Il tema centrale della lettera pastorale del vescovo …...chistica, caritativa e sociale e non...

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22 __________________________________________ INFORMAZIONE RELIGIOSA _____________ 29 settembre 2017 | Gazzetta d’Asti Il tema centrale della lettera pastorale del vescovo Verso il Sinodo sui giovani con i giovani su fede e vocazione Un impegno comune è indicato da Papa Francesco: “I giovani, la fede e il discerni- mento vocazionale”. La con- vocazione del Sinodo dei Vescovi su questo tema ha automaticamente impegna- to la comunità ecclesiale a meere i giovani al centro dell’aenzione, in ossequio al cammino sinodale della Chiesa tua. Da una pastorale giovanile affidata ai soli animatori a una comunità che con loro si fa carico di tutti i giovani Finora l’aenzione del- la Chiesa ai giovani è sta- ta prevalentemente affidata agli animatori della pasto- rale giovanile, coordinati da un apposito servizio dioce- sano. Sarà bene che questo canale continui a mantene- re la propria vitalità, ma oc- corre sollecitare le comunità a far sentire i ragazzi e i gio- vani parte viva della Chiesa, perché possano sentirsi non solo accolti, ma anche desi- derati e amati, con un salto di qualità decisivo, che per- mea di passare da una pa- storale giovanile appaltata agli animatori, a tua una comunità che si fa carico di avvicinare Gesù ai giovani e di far sentire i giovani parte viva di una famiglia. Per accogliere fruuosa- mente l’invito del Papa ad auare questo salto di qua- lità nella pastorale giovani- le, occorre meere in evi- denza i limiti della aua- le aenzione della comuni- tà cristiana al mondo giova- nile. Innanzi tuo il Papa, nell’introduzione del docu- mento preparatorio, parla di giovani tra i 16 e i 29 anni e noi dobbiamo ammee- re che raramente siamo ca- paci di impostare un per- corso formativo che accom- pagni i ragazzi fino a que- sto traguardo. Finora l’azio- ne pastorale nei confronti dei giovani è consistita nella proposta dell’oratorio, nei centri estivi e, nella miglio- re delle ipotesi, invitando- li a frequentare i gruppi del dopo cresima, che abitual- mente si esauriscono pri- ma dei sedici anni. La pre- senza nella vita comunita- ria si riduce ad alcuni gio- vani, disponibili a collabo- rare per la catechesi e per le aività di oratorio. Anche la frequenza alle celebrazioni domenicali è molto ridot- ta. È necessario pensare a una formazione permanen- te per la fascia 16-20 anni, con una proposta che pun- ti a coinvolgere tui i giova- ni, anche coloro che si sono allontanati dalla pratica reli- giosa, orientandoli a un ser- vizio stabile, secondo le loro capacità, all’interno della Chiesa e della società. Occorre quindi creare un’alleanza con gli educa- tori di questa fascia di età, in modo particolare con gli insegnanti di religione del- le scuole superiori e con gli istruori sportivi, che mol- to influiscono sui giovani. Sarà importante che di que- sta alleanza educativa entri- no a far parte anche giovani adulti, preparati a promuo- vere un cammino vocazio- nale, di incontro con Gesù Cristo e con la Chiesa. Questo percorso forma- tivo potrebbe avere come tappa diocesana una profes- sione di fede intorno ai 18 o 20 anni, con una grande fe- sta di passaggio alla respon- sabilità e al servizio stabile. I giovani nel cuore della Chiesa Il sogno di Papa France- sco è quello di incontrare tui i giovani, perché cia- scuno di loro ha qualcosa da dire e spesso è proprio al più giovane che il Signo- re rivela la soluzione miglio- re. Per questo sollecitiamo le comunità a fare spazio ai ragazzi e ai giovani, favoren- do un ponte fra generazioni che congiunga anziani e ra- gazzi a beneficio di entram- bi. Ma questo sarà possibile solo se le comunità avranno il coraggio di responsabiliz- zare i giovani, coinvolgen- doli nelle diverse dimensio- ni pastorali: liturgica, cate- chistica, caritativa e sociale e non limitando il loro ap- porto esclusivamente nel campo giovanilistico. Di so- lito coinvolgiamo volentie- ri i giovani per le aività ri- volte ai ragazzi, in oratorio o talvolta nella catechesi, ma sarebbe importante che si sentissero coinvolti anche nelle scelte di fondo della vita comunitaria. La vera sfida di questo Si- nodo è quella di fidarci di loro, lasciando davvero spa- zio ai giovani nelle comu- nità. Una sfida per affronta- re la quale servirà anche un ulteriore sforzo di metodo; perché il questionario per la consultazione delle fa- miglie - che a qualcuno era sembrata già una rivoluzio- ne nel precedente Sinodo - stavolta non basterà già più. Occorrerà pensare formu- le nuove, metodi e segni che siano davvero in dialogo con i giovani. Possibilmente anche con quei giovani che non sentono proprio alcun bisogno di essere accompa- gnati da noi. Vera ricchezza per tutti Peraltro l’impegno del- la Chiesa per i giovani non si esaurisce nel chieder- si come accompagnare fi- gli, fratelli minori o nipoti. Il passo ulteriore consiste nel chiederci anche come loro possono accompagna- re la Chiesa, contribuendo a rinnovarla e a camminare in maniera un po’ più spedita nel mondo di oggi. Se non si mee in ascolto dei giova- ni, la Chiesa in uscita è solo una bella immagine ad ef- feo. Sono proprio i giovani la cartina di tornasole della nostra disponibilità reale ad andare oltre la logica del si è sempre fao così. Sarà quindi necessario al- largare le prospeive di pa- storale giovanile. Le aività finora utilizzate nei confron- ti dei giovani non sono na- turalmente da abbandonare. L’animazione giovanile con- tinua ad avere il suo posto e la sua nobiltà, ma occorre andare oltre e affrontare con loro i temi di fondo per una vita significativa. La vera questione è quel- la dell’umano: l’esistenza, con il suo senso e la sua at- tuabilità. La vita stessa con- tiene l’appello alla fede: ver- so i genitori, verso gli amici, verso l’autista dell’autobus, oltre l’altro e oltre la vita. Volendo aiutare a cogliere il senso della vita e dell’esi- stenza, non basta trovare nuove forme di annuncio: occorre riprendere l’arte di suscitare domande. Le do- mande classiche impone- vano di interrogarsi sull’es- senza della persona umana: Da dove vengo? Dove vado? Chi voglio essere? Come vo- glio essere? Ora, in un con- testo di esasperata concen- trazione sul proprio io, sa- rebbe importante aiutare a interrogarsi sull’apporto da offrire ai compagni di viag- gio nell’avventura dell’esi- stenza, integrando l’interro- gativo “Chi sono?” con una preoccupazione più ampia: “Per chi voglio essere?” Scoprire la propria vocazione L’interrogativo per chi voglio essere porta concre- tamente il giovane a chie- dersi qual è il suo posto nel- la vita e quindi a scoprire la propria vocazione. Il Papa nel documento preparatorio al sinodo par- la esplicitamente, fin dal ti- tolo, di vocazione, propo- nendo una prospeiva che le nostre comunità stanno dimenticando, perché nel- le nostre parrocchie pratica- mente non esistono gruppi vocazionali. Chi oggi entra in seminario o nella vita re- ligiosa dopo le scuole supe- riori o dopo l’università, ra- ramente ne ha trovato lo sti- molo nel cammino abituale della sua comunità. Riteniamo quindi impel- lente la necessità di un cam- mino formativo che accom- pagni i giovani alla maggiore età. Una proposta vocazio- nale significa: studiare cam- I giovani al centro della nuova lettera pastorale firmata dal vescovo di Asti, Mons. Francesco Ravinale. “Nella speranza noi siamo salvati”, questo il titolo della lettera programma- tica in cui sono espresse molteplici indicazioni alla diocesi in continuità con il ministero pastorale di padre Francesco e in singolare sintonia con quanto annunciato nella sua prima let- tera “Un cammino di speranza” scritta nel 2000, anno in cui si insediava alla giuda della nostra diocesi. Una lettera, probabilmente l’ultima visto il raggiungimento nell’aprile del 2018 dell’età in cui i vescovi diocesani sono tenuti a presentare le dimissioni, che vuole concentrarsi sui giovani, per aiutarli nelle loro scelte di vita. Una richiesta di profetica attualità proposta con paterna sol- lecitudine dal Magistero della Chiesa che ama i giovani, ma contemporaneamente registra il dramma di un mondo seco- larizzato e invecchiato. Anche papa Francesco, dopo due sinodi dedicati alla fami- glia, per il 2018 ha indicato una priorità invitando tutte le co- munità ecclesiali a concentrarsi sul tema “Giovani e discer- nimento vocazionale”. Una scelta recepita anche in Asti in quanto è “la comunità che deve farsi carico dei giovani, che deve metterli al centro senza più delegare solo agli oratori o alla Pastorale Giovanile il compito di educare le giovani gene- razioni”, ha spiegato monsignor Ravinale. La 18ª lettera pastorale (40 pagine suddivise in quattro capi- toli), contiene anche tre appendici, la lettera del Papa ai gio- vani in occasione della presentazione del documento prepa- ratorio della XV assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, la sintesi di un lavoro compiuto dai sacerdoti del- la Zona Ovest che si sono confrontati proprio sul tema del prossimo Sinodo e il programma formativo rivolto ai sacer- doti e ai diaconi. La copertina del fascicolo propone la foto di una montagna perché, ha suggerito come conclusione monsignor Ravinale, “la speranza ci fa guardare in alto” e “se sapremo trasmettere questa certezza alle nuove generazioni, potremo pensare di aver donato il nostro contributo alla Chiesa, alle persone che affrontano la vita e, perché no, anche allo sviluppo dell’uma- nità che cammina nella storia”. Da “Un cammino di speranza” a “Salvati nella speranza” mini che facciano incontra- re i giovani con Gesù Cri- sto; offrire esperienza for- ti che aiutino a comprende- re il senso della propria vita; presentare ai giovani la bel- lezza della scelta di servizio perché non si accontentino di ricercare per la loro vita il mestiere più redditizio; for- mare adulti accompagnato- ri dei giovani nella ricerca vocazionale (non solo preti, ma anche laici, capaci di ac- compagnare con amore un percorso di discernimen- to); proporre con coraggio vocazioni di speciale consa- crazione. La tentazione comune quando si pensa al mondo giovanile è quella di rasse- gnarsi a una loro generale in- differenza nei confronti della fede. Si è parlato della prima generazione incredula. Ma la speranza con cui vogliamo caraerizzare il nostro cam- mino di Chiesa ci chiede di essere molto fiduciosi: for- se non siamo di fronte a una generazione incredula, ma di fronte a una generazione diversamente credente. > Mons. Francesco Ravinale Festa all’Opera Milliavacca Casa per i giovani e per la carità Lettera pastorale di Mons. Francesco Ravinale Nella speranza noi siamo salvati Diocesi di Asti - Anno 2017/2018 Il più soddisfao dell’inaugurazione di venerdì scor- so della Casa dei Giovani e della Carità ricavata nel fienile dell’Opera Pia Milliavacca era con tua evidenza don Car- lo Rampone che per anni aveva durato pensieri, calcoli pra- tiche burocratiche. Con lui gli altri membri del consiglio di amministrazione dell’Opera Milliavacca che hanno im- piegato diverse serate allo scopo intorno al tavolo dell’epi- scopio o al tavolino dell’Opera, naturalmente con il vesco- vo, presidente dell’ente, e per qualche anno anche con don Croce, anche lui membro del consiglio fino all’arrivo di don Rodrigo Limeira, venuto a rilevare l’eredità di don Rampo- ne nella Pastorale Giovanile diocesana. La loro comune soddisfazione era condivisa con tua evidenza dai molti intervenuti nel cortile adiacente, all’om- bra del massiccio muraglione che regge la confinante Ope- ra pia Caissoi che ora ospita il Foyer delle famiglie gesti- to dalla parrocchia del Duomo. Auspicio di tui i numero- si intervenuti che il il tempo impiegato e le spese profuse (le proprie e quelle del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio) diano buoni frui al servizio dei giovani del- la diocesi con questo nuovo e ben sistemato edificio per in- contri, feste e cene. Qualche rifinitura da parte della dia Eredi Tirone e poi si parte. > C.V.

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Il tema centrale della lettera pastorale del vescovo

Verso il Sinodo sui giovani con i giovani su fede e vocazioneUn impegno comune è

indicato da Papa Francesco: “I giovani, la fede e il discerni-mento vocazionale”. La con-vocazione del Sinodo dei Vescovi su questo tema ha automaticamente impegna-to la comunità ecclesiale a mett ere i giovani al centro dell’att enzione, in ossequio al cammino sinodale della Chiesa tutt a.Da una pastorale giovanile affi data ai soli animatoria una comunità che con lorosi fa carico di tutti i giovani

Finora l’att enzione del-la Chiesa ai giovani è sta-ta prevalentemente affi data agli animatori della pasto-rale giovanile, coordinati da un apposito servizio dioce-sano. Sarà bene che questo canale continui a mantene-re la propria vitalità, ma oc-corre sollecitare le comunità a far sentire i ragazzi e i gio-vani parte viva della Chiesa, perché possano sentirsi non solo accolti, ma anche desi-derati e amati, con un salto di qualità decisivo, che per-mett a di passare da una pa-storale giovanile appaltata agli animatori, a tutt a una comunità che si fa carico di avvicinare Gesù ai giovani e di far sentire i giovani parte viva di una famiglia.

Per accogliere frutt uosa-mente l’invito del Papa ad att uare questo salto di qua-lità nella pastorale giovani-le, occorre mett ere in evi-denza i limiti della att ua-le att enzione della comuni-tà cristiana al mondo giova-nile.

Innanzi tutt o il Papa, nell’introduzione del docu-mento preparatorio, parla di giovani tra i 16 e i 29 anni e noi dobbiamo ammett e-re che raramente siamo ca-paci di impostare un per-corso formativo che accom-pagni i ragazzi fi no a que-sto traguardo. Finora l’azio-ne pastorale nei confronti dei giovani è consistita nella proposta dell’oratorio, nei centri estivi e, nella miglio-re delle ipotesi, invitando-li a frequentare i gruppi del

dopo cresima, che abitual-mente si esauriscono pri-ma dei sedici anni. La pre-senza nella vita comunita-ria si riduce ad alcuni gio-vani, disponibili a collabo-rare per la catechesi e per le att ività di oratorio. Anche la frequenza alle celebrazioni domenicali è molto ridot-ta. È necessario pensare a una formazione permanen-te per la fascia 16-20 anni, con una proposta che pun-ti a coinvolgere tutt i i giova-ni, anche coloro che si sono allontanati dalla pratica reli-giosa, orientandoli a un ser-vizio stabile, secondo le loro capacità, all’interno della Chiesa e della società.

Occorre quindi creare un’alleanza con gli educa-tori di questa fascia di età, in modo particolare con gli insegnanti di religione del-le scuole superiori e con gli istrutt ori sportivi, che mol-to infl uiscono sui giovani. Sarà importante che di que-sta alleanza educativa entri-no a far parte anche giovani adulti, preparati a promuo-vere un cammino vocazio-nale, di incontro con Gesù Cristo e con la Chiesa.

Questo percorso forma-tivo potrebbe avere come tappa diocesana una profes-sione di fede intorno ai 18 o 20 anni, con una grande fe-sta di passaggio alla respon-sabilità e al servizio stabile. I giovani nel cuore della Chiesa

Il sogno di Papa France-sco è quello di incontrare tutt i i giovani, perché cia-scuno di loro ha qualcosa da dire e spesso è proprio al più giovane che il Signo-re rivela la soluzione miglio-re. Per questo sollecitiamo le comunità a fare spazio ai ragazzi e ai giovani, favoren-do un ponte fra generazioni che congiunga anziani e ra-gazzi a benefi cio di entram-bi. Ma questo sarà possibile solo se le comunità avranno il coraggio di responsabiliz-zare i giovani, coinvolgen-doli nelle diverse dimensio-ni pastorali: liturgica, cate-chistica, caritativa e sociale e non limitando il loro ap-

porto esclusivamente nel campo giovanilistico. Di so-lito coinvolgiamo volentie-ri i giovani per le att ività ri-volte ai ragazzi, in oratorio o

talvolta nella catechesi, ma sarebbe importante che si sentissero coinvolti anche nelle scelte di fondo della vita comunitaria.

La vera sfi da di questo Si-nodo è quella di fi darci di loro, lasciando davvero spa-zio ai giovani nelle comu-nità. Una sfi da per aff ronta-re la quale servirà anche un ulteriore sforzo di metodo; perché il questionario per la consultazione delle fa-miglie - che a qualcuno era sembrata già una rivoluzio-ne nel precedente Sinodo - stavolta non basterà già più. Occorrerà pensare formu-le nuove, metodi e segni che siano davvero in dialogo con i giovani. Possibilmente anche con quei giovani che non sentono proprio alcun bisogno di essere accompa-gnati da noi.Vera ricchezza per tutti

Peraltro l’impegno del-la Chiesa per i giovani non si esaurisce nel chieder-si come accompagnare fi -gli, fratelli minori o nipoti. Il passo ulteriore consiste nel chiederci anche come loro possono accompagna-re la Chiesa, contribuendo a rinnovarla e a camminare in maniera un po’ più spedita nel mondo di oggi. Se non si mett e in ascolto dei giova-ni, la Chiesa in uscita è solo una bella immagine ad ef-fett o. Sono proprio i giovani la cartina di tornasole della nostra disponibilità reale ad andare oltre la logica del si è sempre fatt o così.

Sarà quindi necessario al-largare le prospett ive di pa-storale giovanile. Le att ività fi nora utilizzate nei confron-ti dei giovani non sono na-turalmente da abbandonare.

L’animazione giovanile con-tinua ad avere il suo posto e la sua nobiltà, ma occorre andare oltre e aff rontare con loro i temi di fondo per una vita signifi cativa.

La vera questione è quel-la dell’umano: l’esistenza, con il suo senso e la sua at-tuabilità. La vita stessa con-tiene l’appello alla fede: ver-so i genitori, verso gli amici, verso l’autista dell’autobus, oltre l’altro e oltre la vita. Volendo aiutare a cogliere il senso della vita e dell’esi-stenza, non basta trovare nuove forme di annuncio: occorre riprendere l’arte di suscitare domande. Le do-mande classiche impone-vano di interrogarsi sull’es-senza della persona umana: Da dove vengo? Dove vado? Chi voglio essere? Come vo-glio essere? Ora, in un con-testo di esasperata concen-trazione sul proprio io, sa-rebbe importante aiutare a interrogarsi sull’apporto da off rire ai compagni di viag-gio nell’avventura dell’esi-stenza, integrando l’interro-gativo “Chi sono?” con una preoccupazione più ampia: “Per chi voglio essere?”Scoprire la propria vocazione

L’interrogativo per chi voglio essere porta concre-tamente il giovane a chie-dersi qual è il suo posto nel-la vita e quindi a scoprire la propria vocazione.

Il Papa nel documento preparatorio al sinodo par-la esplicitamente, fi n dal ti-tolo, di vocazione, propo-nendo una prospett iva che le nostre comunità stanno dimenticando, perché nel-le nostre parrocchie pratica-mente non esistono gruppi vocazionali. Chi oggi entra in seminario o nella vita re-ligiosa dopo le scuole supe-riori o dopo l’università, ra-ramente ne ha trovato lo sti-molo nel cammino abituale della sua comunità.

Riteniamo quindi impel-lente la necessità di un cam-mino formativo che accom-pagni i giovani alla maggiore età. Una proposta vocazio-nale signifi ca: studiare cam-

I giovani al centro della nuova lettera pastorale firmata dal vescovo di Asti, Mons. Francesco Ravinale. “Nella speranza noi siamo salvati”, questo il titolo della lettera programma-tica in cui sono espresse molteplici indicazioni alla diocesi in continuità con il ministero pastorale di padre Francesco e in singolare sintonia con quanto annunciato nella sua prima let-tera “Un cammino di speranza” scritta nel 2000, anno in cui si insediava alla giuda della nostra diocesi.Una lettera, probabilmente l’ultima visto il raggiungimento nell’aprile del 2018 dell’età in cui i vescovi diocesani sono tenuti a presentare le dimissioni, che vuole concentrarsi sui giovani, per aiutarli nelle loro scelte di vita.Una richiesta di profetica attualità proposta con paterna sol-lecitudine dal Magistero della Chiesa che ama i giovani, ma contemporaneamente registra il dramma di un mondo seco-larizzato e invecchiato. Anche papa Francesco, dopo due sinodi dedicati alla fami-glia, per il 2018 ha indicato una priorità invitando tutte le co-munità ecclesiali a concentrarsi sul tema “Giovani e discer-nimento vocazionale”. Una scelta recepita anche in Asti in quanto è “la comunità che deve farsi carico dei giovani, che deve metterli al centro senza più delegare solo agli oratori o alla Pastorale Giovanile il compito di educare le giovani gene-razioni”, ha spiegato monsignor Ravinale.La 18ª lettera pastorale (40 pagine suddivise in quattro capi-toli), contiene anche tre appendici, la lettera del Papa ai gio-vani in occasione della presentazione del documento prepa-ratorio della XV assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, la sintesi di un lavoro compiuto dai sacerdoti del-la Zona Ovest che si sono confrontati proprio sul tema del prossimo Sinodo e il programma formativo rivolto ai sacer-doti e ai diaconi.La copertina del fascicolo propone la foto di una montagna perché, ha suggerito come conclusione monsignor Ravinale, “la speranza ci fa guardare in alto” e “se sapremo trasmettere questa certezza alle nuove generazioni, potremo pensare di aver donato il nostro contributo alla Chiesa, alle persone che affrontano la vita e, perché no, anche allo sviluppo dell’uma-nità che cammina nella storia”.

Da “Un cammino di speranza”a “Salvati nella speranza”

mini che facciano incontra-re i giovani con Gesù Cri-sto; off rire esperienza for-ti che aiutino a comprende-re il senso della propria vita; presentare ai giovani la bel-lezza della scelta di servizio perché non si accontentino di ricercare per la loro vita il mestiere più redditizio; for-mare adulti accompagnato-ri dei giovani nella ricerca vocazionale (non solo preti, ma anche laici, capaci di ac-compagnare con amore un percorso di discernimen-to); proporre con coraggio vocazioni di speciale consa-crazione.

La tentazione comune quando si pensa al mondo giovanile è quella di rasse-gnarsi a una loro generale in-diff erenza nei confronti della fede. Si è parlato della prima generazione incredula. Ma la speranza con cui vogliamo caratt erizzare il nostro cam-mino di Chiesa ci chiede di essere molto fi duciosi: for-se non siamo di fronte a una generazione incredula, ma di fronte a una generazione diversamente credente.> ✠ Mons. Francesco Ravinale

Festa all’Opera Milliavacca

Casa per i giovanie per la carità

Lettera pastoraledi Mons. Francesco Ravinale

Nella speranzanoi siamo

salvati

Diocesi di Asti - Anno 2017/2018

Il più soddisfatt o dell’inaugurazione di venerdì scor-so della Casa dei Giovani e della Carità ricavata nel fi enile dell’Opera Pia Milliavacca era con tutt a evidenza don Car-lo Rampone che per anni aveva durato pensieri, calcoli pra-tiche burocratiche. Con lui gli altri membri del consiglio di amministrazione dell’Opera Milliavacca che hanno im-piegato diverse serate allo scopo intorno al tavolo dell’epi-scopio o al tavolino dell’Opera, naturalmente con il vesco-vo, presidente dell’ente, e per qualche anno anche con don Croce, anche lui membro del consiglio fi no all’arrivo di don Rodrigo Limeira, venuto a rilevare l’eredità di don Rampo-ne nella Pastorale Giovanile diocesana.

La loro comune soddisfazione era condivisa con tutt a evidenza dai molti intervenuti nel cortile adiacente, all’om-bra del massiccio muraglione che regge la confi nante Ope-ra pia Caissott i che ora ospita il Foyer delle famiglie gesti-to dalla parrocchia del Duomo. Auspicio di tutt i i numero-si intervenuti che il il tempo impiegato e le spese profuse (le proprie e quelle del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio) diano buoni frutt i al servizio dei giovani del-la diocesi con questo nuovo e ben sistemato edifi cio per in-contri, feste e cene. Qualche rifi nitura da parte della ditt a Eredi Tirone e poi si parte.

> C.V.