Il personaggio Vittoria Savio
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ANTONELLA BARINA
Figlia di contadini piemontesi, ha costruito a Cusco un rifugio
per le ragazzine che già a 6 anni sono costrette a lavorare
come domestiche Un sms per aiutarle
Il personaggioVittoria e la casa dei sognidelle bambine peruviane
SERA
16 ottobre 2012
V ent’anni fa viveva in una casetta di Cusco, in Perù,e dormiva su un materasso buttato in terra. Ma inquei pochi metri quadri c’erano sempre due o tre
giacigli in più, caso mai qualche ragazzina in difficoltà - infuga da padroni aguzzini - avesse avuto bisogno di unrifugio. Lei, Vittoria Savio, che già contava 58 anni ditenacia piemontese, la domenica si sedeva a lavorare amaglia in Plaza de Armas, dove lavoratrici domestiche,spesso non ancora adolescenti, passavano qualche ora dilibertà a spartirsi sogni e dolori. Chi era quella straniera che sferruzzava sorridente e cer-cava di attaccar bottone? Le loro padrone aprivano boccasolo per urlare ordini, si accostavano solo per picchiarle e,se erano padroni (mariti, maschi), anche per molestarle.Le ragazze scrutavano Vittoria, rispondevano a monosil-labi alle sue domande, finché pian piano, domenica dopodomenica, si lasciavano andare a qualche confidenza.Così per anni Vittoria Savio ha scoperchiato - e combattu-to - una delle forme di sfruttamento più atroci e nascoste:
BAMBINI SFRUTTATIBambini della comunitàChinchayhuasi, nel distretto di Huancarani (Foto di MimmoFrassineti). In copertina,Vittoria Savio con le sue ragazze
Vittoria Savio
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16 ottobre 2012
Vittoria Savio
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COME SCHIAVEIl disegno di una bambinadella scuola elementaredi Huachipa, un sobborgo di Lima
Vittoria Savio
quella delle bambine dai 6 anni in su che lasciano le lorocomunità rurali sulle Ande, villaggi di fango e paglia, favee patate, dove il tasso di povertà si impenna al 50 percento e il dolore si affoga nell’alcol, per andare a servizioin città, miraggio di una vita migliore. E l’onda dalle cam-pagne ai centri urbani conta in Perù quasi 150 mila giova-nissime lavoratrici domestiche. Ma presto il miraggiosfuma: i padroni le sfruttano 16 ore al giorno senza stipen-dio, le nutrono d’avanzi, le spogliano della dignità e deidiritti umani. Perché nascere donna e india, in un Paesemaschilista e razzista, vuol dire essere una scoria dellasocietà.Oggi quella casetta piena di materassi, a Cusco, è diventa-ta il Centro Yanapanakusun, che nella lingua delle Ande vuoldire «Aiutiamoci». È un concatenarsi di spazi e attività: c’èla casa-famiglia per le giovani sfuggite alle angherie deipadroni; la scuola serale per bimbi lavoratori; la radio dacui le domestiche bambine diffondono la cultura ignota onegletta dei diritti dei minori. Ma c’è anche l’albergo per
SERA
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DIGNITÀ RITROVATALe bambine ex domestiche in visita al sitoarcheologico inca di Tipòn. Con loroè l’attrice SoniaBergamasco, che le aiuta a preparare lo spettacolo in cuiracconteranno la loro esperienza
Vittoria Savio
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IN SCENAUna piccola protagonista
dello spettacoloteatrale messo
in scena nella casa-rifugio
di Vittoria Savio
Vittoria Savio
turisti responsabili, quelli più sensibili alla verità dei luo-ghi, che serve a finanziare le attività del Centro (info:www.caith.org). E ci sono, nelle comunità andine, le iniziati-ve per frenare il flusso dei bambini verso le città: dal dopo-scuola all’avvio di attività economiche locali alla divulga-zione delle regole base dell’igiene e della nutrizione.Un lavoro di prevenzione che il Centro svolge con Terredes Hommes, una Ong che è a fianco dei minori in 70 Paesi:fino al 21 ottobre si sostiene il loro impegno inviando unsms da due euro al 45501.Anima di questa realtà, il carisma di Vittoria. La sua grin-ta inossidabile da quando, figlia di mezzadri di Chieri,vicino a Torino, decise di studiare (che non le piacevaaffatto) per ripicca. Per aver sentito il proprietario delleterre coltivate dal papà sbottare: «Ci manca solo che i figlidella terra vadano all’università».
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TURISMO SOLIDALEPer sostenerela sua battagliacontro il lavorominorile, VittoriaSavio ha aperto uno spazio riservato ai turisti
Vittoria Savio
E così lei all’università c’è andata e per più di vent’anni hainsegnato Matematica e Fisica al liceo di Carmagnola.Finché nel ‘79, dopo la rivoluzione sandinista, non si èmessa in testa di raggiungere il Nicaragua e unirsi allacooperazione. Ma chiedevano solo medici e infermieri:così ha optato per un progetto in Perù, che tutti evitava-no. Ad aiutare le donne di un villaggio a 4500 metri e tregiorni di cammino dalla città di Puno, dove pioveva tuttol’anno, la tubercolosi era endemica, gli uomini lavorava-no in miniera, le donne nei campi. «Anche lassù era arri-vata l’eco dell’uomo sulla luna» racconta «e la prima cosache mi hanno chiesto è stata quante volte c’ero già stata».Per otto anni Vittoria è stata invece in quel villaggio fuoridal mondo. Finché il movimento rivoluzionario diSendero Luminoso non si è fatto davvero violento e leambasciate hanno rimpatriato i cooperanti stranieri. Malei non è partita. Ha solo lasciato le zone andine, più peri-colose, per raggiungere Lima e Cusco: per scoprire doveerano finite tante ragazzine del suo villaggio andate alavorare in città. Il suo impegno con le domestiche bambi-ne è iniziato di lì. «Un giorno ha bussato alla mia portauna bimba di 4 anni: la madre si era suicidata tre giorniprima, davanti ai suoi occhi, buttandosi nel fuoco, e leipiangendo cercava aiuto. Per un po’ mi ha guardato sbuc-ciar patate, poi se le è messe nel golf, a mo’ di sacco, ed èuscita. Dove vai? A lavarle nel fiume. Vedere l’acqua usci-re dal rubinetto è stato come assistere a un miracolo».Quella bambina è sfuggita al destino di tante sue coetaneegrazie a Vittoria. Che oggi, a 78 anni, continua a far pro-getti: il prossimo è un nido d’infanzia dove i figli dellelavoratrici domestiche crescano insieme agli altri bambi-ni. Con uguali diritti. Con le stesse chance. Vittoria è cre-dente. «Ma non è la fede a farmi andare avanti. È la spe-ranza, la convinzione, che il mondo può essere più giu-sto».
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16 ottobre 2012