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    Giuseppe Guarino

    IL NOME DIVINONELLA TRADUZIONE DELLE SACRE SCRITTURE

    ________

    UNA RICERCA

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    INDICE

    Prefazione

    IntroduzioneCapitolo 1 Il nome personale di Dio rivelato a Mos

    Capitolo 2 Lalfabeto ebraico

    Capitolo 3 La vocalizzazione del Tetragramma

    Capitolo 4 Le possibili letture del Tetragramma

    Capitolo 5 Dio ha un un Nome o si presenta con un nome?

    Capitolo 6 La parola nome nellAntico Testamento

    Capitolo 7 Lellenizzazione del mondo antico e la diffusione della lingua grecaCapitolo 8 La lingua originale del Nuovo Testamento I: i Sinottici e gli Atti degli Apostoli

    Capitolo 9 La lingua originale del N. T. II: quarto Vangelo, epistole e Apocalisse

    Capitolo 10 La parola nome nel Nuovo TestamentoCapitolo 11 Il Tetragramma nella versione dei SettantaCapitolo 12 Il Tetragramma nel Nuovo Testamento?

    Capitolo 13 Il testo ebraico di Matteo e le conclusioni di George Howard

    Capitolo 14 Evidenze interne nel Nuovo Testamento contro la presenza del Tetragramma

    Conclusione

    Appendice I Mos: incontro o scontro di due culture?

    Appendice II Radici ebraiche della fede cristiana

    Appendice III Ges o ?

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    Prefazione

    La questione che riguarda il nome che Dio ha rivelato a Mos sul Sinai e la sua

    presenza, nella sua forma originale o traslitterata, largomento di questo studio.Che vi sia bisogno di unindagine in questo senso un dato oggettivo, dimostrato dal

    pullulare di tentativi di ripristino del nome divino nelle traduzioni sia delle Scritture

    dellAntico Testamento che in quelle del Nuovo.

    E noto il tentativo della Traduzione del Nuovo Mondo dei Testimoni di Geova che

    inserisce Geova tanto nellAntico quanto nel Nuovo Testamento (disponibile adesso anche

    online: http://www.jw.org/en, in inglese e su http://www.jw.org/itin italiano). Altri tentativi

    recenti in lingua inglese sono The Book of Yahwehe della King James Bible(che, nella suarevisione del 1769, una traduzione tuttora in voga fra gli evangelici americani

    conservatori) della quale stata approntata recentemente una versione che inserisce

    Jehovah, chiamataThe Divine Name(versione in inglese soltanto, ovviamente, disponibilesu http://www.dnkjb.net/faq_dnkjb_online.htm ).

    Ma al di l della semplificazione dei problemi di traduzione, traslitterazione o

    inserimento del nome divino di Esodo 3:14-16 anche nelle versioni della Bibbia non in

    lingua originale o nel Nuovo Testamento, quali sono le vere problematiche connesse a

    questi tentativi?

    In questo mio lavoro mi ripropongo di partire da zero, di resettare questaproblematica e provare ad affrontarla dallinizio, passo passo, per poi poter serenamente

    valutare la possibilit di inserimento del Nome divino nelle versioni non ebraiche dellaSacra Scrittura.

    Non mi propongo di evitare i punti pi spinosi e tecnici della questione. Considero

    troppo spiccia la semplificazione, per motivi di mera propaganda alle proprie convinzioni

    religiose, fatta ormai da diversi movimenti religiosi o pseudo religiosi su questa tematicache mira in realt solo a coinvolgere per trascinare pi persone possibile a sostenere questa

    o quella convinzione.

    Allo stesso tempo far di tutto per rendere il pi accessibile possibile la mia

    discussione, non evitando le citazioni in lingua originale, ebraico soprattutto, ma anche in

    greco; ma proponendo sempre ampie spiegazioni e traslitterazioni nel nostro alfabeto che

    permetteranno a chi ama una lettura complessa ma non impossibile di seguire il filo del

    discorso.Chi cerca qui polemica, rimarr deluso. Chi ama invece la ricerca e la Parola di Dio

    sia il benvenuto in questo viaggio difficile che io stesso mi accingo, non senza un certo

    timore riverenziale, ad intraprendere.

    C un ultima nota. Quando avevo gi completato la prima stesura del mio libro, ho

    trovato online un interessantissimo testo anonimo e senza copyright intitolato TheTetragrammaton and the Christian Greek Scriptures. In alcuni punti siamo cos in accordocon questo autore ed utilizziamo schemi talmente simili che potrebbe persino sembrare che

    io mi sia pi che ispirato a questo lavoro. Non ci sarebbe nulla di male, ma non stato cos.

    In parole povere, non ho copiato da lui, nonostante le incredibili coincidenze su quello che

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    diciamo e come lo diciamo. Questo testo disponibile gratuitamente sul sito

    www.tetragrammaton.org

    Possa il Signore, , assistermi in questo tanto affascinante quanto serio compitoche mi sono prefissato.

    Giuseppe Guarino

    Catania, 07 Maggio 2013

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    Introduzione

    La questione riguardante le problematiche connesse al Nome divino personale di Dio

    rivelato a Mos (Esodo capitolo 3) un problema antico quanto la necessit di dover

    tradurre lAntico Testamento.

    La pi antica versione che conosciamo della Bibbia ebraica la traduzione in greco,

    la cosiddetta LXX (Settanta) o Septuaginta. Questa versione originariamente delPentateuco soltanto venne sponsorizzata nel III secolo a.C. dal sovrano egiziano Tolomeo

    Filadelfo per arricchire la biblioteca di Alessandria. Il nome Settanta deriva dal numero

    originale dei traduttori impegnati in questopera.

    Vi sono idee controverse su quale fosse la scelta adottata da questa antica versione.

    Alcuni sostengono che i traduttori preferirono mantenere il Tetragramma, il nome di Dio

    nella sua forma originaria ebraica, e semplicemente inserirlo nel testo greco. Altri

    sostengono che fu preferito inserire Kyrios (cio Signore). Qualunque sia stata la sceltainiziale di quei traduttori, evidente la difficolt di trasporre un termine tanto delicato come

    il Nome personale di Dio.

    Quale scelta la migliore?

    Vediamo brevemente loriginale ebraico. Quando Dio apparve a Mos, quegli gli

    disse: "Io sono colui che sono". Poi disse: "Dirai cos ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha

    mandato da voi". Ma se Dio dice in prima persona di essere: lIO SONO, gli altri sidovranno rivolgere a lui chiamandolo: , il Dio dei vostri padri, il Dio d'Abraamo, ilDio d'Isacco e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi. il modo in cui viene rappresentato in alfabeto ebraico il nome con il qualeviene detto a Mos di identificare al popolo chi il Dio che lha mandato per far uscireIsraele dallEgitto.

    Lebraico si legge da destra verso sinistra. Quindi volendo identificare con il nostro

    alfabeto le lettere ebraiche avremo: Y H W HQueste quattro lettere che compongono il nome di Dio per eccellenza nellAntico

    Testamento vengono comunemente definite Tetragramma (dal greco Tetra Grammaton).Nellalfabeto ebraico (diremo per semplicit) mancano le vocali ed formato

    soltanto da 22 consonanti. Il disagio che ne pu seguire facilmente comprensibile e lacorretta pronuncia delle parole legata allinsegnamento di una generazione a quella

    successiva. Proprio per ovviare a questa problematica, allinizio dellera cristiana, i

    masoreti, dei sapienti ebrei, aggiunsero dei simboli al testo ebraico per fissarne la lettura.

    Il Tetragramma divenne vocalizzato nel seguente modo: Mentre nella stragrande maggioranza dei casi i simboli fornivano al lettore le vocali

    da aggiungere alle consonanti del testo, onde fissare la pronuncia dei vocaboli, per il

    Tetragramma gli studiosi parlano di qere perpetuum, cio di correzioni permanenti, nonriportate al margine ma inserite nel testo mediante una vocalizzazione anomala (citazione

    tratta da: Giovanni Deiana e Ambrogio Spreafico, Guida allo studio dellebraico biblico,

    Urbaniana University Press e Societ Biblica Britannica e Forestiera, pag. 20). Infatti,

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    quando i masoreti aggiunsero la loro vocalizzazione al testo, gli ebrei ortodossi da tempo

    non leggevano pi il Tetragramma, preferendo pronunciare al suo posto la parola Adonai,corrispondente allitaliano Signore. Alle consonanti del nome divino vennero, quindi,

    aggiunte le vocali diAdonai.Nel XVI secolo uno scriba tedesco che stava traslitterando la Bibbia in alfabeto latino

    per il Papa, intercal semplicemente le vocali alle consonanti ottenendo la lettura Iehovah.(fonte: http://www.jewfaq.org/name.htm)

    Pi tardi (nel 1611) la King James Version della Bibbia, famosissima versione

    inglese in uso ancora oggi in molte chiese tradizionaliste, introdusse la lettura Iehovah.Questa, con levoluzione della lingua inglese, divenneJehovah(si legge: Gehouva, dove lh corrisponde alla c aspirata del dialetto toscano), vocabolo in voga in molte chiese

    evangeliche di lingua inglese, dove considerato a tutti gli effetti il nome di Dio.

    Laffetto che lega i cristiani anglo-americani a Jehovahha generato diversi tentatividi traduzione che lo inseriscono nel loro testo.

    Nel 1901 la American Standard Version inser Jehovah in tutti i punti doveloriginale ebraico aveva il Tetragramma. Negli anni 60 i Testimoni di Geova produssero la

    loro traduzione della Bibbia che introduceva Jehovah sia nellAntico che nel NuovoTestamento. Di recente apparsa una variante della traduzione in inglese della King JamesVersion che riprende Jehovah in tutto lAntico Testamento. Diverse le altre versioni ininglese che utilizzano questo termine in modo pi o meno sistematico.

    In Italia la Traduzione del Nuovo Mondo dei Testimoni di Geova, facendo eco alla

    sua versione inglese, della quale fondamentalmente e servilmente la trasposizione in

    lingua italiana, utilizza Geova sia nellAntico che nel Nuovo Testamento. (Della opportunit

    e persino possibilit del recupero del Tetragramma nel Nuovo Testamento ne parler in unaltro articolo a Dio piacendo).

    Vi sono state delle versioni italiane che hanno inserito, nel testo o nelle note, le

    lettureJavhe,Jahweh, Yahv,Iavh, Geova,Iehova,Iehovah.La Riveduta Luzzi ha preferito indicare il termine Eterno ogni volta che occorre il

    Tetragramma nel testo originale dellAntico Testamento. Un tempo ritenevo questa

    soluzione incomprensibile. Ma con una migliore conoscenza delloriginale mi sono

    senzaltro ricreduto. Le motivazioni le spiega benissimo Asher Intrater, nel suo libro Chi

    ha pranzato con Abrahamo? edito da Perciballi (se non lavete fatto: COMPRATELO. E

    reperibile nelle librerie CLC e sul sito internet delleditore www.perciballieditore.com):

    Aggiungendo le vocali e, o, a alle consonanti YHVH, si ottiene il nome YeHoVaH.

    In questa struttura verbale, la e (shva) indica il tempo versale futuro, la o (holom) ilpresente e la a (patach) il passato, dando al nome YeHoVaH il significato di Egli sar,

    Egli , Egli era: in altre parole, lEterno, pag. 102. Visto che Intrater ebreo la sua

    testimonianza piuttosto autorevole.

    La Nuova Diodati riprende la prassi della Riveduta Luzzi ed adotta la lettura

    Eterno a discapito della scelta della vecchia Diodati che traduceva Signore ogni

    occorrenza del Tetragramma in ossequio alla vocalizzazione ed alla lettura del giudaismo

    ortodosso.

    La Nuova Riveduta, riprendendo luso di alcune versioni inglesi, propone, come sua

    alternativa, SIGNORE, tutto in maiuscolo.

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    La lettura Jehovah (n le sue varianti pi prossime ad una corretta traslitterazionedallebraico: Yehovah o Yehowah) non ritenuta originale, proprio perch vocalizzatasecondo la parolaAdonai.

    Altre possibili letture sono state proposte. Fra le quali Yahweh, che sembra godere dimaggior credito. Tanto che in inglese sono comparse delle versioni contenenti Yahwehconla stessa sistematicit con la quale altre versioni avevano utilizzato Jehovah.

    Sostanzialmente cosa fare in una traduzione della Bibbia quando si incontra il Nome

    divino di Esodo 3 una ferita aperta. Pensare di aver trovato una soluzione definitiva

    possibile solo semplificando al massimo le problematiche che abbiamo descritto.

    Tagliando la testa al toro, quindi, alcune traduzioni hanno pensato di proporre il

    Tetragramma nella versione della Bibbia inserendolo cos com, in ebraico. E la stessa

    prassi dellantica versione greca dei Settanta. La domanda che sorge spontanea : come

    leggerlo?

    Nessuna traduzione da una lingua ad unaltra e di un qualsiasi testo, riuscir, in

    diversi punti, a rendere perfettamente tutte le sfumature delloriginale nella lingua in cui si

    traduce. Questo vero anche per il Nome rivelato da Dio a Mos.

    Lidea stessa del Nome di una persona o di una cosa in ebraico non la stessa che

    trasmette il termine nome nella nostra lingua. Molti se non la stragrande maggioranza

    di coloro che parlano di Jehovah (anche evangelici, la mia non polemica ma una

    discussione) lo fanno con in mente lidea occidentale di nome. Per questo sono infastiditi

    soltanto incidentalmente dal fatto che Jehovah non il nome di Dio, non il modo in cui si

    pronunciava il Tetragramma, non pu ricondursi al senso del termine originale. Se questo

    non li scoraggia da persistere, cosa potr farlo?

    La semplice sebbene per noi Gentili, stranieri, cruda verit che patrimonio esclusivo del testo originale del Tanakh, fenomeno imprescindibile dalla culturae lingua ebraiche.

    I vari tentativi di recuperare nelle traduzioni la grandezza delloriginale biblico di

    Esodo 3 e degli altri riferimenti al Tetragramma, hanno tutti dei meriti, ma non riescono perch non possono trasmettere linterezza del senso delloriginale al lettore che non andr

    ad approfondire in prima persona le lingue originali delle Scritture ebraiche. Chiamare Dio

    Jehovah significa dargli un altro nome proprio che non di nessuno e questo pu essere

    un merito. Se lo definiamo Yehowah, siamo un tantino pi aderenti alla realt dellalfabeto

    ebraico e della traslitterazione secondo il testo masoretico. Se lo chiamiamo Yahweh

    avremo dalla nostra un certo consenso degli studiosi e buone probabilit filologiche di

    essere nel giusto. Se preferiremo dire Eterno ci ricordiamo che in Esodo Dio voleva farcomprendere come Egli sia un essere senza inizio e senza vincoli con la realt fisica di

    questo mondo, dettata fondamentalmente dal trascorrere del tempo. Se utilizziamo

    Signore o SIGNORE diamo credito alla scelta fatta dagli ebrei, che, per rispetto del

    Nome santo di Dio ne evitano la pronuncia (chi siamo noi Gentili per giudicarli?), seguiamo

    luso della antica traduzione biblica dei Settanta e ci richiamiamo a TUTTE le copie

    manoscritte esistenti del Nuovo Testamento.

    In questo pullulare di teorie, di una cosa posso rassicurare il lettore attento a seguire

    il pi possibile linsegnamento della Sacra Scrittura: chiunque avr invocato il nome del

    Signore sar salvato (Romani 1013). Grazie a Dio la risposta del nostro meraviglioso

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    Signore non dipende dalla qualit della nostra pronuncia, o dalla lingua nel quale lo

    invochiamo, ma dalla sincerit del cuore che eleva a Lui il suo grido.

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    Capitolo 1

    Il nome personale di Dio rivelato a Mos

    Lebraico rappresenta un fenomeno linguistico senza uguali nella storia dellumanit.

    Se riteniamo il Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia, opera di Mos ed io sono di

    questa opinione ci troviamo davanti ad una lingua che ha viaggiato quasi indenne per oltre

    3500 anni!

    Litaliano di appena 100 o meno anni fa ci sembra strano. Quello di Dante ci a

    malapena comprensibile. E 2000 anni fa nella nostra terra si parlavano il latino, il greco e

    chiss quali altri dialetti.

    Legiziano non sopravvissuto al crollo della civilt faraonica. Si evoluto nel

    copto, la lingua parlata ormai soltanto dalla minoranza cristiana egiziana ed ha abbandonato

    duemila e pi anni fa la sua famosa scrittura in geroglifici a favore di una variante

    dellalfabeto greco, al quale sono stati aggiunti alcuni segni per rappresentare dei suoni

    tipici di questa lingua.

    La lingua pi antica della quale rimane traccia nella storia il sumero. Questa non

    sopravvisse allinvasione sociale e culturale degli accadi, un popolo semita che prese il

    sopravvento nei luoghi dellantico stanziamento mesopotamico. A sua volta laccadico,

    lingua dellantica Babilonia, dellAssiria e dialetto internazionale dellantico oriente,dovette cedere il passo allaramaico, portato dalla lenta ma inesorabile invasione culturale

    del popolo degli aramei. Nel VI secolo a.C. quando i giudei vennero deportati in Babilonia

    dal re Nabucodonosor, vennero in contatto con laramaico e questo quasi prese il posto della

    lingua natia degli ebrei.Ma lebraico scritto da Mos e dai profeti secoli e secoli prima echeggiava ancora

    nelle sinagoghe al tempo di Ges, come in quelle di oggi.

    Lebraico una lingua semitica. E la lingua nella quale Mos scrisse la Torah, laLegge di Dio, perch il suo popolo la tramandasse e conservasse.

    Ma come la scrisse? A quali mezzi pratici attinse per unopera tanto importante da

    riuscire a viaggiare pressoch indenne nel fiume dei 3500 anni che ormai ci separano dalla

    sua composizione? Non sono mancati nel passato coloro che ritenevano impossibile che ilMos biblico fosse realmente lautore della Torah, la Legge. Ma nuove e relativamente pirecenti scoperte archeologiche hanno rivelato un mondo antico pervaso da un grande

    fermento culturale gi secoli prima la nascita del grande legislatore ebreo. Se si riteneva un

    tempo che il codice di Hammurabi fosse il primo tentativo di legiferare, la scoperta del

    codice di Ur-Nammu, re della III dinastia sumera di Ur, ci ha costretti a rivedere tale idea.

    La biblioteca riportata alla luce ad Ebla, antichissimo insediamento, da una spedizione

    italiana, risale a circa il 2700 a.C. ed annovera ogni tipo di testi, dalle grammatiche

    comparate agli atti di vendita, a testi narrativi. Mos venne poi agevolato rispetto ai suoi

    contemporanei. La Bibbia ci spiega come.

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    Mos, per via delle rocambolesche vicende narrate nel libro biblico dellEsodo,

    crebbe e visse per i suoi primi quarantanni di vita allinterno della corte egiziana. Qui egli

    venne certamente istruito, quale figlio adottivo della stessa figlia del Faraone, nella lingua e

    cultura egiziana. Gi in quel periodo gli egizi avevano alle spalle una tradizione millenaria

    ed una cultura che vantava approfondite conoscenze astronomiche, matematiche, mediche,

    ecc Lambiente della corte egiziana doveva essere colto, poliglotta visto che lEgittointratteneva rapporti con tutte le altre potenze di allora (vedi la copiosa corrispondenza di

    Amarna) ed era di sicuro il luogo pi adatto dove poter imparare le basi del diritto, il

    senso della giustizia, le necessit amministrative di un popolo. Daltra parte Mos rimaneva

    pur sempre un ebreo, discendente di Abramo e la sua cultura lo accompagnava e certamente

    lo caratterizzava in maniera pi intima di quella della terra adottiva egiziana, che mai poteva

    riguardarlo del tutto.

    Ad un certo punto della sua rocambolesca vita Mos fugge dallEgitto. Si rifugia nel

    deserto per fuggire ad un crimine commesso in patria. Qui entra in contatto con i Madianiti

    e sposa una di loro. Vive facendo il pastore, una vita semplice e ci per i secondi

    quarantanni della sua esistenza.

    Poi accade a Mos qualcosa di ancora pi straordinario: egli incontra Dio. La Bibbia

    ci narra di un vero e proprio incontro personale con il Dio degli ebrei, dei suoi avi, di

    Abraamo, Isacco e Giacobbe, sui antenati: Mos ritrova la sua identit ed il suo Dio.

    Mos pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e,guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb.

    L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a unpruno. Mos guard, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non siconsumava. Mos disse: "Ora voglio andare da quella parte a vedere questa

    grande visione e come mai il pruno non si consuma!" Il SIGNORE vide cheegli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiam di mezzo al prunoe disse: "Mos! Mos!" Ed egli rispose: "Eccomi". Dio disse: "Non tiavvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perch il luogo sul quale stai suolosacro". Poi aggiunse: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d'Abraamo, il Diod'Isacco e il Dio di Giacobbe". Mos allora si nascose la faccia, perch aveva

    paura di guardare Dio. (Esodo 3:1-6 Nuova Riveduta)

    Mos non potr pi essere lo pi lo stesso uomo. Da figlio di schiavi ebrei era

    divenuto principe dEgitto e poi un umile pastore al servizio di suo suocero. Ma da questo

    momento in avanti diviene luomo che Dio sceglie per liberare il suo popolo e il tramite perpromulgare le sue leggi.

    E proprio durante questo incontro che Dio rivela a Mos il suo nome.

    Continuiamo a leggere da Esodo 2, ma saltando i versi da 7 a 12 perch in questo contesto

    ininfluenti per la nostra discussione.

    Mos disse a Dio: "Ecco, quando sar andato dai figli d'Israele e avr dettoloro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi", se essi dicono: "Qual ilsuo nome?" che cosa risponder loro?" Dio disse a Mos: "Io sono colui chesono". Poi disse: "Dirai cos ai figli d'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato davoi"". Dio disse ancora a Mos: "Dirai cos ai figli d'Israele: "Il SIGNORE, il

    Dio dei vostri padri, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe mi

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    ha mandato da voi". Tale il mio nome in eterno; cos sar invocato digenerazione in generazione. (Esodo 3:13-15 Nuova Riveduta)

    Mos chiede il nome a Dio, per poterlo identificare, per rispondere a chi fra il popolo gli

    avrebbe chiesto chi lo mandava. Gli egiziani adoravano Ra, Amon e tanti altri dei. Vi fu

    anche una rivoluzione intellettuale con il monoteismo del culto professato dal faraoneAkhenaton per il dio Aton. Nulla di pi normale che Mos cercasse di identificare il suo

    Dio, il Dio della sua apparizione con un nome. E Dio gli spiega: Io sono colui che sono. Il

    Dio degli ebrei mostra subito la sua peculiarit. Nella risposta data a Mos Egli spiega di se

    che trascende il tempo, il linguaggio, lui misura di ogni cosa e non possibile misurarlo o

    contenerlo, tantomeno con il linguaggio umano; nessun nome pu quindi perfettamente

    definirlo.

    Ma luomo ha bisogno di identificare le cose, di catalogarle, di dar loro un nome per

    attribuire unidentit, quasi per voler sintetizzare i ruoli di una persona o una o pi

    caratteristiche peculiari che la riguardano. Ci tipico dellintelletto razionale che ci

    caratterizza. Anche in ci siamo fatti ad immagine e somiglianza del nostro Creatore. Eglistesso, allalba del tempo, ci dice la Scrittura, chiam la luce "giorno" e le tenebre "notte".

    (Genesi 1:5 Nuova Riveduta). Allo stesso modo anche noi abbiamo bisogno di chiamare

    le cose in qualche modo per poterle identificare. Non a caso che nellantichit il nome, inun qualche modo, era descrittivo di chi lo portava. Samuele venne chiamato cos perch fu

    un dono di Dio. Il nome di Ges legato al significato salvifico della sua nascita. Se non

    bastavano i nomi a descrivere la persona (perch attribuiti troppo presto) vennero i

    soprannomi ad assumere questa funzione non si fa anche oggi cos in molti ambienti? CosGiacomo e Giovanni vennero chiamati i figli del tuono. Ges venne chiamato Nazareno,

    perch veniva dalla citt di Nazareth. Per segnare il cambiamento radicale della sua

    esistenza, Saul divenne Paolo. E cos via. Cito esempi biblici soltanto perch ci ci tienevicini alla mentalit biblica, che quella che pi ci interessa in questo studio.

    La maniera principale di comunicare per gli esseri umani il linguaggio. Esistono

    tantissime lingue al mondo. Come ho gi detto ne esistevano alcune nellantichit che oggi

    non esistono pi. Altre si sono evolute, sono cambiate. Il latino divenuto italiano,

    spagnolo, francese. Se vi una caratteristica del linguaggio umano il suo essere in

    continuo cambiamento.

    La lingua dellAntico Testamento lebraico. Questa era la lingua del popolo di Dio.

    In questa lingua Dio si rivela, in questa lingua egli manifesta se stesso al suo popolo. Perch

    abbia un senso ci che Egli dice, Dio lo deve dire in modo comprensibile a coloro cui

    indirizza il suo parlare. E questo il primo esempio concreto di Dio che si fa uomo, che

    abbandona la sua grandezza per rimpicciolirsi allinterno dei confini dellesperienza umana,

    della nostra lingua, di ci che sappiamo e possiamo sapere: linfinito veste il finito per

    amore nostro, Colui che inspiegabile si fa comprensibile e definibile per rivelarsi, per farsi

    conoscere e riconoscere dalla sua creatura.

    Facciamo adesso il primo accenno alla lingua ebraica e vediamo in concreto, in

    quella lingua, come appare, sui testi originali oggi comunemente utilizzati, il nome che Diorivela a Mos.

    Riprendiamo il testo in italiano e inseriamo tra parentesi la parola ebraica originale

    corrispondente al nome di Dio.

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    Mos disse a Dio: "Ecco, quando sar andato dai figli d'Israele e avr dettoloro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi", se essi dicono: "Qual ilsuo nome?" che cosa risponder loro?" Dio disse a Mos: "Io sono ( )colui che sono ( )". Poi disse: "Dirai cos ai figli d'Israele: "l'IO SONO) ) mi ha mandato da voi"". Dio disse ancora a Mos: "Dirai cos ai figlid'Israele: "Il SIGNORE ( ), il Dio dei vostri padri, il Dio d'Abraamo, il Diod'Isacco e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi". Tale il mio nome ineterno; cos sar invocato di generazione in generazione. (Esodo 3:13-15 Nuova Riveduta)

    Ecco come appare il nome divino di Esodo 3:15 nel testo originale ebraico

    dellAntico Testamento che viene comunemente tradotto nelle nostre Bibbie: composto da quattro consonanti, da qui il nome di Tetragramma, dal grecotetra, cio quattro, grammaton, cio lettere vediamo gi quanto facile per unadefinizione divenire un nome.

    Diciamo subito che la lingua ebraica non ha vocali, con le ovvie difficolt che neconseguono. Volendo traslitterare le quattro consonanti del nome divino nel nostro alfabeto,

    esse corrispondono grossomodo a: I H V H. Dico grossomodo, perch mentre la valenza

    fonetica della (in ebraico si chiama iod) variamente descritta con quella di una y o diuna J, con valenza di i lunga latina, o con una i (ma in ebraico pur sempre una

    consonante), quella della non corrisponde a nessun suono delle lingue occidentali, marappresenta un suono tipico della lingua ebraica, appartenente (come larabo) al cosiddetto

    ceppo delle lingue semitiche. La migliore maniera per rappresentare nel nostro alfabeto con una h. La stata descritta con il suono di una v o pi impropriamente, in

    particolare negli ambienti anglosassoni, da una w.

    Trovarsi davanti alle consonanti di una parola significa, senza laiuto delle vocali,significa, se non la si mai sentita pronunciare, essere in serie difficolt sul modo in cui

    leggerla. Le vocali, infatti, proprio a questo fine, posso risultare pi indispensabili che utili.

    Sebbene ci non sia sempre vero. Ad esempio nella lingua inglese essere in presenza di

    vocali e consonanti, anche in una quantit notevole, non significa riuscire a leggere una

    parola con successo se non la si sentita pronunciare almeno una volta e questo succede

    anche ai madrelingua. Vi sono poi alcuni suoni in certe lingue che non possono

    efficacemente rappresentarsi in alcun modo. A buona sostanza, non dico nulla che non sia

    ovvio, le lingua nascono fondamentalmente per essere parlate e solo per comodit o

    necessit vengono in qualche modo messe per iscritto.

    Lo stesso problema dellebraico riguarda legiziano antico. Forse poco noto, ma ilprimo alfabeto della storia rappresentato da 22 segni geroglifici ai quali venne attribuita la

    valenza fonetica di altrettante consonanti. Studiosi del calibro di Albright e il nostro

    contemporaneo David Rohl da tale coincidenza, fra lalfabeto ebraico e quello egiziano,

    hanno tratto delle conclusioni che personalmente trovo molto interessanti. Ma questo apre

    una parentesi importante ed meglio parlarne nel prossimo capitolo, riservando al terzo il

    prosieguo della discussione sul Tetragramma.

  • 8/14/2019 Il nome divino

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    Capitolo 2

    Lalfabeto ebraico

    La forma di scrittura antica pi suggestiva certamente quella egiziana, rappresentata

    mediante i cosiddetti geroglifici, di sicuro impatto visivo ed indubbio valore decorativo. I

    geroglifici assumevano valenza di ideogrammi, fonogrammi, ma anche e soprattutto, alcuni

    di essi, vennero utilizzati dagli egiziani come un vero e proprio alfabeto. Infatti 22

    geroglifici venivano utilizzati con valenza consonantica. Ci era perfettamente in armonia

    con i requisiti della lingua per la quale questo alfabeto era stato concepito. Esso era poi

    oltremodo utile per poter trascrivere parole, in particolare nomi, non di lingua egiziana che,

    grazie alla potenzialit di un alfabeto, potevano essere riprodotti senza eccessive difficolt.

    Il limite dellalfabeto egiziano, come quello ebraico, era lassenza delle vocali. E per

    questo che non sappiamo come le parole venissero realmente pronunciate in quella che

    purtroppo ormai da millenni una lingua morta che sopravvive soltanto nel copto parlato

    dalle minoranze cristiane dEgitto.

    gli scribi egiziani scrivevano ignorando le vocali. Scrive cos Alan Gardiner,

    nella sua Egyptian Grammar; Being an Introduction to the Study of Hieroglyphs, pag.7.Ci permetteva che entrambi questi segni continua cos commentando in concreto alcuni

    geroglifici potessero essere utilizzati in un molto pi grande numero di parole. Poco pi inl aggiunge: Una simile omissione delle vocali la troviamo nel fenicio, nellebraico e

    nellarabo, sebbene in alcune altre scritture semitiche (babilonesi ed etiopi) la

    vocalizzazione sempre indicata. La motivazione per lomissione delle vocali nellegiziano

    non difficile da comprendere. E caratteristica della famiglia delle lingue cui appartienelegiziano che la medesima parola presenta differenti vocalizzazioni secondo la forma che

    assume ed il contesto nel quale compare.

    Mos crebbe nella corte egiziana dove certamente gli venne insegnata la scrittura. L

    ebbe ampio accesso alla copiosa letteratura egiziana e ci lo rese un uomo istruito. Ma non

    solo, istruito con quella che era la pi antica e prestigiosa cultura del tempo.

    ci vollero le capacit poliglotte di un colto principe dEgitto ebreo per

    trasformare queste prime semplici incisioni in una scrittura funzionale, capace di veicolareidee complesse e un racconto fluente. I Dieci Comandamenti e le Leggi di Mos erano

    scritte in lingua protosinaitica. Il profeta di Yahweh, che aveva dimestichezza sia con la

    letteratura epica egizia, sia con quella mesopotamica, non fu solo il padre fondatore del

    Giudaismo, della Cristianit e, attraverso le tradizioni iraniche, dellIslam, ma fu il

    progenitore delle scritture alfabetiche ebraica, cananea, fenicia, greca e, quindi, del moderno

    mondo occidentale. David Rohl, Il Testamento Perduto, Newton & Compton Editori,pag. 222- 223.

    Le argomentazioni di Rohl, trovano ampie evidenze archeologiche. Nelle miniere del

    Sinai sono state ritrovate delle iscrizioni in un alfabeto definito protosinaitico.

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    Gli ebrei del primo te

    protoebraico. E un alfabeto c

    Come ha notato il let

    abbiamo riportato per rappres

    lesilio babilonese che gli eb

    prestito dallaramaico.

    Le evidenze manoscri

    maggior parte il Tetragramma Fra i manoscritti di Qu

    fede ebraica, troviamo il Temanoscritti in alfabeto aramai

    Il nome divino stat

    contenenti la traduzione in gre

    Per quanto attiene alla

    noi pi familiare, , ndelloriginario alfabeto utilizz

    Parola di Dio alle generazi

    immortalare, non complicare

    luomo ai suoi contemporanei

    mpio, quello di Salomone, scrivevano

    e ritroveremo anche pi avanti nella nost

    ore attento qui non abbiamo finora tr

    ntare il cosiddetto Tetragramma. Ci pe

    ei adottarono lalfabeto tuttoggi in uso

    te dellAntico Testamento in ebraico

    in alfabeto aramaico, nella forma in cui

    ran, dove si mirava ad ottenere una ma

    ragramma scritto nellalfabeto proto eo.

    rinvenuto in alfabeto proto ebraico

    o dellAntico Testamento, la cosiddetta

    ostra discussione utilizzeremo il Tetrag

    n ritenendo necessaria o fruttuosa la ri

    to da Mos. Esso era l a sua disposizio

    oni a venire. Esso era un mezzo c

    ens semplificare la comprensione di Di

    ed alle generazioni a venire. Qualunque t

    n un alfabeto detto

    ra discussione.

    ovato le lettere che

    ch fu soltanto dopo

    in Israele, preso in

    i tramandano nella

    labbiamo gi visto:

    ggiore purezza della

    raico allinterno di

    nche in manoscritti

    eptuaginta.

    amma nella forma a

    cerca o il ripristino

    ne per tramandare la

    e voleva spiegare,

    e dei suoi piani per

    entativo compiuto in

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    nome della ricerca di una purezza ideologica, di un utopistico senso del magico riferito a

    questo o quel simbolismo utilizzato per esprimere il pensiero umano, ma anche quello

    divino, rinnega quei principi, rinnega lessenza stessa di Dio che incontra luomo sul suo

    stesso piano, antropomorfizzandosi in ogni senso pur di rendersi comprensibile, parlando

    con luomo, nella la lingua e con le idee delluomo, per spiegare il divino e rendere

    accessibile alla sua creatura verit eterne. Quale grande atto damore del nostro Dio!Perch necessario tracciare il percorso storico della forma scritta della lingua

    ebraica? Forse perch a molti la lingua ebraica, cos come la scrittura che la rappresenta,

    appare come qualcosa di magico e sacro. Ci troviamo invece davanti ad un fenomeno

    linguistico meraviglioso che ha caratterizzato il linguaggio ed ha espresso il fondamento del

    pensiero religioso dei credenti monoteisti per millenni. Ma nulla di magico legato a quelle

    lettere di un alfabeto, nulla di sacro vi in loro e per loro. Ma sacre sono le parole che Dio

    ha pronunciato e messo per iscritto tramite questo veicolo di comunicazione. E se qualche

    altro uomo, dotato di qualsiasi altra lingua e cultura avesse risposto come Abraamo alla

    voce di Dio, Dio non avrebbe avuto problemi a parlare a quelluomo o a quegli uomini con

    una lingua e ad esprimersi con dei concetti che per loro avrebbero avuto un senso. Come

    possiamo del resto testimoniare tutti noi credenti che, per la Grazia in Ges Cristo, abbiamo

    creduto al Dio degli ebrei, di Abramo, Isacco e Giacobbe, sebbene la nostra cultura e la

    nostra lingua non siano ebraiche. E la grandezza del nostro Dio che da assoluto ed

    immenso sa farsi relativo e piccolo per poter prendere la nostra mano e condurci per i

    sentieri delle sue eterne verit.

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    Capitolo 3

    La vocalizzazione del Tetragramma

    Come adesso chiaro, il nome divino tramandato dalle Scritture ebraiche viene scritto da quattro consonanti, senza vocali.

    Per altri vocaboli della Bibbia ebraica, la vocalizzazione stata tramandata oralmente

    con una ragionevole certezza della pronuncia originaria. Bisogna inoltre dire che anche

    qualora la pronuncia fosse in un certo senso mutata rispetto a quella originale, una volta

    fissata la nuova pronuncia il significato sarebbe comunque preservato. Porto un esempio

    concreto. Nella nostra lingua la parola Canada viene oggi regolarmente pronunciata Cnada;

    ma originariamente essa veniva pronunciata Canad, prima che linfluenza della lingua

    inglese ne mutasse luso. La diversa pronuncia non cambia il significato della parola e oggi,

    sebbene con una pronuncia leggermente diversa, intendiamo la stessa nazione cui faceva

    riferimento un italiano nel 1940.

    Qualcosa di unico per accaduta proprio alla pronuncia del nome di Dio di Esodo

    3:15. E opinione diffusa che unadesione troppo letterale al terzo comandamento ha portato

    ad un certo punto gli ebrei a non pronunciare il nome di Dio persino durante la consueta

    lettura della Parola di Dio, privata o in sinagoga.

    Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perch ilSIGNORE non riterr innocente chi pronuncia il suo nome invano.(Esodo 20:7)

    Ci, condusse inevitabilmente alla perdita della pronuncia originale del nome divino.

    Ritengo davvero molto istruttivo il sito internet www.jewfaq.orgcurato da un laicoebreo di nome Tracey R. Rich, il quale espone ai non ebrei il credo ortodosso del giudaismo

    ufficiale. Egli sostiene (nella sezione The Name of G-d) che la posizione ebraica sul perchla pronuncia del Tetragramma sia andata perduta sia tuttaltra. Ed io gli credo: Niente nella

    Torah proibisce ad una persona di pronunciare il Nome di Dio. Egli aggiunge: Il Nome

    veniva pronunciato durante i servizi quotidiani nel Tempio [] Con la distruzione del

    Tempio e la proibizione di pronunciare il Nome al di fuori del Tempio, la pronuncia del

    Nome cadde in disuso. Trovo le motivazioni del sig. Rich degne della massimaconsiderazione, visto che, secondo quanto discute lui, il rispetto per Dio che spinge gli

    ebrei a non pronunciare o utilizzare per iscritto i Suoi nomi e non solo il Tetragramma

    con leggerezza. In merito a ci mi sento di aggiungere che noi gentili abbiamo molto da

    imparare da questa prassi giudaica: faremmo bene anche noi ad avere maggior rispetto per il

    Nome ed i nomi di Dio. Anzi, dir di pi: sono contento che non ci sia nota la pronuncia

    originale del Nome, cos da non essere totalmente colpevoli delluso continuo e improprio

    che ne facciamo.

    La prassi ebraica comune, in uso fino al giorno doggi, quella di pronunciare

    Adonai ogni occorrenza del nome divino. Adonai (in alfabeto ebraico, ) corrisponde,pi o meno, allitaliano Signore.

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    Ad un certo punto della storia della trasmissione dellAntico Testamento, il popolo di

    Dio sent linderogabile necessit che la lettura del testo venisse accertata. Il testo originale

    ebraico aveva raggiunto un livello di sacralit tale da non permettere agli scribi ebrei di

    innovare a tal punto lalfabeto da aggiungervi delle vocali. Furono degli studiosi ebrei, i

    cosiddetti masoreti che aggiunsero dei simboli che, in maniera convenzionale,

    esprimevano i vari modi di pronuncia delle vocali mancanti nel testo.Fino a questo punto del mio studio ho volontariamente omesso di riportare queste

    annotazioni sulla vocalizzazione dellebraico. Ci perch in realt esso fornisce delle

    indicazioni per la lettura al testo biblico, ma non ne modifica lalfabeto dal quale esso

    composto. Ne facilita soltanto la lettura.

    Vediamo in concreto cosa accade al Tetragramma quando i masoreti dovettero

    aiutare il loro ipotetico lettore ad interpretare il suono di questo vocabolo.

    Visto che per loro chi legge deve pronunciare il vocabolo Adonai e non il nome

    divino, sembra che essi abbiano preferito aggiungere le vocali di quella parola al

    Tetragramma. Vediamo in concreto cosa succede.

    Questo il vocabolo Adonai in ebraico senza vocali: . Ricordo che lebraico silegge da destra verso sinistra. Nel nostro alfabeto, translitterando le lettere in modo da

    leggerle da sinistra verso destra, otterremo sostanzialmente H D N I.

    Aggiunte le vocali, o meglio, i simboli convenzionali per indicare i suoni vocalici,

    otteniamo: Come si vede le consonanti rimangono e nulla le intacca. Compaiono soltanto dei

    puntini e dei trattini ad indicare quei suoni che, semplicisticamente, per comodit,

    associamo a quelli delle vocali del nostro alfabeto. In realt il simbolismo masoretico, con la

    sua variet, permette di descrivere non solo la vocale in s, ma anche alcune sfumature dellapronuncia della stessa ad esempio se breve, o meno breve.

    Torniamo adesso al Tetragramma nella sua forma originaria: Vediamo cosa accade quando i masoreti aggiungono le vocali, le vocali di Adonai: Siamo in presenza di un fenomeno grammaticale chiamato qere perpetuum, termine

    che indica le correzioni permanenti, non riportate al margine ma inserite nel testo mediante

    una vocalizzazione anomala (citazione tratta da: Giovanni Deiana e Ambrogio Spreafico,

    Guida allo studio dellebraico biblico, Urbaniana University Press e Societ Biblica

    Britannica e Forestiera, pag. 20). Lanomale vocalizzazione del Tetragamma ricordava al

    lettore che quando lo rinveniva nel testo doveva leggereAdonai, Signore.Vi unaltra vocalizzazione possibile per. Quando infatti si trova accanto alla

    parola (Adonai), esso non prende pi le vocali di questultimo vocabolo, per evitare laripetizione, bens la vocalizzazione della parola ebraica (Elohim), tradotta in italianoDio.

    La parola ebraica vocalizzata dai masoreti nel seguente modo: Il Tetragramma compare cos con le vocali di Elohim e cos si legger: A mente serena bisogna quindi ammettere che purtroppo non si certi di come

    venisse originariamente pronunciato il nome di Dio. Non sappiamo quale esatto suono

    associare alle quattro consonanti che rimangono fondamentalmente lunica certezza del

    nome divino udito da Mos.

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    Se posso gi dire la mia personalissima opinione, a me sembra che Dio abbia voluto

    far scomparire lesatta pronuncia del suo Nome per lo stesso motivo per il quale Egli non ha

    permesso agli ebrei di sapere il luogo della sepoltura di Mos.

    Mos, servo del SIGNORE, mor l nel paese di Moab, come il SIGNORE

    aveva comandato. E il SIGNORE lo seppell nella valle, nel paese di Moab, difronte a Bet-Peor; e nessuno fino a oggi ha mai saputo dove la sua tomba.(Deuteronomio 34:5-6 Nuova Riveduta)

    Il nome divino, il Tetragramma l nella Bibbia originale ebraica tramandata fino ai

    giorni nostri, ma non siamo certi della sua pronuncia originale. Da qui nascono le diverse

    tendenze ed opinioni sulla pronuncia del Nome sacro. Da una parte gli ebrei, in segno di

    rispetto nei confronti di Dio, non lo pronunciano ma si limitano ad utilizzare delle

    circonlocuzioni, come la parola Adonai o Elohim. Dallaltra parte sembra crescere, inparticolare negli ambienti anglosassoni, un cieco non so come meglio definirlo bisogno

    di ridurre ai minimi termini la grandezza del testo biblico in chi vuole ad ogni costorecuperare ed onorare il nome udito da Mos.

    Prima di continuare la nostra discussione, per, ritengo utile porre qualche domandaal lettore che vorrei esaminasse attentamente, che vorrei stimolasse il senso critico di chi

    interessato a questa delicata questione.

    In che senso il nome di Dio?Se consideriamo il nome di Dio, esso lo a prescindere dalle circostanze e dalla

    rivelazione che Dio ha dato di s a Mos ed ai Patriarchi, e persino indipendentemente dalla

    lingua ebraica perch questo deve essere il caso se Dio risponde e risponder sempre e

    solo al nome di ? Se questo veramente ed assolutamente il suo Nome ci implica che a qualsiasi

    uomo, in qualunque circostanza, a prescindere dalla lingua del suo interlocutore, Egli

    avrebbe espresso il medesimo suono rappresentato da nellalfabeto adottato dalla linguaebraica?

    La questione che sto sollevando : il Nome di Dio rivelato nellAntico Testamento

    lunico suono da eternit ad eternit che contraddistingue Dio e lo identifica o il suono

    intellegibile e la maniera migliore per sintetizzare la somma dei suoi attributi in lingua

    ebraica?

    Ne discuter dopo il prossimo capitolo.

    Per adesso continuiamo a cercare di capire se c una qualche speranza di riuscire a

    recuperare la lettura originale del Tetragramma.

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    Capitolo 4

    Le possibili letture del Tetragramma

    Abbiamo gi detto che il popolo ebraico, nella lettura biblica, leggeva Adonai

    (Signore) ogni volta che si presentava nel testo. A meno che non fosse proprioaccanto alla parola (Adonai); in quel caso lo si leggeva Elohim (Dio).

    Vista la scrupolosit con la quale questa prassi venne osservata e grazie al fatto che il

    testo ebraico in s non possedeva delle vocali, la lettura autentica del Tetragramma fin per

    venire dimenticata.

    Se supponiamo che laggiunta delle vocali di Adonai a sia stata semplicemente mirata a suggerire la lettura alloccorrenza del nome divino, capiremo che non sar

    possibile, come invece facciamo per le altre parole del testo Masoretico, aggiungere le

    vocalizzazioni alle consonanti, traslitterare nel nostro alfabeto ed ottenere la lettura originale

    della parola.

    Vediamo in concreto di cosa parlo.

    Prendiamo come esempio il primo verso della Bibbia ebraica, Genesi 1:1. Si legge

    sempre da destra verso sinistra. Se trasformiamo i segni dellalfabeto ebraico nelle lettere del nostro avremo (si legge

    da sinistra verso destra):B R H SC I T B R H H L H I M H T H SC M I M V H T H H R Z

    Come vediamo, lunico aiuto che abbiamo per la lettura la consonante

    sostanzialmente corrispondente al suono della nostra vocale i. Lunica speranza di leggere

    il testo con successo, se si hanno a disposizione solo le consonanti, averlo sentitopronunciare in precedenza.

    Ora andiamo al testo Masoretico. Grazie alle annotazioni vocaliche al testo, adesso abbiamo la possibilit di possedere

    una maggiore probabilit di avvicinarci alla pronuncia originale.

    La nostra traslitterazione, aggiungendo le vocali fornite dai masoreti, diverr molto

    pi accessibile.BeReHSCIT BaRaH HeLoHIM HeT HaSCIaMaIM VeHeT HaHaReZ

    Sebbene alcuni elementi dellalfabeto ebraico corrispondano a suoni gutturali o

    aspirati tipici delle lingue semitiche che non hanno un suono corrispondente nelle lingue

    occidentali, la lettura possibile del testo diviene comunque sostanzialmente possibile.

    Ebbene, per identificare la pronuncia di in tempi remoti si pensatosemplicemente di aggiungere alle quattro consonanti le vocali fornite dal testo masoretico

    non tenendo in debito conto che le vocali erano invece quelle di , Adonai. Lerrore difondo in questo tentativo, come evidente, considerare i simboli vocalici aggiunti al

    Tetragramma un aiuto per il recupero della pronuncia originale della parola. Cos non .

    Infatti i simboli aggiungi dai masoreti erano l a confermare la prassi della lettura diAdonai

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    alloccorrenza del nome divino. Semplice prova di questo fatto che quando il

    Tetragramma compariva accanto alla parola Adonai, per evitare la ripetizione, esso venivavocalizzato come Elohim, per incoraggiarne la lettura alternativa in questo altro modo.

    La vocalizzazione del Tetragramma un fenomeno grammaticale definito qereperpetuum ed ha lo scopo non di fornire la semplice vocalizzazione della parola, bens didirottare il lettore sul modo in cui leggere la parola, a prescindere dalle consonanti con lequali essa sia scritta nel testo che, comunque, per la sua sacralit, non viene modificato

    nellortografia.

    Aggiungendo la vocalizzazione dei masoreti, stato traslitterato:IEHOVAH, ovvero JEHOVAH, ovvero YEHOVAH.

    Tracey R. Rich (sul suo sito www.jewfaq.org) sostiene che Durante il sedicesimo

    secolo, uno scriba cristiano tedesco, mentre traslitterava la Bibbia in latino per il Papa,

    scrisse il Nome come compariva nei suoi testi, con le consonanti di YHWH e le vocali di

    Adonai, ottenendo la parola JeHoVaH (la J si pronuncia Y in tedesco), e il nome

    rimase.

    Dobbiamo alla King James Version della Bibbia ed alla mentalit anglosassone la

    grande diffusione del nome divino secondo questa possibile pronuncia.

    La King James Version della Bibbia, chiamata anche Authorized Version, vennepubblicata nel 1611 per volont di Giacomo I, re dInghilterra. La fortuna di questa versione

    della Bibbia legata a moltissimi fattori esterni, sicuramente, ma anche al valore intrinseco

    della traduzione stessa. Con gli anni per la lingua inglese cambiava e per mantenere

    comprensibile la lingua di questa versione biblica, essa venne sottoposta, nel XVIII secolo,

    ad una revisione linguistica. Ci apport dei cambiamenti che ci interessano.

    Apro subito una parentesi. Perch dovrebbe interessarci sapere cosa dice la Bibbiainglese su questargomento? Perch fondamentalmente il dibattito sullimportanza delluso

    del nome personale di Dio origina dalla mentalit anglo-sassone applicata

    nellinterpretazione di alcuni brani dellAntico e del Nuovo Testamento. Il pensiero del

    lettore correr subito al movimento dei Testimoni di Geova. Ma, come dir pi avanti, neipaesi di lingua inglese il fenomeno non limitato a questa organizzazione, ma riguarda

    molte entit religiose (come quello della House of Yahweh, in Texasad esempio) e forsesoprattutto luso frequente del nome di Dio nella forma traslitterata dalla KJVnelle chieseevangeliche di lingua inglese. Se nella mia discussione non tenessi conto di questi fatti, il

    mio lavoro non potrebbe essere completo.

    La King Jamesinseriva in alcuni punti dellAntico Testamento la lettura del nome diDio che seguiva la lezione vocalica masoretica.

    And I appeared unto Abraham, unto Isaac, and unto Jacob, by the name ofGod Almighty, but by my name JEHOVAH was I not known to them. (Esodo6:3)That menmay know that thou, whose name alone isJEHOVAH, artthe mosthigh over all the earth. (Salmi 83:18)Behold, God ismy salvation; I will trust, and not be afraid: for the LORD

    JEHOVAH is my strength and my song; he also is become my salvation.(Isaia 12:2)Trust ye in the LORD for ever: for in the LORD JEHOVAH is everlasting

    strength. (Isaia 26.4)

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    Ora doveroso aggiungere che la KJVoriginale non leggevaJehovah, bensIehovahed stata levoluzione della lingua inglese a far si che la pronuncia di una i divenisse

    quella di una g che praticamente il suono moderno della j inglese.

    La King James Versionnello spelling originale del 1611 leggeva cos:

    And I appeared vnto Abraham, vnto Isaac, and vnto Iacob, by the Name ofGod Almighty, but by my name IEHOVAH was I not knowen to them. (Esodo6:3)

    Nella nostra lingua la j, la cosiddetta i lunga, mantiene la valenza di i, come in

    Juventus. Ma non nella lingua inglese ed il cambiamento nellortografia da Iehovah inJehovah. Oggi la pronuncia inglese diffusa di Jehovah grossomodo gehuva, dove l hcorrisponde al suono aspirato della c in dialetto toscano.

    Scriva cos Arno C. Gaebelein nel suo Concise Commentary on the Whole Bible,

    pag. 57, In risposta ad unaltra domanda Dio rivela il suo nome. E Dio disse a Mos, IOSONO COLUI CHE SONO e egli disse, tu dirai ai figli di Israele, IO SONO mi ha

    mandato a voi Dio si era gi presentato ad Abraamo come Jehovah. I patriarchi

    conoscevano il nome Jehovah, ma il significato benedetto di quel nome non era conosciuto

    da loro. Egli si rivela come Colui che ha esistenza in se stesso, lIo sono Colui che sono.

    Egli Colui che , che era e che dovr venire (Apocalisse 1:4).

    Sono ormai decenni che frequento chiese evangeliche di lingua inglese e che per varimotivi sono affezionato alla King James Version della Bibbia. Nei nostri canti, nelleriunioni, nei commenti, negli studi e nei sermoni lutilizzo del nomeJehovah, come nomepersonale di Dio una costante che non trova nessuna corrispondenza nella prassi delle

    chiese evangeliche italiane.I movimenti caratterizzati da un costante utilizzo del nome di Dio nella forma

    proposta dalla KJV, ma anche in altre forme di lettura, nascono dallestremizzazione di un

    sentimento diffuso nella cristianit di lingua inglese, dove lattaccamento al nomeJehovahpiuttosto sentito.

    Ci dimostrato dalle varie versioni che inseriscono questa popolare pronuncia del

    Tetragramma. Nel 1901 venne pubblicata laAmerican Standard Versione pi recentementeuna versione della KJVche lo ripristinano in tutto lAntico Testamento.

    LaNew World Translation(in italiano, Traduzione del Nuovo Mondo) ha inseritola lettura anglo-americana di tanto nellAntico quanto nel Nuovo Testamento e le suetraduzioni in altre lingue si impegnano invariabilmente ad adottare e diffondere, nelle variecomunit di Testimoni di Geova nel mondo, la lettura anglosassone del Tetragramma. In

    Italia Jehovah divenuto Geova, mantenendo lerrore anglosassone della i letta g, inossequio alla poca (per non dire assenza di) autonomia che lorganizzazione centrale di

    questo movimento consente alle sue filiali periferiche.

    Dire: ormai s fatto cos, non dovrebbe aver senso per un movimento che fa dellaricerca della purezza dei dati della fede la sua stessa ragion dessere, che parte dal

    presupposto di dover rimuovere ogni errore dovuto alla tradizione umana a favore di una

    migliore adesione alla verit biblica. La verit invece che, inevitabilmente, dopo ormai

    quasi cento anni, anche il movimento dei Testimoni di Geova divenuto portatore di una

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    sua identit religiosa, divenuto fermo nelle sue posizioni come i movimenti religiosi che

    esso contestava immobile, perch esse rappresentano la propria identit; chiede apertura a

    chi si avvicina ad esso, ma chiuso a guscio sulle sue posizioni tradizionali, dalle quali non

    riesce pi a svincolarsi.

    Molto credito gode unaltra possibile pronuncia del Tetragramma: Yahweh.Svariati i motivi per sostenere questa lettura possibile. Antiche iscrizioni in greco e la

    pronuncia samaritana di la rendono probabile. Eminenti studiosi la sostengono. Parole o nomi ebraici come Alleluiah, Geremia, Isaia, ecc, supporterebbero la preferenza per la

    vocalizzazione in Yah del Tetragramma.

    Come ci ricorda Intrater: Molti studiosi optano per la pronuncia YaHWeH, poich

    in ebraico significa colui che ha causato lesistenza; rappresenta infatti la forma

    causativa, pag. 162.

    In questo modo chiamare Dio Yahwehequivale in buona sostanza a riferirsi a lui conun nome che indica colui che chiama se stesso Io sono.

    Molti ritengono sicura questa lettura. Ma doveroso precisare che non per nulla

    certo che Yahweh sia veramente corrispondente alla forma originale della pronuncia delTetragramma.

    Vi chi difende la traslitterazione ottenuta seguendo la vocalizzazione masoretica

    e, o, a, che da origine alla pronuncia YeHoVaH. Viene utilizzata la y e non la i

    perch la () yod ebraica, come la y una consonante con suono vocalico.Di questa opinione Asher Intrater, che ho gi citato prima, il quale spiega cos le

    motivazioni delle sue convinzioni:

    Nomi come Yeyoyachin, Yehoshua, Yehoyada o Yehoshaphat contengono la stessa

    radice YHWH nella medesima struttura sillabica. Tutti i nomi strutturati secondo questomodello presentano le vocali nella sequenza e, o, a. Se unidentica struttura vocalica

    collocata nelle lettere YHWH, il nome risulter sempre Yehovah. Nelle Scritture ebraiche

    non c un solo caso in cui un nome di tre sillabe contenente la radice YHVH non utilizzi la

    struttura vocalica e, o, a.Perch ritengo interessante la testimonianza di Intrater?

    Perch ebreo e come tale ha una conoscenza delloriginale sia linguistica che

    tradizionale, culturale.

    Perch un credente in Ges come Messia.

    Perch ha i titoli sufficienti a far ritenere che sappia di ci che parla: ha studiato adHarvad, alBaltimore Hebrew Collegeed alMessiah Biblical Institute.

    Ed in ultimo perch ha cultura e conoscenza sufficiente da poter fare dueaffermazioni che ritengo fondamentali nellapproccio ad una problematica cos delicata:

    1. Il problema legato alla comprensione del Tetragramma non una questione di

    pronuncia ma di rivelazione.

    2. Perch ha il coraggio di informare il lettore sul fatto che la lettura Yahweh sia una

    possibilit da tenere in considerazione, mentre sostiene con convinzione comunque che ci

    sono altre ragioni grammaticali che, a mio avviso, rendono preferibile la pronuncia

    YeHoVaH.

    Chi va di casa in casa o si propone in diretta via satellite proclamando le proprie

    certezze sulla pronuncia esatta del nome di Dio e linderogabile necessit di chiamarlo a

    quel modo come se facendo altrimenti il nostro Dio non capisca che invochiamo Lui

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    distribuisce soltanto false certezze. E facile ridurre ai minimi termini una problematica

    invece cos complessa come quella che stiamo esaminando e convincersi di avere ragione

    sulle proprie conclusioni liquidando con un colpo di spugna gli onesti, seri tentativi di chi

    alla ricerca di una verit non solo religiosa, ma anche storica, linguistica e paleontologica.

    Mi si perdoni se ora svesto i panni dello studioso ed indosso quelli del credente.

    Il nostro meraviglioso Dio non ha rivelato il suo Nome a Mos perch lumanit siscervellasse da l in avanti sul come pronunciarlo, bens perch comprendesse quanto Egli

    sia grande e meraviglioso, desideroso di incontrare la sua creatura.

    Ci spiega sempre Intrater: Dio ha manifestato il Suo nome (le Sue qualit personali)

    allumanit attraverso una rivelazione progressiva e grandiosa. Inizialmente era conosciuto

    come Elohim, in seguito si fatto conoscere come Yehovah, oggi si pu conoscere in

    Yeshua, cio in Ges.

    Il Signore ci ha dato un chiaro mandato nella Sua Parola:

    E disse loro: "Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura.

    (Marco 16:15)

    Se la Buona notizia che in Ges, siamo salvati non basta, ma occorre anche

    rintracciare la corretta pronuncia del Tetragramma, siamo davvero perduti, senza speranza esenza certezze!

    Ma se invece il Signore ci ha inviati nel mondo per essere suoi testimoni.

    Se veramente nel nome di Yeshua la salvezza, allora concludiamo che in Lui che

    si compie quanto promesso nella Sacra Scrittura e cio che mediante lui Yehovah salva.

    In nessun altro la salvezza; perch non vi sotto il cielo nessun altro nome

    che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo esseresalvati. (Atti 4:12)

    Alla luce di una maggiore conoscenza del testo originale, comprendiamo che,qualunque sia la pronuncia corretta del Tetragramma, in Ges, Yeshua (diminutivo di

    Yehoshua, cio Yehovah salva) che Dio ha attivamente e perfettamente provveduto la

    salvezza per il suo popolo e per ognuno che riporr la fede nel Suo Unigenito Figlio e nella

    perfetta opera di redenzione che egli ha compiuto per lumanit intera sulla croce e che DioPadre ha sigillato con la sua gloriosa resurrezione.

    Se un compito Dio ci ha affidato quello di annunciare questa Verit al mondo e non

    delle improbabili conclusioni sulla pronuncia corretta del nome rivelato a Mos millenniaddietro.

    Ges disse chiaramente:

    Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verr su di voi, e mi saretetestimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremitdella terra. (Atti 1:8)

    E Paolo sapeva benissimo qual era il suo compito. Era forse (lui avrebbe potuto, da

    erudito ebreo quale era) quello di spiegare come leggere il Tetragramma? Lui sembra avesse

    ricevuto tuttaltro incarico:

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    Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur dicondurre a termine [con gioia] la mia corsa e il servizio affidatomi dal SignoreGes, cio di testimoniare del vangelo della grazia di Dio. (Atti 20:24)

    Sembra che invece di assicurarsi che tutti invocassero nella maniera corretta, eglisi sforzasse di far conoscere il nome di Cristo dove era sconosciuto.

    Cos da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato dappertutto ilvangelo di Cristo, avendo l'ambizione di predicare il vangelo l dove non eraancora stato portato il nome di Cristo (Romani 15:19-20)

    E questo il compito che ci ha dato il Signore ed questo il vero compito che deve

    animare lesistenza dellautentico cristiano.Sono state proposte altre possibili letture che cercano di riportare alla luce lautentica

    lettura del Tetragramma. Ma come deve purtroppo ammettere ogni studioso serio e onesto,

    allo stato attuale delle nostre conoscenze come dimostrano ampiamente le divergenze diopinioni fra gli studiosi non vi certezza sulla pronuncia esatta del nome divino rivelato a

    Mos.

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    Capitolo 5

    Dio ha un Nome o si presenta con un Nome?

    In questo capitolo discuteremo di unapparentemente semplice questione, ma che in

    realt forse alla base stessa del dibattere sul nome di Dio. E cio: Dio ha un nome o si

    presenta ad Israele con un nome?

    Lo dico subito al lettore, io sono convinto della seconda cosa e, ritengo, ogni essere

    umano ragionevole che consideri seriamente questa problematica debba arrendersi

    allevidenza che gli antropomorfismi di Dio nellAntico Testamento, cio i suoi attributi e le

    sue qualit, le sue motivazioni e le sue azioni, definiti in maniera cos simile a quelli degli

    uomini, sono soltanto una manifestazione e preludono allincarnazione del logos nellapersona di Ges di Nazareth, sono evidenza del grande amore di Dio per luomo, perch

    sono intesi per darci una maggiore comprensione di Dio con concetti e parole a noi

    comprensibili, e non sono certo unespressione dei suoi limiti.

    Vi mai capitato che un pensiero molto bello, molto grande, non siate riusciti ad

    esprimerlo appieno con delle parole? Il pensiero rimane immutato, ma la pochezza del

    linguaggio umano a non riuscire ad esprimerlo appieno. Lamore stesso un sentimento

    talmente grande da frustrare ogni scrittore e filosofo che prova a descriverlo e di tentativi

    ve ne sono dallalba dei tempi ad oggi.Tanto pi la Persona Eterna ed Infinita di Dio!

    Come possiamo pretendere di contenere il mare in un bicchiere? Allo stesso modo il

    linguaggio e la cultura umana non pu mai appieno descrivere perfettamente la Persona di

    Dio.E per questo che parliamo di Rivelazione di Dio. Perch Dio stesso che trova i

    mezzi dellesperienza umana per poter rivelare di s ci che la mente umana pu riuscire a

    comprendere di Lui.

    Provo un timore riverenziale nei confronti di Filone Alessandrino, filosofo ebreo

    vissuto ad Alessandria dEgitto a cavallo fra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. Le sue opere

    sono molte e la sua difesa del credo ebraico in un mondo intriso di filosofia greca

    intelligente e sempre diretta ad affermare il valore della Legge mosaica.Mi piace ci che scrive sul nome di Dio e lo leggo con grande interesse, visto che un

    ebreo cos erudito sulla Parola di Dio ma anche cos ferrato nella lingua e cultura greche (il

    suo greco davvero elegante e complesso, degno di scritti filosofici).

    Egli scrive cos sul nome di Dio:

    E quindi piuttosto ragionevole ritenere che non si pu con successo assegnare un

    nome proprio a colui che veramente il Dio vivente. Vedete che al profeta che veramente

    desideroso di indagare con sincerit circa la verit e chiede quale risposta dovr dare a

    coloro che lo interrogheranno sul nome di colui che lo ha mandato, Egli dice: Io sono colui

    che sono, che equivale a dire proprio della mia natura essere e non essere descritto da un

    nome. Ma perch la razza umana non fosse totalmente sprovvista di un appellativo che

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    potessero riferire al pi eccellente degli esseri, vi autorizzo ad utilizzare la parola Signore

    come nome. (dalDe Mutatione Nominum ).Nel suo trattato su Abraamo scrive: Dio non ha bisogno di alcun nome. Ma

    sebbene egli non abbia questa necessit, comunque egli mette a disposizione il suo titolo a

    favore della razza umana, affinch questa possa avere un rifugio al quale rivolgersi con

    suppliche e preghiere, cos da non vivere senza speranza.In parole povere concordo con Filone, per questo lho citato Dio non ha in s e

    per s un nome, perch non ne ha bisogno. Molto semplicemente: Egli . E questo il

    senso della sua affermazione in Esodo 3. Egli definito e chiamato Dio, ma la parola Dio

    non pu racchiudere la sua immensit. Lo chiamiamo Signore, ma solo per stabilire in

    maniera comprensibile nel nostro linguaggio umano la sua signoria, ma la mente umana non

    pu nemmeno sfiorare lidea di qualcosa di tanto grande! Lo chiamiamo Creatore, Padre,

    ma tutti gli aggettivi ed i nomi che luomo ha a sua disposizione per descriverlo servono a

    noi e non a Lui, non per definirlo bens per aiutarci ad invocarlo. E stato quindi necessario

    per una pi intellegibile rivelazione di Lui che Dio ha dovuto vestirsi di un nome proprio,

    per rendersi pi raggiungibile dalla sua creatura. Attribuirsi un nome da parte di Dio lo

    possiamo associare al resto degli antropomorfismi che rinveniamo nella Parola di Dio tesi a

    darci di Lui dei contorni pi prossimi allesperienza di noi essere umani e quindi pi

    comprensibili.

    Per concludere questa riflessione iniziata con le parole di Filone, direi che Dio non ha

    un Nome, piuttosto si presenta allumanit con un Nome. E una differenza sottile, ma

    essenziale.

    Contemporaneo di Filone alessandrino, Giuseppe Flavio uno storico ebreo, anche

    lui prolifico autore nella sua materia. Nei suoi scritti (Le Antichit Giudaiche) egli perpreferisce non parlare del nome di Dio rivelato a Mos se non con un accenno dal quale si

    percepisce lestrema riverenza che egli prova nei confronti del Tetragramma. Probabilmente

    il suo silenzio motivato dal fatto che la sua opera era principalmente storica ed

    approfondire dettagli religiosi non era il senso del suo lavoro; e, allo stesso tempo,probabilmente la sua ebraicit gli impediva di mettere a disposizione dei suoi lettori pagani

    verit tanto care al popolo di Dio come quella che riguarda proprio il nome divino.

    Ma al di l della riflessione sul dato biblico e sulla natura di Dio che comprendiamo

    dalla contemplazione dellinterezza della Sacra Scrittura, in concreto, nella realt della

    lingua nella quale espresso, cosa significa il termine, il vocabolo nome? Chevalenza ha? Quale potere possiede, possiamo dare o attribuire ad un nome?

    Tracey R. Rich (www.jewfaq.org) ci spiega cos il significato della cultura ebraica:

    Nel pensiero giudaico, un nome non semplicemente una designazione arbitraria, una

    combinazione casuale di suoni. Il nome comprende la natura e lessenza della cosa

    nominata. Rappresenta la storia e la reputazione dellessere nominato. [] Un esempio di

    questo uso lo troviamo in Esodo 3:13-22: Mos chiede a Dio quale sia il Suo nome. Mos

    non sta chiedendo: Come ti devo chiamare?; piuttosto sta chiedendo: Chi sei?, Come

    sei?, Cosa hai fatto?. Ci chiaro anche dalla risposta di Dio. Dio gli risponde che Egli

    eterno, che Egli il Dio dei nostri antenati, che Egli ha visto la nostra afflizione e che ci

    avrebbe liberato dalla schiavit.

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    Per comprendere quanto il pensiero ebraico, che riflesso ed allo stesso tempo si

    riflette nella lingua e cultura ebraiche, possa, in un certo senso, essere lontano dalla nostra

    logica comune, basta considerare come il mondo ebraico possa elaborare la riflessione sul

    senso del Nome di Dio: Dio, cos com in se stesso, prescindendo da ogni rapporto

    con la creazione, possiede un Nome di cui lui solo consapevole, un Nome che, si potrebbe

    anche dire, esprime la sua autoconsapevolezza. A questa (concezione, ndt) si contrapponelidea, sostenuta dalla stragrande maggioranza delle fonti cabbalistiche [] che il Deus

    Absconditus non abbia un nome. Il Tetragramma non perci [] il Nome essenziale oproprio di Dio, esso esprime lessenza della sua emanazione o manifestazione, e la

    riassume in s. Nessun nome pu spingersi oltre. Gershom Scholem, Il Nome di Dio e la

    teoria cabbalistica del linguaggio, Piccola Biblioteca 402, Adelphi Edizioni, p. 58-59. Ci

    equivarrebbe a dire, in un linguaggio pi prossimo al nostro, in una maniera pi

    comprensibile per la nostra mentalit occidentale, che alcuni sostengono che Dio abbia un

    nome impenetrabile, del quale lui solo ha consapevolezza. Mentre il Tetragramma il nome

    di Dio che egli ha rivelato nella Legge mosaica. In altre parole: 1. Solo Dio conosce

    veramente Dio. 2. Dio si rivela comunque in maniera comprensibile alluomo.

    Vi sono diversi modi per osservare un fenomeno linguistico. Quello pi semplice

    avvalersi di una grammatica e studiarla. Ma la grammatica fondamentalmente soltanto il

    risultato della raccolta sistematica di informazioni riguardanti luso di una lingua, in un

    determinato momento storico e spesso anche allinterno di determinati confini. Abbiamo

    preso nota delle affermazioni di Rich e dobbiamo ritenerle degne di seria considerazione. Ci

    siamo stupiti (forse, io si) davanti alla potenzialit delle speculazioni fondate originate in

    seno alla cultura e lingua ebraica.Ora mi sento di poter proporre qualcosa di pi avvincente al mio lettore. Lo invito

    infatti nel prossimo capitolo ad esaminare con me lAntico Testamento alla ricerca della

    parola nome e del significato che le viene attribuito in base alluso ed al contesto nel

    quale inserito.

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    Capitolo 6

    La parola nome nellAntico Testamento

    I brani che citer in questo capitolo sono tutti tratti dalla Nuova Riveduta, in quanto

    si tratta di una traduzione sufficientemente letterale da consentire questo tipo di indagine.

    SIGNORE, tutto in maiuscolo invariabilmente la maniera in cui questa versione traduce il

    Tetragramma. Per le ricerche ho utilizzato il software e-sword(disponibile gratuitamenteallindirizzo internet www.e-sword.net).

    Dio il SIGNORE, avendo formato dalla terra tutti gli animali dei campi e tutti

    gli uccelli del cielo, li condusse all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati,e perch ogni essere vivente portasse il nome che l'uomo gli avrebbe dato.(Genesi 2:19)

    Perch era cos importante che luomo desse un nome agli animali? E perch gli

    animali erano soggetti a portare il nome che luomo avrebbe loro dato? Attraverso questo

    linguaggio la Scrittura vuole trasmettere il senso di preminenza del ruolo delluomo sulla

    creazione. Un ruolo voluto da Dio stesso, com chiaro se leggiamo attentamente. E

    questultimo infatti a condurre dalluomo tutte le sue altre creature perch desse loro un

    nome.

    Anche a Set nacque un figlio, che chiam Enos. Allora si cominci a invocare ilnome del SIGNORE. (Genesi 4:26)

    Cosa significa questo brano? Implica che da questo momento Dio cominci ad essere

    invocato, o che cominci ad essere invocato utilizzando il suono originario del

    Tetragramma?Secondo gran parte dei testi nei quali mi sono imbattuto, il Tetragramma era noto ai

    patriarchi prima della rivelazione a Mos, grazie ad affermazioni del tipo che rinveniamo

    qui in Genesi 4:26.

    Purtroppo non concordo.Intanto diciamo subito che potremo tradurre questo brano biblico altrimenti: Allora

    si incominci ad invocare . Mentre non mi sembra di poterlo intendere cos come fannoalcuni: Allora si cominci ad invocare , proprio con questo nome.

    In secondo luogo naturale in una narrazione riferirsi ad un individuo con il titolo

    pi importante da lui conseguito, anche quando si parla del periodo in cui non laveva

    ancora acquisito.

    Il terzo anno del regno di Ioiachim re di Giuda, Nabucodonosor, re diBabilonia, marci contro Gerusalemme e l'assedi. (Daniele 1:1)

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    Laffermazione di Daniele, se presa alla lettera, errata. Infatti a quel tempo

    Nabucodonosor non era ancora re, essendo suo padre ancora in vita. Ma lo sarebbe divenuto

    e lo sarebbe stato per 43 anni. Non naturale riferirsi a lui come re anche quando si parla di

    eventi che precedevano la sua incoronazione?

    Facciamo un esempio pi vicino alla nostra realt quotidiana.

    Francesco Cossiga stato presidente della Repubblica italiana dal 1985 al 1992. Per possibile che scrivendo di lui si dica: il Presidente Cossiga nato il 28 luglio 1928 senza

    aspettarsi che chi legga o ascolti supponga che Cossiga sia nato gi investito della sua carica

    presidenziale!

    Quando Genesi 4:26 si esprime utilizzando il Tetragramma, a mio avviso lo fa per

    dare la certezza al lettore che colui che allora veniva invocato (perch era Lui ad essere

    invocato e non il suo Nome) era lo stesso Dio che pi tardi avrebbe detto a Mos di

    chiamarlo .Io far di te una grande nazione, ti benedir e render grande il tuo nome e

    tu sarai fonte di benedizione. (Genesi 12:2)

    E stato il nome di Abraamo ad essere diventato grande o luomo che portava quel

    nome? La sottile differenza che passa fra le due cose ci aiuta a comprendere il sensoautentico dellutilizzo della parola nome e dellidea che essa vuole trasmettere nel testo

    biblico.

    Di l si spost verso la montagna a oriente di Betel, e piant le sue tende,avendo Betel a occidente e Ai ad oriente; l costru un altare al SIGNORE einvoc il nome del SIGNORE. (Genesi 12:8)

    Di nuovo non notiamo come palesemente lespressione ebraica tradotta letteralmente

    nel testo biblico con invoc il nome di sia sinonimo di invoc . Se le mie deduzioni sono errate, allora lecito chiedersi come faceva Abraamo ad invocare Dio con

    quel nome che egli avrebbe rivelato solo secoli dopo a Mos? La Scrittura ci dice infatti:

    Io apparvi ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente ( .( ) ); ma non fui conosciuto da loro con il mio nome di SIGNORE(Esodo 6:3)

    El Shaddai ( ), cio Dio Onnipotente, un altro dei nomi di Dio nellAnticoTestamento.

    L'angelo del SIGNORE le disse ancora: "Ecco, tu sei incinta e partorirai unfiglio a cui metterai il nome di Ismaele, perch il SIGNORE ti ha udita nellatua afflizione; (Genesi 16:11)

    Ecco qui un esempio di dove il nome un attributo identificativo della persona che lo

    porta, ma anche descrittivo di circostanze o fatti che la riguardano.

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    E che dire del brano che segue:

    "Io mando un angelo davanti a te per proteggerti lungo la via, e per introdurtinel luogo che ho preparato. Davanti a lui comportati con cautela e ubbidiscialla sua voce. Non ribellarti a lui, perch egli non perdoner le vostre

    trasgressioni; poich il mio nome in lui. (Esodo 23:20-21)

    Siamo davanti ad unaltra espressione idiomatica che intende trasmetterci lidea che

    Dio con langelo che precede il cammino di Israele. O dobbiamo intendere che il nome di

    Dio, , fosse fisicamente dentro di lui?Il SIGNORE disse ancora a Mos: "Parla ad Aaronne e ai suoi figli e di'loro: "Voi benedirete cos i figli d'Israele; direte loro: "Il SIGNORE tibenedica e ti protegga! Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e tisia propizio! Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!""

    Cos metteranno il mio nome sui figli d'Israele e io li benedir. (Numeri6:22-27)

    Questa stupenda benedizione comunicata a Mos con tutta la bellezza delle

    colorite, quasi poetiche, espressioni idiomatiche tipiche della lingua e cultura ebraiche,talmente forti da sopravvivere nella traduzione del testo nella nostra lingua. Anche qui come

    non immaginiamo che lespressione relativa al volto di Dio che splende sia letterale, non

    possiamo nemmeno immaginare che lo sia metteranno il mio nome sui figli d'Israele.

    Questi sono i nomi degli uomini che Mos mand a esplorare il paese. E

    Mos diede a Osea, figlio di Nun, il nome di Giosu. (Numeri 13:16)

    Interessantissimo questo passo dove il nome di Osea viene mutato in Giosu. Per

    quale motivo era necessario cambiare il nome di colui che avrebbe condotto Israele dentro

    la terra promessa? E evidente che il nome pi che il semplice appellativo al quale

    risponde un individuo ma racchiude in s il carattere stesso di chi lo porta.

    Mangerai, in presenza del SIGNORE tuo Dio, nel luogo che egli avr sceltocome dimora del suo nome. (Deuteronomio 14:23)

    Potremmo benissimo tradurre questo brano: nel luogo che egli avr scelto come suadimora.

    Celebrerai la Pasqua al SIGNORE tuo Dio, sacrificando vittime delle tuegreggi e dei tuoi armenti, nel luogo che il SIGNORE avr scelto come dimoradel suo nome. (Deuteronomio 16:2)

    Sacrificherai l'agnello pasquale soltanto nel luogo che il SIGNORE, il tuoDio, avr scelto come dimora del suo nome; lo sacrificherai la sera, altramontar del sole, nell'ora in cui uscisti dall'Egitto. (Deuteronomio 16:6)

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    Se non hai cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge, scritte inquesto libro, se non temi questo nome glorioso e tremendo del SIGNORE tuo

    Dio. (Deuteronomio 28:58)

    Lutilizzo del termine nome nei brani qui sopra riportati chiaro sinonimo dellapersona. Vediamo altri brani dove ci evidente.

    E disse a quegli uomini: "Io so che il SIGNORE vi ha dato il paese, che ilterrore del vostro nome (ovvero: il terrore di voi) ci ha invasi e che tutti gliabitanti del paese hanno perso coraggio davanti a voi. (Giosu 2:9)

    Infatti il SIGNORE, per amore del suo grande nome (ovvero: per amore di sestesso), non abbandoner il suo popolo, poich piaciuto al SIGNORE di faredi voi il suo popolo. (1 Samuele 12:22)

    Egli costruir una casa al mio nome (ovvero: mi costruir una casa) e iorender stabile per sempre il trono del suo regno. (2 Samuele 7:13)

    Perci, o SIGNORE, ti loder tra le nazioni e salmegger al tuo nome(ovvero: ti loder). (2 Samuele 22:50)

    Tu sai che Davide, mio padre, non pot costruire una casa al nome delSIGNORE,(ovvero: costruire una casa a )del suo Dio (ovvero: al suo Dio),a causa delle guerre nelle quali fu impegnato da tutte le parti, finch ilSIGNORE non gli mise i suoi nemici sotto i piedi. (1 Re 5:3)

    Ho quindi l'intenzione di costruire una casa al nome del SIGNORE mio Dio,secondo la promessa che il SIGNORE fece a Davide mio padre, quando glidisse: "Tuo figlio, che metter sul tuo trono al posto tuo, sar lui che costruiruna casa al mio nome". (1 Re 5:5)

    "Dal giorno che feci uscire il mio popolo d'Israele dall'Egitto, io non scelsialcuna citt, fra tutte le trib d'Israele, per costruirvi una casa, dove il mionome dimorasse; ma scelsi Davide per regnare sul mio popolo Israele". (1 Re8:16)

    Davide, mio padre, ebbe in cuore di costruire una casa al nome delSIGNORE, Dio d'Israele; (1 Re 8:17)

    ma il SIGNORE disse a Davide mio padre: "Tu hai avuto in cuore dicostruire una casa al mio nome, e hai fatto bene ad avere questo pensiero;(1 Re 8:18)

    Vedi anche 1Re 8:19, 1Re 8:20, 1Re 18:32, 1Cronache 22:19, 2Cronache 6:5,

    2Cronache 6:6.

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    Il re di Babilonia fece re al posto di Ioiachin, Mattania, zio di lui al qualecambi il nome chiamandolo Sedechia. (2 Re 24:17)

    Il re d'Egitto fece re sopra Giuda e sopra Gerusalemme Eliachim, fratello di

    Ioacaz, e gli cambi il nome in Ioiachim. Neco prese Ioacaz, fratello di lui, e locondusse in Egitto. (2 Cronache 36:4)

    Il fenomeno linguistico che stiamo osservando non sembra sia esclusivamente legato

    alla lingua ebraica ed alla prassi biblica. Il re babilonese Nabucodonosor si premura di

    cambiare il nome del re che pone sul trono di Giuda, per sottolineare che da quel momento

    in avanti egli si sar sottoposto. Lo stesso far quando Daniele ed i suoi compagni saranno

    portati alla sua corte (vedi Daniele 1). E prassi anche di Faraone fare altrettanto. Il cambiodel nome di una persona intende esprimere il cambiamento nella sua condizione.

    Non sarai pi chiamato Abramo, ma il tuo nome sar Abraamo, poich io ticostituisco padre di una moltitudine di nazioni. (Genesi 17:5)

    Dio cambia il nome di Abramo in Abraamo in maniera che il suo nome porti in s il

    segno (ci evidente solo nelloriginale ebraico, ovviamente) dellopera che Dio stava percompiere nella sua vita.

    L'altro gli disse: "Qual il tuo nome?" Ed egli rispose: "Giacobbe". Quellodisse: "Il tuo nome non sar pi Giacobbe, ma Israele, perch tu hai lottatocon Dio e con gli uomini e hai vinto". Giacobbe gli chiese: "Ti prego, svelamiil tuo nome". Quello rispose: "Perch chiedi il mio nome? (Genesi 32:27-29)

    Su questultimo brano della Scrittura ci si potrebbe scrivere un libro a s. Ma per la

    nostra discussione noteremo due cose. La prima: il nome di Giacobbe viene cambiato,

    perch dal suo incontro con Dio egli non era pi lo stesso ed il suo nome nuovo descriveva

    questo cambiamento. La seconda: Giacobbe chiede il nome allindividuo con il quale lotta,

    ma non riceve risposta.

    Continuiamo con altri esempi.

    SIGNORE, il tuo nome dura per sempre;la memoria di te, o SIGNORE, dura per ogni generazione.(Salmo 135:13)

    Qui le due frasi sono dei sinonimi, la prima e la seconda hanno lo stesso significato

    sebbene espresse con sfumature linguistiche differenti. Ho scritto questo passo come dei

    versi questo sono per poter meglio osservare la prassi tipica ebraica di esprime lo stessoconcetto pi volte, in maniera diversa; prassi simile, in quella lingua, alla nostra rima.

    Ecco, il nome del SIGNORE viene da lontano; la sua ira ardente, grande il suo furore; le sue labbra sono piene d'indignazione, la sua lingua come un

    fuoco divorante; (Isaia 30:27)

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    Questa espressione tradotta in maniera cos letterale quasi sconvolgente.

    Io infatti sono il SIGNORE, il tuo Dio. Io sollevo il mare, e ne faccio muggirele onde; il mio nome il SIGNORE degli eserciti. (Isaia 51:15)

    A loro non somiglia Colui che la parte di Giacobbe; perch Egli ha formatotutte le cose, e Israele la trib della sua eredit. Il suo nome : il SIGNOREdegli eserciti. (Geremia 10:16)

    e io vi far andare in esilio oltre Damasco", dice il SIGNORE, il cui nome Dio degli eserciti. (Amos 5:27)

    In questo caso, la lingua ebraica ci fornisce lesempio di un fenomeno linguistico

    molto lontano dalla mentalit occidentale. Il meglio che pu fare il traduttore rendere il

    brano Il Signore degli eserciti, ma in ebraico questa espressione dice sicuramente di pi. IlSignore degli eserciti ( ) un altro nome-attributo di Dio. Lo stesso nome lotroviamo in Geremia 32:18, 51:19.

    Tuttavia, tu sei nostro padre; poich Abraamo non sa chi siamo e Israele nonci riconosce. Tu, SIGNORE, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, Salvatore nostro. (Isaia 63:16)

    Non sembra che, come negli altri esempi che ho appena riportato, il testo attribuisca

    qui un altro nome a Dio? Invece la parola allinterno di una costruzione idiomatica, che,

    come chiaro dal contesto, non si riferisce al nome in maniera letterale, bens alle qualitpersonali che esso vuol descrivere.

    Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perch io, il SIGNORE, il tuoDio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquit dei padri sui figli fino alla terza ealla quarta generazione di quelli che mi odiano (Esodo 20:5)

    Tu non adorerai altro dio, perch il SIGNORE, che si chiama il Geloso, unDio geloso. (Esodo 34:14)

    Vediamo nei due esempi descritti qui sopra come sono un Dio geloso e

    lespressione Il SIGNORE, che si chiama il Geloso hanno il medesimo significato.

    Concordo perfettamente con Asher Intrater quando afferma: Un nome un termine

    che indica una persona. Nella Bibbia, i nomi avevano un significato profetico: descrivevano

    il carattere di un individuo, il suo destino, il suo scopo. A volte nel tentativo di ottenere

    potenza con la semplice pronuncia di un nome, si finisce per cadere nella superstizione.

    Tuttavia, cercare di capire il significato spirituale di un nome vuol dire attingere alla fonte

    della sua potenza. Chi ha pranzato con Abrahamo?, Perciballi editore, I edizione, pag. 161.

  • 8/14/2019 Il nome divino

    34/115

    Noi siamo diventati come quelli che tu non hai mai governati, come quelli chenon portano il tuo nome! (Isaia 63:9)

    Potremmo anche tradurre come quelli che non ti appartengono.

    Ancora altri brani biblici:

    Io dar loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, cheavranno pi valore di figli e di figlie; dar loro un nome eterno, che non perir

    pi. (Isaia 56:5)

    Anche qui appare molto interessante lutilizzo idiomatico della parola nome.

    tu hai fatto nel paese d'Egitto, in Israele e fra gli altri uomini, fino a questogiorno, miracoli e prodigi, ti sei acquistato un nome qual esso oggi;

    (Geremia 32:20)

    La parola nome utilizzata come sinonimo di reputazione. Come del resto accade

    nella nostra lingua quando utilizziamo lespressione idiomatica essersi fatto un nome

    come sinonimo di reputazione.

    In quei giorni, Giuda sar salvato e Gerusalemme abiter al sicuro; questo il nome con cui sar chiamata: SIGNORE nostra giustizia. (Geremia 33:16)

    Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l'un l'altro; ilSIGNORE stato attento e ha ascoltato; un libro stato scritto davanti a lui,

    per conservare il ricordo di quelli che temono il SIGNORE e rispettano il suonome.(ovvero: lo temono) (Malachia 3:16)

    Rispettiamo un nome, la pronuncia di consonanti e vocali o il nostro cuore volto al

    Signore delluniverso, , con timore e riverenza?Nel precedente capitolo ho posto una domanda: Dio ha un nome o si presenta con

    un nome?

    Se immaginiamo che sia il nome personale di Dio, unico, eterno ed immutabile esolo nome di Dio, dobbiamo anche immaginare che questo non sia vincolato alla rivelazione

    ad Israele. Dobbiamo immaginare che anche se Mos non fosse stato di lingua ebraica, ma

    accadica o ugaritica, o egiziana, Dio si sarebbe comunque presentato come proferendoil medesimo suono udito da Mos. Purtroppo una tale eventualit dobbiamo scartarla subito

    come impossibile.

    Ritorniamo nel brano di Esodo.

    Dio disse a Mos: "Io sono colui che sono". Poi disse: "Dirai cos ai figlid'Israele: "l'IO SONO mi ha mandato da voi. Dio disse ancora a Mos:"Dirai cos ai figli d'Israele: "Il SIGNORE, il Dio dei vostri padri, il Diod'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe mi ha mandato da voi". Tale

  • 8/14/2019 Il nome divino

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    il mio nome in eterno; cos sar invocato di generazione in generazione.(Esodo 3:14-15)

    Mos chiede a Dio il suo nome. A quella domanda Egli risponde: Io sono colui che

    sono. E questa la risposta! E come se Dio gli dicesse, parlandogli in modo comprensibile,

    nella lingua e nel