IL PIÙ LUNGO FUNERALE DELLA STORIA GIUSEPPEGIUSEPPE · Lui, Gesù la vede «stanca e sfinita». La...

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GIUSEPPE GIUSEPPE Frustrazione Frustrazione successo? successo? Troppi cristiani frustrati, demotivati, depressi, arrabbiati. Giu- seppe, con il suo carattere, la sua fede e il suo modo di com- portarsi, ci indica la strada per evitare una vita nella frustra- zione e assaporare la gioia del “successo”. Ideato e creato da Gianni Rigamonti, 2014 Illustrazioni da internet 16 IL PIÙ LUNGO FUNERALE DELLA STORIA (50:22-26; cfr 12:1 -3; 15:7; Esodo 13:19) Giuseppe aveva la certezza che la promessa di Dio fatta al suo bi- snonno (Abramo) e ai suoi discendenti avrà compimento. Egli fa giurare ai suoi famigliari che le sue ossa saranno portate nella Terra promessa. Egli muore a 11o anni dopo essere vissuto in E- gitto per 93 anni. Quando Mosè, 400 anni dopo, uscì dall’Egitto con tutto il popolo, portarono con sé le ossa di Giuseppe. Il suo fu un funerale durato 40 anni... o o

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GIUSEPPEGIUSEPPE

FrustrazioneFrustrazione

successo?successo?

Troppi cristiani frustrati, demotivati, depressi, arrabbiati. Giu-seppe, con il suo carattere, la sua fede e il suo modo di com-portarsi, ci indica la strada per evitare una vita nella frustra-zione e assaporare la gioia del “successo”.

Ideato e creato da Gianni Rigamonti, 2014 Illustrazioni da internet

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IL PIÙ LUNGO FUNERALE DELLA STORIA (50:22-26; cfr 12:1-3; 15:7; Esodo 13:19) Giuseppe aveva la certezza che la promessa di Dio fatta al suo bi-snonno (Abramo) e ai suoi discendenti avrà compimento. Egli fa giurare ai suoi famigliari che le sue ossa saranno portate nella Terra promessa. Egli muore a 11o anni dopo essere vissuto in E-gitto per 93 anni. Quando Mosè, 400 anni dopo, uscì dall’Egitto con tutto il popolo, portarono con sé le ossa di Giuseppe. Il suo fu un funerale durato 40 anni... o o

Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a ri-prendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni ope-ra buona (2 Timoteo 3:16-17)

1. Qual è il tuo rapporto con La Bibbia? 2. Qual è per te il valore di questo libro? 3. Ritieni di conoscerla abbastanza? 4. Vorresti conoscerla meglio?

Cristiano frustrato?Cristiano frustrato?

No, grazie! No, grazie!

PECORE SENZA PASTORE (Mt 9:35-38)

Osservando la gente intorno a Lui, Gesù la vede «stanca e sfinita». La nostra traduzione non rende bene il testo greco che letteralmente si può tra-durre con «vessate (mal-trattate) e abbandonate (a se stesse)». Perché? Il motivo è che erano «senza pastore».

Quale funzione ha un pastore? La sua funzione è adeguata al carattere delle pecore. Esse sono essenzialmente senza difesa, sia passiva (la velo-cità) sia attiva (le corna). Le pecore potrebbero vivere tranquillamente e senza problemi in un mondo senza lupi (e altri animali predatori). Ma i lupi ci sono! Metaforicamente, poi, ce non sono molti di più di quelli reali.

L’immagine del pastore è molto usata, sia nel VT (salmo 23) sia nel NT (Gv 10:1-21) In questi due noti passi troviamo evidenziate le funzioni del pastore che essenzialmente sono di 1) guida e di 2) protezione. La gente vista da Gesù era senza guida (abbandonate) e senza protezio-ne (maltrattate). Tutto questo causa un senso profondo di frustrazione. Se ciò può essere molto diffuso tra chi non crede, lo è, purtroppo, anche in chi crede. Com’è possibile che un cristiano sia frustrato, triste e de-motivato?

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I DUE DISCEPOLI SULLA VIA DI EMMAUS (Luca 24:13-43)

1. Quali sono gli aspetti salienti dell’episodio? Raccontali. 2. Perché essi erano tristi e depressi? 3. In che cosa speravano? 4. Che cosa ha ucciso la loro speranza?

Due motivi della loro frustrazione 1. Conoscenza sbagliata o parziale di Gesù 2. Speravano in cose non attinenti alla fede Una volta acquisita la giusta comprensione di Gesù e di ciò che potevano aspettarsi, che cosa fanno? Quali sentimenti evocano la loro espressione metaforica («ardere il nostro cuore»; v. 32)?

Ignoranza che produce frustrazione

Non sapere di essere ricchi ci fa vivere da poveri e frustrati. Gesù ha det-to: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Nella libertà la gioia, la soddisfazione (es. la nave in mezzo all’oceano: stavano morendo di sete mentre sotto di loro c’era acqua del Rio delle Amazzoni). Il Rio delle Amazzoni è il fiume più lungo del mondo, 6,937 Km, dieci volte il Po; in esso sfociano 10 mila fiumi di cui 18 sono lunghi oltre 1000 km. Esso ha una portata d’acqua immensa che penetra nell’oceano per oltre 300 k.

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CAPACITÀ DI PERDONARE Il cristiano è una persona che ha ricevuto la grazia di essere perdonata da Dio e la capacità di perdonare gli altri. La capaci-tà di perdonare testimonia del fatto che siamo stati perdonati da Dio. Questo pensiero è stato espresso in modo chiaro da Gesù, sia nella preghiera del Padre nostro (Mat 6:9-15) sia nella parabola dedicata a questo argomento (Mat 18:21-35). La conversione ci porta a essere “figli di Dio” (Giov 1:12) ed essere suoi figli significa acquisire le sue caratteristiche morali (avere il suo stesso carat-

tere, vedi Fil 2:5): se ho ricevuto grazia sarò reso capace di donare grazia. Questo “carattere” non si acquisisce subito, ma in un lungo processo di santifica-zione.

Paolo offre alcune indicazioni importanti sul perdono (Rom 12:17-21). Quali sono gli ele-menti più rilevanti di questo brano? 1) “Non…” (17) 2) “Non…” (19) 3) “Non…” (21)

donare

Vai, ti faccio grazia

Grazie...

Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Io sono Giuseppe; mio padre vive ancora?» Ma i suoi fratelli non gli potevano rispondere, perché erano atterriti dalla sua presenza. Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Vi prego, avvicinatevi a me!» - «Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi ven-deste perché fosse portato in Egitto. Ma non vi rattri-state, né vi dispiaccia di avermi venduto...; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Non siete dunque voi che mi avete mandato qui, ma è Dio… Giacobbe (e gli altri) Giunsero nella terra di Go-scen. Giuseppe salì a incontrare Israele, suo padre… Israele disse a Giuseppe: «Ora, che io muoia pure,

giacché ho visto il tuo volto, e tu vivi ancora!»

Epilogo

SUCCESSO Che cos’è per te il successo? Definizione: dal verbo succedere, accadere. Il successo è la realizzazio-ne dei desideri. Scrivi la top ten dei tuoi desideri

Dei dieci scartane 5.

Dei 5 scegli i tre che vuoi mettere sul podio.

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7

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FEDELTÀ (39:7-20)

Non è possibile parlare di Giuseppe senza menzionare la sua costante fedeltà a Dio. In ogni circostanza egli ha saputo mantenere una solida fede in Dio e una tenace fiducia che Lui gli era vicino e che la situazione era sotto il suo controllo. Anche quando è stato messo in prigione, perché ha voluto essere fedele a Dio, non ha recriminato, non ha alzato il pungo verso Dio dicendogli: “Io ho rifiutato le avance della donna solo perché non ho voluto peccare con-tro di Te (39:9) e ora, per questo motivo, mi trovo in prigione…”. Nell’episodio in cui Giuseppe è sbattuto in prigione, non c’è una sola parola di rabbia da parte sua. Quanti cristiani perseguitati, ieri o oggi, possono fare questo discorso... Qui è presente una verità che non dob-biamo mai dimenticare: la fedeltà a Dio non è garanzia d’immediato benessere fisico. È un errore credere che se sono fedele a Dio mi andrà tutto bene, sempre. Mentre lo sta-vano massacrando, Stefano, il primo martire cristiano, ebbe la forza di pronunciare del-le parole di perdono (Atti 7:60). Le sue parole, come quelle del v. 59, ricordano quelle pronunciate da Gesù sulla croce: tramite esse Stefano dichiara la sua identificazione con Gesù, costi quel che costi. Quante volte nella tua vita hai fatto questa dichiarazione? Io voglio essere come Gesù; io desidero assomigliare a Gesù.

La fede, quando è autentica, diventa fiducia e conduce alla fedeltà.

Fedefiduciafedeltà

Dove c’è fede, c’è speranza Dove c’è speranza, c’è fiducia Dove c’è fiducia, c’è fedeltà

Quando la fede si trasforma in fiducia? Quando prende sul serio ciò che Dio afferma sulla sua Parola e prende delle decisioni coerenti. Le nostre decisioni sono sempre in coerenza con quanto afferma la Bibbia? Per quanto riguarda la nostra correttezza a scuola, nel rapporto con i genitori e/o famigliari in genere, nel rapporto con l’altro sesso ecc. Come ti saresti comportato se ti fossi trovato/a nella stessa situazione di Giuseppe? Facciamo degli esempi concreti*.

Essere come Gesù è la chiave del successo spirituale

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Yosef Che Egli (Dio) aggiunga

LA SUA VITA: UN’ALTALENAUN’ALTALENA SNERVANTESNERVANTE

La sua vita, raccontata nel libro della Genesi (30:22; 37:1-36; 39:1-41:49; 42:1-45:28). Elencate i fatti più importanti della sua vita.

viceré

Favorito del padre

maggiordomo

schiavo carcerato

1. Qual è stato l’atteggiamento di Giuseppe in tutte queste circo-

stanze?

2. Quale importanza ha avuto questo atteggiamento per il raggiun-

gimento del successo?

3. In che cosa consiste il suo successo? È identificabile solo sul fatto

che è diventato un personaggio di rilievo?

DETERMINAZIONE

Lo spirito di determinazione di Giuseppe è evidente quando non rinuncia a vivere e a migliorare la sua situazione anche nei momenti più bui. Egli non è un rinunciatario. Que-sto aspetto si presenta in contrasto con quello precedente. Anche questo è da evidenzia-re: un buon carattere ha in sé degli elementi che possono sembrare in contrasto me che sono invece complementari. Giuseppe sa adattarsi alla situazione in cui si trova, ma con-temporaneamente è proteso verso un miglioramento. In lui non c’è ombra di fatalismo, anche se crede che tutto è in mano di Dio. Il fatalista tende a non far nulla per cambiare la sua situazione, mentre chi non lo è si adopera per il cambiamento.

Forza e rigidità La vera forza non sta nella rigidità, ma nella malleabilità. Un vec-chio canto recita così: “Il vasellaio, Tu sei Signor, io son l’argilla nella tua man”. Queste parole esprimono una verità biblica (Ger 18:3-6). Dio è il nostro Creatore e il nostro Ricreatore. La conver-sione è anche l’inizio di un’opera di ri-creazione: essa è paragona-ta a una nuova nascita che dà inizio a un processo di ristruttura-zione che dura tutta la vita (Giov 3:3,7,8; Filip 1: 6; 17-24). In questo processo di rimodel-lamento del carattere la nostra malleabilità è d‘importanza vitale: un’argilla rigida e sec-ca non può essere lavorata dal vasaio. La determinazione non è rigidità, ma il persegui-mento di uno scopo costi quel che costi. È molto importante, perciò, fare la scelta giusta riguardo il “vasaio”.

Dalle stelle alle stalle Come abbiamo già visto la vita di Giuseppe è una continua snervante altalena tra mo-menti di gloria e altri d’umiliazione. Un’esistenza che ricalca il detto “Dalle stelle alle stalle”. Lui, pur adattandosi alle situazioni, è rimasto fermo, costantemente “morbido” nelle mani di Dio. Il Patriarca non ha aspettato il momento opportuno, ma ha sfruttato ogni occasione per procedere avanti. Se aspetti il momento buo-no per prendere quelle decisioni che faranno un uomo/donna di successo (secondo i canoni divini), questo non arriverà mai. Sebbene si sia trovato spesso nelle stalle per colpa di altri (schiavo e in galera), Giuseppe ha sfruttato ogni occasione per migliorare la sua situazione: maggiordo-mo di Potifar (39:1-6); sorvegliante con incarichi speciali in prigione (39:21-23); viceré dell’impero egiziano (41:37-44). Che cosa può succedere di più grave per un musicista? Per-dere l’udito! Eppure Beethoven scrisse le sue più belle musi-che da sordo. Come si deve sentire un uomo senza braccia e senza gambe? Eppure qual-cuno è riuscito a diventare una persona di successo anche questo stato: Nick Vujicic. Nonostante la sua grave menomazione è un uomo che una vitalità straordinaria ed è un oratore conosciuto in tutto il mondo. 5 12

I SOGNI Benvenuti nel paese dei sogni

I sogni hanno avuto un ruolo determinante nella vita di Giuseppe: i suoi e quelli di altri.

Perché si sogna?

Non esiste una spiegazione universalmente accettata dei sogni. In genera-le si osserva una forte corrispondenza con la fase REM (Rapid eye move-ments = movimenti oculari veloci), durante la quale un elettroencefalo-gramma rileva un'attività cerebrale paragonabile a quella della veglia. Un uomo in media sogna complessivamente per sei anni durante la sua vita (circa due ore per ogni notte). Non si conosce ancora l'area del cervello in cui hanno origine i sogni, né sappiamo se abbiano origine in una singola area o se più parti del cervello vi concorrano, né conosciamo lo scopo dei sogni per il corpo e la mente. Alla domanda esposta perciò possiamo rispondere solo che il nostro cer-vello è in piena attività anche mentre dormiamo,almeno nei momenti REM: questa attività (non controllata dalla volontà) spazia nelle tante cose successe nella vita e nei desideri del sognante. I sogni di Giuseppe erano di altra natura. Nell’incipit della lettera agli E-brei, leggiamo: “Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in mol-te maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, me-diante il quale ha pure creato i mondi”. Dio ha parlato “molte volte e in molte maniere”: una di queste maniere è il sogno. Questi sogni rivelatori Dio gli ha dati ai profeti: “Il Signore disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche profeta, io, il Signore, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui in sogno” (Num 12:6). I sogni concessi a Giuseppe sono chiaramente di natura profetica perché tutti rivelano ciò che in futuro succederà. Anche i sogni concessi ai due servi del Faraone e al Faraone stesso sono di questa natura: essi, in queste occasioni, diventano veicoli della rivelazione di Dio, perciò profeti. Atten-zione, perciò, a non dare ai nostri sogni un ruolo che non hanno.

1) Quali aspetti del tuo carattere consideri i migliori? 2) Quali sono i peggiori che vorresti cambiare? 3) Come pensi di cambiarli? 4) Pensi che Dio possa aiutarti a cambiare? In che modo?

Da ricordare. Di tutti i personaggi della Bibbia solo di due non sono riportati ele-menti negativi: Giuseppe e Daniele. Questo non significa che siano stati perfetti e che non hanno compiuto errori o peccati, ma che la loro esistenza è stata ca-ratterizzata soprattutto da atteggiamenti e scelte positive: essi sono ricordati soprattutto da questi.

ADATTAMENTO

Lo spirito di adattamento di Giuseppe si è rivelato e rafforzato soprattutto nei momenti di prova: quando si trova schiavo in casa di Potifar, e quando è in pri-gione per una colpa non commessa. In entrambi i casi egli non si “piange addos-so” ma dà il meglio di sé.

Essere contenti, un atteggiamento da imparare Questo aspetto caratteriale è stato fondamentale anche per Paolo. A que-sto proposito egli scrive una verità importante (Filip 4:11-13). Ciò che lui afferma è contrario a quello che è il “pensiero comune” che è impregnato dello spirito di rivendicazione: è una piccola follia di chi vuole pensare in modo diverso. In fondo, la conversio-ne è proprio questo: ragionare in mo-do diverso.

Lo spirito del camaleonte Giuseppe e Paolo sono un po’ come il camaleonte: cambiano colore a secondo l’ambiente in cui vivono. Da notare: il camaleonte cambia solo il colore della pel-le, ma fondamentalmente rimane lo stesso. Adattarsi alle circostanze non signifi-ca modificare il proprio carattere né allontanarsi dalle cose in cui si crede, ma semplicemente accontentarsi della situa-zione in cui si vive. Paolo esprime questo “spirito camaleon-tico” con queste parole (1 Co 9:19-22).

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GIUSEPPE: IL CARATTERE

Nel lungo percorso di vita, attraverso esperienze in forte contrasto, Giuseppe è stato sicuramente aiutato dal suo carattere che possedeva questi elementi: 1) adattamento, 2) determinazione, 3) fedeltà, 4)capacità di perdonare. Tutto merito del suo carattere? Chi non ha questo carattere è destinato alla sconfitta e alla frustrazione? Che cos’è il carattere? Una definizione: “Il termine carattere è utilizzato in ambito psicologico per de-scrivere le motivazioni del comporta-mento e i tratti di personalità che ren-dono ogni persona un preciso individuo diverso da un altro”. Il carattere è ciò che mi distingue, che fa di me un indivi-duo con delle peculiari caratteristiche. Come si forma il carattere? 1) Non è solo la somma dei caratteri ereditari. Nes-suno può dire: “Sono fatto così, non posso farci niente!”. È vero, quando nasciamo riceviamo in eredità dai nostri genitori alcuni elementi caratte-riali, ma questi non sono sufficienti a formare il ca-rattere di una persona. 2) Non è solo la somma delle esperienze fatte. Le esperienze che facciamo, in particolare nell’età evolutiva, sono quelle che più contribuiscono alla formazione del nostro carat-tere. Di solito, però, noi interagiamo con l’ambiente che ci circonda fin da piccoli e non siamo dei semplici fogli bianchi sui quali l’esperienza segna i suoi tratti. 3) Il carattere si può modificare. Sebbene che le caratteristiche della nostra personalità rimangano fondamentalmente le stesse, esse possono essere guidate per raggiungere scopi diversi. Non c’è dubbio che Saulo/Paolo aveva un carattere forte, irruento, deter-minato. Che cosa è cambiato in Paolo dopo la conversione? Dio ha guidato il suo carat-tere verso scopi diversi, addirittura contrastanti con quelli precedenti. Se prima perse-guitava la chiesa pensando di fare un servizio a Dio, dopo, con lo stesso impeto e la stes-sa forza di volontà, porta avanti lo scopo che Dio, che gli si è rivelato in Cristo, gli ha indicato. Osserva ciò che egli afferma di sé (Galati 1: 13-23; 1Tim 1:12-14). La conoscen-za di Cristo reindirizza la sua volontà. Il suo carattere focoso fondamentalmente non cambia, ma lascia le redini a Dio. Dopo la sua conversione, Paolo diventa un “bue addo-mesticato” (Atti 26:9-19), mentre prima, a causa della sua ignoranza di Cristo, era te-stardo come un mulo.

Nel carattere di Giuseppe si riscontrano alcuni elementi che lo hanno reso una persona di successo: adattamento, determinazione e fedeltà.

I SOGNI DI GIUSEPPE (37:5-11)

1. I due sogni hanno un solo significato: quale?

2. Qual è stata la reazione dei famigliari quando

ha raccontato i suoi so-

gni?

3. Perché ebbero questa rea-

zione?

Che cosa ne pensi della preferenza di Giacobbe per Giuseppe? È lecito che i genitori (o uno dei due) abbiano delle preferenze

rispetto ai figli? Compiliamo una lista degli errori più comuni che i genitori commettono.

È lecita la reazione dei fratelli? Che cosa fare quando questo avviene? (sia come figli sia come

genitori).

Odio e invidia: una terribile miscela 1) Giuseppe non era obbligato a pascolare le greggi 2) Aveva ricevuto usa speciale veste, segno di una posi-zione sociale superiore 3) I sogni di Giuseppe indicavano un’evidente differenza sociale tra lui e i suoi fratelli

Fasi dell’età evolutiva la prima infanzia (da zero a due anni); la seconda infanzia (da due a sei anni); la fanciullezza (da sei a dieci anni); la preadolescenza (da dieci a tredici anni); l'adolescenza (dai tredici anni in poi).

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I SOGNI DEI SERVI DI FARAONE (40:5-23)

1. Un animo gentile

2. Le occasioni del Signore

3. Dio, l’unico interprete

4. Gli uccelli, il pane e l’uomo morto

5. Quale atteggiamento ha avuto il

gran coppiere nei confronti di Giu-

seppe?

Dai il tuo parere sull’ingratitudine

Che cosa impariamo? 1) L’umiltà di Giuseppe che non prende per sé il merito d’interpretare i sogni. 2) Dio guida la storia (32) 3) Giuseppe nominato viceré (37-44).

(41:1-36)

Maggiordomo di Potifar (39:1-6)

Una carriera fulminea, qual è il segreto? Dio prepara chi sceglie

Giuseppe in carcere (39:7-23) Una donna respinta La tentazione e la via d’uscita (1 Cor 10:13) Dio vede più lontano

TU VEDI PIU' LONTANO DI ME Avevo agito bene Avevo le risposte La strada era quella giusta Ma mi ha portato qua Conosci le mie pene

Per questo chiedo aiuto Adesso che ho rinunciato Io so la verità Tu vedi più lontano di me Tu sai la via Non voglio sapere perché Tu vedi più lontano di me Se questo e' un saggio Non ne vedo la ragione C'ho messo tutta l'intenzione Ma forse no, non basta Non voglio fare peggio La fede sai mi aiuta Ripongo in te la mia fiducia È tutto ciò che resta

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Il coppiere era un ufficiale, confidente del re, che controllava le bevan-

de e gliele versava. Era un incarico di fiducia perché spesso la vita del

re dipendeva da loro: il pericolo di avvelenamento era costante.

Il panettiere aveva la responsabilità di fornire il pane, le focacce e le

torte alla mensa del re.

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* Questi esempi concreti si scriveranno su un bigliettino anonimo: un per ogni bigliettino

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