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IL RANOCCHIO FIORDILOTO RITA SABATINI

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IL RANOCCHIO FIORDILOTO

RITA SABATINI

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Nella semioscurità della soffitta tutto era ricoperto dalla polvere. Polvere accumulata in centinaia e centinaia di anni da quando il castello era stato abbandonato. Polvere di un grigio opprimente che si insinuava dappertutto: nel baule sgangherato da cui usciva una manica di pizzo ingiallita e mangiucchiata dalle tarme, negli intarsi di un vecchio tavolino con una gamba rotta, sulla coppia di tazzine di porcellana cinese con il bordo sbeccato e su un grande specchio appoggiato a una parete in fondo alla stanza.Tutto era immobile e silenzioso. Un luogo alquanto sinistro dove non vorreste sicuramente mai trovarvi da soli.Non sembrava della stessa idea un piccolo ranocchio che stava tentando di entrare da una fessura del vetro del lucernario spingendosi con forza con le zampe per far passare tutto il corpo all'interno. Con una spinta un po' troppo vigorosa il ranocchio cadde sul pavimento di legno e, rimbalzando sulla pancia, sollevò tutto intorno una nuvoletta di polvere che lo fece tossire e starnutire per un bel po' di tempo. Immagino che vi starete chiedendo cosa ci fa un ranocchio nella soffitta di un castello. In effetti potrebbe sembrare una storia un po' assurda.Fiordiloto (questo è il nome del ranocchio) desiderava entrare in quella stanza fin da quando era piccolo (insomma intendo dire molto più piccolo). Dalla tranquilla fontana di pietra del giardino in cui abitava con tutta la sua allegra famigliola, passava intere giornate a osservare il castello e a fantasticare. Immaginava graziose dame con sontuosi abiti di seta e aitanti cavalieri avvolti in lunghi mantelli di velluto azzurro scendere dalle carrozze ed entrare nel grande salone delle feste mentre un'orchestra di violini suonava invitandoli a danzare.

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I genitori di Fiordiloto per la verità non erano molto contenti delle fantasie del figlio e cercavano di farlo concentrare su cose molto più pratiche. - Hai imparato a catturare gli insetti? Non te li possiamo mica procurare sempre noi- lo esortava suo padre cercando di scuoterlo dai suoi sogni ad occhi aperti.- Pensa alle ranocchie, esci con gli amici e divertiti. Non sognare cose che non ti appartengono- gli diceva sua madre.Fiordiloto non sentiva ragioni, per lui la vera vita non era nella fontana. Le ranocchie non facevano che gracidare con quelle stridule vocine che trovava odiose, i suoi amici saltellavano da una foglia all'altra pensando solo a rimpinzarsi di mosche. Non c'era nessuna poesia, nessuna emozione in quella noiosa fontana, non c'era niente che lo entusiasmasse.Più passava il tempo e più si convinceva che in realtà lui non era un vero ranocchio ma un principe imprigionato in quel corpo verdastro e molliccio da un terribile incantesimo.Nella torre del castello, ne era assolutamente certo, c'era una principessa da salvare che l'avrebbe baciato trasformandolo in un bellissimo principe come succedeva nelle storie che gli raccontava sempre la nonna. Una notte accadde una cosa davvero incredibile che contribuì ad accrescere questa sua convinzione. Se ne stava sdraiato su una comoda foglia galleggiante fissando il castello quando, proprio dal lucernario, uscirono degli strani bagliori che salivano nel cielo volteggiando con grazia. Per essere sicuro di non aver sognato, da quella notte Fiordiloto osservò il lucernario vedendo che, al rintocco della mezzanotte, accadeva sempre la stessa incredibile magia.

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Naturalmente non disse nulla ai suoi famigliari perché non avrebbero capito e l'avrebbero mandato a vivere dagli zii che abitavano in un fosso sperduto tra i campi per distoglierlo da quei pensieri che, ai loro occhi, erano assurdi. Da allora Fiordiloto cominciò a pianificare nei minimi particolari la scalata alla soffitta del castello. Si allenava ogni giorno arrampicandosi sugli alberi per irrobustire le zampe e saltellava su e giù dai rami per acquistare maggiore elasticità.- Meno male che gli sono passate tutte le sue fantasie, guarda finalmente ha deciso di dedicarsi allo sport- diceva orgoglioso suo padre contento di vederlo finalmente attivo.Ma Fiordiloto non aveva abbandonato affatto le sue fantasie e,dopo estenuanti allenamenti, quella sera finalmente era partito per la grande avventura arrivando fin lassù. Guardandosi attorno però non vedeva niente di quello che si aspettava. Dov'era la bella principessa pronta ad accoglierlo per trasformarlo in un principe?Eppure era così sicuro che i bagliori che vedeva tutte le notti fossero un messaggio di aiuto per lui... e invece in quella soffitta c'era solo dell'inutile polvere.Si avvicinò alla manica del vestito che usciva dal baule e la toccò pensando a quanto doveva essere bella la principessa che lo indossava. Saltò sul tavolino per ammirare da vicino delle splendide tazzine in porcellana e poi si avvicinò allo specchio appoggiato alla parete. Era talmente pieno di polvere che non riusciva neanche a vedere la sua immagine riflessa. Con una zampa cominciò a strofinare la superficie dello specchio e fu tale la sua paura nel veder apparire un volto, che fece un balzo all'indietro urtando contro il tavolino traballante e facendo cadere tutte le tazzine.

- Ciao e tu chi sei?- chiese una voce che sembrava molto assonata e che proveniva proprio dallo specchio.Fiordiloto non aveva mai visto uno specchio magico (perché solo di questo si poteva trattare) e non sapeva come comportarsi.- Sono Fiordiloto e vengo dalla fontana di pietra, vostra maestosa specchietà- sussurrò con un fil di voce il ranocchio che non aveva molta pratica con gli specchi magici. Poi, prendendo un po' di coraggio, azzardò – per caso sapete dov'è tenuta prigioniera la principessa?- - Sono secoli che non ci sono più principesse in questo castello non so di cosa parli- rispose lo specchio sbadigliando nuovamente.- Ma come è possibile? Ogni notte vedo delle luci uscire dal lucernario, ci deve essere una principessa e io devo diventare un principe. Non voglio restare uno stupido ranocchio per tutta la vita- singhiozzò il povero Fiordiloto.- E invece io vorrei proprio essere un ranocchio come te. Vi sento sempre gracidare in giardino, sento quanto vi divertite e ridete tutti assieme. Qui non viene mai nessuno, sono sempre da solo in mezzo a tutta questa polvere. Solo con i miei ricordi...- aggiunse lo specchio assumendo un'espressione davvero molto triste. Sentendo queste parole Fiordiloto si vergognò profondamente. Aveva passato un mucchio di tempi a lamentarsi perché voleva essere diverso da com'era senza accorgersi che aveva già tutto: la sua famiglia, gli amici, la libertà... Lui non era un principe e non lo sarebbe mai diventato. Lui era un ranocchio e non un ranocchio qualunque, era Fiordiloto. - Grazie specchio mi hai davvero aperto gli occhi- disse Fiordiloto schioc-cando un grosso bacio. - Ti prometto che d'ora in poi non sarai più così solo perché verrò a trovarti tutte le sere e ti farò conoscere anche la mia famiglia- promise saltando fuori dal lucernario.

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