IL VENTO DEL BRENTA 08-2002

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anno XX - N° 2 Agosto 2002 Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale Taxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96 IL VENTO IL VENTO DEL BRENTA DEL BRENTA TRIMESTRALE DELLA PRO LOCO DI CAMPOLONGO SUL BRENTA

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DEL BRENTA DEL BRENTA TRIMESTRALE DELLA PRO LOCO DI CAMPOLONGO SUL BRENTA anno XX - N°2 Agosto 2002 Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postale Taxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

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anno XX - N° 2 Agosto 2002

Direzione, Amministrazione, Redazione: Casella Postale n.1 - Campolongo sul Brenta (VI) - C.C.P.N. 10971364 - Spedizione in abbonamento postaleTaxe percue - Tassa riscossa - Ufficio Postale - PT VICENZA - PAR AVION - ART. 2 COMMA 20/C L. 662/96

IL VENTOIL VENTODEL BRENTADEL BRENTA

T R I M E S T R A L EDELLA PRO LOCODI CAMPOLONGOS U L B R E N T A

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IL VENTO DEL BRENTAanno XX - n° 2 Agosto 2002

Trimestrale di informazionee di cultura

edito dalla Pro Locodi Campolongo sul Brenta

Presidente della Pro Loco:Ruggero Rossi

Direttore responsabile:Giandomenico Cortese

Comitato di redazione:Ruggero Rossi Fiorenzo VialettoNatalino Ziliotto

Redazione:Casella Postale n° 1Campolongo sul Brenta

Autorizzazione:Tribunale di Bassano del Grappa n° 1/83

Stampa:Grafica Effe2Romano d’Ezzelino (VI)

Hanno collaborato: Giovanni Lovato,Giandomenico Bianco, don Paolo Pizzolotto,Natalino Vialetto, Enrico Basso, GianninoMocellin (per gli alpini di Campolongo).La foto di copertina e quelle di pagina 2 sonostate realizzate dagli alunni della classe Vªelementare di Campolongo.

Questo numero è stato inviato a 1.068 famiglie, delle quali 321 residenti a Campolongo, 667 nel resto d’Italia, 80 all’estero.

Il 26 e 27 maggio scorso si sono svolte le elezioni per il rinnovo delConsiglio della Provincia di Vicenza.Ecco i risultati: a livello provinciale il56,98 % dei voti sono andati alCentro-destra, il 35,15 al Centro-sini-stra, il 3,50 % alla Liga Fronte VenetoNel Collegio di Romano d’Ezzelino icandidati più votati hanno ottenuto iseguenti voti:

UDC 1286 (11,7 %); AN 730 (6,6 );Forza Italia (candidato del CollegioGaldino Zanchetta, di Pove, Presiden-te della Comunità Montana del Bren-ta) 3455 (31,3%); Lega Nord 1142(10,3 %); la Margherita (candidatodel Collegio Ruggero Rossi, diCampolongo s.B.) 1547 (14%);Democratici di Sinistra (candidatodel Collegio Pierluigi Fiorese, di

Cismon d.G.) 1043 (9,4 %).Nel Comune di Campolongo, con510 votanti (68,5%), i simboli piùvotati hanno ottenuto i seguenti voti:144 voti (34 %) sono andati allaMargherita, 88 voti (20,8 %) a ForzaItalia, 43 voti (10,1 %) alla LegaNord, 37 voti (8,7 %) ai Democraticidi Sinistra.

Il Vento del Brenta ringrazia isostenitori, i soci,

i collaboratori e quanti contribuiscono alla

realizzazione del giornalee delle attività della Pro Loco.

Pubblichiamo alcune foto realizzate dagli alunni della quintaPubblichiamo alcune foto realizzate dagli alunni della quintaelementare di Campolongo, grazie alle quali hanno vinto unelementare di Campolongo, grazie alle quali hanno vinto unconcorso organizzato dall’Associazione culturale “Due sorgenticoncorso organizzato dall’Associazione culturale “Due sorgentiOliero”, rivolto agli alunni dell’Istituto Comprensivo diOliero”, rivolto agli alunni dell’Istituto Comprensivo diValstagna.Valstagna.

ELEZIONI PROVINCIALI 2002ELEZIONI PROVINCIALI 2002HAHA VVOTOTAATTOO ILIL 68,5 %68,5 %

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Non sono serviti tanti discorsi e presentazioni perdare vita al nuovo Consiglio di Amministrazionedella Pro Campolongo: era chiaro, la sera dell’incon-tro, che chi era presente dava la piena disponibilitàperché l’Associazione continuasse a funzionare. E allora, ognuno col proprio ruolo, avanti. Quest’anno, ad onor del vero, alcune giovani leve,finora presenti e pronti a dare una mano per la Festain Brenta, hanno dato la loro disponibilità a dare uncontributo significativo anche nella fase organizzati-va dell’Associazione. A loro il nostro benvenuto e a tutti grazie per la dispo-nibilità ad un impegno che va ben oltre l’essere pre-senti solo quando si ha un po’ di tempo libero!Poiché già ci pensano normative e incombenze variea rendere difficile l’attività delle associazioni e aminare l’entusiasmo di fare qualcosa con la gente del

paese per il paese… è quanto mai importante cheognuno si senta, almeno un po’, coinvolto in quantogli succede intorno, un po’ protagonista (nel sensobuono) di quello che contribuisce a rendere “comu-nità” un insieme di persone (e questo vale non soloper la Pro Loco, anzi…).

Ruggero Rossi

L a n o s t r a A s s o c i a z i o n e

Si allega al presente numero il bollettino per i versamenti a favore de “IL VENTO DEL BRENTA”. Per ritardi da parte delle Poste nel rifornirci dei bollettini predisposti per i versamenti in euro nonavevamo potuto allegarli al numero precedente.

Ricordiamo ai gentili lettori che “Il Vento del Brenta” vive grazie al contributo dei lettori ma anchegrazie all’apporto in idee, riflessioni, articoli, foto da parte di tutti.Rinnoviamo quindi l’invito alla collaborazione e ringraziamo nuovamente quanti hanno finora par-tecipato alla realizzazione di questo giornale.

La Redazione

Nel segno Nel segno della corresponsabilitàdella corresponsabilità

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C o s e d i c a s a n o s t r aDDoonn EEuuggeenniioo TToollddooccrroonnaaccaa ddii uunn pprreettee nnoorrmmaallee

Domenica 14 aprile, la Comunità di Campolongo, nell’ambitodella tradizionale Festa degli Anziani, ha celebrato il 65° di ordi-nazione sacerdotale di don Eugenio Toldo, Parroco di questaComunità dal luglio del 1953 al luglio del 1971.Don Eugenio Toldo nasce a Caltrano (VI) il 22 luglio 1913 eviene ordinato sacerdote il 7 luglio del 1937 e nel luglio del 1953viene nominato Parroco di Campolongo. Il suo arrivo non fuprivo di difficoltà, in quel tempo la Curia di Padova stava toglien-do, alle varie Parrocchie, un diritto, di origine feudale, chiamato“jus patronato”. Questo diritto prevedeva che il Parroco fosseaccettato dal Consiglio dei Capi Famiglia (a quel tempo circa180), prima di entrare ufficialmente in Parrocchia. Don FrancescoRossi, Parroco uscente, era stato incaricato di spiegare la cosadurante la visita e la benedizione alle Famiglie. Ma ci fu grossaincomprensione. I più, infatti, pensavano che la scomparsa dellojus patronato significasse la perdita del beneficio parrocchiale(case terreni) a vantaggio della Curia e l’obbligo delle Famiglie amantenere il Parroco. Ma non era così. Don Eugenio dovette, par-zialmente, spiegare ad ognuno dei Capi Famiglia la situazione ecosì alla votazione definitiva i voti favorevoli della soppressionedi tale diritto furono 100 su 180; (scrive don Eugenio nellaCronistoria:”..…i contrari masticarono amaro, più che altro perpuntiglio.”).Nei diciotto anni di ministero a Campolongo varie sono le cose ele iniziative portate avanti da don Eugenio e ricordate da lui stes-so durante la S. Messa del 14/4. In questo momento sarebbe unpo’ difficile ricordarle tutte o dare una giusta precedenza ai variavvenimenti. Per una migliore conoscenza dei fatti, basta sfoglia-re le molte pagine di Cronistoria, che don Eugenio ha lasciato atestimonianza del suo ministero qui a Campolongo. La sua atten-zione era a dir poco maniacale affinchè tutte le persone, dai piùpiccoli ai più grandi, potessero avere sempre presenti gli impegnidella fede cristiana. Teneva moltissimo al decoro della Chiesa edella carità materiale arrivando a rimetterci sempre di tasca suapur di essere fedele alla carità per i bisognosi o presunti tali (pareche abbia persino giustificato i ladri che gli avevano sottrattoanche la cena), e questo “vizio” non lo ha mai perduto, nemmenoora.Era attento ai bisogni delle famiglie, incoraggiando lo studio(nella cronistoria si trova l’elenco di tutti i laureati, diplomati etitolati di un qualsiasi titolo di studio, presenti in Parrocchia versoil 1962: 31 maestri elementari, 10 ragionieri, 3 geometri, 11 peri-ti tecnici, 5 laureati, 3 avvocati, 5 graduati dell’esercito, 3 studentiuniversitari), le vocazioni (al tempo c’erano 8 sacerdoti, 3 semi-naristi teologici, 6 religiosi non sacerdoti, 11 suore) e il lavoroche arrivava con le fabbriche a Campolongo. Don Eugenio nonmancava di tenere i contatti con quanti erano emigrati in altrecittà o all’estero per motivi di lavoro.I vari cambiamenti sociali e di mentalità, lo portarono alla deci-sione di lasciare il servizio a Campolongo, perché non si sentiva

adeguato allenuove esigenze esperava di farmigliore serviziomettendosi daparte, per nondisturbare. Così eraed è solito direancora. Varie situa-zioni avevano inlui portato un certosconforto: l’abban-dono del ministerodi alcuni sacerdotio seminaristi, l’a-vanzare di certemode troppo libe-rali (divorzio…),lo sconforto peralcune situazioni nonrisolte (prigionieri della Russia), situazioni per le quali non esitòa prendere in mano la penna e a scrivere a chi di dovere (vedi alle-gati).Ora don Eugenio continua il suo servizio a Crespano del Grappa,presso la Casa di Riposo (Via IV Novembre, tel.0423 538541),anche se è difficile trovarlo in Casa, perché spesso e volentieri vaa trovare persone o sacerdoti più o meno anziani di lui, che sen-tono troppo la solitudine…A don Eugenio va il più sentito grazie per la sua opera di pastorea servizio del Signore per il bene della Comunità di Campolongosul Brenta e a tutti i lettori un invito a ricordare questo pastoreinsieme a tutti quelli che, come lui, si sono prodigati per esserestrumento del Signore.

don Paolo Pizzolotto

Riportamo, di seguito, due interventi di don Eugenio su argo-menti che superano i confini della propria parrocchia e che testi-moniano l’attenzione di questo prete verso quanto succedevanella vita politica di allora.

AI PARLAMENTARI ITALIANI FAVOREVOLI AL DIVORZIO

20 giugno 1969Onorevoli (ma, ve lo meritate proprio questo titolo?) Dunque siete proprio decisi a introdurre a ogni costo il divorzioin Italia, senza consultare il parere del popolo (che pure è interes-sato sommamente in tale materia) con un referendum, temendouna votazione contraria in maggioranza alla vostra voglia.Che bell’esempio di democrazia!

A proposito del divorzio N.S. Gesù Cristo disse in modo

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C o s e d i c a s a n o s t r a esplicito e perentorio nel vangelo:- Quod Deus conjunxit, homonon separet – (quindi, neanche i parlamentari italiani, lo posso-no fare lecitamente). Chiunque rimanda la sua donna, eccetto chesi tratti di concubinato, la espone all’adulterio; e chi sposa unadonna ripudiata, commette adulterio. S. Matteo, c.19

S. Paolo apostolo aggiunge: - A coloro che sono sposatiordino non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal mari-to; qualora si separasse, non passi ad altre nozze, oppure, si ri-concilii col marito; e il marito non ripudi la moglie.- Lettera aiCorinti I c.7

S. Agostino, dottore della chiesa (e senza dubbi più intel-ligente di certi parlamentari italiani d’oggi) lasciò scritto : - Sicutmatrimonium a Deo est, ita divortium a diablo est.

Quando l’uomo, per la sua meschinità mentale e cattive-ria insieme, vuole legiferare e disporsi contrariamente a quanto hastabilito il Signore, sommo, santissimo e sapientissimo legislato-re, sbaglia sempre e a suo proprio danno: la storia tutta dell’uma-nità lo dimostra in modo chiaro (per chi lo vuol capire).A fructibus eorum cognoscetis eos… Omnis arbor bona fruc-tus bonos facit; mala autem arbor malos fructus facit.Il divorzio, dove è stato introdotto, ha forse migliorato o non piut-tosto peggiorato (e quanto!) la situazione delle famiglie? E allo-ra, se l’esperienza degli altri è stata, e lo è tuttora, così avvilente,dolorosa, funesta, perché, perché volete ripetere lo stesso sbaglio?Che la vostra mano si paralizzi prima di mettere la firma a una tallegge! Ancora, se nonostante tutto, ad ogni costo, con pervicaciadeplorevole volete ugualmente ammettere per legge il divorzio inItalia (legge rovina-famiglie) vi auguro cordialmente che il pian-to e le sofferenze di ogni sorta delle vittime innocenti del divor-

zio (specialmente quelle dei figli dei divorziati) scendano sullevostre teste in castigo e maledizione.

D. Eugenio Toldo

Sig. Ambasciatore russo, 12 febbraio 1960Il sottoscritto non conosce la lingua russa, spero tuttavia che voiconoscerete la lingua italiana, ed ecco allora che, dopo avercipensato su, ho creduto opportuno scrivervi questa lettera , a cui –se non vi dispiace vi pregherei di rispondere -.

1 – Anzitutto, sono rimasto piuttosto male constatandocome in occasione della recente visita del nostro presidenteGronchi in Russia non è stato toccato l’argomento dei prigionieriitaliani: perché? Ammetto che il governo italiano fascista di allo-ra ha fatto male a mandare soldati italiani a combattere in Russia;ma mi pare, ha agito pur male il governo russo a non permettere

a quei poveri prigionieri di scrivere neppure una lettera ai proprifamigliari per informarli di essere ancora vivi, e, di più, una voltaterminata la guerra e firmati i trattati di pace, di non rispedirli inpatria. E’ civiltà questa, è umanità? No!

Kruscev si vanta superbamente che i russi siano riuscitia mandare un razzo nella luna, e io rispondo: Vi ammiro per ivostri progressi in questo settore scientifico, ma vi detesto per lavostra crudeltà verso i prigionieri.

Meno scienza e più cuore, e il modo andrebbe megliocertamente per tutti;

2 – In Russia il governo bolscevico da 40 anni e piùcombatte spietatamente ogni fede in Dio. Perché?

La lotta antireligiosa è una lotta stupida, inutile e crude-le, e mi spiego:è stupida, perché soltanto gli stupidi e non gli intelligenti neganol’esistenza di Dio “Dixit insipiens in corde suo. non est Deus”(così la Bibbia, salmo 13)Vorrei invitare ogni ateo, specialmente i caporioni, a leggereattentamente non Marx, Lenin o simili omuncoli, ma SanTommaso d’Aquino (Somma teologica, parte prima, questioneseconda, articolo terzo) là dove porta le prove lampanti sull’esi-stenza di Dio, prove dedotte soltanto dalla retta intelligenzaumana, senza ricorrere alla fede, e prove tali che nessun uomo almondo che abbia cervello può negare o mettere in dubbio ancheai nostri giorni.Inutile è la lotta antireligiosa, perché l’anima umana è natural-mente cristiana e non atea. Anche in passato ci furono lotte con-tro la religione, ma nessun governo fu capace di estinguere il sen-timento religioso nel popolo, e neanche il governo della Russia

odierna vi riuscirà, per quanti sforzi faccia. Anzi, come pro-fetizzò la Madonna a Fatima nel Portogallo nel 1917, laRussia si convertirà.Lotta crudele è la lotta antireligiosa, rispondetemi: è giu-sto condannare alla prigione, ai tormenti e alla morte dellepersone solo perché credono in Dio?Che delitto è contro lo stato o contro il governo, e che malesi fa agli altri professandosi credenti e non atei? Non èpiuttosto da selvaggi e da barbari infierire contro tali per-sone innocenti? Che il governo metta in prigione i ladri,gli assassini, la brutta gente che fa del male al prossimo,questo è giusto e doveroso; ma che un governo si permet-ta di maltrattare i suoi cittadini solo perché sono dei cre-

denti in Dio, questo è un’infamia vera e propria, questa ècrudeltà autentica e diabolica. Vergogna per il governo ateo russo!3) – Qui in Italia vi è la democrazia cristiana, ma vi sono pure altripartiti, compreso quello comunista, e in Russia perché non si tol-lerano altri partiti all’infuori di quello bolscevico? E’ libertà que-sta?Termino: non vorrei che voi, Sig. Ambasciatore, crediate che ioabbia dell’odio personale contro i Russi, no assolutamente; masolo esprimo la mia disapprovazione per il sistema ateo e violen-to del governo russo d’oggi. E prego ogni giorno la Vergine SS.ma (tanto venerata anche dal popolo russo) perché affretti ilmomento della conversione di tutta la Russia a Gesù Cristo e alcattolicesimo.

Saluti distinti.Don Eugenio Toldo

Parroco di Campolongo s. B.

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La televisione ci ha trasmesso varievolte immagini di extracomunitari arri-vati in Italia denutriti o, in alcuni casi,addirittura morti. Agli inizi quelleimmagini sconcertanti accendevanosentimenti di pietà; poi la televisione ela stampa ci hanno fatto vedere edescritto anche fatti di cronaca nei qualigli extracomunitari erano stati protago-nisti o comprimari di azioni delittuose, ele immagini e le descrizioni di questeazioni hanno destato, e continuano adestare, nei confronti degli extracomu-nitari sentimenti di intolleranza e direpulsione.Sentimenti di insicurezza di fronte acomportamenti delittuosi sono naturali,ed è comprensibile che i cittadini delpaese ospitantepretendano l’os-servanza delleloro leggi ancheda parte deglistranieri; ma nonè giusto “fare diogni erba un fa-scio”ed esprimereostilità nei con-fronti di tutti gliextracomunitari equindi anche neiconfronti di queipoveracci che,venuti nel nostropaese per cercareuna vita migliore, si comportano onesta-mente.L’arrivo di extracomunitari nel nostropaese mi fa pensare ai tanti nostri con-nazionali che alla fine dell’’ottocento edagli inizi del novecento sono emigrati inAmerica del Sud e in America del Nord,e al fatto che fino ad una trentina d’annifa il Veneto è rimasto una regione pove-ra, con un’alta densità di popolazione, eche molti dei suoi abitanti hanno cerca-to e trovato una via di uscita dalla mise-

ria proprio nell’emigrazione.Nel Veneto “fra i due censimenti nel1951 e del 1971 il saldo tra nati e mortiè stato di 619.886 unità, ma la differen-za di popolazione fra i due censimenti èstata solo di 205.352 unità; pertanto vi èstata una perdita di 474.534 persone chesono uscite dal Veneto per trasferirsi inaltre regioni italiane o all’estero…” (v.Tagliacarne Guglielmo: “una regionelaboratorio in rapida espansione”, in“Veneto” della BNL).Queste cifre sono molto eloquenti; esserispecchiano bene i fenomeni dellapovertà e dell’emigrazione del Veneto.E noi di Campolongo sul Brenta ricor-diamo bene le preoccupazioni dei nostripadri per “sbarcar lunario”, e ricordiamo

le facce tristi di quei molti paesani chenegli anni ’45 – ’65 partivano per ilBelgio, per la Svizzera e per la Francia;e tutti abbiamo avuto occasione di vede-re, in maniera diretta o in maniera indi-retta, la vita e lo stato d’animo dei nostriconnazionali all’estero. In propositonella mia mente sono riaffiorati moltiricordi:mi ricordo che negli anni subito dopo laseconda guerra mondiale vedevo nellestazioni vari emigranti che facevano

entrare nei vagoni, attraverso i finestri-ni, le loro valigie gonfie e tenute in piediinsieme con degli spaghi. Ero uno stu-dente giovane ed inesperto e mi doman-davo dove sarebbero andati e che vitaavrebbero fatto; e mi venivano in mente– e mi aiutava a capire qualcosa– il DeAmicis per il quale gli emigranti “se neandavano per campar d’angoscie in lidiignoti”;mi ricordo che negli anni 1945 – 1960vedevo dei paesani che partivano perl’estero alla fine dell’inverno e li vede-vo tornare alla spicciolata per la metà didicembre; e poi li vedevamo tutti insie-me in Chiesa in occasione della “messagrande” di Natale;mi ricordo che negli anni 1960 – 1961, a

Francoforte, nei fine setti-mana, incontravo gruppidi emigranti italiani neipressi della stazione, unodei luoghi d’incontro daloro preferiti, dove veden-do i binari e i treni aveva-no l’impressione di ritor-nare al loro paese e diricongiungersi con i lorofamiliari;mi ricordo che nel 1963ho incontrato a Parigi ilcompaesano don Bruno(uno scalabriniano che hapassato tutta la sua vitaall’estero tra gli emigran-

ti) il quale mi raccontava che i suoi assi-stiti avevano trovato un lavoro e unacasa dove abitare ma avevano difficoltàad inserirsi nell’ambiente nuovo ecomunque soffrivano di nostalgia;mi ricordo la scena straziante che hovissuto nel 1968 nel porto di Napoli:dovevo rientrare a Rio de Janeiro, inBrasile, e avevo scelto di tornarci viamare, con la nave “Giulio Cesare”; permia moglie e per me la traversata innave, da Napoli a Rio de Janeiro, aveva

Emigrazione ed immigrazione nel Veneto (prima parte)

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anche il sapore di una crociera, di unbel viaggio turistico; e infatti, con que-sto spirito, poco prima della partenzadal porto di Napoli siamo usciti dallanostra cabina e siamo saliti sopracoperta per goderci la vista della città,del golfo e del Vesuvio; e là, mentrestavamo assaporando l’inizio delnostro viaggio, ad un certo momento lanave si è mossa, ha incominciato astaccarsi dal molo; nello stesso tempola banda di bordo ha incominciato asuonare una marcia con l’intento dicreare un’atmosfera di alle-gria, di festa; ma lungo le rin-ghiere della nave c’eranotante persone che salutavano,piangevano, i parenti cheerano rimasti sulla banchina;erano persone emigrate inSud America che dopo di avervisitato i luoghi d’origine e ifamiliari, ora ritornavano inBrasile o in Argentina.“Chissà se rivedrò ancora imiei vecchi genitori”, mi hadetto poi, singhiozzando, unodi quei passeggeri. E’ statauna scena di disperazioneche, credo, non potrò maidimenticare;mi ricordo che nel 1981 ho conosciuto,a Washington, un emigrante tedescoche si sentiva diseredato dal suo paeseed escluso dalla società, e che là eracontento ed orgoglioso di essere diven-tato americano, cittadino di un paeseche, oltre a un lavoro, gli aveva ridatoanche dignità;mi ricordo pure che nel 1985, in unviaggio in Australia, abbiamo visitatoAlice Springs, una cittadina nel centrodi quel continente e in mezzo al deser-to; e in uno dei nostri giretti a piediabbiamo notato una bella costruzionebianca con grandi vetrate, circondatada un bel prato verde ben rasato e conla scritta “Club Verdi”. Quella costru-zione moderna, pulita e quell’insegnami hanno incuriosito; mi sono avviatoverso l’entrata di quell’edificio e là unsignore, arrivato in bicicletta, mi haspiegato – in inglese – che quello eraun club di italiani e quando ha sentitoche noi eravamo dei connazionali si è

illuminato, ha incominciato a parlarciin italiano e ci ha invitati ad entrare;dentro c’erano varie persone (tra lequali una di Primolano) che stavanogiocando a carte; ci hanno offerto dabere e ci hanno offerto le loro storie:erano arrivati subito dopo la secondaguerra mondiale come muratori; ave-vano lavorato tanto e avevano fatto unacerta fortuna; là in Australia stavanobene perché là avevano trovato unanuova patria, una patria madre e nonuna patria matrigna; ho chiesto loro se

avessero nostalgia, se avessero inten-zione di ritornare; mi hanno risposto dino, e uno di loro mi ha raccontato chequalche anno prima lui era tornato manon aveva trovato né parenti né amici eche in sostanza con il suo ritorno avevacostatato che il passato che lui eraandato a cercare era scomparso;mi ricordo ancora che nel 1986 e nel1988, di ritorno da Francoforte, hofatto visita - a Mulhouse, una cittadinafrancese vicino a Basilea – a donBruno che mi ha fatto festa e mi ha rac-contato che gli emigranti italiani sierano integrati abbastanza bene nellacomunità locale ma si sentivano sem-pre stranieri e che, fatti dei risparmi,avrebbero voluto ritornare nei loropaesi;mi ricordo inoltre che nel 1990 a NewYork ho fatto visita al museo-archiviodell’immigrazione ad Ellis Island,un’isoletta vicino al porto, nella quale,negli anni dell’ottocento e nei primidel novecento, tutti gli emigranti veni-

vano sottoposti a visita medica edeventualmente tenuti in quarantenaprima di poter entrare negli Stati uniti.Quel museo archivio è pieno di cimeli,di fotografie e di lettere che gli emi-granti avevano mandato alle loro fami-glie e con le quali avevano descritto lecondizioni di vita nel nuovo mondo.Quelle lettere erano tutte interessanti ecommoventi: ma una mi ha impressio-nato in modo particolare e cioè quellanella quale il mittente, aveva scritto,tra l’altro, :” ci avevano detto che in

America c’erano strade d’oro;non è vero, le strade le faccia-mo noi adesso, con i nostrisacrifici.” Quella lettera cosìsemplice esprimeva in manieraefficace le speranze, le illusio-ni e le delusioni non solo di chil’aveva scritta ma anche quelladi tutte le persone che avevanoavuto la stessa sorte;mi ricordo ancora che nel 1992a Francoforte sul Meno, men-tre stavo parlando con un colle-ga ad un incrocio, in attesa cheil semaforo diventasse verde,ci si è avvicinato un signor, che

evidentemente aveva sentito cheeravamo stranieri, il quale ci ha detto:“andatevene, tornate al vostro paese!”Gli abbiamo risposto per le rime; maho accusato il colpo e ho sentito tuttal’umiliazione che i nostri emigrantihanno subito e subiscono ancora quan-do vengono trattati con alterigia e, nonconoscendo abbastanza la lingua delpaese ospitante, non hanno neppure lapossibilità di difendersi.E mi ricordo infine che negli anni ’90un amico italiano di Francoforte anda-va tutti i fine settimana a Butzbach avisitare i carcerati italiani e mi raccon-tava che questi erano emigranti che,rimasti senza lavoro e attratti da pro-spettive di guadagni facili, erano cadu-ti nella malavita e finiti in prigione.

Giovanni Lovato

M o m e n t i d i v i t a

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È con commozione che sono venuto aconoscenza che Vera Machado, moglie diAntonio Lazzarotto, ha vinto il premio“CLAUDIA 2001”, per il lavoro svoltonella zona di Novos Alagados, inSalvador de Bahìa. “CLAUDIA” è una delle riviste settima-nali più lette del Brasile, con una tiraturadi circa 2.500.000 copie. Dal 1996 ha isti-tuito un premio che, ogni anno, vieneconsegnato alle cinque donne brasilianeche più si sono distinte nel migliorare lavita dei loro connazionali, per il lorotalento, per la perseveranza e per la capa-cità di creare soluzioni originali per lacrescita civile, morale e economica delBrasile, nazione di circa 175.000.000 diabitanti.La Giuria, composta da eminenti perso-nalità del mondo politico e culturale delBrasile, tra cui il Ministro della Giustizia,il Ministro dell’Educazione, iRappresentanti dell’UNESCO edell’UNICEF del Brasile, ha premiatoVera tracciandone il seguente profilo:

[…]Nel 1976 l’educatrice Vera Machadolascia la sua abitazione, sita nella zona diFlamenco in Rio de Janeiro per dimorarein una palafitta di uno dei quartieri piùpoveri di Salvador de Bahìa, chiamatoNovos Alagados. Lì inizia un’esperienzadi educazione popolare facendo riferi-mento alla metodologia di Paulo Freireche considera l’analfabetismo un mezzodi oppressione e la cultura una forma ditrasformazione politica. Nel 1977, unita-mente ad Antonio Lazzarotto fonda la“Sociedad 1° de Maio” nelle cui scuole,da loro costituite, alfabetizza, nel corso di24 anni, circa 10.000 persone. QuandoVera e Antonio iniziarono la loro attività,il 74,4 % degli abitanti erano analfabeti esoltanto il 14 % frequentava la scuola.Attualmente, solo l’1,9 % degli abitantidel luogo è analfabeta; tutti gli altri hannoimparato a leggere, a scrivere e a frequen-

tare corsi scolastici di livello superiore,oltre a partecipare a corsi professionali.Le attività educative della “Sociedad 1°de Maio” sono state un passaggio per il70 % degli abitanti di Novos Alagados,comunità di circa 25.000 persone. Lescuole, dall’asilo nido, alla materna, alleelementari, sono frequentate annualmenteda 1.570 persone.Un impegno particolare, nel corso deglianni, è stato rivolto al recupero dei bam-bini di strada; l’insegnamento a ciascunodi loro e l’assistenza anche alle loro fami-glie hanno permesso di sottrarli ad unfuturo di sicura miseria fisica e morale.Vera, cresciuta in un ambiente di notevo-le disagio sociale, già a 17 anni iniziò adoperare come volontaria, in centri di recu-pero per giovani, nella periferia di Rio.Laureatasi in lettere latine nella Facoltà diFilosofia di Rio, nel 1970 si legò al grup-

po religioso di Charles de Foulcaud einsegnò alfabetizzazione nelle “favelas”di Rio. Nel 1976, ad un incontro interna-zionale di Fraternità religiosa, incontròAntonio Lazzarotto che aveva lavoratocon i piantatori di canna in Argentina. Inquell’occasione venne proposto a lei e adAntonio di prestare la loro opera agli abi-tanti più poveri di Salvador, presso i qualisi stabilirono costruendosi una palafittasopra l’acqua malsana della baia ed abi-tandoci assieme ai loro figli. Oltre all’in-

segnamento scolastico nel 1997 Vera eAntonio fondano un centro professionalecon corsi di cucito, di formazione di elet-tricisti privati e industriali, di grafica, dimeccanica, e di lavorazione di prodottiper l’artigianato. Nel 1997, Vera, data lasua esperienza di insegnante in situazionidi rischio, viene incaricata dall’UNESCOa rappresentare le problematichedell’America latina. Un altro riconosci-mento le viene conferito dall’UNICEF(Fondo delle Nazioni Unite perl’Infanzia).Una delle priorità che Vera ritenne indi-spensabili fu la formazione di educatori.Attualmente su 102 educatori, l’80% èstato formato tra gli abitanti di NovosAlagados. Inoltre, in un convegno con ilMinistro della Sanità, Vera ottenne chevenisse attuato nella “favela” un pro-gramma di prevenzione contro la droga e

l’AIDS. Uno dei problemiprincipali dalla“Sociedad 1° deMaio” è sempre stato,e lo è tuttora, quellodei finanziamenti indi-spensabili per coprire icosti necessari al fun-zionamento dellasocietà stessa. A que-sto sono risultateessenziali le offerte diprivati, di associazionibenefiche e di adozio-

ni a distanza.Vera è molto religiosa, cresciuta nei qua-dri della Gioventù Studentesca Cattolica,ha sempre tratto energie ed ottimismo dalsuo Credo religioso. Confidando nellaProvvidenza è riuscita a superare diffi-coltà e incomprensioni che si sono pre-sentate lungo il suo cammino e che sem-bravano insormontabili.Il suo commento è il seguente:“Non tutto fu poesia, ci sono statimomenti di scoramento e volontà di

Un prUn prestigioso estigioso riconoscimento perriconoscimento per VVeraera

T e s t i m o n i a n z e

Vera, la seconda da sinistra, alla consegna del premio.

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T e s t i m o n i a n z e

9 IL VENTO DEL BRENTA 9

r i n u n c i a re .Ma ho incon-trato moltepersone contanta volontàdi collaboraree con moltodesiderio diamare il pros-simo. Nel pas-saggio tra l’i-dealismo teo-rico e lanecessità pra-tica di andareincontro aimiei ‘fratelli’,

sono diventata più umana. Ho trasmessoloro la mia preparazione tecnica, li hoaiutati a riflettere e a ragionare; loro sisono appropriati delle mie idee e le hannosviluppate. Ricomincerei tutto nuovamen-te.” - […]

In questo suo esprimersi, così sincero econcreto, tutti noi la sentiamo molto vici-

na al nostro modo di pensare e ci sentiamoonorati dei risultati da lei ottenuti, accantoe insieme ad Antonio, in lunghi anni disacrificio e dedizione verso i più biso-gnosi.È motivo di soddisfazione, per la comu-nità di Campolongo, l’aver contribuito,non solo moralmente, ma anche con signi-ficative offerte, alla realizzazione dellaloro opera.Ci sentiamo tuttora impegnati a continua-re su questa strada e invitiamo, chiunquesia sensibile a questi valori umani e socia-li, a seguirci.

Natalino Vialetto

I versamenti si possono fare sulconto corrente n° 13275367all’Associazione “Adottiamo unascuola per bambini di strada – Bahìa – Brasil”, Piazza Roma 4, 36020Campolongo sul Brenta (VI).

S o s t e n i t o r iProseguiamo la pubblicazione dei nominativi di coloro che con il loroindispensabile aiuto economico concor-rono, concretamente, alle spese di stam-pa e spedizione del giornale. Versamenti pervenuti a tutto il 25luglio 2002.

23) Anna Maria Vialetto - Tezze sul Brenta 24) Livio Secco - Solagna (VI)25) Rita e Giannina Zannoni - Mortegliano(UD)26) Sebastiano Zannini - Campolongo sul B.27) Anonimo - Valganna (VA)28) Margherita Bonato - Valganna (VA)29) Leopoldina Bonato - Marostica (VI)30) Luciano Vialetto - Bassano del Grappa31) Anonimo - Bassano del Grappa 32) Sebastiano Pellizzari - San Mauro (TO)33) Giovannina Volpe in Corso - Bolzano34) Giuseppina Bonato - San Nazario (VI)35) Maria Grazia Bonato - Spin di Romano 36) Giandomenico Bianco - Savona 37) Giovanna Vialetto Orlando Campolongo 38) Narcisa Mocellin - Campolongo sul Brenta39) Egidio Costa - Valstagna (VI)40) Anonimo - Campolongo sul Brenta41) Ugo ed Enzo Giusto - Romano d'Ezzelino 42) Ivana Negrello - San Nazario (VI)43) Rossella Dus - Montaner44) Damiano Zannini - Campolongo s. B.

45) Giovanna Volpe - Bassano del Grappa 46) Dario Lorenzato - Campolongo sul Brenta47) Guglielmo Pennarola - Belluno48) Giuseppe Benacchio - Carpanè di SanNazario (VI)49) Alvise Zannini - Campolongo sul Brenta50) Anna Cavallin - Campolongo sul Brenta51) Pietro Vettorazzo - Campolongo s. B.52) Mario Bonato - Campolongo sul Brenta53) Margherita Giusto - Campolongo s. B.54) Ezio Scramoncin - Cagliari55) Pasqua Bonato Auderset - Ginevra (CH)56) Bortolo Zannini - Mestre (VE)57) Danilo Bontorin - Romano d'Ezzelino (VI)58) Guerrino Vialetto - Campolongo s. B.59) Emilio Vialetto - Campolongo sul Brenta60) Alfeo Zannini - Verona61) Graziano Vialetto - Campolongo s. B.62) Domenico Vialetto - Campolongo s. B.63) Iole Zannoni - Torino64) Renzo Bonato - Campolongo sul Brenta65) Teresa Lazzaretto - Tezze sul Brenta (VI)66) Angela Zannoni - Campolongo sul Brenta67) Giovanna Scramoncin - Campolongo s. B.68) Luciana Zannoni - Bassano del Grappa 69) Severino Vialetto - Campolongo s. B.70) Amedeo Negrello - Valstagna (VI)71) Giannino Mocellin - Campolongo s. B.72) Gilberto Bonato - Bassano del Grappa73) Ivo Campana - San Nazario (VI)74) Gastone Zannoni - Torino75) Gasparina Vialetto - Thiene (VI)

76) Paolo Zannini - Campolongo sul Brenta77) Dino Lazzaretto - Bassano del Grappa 78) Gina Secco Ferrazzi - Bassano del Grappa 79) Remo Ferracin - Campolongo sul Brenta80) Roberto Bianchin - Campolongo s. B.81) Marisa Volpe - Campolongo sul Brenta82) Rosalia Zannini - Lugano (CH)83) Giorgio Zannini - Dosson (TV)84) Fernanda Sgrinzato - Bassano del Grappa 85) Walter Tosin - Campolongo sul Brenta86) Sergio Bonato - Campolongo sul Brenta87) Germana Cavallin - Tezze sul Brenta (VI)88) Mirta Bonato Montagna - Monteviale (VI)89) Erica Vialetto - Solagna (VI)90) Gabriella Vialetto - Romano d'Ezzelino 91) Marilena Vialetto - Semonzo di Borso delGrappa (TV)92) Nicolino Vialetto - Campolongo sul Brenta93) Ernesta Secco - Campolongo sul Brenta94) Marco Francesco Scramoncin -Campolongo sul Brenta95) Antonio Parolin - Campolongo sul Brenta96) Egidio Vialetto - Campolongo sul Brenta97) Caterina Zannini - Campolongo sul Brenta98) Caterina Vialetto - Lugano (CH)99) Romano Vialetto - Campolongo sul Brenta100) Italo Vialetto - Campolongo sul Brenta 101) Andreina Perin - Montebelluna (TV)102) Ortensia e Sebastiano Zannini - Milano103) Comune - Campolongo sul Brenta 104) Bonato Pompeo Campolongo s. B.

Un’educatrice accudisceun bambino nella “scuo-la materna” della favela.

Le case, costruite su palafitte,nel quartiere Novos Alagados.

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R o v i s t a n d o n e i c a s s e t t i

Il cavaliere Emilio Vialetto lascia la presidenza del GruppoAlpini. Dopo ventisette anni di impegno costante a capo degliAlpini del nostro paese, Emilio Vialetto ha rassegnato le propriedimissioni.

Noi Alpini e tutte le persone di buona volontà a cui stanno acuore le attività sociali del nostro paese proviamo un po’ di ama-rezza. Ci sentiamo in dovere di ringraziarlo per la passione e lacompetenza con cui ha portato avanti il nostro Gruppo.

Egli è ancora parte integrante e indispensabile della nostra asso-ciazione e mantiene la presidenza dei combattenti.

Gli auguriamo una volta di più Buon lavoro.

Todesco Giommaria è il capo degli Alpini di Campolongo.Nella riunione del 18/1/02 Giovanni Todesco è stato eletto

Presidente del Gruppo A.N.A. del nostro paese.È nato cinquantatré anni fa a Solagna, perito industriale, sposa-

to con Irene Vialetto e padre di tre figli. Da sempre impegnato sui vari fronti nel volontariato di

Campolongo, ha accettato questo nuovo impegno. Garantendoglila nostra piena disponibilità e collaborazione, facciamo all’amicoGiovanni i migliori auguri.

Gli Alpini di Campolongo

Nella foto, scattata in occasione dell’AdunataNazionale a Cortina, sono ritratti, partendo dasopra e da sinistra: Francesco LazzarottoCarantan, Emilio Vialetto, Giuseppe Colpo.Sotto, da sinistra: Sebastiano Vialetto, GiovanniOrlando, Gio Maria Vialetto (Mario Ciori).

Un grazie sentito ad Emilio per l’attività svolta con tanta passione e l’augurio di buon lavoro a Giovanni

anche da parte della Pro Loco di Campolongo.

GRUPPOGRUPPO ALPINIALPINIGRAZIEGRAZIE EEMILIOMILIO,,

BUONBUON LALAVVOROORO GGIOVIOVANNIANNI ..

Foto di gruppo della classe terza, anno 1923.Prima fila in alto, da sinistra: Giovanni Stropa, Ceo Beccari, Bepi Bastianea, Adelino Corona,Salvatore dei Bovi, Bastian Bovo, Nino Carantan, Mario Costa; seconda fila: Pina Caranta,Marcellina Bosa, Cecilia, Rina Ducato, Addolorata, Pina Bepin, Giustina Molago, MariaBortolina, Maria dea Nana Bianca;terza fila: Ina Brenton, Susanna, Catterina Mele, AntoniaPeruzzo, Antonia Sara, Clementina dei Agusti, Maria de Nani, Rosina dea Teresa Bicioeta;sotto: Ceo Baldoino, Nino Brenton, Mario Polo, Nino Cavallin, Bin Candola, Giovanin Steno.Al centro il maestro Mario Bonato. Ringraziamo Maria Zannini per la gentile disponibilità.

Nella foto sopra, scattata nel ’47, sonoritratti, da sinistra:Nicolino Zannini, Giovanni Zannini, Ciori,Piero Bonato Scarparoto,Francilio VialettoBicioeta, Bortolo Volpe.

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Probabilmente no, possibilmente si.Mi viene alla mente una vecchia filastrocca, di quelle che servo-no per addormentare i bambini – La xe la storia del sior Intento,che no l’è mai contento, e che mai la xe desbriga, vuto che te laconta o vuto che te la diga? Contamela!E la xe la storia del sior Intento che no le mai contento e che maila xe desbriga, vuto che te la conta o vuto che te la diga?Dimmela.E la xe la storia del sior intento, che la dura da tanto tempo….. –L’antica saggezza di chi ha partorito questa vecchia filastrocca,voleva forse descrivere il girotondo di risposte che portano alnulla.Inizialmente ho risposto probabilmente no perché sono ben più disei anni che vengono effettuati studi (tra l’altro editi da Provinciae Regione) e tutti evidenziano il depauperamento genetico dellatrota marmorata in quanto si ibrida con la trota fario.- Vuto che te conta o vuto chete diga? - .C’è scritto, anche a pagina123 “De la carta ittica dellaProvincia” – zona montana,alla voce conclusioni silegge: durante l’indaginesono stati evidenziati feno-meni di ibridazione tra latrota marmorata e la trotafario. Questo è un problemagrave che va affrontato condecisione al più presto perevitare che vengano ulterior-mente compromesse lepopolazioni di trote marmo-rate presenti nel fiumeBrenta e nel torrente Astico.Lo studio protrattosi percirca due anni è stato finito distampare nel mese di marzo del 1990.Forse la voce conclusioni evidenziava l’ultima pagina.- Giro giro tondo…… La xe la storia del sior Intento…… -Finito di stampare nel mese di settembre 1994 – Regione Veneto– “Acque, pesci e pescatori nel Veneto, progetto di valorizzazio-ne del patrimonio ittico della Regione Veneto”, a pagina 92, allavoce trota marmorata si legge: la trota marmorata risente dellamassiccia presenza della trota fario, che viene copiosamenteimmessa nei fiumi, poiché si realizzano fenomeni d’incrocio trale due specie, si originano così degli ibridi con caratteri-sticheintermedie che minacciano l’integrità genetica della trota mar-morata.Per evidenziare questi inconvenienti è urgente (1994) intrapren-dere dei programmi di salvaguardia delle specie per conservare

nel tempo questo endemismo padano.Sono anni che in tutte le sedi dico che è urgente sospendere l’im-missione della trota fario, e il girotondo di studi sembra che con-cordi con la mia opinione, ma sono una voce fuori dal coro per-ché per anni è stato imposto l’esclusiva immissione di trota fario,anche se non è proprio corretto, come dire: in caso di incendioriempite gli estintori di benzina.Ho la paura ragionata del probabilmente no, la marmorata non èpatrimonio da conservare! Se poi penso che se ne occupa ilmuseo naturalistico archeologico pur sapendo che la vita conti-nua il 31 dicembre cerchi di evitare l’impresario di pompe fune-bri che ti augura buona fine!Ma nel profondo del mio cuore, di pescatore che ama anche farcestino dico si, possibilmente si probabilmente si, per forza si.Scrivo cercando di imitare l’antica saggezza di chi in queste terre,convocava l’assemblea dei capi famiglia per decidere degli usicivici dei patrimoni comuni, posso anche sbagliarmi, ma i nostri

vecchi sapevano bene cosasignificava usare, ma cono-scevano altrettanto benecosa significava conserva-re.La pesca oggi ha un grandevalore socio-economico.Ha un forte valore sociale,perché oggi dove tuttodiventa più veloce, trovareil tempo ed usarlo senzafretta per passare qualcheora in riva al fiume, sonosicuro, è una buona medici-na.Ha un forte valore econo-mico, perché è in grado diprodurre ricchezza, soprat-tutto per piccole comunità

come la nostra, ma anche dadestinare alla salvaguardia.Avendo la fortuna di invecchiare, mi si spezzerebbe l’anima rac-contando – E na volta ghe xera a brentarola (trota marmora-ta)……Parlando di salmonidi, tutto quello che non è marmorata, non èautoctono (significa che prima di una loro immissione non eranoin natura presenti nel fiume) e allora non riesco a capire perchénon si possa introdurre la trota iridea, la trota lacustre o persinoil salmerino, che con la trota marmorata non si ibridano e non,come questo mattino, avannotti di trota fario sterile... e in perio-do di mucca pazza, se qualcuno non desidera le trote pollo (quel-le pronto pesca) io sono preoccupato invece per le trote mulo(ibridi), ma soprattutto tra qualche anno non vorrei incontrare...una trota bufala.

L’opinione di ... Enrico BassoTrota marmorata:

patrimonio da conservare?

I l B r e n t a

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12 IL VENTO DEL BRENTA 12

M o m e n t i d i v i t a

AAll’inizio degli anni cinquanta, stavo

attraversando la stagione più ricca di spe-ranze della mia vita e continuavo a predi-ligere nello studio alcune materie rispettoad altre, nonostante lepaternali ed i miglioripropositi. Continuavo acoltivare interessi nonstrettamente legati allascuola, ma che avevanoattinenza con temisociali mentre, durantel’estate, ero impegnatocon il lavoro dei cantie-ri di rimboschimento esistemazione montanasulle montagne diCampolongo.Si trattava di una sfidache meritava di esserevissuta, non tanto permisurare le mie capa-cità fisiche, quantopiuttosto per misurarela mia disponibilità eresistenza al sacrificio, sia in termini dilavoro, sia in termini di vita ridotta all’es-senziale, com’era quella del montanaroche può contare solamente su se stesso inuna sorta di isolamento naturale, i cuimezzi di sopravvivenza per giorni, dallevettovaglie alle coperte, erano affidati allacapienza di uno zaino.Ogni lunedì mattina, prima dell’alba,quasi tutti i lavoratori del cantiere si dava-no appuntamento ai Tovi, all’inizio dellamulattiera che dal fondo valle si inerpicacome un serpentone sul fianco della mon-tagna fino ad oltre mille metri di quota.A passo lento e cadenzato come quello diuna colonna di alpini si guadagnava lavetta e più si saliva, più si faceva sentireil peso dello zaino insieme al sudore chebagnava la schiena. Nessun lamento, nes-sun cedimento era consentito e così inovellini come me imparavano a stringe-re i denti.In compenso, alle prime luci dell’alba, siapriva uno spettacolo affascinante e

mutevole offerto dal panorama che dallecime più lontane, a nord di Enego, scendefino alla vallata che lo sguardo dominadall’alto per un lungo tratto.Le prime sensazioni forti nascevano dal-

l’espandersi dell’orizzonte che si confon-deva in lontananza con la bruma del mat-tino e dall’emozione di essere ad ognipasso sul punto di scoprire nuovi scenariprima celati; così la fatica, sopraffattadalla curiosità, diventava meno pesante.Ogni volta, salendo lungo la mulattiera,simili emozioni, anziché affievolirsi, sirinnovavano con la stessa intensità delprimo giorno; mentre gli scenari sempremaestosi e irripetibili inducevano allariflessione ed al silenzio.Era lassù, all’inizio della Vallerana, dovel’aria del mattino è frizzante anche inpiena estate, che aveva inizio il lavoro perquel giorno come per tutti i giorni a segui-re.Per quanto fossi elettrizzato dalla novità,la mia prima giornata di lavoro nel can-tiere terminò con le vesciche nelle mani euna stanchezza tale da trovare, la sera, nelgiaciglio di paglia sul pavimento di legnonel fienile di una malga in disuso, ilmigliore letto del mondo.

Dopo i primi giorni di disagio, mi adattaia quella vita molto rustica che aveva ilfascino delle cose semplici e mi insegnò aconvivere, gomito a gomito, con personedi carattere, abitudini e sensibilità diver-

se, delle quali, conmio rammarico, nonricordo i nomi, mache mi fecero scopri-re ed apprezzare lacondivisione e la tol-leranza come ele-menti insostituibilidella convivenza.Questa esperienza miconsentì anche alscoperta di un cam-pionario di convin-zioni, passioni, debo-lezze, timori chefacevano da substratoai pensieri ed ai senti-menti più diffusinella comunità nellaquale si viveva.Vigeva un codice di

comportamento non scritto, ma puntual-mente osservato nei rapporti interperso-nali, il quale tradiva il vissuto di queimontanari, sempre ossequianti nei con-fronti dell’autorità con la quale interlo-quivano con espressioni come queste:“Comandi…” oppure “Servo suo…” oancora “Servitor suo…” sopravvissutecome segno di tempi lontani, ma nonremoti, di sottomissione. Queste espres-sioni erano ricorrenti anche nel cantierenei rapporti tra gli operai e il capo cantie-re ed erano talmente abituali che piùd’uno mi fece un garbato rimprovero per-ché mi adeguassi anch’io che al massimomi limitavo ad un “Desidera?…”.Nella convivenza sul lavoro e dopo illavoro, durante le parche cene della sera,alla luce incerta di lampade a carburo o apetrolio, senza volerlo l’anima di quellagente semplice prendeva forma, attraver-so il commento di avvenimenti recenti, lediscussioni ed i battibecchi di ordinesociale, la manifestazione delle loro spe-

RICORDIcarichi di nostalgia

Giandomenico Bianco al “passo” fra i Zannini e San Nazario.

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M o m e n t i d i v i t aranze per il futuro.Molti esternavano volentieri i propri pen-sieri rimarcando le diversità di opinionipiù per liberarsi di antichi tabù che peresercizio di democrazia. Non mancavanopettegolezzi o storie paesane di corna,seguite per lo più da risate, raramente daqualche alterco che finiva sempre in burla.Non erano infrequenti generose libagionidi vino casereccio che ciascuno portava dacasa ad ogni inizio di settimana; era vice-versa immancabile la “graspeta” del matti-no con il caffè preparato con metodi anti-chi, con il ramaiolo sul fuoco del camino.Lungo la giornata, durante il lavoro tutti siscambiavano battute, sfotto, barzellette;alcuni più di altri indulgevano con interca-lari che sconfinavano con l’irriverenzareligiosa, qualche altro si lasciava scappa-re, con più frequenza, pesanti imprecazio-ni subito redarguite dal capo cantiere, sepresente.Nella realtà, la vita del campo con i suoiritmi: la sveglia del mattino, il rancio col-lettivo di mezzogiorno, il silenzio dellasera, appariva per certi versi simile a quel-la di un campo scout e per altri versi, aquella di un piccolo presidio militare, lecui regole ben conosceva la maggioranzadei presenti e comunque era vissuta inarmonia e serenità.Anche i disagi aggiuntivi legati alle condi-zioni di lavoro di per sé faticose, perché sitrattava di scavare buche per piantareabeti, o ripristinare muri a secco, oppureriassestare mulattiere ad oltre mille metridi altitudine, erano di buon grado accetta-ti, non tanto per la modesta mercede a cia-scuno riconosciuta, quanto perché l’atti-vità stessa rappresentava un esempio tan-gibile di attenzione del nuovo potere poli-tico, repubblicano e democratico verso imeno fortunati. Questo tema era oggettodelle discussioni serali intorno al fuoco;dal bailamme dell’argomentare emergeva,come costante, una fiducia diffusa con dif-ferenze generazionali evidenti: i più anzia-ni, abituati più degli altri a subire l’arro-ganza dell’autorità e dei “Paroni”, mostra-vano apprezzamento per le nuove condi-zioni di vita non disgiunto da residui timo-ri reverenziali.Meno loquaci, ma con convinzioni piùsolide ed un maggior senso critico, deriva-to dalle esperienze della guerra, erano gliex combattenti ed ex prigionieri, i qualiesprimevano forse maggiore fiducia ditutti, ma con la consapevolezza che molto

sarebbe dipeso dalla loro determinazione edal loro discernimento di fronte alla pro-paganda ed alle sollecitazioni delle nuoveformazioni politiche. I più ciarlieri erano ipochi giovani i quali, più che altro, fanta-sticavano, sognando si un lavoro menofaticoso e più sicuro, ma soprattutto gua-dagni elevati e ricchezze forse impossibili.Queste aspettative suscitavano la generaleilarità accompagnata da generosi sfotto.Assistevo divertito a queste schermaglie enello stesso tempo osservavo con interes-se la tenace e, in taluni casi, aggressivalaboriosità di giovani ed anziani, oltre chei primi segni di una disponibilità economi-ca che andava oltre i livelli di una dignito-sa sopravvivenza.Anch’io venivo quasi sempre coinvoltonelle discussioni, ma non andavo oltregenerici apprezzamenti per evitare di sco-prire le mie simpatie laiche e repubblicaneche stavo maturando e delle quali talunogià sospettava dopo aver notato il tipo digiornali e di libri che tenevo nello zaino.Nonostante ciò, godevo di una generalesimpatia tanto che i più anziani per alleg-gerirmi la fatica mi mandavano ad inter-valli, con un secchio ed un mestolo, adattingere acqua freschissima onde permet-tere agli operai di dissetarsi, oppure mi sispediva nella cucina ad aiutare, si fa perdire, il cuciniere, senza la benchè minimaprotesta da parte di alcuno.La sera dopo la cena che ciascuno rime-diava per conto suo e consisteva per lo piùin polenta abbrustolita sul fuoco con for-maggio o latte di malga, oppure con“Sopressa”, anch’essa abbrustolita, glioperai si godevano la frescura e indugia-vano a giocare a carte tra un bicchiere el’altro. I più anziani, tra volute di fumo disigari toscani o di pipa, indulgevano neiricordi di tempi ormai lontani, spesso risa-lenti alla prima guerra mondiale. Di notte,specialmente quelle terse con la lunapiena, il silenzio era rotto dal gracidaredelle rane che uscivano dall’acqua e sosta-vano sulle spiaggette di ampi stagni circo-lari, dove si raccoglieva la pioggia, cheserviva per abbeverare il bestiame all’al-peggio.Parlando con il cuoco, seppi che le ranenon solo si possono mangiare ma sonosquisite e mi spiegò anche come si cattu-rano, se abbagliate da improvvise fonti diluce. Mi armai così di una torcia e di unsacco e in un paio d’ore ne raccolsi unaquantità abbondante per la preparazione di

un rancio a base di risotto che fu general-mente apprezzato, tanto che la cosa siripetè.Un giorno al posto del rancio in program-ma si trovò in bacheca l’indicazione:“Polenta e lepre”. Molti pensarono ad unaburla ma, all’ora di pranzo, tutti si abbuf-farono complimentandosi poi con il cuci-niere, finchè, prima di sera, saltò fuori, tramezze battute e risate sarcastiche, che sitrattava di gatti selvatici, catturati con letrappole e cucinati dopo un prolungatotrattamento della carne per eliminare ilsapore selvatico.In questo clima spartano e insieme festo-so, il tempo scorreva inesorabilmenteveloce. Arrivò settembre e con esso ilperiodo della transumanza del bestiameverso la pianura. Le malghe venivano viavia richiuse fino alla primavera successivae, come tutti gli anni, i gatti, giunti qui alseguito dei mandriani, ormai inselvatichitirimanevano in montagna.Anche il cantiere avrebbe presto cessatol’attività, in attesa di essere riattivato l’an-no successivo.L’impegno scolastico incipiente micostrinse però ad abbandonare in anticipoil lavoro. Fu per me un’estate indimentica-bile alla quale sono sempre tornato con ilricordo carico di nostalgia e con l’immagi-ne impressa dei prati di un verde brillantedopo i temporali e tempestati di fiori, dellenotti stellate, del volo silenzioso dei rapa-ci, dei profondi lunghi silenzi rotti solo dalfruscio del vento fra le fronde, dal gorgo-glio di un ruscello, dal coro degli uccelliprima dell’alba e in lontananza dai campa-nacci delle mandrie al pascolo.L’anno successivo, quando tornai, non tro-vai buona parte delle persone dell’estateprecedente né il medesimo clima di serenaconvivenza che l’aveva contraddistintaforse perché anch’io, senza rendermeneconto, non ero più lo stesso.

Giandomenico Bianco

(Il dott. Giandomenico Bianco è figlio di Giuseppe Bianco

e Angela Vialetto)

13 IL VENTO DEL BRENTA 13

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14 IL VENTO DEL BRENTA 14

SCUOLA: SCUOLA: QUALE FUTURO?QUALE FUTURO?

Negli ultimi tempi un tema ricorrente a Campolongo è stato quel-lo sul futuro della Scuola Elementare; riunioni fra genitori, con leistituzioni scolastiche e amministrative, articoli apparsi sui localiquotidiani hanno punteggiato questo cammino che, delineatosigià da qualche anno, ora corre veloce verso una conclusione.Il problema è il numero esiguo di bambini che andrebbero a for-mare le future classi, specialmente quelle dei primi anni, fatto chedal punto di vista didattico ed educativo preoccupa particolar-mente i genitori interessati. Il problema si affianca a quello della volontà di tenere aperta, masoprattutto viva ed efficace, questa realtà importante della nostracomunità.È possibile conciliare le due esigenze, con scelte che abbiano acuore il benessere dei ragazzi e, allo stesso momento, il servizionel paese che la presenza della scuola elementare è in grado di

fornire?Fra poco, quandoinizierà il nuovoanno scolastico,una soluzionedovrà per forzaessere prospettata:l’augurio è che siaquella migliore, pergli alunni e per ilpaese.

Ruggero Rossi

FFllaasshh ssuullllaa FFeessttaa ddeellllaa tteerrzzaa eettàà

I l n o s t r o p a e s e

Lecce, 5/11/ 18Sono contento nel sapervi tutti in buona salute, io pure stobene. Ecco già arrivati al nostro desiderio, ecco già vinta laguerra. Speriamo che non sarà più tanto lungo il tempo didover vivere lontani ma speriamo presto rivederci.Dì allo zio che Tullio e figli stanno bene, che altro non so chedirgli: lui mi manda sempre a dire che mi aspetta, che ha tantecose da dirmi, ma io ho miseria di andarci.Mi saluterai tutti i parenti e dirai a tua sorella Catineta che laringrazio di tutto e che presto le scriverò.Baciami tanto i piccoli e saluta tutti di famiglia; nella gioia dellanostra gloriosa vittoria vi mando mille bacioni, il vostro Bin.

Lecce li 24 - 11 - 18Maria, oggi pure ti posso assicurare che di salute sto bene,

spero che pure voi tutti starete bene. Finora non si sa se si partepiù o se si dovrà partire ancora. Altre novità non ho da dirvi, altro che qui piove sempre tutto ilgiorno e fa molto freddo. Quando che ci congederanno qui nonsi sa niente.Bastian Farinetto non è ancora venuto? Quando li congedano?Qui, quelli dal ’74 al ’76 sono tutti a casa. Incio, però, che è del’76, non è ancora venuto. I giorni ora non mi passano più, misembrano secoli, ma spero che passerà anche questo tempo everrà presto il giorno di poter raggiungervi che tanto lo desidero.Bacioni cari a tutti i miei cari bambini; saluti affettuosi a tuttidi famiglia. Raccomando a te e alla mamma che quando avrete appena rice-vuta questa mia mi vogliate ricordare a S.Antonio in qualchepreghiera secondo la mia intenzione, e se è possibile anche aipiccoli. Saluti a tutti i parenti e a te mille bacioni dal tuo Bin.Ciao, speriamo di vederci presto; ciao, ricordami che io sem-pre ti ricordo. Sta contenta.

Lettere dal profugato ultima parte

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15 IL VENTO DEL BRENTA 15

La primavera-estate 2002 vede una novità a Campolongo sulBrenta: l’apertura di un sentiero didattico da parte della sezionenaturalistica del C.A.I. di Bassano del Grappa.Il gruppo, attivo nella sezione C.A.I. dal 1979, ha promosso larealizzazione del suddetto sentiero per ricordare Antonia DalSasso, già insegnante elementare a Campolongo dal 1963 al 1977,una delle fondatrici del gruppo stesso, a lei intitolato, personamolto attiva ed impegnata nell’educazione ambientale. Il sentiero si snoda il località Gualiva e attraversa vari terrazza-menti un tempo coltivati a tabacco. Questi, dopo circa 50 anni diabbandono, erano stati occupati da una vegetazione caotica e infe-stante.Ma la primavera scorsa vede arrivare sul luogo il gruppo compat-to e ben attrezzato che in alcune giornate di lavoro ripulisce i cam-petti e ristruttura perfino una “masiera” pericolante. In uno di que-sti vengono messe a dimora, come un tempo, le piantine di tabac-co, questa volta a scopo didattico. Il sentiero presenta, vallette, boschi di castagno, carpino nero,querce, aceri, tigli e noccioli, prati da sfalcio con interessanti fio-riture, oltre ai segni del lavoro dell’uomo in Valbrenta presentecon notevoli tipologie edilizie, innumerevoli terrazzamenti non-

ché strutture per il convogliamento delle acque piovane.Il sentiero avrà come supporto delle schede esplicative e saràdotato della relativa tabellazione.È una proposta aperta alle scolaresche e a quanti voglianoapprofondire la conoscenza dell’ambiente sia naturale, sia modi-ficato dall’uomo nel rispetto della natura.Il sentiero si collega perfettamente con il museo del tabacco direcente istituzione a Valstagna.

Inaugurato il sentiero didattico“Antonia Dal Sasso”.

I l n o s t r o p a e s e

NNoozzzzee dd’’oorrooSantina Negrello e Graziano Vialetto (foto sotto)hanno festeggiato i cinquant’anni di nozze,

celebrate il 19 aprile 1952.

Miranda Zannini e Pompeo Bonato (a sinistra)hanno ricordato il loro matrimonio

celebrato il 26 aprile 1952.

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CondoglianzeCondoglianzeÈ deceduto il 25 gennaio scorso, a causa di un infarto,

Sebastiano Zannini, da molti anni resiedente in Belgio. È mancata, il 4 febbraio scorso, Giovanna Lazzarotto

vedova Zannini, di anni 93. Margherita Bonato, di anni 90, è mancata il 12 marzo scorso. È venuto meno, nel mese di luglio, Prosdocimo Giusto,

“Meto”. Alle famiglie ed ai parenti dei defunti giungano i sensi del nostrocordoglio.

Fiocchi azzurri e rFiocchi azzurri e rosaosaNicolò Zannini, figlio di Piero e Luisa, è venuto alla luce

il 4 marzo scorso. È venuta alla luce il 2 maggio Laura Illesi, figlia di

Luigino e Cristina Marini.È nata il 28 luglio scorso Iris Zannini, primogenita di

Mirco e Genn Vialetto. A tutti i genitori ed ai nonni giungano i nostri complimenti; ai neo-nati facciamo tanti auguri per un futuro sereno.

Nozze d’orNozze d’orooDomenica 21 aprile Graziano Vialetto e Santina Negrello hannofesteggiato i loro cinquanta anni di matrimonio. Dopo la messa diringraziamento gli sposi, attorniati da figli, nipoti e nuore, sono statial centro della festa a coronamento dell’importante traguardo rag-giunto. Da parte nostra giungano i nostri migliori auguri per tantialtri anni da trascorrere, assieme, in serenità.Per Pompeo Bonato e Miranda Zannini è giunto il momento ditagliare il traguardo dei cinquanta anni di vita coniugale vissutaassieme. Venerdì 26 aprile, con la partecipazione dei figli e delleloro famiglie, gli sposi sono stati festeggiati con una messa di rin-graziamento, celebrata da don Paolo. Auguriamo loro di continuare, ancora per tento tempo, a percorrereserenamente, insieme, il loro cammino.

MaturitàMaturitàCon le novità che ogni anno carat-

terizzano gli Esami di Stato, checoncludono il ciclo della Scuolasecondaria, si sono cimentati anchealcuni studenti di Campolongo. Nel complimentarci con tutti i neo-maturati ci congratuliamo partico-larmente con chi ha ottenuto il mas-

simo del punteggio. Quest’anno tocca a Monica Bennacchio, figliadi Giovanni e Michela Volpe, da qualche tempo residenti a S.Nazario.A tutti gli auguri di un futuro ricco di soddisfazioni.

Fiori d’arancioFiori d’arancioIl 13 luglio scorso Doriano Serradura, figlio di Arnaldo e Anna,consigliere comunale, si è unito in matrinomio con Gloria Costa.La giovane coppia si stabilirà a Pove del Grappa. Agli sposi i migliori auguri per un futuro felice.

Confetti rossiConfetti rossiPer Tamara Vialetto, figlia di Adelino e Irma, il 4 aprile

scorso, è giunto il momento del conseguimento della laurea inFarmacia presso l’Università degli Studi di Padova. Alla neodotto-ressa, al papà ed alla mamma, giungano i nostri più vivi compli-menti con l’augurio di un futuro denso di soddisfazione.

Giorgio Lunardi si è laureato in Ingegneria Elettrotecnicail 19 aprile scorso. Con il neodottore, che ha combattuto non solocon la difficoltà degli studi, ci congratuliamo in maniera particola-re. Estendiamo i complimenti anche ai sui genitori Giuseppe eAngelina che lo hanno sostenuto con affetto e comprensione. Che ilfuturo sia ricco di soddisfazioni.

Ci congratuliamo con Laura Vialetto, figlia di Franco, chesi è diplomata in Educazione Fisica, il 26 marzo scorso, pressol’ISEF di Padova. Anche a lei giungano i nostri auguri!

GRESTGREST parrocchialeparrocchialeUna ventina di ragazzi del nostro paese hanno partecipato alGREST parrocchiale, realizzato le due ultime settimane di giugno,grazie all’impegno e alla disponibilità di una decina di giovani ani-matori.

L’entusiasmo e lasoddisfazione deipartecipanti sonostati una garanziadella riuscita diquesta iniziativa.

Nella foto un momento della festa finale

Hanno partecipato alle finali regionali, svoltesi a Padova (Colli Euganei), i giocatori dellaUnione VALBRENTA 93, giunti intesta al locale campionato dellaCategoria Esordienti.Fra i giocatori ritroviamo anchealcuni piccoli atleti diCampolongo.

La squadra è stata allenata con laconsueta passione e competenza da Ruggero Zannoni.A tutti i nostri complimenti.

N o t i z i e f l a s h