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IL VERDE URBANO E GLI ALBERI IN CITTÀ INDIRIZZI E LINEE GUIDA PER LA PROGETTAZIONE E LA GESTIONE ECOLOGICA Documenti per la conservazione della natura

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IL VERDE URBANOE GLI ALBERI IN CITTÀIND I R I Z Z I E L I N E E G U I D A P E R L APROGETTAZIONE E LA GESTIONE ECOLOGICA

Documenti per laconservazioned e l l a n a t u r a

Documenti per la conservazione della natura n° 2

Il verde urbano e gli alberi in città.Indirizzi e linee guida per la progettazione e la gestione ecologica.

curato da Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana della Lipu

con la collaborazione diPaola Ascani, redazione Ecologia Urbana Lorenzo Borghi, Lipu Ferrara Daniela Burrini, Lipu Firenze Alessia Colle, Lipu Civitavecchia Francesco Costa, Lipu Vicenza Ivano De Marco, Lipu Cuneo Carlotta Fassina, Lipu Padova Paola Lodeserto, Lipu Taranto Federica Luoni, Area Conservazione della natura della Lipu Giuseppe Mazzeo, Lipu Litorale Jonico-Leccese Elia Mele, Lipu Milano Matteo Palmisani, Lipu Campania Francesco Pasculli, Lipu Taranto Giuseppe Ranghino, Lipu Biella Giuseppe Rannisi, Lipu Catania Patrizia Rossi, Responsabile Agricoltura della Lipu Roberto Santopaolo, Lipu RendeDaniele Selmi, redazione Ecologia Urbana Marco Gustin, Responsabile Specie e ricerca della LipuAndrea Mazza, Ufficio stampa della lipu Claudio Celada, direttore Area Conservazione della natura della Lipu

Supervisione di: Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu

Aprile, 2017

Si raccomanda la seguente citazione del volume:Dinetti M. 2017. Il verde e gli alberi in città. Documenti Lipu per la Conservazione della Natura n. 2. pp. 52.

INDICE

1. INTRODUZIONE: APPROCCIO E FILOSOFIA DEL VERDE URBANO 41.1. Consistenza del verde urbano in Italia 91.2. Tipologie di verde urbano 9

2. SERVIZI ECOSISTEMICI DEGLI ALBERI 11E DELLE AREE VERDI URBANE

2.1. Servizi ambientali 112.1.1. Riduzione dell’inquinamento atmosferico 112.1.2. Miglioramento del clima e riduzione dei gas climalteranti 122.1.3. Attenuazione dei rumori 132.1.4. Protezione idrogeologica 132.1.5. Miglioramento del paesaggio 142.1.6. Tutela della biodiversità locale 142.1.7. Gestione faunistica 142.2. Servizi socio-culturali 152.2.1. Indicatori ambientali della qualità urbana 152.2.2. Benefici per la salute dei cittadini 162.2.3. Benefici sociali 162.3. Servizi economici 182.3.1. Incremento del valore immobiliare 182.3.2. Valutazioni economiche 18

3. EMERGENZE E PERICOLI PER LA BIODIVERSITÀ URBANA 21

4. CRITERI E LINEE GUIDA PER UNA PROGETTAZIONE ECOLOGICA 234.1. Parchi pubblici 244.2. Giardini privati 254.3. Forestazione urbana 254.4. Zone umide 25

5. BIRDGARDEN 26

6. PRATI E BORDI STRADALI 28

7. MANUTENZIONE 31

8. RETE ECOLOGICA E STRATEGIE PER LA CONSERVAZIONE 35DELLA BIODIVERSITÀ LOCALE

9. PIANI E REGOLAMENTI DEL VERDE 38

APPENDICE I. ALBERI E ARBUSTI CONSIGLIATI 39

APPENDICE II. BIODIVERSITÀ URBANA E UCCELLI IN CITTÀ 40

APPENDICE III. OASI URBANE E SENTIERI-NATURA IN ITALIA 41III.1. Cosa sono le oasi urbane 41III.2. Oasi urbane in Italia 41III.3. Casi-studio 42III.3.1. Giardino naturale di Cuneo 42III.3.2. Giardino delle Capinere di Ferrara 42III.3.3. Oasi urbana degli orti di Via Goito a Livorno: una proposta 42

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA 44

Prima di tutto, un albero è un essere vivente esenziente che nasce, si riproduce e muore, intes-sendo una fitta rete di relazioni con gli altri orga-nismi vegetali e animali dell’ambiente in cui vive.Ha bisogno di nutrirsi e, alla pari degli altri orga-nismi che vivono sul pianeta Terra, può goderedi buona salute oppure ammalarsi. Le più recentiacquisizioni scientifiche dimostrano che anche lepiante sono in grado di mettere in atto meccani-smi complessi: alberi e arbusti hanno la capacitàdi assumere decisioni che includono una memo-ria strutturale e comportamenti condizionati, conanticipazione di rischi futuri (Tugnoli, 2010; Man-cuso e Viola, 2013; Wohlleben, 2016).Per questi motivi, il Federal ethics committee onnon-human biotechnology (Ecnh) (2008) nella bro-chure The dignity of living beings with regard toplants sostiene che un danno arbitrario causato auna pianta è da considerarsi moralmente condan-nabile. Questo può ad esempio riguardare il tagliodi fiori spontanei senza un motivo razionale.Come dire: le piante non devono essere danneg-giate inutilmente e devono entrare a far parte inmodo più armonico delle nostre esistenze.Nel 2050 si attende che il 70% della popolazioneumana mondiale vivrà in aree urbane. E’ notoche l’urbanizzazione ad elevata densità tende aridurre la ricchezza e l’abbondanza di specie na-tive di piante ed animali. Per la gente, vivere inun ambiente altamente modificato e con pocheopportunità di interagire direttamente con la na-tura può condizionare negativamente il benes-sere e la connessione emotiva con il mondonaturale (Turner et al., 2004), generando un cir-colo vizioso, che va spezzato. Una indaginesvolta in Australia ha rivelato che la copertura divegetazione ha una relazione positiva molto forte

con il benessere personale (Luck et al., 2011).Le città si stanno quindi affermando sempre dipiù come ambiente di vita per gran parte dellepersone che abitano il pianeta, sebbene l’urba-nizzazione spesso non pianificata adeguata-mente (il cosiddetto urban sprawl) porti con séuna serie di effetti ecologici, economici e socialinon positivi, tra cui l’aumento delle emissioni inatmosfera, l’incremento dei costi per i trasportie l’approvvigionamento idrico ed energetico, laperdita dei terreni agricoli e il consumo di suolonaturale, con le conseguenze di una riduzionedella disponibilità di habitat naturali, della fram-mentazione degli ecosistemi e persino della dif-fusione di specie aliene e invasive. Fenomenosempre più grave, quello del consumo del suolo,che sta tendenzialmente aumentando in tuttaEuropa (European environment agency, 2016a). Per tentare di contrastare queste dinamiche ne-gative, esistono provvedimenti sia a livello inter-nazionale che nazionale, tra cui la Risoluzionedelle città e dei governi locali per la biodiversitàdi Gangwon/Pyeongchang adottata nel 2014 inCorea presso il Biodiversity Summit delle città edei governi locali, tenuto parallelamente al 12°meeting della Conferenza delle parti della Con-venzione sulla diversità biologica (Cbd Cop 12).La risoluzione, allo scopo di contribuire al Pianostrategico per la biodiversità ed ai suoi Aichi bio-diversity targets, riconosce che le aree urbanehanno un impatto enorme sulla biodiversità, estimola quindi a portare avanti una serie diazioni. Tra queste, strategie locali per la biodi-versità ed azioni gestionali integrate a sostegnodegli ecosistemi, in modo che il tema della bio-diversità e dei servizi ecosistemici entri in tuttele politiche che riguardano il benessere umano,i lavori pubblici, le infrastrutture ed i trasporti,l’urbanistica e le altre strategie tese allo sviluppoeconomico e sociale. Più recentemente, le Na-zioni unite con la Conferenza sullo sviluppo ur-bano sostenibile (Habitat III) svolta a Quito dal17 al 20 ottobre 2016, riconoscono l’esigenza diuna cultura che promuova consumi sostenibili,contribuendo ad un uso idoneo delle risorse,anche allo scopo di contrastare i cambiamenticlimatici. La visione della città è quella di unospazio inclusivo per tutti i cittadini, che garanti-sca un’elevata qualità della vita per tutti ed in-

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1INTRODUZIONEApproccio e filosofiadel verde urbano

sieme protegga, ripristini e promuova gli ecosi-stemi, l’acqua, gli habitat naturali e la biodiver-sità, minimizzando gli impatti ambientali eadottando stili di vita in armonia con la natura.Di particolare interesse sono i punti 37, 53, 65 e67 della nuova agenda urbana, dove si richiedeun coinvolgimento per promuovere aree verdipubbliche accessibili e inclusive, compresi par-chi e giardini multifunzionali, nonché la prote-zione ed il miglioramento degli ecosistemiurbani e dei servizi ambientali, attraverso lacreazione ed il mantenimento di una rete di areeverdi ben distribuite e connesse. Anche in Europa le sfide “sociali” per la saluteumana possono essere risolte anche grazie adun approccio innovativo basato sulla natura, chetenga conto dell’importanza di misure tra cui lapresenza di spazi verdi, viali alberati e tetti verdi,già utilizzate con successo (Commissione euro-pea, 2016). La necessità di un’urbanistica so-stenibile viene sottolineata anche dall’agendadella Commissione europea attraverso il pro-getto Horizon 2020, in cui si suggerisce il miglio-ramento della resilienza degli ecosistemi e losviluppo di misure di adattamento e mitigazioneper i cambiamenti climatici, anche attraverso lostoccaggio del carbonio. Le soluzioni nature-based apportano vantaggi per la salute, l’eco-nomia, la società e l’ambiente e possono esserepiù efficienti ed economiche delle soluzioni tra-dizionali. Nella lista degli interventi consigliati viè la protezione delle aree verdi urbane per as-sorbire gli inquinanti atmosferici, intercettare leacque piovane e incoraggiare la biodiversità(European commission, 2015). Sempre la Commissione europea sottolinea chel’azione 5 della Strategia Eu sulla biodiversitàfino al 2020 richiede agli Stati membri di map-pare e valutare lo stato degli ecosistemi e deiloro servizi. In tale contesto è stato pubblicatoun manuale per mappare e valutare gli ecosi-stemi urbani, dove si evidenzia l’obiettivo di ana-lizzare le green infrastructure urbane, ancheattraverso l’individuazione di un set di indicatoria supporto delle politiche di pianificazione ur-bana anche a scala metropolitana (Europeancommission, 2016). Un altro importante puntodi riferimento a livello internazionale è la Con-venzione europea del paesaggio, fatta a Firenze

il 20 ottobre 2000 e ratificata dall’Italia conLegge 9 gennaio 2006, n. 14. Essa si applica al-l’intero territorio delle parti e interessa le areenaturali, rurali, urbane e periurbane. In questocontesto, il verde urbano assume un ruolo de-cisivo. Il concetto di verde pubblico è nato conl’Illuminismo e, dalla Rivoluzione francese in poi,è diventato simbolo di apparente eguaglianzasociale, nel senso che nel verde urbano il “pro-letario” può liberamente passeggiare accanto alricco possidente e costituire la rappresentazionevisiva della necessità del superamento delleclassi sociali, ovvero della riduzione degli squi-libri tra loro. Cambiati i tempi, la società e le cul-ture, il verde urbano continua a rappresentareun bene pubblico e una risorsa comune, chepuò generare grandi benefici per l’intera collet-tività (Chiesura, 2010). Oggi il verde urbano è in grado di attenuare glisquilibri tipici delle aree urbane e altri fattori didegrado e rischio ambientale, fornendo contri-buti essenziali per la qualità urbana ed il miglio-ramento della vita dei cittadini, in particolarecontribuendo alla salute fisica ed al benesserepsicologico (Tzoulas e James, 2004; Cox et al.,2017). Queste numerose funzioni a favore delmiglioramento della qualità ambientale e dellasalute pubblica, sono oggi definite “servizi eco-sistemici” (Elmqvist et al., 2013; Douglas eJames, 2015) e nel concreto sono rappresentatedalla produzione di ossigeno, dalla funzione difiltro contro l’inquinamento atmosferico (inclusele polveri sottili Pm), l’immagazzinamento deigas serra (Co2) responsabili dei devastanti cam-biamenti climatici, la riduzione del rumore, la re-gimazione delle acque meteoriche che sonocausa di alluvioni e frane. In questo ambito ri-cordiamo le tipologie individuate dagli Obiettividi sviluppo del millennio delle Nazioni unite (Mil-lennium development goals). Il verde urbano siinserisce in un contesto più ampio di valori pae-saggistici da tutelare, è essenziale per il mante-nimento della biodiversità nelle città in uncontesto di rete ecologica locale e svolge ancheimportanti funzioni urbanistiche, determinandoun aumento di valore immobiliare per gli appar-tamenti della zona. Le aree verdi come spazi perl’incontro e le interazioni da parte dei cittadini, igiochi dei bambini, le attività di svago e relax per

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le persone di ogni età rappresentano un fattoredi netto miglioramento della qualità della vita,svolgendo al tempo stesso un prezioso ruolosociale e di educazione (Givoni, 1991). L’importanza dei benefici sanitari che le foresteurbane forniscono alla gente sono stati più voltesottolineati: il verde ha grandi potenzialità per mi-gliorare le condizioni della salute umana, dal mo-mento che la sua presenza promuove la salutesia fisica che mentale anche attraverso la ridu-zione dello stress. Utilizzando opportunamentele “foreste” in tutti i contesti ai fini della medicinapreventiva, è possibile ridurre il costo sanitario eal tempo stesso creare nuove opportunità occu-pazionali (Karjalainen et al., 2010). Ciò nonostante, tali funzioni e benefici risultanoscarsamente integrati nelle politiche di pianifi-cazione urbanistica locale, laddove sarebbe ne-cessario un approccio trasversale rispetto allecomplesse tematiche ambientali, sociali ed eco-nomiche che riguardano l’obiettivo culturale epolitico della sostenibilità urbana (Chiesura,2010). Una delle minacce più gravi per la biodi-versità che oggi si sta delineando riguarda ilcomportamento umano e in particolare il declinogeneralizzato delle attività ricreative svolte al-l’esterno, in natura. Da ciò derivano le scelteambientali a tutti i livelli, che a loro volta sonodeterminate dal grado di connessione tra esseriumani e natura e dell’apprezzamento che ab-biamo per quest’ultima. Oggi i bambini cono-scono decisamente meglio i giochi tecnologiciche le specie anche più comuni di animali e ciòinfluirà sulle scelte future, considerato comemolte indagini mostrino la correlazione tra leesperienze infantili con la natura (vissute entrogli 11 anni) e le attitudini ambientali degli adulti.Se le persone non sviluppano esperienze con lanatura e non hanno cognizione dei servizi eco-sistemici è difficile che agiranno in maniera so-stenibile (Kareiva, 2008). Per fortuna, molti cittadini in tutto il mondo man-tengono legami forti con il verde e in particolarecon gli alberi, con un attaccamento che può as-sumere risvolti profondi e spirituali e che in ognicaso si fonda soprattutto sulla forte esigenza dimigliorare l’ambiente in cui si vive, a vantaggiodi se stessi, delle generazioni presenti e di quellefuture. In tal senso, i programmi sul verde ur-

bano che hanno come obiettivo il miglioramentodella qualità ambientale delle città diventano piùefficaci se vengono considerati gli aspetti psi-cologici, sociali e culturali dei residenti (Dwyeret al., 1991; Williams, 2016).Il tentativo di sviluppare una cultura sul verde ur-bano in Italia, insieme alla diffusione di pratichegestionali corrette, ha una storia ormai lunga. Inquesto senso ci piace ricordare il programmacurato dalla Rai e culminato nella pubblicazionedel libro Gli alberi e la città (Paolinelli, 1984), i cuicontenuti, pur lontani nel tempo, restano digrande attualità. Questo percorso negli anni havisto affermarsi importanti ricerche scientifiche,progetti quali il Risvem (Sanesi, 2008), convegnitra cui Ghersi e Sessarego (1996) e Unasa(2003) e il più recente Stati generali - Verso ilpiano nazionale del verde urbano svolto nel no-vembre 2015 a Roma e organizzato dal Comi-tato per lo sviluppo del verde pubblico, iniziativedi sensibilizzazione quali l’Appello per la salva-guardia del verde urbano (Maraini, 2000), non-ché corsi universitari di notevole spessore, in cuiparticolarmente attive sono le Università diRoma, Firenze e Pisa. Dal punto di vista normativo, dopo il Decreto1444/68 del Ministero dei Lavori pubblici che haintrodotto nell’urbanistica il concetto degli stan-dard di spazio minimo da destinare ai servizi -verde incluso, fissato in una dotazione minimadi 9 metri quadrati per abitante - di grande ri-lievo è stata la promulgazione della legge n. 10del 14 gennaio 2013, “Norme per lo sviluppodegli spazi verdi urbani”, che è ad oggi la primae unica legge in materia di verde urbano. Essaistituzionalizza la Giornata nazionale degli alberiper il 21 novembre al fine di attuare il Protocollodi Kyoto, riconoscendo al patrimonio arboreo earbustivo un ruolo essenziale nel miglioramentodella qualità dell’aria e andando a modificare lalegge n. 113 del 29 gennaio 1992 sull’obbligoper i Comuni di porre a dimora un albero perogni neonato. Inoltre la legge 10/2013 istituiscepresso il Ministero dell’Ambiente (Mattm) il Co-mitato per lo sviluppo del verde pubblico, chetra le varie funzioni ha quella di redigere unpiano nazionale sulle aree verdi urbane, che fissicriteri e linee guida per realizzare aree verdi nellezone urbane, filari alberati lungo le strade, la ri-

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qualificazione degli edifici pubblici e scolasticiche consideri il rinverdimento delle pareti e lacreazione di giardini e orti. In questo contesto, l’Istituto superiore per laprotezione e la ricerca ambientale (Ispra, che haincluso Anpa e Apat) ha sviluppato alcuni con-cetti preliminari, analizzando anche alcuni pianiredatti localmente (Bianco et al., 2016). Inoltre,il Comitato produce un rapporto annuale sul-l’applicazione nei Comuni italiani delle disposi-zioni urbanistiche in materia di verde pubblico epromuove iniziative locali per lo sviluppo deglispazi verdi urbani, non ultimo attivando percorsiformativi per il personale addetto alla manuten-zione e azioni per la sensibilizzazione dei citta-dini sulla cultura del verde. Infine, introduce ledisposizioni per la salvaguardia degli alberi mo-numentali, dei filari e delle alberate di particolarepregio paesaggistico, naturalistico, monumen-tale, storico e culturale. Nonostante questi progressi, non possiamo nonnotare lo scollamento esistente in Italia tra ciòche viene insegnato negli atenei e le prassi dicattiva gestione del verde urbano, troppospesso attuate dalle amministrazioni comunalicosì come da soggetti privati. È dunque fuoridubbio che sul tema occorra una profonda ri-flessione da parte di tutti gli ambiti coinvolti. Inquesta sede desideriamo anche rivolgere un ca-loroso invito agli atenei delle scienze agrarie eforestali, affinché completino il percorso di evo-luzione culturale, affrancandosi definitivamenteda una visione esclusivamente economicisticadella natura, aprendosi ad una visione final-mente integrata e non trascurando il tema delvalore intrinseco della natura. Ciò, partendodall’assunto che alberi e boschi (così come lealtre componenti della biodiversità), presentisulla Terra già molto prima della comparsa degliesseri umani, rappresentano anche valori inquanto tali. Una pianta e un bosco non hannonecessariamente bisogno dell’interventoumano, “sapendo da sé” come evolversi, ma-gari in forme diverse da quelle che semplice-mente soddisfano i nostri bisogni. Tenendo presente questo principio di fondo, èpossibile concepire modi di utilizzo della naturaa favore degli interessi umani che abbiano inten-sità differenziate a seconda delle caratteristiche

ecologiche e ambientali di ciascun contesto. Gliesseri umani devono nutrirsi e usare i prodottidella terra, anche attraverso l’agricoltura, ma nondevono mai mancare di farlo in maniera rispet-tosa, sobria e priva di sprechi, evitando ognivolta sia possibile di arrecare danno alla natura.Questo approccio, filosofico e pratico, ci porta ainquadrare meglio il rapporto che si dovrebbe te-nere con il verde urbano.A ciò si aggiunga che, anche dal punto di vista uti-litaristico, è indispensabile provvedere a un cam-bio di visione a medio-lungo termine, essendo lerisorse naturali globali un patrimonio “finito” ed es-sendo il mantenimento della biodiversità un ele-mento imprescindibile per contrastare icambiamenti climatici che provocano catastrofiambientali e minacciano la sicurezza alimentare.Al tema del verde la Lipu dedica da sempregrande attenzione. Nelle Strategie 2015-2020dell’associazione, dal titolo La Natura salveràl’Italia, il tema del verde urbano è contenuto inparticolare nel capitolo 3.3. Costruire la cittàecologica, dare valore ai luoghi, pur essendovinumerosi collegamenti con altri ambiti, tra cui ilpunto 1.4. Fermare il consumo di suolo, il 1.6.Le reti ecologiche per riconnettere la biodiversitàed il punto 2.1. La ricerca, il monitoraggio, i pro-getti di conservazione delle specie. Sul tema del verde urbano, la Lipu ha già pro-dotto, tra le altre cose, il pieghevole Alberi amicida proteggere (2007), il Dossier Gli alberi nellearee urbane (2010) e l’articolo Aria pulita (Dinetti,2016a) sulla rivista Ali, autunno 2016. Una seriedi articoli sui servizi ecosistemici del verde ur-bano e le oasi urbane, con materiali di lavoro espunti per la tutela degli alberi è stata pubblicatacome numero monografico della rivista Ecologiaurbana (2/2016 - www.ecologia-urbana.com) di-sponibile anche tramite l’Emporio della Lipu -www.lipu.it. Numerose le azioni della Lipu di carattere edu-cativo, anche tramite il settore Educazione am-bientale. Tra queste, l’iniziativa #tuttiinnatura,che si svolge ogni anno nel mese di settembreed è finalizzata ad incoraggiare le persone diogni età a trascorrere più tempo in aree verdi espazi naturali, svolgendovi attività culturali,sportive, ricreative. Da menzionare, inoltre, l’iniziativa Scuole verdi,

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con cui la Lipu ha promosso (il 17 febbraio 2015)la presentazione, al Senato della Repubblica, diuno specifico disegno di legge (S. 1764) per lariqualificazione naturalistica dell’edilizia scola-stica. Nel disegno di legge si prevede che loStato italiano riconosca gli spazi verdi negli edi-fici scolastici come “elementi fondamentali delpercorso educativo e formativo nella scuola pri-maria”, introducendo tale principio nei progettidi nuova edificazione di regioni e Comuni maanche in tutte le occasioni di ristrutturazione emessa in sicurezza degli edifici scolastici ospi-tanti scuole primarie. Da ricordare, infine, i numerosi contributi dellaLipu a livello locale, anche tramite le delegazioni,di tipo informativo, educativo e di supporto tec-nico, tra cui i suggerimenti per l’integrazione dei

regolamenti comunali sul verde urbano.Auspichiamo che questo documento possacontribuire ad un cambio di filosofia nei con-fronti di questa meraviglia del mondo che sonogli alberi e il verde in generale. Auspichiamo chediventi un piccolo stimolo e un riferimento peruna maggiore attenzione al tema da parte delleamministrazioni locali e di quanti si occupano diverde pubblico, nonché per la cittadinanza ingenerale. Auspichiamo inoltre che possa anchetrovare inserimento nell’ambito degi strumenti dipianificazione e progettazione, tra cui ad esem-pio un nuovo codice degli appalti pubblici (D.lgs.n. 50/2016). Ce ne sarebbe bisogno.Prima di tutto un albero è un essere vivente esenziente. Non dimentichiamolo.

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I MESSAGGI CHIAVE DELLA LIPU SUL TEMA DEL VERDE URBANO

• Favorire la presenza di verde nelle città, nelle scuole e ovunque possibile, nonché la relazionecostante delle persone con il verde urbano, quale elemento di ricchezza ambientale e naturalisticae di qualità della vita psicofisica delle persone.

• Diffondere una cultura che rispetti gli alberi e le piante quali esseri viventi e senzienti anche por-tatori di valore intrinseco.

• Adottare un approccio ecologico e naturalistico.• Tutelare, conservare, gestire e valorizzare la biodiversità urbana (piante e animali selvatici in città).• Applicare il ruolo della rete ecologica locale nella pianificazione urbanistica.• Individuare nuove tipologie di verde urbano, che garantiscano funzioni ecologiche e protettive

tra cui il contrasto ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici intensi.• Evitare modelli di gestione monotona e uniforme del verde urbano.• Considerare puntualmente gli aspetti sociali e educativi relativi al verde urbano.• Invitare le amministrazioni locali ad utilizzare professionalità esperte e competenti nella complessa

tematica del verde urbano.

1.1. Consistenza del verde urbano in Italia

Secondo i dati Istat (statistiche focus del 24maggio 2016) nel 2014 il verde urbano rappre-sentava il 2,7% del territorio dei capoluoghi diprovincia (oltre 567 milioni di metri quadrati). Il16,1% della superficie comunale è inclusa inaree naturali protette, mentre la superficie agri-cola utilizzata (Sau 2010) è pari in media al44,3% della superficie (in questo ambito si ram-menta che alcuni territori comunali includonoampie zone di terreno agricolo). Ogni abitanteha a disposizione in media 31,1 metri quadratidi verde urbano, con dotazioni più elevate nellecittà del Nord-est (50,1 m2) che risultano esserepiù che doppie rispetto a quelle del Centro, delNord-ovest e delle isole. La media del Sud (42,5metri quadrati) è condizionata dalla buona di-sponibilità delle città della Basilicata.Nel 17,2% delle città la dotazione pro capite èpari o superiore a 50 metri quadrati per abitante,mentre nel 16,4% non si raggiunge la soglia dei9 metri quadrati pro capite previsti dalla norma(D.M. 1444/68).Le città che nel triennio 2011-2014 hanno am-pliato maggiormente il verde urbano sono Roma(1,9 milioni di metri quadrati in più), Milano (1,1milioni) e Rimini (poco meno di un milione), se-guite da Verona, Padova, Ferrara, Ravenna ePalermo, tutte con incrementi tra 500 e 700milametri quadrati.Il verde storico e dei parchi e giardini di non co-mune bellezza rappresenta in media circa unquarto del verde urbano, mentre i grandi parchiurbani e le aree di arredo entrambe circa il 10%.Gli orti urbani sono in decisa crescita, essendostati attivati da 64 amministrazioni (+4,9% ri-spetto al precedente anno 2013), mentre gli alberimonumentali sono presenti in 67 città capoluogo.

1.2. Tipologie di verde urbanoUna delle principali caratteristiche dell’ecosi-stema urbano è l’eterogeneità spaziale, tantoche sarebbe più corretto definire la città qualeun insieme di sotto-ecosistemi (mosaico di ha-bitat urbani).Il verde urbano si compone di numerose tipolo-gie, che hanno proprie caratteristiche ed il cuiriconoscimento è importante per aspetti non

solo scientifici (quali ad esempio l’attribuzionedi una specie faunistica al proprio habitat) maanche gestionali.La definizione di verde urbano secondo Istat èquella di “patrimonio di aree verdi che insiste sulterritorio dei Comuni gestito, direttamente o in-direttamente, da enti pubblici quali i Comuni, leProvince, le Regioni, lo Stato. In questo ambitosono compresi diversi tipi di aree verdi: verdeattrezzato, parchi urbani, verde storico, aree diarredo urbano e aree speciali, che compren-dono giardini scolastici, orti botanici, vivai, giar-dini zoologici e altre categorie residuali”.Proposte per una classificazione delle tipologiedi aree verdi urbane sono riportate anche dallaCommissione europea (European commission,2016) e da Ispra (Aa.Vv., 2011) con particolareriferimento alla classificazione adottata nei Rap-porti qualità dell’ambiente urbano (Aa.Vv., 2015;2016a):

• verde storico• grandi parchi urbani• verde attrezzato• aree di arredo urbano• forestazione urbana• giardini scolastici• orti urbani• aree sportive all’aperto• aree boschive• verde incolto• altro

A questo si potrebbe aggiungere la categoria deitetti verdi e del verde verticale: in particolare itetti verdi rappresentano un metodo importantedi compensazione ecologica nelle aree urbane,purché questo non costituisca un “alibi” per unulteriore consumo di suolo. Tetti verdi per la bio-diversità sono stati promossi in Svizzera a par-tire dal 2000, grazie anche a incentivi per ilrisparmio energetico e la protezione della na-tura. I tetti verdi di tipo estensivo, cioè le coper-ture inverdite di edifici generalmente non fruibilie a bassa manutenzione, sono ambienti idealiper essere colonizzati da piante ed animali, epossono svolgere una funzione di pietre diguado (stepping stones) nella rete ecologica lo-cale (Catalano et al., 2016).

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Occorre ricordare anche la proposta metodolo-gica per la classificazione del verde urbano diMarinosci (2009) che utilizza immagini satellitariad alta risoluzione ed ha trovato una prima ap-plicazione a Roma.

Dal punto di vista ornitologico, il gruppo di la-voro Avifauna urbana ha stilato una classifica-zione delle tipologie ambientali urbane, che puòessere adottata in particolare per gli studi di tipobiologico (Dinetti, 2009). Qui la categoria dei vialie delle piazze alberate è stata inserita nelle areeverdi alberate:

Edificato• centro storico• abitato del dopoguerra• zone ruderali, archeologiche• zone industriali, commerciali, stazioni ferroviarie

Aree verdi alberate• parchi di vecchio impianto (incluso cimiteri,

orti botanici, ville storiche)• parchi di recente impianto• giardini alberati• boschi periferici• coltivi alberati (oliveti, frutteti, vigneti, pioppeti,

ecc.)

Aree verdi non alberate• coltivi aperti o a seminativo (cereali, ortaggi,

ecc.)• prati, aeroporti• verde incolto (inclusi i cespugli delle scarpate)• macchia mediterranea

Zone umide• corsi d’acqua con rive antropiche• corsi d’acqua con rive naturali• specchi d’acqua con rive antropiche• specchi d’acqua con rive naturali

Coste marine• coste marine antropizzate (porti, banchine,

lungomare)• coste marine naturali (falesie, spiagge)

Discariche

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Gli alberi, le aree verdi e gli ecosistemi più in ge-nerale svolgono innumerevoli funzioni vantag-giose per la salute pubblica e la qualità urbana,attraverso i relativi servizi ecosistemici (Bolunde Hunhammar, 1999; Chiesura, 2010; Comitatoper lo sviluppo del verde pubblico, 2013; Silli eManes, 2014; Williams, 2016). Questi ultimi sonorappresentati dai numerosi benefici che spa-ziano dagli aspetti funzionali relativi al ciclo deinutrienti ed a quello dell’acqua, al miglioramentodella qualità dell’aria, alla caratterizzazione delpaesaggio, fino agli aspetti ricreativi e sociali.

Tra gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delleNazioni Unite vi è la gestione sostenibile dell’ac-qua, il miglioramento della qualità dell’aria nellecittà, il potenziamento della progettazione ur-bana, il contrasto ai cambiamenti climatici; men-tre secondo la Commissione europea (2016) ibenefici sociali e per la salute apportati dallabiodiversità e della natura sono i seguenti:

benefici per la salute:- migliore qualità dell’aria,- migliori condizioni climatiche,- riduzione del rumore,- contesto più piacevole,- stili di vita più salutari e attività fisica;

benefici sociali:- riduzione della tensione sociale,- impegno sociale.

Un ruolo determinante ai fini dei servizi ecosi-stemici effettuati dal verde urbano viene svoltodalle foglie, poiché tanto più sono sviluppate le

chiome di alberi e siepi, quanti più vantaggi ri-ceviamo dalle piante. D’estate tutti vorrebberoparcheggiare l’auto sotto agli alberi, mentre lepanchine all’ombra saranno le più ricercate perfrescheggiare.Di seguito, riportiamo una breve rassegna dellecaratteristiche dei servizi ecosistemici del verdeurbano, tenendo presente che tali aspetti sonofortemente interrelati tra loro, pur potendoli sud-dividere tra funzioni ambientali, socio-culturalied economiche.

2.1. Servizi ambientali

2.1.1. Riduzione dell’inquinamento atmosfericoL’inquinamento dell’aria pone serie minacce allasalute umana, in tutto il mondo. Secondo i datidell’Organizzazione mondiale della sanità (Who),ogni anno oltre 2 milioni di morti premature ven-gono attribuite all’inquinamento dell’aria nelle città.In Europa la Commissione europea ha stimato chenel 2010 sono morte prematuramente 420milapersone a causa della scarsa qualità dell’aria(Commissione europea, 2016), mentre in Italia, nel2010, l’esposizione all’inquinamento generato daltraffico ha causato la morte di 34.143 persone.L’impatto sanitario dell’inquinamento atmosfericonelle città italiane è notevole, se si pensa che inmedia ogni anno 8.220 morti sono attribuibili aconcentrazioni di Pm10 superiori ai 20 µg/m3, valoreche equivale al 9% della mortalità per tutte lecause (escludendo gli incidenti) nella popolazioneoltre i 30 anni di età (Martuzzi et al., 2007).Il particolato (Pm) è il principale componentenon-gassoso dell’inquinamento atmosferico ecomprende una mistura di elementi quali metallipesanti, carbone, policiclici aromatici, ecc. Ungran numero di studi ha valutato la capacità dicattura degli inquinanti atmosferici da parte dellepiante: esse abbattono il particolato sospeso inatmosfera modificando i flussi d’aria, aumen-tando la turbolenza ma anche abbattendolo di-rettamente sulle proprie superfici, in particolaresulle foglie. Questo avviene a seconda delle ca-ratteristiche climatiche e ambientali e di quelledella vegetazione presente (altezza e diametrodelle chiome), compresi i tetti e le pareti verdi(Comitato per lo sviluppo del verde pubblico,2013; Silli e Manes, 2014). La capacità di filtro

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2SERVIZIECOSISTEMICI DEGLI ALBERI E DELLE AREEVERDI URBANE

della vegetazione aumenta con l’incremento dicopertura del fogliame per unità di superficie edi grandi alberi con chioma sviluppata intercet-tano un maggiore volume di aria, causando lacaduta a terra delle polveri e del particolato. Lefasce verdi possono pertanto essere efficaci nelridurre le polveri e le particelle generate dagli au-toveicoli sulle strade, in particolare se sonoposte vicino alle sorgenti dell’inquinamento esono composte da vegetazione bassa e densa,così da offrire un’ampia superficie di deposizioneper il particolato (Givoni, 1991; Janhäll, 2015).A Chicago (Stati Uniti), per fare un esempio, èstato calcolato che gli alberi rimuovono annual-mente 5.575 tonnellate di inquinanti atmosferici,sequestrando 315.800 tonnellate di carbonio(McPherson et al., 1997). La deposizione delPm10 sulle chiome degli alberi urbani di Londraè stata invece valutata usando il modello Ufore(Urban forest effects model), stimando che la fo-resta urbana rimuova da 852 a 2.121 tonnellatedi Pm10 per anno, rappresentando lo 0,7-1,4%del Pm10 dell’area urbana (Tallis et al., 2011).Studi del genere sono ormai frequenti anche inItalia, confermando che le piante sempreverdi,arbusti compresi, sono molto efficaci nel cattu-rare il Pm e che la superficie totale delle foglie eil diametro delle chiome sono i fattori più impor-tanti per la deposizione degli elementi inquinanti,come dimostrano gli studi sul ruolo dei sempre-verdi nel ridurre l’inquinamento dell’aria effettuatia Livorno e a Pescia (provincia di Pistoia) lungouna strada a quattro corsie (Lorenzini et al.,2006; Mori et al., 2015). Invece, gli alberi delParco delle Cascine a Firenze rimuovono ognianno inquinanti atmosferici per 69,0-72,4 kg/haper un totale di 2,69 t/anno (Paoletti et al., 2011).A Forlì è stato stimato che il verde pubblico e pri-vato intercetti il 6,6% del Pm10 emesso, mentregli alberi e gli arbusti dei Giardini pubblici di Mi-lano sottraggono circa il 25% di Pm10 emesso dauna pari superficie con caratteristiche emissivemedie (Buffoni, 2008). La quantità di Pm10 ri-mossa dagli alberi urbani e periurbani nell’areametropolitana di Roma (latifoglie sempreverdi, la-tifoglie decidue, conifere) è stata stimata pren-dendo in considerazione i valori minimi emassimi della concentrazione di Pm10 registratidal Comune di Roma (Manes et al., 2014).

2.1.2. Miglioramento del clima e riduzione deigas climalterantiLe aree urbane fanno registrare temperature su-periori rispetto agli ambienti circostanti (in mediatra 0,5 e 3 gradi centigradi), il che assume un ri-lievo particolare se si considerano anche i deva-stanti effetti dei cambiamenti climatici. A lorovolta, essi sono innescati dallo stile di vita dellesocietà moderne che, anche a causa del costanteaumento della popolazione globale, consumanograndi quantità di energia, che porta al rilascio inatmosfera di anidride carbonica. L’aumento dellasuperficie occupata da edifici e pavimentazioniporta quindi alla formazione di uno specifico“clima urbano”, di cui le alte temperature diurnee notturne sono uno degli effetti principali.Le aree verdi urbane e le piante sono in gradodi esercitare un’influenza positiva sia sul climache sulla qualità dell’aria nei dintorni, atte-nuando l’effetto “isola di calore” e aumentandol’umidità e mitigando gli eccessi microclimatici.Anche aree verdi di piccole dimensioni possonoportare benefici ai residenti locali (von Stülpna-gel et al., 1990) in quanto da una parte le pianteutilizzano l’energia solare per i processi vitali (fo-tosintesi) e forniscono ombra riducendo le su-perfici artificiali (quali gli edifici in materialelapideo e laterizio e le strade asfaltate) che si ri-scaldano maggiormente, dall’altra raffreddanol’ambiente tramite l’evapotraspirazione.Per quanto riguarda gli impatti climatici della ve-getazione urbana, studi sperimentali sugli effettitermici delle piante dimostrano che le tipologiee i dettagli delle piante attorno ad un edificio pri-vato, modificando la sua esposizione al sole edal vento, favoriscono il comfort indoor e diminui-scono il fabbisogno energetico per il riscalda-mento e soprattutto per la refrigerazione. Adesempio, in giornate calde e assolate di tardaestate, la temperatura media su pareti ombreg-giate da alberi si riduce di 13-15 gradi centigradied i rampicanti riducono la temperatura della su-perficie di 10-12 gradi centigradi. Il consumoenergetico giornaliero per il condizionamentodell’aria, in giornate estive calde, si può ridurreda 5,56 kW a 2,28 kW (Givoni, 1991).Le piante, tramite la fotosintesi, contribuisconoinnegabilmente ad assorbire l’anidride carbonica(Co2). Il calcolo del sequestro di carbonio da

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parte degli ecosistemi urbani, in base alla percen-tuale di copertura arborea procurata dalle fotoaeree, può essere ottenuto in base alla formuladi Rowntree e Nowak: tonnellate di carbonio se-questrato/acro/anno = 0,00335 (% copertura ar-borea) (Nowak, 1993; Tratalos et al., 2007).A Firenze è stato calcolato il bilancio della Co2 va-lutando le capacità del verde urbano di compen-sare le emissioni di origine antropica. Ilcoefficiente medio di 0,026 tonnellate di Co2 peranno per albero ha portato a stimare che tutte learee verdi urbane comunali assorbono annual-mente circa 72,5 kt Co2 che corrisponde ad unacompensazione del 6,2% (Vaccari et al., 2013;Vaccari, 2016). Tali calcoli vanno eseguiti tenendopresenti le caratteristiche e l’età delle diversespecie arboree: ad esempio un leccio Quercusilex di grosse dimensioni sequestra dall’atmo-sfera 151 chilogrammi di Co2 l’anno, mentre unaroverella Quercus pubescens 185 chilogrammi diCo2 l’anno (Gratani e Varone, 2006).L’adattamento delle città ai cambiamenti clima-tici è una delle principali sfide del nostro tempo,considerando che i mutamenti del clima colpi-scono i servizi ecosistemici. Tra le misure bene-fiche da adottare vi è proprio l’aumento dellearee verdi, inclusi i parchi, i viali alberati, il verdeverticale ed i tetti verdi, e questo è importanteanche per mitigare i rischi per la salute soprat-tutto in occasione delle ondate di calore (Comi-tato per lo sviluppo del verde pubblico, 2013;European environment agency, 2016b).

2.1.3. Attenuazione dei rumoriLa vegetazione in città - e in modo particolare lesiepi - è in grado di ridurre il livello e la perce-zione dei rumori generati dal traffico, dalle indu-strie e dalle altre attività umane. Questa funzioneè di particolare importanza presso strade e fer-rovie altamente trafficate situate a ridosso dellezone residenziali.La combinazione tra siepi ed altra vegetazione,con i tetti e le facciate verdi può portare ad unariduzione importante del rumore, in funzionedella specie vegetale, delle dimensioni e formadelle foglie, della densità delle chiome e degliaspetti dimensionali delle piante (Comitato perlo sviluppo del verde pubblico, 2013).L’inquinamento acustico all’aperto in Europa su-

pera i limiti delle raccomandazioni internazionali:uno studio europeo (progetto Hosanna 2013) hamesso in evidenza come sia possibile, con unacombinazione di metodi che includono le bar-riere vegetali, abbassare notevolmente l’esposi-zione al rumore. In particolare per la vegetazionei risultati indicano che una cintura di alberi di 15metri riduce i livelli del rumore di 3 dBA (decibel);riduzioni simili erano state ottenute anche concoperture in erba, e grazie alla modellizzazioneè stato previsto che inverdire un tetto porte-rebbe a una riduzione del rumore verso un cor-tile interno compresa tra 3 e 8 dBA.

2.1.4. Protezione idrogeologicaLe piante, con le loro radici, trattengono il ter-reno e contribuiscono alla stabilità dei versanti.Nelle aree urbane, dove il costante consumo disuolo provoca la progressiva impermeabilizza-zione dei terreni, le acque meteoriche che nonvengono assorbite scorrono rapidamente in su-perficie, inducendo frequentemente gravi pro-blemi idraulici, con allagamenti e inondazioni.La presenza delle piante rende i suoli in gradodi assorbire una parte delle piogge, che poi ven-gono rilasciate gradualmente sia nelle falde idri-che sotterranee che nei corpi idrici superficiali.Ciò va a ridurre l’erosione idrica superficiale e ilrischio idrogeologico, funzioni che vengono ri-conosciute anche dalla legge 10/2013 (Comitatoper lo sviluppo del verde pubblico, 2013). Alcontempo il mantenimento dell’acqua nel terri-torio, con il ravvenamento delle falde ed il co-stante flusso d’acqua nei torrenti e fiumi,consente di avere una risorsa rinnovabile indi-spensabile per l’agricoltura e l’approvvigiona-mento idrico delle popolazione.Per la prevenzione delle alluvioni dei medi-grandi fiumi sono previste le casse di espan-sione, ma potrebbe essere buona pratical’allestimento di una serie di piccole zone umideattigue ai corsi d’acqua minori nelle aree periur-bane, allo stesso scopo di prevenire le esonda-zioni. La vegetazione delle zone umide svolgeun ruolo di filtro rispetto ai carichi inquinanti dinatura organica, tanto che sono da favorire gliimpianti di fitodepurazione per i Comuni con po-polazione inferiore ai 2mila abitanti e ove possi-bile anche a livello di singoli palazzi

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condominiali. Tutto ciò avvantaggia la gestionesostenibile delle risorse idriche, migliorando lecaratteristiche qualitative delle acque superficialie non ultimo offre un habitat a varie forme di ani-mali, quali invertebrati e anfibi.Sul fronte della sicurezza idrogeologica si assi-ste in questi tempi a una controversa interpre-tazione del ruolo della vegetazione lungo gliargini dei fiumi, poiché almeno in Toscana i Con-sorzi di Bonifica ai quali è demandata la ge-stione, in nome della sicurezza idraulica fannouna manutenzione straordinaria e ordinaria im-prontata al taglio totale della vegetazione ripa-riale, in spregio a quelle che sono le stesse lineeguida su basi scientifiche che la Regione To-scana si è data con la pubblicazione del docu-mento nella collana Fiumi e Territorio dal titoloVegetazione Ripariale. Conoscenze e tecnicheper corsi d’acqua e canali di bonifica.

2.1.5. Miglioramento del paesaggioLa vegetazione lungo le infrastrutture di tra-sporto (autostrade, strade, ferrovie) ne miglioral’inserimento paesaggistico, contribuendo al-l’immagine del territorio, spendibile anche per lapromozione delle attività legate al turismo.La presenza di aree verdi migliora le caratteristi-che estetiche della città, rendendola più appeti-bile come luogo per vivere e lavorare, e il valorepaesaggistico di un territorio è strettamente le-gato alle caratteristiche della vegetazione, siache si tratti sia del parco di una villa storica o diun’area archeologica, sia dei filari di alberi edelle siepi di un paesaggio rurale periurbano.

2.1.6. Tutela della biodiversità localeLe aree verdi urbane sono fondamentali per ilmantenimento della biodiversità locale, formatada una gamma di habitat popolati da numerosespecie di piante e animali selvatici (Dinetti, 2009).Gli ambienti urbani svolgono un ruolo nella con-servazione della biodiversità globale, essendodi fatto dei mosaici di nicchie ecologiche cheospitano una diversità di specie; quindi il pae-saggio e la natura non finiscono dove inizia lacittà, ma la permeano (Heywood, 1996).Sebbene soltanto una parte delle specie sia ingrado di adattarsi a vivere in città o presso gliambiti fortemente urbanizzati, il loro numero è

elevato, tanto che sono disponibili -anche in Ita-lia- numerosi studi che dimostrano la ricchezzadi specie autoctone sia di piante che di animaliche si sono inurbate. Come esempio, ricor-diamo le 1.285 entità floristiche, le 26 specie dianfibi e rettili e le 5.151 specie di insetti di Roma,le 90 specie di uccelli nidificanti di Torino, le 52per Brescia, le 51 per Genova, le 86 di Firenze ele 64 di Napoli (Celesti Grapow, 1995; Zapparoli,1997; Bologna et al., 2003; Dinetti, 2009).Nei paesaggi impoveriti con matrice rurale colti-vata intensamente, le aree urbane possono ad-dirittura rappresentare delle isole di biodiversità.I vantaggi della vita urbana per gli animali sonoportati dalla presenza di una struttura della vege-tazione e degli edifici che realizza ambienti sur-rogati di quelli naturali, dal clima mite soprattuttoin inverno, dall’assenza dell’attività venatoria,l’uso ridotto di pesticidi, e la relativa sicurezza etranquillità che si realizza in alcuni contesti (tetti,zone marginali all’interno di aree industriali, ter-reni incolti non ancora edificati, eccetera) nonchédall’elevata disponibilità di cibo di origine antro-pica (Reichholf, 2015). Un approfondimento sin-tetico sul tema della biodiversità urbana e degliuccelli in città è riportato in Appendice II.

2.1.7. Gestione faunisticaAlcune delle specie faunistiche vengono consi-derate “problematiche” a causa delle loro inter-ferenze con la vita delle persone e l’ambienteche frequentano. Tra queste, le più ricorrentisono il Piccione di città Columba livia forma do-mestica (al quale la Lipu ha dedicato il primo nu-mero della nuova serie dei Documenti per laconservazione della natura), lo Storno Sturnusvulgaris ed il Gabbiano reale Larus michahellis,quest’ultimo prevalentemente nelle città co-stiere, anche se sono sempre più frequenti gliinsediamenti in aree urbane interne.Vi sono poi alcune specie di corvidi, ed in parti-colare la Gazza Pica pica e la Cornacchia grigiaCorvus cornix che vengono spesso accusate diridurre le popolazioni dei piccoli passeriformi,attraverso la predazione che effettuano sui nidied i giovani. Al di là del fatto che questa perce-zione nella gente va oltre le evidenze scientifiche(non essendo dimostrato l’assunto che l’au-mento dei corvidi porti al declino i passeriformi),

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è comunque utile ricreare gli habitat naturali esemi-naturali che recano un contributo fonda-mentale per limitare le specie “problematiche”,garantendo un maggiore equilibrio ecologico epermettendo alle specie minacciate una mag-giore possibilità di rifugio e nidificazione.Un discorso parallelo ma per molti aspetti piùcomplesso è quello delle specie aliene e inva-sive, che deve essere contrastato sia con stru-menti legislativi anche di livello internazionale,sia attraverso la sensibilizzazione della gente,per evitare il rilascio di piante e animali in am-bienti diversi da quello di origine.

2.2. Servizi socio-culturali

2.2.1. Indicatori ambientali della qualità urbanaGli indicatori quantificano e comunicano feno-meni complessi in maniera semplice, essendosurrogati di misurazioni, e sono usati frequente-mente nel campo dell’ambiente e della salute.In particolare, gli indicatori urbani servono a mi-gliorare la gestione delle città. L’approccio dibase parte dalla proposta di Oecd del 1993 diclassificare gli indicatori secondo un’intelaiaturaPsr (Pressione-stato-risposta) che più tardi èstato evoluto nel Dpsir (Determinante-pres-sione-stato-impatto-risposta) (Button, 2002;Gregory et al., 2005; Repetti e Desthieux, 2006;Kohsaka et al., 2013).La biodiversità urbana e le aree verdi possonoassumere anche un ruolo di indicatori ambien-tali, tanto che la prima generazione di indicatoricomuni europei contempla anche la disponibilitàdi aree verdi e servizi locali per i cittadini (Com-missione europea, 2000).L’uso di indicatori è necessario affinché possaessere valutato il livello di sostenibilità di unacittà, redigendo un quadro delle condizioni pre-senti ma anche monitorando il raggiungimentodegli obiettivi prefissati. In questo ambito, il pro-getto Indicatori comuni europei promosso nel1999 dalla Commissione europea e dal Gruppodi esperti sull’ambiente urbano propose un setdi indicatori tra cui l’”accessibilità delle aree verdipubbliche e dei servizi locali” misurato comepercentuale di popolazione che vive entro 300metri da aree verdi di almeno 5mila m2. Succes-sivamente l’Agenzia ambientale europea ha te-

nuto conto anche del tempo effettivo per rag-giungere le aree verdi, introducendo come indi-catore la “percentuale di popolazione a 15 minutidi cammino da aree verdi” (Chiesura, 2010).Di sicuro interesse nello scenario internazionale,ed alla luce della Convenzione sulla diversità bio-logica (Cbd) nell’ambito della Cop-9 DecisionIX/28 “Promuovere il coinvolgimento delle città edelle autorità locali”, è il lavoro dei membri dellaGlobal Partnership on Cities and Biodiversity chenel 2008 hanno messo a punto il City biodiversityindex (Cbi) per misurare il ruolo della biodiversitàe dei servizi ecosistemici nelle aree urbane (areenaturali, connettività, specie native, servizi ricrea-tivi e educativi, eccetera) in accordo con gli obiet-tivi per il 2020 fissati con gli Aichi biodiversitytargets (Cbd Decision X/2) (Kohsaka et al., 2013).In Italia, come detto, dal 1996 l’Istat raccogliedati ambientali sulle città, comprendendo il verdeurbano, e nelle statistiche focus del 24 maggio2016 riporta una lista di indicatori sul verde ur-bano classificati secondo lo schema Dpsir.L’Ispra ha attivato a partire dal 2003 il progettoQualità ambientale delle aree metropolitane ita-liane che produce annualmente il Rapporto sullaqualità dell’ambiente urbano, dove vengono pro-posti indicatori sul verde urbano e la biodiversitàurbana (AA.VV., 2005; AA.VV., 2015). Inoltre conil Rapporto Ispra 118/2010 si delinea una vastapanoramica sulla gestione ecosistemica dellearee verdi urbane e periurbane, considerando lamultifunzionalità dei servizi offerti, e proponendoanche dei nuovi indicatori per misurare tali be-nefici (Chiesura, 2010).

Tra i limiti e gli obiettivi futuri per una miglioremessa a punto degli indicatori sul verde urbanoe la biodiversità urbana, ci sono:

• l’individuazione del confine delle aree urbaneda un punto di vista ecologico, che in pochicasi coincide con il limite amministrativo delComune;

• la misurazione di qualità e struttura delle areeverdi, che sono cose ben diverse dalla solaestensione, essendo evidente che un prato as-solve a funzioni sociali ed ecologiche ben diverseda un boschetto con vegetazione sviluppata;

• la messa a punto di metodologie utili per indi-

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viduare tutte le tipologie di verde urbano, equindi non solo quelle formalmente ricono-sciute e di proprietà pubblica, ma anche i ter-reni privati e gli spazi ancora liberi e “incolti”che sopravvivono nel tessuto urbano.

2.2.2. Benefici per la salute dei cittadiniI benefici diretti apportati dal verde urbano allasalute dei cittadini sono messi in luce da unamoltitudine di studi (Aa.Vv., 2016b; World healthorganization, 2016) tra cui citiamo il lavorosvolto a Melbourne in Australia dove è stato cal-colato che un incremento nella copertura dellavegetazione dal 15% al 33% ridurrebbe la mor-talità dovuta alle ondate di calore tra il 5 ed il28% (Chen et al., 2014) e quello realizzato aNew York che dimostra come la presenza deglialberi diminuisce l’insorgenza dell’asma neibambini (Lovasi et al., 2008).Oltre agli aspetti legati al miglioramento dellaqualità dell’aria, del clima e all’attenuazione deirumori, che apportano indubbi vantaggi alla sa-lute pubblica, va considerato che lo stress acutoe cronico assume un importante rilievo nella sa-lute pubblica. Uno stress prolungato si associaad altri disturbi quali infezioni e malattie cardio-vascolari, immunologiche e dell’apparato dige-rente, oltre a diabete, aggressività edepressione.Il contatto con la natura rigenera l’organismo eriduce lo stress, tanto che anche una brevepausa dal lavoro trascorsa in un’area verdeporta benefici al benessere fisico e mentale:passeggiare tra gli alberi diminuisce l’ormonedello stress del 16% con effetti fisiologici misu-rabili già dopo 15 minuti di passeggiata (Com-missione europea, 2016; Williams, 2016). Lericerche classiche di Ulrich (1984) hanno dimo-strato che nel caso di pazienti ricoverati che po-tevano vedere aree verdi dalle finestredell’ospedale, il tempo di degenza si riduce conun decorso della malattia più rapido, con riper-cussioni positive sia sul piano sociale che sullaspesa sanitaria pubblica.Vivere a contatto con la natura migliora la nostracreatività fino al 50% (Williams, 2016) e altri studidimostrano che le aree verdi influenzano l’umoree la capacità di concentrazione: ad esempio a Fi-renze una ricerca ha coinvolto una scuola prima-

ria, per verificare gli effetti dei giardini dominatida vegetazione sulle capacità cognitive di unascolaresca, rispetto ad una classe priva di ele-menti naturali. Pertanto, ottanta ragazzi di 8 e 10anni con preparazione e facoltà intellettive similisono stati scelti per risolvere un test. I risultatimostrano che la frequentazione del giardino mi-gliora significativamente l’attenzione dei ragazzi,e questo induce a considerare le implicazioninell’ambito delle politiche dell’istruzione e del de-sign degli edifici scolastici (Mancuso et al., 2006).Lo svolgimento di attività fisica all’aria apertaaumenta la vitalità e migliora la salute fisica ementale, riducendo i rischi connessi all’obesitàed altre malattie legate allo stile di vita, quali ildiabete. Le persone che vivono distanti oltre unchilometro dalle aree verdi riportano maggioriproblemi di salute di quelle che vivono più vicino(Commissione europea, 2016).Al tempo stesso devono essere considerati gliaspetti legati alle allergie causate dai pollini, chea sua volta sono influenzati dall’aumento dellaCo2 in atmosfera (Comitato per lo sviluppo delverde pubblico, 2013).

2.2.3. Benefici socialiGli alberi e la natura sono da sempre fonte diispirazione e di riferimento per le culture e le ci-viltà di tutto il mondo, e numerosi sono i riferi-menti sia nelle tradizioni laiche che religiose(Batini, 1998; Brosse, 1998).Insieme ai benefici sanitari, le aree verdi urbaneapportano vantaggi di natura sociale che si riper-cuotono positivamente anche come risparmioper le amministrazioni pubbliche e per i singolicittadini. Tali cifre possono essere individuate neicosti evitati per il disinquinamento dell’aria edell’acqua, nel risparmio dei costi sanitari, nellaproduzione di cibo e materie prime, nella promo-zione turistica dei territori ed attività indotte, qualila produzione florovivaistica e le attività ricrea-tive, sportive, culturali e editoriali. Pertanto, gliinvestimenti nelle infrastrutture verdi sono carat-terizzati da un elevato rendimento nel tempo,fornendo nuove opportunità di lavoro, tanto chesi possono ritenere ottime alternative rispettoall’uso intensivo dei terreni ed alla conseguentetrasformazione in infrastrutture grigie (Comitatoper lo sviluppo del verde pubblico, 2013).

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La condivisione di spazi verdi pubblici aumentala coesione sociale e permette il coinvolgimentodella gente, anche attraverso le organizzazioni divolontariato. Queste attività rafforzano le relazionisociali e costruiscono un forte senso di comu-nità, riducendo l’isolamento e l’emarginazione.Le facoltà manuali e intellettive che vengono sti-molate fanno aumentare l’autostima e lo sviluppopersonale, ed il mantenimento di giardini e orticomunitari offre anche risvolti formativi e occu-pazionali (Commissione europea, 2016).Oggi esiste una netta evidenza del fatto che ilcontatto con la natura è importante per i citta-dini, sebbene spesso non si conosca il tipo diapprezzamento che la gente ha rispetto alle di-verse forme degli spazi verdi urbani. In partico-lare, non sappiamo bene se il nostroapprezzamento per la natura sia innato - equindi prettamente connaturato all’essereumano - ovvero se esso sia culturale, rappre-sentando diversamente qualcosa che può es-sere appreso, o ancora se si realizzi una sorta dicombinazione tra questi aspetti. Una indaginecondotta a Zurigo rivela una netta separazionenelle modalità di valutazione, tra culturale e bio-logico (Home et al., 2010), mentre i risultati diun’altra intervista effettuata in Svizzera sulla co-noscenza della gente in fatto di biodiversità e diricchezza di piante ha mostrato che il 60% dellepersone non ha mai sentito il termine “biodiver-sità” mentre la proporzione restante ne ha sen-tito parlare in particolar modo attraverso i media.Per definire il concetto di biodiversità, le per-sone di solito fanno riferimento alla diversitàdelle piante e degli animali, sebbene venga fre-quentemente accennato qualcosa che ha a chefare con concetti ecologici come l’equilibrio trale componenti della natura (Lindemann-Matthiese Bose, 2008).Appare importante ricordare anche i risvolti psi-cologici della questione, considerando che dalpanorama che possiamo ammirare dalla finestrapossono derivare numerose opportunità di rin-francamento. L’osservazione di elementi naturalidalla finestra produce una maggiore soddisfa-zione dei residenti nei confronti del vicinato, mi-gliorando il senso di benessere della vita in quelluogo. Diversamente, la visione di elementi arti-ficiali, “costruiti”, non apporta un senso di be-

nessere mentre la semplice visione del cielo nonsembra avere effetti rilevanti (Kaplan, 2001).Purtroppo alcune analisi (es. Turner et al., 2004;Battisti, 2016) incluso il famoso volume Lastchild in the woods (Louv, 2006) evidenzianocome gli esseri umani siano progressivamentecoinvolti in uno stile di vita urbano e come in par-ticolare le giovani generazioni stiano sviluppandocomportamenti basati sulla vita “digitale”, chedisconnette dalla natura. Nelle ultime decadi,l’uso delle aree naturali vicino casa da parte deibambini è diminuito in modo sostanziale, e le at-tività svolte sono cambiate da quelle di tipospontaneo e autogestito a quelle pianificate ocontrollate dagli adulti. In questo contesto, glistrumenti digitali, che da un lato permettono diacquisire e condividere informazioni - anche ditipo ambientale - ad un livello mai visto in prece-denza, inducono uno stile di vita sedentario euna disconnessione dal mondo reale.Questa “distrazione digitale” può portare a sot-tovalutare i valori e le minacce che insistononell’ambiente intorno a casa, e la tendenza ne-gativa nella frequentazione degli spazi all’apertopuò causare effetti psicologici, sociali e indivi-duali ancora scarsamente indagati, che pos-sono condurre a un “disordine da deficit dinatura” (Ndd). Nelle aree urbane, le nuove ge-nerazioni rappresentano le più soggette a Ndd(Kareiva, 2008). I ricercatori sostengono chequesti mutamenti possono avere un forte effettosulla formazione dell’identità nei bambini e perquesto appare importante sviluppare una con-nessione e una considerazione per la natura lo-cale, tanto che gli ecosistemi a “chilometrozero” -che spesso sono negletti - possono avereun grande ruolo nelle esperienze delle “genera-zioni digitali”.Peraltro, questi ambienti marginali ospitano unadiscreta gamma di specie, compresi alcuni taxafaunistici che da sempre hanno catturato l’at-tenzione dei bambini, tanto che si potrebbe in-dividuare una nuova categoria di specie diinteresse conservazionistico, le “specie chiaveesperienziali“ (EKS). Le EKS dovrebbero posse-dere le seguenti caratteristiche: risultare relati-vamente ben distribuite e abbondanti; esserefacili da incontrare; stimolare emozioni nei bam-bini (Battisti, 2016).

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Infine, la combinazione di fattori quali la disoc-cupazione, un reddito basso, condizioni di sa-lute precarie, la criminalità e la disintegrazionedelle famiglie, possono portare all’esclusionesociale ed alla disgregazione delle comunità lo-cali, con un conseguente abbassamento dellaqualità della vita. Le aree verdi urbane nelle zonedi esclusione sociale possono aumentare lacoesione sociale e l’inserimento degli individuiin quattro maniere: accessibilità aperta a tutti,disponibilità di spazi per le interazioni umane, ri-duzione dell’aggressività in quanto le aree verdiattenuano lo stress e ristorano dalla fatica men-tale, opportunità di partecipare ad attività di vo-lontariato (Kazmierczak e James, 2007). È quindiimportante diffondere la consapevolezza chel’esposizione alla natura aumenta il senso di be-nessere, sviluppa attitudini sociali positive versola biodiversità, oltre a garantire effetti benefici alivello neuropsicologico.Tra le criticità che possono essere evidenziate,sebbene il verde urbano fornisca alla gente unaserie di benefici estetici, ecologici e psicologici,vi sono anche implicazioni legate alla percezionee al senso di sicurezza. In questo ambito è utileconoscere i risultati di un’indagine che ha pas-sato in rassegna i dati sulla sicurezza personalepercepita rispetto alla vegetazione (in modo par-ticolare quella di tipo forestale) nelle aree ur-bane, quali parchi e zone residenziali. Il senso disicurezza dipende da fattori individuali e sociali,ma anche dalle caratteristiche della vegeta-zione, quali la manutenzione e il design. Gliaspetti della vegetazione che sono di particolareimportanza includono l’assetto del paesaggio,la possibilità di visuale e di controllo, la densitàdella vegetazione. Una tipologia con caratteri-stiche aperte e con un sottobosco a bassa den-sità può avere un effetto positivo sulla sicurezzapersonale percepita, senza ridurre gli altri bene-fici (Jansson et al., 2013).

2.3. Servizi economici

2.3.1. Incremento del valore immobiliareL’incremento di valore immobiliare apportatodalla presenza di alberi e aree verdi presso gliedifici residenziali è un altro dei servizi ecosiste-mici che riguarda direttamente l’interesse eco-

nomico dei cittadini. È indubbio che i quartieriverdi sono quelli più appetiti come zone residen-ziali, così come è una costante vedere comeviene valorizzata la presenza degli alberi nellepubblicità delle agenzie immobiliari.Su questo tema sono state effettuate numerosericerche: a Philadelphia il valore immobiliare puòessere influenzato fino al 33% dalla vicinanza diun grande parco (Hammet et al., 1974), ma au-menti di valore del 10% sono considerati cano-nici dalla letteratura.Secondo altri lavori, in una zona alberata e attra-ente gli edifici possono essere valutati il 3-12%in più rispetto alle zone prive di alberi e più de-gradate (Anderson e Cordell, 1985; Luttik, 2000).

2.3.2. Valutazioni economicheOltre alla quantificazione dei servizi ecosistemiciin termini di benefici svolti dal verde urbano,dagli anni Novanta del secolo scorso si sono af-fermate anche le valutazioni di tipo economicoe monetario, che si sono sviluppate soprattuttonegli Stati uniti (McPherson et al., 1997) per poiapprodare anche in Europa (Soares et al., 2011).Oggi esistono dei software in grado di determi-nare il valore economico ed ambientale dei be-nefici apportati dagli alberi e dalla forestaurbana, nonché i modelli dell’impatto econo-mico derivante dai diversi scenari di gestione, dicui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel1996 da American Forests che lavora in am-biente Gis. Un altro approccio è il modello Ufore(Urban forest effects) uno strumento di calcolosviluppato alla fine degli anni Novanta dal dipar-timento dell’Agricoltura degli Stati uniti, sempreper descrivere la struttura del verde urbano e sti-mare gli effetti della vegetazione sull’ambiente(Siena e Buffoni, 2007). Oggi Ufore è stato ulte-riormente sviluppato nel software i-Tree per ana-lizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.Vi sono anche dei siti web in grado di calcolarein tempo reale i benefici degli alberi, in terminimonetari, quali il www.treebenefits.com degliStati uniti, e un altro esempio di qualità è l’ini-ziativa New York City Street Tree Map, Exploreand Care For NYC’s Urban Forest, del New YorkCity Departement of parks and recreation: unamappa interattiva degli alberi della città di NewYork posizionati lungo strade e nei parchi pub-

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blici. Cliccando su ogni singolo albero è possi-bile conoscerne i benefici ambientali ed ecosi-stemici forniti e il relativo risparmio economico.I benefici generati da ogni albero sull’ambienteurbano sono tradotti in dollari, ovvero in risorseche ogni singolo esemplare fa risparmiare favo-rendo il benessere della città e dei suoi abitantiin termini di acqua piovana intercettata, di caloreassorbito e di inquinanti atmosferici e Co2 stoc-cati. Attraverso il sito è anche possibile infor-marsi sulle specie e candidarsi per la cura di unesemplare, dall’irrigazione alla pacciamatura allarimozione di strati di asfalto per favorire la per-meabilità dei suoli e il buono stato delle radici(https://tree-map.nycgovparks.org/).Citando qualche esempio applicativo, gli alberie le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosfe-rici, prendendo il 2010 come anno di riferimento(range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effettipositivi sulla salute umana vengono valutati in6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi di$). Le conseguenze positive sulla salute pub-blica includono la prevenzione di oltre 850 morti,di 670mila casi di sintomi respiratori acuti, di430mila attacchi di asma, ma anche di 200milagiorni di scuola persi (Nowak et al., 2014).A Chicago, gli alberi rimuovono gli inquinanti at-mosferici, contribuendo a ripulire l’aria per unvalore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la coper-tura arborea venisse incrementata del 10%, op-pure se venissero piantati tre alberi per ogniedificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ perunità abitativa nei costi energetici per il riscalda-mento e la refrigerazione. Questo poiché gli al-beri forniscono ombra, riducono la velocità delvento e inducono un abbassamento delle tem-perature estive. Considerando un lasso ditempo di 30 anni, il valore attuale netto dei ser-vizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta,e corrisponde a quasi tre volte i costi di manu-tenzione (McPherson et al., 1997).In California, i 929.823 alberi lungo le strade ri-muovono annualmente 567.748 tonnellate diCo2 equivalente a contrastare le emissioni di120mila auto, per un valore corrispondente a2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i serviziecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63$ per albero. Se si considera una spesa gestio-

nale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro in-vestito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPher-son et al., 2016).A Lisbona è stato applicato il programma i-TreeStratum per quantificare la struttura e le funzionidegli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sonostati censiti 41.247 alberi che insieme produconoservizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi dimanutenzione ammontano a 1,9 milioni di$/anno, quindi per ciascun dollaro investito i re-sidenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore delrisparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzionedella Co2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inqui-namento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incre-mento di valore della proprietà immobiliare (145$/albero), portano ad un beneficio complessivoannuale di 204 $/albero, pari ad un beneficionetto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).A Roma Attorre et al. (2005) stimano che i 704.720alberi portino un vantaggio economico alla città,legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria,di € 1.674.942 l’anno (€ 2.376/albero) e che gli al-beri immagazzinino nella propria biomassa circa320mila tonnellate di carbonio, sequestrandocirca 2mila tonnellate di carbonio l’anno.Una valutazione preliminare dei servizi ecosiste-mici compromessi in conseguenza di una pota-tura drastica in aree verdi del lungomare è stataeffettuata a Livorno, dove è stata calcolata unapresenza di alberi compresa tra 2.285 e 8.185.È stato ipotizzato che la potatura abbia aspor-tato metà del volume di vegetazione che erapresente, portando ad una perdita di servizi eco-sistemici compresa in una forbice tra circa160mila a oltre 590mila €/anno. A questa cifrasarebbero da aggiungere e quantificare le con-seguenze negative al paesaggio, al valore im-mobiliare, la perdita di biodiversità e il danno intermini educativi, considerando che l’operato diun ente pubblico funge da esempio da seguireper la cittadinanza (Ascani et al., 2016).Il valore di un albero può essere quantificatoanche dal punto di vista economico (monetario),considerando il valore estetico e paesaggistico,quello emotivo e per il benessere dei cittadini,quello storico, sociale, ecologico, ed infine edu-cativo. Tra i metodi di calcolo parametrici più uti-lizzati da tecnici ed agronomi a livello mondialenella valutazione economica di un albero, ricor-

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diamo: il metodo americano C.T.L.A. (Council ofTree and Landscape Appraisers), il metodo in-glese Helliwell, il metodo australiano BurnleyMethod Recise, il metodo Neo-ZelandeseS.T.E.M. (Standard Tree Evaluation Method), ilmetodo spagnolo Norma Granada, il metodoC.A.V.A.T. (Capital Asset Value for AmenityTrees), il metodo svizzero modificato ed il me-todo tedesco. A Bologna è stato realizzato un

calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante al-cuni degli esemplari più prestigiosi (Ippoca-stano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino,Platano, Leccio, ecc.) e le cifre risultano com-prese tra un minimo di 3.635 ad un massimo di27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. adalberi monumentali, si raggiungono valori eco-nomici ornamentali fino a 806.539 euro.

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I SERVIZI ECOSISTEMICI IN BREVE

Meno:- inquinamento atmosferico (polveri sottili, anidride carbonica, ozono)- carbonio nell’atmosfera, responsabile dei cambiamenti climatici- consumi energetici- alluvioni e allagamenti- disturbo da rumore

Più:- depurazione delle acque superficiali- miglioramento del clima- incremento di valore degli immobili circostanti- supporto per gli insetti impollinatori- biodiversità urbana- aree per lo svago, il gioco e lo sport- benessere fisico e psichico

La principale minaccia per i terreni che possonoavere una vocazione ecologica e naturalistica,anche in funzione di oasi urbana (Appendice III),è costituito dal costante sviluppo urbanistico,che comporta il consumo del suolo e la fram-mentazione degli habitat.Non ci addentriamo ulteriormente in questotema, che è di grande rilievo e per il quale sonodisponibili documenti e iniziative di vario tipo(Centro di ricerca sui consumi di suolo, 2010;Giudice e Minucci, 2011, il disegno di legge na-zionale “Contenimento del consumo del suolo eriuso del suolo edificato” approvato dalla Ca-mera dei Deputati il 12 maggio 2016, e la cam-pagna internazionale People4soil finalizzataall’ottenimento di una direttiva comunitaria chefreni il consumo di suolo). È peraltro noto che losviluppo urbano ad uso residenziale, commer-ciale e industriale, costituisce una delle principaliminacce per la conservazione di anfibi, pipistrelli,uccelli ed altre categorie di biodiversità (Salafskyet al., 2008; Sutherland et al., 2015).In particolare, la frammentazione degli ecosi-stemi viene considerata una delle principali mi-nacce alla conservazione globale, insieme aicambiamenti climatici e all’invasione di speciealiene. La frammentazione comporta la suddivi-sione di un ambiente in due o più parcelle, cherisulteranno più piccole, distanti e con marginipiù estesi. Questi nuovi assetti hanno una seriedi conseguenze ecologiche e sulle comunitàfaunistiche, molte delle quali sono negative: adesempio può aumentare la predazione da partedelle specie opportuniste, così come lo stessodisturbo da parte delle persone, che viene age-volato. Vi sono poi specie che vivono all’internodi taluni ambienti le quali, se la superficie del re-

lativo habitat si riduce sotto una certa soglia,sono destinate ad estinguersi localmente. Conle dovute considerazioni legate alla scala ed alcontesto, questi effetti riguardano anche le areeverdi urbane.Per la biodiversità urbana vi sono ulteriori svan-taggi e pericoli, che mettono a repentaglio la vi-talità e le possibilità di persistenza dellepopolazioni animali e dei singoli individui. Quelliprincipali possono essere individuati nell’inquina-mento atmosferico causato dal traffico e dagli in-sediamenti abitativi e industriali, nella predazioneda parte degli animali domestici quali i gatti e neldisturbo causato dalle persone e dai veicoli.Vi sono inoltre le “trappole involontarie” quali levetrate degli edifici ed i pannelli fonoisolanti tra-sparenti lungo le infrastrutture di trasporto(strade, autostrade, ferrovie), i cavi aerei, gli elet-trodotti e le pale eoliche contro cui vanno aschiantarsi gli uccelli, mentre i canali, le vasche,le piscine e gli altri componenti del sistemaidraulico con sponde ripide possono comportarel’intrappolamento o l’annegamento di anfibi epiccoli mammiferi. La presenza di tali strutture èdestinata ad aumentare nel futuro, a causa dellacostante espansione urbanistica e del crescenteuso di alcuni materiali in edilizia, quali il vetro.Le indagini compiute in America ed Europa, apartire dagli anni Settanta del secolo scorso, do-cumentano perdite valutate in diversi miliardi diuccelli all’anno, in tutto il mondo. Per svilupparequesto tema specifico la Lipu ha organizzato il10 marzo 2017 a Livorno il Convegno nazionaleArchitetture e fauna ed ha realizzato il manualeEdilizia sostenibile per la biodiversità che con-tiene una serie di spunti immediatamente appli-cabili per favorire la presenza di uccelli, pipistrellied altri animali selvatici nelle aree urbane. Il vo-lume riporta inoltre l’elenco dei Comuni chehanno approvato la “Delibera Salvarondini” fina-lizzata ad una migliore tutela dei nidi di rondoni,rondini e balestrucci (Dinetti, 2017).Rispetto alla gestione del verde urbano, vi sonopericoli diretti e indiretti per l’avifauna e la faunaselvatica più in generale, le cui indicazioni peruna prevenzione e mitigazione vengono ripor-tate nelle diverse sezioni del presente Docu-mento. Nel dettaglio, si va dall’uso di pesticidi(inclusi i trattamenti anti-zanzare) che contami-

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3EMERGENZE E PERICOLI PERLA BIODIVERSITÀURBANA

nano l’ambiente e possono provocare intossi-cazione acuta o cronica, al rischio di venire feritio uccisi da macchinari e mezzi operativi (com-presi i decespugliatori).L’abbattimento e la potatura di alberi e siepicomporta la modifica e alterazione dell’habitated è particolarmente impattante durante il pe-riodo riproduttivo, anche quale forma di disturboe alterazione delle condizioni di occultamento edifesa dei nidi. Tali operazioni possono anchecomportare la perdita diretta di nidificazioni o ilferimento o uccisione di animali che erano rifu-giati all’interno del tronco. Lo sfalcio dei praticomporta l’alterazione e il disturbo soprattuttoa carico della fauna minore e degli invertebrati,e può incidere negativamente sulla disponibilitàdi risorse alimentari.

A livello generale di area urbana, una pianifica-zione territoriale intelligente richiede che le ne-cessità infrastrutturali delle popolazioni umanesiano bilanciate con la tutela dell’ambiente.Sfortunatamente, i dati necessari ai progettistiper incorporare gli obiettivi di biodiversità neipiani spesso sono carenti. Per incrementare leconoscenze da inserire nei piani sono utili gli ap-procci che individuano la ricchezza di specie, leesigenze ecologiche anche a livello di comunitàfaunistica, nonché i fattori di minaccia, alloscopo di definire le aree prioritarie per la con-servazione della biodiversità e di valutare il va-lore ricreativo (Underwood et al., 2011).

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Il presente capitolo individua i criteri generali perprogettare e realizzare le aree verdi urbane, siapubbliche che private, in maniera ecologico-orientata, tutelando la biodiversità urbana (Di-netti, 2016b ).Nel fare questo si fa riferimento ai principi già ri-chiamati nei capitoli precedenti, che possono es-sere definiti dei macro obiettivi: la funzione diadattamento ai cambiamenti climatici, gli altriservizi ecosistemici quali il miglioramento dellaqualità dell’aria e la tutela dai rischi idrogeologici,la protezione della biodiversità urbana incluso ilmantenimento dei processi ecologici e la resi-lienza delle comunità biologiche, il benessere deicittadini con i suoi risvolti legati alla salute pub-blica, alla fruizione ed agli altri aspetti sociali.Un altro punto di riferimento nella progettazioneè il considerare l’area in oggetto nell’ambito dellapianificazione spaziale più complessiva, ed inparticolare rispetto al ruolo che essa può assu-mere nella rete ecologica locale, in relazione aglialtri ambiti naturali e semi-naturali presenti nelcomprensorio, in un’ottica di sistema ecologicoche privilegia le connessioni ecosistemiche. Que-sti concetti vengono approfonditi nel Capitolo 8.Tale approccio può essere applicato agli spazidi piccole dimensioni, quali i giardini privati eperfino i balconi, ma anche ai terreni attorno ascuole e ospedali, e infine ai parchi pubblici piùestesi. Nei primi casi occorre tenere presenteche ciascuna specie faunistica necessita di unadimensione minima del proprio habitat, per cuinella progettazione delle singole tipologie am-bientali si può rendere necessario prendere unao più specie target come riferimento.

L’elemento cardine che rivoluziona gli approccitradizionali della progettazione è il passare da un“foglio bianco”, dove il progettista decide tutti gliassetti a partire da zero (la conseguenza praticaè lo spianamento con le ruspe di tutto quanto esi-steva nell’area), ad un progetto “soft” e attentoagli elementi preesistenti, secondo un principiodi salvaguardia. Seguendo questo principio, lepresenze naturali (alberi, boschetti, siepi, ecce-tera) e architettoniche (vecchi poderi, pozzi, ec-cetera) che già esistono nel terreno devonoessere mantenute, recuperandole e valorizzan-dole, andando a integrare gli elementi di nuovaconcezione nel quadro ambientale già presente.Le soluzioni ecologiche adottate per le areeverdi si devono integrare con quelle relative aglialtri ambiti dell’ecosistema urbano, comprese learchitetture. Questo sia per considerare la per-cezione unitaria del paesaggio da parte dellagente, sia per incontrare le esigenze degli ani-mali selvatici, che vivono gli habitat in manieracomplessiva e senza le barriere e le divisioni cul-turali e geografiche di concezione umana.Tra le iniziative interessanti e da riproporre per losviluppo delle aree verdi urbane ricordiamo il pro-getto La città possibile a Torino, Sky garden pro-ject a Bologna e Spazi grigi - spazi verdi a Roma.Di seguito vengono richiamati i concetti basilaridi tale attitudine alla progettazione ecologicadelle aree verdi urbane, definibile come wildlifefriendly (Sukopp et al., 1982; Barker e Graf,1989; Dinetti, 2008).Contesto ambientale: la prima fase della proget-tazione implica la valutazione del paesaggio, delclima, la composizione del terreno, la vegetazionepotenziale, la presenza di strutture e servitù.Approccio ecosistemico: anche se siamo incittà, dove ci sono molti fattori di pressione ed ilcontesto può essere fortemente artificiale, oc-corre adottare una visione complessiva cheguardi all’ambiente nel suo insieme con la retedelle relazioni che si instaurano tra i diversi es-seri viventi e le componenti inanimate. Più chead una sommatoria di alberi, si deve guardare alverde urbano come ad una “foresta urbana”,vale a dire un bosco che si comporta come unsuper-organismo (Wohlleben, 2016).Diversificazione ambientale: occorre promuo-vere la presenza di una varietà tipologica di si-

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4CRITERIE LINEE GUIDAPER UNAPROGETTAZIONEECOLOGICA

tuazioni ambientali, così da incrementare la bio-diversità che vi è ospitata. Di seguito vi è la listadegli habitat principali che possono comporreun’area verde, e la loro presenza dipenderà dallospazio disponibile, dalle caratteristiche ambien-tali e dagli obiettivi gestionali:

• stagno;• prato;• macchia di arbusti;• boschetto e alberature;• giardino roccioso.

Perimetro esterno: se non già presente, occorrepiantare una siepe folta attorno all’area verde,che ha la funzione di schermo visivo ed acu-stico, oltre a filtrare l’inquinamento e le polveri.Strato del sottobosco: per gli uccelli (Orlowski etal., 2008) ma anche per i mammiferi, è impor-tante la presenza di vegetazione densa nellostrato del sottobosco (21-50 cm da terra). Per lespecie di taglia medio-piccola è importante man-tenere un sistema di parcelle (≥ 0,65 ettari) convegetazione di tipo forestale, mentre la ricchezzadi anfibi e rettili dipende dalla presenza di biotopicon acqua permanente (Dickman 1987).Scelta delle essenze: occorre privilegiare quelleautoctone e adatte al contesto geografico e cli-matico, senza disdegnare una percentuale mi-nore di piante di origine esotica, scelte inmaniera opportuna a secondo di valenze este-tiche, ecologiche o funzionali. Si eviterà semprel’utilizzo di specie note per la loro invasività opotenzialmente predisposte a diventarlo (in pro-posito esistono delle Liste nere di piante vietateo sconsigliate, a livello nazionale e regionale).L’utilizzo prevalente di specie autoctone avvan-taggia la biodiversità locale, essendo stato di-mostrato che quelle esotiche riducono ilsuccesso riproduttivo degli uccelli forestali, au-mentano il fallimento dei nidi, diminuendo nelcomplesso la qualità dell’habitat e limitando lecapacità delle aree verdi urbane nel contribuirealla conservazione della natura (Borgmann e Ro-dewald, 2004).Successioni ecologiche: tenendo presente chein natura tutto si trasforma, occorre considerarei mutamenti che possono avvenire sia nel corsodelle stagioni che degli anni. Per questo il pro-

getto deve risultare dinamico, lasciando spazioalla natura e assecondando ove possibile l’evo-luzione naturale della vegetazione. Ciò permetteun risparmio economico per le manutenzioni, ri-ducendo al tempo stesso il disturbo agli ecosi-stemi ed alla fauna.Aspetti sociali: la progettazione delle aree verdiaperte al pubblico deve garantire l’accessibilitàper i diversamente abili, predisponendo accessi,percorsi e strutture idonee.

4.1. Parchi pubbliciI parchi urbani, soprattutto quelli ampi e di vec-chio impianto, rappresentano le “aree centrali”(core areas) delle rete ecologica locale e del si-stema delle aree verdi urbane e periurbane. Inessi è opportuno mantenere e ripristinare gli ele-menti del paesaggio quali arbusti, alberi, siepi,boschetti, sistemazioni agricole tradizionali, sta-gni e laghetti.Un parco urbano deve essere progettato con uncriterio multifunzionale, per armonizzare la pre-senza della natura con quella degli esseri umaniche fruiscono l’area verde; pertanto è opportunoindividuare zone a uso diversificato, prevedendotre fasce compenetrate:• “residenziale”, dove vi è una fruizione più in-

tensa (ad esempio, per le aree ad uso spor-tivo), la vegetazione è più aperta ed i pratisono mantenuti bassi con sfalci frequenti;

• “transizione”, dove la frequentazione è esten-siva (passeggio, relax, attività ricreative qualidisegno e fotografia). Qui la gestione è più in-formale, e gli sfalci saltuari permettono le fio-riture. Sono presenti alberi e macchie diarbusti intervallate;

• “selvatica” (wild), nelle zone più tranquille.Questo è il rifugio della biodiversità e la ma-nutenzione è ridotta al minimo, garantendo losviluppo spontaneo della vegetazione arbu-stiva ed arborea. Gli usi sono limitati (osserva-zione della natura, educazione ambientale) esi può prevedere un accesso regolamentato.

Nell’adottare questo approccio, occorre comu-nicare le scelte gestionali, spiegando ai cittadinil’efficacia e gli obiettivi della gestione naturali-stica. Questo si può fare realizzando depliant,eventi ed altre iniziative informative, oltre ad al-lestire cartelli con messaggi chiari che illustrano

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perché la vegetazione viene mantenuta in ma-niera informale (in funzione frangivento, comefiltro antinquinamento, rifugio per la piccolafauna ed altri servizi ecosistemici).

4.2. Giardini privatiI giardini privati occupano una porzione impor-tante delle aree urbane. Anche un terreno o ungiardino di dimensioni limitate può assumere ilruolo di “pietra di guado” (stepping stones) nellarete ecologica locale, permettendo agli animalidi spostarsi nel territorio. Ad una scala spazialemaggiore, la soluzione più efficace è la presenzadi un mix di aree verdi grandi e piccole, ben in-terconnesse (Hilty et al., 2006).Per molte persone, i giardini costituisconol’unica maniera per sperimentare un contattocon la natura e spesso anche per esprimersi inmodo creativo. I giardini hanno quindi un grandepotenziale ai fini del benessere delle persone,che in essi trovano momenti di coinvolgimentoemotivo e psicologico ma anche spirituale, diguarigione o prevenzione dalle malattie. Faregiardinaggio e occuparsi di verde urbano puòcostituire un’attività importante per il benesseredelle persone, che guardano ai giardini non solocome ambiti per ottenere benefici a titolo per-sonale, ma anche quali luoghi utili ai vicini edalla collettività (Dunnett e Qasim, 2000).Nei giardini e nei balconi possono essere replicati,nel piccolo ed in base allo spazio a disposizioneed agli obiettivi del proprietario, gli stessi approccidescritti per i parchi di maggiori dimensioni.

4.3. Forestazione urbanaPer forestazione urbana si intendono quei pro-getti di realizzazione di nuovi parchi e veri e pro-pri boschi su terreni di vaste superfici, incontesti periurbani. La realizzazione di interventidi forestazione urbana coincide spesso con il re-cupero ambientale di aree degradate.I primi e più importanti progetti realizzati in Italiadi forestazione urbana sono avvenuti in Lombar-dia (Lassini et al., 1998), in particolare con il Bo-scoincittà di Milano i cui obiettivi sono statifissati a partire dal 1973 (Italia Nostra, 1986).Al 2014 esistevano impianti di forestazione ur-bana in 25 città (AA.VV., 2016a) mentre secondoi dati Istat (statistiche focus del 24 maggio 2016)

nel 2014 le superfici destinate a forestazione ur-bana, e quindi occupate da veri e propri boschia sviluppo naturale in ambito urbano, interessa-vano il 2% delle superfici territoriali, essendopresenti in 33 Comuni.

4.4. Zone umideLe zone umide rappresentano, a livello globale,una delle categorie di habitat più ricche di vitama al tempo stesso minacciati dal consumo disuolo e dall’inquinamento.Nelle aree urbane possiamo trovare tratti di fiumie torrenti che attraversano la città, sponde dilaghi o coste marine. Inoltre, nelle zone periferi-che possono sopravvivere relitti di paludi, men-tre nei parchi e nei giardini ci possono esserelaghetti e vasche.

Nelle nuove progettazioni è fondamentale con-siderare l’allestimento di qualche habitat di zonaumida, con criteri naturalistici, che tengano pre-sente quanto segue:• ripristino della vegetazione attorno alle zone

umide;• gestione del livello delle acque per fini faunistici;• mantenimento di un profilo irregolare degli ar-

gini di fiumi e stagni, con insenature e anfratti;• progettazione di stagni e laghetti con zone di

acqua bassa (15-25 cm) e rive con pendenzaridotta (< 5%) per una fascia di circa 5-10 metri;

• allestimento di spiagge, isole di ghiaia o diterra, e di zattere galleggianti ancorate alfondo, per favorire la nidificazione degli uccelliacquatici;

• creazione di scarpate e mucchi di terra per at-tirare la nidificazione di specie fossorie, qualiil Gruccione Merops apiaster ed il Martin pe-scatore Alcedo atthis;

• limitazione in merito all’immissione di fauna it-tica, per favorire la presenza di invertebrati ac-quatici e di anfibi.

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Il birdgarden è una variante di giardino naturalerealizzata specificamente per favorire la frequen-tazione degli uccelli selvatici attraverso la pre-senza di piante più o meno selvatiche e altrielementi idonei. Ciò avviene con un approcciodiverso rispetto a molti giardini moderni, che -soprattutto in Italia - sono concepiti come am-bienti “tradizionali”, “conformisti”, e costruiti se-condo un modello di dominio sulla natura,banalizzando il paesaggio o addirittura trasfor-mandolo in una sorta di “deserto ecologico”. Ècosì che la distruzione della vegetazione spon-tanea nelle città, ma anche nelle campagne, haimpoverito la biodiversità e vaste aree di habitatsono andate perdute, con la scomparsa di nu-merosi uccelli e molti altri animali selvatici.L’approccio tipico del birdgarden è, al contrario,quello di esaltare la ricchezza e la varietà vege-tazionale, anche spontanea. In questo sensopossiamo dunque dire che il giardino “tradizio-nale” limita la biodiversità e impedisce l’evolu-zione naturale, determinando un ambientepovero e poco armonico, mentre il giardino “na-turale” favorisce un ambiente ricco di vita, spon-taneo ed in continua trasformazione,costituendo una piccola oasi per la fauna. Unarete di giardini naturali, di varie dimensioni e ge-stita in modo corretto può dunque giocare unruolo fondamentale anche per la protezione dispecie in pericolo e in forte diminuzione. Inoltre,guardando la natura con occhi diversi, liberi daicondizionamenti tradizionali, può farci coglierela bellezza di un giardino naturale, scoprire unluogo attraente e piacevole in cui la bellezza èdata dalla spontaneità che si manifesta attra-verso la varietà di colori, profumi e suoni. In talmodo, con il passare del tempo, il contatto conla natura che era andato perso o dimenticatoverrà progressivamente recuperato.Certo, si potrebbe obiettare che un giardino èsempre per definizione “artificiale”. Ciò, tuttavia,non toglie che, per l’appunto, esso possa essere

concepito in modo più wild, più naturale. Questocomporta il ricorso ad elementi essenziali deivari habitat e quindi a scegliere le piante nellaloro straordinaria varietà, con differenti epochedi fioriture e produzione di semi, che ci possonopermettere di creare ambienti diversi. Per que-sto è importante scegliere le zone e dividere glispazi, anche a seconda delle esigenze climati-che, della natura del terreno, delle zone inombra e di quelle soleggiate. È anche impor-tante individuare le caratteristiche delle aree cir-costanti, in particolare se ci sono zone ancoranaturali con presenza di piante spontanee e difauna selvatica, così da creare una continuitàecologica tra i due contesti ambientali.

Questi sono i microambienti che possono com-porre un giardino naturale:• prato, dove una parte sarà lasciata con fiori ed

erbe spontanee;• siepe mista di arbusti produttori di bacche,

che saranno utilizzati dagli uccelli per l’alimen-tazione e per la costruzione dei nidi;

• boschetto, o in mancanza di spazio adeguatouno o due alberi, possibilmente caducifogli.Un albero maturo come una quercia può co-stituire uno scrigno di biodiversità;

• area con piante aromatiche e arbusti, che at-tirano le farfalle e gli insetti compresi gli im-pollinatori;

• staccionata in legno e cataste di rami e ceppi;• muretto in pietra a secco con rampicanti;• piccola zona umida (stagno o laghetto) per fa-

vorire la presenza di rane, rospi e di insetticome le libellule.

Se si vuole avere successo nell’attirare gli uccellinel giardino, ma anche altre specie di animali, èindispensabile soddisfare le loro esigenze fon-damentali. Più nicchie ecologiche si formerannonel tempo, più variegata sarà la presenza dellafauna selvatica. Per ovviare alla carenza di sitiadatti alla nidificazione, come le cavità degli al-beri, è possibile costruire e installare dei nidi ar-tificiali: essi consistono in cassette di legnooppure in cemento-segatura, con dimensioniadatte alle specie cui sono destinate. Ne esi-stono diversi modelli, e quelli utilizzati maggior-mente sono la “cassetta chiusa” con un foro di

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5IL BIRDGARDEN

entrata di circa tre centimetri di diametro che èindicato per le specie che nidificano in cavità,come la Cinciallegra Parus major, la CinciarellaCyanistes caeruleus, il Picchio muratore Sittaeuropaea, il Torcicollo Jynx torquilla, lo StornoSturnus vulgaris e la Passera d’Italia Passer ita-liae. Il modello a “cassetta aperta” può essereinvece utilizzato da specie come il PettirossoErithacus rubecula, il Pigliamosche Muscicapastriata, la Ballerina bianca Motacilla alba e ilMerlo Turdus merula, che costruiscono general-mente un nido a coppa in cavità ampie e anchesu alberi o cespugli. Esistono poi modelli particolari, come quello acuneo per il Rampichino Certhia brachydactyla,le cassette ed i supporti per rondoni, rondini ebalestrucci da collocare negli edifici, i nidi a cas-setta gigante per i rapaci diurni come il GheppioFalco tinnunculus e per quelli notturni quali laCivetta Athene noctua e l’Assiolo Otus scops.È inoltre possibile realizzare rifugi artificiali permammiferi come il Riccio Erinaceus europaeus(cassetta a forma di parallelepipedo con un tun-nel per l’entrata), per i pipistrelli (bat box) cosìcome strutture e micro-habitat che favorisconogli insetti (compresi gli impollinatori e le farfalle)e gli aracnidi (bug box). Per ulteriori approfondi-menti sui nidi artificiali si rimanda ai testi specia-

lizzati (Premuda et al., 2011).Durante la stagione invernale, la sopravvivenzadegli uccelli dipende dalla disponibilità di cibo,e per questo l’installazione di una mangiatoia neaumenterà la presenza. Il modello più sempliceè costituito da una tavola di legno con dei bordiintorno e munita di un tetto per riparare il cibodalle intemperie. Va collocata a circa 1,5 metrida terra e a una distanza massima di 5 metri dacespugli sempreverdi, dove gli uccelli si po-tranno rifugiare rapidamente in caso di pericolo.

Il cibo da offrire deve essere ricco e variegato:• miscele di semi vari, per i granivori;• semi di girasole;• frutta secca (arachidi, noci, pinoli, uvetta);• briciole dolci;• larve della farina, per specie come il Petti-

rosso;• frutta fresca, per specie come il Merlo;• miscele apposite per insettivori;• tortini con margarina o burro con semi e

uvetta.

La Lipu ha sviluppato diverse esperienze didat-tiche basate sul birdgarden, tra le altre cosepubblicando la brochure Piccola guida al Bir-dgarden (Manghetti e Magliocco, senza data).

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Anche nella gestione dei prati un elemento fon-damentale è quello di evitare la gestione mono-tona e uniforme, il che riguarda anche lavegetazione degli alvei di canali e corsi d’acqua.Le lavorazioni producono impatti ecologici mag-giori o minori, in base alla stagione. La regolagenerale per tutti gli interventi sulla vegetazioneè quella di evitare l’epoca della nidificazionedell’avifauna (marzo-luglio), ponendo attenzioneanche al periodo dello svernamento e letargo dimammiferi, anfibi e rettili.Le nuove tecniche di progettazione del verde de-vono tenere presenti anche gli aspetti economici(risparmio nelle fasi di manutenzione) nonché itemi legati all’educazione dei cittadini ed alla tu-tela del paesaggio e della natura. È così che l’usodella flora spontanea può contribuire alla ridu-zione dei consumi idrici ed alle altre cure manu-tentive per le aiuole. In proposito si stannodiffondendo i primi progetti quali il Wildflowers,ovvero la piantagione di fiori spontanei (Comitatoper lo sviluppo del verde pubblico, 2013).L’uso dei fiori spontanei nelle aiuole e lungo ibordi stradali, oltre a permettere la crescita apiante e fiori che una volta erano comuni neicampi ma adesso sono minacciate dall’uso deipesticidi in agricoltura, può aiutare anche la so-pravvivenza degli insetti impollinatori e di altrespecie della entomofauna. Si può anche preve-dere la semina di appezzamenti “a perdere” ocomunque non gestiti intensamente, per offrirecibo e possibilità di nidificazione per gli uccelli.

Di seguito alcuni suggerimenti per la gestionedei prati a favore della biodiversità:

• posticipazione dello sfalcio dopo la metà di lu-glio di ogni anno. Se questo non è possibile,è preferibile sfalciare di frequente, mante-nendo l’erba bassa e scoraggiando la nidifica-

zione, al fine di non trasformare i prati in “trap-pole ecologiche”;

• adozione di misure specifiche durante le ope-razioni di sfalcio: inizio a partire dal centrodell’appezzamento con direzione centrifuga,velocità delle macchine ridotta, adozione di si-stemi di allontanamento della fauna selvaticaquali le “barre d’involo” sistemate davanti agliorgani falcianti;

• negli sfalci dei prati è necessario mantenereun’altezza del taglio di 10 centimetri per evi-tare di ferire i piccoli animali, quali le lucertole.

Nei prati occorre rimuovere i rifiuti e sfalciaresolo ove necessario, preferendo il diserbo ma-nuale ma senza asportare le foglie morte dovenon vi è una ragione pratica (intasamento dellefognature, percorsi pedonali e marciapiedi resiscivolosi), in quanto l’humus costituisce il nutri-mento naturale per le piante, oltre che un habitatmolto utile alla biodiversità.Se possibile va quindi evitata l’asportazione delmateriale vegetale, per non interferire con l’ento-mofauna e favorire la disseminazione naturale (adeccezione delle zone occupate da piante infe-stanti) (Ufficio federale delle strade Ustra, 2015).Quando vengono effettuate le operazioni di “pu-lizia”, le piante devono essere tenute ben distintedai rifiuti (ciò, anche “culturalmente”) poichétroppo spesso si assiste allo sfalcio della vege-tazione mentre i rifiuti vengono lasciati a terra.Il Decreto 22/1/2014 che adotta il Piano diazione nazionale per l’uso sostenibile dei pro-dotti fitosanitari, al punto A.5.6., stabilisce che“è necessario ridurre l’uso dei prodotti fitosani-tari o dei rischi connessi al loro utilizzo, nellearee frequentate dalla popolazione o da gruppivulnerabili (es. scuole, ospedali, ndr) ricorrendoa mezzi alternativi (meccanici, fisici e biologici),riducendo le dosi di impiego e utilizzando tec-niche e attrezzature che permettano di ridurneal minimo la dispersione nell’ambiente.” Le Re-gioni e le Province autonome possono predi-sporre linee di indirizzo (e le autorità localicompetenti adottano i provvedimenti necessari)relativamente all’utilizzo dei prodotti fitosanitari,per la gestione del verde urbano e/o ad usodella popolazione.Le aree verdi di pertinenza stradale e ferroviaria

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6PRATI E BORDISTRADALI

assolvono funzioni di tipo tecnico (stabilizzazionedelle scarpate) ma al tempo stesso contribui-scono a integrare le infrastrutture nei paesaggi,ed hanno anche una rilevanza ecologica qualielementi di connettività delle reti naturali. In Sviz-zera, l’Ufficio federale delle strade ha emanatouna apposita direttiva per la progettazione e ma-nutenzione delle aree verdi stradali, che punta adun rapporto equilibrato tra i criteri di sicurezza edeconomicità e le esigenze legate alla natura edal paesaggio. La direttiva individua innanzituttole zone a manutenzione intensiva, adiacenti allacarreggiata (2-4 metri), dove prevale la sicurezza,da quelle più distanti, dove la manutenzioneestensiva avvantaggia la valorizzazione comehabitat per la biodiversità. Al limitare di questedue zone può essere predisposta una recinzioneper la fauna selvatica.Tali norme, cui si rimanda per gli approfondi-menti e per trarre spunti da applicare in Italia,contengono indicazioni per il controllo delle spe-cie vegetali invasive, per le verifiche di stabilitàdegli alberi (da effettuare da personale qualifi-cato almeno ogni cinque anni), l’inserimentopaesaggistico, la connessione ecologica in am-bito infrastrutturale, la funzione di cuscinettoche può essere svolta dai corridoi infrastruttu-rali, i piani di monitoraggio eccetera (Ufficio fe-derale delle strade Ustra, 2015). Nel nostrodiscorso, questi criteri possono riguardare i con-testi periurbani e la funzione di “raccordo” congli ambienti esterni alle aree urbane.L’uso di insetticidi e altri pesticidi di sintesi negliambienti urbani contamina i sistemi biologici ter-restri ed acquatici. Tra essi, il glifosato è un er-bicida comunemente usato negli ambientiurbani che minaccia soprattutto gli anfibi (Rileyet al., 2014), ma anche gli esseri umani sono pa-rimenti esposti al rischio dell’uso indiscriminatodi tali prodotti.In Germania è stato dimostrato che la riduzionedell’uso degli erbicidi lungo i bordi stradali, in-sieme alla messa al bando del piombo nella ben-zina e a una riduzione degli sfalci intensi, haportato all’aumento della entomofauna. Al tempostesso, ci sono più specie erbacee e arbustivelungo i margini delle infrastrutture rispetto ad altrihabitat lineari e agli stessi boschi, poiché tali ti-pologie vegetazionali tipiche degli ecotoni sono

favorite dall’effetto disturbo. Per queste ragioni,nei paesaggi frammentati i bordi stradali permet-tono la salvaguardia di alcune funzioni ecologi-che degli ecotoni, contribuendo alla tutela anchedi specie minacciate (Reck, 2016).Il già citato Decreto 22/1/2014, al punto A.5.5.,stabilisce che “è necessario ridurre e/o elimi-nare, per quanto possibile, l’uso dei prodotti fi-tosanitari e i rischi connessi al loro utilizzo sulleo lungo le strade, ricorrendo a mezzi alternativi(meccanici, fisici e biologici), …”. La gestionedei bordi stradali deve comprendere la rimo-zione dei rifiuti e prevedere esclusivamente losfalcio, mentre va evitato l’uso degli erbicidi checausano danni all’ambiente e alla salute umana.Lungo le strade, un aspetto particolarmente sen-sibile è la gestione delle alberature, sia nel con-testo cittadino che in quello periurbano, nonultimo per le difficoltà di coordinamento tra i varisoggetti coinvolti. In questo ambito si inserisceil controverso articolo 26, comma 6, del D.P.R.n. 495 del 16 dicembre 1992 recante “Regola-mento di esecuzione e di attuazione del nuovoCodice della strada”, il quale prevede che “la di-stanza dal confine stradale, fuori dai centri abi-tati, da rispettare per impiantare alberilateralmente alla strada, non può essere inferiorealla massima altezza raggiungibile per ciascuntipo di essenza a completamento del ciclo vege-tativo e comunque non inferiore a sei metri”.Questa norma ha creato della giurisprudenza invirtù della quale gli alberi già esistenti entro seimetri dalle strade non rispetterebbero i canonilegislativi, mentre invece occorrerebbe una rifles-sione approfondita che metta insieme gli inte-ressi legati alla sicurezza stradale, la tutela delverde e del paesaggio, e gli obblighi per gli entidi gestione. Restano comunque le disposizioniper le zone sottoposte a vincolo paesaggisticoai sensi del D.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 “Co-dice dei beni culturali e del paesaggio” per le cuicose immobili che hanno carattere di bellezzanaturale, compresi gli alberi monumentali, operaun divieto di distruzione o anche di semplice mo-dificazione che rechi pregiudizio ai valori paesag-gistici oggetto di protezione (Comitato per losviluppo del verde pubblico, 2013). La Lipu au-spica che venga chiarita al più presto questa dia-triba, tutelando le alberature esistenti pur nella

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garanzia della sicurezza pubblica, e incentivandonuove piantagioni di alberature lungo le strade,impiegando tecniche idonee in quanto a sceltadelle essenze e distanze di impianto.Nell’ambito dei pannelli fonoisolanti installatilungo strade, autostrade e ferrovie per ridurre ilrumore da traffico rispetto alle zone residenzialiadiacenti, ma anche nelle recinzioni tra le di-verse proprietà, è necessario garantire idoneipassaggi per la piccola fauna quali ricci, micro-mammiferi, rettili e anfibi.Allo stesso tempo, per evitare l’investimento

degli animali da parte dei veicoli in transito, oc-corre allestire idonee strutture di attraversa-mento faunistico in sicurezza lungo leinfrastrutture di trasporto, quali sottopassi e tun-nel, da combinare con recinzioni e barriere ade-guate alle specie target, implementando ladisciplina dell’ecologia stradale o “road ecology“con misure di prevenzione, mitigazione e com-pensazione ecologica preventiva (Dinetti, 2012).Tali strutture di deframmentazione devono es-sere realizzate dove la loro presenza si rivelautile, sulla base di studi e analisi opportune.

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La regola generale per tutti gli interventi sulla ve-getazione è quella di evitare l’epoca della nidifica-zione dell’avifauna (marzo-luglio), ponendoattenzione anche al periodo dello svernamento eletargo di mammiferi, anfibi e rettili, anche per ri-spettare le norme vigenti (Legge nazionale 157/92).La pulizia di vasche e fontane non va effettuatain primavera, per non disperdere uova e girinidegli anfibi, quali il Rospo smeraldino Bufo viri-dis che vive in diverse città tra cui Milano, Pi-stoia, Roma.Un altro indirizzo generale è quello di evitare lamonotonia gestionale, vale a dire applicare lostesso tipo di manutenzione indifferentementea tutta l’area in oggetto.Oltre ad applicare gli elementi di buona gestioneagronomica che sono contenuti nella letteraturaspecializzata, quali le Linee guida per la ge-stione dei patrimoni arborei pubblici, nell’otticadel risk management (Associazione italiana di-rettori e tecnici pubblici giardini, 2015), presi inconsiderazione anche dal Comitato per lo svi-luppo del verde pubblico (2013) e dai regola-menti comunali sul verde urbano, vengono diseguito sottolineati alcuni elementi critici, su cuila Lipu intende porre un’attenzione particolare.

Per mantenere correttamente un’area verde ur-bana occorre implementare una serie di azionipositive ed evitare una serie di azioni negative.Si riporta dapprima l’elenco degli interventi con-sigliati (Dinetti, 2016):

• valorizzare le funzioni svolte dalla vegetazionenaturale;

• consentire lo sviluppo delle erbe e delle piantespontanee, con le relative fioriture;

• tutelare gli alberi vetusti, mantenendo i tronchisecchi sia in piedi che a terra. Per garantire lasicurezza ai fruitori si possono predisporrebarre di supporto e recinzioni, insieme a car-telli informativi ed eventuali divieti di accesso;

• attorno al piede degli alberi occorre mantenerelibero il terreno, mentre nelle pavimentazioni oc-corre usare soprattutto autobloccanti a griglia;

• mantenere alberi e arbusti di specie diverse,creando siepi e macchie plurispecifiche, dagestire in maniera differenziata;

• gestire laghetti, piccoli stagni e abbeveratoi;• installare nidi artificiali per uccelli, rifugi per pi-

pistrelli (bat-box) e per invertebrati, e mangia-toie per l’alimentazione invernale dell’avifauna;

• gestire opportunamente il legno morto, creandoove possibile delle cataste di rami e ceppi;

• progettare e gestire la vegetazione riparialesecondo criteri scientifici che mirano alla sicu-rezza, nel rispetto dell’ambiente.

Di seguito vi è invece la lista delle azioni che ri-teniamo debbano essere evitate o ridotte allostretto necessario:

• impermeabilizzazione del suolo con cementoe asfalto;

• rettifica con sponde artificiali di laghetti e corsid’acqua, privilegiando sponde a pendenzadolce per favorire l’utilizzo da parte dellafauna, ma anche per ragioni di maggiore sicu-rezza per i fruitori;

• potatura di alberi e arbusti, soprattutto nel pe-riodo primaverile di nidificazione degli uccelli;

• uso dei macchinari invasivi nel taglio dellesponde dei corsi d’acqua;

• piantagione di monocolture (alberi ed arbustidella stessa specie);

• asportazione dell’humus e delle foglie mortedal terreno (nel caso di forte accumulo o di si-tuazioni particolari, il materiale può esserecompostato);

• rimozione dei tronchi e della legna;• falciatura dei prati più di una volta l’anno, negli

spazi dove non ci sono precise esigenze frui-tive, informando i cittadini sui motivi del mo-dello gestionale adottato;

• uso di pesticidi e fitofarmaci di sintesi.

Nei capitolati per l’impianto dei nuovi alberi, sidovrebbe prescrivere l’impegno della ditta a ga-rantire una crescita adeguata e una manuten-zione per almeno 20 anni.Occorre effettuare periodicamente il controllo,

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7MANUTENZIONE

per verificare la stabilità degli alberi, le esigenzeagronomiche e lo stato di ogni singola pianta.Tali controlli sono anche finalizzati a tutelare ilresponsabile della gestione del verde in sede le-gale e di eventuali contenziosi, in quanto dovràdimostrare di aver fatto tutto il possibile per ri-durre i rischi, compatibilmente con le esigenzefunzionali degli alberi.Le modalità di potatura devono riferirsi alle finalitàda raggiungere, che vanno delineate prima diprocedere col lavoro. Le finalità e le tecniche peruna potatura corretta degli alberi (rimonda, sfol-timento, taglio di ritorno, eccetera) sono riportatenella letteratura specializzata. La tradizionaleopera di potatura che riguarda gli ambiti agricolie le piante da produzione (olivi, viti, alberi dafrutto) ha finalità ben diverse rispetto alla manu-tenzione degli alberi cittadini (verde ornamentale),tanto che alcune tecniche di potatura oggi nonhanno più ragione di esistere; ciò nonostante al-cuni operatori continuano a impiegare approcciscorretti, come se si trattasse di un atavico ri-cordo del retaggio contadino (Ferrini, 2016a).La potatura su alberi adulti deve quindi essereconsiderata un intervento di manutenzione stra-ordinaria, da effettuare su singoli alberi in manieramirata ed esclusivamente per rimuovere ramisecchi, lesionati o ammalati, per motivi di difesafitosanitaria, per problemi di pubblica incolumità,per rimuovere elementi di ostacolo alla circola-zione stradale e nei casi di interferenze con elet-trodotti od altre reti tecnologiche preesistenti.Pertanto la potatura deve essere indirizzata asingoli rami di alberi particolari, e non deve es-sere generalizzata in maniera sistematica su in-teri filari o gruppi di alberi. Agli alberi maturi nondeve essere rimosso più del 10% dell’area fo-gliare totale, o delle branche (Carminati, 2014).Le potature e gli altri interventi agronomici do-vranno essere affidati a personale preparato econsapevole di operare su esseri viventi e sen-zienti, nonché su di un patrimonio legato allabiodiversità urbana, e per questo è necessarioorganizzare corsi di aggiornamento con parte-cipazione obbligatoria.Assolutamente da bandire è la tecnica della ca-pitozzatura (topping), che è la tipologia di pota-tura che sopprime l’asse primario, senzalasciare un ramo di sostituzione. Essa induce

cambiamenti nell’accrescimento della pianta, inquanto provoca la produzione di un gran nu-mero di ricacci che non hanno una buona attac-catura al tronco, riducendo anchel’accrescimento del fusto. Tali effetti negativisulla pianta non sono stati osservati con le tec-niche di potatura più adeguata. Anche nei con-fronti delle foglie, la capitozzatura ne faaumentare la superficie a spese della massa fo-gliare per area, e questo spiega le ragioni del-l’elevata presenza di seccume apicale sullebranche capitozzate, rispetto agli alberi di con-trollo ed a quelli potati con le altre tecniche (Finiet al., 2015). Le potature drastiche, siano essecapitozzature, sbrancature o stroncature che eli-minano l’intera chioma, sono altamente distrut-tive e possono portare anche alla morte dellapianta (Ferrini, 2016a).La presenza degli alberi comporta un pericolopotenziale, alla pari dei manufatti quali pali dellaluce o tombini. Ma se consideriamo il rischio,vale a dire la probabilità con cui si possono veri-ficare i danni alle persone o alle cose, gli espertiaffermano che il numero di accadimenti fatali(persone rimaste uccise dalla caduta di alberi) siattesta intorno a 5-6 morti l’anno (Ferrini, 2016b),sebbene non siamo a conoscenza di statisticheufficiali. Ovviamente questi episodi spiacevolinon si vorrebbero mai registrare, sebbene sap-piamo che la sicurezza zero non esiste in nessuncampo. Invece è bene essere consapevoli che lamortalità per caduta di alberi è molto più bassarispetto ad altri fatti “naturali” quali le punture diinsetti, mentre se si considerano i fattori legatialle attività umane merita ricordare che in unanno si sono avuti 3.428 morti per incidenti stra-dali, vale a dire quasi 10 vittime al giorno (datiIstat relativi al 2015). Se il traffico uccide in ungiorno più persone di quante ne soccombono inun anno sotto gli alberi, ci stupisce la scorret-tezza culturale con cui spesso alcuni media sot-tolineano gli eventi fatali che coinvolgono il verdeurbano, compresi gli alberi lungo le strade.Una cattiva gestione degli alberi - quale una po-tatura scorretta - può essere assunta come ne-gligenza e incremento del rischio diresponsabilità da cose in custodia nell’ambito dicontenziosi formali, come è il caso dell’espostopresentato dalla Sia - Società italiana di arbori-

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coltura Onlus insieme all’Associazione Florovi-vaisti bresciani, che si sono rivolte alla Corte deiConti chiedendo di avviare indagini per dannierariali e ambientali al verde pubblico del Co-mune di Bagnolo Mella (Bs). Il danno è stato sti-mato in 240mila euro (1400 euro per albero), cheinclude anche la perdita dei servizi ecosistemiciche le piante forniscono alla società umana.Purtroppo, sul fronte delle potature c’è ancoratanto da migliorare, adeguandosi alle praticheportate avanti in tutte le altre città europee, dovenon è concepibile potare gli alberi in manieradrastica e sistematica, come invece ancoratroppo spesso si vede nelle città italiane. Ciò no-nostante i precisi e ripetuti appelli da parte diesperti (ad esempio Barsotti e Mazzoncini, 1976;Paolinelli, 1984; Zerbini, 2005), che da diversi de-cenni invitano a non potare gli alberi con tecni-che distruttive e senza un motivo ben preciso.Le ragioni per cui vengono effettuate le potatureerrate riguardano un insieme di fattori, quali l’im-perizia delle maestranze, un presunto quanto di-storto raggiungimento di una maggiore sicurezzapubblica, l’accaparramento di legname da desti-nare alla combustione (biomasse incluse), il tuttosostenuto da retaggi culturali e pratiche tradizio-nali mal interpretate (Brosse, 1998).Le previsioni del Decreto 17 aprile 1998 recanteDisposizioni sulla lotta obbligatoria contro il can-cro colorato del platano “Ceratocystis fimbriata”,sono largamente disattese, considerato che inparecchi contesti geografici si assiste alla siste-matica potatura di interi filari di platani, interventoche viene interdetto da tale norma, se riguardaesemplari non affetti da tale fitopatologia.Per quanto concerne gli impianti irrigui, sono dapreferire quelli a risparmio energetico e idrico,come quelli in grado di calcolare l’umidità delterreno o le piogge cadute, adeguando i tempidi irrigazione. Occorre inoltre assicurarsi che lapresenza dell’impianto di irrigazione non roviniil tappeto erboso, favorendo la degradazionedell’apparato radicale degli alberi e la prolifera-zione funginea su di essi.Il tema del fine ciclo degli alberi è delicato e me-rita una riflessione speciale: se è vero che gli al-beri in città sono sottoposti a molti stress che nepossono accorciare la vita, e inoltre che si im-pongono aspetti legati alla sicurezza pubblica, è

altrettanto vero che non si può individuare apriori ed in maniera generalizzata un turno, allapari di una foresta vocata per lo sfruttamentoeconomico. Altrimenti, sarà impossibile avere nelfuturo degli alberi monumentali e, al tempostesso, saranno pregiudicate le funzioni ecologi-che e paesaggistiche rese dai patriarchi arboreisenescenti, che per vocazione possono raggiun-gere un’età di parecchi secoli (Wohlleben, 2016).Quindi, i tempi di sostituzione dovranno esserestabiliti su lunghi periodi e su superfici sfalsate,così da mantenere il più possibile la continuitàpaesaggistica e di habitat, tenendo comunquepresente la possibilità di far invecchiare gli alberidove non sussistono aspetti particolari di sicu-rezza. In proposito, esistono interventi utili qualil’applicazione di barre di sostegno (come dimo-strato da Debernardi et al., 2009) e di recinzioniprotettive per escludere la presenza delle persone.Lungo le strade e sui marciapiedi è da preferirela lavatura con getto ad alta pressione e la spaz-zatura meccanica, anche per evitare la diffu-sione delle polveri nell’ambiente. Pertanto,occorre ridurre e dove possibile escludere l’usodelle macchine soffiatori di foglie.La gestione delle aree verdi di pertinenza infra-strutturale deve essere diversa tra quelle da sfal-ciare intensamente, per ragioni di sicurezza deltraffico, e quelle da gestire estensivamente. Ledue tipologie di aree dovrebbero essere suddi-vise con idonee staccionate (Trocmé, 2016).Un aspetto gestionale di particolare attualità è ilcoinvolgimento dei volontari, siano essi concitta-dini oppure stranieri, nei lavori “socialmente utili”quali la manutenzione del verde urbano. Fermorestando che questo tipo di coinvolgimento èmolto utile se considerato nei suoi aspetti gene-rali, appare al tempo stesso necessario formarein maniera opportuna questo personale, per evi-tare che quello che dovrebbe essere un inter-vento utile per l’ambiente si trasformi in qualcosadi dannoso, a causa dell’imperizia tecnica. Que-sto vale per le operazioni di potatura, ma ancheper la pulizia e gestione dei prati.Tale formazione, intesa come corsi di forma-zione e aggiornamento, andrebbe estesa in ma-niera permanente anche verso i tecnici, glioperai ed i giardinieri che lavorano sia diretta-mente nelle amministrazioni comunali che nelle

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ditte incaricate. Tali moduli dovrebbero contem-plare, oltre alle pratiche di buona gestione agro-nomica e forestale, anche gli aspetti etici cheriguardano le piante come esseri viventi e sen-zienti, quelli ecologici e naturalistici sulla biodi-versità urbana (flora e fauna selvatica nelle città)ed il collegamento tra la gestione del verde ur-bano e la pianificazione del territorio, in partico-lare le reti ecologiche o infrastrutture verdi.Una adeguata valorizzazione del verde urbanosarebbe in grado di creare nuovi posti di lavoro,nei vari livelli di competenza e professionalità.Allo scopo di comunicare i diversi interventi dimanutenzione che vengono svolti, è opportunoallestire pannelli informativi rivolti ai fruitori edalla cittadinanza. In essi vengono descritte lemotivazioni che stanno alla base della strategiadi gestione adottata, così che vengano divulgatele pratiche che ad alcuni potrebbero apparire in-

sensate o semplicemente non familiari.Fondamentale è inoltre la predisposizione dipercorsi ad uso didattico, che risultino accessi-bili a tutti. Questi consentono a adulti e scolare-sche di visitare l’area verde, riducendo al tempostesso gli impatti negativi all’ambiente dovutialla presenza delle persone, quali il calpestio eil disturbo. Lungo tali percorsi occorre predi-sporre dei sentieri-natura con bacheche provvi-ste di pannelli che illustrano piante, uccelli edaltri animali presenti nell’area verde, insieme allenorme di comportamento da seguire.Infine, il proprietario o manutentore del verdepotrebbe incaricarsi di rendere pubblico il pianodegli interventi gestionali attraverso comunicati,la realizzazione di materiale informativo o l’orga-nizzazione di iniziative rivolte alla cittadinanza,in maniera da rendere note le scelte adottate egli interventi programmati.

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Le reti ecologiche, o infrastrutture verdi, sonoreti di aree naturali e seminaturali in grado di for-nire una vasta gamma di servizi ecosistemici, edal tempo stesso di contribuire al necessario pro-cesso di adattamento dei territori ai cambia-menti climatici, migliorando le risposte e laresilienza degli ecosistemi (Malcevschi, 2010;Silli e Manes, 2014). Una rete ecologica può es-sere definita come “infrastruttura naturale checonnette gli ambiti territoriali provvisti di spic-cate caratteristiche di naturalità, con gli ambientirelitti e dispersi”.Oggi la rete ecologica rappresenta una delleprincipali proposte per una pianificazione inte-grata del territorio e per la tutela dell’ambiente.Un sistema interconnesso di habitat è infatti unmodo di contrastare il crescente degrado delterritorio e l’impoverimento della biodiversità(Guccione et al., 2003). Le reti ecologiche fun-zionano a scale territoriali diverse, a partire dallarete ecologica europea Natura 2000 fino ad ar-rivare alle reti ecologiche nazionali e comunali(Apat, 2003; Guccione e Schilleci, 2010).La definizione delle reti ecologiche (reali e po-tenziali) deve essere adottata da tutti gli stru-menti di pianificazione del territorio, ai vari livelli(comunale, provinciale, metropolitano). In con-formità con le moderne esigenze paesaggisticheed ecologiche, la rete ecologica deve permearel’intero territorio, interessando anche le aree ur-bane. Purtroppo, troppo spesso in Italia sultema delle reti ecologiche e della conservazioneci si dimentica delle aree urbane.Una rete ecologica ha una funzione polivalente,

potendo essere definita come il disegno diun’area vasta in cui le esigenze degli ecosistemisi combinano efficacemente con quelle delle po-polazioni umane che abitano nel territorio (Mal-cevschi, 2010). La rete ecologica entra quindi indiretto riferimento con la pianificazione territo-riale, mantenendo uno stretto rapporto con gliobiettivi settoriali di cui sotto. L’individuazionedelle reti ecologiche richiede un approccio cri-tico, per valutarne l’effettiva funzionalità ed ilruolo nel mantenere l’interscambio e la vitalitàdelle popolazioni animali e vegetali in un conte-sto di fruizione ricreativa (Battisti et al., 2002).La ricerca di un maggiore equilibrio ecologiconegli ecosistemi urbani, e l’obiettivo di conse-guire uno sviluppo sostenibile per le nostre so-cietà, passano necessariamente attraversol’individuazione e la promozione di reti ecologi-che, anche a livello locale. Lo sviluppo delle retiecologiche nei paesaggi urbani ed in quelli me-tropolitani si configura quale tema riguardantele relazioni tra la città e gli elementi naturali e ru-rali ancora presenti al loro interno o nei dintorni(Bajo e Di Noi, 2005).La rete ecologica assolve pertanto sia alle fun-zioni legate alla conservazione della diversitàbiologica che al miglioramento dell’ambienteumano, in particolare la fruizione e la mobilitàdei cittadini: da una parte i corridoi verdi offronola possibilità di svago e relax, dall’altra, se benpianificati, possono agevolare l’utilizzo della mo-bilità alternativa a quella motorizzata, attraversopercorsi pedonali, ciclabili eccetera (greenways).Alla luce della mosaicizzazione e frammenta-zione ecosistemica attuale, le reti ecologiche ur-bane devono svilupparsi con un grado ditessitura e lettura del territorio particolarmentefine e dettagliato. Anche un terreno incolto o unsingolo giardino di poche decine/centinaia dimetri quadrati, se ben gestiti, sono in grado dicontribuire alla connettività ecosistemica in unacittà. Una rete ecologica si compone anche deiparchi urbani e delle oasi urbane, dove è utileallestire sentieri-natura per la sensibilizzazionedei visitatori sui temi ecologici e naturalistici.Dal 1997, Ispra ha promosso un’iniziativa ascala nazionale denominata “Reti ecologiche:piano di attività per la definizione di strumenti infavore della continuità ecologica del territorio”

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8RETE ECOLOGICAE STRATEGIEPER LACONSERVAZIONEDELLA BIODIVERSITÀLOCALE

ispirandosi ai contenuti della Direttiva 92/43/Cee(Direttiva Habitat) sugli habitat naturali e la florae fauna selvatica cui è connesso il progetto “Na-tura 2000” di rete ecologica a scala europea.L’Istituto ha identificato strumenti utili per nuovimodelli di gestione del territorio in chiave conser-vativa, di cui il prodotto principale è il documento“Gestione delle aree di collegamento ecologico-funzionale - Indirizzi e modalità operative perl’adeguamento degli strumenti di pianificazionedel territorio in funzione della costruzione di retiecologiche a scala locale” (APAT, 2003).Adesso si rende necessaria una chiara e co-gente indicazione, anche in termini normativi,per l’attività di pianificazione e progettazione diopere e interventi che hanno riflesso sulla con-nettività ecologica (Comitato per lo sviluppo delverde pubblico, 2013).Si ricorda che nella Strategia tematica sull’am-biente urbano della Commissione Europea(Com 2005/718) è riconosciuta l’importanzadelle azioni da inserire negli strumenti urbani-stici, in grado di promuovere la diversità biolo-gica, quali la realizzazione di corridoi verdi nellezone urbane e suburbane, che costituisce unapossibilità per integrare i valori della biodiversitànel modello urbano. Allo stesso modo, nellaStrategia dell’Unione europea sulla biodiversitàfino al 2020 (Commissione europea, 3 maggio2011) che ha lo scopo di migliorare lo stato dellabiodiversità in Europa nella prossima decade, ilsecondo obiettivo riguarda la migliore prote-zione degli ecosistemi e un maggiore utilizzodelle infrastrutture verdi.A livello generale, In Europa le politiche per lereti ecologiche vengono individuate con l’esi-genza di sviluppare le “infrastrutture verdi” in-tese come sistema efficace basato sui principidi funzionamento della natura. L’atto principaleè quello della Commissione europea con la co-municazione della Commissione al Parlamentoeuropeo, al Consiglio, al Comitato economico esociale europeo e al Comitato delle regioni del6 maggio 2013 denominato “Infrastrutture verdi- rafforzare il capitale naturale in Europa”{SWD(2013) 155 final}.All’estero il tema delle reti ecologiche si trova inuna fase molto più avanzata: ad esempio in tuttigli stati degli Stati uniti vi sono statuti che per-

mettono che la conservazione della biodiversitàvenga considerata nella pianificazione (Hess etal., 2014), mentre a Lione in Francia il 28% delterritorio (oltre 15mila ettari) è classificato comearea di interesse floristico, faunistico o ecolo-gico, ed è sottoposto a misure gestionali. Ilnuovo piano regolatore contempla una strategiae un piano di azione per promuovere una reteecologica locale, formata da una serie di areeverdi multifunzionali. Gli alberi sono consideratiparte dei corridoi verdi urbani e per questa ra-gione è stata redatta una “Carta degli alberi”onde fornire le basi conoscitive ed i principi ingrado di armonizzare le pratiche e assicurare laloro protezione e gestione sostenibile (Métro-pole de Lyon, 2016).Al fine di implementare con successo i progettiper la sostenibilità dello sviluppo ed i piani diazione nazionali sulla biodiversità, è necessariotraslare gli obiettivi in azioni a livello locale: oltreall’individuazione delle reti ecologiche, la via daseguire consiste nella realizzazione di Piani diazione per la biodiversità locale.Uno degli elementi importanti che si dovrebbequindi promuovere diffusamente in tutte le areeurbane, sia come strumento a supporto dellapianificazione urbanistica, che della gestione piùin generale degli ambienti urbani e periurbani, èla “Strategia per la conservazione della biodiver-sità urbana” (Dinetti, 1999, 2009). Tale strategiarappresenta un’intelaiatura per sviluppare e ap-plicare politiche comprensibili e realistiche,guardando alla natura sia come valore intrinsecoma anche come opportunità ecologica, sociale,di miglioramento socio-sanitario, del benesseree della vivibilità dei cittadini.La fase più opportuna per elaborare questi do-cumenti si colloca nell’ambito delle attività per larevisione degli strumenti di pianificazione urbani-stica (Piani regolatori, Piani strutturali). Oggi, unastrategia per la conservazione della biodiversitàurbana trova ampi punti di contatto con l’indivi-duazione del sistema di rete ecologica locale (ur-bana e periurbana). Sebbene i due strumenti nonsiano esattamente la stessa cosa, entrambi sonofondamentali tanto ai fini della pianificazione ur-banistica quanto della conservazione della biodi-versità locale. Per questo è opportuno chevengano sviluppati in stretta sinergia.

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Per realizzare una strategia per la conservazionedella biodiversità urbana sono necessari i datinaturalistici di base dell’area urbana in oggetto,ottenibili tramite la catalogazione dei biotopi econ la realizzazione di studi sulla biodiversità (adesempio Atlanti botanici e faunistici, Liste rosselocali). Una strategia deve individuare e carto-grafare i seguenti aspetti e ambiti territoriali:

• relitti di habitat di interesse per la conserva-zione della biodiversità;

• potenziale per ripristinare nuovi habitat (adesempio aree dismesse);

• zone carenti di aree verdi accessibili ai cittadini(ad esempio, ciascun cittadino dovrebbe es-sere in grado di disporre di un’area verde entro280 metri da casa);

• corridoi biologici esistenti e potenziali;• modelli di gestione per le diverse tipologie am-

bientali.

Un piano per la conservazione può includeredegli obiettivi conservazionistici e la realizza-zione di un inventario con mappe che indivi-duano le aree (zone centrali, cuscinetti, corridoi)da cui derivano lineamenti gestionali per il ri-spetto di tali ambiti, consentendo interventi ur-banistici compatibili con gli obiettivi dellaconservazione. In particolare, sono importanti lepolitiche e le azioni che riguardano i trasporti (leinfrastrutture di trasporto frammentano gli habi-tat, ma possono anche realizzare dei corridoi diconnessione), la gestione dei corsi d’acqua(fiumi e torrenti sono corridoi ecologici fonda-mentali) e le opportunità di ricreazione per i cit-tadini (Hess et al., 2014).Mentre all’estero le strategie per la conservazionedella biodiversità urbana sono piuttosto diffuse(ad esempio negli Stati uniti, nel Regno unito, inFrancia), in Italia uno dei pochi esempi è la “Stra-tegia per la conservazione della biodiversità delComune della Spezia” realizzata dalla Lipu su in-carico del Comune della Spezia ai fini del nuovopiano regolatore. Lo studio, durato tre anni, èstato pubblicato (Dinetti, 1996) e si compone diuna ricerca botanica e dei paesaggi vegetazionali(elenco floristico, alberi monumentali, ville stori-che, tipologie ambientali), di uno studio faunistico(check-list della fauna vertebrata, censimenti or-

nitologici primaverili e invernali in ambienti ex-traurbani campione, Atlante urbano dell’avifaunanidificante), di un inventario dei biotopi e dellastrategia per la conservazione della biodiversitàurbana e periurbana vera e propria, redatta anchein funzione di un’Agenda 21 Locale.Propedeutico alla strategia per la conservazionedella biodiversità urbana si pone il “mappaggiodei biotopi”, approccio largamente affermatoall’estero, in particolare in Germania e nel Regnounito, ma anche in altri Paesi quali Olanda, Sve-zia, Giappone, Corea del Sud, Sudafrica, Brasile,Stati uniti e Nuova Zelanda (Reumer e Epe, 1999;Werner e Zahner, 2008; Dinetti, 2009). Attraversoun mappaggio dei biotopi vengono individuati ecatalogati tutti gli ambienti che compongonol’ecosistema urbano, comprese le aree verdi, siaquelle formalmente riconosciute quali i parchipubblici, che il verde residuale e gli spazi incolti.Gli ecosistemi urbani sono infatti dei sistemisocio-ecologici composti da infrastrutture verdie da infrastrutture costruite: le infrastruttureverdi sono costituite dalla rete multifunzionale diaree verdi situate nell’ambito della città. Ai finidel mappaggio degli ecosistemi urbani sono utilianche gli atlanti (European commission, 2016).

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La gestione del verde è complessa e richiededegli strumenti specifici di pianificazione e ge-stione, per dare concretezza alle politiche di va-lorizzazione e tutela (Aa.Vv., 2015). Per questoscopo sono stati individuati tre strumenti di set-tore per il governo del verde urbano: censi-mento, regolamento, piano (Chiesura, 2010;Bianco et al., 2016).Secondo i dati Istat e Ispra (Aa.Vv., 2015; Istatstatistiche focus del 24 maggio 2016) nel 2014erano 55 i Comuni che hanno classificato gli al-beri piantati in area di proprietà pubblica.Il censimento del verde, che rappresenta labanca-dati conoscitiva con la mappatura delleconsistenze e della qualità degli alberi, arbustied aree verdi, viene realizzato da tre città suquattro (89 casi), ed in 25 capoluoghi viene ela-borato un monitoraggio finalizzato alla messa insicurezza delle alberature (Aa.Vv., 2016a).La Legge 10/2013 rende di fatto cogente per iComuni l’obbligo di redigere un bilancio arboreoed un censimento degli alberi monumentali.Il regolamento sul verde, approvato con Deliberadi Consiglio comunale, ha lo scopo di dettarenorme per una corretta tutela, progettazione, ma-nutenzione e fruizione, e talvolta riguarda ancheil verde privato, ed al 2015 è stato adottato da 52dei 116 capoluoghi analizzati (AA.VV., 2016a).Il piano sul verde, istituito con Delibera comunale,è uno strumento volontario predisposto alloscopo di creare il sistema del verde in ambito ur-bano e prevede un approccio strategico dimedio-lungo periodo, che all’estero è conosciutocome “piano di urban forestry” (Chiesura, 2010).Esso deve considerare anche la biodiversità ur-bana e gli aspetti ecosistemici, ed è in buonaparte sovrapposto al tema della rete ecologica.Sebbene il piano rappresenti il meno diffuso trai tre strumenti, essendo stato approvato da 11

amministrazioni comunali su 116, esistono giàdiversi esempi relativi sia a città metropolitaneche a piccoli centri urbani (Bajo e Di Noi, 2005;Aa.Vv., 2016a). Questa diffusione limitata scatu-risce anche dall’assenza di una norma nazionalecogente in tema di infrastrutture verdi locali, maanche dalla difficoltà di concepire il verde urbanoin maniera più complessa del mero standard ur-banistico di m2/abitante (Bianco et al., 2016).Alcuni Comuni hanno inoltre sottoscritto la Cartadel verde urbano, che è un documento conorientamento prevalentemente informativo e di-vulgativo, trattandosi di un “manifesto” di prin-cipi e valori, da attuare anche tramite lapartecipazione pubblica attivando dei forum, dicui esistono esempi concretizzatisi in una “Con-ferenza dei servizi permanente sul verde urbano”o in iniziative svolte nell’ambito dei processi par-tecipati di Agenda 21 Locale (Chiesura, 2010).In alcune città estere la Carta del verde trova in-vece una declinazione spiccatamente tecnica,come nel caso di Lione in Francia (Métropole deLyon, 2016).Infine, lo strumento della rete ecologica locale, icui contenuti sono riportati nel capitolo prece-dente, assume un grande rilievo per promuoverele infrastrutture verdi e le connesse politiche ter-ritoriali attente alla conservazione della biodiver-sità ed alla valorizzazione dei serviziecosistemici del verde urbano.La rete ecologica nell’ambito della pianificazioneurbanistica comunale al 2014 era presente in 35capoluoghi su 85 analizzati (AA.VV., 2015).

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9PIANI E REGOLAMENTIDEL VERDE

La scelta delle piante caratterizza non solo ilpaesaggio e la fisionomia del luogo, ma anchele funzioni ecologiche.La prima regola da seguire è quella di non caderenella “trappola” delle monoculture (tutti alberi dellastessa specie, sesti di impianto geometrici), poi-ché i progetti ecologico-orientati preferiscono leessenze autoctone e quelle adatte alla situazioneclimatico-ambientale, oltre ad un assetto informalee il più possibile simile ad un ambiente naturale.Inoltre, occorre potenziare la presenza dellostrato di vegetazione inferiore (arbusti, rampi-canti) che in genere è carente, mentre al contra-rio è fondamentale per il potenziamento dellabiodiversità faunisitca. Gli animali gradisconomolto alberi e arbusti che producono frutti, bac-che e nettare; le piante sempreverdi offrono unrifugio ed un riparo invernale, mentre quelle spi-nose e dense sono utili agli uccelli per costruireil nido in sicurezza dai predatori.

Dovendo segnalare alcuni alberi, suggeriamo i se-guenti, la cui scelta avverrà in base ai contesti geo-grafici, climatici e ambientali del contesto locale:

• Betulla Betula pendula• Albero di giuda Cercis siliquastrum• Carpino bianco Carpinus betulus• Ontano nero Alnus glutinosa• Querce, quali Farnia Quercus robur e Rove-

rella Quercus pubescens• Leccio Quercus ilex• Orniello Fraxinus ornus• Pini: Pino d’Aleppo Pinus halepensis, Pino do-

mestico Pinus pinea (quest’ultimo da usarecon precauzione soprattutto lungo le strade,a causa dell’apparato radicale superficiale)

• Salici: Salice bianco Salix alba, Salice cenerinoSalix cinerea, Salice rosso Salix purpurea

• Acero campestre Acer campestre• Bagolaro Celtis australis

Tra gli arbusti sono utili:

• Sorbi: Sorbo degli uccellatori Sorbus aucupa-ria, Sorbo domestico Sorbus domestica,Sorbo selvatico Sorbus torminalis, Sorbomontano Sorbus aria

• Nocciolo Corylus avellana• Agrifoglio Ilex aquifolium• Alloro Laurus nobilis• Biancospino Crataegus monogyna• Corniolo Cornus mas• Crespino Berberis vulgaris• Frangola Frangula alnus• Fusaggine Euonymus europaeus• Pallone di maggio Viburnum opulus• Ligustro Ligustrum vulgare• Prugnolo Prunus spinosa• Sambuco nero Sambucus nigra• Sanguinella Cornus sanguinea• Spino cervino Rhamnus catharticus• Tino Viburnum tinus• Corbezzolo Arbutus unedo• Alaterno Rhamnus alaternus• Fillirea Phillyrea latifolia• Mirto Myrtus communis

Le specie arboree più efficaci per il sequestro elo stoccaggio del carbonio sono il Pioppobianco Populus alba e la Farnia Quercus robur,mentre il Pino domestico Pinus pinea, l’Ippoca-stano Aesculus hippocastanum ed il Pioppobianco sono molto efficaci nella rimozione di Co,O2, No2 e So2. Gli alberi con capacità media dirimozione degli inquinanti e basso potenziale diformazione dell’ozono, quali i tigli Tilia sp. ed ilBagolaro Celtis australis sono i più adatti per lepiantagioni urbane negli ambienti Mediterranei(Paoletti et al., 2011). Ulteriori dati su caratteri-stiche e proprietà ambientali di alcune specie dialberi e arbusti, quali la capacità di trattenimentodelle polveri sottili e l’immagazzinamento dellaCo2 sono riportate da Popek et al. (2013) e daDiolaiti (2016).

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APPENDICE I.ALBERI E ARBUSTICONSIGLIATI

Le aree urbane ospitano una sorprendente va-rietà di specie animali e vegetali, grazie al mo-saico di edifici, spazi aperti, aree verdi, corsid’acqua, zone incolte, aree agricole periurbane(eterogeneità degli habitat urbani) ma ancheperché le città si sono sviluppate in aree fertili,attorno ai fiumi, nelle valli, lungo le coste, le qualisono naturalmente ricche di specie.I riconoscimenti sull’interesse della biodiversitàurbana, con l’ampia gamma di animali, piante ehabitat naturali e semi-naturali, sono ormai ampie trovano numerosi riferimenti anche nelle poli-tiche internazionali e nazionali (Comitato per losviluppo del verde pubblico, 2013).A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso inEuropa (Sukopp e Werner, 1982) e dagli anni No-vanta in Italia, si è registrata una autentica esplo-sione di studi e iniziative riguardanti la natura incittà, o biodiversità urbana (Dinetti, 2009). Di par-ticolare rilievo sono state le iniziative di Ispra,dell’Accademia nazionale dei Lincei e di alcunieventi convegnistici quali il 1° Convegno nazio-nale sulla fauna urbana (Bologna et al., 1998).Senza dubbio, le aree verdi, quali i parchi storicicon vegetazione sviluppata e ben strutturata,ospitano i livelli maggiori di biodiversità, con lapresenza di mammiferi, anfibi e uccelli, anche diinteresse conservazionistico, per non parlaredelle piante ospitate anche lungo i corsi d’acquanon soggetti a manutenzione intensa e nei relittidi boschi e zone umide che talvolta sopravvi-vono nei contesti periurbani.Attualmente esistono più informazioni sulla faunadelle città del centro-nord, mentre in quelle me-ridionali e delle isole i dati sono più scarsi. Nelcomplesso si può affermare che esiste una de-cisa crescita degli studi sulla biodiversità urbana,sebbene la situazione appaia disomogenea eframmentaria, tanto che si renderebbero utili me-todologie standardizzate di censimento e pianidi monitoraggio a lungo termine. Le informazioniricavate dovrebbero trovare inserimento stan-

dard nei bilanci ambientali e nei rapporti sullostato dell’ambiente degli enti locali.In questo panorama è da ricordare il lavoro cheè stato svolto in Italia per il censimento delle avi-faune urbane attraverso il metodo dell’Atlante,che ad oggi vede 52 studi relativi a 40 città, dicui 30 capoluogo di provincia. L’applicazionedegli atlanti ornitologici urbani, diffusasi dal1990 anche con la formazione di un gruppo dilavoro nazionale e la pubblicazione di standard(Dinetti et al., 1995) può essere ritenuto unodegli strumenti più efficaci per le indagini sullabiodiversità urbana.Ciò, utilizzando gli uccelli quali indicatori di so-stenibilità e qualità degli ecosistemi urbani, comeperaltro riportato nella relazione che la Lipu hasottoposto nel 2008 all’Agenzia regionale per laprotezione ambientale della Toscana (Arpat)nell’ambito di un più ampio progetto nazionalecoordinato da Ispra riguardante “Analisi deglistudi e progetti di gestione e promozione dellabiodiversità in ambito urbano, con particolare ri-guardo alla componente fauna, di riferimento perla diffusione di indirizzi e pratiche progettuali peril miglioramento della qualità urbana” che ha in-ventariato le più importanti iniziative per la tutelae valorizzazione della biodiversità urbana realiz-zate in Italia (Dinetti et al., 2008).Per ulteriori informazioni sulla biodiversità ur-bana si rimanda alla letteratura specializzata (cfr.Dinetti, 2009).

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APPENDICE II.BIODIVERSITÀ URBANAE UCCELLI IN CITTÀ

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III.1. Cosa sono le oasi urbaneLe oasi urbane sono aree naturali, inserite neltessuto urbano spesso fortemente urbanizzato,che funzionano quali piccole riserve di biodiver-sità, sia faunistica che floristica, evengono/vanno salvaguardate e gestite in ma-niera ecologico-orientata con finalità ricreative,di educazione ambientale e di conservazionedella biodiversità locale.

La vegetazione e le comunità di piante e di ani-mali che si possono insediare in un’oasi urbanaoffrono una gamma di servizi ecosistemici per ilmiglioramento dell’ambiente e della salute fisicae psicologica delle persone. L’istituzione di oasiurbane nei terreni con caratteristiche ecologichee naturalistiche particolari è un’iniziativa innova-tiva e qualificante, che permette di far cono-scere la necessità di salvaguardare l’area inoggetto, proponendo una serie di interventi diriqualificazione ambientale e di fruizione daparte dei cittadini e delle scolaresche, anche tra-mite l’allestimento di sentieri-natura, con il coin-volgimento delle associazioni ambientaliste.Si tratta di un’iniziativa che trova riscontro indiversi Paesi, sia dell’Europa che di altri conti-nenti (Barker, 1995; Manzione et al., 2000; Di-netti, 2003).Una definizione ufficiale di oasi urbana è ancoraassente, sebbene un tentativo di definizione èquello di “area protetta collocata in un contestofortemente antropizzato, allo scopo di coniugarefunzioni ecologiche, sociali ed educative. Laconservazione della natura e il miglioramentoambientale cammina di pari passo con il coin-volgimento della cittadinanza” (Dinetti e Solda-rini, 2000; Dinetti, 2016b).Nella definizione di oasi urbana, le sue dimensioninon ne costituiscono un fattore determinante. Leoasi urbane possono quindi anche essere terrenidi piccole dimensioni (inferiori a 1 ettaro), consi-derando che di solito gli habitat urbani sono par-

celle piccole e frammentate. Di particolare inte-resse ai fini della costituzione di un’oasi urbanasono i terreni residuali sopravvissuti nel tessutourbano (incolti), per i quali le scelte urbanistichepossono decretarne il futuro assetto.Dal punto di vista formale, sarebbe utile unaufficializzazione del concetto di oasi urbana,con inserimento negli strumenti di pianifica-zione urbanistica e nei piani e regolamenti sulverde urbano.Un’oasi urbana può anche essere una parte diun’area verde più grande, cui viene effettuatauna gestione idonea, che permette anche disvolgere una funzione di “rappresentanza” dellabiodiversità.La promozione delle oasi urbane porta/mantieneun “pezzo di campagna e di natura in città”, ga-rantendo la conservazione della biodiversità ur-bana. Anche Ispra riconosce l’importanza diproteggere la naturalità residua, incrementandola biodiversità che dovrebbe assumere un ruolomaggiore nella pianificazione urbana a scala lo-cale e regionale (Bianco et al., 2016).

III.2. Oasi urbane in ItaliaNegli ultimi anni, soprattutto grazie all’iniziativadi associazioni e gruppi ambientalisti, sono stateallestite alcune oasi urbane, diverse tra loro inquanto a dimensioni, caratteristiche ambientalie assetto gestionale.

Tra queste, segnaliamo:

- Confluenza tra Po e Stura di Lanzo, Torino- La Bula , Asti - Giardino naturale, Cuneo - Boscoincittà, Milano - Parco delle Cave di Baggio, Milano - Il Caloggio, Bollate (Milano) - Boza, Cassano Magnago (Varese)- Doss Trento, Trento - La Piantata, Modena - Giardino delle Capinere, Ferrara - Arno, Pontedera (Pisa)- Oasi urbana Tevere, Roma

Allo scopo di presentare alcune di queste oasiurbane, negli anni scorsi sono stati pubblicati ar-ticoli su riviste tecniche (Dinetti e Soldarini,2000;

APPENDICE III.OASI URBANE E SENTIERI-NATURA IN ITALIA

Dinetti, 2001, 2002; Dinetti e Antonini, 2001; Di-netti et al., 2001). Attualmente la maggior partedi queste oasi urbane viene ancora mantenuta egestita come tali, sebbene col tempo sono so-praggiunte novità e trasformazioni di vario ge-nere (vandalizzazioni, cambio gestione eccetera).

III.3. Casi studio

III.3.1. Giardino naturale di CuneoIl “Giardino naturale” di Cuneo è ampio circa13mila metri quadrati e viene gestito da oltre 20anni dalla Lipu in collaborazione con il Comune diCuneo, proprietario del terreno. Si tratta di un’areaun tempo degradata che, grazie all’impegno diAda Gazzola, Franco Bergese e di numerosi altrivolontari che si sono avvicendati in questi anni, èstata trasformata in una piccola oasi di biodiver-sità, capace di raccordare perfettamente l’am-biente urbano con il vicino Parco fluviale Gesso eStura (istituito ufficialmente nel 2007).Siepi di arbusti, filari di alberi, boschetti, prati,due piccoli laghi e bordure per le farfalle e gli in-setti, nidi artificiali e mangiatoie per l’inverno,nonché la piccola casetta prefabbricata per gliincontri e l’accoglienza dei visitatori e dellescuole: questo è il Giardino, aperto in tutte lestagioni al venerdì e sabato pomeriggio o suprenotazione.

III.3.2. Giardino delle Capinere di FerraraIl Giardino delle Capinere è un’area di circa unettaro addossata alle mura medievali della cittàsul lato di nord-ovest. Nel 1992 su richiesta e re-lativo progetto della Lipu, l’area venne concessain comodato gratuito. L’anno successivo, il Co-mune di Ferrara finanziò il primo stralcio dei la-vori, con la costruzione dello stagno, lapiantumazione di alberi tra cui Gelso Morusnigra e Morus alba, Frassino Fraxinus angustifo-lia, Acero campestre Acer campestre, FarniaQuercus robur, Pado Prunus padus, OntanoAlnus glutinosa, che si vanno ad aggiungere aBagolaro Celtis australis, Platano Platanus ace-rifolia, Pioppo bianco Populus alba, Robinia Ro-binia pseudoacacia, Ciliegio Prunus avium,Acero americano Acer negundo già esistenti.Sono stati inoltre aggiunti degli arbusti, sia performare una siepe perimetrale consistente che

per costituire delle macchie arbustive, come ilBiancospino Crataegus monogyna, PrugnoloPrunus spinosa, Agazzino Pyracanta coccinea,Rosa selvatica Rosa gallica e ibrida aggiungen-doli al Ligustro Ligustrum vulgare e Sambuconero Sambucus nigra già presenti.L’intensa vita selvatica dell’avifauna presente nelGiardino comporta una nascita continua dinuove specie vegetali, senza una disposizioneordinata, ma che arricchisce l’area.Nel 2000 il Giardino delle Capinere diventa unCea - Centro educazione ambientale, ricono-sciuto dalla Regione Emilia-Romagna e inseritonella rete Infea regionale, con un percorso tuttoaccessibile anche ai disabili e che comprendeuno stagno di circa 300 metri quadrati e quattroampie voliere, dove, attraverso una vetrata aspecchio di metri 4,00 x 80 cm, si possono os-servare, senza disturbarli, gufi, barbagianni, ci-vette, falco di palude, lodolaio, gheppi,sparviero, poiane, oche selvatiche, anatre, gal-linella d’acqua e altri uccelli selvatici in cura. IlGiardino ospita in effetti anche un Centro per ilrecupero della fauna selvatica, riconosciutodalla Regione Emilia-Romagna, che ricoveracirca 1400-1600 animali selvatici all’anno. Le vi-site al Giardino, tanto per il mondo scolastico(dalla scuola materna in su) che per i cittadinicomuni, si effettuano con accompagnamento diun volontario della Lipu, previo accordo - anchetelefonico - con i volontari della struttura.

III.3.3. Oasi urbana degli orti di Via Goito a Li-vorno: una propostaL’area compresa tra Via Goito e Via Da Verraz-zano a Livorno è ampia sei ettari e si caratterizzaper porzioni occupate da formazioni vegetazio-nali di tipo arbustivo, da filari di alberi anche dinotevole sviluppo e da boschetti compatti, com-posti da diverse centinaia di essenze arboree edarbustive, tra cui esemplari rilevanti - per svi-luppo e complessità strutturale - di AlaternoRhamnus alaternus, dell’età stimata di circa 100anni. Questa pianta è tipica della macchia me-diterranea.Nel suo complesso, questa area rappresenta unaimportante “isola” di ambiente naturale e ruraleinglobata nel tessuto urbano, oltre che una “pie-tra di guado” (stepping stones) di un corridoio

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ecologico nell’ambito di una possibile rete eco-logica locale, fondamentale per la conservazionedella biodiversità urbana. Il valore naturalisticodell’area è stato sottolineato sia dalle indagini delMuseo di Storia naturale del Mediterraneo che daun parere del Corpo forestale dello Stato.Per quest’area esiste anche un importante ruolosociale che, se opportunamente valorizzato, po-trebbe assumere una valenza educativa e didat-tica, rivolta in modo particolare alle scuole, chedisporrebbero di un relitto di habitat naturalemolto comodo da raggiungere e da utilizzarecome “aula di scienze naturali all’aperto”.Dal punto di vista naturalistico, l’oasi rappre-senta un habitat per numerose specie di faunaprotetta (uccelli, mammiferi, anfibi, rettili) ed al ri-guardo sono disponibili i dati dell’Atlante degliuccelli nidificanti a Livorno (Dinetti et al., 2013),oltre a quelli di indagini più recenti (Ascani, 2016).Per la città di Livorno, che negli ultimi decenni hasubito un costante consumo del suolo, con tra-sformazioni urbanistiche importanti che hanno di-strutto gli ambienti preesistenti - quali Banditella,Porta a Terra, Magrignano, Nuovo Centro, VialeBoccaccio - l’area in oggetto rappresenta un’oc-casione speciale allo scopo di sperimentare un

approccio innovativo nel concepire l’urbanisticae lo stesso progetto della città. Per queste ragioniauspichiamo che il Comune di Livorno classifichiquesta zona come verde pubblico nei nuovi stru-menti urbanistici, mantenendola nel suo assettoattuale e valorizzandola per funzioni ecologichee di educazione ambientale.Al contrario, una progettazione non consapevoleche si dovesse tradurre nell’ingresso di mezzimeccanici porterebbe a compromissioni più omeno irreversibili degli assetti ecosistemici attuali.Per tale scopo la Lipu, insieme ad altre associa-zioni ambientaliste e ad alcuni esperti, ha pre-sentato al Comune di Livorno un’ipotesi diprogetto per una oasi urbana multifunzionale,nella quale si richiede il mantenimento sostan-ziale di quanto si è evoluto in fatto di presenzenaturali, integrando una progettazione e una ge-stione basate su di un approccio “soft”, nelpieno rispetto delle emergenze naturalistiche edegli habitat presenti.Attualmente la situazione appare in evoluzione,ma comunque complessa e difficile, in quantonell’area grava un progetto edilizio. Le scelteche vorrà fare l’Amministrazione comunale sa-ranno determinanti.

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