Il Ritratto

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IL RITRATTO NELLA LETTERATURA SPAGNOLA DI OTTO E NOVECENTO GRMMI – Gruppo di ricerca metodologico- multidisciplinare interdipartimentale Percorsi di letteratura ed arte europea comparate a.s. 2008/09

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IL RITRATTO NELLA LETTERATURA

SPAGNOLA DI OTTO E NOVECENTO

GRMMI – Gruppo di ricerca metodologico-multidisciplinare interdipartimentale

Percorsi di letteratura ed arte europea comparate

a.s. 2008/09

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PERCORSO DI SPAGNOLO Juan Valera, Pepita Jiménez (1874): incontro fra Luis

e Pepita

Leopoldo Alas “Clarín”, La Regenta (1885): ritratto di Doña Obdulia e di Ana Ozores

Pío Baroja, La busca (1904): ritratto de “La Muerte” 

Camilo José Cela, La familia de Pascual Duarte (1942): ritratto genitori di Pascual

Camilo José Cela, La Colmena (1951): sequenze su “El gitanito”

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SVILUPPO DEL PERCORSO: Valera: romanzo realista-psicologico con unico

narratore e punto di vista (Luis Pepita) Clarín: romanzo realista/naturalista con diversi punti di

vista (Doña Obdulia, Don Fermín, Ana, Vetusta, etc.) Baroja: generación del ’98; trilogia “La lucha por la

vida”; precursore del romanzo sociale, descrizione di bassifondi di Madrid

Cela: tremendismo; romanzo sociale. La Familia de Pascual Duarte: autobiografia di un contadino incolto (unico narratore e punto di vista interno); La Colmena: romanzo collettivo, frammentato (apuntes carpetovetónicos), più di 300 personaggi che riappaiono di tanto in tanto in sequenze anche molto lontane fra loro ( gitanito), personaggi in fieri, pluralità di punti di vista, dissoluzione del personaggio tradizionale

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Il percorso parte dal tipico ritratto che unisce aspetti fisici e psicologici (occhi di Pepita come specchio dell’anima e dunque centro dell’attenzione del narratore) al ritratto che denota già diversità e giudizio sociale (Obdulia, Ana).

Con Baroja il ritratto mette in rilievo gli aspetti difformi e dissonanti della società, in cui la degradazione sociale è riflessa e riassunta nel personaggio dal nome emblematico de “La Muerte”.

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Questa tendenza si accentua fino all’esasperazione nelle due opere di Cela, in cui il realismo di matrice ottocentesca è incarnato in una situazione sociale (la posguerra) che lo deforma fino a limiti pressoché grotteschi (i genitori di Pascual, il gitanito).

Ne “La Colmena”, in effetti, assistiamo alla dissoluzione del personaggio tradizionale, che si frantuma in una molteplicità di brevi apparizioni (secuencias) che il lettore è obbligato ad “inseguire”, incrociare e ricostruire nel corso della lettura, in un carosello di figure (più di 300) che ben rendono conto della frammentazione dell’io nella società spagnola di metà ‘900.