Il Tempo delle Medie - Istituto Europeo Leopardi · dovevano creare lo specchio più bello che...
Transcript of Il Tempo delle Medie - Istituto Europeo Leopardi · dovevano creare lo specchio più bello che...
1
Il Tempo delle Medie N.8 anno 2016 Sede: Via Arena, 13 – Milano
Redazione: Classi 1^A, 1^B, 2^A - prof. G. Righetti - Scuola Secondaria
di Primo Grado
Il TEMPO delle MEDIE
SOMMARIO:
Scrittura creativa: INVENTO
UNA FIABA p.2
Scrittura creativa:
MODIFICO UN MITO p.4
Scrittura creativa:
INVENTO UN MITO p.5
.
Scrittura creativa:IN VIAGGIO p.9
Scrittura creativa:IN FUGA p.14
Descrizioni p.19
Non solo parole p.26
Noi poliglotti p.50
Un po’ di scienza ... p.61
Un fatto di cronaca p.74
Le nostre uscite p.76
I nostri viaggi p.79
Progetti:CREIAMO UN LIBRO p.81
2
SCRITTURA CREATIVA:
InventO una fiaba C'era una volta in una delle sette grandi terre il castello più potente di tutti i regni. In questo castello abitavano due gemelli Gianluca e Gian Marco. Erano I più poveri della città, erano addirittura più miseri degli schiavi. I due gemelli lavoravano nella vecchia officina del padre ormai morto. I due sognavano di diventare dei cavalieri di prim'ordine, ma dovevano accettare la realtà, cioè che sarebbero rimasti poveri per sempre. Un giorno arrivò un ordine da parte del grande e ormai anziano sommo stregone che viveva a metà del monte Olimpo. Quando lo stregone lo disse a Gianluca, lui ringrazio e corse a dirlo al suo gemello. Allora Gianmarco iniziò a correre su è giù a destra e a sinistra della fucina per la felicità; ma a un certo punto si fermò e chiese al fratello: "Ma di preciso, cosa dobbiamo forgiare ?" Il gemello rispose con aria incredula: "L’ordine consiste nel costruire un semplice specchio con il manico di ferro." Il gemello lo guardò con aria stupefatta, ma poi insieme si misero a lavorare: dovevano creare lo specchio più bello che avessero mai costruito raffigurante l'immagine di Zeus. Ci vollero ben cinque settimane, ma, alla fine, riuscirono nell’impresa. Ora però dovevano affrontare la parte più pericolosa, cioè scalare il monte Olimpo. Dopo mesi e mesi, riuscirono ad arrivare alla meta, cioè alla casa del sommo stregone. Essa era stata costruita con una magia. Si diceva che in quella casa c'era un portale che collegava il mondo terrestre al regno degli inferi, dove il principe dell'inferno stava progettando da duemila anni la sua vendetta contro gli esseri umani. I due, quando entrarono, iniziarono a tremare per la paura. Infatti si trovarono davanti il sommo stregone, accasciato per terra con un'immensa roccia circolare di fianco. I due si precipitarono vicino per aiutarlo e domandarono cosa fosse successo e lui disse: "Dovete fermare il principe dell'oltretomba, Adahamas e il suo esercito formato da orrendi scheletri. Inoltre il suo miglior guerriero, detto Hummy, è un Minotauro spietato e crudele che si ciba di carne umana e si disseta soltanto di sangue, ed è il miglior spadaccino di sempre. Se non fermerete Adahamas e il suo esercito di scheletri sarà la fine per tutti! Voi due siete gli unici a poter salvare il mondo dalla schiavitù totale".
3
Lo stregone ordinò a Giovanni di avvicinargli lo specchio e, con le ultime forze, lo rese magico, dandogli dei poteri, come quello di creare e di riuscire a domare i fulmini e di sprigionare un'energia pari a quella del sole. Poi con i suoi ultimi minuti di vita disse loro: "Ricordate che i demoni appaiono solo di notte." I due scesero allora dall'Olimpo e si prepararono alla grande guerra. Gianluca e Gian Marco presero il poco ferro rimanente nella fucina e se lo divisero: uno forgiò due armature e l'altro due spade. Quando ebbero finito diventò sera e Gianluca avvistò l'esercito di Adhamas. Allora andò ad avvertire Gian Marco che stava spiegando la situazione all'imperatore. In un attimo, cavalieri su cavalieri uscirono dal loro regno. Iniziarono a fare una carneficina di scheletri, ma questi, essendo più numerosi, alla fine trionfarono. Sopravvissero solo i due gemelli che decisero di utilizzare lo specchio e con un sol colpo di fulmine, decimarono l'esercito di Adhamas che disse: "Hummy, ora tocca te. Non deludermi!". Allora il Minotauro prese la sua palla ferrata e colpì il terreno creando un fortissimo terremoto. Il castello non subì gravi danni, ma Gianmarco fu ferito ad una gamba. Allora Gianluca riutilizzò di nuovo lo specchio sfruttando i danni del terremoto per creare un Canyon pieno di lava. Hummy fu così risigillato negli inferi. Fu in quel momento che scese in battaglia Adhamas che in un attimo sparì e ricomparve dietro a Gianluca e lo colpì con tale forza che disintegrò l'elmo del giovane. La sua potenza era insuperabile, perfino superiore ad un cavallo. Tutti i suoi uomini erano stati sterminati, così il ragazzo prese le due spade e, grazie al potere dello specchio, ne creò una nuova a doppia lama che aveva grandissimi poteri, mentre lo specchio magico ritornò ad essere un semplice oggetto. La spada diede a Gianluca una potenza superiore a quella di Adhamas e così il giovane con un sol colpo lo trafisse, uccidendolo all'istante. Così i due, insieme al Re e a tutto il suo regno, festeggiarono per giorni e giorni e, il re li nominò capi dei suoi eserciti.
Gabriele Cannistraro, 1^B
4
SCRITTURA CREATIVA
MODIFICO IL FINALE di un mito
Per giorni e giorni, Eco, innamorata di Narciso, cercava di avvicinarsi a lui, ma Narciso la respingeva e si dava alla fuga. Un giorno Eco, mentre camminava sulle sponde di un piccolo lago immerso nel bosco, vide spuntare un bellissimo principe a cavallo. Eco se ne innamorò a prima vista. Il principe aveva dei bei capelli biondi e degli splendenti occhi azzurri. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni con un gran cinturone dorato. Calzava scarpe a punta con lacci rossi. Eco svelò a gesti al principe la maledizione di Giunone. Allora, colpito dalla disperazione della ragazza, la portò dal mago più abile e potente del regno, che, pronunciando diverse formule magiche, riuscì ad interrompere e ad eliminare la maledizione. Il principe ed Eco si sposarono e vissero per sempre felici e contenti in una piccola reggia sulle sponde del lago circondata da un prato di narcisi colorati.
Andrea Panzera 1^B
5
SCRITTURA CREATIVA:
INVENTO UN MITO
La nascita dell'arcobaleno
Come è nato l'arcobaleno? Questo mito narra la nascita dell'arcobaleno. Le fate
dell'arcobaleno non controllano più la grotta dei colori e da lì escono tanti colori,
che, tagliando il cielo, formeranno l'arcobaleno...
Al misterioso paese delle fate arcobaleno, le fatine Rossina, Arancina, Giallina,
Verdina, Celeste, Bluetta e Viola, sette fatine birichine, vollero andare alla grotta
dei colori. Quando entrarono, aprirono la fossa che conteneva i colori
dell'arcobaleno, vennero inghiottite e, dopo un lungo viaggio nel mondo dei colori,
trovarono i compagni adatti.
Appena usciti dalla fossa i quattordici ragazzini vennero trasformati nei colori
dell'arcobaleno: quando smette di piovere e spunta il sole, per cogliere quel bel
momento i quattordici ragazzini si lanciano a braccetto nel cielo, formando un
allegro arco di colori.
Carlotta Ravizza, 1^A
6
SCRITTURA CREATIVA:
INVENTO UN MITO
LA NASCITA DELLE STAGIONI
C’era una volta un regno sconfinato, ricco di fiumi, laghi e mari, con tanti prati e
moltissimi fiori colorati e animali in grande quantità.
Questo regno era chiamato Terra e la sua regina era Gea, la madre di tutti gli uomini.
Un giorno Gea fu rapita da quattro mostri chiamati: Smog, Petrolio, Plastica e Caos.
Essi volevano conquistare il regno di Gea e sottomettere tutti i suoi abitanti.
Il marito di Gea, Urano, ormai disperato, decise di chiamare quattro eroi provenienti
dai quattro angoli del mondo per combattere i quattro mostri. Dal nord e dalle terre
fredde e gelate chiamò Inverno, dal Sud chiamò Estate; dalla terra delle piogge
chiamò Autunno e dalla terra dei fiori chiamò Primavera.
I quattro cavalieri si misero in viaggio per raggiungere il luogo dove si trovava Gea.
Arrivarono, si nascosero nel castello e aspettarono la notte per agire; sottrassero ai
quattro giganti i veleni e magicamente li trasformarono in una pozione che dava
forza erculea. Fu così che riuscirono ad allontanare i quattro mostri e a salvare la
regina, che fu talmente grata che dedicò loro un periodo dell’anno e fu così che
nacquero le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno.
La Primavera era la stagione dei fiori, l’Estate era la stagione calda, l’Autunno era la
stagione delle piogge e l’Inverno la stagione del freddo.
Francesco Pace 1^A
7
SCRITTURA CREATIVA:
INVENTO UN MITO
La creazione del mare.
Tanto tempo fa nell'alto dei cieli viveva la grande famiglia di Zeus.
Zeus era sposato con sua sorella Era ed aveva otto figli: Afrodite, Ares,
Artemide, Atena, Dioniso, Efesto,Ermes e Febo. Vivevano in un enorme castello fatto da torri
gigantesche e circondato da un giardino bellissimo,pieno di altalene e di giochi divertenti.Era
una famiglia davvero felice, sempre allegra.
Un giorno arrivò a trovarli Poseidone, il fratello di Zeus.
"Che sorpresa, è un piacere rivederti!" disse Zeus.
Poseidone rispose: "Ciao, fratello".
Zeus era tutto eccitato nel raccontare a suo fratello gli ultimi avvenimenti della sua famiglia.
Ma subito si accorse che Poseidone era triste e con la testa altrove.
"Caro fratello, cosa ti succede? Posso aiutarti in qualche modo?".
Poseidone raccontò di un mondo speciale che aveva avuto modo di conoscere dal cielo.
"Vedi Zeus, è un mondo incredibile. È fatto tutto di sale. Le case sono di sale e le persone
sono di sale".
"Però..." aggiunse Poseidone con lo sguardo triste.
"Dimmi, fratello, non fermarti" disse Zeus.
Allora Poseidone spiegò di aver visto nel mondo di sale una ragazza bellissima di nome Salinda,
alta, magra, con i capelli bianchi come il sale e il sorriso che conquista.
Zeus non capiva perché il fratello fosse triste, ma lo capì subito dopo. "Zeus, sono venuto a
chiederti il permesso di lasciare il cielo per poter raggiungere il mondo di sale. Sono davvero
innamorato di Salinda".
Zeus rispose a malincuore al fratello di no: Poseidone doveva rimanere per tutta la vita
nell'alto dei cieli con tutti gli dei. Nonostante tutti i tentativi, Poseidone non riuscì a
convincere suo fratello e scappò via nascondendosi dietro una nuvola.
Era talmente distrutto che incominciò a piangere a dirotto. Non si accorse di continuare a
piangere per una settimana ininterrottamente. Quando smise, si asciugò gli occhi e uscì da
dietro la nuvola.
Subito cercò il mondo di sale ma non lo trovò.
Alla fine scoprì una cosa terribile: il mondo di sale non c'era più! Era rimasta solo un'immensa
distesa di acqua.
Da allora quell'acqua venne chiamata MARE.
Poseidone divenne per sempre il Dio più triste del mare.
Tito Bolzoni, 1^A
8
SCRITTURA CREATIVA:
INVENTO UN MITO
Perché i pesci vivono in acqua
Tantissimo tempo fa, i pesci camminavano sulla terraferma e avevano quattro zampe.
Erano molto pigri e vivevano solo di feste e di banchetti.
Un giorno il re dei pesci, Filigardo, decise di dare una festa in piscina.
Purtroppo ci fu un violento terremoto che distrusse tutto. Il consigliere del re, allora,
propose di fare la festa al mare. Tutti erano felici e accettarono di buon grado la
proposta.
Arrivati al mare, fecero giochi e gare in acqua, mangiarono e passarono tutta la
giornata in mare.
I pesci si erano divertiti così tanto che decisero di fare un'altra festa il giorno dopo e,
questa volta, si fermarono addirittura a dormire in mare.
Fecero feste al mare tutti i giorni e quando finivano, essendo pigri, non uscivano mai
dall'acqua.
Un giorno il vento portò in quel posto dei gas velenosi ed i pesci per sopravvivere
dovettero nascondersi sott'acqua dove, rimanendo fermi per giorni, si abituarono a
vivere.
Si fecero crescere branchie al posto dei polmoni e pinne al posto delle zampe, così
non dovettero uscire più dal mare.
E da allora i pesci vivono in acqua.
Rodrigo Castoldi, 1^A
9
SCRITTURA CREATIVA: IN VIAGGIO
“In viaggio come Ulisse tra luoghi e popoli sconosciuti”
STELLA E LO STRETTO DI DEQUAN
Sono Stella, la figlia del re Filippo di Madaonia, e sto per raccontare l'avventura che
affrontai dieci anni fa per raggiungere la mia terra, dopo un viaggio con i miei fratelli
Niccolò e Lorenzo e con la mia sorellina Sofia.
Dieci anni fa, io e i miei fratelli facemmo un viaggio a Ciabagia per ricevere
dall'ambasciatore dell'isola un regalo per nostro padre. Quando andammo a ritirare il
regalo, capimmo che si trattava di un oggetto di particolare importanza: si trattava di un
corno che in passato era appartenuto al pescatore William, morto nello stretto di Dequan.
L'ambasciatore Tomas ci raccontò la leggenda che si narrava sul povero William: il
pescatore, mentre pescava, fu risucchiato da una forza del mare che lo uccise. Ci disse
anche che ci furono mesi e mesi di ricerche con i sottomarini, ma sembrava che il corpo
del pescatore fosse completamente scomparso.
Salutammo Tomas e partimmo in nave per tornare a Madaonia con il corno da consegnare
a nostro padre Filippo. Per tornare a casa dovevamo passare dallo stretto di Dequan, ma
non avevamo paura, perché era soltanto una leggenda quella che si narrava sulla forza
del mare che aveva ucciso William: pensavamo solo che la barca fosse affondata e lui con
essa. Durante il viaggio sentimmo come delle scosse sottomarine, ma non ci
preoccupammo; poi le scosse diventarono sempre più forti e, all'altezza dello stretto di
Dequan, alla nave cominciò ad accadere quello che era successo al pescatore: stava per
essere risucchiata e noi saremmo morti in meno di dieci minuti se io, la sorella maggiore,
non avessi fatto qualcosa; feci arrampicare Sofia sulla prua ed io e i miei fratelli cercammo
di allontanare il più possibile la nave dallo stretto. Ad un certo punto mi accorsi di una
zattera e feci salire i miei fratelli, mia sorella e i passeggeri: sulla nave ero rimasta solo io.
Intanto la zattera si era allontanata e dall'acqua apparve un'onda anomala che mi spazzò
via. Nuotai il più velocemente possibile e, ricordandomi del corno che avevo in tasca, lo
suonai; come per magia comparve una dea dagli occhi d'oro che mi porse una spada. La
presi e tagliai l'onda, che cadde bruscamente e si divise in due. Eravamo salvi!
Improvvisamente si aprì un portale e vidi il pescatore William dentro una gabbia circondata
da sirene e tritoni, che lo tenevano rinchiuso dentro l'onda da cinque anni. Liberai il
poveretto e raggiunsi i miei fratelli a Madaonia, dove mio padre nominò William pescatore
reale. A proposito delle sirene e dei tritoni: furono imprigionati ed io ebbi l'onore di tenere il
corno magico.
Questa è la storia dell'avventura che affrontai.
Manetti Stella, 1^A
10
SCRITTURA CREATIVA: IN VIAGGIO
Ne è passato di tempo, ormai, da quando ero ragazzo e da quando compii un 'impresa pazzesca: rubai il baule magico di Madin, re dei giganti dell'ovest, i più ostili e pericolosi. Tutto cominciò un giorno, quando andai in una spedizione militare contro gli stessi giganti governati da Madin, e loro mi rubarono la spada di ferro estratto dalle colline Mitterhäus, in Danimarca. Quando mi accorsi del furto, corsi a inseguire i giganti, ma loro scomparvero nella nebbia notturna. Tornato nella tenda, mi ripromisi di cercare quei giganti e di ucciderli con la spada che loro stessi mi avevano rubato. Finita la guerra, tornai a casa e mi dimenticai della missione, ma un giorno, mentre stavo pulendo uno scaffale, trovai una lettera, che avevo scritto anni prima, che diceva al capitano che dovevo tornare nella terra dei giganti per riprendere la mia spada. A quel punto decisi di partire in auto per andare a cercare la mia spada, ma mi ricordai che un gigante mi aveva rubato anche quella, in guerra, quindi partii via nave. Il primo giorno di navigazione fu tranquillo, così anche il secondo ed il terzo, ma il quarto giorno finii il cibo e l'acqua, quindi intravidi un'isola dove potermi fermare. Poche ore dopo il mio sbarco, iniziò a piovere, quindi mi dovetti rifugiare in una grotta per accendere il fuoco e cuocere qualcosa da mangiare. La sera, prima di dormire, esplorai la grotta e trovai delle ossa sparpagliate. Poi sentii un rumore in lontananza, che proveniva dal fondo della grotta, molto più in profondità. Allora decisi di andare a dormire. La mattina mi svegliai e andai a perlustrare il fondo della grotta, dove la sera avevo udito quegli strani gemiti, e trovai un drago gigantesco, alto quasi tre metri, con la pelle viola e che sputava fuoco. Sguainai la mia spada e lui sputò una vampata di fiamme, che schivai rotolandomi a terra, e lo ferii ad una coscia. Dalla ferita uscì del sangue verde, poi il drago si incendiò. Ancora sconvolto per il combattimento, salpai per andare a cercare i giganti. Dopo ore di navigazione, approdai su un'isola verdeggiante, piena di acqua, e, dopo essermi addentrato nella foresta, scoprii delle case fatte di legno e con il tetto di foglie, abitate da indigeni. Mi fermai a chiedere cibo e acqua, ma loro parlavano una lingua stranissima, che non avevo mai sentito e che non conoscevo. Tutti gli indigeni avevano i capelli tinti di verde e degli strani tatuaggi sulla faccia. Quella notte decisi di rubare del cibo e dell'acqua, ma mi sorprese una guardia e la uccisi. Il giorno dopo, gli abitanti del villaggio mi scoprirono, scagliarono delle frecce e mi colpirono ad un polpaccio. Arrivato alla barca, salpai in direzione ovest, dove si trovava la terra dei giganti. Dopo tre giorni di navigazione, scorsi una striscia di terra all'orizzonte e mi diressi da quella parte. Approdato, trovai un sentiero che portava a un villaggio di dimensioni enormi: le case erano alte quasi sei metri e gli abitanti erano alti poco meno. Quella terra non era molto accogliente, e i giganti erano ostili ed orribili: avevano armature di bronzo, i capelli lunghi intrecciati ad armi o ad ossa umane, la pelle chiara e gli occhi scuri. Al centro del villaggio c'era una casa grande come un palazzetto per lo sport: era la casa del re dei giganti, Madin, dove probabilmente era custodita la mia spada dentro ad un baule magico che poteva contenere moltissimi oggetti di enormi dimensioni. Entrai, sperando di essere troppo piccolo per essere visto dalle guardie, e riuscii ad arrivare sotto al baule, solo che era enorme in confronto a me.
11
Riuscii ad arrampicarmi fino all'enorme serratura ed entrai da lì dentro il baule, che però era pieno di oggetti e sarebbe stato molto difficile trovare la mia spada. La cercai per ore finché non la trovai in un angolo del baule. A quel punto uscii e notai che le guardie erano ubriache e con un carrellino, che avevo trovato vicino alla spada, portai via anche il baule, quindi corsi alla nave. Navigai per giorni, finché non finii l'acqua e dovetti approdare in un’isola per rifornirmi d'acqua. Quando scesi dalla barca, non riuscii ad allontanarmi da quell'isola; mi costruii una capanna di tronchi d'albero e rimasi lì per alcuni anni, ignaro del tempo che passava. Passati quattro anni, dopo aver caricato i viveri sulla barca, salpai subito per tornare a casa, e ci arrivai dopo 13 giorni di navigazione. Arrivato a casa, decisi di scrivere questo diario, per raccontare la avventura che avevo vissuto per mare. Niccolò Pozzi, 1^A
SCRITTURA CREATIVA: IN VIAGGIO
Il viaggio dei nove mondi Il mio viaggio
INTRODUZIONE
Secondo la mitologia nordica i mondi erano nove ed erano tutti paralleli fra loro. Io, nel giorno del mio sedicesimo compleanno scoprii di essere figlio di una divinità norrena e, per sopravvivere ai molteplici pericoli della vita da semidio, intrapresi un viaggio misterioso attraverso i nove mondi: Asgard - il mondo degli Asi, Vanaheim - il mondo dei Vani, Alfheim - il mondo degli elfi della luce, Midgard - il mondo degli umani, Jotunheim - il mondo dei giganti, Nidavellir - il mondo dei nani, Niflheim - il mondo di ghiaccio, nebbia e foschia, Muspelheim - il mondo dei giganti di fuoco e dei demoni e Helheim - il mondo di Hel e dei morti con disonore.
12
LA STORIA
Mi svegliai di soprassalto: avevo avuto ancora un incubo, solo che questa volta era diverso, sentivo come qualcosa che mi osservava, allora presi il cellulare e chiamai Magnus, il mio migliore amico, e gli raccontai tutto. Lui sembrava più spaventato di me, e mi disse: «Vieni subito sul ponte di Boston, ti devo parlare.» Io a quella richiesta rimasi un po' scioccato, ma non mi sembrava tanto difficile raggiungerlo, perché abitavo a soli due isolati dal ponte. Mi cambiai (ero ancora in pigiama)presi uno zaino e mi incamminai verso il ponte, a metà strada però sentii un forte ronzio e poi un'esplosione, poi Magnus mi chiamò al cellulare, io risposi: «Muoviti, è molto urgente, ne va della tua sopravvivenza, sentito l'esplosione? Non mi crederai mai, ma era un gigante. Sbrigati!!!» Allora mi misi a correre a perdifiato e, arrivato lì, provai a chiedere spiegazioni, ma Magnus non mi fece aprire la bocca, dicendomi: «Auguri di buon compleanno sedicenne, sei figlio di una divinità norrena, Freyr per la precisione, ma non solo, anche io sono figlio di Freyr, e quindi sei mio fratello, ma cerca di non morire oggi, e ancora auguri.» «Stai scherzando, spero.» Tentai di replicare. «Mi piacerebbe scherzare, ma tu ora devi venire con me, fidati, ti spiegherò tutto dopo, ma se vuoi arrivare a domani, ti conviene seguirmi.» Un po' ancora tramortito dalle stranezze di quella mattina risposi: «D'accordo, dove dobbiamo andare?» « Sull'Albero del Mondo, per andare a Folkvanger, per aiutare, beh, nostra "zia" Freya.» In quel momento un grosso tipo, e quando dico "grosso" vuol dire alto sei metri, atterrò sul ponte e Magnus disse: «Ora devi correre fino a quel palo della luce, una mia amica sta venendo a prenderci.» Io, sempre più confuso, decisi di non obbiettare e, non appena arrivai al palo, vidi un gigantesco drago, un DRAGO, arrivare. Magnus mi chiamò e, dopo essere saliti sulla groppa di quella creatura, decollammo e Magnus disse: «Ti presento la mia amica, Persica; è figlia di Loki e può mutare forma.» Poi continuò rivolgendosi al drago: «Al portale più vicino per Yggdrasil, andiamo a Folkvanger.» Arrivammo in una radura in cui c'era un cratere enorme, cosa di cui ormai non mi stupii, e scendemmo; Persica si trasformò in un'umana e mi salutò, aggiungendo: «Mi dispiace non essermi presentata prima, ma sai, è difficile parlare quando sei un drago.» Io le strinsi la mano.«Io sono Rodrigo e, a quanto pare, sono suo fratello.» Dissi indicando Magnus. « Non dovevamo andare a, ehm...» «Folkvanger. Il portale dovrebbe essere qui! Ah, eccolo!» Magnus tirò fuori dal nulla una spada e, con la mano libera, si mise a toccare uno ad uno i fiori presenti nel cratere, che stranamente erano nove. Ad un certo punto disse: «Trovato!» e con la spada tagliò il fiore, al posto del quale subito si aprì un vuoto e ci saltammo dentro ritrovandoci all'improvviso a Muspelheim, il regno dei giganti. Grazie alla mia "proverbiale" fortuna ci ritrovammo nella strada più trafficata di tutto il regno e rischiammo di essere schiacciati diverse volte. Le case erano immense, tanto grandi che per nasconderci ci rifugiammo sotto lo stipite di una porta. «Accidenti, abbiamo sbagliato mondo» disse Magnus «dobbiamo trovare una via d'uscita» e proprio in quel momento si sentì un grido e dalla finestra cadde una specie di scettro che al mio tocco assunse una dimensione normale. Persica, che fino a quel momento era stata in silenzio, disse «Non ci posso credere, è lo scettro di Trigon! Ci permetterà di arrivare a Helheim e anche se correremo gravi rischi ci avvicineremo moltissimo a Folkvanger». Esultammo di felicità attirando involontariamente l'attenzione di un gigante che tentò di ucciderci. Nella fuga lasciai cadere lo scettro che, attivatosi, ci catapultò a Helheim un mondo desolato e buio, dove i pericoli erano ovunque. Il regno, infatti, era abitato dai morti con disonore i quali vagavano come spettri invisibili. Dovevamo però arrivare al castello di Hel
13
la dea dei morti e la nostra unica speranza di raggiungere Folkvanger. Avremmo perciò affrontato con coraggio qualsiasi difficoltà. Ce l'avremmo fatta? Per la prima volta avevamo dei dubbi sul successo della missione. Superammo una pianura di nebbia e un fiume infuocato grazie a Persica, che si trasformò in un'aquila gigante. Finalmente vedemmo il castello, l'unico problema era che l'entrata era protetta da un'orda di scheletri armati di tutto punto. Eravamo sicuri che Hel ci avrebbe aiutato, ma come potevamo farle arrivare un messaggio senza essere inceneriti dagli scheletri? Ebbi un'idea, strana ma pur sempre un'idea. Vidi un pezzo di legno e chiesi ai miei compagni i lacci delle loro scarpe. Mi guardarono straniti ma acconsentirono. Costruii un arco rudimentale con il quale tentai di lanciare un messaggio avvolto su un sasso. Il messaggio diceva: «Somma Regina, veniamo da un lungo viaggio e dobbiamo raggiungere Folkvanger, imploriamo la tua benevolenza e il tuo aiuto.» Dopo una ventina di goffi tentativi finalmente il sasso volò alto nel cielo e, superando gli scheletri, atterrò rovinosamente sulla finestra del salone reale. Qualche minuto dopo un corno suonò e ordinatamente gli scheletri si ritirarono. Dall'enorme ingresso Hel in persona avanzava verso di noi. Era insieme bellissima e orribile, il suo corpo nella metà sinistra era quello di una giovane e meravigliosa donna, in quella destra aveva le sembianze di un morto vivente. Vincendo la paura la chiamai, lei si avvicinò e ci squadrò come se volesse distruggerci con lo sguardo. Magnus portò istintivamente la mano alla spada ma, con grande sangue freddo, lo fermai e dissi: «Clemente Hel, sei disposta ad aiutarci nella nostra impresa?». Lei rispose: «Avete disturbato il mio riposo e voglio tornare al più presto nelle mie stanze. Volete andare a Folkvanger? Vi accontenterò a vostro rischio e pericolo.» Ciò detto con un battito delle mani aprí il varco verso il mondo di Freya, la dea dell'amore. Quello che vedemmo ci fece rizzare i capelli in testa. Il mondo che conoscevamo era scomparso, tutto sembrava coperto da una patina di cenere e in cima a una collina Freya sembrava in grande difficoltà. Lottava senza tregua con un'enorme creatura che sembrava un incrocio tra un drago e uno spinosauro. Dalla cicatrice sull'occhio capimmo che si trattava di Gaum, mostro mitologico che rappresentava la distruzione. Dovevamo agire in fretta e con astuzia. Persica si trasformò in un drago femmina ed emise dei suoni per attirare l'attenzione di Gaum. Nel frattempo Magnus lanciò la spada in aria e io con un salto di parecchi metri (non potevo crederci...), la afferrai e con tutta la mia forza la conficcai dentro la cicatrice. Urlando di dolore Gaum si disintegrò e il paesaggio tornò quello consueto: sole, campi verdeggianti, fiori e felicità. Ci eravamo riusciti, Freya era libera e il mondo di Folkvanger avrebbe prosperato per sempre. Il nostro viaggio era terminato e potevamo tornare finalmente a Boston.
Rodrigo Castoldi,
14
SCRITTURA CREATIVA: IN FUGA
ULTIMO SALUTO Sono orfana; io e mia sorella viviamo in condizioni di indigenza. L'India è diventata
straziante. Gli inglesi ci hanno appena sottomessi e la mia città ne sta già soffrendo
molto. Sono stati loro a togliere la vita ai miei genitori quando si era elevata la
protesta del popolo indigeno. A noi due spetta lavorare la terra, estrarre l'acqua dal
pozzo profondo e portarla a casa, camminando almeno due kilometri a piedi. È dura
la nostra vita. Viviamo in una baracca diroccata, che un tempo era il luogo dove si
eseguivano riti religiosi. Perció è molto sacra e noi non l'abbiamo modificata o
rovinata. Gli unici arredamenti che abbiamo aggiunto sono due letti (se si possono
chiamare letti), una tinozza per lavarci e un tavolino. Non utilizziamo luci artificiali,
ma sfruttiamo la luce del Sole e della Luna.
La nostra villa si affacciava su un prato colmo d'erba e pieno di orti, galline, pecore e
vacche, che pascolavano in libertà tra i boschi e le praterie infinite. Queste bestie
conoscevano la via di casa ed erano contente di servirci. Due volte al giorno
mungevamo le mucche, raccoglievamo uova e filavamo tessuti con la preziosissima
lana ottenuta dalle pecore. Undici ore alla settimana veniva a trovarci una saggia
donna anziana, che ci raccontava tutte le sue meravigliose storie di quando era
ragazza e ci insegnava molte cose, tra cui la stupenda lingua francese: è la mia
preferita.
Disgraziatamente, da quando gli inglesi ci hanno colonizzato, tutto questo non c'è
più: la bellezza dei campi, la felicità dei pascoli, la speranza di una vita fortunata...
Anche le interessanti lezioni della signora Purnima si sono perse tra la nebbia e la
tristezza che adesso ci circonda. L'unica cosa che mi rassicura è il mio portafortuna.
Esso é un bellissimo orologio da tasca, realizzato con perline dello Oceano Indiano;
al centro del coperchio si trova una torre, la Tour Eiffel. Mi è stato regalato dai miei
graziosi genitori. Non so come ringraziarli.
Ho un piano per scappare. Io e mia sorella ci stiamo organizzando. Vogliamo fuggire
da qui per cercare un posto nel quale possiamo trovare la speranza e la felicità di
prima.
<<Ho un idea!! - esclama Sita, mia sorella - Ti ricordi che la signora Purnima ci ha
raccontato cosa fanno gli inglesi qui, in India?>>
<<Mmmhh>> mormoro qualcosa. Sono stanca e troppo triste per parlare.
<<Beh, te lo dico io. Gli inglesi esportano da qui molte cose, tra cui sale, oppio e
altro. Queste cose vengono portate in altre terre con navi o treni. Noi possiamo
intrufolarci in un vagone e scappare!!!>>
La stanza si è illuminata; mi levo da letto e scopro che sto sognando. Sveglio
bruscamente mia sorella e le racconto il mio sogno.
<<Non è una brutta idea...>>
15
Da quel giorno, metà del tempo l'abbiamo dedicata ai lavori fuori casa e il resto per
l'organizzazione del viaggio.
Sono passati 20 giorni e finalmente abbiamo terminato i preparativi.
<<Riassumiamo... - Sita e io stiamo controllando che tutto sia in ordine - Partiremo
da qui domani notte alle due, per andare sulla costa. Ci nasconderemo dentro uno
dei tanti container di una nave inglese diretta in Francia. Una volta arrivati lì
incontreremo un gruppo di artisti impressionisti e chiederemo di stare con loro. Se
ci chiedono da dove veniamo, diciamo che proveniamo da un’ isola francese
chiamata Ouissant.>>
Questa è la sintesi, ovviamente, ma, anche se sapevamo tutto alla precisione,
avevamo moltissimi dubbi.
<<E se aprissero il container e ci vedessero? Se usciamo da quei grandi box di
metallo nel posto sbagliato?>>
Non sapevamo rispondere a tutto questo...
Sono quasi le 2 e dobbiamo prepararci. Dobbiamo essere più leggere possibili.
Infatti portiamo solo tre buste di plastica: due, contenenti cibo e acqua, le porta Sita
e l'altra la porto io. Quest'ultima contiene il mio portafortuna.
È ora. È ora di partire. Appena usciamo dalla casa diroccata, mi rattristo. Appena
lasciamo la nostra adorata baracca, dai miei occhi iniziano a colare grandi gocce
d'acqua. Mi mancheranno la casa e il pascolo...
Stiamo per attraversare il campo quando sentiamo una voce:
<<Chandra, hai dimenticato qualcosa!!>> era Purnima. Mi stava chiamando. La mia
faccia risplende e si riempie di gioia. Finalmente, dopo 20 giorni abbiamo rivisto la
nostra cara insegnante, o meglio, amica. Lei mi porge qualcosa. L'orologio!! Avevo
dimenticato proprio quello!!
<<Dove andate?>> La signora Purnima ci guarda incuriosita.
<<Signora Purnima, noi ci siamo sfinite e vogliamo andarcene da qui. Mi dispiace,
non volevamo addolorarvi...>>
<<Volete venire con noi?>> propone Sita.
<<Preferisco restare qui e salvare l'India. Buona fortuna...>>. Ci dá un bacio e
scompare.
Questo è l'ultimo saluto.
Sofia Paoli, 3^A
16
SCRITTURA CREATIVA: IN FUGA
17 marzo 1905 Caro Emilio, Come tu ben saprai, mi sono trasferito in Francia da quasi due anni ormai …
Ti avrei scritto prima, ma come puoi immaginare ho avuto molto da fare negli ultimi tempi; il viaggio e l’arrivo mi hanno un po’scombussolato, ma più di tutto la ricerca dell’alloggio e l’inizio della “nuova” vita. Ora ti racconto come ha avuto inizio la mia avventura: era il 23 settembre del 1903, ed io ero solamente un ragazzo di diciannove anni che si divertiva a fare scherzi in paese (come chiunque, d’altronde), fino a quando mio padre mi disse che ero troppo grande per continuare a fare il burlone e che dovevo “maturare” . Io non capivo, ma mi rendevo conto che quel che diceva aveva un senso, così decisi di diventare il nuovo “uomo della famiglia”, colui che “porta i pantaloni”, insomma quello che soddisfa i bisogni della famiglia. Per iniziare avevo aperto una piccola bancarella di frutta e verdura nel mercato comunale del paese, ma lavorare in un piccolo borgo nei pressi di Bologna non era soddisfacente come pensavo, così decisi di trasferirmi a Milano, ma anche lì feci un buco nell’acqua: era troppo caotica per i miei gusti e soprattutto troppo industrializzata. Il luogo in cui mi trovavo non mi piaceva molto, ma dopo poco tempo mi ero già abituato alla vita della città mondana a me originariamente sconosciuta; poi un giorno, mentre lavoravo presso un calzolaio come apprendista, mi giunse all’orecchio che il nuovo battello “Mary Rose” sarebbe salpato a breve e che era diretto ad Ellis Island. Io non ne sapevo niente, ma la cosa mi aveva incuriosito, così mi interessai e decisi di intraprendere un viaggio che mi avrebbe cambiato la vita; ma un viaggio del genere era impegnativo per un ventenne, così decisi di partire insieme a Michele, un ragazzo che lavorava con me dal calzolaio e che era diventato il mio migliore amico e compagno di avventure, infatti era un amante dell’avventura e amava viaggiare, quindi, come puoi immaginare, non esitò ad acconsentire ad intraprendere questo cammino assieme a me. I preparativi per la partenza richiedevano impegno e devozione, ad esempio era necessario preparare dei soldi per il viaggio, e magari qualche scorta di cibo, una valigia con dentro gli indumenti e quant’altro; e poi non potevano mancare i biglietti per il viaggio, che erano quasi introvabili, fino a quando io e Michele li vincemmo in una partita a poker, dove io modestamente sono un campione. Ora tutto era pronto per il gran giorno, dovevo solo decidere cosa portare con me, così decisi di portare l’orologio del mio bisnonno, quello che utilizzò quando si trasferì a Bologna; in quel momento pensavo che, guardando l’ora, il tempo sarebbe trascorso più velocemente, ma in realtà non cambiava niente. Finalmente arrivò il giorno della partenza, io e Michele eravamo al settimo cielo; quando ci diedero la cabina eravamo contenti ed emozionati all’idea di cambiare vita, che era il motivo principale della nostra decisione, ma anche di conoscere un nuovo paese in modo totalmente autonomo, visto che era il mio primo viaggio transatlantico senza genitori, quindi colsi quell’occasione come un’un opportunità più unica che rara. Il viaggio durò molti giorni ma fu molto tranquillo e inoltre, ad essere sincero,
17
anch’io ero molto tranquillo , nonostante fosse il mio primo viaggio su un transatlantico; l’unica preoccupazione che mi opprimeva la mente era la mancanza di soldi, perché lavorare da un calzolaio come apprendista non è un lavoro molto appagante, e quindi pensavo che questo potesse danneggiarmi, ma non ci pensai a lungo e mi godetti il viaggio. Una volta attraccati io e Michele eravamo preoccupati perché avevamo appena saputo che per avere il permesso di soggiorno bisognava fare un controllo medico mostrando anche i cosiddetti “gioielli” di famiglia; la cosa non ci entusiasmò molto, però eravamo costretti. Quando arrivò il nostro turno eravamo imbarazzati ma molto dignitosi. Sfortunatamente il controllo non andò come avevo previsto, i medici notarono che avevo una piccolissima infezione al braccio sinistro; era una cosa del tutto irrilevante, ma la Commissione non la pensava come me, così fui costretto ad andare in quarantena insieme a persone con malattie ben più gravi della mia; dopo quaranta giorni mi rispedirono in patria, ma in questo momento ero da solo, perché Michele era stato accettato e aveva deciso di non farsi scappare un’occasione del genere, e fu così che persi il mio migliore amico per sempre. Mentre ero sulla nave di ritorno pensavo che forse non ero in grado di “costruirmi” una vita da solo, forse ero ancora troppo immaturo, in quel momento mi sentivo uno straccio e pensavo che la cosa migliore da fare fosse tornare a vivere a Bologna. Proprio quando sentivo il mondo crollarmi addosso la nave attraccò a Saint-Malò, in Francia. La cosa mi sconvolse, perché io non sapevo che fare in Francia, e quindi ero spaesato e tagliato fuori dal mondo, non sapevo neanche il francese, quindi non riuscivo a comunicare con le altre persone, almeno fino a quando arrivai in una “Petite Italie” , ovvero “Piccola Italia”, un quartiere di una cittadina francese popolato solamente da italiani come me; lì avevo trovato un piccolo alloggio che condividevo con Mattia, un italiano del Lazio che come me aveva provato a sbarcare negli Stati Uniti ma era stato rifiutato. Ciò mi faceva sentire meglio, in un certo senso, perché non ero più tanto solo come credevo di essere. Mattia lavorava presso un fabbro ed io da un calzolaio, la vita ora stava tornando come un tempo, nonostante quel “rimorso” che ormai faceva parte di me; un giorno decisi di raccontare questo mio piccolo “segreto” a Mattia il quale mi disse che non dovevo preoccuparmi del passato ma del presente, inoltre mi disse che dovevo andarmene da lì e trasferirmi a Parigi, dove c’erano la vita vera e molte opportunità per i giovani. Io gli risposi che non conoscevo nessuno e che non ero in grado di farmi una vita da solo, lui controbatté dicendomi che a Parigi c’era suo cugino, che era un agente immobiliare che poteva trovarmi casa e offrirmi anche un negozietto dove avrei potuto aprire una boutique di scarpe; dopo il suo discorso così convincente decisi di partire subito e non esitai un solo momento; presi il treno diretto per Parigi la mattina dopo e lo stesso giorno riuscii a rintracciare il cugino di Mattia, il quale mi diede immediatamente una sistemazione e uno spazio per aprire la mia boutique. Mi avviai subito, e nel giro di un mese gli affari andavano a gonfie vele, tutti i soldi spesi per mettere in piedi i miei progetti li riguadagnai ben presto; ogni giorno servivo almeno una quindicina di persone, fino a quando un giorno entrò una giovane fanciulla sui vent’anni, aveva il volto di un angelo ed io me ne innamorai subito; ricordo ancora bene quel giorno, come se fosse ieri. Dopo varie uscite e tentativi di flirtare con lei, finalmente riuscii a farla innamorare di me. Andammo a vivere insieme, il tutto accadde molto velocemente, pensa: adesso abbiamo una boutique di scarpe e indumenti perché lei è una sarta stupefacente, inoltre ora sta aspettando un bambino e ben presto diventerò padre!!!!!!!!
18
Lo so: la notizia è sconvolgente, anch’io stentavo a crederci quando l’ho saputo. Comunque, mio caro amico, tutta questa lettera è un modo per farti capire che gli imprevisti accadono per un motivo e non a caso, ad esempio se io non avessi avuto quell’infezione al braccio oggi non sarei l’uomo più felice del mondo; quindi se qualcosa non va secondo i tuoi piani, non ti scoraggiare e cambia la tua VITA !!!!! Spero che questa lettera non sia stata troppo lunga e noiosa per te.
STEFANO DE SANTIS
P.S: Il nuovo pargoletto lo chiameremo Emilio in tuo onore e in ricordo di un vecchio amico
d’infanzia.
Stefania Verdicchio, 3^A
19
DESCRIZIONI:
DESCRIVO IL VOLTO DI MIA MAMMA SU MODELLO DELLA MONACA DI MONZA
Il suo aspetto è giovanile e dimostra meno di quanti anni ha. Lei è molto bella e affascinante. Ha i capelli corti, castani e con dei riflessi biondi. Ha la fronte spaziosa, un po’ abbronzata. Le sue sopracciglia sono sottili e di colore marrone. I suoi occhi sono verdi e di solito molto felici, ma in questi giorni un po’ stanchi, perché io e mia sorella la facciamo impazzire, continuando a litigare tra di noi. È l’unica della nostra famiglia che non porta gli occhiali. Ha un naso piccolino e normale. Le sue orecchie sono ben proporzionate, né grandi, né piccole. Le sue gote, invece, sono luminose e colorite, anche se lei non ha il trucco e non se lo mette mai, perché non le piace e le dà fastidio. Le sue labbra sono ben disegnate e di un bel rosa naturale. Infine il suo mento, è rotondo e di un colore abbronzato.
Anna Magrì, 1^B
Descrivo l’abbigliamento di un mio familiare.
Vorrei descrivere una pasticciona, piccola e simpatica… Mia sorella Angelica. Lei è una bimba buona e sempre sorridente. Il suo abbigliamento è molto carino anche se ancora la veste la mamma. Di solito ha delle scarpe da tennis rosa e bianche un po' cicciottelle. Le calze sono bianche a righe verdi e gialle. Porta spesso dei leggins blu di cotone che le piacciono molto. Ha molte volte delle magliette di Peppa pig, perché tra tutte sono le sue preferite. Le sue felpe sono tutte stupende, però lei le vuole sempre con le tasche per mettere dei soldi che mamma e papà le danno, oppure per nascondere dei suoi giochi. Quando io e mia sorella Valeria abbiamo il cappello, ovviamente, anche lei lo vuole; ne mette sempre uno bellissimo bianco di pile con due orecchie sporgenti che la fanno sembrare un orsacchiotto! Per avere due anni è molto sveglia, perché dice già delle parole in inglese. Sono molto contenta e felice di avere una sorella così. Carlotta Tirelli, 1^B
20
Descrizione di un oggetto: il mio pupazzo Teddy
Un oggetto da cui non mi potrei mai separare è il mio fantastico pupazzo Teddy.
Teddy è un orsetto di peluche piccolo e molto corto ed è fatto di pelo sintetico. Lui ha un muso circolare con due occhietti marroni e un’espressione sorridente. Il suo corpo è allungato, ha una codina e due piccolissime orecchie tonde e sulla zampa si vede disegnata una piccola bandiera dell’Inghilterra.
La sua pelliccia è di un colore marroncino chiaro.
Teddy indossa una graziosa maglietta rossa con il cappuccio che si può mettere e togliere; in mezzo ci sono delle scritte dorate e un disegno che rappresenta la corona reale.
Il mio pupazzo è molto morbido, soffice e caldo e ogni volta che lo annuso mi viene in mente la mia camera da letto dove passo le maggior parte del tempo con lui.
Io sono molto affezionata a Teddy, perché me lo ha regalato mio fratello Fabrizio quando è andato in Inghilterra con la scuola in prima media e trovo che sia stato un gesto molto carino da parte sua.
Da quando ho avuto in dono Teddy non me ne separo mai. Mi fa compagnia tutte le notti stando sul mio comodino e guardandomi con il suo dolce sorriso, oppure quando faccio i compiti sulla scrivania mentre lui mi osserva curioso.
Insomma, Teddy mi segue in ogni momento fin dalla terza elementare, e non so proprio che cosa farei senza di lui, perché per me non è solo un pupazzo senza valore ma è il mio migliore amico.
Viola Arrigo, 1^B
21
DESCRIVIAMO IL CIELO CON I COLORI…. E CON LE PAROLE!
L’immagine del cielo che ho davanti ai miei occhi rappresenta un cielo che sta
tramontando.
I suoi colori dominanti sono il blu scuro sfumato di giallo, che a poco a poco,
illumina il porto sottostante. In questo cielo si nota il sole, che sembra il flash di
una macchina fotografica, che si riflette nel mare.
Sullo sfondo si notano i vari alberi delle barche a vela che spuntano quasi come
delle canne da pesca.
Nella parte inferiore della foto, una striscia nera sembra dividere il cielo dal mare.
A destra, si vede il cielo che si scurisce facendo risaltare così le varie parti delle
barche; invece a sinistra si vedono sullo sfondo delle piccole montagne.
Quest’immagine mi infonde molta tranquillità e mi ricorda i viaggi in barca
d’estate con la mia famiglia.
Marta Pasolini, 1^B
Disegni di: A.Magrì,
M.Pasolini,
F. Longo.
22
Il “mio cielo”
Ho scattato la foto del “mio
cielo” dal mio terrazzo di
casa, una mattina prima di
andare a scuola.
E poi mi sono messo a
descriverlo con i colori e
con le parole.
Questa immagine del cielo
all'alba mette in risalto
tante sfumature di colori:
l’arancione, il giallo e una sequenza meravigliosa di azzurri e di blu.
Sullo sfondo si innalza il campanile di Sant'Eustorgio. Accanto, in alto, si intravede
ancora la luna che ha illuminato la notte stellata.
In basso scorgo alcune lucine delle case milanesi. Le ultime stelle presenti
assomigliano a spicchi di formaggio che stanno per essere mangiati da topi affamati.
Quest'immagine che ho davanti agli occhi rappresenta ancora la notte ed evoca il
riposo, la città ancora addormentata.
Poi, appena finito di fare colazione, il cielo è completamente cambiato: il sole è
spuntato sullo sfondo ed è cominciato un nuovo giorno.
Ciò che mi ha colpito di più di questo panorama, sono i colori che dominano nel
cielo: sembrano quasi finti! Dal vivo era ancora più spettacolare.
Infatti era ancora più evidente il
contrasto tra i colori freddi, il blu e
l’azzurro della notte ed i colori caldi,
il giallo e l’arancione del giorno che
stava spuntando.
Andrea Panzera, 1^B
Disegni di: A. Panzera e C. Tirelli.
23
I MIEI RICORDI E GLI ESAMI:
Delle medie mi ricorderò …
Purtroppo i tre anni delle medie stanno concludendosi.
Il primo giorno di scuola di prima media, nel 2013, il preside entrò nella nostra classe e ci disse
che questi tre anni sarebbero passati velocissimi e, in un batter d’occhio, ci saremmo trovati a
dover affrontare gli esami.
Aveva ragione, in questi tre anni non ho mai avuto il tempo di accorgermi che l’anno scolastico
era giunto alla fine. Non sono certa del motivo per cui questo mi sia accaduto, forse perché ho
sprecato del tempo, forse perché non voglio che tutto finisca e quindi ho sempre preteso che
ogni anno non fossimo ancora arrivati a maggio.
Gli anni scorsi era diverso.
Finiva la scuola ed io pensavo che sarei ritornata a settembre e tutto sarebbe ri-iniziato come
l’avevo lasciato prima dell’estate. Avrei rivisto i miei compagni e saremmo rimasti sempre gli
stessi.
Quest’anno no. Il profumo dell’estate è diverso, lo sento già, perché sono consapevole che
passerò tre mesi a pensare che, a settembre, non riabbraccerò i miei compagni, che l’estate
non sarà solamente una pausa, ma una vera e propria fine.
Non è stato tutto perfetto. Ci sono stati tanti momenti belli, ma anche tantissimi momenti brutti.
A partire dall’aspetto didattico, io sono la prima a dire che sarebbe potuto andare meglio.
Mi sarei potuta impegnare di più, avrei potuto ricevere voti più alti, ma nello stesso tempo non
mi sarei goduta la gioia ed il divertimento di stare con i miei compagni, che è la cosa che più
mi rimarrà impressa delle medie.
Infatti, con tutte le loro imperfezioni, questi tre anni alla fine sono risultati perfetti.
Lo riesco a vedere dal cambiamento che noi, come classe, abbiamo avuto anno dopo anno.
Era come se tutti noi fossimo legati ad una corda che, con il passare del tempo, abbiamo tirato
sempre di più.
Il legame tra di noi si è fatto sempre più forte.
Certo, questa “corda” a volte ci scappava di mano, o non riuscivamo più a tirarla.
24
Mi ricordo l’episodio in cui misero in punizione tutta la classe perché uno di noi aveva tirato un
fazzoletto bagnato in mensa. Ci mettemmo a litigare, ad incolparci a vicenda, ad insultarci…
Credo che questo ci servì, perché, usciti da quell’episodio, ci trovammo molto più uniti e legati
tra di noi.
E me ne sono accorta solamente alla fine, da poco tempo, quanto il nostro legame si sia
rafforzato, guardando il viso di ogni mio compagno e notando quanto sia cambiato dal primo
giorno in cui l’ho incontrato e quante emozioni ed esperienze abbia condiviso con lui da quel
momento.
Il mio ricordo più bello di questa classe sarà come, insieme, siamo riusciti a superare ogni tipo
di difficoltà. Non penso che da sola ce l’avrei fatta.
Il peso di ciò che è accaduto di brutto in questi tre anni rimane sempre lo stesso,
indipendentemente dall’essere in due o in diciannove, ma il confronto, la compassione e la
condivisone fra di noi ci hanno fatto sembrare il peso molto più leggero.
La vedo un po’ come Ungaretti nella poesia “Fratelli”.
Ovviamente non voglio paragonare la scuola alla guerra, ma credo che, in entrambe le
situazioni, incontrare delle persone che sono nella tua stessa situazione ti faccia sentire meglio
e ti scaldi il cuore.
Con tutte le difficoltà che questi tre anni mi hanno recato, io non vorrei cambiare niente,
nemmeno una virgola di quello che ho vissuto.
Non ho alcun rimpianto.
Come ho detto prima, una cosa, per essere perfetta, deve avere mille imperfezioni.
Anna Rescigno, 3^B
25
Gli esami…
Le foglie diventano sempre più verdi, le temperature si alzano e il sole batte forte
sull’asfalto … è in arrivo l’estate. Di solito questo periodo dell’anno scolastico è il mio
preferito: l’eccitazione dell’arrivo delle vacanze, la voglia di studiare per avere una
buona pagella e concludere in bellezza l’anno scolastico, il piacere di giocare
all’aperto con i miei compagni … ma quest’anno è diverso. Quest’anno dovrò
affrontare gli esami, il peggior incubo per ogni studente. Ormai non si studia davvero
per avere una buona pagella, si studia per arrivare preparati all’esame, e l’eccitazione
dell’arrivo delle vacanze ha lasciato il posto all’ansia dell’arrivo di quel fatitico test.
Probabilmente durante gli ultimi giorni di scuola non me ne importerà niente della
fine dell’anno scolastico, penserò solamente a ciò che mi aspetterà nei giorni
successivi. Credo che non riuscirò neanche a dormire dall’agitazione … in più quasi
qualunque cosa mi fa ricordare che gli esami sono imminenti! Ad esempio, quando
mi chiedono quanti anni ho e io rispondo di averne tredici la prima cosa che mi
dicono è: “Ah! Quindi quest’anno ci sono gli esami eh?” e ogni volta che lo dicono
rabbrividisco e mi viene da prenderli a schiaffi dal nervoso. Inoltre, quando parlo con
delle ragazze un po’ più grandi di me, mi viene sempre da chieder loro come sono gli
esami, ma la risposta è sempre diversa: “Tranquilla sono semplicissimi”, “Non ne
voglio parlare”, “Devi studiare tantissimo!” e poi ci sono quelle che si limitano a
dire:”Boh”. L’unica cosa che mi consola è che per l’esame bisogna solo ripassare!
Certo, l’atmosfera d’esame mi spaventa ma so che se continuo ad impegnarmi nello
studio andrà tutto bene, e poi finalmente sarò io a dire agli altri: “Quest’anno hai
l’esame eh?”
Yasmin Hassoun, 3^B
26
SCRITTURA CREATIVA: NON SOLO PAROLE
Dopo aver letto la poesia La mia ombra di Robert Louis Stevenson,
l’abbiamo rappresentata a modo nostro e con tecniche diverse.
Classe 1^A
Disegni e immagini di: G. D’Ercole, N. Pozzi, S. Manetti
27
INVENTO UN GIALLO
Siamo a Londra, nel giugno del 1978, è da sei giorni che è stato trovato uno scheletro nella cassapanca della casa di Thomas Cook. Lo scheletro dovrebbe appartenere al fratellastro di Thomas: Jason Brown. L’ispettore Jim Stratford sta indagando sui possibili assassini, la lista non è per niente lunga, un solo indagato: Thomas Cook. Durante l’interrogatorio, però, Cook dimostra di essere innocente, ma si rende comunque molto utile alle indagini, rivelando che, da sette anni e sempre allo stesso giorno, Jason riceveva una busta contenente un foglio completamente bianco. Il particolare inquietante è che la data in cui il Sig. Brown riceveva la busta è la stessa di quella del suo omicidio. L’ispettore Stratford decide di contattare un amico per sapere di più sulla famiglia del Sig. Brown: Harry Harley, che conosce tutti nel quartiere. Harley gli dice che la sua famiglia e quella di Jason Brown non sono mai andate d’accordo, dopo una lite per questioni politiche. Dopo tre giorni dalla telefonata ad Harley, la polizia trova sul luogo del delitto un diario appartenente a lui, dove però aveva scritto il bisnonno, rivelando che aveva commesso un omicidio ai danni di Frankie Brown (nonno di Jason ed ex parlamentare). Ora il sospetto passa da Cook ad Harley, ma perché l’avrebbe fatto? Subito dopo, la polizia interroga Harley, che sembra innocente, ma interviene Stratford perché nell’ultima pagina, apparentemente bianca, si può leggere: ”Vendicherò il mio bisnonno per la perdita del posto in parlamento, per colpa di Frankie Brown, Harry”. L’ispettore spiega che mettendo la pagina al sole per mezz’ora circa, si riesce a leggere ogni singola parola.
28
Ora tutto era chiaro, ma i fogli bianchi cosa c’entravano? Stratford usò lo stesso trattamento del diario, si potevano vedere su ogni foglio una lettera: “M-O-R-I-R-A-I”. Sette anni per un omicidio pensato davvero bene. Ora Harley è in prigione, mentre Stratford sta indagando a Boston, ma questa è un’altra storia…
Minola Matteo, 2^A
DUE SPECIE A CONTATTO
PROTAGONISTA
<<É così brutto vivere in questa città... Roboscuola, poi, è un
passatempo inutile, soprattutto per chi vuole essere un esploratore!>> brontolò Bill tra sè e sè, mentre si incamminava
verso la sua camera da letto.
Bill Searcher è un bambino intelligente e furbo. Già a 5 anni sognava di essere
un astronauta ma, dato che non si può iniziare ad esserlo a quell'età, decise
di esplorare il paese in cui si trovava. Una delle sue prime intenzioni era di
trovare ed esaminare cose nuove in ogni singolo angolo della sua adorata
casa: gli piaceva scrutare i robot che cucinavano, che costruivano... e cercava
di imitare i movimenti di questi strani macchinari. Amava premere i pulsanti
che permettevano di aprire gli "schermi dell'organizzazione" di suo padre
(così li chiamava)... Ma non gradiva andare a Roboscuola. Infatti lì fa
tutt'altro che studiare o ascoltare le lezioni guidate dai robot: durante i corsi
disegna, inventa macchinari e li costruisce... E pur sapendo di essere il più
intelligente della classe (non gliel'hanno detto solo i robomaestri) non si
interressava dello studio. In effetti Bill poteva fare gli esami senza nemmeno
aver studiato. Per 4 anni indagò,
scrutò, esaminò, costruì,
inventò... Un vero e proprio esploratore! Ma adesso, avendo 9 anni, Bill ha
già finito di ispezionare tutto, sia dentro casa, sia fuori casa... tutto!
MACCHINARIO
Bill sa che ha un'altra opportunità: lo Spazio!! Chissà cosa si vede lassù. È buio? Quante stelle ci sono? E i pianeti? Di cosa
sono composti? Chi ci vive? Extraterrestri o mammut?
29
Quante domande si pone Bill... Νeanche lui, con la sua intelligenza, riesce a rispondersi...
<< Devo andarci! Devo andarci!!>> Si dice sempre l'esploratore.
É ora di cena. Tutta la famiglia Searcher è a tavola, escluso Bill: è avvolto nel pensiero più importante della sua vita. Si
tratta di un macchinario tutto suo che gli permette di volare nel cielo, tra le nuvole e poi nello spazio infinito...
<< Bill, vieni a mangiare!>> urla la madre Rose infuriata. Ogni volta deve arrivare dopo tutti! Bill come sempre corre
verso la sala da pranzo e, arrivato a destinazione, prende un ceffone da Rose che lo risveglia. Poi si siede a tavola.
<< Mamma e Papà, mi potete dare l'opportunità di inventare qualcosa, per favore? Mi posso mettere in garage e lì
costruire tutto quello che voglio senza darvi fastidio!>>. Rose e Mick si guardano perplessi.
<< A patto che arrivi puntuale ad ogni pasto. Alle 5.30, alle 15.00 e alle 23.30 in sala da pranzo!!>>. Rose doveva stare in
guardia.
<< Sarò qui in tempo, mamma. Lo giuro!>> Bill salta dalla gioia! Finalmente ha trovato il modo di costruire la sua
macchina volante!!
La mattina dopo aveva già tutto pronto per andare a roboscuola: carta e penna per impostare il disegno del macchinario,
cartone e laser adesivo per fare il modellino.
Arrivato a roboscuola è già pronto al lavoro.
Sia a casa sia a scuola si dà da fare giorno e notte senza nemmeno fermarsi e arriva sempre puntuale a colazione, pranzo
e cena. Viene aiutato da R3C2, uno degli androidi a servizio in casa sua.
Dopo un anno di fatica la sua nave stellare (B2) è quasi
terminata: deve solo verniciare l'ala destra.
Sono le 4 di mattina del 30 ottobre ed è il suo compleanno.
Bill compie dieci anni e non vede l'ora di finire il suo
progetto. I suoi genitori sono già a tavola, con le luci spente,
pronti ad accogliere il loro adorato figlio con un gioioso
canto. Bill li osserva e viene attirato dal profumo squisito
della torta al cioccolato.
Ecco che parte il canto. Rose e Mike urlano in coro. Anche i
robot festeggiano... a parte uno: R3C2. <<Dove sarà finito?
Pazienza. Pensiamo a mangiare questa bella torta!!>> si dice
Bill, leccandosi i baffi.
Ecco i regali: Rose ha regalato a Bill un paio di lenti a contatto speciali che permettono di comprendere le sensazioni
degli altri, la lingua degli stranieri e di viaggiare su internet. Mike, invece, gli ha regalato un binocolo speciale con
quattro viste: si può vedere davanti, dietro e ai lati. Che bei regali! Stupendi!
Prima di andare a roboscuola Bill vuole trovare R2C3. Lo cerca dappertutto e finalmente lo trova in camera sua:
<< Dov'eri tutto questo tempo? Perché non sei venuto a festeggiare?>> chiede Bill incuriosito.
<< Seguimi>>
Senza neanche poter dire una parola, Bill lo segue fino al garage, dove rimane a bocca aperta. R3C2 gli ha fatto un regalo:
ha terminato la sua navicella spaziale!! Un vero e proprio amico...
<< Come posso ringraziarti...>> Bill piange dalla gioia e abbraccia il suo nuovo amico.
<< Portami con te>>
30
Bill lo guardò stupito. Certo, era una buona idea portarsi un amico, ma...
<< Basta che fai il bravo e mi prepari la valigia con le lenti speciali che mi ha regalato mamma, il binocolo che mi ha
regalato papà, la giacca, il laser e altro che penserai tu...>> disse Bill deciso.
<< Quando partiremo, maestro?>>
<< Stasera>>
VITA DA EXTRATERRESTRI
È ora di partire. Tutto è al sicuro e R3C2 sta
aspettando Bill in garage. Bill invece è in camera. Sta scrivendo una
lettera per sua madre e suo padre per spiegare
ciò che sta andando a fare.
Poi va in garage. Controlla che tutto sia a posto
e poi VIA...!!!!
-Fium.. Fium...- B2 è veloce come un razzo!
Quasi supera la velocità della luce!!
In meno di un minuto ecco aprirsi nel cielo un
mare di stelle, pianeti, satelliti e asteroidi...
Ma adesso dove si va?! Bill e R3C2 non
avevano deciso la loro destinazione... E
l'esploratore, ormai diventato astronauta, deve
decidere istintivamente.
Ecco passare vicino a loro un pianeta
arancione... <<No, è troppo rumoroso>> pensa
Bill indeciso. Adesso uno giallo... <<Troppo
fosforescente...>> Non sa dove andare. È
troppo incerto. Ma...
<< Wow... che strano!! Blu con strisce viola?!>>
Bill e R3C2 rimasero incantati a fissare quel
corpo celeste meraviglioso e quasi persero il
controllo della navicella!
Subito si diressero verso quel pianeta, diverso
da tutti gli altri.
La sua atmosfera era tiepida e aveva nuvole viola. Grazie alle lenti speciali capirono che si trattava di un pianeta
sconosciuto... nessuno sapevadel l'esistenza di quel corpo celeste... è tutto loro!! Ma dopo aver esplorato questo mondo in
aereo scoprono che ci vivono degli esseri terrestri buoni: essi si mimetizzano con il colore dell'ambiente in cui abitano. Le
creature femminili sono viola con strisce blu e viceversa quelle maschili. La loro lingua è come quella degli uccelli. Si
sente dappertutto questo rumorio continuo: -CipCip... CipCip...-. Ma non dà fastidio. Anzi, è piacevole!
Adesso i due vagabondi devono cercare un posto per nascondere la navicella e la devono dipingere dei due colori che
caratterizzano quel pianeta per mimetizzarao. Ecco! Un posto perfetto!! La navicella atterra in mezzo a milioni di alberi.
Bill e R3C2 prendono tutto il necessario e sono pronti ad esplorare il pianeta!!
31
Si parte... Prima cosa da fare: cercare un materiale che
possa dipingere loro stessi e B2 di viola e blu. <<Le foglie
colorate di questo albero potrebbero aiutarci... Prendine
un bel paio che possa coprire noi e B2. Fai in fretta e non
farti sentire. Poi vieni a chiamarmi>> sussurra il
coraggioso Bill al suo compagno di viaggio.
Seconda cosa da fare: scoprire quali creature mostruose
potrebbero attaccare gli stranieri. Bill inizia ad
avventurarsi in quel bellissimo mondo. Con il suo
binocolo controlla di non avere niente e nessuno alle sue
spalle. Ad un certo punto Bill vede un essere strano. Né
viola, né blu. Giallo... L'unica cosa gialla. Perché? Cos'è?!
Più gli si avvicina, più rabbrividisce. Anche i fiori e gli
alberi hanno paura. Infatti, quando quel mostro passa
vicino ad un fiore, quello si chiude. Bill si ferma. Non sa
cosa fare, se scappare o sparargli. Decide di stare fermo,
immobile, senza nemmeno fiatare. Ma la creatura sta caricando. È pronta a mangiare lo straniero, quando ecco spuntare
dagli alberi il mitico robot argento splendente, che acceca il mostro, che scappa fino all'orizzonte.
<< Grazie R3C2, mi hai salvato la vita!>> Bill, di nuovo, non sa come ringraziare il suo migliore amico.
<< Tieni! ecco le foglie>> R3C2 gli porge milioni di foglie. Iniziano dipingendo se stessi, poi la navicella. È uno vero
splendore!
<< Tieni sempre con te questa spugnetta. Potrà servire per togliere di nuovo la vista a quel bestione!>> Meglio tenersi al
sicuro.
Terza cosa da fare: scrutare ed imitare gli extraterrestri che vivono in quel pianeta.
Per venti giorni i due amici osservano la vita quotidiana degli indigeni di questa terra: come
mangiano, come dormono, come studiano, come si muovono, eccetera...
Adesso sanno parlare la loro lingua, sanno muoversi come loro e hanno imparato tutto
quello che devono imparare per prendere una decisione: quella di andare a far parte di
quella popolazione...! Wow!! Bill non vedeva l'ora!!
Ormai i due esploratori la conoscono a memoria e
possono farcela. Lo sanno...
Sono le 8 di mattina e di solito a quell'ora vanno a
cercare qualcosa da mangiare nel bosco, proprio dove
dormono i due amici. Quella è l'unica occasione per
poter parlare con la popolazione Usakhi (così si
chiamava) di quel pianeta (chiamata Bola).
Ecco, si stanno avvicinando...
<< Ora!!>> bisbiglia Bill.
<< Buongiorno Usam, io sono Bill. Piacere di
conoscerti!>> Bill e R3C2 iniziano a farsi conoscere da
un usakhiano chiamato Usam. Essi parlano tutto il
giorno e i due protagonisti diventano parte della
popolazione usakhiana.
Che bella questa vita... Oramai Bill aveva dimenticato la vita di prima... Tutto era diverso... Tutto era più bello, più
divertente... Valeva la pena sudare sette camicie per costruire quel macchinario volante. Certo... Soprattutto per vivere
una vita tra buoni amici!!
Sofia Paoli, 3^A
50
NOI POLIGLOTTI
Imparare una lingua straniera non significa solo studiarne la grammatica ed
esercitarsi su noiosi testi scolastici, ma anche scoprire una civiltà, una cucina, una
musica diverse da quelle che già conosciamo. Se per di più questa musica e questo
cantante sono in vetta a tutte le “top ten”…… divertiamoci ad ascoltare, capire e
cantare insieme a lui!! Questo è stato l’obiettivo della lezione dedicata a Maitre Gims
(uno dei più noti cantanti francofoni di quest’anno) ed alla sua canzone “Est-ce que
tu m’aimes?”.
Maître Gims, nome d’arte di Gandhi Djuna (nato a Kinshasa nel 1986), è un rapper e cantante della Repubblica Democratica del Congo, componente del gruppo Sexion d’Assaut e attivo principalmente in Francia.
Est-ce que tu m’aimes? (Maître Gims)
J’ai retrouvé l’sourire quand j’ai vu l’bout du tunnel Où nous mènera ce jeu du mâle et de la femelle ? Du mâle et de la femelle On était tellement complices, on a brisé nos complexes Pour te faire comprendre, t’avais juste à lever le cil T’avais juste à lever le cil
J’étais prêt à graver ton image à l’encre noire sous mes paupières Afin de te voir, même dans un sommeil éternel Même dans un sommeil éternel Même dans un sommeil éternel
(x2) J’étais censé t’aimer, mais j’ai vu l’averse J’ai cligné des yeux, tu n’étais plus la même Est-ce que je t’aime ? J’sais pas si je t’aime Est-ce que tu m’aimes ? J’sais pas si je t’aime
51
Pour t’éviter de souffrir, j’n’avais qu’à te dire : “Je t’aime” Ça m’a fait mal de t’faire mal, je n’ai jamais autant souffert Je n’ai jamais autant souffert Quand j’t’ai mis la bague au doigt, j’me suis passé les bracelets Pendant ce temps, le temps passe, et je subis tes balivernes Et je subis tes balivernes
J’étais prêt à graver ton image à l’encre noire sous mes paupières Afin de te voir, même dans un sommeil éternel Même dans un sommeil éternel Même dans un sommeil éternel
(x2) J’étais censé t’aimer, mais j’ai vu l’averse J’ai cligné des yeux, tu n’étais plus la même Est-ce que je t’aime ? J’sais pas si je t’aime Est-ce que tu m’aimes ? J’sais pas si je t’aime
J’sais pas si je t’aime J’sais pas si je t’aime
J’me suis fais mal en m’envolant J’n’avais pas vu l’plafond de verre Tu me trouverais ennuyeux Si je t’aimais à ta manière Si je t’aimais à ta manière Si je t’aimais à ta manière
(x2) J’étais censé t’aimer, mais j’ai vu l’averse J’ai cligné des yeux, tu n’étais plus la même Est-ce que je t’aime ? J’sais pas si je t’aime Est-ce que tu m’aimes ? J’sais pas si je t’aime
J’sais pas si je t’aime J’sais pas si je t’aime
52
…Una lezione di Tedesco
Hauptstadt Berlin
Berlin ist mit 3,4 Millionen Einwohner die Größte Stadt Osten des Landes, knapp 70 km von der polnischen Grenze entfernt. Berlin ist aber nicht nur Hauptstadt, sonder auch eines der 16 Bundesländer. Seit der Wiedervereinigung im Jahr 1990 ist Berlin wieder Hauptstadt Deutschlands. In der Zeit 1949-90 gab es zwei deutsche Staaten und zwei Hauptstädte: Die Bundesrepublik in Westen mit Hauptstadt
Bonn und die DDR im Osten mit Hauptstadt OstBerlin. OstBerlin, WestBerlin…nicht nur Deutschland war geteilt, auch Berlin. Die Mauer, im Jahr 1961 gebaut, war das Symbol der Teilung. Heute erinnern nur ein paar Stücke daran. Nach der Machtübernahme der Nationalsozialisten im Jahr 1933 wurde Berlin Hauptstadt des Dritten Reichs. Die Olympischen Spiele von 1936 waren ein willkommener Anlass für die Nazi-Propaganda. Im Zweitem Weltkrieg wurden große Teile Berlin zerstört. Nach dem Krieg wurde Berlin in vier Sektor auf geteilt. Die Sektoren der Westalliierten (USA, Großbritannien und Frankreich) bildeten WestBerlin, während der Sektor der Sowjetunion Ostberlin bildete. Berlin ist heute eine lebendige Stadt mit modernen Gebäuden. Beispiel Potsdamer Platz: Hier ist wenigen Jahren ein neuer Stadtteil entstanden. Berlin ist auch eine grüne Stadt. Es gibt nämlich viele Parks und Grünflächen. Im Zentrum liegt z.B. Der Tierpark, mit 210 Hektar die größte Parkanlage Berlins. Außerdem sind in Berlin fast alle Straßen von Bäumen gesäumt: es gibt insgesamt 425.00 Straßenbäume! Und es gibt auch viel Wasser: Zwei Flüsse, die Spree und die Havel, fließen durch die Stadt. Dazu gibt es viele Kanäle und kleine Seen.
53
Berlin ist auch ein bedeutendes kulturelles Zentrum mit vielen Theatern und Museen. Jedes Jahr finden z.B. die internationalen Filmfestspiele statt. Die Berlinale, so wird das Filmfestival offiziell genannt, ist neben den Filmfestspielen von Cannes und Venedig eines der bedeutendsten internationalen Filmfestspiele. Ein anderes Kennzeichen Berlins ist seine Multikulturalität: In keiner anderes Stadt leben Menschen
so vieler verschiedener Nationalitäten nebeneinander. In Kreuzberg hat man z.B. Den Eindruck, in einer türkischen Stadt zu sein.
Pasolini Susanna, 3B
Roman Art With our teacher, Mrs. Baggetti we learned a lot about Roman art. She taught us about sculpture, painting,
and architecture. An example of Roman sculpture are busts. Roman
people collected busts to remember family members. Homes were
often decorated with busts of relatives. Another example is the relief, a
scene carved into stone. A typical form of Roman painting was the
"fresco". Fresco is the Italian word for fresh. It's a painting made on
freshly plastered wall, the paint would be absorbed into the plaster as it
dried. Another technique used by Roman artist was the mosaic. Artists
created mosaics using small pieces of glass or stone to make a larger
image. The most important element in Roman architecture was the
arch, using brick to build it. An arch is a curved structure capable of
supporting significant weight. The Roman arch is semicircular; the
keystone is the topmost stone in the arch. To bring water to the cities
,the Romans used aqueducts, another form of architecture. It was
usually carried to a public fountain where people would then use
buckets to get their water. A building where many Romans spent time
each day was known as the thermae. In each thermae in each town
there were three rooms; -one for the hot bath (calidarium) -one for the warm bath (tepidarium) -one for cold
bath (frigidarium)
54
In the middle of the entire complex stood an open yard,
known as the atrium. All over the world people know the
most important Roman building: the Colosseum. The
Colosseum is an amphitheater built during the Roman
Empire started in 72 AD by Emperor Vespasian and finished
eight years later in 80 AD. It was built from stone, bricks
and concrete. The floor was wooden and covered with sand.
The amphitheater was typically shaped like a large oval.
Where people sat in the Colosseum was determined by
Roman law. The best seats were reserved for the Senators. A
bit higher up sat the ordinary Roman citizens and soldiers.
At the top of the stadium, sat the slaves and the women. The
Colosseum was the site of most of the gladiatorial battles. In
these battles men fought against other men or wild animals.
We loved studying Roman art!
Stella Manetti, Filippo Alemani 1^A
Disegni: S. Manetti, C. Ravizza, N. Pozzi, A. Ye.
55
Dentro del cuadro – Dentro il quadro
Avete mai sognato di entrare in un dipinto? I ragazzi di III A e
III B sì. Dopo aver studiato il pittore spagnolo Velázquez,
hanno immaginato di essere niente meno che uno dei
personaggi della sua opera Las Meninas. Ecco alcuni dei loro
racconti!
Si yo fuera la princesa probablemente vería muchos personas pasar: una vieja, un joven,
hombres, mujeres, todo el mundo vino a ver un cuadro, a vernos. ¿Qué sensación tengo?
Sinceramente ahora que estoy posando estoy muy cansada y con un gran deseo de moverme.
Pero también muy emocionada porque todos estos personas están aquí por mi, soy una figura
clave de la pintura, sin mí el cuadro sería un poco incompleto, como un color secundario,
buscando una terminación.
Todos estos personas a mi alrededor, son gente que apenas conozco. Pero ¿Qué piensan de
mí? Me sirven y me veneran pero nunca nadie pasa tiempo conmigo jugando, hablando, y eso
es lo que echo de menos!
Margherita Diadema, 3^B
56
Soy el mayordomo que está en la puerta, en el fondo.
Veo a Velázquez que está pintando el cuadro y la familia real que está "posando" para su
cuadro.
Estoy admirando el cuadro en evolución y estoy sorprendido: me gusta mucho.
La infanta Margarita será la protagonista y está muy concentrada; creo que le gusta posar para
un pintor famoso como Velázquez.
La niña a la derecha está jugando con el perro y se está divirtiendo.
Espero que no sea tan difícil representarlos por el pintor.
Ahora me voy porque tengo que preparar la comida y querría hacerlo a tiempo.
Alessandra Gattrugeri, 3^B
Yo soy el rey, y puedo ver a todos, y todas la personas. Me puedes ver en el espejo en el fondo
de la cámara. Me siento muy aburrido, porque tengo que estar en posa, y soy poco
fotogénico. Pienso que los otros son muy guapos, y que deberían tener más dinero; por tanto
yo daré a ellos un poco.
Estoy muy contento de lo que mi amigo Vel ha hecho. Creo que lo pagaré mucho Edoardo Maggi, 3^B
¡Hola! Soy la infanta Margarita, estoy en el centro físico del cuadro "las meninas" del
pintor Velázquez; veo una chica con el pelo rubio y los ojos azules y los otros espectadores que ahora están mirando el cuadro.
No me gusta mucho cuando me preparan para las comidas reales y por esto estoy un
poquito aburrida; no me gusta mucho la gente que está cerca de mi: las damas no quieren
jugar conmigo, la enana es muy severa, el niño hace ruido y por esto me duele la cabeza,
no sé nada de las personas que están hablando detrás de mí y el señor Velázquez no me
gusta mucho como carácter, ahora tengo que ir a comer, hasta la vista. Virginia Corno, 3A
Hola,yo soy la Infanta Margarita y ahora ve presento algunas personas: a mi izquierda están
dos damas y la enana que juega con el perro, a mi derecha hay una dama que habla conmigo,
en frente de mi hay un cuadro y al lado de este cuadro esta Diego Velázquez, un pintor.
Yo estoy aburrida porque las damas me estan ayudando a prepararme para la comida.
Las damas que están cerca de mí son muy buenas conmigo y me ayudan a hacer muchas cosas
como ahora que me están ayudando a prepararme.
Diego Velázquez para mí es un pintor muy bueno pero es un poco aburrido porque no juega
conmigo y está siempre empeñado en pintar el cuadro. Es hora de comer y tengo que irme.
Gracias por la atención, hasta luego.
Francesca Rovida, 3^A
57
SOCRATIVE SPACE RACES!
STUDY WITH BEFORE THE TEST
English with Mrs talboy 1A and 1b This year, the lesson before every test was dedicated to a Socrative study session. There was a competition
between classmates to finish the exercises with the most correct answers. Sometimes we had two different
teams, other times we played with three or four teams. It was exciting to watch the board. The races were
represented on the whiteboard with icons. There were icons that raced across the board showing which
team was winning. The icons ranged from spaceships, bears, unicorn, and bees!
Art in english
ROMAN ART IN ENGLISH
Art with Mrs Talboy and Prof Righetti This year we had some art lessons in English. We learned about how the Romans were excellent engineers,
and how they built arches, roads, amphitheatres, aqueducts, bridges, and even bathhouses.
One of the most important element in architecture is the arch, invented by the Romans. They used bricks to
build it, placement was important, and the topmost stone in the arch is called a keystone.
58
Roads were extremely important to the economy, it allowed
Romans to trade goods between villages and cities. The roads
created with layers of masonry and concrete are durable and still
used today.
The coliseum is an amphitheater and another example of Roman
architecture. It was build in in 72 AD by Emperor Vespian, but finally
completed 8 years later in 80 AD. The amphitheater is shaped like
an egg or a large oval. It was enormous, it could hold up to 70,000
people (with only about 45,000 seated). There were 80 entrances
and exits.
We also talked about Roman sculpture. Many people collected busts of famous people or family members
in their homes. Can you imagine having a the head of your uncle as a sculpture in your home? Another
form of sculpture that we talked about is a relief. A relief is a scene carved into stone, it is usually a free
standing work like a statue.
Classe 1^B
Disegni di: V. Arrigo, M. Pasolini, M. Pasolini.
59
Inglese a livelli
LEVEL 2
English level 2 with Mrs talboy This year we did online activities and read the Crown magazine. The articles gave us perspective on the
English language and culture. We talked about topics in the articles including how we felt about “selfies”,
Christmas and other holidays and how they are celebrated in English speaking countries, and most recently
about Syrian refugees. We had a lively group of students this year, all eager to express their opinions on the
articles!
60
Supper Last The
Leonardo da Vinci
The painting is located in Milan, inside the refectory of Santa Maria
delle Grazie, since when Ludovio Sforza (at the time king of Milan)
asked Leonardo da Vinci to make a traditional Last Supper, but he
painted the scene some moments before the betrayer (Juda) was
identified. The apostles are divided in 4 groups, Jesus makes, alone,
the 5th group. The focal point of the perspective in a point behind
Jesus. Leonardo worked for 3 years (from 1495 to 1497) to make this
painting. It was painted on a wall, but we can't call this a "fresco"
because the technique that Leonardo used isn't the fresco's technique.
During Napoleon invasion Santa Maria delle Grazie's refectory was
used like a stable: in fact the painting was exposed to dust and insects.
In 1943 Milan was bombed by England and the ceiling in the refectory
fell down. Nobody knows how the Last Supper resisted, it's a real
miracle!
Matteo Minola,2°
61
UN PO’ DI SCIENZA:
Il Ciclo dell’Acqua Durante le lezioni d’Informatica abbiamo approfondito un argomento già
affrontato nelle lezioni di scienze con la professoressa Maggi. Tale argomento è stato descritto in alcune presentazioni in Word e per noi
è stato un lavoro molto educativo e divertente.
Adesso lo presentiamo a voi! Le classi 1^A e 1^B
62
Studiando le rocce e i minerali che compongono la crosta terrestre, ci ha particolarmente colpito un elemento chimico, il silicio, che nella storia dell’umanità ha giocato un ruolo notevole nell’evoluzione culturale; dalla selce dell’uomo della preistoria al vetro e altri componenti della ceramica, sino all’attuale e diffusissimo uso nelle tecnologie più avanzate …
Il silicio è uno degli elementi chimici più diffusi in natura: esso è infatti il principale costituente di rocce, sabbie, minerali e gemme. Venne identificato per la prima volta da Antoine Lavoisier nel 1787; si scoprì inoltre che questo minerale è il principale componente di molti materiali quali il vetro, il cemento e il silicone. Il silicio, in natura, ha un colore tendente al grigio con una lucidità metallica. Sulla tavola periodica degli elementi ha come simbolo "Si" è il suo numero atomico è il 14. Al giorno d'oggi i cristalli di silicio sono la base tecnologica dei moderni apparecchi elettronici. Nonostante esso sia presente in piccole quantità e in numerosi organismi viventi, il vero regno del silicio è quello minerale: infatti il silicio è alla base di tutti i "silicati", ovvero i minerali formati da silicio e ossigeno più altri elementi in forma ionica. I silicati sono contenuti nei magmi. Esistono tuttora numerose composizioni chimiche, nelle quali sono presenti, oltre al silicio e all'ossigeno, elementi come il ferro, l'alluminio, il magnesio, il manganese e il calcio. Essi danno origine ad un numero straordinario di rocce, minerali e gemme; un esempio molto comune è il topazio. In natura il silicio, molto simile al carbonio, non si trova mai allo stato elementare ma combinato soprattutto sotto forma di silice, un composto del silicio che può esistere in diverse forme cristalline e amorfe. La più abbondante è il quarzo. In California, nella parte meridionale della Baja di San Francisco, esiste un'intera vallata col nome di "Silicon Valley" anche detta la "Valle del Silicio". Il nome deriva dal fatto che in questa zona si è concentrato un altissimo numero di industrie e centri di ricerca che utilizzano il silicio nella produzione di microcircuiti per l'elettronica avanzata; questo perché le montagne situate nei pressi di questa grande vallata contengono una notevole quantità di silicio tale da essere considerata seconda solo all'ossigeno. Nonostante tutto però una seria malattia dei polmoni chiamata silicosi è molto frequente tra i minatori, i tagliatori di pietre e altri lavoratori che sono impegnati in lavori dove polvere di silicati viene inalata in grandi quantità. Una delle fonti minerarie del silicio è la selce: una pietra dura, composta prevalentemente da diverse varietà di silice. Questa pietra è stata utilizzata sin dal Paleolitico per fabbricare utensili e armi, ma anche per accendere il fuoco, da cui il nome di pietra focaia. Al giorno d'oggi si è scoperto che il silicio ha numerose proprietà benefiche e curative: esso infatti stimola il metabolismo del calcio, favorisce la formazione del collagene e fortifica le ossa e i tessuti connettivi.
Arianna Cremonesi, 3^A
63
Accogliendo i suggerimenti della prof. di Scienze, abbiamo deciso di approfondire, considerando la recente scoperta dei ricercatori italiani dell’università di Cambrige, il tema dei venti stellari…
SCIENCE BREAK
VENTO STELLARE
E BINARIE X.
Il vento stellare si verifica quando, una stella, appartenente ad un sistema
binario, attrae a sè i gas della sua compagna che è di massa minore e con
meno attrazione gravitazionale. Questo crea un allungamento da parte della
compagna verso la stella maggiore, attorno alla quale si forma un disco di
gas e polveri che vi spiraleggia attorno. Con l’aumentare dei gas attorno alla
stella maggiore, aumenta anche la temperatura, che fa sì che si creino dei
raggi nella fascia dei raggi X, intercettabili dagli spettrometri.
Le binarie X sono
una tipologia di
stelle binarie che
emettono una
grossa quantità di
radiazioni nella
lunghezza d'onda
dei raggi X. I raggi
X sono prodotti
dalla caduta della
materia da una
componente del
sistema nell'altra.
Sistema binario di due stelle, con Quasar
64
Un esempio di questo fenomeno è la SS 433: SS 433 è una stella binaria a
raggi X posta a quasi 18.000 anni luce dalla Terra in direzione della
costellazione dell'Aquila. La componente primaria è un buco nero, mentre la
compagna risulta, dall'analisi dello spettro, una stella di classe spettrale.
La scoperta italiana:
Un gruppo di ricercatori dell’università di Cambridge, guidati dall’italiano Ciro
Pinto, ha individuato alcuni buchi neri così “voraci” da scagliare nello spazio la
materia in eccesso a una velocità di 70 mila chilometri al secondo, ossia a un quarto
rispetto a quella della velocità della luce. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista
65
scientifica “Nature” ed è destinata a cambiare per sempre le nostre conoscenze sullo
spazio e sui corpi celesti.
Il team di scienziati ha individuato questi buchi neri mentre analizzava le sorgenti di
raggi X ultra-luminosi osservate dal telescopio spaziale Xmm-Newton, dell’Agenzia
Spaziale Europea (Esa): in due di queste sorgenti – chiamate Ngc 1313 X-1 e Ngc
5408 X-1 e situate in galassie lontane 22 milioni di anni luce dalla Via Lattea – sono
stati individuati i flussi di gas scagliati ad altissima velocità.
“E’ la prima volta che vediamo venti di gas associati a fonti di raggi X ultra-
luminosi” ha spiegato a “Nature” Pinto. “Pensiamo che queste sorgenti siano sistemi
binari speciali, che attraggono il gas dalle loro stelle a un livello molto più elevato di
un normale sistema binario”. Secondo il ricercatore, la velocità così elevata di questi
venti potrebbe dirci qualcosa di nuovo- e di molto importante- sulla natura dei corpi
celesti che li emettono: potrebbe trattarsi, infatti, di buchi neri “intermedi”, corpi
celesti che hanno una massa pari a mille volte quella del Sole e che stanno divorando
velocemente le loro stelle compagne.
I venti deriverebbero, sempre stando ai risultati della ricerca, dalla materia che
alimenta gli stessi buchi neri. La materia creerebbe un disco intorno al corpo celeste
fino a “gonfiarsi” tanto da riuscire in parte a sfuggire alla forza gravitazionale del
buco nero. Una volta allontanatasi, questa materia scaglia nello spazio flussi di gas
velocissimi come quelli osservati dai ricercatori di Cambridge.
Edoardo Maggi e Luca Panzera, 3B
66
In concomitanza allo studio, in Scienze, dell’argomento, riguardante i
terremoti e le cause che li determinano e l’energie sviluppate, si sono
verificate forti scosse in Giappone e dopo qualche giorno anche in
Equador.
Accogliendo il suggerimento della Prof. Vesco, abbiamo raccolto i dati
che vi presentiamo. Grazie se vorrete leggerci.
TERREMOTO IN GIAPPONE La terra trema ancora in Giappone. Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.3 è
stata registrata il 14 aprile 2016, nel sud del Giappone. L’epicentro del sisma, registrato
alle 14.26 ora italiana (21.26 ora locale), è stato localizzato a 10 kilometri di profondità e
nella prefettura di Kumamoto, sull’isola di Kyushu. Il terremoto è durato una trentina di
secondi, crescendo di intensità; i sismografi hanno registrato oltre 100 scosse di
assestamento, più o meno violente. E' la prima volta, dal terremoto e dallo tsunami di
Fukushima, che il Giappone registra un terremoto di questa intensità. La scossa è stata
avvertita nettamente dalla popolazione: sono parecchie le case crollate e molti residenti
sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni. Non ci sono stati allarmi per lo
tsunami e nemmeno per le due centrali nucleari di Sendai e di Genkai. Secondo le forze di
polizia nove sono i morti accertati, e almeno 756 le persone sottoposte a cure; circa
44.000 persone sono state sistemate in 500 centri di accoglienza all’interno della
regione.
TERREMOTO DI FUKUSHIMA
L’11 marzo 2011, il nord-est del Giappone è stato colpito da un violentissimo terremoto
di magnitudo 8,9 con epicentro sul fondo marino del Pacifico a circa 500 kilometri da
Tokyo. E’ il più potente terremoto mai misurato in Giappone e il settimo a livello
mondiale. Esso si è generato nella prefettura di Miyagi. La zona presso l'epicentro ha
tremato per circa 6 minuti, raggiungendo un magnitudo momento di 9,0; ulteriori
scosse si sono succedute. Molte parti della città di Tokyo sono rimaste
temporaneamente senza energia elettrica. Il terremoto è stato causato da un forte
sollevamento di una parte del fondale. Si è spostata di conseguenza tutta la massa
d’acqua sovrastante, creando uno tsunami con onde alte oltre 10 metri che hanno
raggiunto una velocità di circa 750 km7h e che sono penetrate fino a 10 kilometri
nell'entroterra. Le vittime, secondo una prima stima, ammontano a circa 30000.
67
Le coste giapponesi più colpite dalle onde anomale sono state quella della prefettura di
Iwate, dove si è registrata l'onda più alta, e quella di Miyagi, che ha subito i maggiori
danni. A questa tragica conseguenza se ne è aggiunta un’altra: nella prefettura di
Fukushima, il terremoto e il maremoto hanno danneggiato gravemente quattro dei sei
reattori della centrale nucleare. Lo tsunami causò un guasto del sistema di
raffreddamento di una centrale, che ha portato il rilascio di materiali radioattivi nucleari.
I generatori di energia elettrica e di backup sono stati travolti, e l’impianto ha perso la
sua capacità di raffreddamento. 184.670 persone hanno dovuto evacuare la zona intorno
alla centrale per questioni di sicurezza. Il disastro di Fukushima è una serie di incidenti
che si sono verificati nei giorni successivi il terremoto e lo tsunami, portando alla
fusione dei noccioli dei reattori della centrale. Sono state segnalate le presenze di iodio,
cesio e cobalto nell’acqua di
mare nei pressi del canale di
scarico dei reattori.
L’Organizzazione mondiale delle
Sanità ha dichiarato che le
radiazioni provocate
dall’impianto nucleare di
Fukushima sono più gravi di
quanto finora si fosse pensato e
che l’effetto dell’incidente è
molto più grave di quanto chiunque avesse immaginato. A due anni dal disastro, è stato
pubblicato un rapporto sui rischi per la salute della popolazione rappresentati dalle
conseguenze dell’incidente, il quale ha sollevato discussioni inerenti sul proseguimento
o meno dell’utilizzo dell’energia nucleare; sull'onda emotiva di esso, il 12 e il 13 giugno
2011 ha visto la popolazione italiana esprimersi a favore dell’abrogazione delle norme
che avrebbero consentito la produzione di energia nucleare sul territorio nazionale.
68
Secondo noi, il disastro di Fukushima è stato un evento assai dannoso e tutt'ora
irriparabile. Nonostante la causa scatenante sia stata naturale, nell'incidente di
Fukushima determinanti sono state le responsabilità umane. Sicuramente con
maggiori controlli e attenzioni, tutto ciò si sarebbe potuto evitare: soprattutto la
scelta di costruire una centrale nucleare in una zona costiera soggetta a tsunami e
inoltre senza protezioni adeguate, è stata una decisione sbagliata. Tuttavia
pensiamo che l'energia nucleare sia comunque una fonte energetica molto
pericolosa e che perciò l'umanità deve essere sempre pronta all'occasione di
avvenimenti come questo per prevenirli, e a valutare la possibilità di utilizzare
fonti energetiche diverse dall'energia nucleare.
Anna Rescigno, Alessandra Gattrugeri, 3^B
In concomitanza allo studio dell’astronomia in scienze, sono state
rilevate per la prima volta onde gravitazionali che Einstein aveva
predetto…
Il futuro dell'astronomia a onde gravitazionali
Einstein predecessore. La grande scoperta delle onde gravitazionali Cento anni sono trascorsi dalla predizione del grande scienziato Albert Einstein che parlò di esistenza delle onde gravitazionali. Oggi (2016) gli scienziati sono finalmente riusciti a trovare queste debolissime increspature dello spazio-tempo.
69
L’11 febbraio 2016, i fisici dell’Advanced Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) hanno annunciato che i loro rivelatori gemelli hanno sentito il suono delle onde gravitazionali prodotte dalla collisione di due buchi neri a circa 1.3 miliardi di anni luce di distanza dalla Terra. Un buco nero aveva una massa di circa 36 masse solari, mentre l’altro di 29 masse solari. Spiraleggiando
inesorabilmente l’uno verso l’altro, si sono fusi in un singolo, e più massivo, catino gravitazionale dello spazio-tempo, con una massa finale di 62 masse solari, secondo le stime di LIGO.
Si tratta del primo evento di fusione tra buchi neri che gli scienziati abbiano mai osservato. Il violento evento ha irradiato per pochi istanti – sotto forma di onde gravitazionali – una energia considerevolmente più grande di quella emessa sotto forma di luce da tutte le stelle visibili nell’Universo osservabile, durante lo stesso intervallo di tempo. Quando il segnale viene riprodotto in sonoro, le onde generano un inconfondibile “cinguettio” – un tono che aumenta rapidamente – seguito da una rapida caduta, il segno della radiazione emessa dall’avvenuta fusione dei due buchi neri. L’intensità di questo segnale consente anche di fornire una stima approssimativa del momento in cui il fenomeno è accaduto: tra circa 600 milioni e 1.8 miliardi di anni fa.
70
Una storica scoperta, che potrebbe condurre probabilmente molto presto a un premio Nobel, e che apre il nuovo campo dell’astronomia ad onde gravitazionali, in cui gli scienziati ascolteranno le onde per capire di più sugli oggetti che le
possono produrre, includendo buchi neri, stelle di neutroni e supernovae. La teoria della relatività generale di Einstein predice che ogni evento cosmico che disturba la trama dello spazio-tempo con una forza sufficiente, produce delle increspature gravitazionali che si propagano attraverso l’Universo. La Terra dovrebbe essere inondata da queste onde – ma nel tempo necessario affinchè esse ci raggiungano, le distorsioni che esse riescono a provocare sono davvero minuscole. Nel 1974, i fisici Joseph Taylor e Russel Hulse, all’University of Massachusetts Amherst hanno indirettamente confermato l’esistenza delle onde gravitazionali tramite l’osservazione di flash radio emessi da una coppia di stelle di neutroni spiraleggianti l’una attorno all’altra; gli sfasamenti temporali dei flash radio erano in accordo con le predizioni di Einstein su come le onde gravitazionali potessero portare via energia dall’evento. Quella scoperta è valsa loro nel 1993 il premio Nobel per la fisica. Ma una osservazione diretta delle onde gravitazionali ha dovuto attendere la sensitività raggiunta dall’Advanced LIGO, il quale è in grado di misurare stiramenti e compressioni dello spazio-tempo che sono grandi quanto 1 parte su 1022 — paragonabile alla variazione della larghezza di un capello a confronto della distanza tra il Sole e Alpha Centauri, la stella più vicina al nostro Sistema Solare. Gli interferometri gemelli di LIGO fanno rimbalzare fasci laser tra specchi posti alle estremità opposte di tubi a vuoto lunghi 4 chilometri e disposti perpendicolarmente tra di loro. Un’onda gravitazionale che passa attraverso altererà la lunghezza dei due bracci in modo diverso, facendo sì che i fasci laser si sfasino leggermente.
71
Più di 1000 scienziati fanno adesso parte della collaborazione LIGO. Tramite lo studio delle onde gravitazionali, questa nuova generazione di ricercatori prevede di indagare campi della fisica totalmente inesplorati, includendo la gravità a strong-field, l’Universo primordiale, e il comportamento della
materia a densità molto elevate. Tommaso Maggi, 3A
La mia scelta, come progetto d’esame, è caduta sull’importante contributo femminile nella
Storia, nell’Arte, nel contesto sociale e scientifico.
La professoressa Vesco mi ha invitato a tracciare al proposito, anche per il Giornalino, brevi
biografie di importanti Scienziate. Spero che l’argomento interessi tutti e vi piaccia.
Per molti secoli le donne sono vissute ai margini della società scientifica e solo
agli inizi del secolo scorso hanno iniziato a farne parte.
72
Malgrado le numerose difficoltà incontrate lungo il cammino oggi non sono
poche le scienziate che hanno portato grandi contributi al mondo scientifico.
Ne sono un esempio Rita Levi Montalcini, Fabiola Gianotti e molte altre ancora.
Rita Levi Montalcini
Nota figura nel mondo scientifico negli anni cinquanta le sue
ricerche la portarono alla scoperta e all'identificazione del
fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF, scoperta
per la quale è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la
medicina.
Ha avuto una carriera esemplare, costellata di premi e
riconoscimenti.
È un importante simbolo della lotta femminile ed è stata la prima donna a essere
ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Rita Levi Montalcini si è sempre impegnata in diverse cause a livello scientifico e
sociale, istituendo o aiutando diverse organizzazioni.
È morta il 30 dicembre 2012 e viene oggi ricordata come una donna forte, che ha
dato enormi contributi in campo umanitario, scientifico e sociale.
“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla
se non la loro intelligenza”.
Fabiola Gianotti
Dal 2016 sarà la prima donna a dirigere il CERN (CENTRO
Europeo Per La Ricerca Nucleare).
La sua carriera inizia nel 1992 come responsabile per la fisica di
ATLAS, e raggiunge il suo apice il 4 luglio 2012 quando ha
annunciato in mondovisione la scoperta della particella coerente
con il bosone di Higgs.
Insomma, una donna sicura, ambiziosa e determinata, con
competenze in campi diversi, adatta a prendere in mano il più
grande ente di ricerca d’Europa.
73
Margarita Hack È stata la prima donna italiana a dirigere l'Osservatorio Astronomico di Trieste
dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale.
Ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed
europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di
lavoro dell'ESA e della NASA.
In Italia, con un'intensa opera di promozione ha ottenuto
l’espansione della comunità astronomica italiana nella
sua attività satellitare.
Durante la sua carriera ha dato contributi anche a livello
politico e sociale. (Umberto Veronesi l’ha definita l’icona della libertà e
dell’anticonformismo).
Ha ricevuto diverse onorificenze e molti riconoscimenti da parte di esponenti del
mondo scientifico, ma anche da diversi personaggi del mondo politico.
Commento: Sono fortemente convinta che il contributo delle donne nella scienza sia importantissimo.
Molti pensano che le donne non siano portate per le materie scientifiche... non è così! Le donne hanno iniziato a entrare nel mondo scientifico solo nell’ultimo secolo, perché fino ad
allora, in molti paesi, veniva loro negato il diritto all’istruzione.
Non era una loro decisione, semplicemente non avevano la possibilità di apprendere anche
solo le basi della scienza.
Adesso che sono riuscite ad ottenere questa preziosa opportunità la stanno sfruttando al
meglio, dimostrandosi essenziali alla crescita della conoscenza.
Saccavini Ludovica 3^B
74
UN FATTO DI CRONACA
“ Le vicende drammatiche accadute a Parigi non hanno solo
distrutto vite e oggetti, ma hanno segnato gli animi di tutti noi.
Racconta le tue emozioni i tuoi sentimenti, le tue paure”
Ciò che è successo a Parigi mi ha profondamente segnata. Quella sera
(venerdì 13 novembre) ero a casa con i miei genitori, quando il
telegiornale ci ha comunicato quell’orribile notizia. Tutta la mia famiglia è
rimasta senza parole probabilmente è per questo che non ne abbiamo
parlato. Infatti nei giorni successivi né io né i miei genitori abbiamo tirato
fuori l’argomento.
Prima di lunedì mi ero quasi “rifiutata” di pensarci quindi non avevo una
mia opinione precisa. Mi veniva difficile pensare che quello che era
successo fosse vero. Non mi rendevo ancora conto della situazione.
Poi però lunedì, a scuola, ne abbiamo parlato in classe e da li ho capito il
perché del mio comportamento: avevo paura. Ho paura. Appena sento il
nome “Isis” mi tremano le gambe e mi vengono i brividi.
Per questo mi sforzavo di non credere alla triste realtà. Prima di venerdì
l’Isis aveva già colpito, e io ogni volta che si cadeva sull’argomento
cercavo di sviare e parlare di altro. Tendo sempre a difendermi dai
problemi non affrontandoli, ma in questo momento non posso più negare
l’evidenza.
In classe hanno anche parlato di “servizi segreti” e questo ha aumentato la
mia paura. Noi ragazzi siamo abituati a vedere film d’azione o di guerra,
così tutto questo ci sembra solo un brutto film e non ci rendiamo conto
della realtà. Ho paura anche perché tutti ne parlano come mai avevo
sentito prima. Non che non sia grave, ma vedo per la prima volta nella mia
vita le persone terrorizzate. Questi terroristi è come se avessero
ammutolito il mondo intero (so che era quella l’intenzione).
75
Ho paura perché so che noi, come cittadini italiani, europei e del mondo
non possiamo fare niente. Anzi questo mi fa più rabbia, perché vorrei
essere veramente di aiuto nel mio piccolo, invece mi sento, e sono,
impotente.
Cerco di non pensare alla cose che mi spaventano e soprattutto cerco di
tranquillizzare i ragazzi che hanno queste paure perché so che non è questo
il modo di affrontare la situazione. Bisogna cercare di vincere la paura.
Mi ha piacevolmente stupita come tutto il mondo si sia unito per
supportare la Francia. Leggere ciò che ha scritto il Presidente della
Repubblica Italiana mi ha donato un sentimento di conforto perché sono
fermamente convinta che l’unione faccia la forza.
Vorrei poter parlare delle mie paure con qualcuno ma non ci riesco. In
questo tema, è la prima volta che esprimo veramente cosa penso. Scriverlo
è stato arduo. Non riesco a trattare argomenti così delicati, forse perché
non mi reputo in grado di affrontarli.
Carlotta Alemani, 3^B
76
LE NOSTRE USCITE:
UNA GIORNATA VISSUTA IN TEATRO
La rappresentazione teatrale, intitolata “I love London", è stata coinvolgente e
recitata in modo sublime da soli due attori, uno inglese e uno italiano. Lo
spettacolo inizia con la telefonata tra due amici di penna che decidono di
intraprendere un viaggio insieme in territorio britannico, precisamente a
Londra. Successivamente la scena si sposta nell’aereo dove Tony fa degli
scherzi all’hostess incolpando un altro passeggero. Tony riscontra difficoltà a
comunicare con l’hostess a causa della sua pronuncia scorretta. Nel frattempo
Charlie arriva al Bed&Breakfast di Mrs Brown a Londra, dove alloggeranno per i
prossimi due giorni. Il giorno seguente Charlie e Tony ordinano rispettivamente
una colazione inglese e una italiana, ma Charlie decide di scambiarle per fare un
dispetto all’amico che pensa sia un pranzo. I due amici proseguono il loro tour
della capitale visitando Madame Trussaud’s, il famoso museo delle statue di
cera. Tony e Charlie si perdono di vista e quest'ultimo si ritrova nella sala dove
è esposta la statua di Mary Poppins, la quale prende vita e cerca di rendere
Charlie più colto attraverso una medicina. Nello stesso tempo Tony, sempre
all’interno del museo, si trova davanti a una riproduzione della casa di Sherlock
Holmes, bussa alla porta del famoso detective e, con grande stupore, vede
davanti a sé il vero investigatore in carne ed ossa. Egli lo aiuta a cercare il suo
zaino smarrito e riesce a catturare il colpevole. Intanto Charlie arriva a
Trafalgar Square per vedere se l’amico è nei dintorni. Si avvicina alla statua
dell’ammiraglio Nelson, la quale si anima e si serve del suo cannocchiale per
avvistare l’amico che si era fermato a magiare un panino con calma. La scena è
molto comica perché, mentre l’ammiraglio cerca Tony, un piccione si appoggia su
di lui e gli fa dei dispetti mentre egli è concentrato. Infine Tony arriva e
inventa una scusa, ma l’amico, sapendo cosa stava facendo veramente, lo scopre
e ridono entrambi per la buffa scena. Successivamente i due amici si recano
insieme alla Torre di Londra (The Tower of London). Ad un certo punto si
sentono dei rumori e i due amici si spaventano e in scena compaiono Enrico VIII
e le sue due mogli decapiate, Anna Bolena e Caterina Howard, le quali
cominciano a fare battute sulle loro teste per far sentire in colpa il marito. Il
finale è ambientato in un teatro nel quale i due amici vorrebbero assistere allo
spettacolo, ma i posti sono esauriti, quindi entrano, di nascosto, dalla porta
riservata agli artisti. I due protagonisti mettono in scena uno show con musical
77
differenti tra loro. Ci hanno coinvolti con battiti di mani e balli. Finita la
rappresentazione teatrale abbiamo avuto il piacere di esporre delle domande,
simulando un’intervista, a uno dei due attori, precisamente quello britannico. Ci
ha raccontato della sua passione per la recitazione e di come è, la sua nuova vita
in Italia. E’ stata una magnifica esperienza.
Baiano Alessandro, Castagna Arianna, Di Giacomo Carolina, Fossati Giorgia, Liguori Lucrezia, Minola Matteo, Pacini Victoria.
ADMIRAL NELSON In this scene Charlie, the main character, is looking for his friend
Tony at Trafalgar Square. Nelson sees that Charlie is worried and he
asks what's wrong. Charlie explains that he can't find his friend, so
Nelson invites him to look around from the
top of the column.
A pigeon flies on Nelson's shoulder and he
sits on it. The pigeon comes to help Charlie
find his friend Tony and he sees him in
front of McDonald's.
The pigeon tells Charlie to go to the
National Gallery and meanwhile he flies to
Tony to tell him to go there too.
The pigeon was very funny because he
pooped in Charlie's eye!
78
THE TOWER OF LONDON
Charlie and Tony visit the Tower of London but they run away
because they are scared of the ghosts of Henry VIII's wives (Anne
Boleyn and Catherine Howard).
Catherine screams because her head hurts, so Henry VIII gets
angry. He calls them Wife Number Two and Wife Number Five, so
they are upset because he was never romantic and because he cut
off their heads. Finally Henry says sorry that he cut their heads.
Catherine explains why she has a headache: while she was sneezing
she lost her head completely over the castle walls.
When Henry goes away Anne asks Catherine if it's true what she has
just said.
She answers that it's not true but she just wanted to make Henry
guilty.
Bianca Belloni, Sarina Paoli, Riccardo Gennarelli and Alejandro Melloni, 2^A
79
I NOSTRI VIAGGI:
La classe 3^A ha portato un po’ di Friuli-Venezia Giulia anche a Milano,
proponendosi come “agenzia viaggi” per promuovere la visita utilizzando lo
strumento del dèpliant.
81
PROGETTI: CREIAMO UN LIBRO
IL FASCINO DEL MONDO
AGLI OCCHI DI UN BAMBINO
Noi, quattro ragazze di terza media dell'Istituto Europeo Leopardi, abbiamo realizzato un progetto
con i bambini della Scuola dell’Infanzia, per interagire con i bambini e far loro conoscere il mondo
del cibo e degli animali.
L’idea è nata una mattina durante la nostra ricreazione. Abbiamo osservato i bambini giocare, ne
siamo rimaste affascinate, soprattutto dal modo in cui loro riescono a valorizzare le cose più
semplici. Ci siamo chieste come noi avremmo potuto imparare da loro e loro da noi, scardinando
anche un approccio tradizionale, così abbiamo pensato di creare insieme a loro un piccolo libro.
Il libretto è risultato composto da sette pagine: nella prima pagina, che fungeva da copertina, c'era
un mondo che dovevano colorare e sotto al quale dovevano scrivere il loro nome; nella seconda e
nella terza dovevano riconoscere, su delle fotocopie, i cibi che piacevano e quelli che non
piacevano loro e infine colorarli e incollarli.
Nella quarta e quinta pagina dovevano disegnare il loro cibo e animale preferito, nella sesta e nella
settima dovevano ritagliare le figure degli animali marini e incollarle sulla pagina degli animali
acquatici e la stessa cosa è stata ripetuta per gli animali terrestri.
Parlando del cibo, abbiamo notato che i bambini ne conoscevano molti tipi, anche alcuni
abbastanza particolari come il sushi. Il principale fattore da cui dipende la nostra salute è
certamente l'alimentazione ed è per questo che abbiamo deciso di affrontare l’argomento con i
bambini dell'ultimo anno di materna.
Parlando degli animali, un argomento a loro molto gradito, hanno saputo interagire in modo molto
articolato.
Il lavoro aveva lo scopo di far conoscere ai bambini la varietà del mondo animale e farli divertire
con alcune semplici domande personali sugli animali che avevano disegnato e colorato.
È stato inoltre interessante vedere le loro reazioni e conoscere il loro punto di vista.
82
È stato molto divertente svolgere un'attività didattica diversa dal solito: organizzare il lavoro di
gruppo, pensare ai temi e alle attività da proporre ai bambini e preparare il materiale necessario.
I bambini sono riusciti benissimo a interagire e collaborare con noi, ci hanno dimostrato le loro
capacità di ascolto e la loro manualità.
Questa esperienza ci ha permesso di capire come i bambini vedono il mondo, diverso da come lo
vediamo noi, e di imparare a collaborare tra noi.
Pensiamo che sia un'attività utile sia per noi che per i bambini e quindi da riproporre magari il
prossimo anno, con dei temi diversi ma altrettanto divertenti.
Arianna Cremonesi, Francesca Rovida, Margherita Varraso, Beatrice Vergani, 3^A