imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

42
m useo dellamedia valledelliri sora Realizzato con contributo regionale concesso ai sensi della L.R. 42/97. REGIONE LAZIO ASSESSORATO ALLA CULTURA PROVINCIA DI FROSINONE ASSESSORATO ALLA CULTURA COMUNE DI SORA ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI

Transcript of imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Page 1: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

museodellamediavalledellirisora

Realizzato con contributo regionale concesso ai sensi della L.R. 42/97.

REGIONE LAZIOASSESSORATOALLA CULTURA

PROVINCIADI FROSINONEASSESSORATOALLA CULTURA

COMUNE DI SORAASSESSORATOALLE POLITICHECULTURALI

Page 2: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

“…il passato altro non èche un presentesopravvissuto nella memoria umana”M. YOURCENAR

Page 3: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

guida allasezione archeologicadi età romanadi | alessandra tanzillidisegni | matilde grimaldi

2009

Page 4: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf
Page 5: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

PREFAZIONE

In Italia non sono certo numerosi i Musei della città e delterritorio, forse perché si è sempre ritenuto che tali formedi raccolta, tutela e divulgazione fossero funzionali ad in-centivare l’orgoglio municipale di una “patria particolare”,per dirla con il filosofo Carlo Cattaneo, piuttosto che ad ac-crescere cultura e identità storica di una città.Il Museo di Sora, all’opposto, ha ambizioni che travalicanoi confini reali e ideali di un ambito territoriale o tematico: in-fatti, non si limita ad essere il repertorio di oggetti e di in-formazioni strettamente pertinenti ad un ambito comunaleo disciplinare, perché si apre alla conoscenza, alla rappre-sentazione storica ed artistica dell’intera valle, determinatadalla posizione di confine e di contiguità con gli Appenninie dalla presenza del fiume Liri, in passato spartiacque poli-tico e nello stesso tempo linea di comunicazione con altrerealtà.La guida ha la finalità di ampliare scientificamente e icono-graficamente il discorso avviato dai pannelli didattici, re-datti dallo stessoAutore, raccordandoli con sintesi storiche,cogliendo i nessi artistici, rimandando ai contesti di prove-nienza topografica (“dal Museo alla città”): insomma, que-sto volume serve a rintracciare e a conferire valore eattenzione a ciò che del nostro passato è sopravvissuto eche, grazie a questo contributo, non è più “terra straniera”.

BRUNO LA PIETRA

Assessore alle Politiche Culturalidel Comune di Sora

5

Page 6: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

La pubblicazione della guida alla visita del Museo dellamedia valle del Liri e della città si offre come strumento es-senziale di conoscenza del territorio, vocazione fortementerivendicata e sottolineata già nella scelta della denomina-zione della struttura. Nella sua impostazione di base ri-specchia e al tempo stesso si pone in continuità con lospirito del Museo, costituendone la premessa e l’approfon-dimento, completando la visita al percorso, rinviando il vi-sitatore all’esterno e dilatando gli spazi e gli ambiti diconoscenza. Partendo dai reperti e dai pannelli tematici il-lustrativi presenti nel percorso espositivo del Museo dellamedia valle del Liri, la guida offre una sintesi delle cono-scenze attuali riguardanti la facies culturale sviluppata nellavalle del Liri tra Protostoria ed età romana e percorre letracce che intersecano secoli, monumenti ed aree archeolo-giche. La guida, in un’elegante veste grafica, si avvale di untesto chiaro ma, al contempo, rigoroso dal punto di vistascientifico e di un apparato iconografico articolato e riccoche, aggiungendo suggestione alle parole, intende suscitaree stimolare l’interesse del lettore.Iniziative come questa si inseriscono in modo efficace nelprogramma di interventi finalizzato alla divulgazione dellaconoscenza scientifica ed alla valorizzazione del territorio edei servizi museali condotto dalla Provincia di Frosinone diconcerto con gli Enti Locali e con la Regione Lazio, nel-l’ambito della specifica normativa di settore. I musei ed isiti a cielo aperto si offrono in tal modo allo sguardo del vi-sitatore come un insieme unitario e integrato e si propon-gono comeprimo importante nucleo di servizi indispensabileallo sviluppo culturale e turistico.

PAOLA MENICHETTI

Assessore alla Culturadella Provincia di Frosinone

PRESEN

TAZIONE

6

Page 7: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

LANA

SCITADELMUSEO,LARACCOLTAE

L’ORG

ANIZZAZIONE

DEIM

ATERIALINELTEMPO

La storia del Museo della media valle del Liri è lunga e travagliata: un serrato car-teggio intercorso tra il 1875 e il 1900 tra Giuseppe Fiorelli (direttore generale degliscavi e dei musei di antichità), Antonio De Nino (ispettore degli scavi e dei mo-numenti) e vari esponenti del consiglio comunale di Sora testimonia la volontàistituzionale di raccogliere nel territorio comunale i materiali lapidei, in buonaparte epigrafici, per evitarne la dispersione e creare in un locale a pianterreno delpalazzo municipale un museo civico1.Il tentativo naufragò ed i reperti giacquero nell’atrio interno del palazzo comunaleper un secolo, sottoposti ad agenti atmosferici, atti di vandalismo e furti: alcunefoto pubblicate alla fine degli anni ’70 testimoniano le condizioni e lo stato di con-servazione2 .Nel 1979 la giunta municipale di Sora decretò l’istituzione del Museo civico dellamedia valle del Liri in alcuni locali dell’ex Convento dei Minori Conventuali, unantico e pregevole palazzo situato fra Piazza Mayer Ross, Piazza Umberto I e ViaFriuli, costituito da un primo nucleo trecentesco e da aggiunte e rimaneggiamentisettecenteschi, restaurato a più riprese tra il 1984-92 ed il 1994-2002 3.Solo in seguito all’acquisizione dei reperti provenienti dagli scavi nell’area deltempio inglobato dalla chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta, tra cui il thesau-rus e il suo rivestimento bronzeo, l’altare, le lastre di rivestimento esterno del tem-pio, in precedenza conservati nel Vescovado di Sora e nel deposito del Museoarcheologico di Frosinone, e di elementi architettonici ed iscrizioni depositati invari edifici pubblici e sacri, è stato possibile redigere nel 2001 un progetto scien-tifico secondo criteri di tipo cronologico, tematico e topografico che, anche se par-zialmente disatteso, ha consentito di aprire al pubblico una sala espositiva il 20aprile 20054.La successiva progettazione scientifica, nell’ottica dell’ampliamento successivo,ha tenuto conto di quanto realizzato e ha apportato il minor numero possibile dispostamenti e stravolgimenti del precedente allestimento, in considerazione deglispazi, delle difficoltà logistiche e finanziarie ma, soprattutto, della definita iden-tità e del valore intrinseco del contenitore, un palazzo soggetto ad ampliamenti ecambiamenti di destinazione d’uso nel corso di circa settecento anni. Il principioche ha informato la nuova progettazione è la missione specifica di ogni museo ci-vico, e cioè la capacità di comunicare rappresentando in senso diacronico, crono-logico e topografico la storia e l’identità culturale del territorio attraverso temispecifici, caratterizzanti ed originali, non mancando di dedicare un’apposita se-zione al “contenitore” e ai reperti architettonici e vascolari rinvenuti durante i la-vori di restauro, di conservazione e di adeguamento del palazzo5.

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

7

Page 8: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

I temi e gli argomenti trattatiseguono l’ordine dei pannelli didattici e la collocazione dei repertiall’interno delle sale del Museo.Di quasi tutti i pezzi esposti sono segnalati i numeri di inventario interno.Gli approfondimenti sono segnalati con i titoli “Dal Museo alla città”e “Sintesi storica”.

LEGENDA DEI SEGNI DIACRITICI USATI NELLE TRASCRIZIONI DELLE EPIGRAFI

abc lettere di chiara letturaabc lettere viste in passato ma oggi perdute+++ tracce di lettere non riconoscibili (una croce per

ogni lettera)(abc) sviluppo di abbreviazione[abc] lettere perdute e integrate[—-] lacuna senza possibilità di calcolare il numero

delle lettere mancanti<abc> lettere mancanti nell’iscrizione e aggiunte

dall’autore

8

Page 9: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

I fattori importanti dell’antropizzazione in epoca preistorica, protostorica e storicasono, come molta bibliografia antica e recente ha posto in rilievo, la conforma-zione orografica e idrografica del territorio.Il fiume Liri, che attraversa la cittadina descrivendo un’ansa regolarizzata nelcorso dei secoli e che ha formato alla fine dell’Olocene e nel Pleistocene medio idepositi alluvionali della fertile conca sorana, ha connotato dal punto di vista geo-logico, storico, politico, sociale e soprattutto economico la valle6. La trasforma-zione del paesaggio, lo sfruttamento intensivo a scopi agricoli della campagna,una vasta opera di bonifica, di canalizzazione delle acque e di riduzione dellezone paludose avvennero però solo in età romana, quando fu condotta la parcel-lizzazione agraria con il sistema della centuriazione. Di tale divisione, sopravvis-suta fino ad un cinquantennio fa, resta traccia nei toponimi, nelle mappe e nellefotografie aeree scattate durante il secondo conflitto mondiale, su cui è possibileindividuare le persistenze delle “forme”, i canali di scolo e irrigui che parcelliz-zavano la valle7.Il Liri, il Fibreno ed il Lacerno non solo furono sfruttati per l’irrigazione della pia-nura, ma più tardi, in età medievale e moderna, furono utilizzati come energiamotrice meccanica di mulini e delle cartiere di Carnello e di Isola del Liri8.La posizione di Sora è stata decisiva per lo sviluppo storico, la diffusione delleculture nei secoli, le migrazioni, la costituzione di abitati stanziali e di violentitentativi espansionistici: la sua conformazione ha reso naturale lo stretto rapportodi comunicazione con le valli di Roveto, di Comino e del Lacerno. Il passaggio diForca, tra le pendici occidentali del colle e la montagna di Sant’Angelo (m 880s.l.m.), i guadi e gli antichi ponti sul fiume hanno consentito prima lo sviluppo del-l’antica via della transumanza tra Tirreno edAdriatico e poi, in epoca storica, dellacostruzione di strade che convergevano a Sora dai quattro punti cardinali9. In par-ticolare, la forte acclività montuosa e, soprattutto, lo stretto rapporto tra spaziourbanizzato e colle di San Casto, che domina l’abitato dall’alto di 546m s.l.m. e conun dislivello di 265 m rispetto alla pianura sottostante, hanno conferito un ruolodifensivo e militare di grande rilievo. Del resto, un’allusione chiara all’aspettomontuoso della zona è nel nome “Sora”, derivato dalla radice volsca sor/sur , cioèrupe, roccia, rintracciabile anche nella formazione di altri toponimi dell’area ap-penninica10.

Aspetto morfologico, antropizzazione,sfruttamento delle risorse naturalie trasformazioni del paesaggionel territorio sorano

LAPIANADI SORALAGEOLOGIA

P A N N E L L O

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

9

Page 10: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Va rilevato chemolti dei monumenti più indicativi dell’età romana (il tempio dellaCattedrale e i ponti), medievale (la torre attribuita alla fase dell’incastellamentoaragonese e i bastioni sul Liri) e moderna (edilizia privata e sacra) sono stati co-struiti con blocchi di travertino fluvio-lacustre molto permeabile e poroso, facil-mente lavorabile, proveniente da depositi concrezionari spugnosi e vacuolariformati da alluvioni antiche e contenenti flore e faune, che affiorano nelle localitàValle Radice, San Giuliano, San Ciro, Tombe, Ruscitto e Colle d’Arte; con un cal-care compatto di montagna, presente in diverse zone della valle e dei rilievi pro-spicienti e soprattutto estratto dalle cave di Vicalvi, si realizzarono monumentifunerari, cippi, pavimentazioni e rivestimenti. Da banchi di areniti, affioranti frail colle di Brocco (comune di Broccostella) e Campoli Appennino, furono estrattii materiali utilizzati per la realizzazione di pezzi medievali e tardomedievali (lostemma angioino e le cornici delle finestre di Palazzo Mobili Carrara) e dei concidella linea difensiva del borgo murato di Broccostella.

Page 11: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

L’area edificata insiste su pregressi nuclei urbani, la cui ricostruzione storica e to-pografica, insieme con quella del circostante territorio, non è certamente avulsadall’analisi dei dati ambientali illustrati: l’insediamento antico è infatti presidiatoda una roccaforte naturale, cinto dall’altro lato dal fiume, posto allo sbocco dellevalli e alla convergenza di numerosi assi viari, favorito da un’abbondante dispo-nibilità di risorse idriche favorevoli a culture intensive; questi motivi spiegano leguerre di espansione romana. Purtroppo i documenti materiali delle precedenticulture volsca e sannita sono andati perduti, ad eccezione delle mura in opera po-ligonale e di qualche frammento di ceramica dell’età del Ferro, mentre la presenzaromana è ampiamente documentata da reperti, monumenti e assetti urbanistici eviari, soprattutto attinenti e successivi alla militarizzazione del territorio ed al suoassoggettamento politico e culturale dalla fine del IV secolo a.C.La posizione di confine dell’abitato medievale tra i territori controllati dall’Abba-zia di Montecassino, dallo Stato della Chiesa e dal Regno meridionale esasperò lanaturale vocazione ad avamposto militare e determinò le frequenti distruzionibelliche ed i mutamenti urbanistici.Alla fine del XVI secolo Sora mantiene ancora l’assetto medievale, se in una rela-zione del 1579 al nuovo Signore del ducato, Giacomo Boncompagni, la cittadinaapparemurata d’intorno di fabbrica antica e debole11. Già nel secolo successivo, dopola costruzione di palazzi nobiliari e conventuali ed il restauro delle chiese più im-portanti, assumerà l’aspetto documentato dal dipinto della Madonna della Valli-cella, da un altorilievo a stucco degli inizi del XVII secolo, da un cabreo del 1735,da una calcografia degli inizi del secolo XVIII12. Paradossalmente la ricostruzionee la riqualificazione urbana successive al terremoto del 1915 ripristinarono l’im-pianto ad assi ortogonali di cui la via principale, il Corso Volsci, ricalca il decuma-nus maximus, segmento dell’antichissima strada di congiunzione tra Tirreno edAdriatico.

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Le dinamiche storiche

Sintesi storica

11

Page 12: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf
Page 13: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Le prime ricerche sulla preistoria del territorio di Sora, Isola Liri e della valle diComino furono condotte da Giustiniano Nicolucci nella seconda metà dell’800.Uomo di vasta cultura, non solo s’interessò alla ricerca dei reperti fossili e manu-fatti dell’età della pietra, ma anche rese noti i risultati in numerose pubblicazioni13.Dal 1960 una nuova fase delle ricerche ha portato alla luce l’importante giacimentodi Sora in località Valleradice. La successiva raccolta di ossa da parte di VincenzoPersichini di Sora e le notizie apparse sulla stampa locale furono le premesse al so-pralluogo di Italo Biddittu nel 1962. Fu così individuato a Valleradice, in un’areasconvolta dalla cava di travertino dei fratelli La Rocca, un accumulo terroso checonteneva ancora numerose ossa fossili e rari manufatti del Paleolitico medio.Nell’agosto 1965 fu condotta per conto dell’Istituto Italiano di PaleontologiaUmana una campagna di scavo che consentì di recuperare centinaia di ossa fos-sili appartenenti a numerose specie e poche decine di manufatti in pietra che con-fermarono la frequentazione del sito da parte dell’uomo di Neanderthal. Pocotempo dopo anche nella località di Carnello, nell’area di un’altra cava di traver-tino ormai abbandonata, erano individuati da Italo Biddittu accumuli di terra conpresenza di faune e manufatti litici contemporanei di quelli di Valleradice.In quegli anni hanno inizio anche le osservazioni geologiche di L. Malpieri eA. G.Segre sui depositi quaternari del bacino di Sora, lo studio di P. Cassoli e L. Cardinisulle faune fossili e di I. Biddittu sui manufatti litici14.Il territorio di Sora è caratterizzato da un ampio bacino esteso per circa 5 km allosbocco della valle Roveto. La successione dei depositi, nota attraverso numerosetrivellazioni, si estende per uno spessore di oltre 100 m ed è connotata da forma-zioni lacustri e fluvio-lacustri coronati da travertini. I lavori di cava hanno portatoalla luce depositi di terre rosse contenuti in cavernosità e sacche presenti alla som-mità dei travertini modellati da antico carsismo. Nella terra rossa argillosa eracontenuta abbondante fauna fossile associata a rari manufatti in selce e quarzitedel Paleolitico medio (musteriano). La corrispondenza tipologica dei manufatti,l’uso di arnioni silicei che sembrano derivati dalle stesse fonti di approvvigiona-mento, la correlazione stratigrafica tra i due giacimenti che distano tra loro circa 6km, suggeriscono in via ipotetica la medesima attribuzione cronologica alla fase fi-nale dello stadio isotopico 5 (MIS 5) e forse inizio del 4 (tra 80.000 e 40.000 anni fa).Di particolare interesse la distinzione tra i due giacimenti nella composizione delle

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

LAPREISTORIA

P A N N E L L O S A L A D ’ I N G R E S S O

13

Page 14: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

associazioni faunistiche che rivelano il condizionamento di habitat differenti, met-tendo in evidenza soprattutto dai resti di avifauna. A Carnello, un tempo circon-dato da ampia distesa lacustre, sono più frequenti specie condizionate dallapresenza dell’ambiente circumlacustre, mentre a Valleradice, circondata da altemontagne, quelle rupicole o di alta quota. Lo stato di fratturazione delle ossa, di-verso da quello osservato nei giacimenti archeologici, e la rarità dei manufatti li-tici indicano che l’apporto umano all’accumulo delle ossa è insignificante, mentreè stato determinante quello degli animali predatori rappresentati dal Leone, dallaLince, dal Leopardo, dalla Iena, dal Lupo, dalla Volpe e dall’Orso speleo.I manufatti in selce rinvenuti nelle due località non sonomolto numerosi, ma pre-sentano le inconfondibili caratteristiche della tipologia degli oggetti realizzati dal-l’uomo di Neanderthal con la tecnica “levalloisiana” che prevedeva la forma dellascheggia attraverso un particolare lavoro di preparazione del nucleo di materiaprima. Uneccezionale repertodihomoneanderthalensis, specie a cui sonoattribuiti imanu-fatti di Sora eCarnello, è il cranio rinvenutonellaGrottaGuattari alMonteCirceo.(in collaborazione con Italo Biddittu)

14

Page 15: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Il territorio nel primo millennio a. C. era caratterizzato da un sistema di stanzia-menti agro-pastorali e perilacustri posti alla convergenza di strade importanti dalpunto di vista strategico ed economico15. Antichi insediamenti pastorali, databilifra XI e VI secolo a. C., solo dal VII secolo divennero stanziali, sono stati in pas-sato individuati sulle alture del colle San Casto, Valletta Sant’Angelo, in localitàForca, Case Baffetta e Madonna di Valfrancesca, nei guadi di Santa Lucia, Pontri-nio, sul monte Sant’Angelo, a ridosso del tratturo in località Spinelle16.Era il periodo della grande egemonia volsca sul Lazio meridionale, dall’Appen-nino alle coste tirreniche17; ad economia agro-pastorale, i Volsci prediligevano gliinsediamenti d’altura a dominio di valli bagnate da corsi fluviali che essi segui-vano negli spostamenti durante la transumanza e l’alpeggio.Tra il 1880 e il 1886 erano in atto i lavori per la realizzazione del terzo tronco fer-roviario della linea Roccasecca- Avezzano che attraversava il territorio di IsolaLiri e per cui era necessario materiale di cava che, come ricorda lo scienziato Giu-stiniano Nicolucci, fu ricavato in “un piccolo terrazzo formato di sabbia fluviale, relittodi antico deposito del fiume Liri…” posto “…sul sinistro fianco dell’antica strada che daquesto Comune conduce alla città di Arpino, in un fondo di proprietà Marsella…” Il Ni-colucci annota ancora che “…tagliandosi dall’alto in basso quel terreno per trarne arenaoccorrente ai fabbricati della ferrovia in costruzione Roccasecca-Avezzano, nella parte su-periore dello stesso, a poco più di un metro di profondità dalla superficie, s’incontraronodapprima alcune ossa umane alle quali non prestossi attenzione, e che andarono disperse;ma la presenza di quelle ossa accompagnate da molti frammenti di vasi, fattasi più fre-quente, mise in sull’avviso gli scavatori dell’arena, i quali, esaminando con diligenza iluoghi in cui comparivano le ossa e le terrecotte, ne trassero parecchi vasi frammenti ed in-teri con qualche arma in ferro, e qualche utensile in bronzo…”Il Nicolucci continuò le ricerche salvando anche reperti osteologici umani e in par-ticolare i crani che rappresentavano un suo principale interesse di studio. Di par-ticolare interesse i dati riassuntivi da lui riportati: “…La parte del terrazzo nel qualefurono rinvenute le tombe si prolunga, a sinistra dell’antica strada Isola-Arpino, per metri60 e si allarga nell’interno per metri 20, sicchè il suolo occupato dal sepolcreto, compresala parte non ancora scavata, può ragguagliarsi approssimativamente a metri 1200 qua-drati. Si calcola che all’incirca quaranta fossero stati i sepolcri manomessi; quelli esploratida me furono dieci, ma altri ve ne sono ancora non pochi, ed io ho presa ogni precauzione,

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

LANECROPOLI VOLSCADI ISOLADELLIRI

P A N N E L L O

15

Page 16: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

perché per l’avvenire, continuandosi lo scavo durante la mia assenza, nulla andasse di-sperso […]. Le tombe [….] erano tutte scavate nel terreno alla profondità […] di oltre unmetro e distanti qual più qual meno di un metro e mezzo l’una dall’altra. Erano dispostein fila, e consistevano in fosse rettangolari […] capaci di raccogliere […] un sol cadavere.Il morto vi era collocato col capo volto ad oriente, e i piedi all’occidente. Accanto ai piediera una grande olla coperchiata, e a’ fianchi e presso al capo parecchi vasettini, e, in alcunefosse degli uomini, una cuspide di lancia in ferro…”Nell’illustrare il sepolcreto nel 1887, Nicolucci, dopo aver esposto delle conside-razioni che lo portano ad escludere l’epoca romana, conclude dicendo che “ il ter-ritorio di Isola Liri era paese Volsco, e perciò volsca vuolsi ritenere la necropoli di cuidiscorriamo, e Volsci coloro che vi erano sepolti, sicchè dai crani che vi sono stati raccoltipossiamo avere cognizione del tipo craniale di questo antico popolo italico…18” Il sito dirinvenimento è forse riconoscibile nella località Nazareth, nei pressi del Camposportivo di Isola del Liri.Il corredo della necropoli consisteva in oinochoe a becco sinuoso, anfore, olle in ce-ramica d’impasto e prese a bugna, teglie monoansate e biansate, punte di lancia,ed è databile fra il VII ed il V secolo a. C.19

Le belle tavole di illustrazione dei materiali ceramici e metallici rinvenuti ad Isolaconfermano nella maggior parte dei casi l’attribuzione cronologica alla presenzavolsca nel territorio, ricavata anche dai confronti con i reperti dei recenti scavi ef-fettuati nella regione, a Frosinone, Veroli e Sora20; alcuni reperti invece indicanoche l’area del sepolcreto era stata utilizzata anche in alcune fasi dell’antica età delbronzo. I recenti scavi nel villaggio dell’Età del bronzo a Tremoletto, sulle spondedi antico bacino lacustre, i resti di insediamento neolitico a San Marciano, am-pliano le conoscenze sull’importanza dell’antichissima via di espansione rappre-sentata dal percorso Valle dell’Amaseno-Frosinone-Castelliri-Isola Liri-Sora-ValleRoveto.(in collaborazione con Italo Biddittu)

16

Page 17: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Con la penetrazione romana, la compagine volsca si ritirò dai possedimenti co-stieri fino a perdere la supremazia territoriale e a diventare incapace di organiz-zare una risposta bellica efficace, ormai ridotta ad essere ferocior ad rebellandumquam ad bellandum gens21; i Sanniti, interessati al controllo dell’accesso alle minieredella Meta, costituirono una lega con Roma contro il comune nemico volsco. Nel345 a. C. Sora è conquistata dopo un accordo che prevede la spartizione delle cittàdel Lazio meridionale22: gli insediamenti a destra del Liri sono romani, quelli a si-nistra sanniti. L’accordo durò un trentennio perchè nel 315 è rioccupata dai San-niti23 , nel 314 passa definitivamente e drammaticamente ai Romani, come narralo storico latino Tito Livio; nel 306 è ripresa per poco tempo dai Sanniti24 , ma nel305 è riconquistata dai Romani25. Nel 303 diventa colonia a diritto latino per se-natoconsulto, acquisendo quindi una certa autonomia giuridica consistente in undiritto parziale di cittadinanza, in costituzioni, leggi, magistrati, censo, moneta-zione ed esercito propri, nella partecipazione alla spartizione del bottino di guerrae dell’ager publicus, ma anche nell’obbligo di fornire un contingente di soldati pro-porzionale al numero degli iuniores, i cittadini abili alle armi, e nell’obbedienza allescelte in politica estera di Roma. ASora furono dedotti 4000 coloni che spartironoun territorio di 640 kmq, esteso verso le valli di Roveto e del Lacerno e confinantecon l’agro arpinate, di cui il Fibreno era il limes26. La conquista e la rifondazionecoloniale di Sora permettevano così di controllare un territorio scarsamente fe-dele, posto all’ingresso della valle di Comino, ricca di risorse minerarie, e sullastrada di congiunzione tra le vie Latina e Valeria, costituendo quindi un avampo-sto strategico ben presidiato a ridosso dei valichi appenninici. Le costruzioni diquesto periodo sono strumenti preziosi per valutare gli orientamenti architettonicied urbanistici di Roma tra il IV ed il III secolo a. C.E’ infatti individuabile una facies artistica ed architettonica che trova confronti inambiti territoriali definiti geograficamente e segnati dagli Appennini centrali emeridionali; valgano come esempio il confronto tra la caratteristica sagoma delpodio del tempio di Sora e diAesernia (Isernia), risalente ad un periodo successivoalla deduzione della colonia latina nel 264 a. C., la somiglianza della struttura edell’orientamento dei due santuari, l’affinità dell’impianto urbanistico tra Sora edAlba Fucens, colonia dedotta nel medesimo anno. A queste colonie si può attri-buire un’opera di vasta e profonda diffusione della cultura etrusco-latino-

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

L’espansione romana e la conquista di SoraSintesi storica

17

Page 18: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

campana del IV-III secolo a. C., come si nota anche dalla tipologia dei materialiprovenienti dalle stipi votive di cui si dirà in seguito.Sono di questo periodo anche i santuari extra-urbani eretti in aree sacre già fre-quentate in passato, la presenza di esempi ceramici d’area etrusco-campana nellestipi votive, la prima sistemazione urbanistica di Sora, modellata sul castrummi-litare romano, la ristrutturazione viaria e la trasformazione del paesaggio operatadalla distribuzione agraria.Alla fine del III secolo a. C. la valle del Liri è “pacificata”: nel 241 fu infatti incor-porata definitivamente nella res Publica con l’iscrizione delle famiglie del territo-rio alla tribù rustica Romilia, la cui appartenenza è menzionata in numeroseepigrafi27. Qualche resipiscenza insurrezionale e separatista si registra nel 209,quando Sora rifiuta di fornire a Roma un contingente nella guerra controAnnibaleinsieme con altre colonie; di tale infedeltà alla causa romana è punita nel 204 conl’imposizione del raddoppio del contingente militare e di un tributo annuo28.

18

Page 19: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

La conquista romana di Sora nel 314 a. C. è ampiamente narrata da Tito Livio29. Lostorico latino tratteggia con studiata e rara enfasi una pagina di brutalità bellica ericorre anche all’evidente stratagemma retorico della duplicazione della più cele-bre conquista di Troia; c’è una qualche affinità con la narrazione omerica, nelladescrizione particolareggiata del sito, della difficoltà dell’impresa, delle mura inopera poligonale costruite dai Volsci e forse rinforzate dai Sanniti nel vano tenta-tivo di fermare l’accerchiamento romano, della deportazione a Roma e della con-danna amorte per decollazione eseguita nel foro romano di 225 Sorani, allo scopodi vendicare l’uccisione dei coloni avvenuta durante la rioccupazione sannita del-l’anno precedente30.

…Ad Soram inde reditum; novique consules M. Poetelius C. Sulpicius exercitum abdictatore Fabio accipiunt magna parte veterum militum dimissa novisque cohortibus insupplementum adductis. Ceterum cum propter difficilem urbis situm nec oppugnandisatis certa ratio iniretur et aut tempore longinqua aut praeceps periculo victoria esset, So-ranus transfuga clam ex oppido profectus, cum ad vigiles Romanos penetrasset, duci se ex-templo ad consules iubet deductusque traditurum urbem promittit. Visus inde, cumquonam modo id praestaturus esset percunctantes doceret, haud vana adferre, perpulitprope adiuncta moenibus Romana castra ut sex milia ab oppido removerentur: fore utminus intentae in custodiam urbis diurnae stationes ac nocturnae vigilae essent.Ipse insequenti nocte sub oppido silvestribus locis cohortibus insidere iussis, decem mili-tes delectos secum per ardua ac prope invia in arcem ducit, pluribus quam pro numero vi-rorum missilibus telis eo conlatis; ad hoc saxa erant et temere iacentia, ut fit in aspretis,et de industria etiam quo locus tutior esset ab oppidanis congesta.Ubi cum constituisset Romanos semitamque angustam et arduam erectam ex oppido inarcem ostendisset, “Hoc quidem ascensu” inquit “vel tres armati quamlibet multitudi-nem arcuerint; vos et decem numero, et, quod plus est, Romani Romanorumque fortissimiviri estis. Et locus pro vobis et nox erit, quae omnia ex incerto maiora territis ostendat. Egoiam terrore omnia implebo; vos arcem intenti tenete”.Decurrit inde quanto maxime poterat cum tumultu: “ad arma”, et “pro vestram fidem,cives”, clamitans “arx ab hostibus capta est; defendite, ite”.Haec incidens principum foribus, haec obviis, haec excurrentibus in publicum pavidis in-

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

STORIE DI LIVIOLE MURAPOLIGONALI

P A N N E L L O

19

Page 20: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

crepat. Acceptum ab uno pavorem plures per urbem ferunt. Trepidi magistratus missis adarcem exploratoribus cum tela et armatos tenere arcem multiplicato numero audirent,avertunt animos a spe reciperandae arcis; fuga cuncta complentur portaeque ab semi-somnis ac maxima parte inermibus refringuntur, quarum per unam praesidium Romanumclamore excitatum inrumpit et concursantes per vias pavidos caedit.Iam Sora capta erat, cum consules prima luce advenere et quos reliquos fortuna ex noc-turna caede ac fuga fecerat in deditionem accipiunt. Ex his ducentos viginti quinque, quiomnium consensu destinabantur et infandae colonorum caedis et defectionis auctores, vin-ctos Romam deducunt; ceteram multitudinem incolumem praesidio imposito Sorae relin-quunt. Omnes qui Romam deducti erant virgis in foro caesi ac securi percussi summogaudio plebis, cuius maxime intererat tutam ubique quae passim in colonias mittereturmultitudinem esse.

“Si ritornò poi a Sora: i nuovi consoli Marco Petelio e Caio Sulpicio ricevettero inconsegna dal dittatore Fabio l’esercito, rinnovato in gran parte dopo il congedo deiveterani e la loro sostituzione con coorti nuove. L’ubicazione della città, però, nonpermetteva una rapida espugnazione, e la sua conquista o sarebbe andata per lelunghe o si presentava pericolosa se affrettata; ma ecco che un traditore sorano,partito clandestinamente dalla città e insinuatosi tra le sentinelle romane, si facondurre subito dai consoli a cui promette di consegnare la città. Quando poi, allaloro richiesta sul modo con cui avrebbe potuto mantenere quello che prometteva,ebbe esposto il suo piano ed esso fu giudicato attuabile, fece portare l’accampa-mento romano, che quasi era a ridosso delle mura della città, alla distanza di seimiglia, per renderemeno intensa la vigilanza dei posti di guardia durante il giornoe delle sentinelle durante la notte.Nella notte seguente poi, fatte disporre alcune coorti in una località boscosa vici-nissima alla città, egli guida dieci soldati scelti per un cammino arduo ed impra-ticabile fin su alla rocca, provvisti di un numero di giavellotti alquanto piùrilevante di quello degli uomini: erano anche sul posto numerose pietre, alcune ca-sualmente, come accade nei luoghi sassosi, altre ammassate a bella posta dai cit-tadini a maggior difesa della rocca.Condotti sul posto i Romani, egli mostrò loro il sentiero stretto e scosceso che dallacittà portava fino alla rocca e disse: “Tre soli uomini armati basterebbero a re-

20

Page 21: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

spingere qualsiasi moltitudine da questa salita: voi siete dieci, per di più Romani,anzi, i più forti dei Romani. Avrete il vantaggio della posizione e della notte incui l’incertezza a chi è già impaurito fa vedere tutto più grande.A seminare ovun-que il terrore penserò io: voi badate alla rocca”. Poi si precipita in basso fingendosiatterrito quanto più gli è possibile e “Alle armi!” grida “Ahimé, ahimé, cittadini:la rocca è stata occupata dai nemici: correte, difendetela!” Così egli grida davantialle porte dei maggiorenti, così a tutti quelli che incontra, così a quanti accorronotrepidanti sulla piazza. Lo spavento si diffonde per la città. I magistrati angosciatimandano gente verso la rocca per avere notizie: quando sentono che essa è occu-pata da armi e armati di cui il terrore aumentava il numero, rinunziano all’idea ditentare la riconquista; dappertutto gente che fugge; le porte sono abbattute da unafolla ancora intorpidita dal sonno e quasi tutta disarmata; da una porta fa irru-zione il presidio romano, richiamato dalle grida, che uccide coloro che si aggiranoimpauriti nelle strade. Quando alle prime luci dell’alba giunsero i consoli, Sora eraormai presa: ad essi si arresero tutti quelli che erano scampati alla strage notturnao non erano riusciti a fuggire; duecentoventicinque di questi, riconosciuti da tutticolpevoli dell’infame uccisione dei coloni e del tradimento, furono condotti aRoma in catene dai consoli che lasciarono a Sora il resto della popolazione inco-lume sotto il presidio romano. I prigionieri furono frustati e poi decapitati e laplebe ne fu molto contenta, perché era suo grande interesse che coloro i qualierano dislocati nelle varie colonie fossero in condizione di sicurezza.”

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

21

Page 22: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

tratto

conserv

ato

tratticonservati

trattiricostruiti

oppidum

Page 23: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Sul colle che sovrasta la città - dal colle della Madonna delle Grazie a quota m 387s.l.m. (collina A), poi sullo sperone roccioso alto 512 m s.l.m. segnato dalla se-conda croce dei Padri Passionisti (collina B), fino al punto più alto (m 546) delcolle di S. Casto (collina C) per poi scendere allo sperone di nord est (D) di circa500 m s.l.m. - corre l’ampio circuito murario in opera poligonale di I - II manieraeretto nel corso del IV secolo a. C. da tribù volsche e sannite a protezione dell’op-pidum in uno strenuo quanto inutile tentativo di opporsi alla conquista romana,poi avvenuta definitivamente nel 314 a. C., così come è testimoniato dalla diffusadescrizione liviana31. Difatti, nel minuzioso e drammatico racconto della presa diSora si fa un chiaro riferimento all’opera difensiva, anche se molti elementi nar-rativi sono evidentemente un artificio di tradizione epica: anche qui c’è un tradi-tore che approfitta del favore della notte ingannatrice, che suggerisce di spostaredi sei miglia l’accampamento romano (verosimilmente in val di Roveto, nella zonadi Balsorano), di attaccare l’oppidum con dieci e ben scelti soldati convinti con undiscorso di studiata e persuasiva retorica e che provvede a seminare il panico nellacittà inerme ed addormentata. Il sacrificio della città si consumerà poi nell’ucci-sione di centinaia di concittadini e nella confisca delle terre.La città, ormai accerchiata dall’esercito romano, poteva opporre un strenua difesagrazie ad un’ubicazione particolarmente favorevole. Lo storico documenta a que-sto punto, con rapide e precise annotazioni, le mura affermando che “… eranosul posto numerose pietre, alcune casualmente, come accade nei luoghi sassosi,altre ammassate a bella posta dai cittadini a maggior difesa della rocca…”. Inol-tre, fa espressa menzione di un sentiero angusto e scosceso che dalla città portavafino alla rocca, lasciando quindi intendere che solo in caso di pericolo i Sorani ab-bandonavano le loro case per cercare riparo in un luogo più sicuro. Dal brano la-tino si ricavano altre preziose informazioni: la città (oppidum) sorgeva in basso,circondata da mura, in uno spazio differenziato dalla rocca (arx). Il sistema so-rano può quindi essere inserito nella categoria degli oppida/urbes provvisti di arxcui appartengono altri centri vicini come Vicalvi, Atina, Sant’Elia Fiumerapido,Rocca d’Arce, Monte Nero di Castro dei Volsci e molte fortificazioni dell’Appen-nino centro-meridionale e che caratterizza le città appartenenti alla confedera-zione sannita, in cui “murus erant montes”; difatti i Sanniti usavano sfruttareabilmente le difese naturali e rafforzarle con ostacoli artificiali con mura a secco

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

SAXADE INDUSTRIACONGESTALE MURA IN OPERAPOLIGONALE

P A N N E L L O

23

Page 24: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

di origine sabellica32. I recinti murari hanno in comune la tecnica costruttiva, lamodalità storica che ne rese necessaria la costruzione, e cioè l’espansione romanaculminata in questo territorio con le guerre sannitiche, la capacità di superare avolte forti dislivelli, la volontà di includere l’arx ed il suburbio per proteggere lacittà ed il bestiame33.Nel caso di Sora, le mura correvano lungo il crinale del monte e sbarravano il pas-saggio soprattutto a sud-ovest, nel momento in cui più forte si avvertiva la mi-naccia dell’avanzata romana verso il cuore del Sannio e le montagne della Meta,ricche di giacimenti metalliferi.Probabilmente l’opera fu frutto di una lunga fase d’elaborazione in fasi cronolo-giche diverse da parte di maestranze specializzate; ma le mura si resero necessa-rie soprattutto nel IV secolo per le mire espansionistiche romane nel Laziomeridionale e forse furono utilizzate per breve tempo anche durante la guerra so-ciale (91-87 a. C.).Per la sua posizione dominante e per l’inaccessibilità del luogo, il colle così forti-ficato ha svolto fin dalle origini le funzioni di spazio sacro per antichi riti religiosi,di area stabilmente abitata, di presidio difensivo e di controllo strategico dei passiobbligati in collegamento segnaletico con altri centri simili, come Vicalvi, maanche di ultimo rifugio per la popolazione sottostante in caso di necessità.I rinvenimenti sulle collineA, B, C, in particolare di ceramiche d’abitato (altura B)e di votivi fittili pertinenti ad un santuario (altura C), databili fra l’XI ed il VII se-colo a. C. e relativi all’età del Ferro ed arcaica, documentano la frequentazione ditutta l’area34.

Tecnica costruttiva

La cinta apicale di difesa e di avvistamento, che doveva avvolgere le tre alture delcolle, fu edificata senza ricorrere all’uso di fondazioni e direttamente sulla vivaroccia, mediante la sovrapposizione d’enormi massi irregolari di pietra calcarea,cavati sul posto, messi in opera facendoli scivolare lungo i piani di giacitura obli-qui originari dello strato calcareo e connessi gli uni con gli altri secondo una sin-golare tecnica che non prevedeva l’impiego di sostanze cementizie.Il materiale utilizzato per la costruzione dell’intera cinta muraria è un compatto

24

Page 25: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

calcare di montagna, sicuramente prelevato dallo stesso colle. Le mura sono inte-ramente costituite da blocchi in opera poligonale tagliato irregolarmente, e glispazi tra masso e masso sono riempiti da scaglie dello stesso materiale; i blocchisono sbozzati in superficie e di dimensioni differenti. I massi di dimensione mag-giore sono spesso disposti sulle assise superiori per conferire maggior stabilitàalla struttura. Le mura presentano tecniche diverse, forse per i rifacimenti suc-cessivi: alcuni tratti presentano, infatti, un paramento più regolare e filari paral-leli; tale accuratezza di esecuzione era possibile solo quando la lavorazione deiblocchi avveniva in opera e i muri allettati su piano. Lungo il viottolo che con-duce alla piazzola del pennone s’individua qualche blocco che presenta tracce diterebretazione, un sistema che permetteva di separare ed alzare i macigni, prati-cando nei massi una o più incisioni a sezione trapezoidale in cui erano inseriticunei di legno opportunamente bagnati; la loro dilatazione aveva un sicuro ef-fetto dirompente. Il blocco divelto e trainato in prossimità della costruzione subivauna sommaria sgrossatura, quindi un accurato livellamento della base e della fac-cia laterale da connettere con il masso posizionato in precedenza. Una volta is-sato con l’aiuto di argani e leve o rotolato fino al luogo di utilizzazione, il bloccoera alloggiato sul piano di posa, spesso costituito dalla viva roccia, e rifinito sullerestanti superfici di congiunzione, lasciando ancora scabra la sola faccia anteriore,che era a sua volta pareggiata solamente dopo la posa in opera degli strati suc-cessivi. Non sempre però la stessa superficie muraria presenta omogeneità di ese-cuzione, anzi talora si riscontrano soluzioni metodologiche diverse sia nellalavorazione sia nella connessione dei blocchi di pietra.

Topografia

Sulla base della fotografia aerea e l’annotazione dei tratti ancora conservati, si puòricostruire l’andamento del circuito difensivo, anche se nel corso dei secoli moltiblocchi sono rotolati a valle o sono stati incorporati nella costruzione delle operedifensive medievali o di macere35.La pianta è certamente determinata dall’orografia dell’altura con una studiata ten-denza a sfruttare le asperità rocciose della dorsale appenninica impostandosi suicostoni rocciosi che diventano parte integrante della struttura.

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

25

Page 26: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Il circuito parte dallo sperone roccioso denominato Torrevecchia, s’inerpica sulcrinale che congiunge la chiesa di Sant’Antonio abate all’area su cui oggi sorge ilsantuario della Madonna delle Grazie, quindi le mura addossate al terrapieno so-stengono e terrazzano il viottolo che conduce a nord, poi piegano verso NE rag-giungendo il sito su cui oggi s’innalza la croce di ferro eretta nel 1933 in ricordodi una missione dei Padri Passionisti e quindi salgono fino alla seconda croce.Blocchi sparsi da questo punto e lungo tutto il crinale segnalano che il circuito do-veva proseguire fino all’area oggi occupata dal castello per poi scendere a vallelungo il versante settentrionale del colle, fino a toccare la località Madonna di Val-francesca: nei pressi della stradina pedemontana recentemente sistemata, all’al-tezza dell’edificio che fino a qualche tempo fa ospitava la scuola primaria, resta iltratto più conservato dell’intero circuito.Il percorso murario si snoda quindi per km 3,6 ed ingloba una superficie di 71ettari.Alcuni linee murarie corrono parallelamente soprattutto sulla prima collina, for-mando due cerchia di mura a difesa del luogo più pianeggiante e meno protettonaturalmente dell’intera rocca e di un’area sacra frequentata già dal VII secoloa.C., come il rinvenimento di testine votive cadute dall’alto e poste in luce da re-centi scavi nell’area prospiciente il palazzo del Museo lascia supporre36.

Stato di conservazione

Le recenti ricognizioni propongono il problema della tutela, della conservazionee della valorizzazione dell’antico percorso murario di Sora, soprattutto se si com-parano le immagini scattate in passato con quelle odierne: l’ultimo baluardo del-l’indipendenza culturale ed economica della tribù volsco-sannita versa in unostato di incredibile incuria ed abbandono. Le mura, già saccheggiate nei secolipassati e riutilizzate nella costruzione delle difese medievali, dei terrazzamentidella chiesa della Madonna delle Grazie e delle macere, hanno subito nel tempocontinue devastazioni. Tra l’altro, una folta e impenetrabile vegetazione di sotto-bosco nasconde completamente i tratti più belli e significativi e ne minaccia la sta-bilità, numerosi massi sono rotolati franando a valle, altri ancora sono interrati; pertali motivi, è stato impossibile effettuare un rilevamento più preciso e fedele.

26

Page 27: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Tratti ancora in opera

Sono ancora visibili i seguenti lacerti di mura in opera poligonale: immediata-mente al di sopra della chiesa di Sant’Antonio abate, che ingloba nella parete la-terale dell’edificio un blocco sotto il pennone alzabandiera. Il tratto è conservatoper una lunghezza massima di metri 8 per un’altezza di m 2,70. Il blocco indivi-duato alla fine degli anni ’70, con fessura a sezione trapezoidale per il trasporto ela messa in opera, è franato a valle tra la precedente piazzola e la chiesa della Ma-donna delle Grazie: tratti franati al di sotto del viottolo che si inerpica dopo lachiesa: il tratto, lungo m 7 e alto m 4, è oggi solo parzialmente visibile in corri-spondenza di una presa d’acqua: il tratto, forse il più conservato e il più lungo, ècompletamente nascosto da una fitta vegetazione sul crinale immediatamente ag-gettante: tre filari conservati su cui si impostano le mura medievali al di sotto delviottolo che conduce al castello, terrazzato per l’appunto dai blocchi e dalla terradi riempimento delle mura; a m 40 circa dalla località Rava Rossa, è ancora inopera un tratto lungo m 20 ed alto m 4.

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

27

Page 28: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Agli inizi del I secolo a.C. la valle del Liri è uno degli scenari della guerra socialecon cui gli Italici reclamano la cittadinanza romana, necessaria all’acquisizione didiritti civili ed economici: nel 90 a. C. l’esercito italico mette in fuga quello romanonella valle del Liri37, ma alla fine dello stesso anno il console Caio Mario sbaragliale truppe dei Sanniti e dei Marsi in uno scontro presso Sora38. Finalmente con lalex Julia de civitate Latinis et sociis danda, promulgata nel 90 a.C. da Lucio GiulioCesare durante il periodo della guerra sociale, con lo scopo di concedere agli al-leati fedeli ed ai ribelli ravveduti gli stessi diritti e privilegi dei cittadini romani,come il diritto al voto e l’esenzione dalle tasse, e con la lex Plautia Papiria de civi-tate sociis danda, presentata nell’89 a.C. dai tribuni della plebe Marco Plauzio Sil-vano e Caio Papirio Carbone, secondo cui le persone iscritte come cittadini di cittàfederate e con il domicilio in Italia al tempo dell’approvazione della legge avreb-bero avuto la cittadinanza romana se avessero dato il loro nome al pretore dellapropria città entro sessanta giorni, anche Sora ottiene la piena cittadinanza ro-mana; essa diventa municipium cum suffragio retto da quattuorviri, un municipiodunque con diritto di voto e con un consiglio eletto dai cittadini, dipendente piùstrettamente da Roma emeno autonomo deimunicipia sine suffragio39. I cives Sorani,ormai Romani a tutti gli effetti, pagavano le tasse per le spese di guerra, presta-vano servizio militare, usavano monete coniate nelle zecche romane, potevanovotare ed essere eletti alle cariche pubbliche.Tra il 42 e il 31 a.C. la colonia di Sora è rifondata per decisione dei triumviri MarcoAntonio, Emilio Lepido e, soprattutto, Caio Ottaviano – il futuro Augusto – conla deduzione della IV legione formata da veterani delle guerre civili nelle pro-vince orientali contro Bruto e Cassio e definita Sorana nell’iscrizione edita in CILX, 571340. Il criterio di scelta fu dettato dall’opportunità di ricompensare e liquidarei soldati con un ridotto dispendio e impiego di forze: le città italiche scelte eranoin genere colonie a diritto latino o romano, e quindi in precedenza già bonificatesecondo il sistema agrimensorio della centuriazione. Le confische avvennero adanno dei possidenti locali, mentre le proprietà dei militari o dei loro eredi, dei se-natori, dell’aristocrazia o i lotti più esigui furono risparmiati. La rifondazione co-loniale nella seconda metà del I secolo a. C. mutò parzialmente l’aspetto e lacultura del territorio e si espresse nell’urbanizzazione a pianta ortogonale, nellaregolarizzazione del Liri, nella bonifica delle zone paludose, nella centuriazione41,

Sora romanaSintesi storica

28

Page 29: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

nella viabilità, nella costruzione di necropoli centuriali, nei monumenti funerari,ornati da fregi dorici e continui con rilievi di armi e da statue in habitu militari, aricordo dell’attività svolta in vita dal defunto e il grado raggiunto, o da stele ebusti funerari di togato, segno inequivocabile del cambiamento socio-economicodella città in rapporto anche alla crescita dell’industria boschiva, estrattiva, tessilee dell’allevamento.La colonizzazione contribuì alla fusione delle tendenze artistiche, architettonicheed urbanistiche di diversa provenienza e tradizione che produssero a loro voltanuovi modelli ed esiti culturali, anche se è difficile stabilire quanto si sia svolto nelsegno della continuità e quanto invece sia frutto di innovazione e cambiamento.Nuovi ed antichi culti realizzarono quel sincretismo religioso che caratterizzò ilpassaggio e la trasformazione culturale, economica e politica del I secolo: accantoad una religiosità più ufficiale e spesso sostenuta finanziariamente dalla classe di-rigente locale, sopravvissero i culti preesistenti e legati alle fonti e ai boschi di cuila zona era ricca: nei santuari rupestri, spicca il culto del dio Silvano o di Ercole,preposto alla tutela del bestiame, e si invoca Juppiter insieme agli dei indigeti, op-pure entrano a far parte del pantheon locale culti orientali, forse introdotti dai ve-terani o dal ceto libertino, spesso di provenienza greca o asiatica.Dalla fine del I secolo d. C. in poi, gli scenari sociali ed economici cambiano nuo-vamente: la crisi agricola, l’inflazione, la scarsa natalità, una riorganizzazione dellosfruttamento del territorio nel 126 d. C. (se è degna di fede la notizia, imprecisa elacunosa, del Liber Coloniarum, secondo cui durante il consolato diMarcus AnniusVerus e diAmbibulus, avvenne una nuova deduzione coloniale; più probabilmentesi tratta del non infrequente conferimento onorifico del titolo e del grado di colo-nia)42, determinarono l’ascesa del ceto libertino, come testimonia il vasto reperto-rio epigrafico risalente soprattutto a questo periodo. Solo dalla seconda metà delII secolo d. C., e soprattutto in età antoniniana e severiana, un nuovo ceto emer-gente espresse il ruolo sociale in una monumentalità raffinata e ricca di citazionipost-classiche, come nel caso del capitello figurato e in alcune cornici riutilizzatenella costruzione della chiesa di San Domenico di cui si dirà oltre.

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

29

Page 30: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf
Page 31: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

La conquista romana impose la riorganizzazione politica, il controllo militare delterritorio e la costruzione di nuove strade o la sistemazione dei più antichi trat-turi italici.Secondo le fonti letterarie e i dati archeologici, le principali vie della città in età re-pubblicana erano larghe 4,35 m e pavimentate con pietre piatte, almeno in area ur-bana, o con ciottoli fluviali e scapoli di travertino locale e risalirebbero al periodotardo-repubblicano, quando la valle venne centuriata43.La viabilità antica è ricostruibile anche grazie al rinvenimento di numerose tombedi diversa fattura e dimensione: le semplici tombe “a cappuccina”, i recinti se-polcrali di estensione regolata da norme e titoli di proprietà con i cippi terminali,le are, i monumenti funerari più imponenti ed abbelliti da fregi, costruiti - secondola consuetudine e le norme del tempo - fuori delle città e presso le strade.Le necropoli più importanti sono state individuate nei pressi di Via Napoli e vialeSan Domenico quando fu costruita nel 1795 la nuova strada in sostituzione del-l’antica via Vecchia44, ed ancora nei pressi di San Giuliano, in località Valfrance-sca, lungo Via Tombe, nei pressi di Via Marsicana, della confluenza del Lacernoe della via per Campoli Appennino, lungo i margini della via Madonna dellaQuercia, in direzione del borgo di Vicalvi e di Settignano di Atina (S.S. 571 dellaVandra), dove sono documentati sepolcreti di diversa fattura ed importanza45.La presenza di aree funerarie extra pomerium indica e limita quindi l’ampiezzadella città in età repubblicana; più tardi si estese verso nord e sud, come il rin-venimento di ceramica d’abitato e di strutture murarie relative a ville di I e II se-colo d. C. lascia supporre.La via principale era il prolungamento extra-urbano del decumanus maximus dellacittà e la sistemazione in epoca storica dell’antico tratturo lungo il fiume: a nordla strada – ripercorsa dall’odierna S.S. n° 82 - congiungeva Sora con Antinum (Ci-vita d’Antino) e Alba Fucens (Massa d’Albe) sulla via Valeria, attraverso la valledi Roveto46; a sud, la via continuava verso Fregellae per raggiungere la via Latinaed è segnalata anche da un cippo miliare conservato nella chiesa di San Dome-nico47; all’altezza di tale località, si staccava un’altra diramazione – oggi corri-spondente alle vie Barca San Domenico e Forli e alla S.S. 214 – che conduceva aCereatae e a Verulae48.In prosecuzione del kardo maximus della città partiva la strada che conduceva ad

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

LAVIABILITÀ ROMANA

P A N N E L L O

31

Page 32: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Atina e quindi a Casinum, attraverso la valle di Comino49.Un’altra strada, dalla periferia della città (località San Giuliano), conduceva adArpinum, dopo aver attraversato l’attuale frazione di Carnello e costeggiato il fossoMagnene50. Attraverso la valle del torrente Lacerno, il passo di Forca d’Acero e dimonte Tranquillo, una via montana raggiungeva la valle del Sangro e Aufidena(Civitella Alfedena)51.L’attenzione e la cura alle strade è testimoniata dall’epigrafe edita in CIL X, 5714,esposta nel Museo, in cui è ricordato un viocurus, e dall’epigrafe CIL X, 5688 –oggi accanto alla cappellina dellaMadonna della Neve, lungo la strada provincialen° 169, alla periferia del territorio comunale di Castelliri - , che riferisce l’opera disistemazione del lastricato della via per Cereatae da parte dei duoviri Publius Au-runculeius e Caius Minucius Thermus52.Il fiume Liri nel territorio sorano era attraversato da tre ponti in opera quadratache, sulla base dei lacerti superstiti, sono databili fra la fine del II ed il I secolo a.C., un periodo di grande fervore edilizio che si espresse in opere pubbliche e re-stauri di edifici sacri, come il tempio. A pochi metri dalla posizione attuale delponte di Napoli, un ponte di pietra, costituito da più arcate “a collo d’oca” persuperare agevolmente l’alveo molle formato dall’ansa del fiume, fu distrutto nel1878 in seguito ai danneggiamenti causati dalle esondazioni del 1856 e del 185753;vedute ottocentesche raffigurano il ponte altrimenti denominato degli Annoni o,più frequentemente, di Corte, per la presenza del vicino palazzo ducale e diun’omonima porta monumentale, in parte costruita conmateriali rilavorati e pro-venienti dall’area di San Giuliano54. Nel 1860 fu riattato un condotto idraulico (dicui oggi è visibile una paratia nei pressi del ponte, all’altezza del gomito tracciatodalla curvatura dell’ansa) che sfruttava parzialmente il selciato romano della ViaVecchia55.Oggi resta solo un’arcata del ponte in blocchi di travertino locale, comunementechiamatoMarmóne, nei pressi di Via Barca San Domenico; del ponte romano-me-dievale esistente in largo San Lorenzo, distrutto nel 1883 ma ricostruito parzial-mente con i materiali del ponte antico, per essere poi distrutto di nuovo nelsecondo conflitto, sostituito nel 1944 da un ponte “di ferro” e quindi da una suc-cessiva arcata in cemento armato, restano una quarantina di blocchi in travertinolocale, di circa 1 m sul lato lungo, sistemati scenograficamente nel parco Valente56.

32

Page 33: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Insieme con la ristrutturazione viaria, la città ebbe nuovo piano regolatore di cuiresta traccia nei numerosi rinvenimenti di pavimentazioni stradali e nelle mappecatastali dell’architetto Giuseppe Giordano, redatta alla fine XVIII secolo e quellacatastale del 1876, conservata nell’Archivio di Stato di Frosinone, grazie a cui èpossibile ricostruire l’impianto urbano antico, sopravvissuto alle intrusioni me-dievali, alla distruzione tellurica del 1915 e al nuovo piano regolatore del 1928, erestituire ipoteticamente l’aspetto della città romana57.E’ difficile stabilire se la pianificazione urbana rilevabile dalla cartografia anticarisalga all’epoca della deduzione coloniale del 303 a. C. o della seconda, tra il 42ed il 31 a. C.; solo confrontando l’impianto di Sora con quello di Alba Fucens, co-lonia anch’essa nel 303 a. C. e posta all’altro capo della via extraurbana, è possi-bile individuare l’epoca in cui Sora conobbe la prima ristrutturazione urbana. Lacittà abruzzese conserva un impianto perfettamente ortogonale per scamna, cioècon isolati dal lato lungo parallelo alla via principale con rapporto dimensionaledi 1:2, tipico degli accampamenti e della limitazione agraria osservata nel IV e nelIII secolo, anche se tale tipologia fu certamente determinata dall’orografia del sito.In comune con Sora ha la disposizione eccentrica del forum e la documentazionedel culto di Ercole, onorato soprattutto dai pastori nell’ambito di un’economiapiù primitiva. Nelle piante antiche di Sora, invece, si rintraccia nella continuitàmodulare -sopravvissuta agli sconvolgimenti urbani e all’occupazione abitativadelle sedi viarie in età medievale, tali da generare linee spezzate in pianta - un re-ticolo di strade secondarie parallele alle vie principali che dividevano l’abitato inisolati disposti per strigas, cioè con il lato corto affacciato sul decumanus maximus,larghi 35,48 m, lunghi 106,44 m (quindi 1 actus x 3 actus), in cui lo sviluppo del latoorientale fu fortemente condizionato dall’andamento del corso fluviale, mentre ildislivello nel lato occidentale (versante del colle San Casto) fu superato da unaserie di terrazzamenti, individuabili sotto il Vescovado. Il decumanus maximus(oggi Corso Volsci), orientato secondo gli assi nord-sud dell’epoca, è costituito dalsegmento di una via extraurbana che, secondo quanto risulta da relazioni di scavosul rinvenimento di alcuni basoli in Corso Volsci e presso il ponte di Napoli, fu la-stricato o risistemato successivamente, alla fine del I secolo58.Ad esso ortogonale, il kardo maximus (oggi ViaAmedeo Carnevale - via Lucio Fir-mio), orientato secondo gli assi est-ovest del tempo, era lastricato nei pressi del

L’URBANIZZAZIONEAPIANTAORTOGONALE

E LACENTURIAZIONEDELLACAMPAGNASORANA

P A N N E L L O

33

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Page 34: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

ponte di Ferro (largo San Lorenzo). La notizia conferma il passaggio ed il prolun-gamento in area extra-urbana delle principali strade cittadine anche in passato59.Nell’area formata dal cómpitum, l’incrocio fra le due vie urbane principali, fu ri-cavato il forum pecuarium, lo spazio adibito al commercio del bestiame, adiacenteal tempio romano su cui in seguito s’impostò la chiesa cattedrale di Santa MariaAssunta e dove oggi c’è Piazza Indipendenza60.E’ possibile, però, che al momento della rifondazione coloniale del I secolo unnuovo piano regolatore abbia parzialmente mutato l’assetto urbanistico: per creareun forum a carattere più spiccatamente politico in posizione centrale fu adottatolo schema della pianta assiale in cui l’incrocio degli assi fondamentali, laVia Prin-cipalis e la Via Quintana, con il decumanus maximus è spostato su un lato; ai dueassi paralleli corrisponderebbero ora Via Amedeo Carnevale - via Lucio Firmio(via Principalis) e Via Friuli e Via Quinto Valerio (via Quintana), a margine dellaPiazza Santa Restituta, il nuovo forum ed una delle aree principali anche in pas-sato, a giudicare dalle mappe e dalle rappresentazioni più antiche che nemostranola continuità nel tempo.Quindi la città fu sottoposta a due ristrutturazioni urbane a distanza di circa due-centocinquanta anni: in sintesi, appartengono alla prima fase la divisione castralein isolati, l’adeguamento e la regolarizzazione dell’orografia con terrazzamenti esbancamenti e la creazione del forum pecuarium, necessario all’economia territo-riale del tempo; ad una seconda fase – tra l’età municipale e la seconda deduzionecoloniale – risalirebbero la ristrutturazione viaria, la costruzione dei ponti e lacreazione del forum nell’area attuale di piazza Santa Restituta.L’osservazione delle mappe antiche consente di riflettere sull’attenzione allora ri-servata all’igiene nelle scelte urbanistiche, ispirate ai principi di Ippodamo di Mi-leto: difatti gli isolati della parte settentrionale della città erano dispostiorizzontalmente, con il lato lungo ortogonale al decumanus maximus, al fine di op-porre una barriera di muratura ai venti della Valle di Roveto, invece gli isolati del-l’area meridionale erano allineati in senso opposto per consentire il deflusso delleacque di scolo verso il fiume. Un’altra trasformazione del paesaggio e della valledel Liri avvenne con la centuriazione, cioè la divisione di lotti di terreno omoge-nei per mezzo di viottoli o ruscelli. Dopo la bonifica delle paludi e la regolarizza-zione del fiume, la campagna fu distribuita fra i coloni61.

viabili

tàrom

ana

divisio

ni agra

rie

34

Page 35: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

La castrametatio e la centuriazione di età tardo repubblicana sono ricordate in unpasso del Liber coloniarum, secondo cui “Sora muro ducta. Colonia deducta iussu Cae-saris Augusti. Iter populo debetur (latum) pedibus XV (quindecim); ager eius limitibusAugusteis veteranis est adsignatus”, cioè “Sora fu circondata da mura. Vi fu dedottauna colonia per ordine di CesareAugusto. Fu concessa al popolo una strada larga15 piedi; il suo territorio fu assegnato ai veterani secondo i limiti e le misure au-gustee”62. Con la formula iter populo debetur pedibus XV era prescritta la dimen-sione viaria canonica in età repubblicana, pari alla larghezza di circa m 4,43 dellestrade finora individuate, e si specificava che lo spazio riservato alla strada pub-blica era ricavato dalla superficie dei terreni ad assegnazione privata63. La dedu-zione coloniale è documentata anche da alcune epigrafi, edite in CIL X, 5713, 5711e 5670; del resto, l’indagine archeologica su base cartografica e aerofotografica te-stimonia la centuriazione dell’ager publicus della seconda metà del I secolo a. C.64.La divisione avvenne secondo il sistema della limitatio Augustea, cioè in centuriedi 20 actus per lato (709,680 m), misura, questa, adottata anche nelle vicine città diAquinum, Fabrateria Nova, Interamna Lirenas e Casinum65. Il terreno venne dunquediviso in quattro zone da due strade tra loro ortogonali e di larghezza prescritta,il decumanus maximus ed il kardo maximus, e da lotti regolari delimitati da vie, fossidi scolo e canali, le formae, di cui resta traccia ancora oggi nei toponimi Forma Cia-lone, Forma d’Affitto e Santa Maria delle Forme.

Tempio B

Tempio A

35

forum

forum

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Page 36: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Altare con dedica a Marte(inv. 2047 – 2048)Provenienza, modalità di rinvenimento e anno:Sora, tempio romano (chiesa cattedrale Santa Maria assunta), accanto al campa-nile, durante la prima campagna di scavo (1977) condotta dalla Soprintendenza ar-cheologica del Lazio.Materiale e tecnica di esecuzione:travertino locale estratto dalle cave delle località Valle Radice, Ruscitto o di viaTombe; modanatura a cyma recta (gola dritta) sormontata da fascia con epigrafe de-dicatoria manca il blocco modanato a cyma reversa (gola rovescia), ricostruito neldisegno; cavità a doppia coda di rondine per l’alloggiamento di una grappa difissaggio dei conci lapidei in piombo66.Misure:Altezza cm 50Larghezza complessiva dei due frammenti ricomposti cm 151Spessore del lato frontale cm 37Larghezza del blocco laterale cm 76altezza dello specchio epigrafico cm 21larghezza dello specchio epigrafico cm 150lettere alte cm 12Datazione: II secolo a. C.

L’altare era utilizzato per compiere i sacrifici in onore del dio Marte - la dedicacon la forma arcaizzanteMartei significa “per Marte”-, e originariamente era po-sizionato accanto alla scala d’ingresso al tempio67. E’ possibile che il manufattosia frutto di una lavorazione successiva, come dimostrerebbe la cerniera centralee la discrasia temporale fra l’epigrafe e il tipo di modanatura.La sagoma è confrontabile con quella degli altari di Verminus a Roma, risalente al175 a. C.68, e di Fregellae (Isoletta d’Arce e Ceprano)69, mentre esempi più antichidi simili altari – databili fra il VI ed il IV secolo a. C. - sono stati rinvenuti a Lavi-nium (Pratica di Mare)70. Anche il podio del tempio, costruito dopo la prima co-lonizzazione, presenta una sagoma “a doppio cuscino” confrontabile per tipologiae cronologia agli stilobati dei templi di Aesernia e di Villa San Silvestro presso Ca-scia, risalenti al III secolo a. C.71

36

Page 37: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Il tesoro del tempio(inv. 2051 – 2052 – 2053)Provenienza, modalità di rinvenimento e anno:Sora, tempio romano (oggi chiesa cattedrale di SantaMaria assunta), accanto al cam-panile ed insieme all’altare dedicato aMarte, nella prima campagna di scavi (1977)Materiale:travertino locale estratto dalle cave delle località Valle Radice, Tombe o dai ban-chi affioranti nelle località Ruscitto a SoraMisure delle valvae:altezza cm 120larghezza cm 30Misure della base:altezza cm 41larghezza cm 81spessore cm 61diametro della cavità cm 30Datazione: II secolo a. C.

Il thesaurus era usato per deporre le monete all’ingresso del tempio, nei pressidella scala di accesso, ed è formato da due blocchi superiori (valvae) internamentescanalati e cavi e posti su una base provvista di cavità centrale predisposta per laraccolta delle monete. Si tratta di un manufatto sicuramente di età repubblicanaperchè le misure sono multiple del piede romano (29,57 cm) e non del più anticopes oscus o italico (27 cm): infatti l’altezza è pari a quattro piedi, la larghezza adue, il diametro della cavità della base ad un piede. Nella cavità interna furonorinvenute 50 monete databili fra il 211 a. C. e la metà del I secolo d. C., oggi di-sperse72. Di seguito un dettagliato elenco:

n° 3 assi con Giano e prora del 211 a. C.n° 1 denario di Lucius Licinius, Cneus Domitius e Caius Pomponius del 118 a. C.mezzo asse coniato da Pompeo Magno del 45-44 a. C.n° 2 assi con nome del divus Julius (teste di Ottavio e Cesare) del 41-40 a. C.n° 2 assi con nome del divus Julius (testa di Ottavio e corona di alloro)n° 18 assi dei triumviri monetali d’Augusto, Caius Cassius Celer (16 a. C.), Caius

37

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Page 38: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Gallius Lupercus (16 a. C.), Cneus Piso Cn. F. (15 a. C.), Lucius Naevius Surdinus (15a. C.), Caius Plotius Rufus (15 a. C.), Publius Lurius Agrippa (7 a. C.),Marcus Maeci-lius Tullus (7 a. C.),Marcus Salvius Otho (7 a. C.);n° 1 asse con il nome di Tiberio (10 – 11 d. C.)n° 2 assi di Augusto battuti a Roma (10 – 11 d. C.)n° 1 asse di Tiberio (16 d. C.)n° 2 assi di Tiberio (22 – 23 d. C.)n° 2 assi con l’effigie di Druso (22 – 23 d. C.)n° 8 assi del tipo dell’altare della Providentia (31 – 37 d. C.)n° 1 asse con aquila (fine del regno di Tiberio)n° 1 asse di Caligola con dea Vesta (37 – 38 d. C.)n° 1 asse con l’effigie di Germanico (37 – 38 d. C.)n° 1 asse con l’effigie di Germanico (emissione non datata di Caligola)n° 2 monete di bronzo di età repubblicana73.

Al momento del rinvenimento conservava la collocazione originaria accanto allascala che conduceva al pronao del tempio. In passato, del thesaurus emergeva dalterreno l’emisfero superiore ricoperto da una calotta bronzea, fissata ai blocchicon dei tenoni di piombo ai lati, mentre quattro fori erano disposti a croce attornoalla fenditura in cui si introducevano le monete, per fissare il cappuccio. Insiemead altri blocchi e all’altare di Marte, era stato utilizzato per colmare il piancito sucui fu creato, nell’800, il passaggio che metteva in comunicazione diretta la chiesaed il Seminario74. Altri thesauri simili sono stati rinvenuti ad Arpino (località San-t’Amasio), a Fregellae (Ceprano e Isoletta d’Arce), a San Vittore del Lazio e a Be-nevento.75Intorno alla metà del I secolo a. C. il thesaurus fu dotato della calotta bronzea.

38

Page 39: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

Calotta del thesaurusProvenienza, modalità di rinvenimento e anno:Sora, tempio romano (chiesa cattedrale di Santa Maria assunta), accanto al cam-panile, nella campagna di scavi del 1977Materiale:bronzola calotta era fissata al thesaurus con sottili grappe metallicheMisure:altezza cm 29diametro cm 46peso attuale grammi 5660peso all’origine grammi 6822Datazione:metà del I secolo a. C.

Sulla calotta di rivestimento è incisa l’iscrizione:

Sex(tius) Curfidius C(aii) f(ilius)IIII vir(i)

M(arcus) Caesius L(ucii) f(ilius)Minervae p(ondo) XXS :: (viginti semissem trientem)d(e) s(enatus) s(ententia) f(aciundum) c(oiraverunt)

“I quattuorviri Sextius Curfidius, figlio di Caius, eMarcus Caesius, figlio di Lucius, [fe-cero fondere la calotta] in onore della dea Minerva, per un peso di venti libbre emezza più un triente [misura corrispondente ad un terzo di libbra], su decisionedel senato cittadino.”La calotta rivestiva l’emisfero superiore del thesaurus, realizzato nel II sec. a. C.,ma è databile ad un periodo successivo alla realizzazione del manufatto di tra-vertino locale. È infatti terminus post quem la menzione della carica amministra-tiva dei quattuorviri, un’istituzione a capo di quei municipia creati per effettodell’emanazione delle leges Iulia de civitate (90 a. C.) e Plautia Papiria (89 a. C.), con

39

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Page 40: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

cui Sora divennemunicipium cum suffragio (città obbligata al pagamento delle tassee all’invio di milizie in caso di guerra, ma partecipe della divisione dell’agro pub-blico), condizione giuridica mantenuta fino al 42 – 31 a. C., quando fu trasformatain colonia triumvirale retta da duoviri.I quattuorviri stabilirono la fusione del rivestimento in seguito a deliberazione espesa del senato cittadino76.

Lastre di rivestimentoProvenienza, anno e modalità di rinvenimento:seconda campagna di scavi (1979) al tempio romano (oggi chiesa cattedrale diSanta Maria Assunta)Materiale e tecnica di esecuzione:lastre architettoniche di rivestimento in terracotta, realizzate a stampo; la decora-zione è composta da un listello aggettante su una serie di baccellature, da un ton-dino e da una fascia con una serie di palmette lobate e contrapposte inserite in unnastro serpentiforme.Datazione: III-II secolo a. C.

Le lastre furono rinvenute nei saggi di scavo all’esterno della parete di fondo dellachiesa, svuotando del materiale di crollo del tempio la galleria retrostante la pa-rete di fondo della chiesa e costruita in epoca tarda per drenare acqua e terra pro-venienti dal colle77. Relative ad una fase più recente e comunque successivaall’edificazione del tempio, le lastre avevano la doppia funzione di proteggeredagli agenti atmosferici le travi superiori di legno (antepagmenta) e di ornare gli sti-piti del tempio con figurazioni in bassissimo rilievo in modo da formare fregi con-tinui, completate da una colorazione fortemente policroma. Altre lastre piùcomplesse (simae) dovevano proteggere e decorare le travi oblique del frontone deltempio.In alcuni dei frammenti che compongono le lastre sono visibili i fori in cui veni-vano inseriti chiodi di ferro per il fissaggio alle travature del tempio; sul retro di

40

Page 41: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf

alcuni moduli, si possono individuare le incisioni praticate per distinguere i di-versi pezzi nella fase dell’assemblaggio.Per forgiare tali elementi si realizzava a mano un prototipo con cui si creava unamatrice dai motivi decorativi “in negativo”, quindi si procedeva con la formaturaa stampo della copia e, dopo la cottura, con la colorazione a pennello applicandosei colori (carminio, bruno rossiccio, vermiglio, azzurro, nero e bianco); del colorebianco restano ancora tracce78.Il motivo decorativo rappresentato è piuttosto comune in area laziale; se in originetale figurazione risale ad un ambito cronologico compreso fra il IV ed il III secoloa. C., forme più evolute sono attestate nel corso del II secolo79.Nel deposito del Museo sono conservate le tegole di copertura del tetto, del tipoa sovrapposizione, piane e con alette laterali, provviste di fori di ancoraggio inuna piccola bugna rilevata che servivano a rinforzare il punto di introduzione delchiodo e a bloccare il coppo80.Altre decorazioni fittili del tempio erano già state rinvenute nella prima campa-gna di scavo: si tratta di tre diverse antefisse (elementi decorativi terminali del fi-lare del coppo, policromi e dotati di un tridente metallico per impedire la posadegli uccelli), di cui una conserva l’attacco del coppo semicircolare, l’altra con li-stello di base che la identifica in un elemento decorativo distinto e non come ele-mento acroteriale, la terza consistente in un frammento dell’ala decorata da vivacepolicromia. Adifferenza delle lastre di rivestimento, le antefisse non recano segnidi montaggio perché erano moduli interscambiabili. Le antefisse raffiguranoPotnia theròn (Arthemis Persica), cioè Diana cacciatrice, alata e vestita di chitonecon leoni rampanti ai lati; la tipologia, diffusa in zona e risalente al III-II sec. a. C.,è una tarda ricreazione di simili decorazioni frequenti in area etrusco-campana81; oggi i tre frammenti sono conservati nella sacrestia della chiesa catte-drale.

41

museo

dellamediavalledelliri

soramuseo

museo

museo

Page 42: imp. 1-42 smarg.bassa.pdf