IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO … leggeva i Misteri o gli Oracoli Caldei o De Iside ed Osiride...

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IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA 1 Di Vittorio Vanni Vieni a me ogni giorno, tu che sei l’acqua della giovinezza. Possa tu ringiovanire il mio cuore con la fresca acqua di corrente! Possa tu acconsentire che io abbia il potere sull’acqua così come la Potenza! Goyon, Pap.Louvre n.°3 279,53-54 L’EGITTO SACRO, L’EGITTO ETERNO. Nei grandi cicli cosmici, negli eoni infiniti del tempo illusorio, gli universi che sembravano eterni alla vita effimera dell’uomo, gli imperi la cui potenza si estendeva su tutta la terra, le civiltà dimenticate, la cui profondità scientifiche e spirituali elevavano la terra materica ai cieli eterei, tutto è scomparso, scompare, scomparirà. Nel teatrino dei superni, che tirano i fili pesanti come catene della povera marionetta che è l’uomo, innumeri quinte contingenti sono crollate. Dai canovacci superbi dalle grandi trame le parole sono scolorite, cadute come foglie d’autunno, disperse dal vento della storia. Ma come un filtro dalle fittissime maglie metafisiche, che raccoglie i resti del biblico agnello sbranato dal leone, la Massoneria permane, conserva, trasmette. Una Massoneria dimentica, degenerata, di rango decaduto, povera negli uomini e nelle idee. Nobiltà è manto che s’accorce, che il tempo va d’attorno con le force” così come diceva il grande iniziato sdegnoso, il fiorentino spirito bizzarro. Purtuttavia, la Massoneria contiene in se, come in uno scrigno dai sette sigilli, il lume perenne dei Rosacroce, la fiaccola che non sarà mai posta sotto il moggio. Noi conosciamo il suo nome dell’altro ieri, non conosciamo quello di domani. “Ma che cos’è un nome? Una rosa, anche se non si chiamasse rosa, emanerebbe sempre il suo dolce profumo.” Così diceva un altro grande iniziato, il Frater Lucis et Tenebris. Coloro che ci hanno preceduto, i nostri Maestri Passati, affabulavano che la prima Loggia fu eretta nel Paradiso Terrestre, e che il 1° Sorvegliante era Adamo, ad assistere quell’ineffabile Maestro Venerabile che era Adonai, Ebbene, questi narravano, nel contempo, una novellina ingenua e una verità fiammeggiante. Ciò che dall’eterico empireo proviene, e da cui gli uomini traggono forza e vigore, è mito e metastoria assieme, più reale del cosiddetto reale, più materico della materia bruta, più spirituale e vicino a Dio del divino Metatron. A chi domandava a Giordano Bruno il perché della sua religiosità prisca ed aliena dai paradigmi religiosi della tempo suo, del riferimento costante all’Egitto, Giordano rispondeva che “nell’Egitto sono in esilio i miei dei…” Tutti coloro che percorrono la strada della conoscenza hanno in se un’Egitto interiore, in cui abita tutto ciò che è nobile, bello, giusto e vero, gli dei siderei del proprio Intelletto, quel cielo infero e ctonico che ognuno, nella sua solitudine, deve attraversare. Non sono soltanto le pietre vive dei grandi monumenti che ci rimangono dell’Egitto, non la sua arte naif e raffinatissima assieme, non le mummie dal corpo di pietra, integro da umidori e putrefazioni. Dall’Egitto, di fronte al quale i Greci si sentivano adolescenti, ci rimane soprattutto il senso dell’Heka, la magia, quella forza spirituale che investe di se ogni attimo, anche il più ordinario e materiale della nostra vita. I doni della magia sono quelli stessi che i Re portarono al fanciullo ermetico che la stella conduceva. Dovitia, Sapientia, Potentia. Ma ben pochi, oltre ad Alessandro, seppero vedere tali doni in Diogene, che nella sua botte viveva nudo come il più povero dei poveri, che si nutriva di sole e fame. Chi non necessita di niente è più ricco di Mida; si possiede solo ciò che si è superato e poi donato. Per gli Egizi, prima di Socrate e Platone, tutto è vita. Ogni pietra ha una sua gelata ed immota intellettualità, ogni pianta la sua fremente sensibilità e coscienza. Ogni ente parziale ha la sua anima, così come ogni ente universale, e tende dalla sua molteplicità all’Uno che tutto in se possiede, intelligenza, moto, amore e morte, come categorie assolute, come potenzialità impotenziate, potenzianti e potenziate. L’uomo, per gli Egizi come per noi, è il risultato di un equilibrio momentaneo di forze sempre cangianti di tono e polarità. Queste forze siamo costretti a subirle passivamente. Non vi è sforzo o devozione o volontà quietistica nell’accettare

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IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA

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Di Vittorio Vanni

Vieni a me ogni giorno, tu che sei l’acqua della giovinezza. Possa tu ringiovanire il mio cuore con la fresca acqua di corrente! Possa tu acconsentire che io abbia il potere sull’acqua così come la Potenza! Goyon, Pap.Louvre n.°3 279,53-54

L’EGITTO SACRO, L’EGITTO ETERNO. Nei grandi cicli cosmici, negli eoni infiniti del tempo illusorio, gli universi che sembravano eterni alla vita effimera dell’uomo, gli imperi la cui potenza si estendeva su tutta la terra, le civiltà dimenticate, la cui profondità scientifiche e spirituali elevavano la terra materica ai cieli eterei, tutto è scomparso, scompare, scomparirà. Nel teatrino dei superni, che tirano i fili pesanti come catene della povera marionetta che è l’uomo, innumeri quinte contingenti sono crollate. Dai canovacci superbi dalle grandi trame le parole sono scolorite, cadute come foglie d’autunno, disperse dal vento della storia. Ma come un filtro dalle fittissime maglie metafisiche, che raccoglie i resti del biblico agnello sbranato dal leone, la Massoneria permane, conserva, trasmette.

Una Massoneria dimentica, degenerata, di rango decaduto, povera negli uomini e nelle idee. “Nobiltà è manto che s’accorce, che il tempo va d’attorno con le force” così come diceva il grande iniziato sdegnoso, il fiorentino spirito bizzarro. Purtuttavia, la Massoneria contiene in se, come in uno scrigno dai sette sigilli, il lume perenne dei Rosacroce, la fiaccola che non sarà mai posta sotto il moggio. Noi conosciamo il suo nome dell’altro ieri, non conosciamo quello di domani. “Ma che cos’è un nome? Una rosa, anche se non si chiamasse rosa, emanerebbe sempre il suo dolce profumo.” Così diceva un altro grande iniziato, il Frater Lucis et Tenebris.

Coloro che ci hanno preceduto, i nostri Maestri Passati, affabulavano che la prima Loggia fu eretta nel Paradiso Terrestre, e che il 1° Sorvegliante era Adamo, ad assistere quell’ineffabile Maestro Venerabile che era Adonai, Ebbene, questi narravano, nel contempo, una novellina ingenua e una verità fiammeggiante. Ciò che dall’eterico empireo proviene, e da cui gli uomini traggono forza e vigore, è mito e metastoria assieme, più reale del cosiddetto reale, più materico della materia bruta, più spirituale e vicino a Dio del divino Metatron. A chi domandava a Giordano Bruno il perché della sua religiosità prisca ed aliena dai paradigmi religiosi della tempo suo, del riferimento costante all’Egitto, Giordano rispondeva che “nell’Egitto sono in esilio i miei dei…” Tutti coloro che percorrono la strada della conoscenza hanno in se un’Egitto interiore, in cui abita tutto ciò che è nobile, bello, giusto e vero, gli dei siderei del proprio Intelletto, quel cielo infero e ctonico che ognuno, nella sua solitudine, deve attraversare. Non sono soltanto le pietre vive dei grandi monumenti che ci rimangono dell’Egitto, non la sua arte naif e raffinatissima assieme, non le mummie dal corpo di pietra, integro da umidori e putrefazioni. Dall’Egitto, di fronte al quale i Greci si sentivano adolescenti, ci rimane soprattutto il senso dell’Heka, la magia, quella forza spirituale che investe di se ogni attimo, anche il più ordinario e materiale della nostra vita.

I doni della magia sono quelli stessi che i Re portarono al fanciullo ermetico che la stella conduceva. Dovitia, Sapientia, Potentia. Ma ben pochi, oltre ad Alessandro, seppero vedere tali doni in Diogene, che nella sua botte viveva nudo come il più povero dei poveri, che si nutriva di sole e fame. Chi non necessita di niente è più ricco di Mida; si possiede solo ciò che si è superato e poi donato. Per gli Egizi, prima di Socrate e Platone, tutto è vita. Ogni pietra ha una sua gelata ed immota intellettualità, ogni pianta la sua fremente sensibilità e coscienza. Ogni ente parziale ha la sua anima, così come ogni ente universale, e tende dalla sua molteplicità all’Uno che tutto in se possiede, intelligenza, moto, amore e morte, come categorie assolute, come potenzialità impotenziate, potenzianti e potenziate. L’uomo, per gli Egizi come per noi, è il risultato di un equilibrio momentaneo di forze sempre cangianti di tono e polarità. Queste forze siamo costretti a subirle passivamente. Non vi è sforzo o devozione o volontà quietistica nell’accettare

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obbligatoriamente il gioco infantile degli dei. Non vi è obbligo morale in ciò, ma solo la presa di coscienza di una realtà da cui non possiamo esulare.

Il vasaio della nostra creta ci ha torniti così come siamo, pronti a contenere ciò che in noi viene immesso. Che non ci tormenti con la pena ed il rimorso inutile di una natura che lui stesso ha formato. La conoscenza, l’Heka degli Egizi, la magia della nostra vita quotidiana, non ci libera dalle contingenze, dal dolore, dalle malattie, dalla morte. La magia è intendimento sottile, invisibile agli occhi altrui e spesso anche ai nostri, e si rivela con un gioco ambiguo, una casualità da cui dovremmo indurre causalità, divinare da una realtà simbolica una realtà metafisica.

Ed anche identificare la casualità stessa, astrarne la valenza, saper vedere, così come si vede una tela di ragno, le sottili linee delle forze sempre motili che si attraggano e si respingono, con amori e ripulse improvvise. Ma anche intravedere, dall’angolo esterno del ciglio, le fragili ed evanescenti entità lunari e veneree, tanto buone, materne e vicine all’uomo, quasi visibili e materiche; ma anche tanto inutili e stucchevolmente dolci, da fuggire soffrendo, come da un cane randagio che ti segue e ti guarda con dolore e speranza, come da un bambino scalzo e triste di cui non potrai mai guarire la fame, come da un amore nuovo ed inutile che può sostituire, stupidamente, uno antico ed altrettanto inutile.

Per gli Egizi, come per noi, non esiste la distinzione fra vivi e morti. La monade umana, in qualsiasi stato d’esistenza o di non-esistenza vive solo in relazione alla capacità di assorbire il potere del “Neter”12 delle cose o degli Dei, perché conoscere il nome è la conoscenza stessa.

Per questo gli Egizi vivevano eternamente nelle loro tombe, per questo i morti credevano di vivere una vita fittizia. L’Egitto cercato e ritrovato, la terra d’esilio degli Dei di Giordano Bruno, dov’è dunque, o meglio che cosa è? Ermete lo svela:

“Tu dunque ignori, egli diceva ad Asclepio, che l’Egitto è la copia del cielo o, per meglio dire, il luogo dove si trasferiscono e si proiettano qui, sulla terra, tutte le operazioni che le forze celesti governano e mettono in opera?. Anzi, per dire tutta la verità, la nostra terra è il tempio del mondo intero”

(Asclepio, 24) Microcosmo e microcosmo si identificano, interagiscono, si speculano innamorati come

Narciso alla fonte, come la Venere del Tiziano allo specchio. Così, nel silenzio di una campagna sperduta e lontano dagli occhi curiosi del volgo, l’iniziato sparge i suoi semi nei solchi, rincalza le piantine teneramente spuntate, rompe con fatica le dure zolle della terra scura. Né l’asino né il bue che lo accompagnano, né la massaia feconda che lo accoglie, nel desco e nel letto, la sera sapranno che il contadino silente smuove i mondi e gli universi con i suoi gesti parchi; che crea le cause parziali e finali del tempo, dello spazio e del modo delle creature, nel mentre raccoglie il frutto dei suoi campi.

Il Nilo straripa con misura. Il contadino mangerà lieto il suo pane e le sue oche e berrà la birra quotidiana ed il vino di palma, a volte, la sera. Carestia e siccità squasseranno la sua casa, e lo renderanno famelico, lacero e mendico. Ma i “Nomi” che sono in lui, mormoreranno all’antico avversario la potenza e la gloria dell’eterno sole, la terra accoglierà ancora e morti e semi, germogliando angeli e dei. Accingiamoci quindi al simposio, nel verde raggio del sole del tramonto del cielo di Kemi, nel tabernacolo verde di Memfi. Il vino prezioso delle oasi ammonie sarà versato da fanciulle-gazzelle dai grandi occhi scuri e bistrati. Il capretto gira lentamente sul fuoco debole del legno di palma. Il fico ed il dattero attendono i golosi. La conoscenza è complessa, la verità è semplice.

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L’EGITTO NELL’IMMAGINAZIONE SIMBOLICA DELLA MASSONERIA Le origini Le fonti dell’immaginario egizio si possano rintracciare in Giamblico3, in Plutarco4, in Platone5, in Proclo6. L’ammirazione sconfinata che la Grecia classica portò all’Egitto si riverberò sull’Occidente intero. La devozione isidea si portò fino alle Gallie, nella città dei Par-Isis, nella lingua latina nella parola iris-iridis (l’iride, la pupilla, colei che abita nello sguardo profondo). Si ravvivò nei templi diffusi in tutta Europa, abitati da sacerdoti egizi cialtroni e ciarlatani, fra cui l’Iniziato si avvolgeva, come in un mantello d’invisibilità.

Chi leggeva i Misteri o gli Oracoli Caldei o De Iside ed Osiride era trascinato in un universo simbolico, nell’arcano operante, nella visione dell’individuo che può indiarsi, di un Dio che può individuarsi.

Le conoscenze dell’Egitto, dal basso medioevo al Rinascimento si limitavano per lo più alla lettura dei classici. Le crociate esportarono violenza, sangue, sofferenze inutili, e non importarono conoscenza, ma solo l’oricello, la pianta che, mescolata all’orina, imporporava i manti dei ricchi e dei potenti. Ma il Concilio di Firenze, (1450) che vide lo spodestato ed esiliato Impero d’Oriente collegarsi all’Occidente colto e mercantile dei Medici, fece tornare Toth-Ermete7 in tutte le chiese cristiane. S’insegno così ai poveri cristi di un'umanità appressa e prevaricata come ci si può schiodare dall’ignoranza, dalla superstizione, dal fanatismo.

Il Corpus Hermeticum fu tradotto dal greco in latino, per la prima volta, da Marsilio Ficino (1471) ed ebbe ben trentadue edizioni. Le verità universali dell’Egitto si compararono, e si videro eguali a quelle, altrettanto universali, dell’Europa indoeuropea proveniente dall’Oriente, dalla sapienzialità greco-romana, da quella celtica, da quella dei popoli nordici. L’andamento rettilineo del tempo e della storia, che il cristianesimo aveva imposto, s’interruppe, la circolarità del tempo riprese il suo corso nel grande anno platonico, nell’Eone eterno. Il Gran Dio Pan era risorto, gli antichi dei ritornavano.

La tradizione rusicruciana rivendica la successione egizia. Michele Mayer, nel suo Silentium post clamores (1617) scrive che:

“ I Rosacroce sono i successori dei collegi dei bramini indù, degli Egiziani, degli Eumolpidi di Eleusi, dei Misteri di Samotracia, dei Magi di Persia, dei Gimnosofisti di Etiopia, dei Pitagorici e degli Arabi.”

Il mito dell’Egitto tornò nella cultura europea, influenzando il pensiero di Giordano, Bruno, Spinoza, John Toland, e l’abate Attanasio Kircher che con il suo Oedipus Ægypiacus (1652), influenzò a sua volta sia l’estetica della metafisica che il gusto popolare. Le grandi vie della tradizione esoterica, che sembrano una ragnatela impazzita di cammini labirintici, hanno un’unica origine ed una medesima meta.

Per chi non possiede il filo d’Arianna, la complessità apparente delle teorie tradizionali crea a sua volta dei falsi miti. Vi è dunque verità nel mito della trasmissione attraverso i secoli delle dottrine esoteriche dell’antico Egitto?.

Molto spesso, nel campo metastorico, tutto ciò che è vero è nel contempo falso e viceversa. Nei testi delle Piramidi vi è una testimonianza notevole dell’attività e religiosa delle varie caste e confraternite sacerdotali, ma non vi sono tracce di una componente Misterica, che purtuttavia doveva esserci, perché ogni exoterismo contiene in sé un’esoterismo.

I Misteri non appartengono tanto all’Egitto faraonico, quanto all’Egitto alessandrino, città tanto egiziana quanto greca che ebraica (nel periodo classico della cultura alessandrina, fra II° secolo a.C. al IV° sec. d.C. un terzo della popolazione era ebraica).

Denis Labouré 8afferma che: “…non è all’Egitto faraonico che fanno riferimento i testi ermetici ed i riti massonici

egiziani. Come la Gerusalemme Celeste o la Mecca del Corano, ogni rivelazione sacralizza la terra

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dove avviene e ne fa il centro simbolico del mondo. Allo stesso modo, la rivelazione ermetica sopravviene al centro di un universo – simbolico più che geografico -, incarnato nella terra d’Egitto, descritta nel Corpus Hermeticum come cuore della creazione, focolaio attivo della rivelazione.” L’egittomania massonica L’Egittomania dilaga nella cultura europea, assieme alla prima diffusione delle Logge Massoniche. L’Abate Terrasson pubblica, nel 1721 un romanzo pseudo-iniziatico, Sethos o Vita tratta dai monumenti e aneddoti dell’antico Egitto, falsamente tradotto dal greco, in cui le antiche iniziazioni egiziane erano narrate in modo fantasioso. Interi passi del libro concordano con il rituale massonico, che è quindi l’ispiratore della cosiddetta ritualità egizia, e non viceversa. In particolare coincidono, punto per punto, il rituale d’iniziazione in 1° grado, con le prove elementari.

Nel 1728 Rameau intitola uno dei suoi balletti La nascita di Osiride. Nel 1770 due tedeschi, von Hymmen e von Köppen pubblicarono un’imitazione del testo del Tarisson, altrettanto fantastica, il Crata Repoa9, fondamentale per lo studio della nascita e della simbologia della massoneria egizia.

Nel 1777 Court de Gébelin10, erudito e massone, parlò, nei suoi libri, dell’Egitto e dei suoi misteri. Ignaz Von Borg, il Maestro Venerabile della Loggia di Mozart, nel 1789 fondò il Journal für Freimauer e nel primo numero scrisse un lungo articolo sui misteri egizi, che probabilmente influenzò il librettista del Flauto Magico mozartiano, il Fratello Shikaneder. L’Origine de touts les cultes de la religion universelle (1794) del Dupuis, formalizzò e sistematizzò una teoria che ebbe grande diffusione, quella della derivazione del rituale massonico da quelli dei Misteri antichi.

La fondazione, nel 1784 a Parigi, della “Loggia Madre dell’Adattamento dell’Alta Magia Egizia”, da parte di Cagliostro, il primo e già maturo inserimento in massoneria della ritualità, o pseudo ritualità egizia merita un’analisi ed un capitolo a parte. La Massoneria Egizia di Cagliostro fu vista con diffidenza dalla Massoneria cosiddetta “ortodossa”, sia per l’incredibile personalità del Balsamo, molto discussa ai suoi tempi, sia per la particolare “esoticità” del suo rituale, sia per un’effettiva “alienità” del Rito, che consisteva più in un simbolismo ermetico legato a pratiche operative di tale contesto, che a finalizzazioni effettivamente latomistiche.

Non si può comunque dimenticare che l’accettazione dei successivi riti d’ispirazione egiziana da parte della Massoneria si deve, in particolar modo, a Alexandre Lenoir11. Che, in occasione della sua allocuzione ai Fratelli del Sovrano Capitolo Metropolitano del Rito Scozzese, dichiaro che “le antiche teogonie hanno avuto origine in Egitto. Per dimostrare l’antichità della Massoneria, le sue origini, i suoi misteri ed i suoi rapporti con le antichissime mitologie, risalirò agli Egizi. È, infatti, opportuno parlare delle cause prima degli effetti”.

Alexandre Lenoir era uno storico ed un archeologo, ma la sua trattazione ha un vero e proprio sapore mistico. La sua interpretazione dei misteri egizi aveva, naturalmente, carattere gnostico e neoplatonico. Il più antico fra gli dei, il Sole, muore nella sua incarnazione umana, discende agli inferi e quindi risorge e risale al cielo. L’aria e la terra sono impersonati da Iside (A Tentyra è, infatti, raffigurata col corpo che abbraccia il firmamento e con le braccia e le gambe che toccano il suolo.)

La grande Piramide non era la tomba del faraone, ma il sepolcro di Osiride. Le sue proporzioni erano calcolate in base alle misure della terra e del cerchio di declinazione descritto dal sole durante gli equinozi. Il monumento è costruito in modo che in determinati momenti il sole e la luna sembrano posati sulla sua vetta, come su un basamento; l’astro-dio, nel suo declinare sembra sprofondare all’interno dell’edificio dove rimane rinchiuso fino alla primavera, quando compare allo stesso punto e alla stessa ora.

A sua volta, anche Iside ricompariva anch’essa in quel punto a mezzanotte. Gli arcani dell’Universo erano racchiusi in queste allegorie; alcune di queste sono state fatte proprie dalla

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Massoneria moderna che non si è limitata ad imitarle, ma ne ha ricreato il mistero, e ne celebra ancora, ai nostri giorni, i riti millenari, come se ancora fossero svolte nelle profondità della piramide di Cheope. L’estetica di questo momento di sincretismo fra massoneria e mondo egizio fu rappresentata da Jaques Lequeu (1752-1825), pittore ed architetto visionario, che rappresentò l’interno della grande piramide secondo il gusto romantico, con labirinti e sotterranei gotici. Nelle sue raffigurazioni le cerimonie di iniziazione facevano uso di “bevande dell’oblio” e lo scenario era animato da statue allegoriche del fuoco, dell’acqua, della sapienza.

In Inghilterra, la Massoneria di Rito Egizio sembra ancora attecchire prima che in Francia. Nel 1783 George Smith, Gran Maestro della Conte di Kent, scrive12:

“L’Egitto, da cui provengono tutti i nostri simboli e misteri, fu in passato il più glorioso di

tutti i paesi. Secondo le loro credenze gli eroi-dei principali del loro pantheon, Osiride ed Iside, rappresentano teologicamente l’Essere Supremo e la natura universale e, fisicamente, i due grandi astri, il sole e la luna, la cui influenza abbraccia l’intera natura. L’origine stessa della Massoneria risalirebbe all’Egitto primordiale: gli Egizi delle epoche più remote fondarono un gran numero di logge; essi tenevano però accuratamente celati i loro segreti massonici.”

E ancora: “ Tutti questi sodalizi avevano un unico colore simbolico. I sacerdoti egizi di Iside erano

vestiti con un grembiule di cotone bianco come la neve. Noi, come massoni, indossiamo il simbolo dell’innocenza, lo stesso grembiule bianco. Anche i druidi erano vestiti di bianco.”

Secondo Thomas Paine (1737-1809), che nel suo libro13 sulla Massoneria cita il passo

precedente, la funzione di tramite fra l’antica massoneria e quella moderna sarebbe stata svolta dai druidi, i quali, perseguitati dai cristiani in Italia, in Gallia, ed i Gran Bretagna ed Irlanda, si sarebbero riorganizzati clandestinamente:

“Si formò così un’associazione in cui tutti i membri, volendo evitare il nome di druidi,

assunsero quello di massoni; sotto questo nuovo nome essi celebravano i riti e le cerimonie dei druidi, vale a dire i riti e le cerimonie geroglifiche di un culto solare simile a quello dei sacerdoti di Eliopoli in Egitto.”

Thomas Paine era americano, e divenne cittadino francese per decreto dell’Assemblea

Nazionale del 1793, e membro della Convenzione. Il suo libro uscì postumo a Parigi nel 1812, proprio mentre Lenoir teneva, sotto lo stesso titolo. le proprie conferenze all’assemblea generale massonica. Il testo fu tradotto da Nicolas Bonneville, con una prefazione che lo descriveva come “un’importante contributo ed un completamento all’Origine dei tutti i culti del Dupuis." Anche il Bonneville scrisse un breve componimento scenico che descrive il rituale particolare d’ammissione fra i “Francs Cosmopolites” (1793) la Festa del Vascello degli antichi Franchi.

È un testo in versi che presenta tutte le speculazioni dell’autore sulla Natura-Iside-Osiride-Gesù-Nave-Fuoco e sui loro emblemi. La nave degli antichi Franchi che proietta e conserva la verità è il vascello d’Iside. Tutto questo s’inserisce con l’idea che identificava la religione degli egizi con quella dei Parisii (la stirpe celtica che abitò Parigi).

L’identificazione d’Iside a patrona di Parigi ebbe una sua ufficialità (dal 1811 al 1814) per mezzo di un decreto di Napoleone; Iside prende così posto sulla prua della sua nave nello stemma della città di Parigi. La figura ieratica era tratta da quella della Mensa Isiaca che, scoperta a Roma nel 1525, adesso appartiene al Museo Egizio di Torino.

Questa raffigurazione particolare oggi si ricollega ad un culto tardo-isiaco italiano. Louis Petit Radel, (archeologo e storiografo di Parigi, direttore della Biblioteca Mazarino) che compose

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l’emblema, prese l’Iside dalla riproduzione della Mensa Isiaca dell’edizione olandese del Pignoria (1670), con la dea sulla nave rivolta a sinistra.

La stella che la sovrasta fu tratta invece dalla Vergine Celeste del portale di Notre Dame. Queste raffigurazioni araldiche non ebbero però lunga vita; il 14 aprile 1814, per decreto del Governo provvisorio, tutti gli emblemi, monogrammi e stemmi che avevano caratterizzato l’epoca napoleonica furono soppressi e la dea egizia non tornò più al suo posto. Napoleone in Egitto La decifrazione simbolica di Champollion (da 1822) distruggerà radicalmente molti aspetti del mito dell’Egitto e li ricreerà progressivamente su basi nuove.

Napoleone imbarca la sua armata d’Egitto nel maggio 1798, con 355 navi e 38.000 uomini. Il suo fulmineo genio militare conquista, il 1 settembre, la mitica Alessandria e sbaraglia i mammelucchi di fronte alle piramidi. Ma Napoleone aveva con se anche un altro tipo d’armata, un esercito di scienziati, per lo più massoni e già “carichi” del mito dell’Egitto. Le loro relazioni, scritti, studi, schizzi di un materiale iconografico archeologico formano il primo grande corpus d’egittologia. Si crea il mito dell’iniziazione massonica di Napoleone un cerchio iniziatico copto-egizio, presso le piramidi. La storia, in realtà, ci porge soltanto l’iniziazione massonica di Napoleone in Egitto, in una loggia militare dell’armata francese.

Numerosi testi geroglifici sono copiati manualmente e portati in Europa. Il capitano Bouchard trova una stele d’immensa importanza, la stele di Rosetta. Questa stele contiene un decreto in tre lingue, in geroglifico, in egiziano demotico ed in greco.

Jean-François Champollion decifra, per la prima volta, i testi delle piramidi. La sua comunicazione al mondo scientifico è del 1822, 17 dicembre.

La campagna napoleonica d’Egitto, con gli entusiasmi che suscitò nell’occidente massonico, ebbe un’importante conseguenza. La Massoneria continentale aveva una sua particolare fisionomia rituale, della case massoniche, dei templi, l’ambizione di riti efficaci e cerimonie perfette.

La Massoneria anglosassone si riuniva, ancora, nelle taverne e negli alberghi, recitava dei rituali a memoria, aprendoli e chiudendoli con cantici ispirati a quelli delle chiese riformate. Soltanto dopo la chiusura dei lavori rituali (in cui era compresa l’agape) erano svolti dei lavori oratori.

L’influenza del mito egizio sulla massoneria portò la massoneria anglosassone ad un’omogeneizzazione con l’impostazione rituale continentale, compresa la necessità di avere dei templi fissi ed arredati simbolicamente per lo svolgimento delle tornate. Il Fratello Belzoni, inviato in Egitto dal Gran Maestro della Massoneria dei Moderns, fu il primo egittologo ed archeologo moderno. Si chiude così un’epoca propedeutica. La creazione dei Riti Egizi era ormai alle porte. Gli antesignani L’influenza dei circoli rosicruciani tedeschi ed olandesi inserì nelle prime manifestazioni della massoneria egizia connotazioni ermetiche. Possiamo indicare nel Principe di Sangro, Raimondo di S. Severo (1710-1771) come uno dei più brillanti e indicativi rappresentanti di questa corrente. Raimondo fu Gran Maestro della Massoneria napoletana, che rivendica un’importante filiazione diretta, nella sua trasmissione iniziatica ed esoterica, dai Misteri egizi alessandrini. Sotto la sua Gran Maestranza, il Barone Teodoro Tschoudy creò il Rito Ermetico della “Stella Fiammeggiante”, il cui catechismo dei tre gradi massonici è un’importante testimonianza dei procedimenti della Grande Opera, descritta attraverso la simbologia massonica.

Ma il primo Rito massonico dichiaratamente Egizio è quello di Lachaux, Gran Maestro del Tempio del Sole della Società dei Filosofi Incogniti, a finalizzazione ermetica. Il Rito aveva un sistema di sette gradi. Il suo Corpus interno era il Sistema filosofico degli antichi Maghi egiziani, rivelato dai sacerdoti ebrei sotto l’emblema massonico. Il rito era organizzato in sette gradi:

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1a Classe: i tre gradi azzurri. 2a Classe Maestro Perfetto, Perfetto Eletto e Piccolo Architetto. 3a Classe Perfetto Iniziato d’Egitto.

Ma il Maestro incognito di questo sistema fu Charles Geille (1753-…)14 che era in stretta relazione con lo Tschoudy, e di cui aveva fatto adottare a Lachaux gli statuti della sua “Stella Fiammeggiante”

Un’altra importante Loggia egizia, ”I Filadelfi”, fu quella del Visconte François Anne de

Chefdebien d’Armisson, già attivo nell’ambito neotemplare e nell’Ordine degli Eletti Cohen. Poco dopo, (1767) fu creato il più interessante ed il più caratteristicamente egizio dei Riti Massonici, quello “degli Architetti Africani” (o Egizi). Il suo creatore fu un ufficiale dell’armata prussiana, Friedrich von Köppen, che scrisse, assieme a von Hymmen, il famoso Crata Repoa. Nel testo, allegato integralmente a questa relazione si descrive, in termini naturalmente fantastici, l’iniziazione egizia antica in sette gradi (Pastophoro, Necophoro, Melanophoro, Cristophoro, ecc.) L’edizione francese (1821) del Crata Repoa, su cui si basa la traduzione allegata, si deve a Bailleul e Desétangs. Il Rito fu protetto da Federico II di Prussia, Gerard Galtier15 riporta che Federico donò a von Köppen un padiglione, adattato ad uso di tempio egiziano, nella Biblioteca di Slesia, che apparteneva allora alla Polonia meridionale.

CAGLIOSTRO ED IL RITO EGIZIANO Il Rito Egiziano di Cagliostro è in realtà un’anomalia nei confronti della Massoneria tradizionale. Cagliostro fu ammirato, ma anche avversato dai più notevoli massoni del suo tempo. La sua particolare personalità lo portava a sopravanzare i paradigmi massonici del suo tempo, a considerare la Massoneria con la sufficienza del grande iniziato che si riteneva. Giuseppe Balsamo (1743-1759) alias Conte di Cagliostro, Comte de Phoenix, Marchese Pellegrini ecc. A Malta nel 1766, in compagnia del suo maestro, che indica con il nome d’Althotas, operava alchemicamente con Manuel Pinto de Fonseca, Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Dopo numerosi viaggi, in Europa e nel Nord Africa, torna a Malta dove il nuovo Gran Maestro dell’Ordine, Emmanuel de Rohan, gli concede una dignità cavalleresca. Ebbe la sua iniziazione massonica, probabilmente, nella Loggia “Segreto ed Armonia”, all’Oriente di Malta.

Non essendo questa Loggia riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra, e necessitando Cagliostro di un passaporto massonico valido in tutta Europa, si fece iniziare nuovamente, il 12 aprile 1777, nella Loggia “La Speranza n.° 289”, dove ricevette i tre gradi nello stesso giorno. La “Segreto ed Armonia” indicata come la prima ad apparire nel possesso dei famosi Arcana Arcanorum ha, solo per questo, diritto ad una chiosa: Michel Monerau16 riporta che:

“ La Loggia “Segreto ed Armonia” ricevette una patente dalla Gran Loggia d’Inghilterra il 30 marzo 1789, ma in una lettera indirizzata a questa potenza massonica il 24 febbraio 1789, i principali ufficiali affermarono che la loro associazione massonica esisteva già all’inizio del secolo e che più tardi, nel 1764, si era affiliata alla Loggia di Marsiglia (forse la Loggia Madre del Tito Filosofico Scozzese). La maggior parte dei membri di questa Loggia maltese erano Cavalieri dell’Ordine di Malta e, secondo i piedilista, di numerose nazionalità (Francesi, Veneziani, Napoletani…) e vi si riporta inoltre l’iniziazione di Giuseppe Balsamo. La Loggia cessa la sua attività quando Napoleone bandisce l’Ordine dall’isola.”

Secondo il consiglio del suo Maestro Altothas, Cagliostro avrebbe poi inserito nei suoi

rituali massonici egizi la cosiddetta “Scala di Napoli” o Arcana Arcanorum, trasmessigli dalla Loggia Maltese. Il collegamento simbolico era corretto, in quanto secondo la scuola ermetica alessandrina, che trasmetteva la cosiddetta” via interna” , che avrebbe permesso l’acquisizione

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dell’immortalità di un Corpo di Gloria. La stessa finalizzazione simbolica era espressa dai Misteri Eleusini ed Orfici, assieme a quelli d’Iside ed Osiride.

Nei Rituali della Massoneria cagliostrina si pratica l’operatività delle “quarantene spirituali”,17 che permettevano il rinnovamento simbolico della vita dell’uomo, il suo rigenerarsi ad uno stato ideale, edenico. Cagliostro stesso afferma a questo proposito:

“Ciascuno riceverà il Pentagono [la Stella Fiammeggiante], cioè la foglia vergine sulla

quale gli Angeli primitivi hanno impresso le loro cifre e sigilli e, munito di questo, egli si vedrà Maestro ed Intendente degli Edifici. Senza il soccorso d’alcun mortale, il suo spirito sarà riempito di fuoco divino, il suo corpo si tramuterà in quello di un fanciullo innocente. La sua penetrazione [Divitia, Potenzia, Sapienza] sarà senza limite, il suo potere immenso, e non aspirerà ad altro che alla solitudine ed al silenzio per attendere l’immortalità e poter dire lui stesso: Ego sum qui sum…”

Ma l’origine del Rito Egizio di Cagliostro va ricercata nella sua vicinanza ed amicizia con il

Cavaliere d’Acquino, fratello del Principe di Caramanico, (Gran Maestro Nazionale della Massoneria del Reame di Napoli nel 1773) e cugino del Principe di Sangro. Gli storici moderni18 hanno esaminato con estremo approfondimento le radici dell’Or+Os+Eg+ dalla Massoneria del di Sangro ai nostri giorni, ma rimane tuttavia da definire la trasmissione di tale contesto iniziatico dai templi isiaci di Pompei e dal tempio serapideo napoletano.

È comunque indubbio che tale trasmissione è reale e vivente, ed indipendente da qualsiasi ricostruzione della massoneria settecentesca e ottocentesca, anche se si è poi inserita, come spesso succede, in tale contesto. Gli ambiti iniziatici, consci che la tradizione è comunque una, travasano spesso antiche forme esoteriche in forme nuove.

Cagliostro volle collegare al suo nuovo (e nel contempo antichissimo), Rito anche la forma ermetica rosicruciana. Nel 1779 ricevette l’iniziazione all’Ordine del Vero Massone Rosa+Croce (Rito rosicruciano riformato, di cui il primo Capitolo funzionò a Marbourg. Si collegò all’Ordine dei Fratelli Africani e corrispose con Marc Bédarride, il promotore del Rito di Misraim.

Nel 1784, quando credette che il suo sistema fosse ormai maturo, Cagliostro fondò a Parigi, in Rue de la Sourdiére, la sua “Loggia Madre dell’Adattamento dell’Alta Magia Egizia”. Il Gran Cofto, suo spirito tutelare, gli avrebbe ordinato di procedere ad una riorganizzazione delle confraternite, aggiungendovi un nuovo rito. La Loggia possedeva un Tempio d’Iside in cui Cagliostro stesso officiava, nelle vesti di Gran Sacerdote.

Il sistema egiziano di Cagliostro sopravvisse alla morte, a S. Leo, del suo fondatore. Logge del Rito cagliostrino, non casualmente, furono ancora fondate nei primi anni del XIX secolo, a Napoli. I Fratelli Mario Pagano, Domenico Cirillo e poi Pietro Colletta19 inserirono nei nuovi sistemi massonici una tradizione antichissima di diretta derivazione alessandrina. fu colui che fuse ed ebbe dei continuatori in Marconis de Négre (Rito di Memphis) ed in Bédarride (Rito di Misraim). La storia successiva dei Riti Massonici Uniti di derivazione egizia, esula dalla nostra analisi della simbologia massonica di quest’ambito.

I testi di riferimento sono indicati nella bibliografia allegata e rappresentano una branca indispensabile della storiografia massonica ed iniziatica in genere. Ma non è possibile esaminare la simbologia in questione senza riferirsi agli Arcana Arcanorum. Gli ultimi quattro gradi del regime del Bédarride potevano esser sostituiti da quelli cabalistici del Regime di Napoli o Arcana Arcanorum. Degli Arcana Arcanorum sono conosciute otto versioni, tutte, per un certo verso, mutile. La versione più moderna consiste in massime ermetiche, ispirate allo Tshoudy, già citato od al Fulton, un ermetista di cui si conosce ben poche cose.

Le più probabili consistono in quattro quaderni teurgici, molto simili a Grimoires seicenteschi, in cui si dovrebbe riportare finalizzazioni, glifi, e metodi operativi. Alcune versioni hanno glifi, diversi dalle altre versioni, senza finalizzazioni o metodi operativi. Altre riportano alcune metodiche e finalizzazioni, ma senza glifi. Vi sono inoltre evocazioni angeliche molto simili,

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nella sostanza, ma in parte anche nella forma, alle pratiche dell’Ordine martinezista degli Eletti Cohen. Gli Arcana non sono stati diffusi soltanto negli ultimi quattro gradi dei riti egizi, ma anche in altri ambiti iniziatici (Martinisti, neotemplari ecc.)

Bisogna tuttavia riconoscere che negli attuali contesti iniziatici, anche d’impostazione massonica egizia, gli Arcana non sono affatto praticati, sia in relazione alla loro difficoltà interpretativa che alla incompletezza rituale. Vi sono delle descrizioni dei vari aspetti degli Arcana, nella massoneria settecentesca, che ci sono pervenute storicamente. René Le Forestier20 riporta che nel Capitolo dei Cavalieri dell’Aquila Nera (C.B.C.S) di J.B.Willermoz (1763) così ci si rivolge al recipiendario:

“Il discorso che l’Oratore del Capitolo indirizza al recipiendario gli insegna che i simboli

della Massoneria Azzurra hanno una significazione ermetica; per esempio, la pietra bruta rappresenta “la materia informe che bisogna preparare”; la pietra cubica a punta piramidale simbolizza “la materia sviluppata per la forma triangolare come il sale, lo zolfo, il mercurio. L’Oratore insiste sull’influenza dei segni dello zodiaco e sulla potenza del nome divino. “ E’, gli dice, in ciascuna delle case (del sole) che voi dovete impegnarvi ad entrare, per abitarvi il periodo necessario, e lavorarvi attirandovi la virtù beneficente di questo astro luminoso, vivificando tutta la materia preparata con questo metodo.”

In questo discorso, apparentemente oscuro, si accenna alle metodiche di preparazione dei

sette sigilli o talismani planetari, testi caratteristici di molti Grimoires21 che hanno sicuramente ispirato gli Arcana. Ad un esame filologico, gli Arcana hanno una notevole somiglianza con testi magico-rituali e teurgici conservati dall’Or+Os+Eg+, come le cosiddette Preghiere di Tommaso, la Preparazione dei Sigilli Planetari o i Salmi Osiridei il che ci riporta, ancora, all’ambito napoletano.

Alcuni Ordini Egizi epigoni hanno un quinto quaderno, in cui si trasmette un’ordinazione sacerdotale d’Apollo (Ra-Hélios), ma l’analisi del testo ci riporta infallibilmente all’ambito settecentesco, simbolico e pittoresco, ma chiaramente moderno.

Ma di là dalla collazione dei testi o la ricerca filologico-storica in questo particolarissimo ambito esoterico-massonico, in che cosa consiste la teoria (e la corrispondente pratica) iniziatica degli Arcana? Nella loro globalità, se fossero completi, non si discosterebbero affatto dagli assiomi fondamentali della pratica ermetico-magica.

1. L’analogia micro-macrocosmica, per la quale un’influenza spirituale di cui si desidera

attrarre la forza, si ottiene mettendo insieme analogicamente tutto ciò che a questa particolare influenza corrisponde simbolicamente, attraverso la conoscenza della Signatura Rerum.

2. La simpatia e l’antipatia (in senso strettamente energetico) delle forze, per cui si da valenza o si contrasta una particolare influenza per dosarne gli effetti.

3. Le pratiche di “storno” della reazione energetica negativa, sempre collegata alla eventuale realizzazione della forza evocata.

4. La necessaria preparazione della “materia” cioè il potenziare la forza individuale (e nel contempo universale) che è presente nell’uomo, attraverso una purgazione (in senso chimico e non mistico) ed una sublimazione [separando lunare] che doni “presenza” e “visione” dei piani sottili.

Si può terminare questa rapidissima sintesi degli inserimenti simbolico-iniziatici negli Ordini Egizi ricordando che il Fr. Ragon, iniziato ai Nicotiniani22, inserì nel Rito di Misraim alcune conoscenze tradizionali provenienti, attraverso il Concilio di Firenze, dal mondo orientale greco-romano.

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APPUNTI D’ANALOGIE SIMBOLICHE DELLA MASSONERIA EGIZIA

Geroglifico AKH, (a Comatibus Comata, divino nell’umano, corpo di gloria, di fiamma, da raggiungere da vivi. Questo è lo scopo dei Misteri. La resurrezione del Dio è virtualmente conseguita: la sua essenza, lo scarabeo rinnovato, analogo in senso lato alla forma sottile taoista, può prescindere ormai dall’involucro mortale, che viene abbandonato. Il Dio è pervenuto ormai al compimento del Mistero della 2a nascita, mentre viene ancora una volta sottolineata l’identificazione con RA, con OSIRIDE (cioè dell’iniziato del Dio Sole) nel rapporto: “ Kepri è con te; ti vivi egli vive” Ed è Osiride stesso che è uscito dalle “spesse tenebre” mentre “gli dei sono in lui” Ed è egli stesso che ha la possibilità di vivificare gli dei che sono in lui. AKH = introversione. KHA = estroversione, Y, doppio La scrittura degli ideogrammi ermetici dei simboli massonici deve molto ai geroglifici egiziani (segni e lettere che celavano segreti, formule ecc. ai profani). Da qui la definizione data da Eraclito ai geroglifici egiziani in: • Parlante • Significante • Nascondente Questo metodo fu ripreso dagli ermetisti e da altre scuole. I primi furono gli elementi = figure geometriche:

N fuoco P acqua O terra M aria

zolfo ; sale mercurio

Sole

I lavori massonici s’iniziano a mezzogiorno (almeno nei primi tre gradi) quando il sole è allo zenit ed irradia verticalmente gli appartamenti del tempio. I suoi raggi illuminano le luci (Venerabile, 1° e 2° Sorvegliante) formando un triangolo equilatero, al quale se ne sovrappone un’altro, sempre equilatero (rovescio) che unisce i due luminari, (Sole-Luna) ed il centro delle Colonne = Esagramma (o Sigillo di Salomone), che è il simbolo dell’unione dei tre fuochi o delle tre acque filosofiche. Tre segni positivi e tre negativi = ciò che è in alto è come ciò che in basso. L’opposizione del “maschio” e della “femmina” e la loro opera sul piano terrestre hanno una loro corrispondenza su altri piani psichici e sottili.

י תHè Yod

Dorico Corinzio

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Kneph = Serpente = Ourobouros = Rito Filosofico Italiano Cavaliere del Serpente di Bronzo – 25° del R.S.A.A. Scarabeo = disco solare = simbolo dell’ultimo grado del M.M. Alveare = Api miele = laboriosità, immortalità. Occhio = Horus = occhio nel triangolo Cuore = (pesatura del cuore, Maath, dea della verità e la sua piuma che nella bilancia universa deve far aggio sul cuore dell’uomo). Il cuore contiene un seme vitale che rimanda alla fons vitae. Nella cabbalà Thipharet, il passaggio obbligato fra Yesod (energia sessuale) e Kether (energia intellettuale) Pietra = monolite, obelisco, colonna, raggio di sole congelato, ierofania litica e granitica. Metalli = corrispondenze astronomiche con i sette metalli classici, corrispondenze d’anatomia sottile. Piombo = Saturno = milza Stagno = Giove = fegato Ferro = Marte = bile Oro = Sole = cuore Rame = Venere = reni Mercurio = Mercurio = polmoni Argento = Luna = genitali Abbandono dei metalli: abbandono della corporeità = morte simbolica O metallàn = ricercare, indagare = abbandono della ricerca esterna, introversione. I metalli velano la realtà e nel contempo la rivelano. Acacia = simbolo dell’immortalità in grado di Maestro (all’inizio chiamata Cassia o tamarisco spinoso, la pianta che crebbe attorno al corpo d’Osiride) Acacia = secondo M.P.Hall, Trees in Freemasonery, (Masonic Square, giugno 1977) 1. Resurrezione del dio solare 2. Innocenza (dal greco: Akakia, ritirarsi, la pianta si ritira in se stessa) 3. Immortalità e rigenerazione (sempreverde) 4. Emblema del mistero: loto, mirto, acacia. Cedro del Libano = Edificazione del tempio di Salomone a Gerusalemme Nei Rituali anglo americani e nel 22° grado del R.S.A.A = Principe del Libano = Cavaliere dell’Ascia Reale. Sarcofago d’Osiride = verticalità = materia prima suscettibile d’infinite variazioni. Melagrana = fertilità, fecondità, seminalità = Templi decorati con melagrane, compreso il Tempio salomonico = Rituale Emulation. Gallo = vigilanza, risveglio. = animale sacro anche nello zoroastrismo Aquila, Falco = Horus = rappresenta la volatizzazione di ciò che (etericamente) è solido (solve et coagula. = R.S.A.A., Noachita, ecc.

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Leone = forza, potere = rigenerazione del sole = resurrezione = Lion grippe = la griffe du lion = la presa del Maestro, segno di riconoscimento del 3° grado = simbolismo del cerchio celeste (Noachita) Toro, bue = API = effusione di seme taurino, che simboleggia il vitalismo universale, che feconda la materia terrestre = morte di Hiram che diffonde vita e luce nel tempio universale. Agnello = acacia, innocenza.

BIBLIOGRAFIA Trattato, XVI, 2. Giamblico I Misteri egiziani Rusconi, Milano 1984. Plutarco De Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1987. Platone il Timeo ed il Crizia Proclo, I Manuali, Rusconi, Milano, 1985 1Denis Laboure Breve storia dei Riti Massonici egiziani, tratto dalla Rivista L’Esprit des choses, Editions C.I.R.E.M, 1998, Trad.ne d’Alexander. Il Crata Repoa (riportato integralmente negli allegati.) Court de Gébelin Le monde primitif, 1733. Alexandre Lenoir, La verità originale o l’Antichità della Massoneria., Parigi, 1818. Abbé Terrasson Sethos. George Smith The Use and Abuse of Free Masonery, London, 1783, pagg.42-42 Thomas Paine, L’origine della Massoneria. Gerard Galtier Maçonnerie Egytienne, Rose+Croix et neuve chevalerie Ed.ons du Rocher, Paris, 1986, pg.36 Michel Monerau Le segrets hermétiques de La Franc-Maçonnerie e les Rites de Misraim e Memphis, Ed.ons Axis Mundi, Paris, 1989. Manoscritto 345 della Biblioteca Nazionale di Roma. Adriano Cosi Storia della Fr+Erm+Mag+ di Myriam (opera inedita) René Le Forestier La Franc Maçonnerie templière et occultiste au XVII° et XIX° siècles. Ed.ns La Table d’Emeraude, Paris. Il Grimoire detto del Duca di Rohan, conosciuto anche da Cagliostro e che è conservato alla Biblioteca dell’Arsenale a Parigi. Marc Bédarride L’Ordre Maçonnique de Misraim Ed.on d’Aujourd’hui, Plan de la Tour (Var), (senza data) Francesco Brunelli (a cura di), Rituali dei gradi simbolici della Massoneria di Memphis e Misraim, Ed.Altair- Bastogi, Foggia, 1981 Gastone Ventura I Riti Massonici di Misraim e Memphis, Ed.Atanòr, Roma, 1975.

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ALLEGATI

Allegato n.° 1

Lettere di Salzmann a Willermoz Tratte da documenti inediti trovati da Robert Amadou. L’Initiation n.° 1 Gennaio-Febbraio 1980

Strasburgo, questo 22 novembre 1780 (…) Vi è qui un fenomeno che merita attenzione. Il famoso Calliostro, (sic) dopo aver abitato molto tempo a S.Pietroburgo ed a Varsavia, è qui da qualche settimana. Dichiara di esser stato ricevuto sotto le piramidi d’Egitto e di possedere la medicina universale. Ha effettuato delle cure efficaci e non prende niente, dicendosi molto ricco; a Flumine1 è andato a trovarlo. Ha avuto una lunga conversazione con lui, nella quale gli ha rimproverato di non ricercare che dei gran signori per discepoli; così è stato a S. Pietroburgo con il generale Potemkin ed a Varsavia per il principe Poninnski, la cui reputazione è fortemente equivoca. Si in procinto di andare a Parigi, dove conta di iniziare il Ser∴F∴Duca di Chartres2. A Flumine non è più andato a trovarlo. La curiosità mi spinge a vederlo. Forse il F∴a Mystagogo3 mi accompagnerà; vi andrò allora con maggior piacere (…) Strasburgo, questo 31 dicembre 1780 Ho avuto una conversazione con Cagliostro, di cui vi rendo conto. Mi ha assicurato di dovere le sue conoscenze alla massoneria, nella quale è stato iniziato in Egitto dai sacerdoti delle piramidi, di cui ve n’è sette. I primi tre gradi sono i soli veritieri e contengono tutta la scienza. Nei nostri simboli, non vi è di buono che il Sole, la Luna, la Stella fiammeggiante e la Pietra cubica. È quest’ultima, ha quanto ho intuito, che chiama Pietra Filosofale. Mi ha parlato di una specie di pietra simile, per la preparazione della quale sono necessari solo cinque giorni e che ha la qualità di splendere, strofinandola nell’oscurità con un po’ di saliva, in modo che si può accendervi una candela. Si spegne pulendola con un fazzoletto. La Stella fiammeggiante ha sette (sei) punte (ed un centro) che rappresentano i sette angeli che sono in presenza di Dio; o i sette pianeti, che non sono che degli spiriti; ha iniziato a nominarne due.Gabr- e Raf- dicendomi che per pronunciare questi nomi bisogna essere puri. Vi sono in Egitto delle Logge in cui si lavora con degli spiriti, ed altre in cui vi sono solo uomini. Vi sono tre classi di spiriti. La prima comprende quelli che sono attaccati alla parte fisica, alla terra, alla materia. È pericoloso lavorare con loro, Nelle operazioni, bisogna andar dritti a Dio, tendere a ciò che è immortale; è il solo mezzo di non ingannarsi e di non rischiare. Schoepfer si è perduto, poiché ha seguito la prima strada e si è abbandonato a degli eccessi, fino ad operare davanti a degli impuri, e a battersi a pugni contro gli spiriti. Calliostro ha conosciuto questo disgraziato, e gli ha predetto la sua fine ed afferma che i suoi discepoli faranno la sua fine. Dice molto bene di Swedemborg e si rammarica che sia stato perseguitato. Invano gli Svedesi oggi quasi vogliano risuscitarlo dalle sue ceneri; non ne scopriranno niente. Il più grand’uomo in Europa è il famoso Falke4, che abita a Londra. In questa capitale vi sono cinque o sei massoni che hanno delle conoscenze, ma gli manca la chiave. Mi ha detto ancora che, operando, fa dei cerchi, delle parole. – quattro cerchi – e dei geroglifici. Mi è parso propendere per il giudaismo, ma non è che un’ipotesi che non certifico. I T. [Templari] mi disse, infine, avevano delle conoscenze. Il re di Francia gli ha perseguitati perché temeva che divenissero troppo forti. Ma Molay [Gran Maestro del Tempio] ha dato prova di ciò che sapeva sia al re sia al papa – in un certo tempo – e che in seguito è stato

1 Nome iniziatico [ Eques a Flumine]di Jean de Turkheim, nel Rito dei Cavalieri beneficenti della Città Santa. 2 Allora Gran Maestro del Grande Oriente di Francia) 3 Eques a Mystagogo, ieronimo di Daniel Ulmann 4 Rabbino magico, teurgo e mistico.

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verificato. Ma oggi ignoriamo queste conoscenze: abbiamo soltanto il testamento di Molay, conservato in lingua araba, ebraica e francese e conservato a Medina. Infine ha deplorato l’attuale ignoranza degli europei. Una volta un Egiziano baciava le ginocchia di un Europeo; oggi gli sputa in faccia. Ha terminato dicendo che è stato lui a far stampare il Crata Repoa e che è l’autore della Massoneria africana o Egiziana [il Crata Repoa (1770) è generalmente attribuito a Köppen, in collaborazione con Hymnen] Il Regime Massonico Egiziano inizia all’incirca nel 1767. Ed ecco che, per una volta, è già molto. Continuerò regolarmente a rendervi conto delle nostre conversazioni. Desiderate conoscere qualcuna delle sue ricette? Ancora una parola. Parlando di gradi si è questionato di Hiram (sic) o Adoniram, questo grand’uomo prescelto da Salomone. Nel Il 2° grado massonico sono adombrati i discepoli che uccidono il mercurio; nel 3° si uccide questo H. [Hiram] perché gli è voluto rubargli la pietra filosofale. Tutto ciò non mi convince molto. Call. si esprime con difficoltà in francese e salta da un soggetto all’altro. Ma ancora detto che vi è una sciocchezza nelle Scritture, quando affermano che Salomone, dopo aver ottenuto la saggezza, si era dato all’idolatria. Vi sarei molto grato di poter avere le vostre osservazioni su quest’uomo ed i vostri consigli. Vostro per la vita. Ab Hedera5 Strasburgo questo 1 giugno 1781 (…) La Scrittura non conosce le medicine. Sono gli anziani della Chiesa che è necessario chiamare in soccorso dei malati…Questa virtù non si è perduta. Ma dov’è? Calliostro dice: un massone che ha bisogno di medicine quand’è malato non è un massone. Pretende che la scienza è legata intimamente al potere di guarire.(…) Calliostro continua a sostenerlo, per quanto abbia avuto molti dispiaceri. Due persone sono morte fra le sue braccia. Per quanto non avesse assicurato la loro guarigione, i medici ne hanno approfittato per discreditarlo ulteriormente. Ma il Maresciallo di Contades lo protegge; è C. a far stampare dei manifesti in cui avvisa il pubblico dei giorni in cui riceve. Da notarsi che C. arrivando qui alloggia allo Spirito, che è il principale albergo, senza mostrare il suo talento, in quanto l’albergatore è malato e soffre molto. In seguito ha abitato in una camera ammobiliata, per molte settimane, senza esercitare la sua arte. Ha impiegato il suo tempo a sondare il terreno. Di tutti i suoi primi amici che l’hanno visto alla fine dell’anno scorso, non ve n’è che uno solo che lo frequenta ancora e che ne parla bene. Ha iniziato con delle conoscenze borghesi, ma attualmente tutti le sue frequentazioni sono nobili, ed ha cenato, con sua moglie, presso il Maresciallo. Si pretende che coloro che gli sono più attaccati sono stati sedotti o ammaestrati da lui. Non so se ciò è fondato, ma mi si assicura che uno di questi è in corrispondenza regolare con lui. Tutti, comunque, convengono che è un grande mentitore e che le sue medicine fanno più male che bene, almeno secondo la pubblica opinione. Bisognerà attendere la conclusione della commedia. Vostro per la vita. Ab Hedera6 Strasburgo questo 3 dicembre 1782 Mi si assicura che l’indiscrezione è arrivata tanto lontana da Parigi, che qui si parla pubblicamente dell’O. dei Ces.7. Un certo M.Fouquet, lontano più di cento leghe da ciò che si chiama scienza, a ricevuto una lettera dalla Signora la Contessa Qualin [Coislin] nella quale lo incarica di andare a trovare Cagliostro e di domandargli s’egli non fosse uno dei sette gr. [grandi] Cens, e se non h alcun

5 Frédérique-Rodolphe-Saltzmann, Eques ab Hedera. 6 Frédérique-Rodolphe-Saltzmann, Eques ab Hedera. 7 Ordine degli Eletti Cohens

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rapporto con M…ès8. Ella gli scrive così indiscretamente che questi nomi sono scritti in tutte lettere. IL F∴ Fouquet ha fatto leggere la lettera al F∴ a Navibus9 ed al F∴a Flumine, prendendosi gioco della singolare richiesta e parlando ad alta voce di fronte a delle signore. Il F∴a Navibus, che mi ha narrato il fatto, ve ne parlerà probabilmente nella lettera che vi ha scritto oggi. Vostro per la vita. Ab Hedera10

Allegato n.°2

PIETRO COLLETTA E LA MASSONERIA EGIZIANA

VERBALE DI TORNATA DELLA R∴L∴ “Sapienza Trionfante ” all’O∴ di Napoli All’Obbedienza della Massoneria Egiziana (Rito di Cagliostro)

GLORIA SAPIENZA

UNIONE

BENEFICIENZA PROSPERITÀ Noi Grande Cofto Fondatore11 e Gran Maestro dell’Alta Massoneria Egiziana in tutte le parti Orientali ed Occidentali del Globo a tutti quelli che vedranno queste presenti facciamo sapere che nel soggiorno che abbiamo fatto a Napoli, molti membri di una Loggia di quest’Oriente, secondo il Rito ordinario12, e che ha il titolo distintivo della Sapienza avendoci manifestato l’ardente desiderio, che avrebbero di sottomettersi al Nostro Governo e di ricevere da Noi i lumi, ed il potere necessario per conoscere e propagare la Massoneria nella sua vera forma e primitiva purità. Noi ci siamo arresi al loro voti, persuasi che dando ad essi questo contrassegno della nostra benevolenza e della nostra confidenza noi avremo la doppia soddisfazione di aver travagliato per la G∴D∴A∴D∴U∴13e per il bene dell’umanità. Per questi motivi, dopo aver bastevolmente stabilita e verificata presso il Venerabile e presso molti Membri della detta Loggia la potestà e l’autorità, che noi abbiamo a quest’effetto, Noi, con l’aiuto di questi medesimi F∴ri F∴lli 14li fondiamo, e creiamo in perpetuo all’Oriente di Napoli la presente Loggia Egiziaca e la costituiamo Loggia Madre per tutto l’oriente, ed occidente, attribuendole da ora in poi il Titolo distintivo della Sapienza Trionfante15, e nominando poi suoi ufficiali perpetui, ed inamovibili. Cioè: Giulio De Angelis∴Venerabile

8 Martinés de Pasqualys De Las Casas, Gran Maestro dell’Ordine degli Eletti Cohens. 9 Bernard de Turkeim il giovane, Eques a Navibus 10 Frédérique-Rodolphe-Saltzmann, Eques ab Hedera. 11 All’epoca il Gran Cofto era il Generale Montamayor (1764-1841) 12 Si tratta del Rito Francese 13 Gloria del Grande Architetto dell’Universo 14 Fondatori Fratelli 15 Era il nome distintivo della prima Loggia di Cagliostro, La Sagésse Triomphante

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Filippo Filippis∴suo sostituto Ignazio Goffetti∴Oratore Giuseppe Quattrini∴suo sostituto Benedetto Villa∴Guardia Sigilli Vinceslao Masella∴suo sostituto Mario Mucci∴Grande Ispettore ………………Maestro di Cerimonie Vittore Mariani∴Tesoriere Vincenzo Cattesi∴sostituto Noi accordiamo per sempre a questi Officiali il diritto ed il potere di tenere Loggia Egiziaca con li F∴ri F∴lli sottoposti alla loro direzione di fare tutte le accertazioni di A∴C∴ e M∴Apprendista, Maestro Muratore egiziani, di spedire attestati, di avere relazioni e tenere corrispondenza con tutti li M∴M∴ del nostro Rito, e con le Loggie,(sic) dalle quali Essi dipendono in qualunque luogo della terra ch’esse siano situate, di adottare dopo l’esame e con le Formalità da Noi prescritte le Loggie del Rito Ordinario, che desidereranno abbracciare il nostro Istituto, in una parola di esercitare generalmente tutti li diritti, che possono appartenere ed appartengono ad una Loggia Egiziaca giusta e perfetta, che ha il titolo e le prerogative, e l’autorità di una Loggia Maestra. Noi ordiniamo però al Venerabile, ai Maestri, agli Ufficiali ed i Membri della Loggia di avere una continua e scrupolosa attenzione per i Lavori della Loggia, affinché quelli delle Ricezioni e tutti gli altri generalmente si facciano in conformità de’regolamenti e degli statuti da Noi spediti separatamente con la nostra sottoscrizione, col nostro Gran Sigillo, ed anche delle nostre Armi. Noi ordiniamo ancora a ciascuno dei FF∴di caminare (sic) costantemente nel sentiero stretto della virtù, e di mostrare con la regolarità della sua condotta, ch’Egli ama o conosce i precetti e lo scopo del Nostro Ordine. Per autenticare la presente, noi l’abbiamo sottoscritta di Nostra Mano, e vi abbiamo apposto il Gran Sigillo accordato da Noi a questa Loggia Madre, come anche il nostro Sigillo Massonico e profani. Dato all’Oriente di Napoli il settimo dì dell’Ottavo Mese 5815 di V∴L∴

B.Montemayor Gran∴C∴V∴ ad vitam Giuseppe Veselli∴Oratore Matteo Midano∴G∴S∴Guarda Sigilli Giulio Frattinelli∴Grande Ispettore Michele Frate∴Maestro Candico Verdinucci∴Segretario

VERBALE DI TORNATA DELLA R∴L∴”La Vigilanza” all’O∴di Napoli

GLORIA SAPIENZA

UNIONE

BENEFICIENZA PROSPERITÀ Noi G∴C∴M∴ della R £16 Egiziana all’O∴di Napoli vicino il giardino di Eden, preso in considerazione li costumi, zelo, e virtù del nostro carissimo Fratello e Maestro Pietro Colletta 17gli

16 Il simbolo £ significa Loggia 17 Nel 1813 Pietro Colletta fu Maestro Venerabile della Loggia l’Umanità all’Oriente di Napoli

IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA

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diamo con le presenti la Facoltà di ricevere in ogni grado dell’adozione quelli che con i loro costumi, meriti particolari, e Virtù renderanno degni di essere ammessi ai nostri sublimi misteri. Nominiamo a quest’effetto il nostro suddetto Carissimo F∴per presiedere in qualità di M∴alla £ di adozione detta La Vigilanza sotto condizione di non ammettervi se non quelli, che per il loro costumi e Virtù potranno contribuire al bene, e lustro, o splendore del nostro R∴O∴18 e così ordiniamo a tutti i li FF∴ che ci sono subordinati di riconoscere detto nostro carissimo F∴Pietro Colletta nella suddetta sua qualità e di rendergli tutti gli onori Massonici o Muratoti dovuti alla sua qualità di M∴. In Fede di chi si formata la presente seduta e gli abbiamo spedito la presente sottoscritta da Noi, e munita de’ nostri Sigilli. Dato all’O∴ di Napoli Il 6 del Nono Mese 5815 di V∴L∴ Seguono le firme.

TORNATA DELLA R∴L∴”La Vigilanza” all’O∴ di Napoli

A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴

A Gloria del Grande Architetto dell’Universo Sotto questo giorno riunitosi all’O∴di Napoli il numero de’ M∴ qualificati e rendendo i dovuti onori al G∴A∴D∴U∴ si è presentato il carissimo F∴ Pietro Colletta per prestare al Tempio il suo Giuramento, onde rivestire delle qualità da noi conferitegli nella seduta di £ de’ 6 del Nono mese corrente, ed è però che piacciavi, o FF∴, di assisterlo nella di Lui alta e terribile protesta che egli ad alta ed intelligibile voce pronunzia e firma quest’atto sul quale di Linea dal nostro F∴ Segretario e vien quindi convalidato dalle Nostre Cifre Massoniche. Il G∴M∴ di C∴19 piacciagli di accompagnare a piedi del Trono il Carissimo F∴ Pietro Colletta qualificato della sua onorifica carica di M∴ della £ di Adozione La Vigilanza.

GIURAMENTO

Io Pietro Colletta Giuro in presenza D∴G∴A∴D∴U∴ del mio G∴M∴V∴20 ad Onorem e di tutti li FF∴ che mi ascoltano di non rivelare giammai, né far conoscere, scrivere, né far scrivere tutto ciò che si opera qui sotto li miei occhi come altresì di propagare la nostra Massoneria Egiziaca e di ampliare vieppiù in ogni angolo del Mondo la R∴£ e conoscere il Vero Lume, condannando in caso di imprudenza me stesso ad esser punito secondo le Leggi del G∴F∴21 e di tutti li miei superiori. Io prometto ugualmente la più esatta osservanza degli altri sei Comandamenti che mi sono stati imposti = L’Amor di Dio, il rispetto per il mio Sovrano, la Venerazione per la religione e per le Leggi, l’Amor de’ miei simili, un attaccamento senza riserva al nostro Ordine e la più cieca sottomissione alli Regolamenti e Leggi del nostro Rito, che mi saranno comunicati dal G∴O∴.22

Pietro Colletta M∴

FF∴Piacciavi di rendere al carissimo F∴M∴Pietro Colletta dé tributi, ed applausi convenevoli al di lui rispettabil grado = Datone lettura del presente atto viene da noi sanzionato e firmato e quindi corroborato con gran sigillo di questa R∴£ e M∴23 18 Rispettabile Oriente 19 Maestro delle Cerimonie 20 Gran Maestro a vita 21 Grande Fondatore 22 Grande Oratore 23 Rispettabile Loggia Madre

IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA

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Dato all’O∴ di Napoli il 15 del nono mese 5815 di V∴L∴ Seguono le firme solite

A∴L∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴24

In luogo remoto coperto da L∴25 ove regna la Pace, l’Unione, la Virtù, e l’Uguaglianza sonosi (sic) riuniti gli O∴ri FF∴M∴ri M∴ni e26 datasi dal F∴Seg∴Lettura dell’ultima seduta avente per oggetto la professione del carissimo nostro F∴ Pietro Colletta, la presente riunione è allo scopo di consacrare nella dignità dello R∴le Gr∴do27 il detto F∴. È perciò accesa l’Ara ed invocato il Nume per assistenza di questa solennità il M∴ro di C∴28a introdurrà nel Tempio il F∴ per ricevere il Grado di L∴

ATTO SOLENNE

Io B∴Montemayor G∴R∴C∴V∴29 ad vitam do a Voi carissimo F∴ questo soffio per far germogliare, e penetrare nel vostro cuore le Verità che noi possediamo. Io ve le do per fortificare i voi la parte spirituale. Io ve lo do per confermarvi nella Fede de Vostri FF∴e SS∴30 del Rito Egiziano, e che voi godiate delle medesime prerogative ed Onori. Noi vi creiamo F∴ Legittimo M∴D∴A∴M∴E∴31 della vera adozione Egiziaca e della £ Regia La Vigilanza. Noi vogliamo che Voi siate riconosciuto in queste qualità da tutti i FF∴e SS∴ del R∴Egiziano, e che voi godiate delle medesime prerogative ed Onori. Noi vi diamo il potere di essere da ora in poi, e per sempre M∴M∴ne e Libero. È perciò che per il med. potere che io tengo dal G∴C∴F∴32 del nostro Ordine e per la grazia di Dio io vi ho conferito il Grado di M∴M∴ne vi costituisco Custode delle nuove cognizioni, delle quali noi ci accingiamo di farvi partecipe nei nomi sacri di Helion, Melion Jethagrammaton. Essendo pertanto l’ora prescritta si chiude il presente travaglio e datone lettura viene da Noi firmato e corroborato col gran S∴ di questa R∴a £ Madre. Dato all’O∴ di Napoli il 21 dì del Nono mese 5815 di V∴L∴ Seguono le firme

GLORIA SAPIENZA

UNIONE

BENEFICIENZA PROSPERITÀ

Noi G∴M∴ della R∴a £ E∴33 all’Oriente di Ancona nella Cittadella avendo preso in considerazione li costumi, zelo virtù e cognizioni M∴ del nostro Carissimo F∴ e M∴ Raffaele 24 In questo caso si è inserita l’invocazione in francese: À la Gloire du Grand Architecte de l’Universe. 25 Luce 26 Onorevoli Fratelli Maestri Massoni 27 Rispettabile Grado 28 Mastro di Casa 29 Grande Rispettabilissimo Cofto Venerabile 30 Fratelli e Sorelle. Le Logge d’adozione di Cagliostro iniziavano anche le donne 31 Maestro dell’Antica Massoneria Egizia. 32 Gran Cofto Fondatore (Cagliostro) 33 Ercole, (della Cittadella) nome distintivo della Loggia.

IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA

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Costantini gli diamo con la presente seduta la facoltà di ricevere in ogni ordine e grado dell’adozione quelli che li loro costumi, meriti particolari e virtù renderanno degni di essere ammessi ai nostri sublimi misteri. Nominiamo a quest’effetto il nostro suddetto Carissimo F∴ Raffaele Costantini per presiedere in qualità di maestro alla £ d’adozione detta di Ercole nella Cittadella sotto la condizione di non ammetterci se non quelli che per i loro costumi, e virtù potranno contribuire al bene e lustro del nostro R∴O∴ specialmente a tutti i FF∴ che ci sono subordinati di riconoscere detto nostro F∴ Raffaele Costantini nella suddetta qualità di Maestro e rendergli tutti gli onori massonici dovuti alla sua qualità di Maestro.

GIURAMENTO

Io Raffaele Costantini alla presenza del G∴A∴D∴U∴ e quella de’ miei Superiori, come ancora della Rispettabil Società in cui mi trovo, mi obbligo di fare tutto quello e quantomi sarà ordinato da’ miei Superiori e perciò mi obbligo sotto le pene cognite alli FF∴M∴ri M∴ri di obbedirgli ciecamente, senza ricercare il perché e di non rivelare il segreto né in voce, né in scritto, né con i gesti di tutti gli arcani che mi saranno comunicati. Io prometto e giuro di osservare, e rispettare venerabilmente tutti gli ordini che mi verranno comunicati da questo Tempio, e prometto dippiù di propagare il nostro R∴Ordine M∴co di spargere per il med. tutto il mio sangue e di osservare li altri sei precetti impostimi da questa R∴a £ l’amor di Dio, il rispetto verso il mio Sovrano, la venerazione per la Religione e per le Leggi, l’amor dei miei simili, un attaccamento senza riserva al nostro R∴le Ord∴ e la più cieca sottomissione alli regolamenti ed alle Leggi del nostro Rito che mi saranno comunicati dal V∴le34

Raffaele Costantini ∴

Per il potere che il G∴C∴ ha conferito al G∴M∴ e per quello ch’io tengo da Lui com’altresì dalla mia V∴Q∴35 io vi ordino A∴36primitivi di consacrare questi ornamenti facendoli passare per le vostre mani onde possa rivestite il carissimo F∴ Raffaele Costantini M∴ro M∴ne della R∴gia £ L’Ercole alla Cittadella e servirle di renderne onori al G∴A∴D∴U∴e per esercitare las propagazione del V∴le Nostro O∴ne ∴E∴co in ogni angolo del Mondo. Rendiamo pertanto FF∴lli MM∴grazie al G∴A∴D∴U∴ per l’ottenuta grazia ed in autentica del nostro atto Noi abbiamo sottoscritto di Nostra Mano e Vi abbiamo apposto il Gran Sigillo M∴co. Dato all’O∴ di Ancona Il 2 del decimo mese 5815 di V∴L∴ Barone Montemayor Gr∴n C∴to V∴le ad Vitam G∴n M∴tro della L’Ercole nella Cittadella. Bernardo Maddalena ∴Oratore Gius.Acquabona G∴S∴ Ant. M.ia Cisterni G∴I∴ Giuseppe Fiaschetti Seg.o e a∴sta37 Giulio Coen M∴ di C∴nia Antonio Gattesi C∴re Vincenzo Cardarelli C∴re Nunzio Abelli V∴re Gennaro Stella M∴ne Fernando Tamburri M∴ne

34 Venerabile 35 Venerabile Qualità 36 Arcangeli. 37 Segretario ed arganista (organista)

IL SIMBOLISMO MASSONICO E LA PSEUDO TRADIZIONE EGIZIA

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Luigi Stefany V∴re Carlo Morena M∴ne Giuseppe Piscitelli M∴ne Severo Quattrini M∴ne Quirico Giuliani M∴ne Ambrogio Bettini V∴re I verbali si trovano presso l’Archivio di Stato Nazionale (Archivio Borbone) Napoli Travagli di Massoneria del generale Montemayor fs 1883 libercolo n.° 1

1 “Quanto a noi [gli Egizi] non usiamo termini semplici, bensì suoni assolutamente pieni d’efficacia” Trattato, XVI, 2. 2 Nome, ma anche facoltà o potere del divino 3 Giamblico I Misteri egiziani Rusconi, Milano 1984. 4 Plutarco De Iside e Osiride, Adelphi, Milano, 1987. 5 Cfr. in Platone il Timeo ed il Crizia 6 Proclo, I Manuali, Rusconi, Milano, 1985 7 (Thot, Ptha, Taut (pensiero) Adris, Enoch) 8 Denis Laboure Breve storia dei Riti Massonici egiziani, tratto dalla Rivista L’Esprit des choses, Editions C.I.R.E.M, 1998, Trad.ne d’Alexander. 9 Il Crata Repoa è riportato integralmente negli allegati. 10 Court de Gébelin Le monde primitif, 1733. 11 Alexandre Lenoir, La verità originale o l’Antichità della Massoneria., Parigi, 1818. In questo testo Lenoir nel capitolo dedicato al neofito trova (nel Crata Repoa), precisi riferimenti ed addirittura scene e parole del Flauto Magico di Mozart. Nessuna meraviglia: ambedue i testi derivavano direttamente dal Sethos di Terrasson. 12 George Smith The Use and Abuse of Free Masonery, London, 1783, pagg.42-42 13 Thomas Paine, L’origine della Massoneria 14 A proposito dei gradi di questo Rito, Geille scrive: • Il vero Apprendista è colui che conosce e la materia e la sua preparazione volgare. • Il Compagno è colui che è pervenuto a vedere la luna risplendente [ il separando lunare] o la perfetta fissazione al

bianco. • Il Maestro è colui che è felicemente in possesso della polvere di proiezione e che, meglio ancora, la medicina

universale. 15 Gerard Galtier Maçonnerie Egytienne, Rose+Croix et neuve chevalerie Ed.ons du Rocher, Paris, 1986,pg.36 16 Michel Monerau Le segrets hermétiques de La Franc-Maçonnerie e les Rites de Misraim e Memphis, Ed.ons Axis Mundi, Paris, 1989. 17 Cfr. Manoscritto 345 della Biblioteca Nazionale di Roma. Esiste un’altra copia conservata ad Avignone. 18 Cfr. Adriano Cosi Storia della Fr+Erm+Mag+ di Myriam (opera inedita) 19 Cfr., negli allegati il verbale di fondazione di una Loggia di Rito Egizio a Napoli, di cui il primo Venerabile fu Pietro Colletta. 20 René Le Forestier La Franc Maçonnerie templière et occultiste au XVII° et XIX° siècles. Ed.ns La Table d’Emeraude, Paris. 21 Cri il Grimoire detto del Duca di Rohan, conosciuto anche da Cagliostro e che è conservato alla Biblioteca dell’Arsenale a Parigi. 22 Cfr. negli allegati il testo del Ragon sui Nicotiniani. (Un particolare ringraziamento a Knoubis membro del Cap+Op+ “Rosa Alchemica” dell’Or+Os+Eg+ che mi ha fraternamente aperto la sua biblioteca ed i suoi archivi.)

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ALLEGATO n.° 2

INIZIAZIONE

agli antichi misteri dei preti d'Egitto Tradotto dal tedesco

e pubblicato

dal F∴Ant.Bailleul A PARIS

presso Ant. BAILLEUL, Editore, rue Thibautodé, n.°8 RENARD Libreria, via S.Anna, n.°715

DELAUNAY, via Palais-Royal, galerie de bois ___________

5821 CRATA REPOA

o INIZIAZIONE

agli antichi misteri dei sacerdoti d'Egitto ________________

Traduzione e note di Vittorio Vanni

Preparazione

Allorché un aspirante ai misteri aveva il desiderio di entrare nell'antica società di Crata Repoa, doveva farsi raccomandare da uno degli Iniziati. La proposizione era in genere fatta dallo stesso Re che indirizzava a questo proposito una lettera ai sacerdoti. Questi indirizzavano quest’aspirante d’Eliopoli ai dotti dell'Istituzione, a Memphis; da Memphis, lo si rinviava a Tebe 1 ove era circonciso2 (n.d.t.1). All'aspirante era imposto un regime particolare; gli s’interdiva l'uso di certi alimenti3, anche del vino, fino a che avesse ottenuto, in un grado superiore, il permesso di berne di tanto in tanto. Lo si obbligava a passare molti mesi, come un prigioniero, in un sotterraneo, dove era abbandonato alle sue riflessioni; aveva comunque il permesso di scrivere, per descrivere le sue idee e le sue sensazioni. Queste erano poi esaminate attentamente e servivano a conoscere il grado della sua intelligenza. Arrivato il momento di lasciare il sotterraneo, dove lo si conduceva in una galleria sostenuta da colonne d'Ermete, sulle quali erano incise delle sentenze che gli si faceva apprendere a memoria.4 Quando il candidato le avesse imparate, un membro della società avente il nome di Thesmosfores5 gli si avvicinava, tendendo in mano un grande staffile, per contenere il popolo davanti alla porta detta dei profani, per la quale s’introduceva il Recipiendario in una grotta. Là gli si bendava gli occhi, legandogli le mani con dei lacci elastici. PRIMO GRADO Pastophoris O Apprendista, incaricato della guardia dell'ingresso che conduceva alla Porta degli uomini. Il Recipiendario essendo pronto nella Grotta, il Thesmophores lo, prendeva per la mano6 e lo presentava alla Porta degli uomini 7 Al suo arrivo, il Tesmoforo toccava sulla spalla del Pastoforo (uno degli Apprendisti precedentemente ricevuti) che era di guardia all'esterno e l'invitava ad

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annunciare il Recipiendario; il Pastoforo bussava allora alla porta del Tempio8 Il Neofita rispondeva alle domande che gli erano poste all'ingresso ed era introdotto. Lo Jerofante gli poneva altre domande su differenti soggetti ed il Recipiendario doveva rispondere in maniera categorica.9 Lo si faceva in seguito viaggiare nel recinto della Birantha10, e nel frattempo, si cercava di spaventarlo con dei lampi, dei tuoni, producendo artificialmente attorno a lui gli effetti della grandine, della tempesta e del fulmine11.Se non si lasciava troppo spaventare e se non si era troppo sconcertato, il Menies, o lettore delle leggi, gli leggeva le costituzioni della società del Crata Repoa, che era obbligato a promettere di conformarsi. Dopo quest’adesione il Thesmophores lo conduceva, a testa nuda, davanti lo Jerofante; qui s’inginocchiava; gli si metteva la punta di una spada sulla gola e gli si faceva prestare il giuramento di fedeltà e di discrezione. S’invocava il sole, la luna e gli astri, per testimoni della sua sincerità.12 Pronunziato questo solenne giuramento, gli si levava la benda dagli occhi, e lo si metteva fra due colonne quadrate, chiamate Betili13 (n.d.t.2). Nel mezzo a queste due colonne, erano poste una scala a sette gradini, ed un altra figura allegorica, composta da otto porte di differenti dimensioni 14 Lo Jerofante non spiegava immediatamente al Recipiendario il senso misterioso di questi emblemi, ma gli teneva il seguente discorso: "Voi che venite ad acquisire il diritto di intendermi, a voi mi rivolgo: le porte di quest’aula sono severamente proibiti ai profani, che non possano penetrarvi; ma voi, Menes Museo, voi figlio dei lavori e delle ricerche celesti, ascoltate la mia voce, che va ad insegnarvi delle grandi verità. Siate in guardia contro i pregiudizi e le passioni che potrebbero distogliervi dal vero cammino della fortuna; fissate i vostri pensieri sull'Essere divino; abbiateli sempre davanti agli occhi, alfine di governare al meglio il vostro cuore ed i vostri sensi. Se volete camminare nel vero cammino della felicità, riflettete che voi siete sempre alla presenza dell'Onnipotente che governa l'universo. Questo essere unico a creato ogni cosa, le conserva ed esiste per se stesso. Alcun mortale può vederlo, ma niente può essere sottratto ai suoi sguardi.15 " Dopo questo discorso, si faceva salire l'Apprendista sui gradini della scala e gli s’indicava via via quale n’era il simbolo, basato sulla metempsicosi. Gli s’insegnava così che i nomi e le attribuzioni degli Dei avevano tutt'altra significazione che quella credeva il popolo. Questo grado era consacrato alla fisica; si spiegava la causa dei venti, dei lampi, dei tuoni; si insegnava l'anatomia, l'arte di guarire e di comporre i farmaci. Sempre in questo grado si insegnava ai neofiti la lingua simbolica e la scrittura volgare dei geroglifici.16 Finita la ricezione, lo Jerofante dava all'iniziato la parola d'ordine, attraverso la quale tutti gli Iniziati si riconoscevano. Questo motto era Amoun e significava "sii discreto "17 Si riconoscevano ancora per un toccamento manuale18 Si rimetteva al Recipiendario una specie di berretto terminante in Piramide e lo si cingeva alle reni un grembiule chiamato Xilon e gli metteva al collo un collare le cui punte cadevano sul petto. Doveva sorvegliare a sua volta la porta degli uomini.

SECONDO GRADO Necocoris Se il Pastophoris, durante l'anno del suo apprendistato aveva dato prove della sua intelligenza, gli si imponeva un digiuno severo, per prepararlo a diventare Necocoris.19 Passato quindi questo anno, era messo in una camera oscura, chiamata Endimion20 Delle belle donne gli servivano dei piatti deliziosi, per rianimare le sue forze esauste. Erano le spose dei sacerdoti, ed andavano a visitarlo anche le vergini (n.d.t.3) consacrate a Diana. Queste lo eccitavano all'amore con ogni sorta di moine, ma il neofito doveva trionfare su questa difficile prova, per provare l'impero che deteneva su se stesso. Dopo averla subita, il Thesmophores lo veniva a trovare e gli poneva diverse domande . Se il Neocoris rispondeva correttamente, lo si introduceva nell'assemblea. Lo Stolista (o Aspergitore) gli gettava dell'acqua addosso per purificarlo; e gli s’imponeva di affermare che si era

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sempre condotto con saggezza e castità. Dopo questa dichiarazione, il Thesmophores correva verso di lui, tendendo nelle mani un serpente vivo che gli gettava sul corpo, ritirandolo poi con il fondo del grembiule.21 Il locale sembrava riempito di rettili, per tentare di portare lo spavento nell'anima del Neocoris.22 Più si dimostrava coraggioso in queste prove, più era colmato di elogi dopo la ricezione. Gli si portava in seguito verso due colonne molto elevate, nel mezzo delle quali un grifone posava una ruota di fronte a lui23 Queste colonne significavano Oriente ed Occidente. Il grifone era l'emblema del sole; e la ruota, dal centro della quale partivano quattro raggi, figuravano le quattro stagioni. Gli si apprendeva nello stesso tempo l'arte di calcolare l'igrometro (che serviva a valutare le inondazioni del Nilo) e lo si istruiva nella geometria e nell'architettura, facendolo familiarizzare nei calcoli e le scale delle misure, di cui doveva servirsi in seguito. Gli si faceva notare che questi erano dei grandi segreti che non erano rivelati che a quelli che appartenevano al loro Ordine, le cui conoscenze erano ben superiori a quelle della popolazione. Gli si donava per insegna un bastone con un serpente aggrovigliato. La parola d'ordine era Eva; a questa occasione, gli si recitava la storia della caduta del genere umano.24 Incrociare le braccia sul petto, era il segno di cui si doveva servire per farsi riconoscere.25 (n.d.t.4) Il compito del Neocoris era di lavare le colonne. (n.d.t.5)

TERZO GRADO

La porta della Morte

Il nuovo Iniziato riceveva il nome di Melanophoris (N.d.T.6) L'intelligenza e la buona condotta del Neofito l'aveva reso degno di questo grado, come gli si dichiarava al momento della Ricezione. Era condotto dal Thesophores in un vestibolo al disopra dell'entrata del quale era scritto: porta della Morte, Questo vestibolo era pieno di specie differenti di mummie e di feretri decorati; dei disegni analoghi affrescavano le pareti. Siccome era il luogo dove si deponevano i morti il nuovo Melanophoris vi trovava i Paraskistes26 e gli Heroi27 che accompivano il loro lavoro. Nel mezzo era sistemato il feretro di Osiride che, a causa del suo assassinio supposto recente, portava ancora delle tracce di sangue. Si domandava al nuovo Melanophoris se aveva preso parte all'assassinio del suo maestro . Dopo una risposta negativa, due Tapixeytes28 si impadronivano di lui. Lo si conduceva in una sala ove erano gli altri Melanophoris vestiti di nero. Il re stesso, che assisteva sempre a questa cerimonia, riceveva il Recipiendario graziosamente, presentandogli una corona d'oro che gli proponeva di accettare, se si credeva abbastanza coraggioso da sostenere le prove che si andava a fargli subire. Ma il nuovo Melanophoris, conoscendo che doveva rifiutare questa corona, la gettava ai suoi piedi.29 Subito il Re gridava :"Oltraggio, vendetta" e impadronendosi dell'ascia dei sacrifici, colpiva (dolcemente) il Melanophoris alla testa30 I due Tapixeytes rovesciavano il Recipendario; i Paraskistes lo avvolgevano nelle bende da mummia. Dopo questa azione tutti gli assistenti piangevano attorno a lui. Lo si trasportava verso una porta ove era scritto: Santuario degli Spiriti. Al momento in cui si apriva, dei colpi di tuono si facevano sentire, dei lampi brillavano ed il preteso morto si trovava attorniato dal fuoco.31 Caronte s'impadroniva di lui come se fosse lo spirito di un defunto, e lo sprofondava dai giudici delle rive oscure. Plutone, assiso sul suo trono, avente ai suoi lati Radamante e Minosse, così come Alectone Nitteo, Alaster e Orfeo.32

Questo temibile tribunale gli indirizzava delle domande severe su tutto il corso della sua vita: infine, lo condannava ad errare in queste gallerie sotterranee. Lo si sbarazzava infine di tutto ciò che lo avviluppava e di tutto l'apparato mortuario. Riceveva poi delle nuove istruzioni, così concepite: 1° Non aver mai sete di sangue, ed assistere i membri della società, quando la loro vita fosse in pericolo.

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2° Non lasciar mai un morto senza sepoltura. 3° Attendere una resurrezione dei morti ed un giudizio futuro.(a) (n.d.t.6) Lo si obbligava, in questo grado, ad occuparsi, per un certo tempo, al disegno e alla pittura; poiché entrava nei compiti di un Melanophoris di decorare i feretri e le bende delle mummie. Una scrittura particolare gli era poi insegnata; la si chiamava iero-grammaticale, che gli era particolarmente utile in quanto la storia d'Egitto, la geografia, gli elementi dell'astronomia erano state scritte in questa lingua. Riceveva infine delle lezioni di retorica, alfine di poter pronunciare in pubblico le orazioni funebri. Il segno di riconoscimento consisteva in una abbraccio particolare, il cui oggetto doveva esprimere la potenza della morte; il motto era: "Monach Caron mini."(io conto i giorni della collera). Il Melanophoris restava in queste gallerie sotterranee fino a che si sarebbe potuto giudicare se era capace di avanzare nelle più alte scienze o se non si potesse fare di lui che un Paraskiste o un Heroi; perché se non arrivasse alle vere conoscenze, avrebbe qui passato il resto dei suoi giorni.

QUARTO GRADO

Battaglia delle Ombre33 Chistophoris Il tempo della collera durava ordinariamente diciotto mesi: quando era passato il Thesmophores veniva a vedere l'Iniziato, lo salutava graziosamente e l'invitava a seguirlo, dopo averlo armato di una spada e di uno scudo. Percorrevano delle gallerie oscure. Improvvisamente, degli uomini orribilmente mascherati, circondati di serpenti e con torce in mano, attaccavano l'Iniziato, gridandogli "Panis". Il Thesmophores lo incitava ad affrontare il pericolo ed a superare l'ostacolo. Si difendeva allora con coraggio, ma soccombeva poi per il numero. Gli si bendava allora gli occhi e gli si passava una corda al collo, con la quale era trainato per terra sino alla sala dove doveva ricevere un nuovo grado. Le ombre si dileguavano improvvisamente, emettendo altre grida. Lo si alzava e lo si introduceva, estenuato fino al punto di poter appena sostenersi, nell'assemblea. La luce gli era resa ed i suoi occhi erano colpiti dalle più brillanti decorazioni: la sala offriva una collezione dei più bei quadri. Il re stesso sedeva accanto al Demiurgos.34 Al di sotto di questi alti personaggi, erano assisi gli Stolista (purificatore attraverso l'acqua); lo Ierostolista (Segretario), portante una piuma nei capelli. (n.d.t.7) Lo Zacoris (tesoriere) ed il Komastis (incaricato dei banchetti). Tutti portavano l'alideo.35 L'Odos (l'oratore, l'edo) pronunciava un discorso, nel quale felicitava il nuovo Chistophoris del suo coraggio e sulla sua risoluzione; l'invitava a perseverare: perché questa non era ancora la metà dei travagli che doveva subire per fornire completamente le sue prove. Gli si presentava una coppa riempita di una bevanda molto amara, e che si appellava Ciceone e ci si assicurava che la bevesse interamente.36 Lo si rivestiva di diversi ornamenti. Riceveva lo scudo di Iside, o quello di Minerva; lo si calzava con i coturni di Anubis (gli stessi di Mercurio) e lo si copriva del mantello d'Orci, ornato del suo cappuccio. Gli si ordinava di brandire una scimitarra che gli era presentata e di tagliare la testa di un individuo che avrebbe trovato nel fondo di una caverna più lontana, dove avrebbe dovuto penetrare e di riportarla al Re. Nello stesso momento, ciascun membro gridava: "Niobe, ecco la caverna del nemico" Entrandovi, percepiva la figura di una bellissima donna: questa era composta da pelli finissime o di vesciche, così artisticamente fatta da sembrare viva. Il nuovo Chistophoris si avvicinava, la prendeva per i capelli e le tagliava la testa, presentandola poi al Re ed al Demiurgo. Dopo aver applaudito alla sua eroica azione, gli si annunciava che era la testa della Gorgona37 ,sposa di Tifone, che aveva decapitato. Questa aveva reso possibile l'assassinio di Osiride. Si

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sceglieva questa circostanza per esortarlo ad essere sempre il vendicatore di ogni maleficio. Riceveva in seguito l'autorizzazione di rivestire dei nuovi abiti che gli erano presentati. Il suo nome era iscritto in un libro ove si trovavano quelli di tutti i giudici del paese. Un Chistoforis godeva della libera frequentazione con il Re e riceveva i pasti giornalieri dalla Corte.38 Gli si rimetteva, assieme un codice della legge una decorazione che non poteva portare se non alla ricezione di un Chistophoris, o nella sola città di Sais. Rappresentava Iside, o Minerva, sotto la forma di un gufo. Questa allegoria gli era così spiegata: l'uomo, alla sua nascita, è cieco come il gufo e non diventa uomo che con l'aiuto dell'esperienza e dei lumi della filosofia. Il casco significa il più alto grado della saggezza; la testa di Gorgona tagliata, la repressione delle passioni; lo scudo, la legittima difesa contro la calunnia; la colonna, la fermezza; la colonna, la fermezza; la brocca d'acqua, la sete di conoscenza: la faretra a più frecce, il potere dell'eloquenza; la picca, la persuasione da lontano, cioè la possibilità per una buona reputazione di fare una profonda impressione a grande distanza; i rami di palma e d'ulivo erano i simboli della pace.39 Gli si apprendeva, in più, che il nome del grande legislatore era Jao.40 Questo nome era quello d'ordine del grado. I membri di questa assemblea avevano qualche volta delle riunioni ove i Chistophoris potevano essere ammessi. Il Capitolo che essi formavano si chiamava Pixon 41; la parola in uso per queste tenute era Sasychis42 L'Iniziato doveva apprendere la lingua amunica.41

QUINTO GRADO

Balahates Il Chistophoris aveva il diritto di domandare questo grado, che il Demiurgo non poteva rifiutargli. Condotto nel luogo ove si riuniva immediatamente l'assemblea, era ricevuto da tutti i suoi membri. In seguito, lo si introduceva in un'altra sala disposta per una rappresentazione teatrale. La era, in qualche modo, solo spettatore, in quanto ognuno dei membri prendeva parte all'azione. Un personaggio, chiamato Orus, accompagnato da molti Balahates portanti delle torce, camminava per la sala, come se cercasse qualche cosa. Orus sguainava la spada al momento d'arrivare alla porta di una caverna da cui uscivano delle fiamme; l'assassino Tifone era nel fondo, seduto e con l'aria abbattuta. Orus si avvicinava: Tifone si alzava e si mostrava come stupefatto: cento teste si levavano dalle sue spalle; tutto il suo corpo era coperto di scaglie e le sue braccia avevano una lunghezza smisurata. Senza lasciarsi scoraggiare da questo aspetto spaventevole, Orus si avanzava verso il mostro, lo atterrava e lo sottometteva. Dopo essere stato decapitato, il suo cadavere era gettato nella caverna, da dove non cessavano di uscire torrenti di fuoco; senza proferire una parola, si mostrava questa orribile testa a tutti gli assistenti. Questa cerimonia terminava per l'istruzione che Tifone significava il fuoco, uno degli agenti più terribili, ma senza il quale niente si poteva fare a questo mondo: che Orus era l'emblema del lavoro e dell'industria, con l'aiuto del quale l'uomo esegue delle grandi e utili imprese, pervenendo a domate la violenza del fuoco, a dirigere la sua potenza, e ad appropriarsi dei suoi effetti. Il Balahates apprendeva, in questo grado, la chimica, l'arte di scomporre le sostanze e di combinare i metalli. Era padrone di assistere, quando lo voleva, alle ricerche ed alle esperienze che si faceva in questa scienza. Per questa ragione la parola d'ordine era: Chymis.

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SESTO GRADO

L'Astronomo di fronte alla porta degli dei. Qualche preparazione precedeva questo grado. Si cominciava ad incatenare l'Iniziato entrando nella sala. Il Thesmophores lo conduceva alla porta della Morte, dove bisognava discendere quattro gradini, prece la caverna che serviva per questa ricezione era la stessa nella quale avveniva l'iniziazione del terzo grado e che era stata allora riempita d'acqua, per farvi navigare la barca di Caronte. Dei feretri piazzati qua e là attiravano gli sguardi dell'Iniziato, che apprendeva che questi conservavano i resti di uomini messi a morte per aver tradito la società. Lo si minacciava di una simile sorte, se fosse arrivato a commettere un simile crimine. Era poi portato nel mezzo dell'assemblea, per prestare un nuovo giuramento. Dopo averlo pronunciato, gli si spiegava l'origine del popolo degli dei, oggetto dell'adorazione del popolo, con l'aiuto dei quali si faceva divertire e se ne dirigeva la credulità; gli si faceva sentire nel contempo la necessità di conservare il politeismo per il volgo; in seguito gli si sviluppavano le idee - presentategli nel discorso di ricezione del primo grado - su gli elementi della dottrina di un solo essere, che abbracciava tutti i tempi, presiedeva all'unità, all'ammirabile regolarità del sistema dell'universo, e che per sua natura, era al di sopra della comprensione dello spirito umano. Questo grado era consacrato ad insegnare al Neofito le conoscenze pratiche dell'astronomia. Era obbligato ad assistere la notte alle osservazioni e di collaborare alle operazioni che queste esigevano. Si aveva cura di avvertirlo di stare in guardia contro gli astrologhi e di tutti coloro che tiravano oroscopi, perché considerandoli come autori dell'idolatria e della superstizione, la misteriosa società li aveva in avversione. Questi famosi dottori del popolo avevano scelto la parola Fenice per parola d'ordine; motto che gli astronomi deridevano.44

Dopo la ricezione, si conduceva l'Iniziato verso la Porta degli Dei, e lo si introduceva nel Pantheon; qui vedeva tutti gli dei rappresentati da delle meravigliose pitture. Il Demiurgo gliene tracciava di nuovo la storia, senza nascondergli niente. Gli si metteva sotto gli occhi la lista di tutti i Capi-Ispettori, nell'ordine cronologico in cui erano vissuti, così come il quadro di tutti i membri della società, sparsi sulla superficie del globo. Gli si insegnava anche la danza sacerdotale, che figurava il moto degli astri.45 La parola d'ordine era Ibis che significa Gru ed era il simbolo della Vigilanza.

SETTIMO GRADO Profeta o Saphenat Pancah. L'uomo che conosceva i Misteri.46 Questo grado era l'ultimo ed il più eminente. Vi si dava una spiegazione dettagliata e più completa di tutti i Misteri. L'astronomo non poteva ottenere questo grado, che completava la sua attitudine a tutte le funzioni. anche pubbliche e politiche, senza l'assenso del Re e del Demiurgo, ed anche senza il consenso generale dei membri inferiori della società. Questa ricezione era seguita da una processione pubblica alla quale si dava il nome di Pamylach47 in cui si esponeva alla vista del popolo tutti gli oggetti sacri. Finita la processione, i membri della società uscivano clandestinamente dalla città durante la notte, e raggiungevano un luogo vicino, riunendosi in della case di forma quadrata. composte di più appartamenti, ornati di pitture ammirevoli, rappresentanti la vita umana.48 Queste case erano chiamate Maneras49, perché il popolo credeva che gli iniziati fossero in particolari relazioni con i mani dei defunti: erano inoltre ornate da un gran numero di colonne. fra le aule erano dei sarcofagi e delle mummie. Arrivandoci, si presentava al nuovo Profeta una bevanda

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chiamata Oimellas,50dicendogli che era pervenuto al termine di tutte le prove e riceveva inoltre una croce, il cui significato era particolare, e conosciuto dai soli Iniziati e che era obbligato a portare sempre su di sè.51 Gli si passava un bellissimo vestito bianco plissettato, molto ampio, che si chiamava Etangi. Gli si rasava la testa e la parrucca che doveva portare era di forma quadrata.52 Il segno principale si effettuava portando le mani in croce nelle maniche, che erano larghissime53 (n.d.t.8) Aveva il permesso di leggere tutti i libri misteriosi scritti nella lingua amunica, e di cui gli si donava la chiave, chiamata la Leva reale.54 La più grande prerogativa attribuita a quest'ultimo grado era di contribuire all'elezione di un Re.55 La parola d'ordine era Adon56. Il nuovo Profeta poteva anche, dopo un certo tempo, pervenire a degli incarichi nella società ed anche a quello di Demiurgo.

DEGLI OFFICI E DELL'ABBIGLIAMENTO

1. Il Demiurgo - Capo ispettore della società, portava un vestito azzurro-cielo, ricamato di stelle e di una cintura gialla.57 Aveva al collo uno zaffiro contornato di brillanti, sospeso ad una catena d'oro. Era, nel contempo, giudice supremo di tutti i paesi. 1. Lo Jerofante era vestito quasi nello stesso modo, con la sola differenza che portava una croce sul petto. 2. Lo Stolista, incaricato della purificazione del Recipiendario per mezzo dell’acqua, portava un vestito bianco plissettato, e delle scarpe di forma particolare. Era anche responsabile del guardaroba. 3. Lo Jerostolista (segretario) aveva una piuma nella parrucca, e teneva in mano un vaso di forma cilindrica, chiamato Canonicon che conteneva l'inchiostro per scrivere. .4. Il Thesmophores era incaricato di dirigere ed introdurre gli Iniziati. .5. Lo Zacoris copriva le funzioni di tesoriere. 6. Il Komastis aveva cura della tavola e dei banchetti. Aveva sotto di lui i Pastophores. 7. L'Odos era oratore e carmista

BANCHETTI

Avanti di mettersi a tavola, tutti i membri erano obbligati a lavarsi. Il vino era interdetto e non potevano far uso che di una bevanda simile alla nostra birra moderna. Si faceva girare attorno alla tavola uno scheletro umano, o un Butoi (Sarcofago), figura di cordoglio. L'Odos intonava il Maneros, inno che cominciava così: " O morte ! vieni all'ora convenuta". Tutti i commensali facevano coro. Finito il pasto, ciascun si ritirava: gli uni alle loro occupazioni, gli altri a dedicarsi alla meditazione; la maggior parte, secondo l'ora, gustavano le dolcezze del sonno, all'eccezione di quelli che erano al turno di veglia per introdurre per la Porta degli Dei (Birantha) gli Iniziati del sesto grado, che dovevano fare le osservazioni celesti; questi erano obbligati ad osservare l'intera notte ed a collaborare o di dirigere i lavori astronomici

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NOTE

1Porfirio, Vita di Pitagora 2Erotodo, libro 2° - Clemente d'Alessandria, Stromata. I° (n.d.t.1) Non è stato ancora chiarito se la circoncisione nell'antico Egitto aveva carattere di massa, come fra gli Ebrei, o se era invece caratteristica d’alcune classi sociali, rituali o sacerdotali. 3Legumi e pesci 4 Giamblico, de Mysteriis. Pausania libro I°, racconta espressamente che queste colonne si trovavano in certi sotterranei presso Tebe. 5L'Introduttore La terminazione dei nomi in us sono qui, per la maggior parte variati in es e in os, seguendo il dialetto egizio. 6Apuleio, de Metam. , libro II° 7 Cicerone, de Legibus, libro II°, Mysteris ex agresti inanique vita exculti ad humanitatem et mitigati sumus. 8 Vedere le raffigurazioni delle piramidi, dove questa scena si svolge naturalmente. 9Plutarco, in Lacon. Apoph., verb. Lysander. 10Histoire du Ciel. tomo I°, pg.44 11 Eusebio Cesar. Preparat. Evangel. - Clemente d'Alessandria. Admonit. ad Gent. 12 Alexander ab Alexandro, libro 5°, cap.10 13Eusebio, Demonst. Evang. libro I° (n.d.t2) Beth-el (pietra divina) 14Origene, Cont.Cels. pg.34 traduzione di Bouchereau 15Eusebio, Preparat.Evangel., 1-13 - Clemente d'Alessandria, Admonit. ad Gent 16. Giamblico, Vita di Pitagora 17Plutarco, di Iside ed Osiride 18 Giamblico, Vita di Pitagora 19Annobius, libro V° 20Endimion significa Grotta iniziatica n.d.t.3) In questo ambito verginità significa vir-agens, ovverosia la forza virile che è suscitata dalla femmina, ma che deve essere conservata ed indirizzata per altri scopi. Per una donna, essere "vergine" da un punto di vista rituale significava soltanto non aver procreato. 21 Giulio Firmico Materno, capitolo 2°, dice che era un serpente artificiale e dorato. 22 Gli Egiziani possedevano ancora l'arte di privare i serpenti del loro veleno. 23 Si trovano delle rappresentazioni simili nella "Grande aula romana" pg.94 24 Clemente d'Alessandria, in Protept. dice qualcosa di consimile. 25 Lo si trova ancora in qualche disegno nell'opera di M.Norden. (n.d.t) Questo segno, (braccio destro sopra il sinistro) detto "dell'Adepto" era talmente diffuso nell'area mediterranea e mediorentale da esser stato tramesso dal cristianesimo ai nostri giorni attraverso l'iconografia sia religiosa che iniziatica. (n.t.d.4) Il lavaggio o manutenzione delle colonne (su cui era iscritta la conoscenza) era inteso sia in senso letterale che simbolico. Il primo grado infatti apprende, il secondo conserva, il terzo trasmette. (n.t.d.5) Il "Nero" o l’Oscuro". 26Quelli che lavoravano sui cadaveri. 27 Gli uomini consacrati che gli imbalsamavano. 28 I becchini 29Tertulliano, de Baptysmo, capitolo 5 30L'imperatore Commodo, immedesimandosi un giorno in questa parte, la svolse in un modo così serio da farlo diventare tragico.

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31 Apuleio, Metam., 2. 32 Diodoro di Sicilia, libro I. V. Orpheus (a) Questo dogma non è egizio: forse bisogna attribuirlo a Platone che avrebbe mal compreso i misteri indiani (Nota dell'Editore francese) (n.d.t.6) In realtà gli Egizi credevano in un giudizio post-mortem. In questo giudizio il loro cuore era pesato e doveva esser tanto leggero da far pendere il piatto della bilancia dove Maath, la dea della Giustizia e della Verità, posava una piuma. 33Tertulliano, de Militis Corona. 34Ndemiurgo, capo, ispettore della società. (n.d.t.7) L'insegna degli Scribi era la piuma, emblema di Maath, la dea della Verità. 35Wchew, Verità. Era una decorazione egizia. Attiano, Var. Hist., libro XIV, cap.34, ne parla in questi termini: Eam omnium hominum justissimum et tenacissimum opportebat qui circa collum imaginem ex saphiro gemma confectam gestabat. 36Era verosimilmente la stessa bevanda che portava il nome di cnceag. Ateneo, libro 9. 37Gorgo, Gorgal e Gorgone, sono i nomi egizi della Medusa. 38Diodoro di Sicilia, libo I, de Judiciis Ægiptiorum. 39Grande Aula Romana, pg.26 40Diodoro Siculo, libro I Ægyptiis legum lstoribus 41Letto di giustizia 42Un antico prete egiziano 43 La lingua amunica era la lingua misteriosa (vedi il motto del primo grado). Il recipiendario, avendo percorso i piccoli misteri, che avevano per oggetto di prepararlo, veniva istruito in tutte le scienze umane, toccando al momento d'essere ammesso ai grandi misteri la conoscenza della dottrina sacra. 44 Erodoto, Hist. Æthiop. libro 3° 45Luciano, De Saltazione 46Giamblico, de Mysteris Ægipt. 47Cioè oris circumcisio (circoncisione della lingua). Sembra che sia un'espressione figurativa, per la quale il Neofito avente acquisito tutte le conoscenze che si poteva dargli, la sua lingua era finalmente sciolta, e che gli era permesso di parlare di tutto. 48Viaggio di Luca in Egitto 49Soggiorno dei Mani. 50Verosimilmente oinoeli, composto di vino e di miele. 51Rufino, libro 2° cap. 29 52Pierius, libro 32 - Grande Aula Romana. pg.66 (n.d.t.8) è il cosiddetto segno del Buon Pastore. 53Porfirio, de Abstinentia 54Plutarco, de Amore Fraterno - Diodoro Siculo in Additionibus. 55Sinesio, de Providendi 56Histor. Deor.synt, prim., Lilio Gregor autore. p.2 57Montfaucon, tomo 2°pag.210, fig.I, Ungerus, libr.de Singulis

INIZIAZIONE agli antichi misteri dei preti d'Egitto

Tradotto dal tedesco e

pubblicato dal F∴Ant.Bailleul

A PARIS

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presso Ant. BAILLEUL, Editore, rue Thibautodé, n.°8

RENARD Libreria, via S.Anna, n.°715 DELAUNAY, via Palais-Royal, galerie de bois

___________ 5821

CRATA REPOA o

INIZIAZIONE agli antichi misteri dei sacerdoti d'Egitto

________________ Traduzione e note di Vittorio Vanni

Preparazione

Allorché un aspirante ai misteri aveva il desiderio di entrare nell'antica società di Crata Repoa, doveva farsi raccomandare da uno degli Iniziati. La proposizione era in genere fatta dallo stesso Re che indirizzava a questo proposito una lettera ai sacerdoti. Questi indirizzavano quest’aspirante d’Eliopoli ai dotti dell'Istituzione, a Memphis; da Memphis, lo si rinviava a Tebe 1 ove era circonciso2 (n.d.t.1). All'aspirante era imposto un regime particolare; gli s’interdiva l'uso di certi alimenti3, anche del vino, fino a che avesse ottenuto, in un grado superiore, il permesso di berne di tanto in tanto. Lo si obbligava a passare molti mesi, come un prigioniero, in un sotterraneo, dove era abbandonato alle sue riflessioni; aveva comunque il permesso di scrivere, per descrivere le sue idee e le sue sensazioni. Queste erano poi esaminate attentamente e servivano a conoscere il grado della sua intelligenza. Arrivato il momento di lasciare il sotterraneo, dove lo si conduceva in una galleria sostenuta da colonne d'Ermete, sulle quali erano incise delle sentenze che gli si faceva apprendere a memoria.4 Quando il candidato le avesse imparate, un membro della società avente il nome di Thesmosfores5 gli si avvicinava, tendendo in mano un grande staffile, per contenere il popolo davanti alla porta detta dei profani, per la quale s’introduceva il Recipiendario in una grotta. Là gli si bendava gli occhi, legandogli le mani con dei lacci elastici. PRIMO GRADO Pastophoris O Apprendista, incaricato della guardia dell'ingresso che conduceva alla Porta degli uomini. Il Recipiendario essendo pronto nella Grotta, il Thesmophores lo, prendeva per la mano6 e lo presentava alla Porta degli uomini 7 Al suo arrivo, il Tesmoforo toccava sulla spalla del Pastoforo (uno degli Apprendisti precedentemente ricevuti) che era di guardia all'esterno e l'invitava ad annunciare il Recipiendario; il Pastoforo bussava allora alla porta del Tempio8 Il Neofita rispondeva alle domande che gli erano poste all'ingresso ed era introdotto. Lo Jerofante gli poneva altre domande su differenti soggetti ed il Recipiendario doveva rispondere in maniera categorica.9 Lo si faceva in seguito viaggiare nel recinto della Birantha10, e nel frattempo, si cercava di spaventarlo con dei lampi, dei tuoni, producendo artificialmente attorno a lui gli effetti della grandine, della tempesta e del fulmine11.Se non si lasciava troppo spaventare e se non si era troppo sconcertato, il Menies, o lettore delle leggi, gli leggeva le costituzioni della società del Crata Repoa, che era obbligato a promettere di conformarsi. Dopo quest’adesione il Thesmophores lo conduceva, a testa nuda, davanti lo Jerofante; qui s’inginocchiava; gli si metteva la punta di una spada sulla gola e gli

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si faceva prestare il giuramento di fedeltà e di discrezione. S’invocava il sole, la luna e gli astri, per testimoni della sua sincerità.12 Pronunziato questo solenne giuramento, gli si levava la benda dagli occhi, e lo si metteva fra due colonne quadrate, chiamate Betili13 (n.d.t.2). Nel mezzo a queste due colonne, erano poste una scala a sette gradini, ed un altra figura allegorica, composta da otto porte di differenti dimensioni 14 Lo Jerofante non spiegava immediatamente al Recipiendario il senso misterioso di questi emblemi, ma gli teneva il seguente discorso: "Voi che venite ad acquisire il diritto di intendermi, a voi mi rivolgo: le porte di quest’aula sono severamente proibiti ai profani, che non possano penetrarvi; ma voi, Menes Museo, voi figlio dei lavori e delle ricerche celesti, ascoltate la mia voce, che va ad insegnarvi delle grandi verità. Siate in guardia contro i pregiudizi e le passioni che potrebbero distogliervi dal vero cammino della fortuna; fissate i vostri pensieri sull'Essere divino; abbiateli sempre davanti agli occhi, alfine di governare al meglio il vostro cuore ed i vostri sensi. Se volete camminare nel vero cammino della felicità, riflettete che voi siete sempre alla presenza dell'Onnipotente che governa l'universo. Questo essere unico a creato ogni cosa, le conserva ed esiste per se stesso. Alcun mortale può vederlo, ma niente può essere sottratto ai suoi sguardi.15 " Dopo questo discorso, si faceva salire l'Apprendista sui gradini della scala e gli s’indicava via via quale n’era il simbolo, basato sulla metempsicosi. Gli s’insegnava così che i nomi e le attribuzioni degli Dei avevano tutt'altra significazione che quella credeva il popolo. Questo grado era consacrato alla fisica; si spiegava la causa dei venti, dei lampi, dei tuoni; si insegnava l'anatomia, l'arte di guarire e di comporre i farmaci. Sempre in questo grado si insegnava ai neofiti la lingua simbolica e la scrittura volgare dei geroglifici.16 Finita la ricezione, lo Jerofante dava all'iniziato la parola d'ordine, attraverso la quale tutti gli Iniziati si riconoscevano. Questo motto era Amoun e significava "sii discreto "17 Si riconoscevano ancora per un toccamento manuale18 Si rimetteva al Recipiendario una specie di berretto terminante in Piramide e lo si cingeva alle reni un grembiule chiamato Xilon e gli metteva al collo un collare le cui punte cadevano sul petto. Doveva sorvegliare a sua volta la porta degli uomini.

SECONDO GRADO Necocoris Se il Pastophoris, durante l'anno del suo apprendistato aveva dato prove della sua intelligenza, gli si imponeva un digiuno severo, per prepararlo a diventare Necocoris.19 Passato quindi questo anno, era messo in una camera oscura, chiamata Endimion20 Delle belle donne gli servivano dei piatti deliziosi, per rianimare le sue forze esauste. Erano le spose dei sacerdoti, ed andavano a visitarlo anche le vergini (n.d.t.3) consacrate a Diana. Queste lo eccitavano all'amore con ogni sorta di moine, ma il neofito doveva trionfare su questa difficile prova, per provare l'impero che deteneva su se stesso. Dopo averla subita, il Thesmophores lo veniva a trovare e gli poneva diverse domande . Se il Neocoris rispondeva correttamente, lo si introduceva nell'assemblea. Lo Stolista (o Aspergitore) gli gettava dell'acqua addosso per purificarlo; e gli s’imponeva di affermare che si era sempre condotto con saggezza e castità. Dopo questa dichiarazione, il Thesmophores correva verso di lui, tendendo nelle mani un serpente vivo che gli gettava sul corpo, ritirandolo poi con il fondo

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del grembiule.21 Il locale sembrava riempito di rettili, per tentare di portare lo spavento nell'anima del Neocoris.22 Più si dimostrava coraggioso in queste prove, più era colmato di elogi dopo la ricezione. Gli si portava in seguito verso due colonne molto elevate, nel mezzo delle quali un grifone posava una ruota di fronte a lui23 Queste colonne significavano Oriente ed Occidente. Il grifone era l'emblema del sole; e la ruota, dal centro della quale partivano quattro raggi, figuravano le quattro stagioni. Gli si apprendeva nello stesso tempo l'arte di calcolare l'igrometro (che serviva a valutare le inondazioni del Nilo) e lo si istruiva nella geometria e nell'architettura, facendolo familiarizzare nei calcoli e le scale delle misure, di cui doveva servirsi in seguito. Gli si faceva notare che questi erano dei grandi segreti che non erano rivelati che a quelli che appartenevano al loro Ordine, le cui conoscenze erano ben superiori a quelle della popolazione. Gli si donava per insegna un bastone con un serpente aggrovigliato. La parola d'ordine era Eva; a questa occasione, gli si recitava la storia della caduta del genere umano.24 Incrociare le braccia sul petto, era il segno di cui si doveva servire per farsi riconoscere.25 (n.d.t.4) Il compito del Neocoris era di lavare le colonne. (n.d.t.5)

TERZO GRADO

La porta della Morte

Il nuovo Iniziato riceveva il nome di Melanophoris (N.d.T.6) L'intelligenza e la buona condotta del Neofito l'aveva reso degno di questo grado, come gli si dichiarava al momento della Ricezione. Era condotto dal Thesophores in un vestibolo al disopra dell'entrata del quale era scritto: porta della Morte, Questo vestibolo era pieno di specie differenti di mummie e di feretri decorati; dei disegni analoghi affrescavano le pareti. Siccome era il luogo dove si deponevano i morti il nuovo Melanophoris vi trovava i Paraskistes26 e gli Heroi27 che accompivano il loro lavoro. Nel mezzo era sistemato il feretro di Osiride che, a causa del suo assassinio supposto recente, portava ancora delle tracce di sangue. Si domandava al nuovo Melanophoris se aveva preso parte all'assassinio del suo maestro . Dopo una risposta negativa, due Tapixeytes28 si impadronivano di lui. Lo si conduceva in una sala ove erano gli altri Melanophoris vestiti di nero. Il re stesso, che assisteva sempre a questa cerimonia, riceveva il Recipiendario graziosamente, presentandogli una corona d'oro che gli proponeva di accettare, se si credeva abbastanza coraggioso da sostenere le prove che si andava a fargli subire. Ma il nuovo Melanophoris, conoscendo che doveva rifiutare questa corona, la gettava ai suoi piedi.29 Subito il Re gridava :"Oltraggio, vendetta" e impadronendosi dell'ascia dei sacrifici, colpiva (dolcemente) il Melanophoris alla testa30 I due Tapixeytes rovesciavano il Recipendario; i Paraskistes lo avvolgevano nelle bende da mummia. Dopo questa azione tutti gli assistenti piangevano attorno a lui. Lo si trasportava verso una porta ove era scritto: Santuario degli Spiriti. Al momento in cui si apriva, dei colpi di tuono si facevano sentire, dei lampi brillavano ed il preteso morto si trovava attorniato dal fuoco.31 Caronte s'impadroniva di lui come se fosse lo spirito di un defunto, e lo sprofondava dai giudici delle rive oscure. Plutone, assiso sul suo trono, avente ai suoi lati Radamante e Minosse, così come Alectone Nitteo, Alaster e Orfeo.32

Questo temibile tribunale gli indirizzava delle domande severe su tutto il corso della sua vita: infine, lo condannava ad errare in queste gallerie sotterranee. Lo si sbarazzava infine di tutto ciò che lo avviluppava e di tutto l'apparato mortuario. Riceveva poi delle nuove istruzioni, così concepite: 1° Non aver mai sete di sangue, ed assistere i membri della società, quando la loro vita fosse in pericolo. 2° Non lasciar mai un morto senza sepoltura. 3° Attendere una resurrezione dei morti ed un giudizio futuro.(a) (n.d.t.6)

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Lo si obbligava, in questo grado, ad occuparsi, per un certo tempo, al disegno e alla pittura; poiché entrava nei compiti di un Melanophoris di decorare i feretri e le bende delle mummie. Una scrittura particolare gli era poi insegnata; la si chiamava iero-grammaticale, che gli era particolarmente utile in quanto la storia d'Egitto, la geografia, gli elementi dell'astronomia erano state scritte in questa lingua. Riceveva infine delle lezioni di retorica, alfine di poter pronunciare in pubblico le orazioni funebri. Il segno di riconoscimento consisteva in una abbraccio particolare, il cui oggetto doveva esprimere la potenza della morte; il motto era: "Monach Caron mini."(io conto i giorni della collera). Il Melanophoris restava in queste gallerie sotterranee fino a che si sarebbe potuto giudicare se era capace di avanzare nelle più alte scienze o se non si potesse fare di lui che un Paraskiste o un Heroi; perché se non arrivasse alle vere conoscenze, avrebbe qui passato il resto dei suoi giorni.

QUARTO GRADO

Battaglia delle Ombre33 Chistophoris Il tempo della collera durava ordinariamente diciotto mesi: quando era passato il Thesmophores veniva a vedere l'Iniziato, lo salutava graziosamente e l'invitava a seguirlo, dopo averlo armato di una spada e di uno scudo. Percorrevano delle gallerie oscure. Improvvisamente, degli uomini orribilmente mascherati, circondati di serpenti e con torce in mano, attaccavano l'Iniziato, gridandogli "Panis". Il Thesmophores lo incitava ad affrontare il pericolo ed a superare l'ostacolo. Si difendeva allora con coraggio, ma soccombeva poi per il numero. Gli si bendava allora gli occhi e gli si passava una corda al collo, con la quale era trainato per terra sino alla sala dove doveva ricevere un nuovo grado. Le ombre si dileguavano improvvisamente, emettendo altre grida. Lo si alzava e lo si introduceva, estenuato fino al punto di poter appena sostenersi, nell'assemblea. La luce gli era resa ed i suoi occhi erano colpiti dalle più brillanti decorazioni: la sala offriva una collezione dei più bei quadri. Il re stesso sedeva accanto al Demiurgos.34 Al di sotto di questi alti personaggi, erano assisi gli Stolista (purificatore attraverso l'acqua); lo Ierostolista (Segretario), portante una piuma nei capelli. (n.d.t.7) Lo Zacoris (tesoriere) ed il Komastis (incaricato dei banchetti). Tutti portavano l'alideo.35 L'Odos (l'oratore, l'edo) pronunciava un discorso, nel quale felicitava il nuovo Chistophoris del suo coraggio e sulla sua risoluzione; l'invitava a perseverare: perché questa non era ancora la metà dei travagli che doveva subire per fornire completamente le sue prove. Gli si presentava una coppa riempita di una bevanda molto amara, e che si appellava Ciceone e ci si assicurava che la bevesse interamente.36 Lo si rivestiva di diversi ornamenti. Riceveva lo scudo di Iside, o quello di Minerva; lo si calzava con i coturni di Anubis (gli stessi di Mercurio) e lo si copriva del mantello d'Orci, ornato del suo cappuccio. Gli si ordinava di brandire una scimitarra che gli era presentata e di tagliare la testa di un individuo che avrebbe trovato nel fondo di una caverna più lontana, dove avrebbe dovuto penetrare e di riportarla al Re. Nello stesso momento, ciascun membro gridava: "Niobe, ecco la caverna del nemico" Entrandovi, percepiva la figura di una bellissima donna: questa era composta da pelli finissime o di vesciche, così artisticamente fatta da sembrare viva. Il nuovo Chistophoris si avvicinava, la prendeva per i capelli e le tagliava la testa, presentandola poi al Re ed al Demiurgo. Dopo aver applaudito alla sua eroica azione, gli si annunciava che era la testa della Gorgona37 ,sposa di Tifone, che aveva decapitato. Questa aveva reso possibile l'assassinio di Osiride. Si sceglieva questa circostanza per esortarlo ad essere sempre il vendicatore di ogni maleficio.

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Riceveva in seguito l'autorizzazione di rivestire dei nuovi abiti che gli erano presentati. Il suo nome era iscritto in un libro ove si trovavano quelli di tutti i giudici del paese. Un Chistoforis godeva della libera frequentazione con il Re e riceveva i pasti giornalieri dalla Corte.38 Gli si rimetteva, assieme un codice della legge una decorazione che non poteva portare se non alla ricezione di un Chistophoris, o nella sola città di Sais. Rappresentava Iside, o Minerva, sotto la forma di un gufo. Questa allegoria gli era così spiegata: l'uomo, alla sua nascita, è cieco come il gufo e non diventa uomo che con l'aiuto dell'esperienza e dei lumi della filosofia. Il casco significa il più alto grado della saggezza; la testa di Gorgona tagliata, la repressione delle passioni; lo scudo, la legittima difesa contro la calunnia; la colonna, la fermezza; la colonna, la fermezza; la brocca d'acqua, la sete di conoscenza: la faretra a più frecce, il potere dell'eloquenza; la picca, la persuasione da lontano, cioè la possibilità per una buona reputazione di fare una profonda impressione a grande distanza; i rami di palma e d'ulivo erano i simboli della pace.39 Gli si apprendeva, in più, che il nome del grande legislatore era Jao.40 Questo nome era quello d'ordine del grado. I membri di questa assemblea avevano qualche volta delle riunioni ove i Chistophoris potevano essere ammessi. Il Capitolo che essi formavano si chiamava Pixon 41; la parola in uso per queste tenute era Sasychis42 L'Iniziato doveva apprendere la lingua amunica.41

QUINTO GRADO

Balahates Il Chistophoris aveva il diritto di domandare questo grado, che il Demiurgo non poteva rifiutargli. Condotto nel luogo ove si riuniva immediatamente l'assemblea, era ricevuto da tutti i suoi membri. In seguito, lo si introduceva in un'altra sala disposta per una rappresentazione teatrale. La era, in qualche modo, solo spettatore, in quanto ognuno dei membri prendeva parte all'azione. Un personaggio, chiamato Orus, accompagnato da molti Balahates portanti delle torce, camminava per la sala, come se cercasse qualche cosa. Orus sguainava la spada al momento d'arrivare alla porta di una caverna da cui uscivano delle fiamme; l'assassino Tifone era nel fondo, seduto e con l'aria abbattuta. Orus si avvicinava: Tifone si alzava e si mostrava come stupefatto: cento teste si levavano dalle sue spalle; tutto il suo corpo era coperto di scaglie e le sue braccia avevano una lunghezza smisurata. Senza lasciarsi scoraggiare da questo aspetto spaventevole, Orus si avanzava verso il mostro, lo atterrava e lo sottometteva. Dopo essere stato decapitato, il suo cadavere era gettato nella caverna, da dove non cessavano di uscire torrenti di fuoco; senza proferire una parola, si mostrava questa orribile testa a tutti gli assistenti. Questa cerimonia terminava per l'istruzione che Tifone significava il fuoco, uno degli agenti più terribili, ma senza il quale niente si poteva fare a questo mondo: che Orus era l'emblema del lavoro e dell'industria, con l'aiuto del quale l'uomo esegue delle grandi e utili imprese, pervenendo a domate la violenza del fuoco, a dirigere la sua potenza, e ad appropriarsi dei suoi effetti. Il Balahates apprendeva, in questo grado, la chimica, l'arte di scomporre le sostanze e di combinare i metalli. Era padrone di assistere, quando lo voleva, alle ricerche ed alle esperienze che si faceva in questa scienza. Per questa ragione la parola d'ordine era: Chymis.

SESTO GRADO

L'Astronomo di fronte alla porta degli dei.

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Qualche preparazione precedeva questo grado. Si cominciava ad incatenare l'Iniziato entrando nella sala. Il Thesmophores lo conduceva alla porta della Morte, dove bisognava discendere quattro gradini, prece la caverna che serviva per questa ricezione era la stessa nella quale avveniva l'iniziazione del terzo grado e che era stata allora riempita d'acqua, per farvi navigare la barca di Caronte. Dei feretri piazzati qua e là attiravano gli sguardi dell'Iniziato, che apprendeva che questi conservavano i resti di uomini messi a morte per aver tradito la società. Lo si minacciava di una simile sorte, se fosse arrivato a commettere un simile crimine. Era poi portato nel mezzo dell'assemblea, per prestare un nuovo giuramento. Dopo averlo pronunciato, gli si spiegava l'origine del popolo degli dei, oggetto dell'adorazione del popolo, con l'aiuto dei quali si faceva divertire e se ne dirigeva la credulità; gli si faceva sentire nel contempo la necessità di conservare il politeismo per il volgo; in seguito gli si sviluppavano le idee - presentategli nel discorso di ricezione del primo grado - su gli elementi della dottrina di un solo essere, che abbracciava tutti i tempi, presiedeva all'unità, all'ammirabile regolarità del sistema dell'universo, e che per sua natura, era al di sopra della comprensione dello spirito umano. Questo grado era consacrato ad insegnare al Neofito le conoscenze pratiche dell'astronomia. Era obbligato ad assistere la notte alle osservazioni e di collaborare alle operazioni che queste esigevano. Si aveva cura di avvertirlo di stare in guardia contro gli astrologhi e di tutti coloro che tiravano oroscopi, perché considerandoli come autori dell'idolatria e della superstizione, la misteriosa società li aveva in avversione. Questi famosi dottori del popolo avevano scelto la parola Fenice per parola d'ordine; motto che gli astronomi deridevano.44

Dopo la ricezione, si conduceva l'Iniziato verso la Porta degli Dei, e lo si introduceva nel Pantheon; qui vedeva tutti gli dei rappresentati da delle meravigliose pitture. Il Demiurgo gliene tracciava di nuovo la storia, senza nascondergli niente. Gli si metteva sotto gli occhi la lista di tutti i Capi-Ispettori, nell'ordine cronologico in cui erano vissuti, così come il quadro di tutti i membri della società, sparsi sulla superficie del globo. Gli si insegnava anche la danza sacerdotale, che figurava il moto degli astri.45 La parola d'ordine era Ibis che significa Gru ed era il simbolo della Vigilanza.

SETTIMO GRADO Profeta o Saphenat Pancah. L'uomo che conosceva i Misteri.46 Questo grado era l'ultimo ed il più eminente. Vi si dava una spiegazione dettagliata e più completa di tutti i Misteri. L'astronomo non poteva ottenere questo grado, che completava la sua attitudine a tutte le funzioni. anche pubbliche e politiche, senza l'assenso del Re e del Demiurgo, ed anche senza il consenso generale dei membri inferiori della società. Questa ricezione era seguita da una processione pubblica alla quale si dava il nome di Pamylach47 in cui si esponeva alla vista del popolo tutti gli oggetti sacri. Finita la processione, i membri della società uscivano clandestinamente dalla città durante la notte, e raggiungevano un luogo vicino, riunendosi in della case di forma quadrata. composte di più appartamenti, ornati di pitture ammirevoli, rappresentanti la vita umana.48 Queste case erano chiamate Maneras49, perché il popolo credeva che gli iniziati fossero in particolari relazioni con i mani dei defunti: erano inoltre ornate da un gran numero di colonne. fra le aule erano dei sarcofagi e delle mummie. Arrivandoci, si presentava al nuovo Profeta una bevanda chiamata Oimellas,50dicendogli che era pervenuto al termine di tutte le prove e riceveva inoltre una croce, il cui significato era particolare, e conosciuto dai soli Iniziati e che era obbligato a portare sempre su di sè.51 Gli si passava un bellissimo vestito bianco plissettato, molto ampio, che si chiamava Etangi.

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Gli si rasava la testa e la parrucca che doveva portare era di forma quadrata.52 Il segno principale si effettuava portando le mani in croce nelle maniche, che erano larghissime53 (n.d.t.8) Aveva il permesso di leggere tutti i libri misteriosi scritti nella lingua amunica, e di cui gli si donava la chiave, chiamata la Leva reale.54 La più grande prerogativa attribuita a quest'ultimo grado era di contribuire all'elezione di un Re.55 La parola d'ordine era Adon56. Il nuovo Profeta poteva anche, dopo un certo tempo, pervenire a degli incarichi nella società ed anche a quello di Demiurgo.

DEGLI OFFICI E DELL'ABBIGLIAMENTO

1. Il Demiurgo - Capo ispettore della società, portava un vestito azzurro-cielo, ricamato di stelle e di una cintura gialla.57 Aveva al collo uno zaffiro contornato di brillanti, sospeso ad una catena d'oro. Era, nel contempo, giudice supremo di tutti i paesi. 1. Lo Jerofante era vestito quasi nello stesso modo, con la sola differenza che portava una croce sul petto. 2. Lo Stolista, incaricato della purificazione del Recipiendario per mezzo dell’acqua, portava un vestito bianco plissettato, e delle scarpe di forma particolare. Era anche responsabile del guardaroba. 3. Lo Jerostolista (segretario) aveva una piuma nella parrucca, e teneva in mano un vaso di forma cilindrica, chiamato Canonicon che conteneva l'inchiostro per scrivere. .4. Il Thesmophores era incaricato di dirigere ed introdurre gli Iniziati. .5. Lo Zacoris copriva le funzioni di tesoriere. 6. Il Komastis aveva cura della tavola e dei banchetti. Aveva sotto di lui i Pastophores. 7. L'Odos era oratore e carmista

BANCHETTI

Avanti di mettersi a tavola, tutti i membri erano obbligati a lavarsi. Il vino era interdetto e non potevano far uso che di una bevanda simile alla nostra birra moderna. Si faceva girare attorno alla tavola uno scheletro umano, o un Butoi (Sarcofago), figura di cordoglio. L'Odos intonava il Maneros, inno che cominciava così: " O morte ! vieni all'ora convenuta". Tutti i commensali facevano coro. Finito il pasto, ciascun si ritirava: gli uni alle loro occupazioni, gli altri a dedicarsi alla meditazione; la maggior parte, secondo l'ora, gustavano le dolcezze del sonno, all'eccezione di quelli che erano al turno di veglia per introdurre per la Porta degli Dei (Birantha) gli Iniziati del sesto grado, che dovevano fare le osservazioni celesti; questi erano obbligati ad osservare l'intera notte ed a collaborare o di dirigere i lavori astronomici

NOTE

1Porfirio, Vita di Pitagora 2Erotodo, libro 2° - Clemente d'Alessandria, Stromata. I° (n.d.t.1) Non è stato ancora chiarito se la circoncisione nell'antico Egitto aveva carattere di massa, come fra gli Ebrei, o se era invece caratteristica d’alcune classi sociali, rituali o sacerdotali. 3Legumi e pesci

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4 Giamblico, de Mysteriis. Pausania libro I°, racconta espressamente che queste colonne si trovavano in certi sotterranei presso Tebe. 5L'Introduttore La terminazione dei nomi in us sono qui, per la maggior parte variati in es e in os, seguendo il dialetto egizio. 6Apuleio, de Metam. , libro II° 7 Cicerone, de Legibus, libro II°, Mysteris ex agresti inanique vita exculti ad humanitatem et mitigati sumus. 8 Vedere le raffigurazioni delle piramidi, dove questa scena si svolge naturalmente. 9Plutarco, in Lacon. Apoph., verb. Lysander. 10Histoire du Ciel. tomo I°, pg.44 11 Eusebio Cesar. Preparat. Evangel. - Clemente d'Alessandria. Admonit. ad Gent. 12 Alexander ab Alexandro, libro 5°, cap.10 13Eusebio, Demonst. Evang. libro I° (n.d.t2) Beth-el (pietra divina) 14Origene, Cont.Cels. pg.34 traduzione di Bouchereau 15Eusebio, Preparat.Evangel., 1-13 - Clemente d'Alessandria, Admonit. ad Gent 16. Giamblico, Vita di Pitagora 17Plutarco, di Iside ed Osiride 18 Giamblico, Vita di Pitagora 19Annobius, libro V° 20Endimion significa Grotta iniziatica n.d.t.3) In questo ambito verginità significa vir-agens, ovverosia la forza virile che è suscitata dalla femmina, ma che deve essere conservata ed indirizzata per altri scopi. Per una donna, essere "vergine" da un punto di vista rituale significava soltanto non aver procreato. 21 Giulio Firmico Materno, capitolo 2°, dice che era un serpente artificiale e dorato. 22 Gli Egiziani possedevano ancora l'arte di privare i serpenti del loro veleno. 23 Si trovano delle rappresentazioni simili nella "Grande aula romana" pg.94 24 Clemente d'Alessandria, in Protept. dice qualcosa di consimile. 25 Lo si trova ancora in qualche disegno nell'opera di M.Norden. (n.d.t) Questo segno, (braccio destro sopra il sinistro) detto "dell'Adepto" era talmente diffuso nell'area mediterranea e mediorentale da esser stato tramesso dal cristianesimo ai nostri giorni attraverso l'iconografia sia religiosa che iniziatica. (n.t.d.4) Il lavaggio o manutenzione delle colonne (su cui era iscritta la conoscenza) era inteso sia in senso letterale che simbolico. Il primo grado infatti apprende, il secondo conserva, il terzo trasmette. (n.t.d.5) Il "Nero" o l’Oscuro". 26Quelli che lavoravano sui cadaveri. 27 Gli uomini consacrati che gli imbalsamavano. 28 I becchini 29Tertulliano, de Baptysmo, capitolo 5 30L'imperatore Commodo, immedesimandosi un giorno in questa parte, la svolse in un modo così serio da farlo diventare tragico. 31 Apuleio, Metam., 2. 32 Diodoro di Sicilia, libro I. V. Orpheus (a) Questo dogma non è egizio: forse bisogna attribuirlo a Platone che avrebbe mal compreso i misteri indiani (Nota dell'Editore francese) (n.d.t.6) In realtà gli Egizi credevano in un giudizio post-mortem. In questo giudizio il loro cuore era pesato e doveva esser tanto leggero da far pendere il piatto della bilancia dove Maath, la dea della Giustizia e della Verità, posava una piuma. 33Tertulliano, de Militis Corona.

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34Ndemiurgo, capo, ispettore della società. (n.d.t.7) L'insegna degli Scribi era la piuma, emblema di Maath, la dea della Verità. 35Wchew, Verità. Era una decorazione egizia. Attiano, Var. Hist., libro XIV, cap.34, ne parla in questi termini: Eam omnium hominum justissimum et tenacissimum opportebat qui circa collum imaginem ex saphiro gemma confectam gestabat. 36Era verosimilmente la stessa bevanda che portava il nome di cnceag. Ateneo, libro 9. 37Gorgo, Gorgal e Gorgone, sono i nomi egizi della Medusa. 38Diodoro di Sicilia, libo I, de Judiciis Ægiptiorum. 39Grande Aula Romana, pg.26 40Diodoro Siculo, libro I Ægyptiis legum lstoribus 41Letto di giustizia 42Un antico prete egiziano 43 La lingua amunica era la lingua misteriosa (vedi il motto del primo grado). Il recipiendario, avendo percorso i piccoli misteri, che avevano per oggetto di prepararlo, veniva istruito in tutte le scienze umane, toccando al momento d'essere ammesso ai grandi misteri la conoscenza della dottrina sacra. 44 Erodoto, Hist. Æthiop. libro 3° 45Luciano, De Saltazione 46Giamblico, de Mysteris Ægipt. 47Cioè oris circumcisio (circoncisione della lingua). Sembra che sia un'espressione figurativa, per la quale il Neofito avente acquisito tutte le conoscenze che si poteva dargli, la sua lingua era finalmente sciolta, e che gli era permesso di parlare di tutto. 48Viaggio di Luca in Egitto 49Soggiorno dei Mani. 50Verosimilmente oinoeli, composto di vino e di miele. 51Rufino, libro 2° cap. 29 52Pierius, libro 32 - Grande Aula Romana. pg.66 (n.d.t.8) è il cosiddetto segno del Buon Pastore. 53Porfirio, de Abstinentia 54Plutarco, de Amore Fraterno - Diodoro Siculo in Additionibus. 55Sinesio, de Providendi 56Histor. Deor.synt, prim., Lilio Gregor autore. p.2 57Montfaucon, tomo 2°pag.210, fig.I, Ungerus, libr.de Singulis