Il passato che rivive. Amantea nel cuore

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IL PASSATO CHE RIVIVE testo di DEMETRIO GUZZARDI - foto di MARIO GRECO Il personaggio L’artista Pedrito Bonavita e la sua bottega che fa rivivere il borgo antico di Amantea A ssunta Briglio è una giovane Asragazza di Cle- to, negli anni Cin- quanta del Nove- cento, il suo papà decide di la- sciare il piccolo paese per “emi- grare” ad Amantea, la cittadina sul Tirreno cosentino, che è il centro più importante dell’inte- ra zona. Ma è solo una tappa del più lungo viaggio che la fami- glia Briglio farà, la meta è l’Ar- gentina, dove tanti calabresi chiamati da parenti ed amici, oppure dal vincente modello pe- ronista, cercano un’adeguata sistemazione. Assunta ad Amantea ha in- contrato Rocchiciellu Bonavi- ta, un pittore di cui si innamo- ra. Anche Rocco sente forte l’attrazione per la giovane e de- cide di raggiungerla a Ciuda- dela, nel paese latino-america- no, naturalmente dopo l’appro- vazione del padre Petruzzu i Paniellu. I due giovani si spo- sano in Argentina e nel 1965 dal loro grande amore nasce un bambino, che verrà chiama- to come il nonno paterno, Pie- tro Bonavita. In Argentina gli italiani per dimostrare di es- sersi ben integrati, utilizzano la lingua castigliana anche per i nomi, e così il piccolo Bonavi- ta viene affettuosamente chia- mato Pedrito. Nel 1969 Assunta e Rocco con il loro piccolo ritornano ad Amantea, ed il ragazzino, un po’ per atteggio, un po’ per non dimenticare la grande Buenos Aires si fa chiamare da tutti Pe- drito. Sente forte il richiamo dell’arte; il nonno dopo le fati- che della pesca è solito intaglia- re il legno, il papà porta avanti la famiglia come decoratore; si- curamente il loro modo di ope- rare avrà influito nella scelta che Pedrito farà nel 1979 quando si iscriverà all’Istituto d’arte di Cetraro, dove conse- guirà il diploma di maestro del- l’arte nella ceramica. Decide di continuare a studiare e fre- quenta inizialmente l’Accade- mia delle Belle Arti di Catanza- ro, seguendo il pittore Luigi Magli e successivamente quel- la di Firenze dove termina gli studi nel 1988, con il maestro Fernando Farulli. In quegli anni Pedrito decide che sarà un artista, ma con una funzione sociale, aiutare chi gli sta vici- no a riconoscere l’amore al bel- lo ed alle espressioni artisti- che. Non c’è paese del Tirreno cosentino dove non abbia espo- sto le sue opere, ma la sua atti- vità si è allargata anche in cen- L’artista Pedrito con la foto della porta disegnata dal nonno Le ceramiche nel borgo antico di Amantea

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Reportage su Amantea (Cs) e sulla bottega dell'artista Pedrito Bonavita che fa rivivere il borgo antico. Il Quotidiano della Domenica, 13 marzo 2016. Testo di Demetrio Guzzardi, foto di Mario Greco

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IL PASSATOCHE RIVIVE

testo di DEMETRIO GUZZARDI - foto di MARIO GRECO

Il personaggioL’artista Pedrito Bonavita e la sua bottegache fa rivivere il borgo antico di Amantea

Assunta Briglio èuna giovaneAsragazza di Cle-to, negli anni Cin-quanta del Nove-

cento, il suo papà decide di la-sciare il piccolo paese per “emi -grare” ad Amantea, la cittadinasul Tirreno cosentino, che è ilcentro più importante dell’inte -ra zona. Ma è solo una tappa delpiù lungo viaggio che la fami-glia Briglio farà, la meta è l’Ar -gentina, dove tanti calabresichiamati da parenti ed amici,oppure dal vincente modello pe-ronista, cercano un’adeguatasistemazione.

Assunta ad Amantea ha in-contrato Rocchiciellu Bonavi-ta, un pittore di cui si innamo-ra. Anche Rocco sente fortel’attrazione per la giovane e de-cide di raggiungerla a Ciuda-dela, nel paese latino-america-no, naturalmente dopo l’appro -vazione del padre Petruzzu iPaniellu. I due giovani si spo-sano in Argentina e nel 1965dal loro grande amore nasceun bambino, che verrà chiama-to come il nonno paterno, Pie-tro Bonavita. In Argentina gliitaliani per dimostrare di es-sersi ben integrati, utilizzanola lingua castigliana anche peri nomi, e così il piccolo Bonavi-ta viene affettuosamente chia-mato Pedrito.

Nel 1969 Assunta e Roccocon il loro piccolo ritornano adAmantea, ed il ragazzino, unpo’ per atteggio, un po’ per nondimenticare la grande BuenosAires si fa chiamare da tutti Pe-drito. Sente forte il richiamodell’arte; il nonno dopo le fati-che della pesca è solito intaglia-re il legno, il papà porta avantila famiglia come decoratore; si-curamente il loro modo di ope-rare avrà influito nella sceltache Pedrito farà nel 1979quando si iscriverà all’Istitutod’arte di Cetraro, dove conse-guirà il diploma di maestro del-l’arte nella ceramica. Decide dicontinuare a studiare e fre-quenta inizialmente l’Accade -mia delle Belle Arti di Catanza-ro, seguendo il pittore LuigiMagli e successivamente quel-la di Firenze dove termina glistudi nel 1988, con il maestroFernando Farulli. In queglianni Pedrito decide che sarà unartista, ma con una funzionesociale, aiutare chi gli sta vici-no a riconoscere l’amore al bel-lo ed alle espressioni artisti-che. Non c’è paese del Tirrenocosentino dove non abbia espo-sto le sue opere, ma la sua atti-vità si è allargata anche in cen-

L’artista Pedrito con la fotodella porta disegnata dalnonno

Le ceramiche nel borgo antico di Amantea

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Domenica 13 marzo [email protected] 41Domenica 13 marzo 2016

[email protected]

AMANTEA NEL CUORE

Il borgo antico di Amantea è un unicumdivenendo il simbolo di un passato

che rischia di non avere futuro

lano, Firenze e nel 2000 ha avuto la grandeoccasione di esporre alcuni suoi quadri aNew York.

Un giorno Pedrito, che ha sempre guar-dato con attenzione tutto quello che nonnoPietro faceva e realizzava, si fermò davantiuna porta del borgo antico dove il vecchiopescatore aveva dipinto una barchetta a ve-la ed alcuni marinai a riva per lo sciaba-chìello, la pratica per pescare la rosamari-na o bianchetto. Chissà quante volte erapassato da lì, ma quel giorno a Pedrito ven-ne un’idea: «il nonno aveva ragione, pittu-rare le porte delle case ormai chiuse può es-sere un messaggio rivolto a tutti, un ap-proccio con l’arte che forse può far rivive-re, anche se solo per un momento, un lega-me con la tradizione. Quelle porte chiuse,

se opportunamentedipinte possono di-ventare un monito aripensare alla vitache per millenni, siera vissuto ad Aman-tea». Dall’idea all’a-zione. Pedrito che co-nosce tutti i proprie-tari delle case del bor-go antico, chiede loro

il permesso di poter dipingere le porte.Univoca la risposta: «Perché no». Basta po-co ad un operatore culturale trovare altriartisti che condividono il suo progetto.Realizzare un’opera su una porta, con unbel legno super stagionato, quasi come fa-cevano gli iconografi bizantini, è il sognodi tutti.

Nell’estate 2014 all’appello di Pedrito siritrovano 12 artisti: Benedetta Giusta, Ma-rio Bruno, Rosy Arlia, Salvatore Molinaro,Marcella Morelli, Albino Fera, Luigi Ma-gazzeni, Rocco Bonavita, Francesco Bru-no, Alona Datskova, Rosario Furgiuele eDomenico Provenzano, e così si inizia.Qualche turista curioso guarda, mentregli amici aiutano gli artisti che si cimenta-no nell’opera. Viene così realizzata unapiccola pinacoteca, nel già grande museoall’aperto, che è questo meraviglioso paese

con alle spalle l’Appennino calabro e difronte il grande mare.

Il borgo antico di Amantea è un unicum,come tutti i centri storici, dove è impossibi-le arrivare con l’auto, anche gli antichi pa-lazzi signorili non vengono più abitati, di-venendo il simbolo di un passato che ri-schia di non avere futuro. Eppure anche adAmantea non mancano persone che hannodeciso di non arrendersi allo spopolamen-to della parte antica. Dopo aver imboccatovia Cavour, nei pressi della chjazza davantial Comune, percorrendo un po’ di gradonisi giunge alla piazzetta, questo è il nomedel toponimo, dove c’è un via vai di mano-vali per restaurare una casa, che diventeràun BB. Tutto intorno è abbandonato e deca-duto, ma appena i muratori tolgono il vec-chio intonaco, si tornano ad ammirare leantiche linee architettoniche che racconta-no la storia di appenaieri. Pochi passi an-cora e siamo nel rio-ne denominato arjna, che ci porteràalla chiesetta di SanFrancesco d’Assisiancora in restauro,vicino ai ruderi delmaestoso castello, diproprietà privata.

Tra le tante porte dipinte, ed ancorachiuse, se ne trova una, quasi sempre aper-ta, è lo studio di Pedrito, che è solito invita-re i passanti, non solo a visitare il suo ate-lier, pieno dei suoi quadri – quelli di ieri equelli di oggi, ma anche i tanti oggetti ap-partenuti a nonno Pietro che raccontanol’epopea della marineria, che anche adAmantea pian piano sta scomparendo; trale tante cose da vedere, la composizione fat-ta da Petruzzu i Paniellu con le statuettedei pescatori. Pedrito per la porta del suolocale («il vaso è colmo – in vino veritas») havoluto rappresentare in memoria del non-no, un mare di sardine, uno sprazzo di az-zurro ai piedi del castello. E proprio dal ca-stello –o come scrive lo storico di Amantea,Vincenzo Segreti – dalla rocca, viene fuori

Il personaggioI bassorilievi in ceramica con le indicazioni delle vie,i murales, le porte dipinte e il monumento all’emigrante

Un artistacon unafunzionesociale

Bonavitaha omaggiato

i tantiemigranti

continua a pag 42

segue da pag. 39

In alto due panorami di Amantea; sopra Il monumento all’emigrante Una delle ceramiche nel borgo antico Una delle porte dipinte

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AMANTEA NEL CUORE

Il borgo antico di Amantea è un unicumdivenendo il simbolo di un passato

che rischia di non avere futuro

lano, Firenze e nel 2000 ha avuto la grandeoccasione di esporre alcuni suoi quadri aNew York.

Un giorno Pedrito, che ha sempre guar-dato con attenzione tutto quello che nonnoPietro faceva e realizzava, si fermò davantiuna porta del borgo antico dove il vecchiopescatore aveva dipinto una barchetta a ve-la ed alcuni marinai a riva per lo sciaba-chìello, la pratica per pescare la rosamari-na o bianchetto. Chissà quante volte erapassato da lì, ma quel giorno a Pedrito ven-ne un’idea: «il nonno aveva ragione, pittu-rare le porte delle case ormai chiuse può es-sere un messaggio rivolto a tutti, un ap-proccio con l’arte che forse può far rivive-re, anche se solo per un momento, un lega-me con la tradizione. Quelle porte chiuse,

se opportunamentedipinte possono di-ventare un monito aripensare alla vitache per millenni, siera vissuto ad Aman-tea». Dall’idea all’a-zione. Pedrito che co-nosce tutti i proprie-tari delle case del bor-go antico, chiede loro

il permesso di poter dipingere le porte.Univoca la risposta: «Perché no». Basta po-co ad un operatore culturale trovare altriartisti che condividono il suo progetto.Realizzare un’opera su una porta, con unbel legno super stagionato, quasi come fa-cevano gli iconografi bizantini, è il sognodi tutti.

Nell’estate 2014 all’appello di Pedrito siritrovano 12 artisti: Benedetta Giusta, Ma-rio Bruno, Rosy Arlia, Salvatore Molinaro,Marcella Morelli, Albino Fera, Luigi Ma-gazzeni, Rocco Bonavita, Francesco Bru-no, Alona Datskova, Rosario Furgiuele eDomenico Provenzano, e così si inizia.Qualche turista curioso guarda, mentregli amici aiutano gli artisti che si cimenta-no nell’opera. Viene così realizzata unapiccola pinacoteca, nel già grande museoall’aperto, che è questo meraviglioso paese

con alle spalle l’Appennino calabro e difronte il grande mare.

Il borgo antico di Amantea è un unicum,come tutti i centri storici, dove è impossibi-le arrivare con l’auto, anche gli antichi pa-lazzi signorili non vengono più abitati, di-venendo il simbolo di un passato che ri-schia di non avere futuro. Eppure anche adAmantea non mancano persone che hannodeciso di non arrendersi allo spopolamen-to della parte antica. Dopo aver imboccatovia Cavour, nei pressi della chjazza davantial Comune, percorrendo un po’ di gradonisi giunge alla piazzetta, questo è il nomedel toponimo, dove c’è un via vai di mano-vali per restaurare una casa, che diventeràun BB. Tutto intorno è abbandonato e deca-duto, ma appena i muratori tolgono il vec-chio intonaco, si tornano ad ammirare leantiche linee architettoniche che racconta-no la storia di appenaieri. Pochi passi an-cora e siamo nel rio-ne denominato arjna, che ci porteràalla chiesetta di SanFrancesco d’Assisiancora in restauro,vicino ai ruderi delmaestoso castello, diproprietà privata.

Tra le tante porte dipinte, ed ancorachiuse, se ne trova una, quasi sempre aper-ta, è lo studio di Pedrito, che è solito invita-re i passanti, non solo a visitare il suo ate-lier, pieno dei suoi quadri – quelli di ieri equelli di oggi, ma anche i tanti oggetti ap-partenuti a nonno Pietro che raccontanol’epopea della marineria, che anche adAmantea pian piano sta scomparendo; trale tante cose da vedere, la composizione fat-ta da Petruzzu i Paniellu con le statuettedei pescatori. Pedrito per la porta del suolocale («il vaso è colmo – in vino veritas») havoluto rappresentare in memoria del non-no, un mare di sardine, uno sprazzo di az-zurro ai piedi del castello. E proprio dal ca-stello –o come scrive lo storico di Amantea,Vincenzo Segreti – dalla rocca, viene fuori

Il personaggioI bassorilievi in ceramica con le indicazioni delle vie,i murales, le porte dipinte e il monumento all’emigrante

Un artistacon unafunzionesociale

Bonavitaha omaggiato

i tantiemigranti

continua a pag 42

segue da pag. 39

In alto due panorami di Amantea; sopra Il monumento all’emigrante Una delle ceramiche nel borgo antico Una delle porte dipinte

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Domenica 13 marzo [email protected] 43Domenica 13 marzo 2016

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il toponimo di Amantea.Il vocabolo arabo Almantiah dà il nome a

questo paese, che fu un importante emiratoarabo nel cuore della Calabria bizantina. Gliamanteani vanno fieri dell’eroismo dei pro-pri padri, ed anche Pedrito in alcune sueopere ha raccontato episodi in cui il popolodi Amantea ha firmato pagine importantinel quadrante della grande storia: la parte-cipazione nel 1571 alla battaglia di Lepantoe la fiera resistenza ai napoleonici dal 5 di-cembre 1806 al 7 febbraio 1807. Forse pro-

prio per questo il “nostro” Pedrito, qualesuo intercalare ama dire spesso: «Messié»un modo alla francese per dare del “signo -re” a tutti.

Per i cittadini di Amantea, Pedrito “è” l’ar -tista del paese, e i suoi segni pittorici si tro-vano in ogni angolo del centro del Tirrenocosentino. Le targhe con il nome delle vie so-no state da lui realizzate nel 2010, bassori-lievi in ceramica tutti dedicati al mondo del-la pesca, così come i murales nel sottopassodella ferrovia, per la classica passeggiata

sul lungomare. Ma Pedrito è anche l’autoredel monumento all’emigrante, realizzatonel 2011 e sistemato nella piazzetta Aman-teani nel mondo, sul corso dove avviene loshopping. Bonavita ha voluto omaggiare itanti emigrati di Amantea con un’opera mo-derna, sagomando due lastre di ferro, la pri-ma un personaggio di colore rosso, con inuna mano la valigia e il pugno chiuso a si-gnificare la “rabbia” di chi deve partire dalproprio paese, lasciando il suo cuore, là do-ve è nato e ci sono i suoi ricordi.

Appunto i ricordi degli emigrati di Aman-tea vengono descritti nella seconda lastra dicolore verde, le varette del venerdì santo, ilcentro storico, i pescatori, le cantine, la ru-ralità, ma ciò che spicca è il cuore rosso…,quel sentimento che tutti gli emigrati per-dono lasciando la propria terra, e che ritro-vano soltanto quando si ha la possibilità diritornare, anche per pochi giorni, nel luogonatìo.

Demetrio Guzzardi© RIPRODUZIONE RISERVATA

NEL LAMENTODELLE ONDE

Chi è Mario Grecoil fotografo

M ario Greco è un fotografo ca-labrese che vive e lavora aCarlopoli (CZ). Da quasi 40

anni (dal 1977) è presente nei varicampi della fotografia: dalle foto dacerimonia, al paesaggio, alla fotogra-fia sociale che è quella che ama di piùe alla quale dedica gran parte del suo

tempo. Quotidianamente cura ed im-plementa con nuove immagini la pa-gina facebook: Calabria fotografiasociale, con oltre 14 mila “mi piace”.Nel 2015 ha ricevuto durante la Setti-mana della cultura calabrese a Cami-gliatello Silano, il Premio Cassiodo-ro.

Tra le tante porte dipinte, ed ancorachiuse, se ne trova una, quasi sempre

aperta, è lo studio di Bonavita

Il personaggioI suoi segni pittorici si trovano in ogniangolo del centro del Tirreno cosentino

L ’artista Pedrito Bonavitanelle sue opere pittorichemette a nudo i tratti più

nobili della sua anima, rivelandoil forte sentimento affettivo chelo lega al borgo antico di Aman-tea. Qui ha vissuto la sua infan-zia, che profumava di vita e colo-ri, raccontata con discrezione emaestria dalle sue opere. In Pe-drito il ricordo si fa presenza,non mancanza, né tanto menoassenza, bensì lacerante compa-gno del presente che ne viene nu-trito. Il distacco da ciò che è statonon permea le sue opere, né vi èdi esso eco alcuna nel momentoin cui il ricordo prorompe nelpresente disincantato dall’ir -ruenza invasiva del progresso.La maestosità delle riprese pitto-riche incalza il mortificante si-lenzio dell’abbandono, interrot-to o meglio, cadenzato dal mutofragore della luce dei lampioniche accende fantasmi di ricordiin chi, in questo caso il pittorePedrito, è in grado con la sua ar-te di ricondurli alla vita. L’arti -sta con le sue opere ridona sensoal passato, porge il sapore dellavita disciolto nella nenia del ven-to e nel lamento delle onde chesussurrano all’animo di chi si la-scia da esse trasportare.

Ippolita Sicoli

Una delle porte dipinte

Una delle porte dipinte a lato la porta dello studio di Pedrito Bonavita

Messié Pedritoe la sua arte

Una delle ceramiche nel borgo antico di Amantea

Uno dei murales di Bonavita

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Domenica 13 marzo [email protected] 43Domenica 13 marzo 2016

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il toponimo di Amantea.Il vocabolo arabo Almantiah dà il nome a

questo paese, che fu un importante emiratoarabo nel cuore della Calabria bizantina. Gliamanteani vanno fieri dell’eroismo dei pro-pri padri, ed anche Pedrito in alcune sueopere ha raccontato episodi in cui il popolodi Amantea ha firmato pagine importantinel quadrante della grande storia: la parte-cipazione nel 1571 alla battaglia di Lepantoe la fiera resistenza ai napoleonici dal 5 di-cembre 1806 al 7 febbraio 1807. Forse pro-

prio per questo il “nostro” Pedrito, qualesuo intercalare ama dire spesso: «Messié»un modo alla francese per dare del “signo -re” a tutti.

Per i cittadini di Amantea, Pedrito “è” l’ar -tista del paese, e i suoi segni pittorici si tro-vano in ogni angolo del centro del Tirrenocosentino. Le targhe con il nome delle vie so-no state da lui realizzate nel 2010, bassori-lievi in ceramica tutti dedicati al mondo del-la pesca, così come i murales nel sottopassodella ferrovia, per la classica passeggiata

sul lungomare. Ma Pedrito è anche l’autoredel monumento all’emigrante, realizzatonel 2011 e sistemato nella piazzetta Aman-teani nel mondo, sul corso dove avviene loshopping. Bonavita ha voluto omaggiare itanti emigrati di Amantea con un’opera mo-derna, sagomando due lastre di ferro, la pri-ma un personaggio di colore rosso, con inuna mano la valigia e il pugno chiuso a si-gnificare la “rabbia” di chi deve partire dalproprio paese, lasciando il suo cuore, là do-ve è nato e ci sono i suoi ricordi.

Appunto i ricordi degli emigrati di Aman-tea vengono descritti nella seconda lastra dicolore verde, le varette del venerdì santo, ilcentro storico, i pescatori, le cantine, la ru-ralità, ma ciò che spicca è il cuore rosso…,quel sentimento che tutti gli emigrati per-dono lasciando la propria terra, e che ritro-vano soltanto quando si ha la possibilità diritornare, anche per pochi giorni, nel luogonatìo.

Demetrio Guzzardi© RIPRODUZIONE RISERVATA

NEL LAMENTODELLE ONDE

Chi è Mario Grecoil fotografo

M ario Greco è un fotografo ca-labrese che vive e lavora aCarlopoli (CZ). Da quasi 40

anni (dal 1977) è presente nei varicampi della fotografia: dalle foto dacerimonia, al paesaggio, alla fotogra-fia sociale che è quella che ama di piùe alla quale dedica gran parte del suo

tempo. Quotidianamente cura ed im-plementa con nuove immagini la pa-gina facebook: Calabria fotografiasociale, con oltre 14 mila “mi piace”.Nel 2015 ha ricevuto durante la Setti-mana della cultura calabrese a Cami-gliatello Silano, il Premio Cassiodo-ro.

Tra le tante porte dipinte, ed ancorachiuse, se ne trova una, quasi sempre

aperta, è lo studio di Bonavita

Il personaggioI suoi segni pittorici si trovano in ogniangolo del centro del Tirreno cosentino

L ’artista Pedrito Bonavitanelle sue opere pittorichemette a nudo i tratti più

nobili della sua anima, rivelandoil forte sentimento affettivo chelo lega al borgo antico di Aman-tea. Qui ha vissuto la sua infan-zia, che profumava di vita e colo-ri, raccontata con discrezione emaestria dalle sue opere. In Pe-drito il ricordo si fa presenza,non mancanza, né tanto menoassenza, bensì lacerante compa-gno del presente che ne viene nu-trito. Il distacco da ciò che è statonon permea le sue opere, né vi èdi esso eco alcuna nel momentoin cui il ricordo prorompe nelpresente disincantato dall’ir -ruenza invasiva del progresso.La maestosità delle riprese pitto-riche incalza il mortificante si-lenzio dell’abbandono, interrot-to o meglio, cadenzato dal mutofragore della luce dei lampioniche accende fantasmi di ricordiin chi, in questo caso il pittorePedrito, è in grado con la sua ar-te di ricondurli alla vita. L’arti -sta con le sue opere ridona sensoal passato, porge il sapore dellavita disciolto nella nenia del ven-to e nel lamento delle onde chesussurrano all’animo di chi si la-scia da esse trasportare.

Ippolita Sicoli

Una delle porte dipinte

Una delle porte dipinte a lato la porta dello studio di Pedrito Bonavita

Messié Pedritoe la sua arte

Una delle ceramiche nel borgo antico di Amantea

Uno dei murales di Bonavita