Il Territorio N.5

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il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 5 - giugno 2010 - UN EURO erritorio Chi ci guadagna? ALL’INTERNO L’affare pag. 39 Usura...ti pag.28-29 Acquaviva delle Fonti Senza maggioranza pag. 17 L’abbandono! pag. 20-21 Sammichele di Bari Sammichele di Bari Alberobello

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il Mensile del sud-est barese - Anno I n° 5 - giugno 2010 - UN EURO

erritorio

Chici

guadagna?

all’interno

L’affare pag. 39

Usura...ti pag.28-29

Acquaviva delle Fonti

Senza maggioranza pag. 17

L’abbandono! pag. 20-21

Sammichele di Bari

Sammichele di Bari

Alberobello

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l ’editoriale

di FRANCO DERAMO

Nelle famiglie crescono insicurezza e precarietà, in molti partono

Giovani, allarmeoccupazione

Ci sono delle notizie, an-che dolorose, che, ahimè, hanno la durata di un

mattino. Come un soffio di vento. Letto i giornali, girata la pagina, sembra che con quel gesto anche il problema sia come svanito. Spa-rito nel nulla.

E sono proprio tante le notizie che dalla prima pagina dei gior-nali, prontamente finiscono nel dimenticatoio.

Parlo dei dati Istat che, recen-temente, nella loro crudezza, ci hanno fatto conoscere il livello di disoccupazione esistente nel no-stro Paese. Siamo al 9%, un punto percentuale in meno (10,1%) del-la media europea.

Ma c’è un dato che allarma più di ogni altro: cresce soprattutto la disoccupazione giovanile. E’ il fronte nel quale la fragilità sociale diventa emergenza.

Un giovane su tre è senza lavo-ro.

La percentuale sta ritornando, con un grande balzo indietro, ai livelli toccati 10 anni fa.

Questa è la crisi, scarica i suoi ef-fetti sui livelli occupazionali.

Il 29,5% dei disoccupati è fatto di giovani.

E’ il dato più allarmante.Quale la prospettiva per i gio-

vani fino a ieri apostrofati come “bamboccioni”? Non è proprio così, sono costretti a rimanere a casa anche oltre i 39 anni, accuditi da mamma e papà.

Allarma il dato che pur essendo prevista una ripresa dell’econo-mia generale, la stessa avverrà senza che crescano i livelli di oc-cupazione.

Nelle famiglie cresce così insi-curezza e precarietà. Molti gio-vani già sono andati via, al Nord del Paese, in Europa, alla ricerca di lavoro. Dall’Università si passa agli stage, nella speranza di poter acquisire qualche elemento in più da offrire ai datori di lavoro, se e quando questi chiameranno.

Gli effetti della legge Treu e la stessa riforma Biagi adottata dal Governo, si vanno smorzando. In soli due anni anche i posti di lavo-ro di inserimento e a tempo de-terminato, sono aumentati solo quelli che vengono cancellati, ri-spetto ai contratti che fino a ieri si trasformavano in posti di lavoro a tempo indeterminato.

Siamo alla precarietà fatta si-stema. La priorità del Governo, con gli ammortizzatori sociali, si sta concentrando sulla difesa del lavoro esistente, mentre la crisi che ha reso necessaria una ma-novra da 24 miliardi sarà sentita e sopportata soprattutto dai ceti

deboli.Quali possibilità, allora, per i

giovani?Nelle nostre comunità meridio-

nali, da un lato cresce la scolariz-zazione, dall’altro aumenta la di-soccupazione.

Comincia a diffondersi sempre più il fenomeno di chi interrompe gli studi perché ha trovato lavoro, il più delle volte precario. Spesso accade che molti giovani si ritro-vano senza titolo di studio e sen-za lavoro. Un doppio inganno. Un cumulo di delusioni. Sono i giova-ni le vere vittime della “macelleria sociale”. Che fare? Studiare subito, per chi può, è senz’altro meglio.

Occorre però impegnarsi, evitare distrazioni e perdite inutili di tem-po. Concludere il corso di studi scelto e buttarsi a capofitto alla ri-cerca del lavoro poi, facendosi ve-nire la voglia di partire anche da esperienze nuove e diverse rispet-to al corso di studi di provenienza. Ogni occasione è da cogliere.

Intanto, a ben guardare come i vari “informa giovani” dei nostri Comuni sono organizzati, c’è di che riflettere. Nel sistema infor-matico arriva di tutto, ma arriva in modo disordinato, difficile spes-so da consultare, poco utile per orientare.

La precarietà in cui i giovani sono immersi, il rischio che corro-no di essere travolti dalla crisi, le accresciute difficoltà che vivono in famiglia, non possono essere considerati una notizia da consu-mare in un baleno, né possiamo essere richiamati a farci carico di questa realtà dal prossimo bollet-tino Istat.

Il lavoro, soprattutto per i giova-ni, torni ad essere la centralità del programma di governo della Re-gione e del Governo nazionale.

La notizia, in tal modo, diventa utile, non sparisce col girare pagi-na, ma diventa impegno.

Altro che bamboccioni?Uno su treè senza lavoro.Che prospettiveper il futurodei giovani?

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Chi sono i signori del mer-cato delle ciliegie? Chi ne controlla il prezzo al

chilogrammo? Perchè coltivare ciliegie non rende? L’ “oro rosso”. Ricchezza per pochi, fatica e su-dore per gli altri. I produttori, ad esempio.

Una fatica che serve a far in-grassare pochi fra mediatori e commercianti. Abbiamo ascol-tato Antonio Castellaneta, che guida un’associazione di cerasi-coltori.

CONVERSANO E POLIGNANO

Cominciamo dicendo che Sammichele ha 3 temibili con-correnti: Turi, Conversano e Polignano. Gli ultimi due hanno un clima più caldo del nostro. Da loro, la varietà “bigarreau” matu-ra con 10 giorni di anticipo.

La vendono a 10 euro al chilo. A Sammichele, il prezzo di ven-dita è stracciato: quest’anno si è attestato tra 2,50 e 2,70 euro.

Ed è andata bene, perchè di norma va anche peggio. “Cam-piamo sulle disgrazie altrui, visto che le piogge primaverili hanno danneggiato la ciliegia di Conver-sano”.

Guerra tra poveri produttori. In pochi si arricchiscono

i “padroni” della ciliegia

di VALENTINO SGARAMELLA

Nessun appellativo sem-bra calzare a pennello alla ciliegia quanto “oro

rosso”.Un frutto che, per la sua dol-

cezza e per le sue caratteristiche, fa le fortune di intere regioni.

O almeno, così dovrebbe esse-re. Se andiamo in un qualunque ipermercato italiano troviamo prezzi elevati per un chilo di pro-dotto, anche oltre 10 euro per po-chi ciuffi di ciliegie.

Eppure i produttori, i tantissimi piccoli e piccolissimi produttori delle nostre terre non riescono nemmeno a recuperare le tante spese sostenute per il raccolto.

Se poi ci aggiungiamo il freddo, le nebbie, le grandinate, la scarsi-tà del raccolto, l’aumento di tutti i costi fissi delle aziende agricole, la diminuzione di molti benefici fiscali, un costante salasso delle tante persone che gravitano in-torno ad una azienda (consulenti, fiscalisti, commericalisti, legali...) che pure sono necessari e che pure devono essere, giustamen-te, pagati... alla fine cosa resta per l’imprenditore?

Meglio allora chiudere tutto e raccogliere in nero quel poco che si riesce con le proprie forze, ma-gari aiutati da familiari ed amici, ed accontentarsi del piccolo “hic et nunc”, oppure stringere i denti ed andare avanti?

E come andare avanti?Sperando che il futuro porti

con se nuovi e migliori orizzonti, oppure muovendosi per crearsi da soli le migliori opportunità che il mercato, sia pure in un asfittico momento di crisi economica, può offrire? Non abbiamo tutte le ri-sposte. Abbiamo, in queste pagi-ne, cercato di analizzare la situa-zione, cercando anche con alcuni esempi concreti, di comprendere e spiegare alcuni dei tanti e com-plessi perchè di questo settore.

Politica e Istituzioni sono in grado di andare oltre il taglio dei nastri delle feste e delle sagre?

Roberto Mastrangelo

l’oro rossodel territorio

DORMEX

Le manovre hanno inizio tra la fine di gennaio e l’inizio di feb-braio. Se a Polignano la ciliegia matura 10 giorni prima di quella sammichelina, noi dobbiamo for-zare la natura. Deve maturare 20 giorni prima, se vuoi venderla. Si-gnori, vi presento il Dormex. Un fitofarmaco. Un killer per la salute umana. In esso, ci trovi di tutto, anche carbone e calce viva. Oggi, il Dormex è bandito dal commer-cio, ma c’è chi giura che qualcuno ne fa incetta sul mercato nero. In alternativa, c’è l’Ergher, legale. In inverno, la pianta dorme. Dovrà risvegliarsi prima. La concorrenza vince sulla natura. Ma di fitofar-maci ve ne sono di tante tipolo-gie. C’è il rischio che giunga sul-la nostra tavola una ciliegia con tracce di veleno? Già, perchè pare che a Polignano l’hanno capita e usano fitofarmaci ancora più po-tenti per anticipare.

MA QUANTO MI COSTI

Giunge il momento della rac-colta. Un cerasicoltore fronteggia una serie di spese: il costo dei fi-tofarmaci, quello del gasolio da autotrazione per il trasporto del prodotto e per i trattori che devo-no lavorare la terra, il costo della

manutenzione dei mezzi mecca-nici (“se si guasta un pezzo mecca-nico ad un trattore, saltano miglia-ia di euro”). Poi c’è il costo della manodopera. Arare, pompare, fare un trattamento, fare la puta. Infine, la raccolta dall’albero. E’

l ’ inchiesta l ’ inchiesta

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dere le ciliegie? Qui, la filiera si allunga. Il denaro si disperde in rivoli improduttivi. Il produttore non conosce le regole del mer-cato. Si alza alle 4,30 del mattino. A mezzogiorno, va a conferire la merce. Deve affidarsi a chi il mer-cato dice di conoscerlo. Il media-tore. Prima tappa. Al mattino un prezzo, il pomeriggio è già calato di 50 centesimi al chilo. Perchè?

La ciliegia deperisce in poco tempo, anche se resta appesa al suo rametto. Il mediatore scruta, è uno attento ad ogni minimo pretesto.

Se si accorge che la ciliegia è troppo acerba o troppo matura, immediatamente taglia il prezzo di vendita. Un mercato crudele, tutto a vantaggio del commer-ciante. Insomma, chi ha costruito fortune con la mediazione sulle ciligie, mediatore o commercian-te, sono i soliti noti: Liotino, Mor-gese, Spinelli.

Il mediatore vende le ciliegie al grossista che le piazza sui mercati nazionali ed internazionali. An-che il mediatore paga pegno. Può accadere di tutto. E’ sufficiente in-serire nelle casse appositamente un pugno di ciliegie spaccate...et voilà, le ciliegie sono tutte depe-rite. I signori del mercato hanno deciso che il prezzo deve scende-re ancora.

COOPERATIVISMOCastellaneta non ci sta. “Mi sono

detto: qui ci dobbiamo organizza-re. Misi su l’associazione dei cera-sicoltori. E’ ancora in piedi. Avevo avuto momenti di scoramento. Vo-levo chiudere. Devo ringraziare il vice-Presidente, Gianvito Spinelli, il quale mi invitò a tornare sui miei passi”. L’associazione non fun-ziona, all’inizio. Manca una reale cultura imprenditoriale agricola. Castellaneta contatta la Coop di Modena. Non possono pagare prima di due o tre mesi. La Coop deve prima valutare se la ciliegia è apprezzata. I sammichelini non vogliono saperne. “Pochi, male-detti e subito”, questo il motto. E qualcuno fa come si faceva ai bei tempi della cantina sociale. I cerasicoltori cedono le ciliegie ai mediatori che pagano due lire il prodotto pregiato, lo scarto lo ce-dono alle Coop. Si illudono di fare I furbi. Perdono credibilità.

Conclude Castellaneta: “La re-altà è che Orlando, La Pernice, Giuliano, De Palma acquistano il frutto delle nostre fatiche a 4 soldi e si fanno ricchi. Dai grandi centri, partono ogni giorno decine di Tir carichi di ciliegie destinate ai mer-cati di mezza Europa”. I produttori, veri proprietari della merce, sono espropriati. Sono i camerieri del sistema.

vero, spesso la retribuzione di una giornata lavorativa è fissata solo sulla carta. Poi, ci si accorda. Al ribasso. Inutile colpevolizzare il proprietario del terreno. Devi pa-gare i contributi integrativi, e poi c’è la legge 626 sulla protezione

sul posto di lavoro che impone vincoli come legacci. Ma il bello viene adesso.

LA MEDIAZIONE

Effettuata la raccolta, a chi ven-

Quando una tira l’altra

La ciliegia è il frutto del ciliegio (Prunus avium), una pianta presente nel ba-cino del Mediterraneo da circa tremi-

la anni. Le prime notizie della sua diffusione si hanno in Egitto, nel settimo secolo a.C. In seguito il ciliegio si è diffuso in Grecia (terzo secolo a.C.) e in Italia.

Il nome dialettale, così come quello porto-ghese, francese, spagnolo e inglese deriva dal greco κέρασος, (kérasos) che era il nome della città del Ponto (l’attuale Turchia) da cui furo-no importati a Roma nel 72 d.C. i primi alberi di ciliegie. La ciliegia ha anche un suo Santo protettore: San Gerardo dei Tintori, Patrono di Monza che si festeggia il 6 giugno.

Del ciliegio nel nostro Paese parlò per pri-mo Varrone, seguito poi da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Il ciliegio attual-mente viene coltivato in Europa, Asia, Austra-lia, America.

La produzione italiana è una delle maggiori a livello mondiale, con moltissime varietà di-verse, fra le quali ricordiamo le Bigarreau (re-peribili da maggio a giugno), le Nero (reperi-bili a giugno, tipiche della zona di Vignola), le Anella (reperibili da fine maggio a giugno,

croccanti e succose), le Ferrovia (disponibili a giugno, tipiche della Puglia), le Marca (dispo-nibili da giugno a luglio, adatte per la conser-vazione sotto spirito). In ogni caso, la compo-sizione dei principi nutritivi non varia molto.

La ciliegia in cucina - Le ciliegie sono un frutto particolarmente apprezzato, per forma, aspetto e sapore.

Ai bambini vanno date con cautela, possi-bilmente sopra i due anni d’età; possono in-fatti dare problemi digestivi e bisogna fare attenzione che il nocciolo non venga ingerito o, peggio, masticato. Oltre al consumo delle ciliegie fresche e di quelle conservate sotto spirito, questo frutto viene utilizzato anche per la preparazione di marmellate, sciroppi, succhi, canditi, salse, sorbetti e mostarde e anche di liquori (cherry brandy, kirsch, mara-schino, ratafià).

INFO ALIMENTARI (dolce) - Proteine: 1,06; grassi: 0,20; carboidrati per differenza: 16,01 (fibre: 2,1); ceneri: 0,48; acqua: 82,25; coleste-rolo: 0; sodio: 0; calorie: 63.

INFO ALIMENTARI (acida) - Proteine: 1; grassi: 0,30; carboidrati per differenza: 12,18 (fibre: 1,6); ceneri: 0,40; acqua: 86,13; coleste-rolo: 0; sodio: 3; calorie: 50 .

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N° 5 - GIUGNO 20106

I Comuni hanno chiesto a Regione e Provincia lo stato di calamità naturale

Una annata tuttada dimenticare

Quella appena trascor-sa è stata una delle più tribolate ed intense

campagne cerasicole degli ultimi decenni. La ciliegia continua ad essere il pilastro fondamentale dell’economia turese, e la Sagra, la visita in Parlamento per pubbli-cizzare il prodotto e il caos citta-dino dei mesi di maggio e giugno ne sono la palese dimostrazione. Tutto si mobilita intorno all’’oro rosso’. Che si chiami Begarreau (bigarò), Ferrovia, Giorgia, Stel-la, Forlì o in altre maniere ancora, per Turi e forse per il territorio li-mitrofo rimane la fonte di ricchez-za principale. E se vanno male le ciliegie, va tutto male.

Quest’anno abbiamo beccato una brutta annata. Proprio un mese prima dell’arrivo dell’estate, in piena raccolta delle Bigarò, ad un passo da quella delle Ferrovie, vero fiore all’occhiello dell’agri-coltura estiva del sud est barese ed in particolare di Turi, due gior-ni di piogge abbondanti hanno mandato in frantumi dodici mesi di lavoro.

La maggiorparte dei frutti an-cora sugli alberi, di qualsivoglia qualità, hanno subito danni in-genti. Non serve fare stime nu-meriche - qualcuno ha azzardato anche il 60%. A noi basta sapere

che il vicino di casa non ha porta-to il secchio pieno di ciliegie pol-pose e luccicanti come tutti gli al-tri anni, ma cassette riempite con pochissime ciliegie spaccate e con il ‘cerchietto’ vicino al pedun-colo. Un bel disastro. E così anche i turesi hanno dovuto comprarle a caro prezzo.

Le Istituzioni si sono mosse im-mediatamente per tentare di ar-

ginare il problema. Il Comune di Turi, così come hanno fatto anche le amministrazioni di Castellana, Sammichele, Casamassima, Ac-quaviva e Conversano, anch’essi colpiti dall’ondata di maltempo, ha sottoscritto un documento in-dirizzato al presidente Vendola, all’assessore regionale Stefàno e al presidente della Provincia Schittulli al fine di richiedere il

riconoscimento della calamità na-turale, provvedimenti straordinari per la concessione di benefici at-tingendo dal fondo di solidarietà nazionale, esenzione dal paga-mento dei contributi agricoli con sospensione dei relativi decreti, un’sistema agevolato per le po-lizze assicurative di piccole e medie aziende in previsione di futuri eventi calamitosi.

A tal proposito si è impegnato molto anche il Consigliere Regio-nale, nonchè consigliere comuna-le di Turi, dott. Michele Boccardi, il quale sta premendo affinchè queste richieste possano trovare accoglimento. Speriamo bene.

Nonostante la disastrosa situa-zione, però, la Sagra della Cilie-gia Ferrovia, giunta alla ventesi-ma edizione, si è tenuta l’8 e il 9 giugno riscontrando un ampissi-mo successo. Non pochi aveva-no avanzato l’idea di congelare l’edizione 2010, ma l’associazio-ne “Turi... in evidenza” ha portato egregiamente a termine il proprio lavoro organizzandola in maniera impeccabile. Sono stati due gior-ni di degustazione e vendita dei prodotti tipici, promozione del territorio e finali incandescenti in entrambe le serate di festa: la satira di Mudù e l’elezione di Miss Ciliegia Ferrovia.

* Caporedattorewww.turiweb.net

l’ortofrutticola: negatala vendita ad un socio

E siamo al termine dell’ annata delle ciliegie 2010. Annata, tutto sommato, andata bene se non fosse per il maltempo che ha fatto

deteriorare il prodotto che a Turi si può quantifi-care intorno al 15% per quanto riguarda la varietà Ferrovia. Ma è alla cooperativa l’Ortofrutticola che c’è stata qualcosa che non è andata per il giusto verso. Raccontiamo un episodio di quelli che sono accaduti presso la cooperativa.

Mezzogiorno di sabato 5 giugno. Fa caldo. Siamo alla cooperativa l’Ortofrutticola. C’è una lunga coda di cerasicoltori. Stanno lì per scaricare le ciliegie raccolte in mattinata. Il signor Giuseppe, di 84 anni, ha portato 4 casse di ciliegie. Arriva finalmente il suo turno. Un consigliere del direttivo della Coo-perativa guarda quelle ciliegie e sentenzia: queste non le può scaricare qui, dato che il proprietario dell’Orchidea ha detto più volte che le Ferrovie nere non le ritira.

Il signor Giuseppe rimane impietrito, anche per-

ché le stesse Ferrovie dello stesso colore le avevano ritirate senza dire nulla la sera precedente. Ha una rabbia in corpo, vorrebbe dire tante parole, ma non riesce a dire niente. Da notare che il signor Giusep-pe è un socio della cooperativa, la quale per giunta non ha nessun altro compratore per la ‘roba’ picco-la e nera. Il signor Giuseppe per la cronaca porta le Ferrovie nere ad un altro commerciante che gliele paga a 2 euro il chilo.

La sera contatta la redazione di Turiweb. La mat-tina della domenica contattiamo il presidente dell’ Ortofrutticola, Franco Colaprico, che ci dice: “ Lei ha ragione ma noi in questi casi non possiamo fare altro”. Ma come? Elenchiamo una serie di iniziative che invece possono prendere: 1) Mettere un gros-so cartello con su scritto: non si accettano ferrovie nere. 2) Far passare lungo la coda o un addetto dell’Orchidea oppure un consigliere del direttivo della cooperativa. 3) Trovare un commerciante che si prenda le ciliegie nere presso la cooperativa.

Dall’altro capo del telefono il presidente Colapri-co tenta di difendere l’indifendibile.

Non riuscendovi.Antonio Gasparrowww.turiweb.net

di CLAUDIO SPADA *

Il taglio del nastro alla recente sagra della ciliegia di Turi

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N° 5 - GIUGNO 2010 7

Cosimo Abbracciavento, grande commerciante cerasicolo di Albero-

bello. E’ il territorio dei trulli e della valle d’Itria: Alberobello, Locorotondo, Martina Franca, Noci. Un’azienda, la sua, sorta nel 1978.

Ricevono il prodotto dai cerasi-coltori e lo rivendono all’industria della ciliegia in alcool, allo scirop-po, per canditi.

Dunque, commercio all’ingros-so. Siamo andati a trovarlo di do-menica mattina. Eppure, senza sosta giungono carichi di ciliegie. Le piogge primaverili abbondanti hanno causato non pochi proble-mi. Intere colture danneggiate.

“Forse, parlare di decimazione della produzione della ciliegia in queste settimane è una stima otti-mistica”, ci dice.

Praticamente, è un crollo. Si è salvato appena il 15% della pro-duzione annuale.

“In pratica, le calamità atmo-sferiche hanno falcidiato comple-tamente la Begarreau e la varietà forlì. Stiamo salvando un po’ di varietà montagnola, la ferrovia, un po’ di imperiale. Possiamo far-lo perchè quest’ultima matura per ultima. E speriamo che le piogge siano cessate”.

Per i prezzi, Abbracciavento è chiaro: “Seguono sempre delle di-namiche, per noi, imperscrutabili”.

Pochi giorni fa, le ciligie sul mercato hanno superato, di slan-cio, la cifra di 5 euro al chilo. Poco dopo, il valore è sceso a 2 euro. “E’ probabile che le intemperie abbia-no prodotto un deficit qualitativo, facendo calare i prezzi. Ma questa non è un’oscillazione normale, do-vuta alle leggi del mercato. Qui, c’è un 10-15% del prezzo che varia. As-sistiamo a fenomeni strani: il prez-zo si dimezza, diviene pari ad un terzo e immediatamente triplica. Siamo in presenza delle montagne russe. Non è un bel modo di presen-tare un prodotto”.

E’ la speculazione, bellezza. “Noi vendiamo la forlì e la mon-

tagnola all’industria dolciaria. Questa è la zona principe per la produzione di queste due varietà. Tuttavia, i prezzi seguono dinami-che industriali. Non possono ol-trepassare certi limiti, perchè sono esposti alla concorrenza interna-zionale”.

Ormai, i mercati sono aperti e l’unica legge è quella della globa-lizzazione. Questo significa che importiamo ciliegie dalla Turchia, Bulgaria, Romania a prezzi per noi non remunerativi. In questi Paesi i costi di produzione sono inferiori. Accade, dunque, che un’industria che opera nel settore dolciario, acquista partite di ci-liegie all’estero a prezzi stracciati

ed ha trasferito in modo stabile i propri impianti in questi Paesi.

La competizione è al ribasso. Abbracciavento, a questo pun-

to, esprime un concetto che fa scendere un brivido lungo la schiena: “Credo che il futuro della ciliegia per l’industria, in Puglia, sia ormai segnato”.

Ma come si può vincere una competizione a queste condizio-ni?

“Scegliendo le varietà più idonee; non sappiamo come evolverà la si-tuazione, ma per il momento, per la ciliegia da tavola, le soddisfazio-ni ci sono, in special modo in quelle zone che possono usufruire di un anticipo sulla maturazione”.

Parla Cosimo Abbracciavento, titolare di un’azienda del settore

il futuro della nostra ciliegia è ormai segnato?

Il nostro pensiero va ai fitofar-maci. Alberobello si trova poco ol-tre i 400 metri sul livello del mare. La maturazione è tardiva.

Il che penalizza, perchè la cilie-gia dei trulli giunge sui mercati quando quella polignanese o conversanese ha già 10 giorni di campagna alle spalle.

“Hanno già assorbito il prezzo primizia. Noi giungiamo tardi e dobbiamo metterci in coda, accet-tando prezzi normali”.

Anche Abbracciavento concor-da con il fatto che in questo ango-lo di Mezzogiorno la frammenta-zione produttiva è un grave dan-no. Non ci sono cooperative, e le poche esistenti non sono riuscite a compiere un salto di qualità e mettersi in proprio per la vendita. Mancano consorzi in grado di fare promozione del prodotto sul ter-ritorio nazionale.

“Sono anni che sento parlare del consorzio per la Dop ferrovia; ma lì siamo a conoscenza di interessi in contrasto fra Turi, Sammichele e Conversano. Forse, il problema è chi deve comandare su chi”.

Chissà, forse un giorno, in un fu-turo non lontano, i ciliegeti saran-no abbandonati e sulle nostre ta-vole avremo ciliegia turca ed uva d’Egitto che matura già a maggio. L’inizio di una nuova colonizzazio-ne: quella alimentare.

V.S.

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N° 5 - GIUGNO 20108

A una macchina nuova, oggi molto meno di ieri, dopo un certo numero di

chilometri, va fatto il tagliando. Oggi quasi tutte le macchine

sono pre-rodate.Il meccanico autorizzato, per

questo lavoro, sa cosa deve con-trollare: olio, freni, carburatore, pressione delle gomme, livelli vari, ecc.

Un controllo ordinario per ga-rantire al proprietario dell’auto-vettura sicurezza, economicità dei consumi, corretto consumo del battistrada delle gomme, buona tenuta di strada, ecc.

Oggi è un controllo di routine. Eventuali anomalie sono segnala-te dai vari monitor, dalle varie spie di cui è dotata una macchina.

Il tagliando, per molte case au-tomobilistiche, avviene non solo ad un certo numero di chilometri, ma anche allo scadere di un dato numero di mesi.

Allo scadere di un anno, fac-ciamo la prova a fare il tagliando

di AGOSTINO SPINELLI

Dal meccanico per il tagliandoAmministrazione comunale ricoverata d’urgenza nel Reparto Rianimazione

all’Amministrazione Comunale.L’Amministrazione di Natale

Tateo è in officina. Per analogia, mutuando una

terminologia medica, possiamo dire che è come ricoverata d’ur-genza in sala di rianimazione.

Si accorge oggi che trattasi di un gruppo di amministratori che è stato schiacciato dalle respon-sabilità ereditate e che fa fatica a diventare gruppo, compagi-ne idonea a governare. E’ solo la somma di alcune persone che ogni giorno che passa dimostra-no di essere sovrastate dal ruolo e dal cumulo di responsabilità cui sono state chiamate. Non studia-no, anzi, non leggono neanche i documenti che adottano.

Quali sono i sintomi? Quali i sensori?

Eccone solo alcuni.Basta girare per il paese: il di-

sordine e l’abbandono regnano sovrani.

Rifiuti dappertutto. Abbiamo il record negativo del-

la raccolta differenziata. Abbiamo il record dei frigorife-

ri abbandonati per strada, tenuti lì in esposizione per settimane.

Lavori pubblici bloccati da un anno, a rischio perdita finanzia-mento.

La sede del Museo della Civil-tà Contadina, fiore all’occhiello di questa Comunità, segno distin-tivo ed identificativo per questa parte di territorio, chiuso e ridot-to, all’interno, ad un cumulo di reperti da riordinare. A chi vuole visitarlo c’è la possibilità di un sur-rogato: un libro (alla memoria!) con tanto di solenne prefazione autografa.

Tanto l’amore per il giardino del Castello che l’erba(ccia) è stata fatta crescere anche nell’atrio dove cola il guano dei colombi che nidificano indisturbati nelle arcate della Chiesa della Madda-lena.

Lo stesso cimitero ha bisogno di un giorno di chiusura per … ri-prendersi.

Gli incompleti WC sono ancora rigorosamente senza porte, vista campi numerati.

Qui tutto è sublimato, antica-

mera dell’Aldilà.Intanto, offresi gestione della

luce perpetua: cercasi offerta.La viabilità urbana sconvolta

da scelte parziali ed irrazionali. Le strade ricoperte ormai da

splendide buche sempre più pro-fonde che obbligano tutti a gim-cane spericolate.

Contenziosi giudiziari che crescono.

Incapacità a tentare di pre-sentare una bozza di Bilancio di Previsione per l’anno 2010 in una pubblica assemblea convocata ad hoc dallo stesso sindaco.

Un ufficio ragioneria sulle cui carte è difficile … ragionare.

Sentenze disattese: il palazzo di via G. Pastore è lì, trofeo e mo-numento alla illegalità. Non si de-molisce, non si acquisisce a patri-monio comunale, ora deve essere “barattato” con un terreno.

Su di esso nascono nuovi con-tenziosi e nuove cause presso il TAR.

Circa gli impianti sportivi: è noto che non ci siamo fatti man-care nulla.

polit ica - Sammichele di Bari polit ica - Sammichele di Bari

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Abbiamo anche un modernis-simo palazzetto dello sport che ora si vorrebbe mettere in vendi-ta perché non abbiamo nemme-no un’euro per pagare la signora delle pulizie nella sede comunale dove la polvere si arrotola in gri-gie matasse.

Non ci sono soldi e ci sono “spe-se fuori bilancio” che crescono fino a portare l’attività ammini-strativa sulla strada del possibile dissesto.

Il sindaco dice che non risultano pagate elevate bollette di luce, acqua, gas e telefoniche.

La pubblica illuminazione è ormai ridotta a luci alterne.

La mensa scolastica viene ap-provata, pur senza impegno di spesa, alla vigilia della chiusura dell’anno scolastico.

Le convocazioni dei Consigli comunali si fanno con manifesti (70x100) se sono della Maggio-ranza, o con fotocopie su carta formato A3 se sono richieste dalla Minoranza.

Le piante in piazza sono morte quasi tutte o sono state divelte, offrendo ai turisti un grande por-tacenere-porta-rifiuti.

In tutto questo marasma, c’è chi approfitta per fare gare fra Nata-le e Santo Stefano, per emettere bandi per “Diagnosi Energeti-che”, non per rivitalizzare l’Ammi-nistrazione o le sue casse, ma per non far mancare il sostentamento a quel “fortunato” che potrà ag-giudicarsele e che deve sperare di essere assunto dall’impresa che si vedrà assegnati i lavori con una incredibile gara, bollata non solo da noi de “il Territorio” con uno “speciale”, ma da un motivato ricorso del gruppo di Minoranza

consiliare e dall’Ordine degli Ar-chitetti e Ordine degli Ingegneri.

Soprattutto, in tutta questa confusione, c’è chi non sa nem-meno partecipare ad una gara e che ci fa perdere utilissimi prezio-si finanziamenti (oltre un milio-ne di euro) per la zona industriale: vedi Bollettino Ufficiale della Re-gione Puglia n. 94 del 27 maggio scorso.

Nel frattempo: - la Maggioranza ha perso il suo

Capo gruppo: Mauro Magistro si è dimesso perché impegnato fuo-ri comune, impossibilitato a svol-gere il ruolo, ha ceduto il posto a Lello Laera;

- dopo qualche Consiglio co-munale, Laera si dimette da Capo gruppo per “incompatibilità am-bientali”, ma rinvia l’attuazione di tale decisione alla conclusione del congresso del suo partito, il Pd;

- l’Assessore con il più elevato numero di deleghe, con le dele-

ghe più sensibili (bilancio, lavori pubblici, tributi, ecc.), Vito Le-onardo Spinelli, dopo aver au-mentato le tasse a tutti (TARSU), rassegna le dimissioni da assesso-re ed esce dalla Maggioranza, di-chiarandosi “indipendente”: “non volevo più accettare di sostenere provvedimenti che venivano presi altrove!”

- l’Assessore Alessandra Mor-gese, responsabile sia della gara del panettone che della gara delle “diagnosi energetiche”, cerca con diversivi vari di non rispondere alle domande che le vengono formalmente poste in Consiglio comunale e fuori e di non trarne le dovute conseguenze viste le false affermazioni fatte ufficial-mente.

In tal modo scarica sul Sindaco l’onere della revoca del suo man-dato.

Suo di Morgese o suo di Tateo? Vedremo.

C’è dell’altro, ma questo è il mesto penoso elenco delle cose emergenti fatte e non fatte.

Per questo, il ricovero in reparto rianimazione, al tagliando di un anno di questa Amministrazione Comunale, si è reso indispensa-bile.

Ci siamo premurosamente in-formati dal medico di turno:

Domanda: “Dottore, è grave? Come sta? Si riprenderà? Quando sarà dimesso?”

Risposta: “La situazione è pro-fondamente compromessa. Ci vorrebbe un miracolo. Poi, può sempre succedere l’imprevedibi-le: il ricovero in Rianimazione si sa quando inizia, ma non si sa mai quando si può prevedere la dimis-sione.”

“Abbiate fede.”

Noi ce l’abbiamo, ma Sammi-chele quanto tempo potrà resiste-re a questo stato di cose?

Luci ed ombresu Sammichele,e mentreil paese arrancasi perdonofinanziamenti.Fino a quandoriusciremoa resistere?

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N° 5 - GIUGNO 201010

Tic tac... e intanto il tempo passae le sentenze restano inapplicate...

Prima Determinazione del Respon-sabile dell’Area Tecnica per il ripristi-no dello stato dei luoghi: n. 284 del 2004:

6 anni!Sentenze del TAR Bari n. 1215,

1216, 1217, 1218 del 04.05.2007:

1.141 giorni!Sentenza Consiglio di Stato: n.

3040 del 18 marzo 2008:

809 giorni!Il palazzo di via G. Pastore

Se fossimo in inverno, e ad altre latitudini, segnaleremmo certa-

mente i nostri amministratori ai responsabili tecnici della na-zionale di sci alpino.

Abbiamo dei talenti!Bravissimi a districarsi tra i

pali stretti in uno slalom spe-ciale degno del nostro cam-pione olimpico Razzoli. Eccel-lenti nello scattare in avanti dal cancelletto di partenza, ottimi interpreti delle piste, anche delle più difficili, con un senso innato del movimento d’anca quando bisogna evitare le insi-die ed i pericoli.

Abbiamo più volte, diretta-mente e indirettamente, prova-to a chiedere il perchè di tutto questo tempo perso dietro una decisione che, in realtà, non è una decisione.

Si tratta dell’applicazione di una sentenza. Di una scelta da compiere per gli interessi col-lettivi.

Tutte domande rimaste sen-za risposte. Istanze trattate come carta straccia.

Anzi, peggio.E la cosa più ammirevole è

che proprio da chi rifiuta di prendere una posizione, da chi si nasconde dietro la foglia di fico, riceviamo una bella lectio magistralis sulla trasparenza, sulla dignità politica, sull’etica.

Uno splendido esempio di slalom speciale. Un sublime uso della retorica e delle frasi che però non risolvono il pro-blema.

Il tempo passa, intanto, e le sentenze restano inapplicate.

Nel frattempo, però, avremo almeno la soddisfazione di ve-dere i nostri amministratori, in tutina e racchette, slalomeg-giare contro i migliori del mon-do. E non sfigurerebbero.

Roberto Mastrangelo

lo slalomspeciale

Chi non se ne era accorto prima, chi non aveva ca-pito il perché, ora ha vi-

sto che la candidatura di Natale Tateo a sindaco è stata una can-didatura mirata: doveva portare a compimento un solo problema.

L’abbiamo capito tutti: il palaz-zo di via G. Pastore.

A compimento nel modo peg-giore possibile.

A compimento e a danno degli

interessi della Comunità di Sam-michele.

A compimento, calpestando la legalità.

Onestamente non capiamo come il TAR (Tribunale Ammini-strativo Regionale) possa essersi come rimangiato un provvedi-mento precedentemente assun-to, solennemente confermato dal Consiglio di Stato e, “stranamen-te”, come rimesso in discussione. Riproposto da una recente sen-tenza, frutto di un nuovo ricorso.

Il TAR “obbliga” a dare esecu-tività alla delibera del Consiglio comunale del 16 aprile 2009 (amministrazione Boscia), deno-minata transazione, assunta da un Consiglio comunale scadente, cioè alla vigilia della campagna elettorale che il Pd si era precipi-tato ad avviare e chiudere sin dal 21 marzo con la designazione a candidato sindaco dell’avv. Tateo, legale per lo studio Madaro nella vicenda del palazzo.

Le sentenze del TAR e del Con-siglio di Stato, com’è noto, invece, avevano indicato solo due possi-bili soluzioni:

- demolizione del palazzo, la prima,

- acquisizione a patrimonio co-munale dell’intero stabile, la se-conda.

Il Consiglio comunale (Boscia sindaco), invece, non sappiamo

di AGOSTINO SPINELLI

la foglia di ficoIl palazzo di via G. Pastore: fra illegalità, sentenze disattese e furbizie

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N° 5 - GIUGNO 201020

Sammichele di Bari

Le fotografie non hanno nemmeno bisogno di commento o didascalia. Par-lano da sole. E lamentano l’incivile stato di abbandono in cui versa il Castello.

Un pessimo stato di conservazione, ed una gravissima e dolosa incuria. Chi ha il compito di sorvegliare e di prov-vedere non lo fa. Troppo impegnato da altre cose, evidentemente.

In passato si è tanto litigato a Sammi-chele su cosa fare per rilanciare il Museo, per dare la possibilità a tanti giovani di poter osservare da vicino gli attrezzi di la-voro dei nostri nonni, si è tanto discusso su come fare per salvare dal dimentica-toio le nostre radici e le nostre tradizioni: forum... raccolta di firme... petizioni...

E mentre la scusa è buona per farne un argomento politico (nell’accezione prettamente sammichelina del termine), il tempo passa e nessuno fa nulla nem-meno per evitare di peggiorare le cose.

Povero Dino Bianco! La sua geniale creatura non merita

questo trattamento. E’ un’offesa alla Comunità.

Il guano dei piccioni si accumula indisturbatoe cola fino all’ingresso

Immondizia e vecchi attrezzi, chi li raccoglierà?

Piante e cicorie crescono rigogliose...

Il lucchetto? ben chiuso, ma soltanto appoggiato al gancio, altrimenti come si fa ad entrare liberamente?

Deposito all’aperto. Assi di legno, sedie di plastica, panchine rovesciate... davvero un bello spettacolo da offrire agli ospiti in visita a Sammichele di Bari

Guano... senza parole!

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N° 5 - GIUGNO 201012

Il Commissario ad acta conosce il nuovo deliberato del Consiglio Comunale?

Ipocriti: il prezzodella illegalità

Costretti dal Tribunale Amministrativo Regio-nale (TAR)? Ipocriti. Sia

la minoranza, sia la maggioranza. La minoranza di oggi ha sempre fatto credere che la transazione fosse “un affare”.

Così si espresse il sindaco dell’epoca Filippo Boscia nel Consiglio Comunale del 16 aprile 2009 che votò all’unanimità una mozione a favore.

Eravamo alla vigilia del voto per il rinnovo del Consiglio comuna-le.

Serviva il consenso, i voti, che non arrivarono.

La maggioranza di oggi (sin-daco Natale Tateo sempre rigo-rosamente assente in Consiglio

ne).E invece no. E’ in arrivo il “com-

missario ad acta”.Accade così che anche alcuni

“favorevoli” di ieri diventano “con-trari” oggi.

Uno spettacolo indecente.Senza un minimo di coerenza.Ipocriti.Credibilità ridotta a zero.Se non avessi letto le cose inuti-

li, banali, fuorvianti, volutamente fuorvianti che mi tocca leggere insieme a voi, se non avessi as-sistito al nuovo “assalto alla dili-genza” dei soliti gruppi di potere, scrivendo, non avrei provato il senso di nausea, di disgusto unito a senso di ribellione che non si dà pace neanche di fronte a fatti di tale gravità.

Troppa l’ipocrisia.Troppo facile, ora per tutti, sca-

ricare le colpe, attribuire respon-sabilità al TAR.

Tutti potranno dire che non vo-levano demolire.

Tutti potranno dire che non vo-levano acquisire a patrimonio co-munale il simbolo della illegalità.

A chi volete darla a bere?Noi non ce la beviamo.Sono certo che sono tanti quelli

che, pur tacendo, non se la bevo-no.

Sono certo che quanti oggi, estranei, sembrano rassegnati a questi assurdi giochi della politica sapranno trovare al momento giu-sto la voglia, la forza e la capacità di rigettare questo modo inac-cettabile di fare politica, anche se siamo consapevoli che oggi, tut-ta una Comunità, sta pagando il prezzo più alto alla illegalità.

comunale quando c’è da tratta-re questo argomento) sapendo evidentemente di un ennesimo ricorso al TAR finge, in Consiglio comunale, di essere contraria ad ogni transazione perché ormai vede in arrivo il “commissario ad acta” per dare corpo a quella “odiata” transazione.

E il TAR arrivò, smentendo sé stesso, approfittando sia della mancata demolizione, sia della mancata acquisizione a patrimo-nio del corpo del reato: il palaz-zo abusivo di via G. Pastore. Atto quest’ultimo sul quale l’Ufficio Tecnico del Comune non doveva fare altro che procedere d’ufficio, dando esecutività alla sentenza del Consiglio di Stato.

Sconcertante: il TAR non chiede conto della mancata applicazione

della sua sentenza e di quella del Consiglio di Stato, anzi, è come se le cambiasse.

A che titolo?Con quale giurisprudenza in-

terviene in tal senso?Dalla sentenza non lo capiamo,

perché non c’è scritto niente.Perché il TAR fa propria, ora,

una transazione, dopo due solen-ni sentenze?

Il TAR ignora (?) il fatto che il 19 ottobre 2009, sempre il Consi-glio comunale, ma con un’altra maggioranza, vota contro la ri-proposta transazione, sempre da Boscia, ora minoranza.

Il Consiglio comunale, ora, re-spinge, vota contro.

Sarebbe logico dire: tertium non datur (non è data una terza soluzione, quella della transazio-

di FRANCO DERAMO

U grane chi fasule o uaddore du mare

Lavate u grane e mettitele a ccosce iìnd’a nna teiédde che quatte litre d’acquë fin’a quanne iésse a férve. Abbasciate la fiamme e fascite cosce angore pe nn’ore e ménze, salatele e schelatele.Pelzate i cozze, apritele e mettile o cuéste u frutte e l’acquë ca iésse. Pelzate, lavate e tag-ghiate i sécce a pezziëtte. Iìnd’a nna frezzola grosse che l’uégghië, fascite arressà l’uagghië e mettite i pemmedore ziche ziche, i cozze che l’acqua chelate. Fasciteli cosce pe nnu quarte d’ore e metane u grane, i fasule scallate e quan-ne se ionne angallesciute, vedite ci so bbone de sale e me.

Grano e fagioli al profumo di mareLavate il grano con acqua corrente, mettetelo a cuocere in una pentola con 4 litri d’acqua

a fuoco alto fino alla bollitura. Abbassate la fiamma e continuate a cuocere per un’ora e mezza senza mai girarlo. A cottura ultimata, salatelo e scolatelo.Pulite le cozze, apritele a crudo e lasciate il frut-to nell’acqua salata che fuoriesce.Mondate, lavate e tagliate le seppie a pezzetti-ni. In una padella, abbastanza capiente, con un fondo d’olio fate dorare l’aglio e il peperoncino, poi aggiungete le seppie, i gamberetti sgusciati e fate andare a bollore.Quando l’acqua si sarà asciugata versate i po-modori, lavati e tagliuzzati e le cozze con la loro acqua filtrata. Lasciate cuocere per 10 minuti e unitevi il grano, i fagioli già lessati rimestando e non appena si saranno riscaldati, aggiustate di sale e cospargete di prezzemolo tritato.Mescolate bene e servite.

Candido Daresta - La Checina NosteVito Radio Editore (anno 2002-pagg. 150-151)

A tavola da Candido

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N° 5 - GIUGNO 2010 13

La telenovela dell’immobile di via G. Pastore non finisce di stupire, come nella tra-

dizione delle migliori soap opera. La senteza definitiva del Consiglio di Stato del 18 marzo 2008 è lì.

L’immobile è stato dichiarato abusivo. Quindi, o lo demolisci o lo acquisisci a patrimonio comu-nale. Menti fervide si sono alacre-mente messe al lavoro in questo tempo. Come fare per by-passare la sentenza? Sul tavolo, compare la prima proposta, formalizzata nel Consiglio comunale del 16 aprile 2009 dall’allora sindaco Fi-lippo Boscia.

Una transazione ufficialmente giunta dall’impresa Nadir, che ha edificato l’immobile. Chiedono al Comune: vuoi cedermi l’intero immobile? In cambio, paghiamo le spese legali che fin qui hai so-stenuto. Inoltre, siamo pronti a ce-dere un locale di 70 metri quadri a piano terra dello stesso immobile abusivo, un’area di 5 mila metri quadri in via della Repubblica. Caso strano, è lo stesso sul quale, sul finire del 2007, l’Amministra-zione precedente intendeva rea-lizzare un parcheggio attrezzato per pullman e roulotte.

Quel Consiglio comunale appro-va lo schema di transazione. Non se ne fa più nulla, anche perchè le elezioni amministrative le vince Natale Tateo, il legale che difende il tecnico che ha progettato l’im-mobile abusivo, Pierpaolo Mada-ro, sia in sede civile che penale. La maggioranza stende per mesi una cortina di silenzio sull’intera vicen-da. Meglio spegnere i riflettori.

Presto o tardi accadrà qualcosa. E quando accadrà, sarà una sor-presa.

Ma c’è un elemento che spiazza tutti. A novembre 2009, la mino-ranza preme perchè si proceda con la transazione. Si presenta un ordine del giorno che è boccia-to dalla maggioranza. Stop allo scambio?

Giammai. Le menti, come api operaie, tornano al lavoro. Ormai, Boscia è fuori dalle stanze del po-tere. Gli sfilano la proposta di tran-sazione. La fanno propria. Perchè devi sempre pensare in grande.

Una sentenza del Tar Puglia, in modo inspiegabile, smentisce una

precedente. Se l’immobile è abu-sivo, può essere concesso il certifi-cato di abitabilità per realizzare la transazione? Non lo sappiamo. Sta di fatto che il Tar ad inizio 2010 ac-coglie un ricorso dei germani La-gravinese. La transazione s’ha da fare. E se il Comune non si dà una mossa, interverrà la Magistratura con un Commissario ad acta.

Ha inizio una manovra di accer-chiamento che prevede l’uso del bastone e della carota. I Lagravi-nese, difesi da Costantino Ven-tura, avvocato assai esperto in procedimenti di questo tipo, chie-dono, tramite il Tar un indennizzo al Comune, visto che il permesso a costruire è stato dapprima con-cesso e poi negato, bruciando investimenti. Un indennizzo mi-lionario che potrebbe mandare in dissesto il Comune.

A meno che... non mi concedi la transazione per la quale in diver-si fanno il tifo. Gli appartamenti dell’immobile, ceduto alla Nadir,

potrebbero essere rivenduti. Un buon affare. Non basta. Si realizza un progetto presentato almeno un anno fa. Borgo San Domenico.

L’area di 5 mila metri quadri che dovrebbe essere ceduta al Comu-ne, sulle mappe, è zona F. Il che significa verde e spazi pubblici at-trezzati ed altro ancora. Se vi fosse un’area edificabile immediata-mente adiacente, il prezzo al me-

tro quadro di questa schizzerebbe in alto.

Diverrebbe una zona residen-ziale del paese.

L’area c’è, eccome. La transazione s’ha da fare. Si

parla di 40 appartamenti. Un con-siglio al direttivo del Pd.

D’ora in poi, ci si riunisca al bor-go San Domenico.

V.S.

Tutti a borgo San Domenico!La telenovela dell’immobile di via G. Pastore si arricchisce di altre emblematiche vicende

Il comune di Sammichele di Bari non ha fatto mancare la sua presenza alla festa di San

Vito a Polignano. Nella processio-ne di gala del 15 giugno, a rap-presentare i sammichelini c’era l’assessora alla Pubblica Istruzio-ne, Salute e Pari Opportunità Lin-da Savino che, in fascia tricolore, ha fatto egregiamente le veci del sindaco. Era il momento clou della festa patronale di Poligna-no a Mare. La Savino spiccava in quanto unica donna nell’infilata di impettiti amministratori comu-nali che hanno partecipato alla celebrazione in onore del santo

taumaturgo. San Vito è molto venerato anche

a Sammichele; e forse lo è ancora. Molti sammichelini si sono com-prati la casa al mare, proprio nella frazione San Vito, dov’è l’antichis-sima abbazia dei benedettini al cui interno vi è il bel santuario de-dicato al Santo. In quel santuario, molti di Sammichele partecipano ancora alla messa della domenica mattina.

Fino a una trentina d’anni fa, San Vito era la meta preferita dei sammichelini che d’estate an-davano a fare i bagni a mare; e quando non c’erano le macchine

L’assessora in processione

I sindaci alla processione

si andava con i traini e ci si accam-pava per qualche giorno.

E gli adulti ricorderanno i cuori con dentro la foto di San Vito e con i nastrini colorati, che ornavano le briglie dei cavalli e che, comprati al santuario di San Vito, dovevano benedire la bestia e tutta la stalla, grande o piccola che fosse.

Siamo certi, dunque, che a Po-lignano nella ressa di fedeli che attorniava il Santo durante l’ul-tima festa patronale, di sammi-chelini sicuramente ce n’erano. I festeggiamenti in onore di San Vito sono cominciati la mattina del 14 giugno con la processio-ne della reliquia del braccio, nel pomeriggio il Santo viene imbar-cato su uno zatterone e portato in processione fino allo Scoglio dell’Eremita, per poi tornare in-dietro a Cala Paura. La sera del 15 giugno c’è la processione. I fe-steggiamenti si concludono il 16 col rientro del Santo nella chiesa Matrice dedicata all’Assunta, dove resta custodito tutto l’anno insie-me alla reliquia del braccio.

Etta Liotino

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N° 5 - GIUGNO 201014

“Ricordo quando Aldo Moro fu eletto presi-dente del Consiglio

nazionale della Dc. Mi sovvengono, oggi, le stesse sue parole: sbaglia chi pensa di mettermi in naftalina, eleggendomi a questa carica. Io continuerò a dare fastidio”.

Parola più parola meno, sono i concetti espressi da Nicola Mada-ro immediatamente dopo la sua elezione a presidente del Circolo cittadino del “nuovo” Pd. A buon

intenditor, poche parole bastano. Nessuno coltivava dubbi, in pro-

posito. Il Congresso cittadino del Pd ha rieletto Mauro Magistro alla carica di Segretario. Lo stesso Magistro che, per impegni pro-fessionali, non ha il tempo di fre-quentare le riunioni di Consiglio comunale, tanto da dimettersi, qualche mese fa, da capogruppo di maggioranza e da indurre la mi-noranza a motivare una richiesta di decadenza dalla carica di con-sigliere per un numero eccessivo di assenze.

Un Congresso scontato con un dibattito altrettanto scontato.

E’ servito semplicemente a lan-ciare messaggi nemmeno cifrati ad una non meglio definita com-ponente civica, che farebbe capo al Sindaco, Natale Tateo. Una guerra intestina alla maggioranza che un anno fa vinse le elezioni con soli 19 voti di scarto.

Una guerra sotterranea, assai più aspra di quel che appare. Da una parte il Sindaco, attorniato dai “senza tessera” Dina Munno, Leonardo De Cataldo, Giuseppe Perrucci.

Dall’altra, il Pd che vuol contare di più. Al punto da dichiarare in Consiglio comunale la nascita di un gruppo consiliare autonomo.

L’ex sindaco eletto presidente del circolo sammichelino. Mauro Magistro alla segreteria

E’ Nicola Madaro la “scoperta” del nuovo Pd

di VALENTINO SGARAMELLA

Un congressoscontato che ha mandato eloquenti messaggi alla componente civica del sindaco Tateo

E Vito Leonardo Spinelli, l’ex As-sessore al bilancio? Nè di qua nè di là, a fare da battitore libero, ai mar-gini estremi della maggioranza. Al di là di queste scaramucce, le vere novità sono due, essenzialmente.

La rentrèe di Nicola Madaro che, politicamente, ha il sapore di una rivincita, riappropriandosi di un partito in cui la componente ex diessina è stata liquidata. Al suo gruppo ristretto, le decisioni che contano, specie nelle politiche ur-banistiche.

Agli altri, la visibilità. Affidando a Magistro un ruolo

notarile. Un congresso nel quale il dibattito, compresi i saluti dei rappresentanti degli altri partiti, si è chiuso in appena 2 ore. Una sola

mozione presentata, con 20 candi-dati al Consiglio direttivo. Come ai bei tempi del Pcus, una trentina di presenti hanno sancito per accla-mazione la nuova dirigenza, sot-to lo sguardo vigile dello studio tecnico competente e dell’ufficio stampa, con un suo cameraman.

Dando una rapida occhiata alla composizione del Direttivo, bal-za evidente ne fanno parte interi gruppi familiari.

L’impossessamento del partito. C’è la famiglia Madaro, la famiglia Morgese, i coniugi Vittore-Savino ed altri da sempre politicamente legati all’ex Sindaco Dc. Insomma, ritorna in sella, dopo quasi 45 anni di indiscusso potere, il madarismo. Rambo 2, la vendetta.

Magistro e Laera insieme in Consiglio Comunale

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N° 5 - GIUGNO 2010 15

Questo Comune perde un finanziamento di quasi 2 milioni di euro.

La misura era contenuta nel Pro-gramma Operativo dei cosid-detti Fondi Europei di Sviluppo Regionale (Fesr) che l’Unione Europea lascia che siano le sin-gole Regioni a gestire. La regio-ne Puglia ha approvato un ban-do di gara il 25 febbraio 2009. Parliamo di 110 milioni di euro da spalmare sull’intera Regione. Hanno partecipato 149 enti lo-cali. E Sammichele di Bari perde il finanziamento per motivi ba-nali. Quali sono, in breve?

Non hanno inserito la scheda relativa al progetto per il quale si chiedeva il finanziamento nel portale internet www.sistema.puglia.it. Il secondo motivo è che hanno utilizzato per spedi-re la documentazione la casella di posta ordinaria, come si fa tra due privati cittadini, anzichè la Posta Elettronica Certificata (PEC), ormai obbligatoria per legge nelle comunicazioni fra istituzioni. Una mannaia sulle possibilità di sviluppo di una co-munità. E non ci sono scusanti o alibi che tengano. Chi ha fornito spiegazioni? L’unica risposta è giunta tramite l’assessore Mor-gese.

L’assessore replica alle conte-stazioni dalle quali è stata som-mersa. Lo fa dalle pagine di un forum internet di un periodico locale. Va detto che l’assessore imcarna un pericoloso conflitto d’interessi a livello locale. Nulla quaestio, se non fosse per via del Pd, partito nel quale milita, che della lotta al conflitto d’in-teressi berlusconiano ne ha fat-to un totem. L’assessore è una e trina. All’occorrenza, si trasforma in militante del Pd, assessore alla cultura che gestisce rapporti (e contributi) con le associazioni

locali di cui lei stessa è parte in-tegrante. Infine, scrive. Il suo pe-riodico le dedica ben due pagine di intervista per porre in risalto la sua opera. Nel caso di specie, la sua è l’unica replica ufficiale per-venuta, nel momento in cui scri-viamo. Ed ha scavalcato l’ambito di competenza dell’assessore preposto: Agostino Spinelli.

L’assessore sostiene che “già dal 2003 i comuni dovevano do-tarsi della Pec, con il decreto anti-crisi del 2008, la Pec diventa obbli-gatoria per la Pubblica Ammini-strazione”.

La società cooperativa che so-stiene “il Territorio” è dotata di una Pec. E’ stata ottenuta rapi-damente. Partendo dall’idea che per un Comune, sia più comples-so, 12 mesi di governo sono dav-vero tanti. “Sammichele non ha mai approvato, in giunta, il piano di gestione perché non ci sono le ri-sorse finanziarie per partecipare al progetto”. Poi, si scopre che il pia-no di gestione è stato approvato a settembre 2009. Se già si era a conoscenza della mancanza di ri-sorse, perchè hanno approvato il piano di gestione?

La zona industriale è stata am-pliata dalla precedente Ammini-strazione. Scrive ancora l’Assesso-re: “In più, nel nostro caso parliamo di un ampliamento di altri 52 lotti su 15 mila metri quadrati. Ma se già nell’attuale PIP dobbiamo ven-dere ancora 8 lotti, poichè manca la richiesta da parte di nuove im-prese, come avrebbe potuto la Re-gione finanziare un’opera che può diventare una cattedrale nel de-serto? E’ evidente che la congiun-tura economica attuale non porta a queste forme di investimento”. Ci assale un senso di inquietudi-ne quando l’assessore Morgese fa di tutto per perorare la causa avversa al Comune. E’ come dire alla Regione: non meritiamo il fi-nanziamento, tenetevi i soldi. Un amministratore non può remare

Persi quasi due milioni di euro perchè a Sammichele non c’è la moderna posta elettronica

Tra il dire ed il fare...si perdono i fondi Fesr

di STEFANO RAIMONDI contro il Comune che ammini-stra, pur di avere ragione in una querelle su un forum con un ex Assessore.

Il parossismo viene raggiunto quando la Morgese scrive: “Pro-prio perché parla un assessore quello che dico deve necessaria-mente corrispondere al vero”. Da dove deriva l’ostentazione di tanta arroganza?

Ma la sobrietà è un affare per-sonale. Ci interessa poco. Quello che preoccupa è la totale assen-za di un’idea di città.

Non c’è un progetto che sia uno.

Dove vogliono condurre Sam-michele? Quando definiranno degli obiettivi ragionevoli da raggiungere in un determinato lasso di tempo?

Con quali risorse contano di raggiungerlo nel quinquennio? Cosa farne della zona Pip? Era-no le domande che si ponevano quando non erano Assessori. Si presumeva avessero idee chiare, al momento della candidatura.

Tra il dire e il fare...

Le liriche di Gustavo

“Con la storia del Carroccio- disse Fini - ora mi scoccio!Non capisco questa smaniaviva viva la Padania.Umbertino che passionesento odor di secessione.Italiani, qua la manoalla faccia di Giussano”.Bossi ride: “la mia sceltasegue il Pò dall’Alpe al Delta”.E il compito si assume:“Giù l’Italia, evviva il fiume”.Squilla il raduno, la tromba suonaRoma ladrona, Roma ladrona.Dal fiume scatta l’ombra dell’urto,ma è la Lega che compie il furto.Gli si affianca pure Cotae quel Pirlo detto Trota.Non lo vedi che è malato,vuole fare un altro Stato.Tu puoi dire alla tua gentedi seguire la correntedi quel fiume benedettova a dormire nel suo letto.Stile rana o stile dorsopuoi seguire tutto il corsonavigando alla derivasenza mai toccare riva.

Lega pure tutti i filima lontano dai fucili.E se no, finisce a fettecome lui e le baionette.Ci diverte il tuo cipigliorompi tutto come “Miglio”.Niente Miglio, meglio il granomozzarella e non “padano”.Se una cosa ci rattristaè l’idea federalista.Se ti metti contro il Sudnon ottieni proprio nudd.Montanaro e polentonenon si tocca la Nazione.Questa Lega è uno sballocol suo pessimo metallo.Voi non foste, noi lo fummo,questa Lega è tutto chiummo.E’ venuto quel momentobasta con lo sfruttamento.Usa pure la tua bocca,ma l’Italia non si tocca.Non puoi fare quel che vuoi,fatti solo i fatti tuoi.Dalla Patria giù le manie rispetta gli italiani.Dove sta la serietà?Quai a chi tocca l’unità.

Bosseide - Filastrocca padana

Gustavo Delgado

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a qualche settimana fa, chiedeva di dichiarare il dissesto finanziario. Come a Taranto. Come a Catania. Ma la gravità di una simile richie-sta lasciava indifferenti alcuni consiglieri che hanno proseguito per ore a parlottare tra loro, come sul pianerottolo di casa, quasi che gli argomenti fossero di compe-tenza altrui.

Ma queste sono sfumature. La sostanza è quella che conta.

Il bilancio di previsione ha l’ob-bligo di prevedere quanto l’ente locale intende spendere ed in quali settori e con quali entrate prevede di finanziare tali spese. Per legge, deve esservi pareggio tra entrate ed uscite. E tutto deve essere certificato.

La minoranza ha fatto rilevare che 48 mila euro di spese correnti erano scoperti. Quindi, mancava-no 48 mila euro di entrate corri-spettive.

Giulia Lacasella è la Responsa-bile dell’Area Economico-finanzia-ria chiamata a sostituire Luigi Pa-nunzio. Il panico lo tagliavi a fette. La risposta che, balbettante, è sta-ta fornita è che la spesa era coper-ta dagli oneri di urbanizzazione previsti e dai proventi delle con-travvenzioni che si prevede saran-no effettuate dalla polizia munici-pale nel 2010. Nulla era certificato, però. La maggioranza chiedeva 5 minuti di sospensione. Il Sindaco tornava in Aula e chiedeva il rin-vio della discussione del bilancio previsionale. Segno evidente che bisognava rivedere i conti.

Non basta. Ogni bilancio deve certificare un cosiddetto “risulta-to di amministrazione”. In pratica, si deve comprendere se vi sia un avanzo di amministrazione. Per legge, la Corte dei Conti invia un questionario in merito, che cia-scun Comune è tenuto a com-pilare. In assenza di debiti fuori bilancio non c’è disavanzo. In tal caso, il Responsabile di Area deve semplicemente scrivere “negati-

La telenovela del bilancio di previsione 2010 ha riserva-to sorprese a profusione.

Da settembre 2009, consiglieri comunali della maggioranza che amministra questo Comune parla-vano in modo esplicito di dissesto finanziario. Vi è stata un’assem-blea cittadina, con l’intervento dell’ex Dirigente dell’Area econo-mico-finanziaria, Luigi Panunzio, che escludeva tale possibilità, pur ammettendo la presenza di una situazione debitoria pesante.

Quindi, una conferenza citta-dina tenuta il 19 aprile in cui si preannunciava la presentazione al pubblico del bilancio di previ-sione 2010, salvo, poi, smentirsi clamorosamente. Vi è stata la dila-zione al 30 giugno dei termini di presentazione del bilancio, vera boccata d’ossigeno.

Finalmente, l’Amministrazione comunale si presentava all’ulti-mo Consiglio comunale con il documento di programmazione economico-finanziario per l’anno in corso. In quel Consiglio comu-nale, abbiamo visto ed udito di tutto.

Il consigliere Vito Leonardo Spinelli, assessore al bilancio fino

Lunghe sedute di Consiglio comunale per un esame puntiglioso della minoranza

La telenovela del bilancio:alla fine è stato approvato

di STEFANO RAIMONDI

Una vicenda lunga molti mesi, tra disavanzi, scoperti, debiti fuori bilancio, bollette da pagare e accuse reciproche

vo” nell’apposito spazio. Così abbiamo letto sulle carte.

Vediamo la situazione contabile di questo Comune. Si deve fare una semplice differenza aritmeti-ca tra residui passivi ed attivi.

I residui passivi sono le spese programmate fino al 31 dicembre dell’anno precedente, per le quali c’è già un impegno ma a cui non si è ancora ottemperato. I residui attivi sono, invece, le entrate che si prevedono come certe ma che non sono state ancora riscosse. Bi-sogna fare la differenza tra queste due cifre.

La somma che risulta va som-mata alla cifra del fondo cassa. Ebbene, da questi semplici calcoli aritmetici risulta un disavanzo pari a 378mila euro.

Il Comune non avrebbe potuto comunicare alla Corte dei Conti un risultato “negativo”. Quindi, il disavanzo c’è ma si omette di co-municarlo.

Entro il giorno in cui questa te-stata sarà nelle edicole, ci avranno messo una toppa.

La situazione è gravissima, ma niente affatto seria. I nostri consu-lenti ci dicono che quel disavanzo di 48mila euro poteva essere con tranquillità ripianato, senza crisi di panico. Luigi Panunzio non anda-va bene?

Legittimo. Ne serviva uno con la medesi-

ma comprovata esperienza. Que-sto è il problema. Se accanto ad un personale politico di neofiti c’è una classe di funzionari di buona volontà, ma al loro primo giorno di scuola, è ovvio che il Consiglio comunale si arena alle prime dif-ficoltà.

Il 21 giugno, con molti distin-guo, il bilancio di previsione 2010 è stato approvato.

Tecnicamente la maggioranza è salva.

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N° 5 - GIUGNO 2010 17

Una maggioranza in stato di crisi politica. Questa, in sintesi, quanto si de-

sume dal dibattito tenuto nel cor-so dell'ultimo Consiglio comunale che ha approvato il bilancio di pre-visione 2010.

Anzitutto, sul documento di pro-grammazione economico-finan-ziario il consigliere Vito Leonardo Spinelli ha espresso voto contra-rio. Ufficialmente, ha manifestato il suo passaggio all'opposizione. La maggioranza ha perso un pezzo. Di fatto, non è più maggioranza nel paese, già oggi.

Votare contro la programma-zione economica e finanziaria per l'anno in corso, significa mettere in discussione tutte le scelte più im-portanti dell'esecutivo.

Ma Spinelli non era Assessore al bilancio, fino a qualche settimana fa? Non è lo stessa programma-

di VALENTINO SGARAMELLA

Voto contrario dell’ex assessore al ramo e voto tecnico dal Pd. Minoranza fuori dall’aula

Dato politico chiaro:maggioranza in crisi

zione che lui aveva contribuito a redigere? Ma questo è il minimo. L'aspetto politicamente più rile-vante sono le dichiarazioni del capogruppo del Pd, Lello Laera. “Questo è un bilancio tecnico, noi lo votiamo solo per puntellare il Sin-daco e l'Amministrazione; d'ora in avanti, la parola deve passare alla politica. Il Pd non è mai stato consul-tato nella fase di preparazione del bilancio”.

Cosa significa tradotto dal po-litichese? Il Pd sembra sia tenuto all'oscuro sui principali provvedi-menti che il sindaco, Natale Tateo, assume, ormai, solo con i suoi fe-delissimi (Leonardo De Cataldo, Dina Munno, Giuseppe Perrucci, e Maria Spinelli).

Tecnicamente, poi, il Sindaco, si avvarrebbe della collaborazione di funzionari come Nicola Paladino, revisore dei conti, che rischia di trasformarsi in una sorta di consu-lente di una maggioranza la quale, però, del bilancio nulla sa. Il Pd, dunque, emarginato dai momenti decisionali che contano. Ed è que-sto il motivo per cui hanno dato vita ad un gruppo consiliare auto-nomo.

Quando, poi, in Aula, Lello Laera afferma chiaro e tondo che “il Pd ha tutte le risorse e le competenze necessarie”, il messaggio è esplici-

to. La delega al bilancio ed ai lavori pubblici, contratti ed appalti non può restare a lungo nelle mani del primo cittadino. Vogliono contare di più. Una lotta di potere interna.

Sì, ma dove sono le “competenze necessarie”? Non le vediamo. Già, perchè assistiamo ad una situazio-ne che sarebbe comica se non fos-se grave. Forse, il Sindaco, Natale Tateo, immagina davvero un regi-me in cui sia la tecnocrazia a guida-re le scelte. Sta di fatto che il nostro è un regime democratico, in cui gli eletti sono scelti dal popolo non in un uffico ragioneria.

La polemica, ormai, è tra i consi-glieri della minoranza, che si mo-strano preparati sino al dettaglio, e, dall'altro lato, Giulia Lacasella, Re-sponsabile dell'ufficio Ragioneria e Nicola Paladino, revisore dei conti.

Ma questi ultimi non sono stati eletti dal popolo. Svolgono funzio-ni e compiti diversi. Mentre la pole-mica si dipana, i consiglieri di mag-gioranza sembrano assenti. Votano in base a quel che dice la classe dei funzionari. Impreparati. Questa sembra essere l'amara verità. Con un Sindaco che lascia che a dettare tempi e modalità del dibattito sia la minoranza.

“Non mi piace il braccio di ferro”, ha dichiarato in Aula. Sì, ma ad un certo punto, si prende il timone per le mani e...barra dritta. Come si pretende un assessorato se le ar-gomentazioni contro la minoranza le esprimono I funzionari? Questa

maggioranza sembra aver ceduto il suo ruolo ai Dirigenti degli uffici che non sono stati eletti, non sono cittadini sammichelini e delle esi-genze di questa comunità cono-scono poco.

E' imbarazzante osservare Giulia Lacasella in permanente affanno ad ogni richiesta del consigliere Catia Giannoccaro. Sembra un dibattito a due. Il problema è che la Lacasella rischia, a lungo andare, di personalizzare la polemica. Se Luigi Panunzio era inviso a questa Amministrazione perchè, si dice, corresponsabile della violazione del patto di stabilità e se la situazio-ne finanziaria di questo Comune è gravissima, perchè hanno mandato allo sbaraglio una giovane laureata in Economia alla prima esperienza in un ruolo così delicato?

Chi ha “consigliato” il nome di Giulia Lacasella in quel ruolo, a Monopoli? E perchè? E per quanto tempo ancora dovremo assistere alle pose arroganti di Vitangelo Pugliese che sembra infischiarse-ne del ruolo delle Istituzioni, as-sumendo atteggiamenti al limite della provocazione e dell'insolen-za, quando, chiamato ad offrire un parere, si rivolge al Consiglio co-munale espressione dei cittadini?

L'impudenza giunge da chi, nel corso degli anni, ha piegato la testa alle peggiori decisioni politiche. Ve-dasi l'immobile di via Pastore. Forte con i deboli, debole con i forti. Si naviga a vista e si galleggia.

La maggioranzaha ceduto il suo ruolo ai Dirigenti degli uffici che non sonoelettidai cittadini

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La Giunta comunale, Tateo sindaco, non ha mai tra-smesso la documentazione

del Bando per attività di diagnosi energetiche all’Ordine degli Ar-chitetti, territorialmente respon-sabile, sia per consentire all’Ordine di esprimere un parere prelimina-re, sia per darne ampia diffusione tra i propri iscritti.

Il Bando – approvato con De-liberazione di Giunta Comunale n. 60 dell’11.03.2010 - è stato tra-smesso all’Ordine degli Architetti il 26.04.2010 solo dal Gruppo Consi-liare “Insieme” del Comune di Sam-michele di Bari: perché ne hanno denunciato l’illegittimità..

Assessore Alessandra Morgese, perché queste inadempienze? Lei ha il dovere di replicare, di spie-gare, di farci capire.

Lo deve fare in maniera ufficiale, circostanziata e documentata in Consiglio comunale, per il rispetto che deve alle Istituzioni, ai cittadini, agli elettori. La “sostanza” è questa, non tanti fuorvianti giri di parole di rilassate “chiacchierate”.

Siccome si rifiuta di farlo dall’11 marzo scorso, non perda altro tem-po: rassegni le dimissioni.

Ci ha mentito spudoratamente anche in sedi istituzionali.

Non ha scampo.Abbiamo capito che non ci sono,

né ha spiegazioni possibili da dare.

Chiunque con lei è connivente e la copre in questo inutile fare omertoso è corresponsabile in solido, con lei, di questa possibile truffa da noi smascherata.

Se le motivazioni da dare le aves-se avute, a quest’ora, con le stesse avrebbe tappezzato il paese e il forum nel quale amava dilettarsi a dare a tutti lezioni di democrazia, di trasparenza, di impegno politico e civile, di legalità, anche se spesso coperte e rilanciate da facile, de-magogico e qualunquistico grilli-smo.

A noi piacciono i fatti, quelli che lei chiama “sostanza”.

Inoltre, avrebbe richiesto e otte-nuto di tenere un motivato mono-

Quando la minoranza fa il suo “mestiere”

Il “pizzino” dell’Assessoredi AGOSTINO SPINELLI tematico Consiglio comunale per

farci assistere ai suoi lucidi (sic!) sfoghi ai quali – una tantum - ci ha abituati.

Avrebbe usato, guarda caso, gli stessi mezzi democratici che adot-ta la minoranza, quando ha da porre questioni. Mezzi e modalità da lei contestati e dai quali ha di-chiarato di essersi difesa assentan-dosi volutamente dai Consigli co-munali tenuti perché richiesti dalla minoranza.

Invece, sul bando in questione, motivazioni legittime non ne ha, né può averne, avendo evidente-mente solo risposto con fare discu-tibile al “pizzino” ricevuto – dica da chi! - per dare pratica applicazione ad un possibile inganno e ad una possibile truffa con quelle pseudo diagnosi energetiche.

Intanto, il bando non lo ha anco-ra ritirato.

Lo ritiri subito e tolga il disturbo.L’Ordine degli Architetti ha im-

piegato ben quattro pagine a “de-molire” il castello della truffa ipo-tizzata.

Sappia che non la stiamo “mas-

E’stato premiato anche il nostro direttore, Franco Deramo, nell’ambito del

2° Concorso Internazionale “Gior-nalisti del Mediterraneo”. Nel cor-so della premiazione svoltasi allo Sheraton il 30 maggio scorso, a dieci giornalisti è stata consegnata la “Caravella del Mediterraneo”. Il premio rappresenta l’incrocio dei mari e delle civiltà del Mediterraneo, protagonista millenario di scambi

commerciali, linguistici e culturali tra Oriente ed Occidente.

Nella motivazione gli organizzato-ri della Associazione Culturale Terra del Mediterraneo hanno voluto pre-miare il direttore de “il Territorio”, nella sua qualità di Responsabile della Comunicazione di Enel per Pu-glia e Basilicatta “per il suo quaran-tennale contributo alla promozione ed allo sviluppo della cultura delle energie sostenibili in Italia e nell’in-

tero bacino del Mediterraneo”.Insieme a Franco Deramo sono

stati premiati nomi prestigiosi del giornalismo come Tony Capuozzo (TG5-Mediaset); Domenico Nun-nari (TGR Rai); Antonio Fatiguso (ANSA); Leyla Tavşanoğlu (Cumhu-riyet-Turchia); Oscar Iarussi (Gaz-zetta del Mezzogiorno); Michele Traversa (LSDmagazine); premi an-che al Maggiore Arcangelo Moro fondatore e primo direttore di Ra-dio West in Kosovo; al Colonnello Giuseppe Perrone, Portavoce del Contingente italiano nelle missioni militari, svolte in Iraq e in Libano e alla Memoria del giornalista del Giornale d’Italia, Giuseppe Solari Bozzi. A vincere il concorso è stato Fausto Biloslavo, del settimanale Panorama, per un suo reportage sull’Afghanistan.

Roberto Mastrangelo

Un prestigioso riconoscimentoassegnato al nostro direttore

sacrando” noi: ci ha pensato lei stessa da sola.

L’anello al naso non lo abbiamo mai portato.

Abbiamo cose serie a cui pensa-re, non a tutelare biechi interessi personali.

Sindaco Tateo, e lei che fa? Con-tinua a tacere? Continua a tenersi un assessore così “devoto” e “osse-quioso”, non sappiamo a chi! Deve solo spiegarlo.

Lì non siete come se foste in una riunione settaria, segreta, “coper-ta”.

No, sul Comune siete per am-ministrare noi cittadini, così come

avete detto di voler fare: con de-mocrazia, con trasparenza, con legalità.

Ora deve passare dalle parole ai fatti.

Rimuovendo chi non si è dimo-strato degno della sua fiducia.

In mancanza, non ci resterebbe che dedurre che il tutto era ben or-ganizzato?

Se così non è, oltre al dovere di farlo, ha tutto l’interesse a dircelo.

In mancanza di motivazioni vali-de, Sindaco, lei sa bene cosa signi-fica la coerenza: dimissioni.

Il “pizzino”, questa volta, lo scriva lei a tutti i cittadini.

polit ica - Sammichele di Bari

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N° 5 - GIUGNO 201020

Sammichele di Bari

Le fotografie non hanno nemmeno bisogno di commento o didascalia. Par-lano da sole. E lamentano l’incivile stato di abbandono in cui versa il Castello.

Un pessimo stato di conservazione, ed una gravissima e dolosa incuria. Chi ha il compito di sorvegliare e di prov-vedere non lo fa. Troppo impegnato da altre cose, evidentemente.

In passato si è tanto litigato a Sammi-chele su cosa fare per rilanciare il Museo, per dare la possibilità a tanti giovani di poter osservare da vicino gli attrezzi di la-voro dei nostri nonni, si è tanto discusso su come fare per salvare dal dimentica-toio le nostre radici e le nostre tradizioni: forum... raccolta di firme... petizioni...

E mentre la scusa è buona per farne un argomento politico (nell’accezione prettamente sammichelina del termine), il tempo passa e nessuno fa nulla nem-meno per evitare di peggiorare le cose.

Povero Dino Bianco! La sua geniale creatura non merita

questo trattamento. E’ un’offesa alla Comunità.

Il guano dei piccioni si accumula indisturbatoe cola fino all’ingresso

Immondizia e vecchi attrezzi, chi li raccoglierà?

Piante e cicorie crescono rigogliose...

Il lucchetto? ben chiuso, ma soltanto appoggiato al gancio, altrimenti come si fa ad entrare liberamente?

Deposito all’aperto. Assi di legno, sedie di plastica, panchine rovesciate... davvero un bello spettacolo da offrire agli ospiti in visita a Sammichele di Bari

Guano... senza parole!

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N° 5 - GIUGNO 2010 21

Le oscene condizioni in cui versa il giardino del Castello Caracciolo. E nessuno, naturalmente, fa nulla

Il Castello regalato alla naturatra guano, cicorielle e ruggine

di ROBERTO MASTRANGELO

Uno spettacolo solamen-te per chi ha lo stomaco forte.

A Sammichele è talmente forte l’amore per la natura che si è deci-so, involontariamente, di regalare ad essa il nostro Castello.

Un luogo incontaminato, dove la natura può sentirsi libera da ogni coercizione dell’attività umana. Dove le piante sono libere di cre-

scere rigogliose.Dove il guano dei piccioni è libero

di formare strati su strati, dove per-fino le immondizie non vengono toccate da nessuno.

Si ama la natura a tal punto che perfino alcuni “reperti” museali, un vecchio aratro, quello che resta di un traino, alcune suppellettili, non vengono toccati. Sembrano quasi messi apposta per studiare gli ef-fetti, naturali, che la ruggine ha sul tempo e sugli attrezzi agricoli.

Uno splendido luogo!Da mostrare con orgoglio ai tan-

ti ospiti che, soprattutto d’estate, raggiungono la ridente cittadina di Sammichele.

Un vero e proprio vanto per tutti noi!

Addirittura per far si che questo splendido ed ameno paesaggio possa essere visitato più facilmen-te, magari anche in orari strani ed inconsueti, si è pensato bene di far soltanto finta di chiudere il cancello con il lucchetto. Meglio accostarlo soltanto, lasciando aperta la serratu-ra, per poter meglio esporre al pub-blico i nostri “gioielli di famiglia”.

Servono sedie seminuove? Po-trebbe essere una buona idea utiliz-zare quelle in bella mostra nel corti-le del castello, tanto sono lì in attesa che qualcuno se le prenda, o no?

O magari per i più coraggiosi po-trebbe essere una bella sfida cercare cicorielle e sivoni selvatici nella fitta vegetazione del giardino. Ma biso-gna fare in fretta, prima che qualche incendio bruci tutto!

Ecco in che condizioni si trova il Castello Caracciolo di Sammichele

di Bari. Puglia, Italia, anno 2010.Peccato che il portone fosse chiu-

so, ci sarebbe piaciuto fare un giret-to, indisturbati, anche all’interno. Magari avremmo trovato qualche altra bella sorpresa. Vero?

Chi è il responsabile di questo scempio?

Attrezzi, vecchi e nuovi non fa differenza. Tutti abbandonati

Sammichele di Bari

Le vie di fuga dei mattoni sono un ottimo luogo per crescere indisturbati

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Parole in scena...il progetto scolastico

“Parole in scena” è il progetto PON realiz-zato dall’Istituto Comprensivo di Sam-michele di Bari e finanziato dal Fondo

Sociale Europeo 2009. Un progetto per l’apprendimento della lingua

italiana finalizzato allo sviluppo e potenziamento delle competenze chiave in lingua madre. Compe-tenze comunicative ed espressive.

Un’ ulteriore finalità è quella di migliorare il livel-lo di autostima.

Ovviamente gli utenti ai quali il progetto si rivol-ge sono i ragazzi, che hanno analizzato le caratteri-stiche dei personaggi e poi ne hanno interpretato i ruoli; hanno memorizzato testi molto impegna-tivi arricchendo il proprio lessico ed in particolar modo il linguaggio non verbale ed espressivo.

Lo spettacolo teatrale finale si è tenuto presso la Biblioteca Comunale. Gli alunni della scuola di I grado hanno messo in scena, da attori, la fiaba: “Peter Pan”.

La rappresentazione è avvenuta sotto la guida

dell’attore Raffaele Braia, anche regista del film “Rosso e Malcavato” tratto da “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga. Braia ha diretto le riprese nel film “Indovina chi sposa mia figlia” con Lino Banfi e Sergio Rubini.

Preziosa la collaborazione dei docenti tutor, An-gela Battista e Angela Milillo.

Battista ci espone le sue impressioni in modo entusiasta: “tale evento conclusivo ha avuto una ri-caduta positiva su ragazzi che, prima, non riusciva-no ad esprimersi al meglio. Inoltre, hanno imparato a gestirsi con senso di responsabilità e l’hanno dimo-strato questa sera. Sono stati davvero bravi”.

Angela Milillo ci risponde: “è stato bello vedere come hanno socializzato in modo tranquillo e han-no vissuto l’esperienza del gruppo. Questo serve per crescere e raggiungere obbiettivi comuni.”

Da parte sua il dirigente scolastico Licia Cico-ria subito dopo l’evento ha così commentato: “è stata una bellissima manifestazione teatrale. Credo nell’attività del teatro fatta dai ragazzi, e vederli que-sta sera in scena è stata una bella e grande sorpre-sa”.

Un’idea progetto, quella del teatro, che ha fatto la felicità dei ragazzi e dei loro genitori.

A.C.

Sammichele di Bari

Un partecipato incontro ha concluso i percorsi laboratoriali su ascolto

e mediazione dei conflitti, rea-lizzati con i ragazzi ed i genitori dell’Istituto Comprensivo di Sam-michele di Bari.

Coinvolte 6 classi della scuola primaria di secondo grado (ter-ze e quarte), per un totale di 123 alunni e 3 classi della scuola se-condaria di primo grado, per cir-ca 60 allievi. Il percorso formativo dal titolo “La mediazione dei con-flitti a scuola” è stato strutturato in 6 incontri per classe. Presenti Pasqua Demetrio, coordinatrice del progetto Famiglia Accoglien-te e l’assessore ai servizi sociali, Dina Munno, molto sensibile a queste tematiche.

L’attenzione del progetto “fa-miglia accogliente” a questi temi, è legata al processo di trasforma-zione che negli ultimi decenni ha investito la nostra società e le sue principali Istituzioni educative. Hanno perso efficacia i sistemi educativi basati sul controllo e la riproduzione, sulla trasmissione di valori e conoscenze, sulla con-formità a norme e, con il passag-gio ad una società relazionale, hanno assunto progressiva im-portanza i temi della comunica-zione e della differenza.

Si sta affermando, ma molto c’è ancora da fare, la centralità del soggetto, il riconoscimento sociale della persona e dei suoi diritti.

Si è parlato di recupero delle dimensioni dell’ascolto e della conoscenza degli allievi. Esami-nate anche le iniziative dirette al riconoscimento della differenza e gli interventi per la creazione di ambienti e di climi relazionali positivi.

C’è da segnalare una nuova funzione sociale della scuola e in-sieme il diffondersi di una cultura pedagogica attenta alla soggetti-vità, all’idea di formazione come realizzazione e sviluppo della persona umana.

Tra i vari fattori che concorro-no a garantire una buona acco-glienza, quello rappresentato dall’insegnante, dalle sue qualità,

dal suo modo di atteggiarsi e di comportarsi, è certo il più im-portante, anche perchè è da lui/lei che, in buona parte, dipende la qualità dell’ambiente fisico, dell’atteggiamento degli allievi e delle attività che la scuola propo-ne loro. In una poesia di Gianni Rodari, si parla del sole che ad un certo punto entra nell’aula, si posa sui banchi e illumina tutta la scuola. Ecco, quel sole che ar-riva sui banchi e rende tutto più luminoso può essere proprio l’in-segnante.

La cultura dell’accoglienza, quindi, impone di promuovere un nuovo modo di vivere a scuo-la sia da parte dei ragazzi che de-gli insegnanti.

Si sta andando verso una “scuo-la accogliente”.

Il titolo è un richiamo al pro-getto, ma è sopratutto un invito a tutta la comunità scolastica. Una “scuola accogliente, è una scuo-la pensata come luogo dove star bene, sia dal punto di vista dello spazio fisico, che educhi i ragaz-zi al gusto estetico e al rispetto di

Per una scuola accoglienteAscolto e mediazione dei conflitti, un dibattito per favorire un nuovo modo di vivere scuola e famiglia

ciò che è pubblico, sia e sopratutto una scuola che accolga la persona in tutto il suo essere, l’accompagni, aiutandola, nella crescita e nella realizzazione di sè”.

Una scuola accogliente vuol dire una scuola dove si sta bene, dove gli alunni si sentono valo-rizzati e progrediscono nell’au-tostima, nella gioia di crescere e di imparare. Una scuola che non pretende di annullare il disagio, ma che sa come affrontarlo per fare anche di questo una risorsa e un’occasione di crescita.

Ecco perchè la comunicazio-ne efficace e l’ascolto attivo co-stituiscono uno spazio effettivo di scambio relazionale tra i vari componenti la scuola: insegnan-ti e studenti, insegnanti fra loro, studenti fra loro; insegnanti e ge-nitori, superando i vecchi schemi del giudizio negativo e del con-flitto fine a se stesso.

Il compito educativo non può e non deve essere affidato a singoli insegnanti, ognuno operante nel-la solitudine della propria classe e della propria disciplina, per quan-to preparati e competenti.

La responsabilità è di tutta la scuola.

* Pedagogista, Consuellor

di ANTONETTA CIMMARRUSTI *

Un momento del dibattito svoltosi nella scuola “Alighieri”

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Metti una sera a Bari. Al teatro Forma. Metti gruppi di bambini che,

dopo un anno di lezioni, si esibi-scono su palcoscenco con l’emo-zione che prende alla gola. Metti interi nuclei familiari, con tanto di videoproiettore, pronti ad immor-talare i volteggi dei piccoli.

Ed ecco che mezza comunità sammichelina, per una sera, si tra-sferisce a Bari. L’occasione è stata offerta dalla Asd Olympia Fitness Club, associazione guidata dai coniugi Piero e Annalisa Net-ti. Fondata nel 1998, offre servizi d’eccellenza nel settore sportivo, con una vasta gamma di discpline, nel settore fitness mediante corsi di aerobica e tanti altri, nel settore para-medico mediante consulenza di fisioterapisti della riabilitazione e predisposizione di corsi di gin-nastica posturale, propiocettiva e correttiva e perfino nel settore arti marziali mediante la presenza di un maestro 6° DAN di eccezione in tutto il nord e sud barese con lo sviluppo di corsi per bambini e ragazzi e con risultati agonistici di livello nazionale.

E poi, la danza, dal classico al moderno, dal contemporaneo hip-hop al propedeutico teatrale, con insegnanti specializzati nelle singole varianti presso l’accade-mia delle belle arti di Roma. Oggi, dispongono di un locale pubbli-co, l’ex mattatoio, un’area di 2000 metri quadri, ottenuto in gestione dalla precedente Amministrazio-ne comunale mediante licitazione privata con un bando pubblico, per la ristrutturazione e gestione dell’ex mattatoio comunale al fine dui utilizzarlo come centro poli-sportivo.

“Per ottenere un progetto Coni, le referenze presentate ed in no-stro possesso, non sono state in-differenti”, ci conferma Annalisa, orgogliosa di una piscina, sale fitness e cardio-fitness, sala pesi, centro benessere, sale relax e tan-to altro che sarebbe impossibile racchiudere in poche righe. Per

L’Olympia Fitness Club di Sammichele ha partecipato all’evento “Mettiamoci all’opera”

Quando i bambini fanno Oh,a Bari il saggio di fine anno

quanto riguarda la manifestazio-ne tenuta presso il teatro Forma, si è trattato di un saggio di danza e musica di fine anno, intitolato “Mettiamoci all’opera”. Come sem-pre accade, desta emozione vede-re bambini danzare. In particolare, eseguire coreografie di danza clas-sica, contemporanea, jazz e mo-derno su brani di autori classici del nostro passato storico-musical, sia itialiani che internazionali, da Verdi con l’Aida, a Vivaldi con “Le quattro stagioni”, a Strauss con la “Marcia di Radetzsky”, a Georges Bizet con la “Carmen”, passando per lo “Schiac-cianoci” di Tchaikovsky.

E’ il risultato di un percorso didattivo-formativo che ha visto coinvolte bambine e ragazze dai 4

ai 18 anni, con corsi tenuti durante l’anno. Non va sottaciuta la presen-za del piccolo coro di musica d’in-sieme dell’Associazione Apula Flava, diretti dall’insegnante Cate-rina Labalestra e gli allievi del cor-

so di chitarra e piano. Al seguito di quegli occhi innocenti che si muo-vevano in equilibrio attendendo l’approvazione della famiglia.

Quando i bambini fanno Oh.V.S.

Anche l’anno accademico 2009-2010 si chiude per l’Università della Terza Età

(Ute) di Sammichele di Bari. Tutti i corsi sono terminati con l’inizio della bella stagione. Ormai, l’Ute è una realtà consolidata che racco-glie un notevole numero di iscritti.

Li abbiamo visti, alcuni di que-sti cosiddetti “anziani”. Cervello lucido e gioia di vivere, sono in-gredienti essenziali per far sì che l’età anagrafica sia solo un detta-glio. L’ultimo corso a concludersi è stato quello legato al gioco degli scacchi.

Non c’è modo migliore per te-nere allenata la mente che orga-

nizzare strategie di gioco su una scacchiera. Gli scacchi, infatti, sono una pratica nella quale oc-corre modulare il proprio attacco in rapporto alle strategie poste in essere dall’avversario. Addirittura, in qualche caso, pensare con la mente del giocatoere che si ha di fronte.

Silvano Della Penna è l’abile maestro che tiene i corsi ogni anno. E’ lui ad avere pensato e proposto l’insegnamento di questo interes-sante gioco tra i diversi corsi di cui l’Ute è strutturata.

Il torneo era strutturato con il cosiddetto “sistema svizzero”. Si tratta di accoppiare partecipanti

di uguale livello, almeno nelle fasi iniziali. I giocatori più forti sono su-bito impegnati al primo turno. I re-stanti giocano dal secondo turno in avanti. “Un modo come un altro per non far pesare troppo la com-petizione e rendere appassionan-te per tutti la scacchiera; qui non c’è competizione, si gioca solo per il gusto di divertirsi”, ci dice Della Penna.

Abbiamo avuto occasione di as-sistere alla finale tra Nilde Dalfino e Pietro Liotino.

Perchè tanta passione per gli scacchi? La risposta è stata uni-voca: tiene viva e vitale la mente. E questo vale anche per altre due giocatrici al tavolo accanto: Nina Cupertino e Elena Mancino. E’ un modo come un altro per stare in-sieme e socializzare. Per la crona-ca, la finale è stata vinta da Liotino, dopo una gara che ha visto I due concorrenti alla pari fino al termi-ne. Chi davvero vince, forse, è pro-prio l’UTE.

V.S.

Un torneo di scacchi chiudel’attività 2010 dell’Ute

Sammichele di Bari

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N° 5 - GIUGNO 201024

Sammichele di Bari

Esame medico gratuito ai sammicheliniE’ iniziata la campagna di prevenzione della rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale

Un minuto per salvare la vita. E’ stato ufficialmen-te presentato alla cittadi-

nanza il progetto Oasis della Sicve (Società italiana di chirurgia vasco-lare ed endovascolare) e del Rota-ry Club di Acquaviva-Gioia del Colle “Un minuto per la vita”, che

vede Sammichele inserito tra i 25 Comuni italiani che stanno bene-ficiando di uno screening gratuito per la fascia di popolazione inte-ressata alla prevenzione dell’aneu-risma dell’aorta addominale.

“Una delle priorità del Rotary Club è la salute - ha sottolineato Mar-gherita Pugliese, presidente del Rotary Club Acquaviva-Gioia del

Colle - e abbiamo deciso di impe-gnarci in questo importante proget-to a livello nazionale. Siamo riusciti ad inserire uno dei nostri paesi nei 25 che partecipano allo screening nazionale, e ne siamo molto con-tenti”.

Uno screening in corso presso il Poliambulatorio di Sammichele, che consiste in un piccolo esame, che dura un minuto (di qui anche il nome dell’intera campagna) e che può portare a scoprire problemi all’aorta addominale.

L’obiettivo principale dello scre-ening è quello di scoprire eventua-li patologie in fase iniziale, quan-do sono facilmente curabili e con una mortalità pressocchè pari allo zero.

L’aneurisma addominale, infatti, non ha sintomi se non nella fase acuta, quando spesso è troppo tardi per poter essere curato.

“Esprimo tutta la condivisione e l’apertura dell’intera comunità - ha

Un semplice esameche può davvero salvare

Insieme a Vito D’Elia, responsabile regio-nale Sicve e primario di chirurgia vascolare presso il “Miulli” di Acquaviva delle Fonti

abbiamo discusso a margine della presenta-zione dell’iniziativa “Un minuto che vale una vita” per saperne di più.Professor D’Elia, come mai la scelta di Sam-michele di Bari come centro per questo screening?“Essenzialmente per due motivi: in primo luo-go per una ragione demografica: nel progetto a livello nazionale era necessario segnalare un paese con una popolazione residente compresa tra 5mila e 10mila abitanti per la Puglia, e Sam-michele rientra a pieno in questo parametro. In secondo luogo Sammichele di Bari si trova al centro del territorio di interesse del Rotary Club di Acquaviva-Gioia del Colle, e ci è sembrato del tutto coerente con la scelta, considerando

il grande impegno profuso dal Club in questa campagna di sensibilizzazione”.Quale l’importanza di questo screening?“La prima cosa da sottolineare è che un aneuri-sma diagnosticato in fase elettiva ha una per-centuale di morte del paziente pressocchè pari allo zero, mentre se viene scoperto e curato, in via chirurgica, in fase avanzata, le percentuali salgono ad oltre il 50%. Appare evidente dun-que come la prevenzione è una priorità asso-luta. Inoltre non si possono non considerare gli elevati costi sociali di questa malattia, non soltanto per il paziente e la sua famiglia, ma per l’intera collettività”.Uno screening così elevato, su base volonta-ria e con una adeguata sensibilizzazione del territorio, potrà permettere davvero un enor-me risultato, in termini sia di vite salvate che di risorse risparmiate per l’intero servizio sani-tario regionale e nazionale.Professor D’Elia, che disponibilità ha tro-vato a Sammichele di Bari?“Devo dire, e lo dico con grande soddisfazione, che abbiamo trovato l’assoluta e totale dispo-

nibilità da parte dell’intero territorio. Abbiamo avuto l’ausilio e l’apertura di tutte le istituzioni, nessuna esclusa, ed abbiamo trovato a Sammi-chele di Bari dei medici di base davvero prepa-rati ed entusiasti dell’iniziativa, che hanno fatto e stanno continuando a fare una grande opera di sensibilizzazione. Ci tengo a ringraziarli sin-golarmente e pubblicamente per il loro lavoro. Questa sinergia è importantissima per la buona riuscita dell’iniziativa e dello screening”.

“Del resto –prosegue D’Elia- questo screening è un metodo semplice, validato scientificamen-te, con un’efficacia di diagnosi pari al 99%, asso-lutamente poco costoso, non invadente e dav-vero breve. Non a caso la campagna si chiama “Un minuto può salvare una vita”, ed è davvero questo poco tempo che può portare a salva-re una vita, glielo dico e confermo da chirurgo vascolare. Anche i minuti sono preziosissimi, e perdere un minuto per scoprire, eventualmen-te, una patologia pericolosa come l’aneurisma dell’aorta addominale è senz’altro ben poca cosa rispetto al rischio che si corre”.

Ro.Ma.

detto il sindaco Natale Tateo in-tervenuto alla presentazione - nei confronti della Sicve e del Rotary Club per aver promosso ed inseri-to Sammichele nel progetto Oasis come unico centro pugliese”.

Saranno circa 800 complessiva-mente i nostri concittadini che po-tranno beneficiare di questo scre-ening nel giro di qualche mese, con otto specialisti che si stanno alternando presso il Poliambulato-rio della Asl.

“Quello che mi sento di sottolinea-re - ha detto Vito D’Elia, responsa-bile regionale Sicve - è il particola-re ringraziamento per tutti i medici di base di Sammichele, che hanno sposato in pieno il nostro progetto e sono impegnati nel divulgare la nostra iniziativa e nello spiegare alle persone interessate (maschi tra i 60 e gli 80 anni) perchè è bene parte-cipare allo screening. A loro tutto il nostro plauso”.

Alla serata di presentazione, nel-la BIblioteca comunale, hanno par-tecipato anche gli sponsor dell’ini-ziativa ed i rappresentanti di tutti i Club rotariani del sud-est barese, ed è stata anche l’occasione per un confronto tra le varie iniziative che i Club stanno mettendo in campo nel settore della salute e della pre-venzione, che vede i rotariani sem-pre molto attivi.

di ROBERTO MASTRANGELO

L’ingresso del Poliambulatorio Asl di Sammichele di Bari

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N° 5 - GIUGNO 2010 25

sport - Sammichele di Bari

Festa del Volley: riparte con le contraddizioni di sempreDiciassettesima edizione

della Festa del Volley. Di-ciassettesima conferma

delle contraddizioni di sempre. Se da un lato è da apprezzare

l’iniziativa di un privato, Miche-le D’Alessandro, non possiamo però chiudere gli occhi di fronte all’abbandono nel quale per un-dici mesi una struttura pubblica, dotata di adeguate attrezzature per il volley ed altri sport, è stata ed è tenuta dalle Amministrazioni comunali di turno.

Tutto ha inizio ai tempi di Ma-daro sindaco. Senza esclusione di colpi, tutti hanno confermato quello che non dovrebbe mai ac-cadere. Utilizzare strutture pub-bliche per interessi privati senza che ne venga ancun ritorno. Anzi. Luce, acqua, fogna, manutenzioni varie sono a carico della collettivi-tà.

Un mese per un evento sportivo autogestito, un mese di incassi per gli organizzatori, un mese di utiliz-zo delle strutture pubbliche senza l’ombra di un rendiconto.

Perchè mai dovremmo non es-serne meravigliati?

Il Comune con la istituzione dell’Associazione partecipata “Città Nuova” (Amministrazione Boscia), si era dato uno strumen-to per promuovere, valorizzare, incentivare l’utilizzo delle nostre strutture sportive. Fra i soci fon-datori e fra i componenti l’attuale direttivo di questa associazione ormai “fantasma” ci sono proprio coloro che con fare imprenditoria-le privato, realizzano i loro obiet-tivi.

Non siamo daccordo, più che mai in tempi di gravi sacrifici per i cittadini e di pesanti difficoltà per le casse comunali, che da un even-to “ricco” al Comune, a tutti noi, non venga nulla nelle casse. Anzi, ci tocca anche pagare le bollette.

Ben vengano i tornei, ma non a carico dei cittadini.

Il torneo è a pagamento. Ci sono premi in denaro. Chi vuole organizzarlo è bene che paghi per l’uso delle strutture e delle utenze pubbliche.

Roberto Mastrangelo

È un verdetto amarissi-mo quello che giunge al termine dei playout del

campionato di serie C di pallavo-lo: il GS Atletico retrocede infatti in serie D, in virtù delle due scon-fitte subite sul parquet del Lecce Volley, capace di ribaltare la serie dei playout dopo la sconfitta in gara 1. Tanti i rimpianti in casa sammichelina che, nella seconda gara, dopo aver vinto il primo set, ha avuto la possibilità di portarsi sul 2-0 e di mettere una seria ipo-teca sulla salvezza. Come spesso è accaduto in tutto l’arco della stagione, tuttavia, nei momenti decisivi si è inceppato qualcosa nei meccanismi studiati dal mi-ster Antonello Galatola. Perso ai vantaggi il secondo parziale, infatti, il Sammichele non ha più giocato ed è uscito sconfitto per 3-1.

Nella terza e decisiva gara, inve-ce, almeno dal punto di vista del punteggio, non c’è stata alcuna storia. Lecce troppo determinato e aggressivo, capace di esaltarsi in difesa e di non concedere er-rori gratuiti agli avversari. L’espe-rienza dei salentini è stata proba-bilmente decisiva, al cospetto di una squadra, dall’altra parte della rete, dall’età media decisamente bassa. Retrocessione dunque; la prima nella gestione del pre-sidente Gerardo Spinelli, che, insieme al resto della dirigenza, dovrà ora programmare il futuro. Sarà Serie D? In caso di ripescag-gio la società sarà disposta ad af-frontare un nuovo campionato di serie C? Quali saranno i giocatori confermati? Chi siederà in pan-china? Questioni importanti dun-que, sulle quali il direttivo dovrà prendersi il tempo necessario ini-ziando fin da subito a costruire le basi per il futuro.

Leonardo Netti

Gs Atletico

retrocesso

Primo storico successoper i ragazzi Under 12

sono invece arrivate le vittorie sul Capurso e sul temibile Bitetto; il capolavoro si è poi completato nella già citata finale contro l’osti-co Locorotondo.

Stefano Fortunato, Donatel-lo Decataldo, Pierpaolo Tritto, Matteo Aurelio, Davide Laper-tosa, Antonio Gasparro, Stefano Milillo, Roberto Spinelli: questi i nomi dei ragazzi che hanno por-tato lustro non solo alla società del GS Atletico ma anche a tutta Sammichele, conquistando un successo insperato alla vigilia, vi-sto che si trattava del primo anno di pallavolo quasi per tutti.

Inoltre, si deve pure sottolinea-re la bella prova offerta dai ragaz-zi nella fase finale regionale, con-clusa al quarto posto alle spalle di San Vito dei Normanni, Lecce e Taviano.

Una grandissima soddisfazione dunque che rende un po’ meno amara la stagione del GS Atletico, culminata con la retrocessione in serie D della prima squadra, ma arricchita dai positivi risultati del settore giovanile.

Un sogno trasformatosi in realtà: è forse questo il modo più azzeccato

per definire la stagione dei piccoli campioni del GS atletico Sammi-chele. I maschietti dell’under 12 hanno infatti messo in bacheca il primo storico titolo a livello gio-vanile della società, al termine di un cammino perfetto, che ha

visto i giovanissimi biancocele-sti allenati da Leonardo Netti sbaragliare tutte le concorrenti, perdendo solo un set nella finale provinciale vinta sul campo del Locorotondo.

Nel girone eliminatorio i bian-coazzurri si sono liberati senza affanno del Cassano e del Sanni-candro; nella poule di semifinale

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N° 5 - GIUGNO 201026

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Un mese. Un periodo di tempo che, nella sua brevità, può essere uti-

le per tracciare un primo bilan-cio. Per affrontare un discordo sui principali temi che sono stati messi in piazza durante la cam-pagna elettorale che ha portato Francesco Squicciarini a sedersi sulla poltrona di Sindaco di Ac-quaviva.

È passato circa un mese dal suo insediamento a Palazzo De Mari. Che situazione ha trova-to?

“Una situazione disastrosa. E faccio riferimento al bilancio 2009 e alle sanzioni derivanti dal man-cato rispetto del patto di stabilità, che sono davvero stringenti, per la spesa che abbiamo. Poi, abbiamo ereditato il bilancio 2010 appro-vato dal Commissario prefettizio, Maria Filomena Dabbicco che, se da un lato ha risolto alcuni pro-blemi di ordine pratico, dall’altro non soddisfa le nostre esigenze, essendo un bilancio tecnico e non politico. Dovremo intervenire con qualche variazione di bilancio per dare un taglio più politico all’azio-ne amministrativa dei prossimi sei mesi, che stiamo valutando in ordine alle priorità…”.

… Una idea di quali siano le priorità ce l’avete?

“Anzitutto pensiamo alla rac-colta dei rifiuti solidi urbani. Dal 1 gennaio al 30 giugno c’è una dif-fida del Commissario prefettizio alla Lombardi Ecologia per of-frire il servizio. Era stata richiesta

Ad un mese dall’insediamento una panoramica sullo stato della città

La prima analisi del sindaco:“Pistilli ci lascia bilanci tremendi”

alla fine del 2009 una proroga che la Lombardi, a quelle condizioni, non aveva accettato. Noi adesso ci troviamo di fronte alla necessità di assicurare il servizio per i prossimi mesi. Prepareremo il bando per il capitolato per una nuova gara, che vada nel senso di una seria raccolta differenziata con un siste-ma porta a porta per alcune zone del paese, come il centro storico. Ci sono diverse valutazioni ancora da compiere”.

L’ex sindaco Pistilli ha più vol-te rivendicato alcuni lasciti del-la sua amministrazione, come i finanziamenti del contratto di quartiere o la riqualificazione di piazza Garibaldi che la nuova amministrazione si troverà ad inaugurare …

“… Pistilli ha lasciato danni tre-mendi, che derivano non da una cattiva gestione, perché si può go-vernare bene o male, ma dall’inco-scienza. Nel bilancio 2009, Pistilli aveva inserito alcune opere pub-bliche che voleva usare per fini propagandistici per la sua campa-gna elettorale, si veda Piazza Gari-baldi. In ordine a questo è saltato il patto di stabilità. Quando par-liamo della sua eredità partiamo da questo. I contratti di quartiere sono legati alla questione della zona 167, che Pistilli non ha risolto. Ma ha onorato tutti i debiti …

“Io ricordo solo che veniva in aula a sollecitare qualcuno al dissesto finanziario, in termini di grande incoscienza. Lui poteva risolvere questa situazione e non

l’ha risolta. Ora tocca a noi. E ab-biamo una necessità in più, legata al bilancio 2010 dove c’è una voce tra quelle dell’attivo circa i rica-vi dall’alienazione da alcune di quelle aree, e dobbiamo dismet-terne alcune per rispettare il Patto di Stabilità 2010”.

Cambiamo tema. Come si procede per il trasferimento del Tribunale?

“La sede attuale del tribunale non è assolutamente idonea. Non ci sono standard e condizioni di sicurezza. C’è la possibilità di sta-bilirli in una parte dell’ex ospeda-le, si era presa questa strada che si è interrotta per non so quali mo-tivi. C’è stata una interlocuzione con il ministero della Giustizia. C’è il comune di Gioia del Colle che fa pressione su questo, perché lo vogliono loro”.

E per quanto riguarda gli uffi-ci della ASL?

“È un problema che risale a quando è stato definito il distret-to sanitario e la sede, che è stata assegnata a Grumo, anche se Ac-quaviva aveva tutte le condizioni per essere sede di distretto. Ciò ha pesato anche sulla scelta del comune capofila del piano di zona. A breve, rischiamo di vede-re alcuni uffici trasferiti a Grumo,

e stiamo cercando di evitare che questo succeda, anche conside-rando come Grumo non sia col-legata ottimamente dal punto di vista dei trasporti”.

Parliamo di cantina sociale. È stato presentato un progetto a settembre per la realizzazione di un centro commerciale.

“Il merito di questo progetto non lo conosco. So che è stato presentato a settembre 2009. Il Commissario prefettizio si era espresso, c’era stata da parte dell’Ufficio Tecnico Comunale (Utc) il via libera per adempiere ad alcune descrizioni e modifiche. Ed era stata già predisposta la bozza di delibera di adozione del piano di lottizzazione. Il Commissario ha ritenuto opportuno rinviare tutto alla nuova amministrazione.”

Qual è la vostra volontà poli-tica in merito? In che direzione volete procedere?

“Non abbiamo ancora compiu-to alcuna valutazione perché non conosciamo il progetto. Nel PRG quella è area F5, di riqualificazio-ne urbana. Quando fu approvato il PRG prevedeva anche il mix edi-lizio con 20% di edilizia residen-ziale. Verificheremo se il progetto risponderà a questo o meno”.

Mimmo Ferrante

Il sindaco Francesco Squicciarini

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N° 5 - GIUGNO 2010 27

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Il Partito Democratico di Ac-quaviva ha celebrato il suo secondo congresso citta-

dino, per procedere al rinnovo della carica di Segretario e dei membri del comitato direttivo. Un congresso senza colpi di sce-na o grandi sorprese, svoltosi in un clima abbastanza tranquillo, con un copione già scritto.

Il Pd, come effetto della recen-te vittoria alle elezioni ammini-strative, ha finalmente trovato la strada dell’unità, mettendo da parte le divisioni che da sempre lo hanno contraddistinto nel cor-so della sua breve vita, presen-tando una candidatura unitaria a segretario, quella di Vito Caroli. Classe 1972, il nuovo Segretario ha cominciato la sua esperienza politica quest’anno, candidando-si alla carica di consigliere comu-nale.

Non è un ex, non ha mai milita-to in un partito prima di iscriversi al Pd, e questo lo ha sicuramente reso la persona che meglio pote-va interpretare questo nuovo cli-ma di unità che il Pd sta cercando di costruire.

Una candidatura che “è frutto di una rinnovata volontà di dia-logo e sintesi: non vuole in alcun modo togliere spazio al confronto e alla discussione nel circolo” stan-do alle parole del neosegretario. Sicuramente ha contribuito a questo risultato la recente vitto-ria alle elezioni della coalizione guidata da Francesco Squiccia-rini, l’ex segretario del Pd. Una formazione politica che è diretta espressione del sindaco non può permettersi di essere disgrega-ta, disarticolata (come pure la migliore tradizione del centro-sinistra italiano ed acquavivese prevede); non avrebbe aiutato il partito ad esercitare un ruolo egemonico all’interno della co-alizione di governo, né quindi avrebbe aiutato il sindaco nella sua azione amministrativa.

di MIMMO FERRANTE

Una candidatura unitaria per sostenere il cammino della nuova amministrazione comunale

Il Pd va a congresso:Vito Caroli nuovo segretario

Così Caroli immagina un par-tito che possa “essere forza di governo riconosciuta, che torni a rappresentare una valida rispo-sta per quanti sono stati delusi da una classe dirigente inade-guata sul piano dell’etica pubbli-ca e dei risultati amministrativi”. Per Francesco Squicciarini “biso-gnava dare dimostrazione di una crescita ed una evoluzione interna del partito e con questo congresso lo abbiamo fatto”.

Dal canto loro, i Giovani De-mocratici acquavivesi, per boc-ca del loro segretario Pasquale Cotrufo esprimono molta sod-disfazione per l’esito di questo congresso ”che ci dice quanto il Pd stia cambiando, mettendo al centro della vita politica una nuova generazione, non di ex o post” , assicurando tutto il loro appoggio al nuovo segretario. Circa i rapporti con Sinistra Ecolo-gia Libertà, interrottisi all’inizio di quest’anno durante le trattative per l’individuazione del candida-to sindaco, il segretario dice che “non ci sono difficoltà a riaprire il dialogo, che però non deve pre-scindere dal rispetto reciproco, fat-ti salvi ovviamente gli equilibri di coalizione”.

Vito Caroli

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N° 5 - GIUGNO 201028

l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Una comunità in declino. Racchiusa in sé stessa. Mortificata. Piena di rab-

bia. Una città nella quale circola troppo spesso la parola “invidia”. Ci hanno detto: “Qui, se fai qualcosa di buono, possono distruggerti per il solo fatto che hai avuto l’idea giu-sta”. Questo è un viaggio tra i com-mercianti di Acquaviva delle Fonti che ci condurrà ad ascoltare la pa-rola usura. Sapevamo già di certi accadimenti, ma vederli emergere in tutta la loro gravità desta ama-rezza. Non siamo noi a parlare. Regi-striamo una situazione che dovreb-be preoccupare la classe dirigente di questo paese. Posto che ve ne sia ancora una. Faremo i nomi di quei commercianti che hanno accettato di rendere pubblico il proprio disa-gio. Di altri, rispettiamo il desiderio di mantenere l’anonimato.

LA CULTURA “MERCATARA”

La prima cosa che balza subito evidente è che l’economia sem-bra morta. Non circola denaro. E chi ha milioni di euro, li tiene ben custoditi. “Qui, i soldi ci sono, non a caso hanno aperto tante banche. L’acquavivese non ama il rischio”, ci dice il primo commerciante. E la

di VALENTINO SGARAMELLA

Viaggio del mondo dei commercianti, ormai quasi sull’orlo di una vera e propria rivolta

Commercio acquavivese,di fronte al declino?

politica? “Non abbiamo mai avuto un Assessore al commercio che abbia davvero capito i nostri problemi. Ad esempio, il cliente che non trova un posto auto, va via”.

E poi, c’è una nuova questione.“Hanno dato grande spazio agli

ambulanti. Non hanno capito che quelli, i soldi, li portano lontano da Acquaviva. Non pagano Ici né Tarsu, come noi. Qui i politici vengono solo a chiedere il voto ed i contributi alle manifestazioni”.

La cultura “mercatara”, da banca-rella, prevarrà sull’atelier? Le tasse per l’occupazione di suolo pubbli-co le pagano i commercianti loca-li, ma“la festa patronale la fanno in periferia, in via mons. Laera, con un chilometro di bancarelle, tutte di ex-tracomunitari. Il centro città è esclu-so dalla festa. Non si vende più la ci-polla rossa o il calzone ma il salame di Norcia”.

Se il commercio è in crisi, perchè nascono come funghi nuovi eser-cizi commerciali, che chiudono i battenti in breve tempo? “Concedo-no prestiti d’onore dati al primo che capita senza una selezione; hanno illuso”.

Esercizi commerciali a fotocopia, vendono lo stesso tipo di merce. E poi chiudono. Manca un’analisi di mercato, delle esigenze della gen-te. L’illusione è far soldi purchè sia.

NON GIRA DENARO

Porzia Vitali opera nel settore alimentari e ristorazione ed è la se-conda voce inquieta del commercio locale. “E’ calata la mannaia quando hanno dislocato l’ospedale Miulli a 7 chilometri dal centro abitato. Prima era un andirivieni di forestieri. Non c’è più gente. Non c’è giro di dena-ro. Gli acquavivesi non spendono in città, privilegiano l’ipermercato”. La signora ci dice che in via Maselli Campagna c’è solo un plesso ab-bandonato. “Dovrebbero sostituire il Miulli con un Tribunale”.

Ma Acquaviva rischia di farselo sfilare da Gioia del Colle. “E allora, uffici, un ente assistenziale. Devono riportare gente ad Acquaviva”. Non ci sono attrattive né strutture che inducano il cittadino a restare in città. Quando chiediamo se le ban-che aiutano, la signora ha un sus-sulto: “Assolutamente no. Ma anche loro vedono poco denaro. Guardi, Acquaviva era una città commercia-le, con molte banche e denaro che circolava. C’è gente di Acquaviva che acquista casa a Gioia, a Turi. E’ crol-lata l’economia, qui. Non c’è interesse a promuovere una sagra, una festa. Non c’è più niente”. Alla nuova Am-ministrazione chiedono una sola cosa: “Pensino agli interessi della cit-tà e non ai propri”.

LE BANCHE SERVONO AD ALTRO

Terza stazione della via Crucis. Altro commerciante, anonimo, inquieto. In un Comune in cui il commercio è in crisi, la locazione di un locale ad uso commerciale è alle stelle. “Sa cosa succede? Il cliente acquavivese acquista e ti chiede di pagare in seguito. Non ha soldi, per via della crisi. Ma all’Auchan i soldi li spendono. Non mi pagano. Non li vedi più. Irrintracciabili, anche tele-fonicamente. Ma io devo pagare la merce alla Ditta”. Almeno le banche aiutano: “Non ne parliamo. Non con-cedono prestiti e gli interessi sono esosi. A volte, pensiamo sia usura legalizzata”. Ma i soldi ci sono, vi-sto che abbiamo più di 10 banche. “Evidentemente, le banche servono ad altre cose. Qui chiudono le sa-racinesche. L’unica economia era il Miulli, l’hanno portato in campagna. Allora, mettiamo i cancelli al paese e amen Acquaviva”. Poi, ci confida: “Ti alzi al mattino e trovi d’improvviso un esercizio commerciale aperto. Il giorno dopo, è chiuso. La Confcom-mercio, a dire il vero, ci tutela, ma qui è il cittadino che non spende”. Il com-merciante auspica una ribellione collettiva ad Acquaviva. “Eravamo la chicca della Provincia, ora siamo l’ultima ruota del carro”.

“Non abbiamomai avutoun Assessoreal Commercioche abbia davvero capito i nostri problemi”

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l ’ inchiesta - Acquaviva delle Fonti

Le questioni sono assai serie. C’è un negozio di calzature, proprio sotto palazzo De’

Mari, di Luigi Plantamura. Per la prima volta, salta fuori il nome usu-ra. Ogni volta che il Sud viene ab-bandonato, fiorisce un’economia illegale.

Vediamo cosa ci dice. “Siamo cir-condati dalla grande distribuzione. La gente veniva qui da Taranto. Ad Acquaviva abbiamo sempre cattura-to il cliente da lontano, perchè erava-mo bravi a presentare un buon rap-porto prezzo/qualità. Oggi, ciò che conta è il consumo, non la qualità”.

Pronunciamo il nome banche: “Madonna Santa! Le banche! Lasci perdere!”.

Ma sono oltre 10 gli istituti di cre-dito. “C’è chi va in Svizzera a deposi-tare i soldi, e c’è qualcuno che porta soldi da fuori nelle nostre banche”.

La curiosità è a mille. Chi riempie le casseforti delle banche di Acqua-viva?

“Lei deve aver pazienza. Non an-diamo oltre. Non si può”. Che cosa c’è oltre?

“Oltre, ci sono gli organi idonei. Anche se sapessi, non potrei sostitu-irmi agli organi inquirenti. I negozi chiudono, ma come mai le banche non chiudono mai? E come mai, in un paese di 21 mila abitanti, abbia-mo 12 sportelli bancari?”.

I commercianti fanno sentire la loro voce e additano le banche

L’usura ormaiè diffusa tra di noi

MI MANDA PICONE

Se un commerciante ha bisogno di soldi per non chiudere l’attività, può trovarli, non nelle banche. E’ ancora Plantamura che parla: “Sì, sotto sotto, ci sono dei canali. E’ un passaparola. Sa quanti ne hanno spellati ad Acquaviva? Ci sono eser-cizi che hanno chiuso dopo 15 anni, perchè non ce l’hanno fatta. La ban-ca ti mangia vivo. E allora, preferisci andare da certe persone. Ti lasciano lavorare, sono bravi a dare i soldi, perchè capiscono chi sei. Ne conosco 4 o 5”.

Finalmente, ci siamo. Usura. Plan-tamura batte i pugni sul tavolo: bi-sogna andare al fondo, non fermar-si in superficie.

“Dobbiamo pagare l’Iva, il com-

mercialista, la dichiarazione dei red-diti; alla fine, preferisci pagare chi ti presta i soldi. Un benefattore che poi dice: non azzardarti a toccare Gigino altrimenti ti sparo”.

Che trafila devo seguire per ave-re i soldi?

“Devi cominciare a dire che ti manda Picone. E quello valuta. Che potenza ha Picone?”. Picone è uno che vive nel Palazzo? “Dappertut-to. Oggi, Picone ha fatto il salto di qualità. Lo trovi dove meno l’aspetti. Se non c’è una forza fuorilegge, non cresce il paese”.

ANDIAMO A ROTOLIAltro giro, altra corsa. “Andiamo a

rotoli. La gente è stanca. Non si deci-de niente”. E’ Pasquina Di Monte a parlare in questo modo. Un atelier

in pieno centro, una catena di ne-gozi d’alta moda fuori Acquaviva. “Le banche, I fornitori, ci stringono il collo in una morsa”.

Che vuol dire stringere la mor-sa?

“Scoperti bancari? Non ci concedo-no più possibilità. Non parliamo, poi, di Basilea 2. Se non chiudi il bilancio in un certo modo, niente mutui. La fortuna è quella di avere dei beni per-sonali, le nostre aziende hanno beni immobiliari. L’azienda, non la perso-na fisica. Devo dire grazie a Tonino Santamaria, con la Cofidi. Santa-maria è uno che fa i fatti. Ha aiutato tante aziende, quando la banca era assente”.

La signora ha realizzato una com-plessa ristrutturazione, di tutta la logistica. “Guardi io sono cliente numero 1 della banca. Se uno come noi ha problemi, lei mi dice cosa deve fare chi è nullatenente? Si rivolge all’usura”.

Questa è la tragica realtà di Ac-quaviva, nel 2010. “E ci vanno dav-vero all’usuraio. E ad Acquaviva ce ne sono tanti”. Per la signora, avventu-rieri avviano un commercio perchè si illudono che siano sufficienti 50 o 60 mila euro iniziali che dà lo Stato. “Sono persone ignoranti del settore. Il commercio è ben altro. Oggi, non esiste l’approssimazione”.

L’azienda-madre ti considera suo cliente se sei professionale. Se non lo sei, ti falcidia.

“Se vai a Milano, discutono con te solo se sei un’azienda capitalizzata”. Il Sindaco deve capire che la città può andare avanti se gira denaro, a cominciare dal commercio. Devono portare soldi dall’esterno. Soldi pu-liti. “Prima venivano per l’ospedale. Guardavano la vetrina e acquista-vano. Hanno tolto il Miulli. E ora che cosa facciamo?”. Per la prima volta, un commerciante lancia una pro-posta: nel Consiglio comunale deve esserci un rappresentante ufficiale dei commercianti.

Il problema è che se “Vito Abru-sci, Confcommercio, tiene una riu-nione, già cominciano a malignare che deve mettersi due o tre milioni in tasca, capisce?”. Ancora una vol-ta economia a nero: “Qui c’è gente che acquista un appartamento per 1 milione 800 mila euro, ma sulla carta costa 600 mila euro”. Economia som-mersa. “Io ho 12 dipendenti, tutti re-golarizzati. Per me, la spesa è insoste-nibile. Non può durare molto. Io non ho lo stipendio del Direttore di banca. Io investo capitali personali”.

V.S.Via Roma, tante le serrande chiuse

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N° 5 - GIUGNO 201030

C’è un’associazione che si è posta l’intento di tutelare la vera cipol-

la rossa di Acquaviva delle Fonti, dalle contraffazioni. Oggi, si spac-cia per cipolla rossa ciò che non lo è. L’associazione rientra all’interno di Slow Food.

Si assiste ad una invasione dei mercati da parte di presunti pro-dotti tipici italiani. Il consuma-tore è confuso. Come diffondere le peculiarità della cipolla rossa rendendola inconfondibile all’ac-quirente? Per questo, gli stessi coltivatori hanno avvertito la ne-cessità di dare vita ad uno statuto, un disciplinare. Il comitato di tu-tela del prodotto è presieduto da Vito Abrusci.

“Siamo pronti a raccogliere la sfi-

da di chi ritiene di manipolare e ve-locizzare i processi biologici, morti-ficando valori, identità, sacrifici di chi pensa alla cipolla come risorsa per la cultura acquavivese e risor-sa economica, in quanto prodotto dell’industria agro-alimentare di trasformazione”.

Presso l’Università di Torino, ormai, nella facoltà di Agraria, si dedicano tesi di laurea alle carat-teristiche della cipolla rossa di Ac-quaviva. La Camera di Commercio di Torino ha effettuato analisi di laboratorio sul prodotto nostrano e sulle sue caratteristiche orga-nolettiche. I risultati sono in pos-sesso dell’Associazione Produttori “La vera cipolla rossa” di Acqua-viva. Anche la tutela dei prodotti richiede attenzione. Questa è una

comunità che aveva il culto delle bande musicali. C’erano due squa-dre di calcio. Si annoveravano due oleifici ed una serie di piccole can-tine private ed una cantina socia-le cooperativa.

Attualmente i piccoli proprieta-ri sono costretti a conferire l’uva a Cassano o Santeramo.

Oggi, è la volta della cipolla ros-sa. “Un prodotto che ha perso, spes-so, il suo tipico aspetto appiattito, ma assume forme diverse: ovale, allungata, con la gobba, con colo-ri diversi. Sicuramente non in linea con la tradizionale cipolla rossa”, ci dice ancora Abrusci.

Una comunità vive, del resto, anche dei suoi prodotti tipici. Circola una voce dell’ultim’ora in città relativa ad alcuni furti che si

nelle zone industriali dei singoli Comuni. Nella fattispecie, parlia-mo dei Progetti Integrati Setto-riali (Pis).

Si tratta di finanziamenti agevo-lati, provenienti dall’Unione Euro-pea. Il progetto viene realizzato da un consorzio d’imprese locali. Par-liamo di un pacchetto completo.

Ci si impegna a realizzare l’opifi-cio e le opere infrastrutturali nelle zone industriali dei singoli Comu-ni.

“Ne stiamo finanziando uno a Crispiano, in cui è incluso anche un depuratore”, assicura Santamaria. Recentemente, si è tenuto, nella zona Pip di Acquaviva, un incontro tra imprenditori, l’Amministrazio-ne comunale, presente il sindaco Squicciarini, ed il presidente Co-fidi. Santamaria ha auspicato “uno sviluppo più accorto del territorio”. Ma Acquaviva ha un problema ormai atavico che si chiama Pia-no Regolatore Generale, rinviato dal Comune alla Regione e ancora fermo. “Non ci faremo ingabbiare nelle pastoie burocratiche e parti-tiche che frenano il Prg. Se non ri-usciremo ad ottenere risposte certe in merito alla fattibilità urbanistica del Pis, saremo costretti a dirottare le imprese, che sono già coinvolte nella operazione, su altri territori”.

Quindi, in mancanza di un qua-dro di riferimento certo, Acqua-viva può perdere anche questa occasione. La grande possibilità, come la definisce Santamaria, è di una pacificazione in questi ter-ritori.

“Non è possibile che ad ogni ini-ziativa di chicchessia, ci si debba scontrare con denunce anonime. Quello che abbiamo intenzione di fare, va realizzato nel pieno rispetto della legge. Niente che non sia lim-pido. Se qualcuno intende mettere i bastoni tra le ruote, arrivederci”. Si parla anche di un progetto di sviluppo turistico che va integra-to con il Gruppo di Azione Locale (Gal) di cui fa parte Acquaviva. Il riferimento è alla valorizzazione della cipolla rossa e della risorsa acqua di cui il territorio è ricco. Ovviamente, questo significa la creazione di nuovi posti di lavoro.

“Non sono solo un’occasione per gli imprenditori, ma anche un ecce-zionale veicolo di promozione per l’intera comunità”. Nuove attività d’impresa. Le idee ci sono, le op-portunità finanziarie anche. Que-sto è uno dei banchi di prova per saggiare una reale volontà politica dell’Amministrazione comunale. Staremo a vedere.

V.S.

Tonino Santamaria (Cofidi-Puglia) parla delle occasioni possibili per lo sviluppo della città

“Vi offriamo nuove opportunità”

sarebbero verificati nelle campa-gne circostanti, alcune notti fa, in contrada “Coneto”, nei pressi del nuovo Miulli. E si trattava di colti-vazioni di cipolla rossa, i cui pro-prietari sarebbero aderenti alla catena Slow Food. Si narra di un incontro ravvicinato tra il proprie-tario del terreno ed i ladri. Al di là di episodi, la tutela del prodotto diventa una priorità.

V.S.

Cipolla rossa, l’ultima sfida

I commercianti hanno tirato in ballo la Cofidi Puglia. E noi siamo andati a trovare Tonino

Santamaria, che della Coopera-tiva è presidente nonchè respon-sabile locale della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa.

Il Consorzio Cooperativa Ar-tigiani Fidi (Cofidi) raggruppa le piccole e medie imprese in genere e quelle artigiane. L’idea sorse nel 1996. Se ci sono piccole e medie imprese, commerciali nella fatti-

specie o di altro tipo, che hanno problemi nel fornire garanzie al sistema del credito, quella azienda finisce per essere penalizzata.

Il mutuo richiesto può essere ad un tasso non agevolato, ren-dendo impraticabile lo sviluppo delle strategie aziendali. Cofidi Puglia interviene con un sistema di garanzie a tutela delle imprese. Ovviamente, il Consorzio diviene attore protagonista dello sviluppo dei nostri territori, nel momento in cui si realizzano lavori pubblici

Tonino Santamaria

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Page 31: Il Territorio N.5

N° 5 - GIUGNO 2010 31

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

C’è una novità sul caso ex 167. Una notizia che ha del clamoroso, per certi

aspetti. Il bello è che emerge solo oggi dai faldoni, ma in realtà risale al 18 agosto 2009.

Una lettera.Il Responsabile dell’Area Tecni-

ca, Giovanni Di Donna, scrive al Commissario prefettizio, Maria Filomena Dabbicco. Tra l’altro, in essa si fa riferimento ad una prece-dente missiva del 14 aprile 2009, inviata, però, al Sindaco dell’epo-ca, Franco Pistilli.

Nella nota, protocollata, dopo un riepilogo di tutti i principali eventi che hanno contraddistinto la sto-ria della ex 167, si perviene alla se-guente conclusione: “Con la stipula della transazione con le cooperative e la conseguente accettazione a saldo di un costo di assegnazione delle aree, che già oggi risulta netta-mente inferiore a quello sostenuto dal Comune per l’acquisizione delle stesse aree, si andrà a concretizzare un sicuro danno per l’ente, danno che potrebbe sensibilmente incre-mentarsi in relazione ad eventuale rideterminazione dell’indennità”.

In pratica, il Comune espropria le aree della ex 167, per poi asse-gnarle ai soci delle ex cooperati-ve edilizie che devono realizzare

di VALENTINO SGARAMELLA

Emerge adesso una lettera inviata da Di Donna al Commissario nell’agosto del 2009

Gioco d’azzardo sulla ex 167

Come a Ruvo.Le somme per gli indennizzi fissate a 55mila lire, la Corte d’Appello ha stabilito la quota di 170 euro per i proprietari. Chi pagheràla differenza?

case popolari. Deve pagare un indennizzo ai proprietari che, ini-zialmente, è fissato a 55 mila lire al metro quadro.

Troppo poco, ribatte la proprie-tà.

Hanno inizio i ricorsi. Nel mo-mento in cui Di Donna scrive, nell’agosto 2009, sono state già emesse le sentenze della Corte d’Appello che assicurano un in-dennizzo superiore.

Poi, la Corte di Cassazione asse-sterà la mazzata finale, ridetermi-nando ulteriormente le indennità, una decina di giorni dopo. Di Don-na nella nota chiede l’intervento di un esperto in materia cui sotto-porre la problematica, onde adot-tare “le iniziative più opportune per la tutela giuridica ed economica dell’ente”.

Tradotto, stiamo attenti perchè qui finisce come a Ruvo di Puglia. Cosa c’entra Ruvo?

Ormai, casi come quello della ex 167 di questa città si moltipli-cano in provincia di Bari. La stam-pa, qualche giorno fa, ha riportato l’esempio della cittadina, esatta-mente identico.

La differenza sta nel fatto che a Ruvo non vi è mai stato un annul-lamento del Piano di Edilizia Eco-nomica e Popolare (Peep) come sancito, per Acquaviva delle Fonti, da una sentenza del Consiglio di

Stato. Ruvo sarebbe, ormai, sull’or-lo del dissesto finanziario.

Una tragedia economica. Perchè? Inizialmente, le somme

spettanti a titolo di indennizzo ai proprietari delle aree erano state fissate intorno a 40 euro al metro quadro. Anche lì, ricorsi e contro-ricorsi a iosa. Alla fine, le sentenze della Corte d’Appello riconoscono un risarcimento ai proprietari ru-vesi di 300 euro al metro quadro. L’ammissione di un simile rischio anche per Acquaviva, del tutto implicita, giunge dal Dirigente dell’Area Tecnica.

La domanda è: chi paga la diffe-renza?

Si era partiti da un prezzo di 55 mila lire. Oggi, a seguito delle sentenze, si viaggia intorno ai 170 euro al metro quadro, ossia 340 mila lire. Non basta. I proprietari chiedono alla Corte Europea dei diritti dell’uomo una rivalutazione monetaria.

Se accolta, la cifra potrebbe rad-doppiare.

Con la legge Finanziaria del 2008, a pagare è lo Stato italiano, in caso di condanna.

Tuttavia, il Governo successiva-mente, si rivale sul Comune che ha prodotto quel danno. Ed è il dis-sesto. Siamo andati a chiedere ai proprietari ed assegnatari. Le cose stanno diversamente, secondo

loro. Prima che giungesse la sen-tenza definitiva della Cassazione, i proprietari sembra abbiano invita-to il Comune a tenere conto della legge Finanziaria 2008.

“Se c’era la legge perchè ci han-no costretto a rivolgerci alla Corte di Cassazione?”, ci hanno risposto. Il Comune avrebbe potuto rispar-miare in spese legali, si sarebbe spianata la strada verso una com-posizione bonaria che avrebbe posto la parola fine ad una vicenda che paralizza l’intera città.

L’Ufficio Tecnico ed il Sindaco già erano a conoscenza della disparità esistente tra le richieste dei pro-prietari e il prezzo offerto. Perchè il Comune ha scelto di considerare come sua proprietà le aree della ex 167, prima ancora di chiudere la partita con i proprietari? Si è scelto l’azzardo. Giovanni Di Donna non ha assunto alcun provvedimento in autotutela, nel momento in cui si è reso conto che fioccavano le sentenze della Magistratura che riconoscevano ai proprietari som-me più elevate rispetto a quanto pattuito con il famoso verbale di conciliazione contenuto nella transazione del 2001.

La Giunta Squicciarini eredita un pesante fardello, oggi. E cer-tamente, qualcosa dovrà pur de-cidere. Il peggio potrebbe essere dietro l’angolo.

Acquaviva: Palazzo De’Mari, sede del Comune

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N° 5 - GIUGNO 201032

In questi giorni, con l’arrivo del caldo e delle belle gior-nate, sono ripresi i lavori di

manutenzione straordinaria, con la bitumazione completa di alcu-ne strade.

L’opera in questione era infatti cominciata l’anno scorso e pre-vedeva il rifacimento del manto di ben 98 strade; la prosecuzione dell’opera è però rimasta bloccata, lasciando da ultimare 36 strade, attualmente in corso di ripristi-no. Il costo dell’intero intervento ammonta a 750mila euro. I lavori di manutenzione stradale, negli 8 anni di governo Pistilli, come tiene a ribadire l’ex Sindaco, han-no interessato tutte le vie urbane acquavivesi e alcune extraurbane. Due nomi su tutti: Viale Europa e Via Colamonico, che ha previsto anche un esproprio. Il consigliere di minoranza, Pistilli, ricorda che “tutti questi interventi, resi possibili grazie ai fondi dell’avanzo di am-ministrazione, hanno richiesto una

di FRANCESCO LOPUZZO

Dubbi sull’asfalto, censurati gli operai

spesa totale di 5 milioni 744mila 490,36 euro, spalmati in 8 anni. Pra-ticamente una media di 750 mila € annui”.

Se così fosse, si tratterebbe di un fiume ininterrotto di denaro pub-blico che, tuttavia, pare svanire nel-le crepe e nelle buche dell’asfalto. Quello della manutenzione stra-dale costituisce un business molto redditizio, i cui margini di guada-gno oscillerebbero, secondo alcu-ni dati, tra il 12% e il 20%, i più alti tra tutti i settori edilizi.

È ovvio che una torta così golo-sa attiri molti palati. L’ex sindaco di Acquaviva tiene però a rassicu-rare circa la concessione dei co-siddetti “appalti veloci”, quelli in-detti per le emergenze: “Mai fatti, nemmeno per cifre irrisorie” spiega. Resta però sempre il dubbio su come sia possibile che le nostre strade versino in condizioni talvol-ta disastrose, seppur a fronte di in-

genti impegni e sforzi economici. Alcune inchieste sul tema hanno portato a sconcertanti risultati: il dissesto del manto stradale po-trebbe essere dovuto ad un’esecu-zione fallace dei lavori, ordinata dai titolari delle ditte per risparmiare sul materiale e ottenere nuovi ap-palti a seguito dei danneggiamen-ti dell’asfalto.

Abbiamo pertanto incontrato il geom. Oronzo Montrone , della Sez. Urbanistica dell’Ufficio Tecnico di Acquaviva delle Fonti per espor-re i nostri dubbi. Cordialmente ac-colti, il geometra ha precisato che i controlli sui cantieri dell’asfaltatu-ra sono quotidiani e avvengono ad opera dell’ing. Roberto Ruscigno. Abbiamo tentato di rintracciarlo “in loco”, durante l’esecuzione dei lavori, invano. Ci siamo poi recati dal Capo Ripartizione dell’Ufficio Tecnico, Giovanni Di Donna, il quale ci ha messi in contatto con

Giuseppe Santo, Amministratore della S.IP.A. s.p.a., la ditta che ha appaltato i lavori di manutenzione stradale. Gli abbiamo così chiesto la possibilità di fare domande di-rette ai suoi operai, circa eventuali ordini ricevuti riguardo il “modus operandi” da perpetuare durante l’esecuzione della bitumazione. L’Amministratore a tale richiesta ha risposto di no, perché “gli operai non vogliono essere disturbati du-rante la pausa pranzo”.

Ha poi chiesto di prendere visione preventivamente del-le domande, ponendo questa come condizione necessaria per poter incontrare gli operai. Vogliamo rinnovare da queste ri-ghe l’invito ad incontrare diretta-mente i lavoratori della sua ditta, e ci poniamo un quesito: perché questa forma di censura? Speria-mo di poter rispondere in maniera consona nei prossimi numeri.

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

Page 33: Il Territorio N.5

N° 5 - GIUGNO 2010 33

Acquaviva delle Fonti Acquaviva delle Fonti

volti spenti ci parlavano di storie di violenza, povertà, esclusione socia-le; ma soprattutto ascoltare la sua voce, il frutto del lavoro quotidiano di solidarietà e speranza concreta di vita che padre Vilson svolge da quasi trent’anni rivolgendosi ai bar-boni, drogati, prestando particolare attenzione alle giovani generazioni. Ogni anno bambini, adolescenti e giovani rientrano nei programmi educativi e di apprendistato di don Vilson Groh attraverso le ONG con corsi professionalizzanti diretti al mondo del lavoro o alla preparazio-ne universitaria”.

Padre Vilson Groh è un sacerdote impegnato con dedizione, corag-gio e generosità nel campo della giustizia, dell’educazione e della pace; referente del Progetto inter-culturale Aquilone che coinvolge

scuole italiane e brasiliane metten-do in evidenza come sia possibile costruire una società più equa e solidale vivendo rapporti di reci-proca accoglienza e convivenza al di là di ogni barriera; esponente della Teologia della Liberazione ed educatore popolare, vive nelle comunità impoverite alla periferia di Florianopolis dove propone e coordina progetti per l’attuazione effettiva del diritto di cittadinanza per i soggetti esclusi o marginaliz-zati dalla società.

Un’analisi di ampio respiro quella di Vilson che ha toccato argomenti come la globalizzazione, la peda-gogia interculturale, la fede, la soli-darietà e il dialogo interreligioso.

“Il Brasile non è un paese povero, il problema è l’ingiustizia sociale tra il centro e le periferie. La povertà si

Una cartolina per la Fratres. E’ questo il titolo del con-corso grafico ideato dalla

Linfa Giovani nell’ambito delle at-tività per la celebrazione del tren-tennale dell’associazione donatori di sangue di Acquaviva delle Fonti. Il progetto, durato poco più di un mese, si è concluso in questi giorni con la cerimonia di premiazione dei vincitori nelle Presidenze di ciascun istituto scolastico.

“Siamo soddisfatti dei risultati ot-tenuti in questa prima edizione - ri-ferisce il presidente Filippo Tribu-zio - abbiamo voluto coinvolgere gli studenti di quinta elementare dei due Circoli Didattici (1° C. D. plesso De Amicis 50 partecipanti, plesso Luciani 17 partecipanti; 2° C. D. ples-so Collodi 23 partecipanti, plesso A. Moro 18 partecipanti), e di prima, seconda e terza delle due scuole me-die (Giovannni XXIII 60 partecipanti, Lucarelli 48 partecipanti) per un to-tale di 219 elaborati grafici. I disegni diventati ora patrimonio del Gruppo Donatori Sangue Acquaviva saran-no utilizzati dall’associazione per realizzare cartoline postali, coperti-

Gli elaborati premiatiScuola Media Statale “Giovanni XXIII”

1° Posto Armienti Mara 1 E1° Posto Cecere Valentina 2 D1° posto Montenegro Manuela 3 H

Premio menzione speciale: Liuzzi Giuseppe 2 D, Zella Samuela 2 E

Scuola Media Statale “A. Lucarelli”

1° posto Orfino Angelica 1 C1° posto Sorressa Giulia 2 C1° posto Soglia Silvia 3 C

II Circolo Didattico plesso “Collodi”

1° classificato: Esposito Davide, Petrelli Giacomo, Quatraro Francesco della 5 A2° Classificato: Bruno Martino, Ricciardi Gianluca, Scarcella Antonio della 5 B

II Circolo Didattico plesso “A. Moro”

3° Classificato: Marasco Maria Domenica, Losacco Rosanna, Lazzazzara Alessio della 5 A

I Circolo Didattico “De Amicis”

1° Classificato Mancini Martino2° Classificato Lenoci Alice3° classificato Stasolla Silvia

ne di quaderno da distribuire come gadget nelle scuole, il calendario Fratres 2011; prevediamo di orga-nizzare dopo le vacanze estive una mostra di tutti i lavori dei ragazzi, e un annullo filatelico del trentenna-le”.

L’iniziativa si è posta come scopo di sensibilizzare le giovani genera-zioni alla cultura della donazione come segno concreto di attenzio-ne verso l’altro. Donare sangue è un atto non soltanto consapevole

e volontario, responsabile ma an-che gratuito: il sangue è vita e la vita non ha prezzo.

La cultura del dono riesce a rom-pere le maglie egoistiche dell’in-differenza per divenire impegno fondato sul principio della parte-cipazione attiva alla vita sociale. Attraverso gli studenti vogliamo arrivare ai docenti, ai dirigenti sco-lastici e alle loro famiglie per pro-muovere un’azione di sensibilizza-zione di ampio respiro.

Una cartolina per la FratresPremiati gli alunni dei Circoli Didattici e delle Scuole Medie di Acquaviva

di ISABELLA GIORGIO

La “Cartolina” di Giuseppe Liuzzi

Investire sui poveriè una vera ricchezzaVilson Groh, sacerdote bra-

siliano, è stato protagoni-sta di un incontro svoltosi

presso l’auditorium dell’Oratorio di San Domenico, organizzato dal Movimento dei Focolari di Ac-quaviva delle Fonti. Un momento di confronto che ha fatto registrare grande commozione e partecipa-zione di pubblico.

La serata è stata voluta dai co-niugi Conversa, Carlo e Grazia, due medici acquavivesi al servizio degli ultimi nelle favelàs di Floria-nopolis, capitale di Santa Catari-na a sud del Brasile. Il 2010, anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, è per la Chiesa Cattolica l’anno sacerdota-le, “abbiamo voluto invitare padre Vilson Groh nella nostra città per far conoscere i suoi progetti educativi, il suo carisma, il suo attivismo e la sua dolce non violenza, raccontando la nostra esperienza in quella periferia, tra quelle comunità di invisibili i cui

rompe quando si creano dei mec-canismi che sviluppano la capacità dell’inserimento dell’altro in una di-mensione di cittadinanza attiva; è importante considerare l’altro parte di me, parte del divino, per questo non possiamo essere indifferenti a nessuno (Teologia della Liberazio-ne); non si può solo rivendicare, è necessario proporre come abbiamo fatto noi - ribadisce don Vilson Groh - mostrando concretamente che l’in-vestimento sociale è fondamentale per il recupero della dignità umana, porre fine alla violenza creando spa-zi concreti e una rete; investire sui po-veri è ricchezza; il dialogo con l’altro è fondamentale, deve essere amoro-so. Dobbiamo imparare a vivere con poche cose, costruendo una scala di valori che recupera l’altro come essere umano che ha diritto proprio quanto me; lavorare con le differen-ze senza cancellarle, nel pluralismo e con l’intercultura”.

Isabella Giorgio

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N° 5 - GIUGNO 201034

La lunga estate caldadel Vespa Club Acquaviva

di FRANCESCO LOPUZZO

Quando ci siamo con-gedati, a febbraio, ci promisero che avreb-

bero fatto parlare nuovamente di loro. A distanza di mesi hanno ampiamente onorato la promes-sa. I componenti del Vespa Club di Acquaviva delle Fonti, infat-ti, tornano alla ribalta grazie, so-prattutto, alla loro voglia di fare, senza mai fermarsi, divertendosi tutti insieme.

Con l’arrivo della bella stagio-

Associazione Sportiva Vespa ClubPresidente MASTROROCCO AgostinoVice Presidente CATALANELLO TommasoConsigliere Segretario CASSANO EustachioConsigliere Tesoriere TRIBUZIO DomenicoConsigliere BARTOLOMEO Giustino

SCOPO SOCIALEFormare un gruppo di appassionati di Vespe d’epoca e Vespe di ul-tima generazione residenti in Acquaviva delle Fonti, Sammichele di Bari, Casamassima, Gioia del Colle, Santeramo in Colle, Cassano delle Murge, Sannicandro, Santeramo, Adelfia.

SU FACEBOOKE’ presente un gruppo chiamato “Vespa Club Acquaviva delle Fonti”Telefono: 329/2122025Email: [email protected] Mensile: presso il Bar Montazzì, Acquaviva delle Fonti Estra-murali Molignani.Sede: ospitati dalla “Fondiaria-Sai - Divisione Sai”, Acquaviva delle Fonti in Piazza Garibaldi, 48 (giovedì e venerdì dalle ore 18 alle ore 19 previo contatto telefonico).

ne, le Vespe si sono risvegliate dal letargo invernale, “riprenden-dosi l’asfalto, l’aria e il vento”, pa-rafrasando una vecchia canzone degli 883. Guidati dal loro presi-dente Agostino Mastrorocco, i vespisti acquavivesi, ormai saliti a 60 tesserati, si sono resi prota-gonisti di importanti eventi, non solo locali, ma anche a carattere nazionale.

Il 23 maggio, ad esempio, a Taranto, sei componenti del Ve-spa Club Acquaviva delle Fonti hanno partecipato alla Settima

Gimkana Vespistica organizzata dal Vespa Club locale.

Ha fatto seguito la parteci-pazione di tre rappresentanti del gruppo locale, Giuseppe Maselli, Leonardo Signorile e Francesco Morgese, nei giorni 28-29-30 maggio 2010 al “Giro vespistico dei tre mari”, una ma-nifestazione non agonistica che, grazie all’impegno e alla costan-za di Maurizio De Pasquale del Vespa Club Bari e Gianni Mara-sco del Vespa Club Lecce, rievo-ca già da cinque anni quella che

tra gli anni ’50 e ’60 era una vera e propria gara di regolarità su strada, riservata alle Vespe.

L’itinerario prevede che si per-corra in lungo ed in largo il Sud Italia, toccando i mari Tirreno, Io-nio e Adriatico. Una delle tappe del giro, l’ultima precisamente, ha visto interessata proprio Acqua-viva, scelta per rendere omaggio alla nascita del nuovo gruppo ve-spistico. In tale occasione è stato premiato Leonardo Signorile, poiché proprietario della Vespa più antica, una VB1T del 1958. Anche nella successiva “Disfida in Vespa”, evento di caratura na-zionale tenutosi il 6 giugno a Bar-letta, cui hanno preso parte una decina di cittadini acquavivesi, il Vespa Club Acquaviva delle Fonti si è distinto, ottenendo il premio per la Vespa più antica presente alla manifestazione. Questa vol-ta, la targa è andata al Presidente Agostino Mastrorocco, in virtù della sua V1T 125 del 1948.

Vista la carrellata di premi e te-nuto conto che tanti altri eventi e raduni si terranno in questo periodo, è giusto parlare di una “lunga estate calda” del 2010 per il Vespa Club Acquaviva delle Fonti.

Acquaviva delle Fonti

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N° 5 - GIUGNO 2010 35

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Consiglio comunale monotematico approva il documento che stabilisce le linee guida future

Varato il Piano di Gestione

di ROBERTO MASTRANGELO

C’erano anche i rappre-sentanti del Consiglio Comunale dei ragazzi

in piazza D’Annunzio, in pieno Rione Monti, per dire la loro sul nuovo Piano di Gestione del sito Unesco.

Una presenza non soltanto simbolica, ma anche sostanziale, quasi a voler sottolineare come il Piano, che finalmente dopo una lunga gestazione trova la luce, sarà il documento guida per le prossime generazioni per quanto riguarda lo sviluppo armonico e sostenibile non soltanto del patri-

monio artistico storico e culturale di Alberobello, ma anche dell’in-tera cittadina, in maniera coordi-nata con le esigenze di vincolo e di gestione volute dall’Unesco.

La necessità da parte dei siti iscritti nella World Heritage List dell’Unesco di dotarsi di un Piano di Gestione nasce, infatti, da una richiesta ufficiale dell’organismo internazionale, che raccomanda l’adozione di questo documento per definire e programmare in-terventi sul sito in modo da man-tenere nel tempo l’integrità dei valori che ne hanno consentito l’iscrizione alla Lista e tramandar-la, intatta, alle generazioni futu-

re.Il “Piano di gestione del sito

UNESCO di Alberobello” è stato realizzato, su incarico del Comu-ne, da SiTI – Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’In-novazione. La sua redazione ha richiesto circa due anni di lavoro, e finalmente adesso ha visto il suo punto di arrivo, anche se sarebbe più esatto dire “di partenza”.

Sono cinque le principali dire-zioni verso cui si muove il Piano di Gestione. Innanzitutto la cono-scenza, con un censimento pun-tuale dei trulli anche nelle aree rurali e non Unesco, insieme allo studio dei flussi turistici e ad ana-

lisi di supporto alla realizzazione del nuovo Pug.

Per quanto riguarda la conser-vazione ci sarà la pedonalizza-zione di Piazza XXVII Maggio, un bando con contributi per la so-stituzione di porte non originali dei trulli e un complesso lavoro di riqualificazione urbana dei rioni monumentali.

Si tratta poi anche della valoriz-zazione culturale ed economica dell’intero sito, sia attraverso l’ab-battimento delle barriere architet-toniche nelle zone monumentali che l’incentivazione al recupero delle unità abitative abbandona-te, oltre all’incremento dell’offerta turistica. Inoltre verranno espleta-ti studi di fattibilità per la realizza-zione di un terminal turistico.

Quinto aspetto considerato dal piano, infine, è quello della comunicazione. Verrà creato un prodotto multimediale per la di-vulgazione del sito Unesco, verrà fatta promozione nelle scuole e verrà potenziata la cartellonistica stradale.

Un progetto ambizioso e com-plesso nel suo insieme, che ades-so dopo l’avvio formale dovrà trovare una serie di elementi di attuazione e concretizzazione per cercare di rilanciare l’intera Albe-robello.

Un patrimonio che non solo è culturale e storico, ma che deve trovare anche sbocchi economici e lavorativi.

Alberobello Alberobello

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Un suicidiosolo annunciato

Lunedì 7 giugno dalle ore 12.30 alle ore 14.30 il panico si è impossessato di questa cittadina. Una famiglia albero-

bellese ritrova in casa una lettera scritta dalla propria figlia maggiorenne, che minacciava di suicidarsi per motivi ignoti. La ragazza, per giunta, non si era presentata al suo posto di lavoro.

Subito la denuncia alla locale caserma dei Carabinieri, che attivavano le ricerche. Il Co-mandante della locale Stazione, Maresciallo Antonio Lategana, ed i suoi uomini hanno messo in moto una imponente macchina or-ganizzativa facendo giungere un elicottero da Bari che controllava la zona dall’alto. Han-no richiesto l’unità cinofila dell’Arma esperta nelle ricerche delle persone scomparse con un nutrito numero di uomini. Hanno, altresì, allertato la locale associazione di protezione

civile, (SER Alberobello), i Vigili Urbani e tanti volontari. Un eccellente coordinamen-to tra i vari uomini, operato dal comandante Lategana, che ha disposto il personale a sua disposizione in diverse zone della città e zone limitrofe, alla disperata ricerca della ragazza. Sono stati fatti rallentare i treni della Sud-Est, da e per Alberobello, i quali procedevano a passo d’uomo per scongiurare un ipotetico tentativo di suicidio sui binari. I passeggeri presenti sul convoglio non capivano i motivi per i quali si procedesse così lentamente. Il pensiero comune era rivolto alle inefficienze che spesso colpiscono le nostre ferrovie; altri pensavano ad un guasto al treno oppure ai binari e, quindi, ad una opera di manutenzio-ne. Insomma, iniziavano a fioccare le proteste contro l’ennesima disfunzione dei treni della Sud-Est. Niente di tutto questo, gli utenti han-no dovuto ricredersi perché quel disagio era dovuto al fatto che una cinquantina di perso-ne era impegnata a trovare una ragazza che aveva annunciato il suicidio.

Due ore massacranti di ricerche, piene di

ansia e preoccupazione, che hanno avuto come epilogo un lieto finale, come in un film di avventura. La ragazza è stata ritrovata sana e salva dai cinofili e condotta dai propri ge-nitori che l’hanno abbracciata lasciando alle spalle il terrore e la disperazione delle due ore trascorse in un’affannosa ricerca.

Un’avventura finita bene grazie all’aiuto dei militari dell’Arma, dei numerosi volontari e soprattutto dei passeggeri dei treni della Sud-Est che, appresa la notizia, si sono ricreduti sulla inefficienza della Sud- Est, anzi hanno apprezzato non solo l’efficienza, ma soprat-tutto il lavoro svolto dal personale del treno che non è stato attento a non diffondere su-bito la notizia in modo da non creare panico tra i passeggeri oltre a non creare intralcio alle operazione dei militari.

Resta, in ogni caso, il mistero su un tenta-tivo di suicidio annunciato, su uno stato di disagio sociale che emerge di tanto in tanto e che meriterebbe ben più di qualche appro-fondimento.

Giuseppe Ricci

Alberobello Alberobello

Sei suicidi in poco tempo impongono interrogativi sulla qualità del vivere

come questa, la cultura, l’associa-zionismo, sono un valido antidoto per tenere viva una comunità. Un certo fermento culturale esiste.

Vi sono cultori della storia loca-le, si pensi ad Angelo Martellotta, che hanno prodotto una certa do-cumentazione sul culto dei Santi Medici. C’è Gino Angiulli, recente-mente scomparso, che si è distinto

per diverse analisi in merito all’ori-gine dei trulli, approdando ad una revisione storica.

A dire il vero, certe tesi espo-ste sono seducenti. Giorgio Cito, anch’egli di recente scomparso, era da sempre un raffinato e geloso custode di storia locale, essendo egli in possesso di una vasta do-cumentazione cartacea, con un

imponente archivio. La stessa fa-miglia dei conti Acquaviva, eredi dinastici dell’antico feudatario, at-tuali marchesi Carignano, sembra siano giunti in possesso dell’intero archivio relativo alla loro casata di Conversano. Il particolare è che su questi tesori culturali di valore ine-stimabile per una comunità, hanno messo gli occhi i privati che, spes-so, non si sa bene a quale titolo si interessano.

Ma il Comune, come istituzione, non sembra intraprendere iniziati-ve che conferiscano valore alla pro-pria storia. Un popolo deve essere fiero della propria identità, altri-menti si sente apolide. L’adesione all’Unesco comporta di per sè una serie di atti consequenziali.

Del resto, è un intero territorio che va studiato, analizzato. Un in-tero comprensorio. Diverse realtà comunali dovrebbero, insieme, va-lorizzare la propria identità. L’iscri-zione all’Unesco, senza una logica più ampia, serve a poco. Se ci sono storici e cultori delle tradizioni, le istituzioni devono fare leva sui loro sacrifici.

Lo stesso Statuto del comune, approvato nel 1991, reca una serie di indicazioni in tal senso.

Tutto disatteso. Non si tratta unicamente di ali-

mentare il commercio. Se l’unico obiettivo è il denaro, costi quel che costi, come metro e misura della verità, tutto si inaridisce. Compre-so il senso della esistenza.

S.R.

Sei suicidi nel giro di pochi mesi. Da non credere alle proprie orecchie. Ma cosa

succede ad Alberobello? Un males-sere, un disagio sociale alligna nel profondo? Si tratta di giovani. Se un ragazzo, nel fulgore dei propri anni e delle proprie forze fisiche e psichiche, si autodistrugge, c’è qualcosa che non va.

Un Comune di poco più di 10mi-la abitanti, si trova proiettato in una realtà turistica importante, grande, come quella derivante dall’ade-sione all’Unesco. Forse, si tratta di qualcosa di più grande rispetto alle proprie stesse capacità. C’è una sperequazione, forse, tra obblighi, doveri e diritti che comporta l’inse-rimento di questa comunità in un contesto così importante rispetto al quale la realtà sociale, economi-ca e culturale è sottodimensionata. Oggi, mostra un fianco scoperto. Abbiamo cercato di capire come si vive, oggi, ad Alberobello, esclu-dendo sia il catastrofismo, il pessi-mismo inconcludente che l’imma-gine positiva di maniera, retorica, da cartolina illustrata. In situazioni

Allarme!Cosa c’è che non va?

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N° 5 - GIUGNO 201038

Il sedicente santone operava in contrada “Pudicino”

Condannato un falsosacerdote col “vizietto”

di GIUSEPPE RICCI

Condannato alla pena di due anni e sei mesi di reclusione per violenza

sessuale aggravata nei confronti di minori e sostituzione di perso-na un falso sacerdote e santone pedofilo. Angelo Maurizio Chi-riatti, 54-enne salentino, si faceva chiamare “Padre Pietro Maria”. Il Gup del tribunale di Bari Giusep-pe De Benedictis ha condannato l’uomo anche al risarcimento del danno alle parti civili fissando una provvisionale di 40 mila euro.

I FATTI

Il falso sacerdote aveva fondato la comunità “Missionari di nostra Signora della cava”, nella quale ac-coglieva durante le ferie estive figli

minorenni di famiglie indigenti.Il falso prete è stato smaschera-

to e arrestato nel febbraio 2009 da agenti della squadra mobile della Questura di Bari, fu accusato, dal pm inquirente Lydia Deiure, di cinque presunti episodi di abusi sessuali su minorenni, e precisa-mente su un bambino di 10 anni, due ragazzini entrambi quattor-dicenni e infine altri due giovani di 16 e 17 anni. Questi episodi, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip, sarebbero av-venuti nell’estate 2008, nelle due strutture in cui egli “operava”, ed esattamente fra la Terra di Bari (Al-berobello) e il Brindisino (San Pie-tro Vernotico).

Stando alla tesi della Procura di Bari, Chiriatti si sarebbe fatto affi-dare i cinque ragazzini da famiglie indigenti, in parte imparentate

Chiriatti nel suo sito in-ternet, ancora attivo, sostiene di essere stato

«ordinato sacerdote l’8 settem-bre 1990 a Roma dall’arcivesco-vo Giovanni Enrico Boccella.

Viveva da decenni di truffe e camuffamenti, abusando della credulità popolare, spaccian-dosi per un “santone” che fa guarigioni, indossando gli abiti talari, celebrando messe e im-brogliando benefattori che lo contattavano tramite il suo sito internet, dove ci sono anche foto che lo ritraggono in udien-za dal Papa. E’ fondatore della comunità dei “Missionari di no-stra Signora della Cava”. Secon-do Chiriatti, scopo della comu-nità è «la divulgazione del culto al Cuore Immacolato di Maria, ed il Messaggio della Divina Misericordia”. Le opere di carità - continua – sono rivolte ai più bisognosi (drogati, ex-carcerati, anziani, ciechi) e sono svolte dai missionari della Madonna della Cava. Nella casa-chiesa fondata dall’uomo, ugualmente a quella in cui era ospite ad Alberobello (nella foto), ogni giorno si reci-tavano le preghiere, il rosario, la Santa Messa funzioni varie. Simbolo di appartenenza alla comunità – si legge sempre nel sito – “è una tunica bianca con cappuccio e mantella ai fianchi, un cordone celeste con Rosario e al petto l’emblema del Cuore Immacolato di Maria”. Alle per-sone, “padre Pietro Maria” mo-strava la statua di una Madonna che – secondo quanto asseriva lo stesso “santone” - versava la-crime - e un quadro della Ma-donna che, baciandolo, dava guarigione.

Chi è Chiriatti

fra loro, e poi avrebbe abusato di loro, anche pagandoli, a seconda delle prestazioni, con somme fra i 5 e i 20 euro.

L’accusa di sostituzione di per-sona, ipotizzata dall’ufficio inqui-rente, farebbe riferimento al fatto che egli non sarebbe in realtà un vero sacerdote.

Il falso prete è stato tradito dal-la troppa audacia: ha chiesto in affidamento ai servizi sociali un ragazzo 14enne, poi risultato sua vittima. Le indagini sono state av-viate dopo che lo stesso Chiriatti aveva rivelato nel 2008 ad un’as-sistente sociale, che il 14enne, gli aveva detto, durante la confessio-ne, di essere stato violentato dal padre e dal fratello maggiorenne.

Il santone avrebbe inoltre detto, sempre all’assistente sociale, che il 14enne gli era stato affidato dalla famiglia, sia per sottrarlo alle vio-lenze, sia perché voleva prendere i voti.

L’indagine si è basata sul rac-conto dei cinque minorenni, che hanno confermato invece al pm di aver subito violenza sessuale sola-mente da Chiriatti, nell’estate del 2008, e di aver dovuto compiere reciprocamente atti di violenza sessuale.

I quattro fratelli nulla hanno detto al magistrato delle presunte violenze sessuali subite in fami-glia.

I precedentiNel 2000 era stato arre-•

stato e poi assolto, per non aver commesso il fatto, dal Tribunale di Lecce per violenza sessuale.

Nel 2001 l’uomo era sta-•to denunciato dai carabinieri per usurpazione di titolo ecclesiasti-co.

Nel 2007 invece era sta-•to condannato per turbamento di funzione religiosa in una chie-

sa di San Pietro Vernotico e per aver strappato i manifesti fatti affiggere sui muri dalla Diocesi di Lecce con i quali la gente ve-niva avvisata del fatto che Ange-lo Maurizio Chiriatti non era un prete.

Nel 2008 risultava nei •suoi confronti una sentenza di condanna passata in giudicato della Corte d’Appello di Lecce per atti di libidine e violenza per fatti avvenuti nell’89.

G.R.

Alberobello

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N° 5 - GIUGNO 2010 39

Alberobello

Per l’Hotel dei Trulli chiesti milioni di euro per la manutenzione straordinaria

Farace bussa a denaridi VALENTINO SGARAMELLA

L’Hotel dei Trulli nasce con un contratto sottoscritto dall’Ept, ente locatore, e

Luigi Farace, autentico iniziatore dell’attività. L’Hotel inteso come esercizio concreto dell’attività al-berghiera, è una creatura dell’attua-le presidente della Camera di Com-mercio di Bari.

Nel 1970, nascono le Regioni. In-torno alla metà degli anni ‘80, l’Ept propone un ricorso al Tribunale ci-vile di Bari. Cosa chiede? Dopo un trentennio di gestione, l’ente turi-stico vanta una sua proprietà sulla struttura, per usucapione. Esso ri-tiene di avere acquisito titolarità ad essere proprietario dell’Hotel. Nel 1992, cessa la sua attività la Cassa del Mezzogiorno.

Tutto ciò che è stato realizzato grazie ad un finanziamento della Cassa viene trasferito, ope legis, alla regione Puglia. Tra questi, anche l’Hotel dei trulli. La Regione ha un vincolo, però. E’ obbligata a destina-re la struttura alberghiera ai vecchi titolari della concessione e del fi-nanziamento ottenuto per la edifi-cazione. In questo caso, il Comune. Quindi, l’albergo diviene nei fatti di proprietà del Comune, che lo riceve dalla Regione. Nel ricorso intentato

dall’Ept presso il Tribunale civile, il Comune, vecchio concessionario ed acquirente dei suoli su cui l’albergo è sorto, si costituisce in giudizio. Si costituisce anche il Ministero, su-bentrato alla Cassa. La Regione, invece, rinuncia ad avvalersi di tale facoltà. La causa si protrarrà per 20 lunghi anni.

Tale ritardo blocca il trasferimen-to della proprietà dell’Hotel dalla Regione al Comune. Infatti, la Regio-ne attende di conoscere se vi sia o meno diritto all’usucapione da par-te dell’Ept; solo dopo una sentenza passata in giudicato, la Regione po-trà adempiere ai suoi doveri.

Una posizione inconcepibile, in quanto il trasferimento era stato deciso per legge, non da volontà politiche che, secondo qualcuno, si sarebbero poste di traverso al trasferimento al Comune. Dopo 20 anni, giunge la prima sentenza.

E siamo ai giorni nostri. Il Magi-strato rigetta, ritenendola priva di fondamento, la pretesa di usucapio-ne da parte dell’Ept. Quest’ultimo ricorre in Appello, ma la seconda sentenza è identica alla prima. Ulte-riore ricorso in Corte di Cassazione.

Il Comune continua ad avere ra-gione, nel senso che l’Ept non ha diritto ad avvalersi dell’usucapione. Vi è un secondo ricorso in Cassazio-ne. Ulteriore conferma. Lasciamo immaginare al lettore il costo di tali contenziosi, per il Comune. Al punto che attualmente è in corso una causa, a latere, che il Comune ha intentato contro i propri stessi legali che avrebbero preteso par-celle fin troppo onerose. In ogni caso, dopo 6 giudizi, che avrebbero sfiancato anche un cavallo da trotto, finalmente il Comune chiede alla re-gione Puglia il rispetto della legge. L’Hotel dei trulli, diviene di proprie-

tà comunale. Questo passaggio ne trascina un

altro. C’è un contratto di locazione vigente con Farace. Sembra che un mese prima dell’avvenuto trasferi-mento della struttura al Comune, il contratto sia stato prorogato, me-diante transazione.

E qui, fioccano illazioni, ipotesi, in-terrogativi. Il contratto di locazione è prorogato sino al 2017. Appresa la notizia che il locatore è cambiato, Farace comunica al Comune, in qua-lità di nuovo proprietario, di vantare delle somme per lavori effettuati nell’ambito di una manutenzione straordinaria dell’Hotel.

Secondo Farace, la manutenzio-ne spettava al locatore precedente. Non avendo ottemperato, sarebbe stato lo stesso Farace a sopportare le spese. Milioni di euro, che Farace pre-tende oggi dal Comune. Alberobello rischierebbe seriamente il dissesto finanziario. Come andrà a finire?

Questo è quanto conosciamo di questa vicenda finora. Ma siamo cer-ti che siamo solo alla prima puntata di una nuova telenovela.

Che aspetta, allora, l’Amministra-zione comunale, a mettere in vendita l’Hotel e a fare cassa? Non è un bene di prima necessità o di pubblica uti-lità. Un’offerta così succulenta vedrà Farace “fare carte false” per comprare l’immobile.

Farace ci penserà due volte a pri-vatizzare gli utili e a socializzare le perdite.

Non è che sotto sotto c’è già un ac-cordo? Occhio!

Una breve storiadella struttura

L’Hotel dei trulli, per quanto strano possa sembrare, non nasce in quan-to Hotel. L’idea primigenia è quella

di dare vita ad una borgata residenziale, ad Alberobello.

Questo è il progetto che, nel lontano 1953, viene ammesso a godere dei finanziamenti di quella che, all’epoca, si chiama Cassa del Mez-zogiorno. L’Italia è da poco fuoriuscita, scon-fitta, da un conflitto bellico che l’ha devastata sul piano materiale ed economico ed umiliata dinanzi al consesso internazionale. E’ in atto una nuova strategia.

Ci si avvia verso un boom economico che progressivamente concentra le ricchezze nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova, vera cassaforte del sistema Italia, lasciando al Sud come unica possibilità di riscatto cliente-le ed assistenzialismo. La Cassa si rivela, nel

corso dei decenni, essere uno di questi formi-dabili strumenti. Ma gli intenti con cui sorge sorta sono certamente nobili. La provincia di Bari acquista un nugolo di trulli in via Monte Nero, nel rione “Monti”. Ai proprietari e resi-denti in quei trulli, viene proposto di trasferir-si all’interno di questo nuovo borgo residen-

ziale in progetto. La Provincia, dopo l’acquisto, cede il gruppo

di trulli al comune di Alberobello che, di fat-to, diviene concessionario del finanziamento ottenuto dalla Cassa del Mezzogiorno. Gli ex proprietari dei trulli di via Monte Nero non manifestano, però, intenzione di trasferirsi in questo nuovo borgo. La maggior parte di essi addirittura va a vivere in un’altra abitazione. Viene bandita una regolare gara d’appalto. Il borgo viene edificato.

Avviene un collaudo. A quel punto, la do-manda è: cosa farne? Il Comune, d’intesa con l’allora Ente Provinciale del Turismo (Ept) propone alla Cassa del Mezzogiorno, la con-versione di quell’agglomerato di trulli in una struttura di tipo alberghiero. L’Ept si candida ad essere gestore della nuova struttura alber-ghiera, non rientrando tale compito in quelli annoverati da un Comune. Nasce così il nuo-vo “Hotel dei Trulli”.La struttura alberghiera diviene in breve tempo meta prescelta di un turismo d’elite, di classe.

V.S.

Page 40: Il Territorio N.5

N° 5 - GIUGNO 201040

Occasione di sport e so-cializzazione. Nella VII Giornata nazionale

dello sport bambini, ragazzi e amatori hanno potuto testare le proprie capacità sportive, misu-randosi in numerose discipline: dal basket al volley, dal minicalcio al tennis, ed infine a cura dell’ ASD Taekwendoo alla dimostrazione di arti marziali.

Insomma una vera e propria full immersion nello sport con l’assi-stenza di tecnici qualificati, che si è tenuta nel campetto di Pudicino e nell’adiacente palestra scoperta della scuola primaria La Sorte.

Il Comune di Alberobello è stato tra i 24 che hanno aderito alla Gior-

Tra queste annoveriamo l’asso-ciazione Podistica di Alberobel-lo, l’A.S.D. Volley 99 Alberobello, l’A.S.P. Living, l’A.S.D. Spes, ASD Alberobello Calcio, ASD Valley Sporting Club Alberobello, ASD

Nei giorni scorsi, in con-comitanza con la chiu-sura dell’anno scolastico

e l’inizio della stagione estiva, il circolo didattico Morea di Albe-robello ha organizzato la manife-stazione comunale “Giocando Fra i Trulli - 4° edizione”, che conclude l’attività motoria che lo stesso cir-colo didattico ha svolto nel corso dell’anno scolastico 2009/10.

La manifestazione è coincisa con la 8° edizione del progetto Gio. Mo. Vi. (Gioco, movimento, vita) proposto dall’Ufficio Scola-stico Regionale “Educazione Fisica Motoria e Sportiva” che vede come coordinatore Marino Pellico.

Il fine della manifestazione è quello di “potenziare l’attività motoria nella scuola primaria”,

così come proposto dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Il Responsabile Didattico del circolo Morea, Stefano Totaro ha aderito a questo progetto, vista l’importanza e lo spessore cultu-rale, sportivo e sociale della mani-festazione.

Presenti alla manifestazione, oltre al dirigente scolastico, an-che il consigliere regionale Figc Lnd, Mimì Pugliese, il presidente provinciale del Coni, Eustacchio Lionetti, e l’assessore allo sport di Alberobello Vito Carparelli.

Alcune associazioni sportive locali hanno dato la loro disponi-bilità all’organizzazione di questa manifestazione affiancando gli insegnanti di motoria dei plessi Morea, La Sorte e Trevisani.

‘Giocando tra i trulli’ alla quarta edizioneManifestazione per gli alunni delle scuole cittadine

La settima GiornataNazionale dello Sport

Freestyle, hanno curato le disci-pline sportive (corsa, pallamano, ciclismo, minivolley, minicalcio, ecc.) inserite nella manifestazio-ne.

Giuseppe Ricci

nata dello sport indetta dal Coni, tanto che il presidente regionale, Elio Sannicandro, durante la pre-sentazione ufficiale della manife-stazione nella Sala consiliare della Provincia, alla presenza del vice-presidente con delega allo Sport Nuccio Altieri, e del presidente provinciale del Coni, Eustacchio Lionetti, ha ribadito che “è la par-tecipazione di tanti mini-atleti alla manifestazione è il miglior spot pro-mozionale per avvicinare all’attività sportiva i più piccoli, che rimangono il principale target delle istituzioni e del Coni”.

Alla fine della manifestazione discorsi di ringraziamenti da par-te del consigliere regionale FIGC LND Mimì Pugliese in veste di de-legato Coni, e dell’assessore allo sport Vito Carparelli che hanno ringraziato le società sportive che hanno dato la disponibilità all’or-ganizzazione della manifestazio-ne e tutti i bambini e ragazzi che vi hanno partecipato; un gadget per tutti, oltre al sorteggio di alcu-ni premi, messi a disposizione di alcune società sportive, per tutti i partecipanti.

Giuseppe Ricci

sport - Alberobello

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N° 5 - GIUGNO 2010 41

L’ASD Alberobello calcio conclude l’attività spor-tiva 2009/2010 con due

trasferte in Abruzzo ed in Cala-bria. Le categorie “Giovanissimi” e “Allievi” hanno partecipato ad un torneo internazionale a Rose-to degli Abruzzi.

Un’esperienza indimenticabile per i ragazzi di mister Nicolò Gre-co e mister Martino Girolamo perché oltre alla competizione sportiva si aggiunge la vacanza in luoghi di villeggiatura al mare, un mix tra sport e divertimento.

Il gruppo era formato da circa 50 persone tra ragazzi accom-pagnatori e genitori. Al torneo hanno partecipato squadre del

Belgio, del Guatemala e Francia, oltre a molte squadre provenienti da molte regioni italiane.

Su 80 squadre partecipanti la compagine alberobellese si è aggiudicato il premio Fair Play (una rosa d’argento) assegna-to al tecnico Ilario Smaltimo di Locorotondo, in forza all’ASD Al-berobello, per aver dimostrato, durante tutta la manifestazione, correttezza e lealtà sportiva nei confronti degli avversari.

“Un premio che ci onora e ci sti-mola a fare sempre meglio”, sono state le parole del tecnico al rice-vimento del premio.

“Questi sono gli insegnamenti che tutti quanti devono dare ai ra-

gazzi in una fase delicata della loro crescita”.

“Sono onorato di ricevere questo premio -continua mister Smalti-no- perché corona quanto detto e auspicato dalla società ad inizio di campionato e cioè quello di per-seguire prima di tutto il fair play e dopo i risultati sportivi. Questo premio vorrei condividerlo con tutti i mister del settore giovanile dell’ASD Alberobello, perché tutti insieme abbiamo centrato l’obbiet-tivo di inizio campionato. Grazie anche alla società che ci ha messo nelle condizioni di poter lavorare in tutta tranquillità con dei collabora-tori e dei ragazzi eccezionali”.

Giuseppe Ricci

Due tornei giovanili hanno concluso l’attività sportiva 2009/2010 della società calcistica

Asd Alberobello in trasferta

Ilario Smaltino

I pulcinia Scalea

L’ultimo impegno sta-gionale dei piccoli im-pegnati nella categoria

“Piccoli amici” e “Pulcini” è stato la partecipazione ad un torneo organizzato dalla TNM Group nel paesaggio della “Ri-viera dei Cedri”, in Calabria. La compagine, partita con il pul-lman della società, era compo-sta sia dagli atleti che da molti genitori al seguito, che hanno dato una mano a tutta l’organiz-zazione.

I ragazzi di mister Piero San-toro e Tony Palmisano hanno dato spettacolo dimostrando quanto di buono hanno impara-to durante la stagione sportiva alla scuola calcio, ottenendo dei risultati di tutto rispetto. Nume-

rosa è stata la partecipazione dei genitori che hanno raggiunto i propri figli nel weekend, dove hanno potuto apprezzare l’ago-nismo dei propri figli in un tor-neo con squadre provenienti da varie parti d’Italia, nel massimo della correttezza e del fair play.

Oltre al calcio i ragazzi hanno potuto apprezzare il paesaggio stupendo della Calabria con le montagne da una parte e un mare cristallino dall’altra; la pi-scina dell’albergo dove erano ospitati non ha avuto un mo-mento di tregua.

Alla fine della manifestazione qualche lacrimuccia è scappata o per un rigore sbagliato o per un gol non parato, ma tutto sommato nel viaggio di ritorno nel pullman si è alzata una voce corale ed univoca dei ragazzi che diceva “Cara Scalea ci vedia-mo l’anno prossimo”.

Giuseppe RicciIn alto il gruppo dei Pulcini in trasferta a Scalea e due fasi di gioco e divertimento

La formazione Giovanissimi. A destra alcuni Allievi entrano sul terreno di gioco

sport - Alberobello

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N° 5 - GIUGNO 201042

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N° 5 - GIUGNO 2010 43

I dati del’AAMS rilevano una crescita del 22% rispetto allo scorso anno. Ogni mese spesi oltre 250 milioni

Agli italiani piace molto giocareon-line, calo del “gratta e vinci”

(760.252 euro). Infine, il bingo on line conse-

gue, nel quinto mese completo di offerta, una raccolta di 11.732.87 euro (+12,4% rispetto ad aprile), che ne consolida il terzo posto tra le categorie di giochi a distanza più popolari in termini di raccol-ta. In generale, ancora una volta, si conferma l’orientamento delle preferenze del pubblico sulle due categorie più popolari (giochi di abilità e scommesse sportive), che insieme rappresentano, a

maggio, ben il 93,4% della rac-colta a distanza e che meglio si prestano alla fruizione “on line”.

Questa la semplice analisi nu-merica. E’ indispensabile, tutta-via, ricordare che il gioco può portare anche a fenomeni di di-pendenza, e che bisogna sempre usare morigeratezza e consape-volezza nello spendere cifre che, anche se on-line, non sono affat-to virtuali e che, in qualche caso, hanno alleggerito e non di poco, i portafogli degli italiani.

Una leggera flessione ri-spetto al mese di aprile, ma un trend più che po-

sitivo rispetto allo scorso anno. Agli italiani, dati alla mano, piace il gioco e la scommessa on-line. Di tutti i tipi.

Dai dati presentati dall’AAMS sulla raccolta dei giochi a distan-za il mese di maggio, con 411 milioni di euro, ha presentato un calo della raccolta del 6,5% rispetto al mese precedente, at-testandosi su di un +22,2% ri-spetto al maggio 2009. La media giornaliera è stata di 13,3 milioni di euro. La raccolta di giochi di abilità si è attestata a 284 milio-ni di euro, con una media gior-naliera di 9,2 milioni di euro (in crescita rispetto ai 9,1 milioni di aprile). La raccolta complessiva di gioco a distanza ha dunque fatto segnare un –6,5% rispetto al mese precedente e un +22,2% rispetto a maggio 2009. Conside-rando i primi cinque mesi dell’an-no complessivamente, la crescita è del 45,1% sullo stesso periodo del 2009.

La raccolta di scommesse spor-tive on line, come detto, è scesa del 28,7% rispetto al mese prece-dente e del 17,4% rispetto a mag-gio 2009. La quota di scommesse sportive giocate on line rispetto a quelle giocate “a terra”, dopo il massimo di aprile, è tornata sui livelli medi del 2010 (31,4%). Per il sesto mese consecutivo, la raccolta dei giochi di abilità ha continuato a presentare volumi superiori ai 250 milioni di euro, ed a maggio la media giornaliera si è mantenuta al di sopra dei 9 milioni.

Questi dati fanno prefigurare una raccolta per il 2010 superiore ai 3 miliardi di euro, anche se an-drà verificato nel corso dell’anno l’impatto dei nuovi giochi a di-stanza, previsti dal decreto legge 28 aprile 2009, n. 39 (quali il poker in modalità “cash”), che verranno

introdotti nei prossimi mesi. Passando ai restanti giochi a

distanza, la raccolta dei concor-si pronostici e dei giochi “Big” è continuata a calare sensibil-mente (251.182, –8,8% rispetto al mese precedente, –40,1% ri-spetto a maggio 2009). La raccol-ta on line dell’ippica nazionale, internazionale ha registrato una lieve diminuzione rispetto all’an-no precedente (2.440.250 euro, +4,8% rispetto ad aprile, –3,6% rispetto a maggio 2009).

La raccolta di “Gratta e vinci” è ancora in calo (4.828.543 euro, –15,2% rispetto al mese prece-dente, –16,7% rispetto a maggio 2009). La raccolta on line del gio-co del “Superenalotto”, del “Su-perstar” e del “Win for life”, grazie all’avvio dell’offerta di quest’ulti-ma modalità di gioco, si è mante-nuta sopra la soglia di 1,5 milioni, raggiungendo quota 1.672.142 euro (–12,2% rispetto ad aprile). Anche a maggio, la raccolta del “Win for life” (911.890 euro) ha superato ampiamente quella di “Superenalotto” e “Superstar”

Donare il sangue,un gesto d’amore

Donare il sangue significa compiere un atto di amore assoluto, disinteressato e gratui-to, che permette a chi ne ha bisogno, a chi

senza quel sangue probabilmente non potrebbe vi-vere, di ricevere un dono preziosissimo. Pensiamo a quanti trapianti, a quanti interventi oncologici si fanno, a quante persone sono guarite dalla leuce-mia. E pensiamo a quelle stesse persone e a cosa avrebbero potuto fare senza le donazioni di san-gue.

Ma donare il sangue, come ha ricordato Giaco-mo Lucarelli, ematologo, in un recente convegno a Gioia del Colle organizzato dalla Fidas, è un grande atto egoistico. “Quante malattie oggi vengono cu-rate grazie alle trasfusioni? In quanti casi possiamo garantire ai nostri pazienti cose che senza donazio-ni di sangue non potremmo? Basti pensare alle ope-razioni alle anche e a cosa significano”.

“Il donatore oggi sta bene, e proprio grazie al suo

dono viene monitorato. Ma chi ci dice che, un do-mani, non possiamo essere proprio noi ad aver bi-sogno di sangue?”

“Ecco perchè - prosegue Lucarelli - è fondamenta-le lavorare sulla cultura della donazione”.

Nel corso del dibattito abbiamo chiesto a Maria Stea, presidente della sezione gioiese della Fidas, perché è importante donare sangue?

“E’ importante perché la trasfusione è l’unica tera-pia possibile, spesso, per salvare una vita. E’ neces-sario che i donatori aumentino, anche perché negli ultimi anni sono aumentate le esigenze trasfusiona-li, ci sono i trapianti, gli interventi dei malati oncolo-gici e la loro sopravvivenza necessita di trasfusioni. Prima di leucemia si moriva, ora no, e far vivere un leucemico significa fare tantissime trasfusioni”.

In estate le richieste di sangue aumentano. E’ im-portante, dunque, recarsi presso uno dei tanti centri di raccolta, o avvicinarsi alle associazioni che ope-rano nel settore, con convinzione. Magari il giorno prima di partire per le proprie meritate vacanze. Sarebbe davvero un bel gesto, e faremmo del bene agli altri e a noi stessi.

Roberto Mastrangelo

di ROBERTO MASTRANGELO

società

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N° 5 - GIUGNO 201044

sistono per lo più in comportamen-ti (appostamenti, corteggiamenti, e-mails etc.) che però spesso sono preludio a qualcosa di più grave.

Non dimentichiamo che ci sono anche altri casi di stalking sebbene, come già detto, in percentuali mi-nori: amanti abbandonate in nome della famiglia, lavoratori licenziati che molestano il proprio datore di lavoro, soggetti che si convincono di avere una relazione con una per-sona spesso del tutto sconosciuta di cui riescono ad avere recapiti e di cui conoscono tutte le loro abitudi-ni, persone che vogliono diventare amici a tutti i costi di qualcuno, fans innamorati che perseguitano un personaggio famoso o comunque casi di stalking che partono da si-tuazioni di conflitto e che diventano una sorta di punizione effettuata in modo lucido e consapevole.

Chi è vittima di queste situazioni, breve o lungo che sia il periodo in cui viene perseguitata, rischia di con-servare a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spes-so diverse e si trascinano per mol-to tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri quadri di disturbo post trau-matico da stress.

Molestatori moderni,si possono fermare!Con l’introduzione del reato di stalking, nuove difese

di ANNALISA VENDOLA

Angoscia, rabbia, follia. Le azioni della vita quotidia-na che diventano un in-

cubo. Paura di svoltare l’angolo, di varcare una porta, di rispondere al telefono.

Col termine inglese stalking si de-finisce la persecuzione perpetrata a carico di una persona con compor-tamenti molesti e ossessivi effettua-ta per lungo tempo con costanza e tenacia che aumentano progressi-vamente.

Pedinamenti, appostamenti, te-lefonate oscene o mute ripetute incessantemente, e-mail a valanga. Spesso la persecuzione assume i toni violenti delle minacce di morte estese anche ai componenti della famiglia della vittima.

Lo stalker compare in ogni luogo frequentato dalla vittima, dai pa-raggi del proprio domicilio, al luo-go di lavoro, dai luoghi di ritrovo al rifugio lontano in cui si è nascosta. A volte la persecuzione si concretiz-za in atti vandalici, scritte sui muri, danneggiamento di beni, sottrazio-ne di oggetti personali. Una atten-zione continua e folle, che cresce ad ogni rifiuto di contatto della perso-na molestata e che mira ad indurre paura e malessere psicologico o fisi-co nella vittima.

La stragrande maggioranza delle vittime di stalking, il 75%, sono don-ne che quasi sempre riportano poi problemi psicologici e relazionali molto gravi. Una ricerca dell’Osser-vatorio Nazionale Stalking ha evi-denziato che la persecuzione avvie-ne nel 55% dei casi nelle relazione di coppia, nel 25% nei condomini, nel 15% sul posto di lavoro, nel 5% in famiglia tra figli, fratelli e genitori. Non esiste un profilo della vittima e nemmeno del molestatore. In realtà lo stalking non è un fenomeno omo-geneo; è praticamente impossibile definire e raggruppare i molestatori assillanti in una categoria precisa né si può dire che gli stalkers sono sempre persone con un disturbo mentale e neanche che c’è una as-sociazione del loro comportamento con l’abuso di droghe o alcol.

Quando lo stalking avviene all’in-terno dei rapporti di coppia, e quasi

sempre è l’uomo che diventa car-nefice, le donne subiscono anche violenza fisica o sessuale ad opera dell’ex partner. Tutto comincia in un rapporto affettivo che sembra nor-male, spesso uomini dolci e premu-rosi, che quasi subito o lentamente cominciano a diventare gelosi, poi possessivi e invadenti. Cominciano a controllare telefoni, borsette, sguar-di, a chiedere il perché di qualche minuto di ritardo. In seguito comin-ciano le scenate, i divieti di uscire, di frequentare gente, di recarsi al lavo-ro. Può capitare inizialmente che la donna sia quasi lusingata da tutta questa attenzione e spesso si rende conto troppo tardi che quel compor-tamento non ha nulla a che fare con l’amore. C’è da dire che il più delle volte si tratta di donne istruite, con una famiglia solida alle spalle (che probabilmente l’ha anche messa in guardia) e ben inserite nel mondo sociale e del lavoro.

Quando poi il carico di divieti e at-tenzioni diventa eccessivo, in molti casi cominciano le violenze fisiche, le minacce, i pedinamenti, la donna cerca di liberarsi di quella gabbia di follia. Così l’uomo amato e amabile diventa un vero e proprio aguzzino e comincia la persecuzione per la rabbia e l’orgoglio ferito di non po-ter essere più il padrone di un’altra persona, per aver perso la prigionie-ra mansueta ed ubbidiente. Come un vero e proprio incubo lo stalker riesce ad essere in ogni luogo, dietro ogni angolo, riflesso in ogni vetrina. Gli squilli incessanti del telefono, le minacce, gli insulti, le aggressioni anche per strada, davanti alla gente. Purtroppo la cronaca nera ci raccon-ta sempre più spesso di epiloghi tra-gici, cronache di morti annunciate.

Fino a pochi mesi fa, le vittime de-nunciavano tutto questo ma le forze dell’ordine non potevano interveni-re (paradossalmente) fino a quando non c’era aggressione fisica, violenza privata, minacce o molestie in luogo pubblico e spesso si trattava di un divieto di avvicinamento alla perso-na perseguitata. Ma dopo gli innu-merevoli casi finiti tragicamente, lo stalking è diventato un reato anche in Italia, con un decreto legge en-trato in vigore il 25 febbraio 2009 e punisce gli atti persecutori che con-

società

Mensile del sud-est barese

Direttore responsabile:Franco Deramo

Redazione:Sammichele - L.go S. Antonio, [email protected]

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N° 5 - GIUGNO 2010 45

territorio

Le linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energia rinnovabile

Ogni luogo di Pugliaè la tua storia

di ROCCO PASTORE *

Le Linee Guida sulla Proget-tazione e Localizzazione di impianti di Energia Rin-

novabile rafforzano i rapporti tra produzione di energia e territorio e costruiscono un codice proce-durale esplicito e appropriato ai diversi contesti: regole, scenari e immagini delle nuove infrastrut-ture energetiche da fonti rinnova-bili nel sistema insediativo, rurale e naturale della Puglia.

Gli obiettivi generali contenuti nel Piano Paesaggistico Territoria-le Regionale a tal proposito sono:

favorire la riduzione dei •consumi di energia e lo svi-luppo delle energie rinno-vabili;definire standard di qualità •territoriale e paesaggistica nel loro sviluppo;progettare il passaggio •“dai campi alle officine”, favorendo la concentrazio-ne delle nuove centrali di energia rinnovabile in aree

produttive o prossime ad esse e disincentivando la localizzazione di centrali fotovoltaiche a terra nei pa-esaggi rurali;cointeressare i comuni nella •produzione di megaeolico e stimolare piani energetici intercomunali sinergici ed integrati;attivare regole per le ener-•gie da autoconsumo (eo-lico, fotovoltaico, solare termico) nelle città e negli edifici rurali;sviluppare l’energia da bio-•masse.

Il PPTR considera il nostro ter-ritorio come portatore di valori comuni di tipo culturale, ambien-tale, ecologico, archeologico, ar-chitettonico, ecc., e non soltanto come un supporto per la produ-zione energetica. Integrare, quin-di, le fonti di energia rinnovabile con i pregi paesaggistici è la chia-ve per “moltiplicare” l’economia regionale.

Nella prima parte le Linee Guida

stabiliscono criteri per la definizio-ne delle aree idonee e delle aree sensibili alla localizzazione di nuo-vi impianti di produzione. Questa sezione si inserisce nell’articolato quadro istituzionale della Regione Puglia, fornendo indicazioni pre-cise per la localizzazione degli im-pianti già oggetto dei PRIE, ha una scala di riflessione territoriale ed è rivolta principalmente a Comuni e Province. Nella seconda parte si definiscono principi e regole per la progettazione di nuovi impianti e il loro corretto inserimento pa-esaggistico, fornendo indirizzi ad una scala di maggior dettaglio. Questa parte si inserisce, invece, nella fase della progettazione de-finitiva della centrale elettrica e dell’iter di approvazione.

Le Linee Guida sono articolate in tre diverse sezioni: eolico, sola-re e biomassa. In ciascuna di esse sono esplicitate direttive relative alla localizzazione degli impianti e raccomandazioni per un buon inserimento nel paesaggio di im-pianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Le direttive e le raccomandazioni sono in alcuni casi accompagnate da scenari e da simulazioni che rendono più efficaci i concetti espressi e le loro ripercussioni a livello territoriale.

Per quanto riguarda l’energia eolica, le direttive rivelano la vo-lontà di incentivare gli impianti di taglia più piccola e concentrare quelli di grande taglia, favorendo elevati standard di qualità pae-saggistica per il nostro territorio ed evitandone l’ulteriore distru-zione. Anche per gli impianti on-shore, ad esempio in mare aperto, sono state previste regole di lo-calizzazione per salvaguardare le nostre coste. L’ottica progressista di questo indirizzo si ravvede nel forte incentivo economico offerto alla Regione allo sviluppo di que-ste fonti di energia nel rispetto delle zone sensibili e già oggetto di tutela.

Per l’energia solare, il PPTR si propone di disincentivare l’instal-

lazione a terra del fotovoltaico e incentivare la distribuzione diffusa sulle coperture e sulle facciate de-gli edifici o su strutture di coper-tura utilizzate per altri usi (serre, pensiline, parcheggi, zone d’om-bra, ecc.), privilegiando l’autocon-sumo dei privati e delle aziende agricole. Gli studi scientifici alla base del Piano hanno dimostra-to la possibilità di raggiungere elevati standard di produzione energetica senza distruggere le nostre campagne, portando pro-gresso e ritorno economico, nel lungo periodo, all’intera comu-nità. Nell’ottica di una riduzione drastica dei consumi, è necessario promuovere anche l’uso del so-lare termico (applicato alle abita-zioni, ad attrezzature e servizi, ad aziende in aree produttive), che, non comportando trasporto a di-stanza di energia e avendo costi di installazione molto contenuti, sono facilmente accessibili a tutte le fasce di reddito.

Per le biomasse, il PPTR preve-de la localizzazione di impianti di produzione di calore ed elettricità alimentati dagli scarti della lavo-razione agricola in prossimità di alcune grandi piattaforme indu-striali, per agevolare la gestione delle fasi di trasporto, raccolta e stoccaggio della materia prima. Si stabiliscono relazioni sia con il territorio agricolo, attraverso il riuso del cippato, sia con il tessuto produttivo locale, reimpiegando materiali di scarto provenienti da frantoi, sansifici, aziende produt-trici di legnami o altre aziende agroalimentari. Ad una grana fine si prevede, inoltre, la possibilità di usare biomassa per alimentare le unità abitative disperse nel terri-torio agricolo con piccoli impianti di cogenerazione dai 5 ai 100 kW.

(3 . continua)* Architetto

Segreteria del PPTR Consulente

Segreteria Scuola di Formazione all’impegno

Sociale e Politico

Un impianto eolico in Capitanata

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Un territorio, una culturaDai primi insediamenti degli Apuli e dei Peuceti fino al nucleo originario costruito intorno al Castello

lo scaffale lo scaffale

Lo scaffaleCon Domenico Notarangelo, proseguiamo a parlare in que-sta rubrica dei libri che hanno fatto e raccontato la storia, la vita del nostro territorio, dei nostri Comuni.

E’ la volta dell’analisi fatta sulla storia di Sammichele nel libro “Un territorio una cultura”, dato alle stampe nel 1985.A quanti, privati e Associazioni hanno l’amore e il gusto di rac-cogliere le radici del nostro ter-ritorio, offriamo questo spazio.

Il Territorio

Su di un punto concorda-no gli studiosi che si sono interessati alla storia di

Sammichele di Bari: la sua ori-gine è intimamente collegata al Canale di Frassineto e a Sannace. Ne aveva trattato ampiamente Leonardo D’Addabbo sulle pa-gine di Japigia, lo aveva ribadi-to Luigi Larocca nelle sue Note Storiche. Pochi e scarsi sono però in questi storici nostrani i riferi-menti alle varie epoche in cui si erano sviluppate le varie civiltà avvicendatesi sul territorio.

A questa lacuna rimedia il volu-me Un territorio una cultura dato alle stampe nel 1985 a cura della Cassa Rurale e Artigiana di Sam-michele di Bari. Stampata a Bari dalle Arti Grafiche Favia l’opera è firmata da Filippo Boscia, Gianni Trizio con Lorenzo Netti, medici i primi due, architetto il terzo.

I due capitoli iniziali spiegano le origini della vita e le età geolo-giche del territorio su cui succes-sivamente andarono a insediarsi i Peuceti intorno al IX secolo pri-

di DOMENICO NOTARANGELO

ma di Cristo alla fine dell’età del bronzo. Successivamente, a di-stanza di oltre mezzo millennio, questi luoghi subiranno l’influsso di civiltà più avanzate, in modo particolare di quelle elleniche, in seguito alle sconfitte dei Peuceti nella guerra del Peloponneso.

Dei Peuceti, come del resto anche degli Apuli, i tre autori raccontano le varie fasi della loro presenza in questo territorio av-valendosi non solo delle fonti storiche fornite da D’Addabbo, Larocca e dal rev. Donato Non-na, ma anche delle testimonian-ze archeologiche: vasellame in-nanzitutto e oggetti vari in ferro e in terracotta rinvenuti negli scavi sul territorio, compresa la zona di Sannace. Di tali reperti essi riproducono numerose foto a colori, in gran parte realizzate da Tonio Deramo, che aiutano a comprendere lo stato delle ci-

viltà che vi si sono succedute nel tempo.

Passando a trattare più da vici-no delle origini del Casale il vo-lume ne ricostruisce le varie fasi dai tempi della torre Centuriona fino ai primi tentativi di espansio-ne dell’abitato oltre il cosiddetto arco dell’orologio e attribuisce all’architetto Amenduni la genia-le intuizione di averne disegnate le direttrici di sviluppo in senso moderno. Secondo i tre autori il primo nucleo di vita dell’odierna San Michele si sarebbe sviluppa-to nell’età del bronzo verso il XV Sec. a. C. lungo il Lamone, cioè la lama Diumo alle falde di Monte Sannace, in una vasta zona del Parco delle Monache, delimitata dalla masseria Sciuscio e dalla contrada Minolecchia, escluden-do che vi fossero stati altri inse-diamenti nel periodo paleolitico e neolitico. Ripetendo quanto già

scritto da Leonardo D’Addabbo il volume torna a sintetizzare la storia di Casa Vaaz e delle fami-glie De Ponte e Caracciolo che divennero successivamente pro-prietari del castello e del feudo. Infine i tre autori ricostruiscono, sulla scorta di notizie lasciate da Larocca e di altre fonti d’archivio, la recente storia del paese riferita soprattutto al XIX secolo.

La parte pregevole del volu-me consiste nel tentativo dei tre autori di ricostruire la struttura originaria dell’attuale castello Caracciolo fin dalla sua nascita basandosi su rilievi effettuati sul-la struttura attuale, ottenendo una serie di prospetti grafici che mostrano le modificazioni che avrebbe subito il manufatto nel corso dei secoli successivi fino ai giorni nostri. Di pari passo essi ricostruiscono anche la succes-sione dei proprietari del castello

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lo scaffale lo scaffale

da Geronimo Centurione fino al duca Giacomo De Ponte e quin-di da ultimo ai Caracciolo. Pro-prio con questi ultimi proprietari, secondo la ricostruzione storica dei tre autori, il castello venne restaurato ad opera dell’archi-tetto Amenduni che avrebbe ad-dirittura stravolte le originali ca-ratteristiche. Sulle origini di San Michele gli autori non aggiun-gono nessun elemento di novità rispetto a quanto aveva già rac-contato Leonardo D’Addabbo.

Essi però ipotizzano che, dopo il nucleo iniziale degli ottanta-sette vignali fatti costruire da Vaaz ad est del castello, una delle prime aree urbanizzate sia stata quella ad ovest, praticamente il quartiere oggi detto di Casamic-ciola.

Di notevole interesse sono le riproduzioni a colori di sette ta-vole pittoriche firmate alcune da Giuseppe Lerario, altre da Ste-fano Viniero, i quali, forti della loro memoria risalente a tempi antichi, riproducono alcuni ester-ni dell’abitato dei primi decenni del secolo scorso.

Talché rendono possibile la co-noscenza verosimile di come sarà stato il paese in epoche passate, come ad esempio la strada larie o la via della stazione agli inizi del ‘900, oppure lo scorcio della piazza grande del paese quan-do ancora funzionava la cister-na da cui si andava ad attingere acqua prima che arrivasse l’ac-quedotto; od anche la piazzetta antistante l’ingresso del Castello, che oggi risulta profondamente trasformata; e ancora l’area at-tualmente occupata dai giardini comunali e dalla biblioteca sulla via di Gioia come doveva essere quando ancora vi pascevano le pecore. Peppino Lerario, vissu-to fino oltre la soglia dei cento anni, maestro scappellino di alta scuola, e Stefano Viniero, attenti osservatori delle trasformazio-ni della società di cui sono stati spettatori, hanno lasciato provvi-denzialmente queste tele che gli autori del volume hanno avuto la felice intuizione di recuperare af-fidandole alla cultura e alla storia del paese. L’ultimo capitolo del volume è costituito da uno sche-ma cronologico che ripercorre la storia umana dalle origini della terra, circa 5 miliardi di anni or sono, fino alle soglie degli anni Trenta del secolo scorso.

Centro Vacanze Cugnana Verde Srl07026 Olbia S.S. 125 Tel. +39 0789.33194

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