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Simone Casavecchia Sangiorgi
Il Voyeurdella morte
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Introduzione All’argonauta Lettore. Senza né spazio né tempo prosegue il mio dialogo con te che, forse ignaro, certamente attento, percepisci queste schegge di luce impazzita che si irradiano da una energia lontana dal cosmo. Un dialogo che nasce autentico, per poi infiltrarsi nei meandri dell’io dove ogni cantico è storia, quando la storia è lo sguardo dell’uomo. Un percorso quello che si propone, che ha fondamenta nei “Melograni”, autentico ma non vissuto. Perché il vissuto, come nell’accezione più comune - che si fonda con la realtà – non appartiene al verso, a questo tipo di verso, di lirica o estensione di coscienza. Egli plana in dimensioni afisiche, perché atemporali, invadendo poi quel tessuto del vivere che ci permette di conoscerlo. Nato spesso senza una ragione, complice l’esigenza, questa raccolta vive come un fuoco acceso nel bosco del vivere per comprendere l’oscurità della morte. Un itinerario inverso rispetto alla norma: vivere sorella morte in vita, capirla, tradirla, odiarla – quindi amarla – per poi apprezzarne la venuta non come liberazione ma nell’estasi di nuova vita che regala. Stiano tranquilli i deboli e gli incerti del vivere, chi scrive non è complice dell’estrema esperienza, ma condottiero alato verso quel nuovo mondo da conquistare. Un estremo e strenuo rivale, in ogni attimo. Conoscere il buio è parte del mio vivere, desiderio di un’esistenza che vede e prende corpo in questi versi. Una ricerca affannosa, ma sublime, che certo non termina sfogliando queste pagine. Anzi. E’ questo l’inizio, e un’ipotesi, dell’inconoscibile avventura che faremo insieme. Ognuno nel proprio sogno.
S.C.S.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Animula vagula, blandula, Hospes comesque corporis,
Quae nunc abibis in loca Pallidula, rigida, nudula,
Nec, ut soles, dabis iocos…..
P. AELIUS HADRIANUS, IMP.
“ Voglio mostrare la Morte come l’ho vista
tante volte in sogno. La Morte è una donna. E’ sempre la stessa, una donna bellissima
sulla quarantina. Veste di raso rosso orlato di pizzo nero. Ha capelli chiari ma non biondi.
Porta una collana di perle, ma un filo solo, un girocollo . E’ alta, snella, leggiadra, serena
fiduciosa. Non è preoccupata del proprio aspetto. E’ molto intelligente: è la sua caratteristica dominante.
Lo si vede dal viso, lo si vede dai suoi occhi. Non sono occhi vuoti come spesso si vede, in loro arde una luce.
Lei vede tutto. La Morte è molto viva”.
Federico Fellini
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Ed il giorno, come il vento, si rinnova.
E quando l’acqua sfiora Le rocce
Passeggiando su velluti Umani
Io ululo il canto diverso del mondo E scorre il tempo Inesistente, tetro
Che inghiotte ogni passione Arde ogni sguardo
E cieco vieta il perdono. Viviamo frammenti di coscienza
Barlumi di vita Sprazzi di respiro.
E con lei, la mia Musa Danzo ancora
Su quel filo labile Che nessuno gode, ed è mio,
solo, iconoclasta nel gorgo perverso
possiedo. Non farti domande a delle inesauribili risposte
Lascia la sibilla dormire Il suo risveglio
Lasciale l’illusione del canto che visse Perché la morte già spira In tutto il gaio fulgore.
Ed io sono sua.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Cosa posso aspettare Se non il tempo
Delle messi beate Dove luce è restituita ai ciechi
Colori agli orecchi Suoni ai ricordi e brividi ai miei sensi
Rarefatti.
Vivo atemporale e innato Su infiniti fluttui
Invenzione dell’Io senza corpo Bagnato di luce ancestrale Restituisco solo l’ombra Dei teneri giochi filmati
Dalle nostre vite.
E vago nei boschi Libellule ed elfi miei compagni
E tu scia fremente Giaci in teche immote
Mie e solo nostre. Increspi il respiro fuggi lo sguardo
E dedico a te Dea campestre di un sogno leonino
Che non incontro, ogni sforzo
e ogni gemito che la breve vita
si degna di vibrare.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Sogno che svanisci Io t’imploro e scolpisco
In marmi screziati Fra vene di sangue
D’autentico Il solo Amore.
Giochi d’ombre stasera Sulla tua vita
Scruto il riflesso, il passo Incerto, l’occhio che amaro non risponde.
Ti lapida chi non ti conosce Ti canta
L’ingenuo menestrello Che con armi fallaci, immortali
Non sa rinunciare all’alba Di uno sguardo cherubino.
Al tenero bacio di un Tramonto insano Furbo e notturno Che cela amore.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Il teatro è l’unica
Vita Lo spettatore il consigliere di ogni attore
Ogni biglietto strappato Il rifugio che vide sbocciare l’amore.
La platea il tuo altare Il mio re il peccato
E tu la parte che interpreto. Vacillo fra luce e polvere
Sullo sperone del proscenio L’atto finale,
soliloquio sempre in eterno.
La vita unica possibile Gridiamo: sipario.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Tristezze
Apro gli occhi e tingo
d’infinito tutto il respiro che rimane
a colmare d’oceano le tristezze
che da sempre pasciamo idilliche
come beni preziosi e miserabili quando più saggio sarebbe
per mietere conquiste amare bruciarle nell’affranto orgoglio.
Speranza che ci cinge da lontano. Opaca e labile, sempre.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Tu
Scordare l’oblio dei tuoi occhi chiudere al tempo il deserto
della mente e rapirne il ventre saggio.
Non posso se ancora sono vivo. Tintinna il ricordo impuro
che uccide sublime
la ragione complice.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Respiro
Pensarti, sognarti nell’istante che la nuvola fugge
al di là del peccato ignobile maestro è per me vivere,
tenacemente respirare.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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E’ il giorno
Della luce amo la sua oscurità
le tenebre che avvolgono sapienti i pensieri lasciando bagliori incerti alla cupida
gioia solare. Fosco e tetro
t’amo mio mondo nel riverbero
brullo che dimentica l’esistenza.
Le ore sono ormai lunghe
per tanti scanzonate e sobrie.
Per i vaghi e i disperati agghiaccianti e odiose.
Luce che plani sull’oceano a te rivolgo il mio pensiero.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Mantello di vita
Il mantello dell’esistenza
mi inchioda in una posa scettica. Folle il respiro che non si conosce
arcigno e vitale quello che calpestiamo.
Dirti vorrei sempre parole nuove sante e salubri
specchiarsi nella tua vita. Vi appartengo, indegno
mai cosciente.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Così, per caso.
Di te vorrei l’ombra
posa angelica. Di lei mi nutro
impossibile nel futuro. Sarai. E io ci sono.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Onde
La tua ombra il tuo nome indegno
è l’onda che ritorna al mare canto impuro di una natura sorda.
Tempesta e ira senza fulmini increspi i mari, peccatori
mieti raccolti nell’oceano bugiardo del mondo.
Ma il silenzio la quiete teporosa
ritorna affranta.
Restituisci gli aliti che trovasti per caso nella nube,
saziati del suo perdono. Io sono te.
Dove l’altro non esiste.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Allucinazioni
Chiusi nella scatola dell’esistenza
tacciamo complici i dubbi e le debolezze.
Si classifica si fa del genere
il sociale frustrazione ampia e luttuosa
della piccolezza e dello sguardo pigro del nostro passo.
Ci sono attimi allucinazioni
che il tutto non esiste incomprensibile attività umana
senza un fine. Balliamo, balliamo
ma pur sempre a morire si torna.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Vittima
Dell’antico seme
tu sei figlia ipocrita vittima,
sacrificale del genere bastardo.
Lodi il nome che ti fu imposto
giaci eterna nella fossa che ti sei
scavata. Marciume che conosci
limbo dei tuoi pensieri bugiardi.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Melograni
Sei nato sullo scoglio in quel braccio di mare
nero dove le sirene piangono scettiche verità.
Dove l’onda intrepida non arriva
canta, rifrange, il moto impetuoso. E il sole che ti vide nascere
sofferto e alato io amo e rinnego
quando può solo sciogliere quel cuore di marmo
che si dimena sulla roccia di mare
isola eterna di ogni sogno svanito. Dormo e mi cullo nelle
onde del sole. Limbo del fato.
Che vive lontano.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Luce
Luce blu che dai forma al mio corpo
che scuoti i pensieri inespressi e sinceri
che doni altari deformi alle bibliche virtù.
Sii malevola cambia registro fai di me infame
dannato senza tempo rigurgito fluttuante
del mare. Vorrei scoprire l’ora del mistero
incatenato nel presente. Lasciami il mio nome. Nell’attimo che chiedo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Verso l’alto
Si ribella il mondo la realtà grida
la frusta schiocca ma non scuote più il terrore.
Solo, incompreso abile menzognero
mi ritrovo in balia dei lupi. Questa è l’ora
dei paradisi fluidi e diaframmati nei quali corro;
o la discesa senza rovina nei gorghi improvvidi
dei quali conosco l’odore. Nulla più a sorreggere l’altare,
sta ormai marcendo. Cado rovinosamente
nell’olimpo infero dei miei simili
che tanto non vorrei aver incontrato. Soldi, amori e perversioni
addio in quest’ora plumbea
e fausta che vede la risalita.
Tremo senza sostegno alla certezza che è ormai vana.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Hebdomeros Pictor Optimus
T’attardi col pennello temerario
nei vicoli del colore burattinaio sornione
dell’età barocca neri lunghi infiniti
mai finiti delle tele calde e pastose.
E la terra ingenerosa ribolle degli avanzi
di un pasto lussurioso, dove un capitello
è l’ultima delle virtù.
Quando un Minotauro nel cielo si sfida glorioso
con la forza degli angeli invertebrati in un saggio della storia
che mai vince e mai pulsa negli occhi dei vinti.
Un miraggio,
tiepida consolazione infame e senza nome.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Solitario asceta
Cercarlo vorrei il dialogo
con chi mi chiede parola ma il vento spazza
ogni voglia e lontana follia di provare simile impresa. Un sordo con un cieco; un atleta con uno zoppo un pigro solitario asceta in scontro evangelico
con il più temerario giocatore d’anime. Vivo solo
nel mare sordo degli altri. Concime severo per i miei sogni.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Ascendenze
Tu che godi ammiri celebri,
e che lesto innalzi il pennone e l’enfasi e il fasto
di un uomo passato postumo,
dissetati senza frutto insaziabile
dell’aura mitica ed irraggiungibile che solo da questa fredda pietra
può sgorgare. La realtà è stata ben altra vita.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Altare immortale
Tetro, gaio spregiudicato ti aggiri fra i lupi del mondo.
Colpisci la vita al cuore altrui senza danno e tormento. Scalfire non puoi il ceppo
antico e solenne che vide immolare la grazia.
L’armonia è tutto, in gran parte.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Cinema e vita
Passeggera e lagunare l’anima mia sta
al Lido. Se è l’ultima è
Destino; se è la prima è
la Vita.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Libertà sorella dell’uomo
Lunga è la strada dell’ignorante attento alle piccole mosche
che gli ruotano attorno. Attento solo al pane e all’invidia.
Feroce ed assetato del gusto improvvido
che trova. Non cerca,
non teme, gli viene dato. E come un animale fra le sbarre,
da anni, pigro e rassegnato, alla libertà sorella dell’uomo,
più non aspira. Torna nella foresta, nel mare, nel cielo, resta quello che era
incolto di vita, sazio di nulla.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Decomposizione
Lavoro fino a distruggermi.
La bocca va in sfacelo l’occhio pesto cade la ragione quieta
decompone.
Eterna follia di un dramma di un dannato spirito
che altro non può, altro non ha che meri giochi
vani di rappresentazione.
Chino e quasi gobbo
sul legno rigato sbatto idee amare.
Ordino strani incunaboli sbiascico amore infetto in lettere
aspre.
Odo il mondo che intorno gira
nella gioia e nel peccato del suo essere.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Altro non posso più che sudare
su carte che non vogliono aspettare
ordini pigri o cieche verità.
E lo sguardo
torvo fra il ronzio monotono
del giorno solare langue
nel nulla oscurato di quell’infame e bello spirito.
Mi compiaccio
tremo dell’ amor vano
che spando nel paradosso del vuoto
che brucia nella cadenza ormai certa
di membra senza tempo
cosparse d’infinito.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Spleen
Come il leggero essere che sorvola gli ultimi bagliori
sui tetti caldi della chiesa antica, stasera.
Il gabbiano stanco posa l’anima spaurita esangue il passo
sulla croce solitaria. Dorme
l’eroico viaggiatore sulla schiuma dell’umanità.
Quieto è il vivere sulle rocche bronzee
il brusio muore nelle acque vergini
del fontanone. Il mare e il sole
s’incontrano nello spazio che dura senza tempo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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L’Attore
Che tormento d’estasi convivere tutta la vita con
il proprio Io: la maschera e la sostanza.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Guerriero prussiano
Precario ormai sono della vita
orfano del guerriero prussiano che incitava alla battaglia.
Che faceva di me energica preda.
Confuso e sognante traballo per la via
nel sole pieno degli sguardi scettici.
Cosa posso dire a discolpa di questo peccatore?
Chi immolare sulla grazia del martirio? Fuggite tenebre dal coscienzioso
tempo, apparite lontane; dissolvetevi. Rimango fragile alloro
su sogni antichi ormai spenti.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Valchiria
Valchiria prussiana fragile e salda
che celi la maschera della bellezza del mondo
riunito che incanti e respingi. Canti soavi germogli
profondi, poetare tu sai
nel tuo volto di sfinge.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Sogno
Diafano appari se solo lo vuoi
lì sul palco dell’Opera dove l’armonia della tua stirpe
appaga famelici istinti
di demoni e dei, alla ricerca vana
del tuo vago essere. Come si può non credere già
a te quando molti passi sono ancora da compiere
e il terreno manca non nel reale
ma nell’istinto. Vai disperato ussaro in boschi che volano in scintille d’intelletto
fuochi d’amori spenti o resuscitati.
Non è paura, ma trepida certezza del senso ultimo
del quale siamo artefici. Sogno, mi libro
ma rimangono attimi plausibili momenti
di eteree realtà. Vi guardo ballare.
Sorrido.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Invoco il poeta veggente
Tra lastre fredde immacolate
invoco la morte e con lei la ragione. Sorella dell’istinto
che sfiora il turbine del mistero.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Pensieri fragili
Ti cerco piccolo Giullare
perso risulti al mondo non al mio sguardo
alla vita a tutto quel che di
armonia brucia dove il sole
bagna desideri e virtù. Cercami
dove l’inganno è svanito quando il sole muore rinasce un pensiero. Sei l’energia di un
pensiero labile, peccatore.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Colore
Stati di veglia allucinazioni
mari di blu cobalto arsi da tiepide folate. Passeggero del tempo scorro fra acque alte
maree che intrecciano
ogni sibilo di vita. Nel tempo
nel ciclone che tutto divora rincorro ignaro ciò che sono
quell’insipido elemento del vivere.
Quel dannato istante di realtà.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Sul tempo
I
Vivo come se il tempo non mi sia mai appartenuto. Ed esso ignaro
mi tralascia. Il giusto afflato
per vivere in eterno.
II
Il silenzio corre sull’onda
infranta dal vento e s’ode
lontana la bonaccia aspra
che increspa i pensieri solitari; vaga lo stormo
in cerca di un se, e lo trova.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Alla musa
Niente intorno sfiora ali di realtà. Incomprensibile
tenace virulenta s’erge
al prototipo dell’essere. Nessuno la conosce
dolce Signora come sei, come vivi.
Non esisti. Ti rinnego, perché ti vorrei.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Altri arabeschi
Segni tersi giacciono indomiti
su carte infelici. Peccato, disgusto. Sazietà. E’ l’assoluto che chiama
gli oracoli scritti di bizzarre parole lontane
che cercano asilo in lidi pronti alla guerra
del sangue amaro della civiltà.
Il senso non si cerca ma spira ispirato
su ali di genti malsane e dannate.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Imbroglio
Si presentano stasera
tiepidi imbrogli di aliti passati.
Creature proterve di genti postume
che lasciano il ricordo là dove fluttua la vita. Cos’è quel sibilo fra le
carte di sventura, un infausto sapere, che logora.
Canaglie vi amo sono dei vostri
nel mondo distratto. Che tedio, cielo empio
sorrisi giocati sull’ipocrita destino.
Cammino lento fra tolde di un vento
che fa tremare.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Ancora sul tempo I
Il passo svelto l’occhio basso in rivoli di tempo contorto
infiammi il destriero che urla tra giochi di magma dell’eros
sazio stanco audace.
Voltati, sussurra, librati. Nel gioco che si nutre d’infinito.
II
Su facce di girasole balli e di sorriso inondi il campo
arso e sole e spine
canti nel senso incantato rapire puoi il vento di una rondine stanca.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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III
Quali pensieri regalare al domani il loro ricordo aspro e impuro
langue e tace, implorante io vorrei, amare il gusto
del passo peccatore infranto nel nostro tiepido destino.
Accoglimi sovrano fra clavicembali e viole scarlatte
in acque di note purpuree ti osservo leggera camminare ed io
canto il tuo nome. Che imperizia vivere
succubi viventi del destino scritto. Su foglie d’alloro spento.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Alla Musa che inseguo.
Audace come l’aria, complicata come le onde che increspano, vane, l’orizzonte; vapore terso che brucia il viso dopo il sole.
Mentre il tuo nome si dilegua via lontano, lo rincorro…ma fugge. Aspra notte che inquieta ormai il ricordo, dove solo l’affanno
raggiunge l’istinto, ricordati dell’ora plumbea che insieme amammo. Gioiosa creatura dai raggi incantati, sapienti, scaltri; irraggiungibile
abbaglio di un lampo di vita, che non muore, non può, non deve…. Eterno idealista dell’arte astratta, incolto peccatore del vizio scettico,
credo ormai solo a ciò che da lontano ammiro, compiaciuto. Creatura che appartieni al ricordo, immortale, sapiente come il marmo, libera nelle notti d’amare un fringuello impaurito, e di
inseguire un toro infuriato; vivi, serena, lontana dalle paure della vita, ascolta la parola idillica e nutriente, sincera.
Fiore di malva che incontrai nel bosco di ginepro, odoroso, carpimmo segreti, amenità, favole del destino. Ma altrettante te ne
negai, come al destino. Libellula leggera, lascia i tuoi capelli librare al tiepido sole, che ammira e gode di tanta bellezza; ordino a te di lasciare insicuro la preda antica.
Goditi il respiro, te ne prego, anche per me, che nato dal refolo del tempo cerco di vivere, ma non amare. Certezze che non si aprono a
conforti inutili. Piccolo sole che scaldava il mio corpo, trepida nel respiro vago, che ti
lascio come dono. Approdo ormai lontano nel mare calmo della vita, mi giro, mi volto, scruto la terra dal largo delle mie follie, uniche mete, dannate euforie. Nel caldo luogo del ricordo, laggiù, ti vedo, e sorrido, compiaciuto.
Salvati almeno tu, dalla blasfemia del mondo. L’orgoglio non mi permette di narrarti quello che vivo, l’occhio lascia
trasparire, ai sapienti, il vano riflesso. Nel mio mondo, e solo il mio, sarai sempre il prezioso ricordo di un amore indefinibile, imperscrutabile, iniziatico, puro e dolce come il
sorriso.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Non liberarti del mio nome, certo fallo dell’ombra, che serve ormai a ben poco, schiava com’è dell’olimpo dell’eternità.
Vorrei trovare parole inesistenti, arcaiche, diafane, senza tempo, qualcosa di nuovo per comunicarti quel qualcosa che vorrei…ma ci
vuole audacia, non è il mio compito. Ricorda, per sempre, che sei la brezza di un’età mai appassita, l’odore incantato che con passione mangiai, e non perché un tenero errore ci
vede lontani, questo può concludersi. Con te ho vissuto ore che il boia non può uccidere, facili prede del
rimorso, che non rimpiango. Ti porto come amuleto nella bisaccia del mio vagabondare, intrepido viaggiatore in boschi sconosciuti; ma quando la sera davanti al fuoco solitario bagnerò le gote, sarai nell’eterno del taschino, amuleto antico
che non tradisce mai. Pensami felice, complice di un gioco che non ho saputo affrontare,
compiaciuto per ciò che faccio, ma lontano da te. Mia diletta Musa, bruci nel ricordo che non si può spegnere, nel mare
che non conosce spiagge. Mi piace pensare che un amore che iniziò fra carte infuocate d’amore,
dove l’eterno lamento era conquistato, ora rimane e si consuma in altrettante carte, meno facili, ma felici.
Una vita bisogna saperla conquistare se si vuole viverla.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Urla nel silenzio
Vacuità del pensiero assolo del tempio infuocato di credenti inconsapevoli.
E’ stato. Sono. Déi, giullari, santi e santoni.
Altari e are pagane, immortali a scrivere in pietra forte
il verbo assoluto e incombente
di verità bastarde. Giaci nella nebbia di pensieri
che più non vibrano torni a vivere inesperto
dannato in un mondo infelice
che prega ma non canta.
Lode a te mio menestrello incantato.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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In fondo chi sei…
Tu sei colui che
narra lunghi presagi e tempi
che coloro che vivono non sanno. Sei l’oracolo
vivente e di pietra di orizzonti puri
macchiati di verità ancestrali. Ti vedono i loro occhi
come rappresentazione ambigua ascetica solitaria
di tavole del sapere che non t’appartiene.
Manchi di forme e fattezze;
appartieni alla stirpe antica che non crea
ma vive del sapere che nutre.
Entità persa che conduci l’essere
alla sua nuova identità.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Pensieri I
Sono ciò che non si vede mi nascondo dietro ciò che sono,
aspetto di vedermi più vicino.
II
Lentamente una foglia poi l’altra. Sorride.
A scacchi con Regina Morte gioco stasera
tra le ombre piegate della fiamma. Il baratro si fa avanti.
Poi nulla.
III
L’armonia nasce senza respiro fra le pieghe
amare di luridi anfratti. Si gioca con l’infinito, per trovarla.
IV
Morte: indicibile addio stellato di un uomo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
47
V
Cercami… e gemo tra le pieghe del tuo sorriso.
VI
L’aporia del destino È scritta nei tuoi occhi che non Vedono l’istante presente ma il Passato antico che costruisce
Il futuro.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Gloria
Ci credono più forti, certo più rispettabili,
nel momento della vanagloria illusi di tante apparenze
che, indegni, cercano in cambio di oro. Inizia il tormento
poi l’estasi la brezza incerta, spira.
Ci incontreremo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
49
Silenzio
Anelo la perfezione dove questa non abita.
Intreccio desideri a cupe realtà.
Assordante peste del mondo cessa di esistere
rinnegati e implodi nell’infero della luce.
Ricadi nel limbo del non essere
racchiudi il tuo mondo tra bastarde urla, di dannati.
A vivere. Chi sei?
Mi chiami; non rispondere. Quando non spiri
ti cerco. Bramo la luce fosca notturna.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Corvi e gladiatori
Procede il flusso di una vita frastornata, ilare.
Ti guardano, scrutano. Gli altri. Rappresentare e mimare
la vita: compito indelebile che nutre le civiltà assopite su monti di ingenuità.
Alati corvi dell’ingiuria sapiente. Volate, volteggiate. Sgombrate
le fosse dagli striduli odori. Lasciate il vuoto agli onori
di gladiatori macchiati di sangue
puri di vita. Un vivere bastardo che nutre.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
51
Esistenza sull’acqua
Sono esistito Solo nel lampo dei tuoi occhi,
quel giorno era notte quando li hai chiusi.
Un respiro e tutto si colma dell’essenza infinita.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
52
Indifferenza
Steso supino sul mondo Con la coscienza Rivolta alle gocce
Che cadono Su rivoli di vita diafani.
Un sogno ricorre nei giorni Indifferenti:
un unico grande letto di foglie dove un’unica civiltà
dorme guardandosi scettica nel ricordo
unico abbaglio possibile.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
53
E sia
Quando cesserò di esistere Sarà il primo giorno
Di primavera Nell’ora tarda che scuote
L’ira funesta di una gemma pensierosa: il pensiero.
Sarà il frastuono E il silenzio inonderà
Il nuovo esistere. Tutto rimane allora
Eterno desiderio Di un’ora mancata.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
54
Abissi
Precipitare nell’abisso Dell’esistenza
Senza pensieri. Abbandonandosi al tiepido destino della Storia.
Affannosa ricerca di Un Io infranto
Infausto cercatore. E il tempo non ha più
Rumore, estasi, pensiero. Solo l’afflato di Un precipitare.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
55
Cavalcata nell’oltre
Cavalco con ali Di polvere argentea
Pulviscoli impalpabili Di pensieri inespressi. Il tempo è il desiderio
Che fa nascere il bisogno Sempre inquieto
Mai puro. Né allori né fango
Ti prego Ma vane consolazioni
Di un esistere Io vedo.
Chiudendoli insieme.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
56
Memorie I
Inferno di tenebre Ascoltava quel cuore ramingo.
Gelide melodie aritmetiche Architetture sapienti, intrecci di fiori numerici
E poi il dolce sapore Dell’assolo atemporale
Guizzo di un gorgheggio arso Di voce e di sguardo.
E ritorna ancora In quel sibilo di pensiero
Regnante L’aspro odore del mosto
Di una vita che Rappresentazione di un ideale
Giace assopita in teche Di memoria inesplorate.
Continuo ritorno di morti Inautentiche
Pudori mai sopiti Di genti inascoltate.
Il mio grido di memoria È disperato
E dilaniato dilaga Inconcluso;
e tutti attorno al fuoco del ricordo balliamo quel sacro
passo che rende disperati e vivi.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
57
II
Gracili sorrisi. Stasera Fra noi esuli Sopravvissuti
Su quello sperone acquoso Nel Tirreno fratello Limbo di Tiberio
Sua estasi e unico abbandono.
Sirene rapitemi Da quell’abbaglio.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Bellezza gotica
Nel mistero Di una natura sofferta
Nel tremore di uno sguardo Mai nato
Scintilla l’inesausta virtù Del tempo antico.
Bellezza, antro del cosmo, e Morte, sorella di vita,
strette nel respiro diafano
come un’ossessione che lieve lascia fiorire
il tuo sguardo. Il tempo del gusto, il suo tempio
Di civiltà inespresse Di gotiche armonie passate
Che mai tornano.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Ho smarrito lo strumento: senza ora né corsa nell’inseguimento di ciò che non esiste.
E non so più, ora, quale Sia il mio tempo
Quale verbo cercare Fra i tanti possibili e lucidi.
E non voglio compiere il sacrificio Né di uno né di un altro, sapere qual è il destino
di un’idea che già muore,
primitiva e sciatta, nell’alveo di una tribù
farneticante col sapore di carogna
di una ingenuità mai nata.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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A sipario chiuso I
La civiltà è morta. Evaporata.
Esaurito il linguaggio Sfinito il respiro
Di parola in parola lega Occhi smarriti.
Sei stanco Verbo vilipeso
Infermo orgoglio apolide, spira l’ultimo cavillo di una Storia
di tenebre lucenti.
II
All’Esedra L’acqua zampilla
Ma nessuno la guarda Uno strano silenzio
Di voci Urla strisciante nel vuoto.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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III
Tra gorghi di fumo Divampano ed ellissi
Formano Imbevuti di sogni
Spirano verso l’alto Come chiari segni
Tersi. Leggere faville di Un fatuo essere
Che volteggiando Guardano il futuro.
Reietti pensieri Vagabondi
Flaneur in ascesa Sul colle solitario Di un’avventura
Scaltra Che dominando viviamo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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IV
Densità dell’essere Aporia del gusto
Astrazione di un vago Ricordo.
Il protagonista è quel Lampo di consapevolezza
Che rende un bagliore In un attimo di vita. Tra il mare e il cielo
Siamo noi Embrioni di un progetto
Che folle pulsa Ma già antico muore.
Attimi, gemiti, momenti Che odio
Che bramo.
V
L’energia che si nutre Di amicizia è fervida
E vitale come nessun altra Ho incontrata.
Diversa dall’amplesso Ma con gli stessi risultati.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Ballata dell’Oltre
Continuare a pensare A ciò che si è mentre Si pensa al contrario. Che goffa illusione! Quando l’esistenza Sarà solo per voi,
quando il corpo cesserà di apparire
non cercatemi, non affannate lo sguardo
ma aguzzate il cuore. Ballatemi attorno
In sorrisi di giubilo Eternamente in un cerchio
Di fuoco A risanare le membra morte.
Sfilate in cortei Gioiosi
In mio nome eterno. Edificate Are Città e palazzi
Non a mio nome ma della mia energia E dello splendore di esse
Anche voi vivrete in eterno. Luce
Tanta luce calda Intorno a me, vorrei.
Stringete gelide le mani Le une nelle altre
Con stizza piena di pietà. Radunatevi attorno
Al ricordo Non di ciò che ero
Ma di quanto a voi ho dato. Solo ombre petulanti
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Di un ammasso stanco. Estatici spettatori
Sarete Attorno al guscio morto.
“…oltre lei vide il vuoto che lo terrorizzava da sempre.
E la fece sua sposa”. ( da un sogno premonitore)
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Rifugia il pensiero altrove
Si rincorrono Lente e ondivaghe Le note di onde
Che muoiono fra fluttui In mare aperto
Ma nascono inesperte Da un ciuffo di terra
Speziato Di saggi imperatori
Scaltri e peccaminosi Nel silenzio maestro
Di un essere Che non compreso
Rifugia il respiro Altrove.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Verso Sera
Al crepuscolo La sete si placa
Affonda nel ventre del ricordo Che mai conosce luce.
M’aggrappo all’ideale marino Sinestetico placebo d’ozio
Circondato da acque Abitato dal silenzio
Del vento della storia. Ti abito
Mi proteggi Per moglie le rocce
Per amanti le sirene pie Che bramano all’infinito
Mio vizio.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Libero canto di un epicureo
L’ideale che mi alimenta Germoglia in teneri crampi
Armonici. I suoi frutti sono le mie illusioni I suoi inganni le mie certezze.
Non pensare, non tradire Il bagliore di esistenza
Che vide la luce con il tuo Nome
Fanne arte astratta senza dogmi Libero canto d’epicureo Ogni giorno che il sole
Sbatte incontro alla notte. Quando il desiderio non è
Vivere Ma esistere.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
68
In bilico sul millennio I
E’ tempesta, stasera. Le foglie rincorrono
I sogni Che audaci inseguono
La strada bagnata. Occhi di luce scrutano
Ogni respiro, ogni Anima che distratta s’incontra.
Si respira premonizione; fiocchi di futuro densi di passato e il viale silente
ride.
II
In quel bosco Umido e incerto
Incontrai una dama Che per occhi aveva l’antica
Foggia di panneggi di damasco; per sorriso tenere gemme
di lontane certezze. Ti sorprende con i suoi bagliori
Si increspa nello specchio D’acqua salmastra del mondo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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III
E in bilico sul
Millennio, rido.
Una fessura amara, con nuvole di lento
peregrinare dal fatto all’idea
che mai conquista. E dalla materia
Al nulla Che naviga sicura,
affondo nei tuoi occhi. Parti di te sulla pelle
Che come vento passeggero Sfiora e bacia
Quello che volevamo Insieme.
Il tempo è finito, distratto è passato.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Il solco del millennio
Rumori di millennio Filano nell’era stanca
Di coscienze affannate. Quando eri bambino
Era gioco di luci Ora mollemente si dipana
In desiderio. La parola si innesta al pensiero
E il silenzio si fa vita. E scorre intorno
Rumore, solo Fra chimere e segni
Da cogliere come lucciole Nella vita.
Unica trappola. Prigione.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Viaggiare per mari d’infinito
Migro in terre Lontane
Lande sconosciute Ma percepite nei misteriosi viaggi.
E tra energie condenso E mi perdo
In quel gioco che rende la realtà. Quante terre non conosco Sapori nascosti insieme agli
Occhi grigi di creature Sconfitte.
E continua il flusso magmatico Fluttua la musa del pensiero
Ulisse mia stella. Il sole la mattina nasce
Ma nel cuore subito muore Ogni istante caldo che respiro.
E naviga la Luna Che rincorre lo sposo
Astuto e stanco Di inseguire il destino.
Ogni momento che la mente viaggia Muore la stella
Che l’intrepido argonauta Cerca nel sentiero
Che lo vide nascere. I tuoi occhi brillano.
Io parto con te.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Rane
Cupi e fradici Assiomi:
parole sante inseguo
nell’istante del lampo fulmineo
che illumina questo albero morto.
E poi l’idea Il rapido scatto
Nel vergare questi solchi E putride lettere
Che ballando Formano senso.
Gracili abbagli di volontà mancate. Senso che amaramente inseguo
Scopi che fallisco. Tu mi guardi
(oh fresco e ignaro lettore!) senza capire
gli strali di eterna cupezza, che formano l’ingenuo artefice.
Gelide ali spezzate Mentre rincorro l’ignoto del destino.
Le rane nello stagno Ululano
E mi placo.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Araldo
Solitario, ignoto Ricordo
Che inauguri un millennio Di promesse alate
Con sciabola e mantello, riscalda il mio sguardo.
Che è quello di un intero popolo. Alla deriva. E nelle acque calde Di passioni antiche
Diluisci E imbevi insolente
Il tuo respiro affannoso. Solerte desti
Il destino appesantito Per approdare
Complici In terre da vivere,
scoprire vergini saporite in quei caldi grovigli
di ordini e araldi. E’ stato un sogno, un’immagine.
Apro gli occhi E scopro che è realtà. Il vento gorgheggia
Mi chiama, rispondo. Alle armi;
nella guerra di anime.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Appendice La critica: […]fu proprio Gian Luigi Rondi a sottopormi alcune liriche di Simone Casavecchia Sangiorgi, dichiarandosi favorevolmente colpito dalla sua espressione poetica e pregandomi di uno spassionato giudizio. […]le vicende e le situazioni umane diventano canto poetico che si snoda all’insegna dello smarrimento, della caparbia volontà di proseguire comunque sul sentiero della vita, dell’osservazione attenta della realtà. […]Le sue liriche brevi, ed intense come squarci improvvisi di luce, sono tutte intessute dalla crescente necessità di varcare le palizzate del limite della ragione, per poi espandersi in ampiezze liriche lampeggianti, che come un dono, si affidano alle accensioni della memoria. Ricordo l’ombra- sulla parete del tempo- specchio del ricordo –Energia e spazio diventano il denominatore comune del vivere stesso che, nella sua incessante opera di rigenerazione, ricollega l’esistente al Tutto. Ma il Tutto è inteso anche come energia cosmica che avvolge l’uomo dalla nascita, ed ancor prima di essa, ad una profonda e drammatica trasformazione dell’intima ragione dell’esistenza, origine inconsistente all’origine di ciascuno – utile sostegno – organo primordiale infinito che portiamo avanti. Il poeta è proteso nel percepire il palpito più profondo dell’universo, e in questo immenso diaframma, ne respira la voce delle cose, gli spazi, il tempo, l’essere e il divenire. Questi abbandoni trovano la più significante espressione nell’armonia del verso che felicemente si innesta nella forte essenzialità del suo intimo contenuto. Io credo alla casualità del ritmo impetuoso – io credo al beato caso che crea surreali emozioni – E’ il recupero di una identità soprattutto sul piano metafisico che lo fa interprete di una totalità assoluta, e forse, mentre il tempo trapassa e ostacola il presente, e l’uomo lotta contro una condizione ineluttabile che lo accomuna al destino di ogni essere umano, la storia del vivere scrive nello spazio l’antica leggenda della creazione che persiste, si perpetua, si trasforma in storia di ognuno, poiché rispecchia l’ansia del nostro voler vivere. Con una terminologia personale, e questo stupisce, la parola poetica procede per rivelazioni, per impeti lirici, tramata da una insolita musicalità e da una coinvolgente tensione emotiva. Miranda Clementoni, Poeta e presidente del Premio Mopoeita.
Simone Casavecchia Sangiorgi Il Voyeur della Morte
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Il Voyeur della morte
di Simone Casavecchia Sangiorgi
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