Il Teorico

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Il Il Il Il Teorico eorico eorico eorico Istituto di Dinamica Celeste 5° giorno dopo l'Equinozio di Primavera Il dottor B. continuava a lavorare alla sua lavagna, nonostante il sole fosse tramontato, i suoi colleghi se ne fossero già tornati alle proprie case, e la luce nella stanza non fosse abbastanza forte per i suoi occhi, invecchiati troppo presto nel passare gli anni su formule, calcoli, diagrammi. E faceva anche freddo - si ri- sparmiava il più possibile sul riscaldamento, non erano tempi facili. Non erano mai tempi facili per la ricerca, in effetti. Non per quella pura, almeno: i governanti preferivano inve- stire in armamenti. Comunque, i suoi colleghi avevano buon tempo. «Fatelo vedere al Teorico!» Ci vuole poco: tu fai osservazioni inaccurate, non sai cosa hai visto, passi tutti i tuoi qua- derni delle osservazioni (scritti come neanche un cane dislessico) a qualcun altro, gli dici "guarda un po' questi dati che mi sembrano un fenomeno strano" e te ne vai a casa in pa- ce, al caldo del tuo caminetto. Tanto è sempre il dottor B., che è un Teorico, a sbrogliare la matassa. Che poi ci sono due tipi di Teorici: quelli che cercano di interpretare le cabale degli esperimenti e delle osservazioni, e quelli che fanno previsioni. E il dottor B. sarebbe, per formazione, del secondo tipo. Della serie: "non è previsto, lo vedi nel tuo telescopio, pulisci le lenti e guarda meglio". Ora, ad esempio, quel bel tomo del dottor G. sostiene che sarebbe nata una nuova stella. Istituto di Dinamica Celeste notte del 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera Nata una nuova stella, figurarsi! Per prima cosa, lo sanno anche i bambini che i cieli sono immutabili, e che gli unici a muoversi sono (come dice il nome stesso, tra l'altro) i pianeti. Quanto alle comete, non è neanche sicuro che siano oggetti celesti: potrebbero benissimo essere fenomeni atmosferici, esistono evidenze che non lo siano. E, così maledicendo il nuovo arrivato del piano di sotto, il dottor B. riprese per l'ennesima volta in mano le tavole e le effemeridi, ed iniziò a confrontarne i dati. Perché quelli che passano i loro giorni ad aguzzare gli occhi contro il nero del cielo pensano che tutti sappiano riconoscere a vista oggetti ed astri dalle pagine di coordinate angoli numeri, e che basti depositare sulla scrivania del vicino un pacco di tabelle perché l'altro trovi al volo l'anomalia, che poi effettivamente ci sia non è nemmeno detto. Così, il dottor B. passa la notte a cercare di riconoscere, tra i punti segnati dal dottor G., quale sia una stella e quale stella sia, quali costellazioni di quelle visibili abbia effettivamente visto, se e dove e come ci sia lo stra- no fenomeno della cosiddetta stella nuova. Non che sia facile; a parte la pessima grafia, che aveva già notato, il dottor B. deve anche considerare che le tavole astro- nomiche sono state realizzate osservazione dopo osservazione, e quello che in una sera qualsiasi si vede in cielo è molto meno di quello che le tavole riportano. Ché poi bisognerebbe essere sicuri che le tavole siano accurate, e finché nessuno

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Racconto di Natale - I magi ed il mondo accademico, dal punto di vista di un fisico teorico

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Il Il Il Il TTTTeoricoeoricoeoricoeorico Istituto di Dinamica Celeste 5° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Il dottor B. continuava a lavorare alla sua lavagna, nonostante il sole fosse tramontato, i suoi colleghi se ne fossero già tornati alle proprie case, e la luce nella stanza non fosse abbastanza forte per i suoi occhi, invecchiati troppo presto nel passare gli anni su formule, calcoli, diagrammi. E faceva anche freddo - si ri-sparmiava il più possibile sul riscaldamento, non erano tempi facili. Non erano mai tempi facili per la ricerca, in effetti. Non per quella pura, almeno: i governanti preferivano inve-stire in armamenti. Comunque, i suoi colleghi avevano buon tempo.

«Fatelo vedere al Teorico!»

Ci vuole poco: tu fai osservazioni inaccurate, non sai cosa hai visto, passi tutti i tuoi qua-derni delle osservazioni (scritti come neanche un cane dislessico) a qualcun altro, gli dici "guarda un po' questi dati che mi sembrano un fenomeno strano" e te ne vai a casa in pa-ce, al caldo del tuo caminetto. Tanto è sempre il dottor B., che è un Teorico, a sbrogliare la matassa. Che poi ci sono due tipi di Teorici: quelli che cercano di interpretare le cabale degli esperimenti e delle osservazioni, e quelli che fanno previsioni. E il dottor B. sarebbe, per formazione, del secondo tipo. Della serie: "non è previsto, lo vedi nel tuo telescopio, pulisci le lenti e guarda meglio".

Ora, ad esempio, quel bel tomo del dottor G. sostiene che sarebbe nata una nuova stella.

Istituto di Dinamica Celeste notte del 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Nata una nuova stella, figurarsi! Per prima cosa, lo sanno anche i bambini che i cieli sono immutabili, e che gli unici a muoversi sono (come dice il nome stesso, tra l'altro) i pianeti. Quanto alle comete, non è neanche sicuro che siano oggetti celesti: potrebbero benissimo essere fenomeni atmosferici, né esistono evidenze che non lo siano. E, così maledicendo il nuovo arrivato del piano di sotto, il dottor B. riprese per l'ennesima volta in mano le tavole e le effemeridi, ed iniziò a confrontarne i dati. Perché quelli che passano i loro giorni ad aguzzare gli occhi contro il nero del cielo pensano che tutti sappiano riconoscere a vista oggetti ed astri dalle pagine di coordinate angoli numeri, e che basti depositare sulla scrivania del vicino un pacco di tabelle perché l'altro trovi al volo l'anomalia, che poi effettivamente ci sia non è nemmeno detto. Così, il dottor B. passa la notte a cercare di riconoscere, tra i punti segnati dal dottor G., quale sia una stella e quale stella sia, quali costellazioni di quelle visibili abbia effettivamente visto, se e dove e come ci sia lo stra-no fenomeno della cosiddetta stella nuova.

Non che sia facile; a parte la pessima grafia, che aveva già notato, il dottor B. deve anche considerare che le tavole astro-nomiche sono state realizzate osservazione dopo osservazione, e quello che in una sera qualsiasi si vede in cielo è molto meno di quello che le tavole riportano. Ché poi bisognerebbe essere sicuri che le tavole siano accurate, e finché nessuno

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propone un modello sicuro per i moti celesti è tutt'altro che scontato.

Questo è esattamente il tipo di cose che gli Sperimentali tentano di dimenticare, e spesso ci riesco-no benissimo.

Se sapessimo con ragionevole certezza come si debbano muovere, da una notte all'altra, da un me-se all'altro, da un anno all'altro, questi benedetti cieli, la stella o il pianeta che oggi è qui, tra la cin-tura e la spada di Orione, sapremmo dove andarlo a cercare domani, e non penseremmo mai che, per qualche motivo, la stella A (75°N, 12°22' E) oggi non si vede, ma si vede la stella B (75°2' N, 12°21' E) che ieri non era visibile, e magari sono la stessa che si è spostata.

Esiste, quindi, la possibilità che le tavole su cui i dottori confrontano quello che si vede con quello che si deve vedere siano sbagliate. Ma è solo una preoccupazione molto margi-nale; sembra quasi inventata da uno Speri-mentale che sbaglia gli esperimenti. Infatti, nelle osservazioni del dottor G. c'è uno stra-falcione enorme. Incredibile come quello sia riuscito a farlo. A meno che le condizioni me-teorologiche fossero insolite. Perché qui manca-no non già delle stelle fioche e quasi invisibili; ma dei pianeti.

Istituto di Dinamica Celeste alba del 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Stava albeggiando sui tetti di Susa, quando il dottor B. decise di rinunciare a trovare i pianeti sul qua-derno delle osservazioni. Era una delle prime cose che aveva notato, che mancavano le posizioni dei pianeti; ed aveva, di conseguenza, deciso di non occuparsi della questione, almeno finché il dottor G. non avesse sistemato i dati; perché uno non si può dimenticare dei pianeti. Poi gli era venuto uno scru-polo - aveva, cioè, notato che il dottor G. non scriveva mai, accanto alle coordinate, quello a cui faceva-no riferimento; e quindi, magari, tra quelle paginate di numeri erano nascosti i pianeti che non appari-vano a vista.

Decisamente, le tavole non erano fatte bene. E il dottor G. poteva, come minimo, utilizzare una conven-zione di scrittura che gli evitasse di dover riconvertire le coordinate nelle prime in quelle delle osserva-zioni, o viceversa. E, così, qualche ora era passata nel fare conversioni. Dopo, aveva dovuto giocare al "trova le differenze", o meglio al "trova le uguaglianze", per mettere la sua bella didascalia ad ogni og-getto osservato. Più facile a dirsi che a farsi, perché i pianeti e le stelle si spostano, durante la notte (Aristarco di cui aveva letto qualcosa aveva un'idea diversa in merito, ma decisamente irrilevante ai fini dell'osservazione), e non è che sulle tavole ci sia la loro posizione minuto per minuto; va quindi calcola-ta la traiettoria, e vanno cercati sulle tavole in tutte le posizioni possibili, perché figurati se il dottor G. ha scritto l'ora in cui osservava questo o quel quadrante.

E, poiché chi cerca trova, Venere era stato individuato. Almeno lui! Ma ormai al-beggiava sui tetti di Susa, e né di Giove, né di Saturno, né di Marte c'era traccia. Questa doveva essere, dunque, l'anomalia a cui il suo collega faceva riferimento. Anomalia nefasta, senza alcun dubbio. E poi c'erano ancora molti oggetti non i-dentificati, tra i quali doveva nascondersi la famosa nuova stella del dottor G.; ma c'era da controllare meglio: concentrarsi sui pianeti fantasma gli aveva fatto perde-re molto tempo, e trascurare le stelle. Un altro momento, però. Già si era addor-mentato sulla scrivania, con il capo appoggiato sulle carte.

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Istituto di Dinamica Celeste 6° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Il sole era coperto da una densa caligine quando il dottor B., sentendosi scosso da qualcuno, si risvegliò di soprassalto. Accanto a lui, con le stesse sue occhiaie di chi non aveva dormito che qualche ora buttato sulle carte e sul duro legno della scrivania, il dottor G. «Hai visto?»

Il dottor B. si strizzò gli occhi, si mise le mani nei capelli, e le ritrasse coperte da un liquido scuro e appiccicoso. Nel dormire aveva rovesciato il calamaio; con lo sguardo percosso per un secondo dal panico gettò lo sguardo sulla scrivania, e per miracolo l'inchiostro non aveva macchiato le osservazioni su cui aveva passato la notta. Una buona metà del suo articolo in lavorazione I moti della Terra visti dall'Antiterra - Introduzione non pedagogica sarebbe stata da riscrivere, ma almeno non aveva vegliato per nulla.

«Visto cosa? Quanto può essere scritto male un quaderno delle osservazioni?» «La stella nuova!»

Il dottor G. sventolava il quaderno delle osservazioni di quella notte - ad un primo sguardo, non scritto meglio di quello della notte precedente.

«No, ascolta...non ho ancora finito...è un'impresa titanica capire cosa hai scritto, perché lo hai fatto e cosa intendevi! Lasciami un po' di tempo, o siediti a spiegarmelo.»

Il dottor G. era proprio uno dei più giovani. Tutto acceso d'entusiasmo, quasi non riusciva a mettere in fila due parole, preso com'era dalla sua "stella nuova". Le osservazioni di quella notte ne avevano confermato la presenza. «È grandissima e luminosissima!» E gli agitava sotto il naso il quaderno delle osservazioni. «Ascolta, siediti un attimo. PRIMA, mi vuoi dire dove sono Marte, Giove e Saturno, nel tuo quaderno?» «Ecco, dovrebbero...» e il dottor G. sfogliò velocemente i due quaderni «...non ci sono!»

Istituto di Dinamica Celeste 10° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

La faccenda aveva suscitato una certa attenzione fra gli addetti ai lavori, almeno lì all'Istitu-to. Probabilmente anche all'esterno, tra la gente comune, ma non è che un Dottore scenda al mercato a fare la spesa per sapere cosa ne pensi delle stelle la signora Rita o il Paolo Fox di turno. Sulla scrivania del dottor B. si accumulavano quaderni delle osservazioni, perché buona parte degli astronomi del dipartimento si era messa a scrutare il cielo palmo a palmo (tra le proteste del Direttore dell'Istituto, ché si trascurava la didattica, bisognava organizza-re il Consiglio di Dipartimento, sotto che voce andavano messe a bilancio le spese, e poi bi-sognava battere sul tempo quelli di Alessandria, e sbrigarsi a pubblicare, ed invece tutti se ne stavano lì a fissare il firmamento, notte dopo notte).

Tutti, eccetto il Teorico. Aveva ben altro da fare, lui, che guardare. Lui, doveva vedere. I fatti assodati erano due. Il primo era che si doveva scatenare una vera caccia al pianeta, per capi-re dove si fosse cacciato. Marte, Giove, Saturno non erano nella loro orbita. Ora, può capita-re che non si veda Marte per qualche giorno, se il cielo non è limpidissimo; potrebbe forse capitare in teoria che si faccia fatica a riconoscere Saturno; ma non si è mai visto che non si veda Giove. Eppure questi pianeti non erano né dove erano di solito, né dove avrebbero potuto essere.

Il secondo fatto assodato era questa nuova stella bassa ad Oriente. Un paio di giorni di ricer-che su tutte le tavole astronomiche che la biblioteca dell'Istituto era riuscita a procurarsi ne-gli anni lo avevano convinto che in effetti fosse un fenomeno nuovo. Una stella, non c'erano ancora abbastanza dati per confermare se tutti i giorni sorgesse nello stesso punto.

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Istituto di Dinamica Celeste 12° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Si erano aggiunte altre otto righe alla lavagna. Per ogni notte, il dottor B. si era incaricato di calcolare la posizione che avrebbero dovuto occupare i tre pianeti durante le quattro vigilie, e di per sé non era un compito semplicissimo. Nean-che impossibile, certo, ma se si vogliono risultati con una certa precisione bisogna considerare che le giornate si allunga-no e quindi le vigilie si accorciano. E non alla stessa velocità ogni giorno.

E mentre lui, virtualmente, poteva prevedere la posizione dei pianeti latitanti, doveva accontentarsi degli occhi appan-nati e della vista incerta del dottor G.

No, no, il dottor G. era molto più giovane di lui e senz'altro ci vedeva benissimo. Ma mai con la precisione e l'arbitraria-mente perfettibile dettaglio dei suoi calcoli. I pianeti si spostano da un giorno all'altro, da un minuto all'altro. Ma biso-gna portare pazienza, e devono passare ben più che pochi minuti prima che l'errore sperimentale e lo spostamento non siano più confrontabili - ed è difficilissimo nell'ordine di tempo dei giorni.

Il dottor B. era preso da questo genere di dubbi (e lanciava questo genere di silenziose maledizioni al suo collega), per-ché a problema si sommava problema.

Per prima cosa, dopo dieci giorni di osservazioni spasmodiche, nessuno era ancora riuscito a vedere Giove, Saturno e Marte. Gli astrologi dovevano essere in preda al panico più nero.

La situazione era talmente assurda, che il Direttore dell'Istituto ne era dovuto convenire. Aveva, anzi, assicurato che l'I-stituto se ne sarebbe occupato nel modo più approfondito che i limitati fondi avessero garantito. Anzi, ancora, entro po-chi giorni avrebbe dovuto prendere servizio un cervello rientrato dall'estero, come si dice, e lo avrebbe senz'altro aggre-gato al gruppo di ricerca del dottor B. - che, con questo atto, era de facto promosso a coordinatore, il che era il secondo problema, perché il dottor B. era noto a sé stesso ed agli altri come tenace solipsista, ed era riuscito a far passare ad inse-gnare matematica ai biologi un assistente che aveva avuto l'ardire di lavorare con lui. L'idea di dover coordinare due col-leghi variamente insigni non lo entusiasmava per nulla.

E poi, il terzo problema. Era ancora presto per esserne certi, perché l'errore sperimentale era ancora - appunto, come ri-muginava poco prima - dell'ordine di grandezza delle misure (e quindi nessuno Sperimentale le avrebbe prese per con-sistenti). Ma lui, che Sperimentale non era né sarebbe mai stato, subodorava un'altra grana (probabilmente, tempo una settimana o due se ne sarebbero accorti tutti, se aveva ragione). E, cioè, la Stella Nuova si muoveva.

Istituto di Dinamica Celeste 15° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Negli ultimi tre giorni il dottor B. non aveva nemmeno messo il naso fuori dal proprio studio. Non che all'improvviso fosse diventato complicatissimo calcolare la posizione di Giove, Sa-turno e Marte (ormai non ci credeva quasi più, che quella fosse la loro posizione: va bene fi-darsi poco degli sperimentali, ma di fronte a certe evidenze...), ed anzi quel compito ripetitivo gli prendeva ormai una parte molto marginale del tempo. Anzi, in un cassetto aveva chiuso tutti i calcoli per i venti giorni successivi, così poteva dedicarsi ad altro.

E l'altro era calcolare il moto della Stella Nuova, ammesso che l'avesse.

Dall'osservazione che il moto notturno della stella nuova non aveva le stesse caratteristiche orbitali del moto di una qualsiasi stella fissa, si poteva dedurre che la Stella Nuova non fosse una stella, e dunque dovesse avere un proprio moto. Moto, però, che non corrispondeva con quello dei pianeti. Niente epicicli né eccentrici, l'unico possibile moto che corrispondesse alle poche osservazioni (o, piuttosto, il fatto che le osservazioni non avessero evidenziato altri moti di tipo orbiatale) non corrispondeva né con quelli previsti dall'astronomia classica né con quel-

Sulla lavagna del suo studio, divisa in due da un tratto verticale, a sinistra di giorno in giorno erano indicati i punti (e le ore!) in cui si sarebbero dovuti avvistare i pianeti scomparsi. A destra, i dati delle osservazioni della Stella Nuova, come il dottor G. glieli portava di giorno in giorno. Stava seduto sulla sedia, fissandoli come se, intimorendoli, quelli avrebbero confessato.

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Istituto di Dinamica Celeste 17° giorno dopo l'Equinozio di Primavera

Il Direttore dell'Istituto bussava alla sua porta. Dall'altra parte, il dottor B. si risvegliò per l'ennesima volta in mezzo alle sue carte. Si era fatto portare dalla biblioteca un grosso modello della sfera celeste, ed aveva passato la notte cer-cando di manometterne il meccanismo di funzionamento, per provare a realiz-zare quello che i suoi calcoli ormai davano per assodato. La manualità, però, non era il suo forte («E come potrebbe? Sono un Teorico»), e dopo diversi infrut-tuosi tentativi (testimoniati dal fatto che la sfera armillare era rotolata in un angolo dove giaceva sottosopra), aveva rinunciato; ma era ancora presto, ed aveva quindi deciso di sistemare in ordine le scoperte delle ultime settimane - in modo che qualcun altro le potesse leggere e capire. Era andato avanti per un paio d'ore ordinando le idee ed i risultati. Poi aveva deciso di cercare di inter-pretarli, e l'ultima cosa che, in quel risveglio appannato ed affannoso, si ricor-dava era di aver deciso di scendere in biblioteca a fare ricerche.

Il Direttore dell'Istituto, intanto, si era stancato di bussare alla porta, e l'aveva aperta. Sembrava che fosse esplosa una bomba di carta.

«Ha idea di quanto spendiamo in cancelleria?»

li possibili secondo le teorie più originali quali quella di Aristarco.

In particolare, la Stella Nuova si poteva muovere (che si muovesse effettivamente, i dati non poteva-no ancora verificarlo) solo con una velocità inferiore a quella di un pianeta qualsivoglia (e, in partico-lare, dei tre pianeti scomparsi: perché era difficile che la coincidenza temporale tra i due fenomeni fosse, appunto, solo una coincidenza).

Finché, ad un tratto, mentre, affacciato alla finestra, osservava la città scurirsi e pallide le prime stelle accendersi nel cielo di latte, gli venne un'idea. Iniziò a ricalcolare i moti dei tre pianeti, secondo le loro consuete leggi, come se tutti e tre un giorno partissero da un punto solo.

Il dottor B. gli gettò le occhiate torve che riservava ai burocrati, ed ai biologi. Alle spalle del direttore attendeva, ancora fuori dalla porta, uno sconosciuto bellimbusto che lanciava qua e là sguardi annoiati. Il dottor B. escluse dal proprio campo visivo il direttore, e fissò lo sguardo sul nuovo arrivato; quando questi incrociò lo sguardo del Teorico, fece una specie di affettato ed untuoso inchino, e si presentò con voce sprezzante come il dottor M., rientrato in patria dopo di-versi anni di studio all'estero, ed elencò d'un fiato una serie di atenei di fama, da Alessandria a Xianga. E dava a vedere di voler lavorare con il dottor B. quanto il dottor B. ne avesse di lavorare con chiunque non fosse sé stesso.

«Di cosa si è occupato, principalmente?». Il dottor B. aveva completamente ignorato il Direttore dell'Istituto. «Benché possa, senza timor di smentita, affermare di essere uno studioso eclettico, negli ultimi mesi mi sono occupato del fenomeno delle stelle nuove, in seguito ad un'osservazione di qualche anno fa avvenuta presso l'università di Xianga nel Catai...»

Il dottor B. non gli lasciò finire la frase e lo interruppe:

«Esperto di stelle nuove, dunque?»

«Ho al mio attivo cinque pubblicazioni ed un ciclo di conferenze...»

«Ascolti, allora. Queste - e gli indicò un plico di carte - sono le osservazioni di un astro che è stato visibile negli ultimi venti giorni. Verifichi se sia o meno una Stella Nuova. E, visto che è così bravo in tutto, raccatti quella sfera armillare e cerchi di ridisporre le sfere secondo questo schema - indicandogli un altro foglio appallottolato sulla scrivania. Appena ha fatto, mi venga a cercare in biblioteca.»

Così dicendo, lasciato il dottor M. a bocca aperta, il dottor B. prese sottobraccio tre o quattro rotoli di carte disordinate, si infilò nella porta e si avviò per il corridoio illuminato dalla luce del primo mattino.

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Istituto di Dinamica Celeste, Salone delle Conferenze Due mesi dopo l'Equinozio di Primavera

La platea aveva appena finito di applaudire l'intervento di saluto del direttore dell'istituto. In prima fila erano schierati i dignitari di corte, dietro i cattedratici dell'Istituto di dinamica celeste e delle altre accademie cittadine.

Il dottor B., il dottor G. ed il dottor M. erano seduti in prima fila, all'estrema destra, vicino alla sca-letta per il palco. Il direttore, lasciando il posto dell'o-ratore, passò accanto ai tre, stringendo la mano a cia-scuno di essi. Intanto, l'anziano docente che fungeva da presentatore invitava sul palco il dottor B. Questo si avviò, facendo cenno ai due colleghi di seguirlo.

L'attenzione della platea era concentrata su di loro. Si era fatto un gran parlare della loro scoperta.

«Insigni colleghi, rappresentanti del governo, cari amici!

Un grande prodigio è apparso nel cielo. Fino a qualche mese fa, le nostre accurate previsioni dei fenomeni celesti avevano permesso di costruire una mappa degli astri ed un calenda-rio che non avevano mai mancato di dimostrarsi precisi ed efficaci. Finché, all'improvviso, nei giorni dell'Equinozio, due fenomeni, due prodigi impossibili da prevedere hanno smosso le nostre consolidate certezze. Da una notte all'altra sono al tempo stesso scomparsi tre pianeti maggiori, ed un nuovo astro dalle inedite caratteristiche è sorto in questo punto, nel segno dei Pesci - e, così dicendo, indicò la pri-ma delle lavagne su cui il dottor G. aveva tracciato complicati diagrammi -. Dopo averne studiato approfon-ditamente le caratteristiche orbitali, siamo giunti alla con-clusione che quello che sembrava essere una Stella Nuova in realtà è la congiunzione, non sempre perfetta, dei tre pia-neti. Siamo in grado di affermare che, durante questi mesi, il moto della cosiddetta stella nuova ha sempre seguito le no-stre previsioni, e sembra in effetti avvenire indipendente-

mente per i tre pianeti secondo le consuete leggi. In particolare, prevediamo che questa prima congiunzione venga meno nelle prossi-me settimane per poi riproporsi, con ancora maggiore persistenza, intorno al Solstizio d'Inverno prossimo.

Sono certo che anche voi, come noi abbiamo fatto in questi mesi, vi chiederete stupiti come sia possibile che da un giorno all'altro, e contrariamente alle leggi della dinamica celeste, i pianeti saltino da una traiettoria all'altra, come se le sfere fossero state improvvisa-mente sconvolte. Il dottor M. vi sta mostrando, in questo modello di sfera armillare - che nel frattempo aveva preso il posto del-la lavagna - il movimento che devono avere fatto le sfere tra la notte del 24 e quella del 25 marzo. Teniamo a far notare che, dopo questo improvviso sconvolgimento che apparentemente non ha prodotto effetti sulle altre sfere, i moti sono continuati in ottemperan-za alle leggi consuete. Il fenomeno è ampiamente sotto controllo, ora. La domanda che rimane aperta, e cui stiamo cercando in queste settimane di dare una risposta, è COSA sia successo di così importante da scomodare i cieli, o di cosa tale evento sia premonizione. Perché è come se i cieli si fossero aperti, o le sfere abbiano avuto un sussulto come di spavento o di gioia. Allo stato attuale delle no-stre conoscenze e della letteratura in materia, l'unica cosa che abbiamo la certezza di affermare è che, poiché il pianeta che gioca il ruolo principale in questa congiunzione è Giove, quello che è avvenuto o avverrà ha a che fare con un Re.»

La platea applaudì convinta, mentre i dignitari di corte si interrogavano a bassa voce confabulando tra loro.

Si alzò una mano dal pubblico, di un oscuro assistente dell'Istituto di cultura iranica. «Avete considerato il fatto che alla casa dei Pesci è associata, dall'astronomia caldea che certo conoscete meglio di me, il popolo di Israele?» Lo sguardo imbarazzato che corse tra i tre astronomi era un chiaro no.

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Istituto di Dinamica Celeste Due mesi dopo l'Equinozio di Primavera

«Come è possibile che lei non sapesse nulla dell'astronomia caldea?» accusò il dottor G. puntando il dito contro il dottor M. «Non si rivolga a me con quel tono. Certo che lo sapevo! Ma nessuno aveva parlato di interpretare la congiunzione planetaria, perdiana! Se qualcuno avesse detto subito di averne l'intenzione, forse avremmo potuto essergli più d'aiuto, e quel qualcuno non si sarebbe limitato al vago accenno a Giove=re, che si impara ad Astronomia 0.

La conferenza era appena terminata ed i tre dottori si erano chiusi nello studio del dottor B. Il dottor M. era un fiume in piena

«Perché, dopo aver presentato con chiarezza e rigore le misure, i calcoli e le predizioni (che si rivele-ranno esatte, e quando la prossima settimana la congiunzione verrà meno tutti si ricorderanno di noi, e quando intorno al solstizio d'inverno si rifarà più chiara e definita magari qualcuno penserà al no-

stro lavoro per le medaglie alla memoria di Cambise), ha voluto lanciarsi in speculazioni ideologi-che? A che pro, lanciare illazioni che non possono essere provate?»

Il dottor G., che era uno Sperimentale e che più d'una volta era stato sgridato dal dottor B. e non aveva certo voglia di ripetere l'esperienza, si era ritirato in un angolo dello studio e cercava di dare meno nell'occhio possibile, da quando si era accorto che l'intento del dottor M. era attaccare il loro coordinatore. Al con-trario, non era ancora capitato che il dottor M. incorresse nelle ire del più illustre collega, e quindi tirava la corda senza dar troppo peso alle conseguenze.

Il dottor B., nel frattempo, taceva paonazzo. Si gonfiava come per guadagnare imponenza sull'interlocutore; alzava l'indice inquisitorio...e si lasciò cadere sulla sedia scuotendo la testa.

«Forse sarà da astronomia 0, ma limitarsi a descrivere i fenomeni senza dar loro spiegazione è da ingegneri - anche se la parola effettivamente detta dal dottor B., cioè banausi, suonava un poco più offensiva di quanto suoni oggi "ingegnere" in una facoltà scientifica. Tra l'altro, l'insulto andava a colpire direttamente nel segno, perché il dottor M. avrà anche viaggiato in molte università del mondo, ma alla fin fine era un ingegne-re (il che spiegava anche perché fosse riuscito in un batter d'occhi a sistemare la sfera armillare) - Non posso certo imputarle la colpa per non avermi detto dell'astro-

nomia caldea, comunque. Quello è colpa mia, che non vi avevo messo a parte delle mie ricerche degli ultimi gior-ni. Pertanto vi chiedo perdono per la magra figura fatta poco fa. Ma non è questa la cosa importante, ora. Occu-piamoci del nostro fenomeno. È nato, o nascerà, un Re di giustizia potente in Istrale.»

Il dottor G. emerse dal proprio cantuccio: «Da dove salta fuori "giustizia potente"? Lei aveva parlato solo di Re, ed abbiamo saputo solo di Israele!» «Non avendo finito la ricerca, alla conferenza non mi sono sbilanciato. Anche perché questa è una scoperta che voglio nessuno ci soffi. La pubblicheremo noi. Ad ogni modo, come Giove dice "re" a chiunque abbia dato Astronomia 0, Saturno dice altrettanto facilmente "giustizia", e Marte "forza".»

Il dottor M. annuì pensoso. «Mi sembra che ad Alessandria si interpreterebbe diversamente...non che questo sia sbagliato - si corresse subito paventando la tempesta sul volto improvvisamente annuvolato del dottor B. - dovrei lavorarci su un paio di giorni, perché non sono più tanto fresco di astronomia greca.»

«Bene.» tagliò corto, alla sua maniera, il professor B. «Due giorni, diciamo così, di ferie. Dopodiché lei, dottor G., osserverà Venere e Mercurio per vedere se il loro moto abbia risentito o meno dello spostamento degli altri piane-ti. Si intende, dottor M., che in questi due giorni mi aspetto che lei prepari un'analisi dell'intepretazione 'alla gre-ca' della nostra congiunzione.» E quella al dottor M. era la punizione per aver alzato la voce contro il capo. «Ci vediamo tra due giorni. Saluti.», e li congedò.

Restato solo nel suo studio, il dottor B. pensava fra sé che, se un re degli Ebrei era così importante da spostare i cieli, da qualche parte qualcosa doveva pur esserci scritto. E decise di recarsi nottetempo alla sinagoga di Susa, ché non tutti gli Ebrei erano tornati nella propria terra, a suo tempo.

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Page 8: Il Teorico

«Avremo tutto il tempo di dormire, dopo oggi. Non credo che nessuno pubblicherà questa roba. Vediamo cosa avete ottenuto. Prima che mi addormenti.»

« Credo di dover iniziare io, per diritto di anzianità. E perché ho eseguito alla perfezione il mio compito. Parliamo dell'interpretazione alla greca della congiunzione dei pianeti. Identifichiamo Saturno con Cronos, il padre di Zeus, cioè Giove. Abbiamo la congiunzione tra due dei, padre e figlio. Un figlio di Dio.»Il dottor G. ebbe un tremito - poiché quasi era una bestemmia; il dottor M. se ne accorse, e mitigò subito l'espressione: «Questo potrebbe sostenere un astrologo greco, perlo-meno. Tutto sta nel vedere fino a che punto sia affidabile; immagino che un astronomo, che so, copto interpreterebbe diversamente. Ma vedo che lei, dottor B., non ne è impressionato.»

«È evidente che non sono stato con le mani in mano. Ma, prima, dottor G.»

Il dottor G. stese sulla scrivania una mappa del cielo. Con la penna ed una riga di legno iniziò a tracciare sotto gli occhi dei colleghi una quadratura tra lo Zodiaco, i punti gamma ed i punti omega dell'eclittica. «Molto scenografico, dottor G.», commentò il dottor M. con un sorrisetto di superiorità: era certo di aver fatto il botto, ed in realtà era stato abbastanza contrariato dell'assenza di reazione del dottor B. di fronte ai suoi risultati.

Il dottor G. indugiò un attimo prima di proseguire; si godeva il proprio momento di gloria.

«Avevo deciso di fare una ricognizione completa del cielo, e della costellazione dei Pesci (la nostra Casa di Israele, a quanto pare). Ecco, ho notato un'altra questione che avevamo ignora-to: anche se forse qualcuno ha già pubblicato qualcosa di simi-le, a Roma. Il punto gamma si è spostato da Ariete a Pesci. Do-vrebbe essere una bella a cosa. A Roma parlerebbero di Età dell'Oro.»

«Ma per noi, di nuovo, ha a che fare con questo famoso Israe-

le», commentò scettico il dottor M.

Gli sguardi si volsero verso il dottor B., che aveva sciolto un rotolo scritto in ebraico. « In effetti penso che sia il mio turno», disse con fare misterioso. Ed esordì «Numeri 24,17: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge su Israele Si tratta della profezia di Balaam sul futuro re di Israele. In origine è stata associata al loro re Davide. Ma abbiamo, Gere-mia 23,5-8, che vi riassumo: un germoglio giusto nascerà dal tronco di Davide, e sarà Signore-nostra-Giustizia - Saturno, osservò il dottor G. a bassa voce -, e volendo, anche altro, anche altro.

Istituto di Dinamica Celeste Due mesi, e due giorni, dopo l'Equinozio di Primavera

Il dottor B. aveva sempre avuto la barba lunga, era costume che fosse così tra i suoi colleghi. Ma in quei due giorni era diventata anche parecchio disordinata. Invece di portare la tiara sul capo come al solito, era appoggiata sulla scrivania. Teneva la testa fra le mani. Sulla scrivania c'erano molti più ap-punti del solito. E sotto gli occhi molte più occhiaie del solito.

«Ha dormito in questi due giorni, dottor B.?»

Il dottor G. era in piedi appoggiato alla parete; aveva sotto il braccio un rotolo di carte particolarmen-te voluminoso. Lui aveva dormito, anche se non sonni tranquilli. Il dottor M. era agitato come uno studente il primo giorno di scuola. Aveva ottenuto risultati che smaniava di comunicare.

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Deserto siriaco Un mese dopo l'Equinozio d'Autunno

Non era stato facile far accettare ai colleghi la tesi del Messia. Anzi, non era nemmeno certo a-vessero capito la portata della questione. Non avevano capito, così il dottor B. pensava, né i suoi colleghi che erano voluti partire, né il Direttore dell'Istituto a cui aveva portato le conclusioni e che aveva approvato la missione, né gli ottusi e grassi dignitari di corte che l'avevano finanzia-ta, né i rabbini giudei da cui aveva ottenuto tutte le informazioni che gli servivano sul Messia, ma che scuotevano la testa all'idea che venisse davvero.

Non avevano capito, o non volevano capire.

L'evento che avveniva sotto il Cielo era tale da aver mutato i cieli, da far sussultare le stelle fisse e gli astri dal corso fissato. I cieli e gli astri avevano sussultato, più di quando la colpa d'Adamo aveva corrotto la creazione ed aveva portato le estati torride e gli inverni gelidi, il male e la mor-te, ed il gelido vento che squassava quella notte, e la ferocia delle fiere che insidiavano il sentie-ro per il guado del Giordano, su cui erano in cammino. Non che loro, né lui, si potessero defini-re esperti d'Adamo, di colpe o di numi. Ma se quelli che da secoli aspettavano che l'Evento acca-desse hanno deciso di esservi ciechi, e di non vedere che anche la materia inanimata s'è piegata, e con una luce nuova di luce inonda questa notte nel deserto, e tutta la notte del mondo, e tutta la notte della storia.

E quel popolo dalla dura cervice, che ha tutto il giorno sotto il naso le sue Scritture, che annun-ciano questo Evento, e non lo vedono. E così il loro Re, prima, è il Re di questi tre dottori.

Il dottor B. era rimasto amareggiato perché il rabbino di Susa li aveva derisi; quello di Persepoli dissuasi; quello di Ctesifonte compatiti. E lui, lui non voleva nemmeno partire, ed eccolo qui a ripararsi dal vento e dalla sabbia, addossato al cammello puzzolente, sotto una tenda che ci manca poco il vento strappi.

Ripensava a quella notte di mesi prima, passata in bianco come tante in quielle settimane, per-ché i dati degli sperimentali erano incoerenti. E pensava con acredine al fatto che la comunità scientifica ed i posteri avrebbero ricordato il dottor G. che aveva visto solo un punto bianco nel nero del firmamento, e non di lui che ave-va dimostrato la Novità. Tra l'arcotangen-te ed il coseno iperbolico aveva dimostra-to che è sorta la Luce. E non aveva mai voluto alzare gli occhi al cielo e guardare ad ovest, dove doveva essere, la Stella. Era passato più di un mese dalla loro parten-za. Tipico degli sperimentali, andare a veri-ficare. Avrebbe lasciato andare volentieri solo loro, il dottor G. tutto esaltato, ed il dottor M. che pur di viaggiare aveva ac-cettato, per l'anno successivo, un'offerta di insegnamento in Iperborea. Ed invece era dovuto partire anche lui, come coordina-tore del gruppo di ricerca.

E, secondo i suoi calcoli, mancavano anco-ra due mesi alla seconda e definitiva con-giunzione

Io direi che nasce il Messia d'IsraeleMessia d'IsraeleMessia d'IsraeleMessia d'Israele, e noi ce ne siamo accorti per primi. Altro che medaglia. Qui passiamo alla storia»

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Via tra Gerusalemme e Betlemme Quindici giorni dopo il Solstizio d'Inverno

«Abbiamo perso dieci giorni per sapere una cosa che sapevamo già» lamentava il dottor B. «Una cosa che lei supponeva, e che a tutti e tre sembrava come minimo improbabile. Si è mai visto di un Re che nasce non nella capitale, ed il re che non sa niente?» puntualizzò il dottor G.

«Ma, tecnicamente, questo Erode con cui abbiamo parlato è un re straniero, non giudeo. Il re che andiamo a cercare - ammesso che ci sia - è il re dei giudei. Potrebbe anche reclamarne il trono» osservava il dottor M., con la sua aria da esperto di mondo. «Piuttosto, mi preoccupa che la congiunzione tardi a riformarsi. Non è comune che ci si sbagli di dieci giorni»

Erano dieci giorni che il dottor B. sopportava critiche per questo suo presunto errore. I primi tempi aveva dato la col-pa alla propagazione dell'errore sperimentale, che a distanza di oltre sei mesi (quasi un anno, anzi) doveva aver pro-dotto uno sfasamento dai calcoli di qualche giorno. Poi, però, la spiegazione non ha più retto alle orecchie dei suoi colleghi, che quindi avevano deciso avesse sbagliato lui. Il dottor B. aveva perso, invece, quel poco di fiducia nei suoi colleghi che il viaggio di mesi aveva indotto. Perché la congiunzione doveva essersi verificata, ed erano loro che non la vedevano. O guardavano dalla parte sbagliata, o anche guardando dalla parte giusta non riuscivano a distinguere i pianeti. Senza i loro costosissimi strumenti, che non si erano potuti portare dietro, probabilmente non erano neanche capaci di individuare il punto verso cui puntare i loro piccoli sestanti di bronzo. Il dottor B., fedele alla sua cattedra di Teorico, non sollevava neanche lo sguardo verso il cielo; piuttosto, ricontrollava i calcoli. Aspettava che gli altri gli confermassero o meno l'osservazione della congiunzione; da dieci giorni a questa parte.

Intanto scendevano dalle pendici di Sion, lungo uno stretto tratturo invaso da una folla che procedeva in direzione contraria.

«Che poi non ho capito 'sta storia dei doni» sbottò il dottor G. dopo una pausa di silenzio che aveva, eviden-temente, passato a rimuginare.

«È normale portare doni ad un bambino, e doveroso se è così straordinario come riteniamo» rispose con tono piano il dottor M.; il dottor B. camminava con la testa immersa nei calcoli e sembrava non desse loro retta. «Va bene, ma c'è qualcosa di poco chiaro in come s'è svolta tutta la faccenda dei doni. Li abbiamo prelevati dal tesoro del Gran Re, sta bene, ma...soprattutto, perché quel dono così assurdo?»

Il dottor G. faceva riferimento al dono scelto dal dottor B. Perché lui, per andare sul sicuro, considerato che avevano stabilito dovesse nascere il nuovo Re d'Israele, aveva preso il miglior oro degno del più grande dei re - che fosse poi un re così grande, bisognava aver fiducia che i cieli non mentissero, o fossero ben interpre-tati, Israele non era un così grande popolo - mentre il dottor M., che aveva letto nei segni la venuta di un fi-glio per Dio, aveva scelto l'incenso più profumato che il tesoro del Gran Re contenesse - sotto gli sguardi in-dispettiti dei dignitari di corte che li accompagnavano. Ma il dottor B., inspiegabilmente, era andato a rovi-stare nell'angolo più remoto della stanza, fino a scovare dietro un rotolo di tappeti preziosi un piccolo scri-gno ricolmo di resina.

«Di mirra!» interruppe il dottor B. che stava già da un po' ascoltando la conversazione dei due colleghi Di mirra, appunto, che non si capiva cosa ci facesse nel tesoro, ed era infatti dimenticata da tutti. Agli stessi dignitari risultava, in effetti, che fosse lì da secoli. Quando, infatti, dopo aver consegnato ai tre dottori i doni, l'addetto al Tesoro andò a cercare nell'inventario gli oggetti, trovò che tutti e tre - che coincidenza, fatta apposta per semplificarmi il lavoro, aveva commentato - erano entrati nel tesoro nella medesima occasione, al tempo del sacco di una città-santuario sul confine con l'India. E quindi erano tutti su un solo registro.

Di mirra, che tra l'altro è un dono che porta male, perché non gli regala direttamente un sudario, o un funerale tutto-compreso?.

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Il dottor B. pensava che avrebbe dovuto rispondere alla questione tempo prima, ed invece apparentemente i suoi colleghi non avevano opposto obiezioni. Ed avevano preferito tenersi in testa i dubbi.

«Per prima cosa, con la mirra si prepara l'olio per l'unzione. E vi ho già ripetuto che la Stella è il segno che è nato il Messia di Israele - e non vi devo dire io che Messia vuol dire unto; ciò nonostante, capisco l'obiezione, e che se il significato del mio dono fosse solo quello dell'unzione, sarebbe più di buon gusto donare del balsamo. Ma la verità non ha buon gusto, e sta scritto

Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;

chi si affligge per la sua sorte?

Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,

per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.

Gli si diede sepoltura con gli empi,

con il ricco fu il suo tumulo,

sebbene non avesse commesso violenza

né vi fosse inganno nella sua bocca.

Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.

Quando offrirà se stesso in espiazione,

vedrà una discendenza, vivrà a lungo,

si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.

Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce

e si sazierà della sua conoscenza;

il giusto mio servo giustificherà molti,

egli si addosserà la loro iniquità.

E qui il loro profeta sta parlando di Lui»

I due colleghi erano ammutoliti, e forse avrebbero scosso la testa, non avessero avuto paura di essere scoperti.

La strada continuava, scavalcando ed aggirando dossi, e della Stella in cielo nessuna traccia. Ormai il dottor B. non ripeteva nemmeno più i calcoli: erano esatti; il problema era dei due sperimentali che non sapevano dove, o come, guardare. Lui non avrebbe alzato gli occhi al cielo; non aveva bisogno di conferme, la Stella doveva esse-re lì, appena dietro il poggio. Fece un urlo al dottor G. di osservare in quella direzione, ma quello niente. Il dottor M. aggiunse aspro «La guardi lei, se è così convinto che ci sia».

Da quando era ancora uno studente il dottor B. non aveva più com-piuto un'osservazione. Anzi, le aveva odiate a tal punto, a quel tem-po, da ripromettersi di non levare mai più lo sguardo per aria.

«Basta, dottori! Non ne posso più della vostra cecità. Guardate là!», urlò, e così dicendo puntò il dito basso sull'orizzonte, verso sud-est, mentre il panorama si apriva sulle case sparse di Betlemme. E, se-guendo il proprio dito, finì per guardare il cielo, e vedere la Stella - non se l'immaginava così luminosa, e di questa luce speciale - che traguardava sopra una casa. Sopra la casa.

Sapendo dove guardare, anche gli altri dottori la videro, ed esulta-rono e si abbracciarono come quando un esperimento difficile rie-sce.

«Venite, adoriamo.»

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Un racconto di Matteo Casati

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