Il Polietilene (PE)

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    Anno accademico 2004-2005

    Corso di

    Tecnologia dei Polimeri

    Prof.ssaSerena Esposito

    IL POLIETILENE

    Studente : Gianluca Mattaroccia Matricola: 08/02383

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    Il Polietilene

    Secondo la definizione della ISO ( International Standardization Organization), il

    polietilene il polimero dell'etilene. Esso conosciuto con la sigla PE che sta ad

    indicare una resina o una materia plastica o un prodotto termoplastico costituito

    prevalentemente da etilene polimerizzato. Il polietilene deve esser chiamato

    polietilene seguendo la nomenclatura IUPAC, ma ancora in uso anche il nome

    polimetilene che pone in risalto il gruppo metilenico, CH2 , quale unit

    fondamentale ripetuta in catena.

    In commercio sono diffuse le sigle PE-HP (High Pressure) e PE-LP (Low Pressure)

    che contraddistinguono due classi diverse di polimeri in base al metodo di

    produzione, rispettivamente ad alta e bassa pressione. Vengono utilizzate anche le

    sigle PE-LD (Low Density) e PE-HD (High Density), riferite alle differenze nelle

    propriet e nelle applicazioni che caratterizzano le due classi di polimeri prodotte

    rispettivamente con i due metodi suddetti.

    Pi recentemente (1976) stato messo a punto un nuovo processo semplificato di

    produzione del polietilene, a bassa pressione, che utilizza pressioni da 0,7 a 2 MPa e

    una temperatura di circa 100 C. Il Polietilene cos ottenuto viene indicato come polietilene lineare a bassa densit (LLDPE linear-low-density-polyethylene) ed ha

    una struttura a catena lineare con ramificazioni laterali corte ed inclinate.

    Il polietilene trova impiego, quotidianamente, nelle applicazioni pi disparate: buste

    per la spesa, cartoni per il latte, flaconi ricaricabili per cosmetici e detergenti, tutti

    completati da disegni e informazioni utili. Ma non basta: anche i tubi per la

    protezione dei cavi, i fogli protettivi contro l'umidit e la luce o le retine per iltrasporto della verdura sono realizzati in PE. Inoltre, per la produzione dei comuni

    sacchetti per la spazzatura viene impiegato almeno il 50% di PE riciclato.

    Polietilene. Un materiale eco-compatibile?

    La sempre maggiore coscienza ambientale diffusa tra l'opinione pubblica non si

    arresta, ovviamente, nemmeno davanti alle materie plastiche e quindi al polietilene. proprio per via del loro frequente impiego nel settore dell'imballaggio che le materie

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    plastiche sono, spesso a torto, diventate il simbolo della moderna societ degli

    sprechi. In questo senso, per, le materie plastiche moderne, in particolare il

    polietilene, non devono affatto temere il confronto con altri materiali da imballo. Al

    contrario, nella maggior parte dei casi, dal punto di vista ecologico, ne escono perfino

    vincenti. Vediamo adesso quali vantaggi comporta lutilizo del polietilene dal punto

    di vista applicativo.

    Risparmio nel consumo di materie prime

    Anche se le materie plastiche acquistano sempre maggiore importanza, la loro

    produzione a livello mondiale

    responsabile soltanto del 4% del

    consumo annuo complessivo di petrolio.

    Per la produzione mondiale di PE

    occorre meno del 1,5% del consumo

    annuo di prodotti minerali. Inoltre, nella

    lavorazione del PE e di altre materie

    plastiche, il petrolio si trasforma in

    materiale resistente e pi volte

    riciclabile, a differenza di quanto

    avviene per il suo impiego a livello di

    riscaldamento e combustibile, dove si

    esaurisce completamente in un'unica combustione senza possibilit di riciclo.

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    Risparmio nella produzione

    Anche in termini di effettiva

    produzione e trasformazione, il

    polietilene e altre materie plastiche

    godono, dal punto di vistaambientale, di una posizione di

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    favore rispetto ad altri materiali. Per effetto della bassa temperatura di lavorazione,

    che si aggira sui 200-250 C, essi necessitano, rispetto ad altri materiali come ad

    esempio il vetro (temperatura di lavorazione da 500 a 600 C) o l'acciaio (da 800 a

    1000 C), di un quantitativo di gran lunga inferiore di combustibile.

    Risparmio nel trasporto

    Il polietilene e le altre materie plastiche contribuiscono in maniera ottimale a

    soddisfare la crescente esigenza di materiali da imballo sempre pi leggeri.

    Una bottiglia da un litro in PE pesa, ad esempio, soltanto 50 grammi, mentre la stessa

    bottiglia da un litro, realizzata in

    vetro, porta l'ago della bilancia sui

    600 grammi. Con il PE il rapporto

    tra il peso dell'imballo e quello del

    contenuto di 1/20 mentre nel caso

    del vetro non raggiunge nemmeno

    1/2.

    L'impiego di materie plastiche

    consente quindi non solo di ridurre il peso

    proprio del prodotto ma anche di diminuire

    sensibilmente il numero di viaggi che gli

    autocarri devono effettuare per la

    distribuzione dei prodotti stessi.

    Risparmio in fase di smaltimento

    Sebbene le materie plastiche vengano spesso

    considerate un prodotto tipico della nostra

    societ dei consumi, va notato che oggi, in

    Italia, i rifiuti in plastica rappresentano

    soltanto il 14% circa di tutti i rifiuti

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    domestici, mentre gli altri due materiali prevalentemente utilizzati per l'imballo, vale

    a dire carta e vetro, rappresentano rispettivamente il 21% e il 3% del totale dei rifiuti.

    Anche a livello di riciclaggio (Recycling) l'industria oggi costantemente alla ricerca

    di nuove soluzioni per reinserire le materie plastiche nel ciclo di produzione

    energetica e contribuire alla tutela ambientale.

    Nel settore del PE sono essenzialmente due le modalit di riciclaggio adottate:

    1. Riciclaggio materiale che prevede la raccolta del PE usato e la sua successivatrasformazione in nuovo granulato per la realizzazione di nuovi prodotti in PE.

    2. Riciclaggio termico che si basa sull'utilizzo dell'energia contenuta nellaplastica di rifiuto.

    Al termine del ciclo di un prodotto, l'energia del petrolio contenuta nel polietileneviene sfruttata nei forni per cemento o negli inceneritori di rifiuti al posto di materie

    prime preziose come il carbone, il gas o il petrolio.

    Anche in questa forma di combustione non vengono liberati gas o vapori tossici.

    Per poter sfruttare l'enorme potere calorifico del PE sono oggi disponibili due

    soluzioni tanto semplici quanto ragionevoli: per la produzione del cemento, dove

    occorrono ingenti quantitativi di petrolio per l'azionamento dei forni; con unatonnellata di PE possibile ottenere lo stesso risultato come con una tonnellata di

    petrolio. Allo stesso modo, possibile sfruttare l'elevato valore energetico dei

    prodotti in PE anche negli inceneritori di rifiuti. Da qui scaturisce un duplice

    vantaggio: in primo luogo, il PE usato viene eliminato in maniera ecocompatibile e,

    contemporaneamente, si riduce sensibilmente il fabbisogno di petrolio, importante

    materia prima. La tonnellata di petrolio, inizialmente impiegata per la realizzazionedei prodotti in PE, viene quasi sfruttata una seconda volta per la produzione di

    cemento o per la generazione di teleriscaldamento.

    Storia del Polietilene

    Preparato per la prima volta nel 1898 da Van Pechmann per decomposizione del

    diazometano, negli anni '30 cominci ad esser prodotto su larga scala, con il processodi polimerizzazione ad alta pressione, grazie agli studi di Gibson e Fawcett.

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    Fu prodotto su vasta scala durante la seconda guerra mondiale per attrezzature

    belliche. Nel 1953-54 vennero poi scoperti i tre sistemi catalitici per ottenere il

    polietilene lineare ad alta densit: Ziegler, Phillips, Amoco. Negli anni '60 furono

    messi a punto vari metodi per produrre diversi copolimeri.

    Caratteristiche strutturali, propriet fisiche, chimiche e meccaniche

    1. Caratteristiche strutturali. La molecola ideale di polietilene, priva cio diogni disturbo dovuto a terminali di catena, ramificazioni ecc., costituita da

    una sequenza di gruppi metilenici con distanze tra gli atomi di carbonio di 1,53

    ed angoli di 112. Essa pu presentare due diverse conformazioni isomere:

    la trans, planare, in cui gli atomi di carbonio sono disposti a zig-zag (perch

    langolo del legame covalente tra singoli legami carbonio-carbonio di circa

    109) e la gauche, non planare, in cui esaminando quattro atomi di carbonio

    successivi, il quarto forma un angolo di 120 al di sopra o al di sotto del piano

    dei primi tre. Il Polietilene nella configurazione trans pu cristallizzare nel

    sistema rombico con densit di 1,014 g cm3 a 25 C. I cristalli formano

    aggregati sferici detti sferuliti. Il polimero amorfo ha invece densit di 0,855 g

    cm3 ed trasparente; tale caratteristica importante per le applicazioni sotto

    forma di film.

    La densit correlabile con la percentuale di cristallinit del polimero, infatti,

    il PE-HD (densit > 0,94 g cm3) ha molecola prevalentemente lineare e

    presenta un elevato grado di cristallinit mentre il PE-LD (densit < 0,925 g

    cm3) ha una struttura a catena ramificata che abbassa il suo grado di

    cristallinit. Sulla densit influiscono anche i trattamenti termici subiti. Altre

    propriet fisiche sono legate alla cristallinit: la durezza direttamente

    proporzionale alla cristallinit, mentre la permeabilit lo inversamente.

    I materiali termoplastici sono costituiti da catene di lunghezza molto differente,

    ciascuna delle quali ha il proprio peso molecolare e grado di polimerizzazione.Quindi quando ci si riferisce alla massa molecolare di un materiale

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    termoplastico si pu parlare di peso molecolare medio. Questi materiali

    risultano liquidi oleosi per pesi molecolari compresi tra 103-104, poi solidi della

    consistenza di cere morbide, quindi di cere fragili e, infine, solidi termoplastici

    per p.m. superiore a 104. La cristallizzabilit bassa per p.m. molto bassi (a causa

    dei disturbi indotti dai terminali di catena), raggiunge i massimi valori per p.m. 104-

    105per scendere di nuovo con l'ulteriore crescita del p. m. (a causa dell'aggrovigliarsi

    di catene molto lunghe). Il p.m. influisce anche sul coefficiente d'attrito che, a sua

    volta, inversamente proporzionale alla resistenza all'abrasione. La distribuzione dei

    p.m., a parit di p.m. medio, influisce invece su varie propriet meccaniche, quali la

    resilienza, la resistenza allo scorrimento ecc.;

    Il Polietilene uno dei polimeri idrocarburici pi impermeabili al vapore acqueo ed anche idrorepellente per la sua elevata tensione superficiale.

    Propriet Polietilene a bassadensit

    Polietilene ad altadensit

    Densit (g/cm3) 0.92 - 0.93 0.95 0.96

    Resistenza a trazione (MPa) 6 17 20 37

    Allungamento (%) 550 600 20 120

    Cristallinit (%) 65 95

    Principali caratteristiche del polietilene a bassa e alta densit

    2. Propriet fisiche e chimiche. Il Polietilene lineare ha una temperatura ditransizione vetrosa di -125 C (materiale gommoso e flessibile a temperaturaambiente), valore tra i pi bassi dei polimeri idrocarburici, e una temperatura di

    fusione di 138 C. I polimeri ramificati (PE-LD) presentano, invece, transizione meno

    brusca e temperatura di fusione pi bassa.Il Polietilene puro, sia di tipo HD che LD,

    ha elevata costante dielettrica (2,28 per PE LD, 2,38 per PE HD) ed , perci, isolante.

    Le propriet elettriche dipendono dalla composizione e sono, quindi, influenzate

    dalla presenza di additivi, impurezze ecc.

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    Il Polietilene ha resistenza chimica molto alta, non viene attaccato da alcoli n da

    acidi non ossidanti, inoltre termicamente stabile: resiste a pirolisi

    (decomposizione molecolare per effetto del calore) fino a temperature di 300-350

    C. Non , per, resistente all'ossidazione, sia dovuta all'esposizione all'aria

    soprattutto in presenza di radiazioni ionizzanti, sia dovuta al contatto con composti

    ossidanti. Degradazioni ossidative si verificano anche a temperatura ambiente in pre-

    senza di raggi UV e si manifestano con diminuzione di modulo e di allungamento a

    rottura, cambiamento di colore, fragilit. In commercio sono disponibili numerosi

    additivi stabilizzanti per aumentare la resistenza termica, all'ossidazione e

    all'invecchiamento del polietilene.

    Il composto pi efficace nella protezione all'irraggiamento UV il Carbon Black. Ilpolietilene un materiale completamente atossico e quindi adatto al trasporto

    di acqua potabile o da potabilizzare. Esso , infatti, conforme alla normativa

    igienico sanitaria delMinistero della Sanit (Circolare n 102 del 2/12/1978).

    3. Propriet meccaniche.Tra le propriet meccaniche rivestono interesse applicativo ilfenomeno di scorrimento viscoso sotto carico (creep, il che vale a dire che la sua

    deformazione sotto carico costante applicato a temperatura costante continua ad

    aumentare nel tempo) e i fenomeni di infragilimento. Il Polietilene resiliente e

    presenta frattura duttile, ma al di sotto di un p.m. critico (25.000 per PE LD) si ha

    frattura fragile favorita da liquidi polari o determinata da fenomeni di ossidazione e di

    degradazione. Le principali propriet meccaniche sono:a. Resistenza allAbrasione. Il polietilene ha una resistenza allabrasione

    superiore a quella dellacciaio e delcemento; tale caratteristica lo rende

    idoneo al trasporto di sostanze solide in acqua (fanghi) e a operazioni di

    dragatura di sabbia e di ghiaia. Durante la posa in opera la superficie

    esterna del tubo non deve essere, tuttavia, graffiata ed intagliata da

    oggetti aguzzi: quindi opportuno maneggiare con cura le condotte per

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    evitare di generare sulla superficie intagli di profondit elevata che

    ridurrebbero le caratteristiche meccaniche della tubazione.

    b.Elevata Flessibilit. Lelevata flessibilit del polietilene e la sua capacitdi riprendere la forma originaria, in seguito a deformazione, lo rendono

    idoneo ad assorbire vibrazioni, urti e sollecitazioni dovute al movimento

    del suolo e quindi adatto ad essere installato in aree instabili.

    Tecniche di Polimerizzazione del Polietilene

    Polimerizzazione radicalica.

    La reazione di polimerizzazione a catena di monomeri come letilene in polimeri lineari

    come il polietilene, possono essere suddivise nei seguenti stadi:

    1. Iniziazione2. Propagazione3. Terminazione

    Iniziazione

    Per la polimerizzazione a catena delletilene possono essere utilizzati uno o pi tipi di

    catalizzatori. Noi prenderemo in considerazione solo luso di perossidi organici che

    agiscono formando dei radicali liberi. Un radicale libero un frammento di molecola con

    un elettrone spaiato che pu legarsi covalentemente con un elettrone spaiato di unaltra

    molecola. Vediamo come una molecola di perossido di idrogeno, H2O2, pu decomporsi

    in due radicali liberi:

    Elettrone Spaiato

    H O O H 2H Ocalore

    Perossido di Idrogeno Radicali liberi

    Nella polimerizzazione a catena delletilene per mezzo di radicali liberi, un perossido

    organico pu decomporsi allo stesso modo del perossido di idrogeno. Se R-O-O-R

    rappresenta un perossido organico dove R un gruppo chimico, dopo il riscaldamento

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    questo perossido pu decomporsi in due radicali liberi in modo del tutto simile al

    perossido di idrogeno.

    RO O R 2ROcalore

    Radicali liberiPerossido di Idrogeno

    Elettrone Spaiato

    Supponiamo di utilizzare ilperossido di benzoile. Questo un perossido organico che si

    usa per iniziare alcune polimerizzazioni a catena e si decompone in radicali liberi come

    mostra la figura seguente:

    O O O

    COOC 2 CO

    Elettrone Spaiato

    Uno dei radicali liberi che si originano dalla decomposizione del perossido organico, pu

    reagire con una molecola di etilene per formare un nuovo radicale libero a catena pi

    lunga, come possiamo notare nella reazione seguente:

    H H H H

    RO + C = C ROCC

    H H H H

    calore

    Radicali liberiPerossido di benzoile

    Il radicale organico libero agisce quindi da catalizzatore di iniziazione della

    polimerizzazione delletilene.

    Propagazione

    Il processo per il quale la catena polimerica viene estesa dalla successiva addizione di

    unit monomeriche si chiamapropagazione. Il doppio legame che si trova allestremit di

    un monomero etilene pu essere aperto dal radicale libero a lunga catena e legato

    covalentemente ad esso. In tal modo la catena polimerica viene ulteriormente allungata

    secondo la reazione:

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    RCH2CH2 + CH2 = CH2RCH2CH2CH2CH2

    Le catene polimeriche nella polimerizzazione a catena si accrescono spontaneamente

    perch lenergia del sistema chimico viene abbassata dal processo di polimerizzazione a

    catena. Cio la somma delle energie dei polimeri prodotti minore della somma delle

    energie dei monomeri che hanno portato alla formazione di polimeri. Il grado di

    polimerizzazione (DP) dei polimeri che si ottengono dalla polimerizzazione a catena

    varia allinterno del materiale polimerico. Inoltre il grado di polimerizzazione varia fra i

    materiali polimerici.

    Terminazione

    La terminazione pu avvenire mediante laddizione di un radicale libero o con la

    combinazione di due catene. Unaltra eventualit che tracce di impurit possano

    terminare la catena polimerica. La terminazione per addizione dovuta allunione di due

    catene pu essere rappresentata con la reazione:

    R(CH2CH2)m + R'(CH2CH2)n R(CH2CH2)m + (CH2CH2)n R'

    Nel processo industriale di polimerizzazione radicalica ad alta pressione, letilene puro

    ( > 99 % , la purezza fondamentale per landamento del processo e le propriet del

    polimero) viene compresso in due stadi: nel primo fino a 100-150 atm e nel secondo fino a

    1000-3000 atm. Si aggiunge liniziatore (perossido o azocomposto) e si polimerizza in

    autoclave a 150 - 300 C o in reattore tubolare a 250 - 300 C, con tempi di permanenza da20 s a 2 min; la conversione del 6 - 25 % . La miscela etilene/PE viene espansa in

    due stadi per separare il gas che viene riciclato dal polimero fuso che va alla granulazione.

    Occorre un adeguato controllo della temperatura per evitare la decomposizione delletilene,

    essendo la reazione fortemente esotermica.

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    Polimerizzazione cationica

    In questo tipo di polimerizzazione vengono utilizzati gli acidi di Lewis (es. BF3 , AlCl3)

    cio sostanze elettrofile. Lacido viene fatto reagire con lacqua ( intesa come reagente e

    non come solvente ) per formare la specie cationica che successivamente attaccher il

    monomero:

    BF3 + H2O BF3OH+ [H +]

    Fase di Iniziazione

    [H +] + H2C CH2 H CH2C(+)

    H

    H

    BF3OH

    Fase di Propagazione

    CH3C(+) + H2C CH2

    CH3C + CH2C(+)

    H

    H

    H

    H

    H

    H

    BF3OH

    BF3OH

    Fase di Terminazione

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    CH C(+) BF3 OH

    CH = CH2 + BF3 + H2O

    H H

    H

    Polimerizzazione ionica

    Nella polimerizzazione ionica si ipotizza che la reazione di inizio avvenga mediante

    adsorbimento dell'oleina sul catalizzatore e successiva formazione di un legame di

    coordinazione tra il menomer e il centro attivo elettrofilo.

    Per la reazione di propagazione si ipotizza, nel caso del processo Ziegler, un meccanismo

    di polimerizzazione anionico-coordinato, consistente nell'iterativo inserimento di molecole

    di monomero tra centro attivo ed alchile. Per i processi Amoco e Phillips, oltre a tale

    meccanismo, viene anche accettato un modello di propagazione ione-radicale legato:

    un meccanismo radicalico, in cui, per, il radicale chimicamente legato alla superficie del

    catalizzatore solido e pu propagarsi solo reagendo con molecole di monomero gi

    adsorbite sulla superficie del catalizzatore stesso.

    I meccanismi di terminazione sono: la dissociazione del centro attivo dalla macromolecola in

    accrescimento; il trasferimento di catena col monomero (particolarmente importante nel

    campo di temperature pi alte), il trasferimento di catena con l'idrogeno o con altri regolatori

    di p.m. e infine, nel caso della polimerizzazione Ziegler, il trasferimento di catena con

    l'alluminioalchile.

    II sistema catalitico Ziegler costituito dalla combinazione di un composto elettrofilo di un

    metallo di transizione e di un composto alluminioalchilico. Il pi tipico catalizzatore Ziegler

    dato dalla combinazione di TiCL4 e Al(C2H5)3. Essendo molto attivo, viene usato inquantit minime.

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    Il catalizzatore Phillips costituito da ossido di cromo o di nichel, supportati su silice-

    allumina ad elevata area superficiale. E usato in misura dello 0,5% sul solvente.

    Il catalizzatore Amoco consiste in ossido di molibdeno supportato su allumina mediante

    coprecipitazione od impregnazione ed essiccamento.

    Le condizioni di polimerizzazione pi usuali per i tre processi a bassa pressione sono le

    seguenti:

    Tipo di processo Temperatura [C] Pressione [C] Tipo di Processo

    Ziegler 50 - 80 5 - 10 sospensione

    Phillips 100 - 150 25 - 35 soluzione

    Amoco 230 - 270 40 - 60 soluzione

    I processi di polimerizzazione ionica consentono di preparare copolimeri con altre

    -olefine. Particolarmente flessibili si sono dimostrati i sistemi catalitici tipo Ziegler-Natta,

    coi quali si sono potuti ottenere copolimeri con svariati comonomeri, tra cui anche olefine

    che non danno omopolimeri.

    I processi per PE-HD si possono anche classificare in base

    alle fasi presenti nel reattore in processi, in:

    a. Sospensioneb. Soluzionec. Fase gassosa

    Nei processi in soluzione, l'etilene e il comonomero sono disciolti in cicloesano o altro

    solvente del polietilene. La reazione avviene sopra i 140-150 C, cio sopra il punto di

    fusione del polietilene, a pressioni moderate. Il polimero tenuto in soluzione arriva al

    massimo al 10-15% e i tempi di reazione sono brevi. Nei processi in sospensione (slurry), il

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    polimero si separa dal diluente come particelle fini. I tempi di reazione sono piuttosto

    lunghi (2-4 h). Nei processi in fase vapore, il polimero si forma sulle particelle di

    catalizzatore in un letto fluido.

    Il processo Ziegler comporta i seguenti stadi: polimerizzazione, allontanamento dei residui

    catalitici dal polimero, separazione polimero-solvente, purificazione e riciclo del diluente,

    essiccamento, granulazione del polimero in polvere. Il processo Phillips tradizionale opera

    in soluzione in cicloesano con concentrazioni di etilene del 5-10%. La soluzione di PE dal

    reattore viene espansa per allontanare l'etilene, centrifugata sotto pressione e filtrata per

    togliere il catalizzatore; il solvente viene rimosso per stripping con vapore. Dopo

    l'essiccamento, il PE viene additivato ed estruso. Nel processo Amoco, solvente,

    catalizzatore, etilene ed eventuali comonomeri sono alimentati in continuo al reattore. Lasoluzione scaricata viene liberata mediante abbassamento di pressione dall'etilene non

    reagito e centrifugata per separare i residui catalitici. Il polimero viene poi precipitato per

    abbassamento di temperatura, liberato dal solvente per centrifugazione ed essiccato.

    A partire dalla fine degli anni 60 sono stati realizzati a livello industriale processi che

    impiegano catalizzatori di tipo Ziegler o Phillips, ma presentano rese in polimero rispetto

    al catalizzatore talmente elevate da non richiedere l'allontanamento dei residui catalitici dalpolimero. Per questa via stato possibile ottenere dei sensibili risparmi tanto nei costi di

    investimento quanto in quelli di esercizio.

    I Copolimeri delletilene

    Il processo ad alta pressione si presta alla produzione di copolimeri dell'etilene con monomeri

    contenenti gruppi polari, come l'acetato di vinile, l'acrilato di etile o di butile e l'anidridemaleica. I copolimeri con acetato di vinile commercialmente disponibili sono i copolimeri

    EVA. Sono in commercio anche i copolimeri con esteri acrilici, come etilene-acrilato di

    etile (EEA). Altri copolimeri commerciali sono i cosiddetti ionomeri, in cui l'etilene

    copolimerizzato con sali inorganici dell'acido metracrilico.

    Caratteristiche commerciali

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    Il Polietilene disponibile commercialmente sotto forma di granuli incolori, translucidi,

    inodori, oppure di polveri bianche, inodori,-insapori, o di semilavorati (film, fibre,,lastre,

    tubi) e di vari altri manufatti. Dal 1965 il Polietilene ha superato il polivinilcloruro e la sua

    produzione in continuo sviluppo.

    Sicurezza e tossicit

    Lamanipolazione, il trasporto e l'uso del Polietilene, non presentano normalmente rischi o

    pericoli. La facile combustibilit pu essere .un inconveniente in molte applicazioni, in

    particolare nei, settori dell'edilizia, dell'arredamento (mobili), e dei trasporti.. Sono state

    messe a punto dai produttori formulazioni autoestinguenti che impiegano come additivi

    composti alogenati, sesquiossido di antimonio e altri composti ignifughi. Vi sono norme che

    consentono di misurare il grado di combustibilit di semilavorati e di manufatti di po-

    lietilene.

    Un altro aspetto che coinvolge un certo grado di pericolosit l'elettrostaticit del

    polimero: in talune lavorazioni (come l'estrusione di film piani, la lavorazione in

    calandra, ecc.) possono verificarsi accumuli localizzati di cariche elettriche. In particolari

    circostanze l'improvvisa scarica dell'elettricit statica pu provocare incendi o altridanni. Speciali additivi possono conferire antistaticit al polimero.

    Anche la manipolazione delle polveri pu presentare dei pericoli, in quanto esse formano

    miscele esplosive con l'aria, in particolare se la granulometria del polimero molto fine.

    Sotto il profilo della tossicit, il polietilene di per s biologicamente inerte. Gli additivi,

    normalmente sempre presenti nei prodotti industriali, cosi come i residui catalitici ed altre

    impurezze occasionali o legate al processo di produzione, possono non essere del tuttoinnocui ai fini tossicologici. Precise norme di legge stabiliscono quali sono gli additivi

    tollerati per i polimeri da usarsi per contenitori di prodotti alimentari e stabiliscono pure

    altri criteri di ammissibilit a tale impiego, come il livello massimo di sostanze estraibili

    con solventi diversi.

    Impieghi e tecnologie di trasformazione

  • 7/23/2019 Il Polietilene (PE)

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    Il PE-LD viene trasformato quasi esclusivamente con tecnologie di estrusione e, in

    particolare per la produzione di film e fogli, che rappresentano oltre la met dei consumi

    totali, mentre il PE-HD viene trasformato in oggetti finiti sostanzialmente secondo due

    tecnologie: lestrusione-soffiaggio, con la quale si producono corpi cavi (in particolare

    bottiglie), e lo stampaggio ad iniezione (per cestelli per il trasporto di bottiglie). Le

    tecnologie di (limatura per soffiaggio e di estrusione-soffiaggio sono di fatto quasi esclusive

    del PE.

    La trasformazione in film del PE avviene quasi esclusivamente per mezzo della tecnologia

    del film tubolare soffiato. Trattamenti superficiali di film, con una fiamma o con scariche

    elettriche, lo rendono ricettivo a speciali inchiostri, e si hanno cos film stampabili. Dal film

    tubolare si producono sacchetti e confezioni di diverso genere, tra cui quantitativamenteimportanti quelli per il contenimento di prodotti alimentari. Il film PE a. d., per la maggiore

    rigidit, viene prodotto in spessori anche molto sottili (di alcuni micrometri) e viene adope-

    rato in sostituzione della carta oleata, per il confezionamento di fiori, ecc.

    La trasformazione in corpi cavi (particolarmente bottiglie) viene effettuata con la

    tecnologia dell'estrusione-soffiaggio, che ricorda da vicino quella impiegata da secoli per la

    produzione di bottiglie di vetro. Dal PE-HD si ottengono bottiglie rigide anche conspessori molto modesti, il cui impiego preminente per contenere detergenti. Dal PE-LD

    si ottengono bottiglie meno rigide, pi elastiche, facilmente strizzabili a mano per farne

    fuoriuscire il contenuto (squeeze bottles). La tecnologia si presta bene per preparare corpi

    cavi di dimensioni anche rilevanti: si producono fusti, cisterne, serbatoi, di capacit fino a

    200 litri.