In lontananza, proprio ora, canti e musiche.Questo è il popolo del festone!

Dom 18/06/060.49

ITA-USA: 1-1La giornata è stata impegnativa e interessante, ma la cosa che più mi ha intrigato è stato cagare poco fa al buio completo: non essere in grado di distinguere la differenza tra occhi aperti e occhi chiusi.Qui il buio è proprio buio.Nel pomeriggio ad Arua c’era il “Festival di Gesù” ed ho incontrato un po’ di orfani di Domitilla, i miei Angeli. Erano dietro di me, in silenzio attendevano. Sento che gli piaccio, sento che mi vogliono bene. Il loro affetto è ninfa vitale. È meraviglioso.

23.06

Giornata tipicamente africana, come ogni domenica del resto.A Riki duecentosettantasei giovani sono stati cresimati e due coppie si sono sposate. Balli, canti, musiche e intrattenimento di Supercrocio che qui è meglio conosciuto come Ayiko. Mi piace la cosa e, ovviamente, la batteria della telecamera è finita mentre mi stavano riprendendo.Non sto collezionando neanche una ripresa decente degli intrattenimenti che attuo qui in Africa.Inizio a chiedermi se siano dei segni: se fosse così è inutile continuare a provare.Per farmi riprendere bene, in modo decente, incorro in molteplici difficoltà, come per esempio spiegare l’utilizzo di una telecamera digitale ad un prete africano, oppure dove posizionarsi per fare le riprese. Sembrano stronzate, ma se per noi è scontato e chiunque riuscirebbe a farlo con un po’ di pratica, qui è proprio difficile.Comunque sono molto soddisfatto poiché il rapporto che sto intrattenendo col Vescovo (e quindi la relazione tra la Diocesi di Arua e l’associazione che rappresento) è favorevole.

Lun 19/06/0623.35

“Sono le 20.03 del 19/06 e mi trovo nell’ospedale di Arua. Non si può immaginare.Fr Protasio, Mama Lucy69 ed io siamo in una stanza dell’ospedale. Non mi sento bene ma non siamo qui per me. Mi accorgo solo ora che Mama Lucy, la quale vedo dal primo giorno che sono ad Oluko, porta i segni sul corpo di chi è stato iniziato.Protasio non sta bene e lo assistiamo. È tosta.È affetto contemporaneamente da malaria e tifo. È veramente tosta.Sta progressivamente perdendo memoria, anzi, non ricorda più niente.Cooperare per lungo tempo, da solo, in qualunque luogo, significa che come chi ospita è a completa disposizione dell’ospitato, così chi è ospitato, nel momento del bisogno deve mettersi a completa disposizione di chi ospita.Fr Protasio si sta lamentando mentre Fr George è ad Oluko e tornerà con qualcuno che si fermerà qui tutta la notte.Io sto scrivendo sull’agenda e riporterò tutto sul Moleskine (che preferisco comunque chiamare “quadernino”) appena potrò.

69 Mama Lucy è un’anziana saggia, perpetua della parrocchia di Oluko.

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La giornata di oggi è veramente tosta! Eppure ci sto dentro.

Non è facile l’ambiente dell’ospedale africano, pieno di gente che non ha i soldi per le medicine e non solo. Fortunatamente prima di partire da Oluko ho preso cautele per il peggio…”

Ed ora, in camera, rifletto sul mio malessere di questi giorni70, che a confronto di ciò che ho visto oggi è pressoché niente.E la vita va mentre ne ricerco un seppur minimo senso.

Mer 21/06/060.42

GIORNATA MONDIALE DI MEDITAZIONE CON IL DIDJERIDOO71

So che la farò, magari non al tramonto come prescritto, ma in giornata avrò modo di meditare con il didjeridoo in bamboo.Oggi è stata la giornata più difficile da quando sono arrivato. Ma è comunque un parere molto soggettivo e, a pensarci bene, non è stata poi tanto male.Fr Protasio è un vegetale ma dicono che hanno visto di peggio.Ieri, trasportandolo in braccio dalla sua stanza alla macchina, ha urtato un braccio e s’è tagliato.

In auto gli ho tamponato la ferita ed in ospedale spostandolo, da una posizione all’altra, gliel’ho anche toccata con la mano. Non sarebbe niente di particolare se Fr Protasio non fosse affetto da H.I.V. Ebbene si, questo è il risultato dell’analisi del sangue.

Quando Fr George me l’ha riferito in mattinata mi sono congelato.

In questi giorni non mi sento bene, sono carico di cose importanti da fare per conto dell’associazione e perdo la pazienza seppur in misura estremamente ridotta.Sento che non mi sento e, a coronare il tutto, la notizia dell’infezione non è stata proprio il massimo. Non so cosa pensare e forse non lo sa neanche il geco che continua a farmi compagnia.Lo vedo tutti i giorni, ormai è parte dell’arredamento. Ma ecco che ne vedo un altro che sta per entrare dalla finestra. È la prima volta che vedo un geco muoversi da quando sono qui…Sono abbastanza spossato ed ho molte perplessità in merito agli avvenimenti delle ultime 48 ore.È tosta, anche se i bimbi della nursery di Maracha oggi m’hanno regalato momenti indimenticabili.L’Africa è così, il sole e la luna, gli estremi opposti.

Gio 22/06/060.37

“You are professional” mi ha ripetuto in serata Fr George.Siamo senza macchina e con Fr Protasio ancora vegetale in ospedale. Mama Lucy, età inquantificabile, assiste, insieme ad altre due donne, il malato.Oggi sono sfinito, ma è la stessa musica da un po’ di giorni.Non ho suonato il didjeridoo e non ho eseguito i Pa Thuan Chin ed ora penso tra me e me che sono una sòla. Ma ho fatto altro, dalla mattina alla notte.Qui la mezzanotte non è come in Italia. Qui la gente si ritira alle nove perché la terra d’Africa lo impone. Non c’è elettricità, non c’è da andare a divertirsi.C’è il dialogo e, se si rimane svegli fino a tardi, spesso significa che ci sono serie motivazioni da affrontare.Mi fa male la testa, il collo sembra essersi immobilizzato ma la gola sta leggermente meglio.70 Dolori muscolari atipici all’altezza del collo e delle spalle, persistente mal di gola e continui disturbi digestivi: successivamente ho scoperto essere i segnali d’arrivo di malaria e tifo anche per me.71 Evento che si ripete quattro volte all’anno in corrispondenza degli equinozi e dei solstizi. È una forma di meditazione praticata al tramonto che unisce i suonatori di didjeridoo di tutto il mondo.

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Oggi ho fatto tante cose, ovviamente anomale ma regolari. È sempre così nella terra degli opposti.A fine pomeriggio, in Arua, ero come inebetito. Parlare ed ascoltare in un linguaggio che non è il mio richiede tanta concentrazione e quindi bisogna essere presenti. È stancante, soprattutto in questi giorni, nei quali continuo ad essere seguito e supportato dai padri della parrocchia di Oluko anche se ci sono problemi ben più seri da affrontare.Sono tante le cose che ho fatto oggi ma sto pensando che forse scrivo tutte le sere anche se non dovrei. Ci inizio a pensare, poi vedrò quello che succederà. Ma in fondo è presuntuoso pensare solo a se stessi. Eppure oggi mi sono completamente dedicato agli altri, tant’è che Fr George m’ha detto che sono “professional”.Devo proprio riuscire a capire ancora tante cose!

Ven 23/06/060.37

Assolti i compiti di cooperante, ovvero svolto il mio lavoro quotidiano, alle 16.30 ero pronto per vedere la partita nel locale della Diocesi di Arua, chiamato “Caffetteria”. È il più inn della città, due televisori e due decoder per vedere contemporaneamente due diversi canali del satellite.Alle 17.00 entrambi i televisori erano ancora sintonizzati su GHANA-USA, così mi sono mosso alla ricerca di un locale che trasmettesse l’Italia. Qui però tutti volevano vedere i neri del Ghana.Ho girato tutta la città, poi entro in un posto e, appoggiandomi al bancone, chiedo se davano l’Italia.Rispondono ”no” e la vernice del bancone era fresca. Esclamo a voce alta “‘rka troia” sia per la partita che per la vernice. Esco e tocco la colonna della veranda del locale, anch’essa appena verniciata e mi sporco completamente la mano. Penso che non è possibile (ma è vero!), riesco fortuitamente a pulirmi e continuo la ricerca. Arrivo in un posto dopo aver chiesto aiuto a Robert, un amico che lavora all’Eagle Air (dal quale sabato scorso sono stato a pranzo) e prima di entrare mi assicuro che verranno trasmessi entrambi i tempi della partita (qui anche lo scontato non è scontato…). Pago 300 USH (meno di 15 euro cent) ed entro.Finisce il primo tempo e cambiano su GHA-USA: tanto bene il Ghana sta per battere il rigore del 2 a 1, la gente si galvanizza e il secondo tempo, nello stesso locale, sarà sintonizzato sulle stelle nere del Ghana. Vado a “lamentarmi” e alla fine dico al proprietario che se vedo solo un tempo, pago per un tempo, così chiedo la metà del ticket come rimborso. Il tipo mi restituisce 200 USH, io gli consegno 50 di resto e sono nuovamente alla ricerca della nazionale.L’impresa è stata ovviamente impossibile e, perse le speranze, passeggiando per Arua Town ho incontrato Sally, un’amica che andava a casa.Mentre la accompagnavo passa Letizia con la macchina: lei è ugandese e parla benissimo l’italiano poiché suo marito è veneto e a casa sua sta guardando la partita. Ci invita a salire per andare con lei e, raggiunta casa loro, la partita era finita.A cena per la prima volta con un italiano qui ad Arua, tutto mi è sembrato sorprendente.A fine serata mi accompagnano ad Oluko e, mentre con Fr John eravamo rapiti dalla bellezza del cielo notturno africano, arrivano delle persone che necessitano della macchina per portare Joyce (una insegnante che conosco) in ospedale. Quindi si riparte (erano le 23.15) per andarla a prendere e portarla in ospedale.Quando pensi che la giornata è finita scopri che non è così.Forse non è chiaro che questi spostamenti sono debilitanti.Comunque si va perché ho imparato che in qualche modo l’Africa e l’africano ripagano con gratitudine ed infatti quando la riportiamo a casa, verso le 0.20, il marito di lei mi dice che tutti i giorni vede i bimbi del villaggio di Oluko giocolare con i sassi.La cosa mi fa enorme piacere.Si torna ad Oluko e riflettendo sul fatto che la giornata “sembra” conclusa, augurando la buona notte a Fr John mi accorgo che si stava pulendo le orecchie infilandosi dentro il crocifisso…Gli sono scoppiato a ridere in faccia ma per lui è normale e non si è reso conto del motivo del mio ridere. Ora sono in camera e, visti i neri del Ghana pregare a fine partita, rifletto su un po’ di cose.

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Sab 24/06/0610.05

Giornata di riposo ieri, ma non più di tanto: dopo la finale di netball72 e di calcio, mi sono avviato a piedi da Oluko Parish fino ad Arua. Per comprendere ciò che significa sapevo che avrei dovuto provare. So che, almeno per il momento, non lo rifarò mai più, ma almeno una volta l’ho fatto ed ho capito cosa significa…Poi border-border.Fr Protasio sta un po’ meglio, da vegetale sembra tornare animale.

Dom 25/06/0617.40

È tutto il giorno che riposo. Credo che ora vado a vedere la partita di turno del mondiale, tanto per muovermi un po’. Sembra voler piovere, ma non piove.Non vedo più il geco in camera mia da almeno un paio di giorni, ma ho lasciato morire un’ape di dimensioni giga tra la zanzariera e la vetrata della finestra della mia stanza.Ho quasi finito di leggere “il vecchio e il mare” che il mio amico Mauro m’ha donato prima di partire con tanto di dedica. Pochi giorni fa Mauro m’ha chiamato al cellulare e sono stato molto, molto felice.

Mer 28/06/0616.59

Ok, fantastico. Ho fatto le analisi del sangue e dicono che risulto positivo al tifo e alla malaria.Ci voleva proprio un bis del genere!Sono un paio di giorni che non scrivo, ma la stanchezza a fine giornata è tanta e non sono mai in parrocchia, a casa.Loro dicono che sono malato, io non mi sento malato73. Domani farò un test di controprova per vedere come vanno le cose.Intanto la situazione di Fr Protasio non migliora, ma Giuseppina il 5 luglio mi raggiungerà ad Oluko. Ieri era il compleanno di mio fratello Samuel, 19 anni per lui.La vita è strana e, in alcune circostanze, ogni individuo, se vuole, è in grado di rendersene conto.

Gio 29/06/0622.31

L’imperativo dell’Africa è “ASPETTA”.Anche se la parrocchia, a causa degli eventi, non ha più denaro per procurarsi del cibo74, devo aspettare prima di poter contribuire in modo diretto con il mio aiuto.Quindi, vivendo con loro, mangio e non mangio in funzione delle possibilità.Oggi ho effettuato il secondo check della malaria, sono malato ed in serata ho iniziato con le pasticche. Le pasticche sono espressione della medicina occidentale (che poco apprezzo in gran parte delle malattie quotidiane), ma di fronte a determinate realtà, non posso fare a meno di riconoscere i meriti delle nostre cure.Tra meno di due settimane, ora, sarò a Addis Ababa, in attesa dell’aereo per casa.Ho ancora due settimane di sorprese che mi aspettano.Domani andrò a Moyo, città nella quale c’è l’orfanotrofio della Diocesi di Arua, dai 0 ai 5 anni.72 Sport caratteristico di tutti i Paesi ex colonie britanniche. È riservato esclusivamente alle ragazze.73 Ero malato, ma per il tifo sono coperto dal vaccino del servizio militare (che dura 10 anni), mentre la diagnosi della malaria falcifera (la più grave che si contrae in quella zona) si riferiva alla fase dell’incubazione.74 La riparazione del Pick-up della parrocchia, ma soprattutto le spese per le cure mediche necessarie a Fr Protasio (medicine, posto letto in ospedale – da non dimenticare che in Uganda la sanità è privata e si paga!) avevano prosciugato le casse della già povera parish.

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Moyo01/07/060.03

ITA-UKR: 3-0. Very Good!Sono a Moyo e le sorprese della giornata sono state proprio tante. Anche la nazionale è stata una sorpresa! Nella prima mattinata la sorpresa sono stati i bimbi di Domitilla, gli Angeli per capirci.Mi attendevano in tanti, tutti sorridenti per giocare e cantare.A me quei bimbi danno una carica del tutto genuina e sempre nuova.Poi a Moyo altro orfanotrofio, da 0 a 5 anni. Ho visto i bimbi riposare, li ho visti fare merenda ed anche la cacchina sul vasino tutti insieme, nudi e neri. Mai vista una scena simile, neanche in Valtur, quando quotidianamente ero a contatto con centinaia di bimbi.Tutto bene, anche la malaria, almeno spero.Qui ora non c’è corrente e in realtà desidererei vedere i goal della giornata, spassarmela un po’ con i mondiali. Ma non è possibile, “there’s no power, no electricity”.Comunque tutto sembra andare bene ed anche il lavoro per conto dell’associazione procede in modo soddisfacente.

Oluko ParishDom 02/07/060.34

Dopo esattamente 6 settimane ho rivissuto la discoteca vicino alla parrocchia. Il fatto è che la discoteca è iniziata prima della partita, è durata per tutta la partita e continuerà fino alle 8.00 di domani mattina. Vedere la partita con quel frastuono nelle orecchie, la gente che balla ovunque, le casse che cricchiano continuamente, volumi fuori dalla norma e persone che gettano acqua e birra sullo schermo è un’esperienza.Sono rientrato da Moyo, niente da aggiungere.Ormai sento che certe cose che vedo non mi fanno più l’effetto di prima. La chiamano abitudine e alcune volte, in determinate occasioni, serve molto.Non serve più quando non ci rendiamo conto che ci siamo abituati ad una determinata abitudine.Ecco che allora l’abitudine diventa nociva.Il fatto che lo sto scrivendo significa che me ne rendo conto, quindi mi sto abituando, ma in modo utile e costruttivo.Si, è vero, lo sento.

15.28

Appunto interessante di ieri sera: nell’oscurità, terminata la partita m’avvio verso la parrocchia, a piedi, con la torcia. Lungo la strada incontro un amico, anche lui andava verso casa, così gli chiedo:”Quanto è lontana casa tua?”. Lui risponde:”Non è tanto lontana, sono 5 o 6 km”.Improvvisamente m’illumino e spengo la torcia per provare a camminare nel buio totale, cercando di provare a capire come può essere per lui affrontare il tragitto senza luce lungo la strada africana.Ovviamente io non sono in grado neanche di fare cento metri, così ho capito tante cose.Sono riuscito solo a dirgli:”Fai attenzione” e lui allegramente ha continuato per la sua strada.

Lun 03/07/06/23.37

È veramente tutto estremamente complesso.Loro e noi siamo due società, o meglio due civiltà completamente diverse. Quello che per noi è fondamentale, per loro è inutile e viceversa.

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A volte faccio fatica a comprendere e la mente deve essere molto elastica per arrivare ad un minimo di chiarezza.Oggi ho giocato a calcio per pochi minuti con dei bimbi e spesso fatico anche ad emozionarmi in questi casi.La cooperazione non è una stronzata!Non è una vacanza che si fa spendendo poco e aiutando gli altri!Per lo meno come la intendo io.La cooperazione non si insegna e non si impara sui banchi. E a volte neanche in loco.Questo è il mio terzo viaggio in Africa come cooperante e vedo che tante cose non sono facili da capire neanche per me, proprio perché siamo diversi.Essendo solo vale molto il detto”mors tua, vita mea”: è uno degli estremi paradossi; sono qui per aiutare eppure devo fare attenzione a come mi muovo. E comunque la gente è uguale dappertutto e credo che chi ha detto “tutto il mondo è paese” aveva capito tante cose.La penna blu m’ha appena abbandonato: era con me in Tanzania nel 2005 e in Uganda, Tanzania e Kenya nel febbraio 2006. Ora è qui con me ma non scrive più.Intanto il geco gironzola per i muri della stanza.

Mer 05/07/061.14

In mattinata sono stato con Fr George nella cappella di un piccolo agglomerato di fedeli, in un posto (di cui non ricordo il nome) che abbiamo raggiunto prima in moto, poi a piedi. Camminando abbiamo scavallato una montagna: è stata un’impresa, sia all’andata che al ritorno.Impossibile per me orientarmi in mezzo a tutta quella natura selvaggia.Incredibile come Fr George si trovasse completamente a suo agio.Mi ha portato lì per mostrarmi quanta strada tutti i giorni percorre quella gente (e soprattutto i bimbi per venire a scuola qui di fronte, nella Primary di Oluko).Al rientro in parrocchia ero sudatissimo, caso anomalo per il caldo secco di qui, ma soprattutto ero assetatissimo.Poi, after lunch, prima in ospedale e successivamente a realizzare un desiderio: visitare la radio locale “Arua One” per mostrare loro il didjeridoo e condividere un po’ di file mp3.Non solo hanno apprezzato lo strumento e i brani della USB (che ovviamente si sono copiati), ma hanno anche voluto che incidessi la mia voce in italiano, sponsorizzando la radio. Per me è stato fantastico perché non credevo che ci tenessero così tanto. Prima di andare via m’hanno regalato anche la maglietta.75

Che posto la città di Arua!Successivamente in parrocchia, dialogo con Fr George e Fr John, cena rapidissima e partita nella solita “discoteca” qui vicino: ITA 2-GER 0. Partitone.L’esperienza di essere l’unico italiano e soprattutto l’unico bianco, ancora non sono in grado di descriverla, ma è incredibile, fosse altro perché le mie giornate qui in Uganda non sono in funzione del mondiale.Tutto scorre secondo altri principi: non è facile starci dentro ma non è neanche impossibile.Domani, anzi tra poche ore, arriverà Giuseppina dall’Italia.

75 Arua One oltre a proporre una buona selezione musicale ha trasmesso anche tutte le partite dei mondiali.Prima di ogni partita il pubblico poteva chiamare la radio e fare la prediction del risultato: chi indovinava riceveva in dono la maglietta di Arua One.Il fortunato che invece ha indovinato il pronostico della squadra vincitrice del mondiale (Italia) ha vinto una mucca ed una capra!Inoltre, i volontari che hanno raggiunto Arua dopo il mio soggiorno, testimoniano che nella programmazione quotidiana della radio sono stati inseriti dei jingle prodotti con la mia voce, che appunto, venne registrata al microfono proprio quel giorno.

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Gio 06/07/0620.43

Siamo appena rientrati da Aripea, è diluviato tutto il giorno e sono completamente stanco.Ieri è arrivata Giuseppina: molto bene poiché è una tipa interessante che ha alle spalle un’esperienza come volontaria di otto mesi in Burkina Faso.Credo che ne sappia più di me, ma lei è qui, ospite…Comunque tutto molto bene, soprattutto ieri sera, dagli Angeli di Ediofe, a cena col Vescovo.I bimbi orfani hanno giocato con me.Ecco, insieme a loro sto bene. Potrei trascorrere giornate intere semplicemente osservandoli.Ieri li ho filmati mentre pregavano, ma l’emozione che donano non è resa dalle riprese, così ho deciso di esibirmi senza farmi riprendere.È stato meraviglioso.C’è una sorta di palcoscenico nel refettorio e, dopo aver distribuito caramelle ad ognuno di loro, si sono riuniti per pregare cantando e suonando le percussioni. Al termine credo di averli intrattenuti.Dico “credo” poiché sento che lo scambio non è equo: la mia opinione è che loro mi danno veramente molto rispetto a ciò che da me ricevono in cambio.Per loro però non è assolutamente così, anzi quando mi vedono mi chiedono di giocare con loro!Ed io ogni volta che sono con loro prima o poi inizio a piangere, cercando di mascherarmi.

Ven 07/07/0621.50

Ogni individuo opera a modo suo.È questo ciò che genera la diversità.In lontananza sento percussioni e canti, quindi deduco che c’è un funerale in atto.Mi sto abituando troppo all’Africa, di conseguenza non faccio più caso a tante cose.Semplicemente “qui è così”.Ma infondo ognuno di noi è diverso dall’altro.In questi giorni sta piovendo continuamente ma le cose procedono bene.Non sono ancora riuscito a scrivere della scimmiotta di domenica mattina, 2 luglio: terminata la Messa, arriva in parrocchia una donna che aveva una scimmietta; la teneva proprio come qui in Africa è consuetudine tenere un bimbo neonato.L’abbiamo nutrita con delle banane, si era persa nel bush e l’ho toccata.Poi nel pomeriggio, camminando verso Arua (8 km da Oluko), ho visto anche un serpente: non l’ho sfamato né tanto meno toccato.La terra qui è estremamente amica…e nemica.L’Africa, almeno qui, nella mia esperienza, è il paradosso di tutto…e niente.

Dom 09/07/0612.11

Stamane in chiesa, abbracciato e toccato dai bimbi…Abbiamo salutato la comunità, oggi è stata l’ultima Messa ugandese.Loro ci hanno accolto, o meglio mi hanno accolto per due mesi, accettandomi come uno di loro (dicono loro…). Secondo me sono stato trattato meglio.Ieri siamo tornati ad Adumi per una ordinazione: tre diaconi e due preti. La festa è stata incredibile e fortunatamente l’acquazzone è terminato prima dei festeggiamenti, che mi hanno visto protagonista col diablo.Ieri una bimba s’è spaventata quando, dopo che mi sono tirato su la manica della maglietta, ha visto i peli sul mio braccio.E poi tante, tante altre cose troppo difficili da poter riportare.

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Lun 10/07/068.41

CAMPIONI DEL MONDO

Giuseppina ed io sapevamo che la partita sarebbe iniziata alle 22 ora locale, quindi alle 21 in Germania. Non è stato così, di conseguenza ci siamo connessi (fortunatamente!) con circa 25 minuti di ritardo. In sostanza ci siamo persi i due goal, ma alla fine tutti ormai sappiamo com’è andata, quindi…è andata molto bene.

9.06

La colazione è terminata e ci stiamo preparando per la giornata.Ieri siamo stati dagli orfani di Florence76: mi accorgo che i miei occhi iniziano a vedere cose nuove; riescono a vedere nella “materia”, un po’ più approfonditamente.C’è energia nell’aria quando inizio a capire certe cose e la vita qui in Africa è molto difficile.Ho iniziato a preparare la lista dei doni da portare a casa e quella per gli amici che mi hanno accompagnato lungo questo percorso.

23.35

Sono seduto sulla sdraia, fuori, all’aperto di fronte al compound, sotto la luna piena.La giornata m’ha portato ad Aluma, dai bimbi della Primary School, ai quali abbiamo portato del materiale scolastico.Poi ad Arua, in ospedale da Fr Protasio, che lentamente inizia a riprendersi e, in serata, a cena da Antonio e Letizia77.Sono sereno e soddisfatto del mio lavoro qui, sotto tutti i punti di vista.Ripenso al tempo trascorso in questa terra e non giungo a conclusioni.Di fronte a me, ora, una capretta bela. Le capre comunicano belando e questo suono è molto simile al pianto di un neonato.Tutti i giorni vivo la routine di comportamenti completamente estranei al mio stile di vita a casa.Pisciare sempre nel mio lavandino è uno di questi, ma c’è una ragione.Ogni azione qui è motivata e fortemente differente da ciò che ero abituato a fare in Italia.Sono seduto, la temperatura è ottimale e la luna splende. La luna è la stessa che ora illumina l’Italia, ecco perché sento che, comunicando mentalmente con essa, sono un po’ più vicino a casa.

Mer 12/07/061.58

È tardissimo, ma finalmente ho terminato di organizzare il lavoro per domani.In serata, poco fa, confronto con Giuseppina, ma la giornata è anche stata all’insegna dello shopping. Era la prima volta, in tre viaggi in Africa come cooperante, che mi dedico a questa attività. E so che è andata bene!Tante, tante impressioni, seduto sotto la luna piena…Manca un solo giorno, poi si partirà.Mi sembra e non mi sembra.Tutto e il contrario di tutto, come sempre.Quante cose non riesco a descrivere!?

76Florence e Eddie del “Good Hope Orphanage”. Ricordo al gentile lettore che con questo orfanotrofio l’ASSOS ha firmato un contratto di adozioni internazionali a distanza.

Vedi “Uganda & Tanzania 2006 – 10/02/06 e Uganda maggio/luglio 2006 - Lun 22/05/06”.77 Vedi “Ven 23/06/06”

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Che esperienza!Vorrei poter scrivere molto di più, ma è tutto tanto dentro ed il fatto è che è solo mio, quindi dipende solo da me.Ora sento che non è il caso di continuare ad impressionare il foglio: sono già abbastanza impressionato e domani m’attende “un’ultima giornata” molto impegnata.Grazie a tutti!

6.57

Fuori un po’ piove, un po’ no.

Mi sono alzato alle 6.15 per riprendere Bernard Abiri (rispettivamente nome e cognome. Abiri significa “affamato”) che tutte le mattine, tranne il martedì (giorno di Messa pomeridiana), suona le percussioni per augurare il buon giorno fin dove la loro vibrazione arriva78.Per due mesi sono stato sempre svegliato dal suo ritmo.In Italia, all’alba, mi sveglia il camion della spazzatura…Ho poi incontrato Mama Lucy79, rientrata dall’ospedale dopo che ha assistito Fr Protasio per più di tre settimane consecutive senza mai tornare: eravamo insieme quando fu ricoverato.È l’ultimo giorno in Oluko….Ora fuori piove.

Gio 13/07/061.44

Ora, dal solito posto, canti e percussioni, quindi anche balli, arrivano…È la mia ultima notte qui in Uganda, abbiamo festeggiato all’orfanotrofio “Don Dino” di Ediofe80, dai miei Angeli. Sono stanco, ma reggo bene.Ho tanti doni da portare a casa, non solo per me, ma anche per la mia famiglia e per i miei amici.Posso valutare tante cose da molteplici punti di vista.La mia partenza è stata festeggiata dagli africani coinvolgendomi e rendendomi protagonista.Il lavoro qui è andato molto bene, credo di aver fatto cose che normalmente un “mundu” o “mwzungu” non riesce a fare.Giuseppina è ok, ma oggi l’ho vista un po’ giù di tono.Domani inizierà il viaggio di ritorno, ma dal momento che decisi di partire, tutto era già pronto per questo avvenimento: serve solo andare avanti.Tanti amici!Me lo ha detto anche il Vescovo in italianoIl Vescovo mi vuole bene e credo che sia convinto del nostro operato.Fr John e Fr George sono stati con me, sempre, in ogni luogo.GRAZIE!Altri mi hanno accompagnato, altri hanno dato, altri hanno ricevuto…o forse credo che sia andata così. La mia esperienza vissuta qui, troverà delucidazioni in Italia, che è campione del mondo!Intanto al solito posto stanno festeggiando un funerale e lo fanno nel modo africano.Questa penna nera è molto scomoda.Sarebbe sufficiente non pensare.Tornerò al Tai Chi Chuan, al didjeridoo, alla bici, ma anche a mamma, papà, Simona, Sandro e Samuel che ha superato la maturità.

78 Vedi “Lun 12/06/06 nota 24”79 Vedi “Lun 19/06/06 nota 33”80 Come il lettore avrà notato, chiamo questo orfanotrofio sempre in modo diverso. Il vero nome è “Don Dino Orphanage”, ma trovandosi a Ediofe (un quartiere di Arua), spesso lo cito come “Orfanotrofio di Ediofe”, oppure definisco gli orfani come “i bimbi di Domitlla”, la quale è la responsabile della struttura. A volte, più comodamente, è “l’orfanotrofio di Arua”, ma ormai è sufficiente chiamarli “Angeli”.

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Tutto sarà diverso, anche nonna Rita e la zia Pina.Vi voglio bene. A tutti!Torno, quindi mi sposto, quindi lascio qualcosa per trovare qualcos’altro.Tutto è in continuo mutamento, è meglio non dimenticarlo mai.Dovrei completare le valigie, ma non è semplice.Torno alla corrente, qui è praticamente sempre mancata. Ogni volta ho scritto con la torcia cinese che illumina e non illumina.Torno a qualcosa che non so e credo che vada bene così.Sento da lontano così:”BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM BUM” e intanto canti di uomini e donne, ripetitivamente in coro.Antropologia pura, tutto: dal saluto di benvenuto a quello di congedo, dal mattino alla sera, dall’inizio alla fine di una conversazione, tutto è riconducibile ad un profondo livello antropologico.Stanotte, quel poco che dormirò, sarà con questi canti.I bimbi di Ediofe hanno cantato e suonato per me. Abbiamo giocato insieme.Tutto è andato bene e non mi sembra vero.“Tutto” è generico e non esiste, ma la mia mente, ora, non è in grado di scomporlo in fattori primi, allora, semplicemente lo chiamo tutto.

Addis Ababa13/07/0623.47sono imbarcato nell’aereo

…in attesa di partire.Salutato Oluko, ho lasciato anche Arua.Tanti amici.Certo, la parola “amici” ha un’accezione diversa dal solito ed ora mi trovo in viaggio con Giuseppina e Mario, un personaggio amico di Zeno81 che deve tornare a casa sua, Teramo.Siamo in attesa di decollare, sto bene ed ho tante cose che mi frullano nel cervello.Tra poche ore sarò a casa.È tutto in ordine, ammesso che l’ordine sia qualcosa di ordinabile.Ma è una bella parola e, nell’aereo, non vedo poi tanto ordine: siamo tutti stretti e il mio bagaglio a mano è tra le mie gambe…non è il massimo fino a Roma, la capitale!

Terni,camera mia04/08/061.33

È un bel po’ che non scrivo.L’impatto è stato, ed è, molto interessante.Accadono cose diverse qui in Europa.Il 15 luglio, giorno dopo il mio ritorno, sono andato al festival internazionale di didjeridoo a Forlimpopoli…e mi sono spariti 5 euri dal portafoglio.In Africa non m’è mai sparito niente.Non è facile smaltire l’esperienza, quindi spesso o vago solitario, o in giusta compagnia.Percepisco molto le differenze, sento, ascolto, vedo, assaporo…Sto lavorando molto su me stesso.Ho trasferito tutti i filmati su DVD e insieme ad amici o parenti li rivedo.Le immagini parlano chiaro e si fanno capire meglio del racconto, ma non sempre.Sono qui, con la mia famiglia e le persone che mi vogliono bene.

81 Vedi “16/05/06, nota 3”

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Non mi sono sentito di scrivere durante queste tre settimane.Ho letto, ho letto molto!Ed ho incontrato persone. Non tutte, per qualcuno ancora voglio attendere, ma mi muovo bene.In realtà comunque attendevo l’incontro di oggi.Ho atteso tanto tempo con molta pazienza ed è andato tutto bene, o almeno credo.Tutto è Uno, non è difficile da capire.Qui ho tanto lavoro da fare (su me stesso) e presto riprenderò il Tai Chi Chuan e la giocoleria, ma dovrò imparare a trasformarmi sempre meglio…Non è facile, ma è la Via.La Verità è una soltanto.Vivere qui è meno facile che comprendere “la Verità è una soltanto”.Ho incontrato molte persone, ho osservato attentamente ed ho vissuto con loro: tutto questo in Africa, Uganda, Arua, Oluko.Affermo serenamente che la Verità è una soltanto. Punto.Il didjeridoo è me. Lo so. Lo sa anche lui.L’energia fluisce. Lo so e lo sa anche lui.Tutto è eterno poiché mutevole, quindi l’eternità non esiste.Semplicemente il tempo…NON ESISTE!Se fluisce AMORE, se il mutamento si manifesta attraverso l’AMORE, allora nessun pericolo.Allora armonia.Armonizzare la mia quotidianità in funzione dell’esperienza africana: è “mutare naturalmente”.Naturalmente sento di amare.Naturalmente posso amare soltanto me stessoEsposto alla vita prendo congedo…

Stefano Maria Crocellimutato in

Ayiko

Fine