Il piacere di essere qua
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Transcript of Il piacere di essere qua
Via Parma
Via Piacenza
PiazzaS. G. Bosco
Via Milano
Via
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Viale Europa
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S. G. Bosco
Corpus Domini
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Via Resia
Viale EuropaViale Europavia Sassari
Agenda
volti e vetrine in mostravolti e vetrine in mostra
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Via Sassari
Vicepresidente della ProvinciaAssessore all’edilizia abitativa, cultura, scuola e formazioneprofessionale in lingua italiana
LandeshauptmannstellvertreterLandesrat für Wohnungsbau, italienische Kultur, Schule
und Berufsbildung
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGEAUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL
CIRCOLO CULTURALE DON BOSCO
Panificio Pancheri, via Sassari 24b
Giotto calzature, via Sassari 24c
Intimo Valentina, via Sassari 24d
Pizzeria Il Portichetto, via Sassari 26b
Fiesta Palloncini e Giocattoli, via Sassari 28a
Bar Torre, via Sassari 31
Ferramenta Il Bullone, via Sassari 35
Salone Sensual, via Sassari 39
Phoncenter Gujra Trading, via Sassari 41
Tecnovideo, via Sassari 45
Profumeria drogheria Aldina, via Sassari 49
Bar Malù, via Sassari 51
Hair Cosmetic, via Sassari 61
Cartoleria edicola ART & SOL, via Sassari 63
Estetica Brigitte, via Sassari 67
BBG l'occhiale, via Sassari 87
Bar Gardenia, via Sassari 89
Bar Tiziana, via Sassari 97
Arredamenti Casa Mia, via Montecassino 14
Mercerie don Bosco, piazza S. Giovanni Bosco 27
Bottega del Mondo Le Formiche, via Sassari 4a
Pulimarket, via Sassari 4d
Videoelettronica Vezzù, via Sassari 4e
Multiservice, via Sassari 9a
Ottica Mirko, via Sassari 13c
Coconuda abbigliamento, via Sassari 13b
Tabaccheria, via Sassari 13a
Kiklos, via Sassari 17a
Estetica Etherea, via Sassari 19a
ZER8 abbigliamento per bambini , via Sassari 19b
Latteria del Sole, via Sassari 21a
Salone Etherea, via Sassari 21
Bar Luciano, via Sassari 22a
Autoscuola Europa, via Sassari 22b
Oasi del Gelato, via Sassari 22c
Automazioni Sperandio, via Sassari 22d
Salone Pianeta Donna, via Sassari 24a
segue elenco sul retro di copertina
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COPIA IN OMAGGIO
L'agenda 2011 fa parte del progetto Il piacere di essere qua.
In essa sono raccolte le immagini della mostra del Circolo
Culturale don Bosco – Fotoclub Bolzano diffuse presso i
trentasette esercizi di via Sassari che hanno aderito all'invito
del Dipartimento alla Cultura italiana e della Confesercenti.
via Sassari, volti e vetrine in mostra
Agenda
Circolo Culturale don Bosco
Un progetto del Dipartimento alla Cultura italianain collaborazione con il Circolo Culturale don Bosco e la Confesercenti
Organizzazione
Circolo Culturale don Bosco
a cura di
Denis Isaia
testi
Denis Isaia, Paolo Bill Valente
fotografie
Fotoclub Bolzano
grafica e immagine coordinata
Atelier Grafico di Enrico Visintin, Bolzano
stampa
Litografia Amorth, Trento
Si ringraziano i commercianti di via Sassari per la collaborazione e la disponibilità
Il piacere di essere qua
è un progetto che inten-
de riconoscere e valoriz-
zare il ruolo dei commer-
cianti nella societá e come
moltiplicatori di cultura.
Una mostra presso il Circolo don Bosco e un’agenda
rappresentano la prima fase di un progetto innovativo
che ha coinvolto direttamente anche la Confesercenti.
Sono convinto che la costruzione di una nuova rete fra
istituzioni del territorio, commercianti e consumatori,
contribuirà allo sviluppo economico, sociale e culturale
della nostra provincia. Vogliamo costruire un’alleanza
con i commercianti perché crediamo che possano es-
sere nostri partner nella promozione e sviluppo di una
cittadinanza attiva attraverso l’investimento in cultura.
Buon 2011 a tutti!
Christian Tommasini
Vicepresidente della Provincia Assessore alla Cultura italiana
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Abbiamo accolto con
vero piacere la pro-
posta del Vicepresidente
della Giunta Provinciale ed
Assessore alla Cultura italiana Christian Tommasini
di realizzare una alleanza per diffondere la cultura
nei quartieri della città di Bolzano e, nel contempo,
valorizzare il ruolo dei negozi e delle attività econo-
miche diffusi sul territorio, nelle vie e nelle piazze. È
una scelta, questa, che assume un carattere strategico
fondamentale, crea un rapporto nuovo tra politica e
cittadini ai quali si chiede di non essere solo spettatori,
ma divulgatori e sostenitori della crescita del proprio
territorio.
La mostra e l’agenda sui volti e le storie di via Sassari è
il primo progetto messo in cantiere (realizzato dal Cir-
colo Culturale don Bosco, al quale va il nostro sentito
ringraziamento) ed altri ne seguiranno. Per Confeser-
centi si tratta di una grande opportunità, ma anche di
una sfida, un impegno importante per promuovere il
commercio di vicinato e valorizzarne il profondo lega-
me con il territorio e l’attivismo sociale.
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In una società che sembra dare sempre più spazio al-
l’egoismo e all’individualismo ed in cui i legami sociali
incontrano maggiori difficoltà, intendiamo difendere
e sviluppare presidi di vita e comunicazione, dove non
solo si compra e si vende, ma ci si scambiano relazioni,
valori, sensibilità, punti di vista. In una frase: si vive.
Guardate questi visi, leggete i brevi testi di accompa-
gnamento. C’è un microcosmo incredibile, commercianti
“storici” e nuovi arrivati anche da posti lontani, donne
uomini, persone di ogni età. Ecco, a noi piace pensare il
commercio come qualcosa di molto caldo e molto uma-
no, esattamente quello che avviene in via Sassari.
Paolo PavanDirettore Confesercenti Alto Adige
La nostra associazione è
nata nel quartiere don
Bosco nell’immediato dopo-
guerra e fin dalla sua costitu-
zione si è sempre impegnata nella promozione della
cultura intesa come momento di aggregazione e di
crescita, vivendo e cercando di comprendere le molte
trasformazioni avvenute nel quartiere.
La “via Sassari”, da sempre asse portante del quar-
tiere, è il luogo in cui si affacciano numerose attività
commerciali, che un tempo avevano la peculiarità di
essere il punto di riferimento per molti abitanti della
zona, in gran parte operai. Il rapporto con i negozian-
ti era stretto, a volte anche fiduciario, tanto da per-
mettere l’annotazione su di un apposito libretto della
spesa che sarebbe stata saldata a fine mese. Come
dimenticare quei tempi.
Ed è proprio partendo da questa memoria che abbiamo
colto con grande soddisfazione l’opportunità di seguire
il progetto Il piacere di essere qua. Via Sassari, volti e
vetrine in mostra, certi che questo permetta di offrire
uno spaccato sulla realtà del quartiere. La scelta può
Circolo Culturale don Bosco
10 11
Care lettrici, gentili lettori, l’agenda che state sfoglian-
do è il compendio del progetto il piacere di essere
qua. Essa raccoglie in unico strumento le immagini
della mostra del Circolo Culturale don Bosco, la mostra
diffusa presso i trentasette esercizi che hanno aderito
all’invito del Dipartimento alla Cultura italiana e della
Confesercenti e la campagna promozionale che ha ac-
compagnato il lancio del progetto stesso.
Unitamente alle immagini, al suo interno troverete un
inserto sulla storia di via Sassari a firma dello scrittore
Paolo Valente e un breve memorandum per orientarvi
nelle vostre scelte alimentari.
Lo scorrere delle pagine è accompagnato da alcune
citazioni tratte dalla interviste con i commercianti del
quartiere. Esse sono lo strumento per addentrarci gior-
no dopo giorno nelle questioni che il commercio di vi-
cinato affronta e un modo per far emergere le vere e le
presunte problematiche del quartiere don Bosco.
Da quando vivo da queste parti, via Sassari mi è stata
descritta come il peggio che potessi incontrare a Bol-
zano. Shanghai e Bronx italiano sono solo due degli
epiteti che nella mia testa hanno marchiato il quar-
Il piacere di essere quaappunti per una società qualitativa
sembrare tardiva, ma va comunque colta per riuscire a
documentare una evoluzione storico-culturale e sociale
dell’essere cittadini di quella parte della città.
Ci auguriamo che l’attuazione di questo progetto,
voluto e condiviso con il Dipartimento alla Cultura
italiana e la Confesercenti, serva a far emergere gli
elementi che contraddistinguono il commercio inteso
come servizio di vicinato e al tempo stesso a mante-
nere quel legame con il territorio creatosi nel corso
del tempo.
Emo MagossoPresidente del Circolo Culturale don Bosco
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tiere don Bosco. Bene, in questo caso la cattiva fama
ha fatto un buon lavoro! Come curatore del proget-
to, dopo aver intervistato tutti i negozianti aderenti,
posso affermare che non solo, in termini generali, la
situazione economica e sociale della via è buona, ma
il rapporto proporzionale fra i prezzi delle locazioni e
l’alto passaggio, garantisce buoni guadagni e - cosa
ancor più importante - regala a chi lo desidera, ma
non ha grandi mezzi, l’opportunità di provarci. “Prima
stavamo in centro, ma lì si hanno delle difficoltà a far
fronte agli affitti. Quello che guadagni lo devi lasciare
al proprietario delle mura. Qua abbiamo più spazio
e più soddisfazione”. Le parole di un commerciante
visualizzano in maniera piuttosto chiara un equilibrio
che altrove sembra raro. Non è una questione solo di
prezzi degli affitti dei locali. “Qua ho ritrovato uno
spirito popolare. I clienti mi portano la torta o la frut-
ta. Sono cose che in una città non è semplice trova-
re. Fa piacere.”, mi ha detto un altro negoziante. E la
sicurezza? “Dicono tanto, ma noi qua stiamo bene”.
Infatti: “A me capita spesso di scaricare la merce di
notte, a volte alle 11, altre alle 2, ma non ho mai avuto
la sensazione di essere in pericolo”. “Certo anche qua
ci sono stati piccoli atti di vandalismo. Danno fastidio,
però succedono ovunque: in città fra bottiglie spacca-
te e schiamazzi è peggio”. Allora in via Sassari si può
perché il tessuto sociale e commerciale è forte, si può
perché i prezzi sono accessibili, ma si può anche per-
ché molti fra i commercianti che ho incontrato, hanno
mostrato un’ottima capacità di leggere il presente e
orientare le proprie strategie commerciali.
Conviene entrare nei dettagli: il panorama economico
generale e anche quello della Via, rivela delle criticità:
a fronte di una situazione mediamente buona, alcune
classi merceologiche sono in sofferenza perché sotto-
poste a dinamiche sfavorevoli. La pressione esercitata
dalla grande distribuzione si fa sentire. Così come si
fanno sentire gli effetti regressivi della crisi economi-
ca. In particolare si segnalano: l’ascesa di nuovi com-
mercianti che fanno leva esclusivamente sul prezzo
e la tendenza del consumatore ad orientarsi verso il
risparmio a tutti i costi. L’insieme di questi ingredienti
rappresenta il rischio più grave per la qualità del tes-
suto culturale, sociale e commerciale. “Noi svolgiamo
un ruolo sociale nel quartiere. Se un cliente viene a
chiedermi da bere quando è ormai evidentemente
ubriaco, io mi rifiuto. Altri invece lo fanno… diciamo
che alcune categorie di commercianti guardano solo
al profitto immediato, senza pensare alle conseguenze
per il tutto”. Di fronte a questa realtà molti commer-
cianti si trovano davanti ad una scelta: o lanciarsi in
una concorrenza spietata a somma zero, o ingegnarsi
14 15
per ricalibrare l’approccio del consumatore verso una
vita qualitativamente migliore.
Facile da dire, ma difficile da fare. Eppure questa è la
sfida che attende il commercio di vicinato nel futuro.
È un lavoro complesso che i commercianti da soli non
possono affrontare e che ha evidentemente bisogno di
progetti come questo che uniscono alla promozione, un
approccio culturale, incentrato sulla responsabilità del-
l’offerta e della domanda.
“Noi ancora non siamo usciti mentalmente dal periodo
delle vacche grasse. In giro c’è molta improvvisazione”.
Sembra un paradosso, ma le parole di uno dei commer-
cianti più avveduti sono uno sguardo ficcante sul nostro
presente: se la floridezza del sistema favorisce anche lo
sviluppo di competenze improvvisate e economie di sca-
la a bassa qualità, la crisi, per converso, dovrebbe essere
l’occasione per ripensare il senso del valore.
Tirare in ballo la qualità significa fare i conti con la
questione del valore. Tutti noi vorremmo avere una
vita qualitativamente migliore, ma come fare, se ba-
nalmente non ce lo possiamo permettere? La doman-
da è spontanea, ma mal posta. Quello che dovremmo
chiederci è piuttosto: quando pensiamo di risparmia-
re, stiamo effettivamente risparmiando? Abbiamo fat-
to bene i conti? In base a cosa stiamo misurando il
nostro benessere? La qualità del sistema migliora o
peggiora? Stiamo dando valore all’invenzione e alla
cura, oppure favoriamo chi ci guarda come uno fra
i molti possibili numeri? La qualità della nostra vita,
ovvero la nostra capacità di avere relazioni e conosce-
re, è migliorata o peggiorata? Durante un’intervista
un commerciante mi ha fatto notare: “...quando vai
in un grande magazzino entri con l’idea di spendere
10 euro ed esci con 40 o 50 euro di roba..”. Inoltre
conosciamo ciò che stiamo comperando? Che valo-
re educativo ha per un bambino come per noi, una
passeggiata nel supermercato, rispetto al saluto del
gelataio o all’illustrazione paziente della produzione
di un prodotto da parte del commerciante di fiducia?
I commercianti di quartiere, o la maggior parte di essi,
conoscono bene i prodotti che vendono, a volte ne
sono loro stessi produttori e sanno i benefici che han-
no avuto su altri consumatori. Affidarsi a chi persegue
la qualità e la conoscenza del proprio prodotto e/o
servizio, equivale ad avere una consulenza gratuita di
uno specialista sotto casa. Riconoscerlo è un contri-
buto fondamentale per dare corpo al futuro che vo-
gliamo, cioè un sistema in cui competenze e meriti
ottengano i giusti riscontri.
Denis Isaiacuratore del progetto
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“Di via Sassari sono il parroco, il confessore, il poliziotto, l’infermiere…”
Roberto Polli – Bar Tiziana
Roberto Polli, Edera Spada, Cristina Bovo
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“I negozi di quartiere sonoil vero sale della città.”
Fabrizio Leonardi – ferramenta Il Bullone
Edelgard Maria Knoll, Fabrizio Leonardi
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“Se mi offrissero di cambiare zona non saprei dove andare. Qua la gente è tran-quilla, ma allo stesso tempo è viva.”
Elmar Webber – autoscuola Europa
Elmar WebberElmar Webber
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Via Sassari, una breccia nel confine
Anno 1957. Il comune di Bolzano impegna 13 mi-
lioni di lire per realizzare il tratto di via Sassari
che da via Alessandria porta a via Resia1. La città si
espande e nel farlo segue un percorso che appare
scontato e naturale: dal centro alla periferia, dai vecchi
quartieri alla campagna. Naturale ovunque, ma non
nel capoluogo altoatesino, dove ogni luogo è ricolmo
di valenze simboliche e segnato dagli sfregi del passa-
to. I frutteti si oppongono alla città al pari di una verde
invalicabile trincea.
La via Resia si presenta come un confine tra un “den-
tro” ostaggio del caos della storia ed un “fuori” senza
tempo. Un “fuori” che appartiene ad una dimensione
atemporale che difficilmente riesce ad interloquire con
la quotidianità di un centro urbano che prima di esse-
re tale è esso stesso un intreccio di ritmi. Le caden-
ze vagamente frenetiche della città operaia, il tempo
scandito dalle attività parrocchiali, gli orari lunghi del
commercio al dettaglio che popola ed anima la vita di
una strada. Al di là di quella frontiera, via Resia, i ritmi
circolari delle stagioni, della preparazione dei campi,
della loro cura meticolosa, del sospirato raccolto e del
silenzioso riposo.
1martedì
2mercoledì
3giovedì
“…la gente vuole i grandi centri commerciali, ma
vuole anche che non si chiudano i negozi di vicinato.
Ad un certo punto bisogna decidersi. Se tutti i nego-
zi chiudessero il quartiere sarebbe un deserto.”1. Bolzano. Attività amministrativa 1957-1961, a cura dell’Ufficio Stampa del Comune di
Bolzano, 1961, “I lavori pubblici”, p. 73.
32 33
C’è vita dentro e c’è vita fuori. Ma sono vite che non si
incontrano. Non hanno appreso un linguaggio comune.
Si guardano con diffidenza, a volte con rabbia. Non san-
no nulla l’una dell’altra. E ciò che l’una crede di conosce-
re dell’altra è inquinato da decenni di soprusi e violenze,
dalla guerra e dai suoi effetti ancora ben visibili.
Nell’anno del Los von Trient la via Sassari si pone come
un varco, un canale sterrato che conduce diretto dalla
chiesa di don Bosco e dal quartiere delle semirurali al-
l’aperta campagna. Attraversa isolati che stanno anco-
ra sulla carta e zone prive di urbanizzazione, apre una
breccia tra quel “dentro” e quel “fuori”. È una sorta di
via Gluck che anno per anno si trasforma radicalmente,
però senza il rimpianto di un idillio che si rompe.
Se c’è qualcosa che ca-ratterizza Bolzano fin dalla sua nascita è il commercio. La città si sviluppa a partire dal XII secolo come borgo mercantile ad opera dei vescovi di Trento e delle famiglie nobili che divi-dono il potere tempo-rale sulla contea. Una potestà controversa, so-
prattutto al farsi avanti dei signori di Tirolo. La contesa ruota proprio attorno a Bolzano, alle sue chiese, ai suoi palazzi e alle sue mura.Il conflitto si risolve alla fine del XIII secolo a favore di Mainardo II di Tirolo-Gorizia, duca di Carinzia, la cui pre-ziosa eredità passa agli Asburgo nel 1363. Dopo l’istitu-zione di un consiglio comunale ad opera di re Federico III (1442), col duca Sigismondo e re Massimiliano, Bolzano diviene, per la “Terra tra i monti”, un centro economico di rilievo. Nello stesso periodo il potere politico si trasfe-risce di fatto ad Innsbruck. Merano, l’antica capitale, ri-mane privata delle sue prerogative languendo per secoli anche sotto il profilo del commercio, che ora transita
lungo l’asse del Brennero.
34 35
L’importanza della città del Talvera cresce nel corso del
Cinquecento e del Seicento. L’arciduchessa Claudia de’
Medici consacra la sua vocazione agli scambi coll’istitu-
zione di un Magistrato Mercantile negli anni 1633/35.
Già in questi secoli si profila quell’antinomia tra città e
campagna, borgata commerciale e contado, che disegna
due realtà tra le quali si innescano tensioni, pur restan-
do sempre un certo grado di scambio e comunicazione.
Nobili, commercianti, artigiani, contadini, servi agricoli
appartengono a mondi diversi e tuttavia non possono
prescindere gli uni dagli altri. La comunità urbana si dà
le sue regole e si mostra di volta in volta più chiusa o più
aperta nei confronti di chi vive “fuori” o viene da lonta-
no. Ma è un fenomeno comune a molti altri centri.
Il rione delle casette semirurali appartiene ad un’epoca
tutta nuova. Il grande cambiamento urbanistico che
interessa il quartiere don Bosco avviene a seguito della
creazione della Zona Industriale a partire dalla metà degli
anni Trenta del Novecento. Tra Ottocento e Novecento
alle tradizionali dinamiche che animano il territorio, si
sono aggiunti lo sviluppo industriale e le questioni in-
nescate dai nazionalismi che nascono ed esplodono in
tutta Europa con le conseguenze marcanti che perdu-
rano tuttora.
In quest’area di Bolzano prende forma un quartiere ope-
raio che è una città nella città. Un segmento intermedio
tra il centro storico e la campagna. Un pezzo di storia ca-
lato lì chissà da dove. La cui identità è oscura sia a chi lo
abita che a chi lo guarda sospettoso dall’esterno. E tutta-
via sono un luogo, le semirurali, in cui nascono relazioni,
si crea spirito comunitario e solidale. Lontano dalla monu-
mentalità di regime e dagli antichi portici, vicino alle fab-
briche e ai campi. Periferia, ma pur sempre cuore pulsante
di tante piccole storie e di una miriade di attività.
Partire dal centro di Bolzano, varcare il fiume, raggiun-
gere i rioni attorno alla chiesa di don Bosco e prose-
guire, lungo la via Sassari, per raggiungere il “confine”
di via Resia, significa compiere un viaggio nel tempo e
nella storia complessa e complicata di questa terra.
36 37
Il fatto che durante la guerra oltre il “confine” ci fosse
anche un lager dice come vicinanza e lontananza siano
concetti relativi. Il campo di concentramento è lontano,
invisibile dal centro di Bolzano, ma vicino, prossimo alle
casette operaie. In comunicazione con chi le abita.
Nazionalismi e dittature hanno camminato lungo quel-
la strada, la via Sassari, ancor prima che essa fosse con-
cepita. Ma vi hanno pure trovato una falla, una pietra
d’inciampo, poiché là dove si sarebbe voluto il silenzio,
il passaparola tra le persone ha reso vana, di fatto, la
frontiera.
Fino alla fine degli anni Cinquanta le semirurali continuano
ad essere Heimat per migliaia di persone2. Siamo ancora ai
margini della città. Il Piano Urbanistico comunale del 1964
prevede il rifacimento di tutta la zona. Poiché pesa forte-
mente il problema della carenza abitativa, nel frattempo si
è continuato a costruire. Ma i progetti di nuove case sono
motivo di scontro. L’adunata di Castelfirmiano del 1957
è convocata proprio per protestare contro l’espansione
edilizia, vissuta in modo antitetico da parte di chi guida le
sorti dei due gruppi linguistici. Ed uno dei primi attentati
dinamitardi, nell’aprile del 1959, colpisce proprio un edifi-
cio in costruzione nella nuova via Sassari.
Le scelte urbanistiche sono motivo di confronto serrato,
di scontro e di crisi. Gli amministratori comunali ne sono
ben consapevoli. La politica urbanistica, affermano, deve
“tendere a disciplinare e a coordinare l’espansione della
città, non solo, ma deve preoccuparsi di sostituire ciò
che non ha più significato, di occupare spazi nuovi con
criteri di economicità e di salvaguardia del paesaggio, di
individuare le zone degli insediamenti, affinché tutto ri-
sulti legato razionalmente come fatto interno cittadino e
diventi allo stesso tempo una componente, una forza del
piano intercomunale. La politica urbanistica è dunque un
fatto complesso, che si presenta – ancor prima di essere
proiezione, di essere futuro – come continuazione del 2. Cfr. Gruppo di lavoro Per un Museo delle Semirurali (a cura di), Semirurali e dintorni, Città
di Bolzano 2004: Carlo Azzolini, “Appunti per una storia urbanistica delle Semirurali”, pp. 116-127; Martha Verdorfer, “Bolzano dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri”, pp. 162-179; Ennio Marcelli, “Le Semirurali di Bolzano”, pp. 206-233.
38 39
passato, della storia, della tradizione, del folclore, dello
stesso sentimento religioso, della cultura in senso lato”3.
Il rifacimento sistematico dei rioni attorno a via Sassari
e la creazione del quartiere Europa sarebbero stati pos-
sibili solo nel diverso quadro normativo e istituzionale
stabilito col nuovo Statuto di autonomia del 1972. La
storica tensione tra città e campagna, in altri termini tra
Bolzano e provincia, segue fino ad oggi gli eventi come
un filo che non si interrompe.
Tuttavia dove la politica arranca, le persone non ces-sano di intrecciare relazioni. Come racconta il vecchio fotografo: “Venivano da me anche dalla campagna, persone di lingua tedesca. Si trovavano bene, ritorna-vano”. E il commerciante di elettrodomestici: “Vendo anche a gente di lingua tedesca… vengono dai paesi a comperare da me”. E confida: “Una volta, quando vendevamo degli elettrodomestici nei paesini, dove-vamo andarli a consegnare di notte per evitare che i vicini o i negozianti del posto sapessero che aveva-no comperato da altri…” Il commercio, da sempre, è
luogo di incontro. Una zona franca dove si può svi-
luppare un linguaggio comune, capace di sciogliere le
contraddizioni ambientali.
Del resto via Sassari anche oggi è uno spicchio di mon-
do. “Vengono persone di tutte le nazionalità e ognu-
no ha il suo stile e le sue esigenze”, si dice al call center.
È una piccola scuola di pazienza e di tolleranza. Così
anche per chi si rivolge alla scuola guida: “Nel quar-
tiere c’è un bel flusso di persone. Ci sono negozi che
attirano clienti anche da fuori…” O alla parrucchiera:
“C’è mescolanza di persone, insomma c’è un po’ di
tutto, ma c’è tutto quello che serve, sia come attività
commerciali che come servizi alla persona”. Una me-
scolanza che può anche preoccupare. Però al bar ti di-
cono che “questo è un bel rione, la gente è tranquilla
e non ci sono grandi problemi”. E che i nuovi arrivati si
integreranno in fretta. “D’altra parte ogni venticinque
anni qua c’è l’invasione e è extracomunitaria. Io – spie-
ga il titolare – cerco di aiutarli. Vengono qua con le liste
della cartoleria e proviamo a completarle.3. 1961-1964, Bolzano-Bozen, pubblicazione edita dal Comune di Bolzano, 1964, “I
presupposti del Piano regolatore e della politica di quartiere”, p. 59.
40 41
Via Sassari non è vissuta affatto come periferia. “È una buona zona di lavoro”, si dice all’autoscuola. “C’è tutto e si è a metà della città. Se mi offrissero di cam-biare zona non so dove potrei andare per migliora-re… Questo è un posto dove si sta bene, la gente è tranquilla, ma allo stesso tempo è gente viva. Nella via ci sono molte attività artigianali, c’è gente che sa lavorare, che offre cose interessanti, è una via viva…”. E il titolare della pizzeria: “Ho scelto di stare in via Sassari perché è il mio quartiere e mi trovo bene con questa gente”. Ha lavorato anche in centro, ma non tornerebbe indietro. E se l’ente pubblico non interviene con sue iniziative ci si dà comunque da fare. “Quello che fai te lo devi inventare tu, così ci si arrangia”. Del resto, si dice, “il quartiere si è rinnovato molto. È una zona piena di luce e molto vivibile. Ci sono tutti i servizi commerciali… Poi da quando negli ultimi decenni hanno aggiunto anche gli uffici pubblici, allora l’offerta si è completata”. Tra negozianti e clienti c’è un rapporto umano e ami-chevole. In cartoleria: “Qua ho ritrovato uno spirito popolare. I clienti mi portano la torta o la frutta. Sono cose che in una città non è semplice trovare. Fa pia-cere”. Al bar: “Il mio rapporto con i clienti è splendi-do. Abito qua vicino, conosco tutti. Mi piace quando i miei clienti stanno bene. Chi entra al bar si vuole ri-lassare dieci minuti, se poi li vedo anche allegri, allora
la cosa mi soddisfa ancor di più”. Oppure: “Quando
lavori in un bar all’interno di un quartiere popolare è
come stare in famiglia. La gente ti vuole bene, auten-
ticamente bene”. In drogheria: “Il mio rapporto con i
clienti è buonissimo. Se ho mal di pancia mi portano la
camomilla, oppure se mi vedono in difficoltà vanno a
farmi la spesa”. Al negozio di calzature: “La gente del
quartiere viene sempre da me. È un po’ come andare
in latteria… Vendo cose basilari, in cui però c’è ancora
bisogno del consiglio. Via Sassari è una buona via, è
molto frequentata e ci sono tantissime famiglie con
bambini. In via Sassari c’è una tradizione del commer-
cio. È una via che funziona. Il rapporto con i clienti è
bellissimo. Scendere di casa e salutare la gente è un
valore a cui non rinuncerei”.
I commercianti percepiscono bene l’importanza del
loro ruolo. “All’interno del quartiere facciamo un ser-
vizio quasi sociale. Se non ci fossero i negozi la strada
morirebbe, la gente non andrebbe in giro, il quartiere
stesso morirebbe. Se mancano i negozi la gente non
esce per strada. Otterremmo l’effetto dei vari quartieri
dormitorio, senza comunità. I negozi sotto casa non
sono solo comodi, sono anche belli, perché animano
i quartieri, danno un senso alle città”. Lo vede anche
chi è arrivato da poco: “È un quartiere che bisogna
conoscere. È un quartiere popolare, ci sono persone
42 43
senza troppi grilli per la testa… Dopo un po’ dei clienti
sai tutto”.
È chiaro che i problemi non mancano. Gli orizzonti della clientela si allargano e la mobilità aumenta. La concor-renza della grande distribuzione mette in crisi i “picco-li”. La merceria “cinquant’anni fa era un riferimento. Se si doveva comperare delle stoffe, un bottone o quan-t’altro, non c’era neanche il dubbio su dove andare. Ora invece la gente va in giro, si sposta”. Al bar si sostiene che “i megastore disintegrano l’economia di un quar-tiere. Quel modello di sviluppo basato solo sui numeri e sul marketing distrugge il tessuto sociale”. La nuova situazione può essere affrontata con l’inventi-va dei singoli e con nuove idee. Alla Bottega del Mondo si sente, per il rione, “la mancanza di un’area pedonale in cui le persone possano passeggiare… Quando la via viene chiusa al traffico il quartiere si rianima… Anche le iniziative culturali da queste parti latitano, peccato, perché quando ci sono la gente partecipa volentieri”. C’è un sentire comune: “Bisogna cercare di far cam-minare la gente nei propri quartieri. Insegne, luci nelle vie, marciapiedi accoglienti. La via deve essere un luogo di ritrovo. Dovremmo tutti cercare di fare più aggrega-zione nella via, collaborare fra di noi ed invogliare la gente a stare nella via”. Ed è necessario puntare sulla qualità. “Ognuno di noi deve essere un piccolo grande professionista nel suo lavoro”, si sente dire alla latteria.
Il senso di appartenenza ad una comunità è condizione necessaria: “Se hai un prodotto di qualità non c’è biso-gno di fare pubblicità. Nel nostro settore se sei capace di fare il tuo lavoro ed hai una buona offerta, la pubbli-cità lavora da sola e meglio con le persone”. Si può trarre vantaggio persino dalla presenza di un su-permercato. È il caso del panificio. “Se hai un prodotto di qualità, il pane e il latte la gente lo compera qua, non al supermercato. La gente è affezionata alla qualità del pane”. Infine: “Crescere troppo non va bene, bisogna sapersi misurare e accontentare, se hai un buon rap-porto fra lavoro e soddisfazione allora il più è fatto e c’è da stare tranquilli”. In definitiva “questa è un’ottima via. Può ancora migliorare, ma per funzionare bene ha bi-sogno di collaborazione fra i commercianti. Dobbiamo scambiarci le idee, moltiplicare e diversificare i servizi... Se fra i commercianti c’è simpatia e collaborazione allo-ra la gente si affeziona alla via”4.
Via Sassari: una strada che pare quasi una piazza, luo-go di scambio, di partecipazione e di comunicazione. Una breccia nel confine che le persone hanno ormai
imparato a varcare.
Paolo Bill Valente
4. Le interviste ai commercianti sono state raccolte da Denis Isaia, 2010.
“Quando lavori in un quartiere popolare la gente ti vuole autenticamente bene.”
Maria Grazia Nardon – Bar Torre
44
4venerdì
5sabato
6domenica
Maria Grazia Nardon, Ringhio, Salvatore LerarioMaria Grazia Nardon, Ringhio, Salvatore Lerario
“Fare una riparazione o un nuovo paio di occhiali è una soddisfazione.”
Arman Razmjoo Nejad – BBG l’occhiale
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7lunedì
8martedì
9mercoledì
Arman Razmjoo NejadArman Razmjoo Nejad
48 49
10giovedì
11venerdì
12sabato
13domenica
14lunedì
15martedì
16mercoledì
17giovedì
“Quando le persone escono felici dal mio negozio so che la giornata è andata bene.”
Barbara Paissan – Salone Etherea
50
18venerdì
19sabato
20domenica
Barbara Paissan, Alessia ZamignanBarbara Paissan, Alessia Zamignan
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21lunedì
22martedì
23mercoledì
25venerdì
26sabato
27domenica
28lunedì
24giovedì
“Il giorno del mio compleanno le prime a farmi gli auguri sono le mie clienti.”
Valentina Prezzi – Intimo Valentina
54
1martedì
2mercoledì
3giovedì
Valentina Prezzi
“Quando la gente si lascia andare allora so che ho fatto un buon lavoro.”
Morena Moretto – Estetica Etherea
56
4venerdì
5sabato
6domenica
Giulia Aldegani, Morena Moretto
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“…qua ho ritrovato uno spirito popolare. I clienti mi
portano la torta o la frutta. Sono cose che non è sem-
plice trovare.”
7lunedì
8martedì
9mercoledì
10giovedì
11venerdì
12sabato
13domenica
60 61
14lunedì
15martedì
16mercoledì
17giovedì
18venerdì
19sabato
20domenica
“…io avevo l’attività a San Giacomo, ma volevo
cambiare ed allargarmi. Così un giorno mi sono
detta, oggi lo trovo. Sono partita con la bici ed ho
visto questo locale. In questo negozio ho potuto
fare quello che volevo. Sapevo che avrei dovuto
pagare di più rispetto a prima, ma sapevo anche
che avrei aumentato il lavoro.”
“Qua in via Sassari c’è la giusta visibilità ed è comodo per tutti, clienti e dipendenti.”
Andrea Sperandio – Automazioni Sperandio
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21lunedì
22martedì
23mercoledì
Andrea Sperandio, Manuela Facinelli, Mattias Carlin
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24giovedì
25venerdì
26sabato
27domenica
28lunedì
29martedì
30mercoledì
31giovedì
Giuliana Giordani, Valter Vezzù, Giovanni Vezzù
“…oggi si torna ad essere un laboratorio, com’era all’inizio.”
Giovanni Vezzù – Videoelettronica Vezzù
66
1venerdì
2sabato
3domenica
68 69
4lunedì
5martedì
6mercoledì
7giovedì
“…anche il consumatore dovrebbe essere più respon-
sabile. Chi compera a basso costo alimenta la bassa
qualità e il lavoro nero; così va tutto in malora: la salu-
te, la qualità della vita, la qualità delle relazioni…”
8venerdì
9sabato
10domenica
“La nostra mozzarella dura cinque giorni, quella del supermercato venti. Ci sarà una dif-ferenza, o no?”
Stefania Laera – Latteria del Sole
70
11lunedì
12martedì
13mercoledì
Ester Picciarelli, Stefania Laera
72 73
14giovedì
15venerdì
16sabato
17domenica / le palme
18lunedì
19martedì
20mercoledì
“…noi siamo al limite delle nostre capacità produt-
tive. Possiamo aprire ancora un altro negozio, poi
dobbiamo fermarci, altrimenti la nostra filosofia
andrebbe a farsi benedire.”
74 75
22venerdì
23sabato
24domenica / pasqua
25lunedì / anniv. della liberazione
26martedì
27mercoledì
“…il segreto è far capire alla gente che deve fare
un passo indietro. Non si può fare la spesa una vol-
ta al mese e pretendere di mangiare prodotti sani
o freschi.”
21giovedì
“Produciamo 100 tipi di pane fresco, di cui 80 ogni giorno.”
Mauro Pancheri – Panificio Pancheri
76
29venerdì
30sabato
Raissa Costa
28giovedì
78 79
6venerdì
7sabato
8domenica
2lunedì
3martedì
4mercoledì
5giovedì
1domenica / festa del lavoro
“… nel negozio divido tutto per colore, così c’è vivacità, ma non confusione.”
Letizia Veronese – Coconuda
80
9lunedì
10martedì
11mercoledì
Roberto Napoletano, Letizia Veronese
82 83
12giovedì
13venerdì
14sabato
15domenica
16lunedì
17martedì
18mercoledì
19giovedì
“Venire da noi è un po’ come andare in latteria, vendiamo cose basilari, in cui però c’è ancora bisogno del consiglio.”
Stefano Grezzani – Giotto calzature
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20venerdì
21sabato
22domenica
Patrizia Filippi, Stefano GrezzaniPatrizia Filippi, Stefano Grezzani
“Del nostro mestiere ci piace tutto, il contatto con la gente, ordinare la merce, consigliare le persone.”
Cristina Nicolli – ZER8
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23lunedì
24martedì
25mercoledì
Marina Reffo, Cristina Nicolli
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26giovedì
27venerdì
28sabato
29domenica
30lunedì
31martedì
“…dovremmo tutti cercare di fare più aggregazio-
ne, collaborare fra di noi ed invogliare la gente a
stare nella via. Non dobbiamo isolarci, non dobbia-
mo andare indietro e chiuderci in noi stessi, abbia-
mo bisogno di confrontarci con il nuovo accanto-
nando pregiudizi e false paure.”
90 91
1mercoledì
2giovedì / festa della repubblica
3venerdì
4sabato
5domenica
6lunedì
7martedì
8mercoledì
“Se nel quartiere riesci ad essere il punto di riferimento del tuo settore, allora il lavoro è garantito.”
Davide Galvan – Kiklos
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9giovedì
10venerdì
11sabato
Davide Galvan, Morena Zancanella, Gabriel GalvanDavide Galvan, Morena Zancanella, Gabriel Galvan
94 95
12domenica / di pentecoste
13lunedì / di pentecoste
14martedì
15mercoledì
16giovedì
17venerdì
18sabato
19domenica
“Con il nostro lavoro devi essere calmo. Qua vengono persone di tutte le nazionalità e ognuno ha il suo stile e le sue esigenze.”
Amar Ali Tahir – Phoncenter Gujra Trading
Mohammad Ali Ashraf, Amar Ali Tahir96
20lunedì
21martedì
22mercoledì
98 99
23giovedì
24venerdì
25sabato
26domenica
27lunedì
28martedì
29mercoledì
30giovedì
“Quando sono arrivata in Italia non era pensabile trovare un posto come insegnante… mi sono data da fare, ho fatto il corso ed ora ho un bel negozio.”
Bridiza Hasambelli – Estetica Brigitte
Bridiza Hasambelli100
1venerdì
2sabato
3domenica
“Qua la gente passa e saluta sempre.”
Dongzhu Qiu – Bar Gardenia
Dongzhu Qiu102
4lunedì
5martedì
6mercoledì
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7giovedì
8venerdì
9sabato
10domenica
11lunedì
12martedì
13mercoledì
14giovedì
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“Abbiamo incominciato con i palloncini, poi i giochi ci sono venuti dietro.”
Mesmaide Rodriguez – Fiesta
Massimo Oliana, Gioia Cozza, Debora Zampieri, Mesmaide Rodriguez, Slagia Ostovic
15venerdì
16sabato
17domenica
Massimo Oliana, Gioia Cozza, Debora Zampieri, Mesmaide Rodriguez, Slagia Ostovic
108 109
18lunedì
19martedì
20mercoledì
21giovedì
22venerdì
23sabato
24domenica
“…l’unica arma che ho per essere competitivo con
la grande distribuzione è essere vicino al cliente.
Parlo con il cliente, spiego come funzionano le
cose, ascolto le sue esigenze e se serve vado a casa
per mostrargli come funziona il prodotto.”
Khan Afteb, Erfan Rashid110
“Nella vita è meglio avere una sola cosa importante e fare quella.”
Erfan Rashid – Pulimarket
25lunedì
26martedì
27mercoledì
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28giovedì
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30sabato
31domenica
1lunedì
2martedì
3mercoledì
4giovedì
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“Il nostro locale è delle mamme e dei bambini del quartiere.”
Mariano Cristellotti – Oasi del Gelato
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6sabato
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Mariano CristellottiMariano Cristellotti
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8lunedì
9martedì
10mercoledì
11giovedì
12venerdì
13sabato
14domenica
15lunedì / ferragosto
Luciano Cassini118
16martedì
17mercoledì
18giovedì
“Nel quartiere gira un detto: Dio li fa e piano piano, li manda da Luciano.”
Luciano Cassini – Bar Luciano
Ilaria Malafarina, Debora Rotella, Sabrina De SantisIlaria Malafarina, Debora Rotella, Sabrina De Santis120
19venerdì
20sabato
21domenica
“La parrucchiera è il bar delle signore.”
Sabrina De Santis – Salone Pianeta Donna
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22lunedì
23martedì
24mercoledì
25giovedì
26venerdì
27sabato
28domenica
“…la televisione non corrisponde alla realtà, lì la
bellezza è standard, ma quella non è bellezza. Tutti
dicono che è colpa dei ragazzi d’oggi. Non è vero,
siamo noi che stiamo proponendo ciò che non esiste,
quando anche un difetto può essere intrigante.”
Yelena Chacon, Anna Marturano, Mattia MorzentiYelena Chacon, Anna Marturano, Mattia Morzenti124
29lunedì
30martedì
31mercoledì
“Le donne dovrebbero fregarsene della te-levisione e coltivare la propria femminilità.”
Anna Marturano – Salone Sensual
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Se sai cosa mangi vivi meglio
Un tempo difficilmente gli alimenti nascondevano qualcosa. Per scegliere un prodotto bastava guar-
darlo, toccarlo e annusarlo. Quanto alla provenienza, anche in quel caso i dubbi erano pochi. Se non si co-nosceva direttamente il campo in cui i prodotti erano stati coltivati o allevati, poco mancava. Il sistema di pro-duzione industriale alimentare ha aumentato la distanza fra il produttore e il consumatore. Non è solo un fatto di chilometri. Esigenze di conservazione e di trasporto, di economia di mercato e di promozione, hanno pro-fondamente allontanato il prodotto da chi lo sceglie. In poche parole, spesso non sappiamo cosa stiamo man-giando: quando siamo chiamati a leggere un prodotto industriale, il tatto e il fiuto non ci sono d’aiuto e gli occhi possono essere facilmente ingannati. Anche l’agricoltura e l’allevamento si sono allineati ad un sistema di produ-zione di tipo industriale. I frutti sono diventati più grandi, più colorati e più belli, ma non è dato sapere se è meri-to dell’annata, degli additivi o del semplice affinamento delle tecniche di produzione. Seppure il dibattito sui ri-schi della produzione industriale sia vasto, controverso, complesso e difficilmente riassumibile in poche pagine, abbiamo deciso di allegare all’agenda un compendio alimentare, una sorta di ABC dell’alimentazione che, se non frugherà ogni dubbio, ci auguriamo possa essere un utile strumento di introduzione al tema e di primo orientamento nelle scelte alimentari*.
1giovedì
2venerdì
3sabato
4domenica
* I testi che abbiamo usato come riferimento sono I mostri nel mio frigorifero di Stefania Cecchetti, Terre di Mezzo Editore, Milano 2010 e Occhio alle merendine di Gabriele Buracchi, Bracciali Editore, Arezzo 2008.
L’etichettaL’etichetta è la carta di identità di un prodotto ed è – laboratorio chimico a parte – l’unico strumen-to che ha il consumatore per ave-re maggiori informazioni sul pro-dotto che sta acquistando. Ecco come si legge.
Gli ingredienti sono la parte più ri-levante di una etichetta. Per legge devono essere elencati in ordine decrescente di peso. Non è un fatto da poco. Ad esemio nell’eti-chetta affianco il grasso vegetale compare in seconda posizione, è evidente che il prodotto che stia-mo comperando non è un pro-dotto magro. Allo stesso modo una tavoletta di cioccolato il cui primo ingrediente è lo zucchero andrebbe valutata in maniera dif-ferente rispetto ad una tavoletta il cui primo ingrediente è il cacao. Inoltre nell’etichetta vengono in-dicati eventuali additivi, aggiunti per migliorare la conservazione, garantire il trasporto e la stocca-tura, aumentare la colorazione e il sapore, soddisfare l’occhio o ecci-tare il palato.
“da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro” sono due informazioni differenti. La prima indica il termine minimo di conservazione superata la qua-le, se lo stato di conservazione del prodotto è buono, potrebbe aver mantenuto la sua commestibili-tà, la seconda invece è una vera e propria data di scadenza supe-rata la quale ingerire il prodotto potrebbe costituire un rischio per la salute.
Dop e Igp. Sono Dop (Deno-minazione di Origine Protet-ta) gli alimenti la cui materia prima proviene dal territorio, come ad esempio il Grana Pa-dano, da non confondersi con gli Igp (Indicazione geografi-ca protetta) che invece limita-no il legame con il territorio al fatto che nello stesso avvenga una parte della lavorazione, è il caso, ad esempio dello spe-ck in Alto Adige.
Ogm (Organismo genetica-mente modificato) sono gli alimenti transgenici o deri-vanti da prodotti transgenici. La legge obbliga i produttori ad indicare «contiene Ogm» o «deriva da Ogm» se gli ingredienti sono Ogm o de-rivati da Ogm nella misura superiore allo 0,9%. La legge invece non obbliga i produt-tori a dichiarare la presenza di Ogm nei prodotti derivati da animali nutriti con mangimi transgenici.
Il luogo di produzione può essere un’indicazione pre-ziosa. La prima è relativa alla legislazione. Non tutti i paesi hanno le stesse leggi relative a standard di produzione e garanzie per il consumato-re. Un’altra indicazione è di tipo temporale: se il luogo di produzione è lontano dal luogo di consumo è possibile che possa contenere degli additivi per garantire la conservazione durante il trasporto. La legge europea non prevede l’obbligo di indicare il luogo di origine dei prodotti principali. Per il momento non possiamo sapere se il pomodoro dei sughi pronti proviene dalla Cina o dalla Puglia.
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130 131
Coloranti, conservanti, edulcoranti e altri additivi. Breve guida per imparare a conoscerli
Un’importante premessa.
L’uso degli additivi è controllato per legge. Ogni pro-
duttore che voglia migliorare il proprio prodotto per
aspetto, gusto, conservazione, può usare una quanti-
tà massima di additivi in base a una “dose giornaliera
accettabile”. Dietro questa tutela si nasconde un pro-
blema. Se l’assunzione giornaliera di un singolo pro-
dotto non è potenzialmente nociva, nessuno tutela il
consumatore dalla somma degli additivi che ingerisce
ogni giorno. Insomma mangiare fresco, da questo
punto di vista, è la migliore scelta.
E100 – E180 Coloranti
Servono a colorare un alimento per renderlo più at-traente. Soddisfano l’occhio, ma nulla hanno a che vedere con il gusto o con la capacità nutritiva.
Alcuni sono stati sospettati di scatenare reazioni aller-
giche e di stimolare l’iperattività nei bambini. In parti-
colare L’E127, colorante rosso usato per le caramelle,
per i gelati e i ghiaccioli è stato vietato negli Stati Uniti
perché sospettato di produrre danni al sistema ner-voso.
E200 – E297 Conservanti
Da sempre l’uomo cerca tecniche di conservazione dei cibi. La chimica ha dato un grosso apporto in
questo senso, ma alcune sostanze risultano dannose per l’organismo. Meglio dunque scegliere cibi che si conservano a lungo anche senza sostanze chimiche, come i cibi surgelati, liofilizzati oppure conservati sottovuoto.
E210, acido benzoico. Usato al posto della più costo-sa ma innocua pastorizzazione, può scatenare reazio-
ni allergiche. L’acido benzoico in alcune situazioni può
dar luogo al benzene, una sostanza cancerogena.
E220, parte del gruppo dei solfiti (E221 – E227). Inge-
rito in alte dosi procura mal di testa, come nel caso del
vino di bassa qualità, o reazioni allergiche.
Attenzione, i solfiti sono anche naturalmente presenti
nel vino e il produttore è obbligato a segnalarne la pre-
senza se la quantità supera i 10 milligrammi per litro.
Una buona abitudine per abbassare il livello dei solfiti
è quella di far ossigenare il vino prima del consumo,
non bere più di due bicchieri di vino al giorno, cioè la dose corrispondente alla quantità di solfiti giornaliera per un uomo adulto e scegliere vino marchiati Vqprd (l’attuale denominazione comunitaria che sostituisce le precedenti Igt, Doc, Docg) che adottano tecniche di produzione più costose, ma garantiscono un basso li-vello di solfiti.
E240, conservante sospettato di possibili alterazioni al patrimonio genetico.
132 133
E249 (nitrito di potassio), E250 (nitrito di sodio), E251
(nitrato di sodio), E252 (nitrato di potassio). Usati nel-
le carni in scatola e in alcuni salumi per conservare il
colore rosso della carne, nell’intestino possono for-
mare le mitrosammine, sostanze fortemente cance-
rogene.
E300 – E322 Antiossidanti
E311, E312. Antiossidanti usati in alcuni oli (non in
quelli di oliva). Alcuni studi hanno evidenziato danni
alle mucose e diminuzione delle capacità riproduttive.
Da evitare gli E320 e gli E321. Entrambi sono utilizzati in alcuni tipi di gomma da masticare, nelle margarine e nelle patatine fritte. Sono vietati in molti paesi nei cibi per bambini. Gli E320 (butil-idrossi-anisolo), pos-sono provocare disturbi ai reni e l’aumento del tasso di colesterolo e dei grassi nel sangue. Gli E321, in al-cuni studi sui topi, sono stati accusati di accelerare l’eventuale comparsa di tumori e, a dosi elevate, di disturbi ai nervi e al fegato.
E400 – E499 Addensanti, Emulsionanti, Stabilizzanti
Vengono usati nell’industria alimentare per legare sostanze che altrimenti tenderebbero a separarsi o al posto delle più costose uova.
Quelli con la reputazione peggiore sono i polifosfati E450 e i pirofosfati usati per la produzione di alcuni formaggini e certi tipi di prosciutto cotto. Sono accu-
sati di sfavorire l’assorbimento del calcio soprattutto nei bambini.
E620 – E640 Esaltatori di sapidità
Fa parte di questa categoria il famoso glutammato di sodio, al centro di una controversia medica. Quello che è certo, è che questi esaltatori di sapore contri-buiscono a eliminare le raffinatezze e i piaceri del gu-sto su cui sono cresciute, ad esempio, le eccezionali tradizioni della cucina italiana.
E900 – E 948 Agenti di rivestimento
Servono per far brillare i prodotti. Ad oggi non sono stati accusati di controindicazioni mediche.
E950 – E 969 Edulcoranti artificiali
Sostituiscono nei prodotti dietetici gli zuccheri. In pas-sato soprattutto l’aspartame, i ciclamati e le saccarine, sono stati accusati di causare il cancro, la disputa però è ancora aperta.
E999 – E1518 Amidi modificati
Si tratta di amidi alimentari trattati chimicamente per ottenere determinate caratteristiche. Ad oggi non sono ritenuti dannosi per l’organismo.
Aromi
Si differenziano in aromi naturali e aromi, i primi deri-vano da prodotti naturali trattati i secondi invece sono artificiali. Vengono usati come additivi per restituire
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gusto a prodotti che hanno subito differenti lavora-
zioni industriali. In entrambi i casi non ci sono ad oggi
sospetti di tossicità, restano però dubbi sulla falsifica-
zione e sulla standardizzazione della cultura del gusto
che necessariamente promuovono.
I cibi Up e i cibi Down
DOWN
Sughi pronti. Contrariamente alle passate di pomo-
doro, nei sughi pronti il produttore può evitare di di-
chiarare la provenienza. È possibile che la base con cui è fatto il sugo pronto sia un economico concentrato di
pomodoro proveniente dalla Cina, cioè un prodotto la
cui coltivazione è fuori dal controllo della nostra legi-
slazione, ad esempio nell’uso dei pesticidi. Se dunque
si vuole condire la pasta con un sugo pronto è bene
controllare l’etichetta e scegliere un sugo pronto fatto
con la polpa di pomodoro, piuttosto di un medesimo
prodotto a base di pomodoro concentrato. I concen-
trati di pomodoro arrivano dalla Cina in fusti da 200
chili e vengono usati da molte aziende per produrre i
sughi, nel solo 2007, le importazioni di pomodoro con-
centrato sono triplicate rispetto all’anno precedente.
Salumi in vaschetta. Per aumentare la conservazio-
ne contengono spesso nitriti e nitrati. L’Associazione
Italiana per la ricerca sul cancro correla il consumo di
nitriti (E249, E250) al rischio di tumore allo stomaco. I
nitrati (E251, E252) sono meno pericolosi, ma possono
diventare nitriti nella flora batterica della saliva. Come
dire… non se ne esce. I polifosfati presenti in alcune
confezioni, invece limitano la capacità di assorbimen-
to del calcio nell’organismo.
Dado con glutammato. Il glutammato, la cui bontà
nutrizionale è ancora tutta in discussione, è un pro-
dotto ingannevole per la capacità del nostro gusto di
riconoscere la qualità.
Wurstel. Come i salumi in vaschetta contengono
spesso nitriti e nitrati che se assunti in alte dosi posso-
no avere effetti dannosi. I wurstel di pollo e tacchino
sono spesso fatti con «carne separata meccanicamen-
te», la dicitura, obbligatoria sull’etichetta (!), indica che
la carne usata è composta dei filamenti rimasti attac-
cati alle ossa e rimossi con una macchina. Dunque per
chi ama i wurstel il miglior consiglio è il solito: leggere
attentamente l’etichetta e comperare il prodotto più
semplice, con la minor quantità di ingredienti.
Bibite. Anche quelle a base di frutta, come ad esem-
pio l’aranciata, contengono una quantità di frutta ir-
136 137
risoria e molti zuccheri aggiunti: le cosiddette calo-
rie «vuote» che hanno come unico effetto quello di
contribuire all’aumento di peso. Le bibite contengono
inoltre coloranti e conservanti, il più pericoloso è l’aci-
do benzoico che unito alla vitamina C spesso presen-
te come correttore di acidità, dà luogo al benzene,
sostanza cancerogena. Meglio dunque orientarsi sui
succhi di frutta con la maggiore percentuale di frut-
ta o sui nettari di frutta che, malgrado siano meno
nutritivi dei succhi, contengono quantità di correttori
di acidità come l’acido lattico, l’acido citrico o l’acido
ascorbico, non nocive.
Merendine. Accusate di essere una delle maggiori
cause dell’obesità infantile insieme ad uno stile di vita
troppo sedentario, le merendine industriali sono da
evitare per le quantità di zuccheri grassi che conten-
gono e per il rischio, altrettanto alto, di creare consu-
matori passivi abituati a gusti omologati e ipereccitati
dagli zuccheri e dagli aromi.
Patatine. Entrano di diritto nella categorie delle
schifezze. Sono fritte con olio di cocco, palmistro o
palma carichi grassi saturi, gli stessi responsabili del
colesterolo «cattivo». Per garantire la conservazione,
gli oli sono «parzialmente idrogenati» cioè spinti ad
alte temperature e raffinati con un catalizzatore. Con
questo processo una parte dei grassi diventa trans e
aumenta la sua pericolosità. Per migliorare la qualità
alcuni produttori usano il più costoso olio di girasole
che si curano di segnalare in evidenza sulla confezio-
ne. Non bisogna fidarsi invece di chi declama l’uso
dell’olio di oliva. Controllate l’etichetta, molto spesso
la percentuale è molto bassa. Un classico specchietto
per le allodole. Anche le patatine fritte in casa o nei
locali, se non si utilizza olio di oliva, possono svilup-
pare i malaugurati trans che oltre ad alimentare il co-
siddetto “colesterolo cattivo”, abbassano i livelli del
colesterolo “buono” che agisce normalmente come
spazzino delle arterie.
Margarina. Regina dei grassi idrogenati, è da evitarsi.
In base alle restrizioni sempre più stringenti sulla idro-
genazione, alcune case hanno incominciato a produr-
re e a segnalare in etichetta l’uso di tecniche alterna-
tive come il frazionamento o l’interesterificazione. Ma
anche in questi casi la margarina resta un prodotto
nutrizionalmente povero.
UP
Dado senza glutammato o meglio ancora, l’estratto
di carne che non ha sali e grassi aggiunti.
Salumi al banco senza conservanti o polifosfati.
138 139
I surgelati. Fra tutti i preparati, i surgelati sono quel-
li che mantengono i migliori valori nutrizionali e con
meno aggiunte di additivi. Ottimo il minestrone,
meno bene i surgelati da friggere per l’alto numero
di grassi che contengono (nel caso cuoceteli al forno).
Quando scongelate un prodotto fatelo in frigo, nel
microonde o passatelo sotto l’acqua corrente. Evitate
di scongelare prodotti lasciandoli a temperatura am-
biente, i microrganismi che erano stati eliminati con la
congelatura potrebbero riprendere a moltiplicarsi.
Pane fresco. Comprare pane fresco e artigianale ogni
giorno è garanzia di qualità. Il pane in cassetta e altri
prodotti da forno a lunga conservazione sono neces-
sariamente trattati con conservanti o direttamente
nell’impasto oppure spruzzati sul pane prima che ven-
ga confezionato.
Il gelato. Soprattutto quello artigianale e soprattutto
se quello del vostro gelataio è preparato con prodotti
di qualità. Se il gelato è molto colorato o eccessiva-
mente gonfio è probabile che il preparato di base (di
origine industriale nella grande maggioranza dei casi)
e gli ingredienti aggiunti siano di bassa qualità. Sce-
gliete dei gusti dai colori e dai sapori naturali, il bianco
pannoso del fiordilatte, il marroncino del pistacchio
(non il verde fosforescente!) e non vi sbaglierete.
Lo yogurt. Alimento principe di una alimentazione
sana. Da preferirsi intero per le capacità nutrizionali.
Meno bene gli yogurt alla frutta – che spesso con-
tengono conservanti come l’anidride solforosa o nella
peggiore delle ipotesi coloranti – e quelli cremosi che
spesso sono prodotti con gli addensanti.
Quattro consigli finali
• Leggi sempre le etichette.
• Consuma cibo fresco di stagione e ri-
cordati di lavarlo bene, magari con un
po’ di bicarbonato.
• Verifica il luogo di produzione. Sa-
pere da dove arriva ciò che mangi può
essere un’informazione preziosa.
• Migliora la tua vita! Leggi la nostra
agenda e affidati al tuo negoziante di
quartiere. Lui conosce da vicino il pro-
dotto che ti vende. Se non sarai soddi-
sfatto, almeno saprai con chi prender-
tela.
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Emanuele Maglione, Luca Maglione, Alfio Pison, Alexander Contado, Leandro Capasso, Manuel Lodi
5lunedì
6martedì
7mercoledì
Emanuele Maglione, Luca Maglione, Alfio Pison, Alexander Contado, Leandro Capasso, Manuel Lodi
“Ci siamo fatti conoscere con le specialità che ho inventato: la focaccia del Portichetto, il tronchetto cubano, i calzoncini piccanti, il filoncino romagnolo…”
Emanuele Maglione – pizzeria Il Portichetto
142 143
8giovedì
9venerdì
10sabato
11domenica
12lunedì
13martedì
14mercoledì
15giovedì
Daniel Magliano, Titty FerreriDaniel Magliano, Titty Ferreri144
16venerdì
17sabato
18domenica
“Far qualcosa di nostro è la soluzione che ci dà più garanzie.”
Daniel Magliano – Bar Malù
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19lunedì
20martedì
21mercoledì
22giovedì
23venerdì
24sabato
25domenica
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27martedì
28mercoledì
29giovedì
30venerdì
1sabato
2domenica
3lunedì
4martedì
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5mercoledì
6giovedì
7venerdì
“La sincerità è la chiave per avere un rappor-to continuativo con il cliente.”
Giordano Masiero – Hair Cosmetic
David Masiero, Claudia Dal Canto, Rosamarie Lageder, Giordano Masiero
David Masiero, Claudia Dal Canto, Rosamarie Lageder, Giordano Masiero
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12mercoledì
13giovedì
8sabato
9domenica
10lunedì
11martedì
“…qua in via Sassari non è mai mancato il lavoro.
Sia io che il mio socio abbiamo lavorato tantissimo
senza guardare le ore, ci siamo comperati due ap-
partamenti e abbiamo cresciuto due famiglie.”
Thomas, Marta e Giorgio Griggio154
16domenica
14venerdì
15sabato
“…stiamo qua molte ore, a volte troppe, ma la cosa bella è la varietà, non ci si annoia mai…”
Thomas Griggio – Tabaccheria
Adriano Artesini156
17lunedì
18martedì
19mercoledì
“…se l’avessi saputo questo lavoro l’avrei fatto prima.”
Adriano Artesini – cartoleria edicola ART & SOL
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20giovedì
23domenica
21venerdì
22sabato
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24lunedì
25martedì
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30domenica
28venerdì
29sabato
31lunedì
1martedì / tutti i santi
2mercoledì / commem. dei defunti
3giovedì
4venerdì
Anna Pasqualin, Stefania Griggio162
6domenica
5sabato
“Da bambina venivo sempre qua con mia mamma che faceva la sarta.”
Anna Pasqualin – Mercerie don Bosco
Mariagrazia Danti164
7lunedì
9mercoledì
8martedì
“Ogni tanto qualche cliente quando esce dal negozio mi dice: sa che era un po’ che non parlavo così apertamente con qualcuno…”
Mariagrazia Danti – arredamenti Casa Mia
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10giovedì
13domenica
11venerdì
12sabato
14lunedì
16mercoledì
15martedì
17giovedì
Susanna Castellini168
20domenica
18venerdì
19sabato
“Il nostro segreto è dare il massimo del no-stro sapere e insegnarlo ai clienti.”
Susanna Castellini – Ottica Mirko
170 171
21lunedì
23mercoledì
22martedì
24giovedì
27domenica / prima d’avvento
25venerdì
26sabato
“…oggi vengono prima da me a chiedere consiglio
sui prodotti poi li comperano da altri, d’altro canto
se siamo ancora aperti da così tanti anni è perché
non lesiniamo suggerimenti.”
“…se ti si rompe la lavatrice e chiami l’assisten-za, probabilmente aspetterai dieci giorni. Noi di solito in due ore risolviamo il problema.”
Adriano Manzelli – Tecnovideo
Luca Moz Nicolussi, Adelina Ruzzon, Claudio Manzelli, Adriano ManzelliLuca Moz Nicolussi, Adelina Ruzzon, Claudio Manzelli, Adriano Manzelli172
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1giovedì
4domenica / seconda d’avvento
2venerdì
3sabato
5lunedì
7mercoledì
6martedì
8giovedì / immacolata concezione
Claudio Favali176
11domenica / terza d’avvento
9venerdì
10sabato
“Il negozio è la vetrina che ci fa acquisire nuovi clienti.”
Claudio Favali – Multiservice
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12lunedì
14mercoledì
13martedì
15giovedì
18domenica / quarta d’avvento
16venerdì
17sabato
“…cerchiamo di trattare gli altri come vorremmo
essere trattati noi, per questo oggi non patiamo la
concorrenza della grande distribuzione e guardia-
mo al futuro con una certa fiducia.”
“Tutti i nostri prodotti hanno dietro un mondo che vogliamo raccontare ai clienti.”
Monica Gamper – Bottega del Mondo Le FormicheMonica Gamper, Donata Dalzini,
Lidia Dal Bosco, Rosanna Domaschio,Anna Naletto, Laura Passamonti, Augusta Dante
Monica Gamper, Donata Dalzini,Lidia Dal Bosco, Rosanna Domaschio,
Anna Naletto, Laura Passamonti, Augusta Dante180
19lunedì
21mercoledì
20martedì
182 183
25domenica / natale
23venerdì
24sabato
22giovedì
26lunedì / santo stefano
28mercoledì
27martedì
“Con le nuove case il quartiere è rinato. Qualcuno
dice che ci sono più problemi, ma i problemi uno se
li crea. Ci sarà sempre qualcosa di nuovo… un po’ di
sano spirito di adattamento non guasta.”
Aldina Perini184
“Sono qua dal 1960, ora il mio sogno è di poter chiudere in bellezza con un bel party e una grande svendita.”
Aldina Perini – profumeria drogheria Aldina
29giovedì
30venerdì
31sabato
Appunti
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