Impianti termici a cippato

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REGIONE PIEMONTE Assessorato Economia montana e Foreste Assessorato Agricoltura Atti del seminario  Approvvigionamen to e gestione degli impianti termici  alimentati a cippato di legno Cuneo - lunedì 10 febbraio 1997 Verbania - martedì 11 febbraio 1997 a cura di: Vittorio Bosser-Peverelli e Marco Corgnati 1464x01 15-03-2001 10:00 Pagina 1

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Approvvigionamento e gestione degli impianti termici alimentati a cippato di legno

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REGIONE PIEMONTEAssessorato Economia montana e Foreste

Assessorato Agricoltura

Atti del seminario

 Approvvigionamento e gestione degli impianti termici 

 alimentati a cippato di legno

Cuneo - lunedì 10 febbraio 1997 Verbania - martedì 11 febbraio 1997

a cura di: Vittorio Bosser-Peverelli e Marco Corgnati

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L’impiego a fini energetici delle biomasse derivanti dalle operazioniselvicolturali e colturali comporta notevoli vantaggi sia sotto l’aspet-to economico che ambientale.

Tale attività si inserisce pienamente ed in modo sinergico all’internodelle politiche territoriali ed ambientali della Regione. Attraversoessa infatti è possibile dare nuovo impulso alla manutenzione del ter-ritorio, creando nel contempo nuovi posti di lavoro stabili e qualifi-cati in aree a forte declino demografico, utilizzando una tecnologiaecocompatibile che consente un notevole risparmio energetico conl’impiego di risorse rinnovabili.

La Regione promuove la creazione di impianti di produzione energe-tica dalle biomasse tramite l’erogazione di specifici contributi e for-nendo il sostegno tecnico ed amministrativo alla definizione dei pro-getti. E proprio in quest’ambito che si colloca la presente pubblica-zione, che rappresenta, in modo ampio e dettagliato, lo “stato del-l’arte”.

I professionisti, i semplici appassionati potranno trovare importantivalutazioni sui problemi generali e specifici ed utili indicazioni suvantaggi e limiti connessi alla realizzazione ed impiego di impianti acippato.

Siamo certi che il presente contributo della Regione Piemonte potrà

essere particolarmente utile per il lavoro di quanti, amministrazioni,imprese e tecnici, stanno realizzando queste opere e cooperano, in talmodo, al raggiungimento degli obiettivi così importanti per tutti.

La ristampa di questa seconda edizione è stata mantenuta fedele all’o-riginale, in quanto gli interventi di allora conservano, a parte alcunirichiami legislativi, carattere di forte attualità.

L’aggiunta di fotografie ha inoltre adeguatamente corredato il testo diun supporto visivo.

M.C. e V.B.P.

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INDICE  5

PROLOGO 7

Dietro le quinte:organizzazione di un seminario 7

 La scelta delle biomasse come fonte energetica 7 Perché il seminario 7 Dalla teoria alla pratica 8

I RELATORI 9

TRACCIA DEGLI INTERVENTI RICHIESTI 11

RELAZIONI 13

Il legno come sceltaenergetica - S. Bechis, R. Berruto 13

 Premessa 13 Potere calorifico 13Confronto con altri combustibili 14Tipologie di impianti 14Calcolo comparativo su un’ipotesi reale 14 Analisi costi-benefici 16 L’attività del DEIAFA nel campodell’utilizzazione energetica del cippato di legno 17

La produzione del cippato:

modalità e problemi organizzativi - P. Cielo 18Introduzione 18Caratteristiche del cippato di legno per l’uso combustibile 19Organizzazione del cantiere di lavoro 23Conservazione del prodotto 26Conclusioni e prospettive 29

La gestione degli impianti  a cippato - A. Chiariglione 30

 Premessa 30 Dimensionamento dell’impianto 30 Dimensionamento del silo e tipologie costruttive 31

 Sistemi di sicurezza 33

Combustione e rendimenti 34 Le ceneri 34

 Norme e vincoli 35

Un’esperienza pubblica in Piemonte:l’impianto della scuola forestaledi Ormea - P. Michelis 37

Quantizzazione e tipizzazione del patrimonio forestale locale e attuale grado di sfruttamento 37Motivazioni della scelta 37 Soggetti coinvolti e rapporti intercorsi 37 La gestione dell’impianto 38Iniziative future 40

Le esperienze Austriache di produzione

di energia da biomasse - A. Grubl  42 Presentazione dell’O.Ö. Energiesparverband 42 Sviluppo dell’uso delle biomasse a fini energeticiin Austria 42Il sistema austriaco di promozione dell’energiada biomasse 43Il management degli impianti 45Benefici del teleriscaldamento a biomassa 46

Normative e finanziamenti  pubblici - V. Bosser-Peverelli 48

Finanziamenti pubblici 48 Legislazione di riferimento per l’utilizzazione

del legno come combustibile 49 Norme CTI-UNI di riferimento per l’utilizzazione del legno come combustibile 49Censimento ditte produttrici di caldaie alimentabili a cippato di legno 50Tipologie costruttive delle centrali termiche 53

 Misure forestali del Reg. CEE 2081/93 -OB. 5b - M. Corgnati  54

Introduzione 54 Stato di attuazione 54Conclusioni e prospettive 60

BIBLIOGRAFIA 63

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INDICE

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PROLOGO

Dietro le quinte: organizzazionedi un seminario

La scelta delle biomasse per la produzione dienergia

Il 1996 ha visto nascere e progredire una serie dicircostanze favorevoli per affrontare in maniera orga-nica questo tema.

La Regione Piemonte è diventata capofila del pro-getto CEE BAINUS (Biomass Application In UtilitySistem), che prevede uno studio approfondito delledisponibilità in Piemonte di biomassa utilizzabileper la produzione d’energia.

Questo ha fatto sì che si trovassero a lavorare insie-me, in maniera duratura, persone provenienti dadiversi settori (Regionali e non) con bagagli cultura-li e professionali molto differenti fra loro, ma tutteugualmente motivate e consapevoli delle potenzia-lità dello sviluppo della risorsa biomassa nella nostraregione.

Inoltre la preponderante componente “pubblica”di questo pool ha garantito l’obiettività dei lavori edelle scelte successive, stemperando le fisiologicheparzialità dei soggetti privati coinvolti.

Le esperienze private hanno comunque permessodi conoscere ed affrontare i problemi reali legati

all’approvvigionamento e alla gestione degli impian-ti alimentatati a biomassa.

Altra circostanza fortunata è stata l’applicazione inPiemonte delle misure forestali del Reg. CEE2081/93 ob. 5B, che ha portato in regione una buonadotazione di soldi da spendere per la valorizzazionedella trascurata biomassa forestale.

Nel regolamento d’attuazione delle misure, tuttigli interventi sono stati inseriti in progetti “di filie-ra”, che intendono valorizzare i prodotti (nel nostrocaso il legno), partendo dai luoghi di produzione (nelnostro caso il bosco), per arrivare al riutilizzo d’ognitipo di scarto.

La consapevolezza che la distribuzione dei finan-ziamenti doveva essere supportata da adeguati azionidi informazione ed assistenza tecnica, ha contribuitoa far nascere una serie d’iniziative collaterali, ma nonper questo meno importanti, per creare una culturaduratura nel tempo su questi temi.

Innanzi tutto, la costituzione di un “forum” perma-nente per la valorizzazione energetica delle biomassevegetali, che ha permesso di riunire, con le varie com-

ponenti istituzionali, da una parte i costruttori d’im-pianti termici, dall’altra gli utilizzatori interessati.

Altre azioni sono andate nella direzione dei pro-duttori di materia prima e dei futuri gestori degliimpianti: corsi di formazione professionale e semina-ri tecnici molto specifici sono stati (e saranno orga-nizzati) per gli operatori forestali ed i beneficiari deifinanziamenti per l’installazione di caldaie alimenta-te a legno cippato.

Perché il seminario

Il problema, infatti, non è di poco conto: nei pros-simi anni saranno installati alcune decine di impian-

ti termici di piccola e media taglia, che brucerannouna notevole quantità di legno, finanziati con con-tributo Regionale.

La buona riuscita di questi progetti dipende dal-l’organizzazione ottimale della filiera approvvigiona-mento-gestione dell’impianto, legata a due difficoltàfondamentali:- la ridotta capacità di lavoro delle aziende forestali,

che è conseguenza (o causa) sia della scarsa pro-duttività dei nostri boschi e sia del basso grado dimeccanizzazione e di preparazione tecnica rag-giunta;

- la notevole complessità della gestione degli

impianti termici, per i quali mancano addetti pre-parati con conoscenze specifiche.Per ovviare a questi problemi, si rende necessario for-

mare operai forestali capaci di operare al meglio persfruttare tutte le potenzialità del bosco e per produrre evalorizzare quello che è e deve essere un prodotto secon-dario delle lavorazioni forestali: il cippato di legno.

Bisogna inoltre che i gestori degli impianti sianoin possesso delle opportune conoscenze ed esperienzeper farli funzionare in modo ottimale.

Oltre a queste necessità fondamentali, è opportu-no ricordare la complessità del processo di filiera, incui tutte le componenti (assestamento forestale -

taglio dei boschi - produzione del cippato - traspor-to - stoccaggio - gestione caldaia - distribuzione delcalore - smaltimento delle ceneri) sono indissolubil-mente legate fra loro.

Il seminario tecnico-informativo “Approvvi-gionamento e gestione degli impianti termici ali-mentati a cippato di legno” è stato organizzato pro-prio con lo scopo di evidenziare questi problemi eper dare suggerimenti sulle possibili soluzioni.

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Dalla teoria alla pratica

La buona riuscita di queste due giornate è deriva-ta sostanzialmente dal fatto che i relatori hanno por-tato le loro personali esperienze, per cui, accanto ad

informazioni di carattere teorico, per altro sostanzia-li per avere una visione “a tutto tondo”, sono emersii reali problemi di chi tutti i giorni si trova a lavora-re in bosco o a far funzionare le caldaie.

Riassumiamo, di seguito, le informazioni utili chesono emerse:- in generale, i problemi sono molteplici, ma tutti

risolvibili, ed i benefici ottenuti ripagano (ancheeconomicamente) dei sacrifici;

- i costi del solo combustibile, a parità di Kcal for-nite, sono inferiori di 3-4 volte, nel caso del cip-pato, se confrontati con quelli del gasolio o delmetano;

- i progetti non devono nascere solo quando ci sonodei contributi pubblici da richiedere, ma devonoinquadrarsi in una convinzione più generale diriqualificazione del territorio, che interessa temicome la pianificazione forestale, la rivalutazioneambientale, l’occupazione locale, i bilanci deglienti pubblici;

- il raggio d’approvvigionamento del materialeforestale non deve superare i 20 km dall’impianto;

- molta importanza va data all’organizzazione deicantieri di lavoro e alla scelta ed alla manutenzio-ne della cippatrice;

- il cippato deve essere commercializzato in volumee non a peso, per evitare l’eccessiva influenza del

contenuto d’acqua sul prezzo;- è importante che il cippato utilizzato sia il piùomogeneo possibile, per permettere la regolazioneottimale della caldaia.

- nella costruzione delle centrali termiche e negliacquisti della caldaia bisogna prevedere, già in faseprogettuale, tutti i possibili accorgimenti legatialla sicurezza e alla funzionalità degli impianti;

- a fianco dei provvedimenti economici (contributie defiscalizzazione), l’Ente Pubblico deve provve-dere ad interventi durevoli di supporto informati-vo, formativo e d’assistenza tecnica.In conclusione, sono emersi preziosi suggerimenti

un po’ per tutti: per gli operai forestali come per itermotecnici, per i costruttori di caldaie come per ipubblici amministratori, nonché per la Regione stes-sa, che sarà sempre più impegnata nei prossimi annisui problemi legati all’utilizzazione delle biomasse.

Il progetto ambizioso è quello di instaurare nelnostro territorio una “cultura energetica” ed una“cultura forestale” più vicine alle direttive ed aglistandard Europei.

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Dr. Stefano Bechis - Dr. Remigio BerrutoDipartimento di Economia e Ingegneria agraria,

forestale e ambientale (DEIAFA)Sezione di MeccanicaUniversità di TorinoVia Leonardo da Vinci 4410095 GRUGLIASCO (TO)tel.: +39-11-6708589 / 6708596fax: +39-11-6708591e-mail: [email protected]@agraria.unito.it

Dr. Paolo CieloVia Ventimiglia 156

10127 Torinotel.: +39-11-673407fax: +39-11-673407e-mail: [email protected]

Dr. Aldo ChiariglioneEnergia & Ambiente s.r.l.Via Aiassa 1510070 Villanova Canavesetel.: +39-11-9297121fax: +39-11-9297121e-mail: [email protected]

P.A. Patrizio MichelisComunità Montana Alta Val Tanaro, Mongia, CevettaVia Consolata 1112073 Ceva CNtel.: +39-174-721713fax: +39-174-701487

Dr. Andreas GrüblO.Ö. Energiesparverband (ESV)

Landstrasse 45A-4020 Linz (Austria)tel.: +43-732-65844380fax: +43-732-65844383e-mail: [email protected]

Dr. Vittorio Bosser-PeverelliRegione Piemonte - Assessorato AgricolturaSettore Infrastrutture rurali e TerritorioC.so Stati Uniti 2110134 Torinotel: +39-11-4324347

fax: +39-11-4323791e-mail: [email protected]

Dr. Marco CorgnatiRegione PiemonteAssessorato Politiche per la Montagna e ForesteSettore ForestazioneC.so Stati Uniti 2110134 Torinotel: +39-11-4323968fax: +39-11-4322941e-mail: [email protected]

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I R ELATORI

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Il legno come scelta energetica

Relatori: S. Bechis, R. Berruto

Domanda di base:Perchè utilizzare il legno per produrre energia?• Potere calorifico, umidità % in funzione della

combustione;• Confronto con altri combustibili (P.C.I. e prezzi);• Calcoli comparativi (quantità e costi) su un’ipotesi

reale (edificio di tot mc da riscaldare);• Tipologie di impianti (uso domestico, uso collet-

tivo, produzione di energia termoelettrica);

La produzione del cippato:

modalità e problemi organizzativi Relatore: Paolo Cielo

Domanda di base:per alimentare un impianto termico che richiedegiornalmente X mc di cippato (con una % di umi-dità accettabile) nei 6 mesi invernali e X-Y mc neimesi estivi per Z anni, come devo organizzare l’ap-provvigionamento ?• Caratteristiche fisico-chimiche del materiale;• Organizzazione dei cantieri di lavoro;• Produttività, costi e bacino di approvvigionamento;• I problemi di stoccaggio;

La gestione degli impianti termici 

Relatore: A. Chiariglione

Domanda di base:Come ottimizzare la fornitura di calore alle utenzeprogettando e gestendo al meglio un impianto ter-mico alimentato a cippato di legna?• Dimensionamento dell’impianto (numero e potenza

caldaie in funzione delle utenze da soddisfare);• Dimensionamento del silos e tipologie costruttive;• Rendimenti, combustione ottimale e ceneri;

• Elenco autorizzazioni necessarie e vincoli costruttivi;

Un’esperienza pubblica in Piemonte:l’impianto della scuola forestale di Ormea

Relatore: P. Michelis

Domande di base:Quali sono le motivazioni che hanno indotto a rea-lizzare un impianto a cippato? Quali problematichenella realizzazione e nella successiva gestione sonoemerse?• La fase decisionale (soggetti coinvolti, motivazioni,

rapporti intercorsi)• La fase di progettazione (elaborazione del progetto,

reperimento fornitori, problemi burocratico-amministrativi e finanziari);

• La gestione dell’impianto;

• Bilanci economici, bilanci “forestali”, bilancioccupazionali,

Le esperienze Austriachedi produzione di energia da biomasse

Relatore: A. Grübl

• La politica di incentivazione dell’uso del legno ascopi energetici in Austria;

• La gestione degli impianti (pubblica? privata?consorzi misti?);

• Analisi costi-benefici (sostituzione dei combusti-bili non rinnovabili, valenza ambientale, valenzaoccupazionale, ciclo energetico ed economicochiuso a livello locale);

Normative e finanziamenti pubblici 

Relatori: V. Bosser-Peverelli, M. Corgnati

• Normativa sull’uso del legno come combustibile;• Finanziamenti pubblici per impianti a biomassa

vegetale.

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TRACCIA DEGLI INTERVENTI R ICHIESTI

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Il legno come scelta energetica

 S. Bechis, R. Berruto

Premessa

L’argomento oggetto della presente trattazioneimpone il ricorso a unità di misura dell’energia ter-mica. È abitudine comune utilizzare diversi tipi diunità. Riteniamo utile pertanto riportare in Tab.1 unbreve elenco delle conversioni tra le diverse unitàutilizzate. Noi misureremo tutte le grandezze termi-che in calorie.

Tab.1Equivalenze tra le principali unità di misura dell’energiatermica.

Potere calorifico

Mediamente una tonnellata di sostanza secca di cip-pato di legna fornisce 4000 Mcal di energia (misuratacome potere calorifico inferiore, p.c.i.), contro le 10200Mcal di una tonnellata di gasolio, le 7000 Mcal di unatonnellata di carbone, le 9200 Mcal relative a 1000 m3

di metano e le 9800 Mcal di una tonnellata di oliocombustibile pesante a basso tenore di zolfo (BTZ).

Riferendosi in particolare al volume del legno,poiché 1 m3 di cippato fornisce attorno alle 600-900Mcal, a seconda del tipo di essenza da cui deriva edelle condizioni di umidità, si può dire che 1 m 3 digasolio ha un potere calorifico equivalente a quello

di 12-16 m3

di cippato.Il cippato non si trova, però, normalmente, allostato anidro, ma ha un contenuto di umidità variabi-le. Il valore di umidità, espresso come percentualesul peso totale di un campione (% sul tal quale),comunemente sta tra il 35% e il 50%, a seconda deltipo di legname, del tempo trascorso dalla produzio-ne del cippato (quello appena prodotto è natural-mente più umido) e del tipo di stoccaggio.

Anche la quota di corteccia ha una sua influenza,

in quanto il potere calorifico di questa parte vegeta-le è molto basso, e quindi una elevata percentuale dicorteccia ha l’effetto di deprimere il potere calorificototale di una massa.

Per questi motivi per i materiali come il cippato,caratterizzati da una potenziale forte variabilità dicomposizione, si fa riferimento al contenuto energe-tico (CE) ricavato a partire dal p.c.i. con una formu-la correttiva, che tiene conto dell’umidità dellamassa espressa come percentuale sul tal quale:

 p.c.i. * (100-U%)CE = –––––––––––––––– 

100 - 0,025 * U%

Applicando tale formula ad un cippato ricavato dalegno con p.c.i. di 4000 kcal/kg s.s. si ottiene il gra-fico di fig.1, che da una chiara idea di come decrescail contenuto energetico di un kg di legna al cresceredell’umidità dello stesso.

Altri aspetti importanti del cippato sono le dimen-sioni dei chips e la purezza del materiale. La dimen-sione dei chips ha un’influenza sulla rapidità di com-bustione e sulla facilità di alimentazione della caldaia.Come purezza s’intende la presenza o meno di corpiestranei nella massa. In linea di massima il cippatoproveniente direttamente dai boschi è più puro di

quello ottenuto trattando gli scarti di segheria osimili, per la possibile presenza di corpi estranei,chiodi ad esempio, in questi ultimi. La presenza dicorpi estranei metallici, e di pietre può causare danniai sistemi di alimentazione delle caldaie, con bloccodelle coclee e conseguente fermo dell’impianto.

Fig.1Contenuto energetico.

13

R ELAZIONI

1 kWh = 860 kcal

1 Mcal = 1.162 kwh

1 Wh = 3600 J

1 kcal = 4.186 kJ

1 kJ = 0.239 kcal

1 Mcal = 4.186 MJ

1 Tep = 10200 Mcal

50 45 40 35 30 25 20 15 10

kcal/kg

umidità (%) sul tal quale (t.q.)

400035003000

2500200015001000500

0

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Confronto con altri combustibili

Il confronto dettagliato tra potere calorifico inferio-re e prezzi di vari combustibili, tra cui un cippato conil 40% di umidità sul t.q., è riportato nella tab. 2.

I costi nel gennaio 1997 sono particolarmente altiper il gasolio, in conseguenza di un progressivo ina-

sprimento fiscale in atto sin dalla fine dell’estate1996. Nella tabella citata si sono volutamente omes-si alcuni dati giudicati non significativi (ad esempioil prezzo del metano al chilo).

Particolarmente interessante è il confronto del prez-zo alla Mcal, che in definitiva è la quantità che c’inte-ressa (la quantità di calore ottenibile) ed è quello checi permette di fare confronti diretti tra prodotti tratta-ti prevalentemente a peso ed altri trattati a volume.

Nel calcolo del prezzo riferito alla Mcal si è tenu-to conto dell’efficienza media delle caldaie funzio-nanti con un certo combustibile. In questo modo ilprezzo della Mcal è riferito alla Mcal veramente otte-

nibile in un impianto reale, viene cioè legata la natu-ra del combustibile al livello di efficienza della tec-nologia utilizzata per la conversione in calore.

Il prezzo del cippato indicato in tabella è riscon-trabile in Piemonte nei centri urbani per materialedi varia provenienza, segherie incluse. In altre regio-ni italiane, come Friuli e Trentino i prezzi del cippa-to sono generalmente più bassi, fino ad arrivare a15000 Lit/m3. Vi è da considerare che in questeregioni, dove si sfruttano i boschi, per la produzionedi assortimenti pregiati, il cippato è un prodottoaccessorio.

Sino ad ora abbiamo parlato di costi del cippato,

come se si potesse facilmente reperire sul mercato ilprodotto in oggetto. Nella realtà non esiste, allostato attuale, un vero e proprio mercato del cippatoin Piemonte, e questo perché anche l’industria dellegno nella nostra regione non è molto sviluppata.Quindi, a fianco degli impianti di utilizzazione dellabiomassa legnosa per riscaldamento, occorre predi-sporre un cantiere di approvvigionamento dellalegna e della successiva cippatura, e quindi occorre

predisporre un adeguato piano di assestamento deiboschi, dove il cippato non è l’unico prodotto del-l’attività di esbosco, ma è un sottoprodotto dellamedesima, con conseguenti inferiori costi di produ-zione.

Quindi, in sintesi, il costo del cippato dipende:• dalla disponibilità di legname di scarto da desti-

nare alla cippatura, e più in particolare dalla quotadi legname derivante dal bosco rispetto a quello dascarti di altra provenienza;

• dalla distanza di trasporto del cippato;• dalle dimensioni degli stoccaggi;• dai volumi di cippato lavorati con il cantiere di

cippatura;• dall’organizzazione del cantiere di approvvigiona-

mento e di cippatura della legna.Tutti questi fattori e la loro influenza a livello

qualitativo nella determinazione dei costi del riscal-damento con l’uso del cippato verranno illustratinelle relazioni che seguiranno.

Tipologie di impianti

Gli impianti per la combustione del cippato sipossono dividere in tre categorie:• impianti di piccola taglia al servizio di utenze

familiari o simili;• impianti automatici di media taglia al servizio di

utenze collettive (scuole, uffici);• impianti di grossa taglia, per teleriscaldamento o

simili.Nella presente relazione prendiamo in considera-

zione gli impianti di media taglia, che piu` interes-sano i Comuni delle nostre aree montane. Le poten-ze in gioco vanno dalle 100000 al milione di kcal.

Calcolo comparativo su un’ipotesi reale

La scuola elementare di Vallefiorita ha un volumedi 5000 m3, e ci studiano 250 scolari. Il fabbisogno

14

Tab.2 - Caratteristiche dei combustibili e prezzi (gennaio 1997)

combustibilep.c.i. massa prezzo Lit. efficienza

kcal/kg Mcal/m3 vol (kg/m3 ) al kg al m3 Mcal caldaie

cippato

umidita` 40% tq2400 720 300 100 30000 29 70%

gasolio 10200 8670 850 1647 1400000 129 80%metano - 9 - - 1020 91 80%

olio BTZ 9800 - - 450 - 32 70%

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termico annuo della scuola è di 250000 Mcal (fabbi-sogno giornaliero = 300 kcal/m3-giorno per 170giorni di riscaldamento/anno) (Tab 3).

Per soddisfare questo fabbisogno termico sononecessarie 150 tonnellate di legna all’anno, corri-spondenti a 500 metri cubi di cippato, distribuiticome risulta dall’istogramma di Fig.2.

Lo stesso fabbisogno termico è soddisfabile con37000 litri di gasolio, oppure con 35000 m3 dimetano, o anche con 37000 kg di combustibile abasso tenore di zolfo (BTZ).

Tab.3Fabbisogni termici della scuola di Vallefiorita.

Fig.2 Distribuzione del consumo di cippato nella stagione(totale 506 m3).

Volendo dare un’indicazione economica sulle dif-ferenze di costo per i diversi combustibili, per unprezzo di 30000 lire al metro cubo del cippato resoall’impianto, la cifra annua da prevedere per il riscal-

15

parametri unità valori

fabbisogno kcal/m3-giorno 300

cubatura scuola m3 5000

durata effettiva

riscaldamentogiorni 170

fabbisogno totale kcal/anno 255.000.000

 Le foreste sono una risorsa naturale di biomassa.

ott nov dic gen feb mar apr  

mesi

100

80

60

40

20

0

m3

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damento sarà pari a 15 milioni di lire; con un prezzodel gasolio di 1400 Lit./litro la spesa annua sarà dicirca 51.5 milioni di lire; per un prezzo del metano

di 1020 Lit./m3

la spesa annua sarebbe di 36 milionicirca; e infine per un prezzo del BTZ di 450 lire alkg la spesa ammonterebbe a 16.5 milioni circa(Tab.4).

Se il Comune di Vallefiorita decidesse di ricavareil legname necessario al riscaldamento della scuoladai propri boschi, potrebbe dedicare a questo fineogni anno il taglio di circa 3 ettari di bosco, su cuitornare ogni 15-20 anni.

Partendo dal presupposto che mediamente unoperaio forestale impiegato in operazioni di esboscolavora 2.5 m3 al giorno, possiamo dire che in primaapprossimazione la mole di lavoro necessaria per

ottenere il cippato per la scuola terrebbe occupatauna persona per esbosco e cippatura per 80-120giorni all’anno.

Analisi costi-benefici

Dall’analisi dei costi dei vari combustibili risultache il cippato è oggi il prodotto meno caro, con l’o-lio pesante che si colloca ad un livello di poco supe-riore. Per inciso si può considerare che il cippato nonè e non sarà soggetto al regime fiscale che si applicaai prodotti petroliferi, che può far lievitare il prezzo

di un combustibile, come è successo negli ultimimesi al gasolio (ben più di 1000 Lit./litro su 1450sono tasse, e merita forse qui ricordare che vienepagata un’IVA anche sulle 747 Lit./litro dell’impostadi fabbricazione) e al metano.

La vera opportunità però rappresentata dall’usodel legname a scopo energetico non è tanto il rispar-mio monetario, che esiste, ma il fatto che la spesa peril riscaldamento è destinata a rimanere in zona, con

creazione di posti di lavoro. Lo sfruttamento intelli-gente dei boschi porta migliori sistemazioni foresta-li, maggiori incrementi annui della biomassa legno-

sa e la permanenza di operatori sulle montagnegarantisce una maggiore attenzione e un controllosul territorio.

Importantissimo è poi il risvolto ambientale: ilcippato è l’unico tra i combustibili considerati a nonincrementare il contenuto di CO2 dell’atmosfera.Chiaramente in fase di combustione il legno emetteCO2, ma il carbonio che si sprigiona dal combusti-bile è stato assunto dal vegetale come CO2 dall’at-mosfera, come schematizzato dalla fig.3. Bruciandocippato, quindi, la quantità globale di anidride car-bonica nell’aria non s’incrementa, dal momento chela quantità emessa viene assorbita dai vegetali desti-

nati ad essere bruciati in futuro.Come sviluppo possibile nel medio termine dopoun inizio di sfruttamento delle risorse boschive oggitrascurate a fini energetici vi è l’utilizzo dei miglio-ri assortimenti per vendita di legname da opera, conun sicuro vantaggio economico.

Fig. 3 - Combustione di biomasse legnose: il carbonioemesso dalla caldaia viene utilizzato dalle piante per produrre una quantità uguale di biomassa.

16

Tab. 4 - Sintesi dei parametri considerati e dei risultati delle soluzioni ipotizzate per il riscaldamento della scuola di Vallefiorita

Combustibile unità gasolio cippato metano BTZ

p.c.i. - CE

kcal/kg 10200 - - 9800

kcal/m3 - 720000 9000 -rend. caldaie % 80 70 80 70

fabbisognokg 31250 - - 37172

m3 - 506 35417 -

costoLit./kg 1647 - - 450

Lit./m3 - 30000 1020 -

costo totale Lit./anno 51468750 15180000 36125340 16727400

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L’attività del DEIAFA nel campodell’utilizzazione energetica del cippato di legno

Con riferimento all’organizzazione dell’approvvi-gionamento, che è il punto nevralgico della produ-

zione di energia da cippato, il DEIAFA, Sez. diMeccanica, ha avviato nel 1994 uno studio su can-tieri di cippatura e trasporto del cippato operanti inprovincia di Torino.

Lo studio ha riguardato i cantieri che operano lapotatura delle alberate del comune di Torino e chehanno siti di riscaldamento funzionanti a legna cip-pata.

È stato realizzato uno studio sulla produttività dellavoro e sull’organizzazione dei cantieri di cippaturameccanica, e si è successivamente realizzato unsoftware funzionante in ambiente Windows 95/NTper valutare le soluzioni tecniche che offrivano i

minori impieghi di macchine, pur garantendo l’au-tonomia energetica ai centri di riscaldamento funzio-nanti a cippato.

I parametri di cui tiene conto il modello sono iseguenti:• la descrizione degli impianti di riscaldamento, il

loro fabbisogno termico mensile;• i calendari di approvvigionamento del legno;• le distanze di trasporto del cippato;• le capacità di lavoro delle macchine e gli orari di

impiego delle medesime;• le capacità dei mezzi di trasporto;• la disponibilità di manodopera e di legna.

Il modello realizzato consente una valutazione oraper ora del sistema simulato. Vengono tenute inconto le variazioni di consumo dovute ai mesi piùfreddi, le distanze di trasporto del cippato e le capa-cità reali di lavoro delle cippatrici. Dai risultati sca-

turiti è stato possibile valutare le soluzioni migliorisotto il profilo tecnico-economico.Per il futuro è intenzione del Dipartimento produr-

re un software per la gestione della catena di approv-vigionamento del cippato nelle sue fasi (approvvigio-namento/esbosco, cippatura, trasporto) e la sua succes-siva utilizzazione (riscaldamento/teleriscaldamento).

Il software si comporrà di una parte previsionale(modello+sistema esperto) e di una parte gestiona-le/contabile, per consentire una gestione comune,attraverso un unico pacchetto, delle diverse fasi diproduzione e di consumo del cippato di legna. L’ideaè realizzare uno strumento che aiuti nella gestione

 giornaliera e nell’integrazione dei 3 task fondamenta-li nell’utilizzo del cippato:• l’approvvigionamento del legno;• la cippatura ed il trasporto del cippato di legna;• la gestione delle caldaie.

Si pensa di realizzare tale applicativo in ambienteInternet, per consentire ai diversi utenti di collo-quiare con il sistema anche se fisicamente lontani dalcentro di gestione.

Il progetto è piuttosto impegnativo ma si ritienequesto tipo di applicativo veramente utile per arrivaread una gestione razionale ed economica della tecnolo-gia di produzione e utilizzo energetico del cippato.

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Il legno utilizzabile per produrre energia può derivare dal governo dei boschi e dai sottoprodotti delle produzioni forestali.

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La produzione del cippato:modalità e problemi organizzativi 

 P.Cielo

Introduzione

Molti popolamenti forestali italiani fornisconouna produzione legnosa di qualità scadente, caratte-rizzata da fusti di piccole dimensioni e di forma irre-golare, che presentano difetti e proprietà tecnologi-che non idonee agli impieghi più remunerativi. Gliassortimenti ottenibili da questi boschi possono esse-re utilizzati per la fabbricazione di pannelli o comecombustibile.

Gli impianti di riscaldamento a legna, in tron-chetti o in chips, incontrano sempre maggiore inte-resse, grazie anche ad interventi di agevolazione

finanziaria dello Stato Italiano e dell’UnioneEuropea, volti a promuovere il risparmio energeticoed il consumo locale del legno soprattutto nelle zonecollinari e montane.

Il processo di riduzione del materiale legnoso divario tipo e forma in elementi di piccole dimensioni(detti “particelle” o “chips”) tramite un’azione mec-canica di taglio è comunemente noto con il terminedi “sminuzzatura” o “cippatura”. È bene distinguerequesto processo da quello di triturazione o frantu-mazione del legno, che si basa principalmente suun’azione di percussione e sfibratura, che viene pra-ticato principalmente per ridurre il volume di vari

tipi di scarti legnosi (cassette da frutta residui dipotature) ottenendo un materiale di pezzaturaalquanto irregolare e adatto soprattutto per la pro-duzione di compost.

Il legname ridotto in chips, detto anche “cippato”,trova invece i seguenti principali impieghi:

Produzione di pannelli di particelle o di fibre: ilcippato prodotto in foresta è idoneo, anche se suscet-tibile di raffinatura e vagliatura, ad un’immissionediretta nel processo produttivo di questi pannelli. Leaziende del settore sono talvolta restie a ritirare ilcippato prodotto in foresta e si limitano a farlo solonei periodi di maggiore richiesta. Le obiezioni mosse

dagli industriali sono dovute prevalentemente aragioni di carattere tecnico-organizzativo e commer-ciale così sintetizzabili:- il materiale legnoso sotto forma di chips è sogget-

to a processi di biodegradamento più intensirispetto al tondame;

- al momento dell’acquisto esso è più difficilmentecontrollabile in termini di qualità e composizione erichiede apposite attrezzature per la movimentazione;

- la stagionalità del mercato e le oscillazioni deiprezzi inducono gli operatori industriali a mante-nere l’approvvigionamento del legname preferibil-mente sotto forma di tronchetti, che permettonouna più agevole gestione delle scorte sul piazzale;

Produzione di carta: la possibilità d’impiego nelsettore dell’industria cartaria del cippato prodottodirettamente in foresta, anche se in teoria possibile,risulta in pratica limitata, in quanto la presenza dicorteccia, e ancor più di quella degli aghi, compro-mettono la qualità del prodotto finito in termini dicolorazione e di resistenza meccanica. Inoltre, poichéi parametri del processo di produzione della cartasono regolati in base alle caratteristiche chimico-meccaniche di una determinata specie legnosa, lacomposizione del cippato deve essere rigorosamentecontrollata.

Uso combustibile: i moderni impianti di riscalda-

mento a cippato sono in grado di bruciare anchelegno umido ed offrono il vantaggio di funzionareautomaticamente grazie a silos di raccolta del com-bustibile e di idonei sistemi di alimentazione dellacaldaia. Questi impianti vengono utilmente installa-ti in edifici di dimensioni medio-elevate, che richie-dono un ingente fabbisogno energetico e non dispon-gono della continua presenza di personale per l’ali-mentazione della centrale termica. Per il riscalda-mento di edifici minori, per esempio quelli ad uso dicivile abitazione mono o bi-familiare, risultano percontro più economici e di più semplice gestione gliimpianti di riscaldamento a tronchetti di legno mas-

siccio, che devono però essere riforniti giornalmentee richiedono legname con umidità inferiore al 25%.Le caratteristiche principali da considerare nel-

l’impiego del legno a fini energetici sono, in ordined’importanza, le seguenti:- l’umidità del materiale, che anche negli impianti

appositamente costruiti per il cippato in forestanon dovrebbe superare l’80-100% del peso anidro;

- le dimensioni delle particelle, che devono essereomogenee e compatibili con il sistema di alimen-tazione della centrale termica (dimensioni stan-dard 40 x 20 x 10 mm);

- la specie legnosa, da cui dipendono alcune caratte-

ristiche della materia prima molto importanti aifini energetici, quali la massa volumica e la pre-senza di estrattivi antiossidanti, resine ecc. A que-sto riguardo è bene chiarire che può essere usatocome combustibile sotto forma di chips il legna-me di quasi tutte le specie botaniche, anche se lepiù idonee rimangono quelle da cui viene tradi-zionalmente ricavata legna da ardere (prima fratutte il Faggio).

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Caratterizzazioni del cippato di legno perl’uso combustibile

 Principali caratteristiche del legno come combustibileAi fini energetici è importante conoscere 3 carat-

teristiche del legno: l’umidità, la massa volumica(detta anche densità) ed il potere calorifico.

UmiditàL’umidità del legno è definita dal rapporto fra la

quantità d’acqua contenuta in un pezzo di legno edil peso (anidro o umido) di quest’ultimo.

Se riferita allo stato anidro, l’umidità si esprimesecondo la (1):

Mumido - M anidro

U anidro = –––––––––– x 100M anidro

Se riferita allo stato umido, secondo la (2):

Mumido - M anidro

Uumido = –––––––––– x 100Mumido

dove:

-Mumido = peso del campione umido (tal quale)-M anidro = peso del campione anidro.

Si può passare da una espressione all’altra tramite

le seguenti formule (3) e (4):

100U anidro = –––––––––– x U’umido

100-U’umido

100Uumido = –––––––––– x U’ anidro

100-U’ anidro

Anche se tradizionalmente si fa riferimento allo

stato umido, è bene riferirsi sempre a quello anidro,poiché è univocamente definito.Nella Tab. 1 è riportato un confronto fra i due

sistemi di riferimento, che mostra come i valori diumidità riferiti allo stato anidro ed umido siano dif-ferenti non solo dal punto di vista concettuale, maanche numericamente.

Massa volumicaEsprime il rapporto fra massa e volume di un

pezzo di legno (r). Si esprime in kg/m 2 o in g/cm2.La massa volumica varia in funzione della specie

legnosa e dell’umidità del legno.

All’interno della stessa specie legnosa varia inoltrein funzione delle condizioni di accrescimento (pedo-clima e selvicoltura) e, all’interno della stesso fustolegnoso, anche in base dell’altezza da terra e delladistanza dal midollo a cui è prelevato il campione(fenomeni di duramificazione, legno giovanile ecc.).

In prima approssimazione si possono considerareunicamente le variazioni di r in funzione della specielegnosa e dell’umidità del legno.

Nella tabella 2 sono riportati i valori medi indica-tivi dei valori di r di alcune specie legnose in funzio-ne di diversi stati igrometrici.

Nell’ultima colonna è riportato il contenuto d’ac-

qua indicativo del legno al momento dell’abbatti-mento.Tale valore è soggetto ad ampie oscillazioni in fun-

zione della stazione e della stagione.

19

Tab. 1 - Raffronto tra i valori di umidità del legno riferiti allo stato anidro ed umido

U rif. anidro (%) U’ rif. umido (%) U’ rif. umido (%) U rif. anidro (%)

5 5 5 5

10 9 10 11

12 11 12 1415 13 15 18

20 17 20 25

25 20 25 33

30 23 30 43

100 50 40 67

150 60 50 100

200 67 60 150

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 Lavori di esbosco.

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 Potere calorificoNei combustibili contenenti idrogeno (H) e umi-

dità sono da considerarsi 2 valori distinti di poterecalorifico (superiore ed inferiore) a seconda che siconsideri o meno il calore di condensazione dell’ac-qua presente nel combustibile e di quella che siforma durante la combustione per la combinazione

dell’idrogeno con l’ossigeno.Il potere calorifico inferiore (p.c.i.) esprime laquantità di calore che si sviluppa colla combustionecompleta di 1 kg di legno, considerando l’acqua allostato di vapore a 100 °C, cioè considerando la solaquota parte di calore effettivamente utilizzabile neinormali impianti di riscaldamento.

Per passare, per una determinata specie legnosa,dal potere calorifico superiore a quello inferiore sipuò impiegare la seguente formula (5):

 p.c.i. = (p.c.s. -324 - 600 x U anidro) / (1 + U anidro)

dove  p.c.s. è il potere calorifico superiore, U anidro èl’umidità del legno rif. allo stato anidro, 324 e 600sono costanti numeriche che tengono conto del calo-re di condensazione dell’acqua che si forma nellacombustione per la combinazione dell’idrogeno conl’ossigeno, presente nella cellulosa e nella lignina, edi quello dell’acqua, presente nel combustibile.

Il p.c.i del legno varia principalmente in funzionedell’umidità del legno e della specie botanica.

 Specie botanicaIl potere calorifico di una specie legnosa dipende

dal suo contenuto in lignina (che è pari a circa 6.000kcal/kg), in cellulosa (4.000 kcal/kg) e in resina.

Anche la percentuale di corteccia incide sul pote-re calorifico, in quanto questa ha basso potere calori-fico e alto contenuto in ceneri.

Nella Tab. 3 sono riportati i valori medi indicati-vi di p.c.i. per le latifoglie e le conifere. Valori riferi-ti specificamente ad una specie possono essere adot-tati nei casi in cui si abbia la certezza di utilizzarequest’ultima in purezza.

Tab. 3 - Valori di potere calorifico inferiore del legno al 12-15% di U anidro espresso nelle diverse unità di misura.

Umidità del legnoIl potere calorifico inferiore del legno diminuisce

all’aumentare della sua umidità, non solo perché dimi-nuisce la quantità di sostanza secca effettivamente pre-sente nell’unità di peso considerata, ma anche perché unaparte dell’energia liberata nel processo di combustioneviene assorbita dall’evaporazione dell’acqua e quindi sirende indisponibile per l’uso termico desiderato.

Conifere

 Abete rosso / bianco 390 420 460 540 670 900-1200 100%

Pino silvestre / nero 470 500 540 650 800 900-1100 100%

Pino strobo 320 350 400 490 620 800-1050 150-200%

Larice 570 600 640 750 910 950-1100 100%

Latifoglie

Carpino bianco / nero 750 780 820 930 1100 fino a 1200 80-100%

Castagno 560 600 650 780 960 1000-1100 80-100%

Faggio 710 750 800 920 1100 fino a 1200 70-100%

Querce 680 720 770 900 1080 fino a 1200 70-100%

Ontano bianco / nero 510 550 600 740 920 fino a 1000 100%

Pioppi ibridieuroamericani 300 330 360 450 570 750-950 150-250%

Pioppo nero 370 400 430 540 660 750-950 150-250%

Robinia 710 750 800 920 1100 fino a 1200 60-90%

Umiditàrif. anidro %

0 12 30 50 70 >100Umidità indicativaall’abbattimento(U rif. anidro %)

Umidità

 rif. umido %  0 11 23 33 41 >50 

Tab. 2 - Valori medi di massa volumica espressi in kg/m3 di alcune specie legnose in funzione del contenuto d’umidità.

p.c.i. kcal/kg MJ/kg kWh/kg

conifere 3.800 15,91 4,42

latifoglie 3.600 15,07 4,19

medio generale 3.700 15,49 4,30

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Se si conosce il p.c.i. del legno ad una certa umi-dità e s’intende calcolare lo stesso valore per un altrostato igrometrico si possono impiegare i valori delcoefficiente riportato in Tab. 4.

Tab. 4 - Valori del coefficiente correttivo del p.c.i.in funzione dell’umidità del legno(valore di riferimento il p.c.i. per U anidro = 12%).

Caratteristiche del cippato

Per un proficuo impiego del cippato come com-bustibile non è sufficiente individuare la specielegnosa e stabilire il contenuto d’umidità, ma biso-

gna anche tener conto delle caratteristiche particola-ri dell’assortimento “cippato”, che non si riscontranonel legname tondo.

ComposizioneLa composizione indica quale provenienza ha il

materiale legnoso, di quale specie si tratta e qualiporzioni dell’albero sono state utilizzate.

Per quanto riguarda la provenienza il cippato puòessere prodotto con scarti legnosi urbani, scarti del-l’industria del legno oppure con legname provenien-te direttamente dai boschi. In questo caso esso si puòpresentare sotto tre forme:

- “cippato bianco”, derivante dalla sminuzzatura disolo legno, ovvero di fusti o tronchetti preventiva-mente scortecciati;

- “cippato marrone o con corteccia”, presentante un colo-re più scuro del precedente e, a parità di altre condi-

zioni, una massa volumica leggermente superiore poi-

ché la corteccia si frantuma in particelle di dimensionipiù piccole e riempie parte degli interstizi fra i chips

dando origine ad un cumulo un po’ più compatto;

- “cippato verde”, contenente anche fogliame(soprattutto aghi), in quanto ottenuto dalla ridu-zione in chips di piante intere o di porzioni dellachioma.A titolo di esempio, 1 m2 di cippato ottenuto dalla

sminuzzatura di piante intere di Pino silvestre condiametro a petto d’uomo di 10-15 cm è compostoper il 79% da legno, il 13% da corteccia, il 4% daaghi ed il restante 4% da impurità (Hakkila et al .,1978).

 DimensioniI chips vengono suddivisi in base alla loro lun-

ghezza media in classi dimensionali. La granulome-tria del cippato e ancor più la sua omogeneità sonoimportanti ai fini dell’idoneità all’impiego negliimpianti di riscaldamento automatici, in quanto par-ticelle di dimensioni e forma difformi possono cau-

sare inconvenienti al funzionamento del sistema dialimentazione della caldaia. Si parla di “cippato fine”quando i chips hanno lunghezza media pari a 10-20mm e di “cippato grossolano” per cips di 50-70 mm.Le dimensioni ottimali per gli impianti termici adalimentazione automatica sono le seguenti:- dimensione media: 40 x 20 x 10 mm (tolleranza

± 20%);- dimensione massima 80 mm (tolleranza 1% delle

particelle fino a 220 mm);- particelle minute max 5%.

Le dimensioni delle particelle influiscono sulladensità del materiale, sul tempo di essiccazione e

sono determinate dal tipo di cippatrice impiegata edalla regolazione del dispositivo di taglio (velocità dirotazione, regolazione della sporgenza ed affilaturadei coltelli).

Massa volumica apparenteIndica la massa dell’unità di volume apparente del

cippato, ove cioè il volume è costituito da quellodelle singole particelle legnose e dagli spazi vuoti traesse. L’unità di misura comunemente usata è ilkg/m2. La massa volumica apparente dipende siadalla massa volumica delle particelle che compongo-no il cippato, sia dalle loro dimensioni (le quali

influenzano il grado di costipazione del cumulo). Perlegname fresco di taglio la densità del cippato otte-nuto può variare fra ( 150)-200 e 350-(450) kg/m2.I valori inferiori si riscontrano nel caso di specie “alegno tenero” come Pioppi, Abeti, Pino strobo e diparticelle di grandi dimensioni; quelli più elevatisono tipici di specie “a legno duro” (Faggio, Querce,Carpini) e di particelle minute. La densità variaanche in funzione dell’umidità del materiale legnoso:

22

0 0 1,14

12 10,7 1

20 16,7 0,92

30 23,1 0,84

40 28,6 0,7750 33,3 0,71

70 41,1 0,60

100 50,0 0,49

150 60,0 0,36

Umidità % P.c.i.U =0-150%

Coeff. = –––––––––– P.c.i. U =12%Umidità

 rif. anidro

Umidità

 rif. umido

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23

ad esempio cippato di Pino strobo fresco di taglio,composto da particelle della lunghezza di 20 mm edavente umidità media del 180% (rif. al peso anidro),ha una densità media pari a 310 kg/m2, che si ridu-ce a circa 150 kg/m2 quando l’umidità del materiale

raggiunge un valore prossimo al 30%.Per le modalità di determinazione della massa volu-mica apparente si fa riferimento alla norma UNI 9220.

UmiditàL’umidità del cippato dipende da quella del legno

che lo costituisce (e si esprime nello stesso modo).Essa influenza la massa volumica del prodotto, il

potere calorifico e le possibilità di conservazione.In base alla provenienza della materia prima l’u-

midità del cippato può assumere valori alquanto,come si vede in Tab. 5.

Contenuto energeticoPoiché per il cippato ci si riferisce all’unità divolume (m2) piuttosto che a quella di peso, non siparla di potere calorifico ma di contenuto energetico.

Le variazioni di contenuto energetico per unità divolume in funzione dell’umidità sono più contenute

rispetto a quelle riferite all’unità di peso, come sievince dalla Tab. 6. Anche per questo motivo il cip-pato di legno dovrebbe essere commercializzato avolume invece che a peso.

Organizzazione del cantiere di lavoro

 Scelta della macchina cippatriceIn Fig. 1 sono rappresentati i 3 tipi di organi

taglienti montati sulle cippatrici. In genere le cippa-trici di piccole e medie dimensioni sono del tipo adisco, mentre quelle di grandi dimensioni sono atamburo. Per una descrizione di queste macchine sirimanda al lavoro di Spinelli (1995) riportato inbibliografia. In questa sede si ricordano i principaliparametri da prendere in considerazione per la sceltadelle cippatrici.

Innanzitutto bisogna analizzare il tipo di materia-le da sminuzzare: cioè le dimensioni del legname, iltipo di assortimento (forma regolare o meno, conrami o senza) e la specie legnosa. In base a questi datisi può stabilire quali debbano essere le dimensionidella bocca della cippatrice e la potenza del motore.

Tab. 5 - Campi di variazione possibili dell’umidità del cippato in base alla provenienza del legno

ProvenienzaLegno selezionato

Scarti industria del legno Forestadai rifiuti urbani

Umidità rif.10-20%

Industrie di 1a trasformazione 30-100%30-150%anidro % Industrie di 2a trasformazione 10-20%

Tab. 6 - Caratteristiche fisiche ed energetiche di 1 m3 di cippato di legno di faggio e di abete(s.s.= 240 e 170 kg e p.c.i.U =12% 15,91 e 15,07 MJ/kg)

 VariazioneUmidità Specie Peso Contenuto energetico contenuto

energetico

(U rif. anidro %) kg MJ kWh Mcal %

20

faggio 288 3.993 1.109 954

100%abete 204 2986 830 713

30faggio 312 3.950 1.097 943

99%abete 221 2954 820 705

50faggio 360 3.852 1.070 920

96%abete 255 2881 800 688

100faggio 480 3.544 985 847  

89%abete 340 2651 736 633

150 abete 425 2434 676 581 82%

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La bocca della cippatrice deve avere dimensionisuperiori di almeno 5 cm rispetto al diametro deitronchetti da lavorare, e di 10 cm rispetto al calciodei fusti con rami. Per ogni modello di cippatrice lacasa costruttrice consiglia un valore minimo di

potenza motore. Orientativamente essa deve essere dialmeno 60 kW per materiale fino a 20 cm di diame-tro e di almeno 120 kW per materiale fino a 30 cm.Legni duri assorbono maggiore potenza di quelliteneri, come pure il legno stagionato in confronto aquello umido.

In secondo luogo è importante considerare il tipodi cippato che s’intende ottenere. Per il cippatodestinato all’industria non vi sono requisiti dimen-sionali, per cui è meglio optare per una sminuzzatu-ra grossolana del materiale che è più produttiva; peril cippato destinato alle caldaie, invece, è richiestauna pezzatura standard ed uniforme. In questo caso

conviene scegliere cippatrici che permettano di rego-lare le dimensioni dei chips. Per la qualità del pro-dotto è fondamentale la manutenzione delle lame.

Fig. I - Tre tipi di organi taglienti montati dalle cippatrici.I tipi a tamburo e a disco sono i più frequenti.

Anche l’area di lavoro può essere un criterio per lascelta della cippatrice. La sminuzzatura può essereeseguita sul letto di caduta, lungo una pista foresta-le o all’imposto. La cippatura sul letto di caduta èpraticabile solo su terreni pianeggianti (fino al 20%

di pendenza) e poco accidentati. La sminuzzaturapuò essere anche condotta su pista, a condizione chequesta sia sufficientemente larga per consentire ilmovimento di macchina operatrice e mezzi ausiliari.Nei nostri boschi è in genere più conveniente esbo-scare il legname fino all’imposto e qui cippare illegname.

Per lavorare direttamente sulla tagliata o lungouna pista si deve poter disporre di una cippatricesemovente, o comunque in grado di cambiare posi-zione di lavoro con limitati tempi di trasferimento epiazzamento, che sia munita anche di un idoneo con-tenitore di raccolta del cippato (della capacità di

almeno 5-6 m?), preferibilmente ribaltabile per faci-litare lo scarico. Per lavorare su pista è più conve-niente che la bocca della macchina sia orientata late-ralmente piuttosto che posteriormente, in modo cheil legname possa essere alimentato sul lato delmezzo. A questo proposito la soluzione più favorevo-le è rappresentata dalle macchine aventi telaio mon-tato su ralla girevole e quindi orientabile in tutte ledirezioni. Per la cippatura all’imposto è opportunodisporre di cippatrici grandi per ottenere alte pro-duttività ed evitare che in breve tempo il materialeesboscato occupi il piazzale di lavorazione.

Infine è indispensabile che le cippatrici di mag-

giori dimensioni, che richiedono un continuoapprovvigionamento di legname di dimensioni epeso tali da non poter essere movimentato a mano,siano dotate di gru idraulica. L’impiego della grucostituisce anche un fattore di sicurezza, venendomeno la necessità di avere operai addetti all’alimen-tazione della cippatrice in prossimità degli organi ditaglio.

Organizzazione della sequenza di lavorazioneLa sminuzzatura in bosco pone alcuni problemi

organizzativi di importanza non trascurabile, fra iquali si ricordano quelli relativi alla sequenza di

lavorazione ed al trasporto.La riduzione del legname in chips può essere ese-guita in sequenza con l’esbosco ed il trasporto. Neicantieri in cui esbosco, cippatura e trasporto sonoconcatenati, l’interruzione di una delle suddette ope-razioni comporta però automaticamente la sospen-sione di tutti i lavori. È possibile separare esbosco ecippatura prevedendo ad esempio depositi tempora-nei del legname. Appare invece meno conveniente

24

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eseguire in tempi diversi le operazioni di cippatura etrasporto, dal momento che verrebbe meno il van-taggio di avere il carico contemporaneo alla cippatu-ra e senza costi aggiuntivi.

Per il trasporto sono necessari mezzi di capacità

elevata ed idonei al carico di materiale sciolto, per lopiù poco diffusi nel settore forestale o agricolo.L’impiego di rimorchi di capacità ridotta non èopportuno, in quanto non solo comporta un aumen-to dei costi di trasporto, ma interferisce anche con leoperazioni produttive. Infatti il carico e lo scarico deirimorchi dovrebbe essere coordinato con la sminuz-zatura in modo che questa non debba interrompersinell’attesa di un altro mezzo di trasporto. Una validasoluzione a questo problema è rappresentata da con-tainer che possono essere issati sul pianale di caricodella motrice tramite un sistema a funi detto “multi-lift”. In tal modo il loro riempimento è indipenden-

te dal trasporto che può avvenire in tempi e conritmi differenti. Naturalmente è necessario disporredi più container e che l’area di lavoro sia servita dauna strada camionabile. Quest’ultima condizione siverifica peraltro piuttosto di rado nei boschi italiani.

 Produttività del lavoro e cenni sui costiI valori di produttività della sminuzzatura in

bosco sono alquanto variabili, risultando general-mente compresi fra 1 e 10 t/h. Bisogna distinguerefra produttività netta, che è quella massima otteni-

bile da una determinata cippatrice con un certo tipodi materiale di partenza, e produttività lorda, che èquella effettivamente ottenuta sul cantiere ed ingenere inferiore alla precedente.

La produttività netta dipende dal tipo di cippatri-ce, dalla potenza motore e dal tipo di materiale lavo-rato. Essa è sempre bassa nella sminuzzatura di rama-glie; nel caso di tronchetti dipende dalle loro dimen-sioni; è elevata nel caso di piante intere, a patto chela chioma non costituisca ostacolo per l’alimentazio-ne della cippatrice. Anche la lunghezza dei chips, aparità degli altri parametri in gioco, influisce sullaproduttività del lavoro: particelle “lunghe” (4-5 cm),

risultano lavorate in tempi più brevi rispetto a quel-le “corte” (1-2 cm).La produttività lorda è invece influenzata dall’or-

ganizzazione del cantiere, in primo luogo dallemodalità di alimentazione dell’impianto e di abdu-

25

 Piazzola di esbosco.

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zione del cippato. È preferibile poi che le sequenze dilavorazione esbosco-cippatura e cippatura-trasportonon siano rigidamente concatenate per evitare tempimorti conseguenti alla loro interruzione.

Nella tab. 7 vengono riportati i valori medi di pro-

duttività reperiti in bibliografia per differenti tipi dicantieri forestali. Per interpretare correttamentequesti dati, fortemente variabili, bisogna innanzitut-to distinguere se si tratta di produttività nette olorde; in secondo luogo i singoli valori devono esse-re valutati in base alle condizioni in cui è stato svol-to il lavoro. In tutti i casi osservati, quando si ha l’a-limentazione manuale della cippatrice, la produtti-vità lorda non supera il valore di 5 t/h; se il materia-le è da allestire, di forma irregolare o di piccoledimensioni, la produttività si riduce a non più di 1-1,5 t/h. Con cippatrici di grandi dimensioni e ali-mentazione per mezzo di gru idraulica la produtti-

vità lorda può invece arrivare a 10 t/h. Valori supe-riori sono da considerare eccezionali.Per quanto riguarda il costo del cippato, su di esso

incidono variamente, da caso a caso, il costo di lavora-zione e quello della materia prima. In larga massimasi può stimare un costo di 10.000-40.000 L/m2. Aquesta cifra bisogna aggiungere il costo del trasporto(pari ad almeno 10.000 L/m2), che grava fortementesul totale, dal momento che quest’assortimento occu-pa volumi notevoli a fronte di un peso contenuto. Èauspicabile per questo motivo limitare le distanze ditrasporto entro un raggio di poche decine di km.

Conservazionedel prodotto

Il cippato può essereadeguatamente conservatosolo quando il legno rag-giunge un certo grado diessiccazione. La conserva-zione del prodotto ancoraumido è generalmentedifficile e richiede l’ado-zione di specifici accorgi-

menti. Il deterioramentoqualitativo dei chips e lenotevoli perdite di massa(oltre il 20% in sostanzasecca) determinate dall’a-zione di batteri e funghi,sconsigliano la conserva-zione del cippato in grossicumuli all’aperto.

È possibile invece adottare procedimenti di essicca-zione naturale del prodotto che ne prevedono la conser-vazione al coperto. A questo proposito sono state speri-mentate varie soluzioni, tutte in grado di contenere leperdite fino ad un massimo del 10% di sostanza secca e

di portare il prodotto, nell’arco di 3-4 mesi, dallo statofresco (U ≥ 50%) a valori di umidità finale intorno al20-25% (riferiti al peso anidro). L’essiccazione del pro-dotto avviene tramite correnti d’aria calda che si gene-rano all’interno del cumulo durante i processi di biode-gradamento e che si arrestano quando il legno raggiun-ge un’umidità inferiore alla soglia di attività dei sud-detti agenti di alterazione. Fra le soluzioni proposte inletteratura si riportano le seguenti:- gabbie a forma di prisma con pareti in maglia di

ferro della capienza di 1-3 m2 (Lisa et al., 1984),oppure di maggior dimensioni e simili a quelleusate per l’essiccazione delle pannocchie di mais

(Lauer et al., 1987);- celle della capacità di 40-50 m2, con pareti smon-tabili, pavimento grigliato e sollevato di circa 20cm da terra per consentire il passaggio dell’aria(Riva et al., 1988; Lauer et al. op.cit.).Autori svizzeri (AA.VV., 1988) affermano che è

possibile effettuare l’essiccazione naturale anche insemplici cumuli di qualche decina di m2 purché alcoperto e con l’accortezza di praticarvi opportunicamini di aerazione. In questo caso si possono regi-strare perdite di sostanza secca superiori al 10% primadell’arresto naturale dei processi di biodegradamento.

26

 Anche gli scarti di segheria e i sottoprodotti della lavorazione del legno possono essereutilizzati per produrre energia.

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27

Tab. 7 - Quadro riepilogativo delle principali caratteristiche dei cantieri di sminuzzatura del legname in bosco, suddivisi in base all’area di lavorazione.

   A  u   t  o  r  e

   L   i  s  a

   C   I   P   P   A   T   U   R   A   R   A   M   A   G   L   I   E

   C   I   P

   P   A   T   U   R   A   P   I   A   N   T   E   I   N   T   E   R   E

   C   I   P   P   A   T   U   R   A   T   O   N   D   E   L   L   I

   1   9   8   3

   R  o

   b   i  n   i  a ,

   O  r

  n   i  e   l   l  o ,

   C  a  s   t  a  g  n  o

   C   i  m  a   l   i

  c  o  n  r  a  m   i

   6  -   1   0

   A   l   l  e  s   t   i  m  e  n   t  o

  c  o  n   t  e  m  p .

  a   l   l  a  c   i  p  p  a   t  u  r  a

   I  m  p  o  s   t  o

   G  a  n   d   i  n   i

  a   d   i  s  c  o  ;

   F  e  r  r  a  r   i

  a   t  a  m   b  u  r  o

   7   0

   M

   S   ì

   2

   L  o  r   d  o

   1 ,   7

   L   i  s  a

   1   9   8   3

   R  o

   b   i  n   i  a ,

   O  r

  n   i  e   l   l  o ,

   C  a  s   t  a  g  n  o

   C   i  m  a   l   i

  c  o  n  r  a  m   i

   6  -   1   0

   I  n  m  u  c  c   h   i

   I  m  p  o  s   t  o

   G  a  n   d   i  n   i

  a   d   i  s  c  o  ;

   F  e  r  r  a  r   i

  a   t  a  m   b  u  r  o

   7   0

   M

   N  o

   4

   L  o  r   d  o

   4 ,   8

   B  a   l   d   i  n   i

   1   9   7   4

   F  a

  g  g   i  o ,

   C

  e  r  r  o ,

   O  r  n   i  e   l   l  o

   P  o   l   l  o  n   i

   i  n   t  e  r   i

  s  r  a  m  a   t   i

   5  -   2   0

   f  a  s  c   i

  e  s   b  o  s  c  a   t   i

   d  a   t  r  a   t   t  o  r  e

  a  r   t   i  c  o   l  a   t  o

   I  m  p  o  s   t  o

   B  r  u   k  s   8   5   0

   M  a   d   i  s  c  o ,

   d   i  a  m .  m  a  x

   2   5  c  m

   5   0

   M

   S   ì

   4

  -

   4 ,   4  -   6 ,   5

   R  o   t  a  r  u

   1   9   8   4

   P .  s   i   l  v  e  s   t  r  e

   R  a  m   i

  m  a  x   1   0

   R  a  m  a  g   l   i  e

  s  p  a  r  p  a  g   l   i  a   t  e

   L  e   t   t  o

   d   i  c  a   d  u   t  a

  -

  -

   M

   N  o

   9

   L  o  r   d  o

   1 ,   0

   R  o   t  a  r  u

   1   9   8   4

   P .

  n  e  r  o

   R  a  m   i

  m  a  x   5

   R  a  m  a  g   l   i  e

  s  p  a  r  p  a  g   l   i  a   t  e

   L  e   t   t  o

   d   i  c  a   d  u   t  a

  -

  -

   M

   N  o

   7

   L  o  r   d  o

   2 ,   4

   P   i  e  g  a   i

  e   t  a   l .

   1   9   8   0

   C

  e  r  r  o

   T  o  n   d  e   l   l   i

   5  -   1   5

   C  a   t  a  s   t  e

   I  m  p  o  s   t  o

   A   B

   C  o  n  s   t  r  u  c   t  o  r

   1   5   0   0

   1   1   0

   G

   N  o

   2

   N  e   t   t  o

   9

 ,   0  -   1   1 ,   4

   R  o   t  a  r  u

   1   9   8   4

   C  a

  r  p   i  n  o ,

   B  e   t  u

   l   l  a  e   t  a   l .

   P  e  r   t   i  c   h  e

   3  -   7

   C  a   t  a  s   t  e

   I  m  p  o  s   t  o

  -

  -

   M

   N  o

   1

   N  e   t   t  o

   1 ,   7

   H  a   k   k   i   l  a

  e   t  a   l .

   1   9   7   8

   P .  s   i   l  v  e  s   t  r  e

   P   i  a  n   t  e

   i  n   t  e  r  e   8  -   1   3

   C  a   t  a  s   t  e

   I  m  p  o  s   t  o

   T  r  e   l  a  n

   D   6   0

   1   3   6

   G

   N  o

   1

   L  o  r   d  o

   1   0 ,   0  -   1   7 ,   0

   H  a   k   k   i   l  a

  e   t  a   l .

   1   9   7   8

   P .  s   i   l  v  e  s   t  r  e

   P   i  a  n   t  e

   i  n   t  e  r  e   8  -   1   3

   F  a  s  c   i

   P   i  s

   t  a

   d   ’  e  s   b

  o  s  c  o

   C   i  p  p  e  r

   T   T   1   0   0   0   T

   1   1   0

   G

   N  o

   1

   L  o  r   d  o

   1 ,   7  -   3 ,   4

   C  u  r  r   ò

  e   t  a   l .

   1   9   8   1

   P .  r

  a   d   i  a   t  a

   C   i  m  a   l   i

  e  p   i  a  n   t  e

   i  n   t  e  r  e  <   1   8

   M  u  c  c   h   i

   I  m  p  o  s   t  o

   M  o  r   b  a  r   k

   1   2

   1   7   0

   G

   N  o

   1

   L  o  r   d  o

   1   0 ,   5

   P  e   t   i   t

   1   9   8   6

   P .  m

  a  r   i   t   t   i  m  o

   P   i  a  n   t  e

   i  n   t  e  r  e   5  -   1   0

   F  a  s  c   i

   P   i  s

   t  a

   d   ’  e  s   b

  o  s  c  o

   T   P   9   6   0   P   H

   8   7

   G

   N  o

   1

  -

   5 ,   0  -   6 ,   0

   C   i  e   l  o

   L  e  g  e  n   d  a  :   M  =  m  a  n  u  a   l  e  ;   G  =  g  r  u   i   d  r  a  u   l   i  c  a

   1   9   9   4

   P .  s   t  r  o   b  o

   P   i  a  n   t  e

   i  n   t  e  r  e  <   1   8

   C  a   t  a  s   t  e

   I  m  p  o  s   t  o

   P  e  z  z  o   l  a   t  o

   H   8   8   0   /   2   5   0

   4   7

   M

   N  o

   3

   L  o  r   d  o

   1 ,   1

   A  n  n  o

   S  p  e  c   i  e

   l  e  g

  n  o  s  a

   T   i  p  o   l  o  g   i  a

  e   d   i  m  e  n  s .

  m  a   t  e  r   i  a   l  e

   (   d   i  a  m .   i  n  c  m   )

   D   i  s  p  o  s   i  z   i  o  n  e

  m  a   t  e  r   i  a   l  e

   A  r  e  a

   d   i   l  a  v  o  r  o

   T   i  p  o

  c   i  p  p  a   t  r   i  c  e

   P  o   t  e  n  z  a

  m  o   t  o  r  e

   (  n  o  m   i  n  a   l  e   )

   (   k   W   )

   T   i  p  o

  a   l   i  m  e  n   t  a  z

 .

   C  a  s   t  e  n  a

  e  s   b  o  s  c  o  -

  c   i  p  p  a   t  u  r  a

   C  o  m  p .

  s  q  u  a   d  r  a

   (  n .  o  p  e  r  a   i   )

   T  e  m  p  o

  r   i   l  e  v  a   t  o

   P  r  o

   d  u   t   t   i  v   i   t   à

  s  q  u  a   d  r  a

   (   t   /   h   )

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7/15/2019 Impianti termici a cippato

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 Scarti di segherie.

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7/15/2019 Impianti termici a cippato

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Conclusioni e prospettive

I moderni impianti termoenergetici a cippatodestano notevole interesse per il riscaldamento degliedifici nelle zone collinari e montane, dove essi pos-

sono rappresentare non solo una soluzione ecologicaal problema energetico, uno sbocco di mercato per laproduzione legnosa di modesta qualità e quindi unostimolo a coltivare più assiduamente i boschi. Sullabase di calcoli approssimativi si può dire che quasitutti i comuni della montagna piemontese dispon-gono di un patrimonio boschivo sufficiente perinstallare uno o più impianti a di riscaldamento alegna di media potenza. Ad esempio per riscaldareun edificio di 5.000 m2 sono richieste 360.000Mcal, energia ottenibile ogni anno tagliando 1,25 hadi ceduo di faggio di media fertilità (provvigione

160 m2, turno 45 anni) o diradando 5 ha di perticaiadi abete rosso (prelievo 50 m2/ha).

Al fine di poter gestire correttamente una “filieralegno” basata sul consumo di cippato per scopi ener-getici è necessario però conoscere approfonditamente

le caratteristiche della materia prima, in particolaremodo la composizione e l’umidità del legno.La sminuzzatura in bosco richiede attrezzature

specifiche, una buona viabilità forestale e distanzecontenute fra centri di consumo e luoghi di produ-zione.

Le difficoltà di conservazione potrebbero costitui-re un ulteriore ostacolo all’impiego di quest’assorti-mento. Tali difficoltà sono però ampiamente supera-bili con un’assidua assistenza tecnico-forestale almomento dell’organizzazione della filiera e durantela sua intera gestione.

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 Segheria.

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La gestione degli impianti a cippato

 A. Chiariglione

Premessa

La scarsa diffusione degli impianti a cippato nellanostra regione, o più in generale in Italia, poneancora numerosi interrogativi a chi voglia converti-re un impianto di riscaldamento tradizionale conuno a cippato, o pensi di costruirlo ex novo.

Infatti, a partire dalla stessa fase di progettazionepreliminare, occorrerebbe avere ben chiare alcunenozioni sul moderno riscaldamento a legna, cose cheal momento, a quanto pare, non sono ancora nem-meno bagaglio di tutti i termotecnici “addetti ailavori”. Inoltre, anche nella costruzione di taliimpianti, sarebbe necessario da parte degli stessi

installatori porre maggiore attenzione ad alcune“necessità” particolari degli impianti a legna (e laquestione vale sia per gli impianti a cippato quantoper quelli a legna in pezzi), mentre non è raro con-statare che a volte ci si è limitati a sostituire sempli-cemente il generatore tradizionale con uno a legna.

Dimensionamento dell’impianto

Eppure una specifica attenzione andrebbe almenoposta al dimensionamento (potenza) della caldaia eal sistema di mantenimento della temperatura del

ritorno: da questi due fattori possono dipendere ingran parte il rendimento dell’impianto e le conse-guenti spese di gestione.

Infatti, mentre unsovradimensionamento diuna caldaia a gas o gaso-lio, cosa peraltro moltofrequente, non è causa digravi problemi e costi,nelle caldaie a legna que-sta situazione incide inmodo più consistente inquanto, anche durante le

fasi di stand-by, la caldaiadeve rimanere in tempe-ratura per essere in gradodi riprendere il carico allarichiesta: nelle modernecaldaie a cippato essendogrande il volume delrefrattario (oltre a quellodell’acqua), le perdite per

irradiazione e attraverso i gas di scarico, anche sepercentualmente contenute, risultano alla fine assaidispendiose. Inoltre, la necessità di mantenere nellecaldaie a legna una temperatura dell’acqua di man-data “alta”, per evitare la condensazione dei fumi,

ne accresce ancora l’effetto, per cui un sovradimen-sionamento, allungando i periodi di stand-by e gliavviamenti, incide significativamente sul rendi-mento dell’impianto.

Per valutare la bontà di un impianto non bastaquindi porre l’attenzione al rendimento della cal-daia, che per modelli tecnologicamente evoluti èormai molto buono (tra l’80 e il 90%), ma occorreanche valutare il grado di utilizzazione annuocome rapporto tra la quantità di energia utilizzatae la quantità di energia apportata con il combusti-bile, durante l’intera stagione di riscaldamento: seil prezzo delle caldaie e del legno fosse irrilevante,

si potrebbe trascurare quest’aspetto; ma così non è,nemmeno per lo stesso cippato, che pure “si dice”dovrebbe costare poco!

La scelta di una caldaia troppo grande potrebbeabbassare il rendimento annuo di qualche decina dipunti percentuali e, con queste rese, lieviterebberosensibilmente il consumo e il costo del combusti-bile, cosa affatto trascurabile per impianti di qual-che centinaio di kW.

E questo senza tralasciare il fatto che in tutte lecaldaie, durante le fasi di accensione, o di variazio-ne di carico, i parametri di emissione si discostanosensibilmente da quelli nominali, per cui, avere

una caldaia che funziona senza tante oscillazioni dipotenza, significa contemporaneamente ancheridurre l’inquinamento.

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 Pannello di controllo di una centrale termica.

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Per questi motivi, nei grandi impianti può esse-re utile suddividere la potenza tra più caldaie; que-sta possibilità, oltre ad ovviare in parte al proble-ma del sovradimensionamento (potendo parzializ-zare, ad esempio, il carico a seconda delle stagioni),

serve anche ad aumentare la sicurezza dell’impian-to in caso di anomalie o guasti ad un generatore(alcune moderne caldaie di gran potenza sono giàcomposte da più sezioni che permettono di suddi-videre il carico).

Un altro sistema, che risolve in modo analogoquesti problemi, sta nell’affiancare all’impianto acippato un’altra caldaia a combustibile tradiziona-le, da utilizzare per integrare le punte di richiesta,per emergenza, o eventualmente durante le stagio-ni di basso carico, ad esempio nel caso si debba for-nire una quantità di acqua sanitaria o di altri ser-vizi in misura insufficiente per mantenere in mar-

cia vantaggiosamente la caldaia a legna (l’uso dellegno non deve far dimenticare il risparmio, o ilmiglior utilizzo, di questo combustibile seppurealternativo).

Si è già accennato alla necessità di mantenereuna temperatura del ritorno in caldaia non inferio-re ad un certo valore (è buona norma non scenderesotto i 60°C), ma se questa è una cautela utile pertutte le caldaie, tanto più vale per le caldaie alegna, cippata o a pezzi che sia.

Infatti, l’assenza di un dispositivo che manten-ga una minima temperatura dell’acqua di ritorno,o la presenza di un qualche sistema non proprio

efficiente, è causa del deterioramento della cal-daia per le corrosioni conseguenti alla condensa-zione dei composti aggressivi contenuti nei fumi,ma più oneroso ancora è l’aumento delle spese digestione per la maggiore frequenza di puliziadella caldaia e la diminuzione del rendimento,per perdite di calore che se ne andranno inutiliz-zate al camino.

Dimensionamento del silo e tipologiecostruttive

Attualmente, anche il dimensionamento del siloper l’immagazzinamento del cippato costituisceancora una fonte di numerose perplessità, soprat-tutto per l’assenza di organizzazioni stabili per ilrifornimento di questo materiale, sulle quali fareun sicuro affidamento e basare i propri calcoli.

Anche in questo caso, già in fase di progettazio-ne, occorrerebbe avere una certa chiarezza su alcu-ne variabili che incidono non poco sul tipo di

struttura da adottare, sulla scelta della volumetriae in particolare sulle caratteristiche del cippato dastoccare, tutti parametri che influiranno di conse-guenza sul costo dell’opera.

Escludendo i depositi “casalinghi” e quelli indu-

striali che possono avere strutture e necessità deltutto particolari, un silo, come regola, dovrebbecontenere tanto cippato da garantire intervalli dicarica compatibili con il tipo di catena di approv-vigionamento, in modo che vi sia sempre una ade-guata scorta di sicurezza.

Le modalità di fornitura possono però essere lepiù varie: ad esempio, qualora il cippato sia di pro-duzione locale e non vi siano pericoli di “crisi” dirifornimento, il volume di scorta può essere ridot-to al minimo, con gran risparmio sulle opere dicostruzione del deposito.

In funzione poi del tipo di rifornimento si sta-

biliranno quindi i volumi che rappresentano le 2,3, 4 settimane o i mesi di consumo da garantirecon lo stoccaggio; anche il consumo di combusti-bile rapportato alla potenza dell’impianto è fun-zione di altre variabili, in particolare del gradodi utilizzazione dell’impianto stesso e dellecaratteristiche del cippato (in linea di massimaper dare dei valori di orientamento; il consumoin metri cubi di cippato per un’intera stagione diriscaldamento dovrebbe oscillare intorno a valorida 1,5 a 2,5 volte i kW di potenza dell’impian-to: per un impianto da 500 kW potrebbero quin-di occorrere da 750 a 1250 metri cubi di cippa-

to).Per quanto riguarda la tipologia del deposito,considerato che non si possono fornire indicazioniuniversalmente valide, salvo doverle poi corregge-re con numerose variabili (non esistono dueimpianti a cippato uguali), esistono tuttavia alcu-ne considerazioni che l’esperienza ormai ci ha inse-gnato.

Tenuto conto che il sistema di rifornimento piùnormale è quello dello scarico diretto da autocarrio rimorchi, la soluzione del silo interrato, ocomunque accessibile con portelloni dall’alto, èsenz’altro il migliore, pur se costoso anche per la

necessaria impermeabilizzazione, altrettantodispendiosa.Se il volume, o la superficie, supera il centinaio

di metri, occorre prevedere più bocche di carico sesi vuole avere un buon grado di riempimento; conuna sola bocca, allo scarico si forma un cono dimateriale che, oltre a non riempire adeguatamenteil deposito, impedisce lo scarico o fa traboccare ilmateriale fuori dai portelloni.

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Le misure ottimali delle bocche si aggirano intor-no ai 2 x 3 m, possibilmente con aperture al fiancopiuttosto che posteriori: co questo sistema di apertu-ra laterale in caso di caduta repentina di un grosso“blocco” di cippato (cosa tutt’altro che rara), si evita

che venga danneggiato o letteralmente divelto ilportellone.Per ovviare all’inconveniente della caduta di gran-

di masse di cippato, molto facile con il ribaltamentodei cassoni e con materiale umido, si dovrebberousare i cassoni con pianale scorrevole; purtroppo peròattualmente pochi trasportatori ne sono dotati.

Invece di costruire più bocche, per migliorare ilgrado di riempimento del silo, esiste la possibilità dimontare un distributore interno al deposito stesso, maè chiaramente un accessorio abbastanza costoso delquale è meglio valutare la convenienza caso per caso.

Occorre anche ricordare la tendenza del cippato a

formare dei ponti, sotto i quali il materiale non vienepiù rimosso dal sistema di estrazione, che funzionaquindi a vuoto: questo fatto è legato sia all’umiditàe al tipo di cippato, sia alla forma del silo.

Ovviamente più il cippato è umido più tende alegarsi e, ugualmente, più il silo è alto più il pesotende a compattarlo e a formare dei ponti: per que-sto motivo l’altezza del deposito non dovrebbemediamente superare 1,5 volte la sua larghezza.

Anche per queste evenienze, sono da prevedereporte di accesso al silo, situate in posizioni opportu-ne; non si deve dimenticare inoltre la pericolosità diaccesso nel deposito dove, in seguito alla fermenta-zione del legno, si potrebbe avere forte presenza dianidride carbonica e conseguente pericolo di asfissia.A questo scopo, si devono installare impianti di ven-tilazione che servono contemporaneamente ad allon-tanare l’umidità del cippato e ad aumentarne di con-seguenza la resa.

Il sistema di estrazione del cippato dal silo piùcomune è quello a rastrelli di profilato in acciaio.

Questo è costituito da segmenti di profilati a

cuneo che, mossi avanti e indietro da pistoni idrauli-ci, portano il cippato a cadere in una coclea trasver-sale, a sua volta parte integrante del sistema di ali-mentazione della caldaia.

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SCHEMA DI CALDAIAA CIPPATO

ESEMPI DI SISTEMAZIONEDI IMPIANTI A CIPPATO

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Sistemi di sicurezza

I sistemi di alimentazione sono composti in gene-re da una o più coclee (più raramente nastri traspor-tatori) che fanno avanzare il cippato dal silo fino alfocolare della caldaia. Tra queste coclee, viene creatauna separazione fisica del materiale in modo che nonvi sia continuità tra il focolare e il deposito, per evi-denti ragioni di sicurezza.

Questa separazione è attuata generalmente crean-

do un dislivello dove il cippato cade per gravità ed èmantenuto ad un determinato livello massimo, con-trollato da fotocellule o altri sensori. In alcuni tipi diimpianto, la separazione è aumentata da una ruota apalette che impedisce anche la continuità dell’aria (ilritorno del fumo e l’aspirazione di aria da parte dellacaldaia in depressione); inoltre vi possono essere ulte-riori sicurezze attuate mediante serrande che si chiu-dono in caso di pericolo.

Oltre ai sistemi meccanici di separazione e di bloc-co del combustibile, sono necessari dispositivi di spe-gnimento che intervengano in caso di ritorno di fiam-ma. Generalmente, questi sono costituiti da spruzza-tori di acqua comandati da sensori e temporizzati perevitare allagamenti; a volte è presente un ulteriorespruzzatore di sicurezza che entra in funzione anchesenza la presenza di tensione, in quanto pilotato dauna semplice valvola termostatica, il cui bulbo sensi-bile è posto a contatto con il canale di alimentazione

del cippato. La bontà e l’efficienza di tutti questi siste-mi distinguono i diversi impianti e ne rappresentano,conseguentemente, una caratteristica importante. InItalia, non essendovi una normativa specifica e/o uncontrollo serio, accanto ad impianti dotati di tutti gliaccorgimenti necessari, ne vengono proposti altri convistose carenze in questi dispositivi di sicurezza (altrine sono addirittura del tutto privi!): è chiaro che que-sti impianti costano meno e sono più “semplici”.

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ESEMPI DI SISTEMAZIONEDI IMPIANTI A CIPPATO

ESEMPI DI SISTEMAZIONEDI IMPIANTI A CIPPATO

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Combustione e rendimenti

Esistono svariati tipi di caldaie a cippato che si diffe-renziano soprattutto per le particolarità dei focolari, deisistemi di regolazione della combustione, dell’estrazio-

ne delle ceneri, ecc.Alcune caratteristiche sono variabili in funzionedella potenzialità della caldaia (ad esempio, i sistemi diestrazione della cenere saranno più completi e comples-si per le grandi potenze, mentre nei piccoli impiantipossono essere completamente assenti o comunque piùrudimentali) ma, anche a parità di potenza, le tecnolo-gie applicate a volte si differenziano notevolmente.

Ciò che distingue innanzitutto i diversi tipi di “cal-daia” è la possibilità che queste hanno di bruciare mate-riali con umidità e pezzature più o meno variabili. Gliimpianti più complessi hanno generalmente una mino-re sensibilità rispetto a questi parametri, e questo è

dovuto al sistema di alimentazione, al tipo di griglia, altipo di focolare e soprattutto al sistema di regolazionegestito da un microprocessore con più o meno capacitàdel programma. Le qualità (bontà) del software nondipendono tanto dall’elaborazione del programma,quanto dalla maggiore o minore presenza di sensori e dalloro tipo, validità degli attuatori dei servocomandi, ecc.

In generale, una moderna caldaia dovrebbe avere lacapacità di bruciare con un buon rendimento e basseemissioni, un cippato di pezzatura standard (40x20x10mm) con umidità fino al 50%, riferita allo stato umido,a carichi compresi tra il 30 e il 100%, con una discretatolleranza alla presenza di pezzi di cippato fuori misura.

La minore o maggiore capacità a sopportare senzainconvenienti la variabilità dei parametri del cippato, aparità di caratteristiche di targa (soprattutto rendimen-to ed emissioni), assieme alla valutazione dei dispositi-vi di sicurezza e al prezzo, costituiscono i caratteri fon-damentali di confronto dei vari impianti presenti sulmercato. Anche il consumo di energia elettrica specifi-co non è un fattore da trascurare.

Aspetti o richieste particolari fanno parte di altret-tanto specifiche risposte dei vari costruttori ma, nonpresentando ancora la nostra regione delle grandi esicure offerte nel mercato del cippato, è logico sceglie-re un impianto che abbia una buona possibilità in fatto

di assortimento del combustibile; essere vincolati a unmateriale troppo precisamente definito significa: opoterne essere il produttore, come nel caso dell’indu-stria, o doversi sottomettere incondizionatamente aterzi.

Al di là di ogni altra valutazione, è logico che unrequisito fondamentale di una caldaia sia rappresentatodalla qualità della combustione, tanto più per una cal-daia a legna. Anche in un impianto a combustibili tra-

dizionali, una buona combustione rappresenta un van-taggio dal punto di vista dell’inquinamento e del ren-dimento, ma in una caldaia a legna tutto viene ancorpiù esaltato. Una cattiva o anche solo una mediocrecombustione del legno è la fonte di una valanga di

effetti negativi. Una valanga nel vero senso della paro-la perché un problema, o un danno, ne innesca un altroe così via.

Infatti, una combustione incompleta, o anche solonon ottima, causa un consistente aumento della fulig-gine e della quantità di incombusti che richiedonomaggiori interventi di gestione, migliori sistemi diseparazione delle ceneri e incidono fortemente sul ren-dimento della caldaia. Si rischia così di passare in fret-ta dalle 1 o 2 ore di manutenzione settimanali, pro-messe dal costruttore della caldaia, a 1 o 2 ore al gior-no, che sovente non bastano!

Le ceneri

I sistemi di estrazione delle ceneri comprendono sial’abbattimento del particolato dai fumi, sia l’estrazionevera e propria dalla caldaia (dalla camera di combustio-ne). Per allontanare le ceneri dalla caldaia si adottanodiversi sistemi, soprattutto in funzione della potenza, equindi della quantità di ceneri da rimuovere; per i pic-coli impianti le operazioni possono essere anche com-pletamente manuali.

Per impianti medio grandi conviene invece che l’e-strazione delle ceneri sia quanto più automatica ed

efficiente possibile, sia per diminuire le spese digestione, sia per la pulizia dei locali, che incide, tantosulla durata dei cuscinetti di un ventilatore, quantosull’inceppamento di un relè, come su mille altre ano-malie possibili e “costose” per i conseguenti interven-ti necessari.

Quando è fattibile, conviene usare sistemi di estra-zione a coclea, perché più semplici e molto meno sog-getti a problemi, rispetto a quelli pneumatici, che aloro volta risolvono però situazioni particolari.

Per quanto riguarda la depolverizzazione dei fumi, imulticicloni bastano per la gran parte delle situazioni,essendo in grado di portare entro i parametri richiesti

la maggior parte dei casi. Con necessità particolari, oper maggiori esigenze, oltre al separatore a multiciclo-ne, si possono aggiungere svariati sistemi di filtrazione:da quelli elettrostatici, ai lavaggi, alla condensazione,ad altri apparati sempre comunque costosi e quindiapplicabili solo a grandi impianti, dove se ne ammor-tizza e giustifica il costo.

Sistemi appropriati di abbattimento delle emissionisono obbligatori per la combustione di legno non ver-

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gine: è questo il caso della termodistruzione di scartilegnosi, di varia origine, contenenti vernici, solventi oaltri inquinanti.

Norme e vincoli

La normativa italiana, che regola la costruzione e lagestione degli impianti a legno, purtroppo è arretrata,o quantomeno non contiene distinzioni specifiche rela-tive ai moderni impianti a cippato, che vengono quin-di equiparati a una stufa del Settecento o a una termo-cucina. Basti pensare alla obbligatorietà del vaso diespansione aperto per gli impianti a legna, e di conse-guenza anche per quelli a cippato completamenteautomatizzati.

La necessità di un vaso di espansione aperto, per unimpianto termico a legna, è dovuta alla presupposta

mancanza o rudimentalità di regolazione (chiusura) delcombustibile, una volta raggiunta la temperatura dilavoro. Questa imposizione ha ragione di esistere per unacaldaia a legna a pezzi, dove è possibile raggiungereanche la temperatura di sicurezza con il focolare pieno

(basta aver fatto la carica un momento prima!) e dove leregolazioni lasciano a desiderare, ma con una caldaia acippato, pilotata da un regolazione computerizzata che,al variare del carico e della temperatura, varia di conse-guenza automaticamente l’afflusso del combustibile, è

solo questione di arretratezza legislativa. Inoltre in unfocolare che contiene qualche manciata di cippato peruna caldaia di centinaia di kW, e contenente metri cubidi acqua, la temperatura non si sposterebbe più di qual-che frazione di grado anche se mancasse tensione, o siverificassero altre emergenze (quantomeno esiste ungrado di sicurezza simile a quello di una caldaia a gas onafta; con la “piccola” differenza che il cippato non scop-pia, non s’infiamma facilmente, ecc.).

Si spera che, parallelamente all’aumento degliimpianti a cippato, il “legislatore” prenda in conside-razione la stesura di una normativa specifica in mate-ria, che riguardi non solo la parte idraulica, ma anche

le disposizioni di sicurezza relative: ad esempio, aldeposito del cippato, e ad altri aspetti di fondamentaleimportanza per il corretto sviluppo di questo settoredalle grandissime potenzialità economiche, sociali edecologiche.

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 Diversi tipi di cippato: per un buon funzionamento dell’impianto il prodotto deve essere il più omogeneo possibile.

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 Diversi tipi di cippato.

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Un’esperienza pubblica in Piemonte:l’impianto della scuola forestaledi Ormea

 P. Michelis

Quantizzazione e tipizzazione del patrimonioforestale e locale e suo attuale grado di sfrutta-mento

Il comune di Ormea fa parte del territorio dellaComunità Montana Alta Val Tanaro Mongia eCevetta ed è situato nella parte più alta del Bacinodel fiume Tanaro.

Si estende su una superficie di 12.000 Ha circa, dicui 4.890 Ha sono coperti da boschi di varia naturaa seconda delle fasce o piani vegetazionali, che spes-so sono sovrapposti ma presenti per la quasi totalità

su detto territorio.La presenza della vite nelle terrazze poste alla sini-stra orografica del fiume Tanaro ci fa ravvisare comel’influsso marittimo sia importante e renda possibileuna così spiccata presenza di specie vegetali proprie diareali non comuni, ma che ben si adattano alla zona.

Le pendici dei versanti risultano coperte di sopras-suoli forestali spesso gravemente parassitati a causadel progressivo abbandono, mal governati e conforme di governo non direttamente identificabili .

Il ricco patrimonio di boschi cedui di proprietàdel comune di Ormea (circa 1770 Ha) si articola inun ampia casistica di situazioni diverse, in cui da

anni il Comune sta cercando di mettere ordine,prima di affrontare qualsiasi problema di naturagestionale.

Una gestione razionale dei cedui presupponeinfatti la conoscenza approfondita della loro tipolo-gia fisionomica, selvicolturale, strutturale ed evolu-tiva, nonché delle attuali tendenze colturali, perpoter adeguare il trattamento e gli interventi dimiglioramento di conversione e di trasformazionealle diverse realtà in atto.

Molteplici le cause di queste variabilità, tra cui lacombinazione dei fattori ambientali (clima, suolo,orografia, esposizione, ecc.) che concorrendo a favori-

re o sfavorire questa o quella specie vengono a deter-minare con il fattore “ uomo “, una determinata tipo-logia nell’ambito di un più ampio panorama vegeta-le. Occorre anche considerare quali sono state e qualisono le modalità esecutive dei tagli, cioè le forme ditrattamento che hanno determinato le attuali tipolo-gie selvicolturali.

La cessazione infatti di detti interventi, che hainteressato negli ultimi trent’anni buona parte delle

superfici a ceduo del Comune di Ormea, ha fatto sìche i soprassuoli non più utilizzati si evolvessero coltempo verso forme diverse in funzione della lorocomposizione.

Forme che vanno dal ceduo a regime o semplice-

mente invecchiato al soprassuolo derivante da ceduoormai assimilabile ad alto fusto con tutti i possibiligradi intermedi.

Si riporta di seguito la tabella relativa alle super-fici boscate del comune di Ormea (desunta dallaCarta Forestale del Comune di Ormea).

Motivazioni della scelta

L’elevata presenza di popolamenti a ceduo, spe-cialmente di faggio, ha indotto il Comune di Ormeaad attivare interventi mirati già dagli anni 1975/76,

a seguito dello studio relativo a “Esperienze ed inda-gine per una selvicoltura moderna”, condottodall’Ispettorato Regionale delle Foreste dellaRegione Piemonte, che ha interessato anche il terri-torio del Comune di Ormea.

Congiuntamente la grave crisi occupazionale dellaCartiera di Ormea degli anni ‘70-’80 ha indottol’Amministrazione Comunale di Ormea a cercarealternative di sbocco occupazionale.

Ecco allora che, sull’onda della necessità di attua-re interventi di ripresa delle utilizzazioni boschive aifini plurimi (produttivi, paesaggistico-ambientali,protettivi, ecc.) e sulla base del crescente interesse

legato allo sviluppo dell’impiego di energie rinnova-bili, nasce l’11.10.1986 la Cooperativa ForestaleEnergetica Ormea.

Soggetti coinvolti e rapporti intercorsi

Costituita inizialmente da nove soci, inizia uffi-cialmente ad operare in bosco nell’ottobre 1987 econtestualmente ottiene dall’E.N.E.A. , a seguito deiconvegni tenutisi a livello internazionale presso laScuola Forestale, durante l’anno 1987, relativamenteall’utilizzo della biomassa legnosa, la commessa di

un lavoro coordinato di per il rilevamento dati tec-nico-economici e monitoraggio, secondo i seguenticontenuti e finalità:- studio di valorizzazione energetico-forestale parti-

colareggiato relativo al bacino di Ormea ed estesoal territorio Alto Tanaro della Comunità MontanaAlta Val Tanaro Mongia e Cevetta, con riferimen-ti significativi a realtà e potenzialità della provin-cia di Cuneo nel suo insieme, finalizzato ad una

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conoscenza operativa sul territorio di dati tecnico-gestionali relativi alle nuove tecnologie di conver-sione energetica della biomassa legnosa.

- monitoraggio del sistema energetico integrato diPonte San Pietro sul Tanaro, comprendente grup-po gassogeno-elettrogeno tipo Twin-feeding da 80

KW, segheria, depuratore, rete di elettrificazionerurale, pirolizzatori di cogenerazione per produ-zione di carbone vegetale.

- monitoraggio dell’impianto di riscaldamentodella Scuola Forestale di Ormea, alimentato a cip-pato di legna e costituito da stoccaggio di biomas-sa, trasportatori, tramoggia, bruciatore a doppiostadio, caldaia, per una potenza termica di300.000 Kcal/h ; confronto economico con l’atti-guo impianto di riscaldamento a gasolio .Quest’ultimo studio riguarda la caldaia installata

presso la Centrale Termica della Scuola Forestale diOrmea, i cui locali sono stati ricavati dalla ristruttu-

razione dell’Ex Grand Hotel di Ormea, sono di pro-prietà dell’Amministrazione Provinciale di Cuneo esi sviluppano su una cubatura di 9000 mc.

Detta caldaia, del tipo BB n° 001 BruciatoriBistagno della potenza di 200.000 Kcal, è statainstallata nel 1986 ed era alimentata , grazie ad unsilo verticale di stoccaggio dalla capacità di 10 mc.di cippato di legno, attraverso un nastro trasportato-re e relativa coclea di approvvigionamento.

Nel 1990 , a seguito della progettazione dellaForint, avviene la sostituzione della caldaia suddettaa favore di una Muller da 280 KW a tre stadi dipotenza 30% - 60% - 90%; in contemporanea vieneeliminato il silo verticale e viene costruito un silo distoccaggio interrato di capacità di 70 mc circa.

Vengono applicati sistemi di approvvigionamentoattraverso rastrelli idraulici sul fondo del silo e n° 3coclee di avanzamento cippato al bruciatore.

La gestione dell’impianto

Nello stesso anno 1990, nel mese di giugno,avviene la scissione della Cooperativa per motivi digestione legati alla conduzione del convitto dellaScuola e si forma la Cooperativa di servizi Ormea e laCooperativa agro-forestale ABIES.

Dai tre operai iniziali impiegati nei lavori della

Cooperativa Ormea, si è arrivati agli attuali ottodell’ABIES, che operano in interventi di taglioboschi , manutenzione aree verdi, ripristino strade,impianti arborei, ecc.

La Cooperativa ABIES, oltre alla gestione dell’im-pianto di riscaldamento, affidatole dalla Forint, che vadall’approvvigionamento del legname in bosco, allacippatura dello stesso e alla manutenzione della centra-le termica, ha ricevuto affidamenti di lavori di avvio

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Tab.1 - superfici boscate del Comune di Ormea

Latifoglie miste 1273 838 435

Castagno 968.5 229.9 392 345

Faggio 1323.1 1315.7 7.4

Roverella 32.1 22.2 9.9

Latifoglie di ripa 127.5

Conifere e latifoglie 244.7

Conifere 213.6

Rimboschimenti affermati 60.1

Rimboschimenti recenti 226

Soprassuoli a copertura arbustiva 317.1

Faggio a portamento arbustivo 68.4

Latifoglie miste a portamento arbustivo 25.7

Rimboschimenti oggetto di cure colturali 14.5

Cedui totali 1771.4

Fustaie 172.9

TOTALE 4984.3 1944.3 2405.8 844.3 345

Specie Legnosa

Formedi governo

Ceduo

Ha totali

StrutturaIrregol.

Ha totali

Fustaia

Ha totaliHa totali Ha

ProprietàComunali

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alla conversione di cedui di faggio al governo a fustaiadal Comune di Ormea, dalla Comunità Montana AltaVal Tanaro Mongia Cevetta, ai sensi della L.R. 63/78del REG. C.E.E. 1401/86. Inoltre, in base al Reg. CEE2080/92, ha attuato lavori di imboschimento in zone a

forte pendio soggette a stacchi di neve a fini protettivi,per i Comuni di Briga Alta e Ormea, ricevendo l’affi-damento lavori ai sensi della L 97/94 recepita dallaRegione Piemonte con L.R. 72/95.

La caldaia attualmente in funzione presso la ScuolaForestale dimostra un buon funzionamento e, sintetiz-zando i dati salienti, si può confermare un consumomedio di 2.200 q.li di cippato di legno per un periododi nove mesi di riscaldamento dei locali (9.000 mc.)più acqua calda e due mesi di sola acqua calda.

Questo poiché i nove mesi sono riferiti alla duratadell’anno scolastico, in cui il riscaldamento e l’acquacalda sono permanentemente in funzione, mentre i

due mesi sono riferiti al periodo estivo di giugno-luglio, in cui la Scuola ospita gli allievi frequentantila sessione estiva del Corso di Laurea in ScienzeForestali dell’Università di Torino.

Il consumo di cui sopra va a sostituire circa55.000 litri di gasolio utilizzati con riscaldamentotradizionale.

L’approvvigionamento del legname avviene daboschi (tagli e/o interventi selvicolturali di migliora-mento) presenti nel Comune di Ormea, sia di pro-prietà Comunale che privata, oltre che dall’utilizzodi ramaglia derivante da lavori di potatura a carico diviali alberati.

Il legname usato per la cippatura è sempre di tipoverde con presenza di tondame con diametri fino acm 25, mentre il 30% è rappresentato da ramaglia diprovenienza varia. Di solito si tratta di legna “forte”,ad alto potere calorico, rappresentata per il 70% dafaggio, carpino nero, roverella, rovere, e per il 30%di legna “debole” derivante da specie caratteristichepresenti nel bosco misto.

Le caratteristiche del cippato di legno sono quelleche presentano i chips di dimensioni valutabiliintorno a 40x20x10 mm, con un umidità relativa del45%. Va ricordato che la caldaia in oggetto ha unrendimento ottimale quando non si supera un 10%

di corteccia sul volume del cippato, avendo cura dicontenere la ramaglia in misura del 25-30%, gra-duandone la cippatura e miscelando la stessa al cip-pato di tondame.

La cippatura avviene con l’ausilio di un trattoretipo Same Explorer da 90 cv, con attacco al terzopunto di una cippatrice tipo Gandini Chipper 100Trattor a due lame, con una capacità di introduzionediametrica fino a 25 cm.

È difficile stabilire la capacità di produzione dicippato, che varia da valori oscillanti dai 3 ai 10q.li/ora a seconda del materiale che viene cippato, dalluogo di cippatura, dalla facilità di approvvigiona-mento della cippatrice, dal grado di stagionatura del

materiale da cippare.Si precisa che negli anni di attività dell’impiantosono state usate, ai fini del monitoraggio, altre bio-masse quali gusci di nocciole, sansa di olive, e ulti-mamente squame e torsoli di pigna, con ottimi risul-tati per tutti i prodotti sopraccitati.

La produzione di cenere dell’impianto è quantifi-cabile, a seconda della biomassa usata, in circa 10 q.lianno di ceneri per le quali è in via di attivazione unprogetto di utilizzo in agricoltura su produzioni par-ticolari di nicchia.

Per quanto riguarda la manutenzione della cal-daia, questa consiste settimanalmente nella pulizia

del locale ove scorre la serpentina dell’acqua calda,utilizzando scovoli e aspiratore mobile per polveri alfine di eliminare la cenere che, depositandosi, incro-sta gli scambiatori di calore.

I problemi riscontrati nella gestione dell’impiantosopra descritto risultano relativi all’impossibilità diattuare uno stoccaggio consistente di materiale legnoso

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Cippatrice in azione.

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in prossimità dell’impianto a causa della collocazionelogistica dello stesso. Questo comporta costi di tra-sporto e tempi di approvvigionamento più onerosi.

Da ricordare, altresì, la forte incidenza delle ope-razioni di cippatura nel determinare il costo del cip-

pato, che varia fortemente a seconda che esista la pos-sibilità di cippare direttamente o meno in bosco, eli-minando tutti i lavori intermedi di allestimento dellegname.

Iniziative future

È indubbio che l’esperienza maturata nel decennioha messo in evidenza la validità dell’impianto che haconfortato la scelta della Amministrazione Comunaledi Ormea nel presentare richiesta di finanziamento aisensi del Reg. CEE 2081/93, misura I.7, per la costru-

zione di una centrale termica a cippato di legno chefornirà attraverso due caldaie, una potenza caloricacomplessiva di 2 Mkcal per allacciare n° 17 edifici (siapubblici che privati, per un totale di 145.000 mc)attraverso una rete di teleriscaldamento.

Detta centrale a regime assorbirà una massa legno-sa annua di circa 16.000 q.li, proveniente da inter-venti sui soprassuoli forestali progettati in un ambi-to di un programma di filiera forestale coordinato

dalla Comunità Montana Alta Val Tanaro Mongia eCevetta.

Congiuntamente alla richiesta del Comune di Ormeaanche la Cooperativa ABIES ha attivato una richiesta dicontributo sulla misura I.7 del REG. C.E.E. 2081/93,

al fine di potersi dotare di un rimorchio attrezzato peril carico, trasporto, scarico di container, scarrabile ad unasse di portata di 60 q.li, dove è richiesta la presenza diun solo operatore, trainato da trattore.

Nella stessa richiesta di finanziamento, laCooperativa ha richiesto il contributo per l’acquistodi container da trasportarsi con il rimorchio citato,della capacità di 15 mc di cippato di legna.

Quanto sopra per attivare una linea lavorativa dicantiere razionale e organica in previsione dellanecessaria fornitura del materiale legnoso al nuovoimpianto di prossima realizzazione; la CooperativaABIES infatti sarà un elemento portante della costi-

tuenda Società pubblico-privata che si occuperà dellagestione dell’impianto di teleriscaldamento.Il tutto nell’ottica di incrementare quell’indotto

occupazionale ai vari livelli in una realtà la cui voca-zione forestale-turistico-ambientale sempre tieneconto di quelle motivazioni iniziali che hanno fattocrescere negli anni la convinzione nei tecnici , ammi-nistratori, e nell’imprenditoria di settore, di aver aper-to una porta e di proseguire su di un giusto binario.

40

Cippatrice.

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Cippatrice.

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Le esperienze austriache di produzionedi energia da biomasse

 A. Grübl 

Presentazione dell’O.Ö. Energiesparverband

Obiettivi 

• promuovere l’uso razionale ed ecologico dell’energia• promuovere l’uso delle energie rinnovabili• disseminare informazioni sui nuovi sviluppi delle

tecnologie energetiche

Target e partner 

Il target per i nostri servizi sono privati cittadini,imprese e industrie (specialmente PMI), autoritàlocali, regionali e nazionali, la Commissione europea,associazioni professionali, enti pubblici amministra-tivi in Austria, gli altri stati dell’Unione europea e levicine nazioni dell’Europa centrale ed orientale.

Organizzazione

L’O.Ö. Energiesparverband (ESV) è una associa-zione non-profit con 29 membri provenienti dal-l’amministrazione regionale, dall’industria dell’ener-gia, da società di consulenza, da associazioni profes-sionali e imprese che lavorano nel campo delle tec-

nologie energetiche. L’ESV è membro dei networkOPET e FEDARENE e di EUFORES.

Servizi 

• certificazioni energetiche in rappresentanza delgoverno dell’Austria Superiore (la regione di Linz,n.d.t.) (3500 all’anno)

• pareri su soluzioni energetiche e consulenze perprivati e PMI (9000 all’anno)

• gestione di una “hotline dell’energia”• disseminazione di informazioni di carattere ener-

getico ad esperti e al grande pubblico:- organizzazione di servizi per conferenze, seminari e

fiere commerciali- conduzione di corsi di aggiornamento, indaginidi mercato, campagne sui media

- scrittura e sostegno di studi, brochure e altrepubblicazioni

- distribuzione di materiale informativo sulla tec-nologia energetica

• coordinazione e stesura di progetti Ue (ad es. perprogrammi THERMIE, SYNERGY, PERU, SAVE)

• gestione del Centro Energetico dell’Ue aBratislava

• sviluppo e implementazione di piani energeticiper comuni e regioni

• formazione di consulenti sull’energia e di altri

professionisti• produzione di pareri per il governo e la pubblicaamministrazione

Sviluppo dell’uso delle biomasse a fini energe-tici in Austria

Le fonti rinnovabili di energia forniscono il 27 %del consumo totale del paese, che è di 1,143Petajoules. Le cosiddette altre fonti energetiche, (spe-cialmente le biomasse), con 147 Petajoules, fornisco-no quasi la metà della quota complessiva di tutte le

energie rinnovabili. In Austria Il sistema delle bio-masse contribuisce per circa 140 PJ alla fornituraenergetica annuale, per una quota pari al 12% dei con-sumi totali del paese. L’uso delle biomasse è raddop-piato negli ultimi 20 anni (FIGURA 1). Come para-gone, nell’Ue15 (Unione europea a 15), meno di unquinto di tale quantità (solo il 5.1% del consumototale energetico) viene da fonti rinnovabili di energia.

L’Austria è una delle nazioni più densamenteboscate in Europa. In accordo con ciò, in modo piut-tosto naturale, la legna e in particolare il cippatocostituiscono la quantità prevalente delle biomasseutilizzate a fini energetici in Austria (Tab. 1).

Attualmente, nelle regioni austriache, l’uso di fontilocalmente disponibili di energia da biomasse farisparmiare all’incirca 740 milioni di ECU (10000milioni di scellini austriaci, 1400 miliardi di Lit.)ogni anno.

42

Fig. 1 - Sviluppo delle fonti di energia rinnovabilein Austria dal 1970

350

300

250

200

150

100

50

0

renewable energy sources total

hydro power 

other energy sources

      P     e      t     a      j     o    u      l     e

      1      9      7      0

      1      9      7      1

      1      9      7      2

      1      9      7      3

      1      9      7      4

      1      9      7      5

      1      9      7      6

      1      9      7      7

      1      9      7      8

      1      9      7      9

      1      9      8      0

      1      9      8      1

      1      9      8      2

      1      9      8      3

      1      9      8      4

      1      9      8      5

      1      9      8      6

      1      9      8      7

      1      9      8      8

      1      9      8      9

      1      9      9      0

      1      9      9      1

      1      9      9      2

      1      9      9      3

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In Austria, la biomassa è usata principalmente perriscaldamento. I seguenti tipi di installazione, cor-rentemente usate in Austria, sono quantificabili in

circa:- 600000 installazioni che bruciano legno, delle quali- 13000 caldaie automatiche a cippato e- 50000 caldaie ad aria forzata e- 250 impianti locali di teleriscaldamento- 50 impianti a biogas- 7 installazioni che usano metilestere da barbabietola- 25 PJ in impianti di cogenerazione e- 400000 stufe tradizionali, principalmente in resi-

denze privateI seguenti tipi di tecnologie applicate alle biomasse

sono tipicamente usate in Austria:- stufe alimentate a mano

- caldaie automatiche per legno- impianti di cogenerazione- impianti per metilestere- impianti per biogas

Più di 60 piccole e medie imprese austriache sonocoinvolte nella produzione e nello sviluppo di tecno-logie per biomassa. Nelle 15 nazioni dell’Ue, più di800 imprese sono attive in questo segmento.Nonostante l’alto prezzo corrente dell’energia dabiomassa, le condizioni favorevoli austriache, comela politica energetica, le iniziative regionali, il finan-ziamento e la situazione geografica hanno incorag-giato l’uso della biomassa nella nazione.

Uno studio generale sulle fonti potenziali di energia dabiomasse, che ha valutato i futuri sviluppi in quest’area in

Austria, ha indicato che quest’energia può raddoppiare a

280 Petajoules per l’anno 2015. Questo aprirebbe certa-mente mercati nuovi per la biomassa e stimolerebbe ricer-

che e progressi ingegneristici nel sistema energetico delle

biomasse. Ad esempio, sarebbero necessari ogni anno piùdi 31000 nuove installazioni per la combustione del

legno, ognuna con una potenza fino a 100 kW, e 150

nuovi impianti a biogas, portando investimenti annui

fino a 600 milioni di ECU (MECU) e da 10000 a 15000

nuovi posti di lavoro permanenti in campo forestale e

nello sviluppo e produzione di impianti per biomasse.La Fig. 2 mostra quale sarà l’impiego di biomasse

fino al 2015 se il piano proposto sarà adottato (curva a).Assumendo lo stesso incremento degli ultimi 5 anni,la biomassa produrrà circa 160 Petajoules di energiaper l’anno 2015 (curva b).

Oltre alla riduzione del consumo globale di ener-gia, la fonte rinnovabile biomasse è in grado di dareun significativo contributo alla sicurezza dell’ap-provvigionamento e di combattere le modificazionidel clima.

Il sistema austriaco di promozionedell’energia da biomasse

La politica energetica austriaca favorisce l’utilizzodelle fonti rinnovabili di energia, e particolarmente dellebiomasse, ai livelli federale, regionale e municipale.

43

Tab. 1 - Suddivisione della biomassa ad uso energetico in Austria

legname 93,690 70.0 8.2

corteccia, cippato, segatura ecc. 18,820 14.1 1.7scarti 18,070 13.5 1.6

paglia 1,320 1.0 0.1

discariche, trattamento reflui e biogas 1,400 1.0 0.1

metilestere da barbabietola 600 0.4 0.05

TOTALE 133,910 100.0 11.8

scarti, fanghi di fognatura e altri prodottidi scarto combustibili 7,940 - 0.7

Proporzione sulconsumo totaledi energia in %

Proporzionedi biomassa

in %

Contenutoenergetico

in TJ

Fig. 2 - Possibile sviluppo per l’energia da biomassein Austria

300

250

200

150

100

50

0

a

b

1973 1980 1987 1994 2001 2008 2015

      P     e      t     a      j     o    u      l     e

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Il finanziamento pubblico è, ovviamente, essenzia-le nella promozione di queste fonti energetiche. Unaiuto finanziario è fornito per installazioni indivi-duali e della comunità.

L’Austria ha molti tipi di finanziamento pubblico

per il riscaldamento con biomasse:Il Governo Federale austriaco offre due possibilitàdi finanziamento:

Il Ministero Federale dell’Agricoltura e Forestefornisce un sussidio diretto fino al 50%. In pratica,comunque, questi sussidi ammontano normalmenteal 10 - 15%.

Il Fondo Ambientale paga fino al 30% degli inve-stimenti in impianti non posseduti da cooperativeagricole. Piccole aziende, organizzazioni e comunità,ad esempio, posso avvantaggiarsi di questo sussidio.

Oltre alle due possibilità succitate a livello federa-le, vi sono sussidi a livello regionale e municipale. Il

Governo Provinciale dell’Austria Superiore, adesempio, da un sussidio fino al 33% dei costi di inve-stimento dell’operatore. Questo sussidio è normal-mente pagato in pieno e non dipende dal tipo diorganizzazione che gestisce l’impianto.

I sussidi per impianti agricoli devono incontrare lelinee guida dell’Ue, che limitano il finanziamentopubblico di questi sistemi al 55% (una gran partedell’Austria Superiore è area obiettivo 5B). Questolimite si applica anche a impianti di riscaldamentocon altra destinazione.

Oltre al finanziamentodegli operatori, il governo

da contributi diretti agliutenti collegati alle reti diteleriscaldamento a biomas-sa. L’Austria Superiore, adesempio, offre un sussidiodiretto di circa 1000 ECU.

Ma il supporto non siferma qui. Gli operatori e leparti interessate hanno unampio ventaglio di sup-porto organizzativo.

Consulenti energeticiprofessionisti supportano i

futuri operatori dagli inizidell’iter costruttivo del-l’impianto fino al momentoin cui questo cominciaeffettivamente a funzionare.Tale supporto è dato dalleCamere di Agricoltura o daorganizzazioni come l’O.Ö.Energiesparverband (ESV).

Questa consulenza è data senza alcun costo e con-tribuisce ad assicurare che il progetto sarà professio-nalmente valido. Qualcosa come 5 milioni di ECU(circa 9.5 MLD di Lit, n.d.t.) devono essere investitiin un progetto di teleriscaldamento funzionante a

biomasse. Gli operatori normalmente non hannoesperienza di lavoro per progetti di questa taglia. Perqueste due ragioni la consulenza professionale puòessere veramente vitale per il successo del progetto.Questo sistema di assistenza tecnica assicura inoltreche l’essenziale know-how non vada perso e possainvece essere reso disponibile più volte per operatoridi progetto senza esperienza.

I consulenti esaminano nei dettagli i progetti perl’efficienza dei costi, utilizzando cifre aggiornate perrivalutare il progetto man mano che procede. Essidiscutono anche con i futuri operatori degli aspettiche coinvolgono l’efficienza di utilizzo.

Come si evolve un progetto di impianto di riscal-damento?Vi sono tre stadi:Nel primo stadio il futuro operatore di un impianto

di teleriscaldamento contatta uno degli uffici consulti-vi. Questo ufficio esegue uno studio di fattibilità in col-laborazione con il futuro operatore. Se i risultati dellostudio sono promettenti, viene eseguito uno studio piùapprofondito. I dati ottenuti da questo secondo studiosono utilizzati per decidere se costruire o no l’impianto.

44

Il cippato può essere prodotto in bosco, lontano dal bosco o direttamente dove è situatol’impianto termico.

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Nello stadio successivo, l’operatore decide qualestatus legale darsi, acquisisce i finanziamenti e i con-tributi, trova i fornitori di combustibile, e firma icontratti con gli utenti. Se gli operatori sono soddi-sfatti sotto tutti gli aspetti, si prende la decisione

definitiva di costruire.Lo stadio finale prevede una più dettagliata piani-ficazione del progetto, la presentazione delle offerte,le procedure di appropriazione, e l’organizzazioneamministrativa. I contratti di costruzione sonoaggiudicati. L’impianto è costruito e controllatodalle autorità. L’impianto diventa operativo.

Quanto riportato è un sommario molto succintodi una procedura in qualche modo complessa.Consulenti energetici con esperienza supportano glioperatori ad ogni passo del percorso.

L’intera procedura richiede circa 2 anni. Non piùdi 8 mesi sono richiesti in realtà per progettare e

costruire l’impianto.

 Meeting informativi 

I meeting informativi sono una componenteessenziale in questa procedura. meeting sonorichiesti a uno stadio iniziale del progetto. I futuripotenziali utenti e i futuri vicini possono avererisposte alle loro domande in questo stadio. Questimeeting sono vitali in quanto aiutano ad evitareuna quantità di incomprensioni.

Gli abitanti delle zone interessate dal progettoqualche volta sono contrari alle alte ciminiere diquesti impianti, ad esempio, dal momento che le

associano ad un aumento dell’inquinamento. Èinvece un dato di fatto che gli impianti a biomassariducono le emissioni tossiche. La combustione inimpianti più grandi è molto più efficiente che nellepiccole stufe familiari. Questo deve comunque esse-re spiegato in questi meeting iniziali.

Un’altra domanda frequente riguarda i costi del-l’energia. I futuri utenti abbisognano di una spie-gazione su come questi costi sono calcolati. Aprima vista i costi per teleriscaldamento possonoapparire più alti di quelli per singole installazionifunzionanti con fonti energetiche tradizionali comeil gasolio. I costi per teleriscaldamento, comunque,

quasi sempre comprendono tutti i costi secondariper manutenzione e servizi. Alcune volte compren-dono anche il costo degli scambiatori di caloreinstallati presso gli utenti. Normalmente per gliimpianti a combustibili fossili si calcola solo ilcosto del combustibile.

Se questa discrepanza non è spiegata all’inizio, lapopolazione locale potrebbe diventare contrariaall’idea del’energia da biomassa. In alcuni casi la

resistenza è stata talmente forte che si è dovuto can-cellare il progetto.

Gli operatori, se lasciati soli, sarebbero sopraffattida tutti questi problemi. Fortunatamente, la politi-ca energetica austriaca supporta l’uso di biomasse e le

istituzioni governative forniscono consigli energeticigratis.

Il management dell’impianto

Gli impianti a biomassa sono normalmente gesti-ti da associazioni di operatori costituite per questoproposito. Le più comuni forme di organizzazionesono le cooperative agricole e le corporazioni com-merciali. Con l’eccezione delle case per anziani edegli ospedali, i comuni e le istituzioni pubblicheraramente gestiscono questi sistemi.

I sistemi a biomasse sono essenzialmente automa-tici, e richiedono soltanto un’ora circa di manuten-zione al giorno. Gli operatori cambiano secondo unoschema.

Gli operatori normalmente non hanno esperienzanella manutenzione dei sistemi. Normalmente, peròdiventano esperti in un tempo molto breve. I sistemia biomasse sono, come già detto, essenzialmenteautomatici. Uno strumento identifica le partiresponsabili di ogni guasto del sistema. Il segnaleinviato allo strumento è codificato, per indicare iltipo di problema. Ciò rende facile distinguere unavera emergenza da un guasto che può essere riparato

in un secondo tempo.Far funzionare questi impianti normalmente nonpresenta problemi particolari. I problemi, se ci sono,sono normalmente di natura finanziaria.

I problemi finanziari sono normalmente il risulta-to di errori di valutazione commessi nella fase inizia-le di progetto. Spesso gli operatori sovrastimano laquantità di calore che possono vendere o il numerodegli utenti che aderiranno. La consulenza di orga-nizzazioni professionali è necessaria fin dall’inizio inmodo da evitare questi errori di valutazione con iconseguenti problemi successivi.

Alcune volte gli impianti sono semplicemente

troppo grandi per essere remunerativi o sono localiz-zati in aree con una densità di utenti insufficiente.Naturalmente questi impianti sono molto meno effi-cienti economicamente.

Molti operatori offrono il riscaldamento comeun pacchetto completo. Essi forniscono il riscalda-mento agli utenti e assumono tutte le responsabi-lità per investimenti e manutenzione. Lo scambia-tore di calore dell’utente rimane proprietà del for-

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nitore di energia termica. Quando si verificanoproblemi meccanici, l’operatore ripara o rimpiaz-za lo scambiatore senza costi per l’utente. Non esi-ste un pacchetto simile per le installazioni singo-le che si basano su altre fonti energetiche, così

questo può essere un buon incentivo per moltiutenti a collegarsi ad una rete di teleriscaldamen-to a biomasse.

Gli operatori devono essere sicuri della firma dicontratti preliminari da parte dei potenziali utentiin uno stadio iniziale del progetto, per avere assicu-rata la validità economica della gestione. Gli uten-ti indecisi non dovrebbero essere inclusi nel calcolodei costi. Il calcolo dell’esatto numero degli utentipuò essere difficoltoso perché molti di essi nondecidono di collegarsi finché l’impianto non è ulti-mato.

L’offerta di costi ridotti per il primo anno può

aiutare nel convincere gli utenti indecisi a collegar-si alla rete.

Benefici del teleriscaldamento a biomassa

L’uso di biomassa come fonte energetica offre van-taggi ecologici ed economici. La biomassa è neutranei confronti della CO2 e aiuta a ridurre l’effetto

serra. Molti progressi sono stati fatti nella tecnologiadi combustione delle biomasse nell’ultimo decennio.I moderni impianti a biomassa assicurano una dra-

stica riduzione nelle emissioni totali di particolato edegli inquinanti CO, CxHy e NOx.

Un importante vantaggio economico è il modo incui l’uso della biomassa rafforza la capacità regionaledi acquisto. Questo guadagno non è così evidentequando l’impianto viene costruito, ma fa sentire ilsuo peso quando l’impianto è in funzione, perché ilsistema usa biomassa prodotta nella regione. InAustria l’uso della biomassa per riscaldamento man-tiene circa 10000 milioni di scellini (1400 miliardi

di Lit., n.d.t.) nelle sue regioni, denaro che sarebbealtrimenti speso per importare energia.

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Cippatrice.

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Cippatrice al lavoro nei pressi di una centrale termica.

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Normative e finanziamenti pubblici 

V. Bosser-Peverelli

Finanziamenti pubblici

Oltre ad alcune Leggi e Regolamenti Comunitariche finanziano estemporaneamente interventi dirisparmio energetico ed impianti per la produzione dienergia da fonti rinnovabili, la legge di riferimento è laLegge 10/91 che, oltre a dettare le linee guida dellapolitica energetica su tutto il territorio nazionale, pre-vede specificatamente contributi per l’incentivazionedi tali interventi.

In particolare l’art. 8 prevede contributi per il setto-re dell’EDILIZIA, l’art. 10 il settore dell’INDUSTRIA,l’art. 13 il settore dell’AGRICOLTURA.

La contribuzione Regionale in Piemonte è del 30%

in conto capitale per gli articoli 8 e 10, mentre per ilsettore agricolo può superare il 50%.I beneficiari dei contributi di cui all’articolo 13 sono

aziende agricole singole e associate, consorzi, coopera-tive.

Per informazioni, oltre al Settore Infrastrutture rura-li, si può contattare il Servizio Risparmio energetico -C.so Stati Uniti 21 - Torino tel.: 011/4324529.

Domande di contributo per impianti termicialimentati a cippato di legno presentati sull’art.13della L.10/91.

Nel bando di accoglimento delle domande di con-

tributo aperto nel 1991 sono stati proposti 6 impianti,di cui 3 sono stati finanziati per complessive£. 364.000.000 di investimento e £. 214.000.000 dicontributo, per un totale di 860 kW installati.

Nei due bandi aperti nel 1994 le domande perimpianti a cippato presentate sono state sei, così sud-divise:

investimento previsto di £. 44.115.000 per kW 40” 202.000.000 ” 500” 250.000.000 ” 233” 422.650.000 ” 330” 592.000.000 ” 450

” 844.000.000 ” 660

In sostanza, sono stati proposti impianti di tagliemaggiori da parte di chi aveva esperienze di gestionedegli impianti precedenti, ma purtroppo l’interesseverso l’utilizzazione del legno come combustibile nonè maturato in questi anni nella cultura agro-forestaledella Regione.

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Trasporto di legname ad una segheria.

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Legislazione di riferimento per l’utilizzazionedel legno come combustibile

• D.L. 7 gennaio 1995, n.3 (Gazz. Uff. n.5 del7/1/95): “Disposizioni in materia di riutilizzo dei residui

derivanti da cicli di produzione o di consumo in un proces- so produttivo o in un processo di combustione...”.• Decreto Min. Ambiente 16 gennaio 1995 (supple-

mento Gazz. Uff. n.24 del 30/1/95): “Norme tecniche per il riutilizzo in un ciclo di combustione per la produzio-ne di energia dai residui derivanti da cicli di produzione odi consumo”.Specifiche che descrivono quali tipi di sottoprodotti

legnosi possono essere bruciati nelle diverse tipologied’impianti.• Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 (supple-

mento Gazz. Uff. n.38 del 15/2/97): “Attuazione delledirettive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui

rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiu-ti di imballaggio”.Per il riutilizzo dei sottoprodotti della lavorazione

del legno e del verde pubblico come combustibile e perlo smaltimento delle ceneri.

I sottoprodotti derivanti dal taglio del legno vergi-ne non sono considerati fra i residui e possono quindiessere bruciati senza vincoli.

Per le ceneri non è prevista la riutilizzazione comeconcime o per compostaggio. Unica possibilità usarleper fare mattoni o smaltirle in discarica inertizzate. Èpossibile riutilizzare senza alcun’autorizzazione lacenere come concime se il proprietario del bosco, del-

l’impianto di combustione e del terreno sono la stessapersona (fisica o giuridica).Gran parte delle competenze Regionali vengono tra-

sferite alle Provincie: si consiglia in ogni caso, in que-sto periodo di transizione, di tenere sempre come rife-rimento i competenti Settori Regionali (SettoreRisanamento atmosferico e Settore SmaltimentoRifiuti).• L.R. n. 59 del 13 aprile 1995 e D.G.R. attuativa

n.63-8317 del 29 aprile 1996 - (B.U.R. n.22 del29/5/96): “Disposizioni per la raccolta ed il conferimentodelle frazioni organiche, la produzione del compost ed il trattamento della frazione verde”;

Per bruciare parte del verde pubblico (che non puòpiù essere smaltito in discarica) comunicazione allaRegione (Settore Smaltimento Rifiuti).

La competenza deve passare alle Provincie;• Legge 9 gennaio 1991, n.10 (supplemento Gazz.

Uff. n. 13 del 16/1/91): “ Norme per l’attuazione del  Piano energetico nazionale in materia di uso razionale del-l’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fontirinnovabili di energia”.

• D.P.R. n.412 del 26 agosto 1993 (supplementoGazz. Uff. n. 242 del 14/10/93): “Regolamento recan-te norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e lamanutenzione degli impianti termici degli edifici ai finidel contenimento dei consumi di energia, in attuazione del-

l’art. 4, comma 4, della Legge 9 gennaio 1991, n.10”.Art. 15: “Per gli edifici di proprietà pubblica o adi-biti ad uso pubblico è fatto obbligo...di soddisfare ilfabbisogno energetico favorendo il ricorso a fonti rin-novabili..., salvo impedimenti di natura tecnica od eco-nomica...Per quanto riguarda gli impianti termici, taleobbligo si determina in caso di nuova installazione o diristrutturazione.”

Norme CTI-UNI di riferimento per l’utilizza-zione del legno come combustibile

1. Legno da ardere. Classificazione (Cod. UNI 9016/87)2. Legno da ardere. Determinazione delle caratteristi-

che energetiche (Cod. UNI 90 17/87)3. Sottoprodotti e residui agricoli. Classificazione e

determinazione delle caratteristiche energetiche(Cod. UNI 9220/88)

4. Forni di incenerimento di rifiuti solidi urbani edassimilabili con recupero di calore.Determinazione delle prestazioni energetiche(Cod. UNI 9246/88)

5. Biomasse. Determinazione dell’azoto totale(Unichim-CTI) (Cod. UNI 9249/88)

6. Biomasse. Determinazione del carbonio e dell’idro-geno (Unichim-CTI) (Cod. UNI 9250/88)7. Impianti di gassificazione per combustibili solidi

non minerali. Classificazione e prescrizioni per ilcollaudo (Cod. UNI 9254/89)

8. Forni di incenerimento per rifiuti speciali ospeda-lieri. Offerta, fornitura e collaudo (Cod. UNI9720/90)

9. Impianti di incenerimento di rifiuti speciali.Offerta, fornitura e collaudo (Cod. UNI 9496/91)

10. Termocaminetti a legna con fluido a circolazioneforzata. Requisiti e prove (Cod. UNI 9841/91)

11. Combustibili solidi non minerali ricavati da rifiuti

(RDF). Classificazione e requisiti (Cod. UNI9903/92 Parte I)12. Idem Termini e definizioni (Cod. UNI 9903 /92

Parte II)13. Idem Indicazione di base per il campionamento

sistematico dei combustibili (Cod. UNI 9903/92Parte III)

14. Idem Determinazione della pezzatura (Cod. UNI9903/92 Parte IV)

49

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15. Idem Determinazione del potere calorifico del com-bustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte V)

16. Idem Determinazione del carbonio e dell’idrogeno(Cod. UNI 9903/92 Parte VI)

17. Idem Misura dell’umidità totale in un campione di

combustibile (Cod. UNI 9903/92 Parte VII)18. Idem Determinazione delle sostanze volatili (Cod.UNI 9903/92 Parte VIII)

19. Idem Determinazione delle ceneri nel combustibile(Cod. UNI 9903/92 Parte IX)

20. Idem Determinazione delle varie forme di cloro esi-stenti nel combustibile (Cod. UNI 9903/92 ParteX)

21. Idem Determinazione dell’azoto totale nel combu-stibile (Cod. UNI 9903/92 Parte XI)

22. Idem Preparazione dei campioni di combustible perl’analisi dei metalli (Cod. UNI 9903/92 Parte XII)

23. Idem Metodi per l’analisi dei metalli nei combusti-

bili con la spettrofotometria in assorbimento ato-mico (Cod. UNI 9903/92 Parte XIII)24. Impianti per la combustione della lolla di riso (Cod.

UNI 10143/92)25. Generatori di calore alimentati con combustibili

solidi provenienti dalla lavorazione dei residui agri-coli e/o forestali. Definizioni, prove termiche erequisiti (Cod. UNI 10201/9’2)

26. Residui di combustione della lolla di riso.Caratteristiche (Cod. UNI 10377/94)

27. Sistemi di combustione per rifiuti solidi urbani edassimilabili. Regole per la progettazione, l’offerta,l’ordinazione, la fornitura ed il collaudo (Cod. UNI

10378/94)

28. Combustibili solidi non minerali. Pneumatici,manufatti di gomma non usurati e stridi di lavo-razione della gomma. Determinazione del com-ponenti e del potere calorifico (Cod. UNI10424/95)

PROGETTO CTI: Generatori di calore a legna:requisiti di installazione.

Censimento ditte produttrici di caldaiealimentabili a cippato di legno

Il Settore Infrastruture rurali, partendo da unlavoro dell’ENEA pubblicato nell’anno 1992 sul n.22 della rivista “Agricoltura e innovazione”, ha cer-cato di censire il panorama italiano dei produttori dicaldaie.

Il censimento, che risale all’autunno 1994, è statofatto tramite una scheda inviata alle ditte elencatedall’ENEA per verificare innanzi tutto se esistesseroancora, e poi per capire quali fossero i prodotti d’in-teresse per il mondo rurale, con particolare riferimen-to alla combustione delle biomasse agro-forestali.

L’elenco delle ditte censite è riportato nell’allega-to “A”.

Nel gennaio del 1997 è stata inviata alle ditte cen-site, cui nel frattempo si sono aggiunti nuovi pro-duttori, una scheda mirata per le produzioni di cal-daie alimentabili con cippato di legno.

La scheda era sostanzialmente la seguente:

50

caldaie prodotte:

CALDAIA CON POTENZA MINIMA PRODOTTA (kcal/h):

CALDAIA CON POTENZA MASSIMA PRODOTTA (kcal/h):

PRODUCETE CALDAIE BICOMBUSTIBILI (cippato e gasolio)?: [ SI ] [ NO ]

PRODUCETE CALDAIE A GRIGLIA MOBILE? [ SI ] [ NO ]

PRODUCETE CALDAIE A FIAMMA INVERSA? [ SI ] [ NO ]

SISTEMA DI SCAMBIO (tubi di)? [ FUMO ] [ ACQUA ] [ OLIO ]

materiale utilizzabile (cippato di legno):

DIMENSIONI CHIPS (mm): MAX: MIN:UMIDITA'À CHIPS (acqua %): MAX: MIN:

insieme alla caldaia, vi occupate anche di:

CIPPATRICI E/O TRITURATRICI? [ SI ] [ NO ]

SISTEMI DI STOCCAGGIO (silos)? [ SI ] [ NO ]

SISTEMI DI TRASPORTO (silos-caldaia) DEL CIPPATO? [ SI ] [ NO ]

CENTRALINE DI CONTROLLO E SOFTWARE DI GESTIONE DEGLI IMPIANTI? [ SI ] [ NO ]

Produzione di caldaie alimentabili a cippato di legno

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L’elenco delle ditte produttrici di caldaie alimenta-bili con legno cippato è riportato nella Tab. A ed il rias-sunto delle relative schede del censimento nella T ab. B.

Chiaramente il censimento realizzato non vuole enon può essere esaustivo del panorama italiano di pro-

duttori di caldaie, ma da’ un quadro interessante dei

prodotti offerti dal mercato, in particolare nel nordd’Italia, il quale è molto legato, sia come dislocazionegeografica, sia come produzioni, alle industrie di primae seconda lavorazione del legno. Molto più diversifica-te e specifiche sono le produzioni dei costruttori tran-

salpini (in particolare in Svizzera ed in Austria).

51

Tab. A - Ditte produttrici di caldaie alimentate a cippato di legno

 ANSALDO VOLUND Via Pieragostini 50 16151 GENOVA 010/6558618 010/6558864

 AUTOFOCO s.a.s. Via NOVARA 59 10099 SAN MAURO TO 011/4342996 011/4344408

CALDAIE PELUCCHI s.r.l. Via MONTE SANTO 20 20052 MONZA MI 039/2000990 039/2000240

CCT s.r.l. Via R. SANZIO 2/D 21013 GALLARATE VA 0331/226811 0331/777686

DEAC s.r.l. Via PUSTERIA 13 39030 VINTL VANDOIES BZ 0472/869230 0472/869236

DEL MONEGO s.p.a. Via NOVARA 81 20025 LEGNANO MI 0331/544157 0331/545365

ECOTERMICA PIEMONTESE C.so RE UMBERTO 40 12039 VERZUOLO CN 0175/88099 0175/88099

ELBAB Via LARGA 6 20122 MILANO 02/86455305 02/86455305EQUADOR s.n.c. Via PROVINC.EST 6/B 40053 BAZZANO BO 051/831147 051/831147

FERROLI s.p.a. Via RITONDA 78/A 37047 S.BONIFACIO VR 045/7611066 045/6100933

F.LLI MELCHIORI s.r.l. Via REGIA 3 35018 S.MARTINO DI LUP. PD 049/5952052 049/5952099

FULGENS s.r.l. Via DELLE GEROLE 20040 CAPONAGO MI 02/95742084 02/95742389

GARIBOLDI ENGINEERING Via BERTARINI 72 20061 CARUGATE MI 02/9251118 02/9252435

GEM s.r.l. P.zza BELLONI 9 33100 UDINE 0432/652043 0432/663193

ISVE s.r.l. Via DON MAESTRINI 52 25020 FLERO BS 030/2540351 030/2640874

IVAR s.r.l. Via TOLOMEO 11 37135 VERONA 045/8290311 045/8290333

MAWERA ITALIA Via GIOVANNELLI 2 20025 LEGNANO MI 0331/441570 0331/441570

MC Via del COMMERCIO 41085 VIGNOLA MO 059/762858 059/762858

MULLER ITALIA s.r.l. Str. CUORGNE' 74 10081 CASTELLAMONTE TO 0124/581922 0124/581924

NOVA SIGMA s.p.a. S. STATALE 11 314 25011 CALCINATO BS 030/9964977 030/9636465

OSA CALDAIE s.r.l. Via L. BASSANI 54 37060 ALPO VILLAFRANCA VR 045/513045 045/987533

SILE s.p.a. Via PRINCIPALE 41 31030 CASIER TV 0422/670070 0422/340425

THERMOROSSI s.p.a. Via GRUMOLO 4 36011 ARSIERO VI 0445/741310 0445/741657

TVM s.p.a. Via F.lli ROSSELLI 8 Z.I. 31020 VILLORBA TV 0422/918121 0422/911242

UGM s.p.a. Via PALIZZI 119 20157 MILANO 02/3570523 02/33200260

Ditta Indirizzo Città Telefono Fax

Container-silo contenente cippato

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Tab. B - Caratteristiche delle caldaie prodotte

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 ANSALDO VOLUND X X X X X X 0-200 0-40 X X X X AUTOFOCO s.a.s. 150.000 8.000.000 X X X X 0-50 X X X X

CALDAIE PELUCCHI

CCT s.r.l.

DEAC s.r.l. 12.900 3.400.000 X X 10-70 20-45 X X X X

DEL MONEGO s.p.a.

ECOTERMICA PIEM. 86.000 3.400.000 X X X X X 1-150 10-70 X X X X

ELBAB

EQUADOR s.n.c. 25.000 200.000 X

FERROLI s.p.a.

F.LLI MELCHIORI 80.000 2.000.000 X X 0-20 0-60

FULGENS s.r.l.

GARIBOLDI ENG.

GEM s.r.l. 500.000 1.000.000 X X X X 3-50 5-30 X X XISVE s.r.l. 1-10 0-25 X X

IVAR s.r.l.

MAWERA ITALIA 86.000 3.400.000 X X X X 1-150 10-70 X X X X

MC

MULLER ITALIA s.r.l. 15.000 7.000.000 X X X X 0-60 X X X X

NOVA SIGMA s.p.a. 600.000 6.000.000 X X X X X 0-40 0-40 X X X X

OSA CALDAIE s.r.l. 25.000 500.000 X X X 0-30 0-25 X X

SILE s.p.a. 511.000 3.130.000 X X

THERMOROSSI s.p.a. 25.000 80.000 X X X X

TVM s.p.a. X X X X

UGM s.p.a. 1.000.000 20.000.000 X X X X X 1-150 5-60 X

Ditta

Potenzaminima

prodottakcal/h

Potenzamassimaprodotta

kcal/h

a b c d e f g h i l m n

a) caldaie biocombustibili

b) caldaie a griglia mobile

c) caldaie a fiamma inversa

d) sistema di scambioa tubi di fumo

e) sistema di scambioa tubi di acqua

f) sistema di scambioa tubi di olio

g) dimensioni chips (mm)

h) umidità chips (acqua %)

i) cippatrici/trituratricil) silos

m) sistemi di trasporto

n) sistemi di controllo

Container-silo.

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Tipologie costruttive delle centrali termiche

Due parole vanno spese sulle tipologie costruttivedegli edifici destinati a contenere gli impianti.

Negli impianti dislocati nei paesi di montagna, in

luoghi di particolare bellezza ambientale, dove nor-malmente è facile alimentare una centrale termicacon il legno proveniente dalle foreste circostanti,molta attenzione si deve porre nella progettazione enella costruzione degli edifici.

Una soluzione può essere quella di realizzare sia ilsilo sia la centrale interrati, in modo che l’unica cosavisibile sia il camino, per il quale è facile trovaresoluzioni estetiche che lo inseriscano nell’ambientecircostante.

Sovente la costruzione d’impianti interamente sot-terranei presenta molti problemi e non sempre è unasoluzione percorribile; inoltre i costi sono sempre più

elevati rispetto ad altre scelte.

Per la costruzione di edifici fuori terra è fonda-mentale che il progetto tenga conto della particolarevalenza ambientale in cui questi andranno ad inse-rirsi.

Si dovrà dunque riporre molta cura nella scelta dei

materiali costruttivi, nei colori e nelle forme dell’e-dificio.Un materiale da costruzione che viene troppo

spesso sottovalutato o, più semplicemente ignorato,è proprio il legno!

In altri paesi non è difficile vedere centrali termi-che costruite in buona parte con questo materiale,del quale ricordiamo, fra i diversi pregi, le qualitàantincendio, se opportunamente trattato.

In conclusione, se l’uso del legno come combusti-bile ha indubbi benefici ecologici ed ambientali,anche la scelta della tipologia costruttiva ottimaleper le centrali termiche deve andare nella medesima

direzione.

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 Silo interrato camionabile.

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 Misure forestali del Reg. CEE 2081/93 - OB. 5b

M. Corgnati

Introduzione

Nell’ambito assai articolato delle iniziative resepossibili dall’attuazione del Reg. CEE 2081/93nelle zone identificate in ritardo di crescita e quin-di deputate al raggiungimento dell’obiettivo n. 5b(= promozione dello sviluppo rurale attraverso l’a-deguamento strutturale), quelle interessanti gliaspetti di risparmio energetico sono riferibili alledue seguenti misure:- Misura I.1 “Interventi di supporto alle attività

agro-silvo-pastorali” - tipologia d’intervento d)“Realizzazione di piccole centraline idroelet-

triche”;- Misura I.7 “Adeguamento e sviluppo della filieraforestale e dei prodotti del bosco e del sottobosco”- tipologia d’intervento D2 “Acquisto ed installa-zione di impianti di produzione energetica cheutilizzino biomasse di diretta origine forestale”.Esse sono state attivate, rispettivamente, dal

Settore Infrastrutture Rurali dell’AssessoratoAgricoltura e dal Settore Economia Montana e

Foreste dell’Assessorato Economia Montana eForeste.

In tema all’oggetto di questa giornata si riferisce,commentandolo lo stato di attuazione della misuraI.7 inerente la filiera forestale.

Stato di attuazione

Scopi della misura sono, in base al DOCumentoUnico di Programmazione approvato dalla CEE,l’aumento della produttività dei boschi, l’incentiva-zione della domanda di legname di provenienzalocale e l’aumento della circolazione delle informa-zioni sulle operazioni di compravendita del legnamelocale.

L’ottica prevalente è quindi di tipo forestale: siutilizzano e s’incentivano alcuni strumenti che

determinando un incremento della domanda dellegname locale consentono indirettamente di riatti-vare gli interventi di selvicoltura.

Il fine ultimo è quindi il miglioramento delbosco, con un’ottica di tipo produttivo.

Le prime azioni possibili puntano direttamente aquesto fine e sono:- il miglioramento dei boschi (Tipologia d’interven-

to A),

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 Silo a caricamento laterale.

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- il miglioramento dei castagneti da frutto(Tipologia d’intervento B).Gli strumenti messi in atto per il sostegno nel

tempo e indiretto, degli stessi obiettivi forestali

sono:- il potenziamento del comparto di prima lavora-zione del legno (Tipologia D1) per l’incrementodella domanda di legname di buona qualità;

- la diffusione degli impianti di produzione ener-getica a biomasse (Tipologia D2) per determina-re un’incremento della domanda di legname diinferiori caratteristiche tecnologiche.Elemento caratterizzante e legante le varie inizia-

tive possibili è il fatto che i progetti di interventodebbano preferibilmente essere presentati in formadi filiera e cioè collegati l’uno all’altro e reciproca-mente dimensionati. Con gli interventi di tipo A e

B si migliorano i boschi ottenendo il legnamenecessario al funzionamento degli interventi di tipoD1 e D2, che terminato il ciclo di specifici finan-ziamenti, determineranno un’incremento delladomanda di legname locale, valorizzandolo.

Ciò con lo scopo di stimolare l’utilizzo dellerisorse (materiali e umane) locali e di creare deilegami il cui fine ultimo è la valorizzazione delbosco.

Completa il quadro di filiera un’intervento, coor-dinato direttamente dalla Regione, di raccolta, ela-borazione e diffusione delle informazioni riguardan-ti le partite di legname locale che, sotto varie forme,

vengono immessi in commercio (Tipologia E).La scelta della Regione è stata molto chiara edecisa e si è concretizzata nel sostegno delle inizia-tive suddette attraverso consistenti contributi afondo perduto, che coprono il 50% delle spesesostenute dai beneficiari privati e il 100% dellespese sostenute dagli Enti Pubblici.

Sebbene discutibile per certi aspetti (con % dicontribuzione inferiori si sarebbe potuto ottenereun maggiore effetto moltiplicatore degli interven-ti) l’iniziativa ha avuto il gran pregio di determina-re una notevole adesione al regime contributivo equindi, per quanto riguarda l’argomento di oggi,

un forte impulso alla diffusione degli impianti acippato.Il successo è stato maggiore proprio per questi

ultimi, in stretto collegamento con gli interventi dimiglioramento forestale da cui attingere il materia-le combustibile; minore per le imprese di primalavorazione, a causa della maggiore difficoltà a crea-re dei reali legami di tipo commerciale con gliinterventi selvicolturali (dai quali si ricava una %

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Tab. 1 - Tipologie d’intervento prevista all’interno della misura I.7, risorse finanziarie disponibili e richieste pervenute (ivalori sono espressi in milioni di lire)

 A1 15.293 (*) 20.804 (98%) 21.225 (31%) 5.568 (95%) 5.889 (27%)

 A2 (*) 17.460 (93%) 18.854 (28%) 2.091 (93%) 2.257 (10%)

B 1.500 3.001 (50%) 6.002 (9%) 1.532 (49%) 3.115 (14%)

D1 (*) 2.598 (46%) 5.690 (8%) 819 (47%) 1.757 (8%)

D2 (*) 13.510 (83%) 16.321 (24%) 6.582 (74%) 8.913 (41%)

E 740

TOTALE 17.533 57.373 (84%) 68.092 (100%) 16.659 (76%) 21.997 (100%)

(*) la cifra di 15.293 milioni di lire è stata assegnata complessivamente agli interventi di filiera e quindi alle tipologied’intervento A1, A2, D1 e D2.

Tipologied’intervento

Risorseper il periodo

1996-99

Domande presentate in riferimentoal periodo 1996-99

Domande che potranno esserefinanziate nel periodo 1996-99 (stime)

contrib. rich.

(e % suinvest. totale)

investim.

totale(e % su totale)

contributo

(e % suinvest. totale)

investim.

totale(e % su totale)

numero di beneficiari 78 da 30 a 35 (42%)

numero di impianti 83 circa 35 (42%)

Domande presentatein riferimento

al periodo 1996-99

Domande che potranno esserefinanziate nel periodo 1996-99

tra ( ) in % sulle domande (stime)

Tab. 2 - Situazione domande per la tipologia D2

 AL AT CN NO VC

Fino a 100 kW 5 (5) 25 (0) 10 (5) 3 (3) 6 (2) 49 (15)Da 100 a 500 kW 3 (2) 1 (0) 12 (7) 3 (3) 6 (2) 25 (14)

Oltre 500 kW 1 (1) 2 (1) 1 (1) 5 (3) 9 (6)

Totale 9 (8) 26 (0) 24 (13) 7 (7) 17 (7) 83 (35)

Tagliedi potenza

NUMERO DI IMPIANTI PER PROVINCIA riferito alle domande pervenute e, tra ( ), stimato in

riferimento alle domande che potranno essere finanziateTotale

Tab. 3 - Taglia e numero degli impianti

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molto bassa di legno avente caratteristiche dimen-sionali e tecnologiche che ne permettano la trasfor-mazione a livello industriale) e a causa della norma-tiva non pienamente idonea all’adattamento allarealtà produttiva piemontese.

Appaiono evidenti:- l’intensità della selezione che si è dovuta operarein relazione alle scarse risorse disponibili, che hadeterminato la possibilità di finanziamento soloper il 29% del totale dei contributi richiesti;

- la diminuzione relativa della quota di contributopubblico in relazione all’investimento totale, chepassa dall’84% nelle domande al 76% nei pro-getti preliminari finanziati (ciò dimostra che, infase di predisposizione delle norme, sarebbe statopossibile prevedere una % di contribuzione infe-riore al 100% ancheper gli Enti Pubblici),

- con l’istruttoria preli-minare si sono ridottimaggiormente, sia intermini assoluti cherelativi (dal 59% deltotale al 47%), gliinterventi di migliora-mento dei boschi (tipo-logie d’intervento A1 eA2) a favore di unamaggiore incidenzasoprattutto delle azionidi incentivazione della

domanda di legnameper usi energetici (tipo-logia d’intervento D2),che sono passate dal 24ad oltre il 41% deltotale. Ciò è stato fattoper riequilibrare ildimensionamento reci-proco delle fasi dellefiliere e per incentivaremaggiormente gliinterventi che, con piùcertezza, assicureranno

negli anni a venire unavalorizzazione dellarisorsa legno locale;

- sono stati ridotti forte-mente (in termini asso-luti, ma non relativi)anche gli interventi diincentivazione delladomanda di legname

grezzo locale attraverso l’ammodernamento dellestrutture di prima lavorazione (tipologia d’inter-vento D1), a dimostrazione delle difficoltà diintegrazione nella filiera locale dell’imprese ditrasformazione del legname, dimensionate per un

mercato più ampio.

Situazione specifica della tipologia d’intervento D2Nelle e 3 vengono mostrati gli aspetti principali

di un’analisi più dettagliata delle caratteristichespecifiche della tipologia d’intervento D2, indican-do il numero di beneficiari e di impianti relativa-mente alle domande pervenute ed ai progetti appro-vati in via preliminare, nonchè la loro distribuzioneterritoriale e la ripartizione per taglie di potenza.Per un utile confronto viene stimata la situazione

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 Silo in legno.

 Sistemi di movimentazione del cippato nel silo.

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Coclee di alimentazione della caldaia.

Movimentazione del cippato dal silo.

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delle domande che potranno essere effettivamentefinanziate.

È significativo innanzitutto rilevare che ilnumero di beneficiari è inferiore al numero diimpianti per i quali è richiesto il contributo.

Esistono infatti alcuni casi di Enti Pubblici chehanno richiesto di installare più di una caldaia acippato, principalmente allo scopo di rendere tec-nicamente più efficiente ed economicamente piùconveniente la produzione “centralizzata” del cip-pato.

Si pongono inoltre in evidenza i seguenti aspetti:- la riduzione operata con l’istruttoria sui pro-

getti presentati ha determinato una riduzionedel 42% del numero di impianti, pressochécorrispondente alla riduzione dell’investimentocomplessivo proposto: ciò significa che la ridu-zione è stata abbastanza uniforme fra le diverse

categorie dimensionali degli impianti;- la distribuzione sul territorio regionale è abba-stanza uniforme, sia prima che dopo l’istrutto-ria. Si tenga presente, a questo proposito, chebenché la Provincia di Torino sia esclusa dallezone 5b, essa possieda attualmente almenoquattro impianti di dimensioni medio-grandigià funzionanti. Se si aggiunge inoltre che,all’interno delle singole province, i progettiverranno realizzati in diverse ComunitàMontane, si ha che l’esperienza di produzionedi energia con biomasse forestali sarà diffusa intutto il Piemonte. Ciò è fondamentale per una

progressiva espansione del fenomeno, soprat-tutto a livello culturale;- il fatto che vengano realizzati impianti con

potenze variabili fra i 30 e gli oltre 1.000 kW,completa il quadro delle esperienze (in qualchecaso è inoltre previsto il teleriscaldamento) edei riferimenti per il futuro, sia nel campo del-l’organizzazione produttiva del combustibile(si hanno soluzioni che vanno dall’autoapprov-vigionamento in boschi di proprietà, all’appal-to della fornitura di calore fino alla costituzio-ne di appositi consorzi o società) sia nel campodelle tecnologie impiegate.

In generale si è riscontrata l’oggettiva difficoltàdi formalizzazione dei legami di filiera in parti-colare nei confronti dei soggetti privati deputatia svolgere le attività di produzione del legnamegrezzo e della sua prima lavorazione. Ciò è dovu-to peraltro alle oggettive difficoltà amministrati-ve di definizione fin dalle fasi di progetto degliaccordi di collaborazione economica fra soggettipubblici e privati.

Inoltre gli stessi progetti di filiera hannosovente il proprio punto debole proprio nelladescrizione delle fasi organizzative relative allaproduzione del combustibile ed al suo stoccaggioe conservazione in relazione ai diversi periodi di

produzione e consumo del cippato. Ciò probabil-mente a causa della mancanza di esperienze e diriferimenti tecnici in tale specifico campo e per lanon sempre ben chiara ripartizione dei ruoli fraproprietà del bosco, ditta di utilizzazione foresta-le, ditta che fornisce (installato e funzionante)l’impianto, ditta che gestisce il funzionamentodell’impianto e proprietà dell’immobile. Le solu-zioni sono molteplici anche perché spesso i sog-getti indicati si fondono, ma non sempre i ruolisono adeguatamente identificati e descritti.

Con le presenti giornate s’intende fornire unprimo contributo alla risoluzione dei problemi

evidenziati e una prima occasione pubblica diconfronto e collaborazione.Senza descrivere nel dettaglio le fasi previste

dall’intero percorso tecnico amministrativo,attualmente la situazione è la seguente:

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Coclea di alimentazione.

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- a luglio 96 sono stati approvati i progetti pre-liminari relativi a tutte le tipologie d’interven-to sull’intero quadriennio 1996-99;

- a dicembre 96 c’è stata l’approvazione e l’impe-gno dei fondi relativamente agli interventi ori-

ginariamente previsti per il 1996;- per il 28 febbraio 97 è prevista la presentazio-ne in Regione dei progetti esecutivi relativa-

mente alle tipologie D1 e D2 e agli anni 1997,98 e 99;

- per fine maggio 97 è prevista la presentazionein Regione dei progetti esecutivi relativamentealle tipologie A1, A2 e B e agli anni 1997, 98,

99;- per la fine dell’estate 1997 ci sarà l’approvazio-ne, con D.G.R., di tutti i progetti esecutivi el’impegno dei fondi per gli interventi relativial 1997;

- nel marzo 98 e marzo 99, ci saranno, rispetti-vamente, gli impegni dei fondi per gli inter-venti previsti per il 1998 e per il 1999.Benché quindi siamo a lavori già iniziati, c’è

ancora sufficiente tempo per lavorare insieme suipunti deboli evidenziatisi nelle fasi progettuali,anche perché, almeno da parte regionale, la partepiù onerosa del lavoro amministrativo sarà con-

clusa a fine anno e ci si potrà dedicare con piùattenzione agli aspetti di assistenza e divulga-zione in campo normativo, amministrativo e tec-nico.

Conclusioni e prospettive

L’applicazione di questa misura rappresenta, peril Piemonte, la prima realizzazione su “larga scala”(non tanto per il numero di impianti, ancora relati-vamente basso rispetto alle potenzialità esistenti,ma per la loro diffusione su tutto il territorio) dei

principi di risparmio energetico enunciati nell’art.1 della L. 10/91 ed in particolare del miglioramen-to della compatibilità ambientale dell’uso dell’e-

nergia ed il ricorso allefonti rinnovabili.Rappresenta, parallela-mente, l’introduzione dinuove tecnologie, dinuovi sistemi di lavoro equindi l’inizio di unaserie di problemi relativisoprattutto alla gestionedegli impianti ed all’or-

ganizzazione della produ-zione del combustibile.Le esperienze che si

affronteranno avrannonei prossimi 5-10 anniun sicuro effetto “divolano culturale” per ladiffusione di sistemi perla produzione di energia

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Gli impianti termici alimentati a cippato possono andare da

una trentina di kiloWatt di potenza fino ai MegaWatt delle

centrali termoelettriche.

Caldaia da 30 kW.

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a partire da biomasse. Si possono intravedere duestrade, che passano entrambe attraverso l’applica-zione di nuove tecnologie (nuove nel senso cheattualmente o non esistono a livello Piemontese onon vengono impiegate su fonti rinnovabili):

l’una potrà consentire di applicare i medesimiprincipi di utilizzo di fonti rinnovabili inimpianti di grande potenza (es. per grandiimpianti di teleriscaldamento, per centrali dicogenerazione, etc.); l’altra potrebbe portare alladiffusione di impianti di grande rendimentoenergetico e di piccola taglia in tutte quelle zonerurali che già oggi consumano legna da ardere instufe o caldaie tecnologicamente arretrate e quin-di poco efficienti dal punto di vista energetico edeconomico.

Per i motivi sopra enunciati (problemi da risol-vere nel brevissimo periodo e assestamento e dif-

fusione delle tecnologie nel medio periodo), sem-pre maggiori saranno le necessità di informazionee formazione negli specifici settori. Se ne citano iprincipali, in successione logica:• occorre sicuramente un’attività di formazione

professionale in campo forestale, per assicurarela massima competenza e sicurezza nell’esecu-zione dei lavori selvicolturali che comportanola fornitura, come sottoprodotto, del combusti-bile ed il necessario aggiornamento tecnico perla semplificazione organizzativa dei cantieri. Èquesto un punto fondamentale: non dimenti-chiamoci che benché si speri sulla valorizzazio-

ne del cippato per rendere economica la gestio-ne del bosco, la produzione del cippato nondeve essere l’obiettivo principale degli inter-venti selvicolturali, che deve continuare adessere il miglioramento contemporaneo dellemolteplici funzioni del bosco;

• occorre una capillare informazione sulle tecno-logie di produzione energetica: sui diversi tipidi impianti a cippato, con diverse soluzioni perlo stoccaggio dei chips, per la loro combustio-ne e per il recupero del calore; sulle possibilitàdi utilizzo di combustibile pellettato che con-sente di ridurne le difficoltà di conservazione e

permette l’uso di caldaie tradizionali -solo ilbruciatore è specializzato-; sull’utilizzo disistemi di cogenerazione; su queste e altre tec-nologie che sono spesso in comune con altrirealtà con le quali occorre imparare a confron-tarsi, quali lo smaltimento dei rifiuti, la pro-duzione di energia elettrica, la manutenzionedel verde urbano, l’impiego di sottoprodottiagricoli;

• occorre approfondire le possibili vie ammini-strative percorribili dagli Enti Pubblici nell’ac-quisizione del combustibile, degli impianti edella gestione del tutto (le soluzioni possibilisono molto maggiori rispetto alle tradizionali e

determinano una grande possibilità di adatta-mento alla realtà locale e soprattutto determi-nano sempre ricadute economiche locali);

• occorre infine che venga organizzato e in partepredisposto ex-novo un’insieme di strumenti disupporto generale ed indiretto alle iniziative.Dalla pianificazione forestale per l’indirizzodegli interventi selvicolturali alla collaborazio-ne fra strutture amministrative regionali per lavalutazione dei progetti dal punto di vistaambientale ed energetico;Per questo motivo la Regione, attraverso diver-

si Assessorati, ha lavorato e sta lavorando a diver-

se iniziative direttamente o indirettamente colle-gate:in passato

• sono stati attivati, in attuazione della Legge n.10/91, sia dal Settore Infrastrutture Ruralidell’Assessorato Agricoltura sia dal ServizioRisparmio Energetico dell’Assessorato al-l’Ambiente bandi di finanziamento di iniziati-ve di risparmio energetico, tra cui vi era la pro-duzione di energia con biomasse, rispettiva-mente in campo agricolo e in quelli civile eindustriale;

• nel maggio 1996, a Torino, è stato organizzato

dal Servizio Risparmio Energetico del-l’Assessorato all’Ambiente, un convegno inter-nazionale in cui sono state affrontate in modoampio tutte le problematiche collegate adimpianti di produzione energetica (in partico-lare di energia elettrica) funzionanti a biomas-se. Sono stati illustrati gli aspetti di pianifica-zione energetica, di localizzazione territoriale,di impatto ambientale, inerenti il recupero dirifiuti, la produzione del combustibile, le tec-nologie impiegabili, l’inquinamento atmosferi-co, ecc. Sono in distribuzione gli atti in questoperiodo;

• è un’iniziativa recentissima il forum di incon-tro con le ditte produttrici delle tecnologie perla produzione di energia a partire da biomasse,organizzato dal medesimo Servizio di cui sopraa Torino il 14.01.97 in cui è stato possibile(credo per la prima volta in Italia) avere unpanorama diretto della gamma dei prodottidisponibili sul mercato;all’attualità

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• fra gli Assessorati Regionali all’Ambiente,all’Agricoltura e all’Economia Montana eForeste è in corso una collaborazione, iniziatanel gennaio 1996 e che si concluderà a fine del1997, per un progetto di ricerca, finanziato

dalla CE nell’ambito del programma JOULE,avente per obiettivo la messa a punto di unametodologia per lo studio di fattibilità di cen-trali di produzione energetica a biomasse. Talestudio fornirà sicuramente utili indicazioni perl’estensione delle esperienze in atto a realtàorganizzative e produttive più ampie,

• le attuali giornate, prima occasione di aggior-namento e confronto tecnico fra gli utenti disistemi di produzione di energia di tagliamedia,

• proseguono i bandi di finanziamento di inizia-tive di risparmio energetico, gestiti dal

Servizio Risparmio Energetico dell’Assessoratoall’Ambiente in attuazione della Legge n.10/91.Per il futuro si sta pensando alla possibilità di

avviare diverse iniziative che, più o meno diretta-mente, costituiranno un sostegno alle azioniintraprese (mi riferisco agli impianti che sarannoa breve realizzati con i contributi messi a disposi-

zione nell’ambito della misura I.7 dell’Ob. 5b) epotranno contribuire alla maggiore diffusionedegli impianti di produzione di energia attraver-so l’uso di biomasse:• finanziamento dell’acquisto di macchine per i

lavori forestali da parte di soggetti che svolgo-no direttamente gli interventi selvicolturali,siano essi di miglioramento che di utilizzazio-ne boschiva. È evidente che ciò possa contri-buire alla razionalizzazione delle fasi di produ-zione del combustibile per gli impianti;

• attività di informazione specifica da parte degliAssessorati Regionali coinvolti:- attraverso il continuo aggiornamento dello

stato di attuazione e quindi dei risultati tec-nici ed economici via via raggiunti con le ini-ziative in corso,

- attraverso l’organizzazione di nuovi incontri e

giornate di confronto tecnico fra produttoried utenti,- attraverso pubblicazioni specifiche di tipo

manualistico che illustrino in modo pratico iprincipali aspetti organizzativi, tecnici, eco-nomici e normativi della materia;

• attività di formazione professionale specificaper gli operatori in campo forestale.

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 La naturale evoluzione degli impianti termici a legna sarà l’utilizzo dei pallets.

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Centrale termica integrata da pannelli solari sul tetto.

Centrale termoelettrica interamente costruita in legno.

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