Immagine non è ricordo

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15 agosto 2015 88 S iamo nel cuore dell’estate quando si sta svolgendo il secondo mese che Augusto aggiunse ai dieci mesi che si credeva fossero il tempo necessario perché si svolgessero le stagioni con il loro caldo, freddo, pioggia e vento. Vedevano che era il sole che si spostava, nello spazio del cielo e credettero che il movimento fosse lontano dalla terra che sarebbe stata immobile nell’uni- verso. Poi Copernico, con un pensiero nuovo, disse che era la terra che girava intorno al sole. Dal tempo dei presocratici, che avevano dato un nome alle realtà della natura non umana, furono necessari due- mila anni per dare al pensiero verbale la possibilità di avere un rapporto reale con la natura, oltre le favole del pensiero religioso. Evidentemente, per l’essere umano, era più facile credere che non pensare. Nel movimento di un oggetto percepito, che si spostava da un luogo all’altro c’era, invisibile e soltanto pensabile, la parola immobilità. Vengono le parole nuove che dicono un pensiero che non c’è stato mai nella mente cosciente. Nella ricrea- zione del termine movimento, che non è più legato allo spazio, compare la parola trasformazione insieme alla parola tempo. La rappresentazione del percepito, che non è ricordo cosciente, è il linguaggio di un pensiero senza coscienza. Stranamente compaiono nella mente le immagini delle pitture rupestri. Tutti sono stati sempre certi che sono fi- gure che riproducono realtà percepite perché nessuno ha mai pensato all’esistenza di immagini che sono trasfor- mazioni del percepito dalla coscienza. Ora vedo Les demoiselles d’Avignon e la memoria che parla dice: Picasso dipinge il corpo umano fatto a pezzi o deformato in modo mostruoso. Non obbedisce alla legge del ricordo cosciente. Ricordo della percezione del corpo umano c’è nelle parti del corpo, ma non posso scrivere figura e scrivo immagine, ricreazione dell’oggetto fisico percepito. Ora la memoria mi dipinge nella mente molte pitture rupestri e vedo la diversità dell’una dall’altra e viene il pensiero verbale che dice: non sono ricordi coscienti che avrebbero dovuto essere uguali in Spagna, in Francia, in Puglia ed in Turchia. E, come altre volte, la mente co- sciente ferma la mano che scriverebbe quanto ho scritto su Picasso: le pitture rupestri, che non sono ricordi, sono memoria-fantasia della percezione avuta? Ed ora, come una bella donna che si spoglia portan- do alla luce forme nascoste dai vestiti che la difende- vano dagli insulti della natura non umana, ogni paro- la rivela altri termini verbali che non sono più quelli ascoltati, letti ed imparati. Le parole ES inconoscibile, inconscio, non ci sono più e dalla sparizione compa- iono i termini verbali mai pensati che dicono: mente senza coscienza. Si è mossa la fantasia di sparizione verso proprie real- tà interiori ed il linguaggio articolato imparato, scompa- rendo, dà origine a parole che, apparendo uguali a quelle ascoltate dalla percezione cosciente sono, in verità, nuove perché mai esistite. Se terra, acqua, aria e fuoco avevano dato un nome a realtà materiali percepibili dalla coscien- za, il linguaggio nuovo dà un nome a realtà non materiali che l’essere umano non ha mai pensato perché non erano percepibili dai sensi della coscienza. La mente cosciente si allontana. Va verso l’orizzonte e scompare di fronte alla comparsa della domanda che non ha mai fatto nessuno. Non avevano mai pensato che ci fosse un pensiero nel sonno, che ci fossero immagini che erano linguaggio che restavano nella mente al risveglio. Era evidente che cervi e tori parlavano del rapporto con la natura non umana. Altrettanto evidente è che certe pit- ture rappresentano l’essere umano in forme geometriche composte con altre forme geometriche. È lecito guardare Picasso? È lecito scrivere: immagine inconscia non onirica? I pensieri sono in fila per vedere un idea che è immagine nuova, che dissi tanti anni fa. E se le pitture rupestri fossero state fatte dalle donne che abitavano la caverna alla luce del fuoco? Credere a questo significherebbe pensare che l’inizio del pensiero umano non è la parola ma è la capacità di immaginare. È rappor- to semplice e diretto con la natura non umana è ricordo del percepito, è... le figure geometriche che rappresentano l’essere uma- no di Latmos o Porto Badisco stimolano la mente a pensa- re alla svolta nell’arte che si verificò agli inizi del ‘900 con Braque e Picasso. Ci fu il rifiuto della figura percepita nella veglia dalla coscienza, il rifiuto del ricordo cosciente che, senza parlare, restava immobile. Compare la mostruosità dell’esaltazione di un Freud, lo “scopritore dell’inconscio” che riusciva a pensare soltanto il ricordo cosciente. TRASFORMAZIONE non è figura del ricordo cosciente Immagine In ogni sonno coscienza e ragione diventano immagini oniriche

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Transcript of Immagine non è ricordo

15 agosto 201588

Siamo nel cuore dell’estate quando si sta svolgendo il secondo mese che Augusto aggiunse ai dieci mesi che si credeva fossero il tempo necessario perché si svolgessero le stagioni con il loro caldo, freddo,

pioggia e vento. Vedevano che era il sole che si spostava, nello spazio del cielo e credettero che il movimento fosse lontano dalla terra che sarebbe stata immobile nell’uni-verso. Poi Copernico, con un pensiero nuovo, disse che era la terra che girava intorno al sole.

Dal tempo dei presocratici, che avevano dato un nome alle realtà della natura non umana, furono necessari due-mila anni per dare al pensiero verbale la possibilità di avere un rapporto reale con la natura, oltre le favole del pensiero religioso. Evidentemente, per l’essere umano, era più facile credere che non pensare. Nel movimento di un oggetto percepito, che si spostava da un luogo all’altro c’era, invisibile e soltanto pensabile, la parola immobilità.

Vengono le parole nuove che dicono un pensiero che non c’è stato mai nella mente cosciente. Nella ricrea-zione del termine movimento, che non è più legato allo spazio, compare la parola trasformazione insieme alla parola tempo.

La rappresentazione del percepito, che non è ricordo cosciente, è il linguaggio di un pensiero senza coscienza. Stranamente compaiono nella mente le immagini delle pitture rupestri. Tutti sono stati sempre certi che sono fi-gure che riproducono realtà percepite perché nessuno ha mai pensato all’esistenza di immagini che sono trasfor-mazioni del percepito dalla coscienza.

Ora vedo Les demoiselles d’Avignon e la memoria che parla dice: Picasso dipinge il corpo umano fatto a pezzi o deformato in modo mostruoso. Non obbedisce alla legge del ricordo cosciente. Ricordo della percezione del corpo umano c’è nelle parti del corpo, ma non posso scrivere figura e scrivo immagine, ricreazione dell’oggetto fisico percepito.

Ora la memoria mi dipinge nella mente molte pitture rupestri e vedo la diversità dell’una dall’altra e viene il pensiero verbale che dice: non sono ricordi coscienti che avrebbero dovuto essere uguali in Spagna, in Francia, in Puglia ed in Turchia. E, come altre volte, la mente co-sciente ferma la mano che scriverebbe quanto ho scritto su Picasso: le pitture rupestri, che non sono ricordi, sono memoria-fantasia della percezione avuta?

Ed ora, come una bella donna che si spoglia portan-do alla luce forme nascoste dai vestiti che la difende-vano dagli insulti della natura non umana, ogni paro-la rivela altri termini verbali che non sono più quelli ascoltati, letti ed imparati. Le parole ES inconoscibile, inconscio, non ci sono più e dalla sparizione compa-iono i termini verbali mai pensati che dicono: mente senza coscienza.

Si è mossa la fantasia di sparizione verso proprie real-tà interiori ed il linguaggio articolato imparato, scompa-rendo, dà origine a parole che, apparendo uguali a quelle ascoltate dalla percezione cosciente sono, in verità, nuove perché mai esistite. Se terra, acqua, aria e fuoco avevano dato un nome a realtà materiali percepibili dalla coscien-za, il linguaggio nuovo dà un nome a realtà non materiali che l’essere umano non ha mai pensato perché non erano percepibili dai sensi della coscienza.

La mente cosciente si allontana. Va verso l’orizzonte e scompare di fronte alla comparsa della domanda che non ha mai fatto nessuno. Non avevano mai pensato che ci fosse un pensiero nel sonno, che ci fossero immagini che erano linguaggio che restavano nella mente al risveglio. Era evidente che cervi e tori parlavano del rapporto con la natura non umana. Altrettanto evidente è che certe pit-ture rappresentano l’essere umano in forme geometriche composte con altre forme geometriche.

È lecito guardare Picasso? È lecito scrivere: immagine inconscia non onirica? I pensieri sono in fila per vedere un idea che è immagine nuova, che dissi tanti anni fa. E se le pitture rupestri fossero state fatte dalle donne che abitavano la caverna alla luce del fuoco? Credere a questo significherebbe pensare che l’inizio del pensiero umano non è la parola ma è la capacità di immaginare. È rappor-to semplice e diretto con la natura non umana è ricordo del percepito, è...

le figure geometriche che rappresentano l’essere uma-no di Latmos o Porto Badisco stimolano la mente a pensa-re alla svolta nell’arte che si verificò agli inizi del ‘900 con Braque e Picasso. Ci fu il rifiuto della figura percepita nella veglia dalla coscienza, il rifiuto del ricordo cosciente che, senza parlare, restava immobile.

Compare la mostruosità dell’esaltazione di un Freud, lo “scopritore dell’inconscio” che riusciva a pensare soltanto il ricordo cosciente.

TRASFORMAZIONE

non è figura del ricordo coscienteImmagine

In ogni sonnocoscienza e ragione diventano immagini oniriche

8915 agosto 2015

Massimo Fagioli psichiatra

Ho posto

il lin-guaggio

articolato, espressione sen-

sibile del pensiero cosciente, su realtà

non materiali inesistenti che diventano esistenza

senza essere immagini o pa-rola. Viene, deciso, il “non” che

la coscienza ha sempre chiamato negazione. È, in verità, affermazio-

ne. Non è linguaggio articolato udito, letto, imparato e ripetuto. Cos’è la realtà

nascosta che non può essere percepita dalla coscienza? Spesso pensavo ai poeti del dolce

stil novo: quel che mi ditta dentro vò significando. Vidi sempre che la trasmissione della conoscenza

che il pensiero nato dal mio corpo mi aveva dato era difficile. Pensai alla capacità di fare la linea dell’essere

umano.

Tornano le parole mai pensate dalla coscienza che ave-va la sua identità nel pensiero legato alla percezione, nella veglia, della realtà fisica. Mente senza coscienza. Tre parole che proponevano all’essere umano un’identità nuova. Non più scissione tra umano che era coscienza e ragione e non umano, ovvero animalità e pazzia. Ma... è necessario che la parola trasformazione diventi nuova e non indichi più “la pazzia che sarebbe ritorno allo stato animale”.

Dando un senso alle parole: modificazione della figura percepita dalla coscienza, possiamo pensare ricordando il fenomeno della perdita di coscienza e addormentarsi. Il risveglio ci dice, con i sogni, che senza coscienza si è for-mato un pensiero per immagini che, nel silenzio del son-no in cui non c’è parola, parla un linguaggio che non è articolazione di fonemi uditi ed ripetuti.

Compare come memoria il termine: capacità di im-maginare. Era l’estate del 2006 comparve come titolo di un articolo nella lingua tedesca: Vorstellungsvermögen nell’agosto. Era nato Left e la mano aveva ripreso a scri-vere. Non ci furono più interruzioni. Trovai come pietre preziose nascoste nella parola: fantasia di sparizione, i termini verbali: movimento, suono, tempo, pulsione.

L’inizio della vita umana aveva creato realtà non ma-teriali che, prima del connubio luce-sostanza cerebrale della rètina, non esistevano. E fu pensiero verbale: non è trasformazione e ricreazione ma la nascita di un movi-mento che dà origine ad una realtà umana non materia-le che, prima, non esisteva.

E la parola nuova fu: creazione, termine che era stato sempre intoccabile ed impensabile perché creduto pro-prio ad una realtà non materiale non umana. Una realtà inesistente che ha con sé il termine infinito perché non ha la parola morte che dice che esiste una nascita. Un inizio che ha una fine.

Dopo Marx, che scrisse in una lettera al padre che rinunciava a studiare la realtà non materiale umana perché era caduto “nelle braccia del nemico”, ovvero di He-gel, Feuerbach disse: “non è dio che crea l’uomo, ma è l’uomo che crea dio”. Non penso che sia capacità di immaginare perché essa si ha alla nascita con la realizzazione senza parola e immagine che fa vivere al neonato la non esistenza del mondo. Essa è creazione perché la non esistenza del mondo, che lo ucciderebbe, è la verità della sua esistenza che è certezza dell’esistenza di un altro essere umano.

Perduta la vitalità nel rapporto con la madre che riscalda e nutre, si realizza una anaffettività nel rapporto interumano e, perdendo la memoria-fantasia della sensazione avuta, si perde la certezza dell’esistenza del corpo. Il rapporto con l’altro essere umano non è più capacità di immaginare ma pulsione di annulla-mento che rende non esistente la realtà umana.

Nel pensiero di Feuerbach, che Marx non seguì pensando ad una realizzazione umana che era prassi, c’è un para-dosso del linguaggio articolato che dice una non verità, la creazione da parte di un dio e dice la verità della sua non esistenza perché inventato della mente uma-na. Ovvero la non esistenza è pulsione del corpo umano. Ed io dissi: pulsione di annullamento che, alla nascita non esiste, ma fa il vissuto della non esistenza del mondo non umano. Con la perdita della vitalità diventa anaf-fettività per la realtà umana. E venne la ragione con i forni crematori per l’eliminazione dei corpi umani.