il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso

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(Lc 1,39) catalogo della Mostra itinerante Il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso Prima esposizione dal 16 luglio al 30 settembre 2011 allestita nella chiesa parrocchiale di Valsavarenche unitamente alla mostra collaterale “Don Luigi Frassy, Guida spirituale di Valsavarenche - Alla ricerca della Fede viva delle antiche comunità montanare”. A cura di Lina Peano e Adriano Chabod Supervisore canonico Franco LOVIGNANA CON IL PATROCINIO DI

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Catalogo della Mostra Itinerante, inaugurata il 16 luglio 2011 nella chiesa parrocchiale di Valsavarenche e il 23 luglio 2011 nella Casa Madre dei frati Servi di Maria, a Monte Senario nel comune di Vaglia, in provincia di Firenze.

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“Noi credenti sentiamo,nel fondo dell’anima,che chi definitivamenterecherà a sal vamento lasocietà presente non saràun diplomatico, un dotto,un eroe, bensì un santo,anzi, una società di santi.”

Venerabile Servo di Dio

Giuseppe Toniolo

(Lc 1,39)

catalogo della Mostra itinerante

Il Viaggio della Madonnina del Gran ParadisoPrima esposizione dal 16 luglio al 30 settembre 2011 allestita nella chiesa parrocchialedi Valsavarenche unitamente alla mostra collaterale “Don Luigi Frassy, Guida spiritualedi Valsavarenche - Alla ricerca della Fede viva delle antiche comunità montanare”.

A cura diLina Peano e

Adriano Chabod

Supervisorecanonico Franco LOVIGNANA

CON IL PATROCINIO DI

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1a Edizione luglio 2011© Parrocchia di ValsavarencheLoc. Dégioz 11010 ValsavarencheAssistenza Tecnica Editoriale:il Valico EdizioniVia P. Carnesecchi, 13 50131 FirenzeTel. 0165806404www.valico.com Proprietà letteraria riservata

Lina Peano e Adriano Chabod (a cura di)Canonico Franco Lovignana (supervisore)Mostra itineranteIl Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso(20 pannelli f.to cm 90 X 100)mostra collateraleDon Luigi Frassy Guida spirituale di Valsavarenche(6 pannelli f.to cm 90 X 100)

Fotografie di:Archivio Pro Loco Valsavarenche, galleria fotografica Hotel À l’Hostellerie du Paradis di Valsavarenche, archivioSocietà Guide Gran Paradiso, archivio Luigi Scagliotti, Giorgio Chiosso, Massimiliano Corbo, Giovanni Costa,Corrado Gontier, Ilvo Martin, Paolo Pellissier, Alessandra Perugi, Patrick Raspo.

Si ringraziano vivamente:Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Comune di Valsavarenche, Curia Vescoviledi Aosta, Biblioteca Regionale di Aosta, Museo Castello di Sarre, CAI d’Ivrea sottosezione di Sparone, Società GuideGran Paradiso, Pro Loco di Valsavarenche, Sci Club Valsavarenche.

Emilia Berthod, Primo Berthod, Remo Blanc, Renzo Blanc, Silvia Blanc, Valeria Borgialli, Alma Chabod, Rina Cha-bod, Stefania Chabod, Giorgio Chiosso, Adriano Cigliano, Massimiliano Corbo, Giovanni Costa, Geromina Dayné,Marisa Dayné, Gastone Fara, Angela Giuliani, Corrado Gontier, Pierino Jocollé, Cristina Letey, Ottavio Losana,Ilvo Martin, Padre Hubert Moons, Paolo Pellissier, Patrick Raspo, Luigi Scagliotti, Giuseppe Velonà.

In copertina: libera composizione di Alessandra Perugi con foto del 2-3 luglio 2004 provenienti dall’archivio della Società GuideGran Paradiso, ispirata al percorso escursionistico-alpinistico che dal villaggio di Le Pont a Valsavarenche conduce fino alla Ma-donnina in vetta al Gran Paradiso; in primo piano con la Madonnina: la Guida Alpina Ilvo Martin; in secondo piano con la Madonnina:il Vescovo di Aosta Mons. Giuseppe Anfossi.Nel retrocopertina: Madonna del Monte Carmelo, particolare del dipinto ottocentesco collocato presso l’altare maggiore della chiesaparrocchiale di Valsavarenche, realizzato dai fratelli Stornone di Ivrea.

Pubblicazione realizzata con il Patrocinio di:

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Mostra itinerante: “il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso”SALUTO DELL’ASSESSORE LAURENT VIÉRIN

L’Assessorato Istruzione e Cultura dellaRegione autonoma Valle d’Aosta ha volu-to accordare il proprio patrocinio alla

mo stra itinerante “il Viaggio della Madonnina delGran Paradiso”, organizzata dalla Parrocchia di Val-savarenche, per incoraggiare in questo modo un ul-teriore passo verso l’arricchimento dell’archivio fo-tografico e documentaristico riguardante la storia diun’immagine mariana che, per il luogo in cui è statacollocata nel 1954, rappresenta ormai un vero e pro-prio faro spirituale.

Questa statua collocata su una delle più importantimontagne della nostra regione è speciale per treprincipali motivi: il primo è di trovarsi sulla più ele-vata montagna situata interamente in territorio italiano; il secondo è la benedizione im-partita dal Beato Giovanni Paolo II nel cinquantenario della posa della statua; il terzoè l’autentico entusiasmo spirituale che la statua è capace di scatenare. Un festoso pro-fondo entusiasmo che è stato registrato ai tempi della sua posa e che si è ripetuto neivari anniversari; un fermento spirituale talmente semplice e autentico da contagiare per-sino i non credenti.

Saluto dunque con molto piacere la prima inaugurazione di questa mostra itinerante chevede la luce a Valsavarenche il giorno della festa patronale dedicata alla Madonna del Mon-te Carmelo. Sono lieto che la mostra coincida anche con due felici avvenimenti di questoanno 2011: la Beatificazione, avvenuta il primo maggio scorso, del Venerabile Papa Gio-vanni Paolo II tanto devoto a Maria, anzi Totus Suus e l’Affidamento del popolo italianoalla Madonna, Mater Unitatis, che la Chiesa ha voluto pronunciare il 26 maggio scorso.Due altissimi momenti seguiti dalla comunità valdostana con quello stesso spirito di par-tecipazione con cui accolse, nel dicembre 1958, la consacrazione da parte del Vescovo,Mons. Maturino Blanchet, della nostra regione alla Madonna Regina della Valle d’Aosta.

Laurent Viérin, Assessore all’Istruzione e Cultura Regione autonoma Valle d’Aosta

Laurent ViérinAssessore all’Istruzione e Cultura

della Regione autonoma Valle d’Aosta

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L’idea di far partire da Valsavarenche, nelgiorno dedicato alla memoria della BeataVergine del Monte Carmelo, Patrona dellaParrocchia, una mostra itinerante intitolata

“il viaggio della Madonnina del Gran Paradiso” è intima-mente legata al desiderio della Parrocchia di ricordare donLuigi Frassy, una persona molto molto semplice che aValsavarenche iniziò venticinquenne il suo intenso cam-mino di sacerdote devotissimo alla Madonna.

La mostra itinerante, infatti, viene inaugurata nell’ottan-tesimo anniversario della nascita di don Luigi Frassy chefu per trent’anni Parroco di Valsavarenche e morì a solisessantadue anni il giorno della vigilia della festa Patronaledel 1993. Fu ordinato sacerdote il giorno di san Giovannidel 1956 e, nell’autunno di quello stesso anno, arrivò inParrocchia ad aiutare l’allora parroco don Cesare Perron.Il festoso passaggio in paese della Madonnina del GranParadiso nel 1954 e l’arrivo a Valsavarenche del giovanis-simo don Louis appena due anni dopo furono per i par-rocchiani due brillanti segni anticipatori dell’intenso fer-mento di rinnovamento spirituale che in quegli anni ilConcilio stava per scatenare nella Chiesa e nella società.

Don Luigi salì diverse volte oltre i ghiacciai del Gran Pa-radiso, in segno di devozione, sulla vetta della più elevatamontagna interamente italiana per andare a onorare laMadonnina del Gran Paradiso. Una volta, il giorno di SanBernardo, portò lassù persino i suoi due compagni diMessa don Emiro Pession e don Alfonso Verraz, con iquali s’incontrava spessissimo. Fu inoltre in strettissimocontatto con don Pierino Balma Marchis di Sparone, ilprete alpinista piemontese che aveva avuto l’idea di por-tare sul Gran Paradiso la statua della Madonna. Anzi, donLuigi, appena diventato Parroco nell’ottobre del 1963, ac-colse con entusiasmo l’idea di don Balma di costruire unachiesetta lungo il percorso escursionistico-alpinistico chedal villaggio di Le Pont a Valsavarenche conduce fino allaMadonnina. Insieme pensarono di collocarla proprio ac-

canto al rifugio alpino Vittorio Emanuele II, a quota 2734metri. “M’interessa molto la proposta”, scriveva don Lui-gi a don Balma nel febbraio del 1964. “La cappella deveessere fatta - continuava nella lettera a don Balma - intan-to se quest’anno non si potesse fare di più si potrebbe al-meno ricordare il X anniversario dell’erezione della Sta-tua della Madonna al Gran Paradiso con la posa solen-ne della prima pietra.” Così fu e, per progettarla, donLuigi si affidò a un grande amico di Valsavarenche, l’ar-chitetto Franco Binel, il quale realizzò due successiviprogetti di quell’importante cappella della Parrocchia di

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Valsavarenche. Lo fece “gratuitamente - come ricordò lostesso don Frassy - senza minimamente far pesare tantagenerosità”. Il progetto di Binel venne riprodotto e an-nunciato già sul primo numero della rivista trimestrale divita alpina Giovane Montagna nel gennaio 1965. “LaCappella - si legge nell’articoletto - viene finanziata conuna pubblica sottoscrizione negli ambienti alpini ed alpi-nistici oltreché valligiani locali”. Non fu cosa facile por-tare a termine quell’impresa, sotto tutti i punti di vista; losanno bene, per esempio, i tanti parrocchiani di Valsava-renche che una domenica, chiamati a raccolta da don Lui-gi, si ritrovarono tutti insieme per portare a spalla lungoil sentiero le travi per la copertura della chiesetta del GranParadiso: un modo d’altri tempi di santificare la festa!Numerose furono le difficoltà, non ultime quelle di ordi-ne burocratico, ma don Frassy non mollava e scrivevaconvinto: “Son certo che Maria Santissima ha a cuore larealizzazione e pertanto viene in nostro aiuto”. Infatti il31 agosto 1969 la chiesetta venne inaugurata. Era appenaarrivato in Diocesi, proveniente dalla Toscana, il nuovoVescovo Mons. Ovidio Lari (1919-2007): fu lui in personaa salire fin lassù per benedire la chiesetta del Gran Para-diso che intitolò alla Madonna Regina della Valle d’Ao-sta. Il Vescovo Ovidio Lari, della cui ordinazione sacer-dotale ricorre quest’anno il 70° anniversario, tornò poiancora con don Frassy al rifugio per festeggiare, con unaMessa sul ghiacciaio, il trentennale della posa della Ma-donnina del Gran Paradiso.

Don Frassy ideò una cappella anche per il secondo piùalto rifugio alpino di Valsavarenche, il rifugio FedericoChabod (m 2710 s.l.m.), ulteriore campo base per gli al-pinisti che si recano oltre i 4000 metri sul Gran Paradiso.Il progetto venne realizzato dallo studio Martinet di Ao-sta. Purtroppo don Frassy non ebbe mai la gioia di vederequella cappella, perché morì prima di riuscire a realizzarla.Essa avrebbe dovuto inglobare il grosso masso che si tro-va davanti alla casa degli alpinisti costruita, a sua volta, di

fronte allo straordinario spettacolo offerto dal gigantescoscivolo di ghiaccio della parete nord del Gran Paradiso.Era comunque intenzione di don Frassy intitolare la cap-pella del rifugio Chabod alla Madonna Ausiliatrice, Pa-trona dei Salesiani, alla quale egli era particolarmente de-voto. La Madonna Auxilium Christianorum (aiuto deicristiani) tanto cara a san Giovanni Bosco, e perciò Patro-na dei Salesiani, è entrata nella storia del Gran Paradisonel 1926, anno in cui venne scelta per il primo tentativodi collocare un’immagine della Madonna sulla vetta delGran Paradiso. L’iniziativa fu ideata da un gruppo di gio-vani amanti della montagna riuniti nell’associazione sale-siana ADEAT (Amici di Escursioni Alpine Torino), la cuisede si trovava nel capoluogo piemontese proprio pressol’Oratorio festivo di Valdocco, storico nucleo originariodell’opera di don Bosco. Nell’estate del 1926, infatti, du-rante la terza settimana d’agosto, una quarantina di gio-vani dell’ADEAT, guidati dal loro cappellano don Samue-le Vosti, arrivarono a Valsavarenche per effettuare una se-rie di ascensioni alpinistiche e montarono il loro campobase a 2000 metri, nel villaggio di Le Pont. L’ascensionepiù importante del loro programma turistico-alpinistico-spirituale fu proprio la scalata al Gran Paradiso, finaliz-zata a “murare” in vetta un’“artistica targa rappresentantela Vergine Ausiliatrice” (Bollettino Salesiano, anno X n. 10,Torino, ottobre 1926). Don Vosti benedisse in vetta l’im-magine sacra, murata nella roccia. “L’austera e simpaticacerimonia si svolse in un’atmosfera luminosa di ghiacci ecielo sereno fra la commozione più intensa di tutti i pre-senti”. Anche se oggi quella “targa artistica” è andatasmarrita, certamente non è andato perso lo spirito con ilquale essa venne portata sulla più alta montagna intera-mente italiana, lo stesso identico spirito che animò nel-l’Anno Mariano 1954 il foltissimo gruppo di scout che,guidati da don Pierino Balma, organizzarono la posa del -l’attuale Madonnina del Gran Paradiso. Ecco perché unodei tre pannelli introduttivi della mostra “il viaggio della

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Madonnina del Gran Paradiso” è stato dedicato alla me-moria dell’iniziativa dei giovani dell’ADEAT. Il pannelloin questione riproduce una foto scattata dalla Guida Al-pina Corrado Gontier proprio dal punto in cui oggi sitrova la Madonnina del Gran Paradiso: nel cielo, fra le gu-glie della cresta, è stata incastonata, a guisa di ex voto, unatavola dipinta circolare raffigurante Maria Ausiliatrice. Sitratta di una tavola donata alla Parrocchia di Valsavaren-che, in occasione dell’inaugurazione della Mostra itine-rante il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso, daun gruppo di scout piemontesi che nel 1954 parteciparo-no all’organizzazione della posa della Madonnina di donBalma in vetta al Gran Paradiso. Un dono che ha volutoespressamente e simbolicamente richiamare alla memoriala prima posa di una Madonna sul Gran Paradiso. L’iconacircolare, realizzata a Firenze da Angela Giuliani e ispirataal dipinto che il pittore Tommaso Lorenzone realizzò suprecise indicazioni di don Bosco, una volta benedetta dalparroco don Ugo Reggiani troverà posto nella chiesettadel Gran Paradiso sulla stessa parete che già ospita il ri-tratto fotografico di don Luigi Frassy.

Allo stesso gruppo di scout autori di questa bella inizia-tiva si deve la pubblicazione nella mostra di una serie difo to inedite scattate nel 1954 durante quell’ormai famosaascensione che venne descritta direttamente da don Pie-rino Balma in un articolo pubblicato l’anno seguente sullarivista Monti e Valli e riportato qui di seguito:

Sogno a lungo accarezzato nel mio alpestre romitaggio, di-venuto dolce realtà nell’anno dedicato a Lei, “montium etnivium Regina”. Fu una nobilissima gara di valligiani, de-voti, alpinisti e Scouts; una fiammata d’amore alla “TuttaBella”. Fiammata d’amore ed entusiasmo che già la Madon-nina aveva suscitato nella sua visita all’umile gente di mon-tagna. Poi la giornata trionfale del 4 luglio. Anch’essa avevapernottato al Rifugio Vittorio Emanuele tra il sorriso deiprofumati fiori dell’alpe, insieme ai tanti suoi figli accorsi daimonti e dal piano. Quella mattina una minacciosa nuvolaglia

non prometteva nulla di buono. Noi però fidenti nella Virgopotens, iniziamo l’ascesa. Alle Guide Alpine delle varie val-late l’onore di portare a turno la statua attraverso il ghiac-ciaio verso l’altissima sede.

Improvvisamente siamo investiti dalle prime raffiche di ungelido vento foriero di tormenta, tanto che parecchi son co-stretti a fermarsi. Il nevischio turbina attorno e il freddomorde le carni. Ma l’Immacolata vince ancora una volta esorride ai suoi figli sulla vetta sublime. In una breve pausadi poco sole celebro la Santa Messa su una stretta cengia. Aipiedi il grandioso ghiacciaio della Tribolazione; attorno tantevette candide e ferrigne. Ricomincia la tormenta. Tutti siamprotesi verso la bianca Madonnina che, le mani congiunte elo sguardo al Cielo, invita ad elevarsi dalle bassure terrene.

A malincuore ci si distacca da questa visione di Paradiso:un’ultima preghiera perché la dolce Castellana d’Italiastenda su tutti la sua protezione; perché guidi i passi di co-loro che in purità di spirito salgono i monti. Momenti ino-bliabili di gioia difficilmente traducibile in parole.

La visione dell’ardita Madonnina sulle estreme rocce aoltre 4000 metri ci accompagnerà per tutta la vita. Nellosconforto, nelle ingiustizie, quando forse il fango del vi-zio cercherà di ghermirci, penseremo a Lei lassù, sospesatra il candore dei ghiacciai e l’azzurro del Cielo, attin-gendo forza coraggio e fede per continuare nell’aspraascesa verso le vette del bene e della virtù.

don Pierino Balma MarchisMonti e Valli, anno X n.1, Torino 1955, (periodico della sezione CAI di Torino).

La Madonnina del Gran Paradiso, nel suo significatostorico religioso, è intimamente collegata non solo allaMadonna del Monte Carmelo, Patrona di Valsavaren-che, ma perfino a Notre Dame de la Fontaine, la sculturalignea medievale custodita e venerata nella chiesa par-rocchiale per aver “accompagnato - come sottolineavadon Frassy- il cammino della comunità di Valsavaren-che”. A Valsavarenche, infatti, nel corso della storia dellaParrocchia, si è costituito, non volendo, un vero propriotrittico mariano che rimanda al titolo di Fonte con il

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quale molto spesso la Madonna viene onorata nei testieucologici della Chiesa. Infatti:

1) la Madonnina del Gran Paradiso, collocata in vettanel centenario della definizione del dogma dell’Immaco-lata Concezione, raffigura per questo la Madonna diLourdes, la quale si manifesta appunto a santa Bernadettedicendo “io sono l’Immacolata Concezione”: nell’Appa-rizione di Lourdes la Madonna fa sgorgare, miracolosa-mente, proprio una Fonte d’acqua con l’aiuto della stessaBernadette, invitata dalla Madonna a scavare con le nudemani il terreno asciutto, che poi viene appunto miracolo-samente inondato;

2) la stessa cosa avviene nel caso della statua di NotreDame de la Fontaine, considerata dai fedeli miracolosaappunto per aver fatto sgorgare una Fonte d’acqua a Val-savarenche, presso il villaggio di Bien, ai piedi di una roc-cia dove un pastorello, proprietario della statuina, l’avevapoggiata durante una sosta col suo gregge condotto inValsavarenche dal Piemonte;

3) infine la Madonna del Carmelo, legata all’Apparizio-ne della Madonna nel 1251 a san Simone Stock primo Pa-dre Generale dell’Ordine Carmelitano la cui regola, ap-provata dal Papa poco prima di quell’Apparizione, fa di-retto riferimento, già al suo primo punto, agli “eremiti chedimorano sul Monte Carmelo, presso la Fonte”1.

Del resto, l’antica Parrocchia di Valsavarenche, di cuidon Frassy ebbe l’onore, nell’Anno Santo straordinariodella Redenzione del 1983, di festeggiare il cinquecen-tenario della fondazione, nacque nel 1483 sotto il Vesco-vo Francesco De Prez proprio dalla trasformazione dellaprimitiva “Capellam Beatae Mariae de fonte in Eccle-siam Parrochialem” (dall’Atto di fondazione della Parrocchia).

Il trittico Mariano di Valsavarenche, insomma, invitatutti a riflettere in modo particolare sul fatto che Maria“generò dal grembo verginale il Verbo fatto uomo, GesùCristo, fonte di acqua viva”. In definitiva è la Chiesastessa che, nell’esempio di Maria, estingue la sete dei fedelioffrendo loro “le acque pure e salutari” attraverso i Sa-cramenti. Prime fra tutte le acque offerte con il Sacramen-to del Battesimo mediante le quali l’uomo vecchio lasciaspazio all’uomo nuovo. Concetto, quest’ultimo, tenutosempre vivo nella chiesa parrocchiale di Valsavarenchedove è custodito il prezioso antichissimo fonte battesi-male, risalente al XII-XIII secolo, che proprio don Frassy

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1 Nel Primo libro dei Re, si racconta che il profeta Elia si recò sul Monte Carmelo dopo aver sentito “il rumore della pioggia torrenziale”, lì si mise a terra conil capo fra le ginocchia dicendo al suo servo di andare a guardare verso il mare. Il ragazzo andò e non vide nulla. Elia disse: “Tornaci ancora per sette volte”. Lasettima volta il ragazzo riferì: “Ecco, una nuvola, piccola come una mano d’uomo, sale dal mare”. A quel punto Elia annunciò l’arrivo della pioggia: infatti “d’untratto il cielo si oscurò per le nubi e per il vento e vi fu una grande pioggia”. Quella nuvoletta salita dal mare è stata interpretata come l’Annunciazione dellavenuta della Vergine Maria che a sua volta avrebbe portato al mondo Gesù Fonte d’acqua viva.

Notre Dame de la Fontaine

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volle valorizzare facendo costruire da un suo amico chelavorava alle acciaierie della Cogne un saldo piedistallo esistemandolo poi accanto all’altare.

Il Vertice dei Sacramenti è la Messa, il “banchetto euca-ristico” che il Concilio, la cui indizione ufficiale compiequest’anno mezzo secolo, considera appunto “sorgentee culmine di tutti i sacramenti”. Perciò don Frassy nonsi rassegnava al fatto che si potesse partecipare alla Messasenza fare la Comunione, senza cioè “attingere con gioiaalle sorgenti del Salvatore”. Invitava ad avvicinarsi allaSanta Comunione con la spontaneità di chi indica la viagiusta da seguire oppure di chi offre un frutto nutriente.Perciò proprio non si spiegava il fatto che “tanti e spessopotrebbero farla [la Comunione] e non la fanno. Si com-portano - scriveva - come chi è assetato e pur trovandosipresso una fontana: non beve!” Tutti i Sacramenti, a co-minciare da quello dell’Unzione degli infermi, per donFrassy erano come frutti nutrienti: li raccoglieva freschidal frutteto della Chiesa e li offriva ai suoi parrocchianicome avrebbe fatto qualunque padre amorevole, lo fa-ceva insomma, “con sollecitudine veramente paterna”per usare un’espressione del canonico Franco Lovignana,attuale Vicario della Diocesi di Aosta che al tempo di donFrassy faceva il Parroco nella valle accanto a quella di Val-savarenche, la Val di Rhêmes, e quindi conosceva e fre-quentava don Luigi.

Il richiamo amichevole e “assillante” alla Santa Messache don Frassy rivolgeva confidenzialmente ai suoi par-rocchiani altro non era che l’irrefrenabile desiderio, pro-fondamente sentito da don Louis, di donare ai suoi amiciciò di cui essi avevano più bisogno nella vita di tutti i gior-ni: il frutto buono dello Spirito Santo. Mangiando questifrutti, nutrendo il proprio spirito, ciascuno può, volendo,“tendere con ogni energia verso la vetta spirituale dellasantità” per usare le stesse identiche parole pronunciatedal Beato Giovanni Paolo II a Les Combes il giorno diSan Benedetto del 2004, quando il Santo Padre, durante

la sua ultima vacanza in Valle d’Aosta, volle benedire laMadonnina del Gran Paradiso, appena dopo che la statuaera stata restaurata e ricollocata sulla più alta vetta intera-mente italiana. Quell’importante benedizione impartitadal Pontefice (verso la quale protende tutta la secondaparte della mostra “il viaggio della Madonnina del GranParadiso” che culmina e si conclude proprio con le paroledel Beato Giovanni Paolo II) avvenne come già detto nelgiorno dedicato alla memoria di san Benedetto, Patronod’Europa ma anche Patrono dell’attuale Pontificato di pa-pa Benedetto XVI, il quale in un’Udienza Generale del-l’aprile 2008 si soffermò a lungo proprio sulla vita di sanBenedetto da Norcia, sottolineando che essa venne presacome esempio da Gregorio Magno nei suoi scritti per in-dicare un modello di esistenza in cui si realizza perfetta-mente l’ascesa verso le vette della contemplazione. Du-rante la benedizione della Madonnina del Gran Paradiso,il Beato papa Giovanni Paolo II esprimeva la preoccupa-zione che “le molteplici opportunità di relazione e di in-formazione che offre la società moderna rischiano taloradi togliere spazio al raccoglimento, sino a rendere le per-sone incapaci di riflettere e di pregare”. La preghiera, spie-gava papa Benedetto XVI nel Discorso del 2008, “è in pri-mo luogo un atto di ascolto, che deve trasformarsi nel-l’azione concreta”, in “una simbiosi feconda tra azione econtemplazione”. Alla luce di queste importanti conside-razioni, viene nitidamente in mente l’insegnamento didon Luigi Frassy, che indicava ai suoi parrocchiani pro-prio il modello del “cristiano operoso”. Anche il radunoin vetta al Gran Paradiso, organizzato dal parroco di Val-savarenche don Ugo Reggiani con ritrovo in quota ap-punto il giorno di san Benedetto, non è soltanto un segnodi lode e di riconoscenza per le meraviglie del Creato, maanche e soprattutto una promessa: quella di agire nel pro-prio quotidiano imitando letteralmente e concretamentele virtù e l’operato di Maria. La forza fisica e spirituale delcristiano operoso, per don Luigi Frassy, aveva avuto il suo

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culmine nelle antiche comunità montanare che hannoavuto “il privilegio” di vivere in un contesto che impone-va di imparare a lavorare insieme e quindi di ascoltarsi re-ciprocamente per riuscire a salvare la comunità e a salva-guardare un territorio assolutamente complicato da ge-stire. Quelle comunità hanno avuto però un altro “privi-legio”: quello di vivere e di lavorare in quell’ “oasi di quie-te” di cui parla il Beato Giovanni Paolo II nella benedi-zione della Madonnina, un’oasi “nella quale si sperimentaquanto proficuo sia il silenzio, un bene oggi sempre piùraro”. Immerse in questo silenzio le antiche comunitàmon tanare, sia pur alle prese con la povertà e l’estremadifficoltà di ogni giorno, non difettavano della capacità diriflettere sulla loro vita ma anche sugli strumenti culturalidell’epoca: la Messa, il Catechismo, il Rosario recitato in-sieme nel privato a cui tutti erano abituati, la lettura dellevite dei Santi. Tutto questo andava ad alimentare e ad ar-ricchire l’interiorità di ciascuno, tanto che in quei vecchivillaggi in cui regnava la povertà materiale vivevano deiveri e propri capitalisti dello Spirito. “Per quelle persone- diceva don Frassy - era inconcepibile non andare a Mes-sa la Domenica, molti andavano anche ai Vespri”. Infatti,per il quinto centenario della Parrocchia, nel 1983, donLouis, accanto alla presentazione del libro, da lui stessovoluto e seguito, scritto dallo storico André Zanotto, Val-savarenche - Une communauté montagnarde au cœur duGrand Paradis, promosse una ricca mostra etnografica incui raccolse tutti gli antichi strumenti di lavoro e oggettidi vario uso che potessero richiamare alla memoria il pri-mitivo cammino della comunità parrocchiale. Teneva cosìtanto a questa mostra che, nel 1987 quando in Parrocchiasi festeggiarono i cento anni della chiesa parrocchiale, ac-colse con vero piacere l’idea di alcuni suoi parrocchiani edella Pro Loco di arricchire quell’esposizione fino a tra-sformarla in un piccolo museo etnografico ancora oggi ge -losamente custodito nella sede della stessa Pro Loco. DonFrassy lo chiamerebbe il museo del cristiano operoso, il so-

lo capace, secondo lui, di costruire una comunità “unita eaperta all’incontro con l’altro” due concetti richiamatidalla Chiesa nella Preghiera di affidamento del popolo ita-liano alla Madonna, Mater Unitatis, in occasione dei cen-tocinquant’anni dell’Unità politica del Paese. Nella pre-ghiera pronunciata dal Papa il 26 maggio 2011 infatti silegge: “donaci […] di comprendere quale segreto di bel-lezza è racchiuso nella verità di un incontro” e ancora“Rendi tutti noi partecipi del destino di questo Paese, bi-sognoso di concordia e di sviluppo.” L’“unità di una co-munità - scriveva infatti don Frassy - è indicatore di cri-stianità.” Con questo spirito di unità don Frassy realizza-va, per esempio, il bollettino parrocchiale che solo quandonasceva da un buon lavoro di gruppo poteva dirsi ben riu-scito, cioè “interessante, formativo e utile”. All’insegnadell’unità e dell’incontro va letta anche quella che donFrassy ha ritenuto essere la sua opera spiritualmente e ma-terialmente più importante fatta a Valsavarenche: la chie-setta costruita presso il villaggio di Le Pont per ringra-ziare la Madonna che protesse i partigiani. Essa infattiè costruita nel luogo più frequentato di Valsavarenche,per ché d’estate, trovandosi al confine fra la fine dellastrada regionale e la partenza di numerosi sentieri, siriempie di naturalisti e alpinisti; d’inverno, invece, quan-do il villaggio si trasforma nel paradiso dello sci di fondoaccoglie atleti e appassionati dello sci nordico, oltre aipatiti delle passeggiate sulla neve. È quindi un luogo po-tenzialmente aperto all’incontro. Inoltre si tratta di unachiesetta che celebra l’unità di quei partigiani che doven-do attraversare dei valichi tanto pericolosi e pieni di neveper riparare nel 1944 oltre confine si ritrovarono unitianche nel chiedere la protezione della Madonna percompiere una traversata tanto complicata da passare allastoria col nome di “passaggio del mar bianco”. La chie-setta ospita infatti un pregiato ex voto dipinto nel 1982dal pittore e partigiano Luigi Balbis.

Lina Peano e Adriano Chabod

Mostra itinerante: “il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso”INTRODUZIONE

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Mostra itinerante

Il Viaggio della Madonnina del Gran Paradiso

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Il Gran Paradiso è la piùalta montagna interamente

italiana, meta alpinistica findalla metà del XIX secolo.

Le comunità montanare che abitano e amano levalli del Gran Paradiso preservano da sempre lestraordinarie bellezze del tipico paesaggio alpino.

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Attorno al massiccio del Gran Paradiso, situato fra la Valled’Aosta e il Piemonte, nacque, durante gli anni in cui si for-mava il Regno d’Italia, un’estesa Riserva in cui re VittorioEmanuele II avviò la stagione delle Regie Cacce in Montagna.

Palazzine del Regio Accampamento di Caccia presso Orvieille a Valsavaren-che, frequentate per oltre mezzo secolo dai Re d’Italia e solo in parte scampate,nel 1980, a una valanga. Il plastico è conservato nel Castello Reale di Sarreed è stato fotografato su concessione della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Bandiera Sabauda ottocen-tesca in seta ricamata a ma-no, con la rara particolari -tà di avere lo stemma cir -condato dall’anti co “COL -LA RE DELL’ANNUNZIATA”.

Re Umberto I ritratto all’epocadelle Regie Cacce in Montagna

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La regia riserva di caccia del Gran Paradiso venne trasfor-mata, dietro sollecitazione di re Vittorio Emanuele III, nelprimo Parco Nazionale d’Italia, nei cui confini è interamen-te inglobata Valsavarenche; un’area protetta notoriamenteassociata allo Stambecco alpino, che in questo stesso terri-torio venne salvato dall’estinzione all’inizio del XIX secolo.

Gli equilibri naturali preservati con ogni sacrificiodai MONTANARI DEL GRAN PARADISO danno vita aun PATRIMONIO NATURALISTICO tutto da ammirare!

Stambecco (Capra ibex L.) Alma Chabod mentre munge lamucca Luna nella propria azienda

di Rovenaud a Valsavarenche.

Giovanissimi vitellini.

Cucciolo di Stambecco

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“Tra il 15 e il 22 agosto, un ardimentoso gruppo della Società-Alpinistica Adeat [Amici di Escursioni Alpine Torino], che hasede nell’Oratorio festivo di Valdocco (Torino), ha dato feli-cemente la scalata al Massiccio del Gran Paradiso (m 4061),portandovi sull’altissima vetta un’artistica targa rappresentantela Vergine Ausiliatrice.” (Bollettino Salesiano n.10 ott. 1926)

Un primo tentativo di posare un’immagine della Ma-donna sulla vetta del Gran Paradiso risale all’agosto1926, quando venne incastonata nella roccia unatarga (oggi smarrita) raffigurante la Madonna didon Bosco, MARIA AUXILIUM CHRISTIANORUM.

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ANNO MARIANO 1954

Sogno a lungo accarezzato nel mio alpestreromitaggio, divenuto dolce realtà nell’annodedicato a Lei, montium et nivium Regina.

don Pierino Balma, 1955

Sua Eccellenza il Vescovo di Susa Mons. Giuseppe Garneri benedice,presso il Santuario della Consolata di Torino, la Madonnina prontaper andare sulla vetta del Gran Paradiso, nell’Anno Mariano 1954 acento anni dalla definizione del dogma dell’Immacolata Concezione.

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In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna

La Madonnina parte da Torino scortata dagli scout per raggiungerela Valle d’Aosta e arrivare fino a Valsavarenche, dopo essere passatain tutte le principali Parrocchie delle altre Valli del Gran Paradiso.

(Lc 1, 39)

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La Madonnina arrivò a Valsavarenche in camioncino scortata dalle Guide Alpine

Da sinistra: il Parroco di Valsavarenchedon Cesare Perron; le Guide AlpineAmabile Blanc, Valentino Dayné e Ga-briele Preyet; il sindaco Guido Chabod.

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LA GIORNATA TRIONFALE DEL 4 LUGLIO:OLTRE 100 PERSONE ACCOMPAGNANO INVETTA LA STATUA DELLA MADONNINA“Fu una nobilissima gara di valligiani, devoti, alpinisti e Scouts; una fiammatad’amore alla ‘Tutta Bella’. Fiammata d’amore ed entusiasmo che già la Madon-nina aveva suscitato nella sua visita all’umile gente di montagna. […] Quellamattina una minacciosa nuvolaglia non prometteva nulla di buono. […] Mal’Immacolata vince ancora una volta e sorride ai suoi figli sulla vetta sublime.”

“In una breve pausa di poco sole celebro la SantaMessa su una stretta cengia. […] Momenti inobliabilidi gioia difficilmente traducibile in parole. La visionedell’ardita Madonnina sulle estreme rocce a oltre 4000metri ci accompagnerà per tutta la vita. Nello sconfor-to, nelle ingiustizie, quando forse il fango del vizio cer-cherà di ghermirci, penseremo a Lei lassù, sospesa trail candore dei ghiacciai e l’azzurro del Cielo, attingendoforza coraggio e fede per continuare nell’aspra ascesaverso le vette del bene e della virtù.”

don Pierino Balma, 1955

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“A malincuore ci si distacca da que-sta visione di Paradiso: un’ultimapre ghiera perché la dolce Castellanad’Italia stenda su tutti la sua prote-zione; perché guidi i passi di coloro chein purità di spirito salgono i monti.”

Don Pierino Balma, 1955

la dolce Castellana d’Italia

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“Ricorre inoltre quest’anno il quarantesimo anniversario della posa dellastatua della Madonna sulla vetta del Gran Paradiso, là collocata in occa-

sione del centenario della definizione deldogma dell’Immacolata Concezione.”

Beato Giovanni Paolo II, 1994

Gli anniversari della Madonninadel Gran Paradiso hanno sempreispirato corali e felici iniziative

1984 - Messa sul ghiacciaio con il Ve-scovo di Aosta mons. Ovidio Lari, lun-go il percorso alpinistico che conduce fi-no alla Madonnina del Gran Paradiso.

Nel decennale della posa della Madonnina venne posta la primapietra della chiesetta del Gran Paradiso, presso il rifugio alpinoVittorio Emanuele II, a m 2734 s.l.m. La chiesetta venne benedettanel 1969 e intitolata alla Madonna Regina della Valle d’Aosta.

2004 - Nel cinquantenario della posadella Madonnina è partita la primaedizione della gara internazionale bien-nale di scialpinismo “Tour du GrandParadis - Trofeo Renato Chabod”.

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NEL 50° ANNIVERSARIO DELLA POSALA MADONINA TORNA A VALLE PERUNA MERITATA OPERA DI RESTAUROLa statua viene accompagnata alla chiesa parrocchiale di Valsavarenchedagli alpinisti della Società Guide del Gran Paradiso. In chiesa vienepoi prelevata direttamente dalla restauratrice Valeria Borgialli che la portain Piemonte nel proprio laboratorio a Favria, in provincia di Torino.La vetta del Gran Paradiso rimane senza Madonnina per circa 9 mesi.

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Mentre a Valsavarenche la Guida Al-pina Emerita Primo Berthod rimettea nuovo il piedistallo, a Favria ValeriaBorgialli, specializzata nel restauro diopere in metallo, inizia la fase dellasverniciatura completa della statua.

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Nel 2004 in occasione del cinquantenario della posa dellaMadonnina il Comune di Valsavarenche ha promosso lapubblicazione di un libro che racconta la storia e il re-stauro della statua. Oggi il libro è liberamente e gratui-tamente scaricabile da internet sul sito books.google.it.

Dopo uno studio accurato sullo statodella Madonnina, Valeria Borgialli sidedica alle microfusioni, deformazionied esfoliazioni presenti soprattutto nel-la parte alta della statua; successiva-mente affronta i 2 sfondamenti di po-chi centimetri presenti sul basamento.Modellamento, stuccatura e carteggiosono poi le fasi che precedono la colo -razione con una vernice bianca appe-na diluita con blu e nero per rendereil colore un po’ più freddo e brillante.

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Completato il restauro la “Bianca Signora”è adesso pronta per ritornare ai suoi ghiacciai

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Don Pierino Balma durante “unmomento d’intensa e divina feli-cità” come lui stesso lo definiva.

UNA VOLTA RESTAURATA LA MADONNINA DEL GRAN PARADISO DI-VENTA PER UN GIORNO PATRONA DELLA PARROCCHIA DI SPARONE,

LUOGO DI NASCITA DI DON BALMAProposta alla venerazione dei valligiani del Gran Paradiso, presso laParrocchia di Sparone, per iniziativa della locale sottosezione del C.A.I.di Ivrea, la Madonnina viene letteralmente travolta della folta partecipa-zione di gente che sfila in processione insieme al Vescovo Emerito mons.Luigi Bettazzi, che è stato Pastore Diocesano di don Balma (1909-2003).

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All’arrivo a Valsava-renche della Madonni-na restaurata, Comu-ne, Parrocchia e GuideAlpine preparano tuttoil necessario per ripor-tare in vetta la “dolceCastellana d’Italia”.

Come prima cosa, glialpinisti della SocietàGuide del Gran Para-diso progettano la la-boriosa operazione perandare a fissare in vet-ta il pesante piedistallodi 20 chilogrammi.

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Il giorno 2 luglio 20la Madonnina restaura-ta arriva al rifugio Vit-torio Emanuele II, a2734 metri di quota,portata dal Vescovo diAosta mons. GiuseppeAnfossi. La statua vienepoi sistemata nella chie-setta del Gran Paradiso.

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Il 3 luglio 2004 di buon mattinole tante cordate iniziano l’ascen-sione al Gran Pa radiso al seguitodella Madonnina, che viene ac-compagnata anche dal Vescovo di

Ivrea mons. Arrigo Miglio giunto sulla vetta in cordatacon la Guida Alpina di Valsavarenche Renzo Blanc.

La Madonnina ac-compagnata in vettadal Vescovo d’Ivrea

In giacca celesteMons. Miglioil

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“In questa oasi di quiete, di fronte al meraviglioso spettacolodella natura, si sperimenta facilmente quanto proficuo sia ilsilenzio, un bene oggi sempre più raro. Le molteplici oppor-tunità di relazione e di informazione che offre la società mo-derna rischiano talora di togliere spazio al raccoglimento, si-no a rendere le persone incapaci di riflettere e di pregare. In realtà, solo nel silenzio l’uomo riesce ad ascoltare nell’in-

timo della coscienza la voce di Dio, che veramente lo rende li-bero. E le vacanze possono aiutare a riscoprire e coltivare que-sta indispensabile dimensione interiore dell’esistenza umana.Modello per fet to di ascolto di Dio, che parla al cuore umano,

è Maria Santissima. A Lei ci rivolgiamo, pensando ai santuarimariani della Valle d’Aosta e alle immagini della Vergine chesi incontrano nelle vie e lungo i sentieri. In particolare, bene-dico la statua della ‘Madonnina del Gran Paradiso’, restaurataa 50 anni dalla sua collocazione sulla cima di quella mae stosamontagna. Maria, che tra pochi giorni ce le bre remo quale Re-gina del Monte Carmelo, ci aiuti a cogliere nella bellezza delcreato un riflesso della gloria divina, e ci incoraggi a tenderecon ogni energia verso la vetta spirituale della santità”.

Beato papa Giovanni Paolo II, 2004

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Mostra collaterale

Don Luigi FrassyGuida Spiritualedi Valsavarenche

Alla ricerca della Fede viva delle Antiche Comunità Montanare

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Giunto a Valsavarenche giovanis-simo prete venticinquenne nell’au-tunno del 1956, don Luigi Frassyha trascorso in questa stessa Par-rocchia il suo intero cammino sa-cerdotale, durato trentasette anni.Diventò Parroco nel 1963. La suaintensa testimonianza di Fede anco -ra oggi illumina per la comunità par-rocchiale di Valsavarenche la giustavia verso lo sviluppo e la concordia.

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Particolarmente devoto alla Madonna, Patrona della sua stessaParrocchia, don Frassy attuò con generoso slancio e profonda coe-renza i princìpi del Concilio, anche grazie alla guida del VescovoMonsignor Ovidio Lari, il quale aveva partecipato personalmenteai lavori del Concilio Vaticano II come esperto della sua Diocesiquando era canonico alla Cattedrale di Volterra, in Toscana.

Don Luigi Frassycon il Vescovo Mon-signor Ovidio Lari.

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L’antica statua di Notre Dame dela Fontaine che porta in braccioGesù, “Fonte di acqua viva”, haaccompagnato il cammino della co -munità di Valsavarenche, comesoleva sottolineare don Frassy.

La statua della Madonna di Lourdesche sovrasta Valsavarenche dalla ci-ma del Gran Paradiso è legata allaFONTE, in quanto a Lourdes unasorgente miracolosa scaturì duran-te una delle Apparizioni.

La Madonna del Carmelo, patrona di Valsavaren-che, richiama anch’essa la FONTE: quella appun-to del monte Carmelo presso la quale dimoravanogli eremiti dai quali ha avuto origine l’ordineCarmelitano al cui primo padre generale san Si-mone Stock la Madonna apparve nel 1251.

Fra le molte significative ini-ziative di don Luigi c’è sen-z’altro la valorizzazione del-l’antichissimo fonte battesi-male custodito in Parrocchia,che sistemò su un robustopiedistallo fatto realizzare sumisura, posizionandolo poi ac -

canto all’altare. Così facendo certamente don Frassy voleva ancherichiamare l’attenzione sull’importanza del Sacramento del Battesi-mo per mezzo del quale l’uomo vecchio lascia spazio all’uomo nuovo.

IL TRITTICO MARIANO DELLA FONTE

Eucarestia: “Sorgente e culmine di tutti i Sacramenti”Seguendo l’esempio di Maria,don Frassy invitava senza so-sta i parrocchiani a dissetarsialla “Fonte d’acqua viva” delBanchetto Eucaristico defini-to dal Concilio “sorgente eculmine di tutti i Sacramen-ti”. Un cristiano fortificatodall’Eucarestia è naturalmen-te predisposto alla concordia eopera concretamente per l’uni -tà della propria comunità.

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“L’unità della comunitàè indice di cristianità”

Durante il suo Ministero don Frassy haavuto la gioia di festeggiare sia i cinque-cento anni trascorsi dalla fondazione del-la Parrocchia di Valsavarenche, nel1983, sia i cento anni della nuova chie-sa parrocchiale, nel 1987.

La testimonianza di don Luigi Frassy, costruita sulle solidefondamenta della Carità e dell’Umiltà, era alimentata dallasorgente spirituale della preghiera.Quest’ultima, come sottolinea papa Benedetto XVI, “è in

primo luogo un atto di ascolto che deve trasformarsi nel-l’azione concreta”, dando così vita al modello auspicato dadon Frassy del “CRISTIANO OPEROSO”.

Il Bollettino Parrocchiale era considerato da don Fras-sy uno strumento di comunicazione importantissimoper la Parrocchia. Don Luigi si rallegrava quando ilgiornalino scaturiva da un buon lavoro di gruppo. Soloallora quello strumento di comunicazione diventavacome doveva essere: “interessante, formativo e utile”.

Don Luigi costruì, non solo fisicamente,ma anche metaforicamente, la Casa Par-rocchiale di Valsavarenche, affinché tuttisi sentissero sempre accolti e uniti.

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Don Frassy svolgeva il suo Ministeropassando continuamente dall’altare alterritorio e viceversa, nella migliore tra-dizione del clero valdostano. Non fecemancare neppure il suo concreto appor-to all’associazione allevatori di Valsava-renche di cui era Segretario.

Conosceva perciò da vicino le proble-matiche di coloro che hanno il compitodi salvare, per il bene del territorio, leattività tradizionali in epoca moderna,ma conosceva bene anche la storia dellecomunità del passato salvate da quelleattività, svolte in condizioni proibitive.

Proprio in quelle antiche comunità mon -tanare don Luigi Frassy ritrovava il mo-dello del “cristiano operoso”. Infatti inquei contesti antichi di estrema povertà edi immensi sacrifici sono sbocciati, fra si-lenzio e riflessione, dei veri e propri capi -talisti dello spirito, molti dei quali hannodato lustro allo stesso Clero valdostano.

Alla ricerca della Fede viva delle Antiche Comunità Montanare

Un momento della rassegna bovina cheveniva organizzata a Valsavarenche

per mettere in mostra le mucche del locale “nucleo”, rigorosa-

mente pezzate rosse con la testa bianca.

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La chiesetta, intitolata a Notre Dame des Ci-mes, nasce nel 1977 per ringraziare la Madonna,la cui protezione era stata invocata da un foltogruppo di partigiani, quando nel novembre 1944erano stati costretti a riparare in Francia attra-verso valichi pericolosi e innevati. Ipartigiani attraversarono sani e salviquei valichi che uniscono Valsavaren-che alla Francia attraverso il Piemonte:chiamarono quella terribile rischiosa tra-versata “il passaggio del mar bianco”.

Fra le più importanti opere realizzate da don Luigi Frassy per la sua Parrocchia,merita un posto tutto particolare, a giudizio dello stesso don Luigi, la chiesetta

di Le Pont. Un’opera che sembra proprio ispirata alla concordia e all’unità. Daun lato essa risponde a un’esigenza di accoglienza spirituale in una zona turisticadella Valsavarenche molto frequentata; dall’altro lato è nata per onorare un votopronunciato in Valsavarenche durante la Resistenza dagli stessi partigiani.

Don Luigi Frassy sul cantiere, armato di stampelle a causa di una cadutaavvenuta al termine di una missione effettuata col Soccorso Alpino.

Una bella chiesetta per ringraziare la Madonna che protesse i partigiani

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Finito di stamparea cura del Valico Edizioni

nel mese di luglio 2011

il Valico Edizioni - Loc. Derby, 24911015 La Salle * Tel. 0165806404

Fax 0165806921 * e-mail: [email protected]

www.valico.com

CARTA FEDRIGONI

Interno: Symbol Freelife Satin 150 g/m2

Copertina: Symbol Freelife Satin 300 g/m2

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“Noi credenti sentiamo,nel fondo dell’anima,che chi definitivamenterecherà a sal vamento lasocietà presente non saràun diplomatico, un dotto,un eroe, bensì un santo,anzi, una società di santi.”

Venerabile Servo di Dio

Giuseppe Toniolo

(Lc 1,39)

catalogo della Mostra itinerante

Il Viaggio della Madonnina del Gran ParadisoPrima esposizione dal 16 luglio al 30 settembre 2011 allestita nella chiesa parrocchialedi Valsavarenche unitamente alla mostra collaterale “Don Luigi Frassy, Guida spiritualedi Valsavarenche - Alla ricerca della Fede viva delle antiche comunità montanare”.

A cura diLina Peano e

Adriano Chabod

Supervisorecanonico Franco LOVIGNANA

CON IL PATROCINIO DI

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