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93 Pero Il Pero in Agricoltura Biologica Il pero si adatta bene all’agricoltura biologica, in particolare per le varietà precoci, mentre per le varietà tardive, difficile risulta il controllo della Carpocapsa. e per le cv. più sensibili il controllo della maculatura bruna. La scelta del portinnesto è condizionata dalle caratteristiche del suolo. Il pero innestato su franco sopporta un terreno con calcare attivo fino al 12% Il pH ideale è tra 6,5 -7,5: in queste condizioni la maggior parte di macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8. Adottando portinnesti appartenenti al cotogno, diventano fattori limitanti il contenuto in calcare attivo (5-67%) e il pH (deve essere subacido o neutro). I cotogni tuttavia assicurano una certa resistenza all’asfissia radicale. Scelta del portinnesto COTOGNI: portinnesti deboli come i cotogni anticipano l’entrata in produzione, ma possono avere problemi di disaffinità (non sempre superata dall’utilizzo di un intermedio) possono ridurre la produzione. Sono sensibili alla clorosi ferrica e possono essere più soggetti a deperimento (disaffinità, virus, citoplasmi). L’apparato radi- cale si approfondisce poco nel terreno e deve essere più accurata la concimazione e soprattutto l’irrigazione. L’impiego di questi portinnesti è suggerito solo in aree e terreni vocati, dove si può prendere in considerazione l’impiego di Sydo e BA29, anche se in linea di massima l’impiego dei cotogni non risponde bene alle esigenze agronomiche in biologico. FRANCHI E AUTORADICATO: i portinnesti franchi, le selezioni clonali (Farold) e l’autoradicato presentano un maggiore vigoria, nonché ottima affinità d’innesto ma entrano più tardi in produzione. Con questi portinnesti la potatura deve essere eseguita con particolare attenzione per cercare di anticipare l’entrata in produzione. Le piante autoradicate presentano una uniformità maggiore dei franchi da seme. Pero in fiore - foto di F. Franceschelli

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PeroIl Pero

in Agricoltura BiologicaIl pero si adatta bene all’agricoltura biologica, in particolare per le varietà precoci, mentre per le varietà tardive, difficile risulta il controllo della Carpocapsa. e per le cv. più sensibili il controllo della maculatura bruna.

La scelta del portinnesto è condizionata dalle caratteristiche del suolo.

Il pero innestato su franco sopporta un terreno con calcare attivo fino al 12% Il pH ideale è tra 6,5 -7,5: in queste condizioni la maggior parte di macro e micro-elementi viene facilmente assorbita, mentre sono da evitare suoli con pH minori di 5,4 e maggiori di 8,8.

Adottando portinnesti appartenenti al cotogno, diventano fattori limitanti il contenuto in calcare attivo (5-67%) e il pH (deve essere subacido o neutro). I cotogni tuttavia assicurano una certa resistenza all’asfissia radicale.

Scelta del portinnestoCOTOGNI: portinnesti deboli come i cotogni anticipano l’entrata in produzione, ma possono avere problemi di disaffinità (non sempre superata dall’utilizzo di un intermedio) possono ridurre la produzione. Sono sensibili alla clorosi ferrica e possono essere più soggetti a deperimento (disaffinità, virus, citoplasmi). L’apparato radi-cale si approfondisce poco nel terreno e deve essere più accurata la concimazione e soprattutto l’irrigazione.

L’impiego di questi portinnesti è suggerito solo in aree e terreni vocati, dove si può prendere in considerazione l’impiego di Sydo e BA29, anche se in linea di massima l’impiego dei cotogni non risponde bene alle esigenze agronomiche in biologico.

FRANCHI E AUTORADICATO: i portinnesti franchi, le selezioni clonali (Farold) e l’autoradicato presentano un maggiore vigoria, nonché ottima affinità d’innesto ma entrano più tardi in produzione. Con questi portinnesti la potatura deve essere eseguita con particolare attenzione per cercare di anticipare l’entrata in produzione. Le piante autoradicate presentano una uniformità maggiore dei franchi da seme.

Pero in fiore - foto di F. Franceschelli

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PORTINNESTI FRANCHI

Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (modificata novembre 2005)

PIANTE AUTORADICATE

Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre 2005)

Portinnesto Caratteristiche Adattabilità Giudizio

Autoradicato

Valida alternativa ai portinnesti franchi o ai cotogni in ambienti non particolarmente vocati alla pericoltura, inducono elevata vigoria e una lunga fase di “giovanilità”

Assenza di disaffinità di innesto, notevole rusticità, buona tolleranza al calcare attivo, elevata produttività (eccezione fatta per la cv. Decana del Comizio)

I pereti autoradicati non risentono particolarmente delle condizioni imposte dal terreno. L’impiego di autoradicato vene ritenuto poco indicato in terreni di buona-ottima fertilità, nei quali la gestione delle pianta può risultare spesso difficile

Portinnesto Caratteristiche Adattabilità Giudizio

Farold® 40 Daygon

Induce una vigoria superiore al cotogno BA 29 e all’OHF 69. L’entrata in produzione è ritardata rispetto al cotogno, la fruttificazione è abbondante ed i frutti sono di buona pezzatura

Dotato di apparato radicale superficiale e ricco di radici fini, non tollera i terreni pesanti e asfittici, necessita, in generale, dell’apporto irriguo. Tollerante al “Pear Decline”

Portinnesto interessante sia per la cultivar William che per Abate Fetel, idoneo per impianti a media densità

Farold® 69 Daymir

Le piante presentano una vigoria leggermente superiore al cotogno BA 29. L’entrata in produzione risulta tardiva rispetto al cotogno,la fruttificazione è da ritenersi buona, così come la qualità dei frutti

Si riproduce per micropropagazione, presenta apparato radicale ben ramificato e ricco di capillizio.Tollera terreni abbastanza argillosi, purchè non asfittici. Elevata la tolleranza al calcare attivo. Tollerante al deperimento del pero

Portinnesto valido, la vigoria indotta è inferiore a quella del Farold® 40, buoni i risultati ottenuti in combinazione con la cultivar William, adatto anche per Abate Fetel. Da impiegarsi per impianti a media densità

Fox 11

Induce vigoria inferiore al franco comune, molto simile al Farold® 69, buona l’omogeneità delle piante

Discreta rusticità, induce media precocità di fruttificazione, buona la tolleranza al calcare attivo

Le prime valutazioni lo indicano particolarmente adatto in combinazione con la cultivar William

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PORTINNESTI COTOGNI

Tabella da Notiziario Tecnico CRPV n° 71 (novembre 2005)

Scelta varietale Le cultivar rustiche con maturazione precoce hanno una minor suscettibilità all’attacco di parassiti.

CARMEN* (-20): la maturazione anticipata consen-te di sfuggire alle ultime generazioni di carpocapsa e cidia.

SANTA MARIA (-12): molto sensibile a ticchiolatura e al colpo di fuoco batterico.

WILLIAM (0): Varietà rustica, non è suscettibile alla maculatura bruna, mediamente sensibile alla ticchio-latura, sfugge all’ultima generazioni di carpocapsa e cidia. Impollinante per le principali varietà. Utilizzata principalmente per la trasformazione industriale.

CONFERENCE (+13): sensibile agli attacchi di afide grigio, suscettibile alla maculatura bruna, varietà rustica, molto produttiva, necessita di una accurata potatura e gestione per ottenere un livello qualitativo buono. Può essere commercializzata fino a marzo.

ABATE FETÉL (+24): particolarmente appettita da carpocapsa e sensibile a maculatura bruna. Varietà di riferimento per la pericoltura tardiva. In agricoltura biologica le difficoltà sono legate a mantenere l’epi-dermide non rugginosa, e spesso alla produttività.

KAISER (+31): ottima varietà tardiva, caratterizzata dalla buccia completamente rugginosaSensibile a ticchiolatura e maculatura bruna.

® = marchio registrato

* = varietà protetta

Forme di allevamento e sesti di impianto

Nella scelta della forma d’allevamento occorre tenere presente due caratteristiche della specie: portamento as-surgente che non consente grande plasticità la pianta se potata poco nella fase giovanile, blocca lo sviluppo vegetativo ed entra precocemente in produzione.

Portinnesto Caratteristiche Adattabilità Giudizio

Cotogno BA 29

Conferisce alle cultivar innestate media vigoria superiore sia ad EMC che al cotogno Sydo®, rapida messa a frutto e produttività elevata

Predilige terreni freschi e fertili, tollera il calcare attivo fino a livelli di 6-7%

Necessita di terreni vocati, adatto ad abate Fetel con l’impiego di innesto intermedio

Cotogno Sydo®Vigoria media leggermente inferiore al BA 29

Medio-scarsa tolleranza al calcare attivo, rapida entrata in produzione, elevata produttività

Adatto per impianti a medio alta densità, portinnesto oggi in espansione, entrata in produzione e qualità del prodotto perfettamente paragonabili a quelle ottenibili con il BA 29. Indicato per Abate Fetel, William (solo con intermedio), Conference, Kaiser e Decana del Comizio

foto A. Franceschi

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Le forme più utilizzate sono: Palmetta libera, Cande-labro, Fusetto

I sesti dovranno garantire un buon arieggiamento e luminosità. La potatura dovrà spostare la produzione su rami ben lignificati di due o tre anni. Per migliorare la produzione (i frutti su lamburde o zampe di gallo porta a frutti di pezzatura piccola), è necessario con-tenere la vigoria della pianta e permettere quindi un buon arieggiamento delle piante, condizione ottima-le per migliorare lo stato fitosanitario del pereto.

La consultazione delle liste raccomandate nell’ambi-to dei Disciplinari di Produzione Integrata, è utile in agricoltura biologica per la conoscenza delle caratte-ristiche delle varietà: DPI liste varietali pero.

Gestione del suolo Per quanto riguarda le indicazioni generali relative alla gestione del suolo si rinvia alla scheda “ Prati-che agronomiche arboree”. Per indicazioni sulle carte delle limitazioni pedologiche alla crescita dei princi-pali portinnesti di pero si rinvia alla scheda “Pratiche agronomiche”

FertilizzazioneL’azoto è l’elemento nutrizionale limitante. Per far sì che questo elemento sia disponibile nel momento di maggior fabbisogno della coltura è importante tene-re presente i diversi tempi di mineralizzazione delle sostanze azotate di origine organica utilizzabili come concime. La distribuzione delle sostanze nutritive può essere effettuata anche tramite fertirrigazione.

Se il fosforo nel suolo è insufficiente può essere inte-grato con l’impiego di pollina, mentre in caso di ca-renza di potassio è possibile utilizzare sale grezzo o solfato di potassio e borlanda.

Per quanto riguarda le indicazioni generali relative alla fertilizzazione si rinvia alla scheda “Nuovi im-pianti frutticoli e vite”.

IrrigazionePer ottenere una produzione costante è importante poter usufruire di un buon impianto d’irrigazione. Se il portinnesto utilizzato è un cotogno o un franco clonale l’irrigazione è necessaria, mentre sono meno esigenti il franco o l’autoradicato.

Difesa fitosanitariaCOlPO DI FUOCO bATTERICO: Erwinia amylovora

Ciclo biologico:grave batteriosi che colpisce numerose specie Ro-sacee, tra cui pero, melo, cotogno e nespolo, tra le spontanee si ricorda il biancospino.

I sintomi possono comparire con avvizzimento e an-nerimento dei fiori o con imbrunimento e dissecca-mento dei frutti da cui l´infezione si può estendere al ramo; le foglie colpite dalla malattia avvizziscono, ripiegandosi verso l´alto ed imbruniscono. Le foglie colpiti rimangono tenacemente attaccati al ramo, av-vizziscono, assumono colorazione bruno-nerastra ed i germogli possono ripiegarsi ad uncino. La progres-sione dell´infezione sui rami, sulle branche e sul tron-co causa la formazione di cancri. L´asportazione di

Forma di allevamentoVigoria dell’albero

Elevata Media Scarsa

Palmetta e candelabro 4,5 X 3,5-3,0 4,5 X 3,5-3,0 4,0 X 2,5-2,0

Fusetto - 4,5 X 2,0-1,5 -

Tabella dai disciplinari di produzione integrata dell’Emilia Romagna, 2005

Erwinia amylovora, tronco danneggiato - foto R. Bugiani

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uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile osservare sulle parti infette della pianta gocciole di essudato batterico, un liquido lattiginoso biancastro, poi ambrato, che contiene milioni di cellule vive di E. amylovora.

Le principali fonti di infezione di E. amylovora sono il materiale di propagazione e il materiale vegetale in-fetto. La disseminazione del batterio è ad opera del vento, piogge, insetti e uccelli. L´uomo può contribui-re alla diffusione del patogeno attraverso le operazio-ni colturali (potatura in particolare) e con il commer-cio di materiale di propagazione infetto.

Il periodo della fioritura (sia principale che seconda-ria) è ritenuto il più critico per quanto riguarda sia la recettività della pianta all´infezione che la diffusione dell´inoculo. Le condizioni climatiche predisponenti la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sin-tomi della malattia sono umidità relativa superiore al 60% e temperature di 15-32°C, associate a nebbia, rugiada, piogge e grandinate.

Prevenzione:La sorveglianza del territorio è fondamentale per individuare precocemente i focolai della malattia ed eliminare con la massima tempestività le fonti di in-fezione. Il Servizio fitosanitario è impegnato nel con-trollo della batteriosi attraverso ispezioni sistemati-che dei vivai, ai sensi del D.M. 31 gennaio 1996.

Uso di materiale di propagazione sano, prodotto in aree esenti da E. amylovora o dove la batteriosi sia sotto stretto controllo.

La realizzazione di visite frequenti nel frutteto è in-dispensabile per l´individuazione di sintomi sospet-ti della batteriosi, a cui devono seguire l´immediata asportazione e distruzione con il fuoco di germogli,

frutti, rami, branche e intere piante colpiti. I tagli de-vono essere fatti a una distanza di almeno 50 cm al di sotto dell´alterazione visibile; i frutti infetti possono essere interrati e ricoperti di calce. Nei casi gravi de-vono essere abbattute anche le piante sane vicine a quelle colpite dalla batteriosi.

Al termine di queste operazioni è necessario disinfet-tare gli attrezzi usati e sterilizzare o bruciare gli effetti personali (guanti o altro) che siano venuti a contatto con le parti infette. Non eccedere con le concimazio-ni azotate, non eseguire potatura verde, eliminare le fioriture secondarie, evitare l´irrigazione sovrachio-ma, effettuare la potatura durante il riposo vegetativo (fatta seguire da un trattamento con sali di rame) e bruciare il legno di potatura.

Difesa fitosanitaria:L´uso di prodotti rameici può contribuire al conte-nimento della malattia. Si consiglia di effettuare du-rante la stagione vegetativa, alla dose di 50-100 g/hl di rame metallico, trattamenti entro 24 ore da eventi atmosferici predisponenti quali piogge e grandinate, dopo la raccolta, a caduta foglie e nella fase di ingros-samento delle gemme.

Si possono effettuare trattamenti preventivi con Ba-cillus subtilis (massimo 4 trattamenti all’anno). Di-sponibile anche Bacillus amyloliquefaciens da impie-gare con modalità preventive.

TICCHIOlATURA: Venturia pirina - Fusicladium pyrinum

Ciclo biologico:

malattia molto pericolosa, in particolare in concomi-tanza di primavere miti e umide. Negli areali della re-gione il patogeno sverna come pseudotecio sulle foglie

foto Servizio Fitosanitario Regionale

Erwinia amylovora, frutto danneggiato - foto R. Bugiani

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infette cadute a terra l’anno precedente. Contenute o assenti le infezioni ad opera del micelio svernante.

Dalla fase di rottura gemme e per un periodo di oltre due mesi (fino all’inizio di giugno) ogni evento piovo-so o di bagnatura prolungata è in grado far rilasciare le ascospore di Venturia pyrina che, in condizioni di bagnatura e temperatura idonee (fare riferimento al melo, tavole di Mills e giorni di incubazione) sono in grado di infettare i tessuti vegetali.

Trascorso un periodo di incubazione variabile in fun-zione della temperatura, sulle aree infette si produco-no i conidi di Fusicladiun pyrinum responsabile delle infezioni secondarie sia a carico delle foglie che dei frutti. Le fasi di maggiore suscettibilità sono da pre-fioritura a inizio ingrossamento frutti e in prossimità della raccolta.

Le cultivar di pero più sensibili sono: Santa Maria, Kaiser, William, William rosso. Anche l’Abate fetél è sensibile.

Prevenzione:

per prevenire la ticchiolatura è opportuno garantire un buon arieggiamento e una buona illuminazione della chioma mediante l’adozione di sesti d’impianto adeguati e il ricorso alla potatura verde.

Difesa fitosanitaria:

rispetto alla ticchiolatura del melo la fase ascosporica primaria, contro la quale è necessario intervenire, è di circa due settimane più lunga (da fine marzo a inizio giugno), mentre la fase di maggior rilascio ascospo-rico normalmente coincide con la fase di fioritura o subito successiva a questa.

È sempre consigliabile trattare prima della pioggia in-fettante. Nelle prime fasi vegetative si effettuano trat-tamenti preventivi con sali di rame (80 g/hl di rame metallo) o polisolfuro di calcio (1500-2000 g/hl).

Successivamente si interviene con 25-50 g/hl di rame metallo o polisolfuro di calcio (1000-1500 g/hl) o zol-fo (200 ml/hl) in caso di precipitazioni in relazione alle temperature, indicativamente fino a inizio mag-gio (prima del verificarsi di problemi di maculatura bruna o della concomitanza di interventi con olio bianco per la psilla).

Il polisolfuro di calcio possiede, insieme allo zolfo, una buona attività anche se impiegato su vegetazione bagnata dopo l’inizio della pioggia infettante (tratta-mento tempestivo).

Le ascospore di V. pirina infatti, non germinano subi-to, ma impiegano un determinato periodo di tempo per formare il tubetto germinativo e formare l’austo-rio per penetrare i tessuti vegetali. Il tempo impiega-to è in funzione della temperatura che intercorre a partire dall’’inizio della pioggia infettante calcolato in Gradi-Ora a base 0 (GO).

Il trattamento tempestivo è efficace se effettuato en-tro 300 GO cumulati ogni ora a partire dall’inizio del-la pioggia infettante (figura nella scheda del melo).

Lo zolfo ha una buona efficacia ed un’azione in parte eradicante nei confronti della ticchiolatura. In assenza di precipitazioni si può allungare il turno di interven-to. Sono tutt’ora in corso studi per mettere a punto un modello previsionale per razionalizzare i trattamenti fitosanitari contro la ticchiolatura del pero.

Il rame su alcune cultivar (Decana) può determinare rugginosità, per cui è preferibile utilizzare prodotti a base di zolfo da caduta petali. È importante limitare il più possibile l’impiego di rame perché la quantità massima di rame metallo consentita è di 6 Kg/ha/anno. In Emilia Romagna, per il pero ed il melo è possibile calcolare questo quantitativo su una media quinquennale di 30 Kg di rame metallico per ettaro.

Come per il melo, anche per il pero sarebbe opportu-no nella fase invernale e prima della ripresa vegetati-va, asportare le foglie infette cadute a terra e rimuo-verle dal frutteto o trinciarle finemente per permettere una loro più rapida degradazione.

Numerose ricerche in proposito hanno stimato che tali tecniche di sanitazione permettono una riduzione fino al 95% della quantità di ascospore prodotte nella primavera successiva. È consigliabile, negli impian-ti con una forte pressione della malattia, comunque non ridurre il numero di trattamenti fungicidi neces-sari per contenere la malattia in primavera.

Tuttavia, con l’impiego di tali tecniche, la pressione infettiva risulterebbe molto inferiore e pertanto il con-tenimento della malattia tramite interventi fitosanita-ri ne verrebbe facilitato.

Solo negli impianti con bassa pressione infettiva e/o con cv meno suscettibili i trattamenti di sanitazio-ne autunnali possono permettere una riduzione dei trattamenti fungicidi in primavera. L’andamento della maturazione delle ascospore è indipendentemente dalla sanitazione effettuata, ma la quantità di asco-spore prodotte sarà molto inferiore (vedi figura nella scheda del melo).

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MACUlATURA bRUNA:Stemphylium vesicarium

Ciclo biologico:la malattia è molto temibile soprattutto nelle zone molto umide. Lo sviluppo della malattia è stretta-mente influenzato da alcune condizioni ambientali, oltre che dalla suscettibilità varietale (le cultivar più sensibili sono Abate Fetel e Conference, in misura minore Kaiser, Decana, Passa Crassana, Harrow Swe-et; sono invece resistenti la William, la S. Maria e la Coscia.), dalla fase fenologica e dalla diversa recetti-vità dei vari organi della pianta. Le novità rispetto tale avversità riguardano principalmente il ciclo biologico e l’epidemiologia di S. vesicarium. In autunno i cor-pi fruttiferi di Pleospora allii si producono sia sulle foglie infette cadute l’anno precedente sia sulle erbe del cotico erboso.

La fase primaria comincia dalla fine di febbraio e dura fino ai primi di giugno, in un periodo dove i frutti non sono ancora suscettibili. Le ascospore emesse sareb-bero in grado di contaminare sdaprofiticamente sia le foglie di pero, qualora presenti che quelle secche del cotico erboso; queste ultime producendo conidi pro-prio in concomitanza della fase di accrescimento del frutto. Durante i mesi primaverili ed estivi, i conidi si sviluppano e si diffondono nell’ambiente dando il via al processo infettivo in presenza dell’ospite suscetti-bile e di condizioni climatiche favorevoli (temperatura ottimale di 21-23°C e almeno 8-10 ore di bagnatura).

Prevenzione:

le piante clorotiche e sofferenti sono molto più sen-sibili al patogeno rispetto a piante sane. Le condizio-ni predisponenti alla malattia sono: terreni asfittici, innesti su cotogno, clorosi, irrigazioni soprachioma, inerbimento e sesti d’impianto troppo fitti.

Molto importanti sono gli interventi agronomici e colturali finalizzati alla creazione di condizioni sfa-vorevoli alla malattia. Fra questi risulta avere buona efficacia l’utilizzo di un ripuntatore con sfera per fa-vorire il drenaggio, facendo confluire le acque nel fos-so principale. È opportuno inoltre distruggere i frutti infetti per ridurre il potenziale d’inoculo. L’inoculo si trova anche sulle foglie, per cui sarebbe opportuno asportare le foglie.

Difesa fitosanitaria: in condizioni climatiche favorevoli (piogge, nebbie) si effettuano trattamenti a base di rame alla dose di 25-60 g/hl di rame metallo, le dosi più basse si utilizzano nel periodo estivo e dove la pressione della malattia non è elevata. È possibile impiegare Trichoderma har-zianum, distribuito sul cotico erboso in quanto con-tribuisce a ridurre l’inoculo del patogeno che sverna saprofiticamente sulla vegetazione secca. Questa tecnica quando impiegata insieme ad altri mezzi di difesa e alla asportazione delle foglie ha ridotto signi-ficativamente il potenziale di inoculo del patogeno; sono in corso approfondimenti per migliorare l’uso. Le condizioni favorevoli si verificano indicativamen-te da metà maggio. Il modello BSP-CAST, messo a punto dal Servizio Fitosanitario Regionale dell’Emilia Romagna, indica le condizioni di rischio d’infezione in funzione dell’andamento climatico.

CANCRI DEllE POMACEE: Nectria galligena, Phomopsis mali,

Sphaeropsis malorum

Ciclo biologico: questi patogeni possono causare delle infezioni in autunno attraverso le lesioni dovute al distacco del-le foglie e in primavera alla schiusura delle gemme;

foto Servizio Fitosanitario Regionale

Stemphylium vescicarium, danno su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale

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sono molto pericolosi su piante giovani e negli im-pianti situati in zone molto umide.

Prevenzione:vengono privilegiati gli interventi agronomici come l’asportazione dei rami infetti con la potatura inver-nale e la disinfezione delle superfici di taglio.

Difesa fitosanitaria:trattamento preventivo con sali di rame alla caduta delle foglie, al bruno ed eventualmente alla ripresa vegetativa (i trattamenti contro la ticchiolatura con sali di rame controllano anche i cancri).

VAlSA: Valsa ceratosperma

Ciclo biologico:il Cancro da Valsa, rilevato dal 2001 in Emilia Roma-gna (aziende convenzionali), che si manifesta su pero con cancri su tronco o sulle branche facilmente con-fondibili, a prima vista, con altre patologie. La varietà prevalentemente colpita è risultata Abate, ma anche William, Decana e Kaiser si sono rilevate sensibili. Il fungo si conserva come micelio nei tessuti vegetali infetti e a partire dalla fine dell’inverno inizia a forma-re i corpi fruttiferi. Da recenti osservazioni di campo sembra che la sua diffusione avvenga ad opera delle spore in grado di essere rilasciate, in concomitanza con temperature miti, da febbraio fino a dicembre. La primavera e l’autunno sono sicuramente i periodi più favorevoli allo sviluppo del patogeno e alla sua diffusione.

Prevenzione: come per altri patogeni agenti di cancri, le misure di difesa possono essere solo a carattere preventivo mettendo in atto buone pratiche colturali, evitando ferite e pesanti potature e rimuovendo i cancri ta-

gliando i rami infetti ad almeno 10 cm oltre il limite

del cancro e bruciarli.

Difesa fitosanitaria: la strategia di difesa si basa sugli interventi preven-tivi; inoltre deve prediligere i trattamenti soprattutto in primavera e dopo grandinate. Negli impianti a ri-schio, il potenziale di inoculo può essere abbassato eseguendo ulteriori interventi nel periodo autunnale, dopo la raccolta dei frutti

bRUSONE: Fisiopatia

Caratteristiche: le piante in stress idrico, in particolare in condizio-ne di vento caldo, manifestano i sintomi di brusone. Sensibili Conference, William, Kaiser.

Prevenzione: mantenere le piante in buon rigoglio vegetativo, ef-fettuando irrigazioni, possibilmente con ala goccio-lante, seguendo i turni indicati nei bollettini tecnici provinciali

Difesa fitosanitaria: la presenza di Ragnetto rosso (Panonychus Ulmi) è un fattore che amplifica il fenomeno della fisiopatia. Quindi in caso di sua presenza effettuare interventi nei confronti di quest’ultimo per limitarlo.

MARCIUMI CAlICINI:Difesa fitosanitaria:i trattamenti con sali di rame o zolfo contro la ticchio-latura, eseguiti a caduta petali, sono efficaci anche contro questa avversità.

COCCINIGlIA DI S. JOSè:Comstockaspis perniciosa

Valsa, sintomi su tronco - foto F. Franceschelli

Cocciniglia di S. Josè,danni su frutto - foto Servizio Fitosanitario Regionale

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Ciclo biologico:compie 3 generazioni all’anno. Sverna come neanide di prima o seconda età, gli stadi più sensibili ai tratta-menti. Le neanidi compaiono a maggio, luglio-agosto e a settembre-ottobre.

La diffusione delle infestazioni avviene ad opera delle neanidi che migrano fino a raggiungere i nuovi organi da colonizzare.

Dopo questa fase di mobilità si fissano su rami e frutti proteggendosi con uno scudetto di color grigio ardesia di forma circolare per le femmine e allungata per i maschi.

Danni:gli attacchi al tronco e ai rami determinano deperi-menti e disseccamenti vegetativi. Nei frutti attaccati il danno si manifesta con areole clorotiche circondate da un alone rossastro al centro del quale è presente lo scudetto della cocciniglia.

Prevenzione:favorire una insolazione diretta delle colonie nel pe-riodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo in-vernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.

Difesa fitosanitaria:alcuni antagonisti naturali ne limitano efficacemente la diffusione. La straordinaria velocità di diffusione rende fondamentale la difesa tutti gli anni; infatti, se non controllata, la cocciniglia può causare la perdita pressoché totale della produzione e il disseccamento di parti della pianta.

Generalmente i trattamenti vengono effettuati alla ripresa vegetativa contro le forme svernanti; da rot-tura gemme a mazzetti divaricati, si può impiegare il polisolfuro di calcio (25 Kg/hl, efficace anche per tic-chiolatura, verificare i termini relativi allo smaltimento scorte), l’olio minerale (3 Kg/hl, distanziare da zolfo) e l’olio minerale e zolfo (5-6 l/hl);

consigliabile eseguire gli interventi nelle ore più calde.

Gli oli minerali estivi possono venire impiegati anche nel periodo vegetativo durante la migrazione delle neanidi.

Per ridurre le infestazioni autunnali, qualora si verifichi-no danni alla raccolta, si può effettuare un trattamento con olio bianco (2,5-3 Kg/hl) a caduta foglie.

PSEUDOCOCCIDE:Pseudococcus comstocki

Ciclo biologico:pseudococcide originario dell’Asia, polifago su specie ornamentali (Morus spp., Prunus laurocerasus) e frutti-cole (melo, pero e pesco).

Segnalato per la prima volta nel 2004 in Veneto, du-rante l’estate 2006 in Emilia Romagna su pero, nel 2010 su pesco.

Compie tre generazioni all’anno e trascorre l’inverno allo stadio di uova. Le uova si schiudono da aprile e le neanidi si diffondono sulle foglie e sui fiori.

Le femmine adulte della prima generazione si os-servano in giugno, quelle della seconda generazione dalla fine di luglio alla prima metà di agosto e quelle della terza generazione dalla metà di settembre fino a novembre.

La maggior parte delle femmine si sposta per ovide-porre dalle foglie ai rami più vecchi e sul tronco.

Danni: frequentemente nelle coltivazioni infestate le femmi-ne si concentrano sui frutti, nella cavità calicina su pero e melo e in quella peduncolare su pesco; per questo dopo la raccolta spesso lo pseudococcide si diffonde tramite scambi commerciali.

Ulteriori danni vengono indirettamente causati dall’ab-bondante produzione di melata e dal conseguente svi-luppo di fumaggini; successivamente le piante perdo-no le foglie e i frutti vengono danneggiati.

Prevenzione: favorire una insolazione diretta delle colonie nel pe-riodo estivo tramite la potatura verde, e l’esposizione al freddo e agli eventuali trattamenti nel periodo in-vernale tramite spazzolature delle colonie più grosse. Eliminare i rami attaccati durante le fasi di potatura.

Difesa fitosanitaria: Impiegare strategie simili a quelle adottate per Cocci-niglia di San José. Per quanto riguarda i parassitoidi, un ruolo di primo piano è rappresentato da alcuni imenotteri appartenenti alla famiglia degli Encyrtidae. Tra questi Clausenia purpurea e Chrysoplatycerus splen-dens sono stati utilizzati per la lotta biologica in Eu-ropa, mentre Acerophagus maculipennis e Anagyrus sp. near pseudococci sono noti in Italia ma poco comuni.

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ANTONOMO: Anthonomus pomorum

Ciclo biologico: le piante ospiti del fitofago sono il melo, il pero e il biancospino. Gli adulti compaiono in primavera (fine febbraio-marzo) e si nutrono nelle gemme fiorifere.

Quando queste si sono ingrossate, nel momento in cui tra le perule appare una piccola linea bianco-ver-dastra, vi vengono deposte le uova. In genere una per ogni bottone fiorale.

Dopo circa una settimana sgusciano le larve, che si sviluppano cibandosi di stami e pistilli. Le larve ce-mentano con le proprie feci l’interno della corolla e, incidendo la base dei petali, ne impediscono la schiu-sura. In seguito la gemma assume una caratteristica colorazione bruna, e al suo interno si forma la pupa. I fiori infestati rimangono per lo più attaccati alla pian-ta fino alla fuoruscita dell’adulto (seconda metà di maggio-primi di giugno). I neo sfarfallati rodono per qualche tempo le foglie, dopo di che si accingono a estivare e a svernare.

Danni:l’azione delle larve provoca la mancata apertura dei bot-toni fiorali. In seguito la corolla presenta petali di colore bruno rugginoso.

Il melo è la pianta più colpita ma, se la fioritura è abbon-dante, i danni non sono gravi.

Prevenzione:l’epoca dell’antesi influisce sulla vulnerabilità delle varietà allevate. Ove ciò sia compatibile con le esi-genze colturali, conviene optare per meli di fioritura precoce o, all’opposto, tardiva.

Difesa fitosanitaria: la raccolta degli adulti al mattino, anche se efficace, è inattuabile, per motivi economici.

La difesa si esegue con un unico trattamento con rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro in miscela ad olio bianco, all’epoca dell’ovideposizione (da inizio rottura gemme a punte verdi).

TENTREDINE DEl PERO: Hoplocampa brevis

Ciclo biologico:sverna nel terreno e compie una generazione all’an-no. Gli adulti compaiono in campo immediatamente prima della fioritura e depongono all’interno del calice fiorale. L’ovideposizione si protrae per tutta la durata della fioritura e prosegue anche dopo la caduta petali.

Danni:le larve penetrano direttamente nei frutticini e spostan-dosi, possono danneggiarne più di uno. Le situazioni di maggior rischio si verificano in annate di scarica e in caso di scarsa allegagione (problema riscontrabile sulle cultivar di Abate Fetel e Decana del Comizio); i danni provocati sono legati alla fertilità della cultivar, alla quantità della fioritura e all’allegagione dell’anno

Larva su frutticino -foto Servizio Fitosanitario Regionale

Anthonomus podorum, adulto - foto A. Franceschi

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Prevenzione: in caso di popolazioni elevate si può cercare di limi-tarne lo sviluppo mediante una lavorazione del terre-no, in quanto le larve svernano nel suolo.

Difesa fitosanitaria:la presenza degli adulti va monitorata con 2-4 trappo-le cromotropiche bianche per appezzamento prima che compaia il bottone bianco del fiore. La soglia è di 15 adulti per trappola. La difesa si basa su tratta-menti pre e post-fiorali con rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) o piretro, eventualmente in miscela ad olio bianco.

AFIDE GRIGIO DEl PERO: Dysaphis piri

Ciclo biologico: presenta caratteristiche biologiche simili a Dysaphis plantaginea (afide grigio del melo), ma ha virulenza minore e non causa la deformazione dei frutticini. In annate particolari gli attacchi possono risultare gravi soprattutto in pereti giovani, causando la cascola dei frutticini e la compromissione della fioritura dell’anno successivo. Suscettibili in particolare William e Con-ference, mentre sono stati riscontrati pochi danni su Abate Fetel.

Danni:gli attacchi di afidi provocano abbondante emissione di melata fitotossica per la vegetazione.

Prevenzione: si possono adottare alcuni accorgimenti agronomici di tipo preventivo per favorire il controllo naturale come potature equilibrate, non eccedere con le irrigazioni e le concimazioni azotate organiche, che possono provo-care un eccessivo rigoglio vegetativo. Anche interventi volti a tutelare la complessità dell’agroecosistema pos-sono contribuire al controllo degli afidi, come il man-

tenimento dell’inerbimento e delle siepi per il rifugio degli insetti antagonisti.

Difesa fitosanitaria:

si può intervenire sia in pre che in post fioritura con piretro o rotenone (ammesso fino al 30/04/2012) in miscela ad olio bianco (0,5-1 Kg/hl). Il piretro ha una efficacia di breve durata. Su William si può intervenire con azadiractina (eventualmente in miscela a olio bian-co) in pre-fioritura, poiché su questa varietà il prodotto non è fitotossico, eventualmente ripetendo l’intervento dopo la fioritura. In caso di reinfestazioni si può rallen-tare lo sviluppo degli afidi mediante lavaggi con pro-dotti a base di sapone di potassio, anche se sono scar-se le possibilità di controllo con infestazione in atto.

PSIllA: Cacopsylla pyri

Ciclo biologicosverna come femmina adulta e compie fino a cinque generazioni. Fuoriesce dai siti di svernamento già in feb-braio poi comincia a deporre le uova alla base delle gem-me, all’ascella dei rametti o in screpolature della corteccia.

Danni:la melata prodotta dall’attività trofica delle neanidi e dalle ninfe imbratta i frutti e favorisce lo sviluppo di fu-maggini. In agricoltura biologica la psilla, di solito, è ben controllata da svariati antagonisti naturali, in particolare da antocoridi (Anthocoris nemoralis). I rischi maggiori si verificano nella prima fase vegetativa e nel periodo di conversione, cioè quando non si è ancora raggiunto un giusto equilibrio preda/predatore.

Prevenzione: per favorire l’insediamento degli antagonisti naturali è opportuno introdurre siepi come ricoveri naturali; è consigliata la scelta di piante di Cercis siliquastrum (Al-bero di Giuda) o di altre specie vegetali che ospitano psille diversa da quella che vive sul pero, di cui gli An-tocoridi possono nutrirsi all’inizio della primavera.

Adulto - foto Servizio Fitosanitario RegionaleColonia - foto Servizio Fitosanitario Regionale

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Difesa fitosanitaria: in genere, valorizzando il ruolo degli antagonisti na-turali, la Psilla non richiede particolari interventi fito-sanitari. In situazioni di rischio, per esempio durante il periodo di conversione, si possono effettuare lanci con 1000 individui/ha di Antocoridi (2-3 interventi) dall’ultima settimana di marzo a metà aprile.

In caso di necessità si può utilizzare olio minerale estivo (1500-2000 g/hl) sulle uova (fine aprile-inizio maggio), distanziando tali interventi da quelli con zolfo di 21 giorni. In presenza di melata effettuare lavaggi con sapone di potassio (400-700 g/hl) o sili-cato di sodio (400-700 g/hl), le dosi più basse con in-festazioni basse, si possono ripetere ogni 7-10 giorni. Interessanti i primi risultati con la miscela aglio (600 g/hl), olio estivo (2000 g/hl) e peperoncino (400 g/hl), da impiegare sulle uova e giovani neanidi, da con-fermare l’efficacia con ulteriori prove. Impiegare per i lavaggi molta acqua.

È possibile effettuare lavaggi con gli impianti a piog-gia per l’irrigazione.

TINGIDE DEl PERO: Stephanitis pyri

Ciclo biologico:compie tre generazioni e sverna come adulto ripara-to sulla pianta e tra le foglie secche cadute al suolo. Compare in genere da aprile.

In maggio depone le uova nei tessuti della pagina inferiore delle foglie ricoprendole con una goccia di liquido che poi solidifica ed annerisce.

Danni:provoca fitte punteggiature sulla pagina superiore delle foglie. L’adozione delle tecniche di agricoltura biologica porta a privilegiare o sfavorire popolazioni di alcune specie rispetto ad altre.

Questo meccanismo spesso non chiaramente visi-

bile, provoca l’insorgenza di problemi dovuti a fito-fagi che non erano considerati pericolosi, come la Tingide, che nel pero è di solito presente in maniera sporadica ma che ha fatto registrare un sempre più

preoccupante aumento di attacchi

Difesa fitosanitaria:

in caso di attacchi effettuare interventi con piretro (100 g/hl), in miscela ad olio bianco (250 g/hl).

Gli interventi posizionati sulle prime forme giovanili forniscono i risultati migliori. Se necessario ripetere gli interventi.

Discreti i risultati ottenuti con i saponi di potassio (600 g/hl). In particolare si è osservato che tratta-menti più efficaci sono quelli posizionati sulle prime forme giovanili.

CARPOCAPSA: Cydia pomonella

Ciclo biologico:é il fitofago più importante per la coltura. Il suo ciclo è regolato da meccanismi neuro-ormonali che sono a loro volta influenzati da stimolazioni esterne (tempe-ratura, fotoperiodo).

Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre genera-zioni all´anno e sverna come larva matura in diapau-sa dentro un bozzolo posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. L´incrisalidamento ha luogo in marzo-aprile e i primi adulti compaiono, a seconda delle condizioni ambientali a partire da metà aprile. Gli adulti sono attivi al tramonto e con temperature superiori ai 15 °C avvengono gli accoppiamenti se-guiti dopo pochi giorni dalle ovideposizioni. Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Dalle

Adulto -foto Servizio Fitosanitario Regionale

Diffusore per la confusione sessuale - foto Servizio Fitosanitario Regionale

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uova sgusciano le larve neonate che trascorrono al-cuni giorni all´esterno spostandosi su foglie e rametti prima di penetrare nei frutti.

Durante questi vagabondaggi le larvette possono intaccare le foglie causando raramente dei danni. All´interno dei frutti, le larve completano il loro svi-luppo in 21-30 giorni e, una volta mature, fuoriescono dai frutti infestati e vanno ad incrisalidarsi sotto la corteccia o in altri ripari. Gli adulti di seconda genera-zione compaiono dalla 2° metà di giugno alla prima decade agosto, con un picco massimo nella prima decade di luglio. Il terzo volo inizia da metà agosto, sovrapponendosi talvolta al secondo. La terza e ul-tima generazione di larve completa lo sviluppo nei frutti in maturazione per poi entrare in diapausa.

Danni: nei frutti le larve entrano attraverso un qualsiasi pun-to dell´epicarpo. In seguito, in corrispondenza del foro di entrata, si forma un piccolo grumo di rosura ed escrementi che consente la rapida individuazione dell’attacco. Su frutti non maturi, la larva penetra nel-la zona sottoepidermica scavando una galleria spira-lata e in seguito si dirige verso la zona carpellare per nutrirsi dei semi.

Sui frutti maturi, la larva entra invece direttamente nella polpa, raggiunge e divora i semi. Gli attacchi del fitofago su melo e pero, se non controllati tem-pestivamente con interventi insetticidi, provocano pertanto gravi lesioni dei frutti che, così danneggiati, finiscono per cadere al suolo.

Trattamenti tardivi non evitano comunque il danno “estetico” e il deprezzamento del prodotto dovuto alla presenza sull´epicarpo di tracce cicatrizzate dei fori di penetrazione

Prevenzione: eventuali piante di noce limitrofe ai frutteti devono essere tolte o trattate come la coltura, in quanto la Carpocapsa può attaccare anche questi frutti, diven-tando fonte di infestazione. A raccolta allontanare dal campo tutti i frutti, anche quelli bacati.

Difesa fitosanitaria:la difesa è realizzata attraverso l’impiego della la con-fusione/disorientamento sessuale associata a inter-venti diretti alle uova o alle larve.

Nella maggior parte dei casi, è necessaria l’integra-zione delle due tecniche. Per gli interventi sulle uova si impiega olio minerale estivo. Per gli interventi sulle larve, con virus della Granulosi o spinosad.

È opportuno impiegare un solo prodotto per gene-razione, evitando strategie miste, al fine di evitare la selezione di popolazioni resistenti di carpocapsa.

L’olio bianco estivo, utilizzato sia in 1a che 2a genera-zione, a dosi di 300-500 cc/hl, permette di ottenere una efficacia di circa il 50% nei confronti delle uova e, in miscela al virus, ne migliora l’efficacia.

Poiché le sostanze attive ad azione larvicida dispo-nibili sono poche (virus e spinosad) e considerata l’elevata pressione negli ambienti dell’ER, l’olio può risultare un utile strumento per contribuire al conte-nimento delle popolazioni.

Da esaminare l’efficacia di oli vegetali.

Il virus della granulosi (Carpovirusine 1,5 l/ha - Madex 100 cc/ha, 50 cc/ha splitting - Carpostop 500 cc/ha - Virgo 500 cc/ha) deve essere realizzato con tempe-stività, ad inizio schiusura delle uova, momento da individuare tramite le catture con le trappole per il monitoraggio e facendo riferimento ai modelli previ-sionali, messi a punto e gestiti dal Servizio Fitosani-tario Regionale dell’E.R.

I trattamenti vanno ripetuti a distanza di 8 giorni (6 giorni con splitting a dose più bassa). Le larve muo-iono in 3-5 giorni per l’interruzione delle attività vita-li. I trattamenti hanno migliore efficacia se le piante hanno un apparato fogliare non troppo sviluppato, in modo da effettuare una buona bagnatura. Correggere il pH dell’acqua portandolo alla neutralità.

In alcune aziende si è registrato un calo di efficacia dei formulati a base di virus, che hanno indotto delle indagini per verificare la presenza di popolazioni resi-stenti. Pertanto, a fronte di alcuni formulati standard che contengono il ceppo messicano (CpGV Mexican), sono disponibili nuovi isolati sperimentali di virus che hanno fornito valori di efficacia variabili ma gene-ralmente migliori a quelli dei formulati standard.

Lo spinosad ha una limitazione di 3 interventi/anno da etichetta. Contro le larve svernanti si possono im-piegar i nematodi entomopatogeni, effettuando in-terventi in autunno. In base ai dati sperimentali, negli ambienti dell’E.R. hanno mostrato migliore efficacia e costanza di risultati i prodotti a base di Steinernema feltiae, rispetto ad altri ceppi. I nematodi sono paras-sitoidi dei lepidotteri dei quali provocano la morte penetrando dalle aperture naturali della larva della vittima e liberando un batterio simbionte che si ripro-duce dando origine a tossine letali per il fitofago.

Il prodotto è da applicare all’inizio o durante una pioggia, non appena i tronchi e le branche sono

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completamente bagnati, in modo che vi sia un velo d’acqua sulla vegetazione, con temperature medie maggiori o uguali a 10°C.

Le formulazioni si presentano come una massa di-sidratata in un substrato inerte, che si riattiva sotto forma di sospensione acquosa, da mantenere in agi-tazione ed utilizzare entro 10 ore dalla preparazione. La sospensione viene distribuita con l’atomizzatore aziendale impiegando 1500 l/ha, con l’accortezza di non superare pressioni di 2000 kPa (20 bar) e adotta-re ugelli a cono con diametro superiore a 500 _m (0,5 mm); i filtri presenti devono essere larghi almeno 300 _m (50 mesh) altrimenti devono essere rimossi per non danneggiare i nematodi.

La dose di prodotto utilizzato per il trattamento autun-nale contro carpocapsa è di 1,5 miliardi di nematodi, non scendere al di sotto di 1 miliardo di nematodi ad ettaro. Il rispetto delle condizioni di impiego è fonda-mentale per l’efficacia della tecnica. Il prodotto può essere conservato a 4-6°C (in frigo) per al massimo 3 mesi, ma non è possibile utilizzarlo l’anno successivo. L’utilizzo di reti anti insetto è una tecnica di recente applicazione, le prime esperienze sono state effettua-te in Francia a partire dal 2005.

Attualmente, in Francia vi sono alcune centinaia di et-tari di meleto protette con reti anti-insetto (circa 300 ha nel 2009), mentre in Italia, dove l’utilizzo è agli inizi, si contano solo alcune decine di ettari (in Emi-lia Romagna, Veneto, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Toscana).

I dati ottenuti dai campi in Italia possono per ora solo confermare l’efficacia del sistema, in attesa di informazioni specifiche per la regione. Esistono due tipologie di reti disponibili: Monofila copertura di ogni singola fila. Con questo sistema si ha il conteni-mento pressoché completo della Carpocapsa e nes-suna limitazione nella percorrenza del frutteto con le diverse macchine operatrici. I trattamenti effettuati con le normali irroratrici attraversano la rete. Sono ostacolate, invece, tutte le operazioni sulla pianta. Monoblocco: copertura dell’intero appezzamento.

A partire da un impianto antigrandine, la rete viene applicata anche sui quattro lati del frutteto. Il conte-nimento del danno da Carpocapsa non è totale, so-spendere del tutto i trattamenti può essere rischio-so, come verificato anche nelle prime esperienze realizzate in Italia. Il sistema ostacola l’ingresso nel frutteto, mentre le principali operazioni colturali non trovano impedimenti

CIDIA MOlESTA: Cydia molesta

Ciclo biologico: sverna come larva matura in diapausa nelle anfrat-tuosità della corteccia, nel terreno o nei magazzini e compie 4-5 generazioni all´anno.

A primavera si ha l´incrisalidamento, seguito dal pri-mo sfarfallamento di adulti durante il mese di aprile. L´epoca dei primi voli può variare da un anno all´altro, essendo molto influenzata dalle condizioni ambientali. Gli sfarfallamenti e gli accoppiamenti hanno luogo nelle ore crepuscolari (con temperature superiori a 16°) e notturne.

Dopo l´accoppiamento, ogni femmina depone al-cune decine di uova in modo isolato sui tessuti ve-getali a superficie liscia. Il numero complessivo di uova deposto per ciascun individuo è inferiore in prima generazione rispetto alle ovideposizioni delle generazioni successive. Ogni uovo dà origine dopo un´incubazione di 1-2 settimane ad una larvetta di colore giallo-rosato che inizia rapidamente la sua at-tività trofica all´interno degli organi vegetali.

Dopo 3-4 mute, la larva raggiunge la piena maturità e si imbozzola sulla pianta o nel terreno, per incrisa-lidarsi e mutare in adulto. L´intero processo ha una durata variabile in funzione delle condizioni ambien-tali, in genere comunque il secondo volo di adulti ha inizio i primi di giugno con un massimo di presenza nella metà del mese. Da luglio a ottobre il volo degli adulti è praticamente continuo per l´accavallarsi delle generazioni estive e autunnali

Danni:attacca il pesco e le pomacee. Quando le pere sono ancora acerbe la larva danneggia solo gli strati epi-dermici e non penetra l´interno della polpa; sui frutti

Le larve di Cydia molesta si riconoscono da quelle di Cydia pomonella per la presenza del pettine anale

foto servizio fitosanitario regionale

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maturi la larva penetra invece direttamente nel meso-carpo. A differenza della carpocapsa, le gallerie sca-vate dalle larve di cidia nelle mele e nelle pere non raggiungono la zona carpellare. Risulta dannosa so-prattutto per le cultivar tardive (Abate, Kaiser).

Difesa fitosanitaria: occorre effettuare il monitoraggio mediante trappole a feromoni, anche se non è dimostrata una correla-zione fra catture e rischio di danno; risulta più sicura, anche se meno agevole, è l’individuazione dell’ovo-deposizione sui frutti.

La difesa si può realizzare con il metodo della con-fusione/disorientamento sessuale. I migliori risultati si ottengono quando la confusione/disorientamento viene applicato all’inizio del volo.

Interventi di soccorso possono essere fatti con for-mulati a base di spinosad (massmo 3 trattamenti/anno).

CAlIROA: Caliroa limacina

Ciclo biologico: compie 2-3 generazioni all’anno e trascorre l’inverno come prepupa in un bozzoletto interrato. Gli adulti compaiono in maggio e depongono le uova nel pa-renchima fogliare. Le larve della prima generazione compaiono di solito ad inizio-metà luglio.

Danni:le larve scheletrizzano la pagina superiore delle foglie rispettando le nervature primarie e secondarie.

Con presenza di numerose larve sulle foglie può pro-vocare danni anche gravi.

Difesa fitosanitaria: In caso di attacchi intervenire con piretro (100 g/hl) alla comparsa delle larve.

EUlIA: Argyrotaenia pulchellana

Ciclo biologico:nei nostri ambienti compie tre generazioni l´anno e sverna come crisalide, riparata sotto le foglie cadute a terra. I primi adulti compaiono a fine marzo primi di aprile e lo sfarfallamento dura circa un mese. A circa una settimana dall´accoppiamento, le femmine de-pongono le uova in ooplacche di colore giallastro sul-la pagina superiore delle foglie. Le larve della prima generazione compaiono a partire dal mese di maggio e si accrescono dapprima a spese del parenchima fo-gliare e poi dei frutticini. Completato il loro sviluppo, le larve si incrisalidano all´interno di un bozzolo seri-ceo dove avviene la metamorfosi che darà origine agli adulti a partire dalla seconda metà di giugno.

L´ultima generazione di adulti compare nel mese di agosto ed è seguita dalle larve di terza generazione che hanno un accrescimento molto lento e sono pre-senti fino a tutto il mese di ottobre, per poi incrisali-darsi.

Danni:danneggia anche il melo e il susino. Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazione a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da colpire coi trattamenti.

Le larve provocano caratteristiche erosioni, danneg-giando inizialmente le foglie e in seguito, anche i frutti. Sulle foglie l´attacco è localizzato alla pagina inferiore, sono risparmiate le nervature e la pagina superiore del lembo fogliare. Sui giovani frutti le lar-ve provocano erosioni superficiali, su quelli prossimi alla maturazione le erosioni si estendono alla cavità peduncolare, rendendoli incommerciabili e facilmen-te soggetti a processi di marciume.

Larva di Eulia parasitizzata- Servizio Fitosanitario Regionale

Caliroa, larva con danni fogliari - foto di Vergnani

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Prevenzione:nei frutteti biologici viene generalmente ben con-trollata dai numerosi antagonisti naturali, altrimenti risultano molto efficaci interventi con Bacillus thurin-giensis.

Difesa fitosanitaria: installare le trappole a ferormoni per seguire l’anda-mento dei voli e intervenire al superamento della so-glia d’intervento a con trattamenti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con spinosad (mas-smo 3 trattamenti/anno).

Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus È importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni specialmente in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo.

Il momento per intervenire è indicato dai Bollettini tecnici provinciali anche sulla base delle indicazioni del modello previsionale MRV-Eulia.

PANDEMIS: Pandemis cerasana

Ciclo biologico:compie due generazioni all´anno e sverna come lar-va giovane all´interno di un bozzolo nascosto nelle anfrattuosità della corteccia del tronco o dei rami. Alla ripresa vegetativa, le larve escono dai bozzoli in modo scalare e attaccano la vegetazione.

L´incrisalidamento avviene alla fine di aprile-inizi di maggio all´interno di foglie accartocciate o unite tra loro, oppure nei punti di contatto tra diversi organi vegetativi. La prima generazione di adulti compare da metà maggio ai primi di giugno; la seconda genera-zione dalla fine di luglio a tutto agosto.

Le uova sono deposte in ooplacche sulla pagina in-feriore delle foglie; le larvette appena sgusciate ero-dono il lembo fogliare per poi spostarsi poi in una fase più avanzata di sviluppo all´apice dei germogli della parte alta della pianta e sui frutti. Le larve della seconda generazione si accrescono lentamente e ai primi freddi entrano in diapausa

Prevenzione:nei frutteti biologici vengono generalmente ben con-trollati dai numerosi antagonisti naturali.

Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che attaccano le foglie e i mazzetti fiorali e successiva-

mente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamature) che ne causano il deprezzamento com-merciale.

Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazio-ne a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da bagnare coi trattamenti.

Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è ne-cessario installare le trappole a ferormone per l’an-damento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento.

La difesa è realizzata con trattamenti a base di Ba-cillus thuringiensis (100-150 g/hl) o con o con spino-sad (massmo 3 trattamenti/anno) al superamento della soglia d’intervento, è importante effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il tratta-mento dopo 7-8 giorni.

I trattamenti devono essere ripetuti in caso di forte presenza di larve o di catture di adulti prolungate nel tempo e per il periodo di nascita delle larve indicato dai modelli previsionali elaborati dal Servizio Fitosa-nitario Regionale dell’E.R.

Correggere il pH a 6-6,5 per l’impiego del Bacillus.

ARCHIPS: Archips podanus

Ciclo biologico: simile a Pandemis cerasana ma con tre generazioni all’anno. I primi due voli coincidono con quelli di P. ce-rasana mentre il terzo si verifica agli inizi di settembre.

Prevenzione:nei frutteti biologici vengono generalmente ben con-trollati dai numerosi antagonisti naturali.

Archips adulto - foto Servizio Fitosaniatrio Regionale

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Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che at-taccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano tipiche erosioni (ricamatu-re) che ne causano il deprezzamento commerciale.

Le cultivar più sensibili sono quelle con fruttificazio-ne a grappolo (S. Maria, B.P. Morettini, Dr. Guyot e William) difficili da bagnare coi trattamenti.

Difesa fitosanitaria: è importante verificare la presenza di larve svernanti in pre-fioritura sui mazzetti fiorali, a fine aprile è ne-cessario installare le trappole a ferormone per l’an-damento dei voli e la verifica del superamento della soglia d’intervento. La difesa è realizzata con tratta-menti a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) al superamento della soglia d’intervento, è importan-te effettuare una buona bagnatura della vegetazione e ripetere il trattamento dopo 7-8 giorni. Con aziende particolarmente infestate si può installare la confu-sione sessuale.

CAPUA: Adoxophyes orana

Ciclo biologico: svolge 2 generazioni all’anno con svernamento allo stadio larvale entro un ricovero sericeo tessuto tra fo-glie e rami. Alla ripresa vegetativa le larve attaccano i giovani germogli e raggiunta la maturità si incrisali-dano tra la vegetazione. Il volo degli adulti si protrae dalla metà di maggio alla metà di giugno. Le uova sono deposte in ooplacche sulle superfici fogliari (con preferenza per quella inferiore).

Le larve vivono a spese delle foglie e dei frutti. Il se-condo volo ha luogo tra fine luglio e inizio settembre;

all’ovideposizione segue la nascita delle larve che, dopo una breve attività trofica entrano in diapausa.

Prevenzione:nei frutteti biologici vengono generalmente ben con-trollati dai numerosi antagonisti naturali.

Danni: il danno è dovuto all´attività trofica delle larve che at-taccano le foglie e i mazzetti fiorali e successivamente i frutti, sui quali provocano erosioni talvolta profonde che ne causano il deprezzamento commerciale.

Difesa fitosanitaria: Circa il monitoraggio e il rispetto delle soglie d’inter-vento valgono le stesse indicazioni riportate per Pan-demis e Archips.

La difesa è realizzata, al superamento della soglia d’intervento, con trattamenti a base di Bacillus thu-ringiensis (100-150 g/hl) oo con spinosad (massmo 3 trattamenti/anno)

RODIlEGNO GIAllO:Zeuzera pyrina

Ciclo biologico:sverna come larva e compie una generazione in 1-2 anni. Gli adulti sfarfallano da maggio a settembre.

Danni:è un fitofago particolarmente polifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevoli. Attacca prima i germogli poi i rami. In se-guito si comporta come il rodilegno rosso attaccando anche le branche principali. Danneggia sia su piante in allevamento che le piante adulte.

Adulto di zeuzera pyrina- foto Servizio Fitosanitario Regionale

Adulti catturati con trappola fermonica - Foto Reggiani

Page 18: Il Pero - tecpuntobio.it · 97 Pero uno strato sottile di corteccia, mette in evidenza una colorazione rosso-mattone sottocorticale. È possibile osservare sulle parti infette della

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Prevenzione: non esistono antagonisti naturali in grado di conte-nerne le popolazioni ma possono essere antagonisti i pipistrelli e il picchio.

Difesa fitosanitaria:per il controllo di questo insetto si installano trap-pole per la cattura di massa al di sopra delle chiome degli alberi, questo consente anche di individuare il momento migliore per effettuare i trattamenti con formulati a base di Bacillus thuringiensis (100-150 g/hl) a partire da metà giugno.

Si può applicare la confusione sessuale con instal-lazione dei dispenser a inizio maggio (con almeno 2 trappole per il monitoraggio nella parte alta della chioma). Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite

RODIlEGNO ROSSO: Cossus cossus

Ciclo biologico:compie una generazione ogni due-tre anni e sverna come larva. Gli adulti sfarfallano da fine maggio ad inizio di settembre. È un fitofago particolarmente po-lifago che ha trovato sui fruttiferi e in particolare sulle pomacee condizioni favorevoli; e.

Prevenzione:non esistono antagonisti naturali in grado di conte-nerne le popolazioni ma possono essere considerati antagonisti i pipistrelli e il picchio.

Danni: ha attività xilofaga, le larve scavano gallerie nel legno con fuoriuscita di rosura di consistenza stopposa. Può causare danni sia su piante in allevamento che su piante adulte. Per l’azione delle larve le piante col-pite deperiscono e, in caso di forti attacchi, si può arrivare anche alla loro morte.

Difesa fitosanitaria: per la difesa da questo fitofago, buoni risultati si sono ottenuti con la tecnica della cattura massale dei ma-schi mediante l’installazione di circa 8-10 trappole per ettaro.

Proseguire la cattura massale per alcuni anni. Sono possibili anche tecniche di difesa meccanica come

l’uncinazione delle larve presenti nei tronche con filo di ferro e l’asportazione, quando possibile, delle parti colpite.

RAGNETTO ROSSO: Panonychus ulmi

Ciclo biologico:compie da sette a nove generazione all’anno e sverna come uovo deposto sulle parti legnose della pianta con particolare predilezione per i punti di inserzione dei rami.

Danni:le punture causano delle decolorazioni delle foglie. In genere non comporta gravi rischi per la coltura, anche con infestazioni elevate, poiché i predatori sono in gra-do di contenerne lo sviluppo.

Le cultivar più sensibili sono: Conference, William, Kaiser, Packam’s Triumph.

Prevenzione: in frutteti con scarsa presenza di predatori è possibi-le incrementarla introducendo materiale di potatura o bande trappola provenienti da frutteti con elevate popolazioni di predatori.

Difesa fitosanitaria: in genere non sono necessari trattamenti specifici.

Panonychus ulmi, femmina - foto Servizio Fitosanitario Regionale

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ERIOFIDE RUGGINOSO: Epitrimerus pyri

Ciclo biologico: trascorre l’inverno come femmina in colonia sotto le perule delle gemme o nelle screpolature dei rametti. All’inizio della primavera infesta le foglioline e i frutti-cini appena formati.

Danni:sulle foglie provoca la docciatura del lembo fogliare con una colorazione brunata della pagina inferiore. Nei frutti provoca rugginosità localizzate in genere nell’area calicina. Le varietà più sensibili sono: Wil-liam, Conference e Decana del Comizio.

Difesa fitosanitaria: il momento più indicato per eventuali trattamenti con olio bianco estivo (1-1,5 Kg/hl) o zolfo è circa una set-timana dopo la caduta dei petali. Una moderata effi-cacia pare possano avere estratti di aglio, migliorata se in miscela a olio di colza. In alternativa è possibile utilizzare anche olio bianco estivo.

ERIOFIDE VESCICOlOSO: Eriophyes pyri

Ciclo biologico:compie 2-3 generazioni all’anno e sverna con femmi-ne riunite in gruppi sotto le perule delle gemme.

Danni:sulle foglie provoca bollosità nella pagina superiore che evolvono dal verde al nero. In genere non com-porta gravi rischi per la coltura. Causa danni in parti-colare su piante giovani.

Difesa fitosanitaria: se si sono rilevate colonie svernanti nelle gemme, o danni nella precedente annata, effettuare un tratta-mento a ingrossamento gemme (fare riferimento alle gemme apicali) con olio bianco (3 kg/hl); un ritardo anche di pochi giorni del trattamento ne riduce forte-mente l’efficacia.

Si ringraziano per i loro contributi:

Pierangela Schiatti, Agnese Franceschi, Loredana Antoniacci, Massimo Bariselli, Mauro Boselli, Riccardo

Bugiani, Giacomo Accinelli, Alberto Aldini, Sandro Bolognesi, Stefano Caruso, Roberto Colombo,

Fausto Grimaldi, Riccardo Cornale, Stefano Bongiovanni, Alberto Reggiani,

Maria Grazia Tommasini, Stefano Vergnani

Aggiornamento 2012

Epitrimerus pyri, danni sui frutti - foto Consorzio Fitosanitario Modena Eriophyes pyri, danni su foglie - foto Servizio Fitosanitario Regionale