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Il ruolo
di Papa Giovanni nel
Concilio Vaticano II
I. L’annuncio del ConcilioRoma, Basilica di San Paolo
25 gennaio 1959
«Nella udienza con
Segr. di Stato Tardini,
per la prima volta, e,
direi, come a caso mi
accadde di pronunciare
il nome di Concilio,
come a dir che cosa il
nuovo Papa potrebbe
proporre come invito a
un movimento vasto di
spiritualità per la S.
Chiesa e per il mondo
intero.
«Giornata albo signanda lapillo».
Appunto sul colloquio con il card. Tardini
«Temevo proprio una smorfia sorridente e sconfortante come risposta.
Invece al semplice tocco, il Cardinale – bianco in viso, e smorto – scattò
con una esclamazione indimenticabile e un lampo di entusiasmo: “Oh!
Oh? Questa è un’idea, questa è una grande idea”.
Devo dire che viscera mea exultaverunt in Domino (Sal 84,3): e tutto fu
chiaro e semplice nel mio spirito: e non credetti di dover aggiungere
parola. Come se l’idea di un Concilio mi sorgesse in cuore con la
naturalezza delle riflessioni più spontanee e più sicure.
Veramente a Domino facrum est istud et est mirabile oculis meis (Mt
21,42)» (Appunto del 20.01.1959)
Perché convocare
un concilio?
1. Per dare impulso al
cammino di unità tra i
cristiani
2. Per riconoscere
l’importanza dei vescovi e
delle Chiese locali
3. Per favorire il dialogo
della Chiesa con il mondo
contemporaneo
La sensibilità ecumenica
«Pioggia copiosa e quasi torrenziale. I componenti della S. Congregazione
Orientale pronti a ricevere il Papa. Questa è la Congregazione che mi fu
familiare dal 1925 quando il Card. Tacci mi consacrò per essere Visitatore
in Bulgaria, e mi ebbe a suo servizio prolungato sino ai tempi del card.
Sincero. Ambiente molto caro al mio cuore che mi fece pregustare il felice
interessamento alla grande causa della Unione delle Chiese, a cui vorrei che
il mio pontificato, e il futuro Concilio Ecumenico recasse un contributo
prezioso […].
In aggiunta alla Congregazione Orientale colsi l’occasione di ricevere la
Commissione o Segretariato dei rapporti con i Fratelli ortodossi e
protestanti, e comunque separati, istituita accanto alle commissioni che
preparano il Concilio Ecumenico. Mi venne presentata dal Card. Bea che la
presiede con tre o quattro Ecclesiastici proposti da lui, e occupati a buon
lavoro di chiarificazione e di unione. Li incoraggiai del mio meglio
insistendo soprattutto sull’esercizio del garbo, della pazienza, e del “mitis et
humilis” con questi nostri fratelli che di solito sono in buona fede, e non
male intenzionati. I loro nomi sono: Mgr. Willebrands Giovanni segretario
[…]» (Appunto del 07.01.1961)
Desiderio di unità con i fratelli Ortodossi
La collegialità episcopale
Recupero del
dialogo con il
mondo
II. La lunga preparazione del Concilio
Lo stile della preparazione
1. Il coinvolgimento dell’intero episcopato
2. Il lavoro delle commissioni vaticane
3. La creazione del Segretariato per l’unità dei cristiani con il card. Bea
4. L’invito agli osservatori non cattolici
5. I contatti con ambienti extra-vaticani e il ruolo affidato al card. Suenens
Come prepararsi al Concilio
«Innanzi tutto si deve vivere il Concilio; e viverlo significa studiarlo,
seguirlo, secondo le proprie attribuzioni, perché ognuno appartiene al
sodalizio immenso della Chiesa, composto, così come sarà in Cielo, di
varie attribuzioni e di vari splendori.
Vivere dunque il Concilio senza dare importanza alle fantasticherie del
mondo, ma informandosi alle fonti autentiche sul suo valore, sul suo
andamento sì da potere, anche negli umili rapporti della vita quotidiana,
dire una parola sensata e autorevole»
(Discorso del 27.09.1962)
Il lavoro della Commissione preparatoria
I contatti con vari
vescovi del mondo
«Due occasioni piacevoli: la
lettura della lettera del nuovo
arciv. di Malines Bruxelles,
Leone Giuseppe Suenens, ai
suoi Belgi sul Concilio
Ecumenico: “Ciò che non è:
ciò che sarà”»
(Appunto del 04.03.1962)
«Più interessante e preziosa la
conversazione sugli affari del
Concilio con il nuovo arciv.
Di Malines-Bruxelles card.
Suenes. Vedo che ci
intendiamo bene»
(Appunto del 10.05.1962)
I rapporti con il card. Montini
Giovanni XXIII riceve in udienza il card. Agostino Bea e gli osservatori
non cattolici invitati al Concilio
Il compito affidato al card. Bea
«Stamane ricevetti qui in privatis il card. Bea, a cui affidai l’incarico di
preparare, come capo da me nominato, una Commissione “pro unione
christianorum promovenda”» (Appunto del 13.03.1960)
«Stamattina il riposo domenicale fu rallegrato dalla visita di due
Eminentissimi Tardini e Bea […]. L’altro mi venne a parlare dei suoi
contatti a Villa Gazzada presso Varese: sempre in tema di Concilio e di
fedeli cattolici e di separati, scismatici e protestanti. Mi lascia sempre
una eccellente impressione. Rinnovai il mio suggerimento di guardarsi
dalla troppa gente che può portare confusione»
(Appunto del 18.09.1960)
«Tutto il resto della giornata la occupai con mgr. Cavagna nello studio
attento degli schemi per il Concilio. Veramente fatti bene: anche se in
alcuni punti la esposizione della dottrina prende troppo tono di discorso
sacro: di esortazione minacciosa, più che di esposizione precisa e serena
e suadente» (Appunto del 19.07.1962)
Il magistero
dei gesti
Udienza al dott. Fischer, Primate anglicano
«A mezzodì ebbi la visita del primate Anglicano di Canterbury doct.
Fischer. Era con me a riceverlo mgr. Samorè che fu mio buon
interprete. Niente di compromesso e di compromettente.
Visita di cortesia, e rimasta in queste proporzioni. Credo che la buona
impressione fu mutua: e ciò fu gran principio di bene.
Il mio temperamento mi guida a cogliere in tutto il lato migliore,
piuttosto che a veder tutto in senso pessimista.
Tutto considerato questo incontro fu felice; non riuscirà a gran cosa, ma
qui sulla porta delle grandi questioni di ordine spirituale del mondo, ha
posto un principio di fiducia e di cortesia che è l’introduzione alla
grazia» (Appunto del 02.12.1960)
III. L’apertura
del Concilio
Preparazione del
discorso del discorso
Gaudet Mater Ecclesia
«Oggi lettura intensa degli Atti
del Concilio Lateranense IV e
della introduzione di Pio IX nel
Concilio Ecumenico suo (1869-
1870) per trovarvi ispirazione al
mio discorso dell’11 ottobre in
apertura del Concilio ormai
prossimo.
Non vi ho invero trovato molto
di conveniente per i tempi nuovi:
ma è bene pensarci per tempo»
(Appunto del 09.08.1962)
Gaudet Mater Ecclesia!Discorso inaugurale, 11 ottobre 1962
«Non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di
alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti
senza sufficiente obiettività né prudente giudizio.
Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di
vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si
confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano
fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare
dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti
Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla
morale, alla giusta libertà della Chiesa.
A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di
sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del
mondo» (Gaudet Mater Ecclesia)
Non vivere di nostalgie per il passato
«È necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi
dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi;
e insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato
nuove situazioni e nuovi modi di vivere, e ha aperto nuove vie
all’apostolato cattolico.
Per questa ragione la Chiesa non è rimasta indifferente a quelle
meravigliose scoperte dell’umano ingegno e a quel progresso delle
idee di cui oggi godiamo»
(Gaudet Mater Ecclesia)
Radicati nel passato con lo sguardo al futuro
«Noi non dobbiamo soltanto custodire questo prezioso tesoro, come se
ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore,
dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo
il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti secoli»
(Gaudet Mater Ecclesia)
Non un museo da conservare ma un giardino da coltivare
«Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve
prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo
quanto è richiesto dai nostri tempi.
Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute
nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono
annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione»
(Gaudet Mater Ecclesia)
Aggiornamento nella fedeltà alla Tradizione
«Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la
medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore;
pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo
più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che
condannando»
(Gaudet Mater Ecclesia)
La medicina della misericordia
11 ottobre 1962Discorso “della luna”
«Questa giornata segna l’apertura solenne del Concilio Ecumenico.
La cronaca è su tutti i giornali e per Roma è nei cuori esultanti di tutti.
Ringrazio il Signore che mi abbia fatto non indegno dell’onore di
aprire in nome suo questo inizio di grandi grazie per la sua Chiesa
Santa.
Egli dispose che la prima scintilla che preparò durante tre anni questo
avvenimento uscisse dalla mia bocca e dal mio cuore. Ero disposto a
rinunciare anche alla gioia di questo inizio.
Con la stessa calma ripeto il “Fiat voluntas tua” circa il mantenermi a
questo primo posto di servizio per tutto il tempo e per tutte le
circostanze della mia umile vita, e a sentirmi arrestato in qualunque
momento perché questo impegno di procedere, di continuare e di
finire passi al mio successore. “Fiat voluntas tua, sicut in coelo et in
terra”»
(Appunto personale del 11.10.1962)
«Interessante la introduzione delle discussioni circa “le fonti della
rivelazione”. È prevedibile l’aprirsi di qualche contrasto: da una parte la
stesura della proposta non tenne conto delle precise intenzioni del Papa
nei suoi discorsi ufficiali. Dall’altra, ben otto cardinali, appoggiata su
quelli misero in discredito il punto principale della proposta. Che il
Signore ci assista e ci riunisca» (Appunto del 13.11.1962)
«La radio in casa mi permette di seguire tutte le voci del Concilio: e ciò
aiuta a farmi ragione di tutto, e a suggerire buone proposte di ordine
pratico. Anche questi interventi dei singoli Padri del Concilio inducono a
semplificare e a chiarire. Certo converrà che ci affrettiamo un poco»
(Appunto del 03.11.1962)
Impressioni sulle discussioni conciliari
«Anche oggi ascolto interessante
di tutte le voci del Concilio. In
gran parte sono di critica agli
schemi proposto (card. Ottaviani)
che preparati da molti insieme
rivelano però la fissazione un po’
prepotente di un solo e il
permanere di una mentalità che
non sa divincolarsi dal tono della
lezione scolastica.
La semicecità di un occhio è
ombra sulla visione dell’insieme.
Naturalmente la reazione è forte,
talora troppo forte.
Ma penso che la buona intesa
finirà per prevalere» (Appunto del
19.11.1962)
«Il prolungarsi delle letture dei singoli Padri del Concilio, senza scorgere
il lavoro intimo che deve svolgersi dalle Commissioni, che devono
preparare il testo definitivo delle proposte da presentarsi alla votazione
definitiva, lascia un po’ incerti circa la speditezza del lavoro, incerti e
perplessi. Se si va di questo passo neppure tutto intero il 1963 potrà
bastare al desiderio del mondo intero. La tentazione di impazienza, guai,
se si diffonde! Converrà dunque vederci ben chiaro e ove occorra
modificare il sistema così da facilitare il buon lavoro, e preparare le
risoluzioni. “Sic Deus nos adiuvet”» (Appunto del 05.11.1962)
«Interessante la introduzione delle discussioni circa “le fonti della
rivelazione”. È prevedibile l’aprirsi di qualche contrasto: da una parte la
stesura della proposta non tenne conto delle precise intenzioni del Papa
nei suoi discorsi ufficiali. Dall’altra, ben otto cardinali, appoggiata su
quelli misero in discredito il punto principale della proposta. Che il
Signore ci assista e ci riunisca» (Appunto del 13.11.1962)
«Al mattino ascolto dei Padri del Concilio.
Dibattito increscioso, circa le fonti della
Rivelazione.
Nonostante gli sforzi per la corrente
Ottaviani, essa non riesce a contenere
l’opposizione che si rileva molto forte.
Anche il buon mgr. Battaglia di Faenza si
levò in suo soccorso: ma infelicemente.
“Melius erat si locutus non fuisset”»
(Appunto del 16.11.1962)
«Attenzione al Concilio. Tutto interessante. Molta libertà di parola:
“unusquisque in sensu suo”, converrà attendere il complesso, e comporre
quanto di immediato sarà opportuno proporre. Molto adattamento circa
l’uso del latino verrà imposto dalle svariatissime circostanze presenti e
prevedibili» (Appunto del 27.10.1962)
«In mattinata ripresi l’ascolto delle discussioni del Concilio. Sempre
vive, La parte più vivace, giovani e lontani, si tiene in continuo richiamo
delle istruzioni del Santo Padre nei suoi discorsi di introduzione al
Concilio, su cui una parte dei Padri ama tacere. Ma chi tace di più devo
essere io stesso» (Appunto del 17.11.1962)
La lettera “Mirabilis ille”
«Soprattutto ora importa che si abbia il senso della continuità del
Concilio, anche se i venerabili Vescovi, che ne costituiscono, uniti al
Papa, la struttura, si trovano fisicamente lontani, intenti, ognuno al
proprio compito pastorale. Essi debbono sentirsi e mostrarsi
spiritualmente più che mai uniti durante questo anno».
«Possa il Concilio Ecumenico Vaticano II ottimamente iniziato, suscitare
nella Chiesa, con la grazia del Signore, abbondanza di forze spirituali e
aprire il vasto campo all’apostolato cattolico, sicché gli uomini, condotti
dalla Sposa di Cristo, possano raggiungere quelle eccelse e
desideratissime mete, che non sono ancora riusciti a conseguire. Grande
speranza che interessa la Chiesa e tutta l’umana famiglia!»
(Lettera Mirabilis ille)
«La vita di Papa Giovanni è stata una grazia per il mondo. Papa del dialogo, egli sarà ricordato così in particolar modo nei riguardi degli uomini del nostro tempo. Non è facile far udire la voce della Chiesa al mondo contemporaneo. Troppe voci la soffocano, troppi parassiti agitano le acque che trasportano il messaggio. Malgrado i grossi ostacoli, Giovanni XXIII è riuscito a farsi udire: ha infranto il muro del suono. La sua parola ha suscitato una risonanza.
Gli uomini hanno riconosciuto la sua voce, una voce che parlava loro di Dio, ma anche di fratellanza, di riaffermazione della giustizia sociale, di costruzione della pace a livello mondiale. Hanno udito un appello rivolto alla parte migliore del loro cuore e hanno sollevato lo sguardo verso quest’uomo la cui bontà faceva intuire la presenza di Dio…
Per questo è stato pianto come un padre circondato dai figli che invocano la sua benedizione… Lasciandoci, egli ha lasciato le anime più vicine a Dio e una terra migliore da abitare per gli uomini»
Commemorazione di Papa Giovanni XXIII da parte del card. Suenens (28 ottobre 1963)
Piccola bibliografia
Giovanni XXIII e Paolo VI. I papi del Vaticano II,
a cura di E. Bolis, Studium 2014, pp. 161-228.
Papa Giovanni e il suo Concilio, a cura di F. Mores,
Studium 2015.
Atlante storico del Concilio Vaticano II, a cura di A.
Melloni, Jaca Book 2015