ILRESTAURO LA SALA DEI G IGANTI RIAPRE A LLA CITTA ......vimentazione in cotto, il rifaci-mento...

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BIANCHI BIANCHI BIANCHI il mattino PADOVA IN PRIMO PIANO 3 MARTEDI’ 20 maggio 2008 IL RESTAURO LA SALA DEI GIGANTI RIAPRE ALLA CITTA’ di Paolo Vigato PADOVA. Una giornata di fe- sta per salutare la restituzio- ne della Sala dei Giganti alla città. Conclusi i lavori di re- stauro degli affreschi «popola- ti» dalle titaniche figure di per- sonaggi dell’antichità che le danno il nome, ieri l’inaugura- zione della «nuova vita» della sala tre-cinquecentesca colle- gata al Liviano è stata solen- nizzata con una serie di incon- tri. In mattinata, presentazio- ne dell’opera da parte dei re- sponsabili e degli artefici. Nel pomeriggio, cerimonia con le autorità accademiche e delle istituzioni locali, proiezione del filmato sui restauri, letturedell’at- tore Alberto Terrani e in serataconcer- to dell’Orche- stra di Pado- va e del Vene- to, dopo il buffet offerto dall’Univer- sità a Palazzo del Bo. Si ria- pre così alla comunità uno dei suoi spazi storici più illustri e suggestivi, «teatro» di tante vicende umanistiche dell’Ateneo, non solo della Fa- coltà di Lettere che le è unita, e di appuntamenti culturali e di spettacolo frequentatissimi dall’intera città, in particolare le stagioni concertistiche di musica classica che hanno portato a Padova praticamen- te tutti i «big» del mondo, con la particolare «nota» costitui- ta dalle disinvolte matinée do- menicali dei Solisti Veneti di Claudio Scimone, che qui han- no tenuto a battesimo un mo- do meno «ingessato» di avvici- nare il pubblico più giovane. I lavori, oltre al restauro del- l’emozionante ciclo cinquecen- tesco di affreschi (con l’«antici- pazione» del Francesco Petrar- ca ritratto nel suo studio), com- piuto nell’arco di un anno dal settembre 2006 al settembre 2007 da AR srl, e dell’imponen- te soffitto a cassettoni, hanno riguardato (con qualche pro- lungamento sui tempi previsti) la manutenzione della bella pa- vimentazione in cotto, il rifaci- mento dell’impiantistica elet- trica e termica, il recupero dei lampadari in vetro a bracci ef- fettuato dalla ditta Venini di Murano che li aveva prodotti negli anni 1939-40, e la sostitu- zione delle poltroncine color arancio con più leggere sedie in tela bordeaux-cotto, che mantengono la capienza della sala sui 450 posti a sedere. Il tutto per un costo complessivo sui 600 mila euro, di cui 250 mi- la stanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e 150 da Arpai, l’asso- ciazione per il restauro del pa- trimonio artistico italiano pre- sieduta dal conte Paolo Marzot- to, mentre notevoli contributi sono provenuti sia da enti pub- blici che dai privati all’iniziati- va di sottoscrizione «Adotta un Gigante», con il Bo che ha so- stenuto le spese degli interven- ti tecnici. Tutti i «benefattori» saranno ricordati per sempre nella grande targa che a giu- gno verrà posizionata nel corri- doio di ingresso cui si accede dallo scalone, realizzata a cura di Arpai (con la quale ieri il ret- tore Vincenzo Milanesi non ha intesi «rinfocolare le polemi- chette» degli scorsi giorni). In attesa del ritorno di con- certi e appuntamenti culturali, la restituzione della sala conti- nuerà a essere festeggiata con una serie di manifestazioni, compreso un incontro con Da- rio Fo. Si farà una mostra sul- l’operazione restauro. L’importanza del «lavoro di squadra» fra gli operatori isti- tuzionali e i privati è stata sot- tolineata, oltre che dal Magnifi- co e dal suo prorettore Irene Favaretto, dal sindaco Zanona- to e dagli assessori Mariani e Giorgetti, da Antonio Finotti presidente della Fondazione Cariparo, da Ugo Soragni diret- tore regionale per i Beni cultu- rali e artistici (il quale ha anti- cipato il prossimo impegno del Ministero per il restauro degli affreschi di Massimo Campigli nell’atrio del Liviano) e dalla soprintendente Anna Maria Spiazzi che ha auspicato la rea- lizzazione di una mostra sui va- ri recenti restauri ad affreschi del Cinquecento a Padova. CONCLUSI I LAVORI DA 600 MILA EURO, CONTRIBUTI DI ENTI E PRIVATI Il Bo invita i padovani nel suo salone d’arte Oltre agli affreschi, recuperato lo spazio per la cultura e i concerti Una giornata di festa e incontri per salutare il ritorno dell’agibilità Padova capitale della «pittura murale», ora si porrà mano anche a Campigli al Liviano L’INAUGURAZIONE. Un momento della cerimonia di ieri pomeriggio nella restaurata Sala dei Giganti: le manifestazioni proseguiranno LE CELEBRAZIONI Giorni un po’ meno «giganteschi» PADOVA. Rifulgono le grandi figure dei Giganti, l’abbraccio colorato della grande Sala, i sorrisi della presentazione. Di fronte a tanta grandezza, sembrano ancora più piccole le polemiche di qualche giorno fa: polemichette, polemicucce, polemichine. Il no dell’Università alla «settimana gigantesca» ideata da Andrea Kerbaker per Arpai, il secondo più cospicuo finanziatore, ha fatto sì che la benemerita associazione abbia disertato l’inaugurazione. Un neo, nella festa. Da Milano, e senza l’intenzione di disturbare più di tanto gli squilli delle trombe istituzionali, Kerbaker fa sentire la sua voce: per dire al rettore Vincenzo Milanesi che ritiene «si sia perduta un’occasione»: quella di offrire a tutta la città un’inaugurazione prolungata, e con eventi sicuramente all’altezza del prestigio del Bo. In fin dei conti Kerbaker si è sentito liquidare il programma da lui ideato come superficiale e non consono. Ma chi è Kerbaker? E’ un docente che alla Cattolica di Milano insegna Istituzioni e Politiche Culturali, uno che collabora con il rettore della Statale, uno che ha lavorato con Salvatore Settis, Giulia Maria Crespi presidentessa del Fai, ma anche con Lucio Dalla. Non ha mandato giù l’accusa di Milanesi, quella di aver confuso il gigantismo fisico con quello morale. Risponde: «In buona fede immaginavo che a un’Università fosse noto il concetto di metafora». Insomma, dice, si poteva fare meglio: l’esperienza c’era, «con i nostri eventi abbiamo riempito le piazze d’Italia». Ieri Padova ha rivisto la sua sala ancora più meravigliosa, in un’inaugurazione come tante altre. (Paolo Coltro) LA STORIA Nuovo umanesimo post-’300 carrarese del poeta Petrarca di Virginia Baradel PADOVA. Fu nel corso di una stagione di profondo rin- novamento della cultura pata- vina che i migliori eroi del- l’antichità romana presero ad affacciarsi tra le colonne del possente telaio architetto- nico, memore del foro roma- no, affrescato sulle pareti del- la sala d’onore dell’ex reggia dei Carraresi. Il ciclo dei Gi- ganti innalzò Padova al ruolo d’interprete della modernità nel campo dell’affresco nel Veneto, capace anche di adot- tare schemi e modelli deriva- ti dalla bottega di Raffaello. Quella sala era stata destina- ta a propositi celebrativi già nel’300 da Francesco I da Car- rara che, insieme al suo insi- gne protetto, Francesco Pe- trarca, pose mano alla scelta dei primi 36 re, imperatori e condottieri. Di quel ciclo ri- mane, solo e postumo, l’ispira- tore, seduto nel suo studiolo. Quando poi, nel Cinquecen- to, la reggia carrarese diven- ne sede dell’autorità militare della Serenissima, la sala ven- ne riallestita per volontà del capitano Girolamo Corner. L’argomento rimase lo stes- so, ma mutarono sensibilmen- te nomi e virtù, in sintonia con i desiderata ideologici del- le nuove autorità. Il program- ma iconografico, ovvero tutto ciò che rende inconfondibile ogni gigante, è frutto di un erudito antiquario discepolo del Bembo. Regista e autore degli affreschi fu, in primis, Domenico Campagnola, coa- diuvato da Stefano dall’Arze- re e Gualtiero Padovano, il meglio che offriva in quel mo- mento la piazza patavina. La ventata di novità che arriva- va dalla capitale venne intro- dotta a Padova da Lambert Sustris e Giuseppe Porta, che innestarono l’aggiornamento romano sull’humus antiqua- rio che Alvise Cornaro stava fecondando alla sua «corte». Erano anni di fervore edili- zio: la città liviana si andava modernizzando, in anticipo ri- spetto agli altri centri della regione. Protagonista di tale rinnovamento era l’elite intel- lettuale patavina versata nel classicismo erudito. Ora gli studi di Elisabetta Saccomani hanno tratto nuo- vi spunti dal restauro degli af- freschi: che hanno fornito pre- cisazioni sui tempi, aggiustato attribuzioni, sottolineato va- riazioni stilistiche. Nel corso dei secoli il ciclo aveva subíto pesanti ritocchi, soprattutto nel Seicento e poi ancora nel- l’Ottocento, sino a tempi re- centi. Il restauro ha proceduto a ripulire e reintegrare, là do- ve necessario, cercando una sintesi che puntasse all’origi- nale, senza tuttavia eliminare radicalmente i passaggi suc- cessivi, pena il rischio di una riedizione artificiale. Fabrizio Magani della So- printendenza parla di «allegge- rimento» che ottiene un effetto doppiamente veritiero: la sto- ria esemplata e quella degli af- freschi si saldano, restituendo un’identità «naturale», senza forzature. Nella versione cin- quecentesca gli uomini illu- stri, per comando e ingegno, so- no cinquanta e arrivano sino al Rinascimento. I Giganti esco- no alla ribalta, assorti e decisi, mostrando le insegne, corpora- li e simboliche, del proprio va- lore. Il riguardante non può certo dire di non sapere: all’al- tezza dei suoi occhi, a maggior certezza, corrono tabulae con incisi i profili encomiastici de- gli effigiati. Non si scappa: il Gi- gante deve entrare in testa, emozionare per le sue doti, de- stare un’ammirazione che si estende anche al dominatore che l’ha evocato. IL MAGNIFICO E IL POETA. Il rettore Milanesi e l’affresco col Petrarca Messaggi e colori del ’500 patavino L’ATTORE LEGGE IL PASSATO. Alberto Terrani durante la sua interpretazione di testi legati alla storia padovana

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il mattinoPADOVA IN PRIMO PIANO 3MARTEDI’

20 maggio 2008

IL RESTAURO

LA SALA DEI GIGANTIRIAPRE ALLA CITTA’

di Paolo Vigato

PADOVA. Una giornata di fe-sta per salutare la restituzio-ne della Sala dei Giganti allacittà. Conclusi i lavori di re-stauro degli affreschi «popola-ti» dalle titaniche figure di per-sonaggi dell’antichità che ledanno il nome, ieri l’inaugura-zione della «nuova vita» dellasala tre-cinquecentesca colle-gata al Liviano è stata solen-nizzata con una serie di incon-tri. In mattinata, presentazio-ne dell’opera da parte dei re-sponsabili e degli artefici. Nelpomeriggio, cerimonia con leautorità accademiche e delleistituzioni locali, proiezionedel filmatosui restauri,letture dell’at-tore AlbertoTerrani e inserata concer-to dell’Orche-stra di Pado-va e del Vene-to, dopo ilbuffet offertodall’Univer-sità a Palazzodel Bo. Si ria-pre così allacomunitàuno dei suoi spazi storici piùillustri e suggestivi, «teatro»di tante vicende umanistichedell’Ateneo, non solo della Fa-coltà di Lettere che le è unita,e di appuntamenti culturali edi spettacolo frequentatissimidall’intera città, in particolarele stagioni concertistiche dimusica classica che hannoportato a Padova praticamen-te tutti i «big» del mondo, conla particolare «nota» costitui-ta dalle disinvolte matinée do-menicali dei Solisti Veneti diClaudio Scimone, che qui han-no tenuto a battesimo un mo-do meno «ingessato» di avvici-nare il pubblico più giovane.

I lavori, oltre al restauro del-l’emozionante ciclo cinquecen-tesco di affreschi (con l’«antici-pazione» del Francesco Petrar-ca ritratto nel suo studio), com-

piuto nell’arco di un anno dalsettembre 2006 al settembre2007 da AR srl, e dell’imponen-te soffitto a cassettoni, hannoriguardato (con qualche pro-lungamento sui tempi previsti)la manutenzione della bella pa-vimentazione in cotto, il rifaci-mento dell’impiantistica elet-trica e termica, il recupero deilampadari in vetro a bracci ef-fettuato dalla ditta Venini di

Murano che li aveva prodottinegli anni 1939-40, e la sostitu-zione delle poltroncine colorarancio con più leggere sediein tela bordeaux-cotto, chemantengono la capienza dellasala sui 450 posti a sedere. Iltutto per un costo complessivosui 600 mila euro, di cui 250 mi-la stanziati dalla FondazioneCassa di Risparmio di Padovae Rovigo e 150 da Arpai, l’asso-

ciazione per il restauro del pa-trimonio artistico italiano pre-sieduta dal conte Paolo Marzot-to, mentre notevoli contributisono provenuti sia da enti pub-blici che dai privati all’iniziati-va di sottoscrizione «Adotta unGigante», con il Bo che ha so-stenuto le spese degli interven-ti tecnici. Tutti i «benefattori»saranno ricordati per semprenella grande targa che a giu-gno verrà posizionata nel corri-doio di ingresso cui si accededallo scalone, realizzata a curadi Arpai (con la quale ieri il ret-tore Vincenzo Milanesi non haintesi «rinfocolare le polemi-chette» degli scorsi giorni).

In attesa del ritorno di con-certi e appuntamenti culturali,la restituzione della sala conti-nuerà a essere festeggiata conuna serie di manifestazioni,

compreso un incontro con Da-rio Fo. Si farà una mostra sul-l’operazione restauro.

L’importanza del «lavoro disquadra» fra gli operatori isti-tuzionali e i privati è stata sot-tolineata, oltre che dal Magnifi-co e dal suo prorettore IreneFavaretto, dal sindaco Zanona-to e dagli assessori Mariani eGiorgetti, da Antonio Finottipresidente della FondazioneCariparo, da Ugo Soragni diret-tore regionale per i Beni cultu-rali e artistici (il quale ha anti-cipato il prossimo impegno delMinistero per il restauro degliaffreschi di Massimo Campiglinell’atrio del Liviano) e dallasoprintendente Anna MariaSpiazzi che ha auspicato la rea-lizzazione di una mostra sui va-ri recenti restauri ad affreschidel Cinquecento a Padova.

CONCLUSI I LAVORI DA 600 MILA EURO, CONTRIBUTI DI ENTI E PRIVATI

Il Bo invita i padovani nel suo salone d’arteOltre agli affreschi, recuperato lo spazio per la cultura e i concerti

Una giornata di festae incontri per salutareil ritorno dell’agibilitàPadova capitale della«pittura murale», orasi porrà mano anchea Campigli al Liviano

L’INAUGURAZIONE. Un momentodella cerimonia di ieri pomeriggionella restaurata Sala dei Giganti:le manifestazioni proseguiranno

LE CELEBRAZIONI

Giorniun po’ meno«giganteschi»

PADOVA. Rifulgono legrandi figure dei Giganti,l’abbraccio colorato dellagrande Sala, i sorrisi dellapresentazione. Di fronte atanta grandezza,sembrano ancora piùpiccole le polemiche diqualche giorno fa:polemichette,polemicucce, polemichine.Il no dell’Università alla«settimana gigantesca»ideata da AndreaKerbaker per Arpai, ilsecondo più cospicuofinanziatore, ha fatto sìche la benemeritaassociazione abbiadisertato l’inaugurazione.Un neo, nella festa. DaMilano, e senzal’intenzione di disturbarepiù di tanto gli squillidelle trombe istituzionali,Kerbaker fa sentire la suavoce: per dire al rettoreVincenzo Milanesi cheritiene «si sia perdutaun’occasione»: quella dioffrire a tutta la cittàun’inaugurazioneprolungata, e con eventisicuramente all’altezzadel prestigio del Bo. In findei conti Kerbaker si èsentito liquidare ilprogramma da lui ideatocome superficiale e nonconsono. Ma chi èKerbaker? E’ un docenteche alla Cattolica diMilano insegna Istituzionie Politiche Culturali, unoche collabora con ilrettore della Statale, unoche ha lavorato conSalvatore Settis, GiuliaMaria Crespipresidentessa del Fai, maanche con Lucio Dalla.Non ha mandato giùl’accusa di Milanesi,quella di aver confuso ilgigantismo fisico conquello morale. Risponde:«In buona fedeimmaginavo che aun’Università fosse noto ilconcetto di metafora».Insomma, dice, si potevafare meglio: l’esperienzac’era, «con i nostri eventiabbiamo riempito lepiazze d’Italia». IeriPadova ha rivisto la suasala ancora piùmeravigliosa, inun’inaugurazione cometante altre.

(Paolo Coltro)

LA STORIA

Nuovo umanesimopost-’300 carraresedel poeta Petrarca

di Virginia Baradel

PADOVA. Fu nel corso diuna stagione di profondo rin-novamento della cultura pata-vina che i migliori eroi del-l’antichità romana preseroad affacciarsi tra le colonnedel possente telaio architetto-nico, memore del foro roma-no, affrescato sulle pareti del-la sala d’onore dell’ex reggiadei Carraresi. Il ciclo dei Gi-ganti innalzò Padova al ruolod’interprete della modernitànel campo dell’affresco nelVeneto, capace anche di adot-tare schemi e modelli deriva-ti dalla bottega di Raffaello.Quella sala era stata destina-ta a propositi celebrativi giànel’300 da Francesco I da Car-rara che, insieme al suo insi-gne protetto, Francesco Pe-trarca, pose mano alla sceltadei primi 36 re, imperatori econdottieri. Di quel ciclo ri-mane, solo e postumo, l’ispira-tore, seduto nel suo studiolo.

Quando poi, nel Cinquecen-to, la reggia carrarese diven-ne sede dell’autorità militaredella Serenissima, la sala ven-ne riallestita per volontà delcapitano Girolamo Corner.L’argomento rimase lo stes-so, ma mutarono sensibilmen-te nomi e virtù, in sintoniacon i desiderata ideologici del-le nuove autorità. Il program-ma iconografico, ovvero tuttociò che rende inconfondibileogni gigante, è frutto di unerudito antiquario discepolodel Bembo. Regista e autoredegli affreschi fu, in primis,Domenico Campagnola, coa-diuvato da Stefano dall’Arze-

re e Gualtiero Padovano, ilmeglio che offriva in quel mo-mento la piazza patavina. Laventata di novità che arriva-va dalla capitale venne intro-dotta a Padova da LambertSustris e Giuseppe Porta, cheinnestarono l’aggiornamentoromano sull’humus antiqua-rio che Alvise Cornaro stavafecondando alla sua «corte».Erano anni di fervore edili-zio: la città liviana si andavamodernizzando, in anticipo ri-spetto agli altri centri dellaregione. Protagonista di tale

rinnovamento era l’elite intel-lettuale patavina versata nelclassicismo erudito.

Ora gli studi di ElisabettaSaccomani hanno tratto nuo-vi spunti dal restauro degli af-freschi: che hanno fornito pre-cisazioni sui tempi, aggiustatoattribuzioni, sottolineato va-riazioni stilistiche. Nel corsodei secoli il ciclo aveva subítopesanti ritocchi, soprattuttonel Seicento e poi ancora nel-l’Ottocento, sino a tempi re-centi. Il restauro ha procedutoa ripulire e reintegrare, là do-ve necessario, cercando unasintesi che puntasse all’origi-nale, senza tuttavia eliminareradicalmente i passaggi suc-cessivi, pena il rischio di unariedizione artificiale.

Fabrizio Magani della So-printendenza parla di «allegge-rimento» che ottiene un effettodoppiamente veritiero: la sto-ria esemplata e quella degli af-freschi si saldano, restituendoun’identità «naturale», senzaforzature. Nella versione cin-quecentesca gli uomini illu-stri, per comando e ingegno, so-no cinquanta e arrivano sinoal Rinascimento. I Giganti esco-no alla ribalta, assorti e decisi,mostrando le insegne, corpora-li e simboliche, del proprio va-lore. Il riguardante non puòcerto dire di non sapere: all’al-tezza dei suoi occhi, a maggiorcertezza, corrono tabulae conincisi i profili encomiastici de-gli effigiati. Non si scappa: il Gi-gante deve entrare in testa,emozionare per le sue doti, de-stare un’ammirazione che siestende anche al dominatoreche l’ha evocato.

IL MAGNIFICO E IL POETA. Il rettore Milanesi e l’affresco col Petrarca

Messaggi e coloridel ’500 patavino

L’ATTORE LEGGE IL PASSATO. Alberto Terrani durante la sua interpretazione di testi legati alla storia padovana

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