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Istituto comprensivo Luigi Settembrini Scuola secondaria di primo grado di Ceppaloni presenta IL MIO TERRITORIO Classe 1 a plesso di Ceppaloni Anno scolastico 2013/2014

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Istituto comprensivo Luigi SettembriniScuola secondaria di primo grado di

Ceppaloni

presenta

IL MIO TERRITORIO

Classe 1 a plesso di CeppaloniAnno scolastico 2013/2014

Il comune di Ceppaloni si estende su una superficie di 23,67 kmq a cavallo della dorsale collinareposta tra le valli del fiume Sabato ad est e del torrente Serretelle ad ovest. In epoca romana il territorio ceppalonese rientrava certamente nell ager beneventanus, in diretta dipendenza dalla città di Benevento da cui dista 13 km circa. All epoca erano presenti insediamenti abitativi a carattere sparso legati alla coltivazione dei fondi; non vi sono prove, però, dell esistenzadi villaggi. Le prime notizie storiche su Ceppaloni risalgono alla fine del VIII secolo, al tempo del ducato longobardo di Benevento. Verso la fine del sec. IX il territorio ceppalonese era dato in amministrazione ad un marepahis, ossia ad un funzionario della corte palatina, e successivamente rientrò nella circoscrizione del gastaldato di Benevento. Il toponimo Ceppaloni è di incerta origine. Tra le ipotesi più accreditate: Cepalonis deriverebbe dal gentilizio latino Caeparius e dal suffisso prediale anus, da cui Caeparanus (fondo di Caeparius) oppure da Cippus leonis, ossia cippo del leone , ove cippo è nel significato di altura, monte oppure di cippo, colonna. Significativa la presenza di varie chiese monastiche appartenenti alle abbazie di Montecassino, S. Sofia e S. Modesto di Benevento (IX-XIV secolo). Con l avvento dei normanni (fine XI inizi XII secolo) fu edificato il castello di Ceppaloni che domina la valle del fiume Sabato. Dello stesso periodo il castello di Balba, che era posto a guardia del sottostante stretto.

L ambito amministrativo, feudale ed ecclesiastico ceppalonese comprendeva il borgo antico di Ceppaloni sviluppatosi attorno al castello e il territorio circostante caratterizzato dalla presenza dei casali, insediamenti abitativi che si andarono strutturando almeno sin dal XII-XIII secolo. I principali casali furono: S. Croce, S. Giovanni e S. Bartolomeo (poi denominata Chianche e infine frazione Beltiglio). L antica Balba staccatasi dal feudo di Ceppaloni si unì con Chianchetelle e fu distrutta con il suo castello nel sec. XV. L odierna Barba di Ceppaloni si è invece sviluppata a partire da alcune masserie nel sec. XVIII-XIX. Ceppaloni con il suo castello si trovava in posizione strategica nel regno di Napoli, confinando con la pontificia Benevento e controllando la sottostante via Antiqua Maiore che da Benevento conduceva ad Avellino, attraverso il vicino Stretto di Barba. Per tale motivo venne più volte coinvolta nelle guerre tra papato e impero nei secoli XII e XIII e successivamente anche nella guerra tra angioini e aragonesi. Il castello ospitò nel corso dei secoli personaggi famosi: Ruggero II, papa Onorio II e Alfonso d Aragona, I re di Napoli. Agli inizi del XII secolo Raone II de Fraineta, feudatario di Ceppaloni, partecipa alle scorribande normanne contro i beneventani. Gli successe il figlio Raone III che partecipò al conflitto tra la Benevento papale e i normanni di Ruggero II effettuando varie sortite contro la città. Nei 1138 Raone, ribelle sia alla città di Benevento che a re Ruggero, continuò nei suoi feroci assalti ai danni dei beneventani cui tagliò le vigne. I cittadini di Benevento, ormai esasperati, con l aiuto di re Ruggero ,attaccarono Ceppaloni, ottenendo dal re la distruzione del castello. L abitato fu anch esso saccheggiato e distrutto.

Dopo la vittoria di re Ruggero II, Ceppaloni fu assegnata ai Buscione o Bussone che la tennero sin verso la fine del secolo. Occupata dalle truppe pontificie di Benevento, in due periodi agli inizi del Duecento, fu poi riconquistata con le armi da Federico II. Con l avvento degli angioini Ceppaloni passò nella signoria di Guerriero da Montefuscolo(1266 c.a 1269) e poi assegnata in feudo ai cavalieri francesi: Eustasio di Romancur(1269-1280 c.a) e Gervasio di Sermoncur (1281 - < 1289). Con il matrimonio tra Eustasia, signora di Ceppaloni, e Pandolfo Stellato il feudo entrò in possesso degli Stellato che lo tennero per tutto il XIV secolo sino a quando l ultima erede Ilaria, si sposò con Giacomo Antonio della Marra, e poi con Francesco Orsini, famoso capitano di ventura (dal 1435 al 1454). Morto l Orsini, Ilaria Stellato donò il feudo al nipote Giacomo Antonio della Marra (1454- 1464), alla famiglia del quale rimase sino al 1529, quando l imperatore Carlo V lo confiscò a Giacomo Antonio III della Marra a causa della sua ribellione. La terra di Ceppaloni fu quindi concessa a Rodrigo d Avalos (1529-1541), in ricompensa per il servizio prestato in guerra. La casa d Avalos conservò il feudo sino al 1576, anno in cui fu venduto ai nobili Coscia che lo mantennero sino al 1623, quando a causa dei debiti, fu oggetto di vendita giudiziaria a Paolo Staibano, avvocato e intermediario. Ceppaloni con i suoi casali fu poi venduta a mons. Fabio de Lagonissa o della Leonessa che lo intestò al nipote Francesco (1633-1651). Il feudo di Ceppaloni rimase nelle mani dei della Leonessa sino al 1806, quando con l avvento dei francesi, la feudalità fu abolita. L ultimo feudatario fu Giuseppe Maria della Leonessa, principe di Sepino e duca di S.Martino.

Nei primi decenni dell Ottocento la carboneria fu molto attiva a Ceppaloniriunita nella vendita detta Gli spartani delle Termopili . Al 1820 essa contava numerosi affiliati di tutti i ceti tra cui spicca l azione dei fratelli Pepicelli. All indomani dell unità d Italia anche Ceppaloni venne coinvolta in alcuni episodi di brigantaggio. Nel 1863 grosso scalpore fece il sequestro a scopo di estorsione del sacerdote don Antonio Mele, rettore della chiesa del SS. Rosario delle Chianche, oggi Beltiglio. L azione fu condotta da compaesani: Pietro Catalano, capo brigante e dai compagni Nicola e Pietro Mignone. Nella lotta al brigantaggio furono attive a Ceppaloni due compagnie locali della Guardia Nazionale, la 6^ e la 7 .̂ Nelle azioni si distinse la sesta compagnia al comando del capitano Francescantonio Parente. Gli ultimi decenni dell Ottocento e i primi decenni del Novecento saranno caratterizzati dalla crisi economica e sociale e dal fenomeno dell emigrazione d oltreoceano. Oltre al castello con il suo borgo di origine medievale, Ceppaloni conserva vari edifici storici, in particolare le chiese: S. Nicola Vescovo (XIII-XVI secolo), SS. Annunziata (XVI secolo) in Ceppaloni capoluogo, S. Giovanni Battista (medievale, ricostruita nel XVIII secolo) in fraz. S. Giovanni, Maria SS. del Rosario (XVII secolo, ricostruita nel XVIII e XIX secolo) in fraz. Beltiglio, Maria SS. Assunta (1950) in S. Croce e la Cappella dell Immacolata in Barba (1861 c.a).

Storia

La chiesa è di antica fondazione come testimoniano le nicchie in stile gotico riferibili ai secoli XII-XIII poste sulla parete della navata di destra.

La chiesa subì un consistente restauro nel 1502 ad opera dell'arcivescovo di Santa Severina Alessandro della Marra, zio di Camillo della Marra, feudatario di Ceppaloni. Altri rifacimenti furono realizzati tra la fine del Seicento e i primidecenni del Settecento su disposizione dell arcivescovo card. Vincenzo Maria Orsini, poi papa con il nome di Benedetto XIII. Negli anni venti del XX secolo la chiesa fu nuovamente ristrutturata, ma le precarie condizioni statiche peggiorarono con il terremoto del 1934, per cui la chiesa fu chiusa al culto per diversi anni. A seguito del sisma del 1962 la chiesa fu nuovamente dichiarata agibile ed è stata riaperta dopo i lavori di ristrutturazione e restauro il 29 settembre 1999.

La chiesa di San Nicola vescovo ebbe l'intitolazione a parrocchia arcipretale nel XVII secolo. Precedentemente la chiesa ceppalonese era eretta in collegiata sotto il titolo di Santa Maria in Piano e annessa di San Nicola .

Chiesa di San Nicola vescovo

La chiesa è stata edificata nel 1507 con l'adiacente convento e fu realizzata ampliando notevolmente una chiesetta esistente almeno dal XV secolo sempre dedicata alla SS. Annunziata.

In origine fu tenuta dai Francescani dell'Osservanza e nel 1629, passò ai Servi di Maria[1]. Chiuso il convento nel 1653 la chiesa fu affidata alla chiesa arcipretaledi Ceppaloni sino al 1704, quando il card. Vincenzo Maria Orsini, poi papa con il nome di Papa Benedetto XIII, la consegnò con l'intero complesso conventuale ai Frati Minori Riformati della provincia di S. Angelo di Puglia. Sino a quel momento nella chiesa oltre l'altar maggiore dedicato alla SS. Annunziata erano presenti solo gli altari di S. Antonio e della confraternita di S. Maria dei Martiri[2].

Tra il 1706 e il 1720 circa la chiesa fu sottoposta a lavori di ristrutturazione che interessarono gli interni senza modificare l'impianto esistente. A questo periodo è riconducibile l'attuale architettura in stile barocco e alcuni arredi. La chiesa era di patronato dell'Universitas come ricordava l'iscrizione posta su una porta laterale della chiesa murata agli inizi del XVIII secolo. Sin dal Medioevo ad essa era annesso un ospitale sito nel borgo antico di Ceppaloni.[3]. Dal 1902, essendo stato abbandonato il convento dai Frati Minori, la chiesa è nel possesso della chiesa parrocchiale di Ceppaloni. Circa la proprietà, la chiesa seguì le sorti dell'adiacente convento cui era annessa. Nel 1960 la chiesa venne ristrutturata e furono eseguiti gli affreschi del soffitto ad opera del pittore Mario Pennino[4].

Chiesa della Santissima Annunziata

Il castello si presentava in pessimo stato conservativo, imputabile ai soliti fattori ricorrenti in quasi tutti i monumenti della Campania in altre parole: vetustà, assalto degli agenti atmosferici sulle superfici litoidi, lignee e sulle superfici murarie poco protette, se non addirittura protette per nulla, infine l assenza di manutenzione. Qualche di manutenzione è stato apportato direttamente dagli abitanti però si è rilevato un rimedio peggiore del male. Ultimo in ordine di tempo ma non per importanza è stato l insulto sismico dell '80 La copertura, che in alcune parti dell edificio è bifalde ed in altre è monofalde, nell ala nord era quasi completamente distrutta: tutta la struttura lignea primaria e secondaria si presentava fatiscente se non addirittura scomparsa, solo i coppi di laterizio del manto erano in parte recuperabili. Sempre nella zona del vertice di nord ovest ci si trovava di fronte a notevoli fenomeni di scollocamento, tra il parametro esterno e il resto della struttura muraria. L evento si è verificato in occasione del terremoto del 1980 costringendo gli abitanti (anche la torre era abitata) allo sgombero della torre. Il resto del castello invece attualmente è (come già detto) tutto abitato nonostante le condizioni statiche e conservative siano precarie. Su un ampio tratto della facciata sud si riscontra una grande eterogeneitàdel parametro murario dovuto ai successivi e parziali rifacimenti. Nella parte inferiore, infatti, si nota muratura di pietrame, nella parte mediana e nella parte sommitale muratura di mattoni. Anche qui ci sono fenomeni di inurbamento ma non imponenti. Nella zona centrale, al di sopra dell ingresso si intravedono gli elementi di un loggiato tompagnato che nei successivi interventi

Stabilire la data di edificazione del castello è, certamente, compito alquanto arduo;tuttavia da alcuni studi effettuati come quello di Mario Coletta : Il sannio beneventano è possibile far risalire la prima edificazione ad epoca longobarda. Il primo riferimento preciso del Castello si ha nell anno 1120 quando il notaio Alessio nel mese di aprile redige un atto di compravendita. L atto, che riguarda Ceppaloni e San Leucio del Sannio, recitò testualmente: Bernardo figlio del fu Rodolfo di Frainetta vende a Domenico Furto, suo cognato una terra con vigna sita in una collina vicino alla chiesa di San Leucio, luogo detto Corpino, per sedici di monete di Ottone . Altra data significativa nella storia del Castello è il 1129 quando scrive Falcone Beneventano: In questo anno suddetto il papa Onorio venne a Benevento appresso andò il papa al castello di Ceppaloni . Tale scritto è relativo alla visita del Papa Onorio II al castello di Ceppaloni. Nel 1133 Raone di Fragneto, signore di Ceppaloni, tentò di depredare Benevento. I Beneventani non indugiarono a ricorrere a Ruggiero, re dei Normanni,il quale venne a Ceppaloni e fece sommaria giustizia di tutto ordinò di espugnare le sue terri. I Beneventanidopo tre giorni di assedio, con il permesso del Re Ruggiero distrussero il Castello dalle fondamenta. Nel 1229 Ceppaloni subì, sempre per opera dei beneventani, un vasto incendio.Nel 1437 il castello passò ai Della Marra. La signoria Della Marra terminò con Vincenzo che essendosi ribellato al Re di Napoli fu privato del feudo che venne venduto alla famiglia Davaloz la quale terminò nel 1570. Successivamente vi fu la signoria dei Cosso che si estinse nel 1627. In tale anno il castello (feudo) divenne proprietà del dottore in legge Paolo Staibano il quale per 64.000 ducati lo vendetta a Fabio Maria della Leonessa Partiarca di Antiochia e arcivescovo di Conva. Fu proprio Fabio Maria della Leonessa che nel 1634 fece ricostruire il castello che versava in pessime condizioni.

Le occasioni di svago nella società agricole meridionale erano poche ed essenzialmente legate alle festività religiose e alle fiere. In Ceppaloni capoluogo si teneva una fiera annuale, che coincideva con la festa del perdono di Assisi detta anche della Porziuncola. La fiera è certamente da collegarsi con la presenza francescana del locale convento della SS. Annunziata e con ogni probabilità si inizio a tenere già nel corso del Settecento. Nel 1808 Gioacchino Napoleone, re di Napoli, con apposito decreto del 23 agosto, autorizzò il comune di Ceppaloni a tenere una fiera annuale dl 31 luglio al 03 agosto. La fiera continuò a svolgersi nel corso del sec. XIX sempre nel medesimo periodo. Ancora è segnalata come fiera nel 1914, svolgendosi dal 31 luglio al 1 agosto. Nella fiera, già nel corso dell ottocento, si vedevano animali nonché attrezzi e oggetti legati all attività agricola. Da allora la fiera si svolse quasi costantemente, mentre ai giorni nostri ha acquisito il carattere della sagra popolare. In occasione della festa di Maria SS. Addolorata, che ricorre il 15 di settembre, si svolgevano fiere o feste: nel 1820 con decreto reale su istanza del Comune fu autorizzato lo svolgimento della fiera annuale nei quattro giorni che prcedevano l terza domenica di settembre; la stessa fiera si teneva nel 1914, il 15 e 16 settembre. Nel corso del secolo XIX le feste, animate da fuochi artificiali e musica, si svolgevano in particolare in occasione delle ricorrenze religiose, in particolare quelle delle locali confraternite: S.Antonio da Padova e il Corpus Domini, ma anche per il santo Patrono S.Nicola e per S.Anna. Vi erano poi le feste civili, tutte comunque finanziate dal Comune. Quanto al mercato, a partire dalla seconda metà del secolo XV, per concessione sovrana si teneva un mercato una volta all anno nella giornata di domenica in Ceppaloni, mercato di cui però non si trova tracci per i secoli successivi.

La chiesa fu costruita nel 1950 dagli abitanti di Santa Croce con l'intento di riedificare su nuovo sito l antica chiesa di Santa Maria in Piano distrutta in un movimento franoso nel 1916. L edificio fu realizzato utilizzando in parte il materiale di risulta dell'antica chiesetta. Nella chiesa si conserva la statua settecentesca di Maria Santissima che reca in braccio il Bambin Gesù; un'iconografia del tutto inconsueta per la Maria SS. Assunta. La chiesa, che risaliva almeno al XV secolo, si trovava sull'antica strada che da Ceppaloniconduceva, passando per Santa Croce, alla terra di Altavilla. La chiesa, pur di modeste dimensioni, era un santuario dedicato alla Madonna dell Assunta che ancora nel XVIII secolo era oggetto di pellegrinaggi dai paesi limitrofi e di particolari riti devozionali.

L importanza era tale che al XVI secolo la parrocchia ceppalonese eretta in collegiata era intitolata a "Santa Maria in Piano ed annessa di San Nicola". Su indicazioni dell arcivescovo card. Vincenzo Maria Orsini, fu oggetto di un importante restauro intorno al 1715. Nel 1717 la chiesetta fu concessa in giuspatronato alla famiglia Iannotti, il che generò un contenzioso prima con l Università di Ceppaloni e nel 1796 con la parrocchia di San Nicola di Ceppaloni, che ne rivendicava la proprietà.Fu ricostruita nel 1797 a seguito di una frana accaduta dieci anni prima. Nel 1916 crollo definitivamente causa di un movimento franoso. Dalla rovina si salvo miracolosamente la statua di Maria SS. Assunta che oggi è conservata nella chiesa in Santa Croce.

Le notizie , fanno parte di una realtà contadina quasi completamente scomparsa; per poterla ricostruire si èdovuto cercare tra i ricordi delle persone più anziane del luogo , fotografie i pochi ambienti ancora esistenti e cercare oggetti ad essi appartenenti.San Giovanni ,frazione di Ceppaloni, si presenta come un borgo formato da piccole contrate: i Sabatini, i Paradisi, il Palo, Tuoppo, le Guardie, Caseparenti, la Croce, le Brecce , i Lumbardi, i Lizzi, i Mernoni. San Giovanni sorge vicino alla antica via Appia. Il paese , tempo fa , era attraversata da una strada principale in terra battuta. A San Giovanni vi sono case che rispecchiano la realtà contadina di cinquanta e forse più anni fa , ed altre ricostruite dopo il terremoto con criteri moderni. Le abitazioni , a San Giovanni , si dividevano in padronali e contadine . Le prime si trovavano quasi sempre in paese, le seconde in campagna. I palazzi piùimportanti sono: Palazzo Foglia, Palazzo Lonardo. La chiesa , originariamente era una cappella votiva fatta costruire da un contadino nel suo podere.

L edificio attuale risale al XVIIIsecolo e fu realizzato dai signori Foglia di Montesarchio ampliando un preesistente fabbricato acquisito dai nobili de Rubbo nel XVII secolo. Il complesso è costituito da due corpi di fabbrica con una corte interna, delimitata da un lato da un porticato con archi a tutto sesto e con al centro un pozzo . L immobile è un bene culturale dichiarato, con decreto 19 gennaio 1987 del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, «di particolare interesse storico-artistico»ai sensi del d. Lgs 22 gennaio 2004, n. 42

La chiesa è di antica fondazione essendo citata per la prima volta in documenti del XII secolo. Essa serviva l antico casale di San Giovanni in Pino. Nel 1687 l edificio era una cappella a pianta rettangolare di modeste dimensioni (10 m x 8 m circa). Nel 1706 fu costruito un nuovo altare in stile barocco consacrato dal cardinale Vincenzo Maria Orsini e dedicato alla Vergine Maria, a san Giovanni Battista e a san Matteo apostolo. La chiesa ha un'unica navata e subì un ampliamento alla metàdel Settecento assumendo l impianto che conserva tutt ora. Ai lati dell altar maggiore sono poste le statue della Madonna Addolorata e dell Immacolata Concezione. Sulle pareti laterali sono presenti delle nicchie con le statue di: santa Lucia, Maria SS. del Carmine, san Vito, santa Filomenae san Antonio da Padova. Il soffitto è decorato con un affresco che rappresenta il Battesimo di Gesù, opera del pittore Mario Pennino.

Nel XII-XIII secolo la chiesa è menzionata quale sede parrocchiale. La chiesa era dipendente dalla chiesa arcipretale di San Nicola vescovo di Ceppaloni e vi era preposto un rettore. Nel 1905 l arcivescovo di Benevento concesse ampia autonomia nella gestione della rettoria. Con decreto arcivescovile del 1º giugno1945 la chiesa di San Giovanni Battista venne eretta in autonoma parrocchia. La circoscrizione parrocchiale coincide con l ambito amministrativo della frazione San Giovanni del comune di Ceppaloni.

Il nome di Beltiglio venne sancito con il reggio decreto n.843 del 29\04\1926.Tale decreto del 1926 annullava l altro reggio decreto del 09\11\1923 n.2497 con il quale la nostra comunità era stata individuata con il nome di : Aquilia . Questo a sua volta sostituiva il precedente nome di Chianche, con il quale era stata denominata la nostra comunità negli anni antichi. Ancora oggi alcune persone anziane, anche di paesi vicini, ci chiamano chiancaruli . Il nome di casale di Chianche lo troviamo già in un documento del 1768.

Precedentemente, un primo nucleo abitativo del nostro paese era identificato con il nome di San Bartolomeo, come risulta in uno scritto del 1685, e prima ancora in uno scritto del 1500, assieme a Sancte Jovanne riferita alla frazione di S. Giovanni. Tutt ora esiste nel nostro paese una contrada denominata San Bartolomeo. Sono prove testimonianze che dimostrano che questo nostro paese ha origine antichissime come risulta anche dai reperti archeologici, di epoca romana, trovati nelle nostre zone. Queste sono notizie documentate in pubblicazioni che abbiamo letto e approfondito o che abbiamo appreso da testimonianze di persone anziane nella nostra comunità. E da supporre, poi, che i primi nuclei familiari fossero esistenti nelle nostre zone ancor prima contemporaneamente con altri nuclei esistenti a Ceppaloni e in altre contrade del comune. Circa 10km da Benevento, su una collina di 400m, immersa nel verde, sorge Beltiglio ubicato sulla dorsale appenninica che va da Benevento si dirige verso ovest per andare al santuario di Montevergine. Il suo confine è delimitato da due fiumi : Seretelle e Sabato. E la frazione più vasta e più popolata di Ceppaloni. Il suo nome è ereditato da un albero di tiglio, testimonianza pagana, prima dell epoca cristiana. Il 2 Marzo 1925 nasce il nome di Beltiglio.

...tra storia e ricordi

Chiesa di Maria S.S. del Rosario in Beltiglio, veduta frontale, e tiglio, anno 2008

Il nome di Beltiglio venne sancito con il reggio decreto n.843 del 29\04\1926.Tale decreto del 1926 annullava l altro reggio decreto del 09\11\1923 n.2497 con il quale la nostra comunità era stata individuata con il nome di : Aquilia . Questo a sua volta sostituiva il precedente nome di Chianche, con il quale era stata denominata la nostra comunità negli anni antichi. Ancora oggi alcune persone anziane, anche di paesi vicini, ci chiamano chiancaruli . Il nome di casale di Chianche lo troviamo già in un documento del 1768.

Precedentemente, un primo nucleo abitativo del nostro paese era identificato con il nome di San Bartolomeo, come risulta in uno scritto del 1685, e prima ancora in uno scritto del 1500, assieme a Sancte Jovanne riferita alla frazione di S. Giovanni. Tutt ora esiste nel nostro paese una contrada denominata San Bartolomeo. Sono prove testimonianze che dimostrano che questo nostro paese ha origine antichissime come risulta anche dai reperti archeologici, di epoca romana, trovati nelle nostre zone. Queste sono notizie documentate in pubblicazioni che abbiamo letto e approfondito o che abbiamo appreso da testimonianze di persone anziane nella nostra comunità. E da supporre, poi, che i primi nuclei familiari fossero esistenti nelle nostre zone ancor prima contemporaneamente con altri nuclei esistenti a Ceppaloni e in altre contrade del comune. Circa 10km da Benevento, su una collina di 400m, immersa nel verde, sorge Beltiglio ubicato sulla dorsale appenninica che va da Benevento si dirige verso ovest per andare al santuario di Montevergine. Il suo confine è delimitato da due fiumi : Seretelle e Sabato. E la frazione più vasta e più popolata di Ceppaloni. Il suo nome è ereditato da un albero di tiglio, testimonianza pagana, prima dell epoca cristiana. Il 2 Marzo 1925 nasce il nome di Beltiglio.

diventavano fonte di calore per i focolari delle case più povere. Poi gli eventi bellici, come tutte le guerre, scombussolavano la vita della nazione; e anche la nostra comunità di Beltiglio subì gli effetti della guerra. Il tiglio non era più il punto di riferimento per incontri gioiosi e sereni, ma divenne punto di riferimento di incontri per apprendere notizie sulla guerra e sulla sorte anche di tanti nostri giovani concittadini che la patria aveva chiamato per partecipare ad un conflitto che, poi, diventò mondiale e catastrofico per le sorti della nostra Nazione. Tanti nostri giovani concittadini che si intrattenevano all'ombra del tiglio nei giorni di festa o dopo il lavoro quotidiano andarono in guerra. Molti di essi più non tornarono... ! I loro nomi oggi sono scolpiti su una lapide fissata sulla facciata della Chiesa parrocchiale, assieme ai nomi dei Caduti della prima guerra mondiale.

Intanto quell'albero maestoso, imponente e solenne, avvertiva sempre più i segni degli anni, o forse anche dell'incuria dei cittadini, tanto da diventare incombente pericolo per i passanti e per chi sostava sulla piazza. Fu così che veniva deciso di abbatterlo e fu il concittadino Testa Arcangelo, che ebbe tale compito, e non sappiamo se su indicazione dell'Amministrazione comunale o del Parroco dell'epoca. Quello che sappiamo è che Egli (per notizie gentilmente dateci dal suo figliuolo Tonino) offrì la somma di 10 lire (dieci) al parroco come compenso o come offerta per la Chiesa parrocchiale; e la legna ricavata gli servì (poiché faceva il fornaio) per la cottura del pane che poi andava ad allietare la parca mensa dei nostri concittadini. Fino alla sua totale scomparsa fu utile alla nostra comunità... !Era l'anno 1940... per quanto mi è dato ricordare e per testimonianze acquisite da molti concittadini... ! Io ricordo vagamente, anche se bambino, attratto da quella scena inconsueta, la mestizia e la malinconia di coloro che tagliavano e

portavano a casa la legna ricavata dai rami e dal tronco di quell'albero maestoso. Scompariva così quel secolare tiglio che era stato il simbolo e il punto di riferimento della nostra laboriosa comunità. Negli anni successivi, ai tempi delle mie scuole liceali, tornava spesso alla mia mente quella scena, soprattutto quando studiavo i seguenti versi stupendi del Pascoli, riferiti ad altra pianta, "la quercia caduta" ma con lo stesso destino: "Dov 'era l'ombra, or se la quercia spande Morta, né più coi turbini tenzona. La gente dice or vedo: "era pur grande! Pendono qua e là dalla corona i nidietti della primavera Dice la gente: "or vedo era pur buona "! Ognuno loda, ognuno taglia, a sera Ognuno col suo grave fascio va Nell 'aria il pianto di una capinera, che cerca il nido che non troverà. Quali fossero le origini di quel tiglio, chi l'avesse piantato, quando fosse stato piantato, nessuno lo ha mai conosciuto; il caso, forse, aveva stabilito che al centro della piazza nascesse quella pianta, che poi per la sua bellezza, per la sua imponenza, per la sua secolare presenza, era diventata parte integrante della comunità stessa, sì da dare, a questa nostra terra, il nome di Bel tiglio.

Sono prove e testimonianze che dimostrano che questo nostro paese ha origini antichissime, come risulta anche da reperti archeologici, di epoca romana, trovati nelle nostre zone. Queste sono notizie documentate in pubblicazioni che abbiamo letto e approfondito o che abbiamo appreso da testimonianze di persone anziane della nostra comunità. Se in queste note si dovesse appalesare qualche lievissima e non significativa imprecisione ne chiedo scusa perché essa è stata determinata da lontani ricordi. E' da supporre, poi, che primi nuclei familiari fossero esistenti nelle nostre zone ancor prima, contemporaneamente con altri nuclei esistenti a Ceppaloni e in altre contrade del Comune. Il nome di "Chianche" derivava, forse, dal latino "Plancae" grosse pietre irregolari che tappezzavano la via "Aquilia" che nei tempi antichi attraversò il nostro comune. Venne poi sostituito nel 1923 proprio con il nome di "Aquilia" perché si riteneva, facilmente confondibile con il vicino comune di Chianche della provincia di Avellino. L anticqa via Aquilia, si staccava dalla via Appia Antica, ( dove oggi cè il ristorante La Ruota), saliva per Petrara- Trocchia, attraversava Beltiglio e andava a Ceppaloni , immettendosi sulla via ANTIQUA MAIORE( l attuale fondo Valle Sabato) nei pressi dello stretto di Barba, per poi dirigersi ad Avellino e poi alla volta di Salerno.

Aquilia infatti si chiamava un'antica e famosa strada romana fatta costruire circa 2500 anni fa dal console Aquilio, che attraversava il nostro comune (pare nei territori di Barba, Rotola, Beltiglio...) e si congiungeva poi in prossimità di Benevento con la famosa strada romana Appia, ricca di storia e di importanti avvenimenti militari e civili. Infatti Aquilia fu percorsa da Imperatori, da eserciti e condottieri romani e barbari, da Pontefici e personaggi storicamente famosi, che spesso facevano sosta nel comune di Ceppaloni e nel suo castello. Testimonianza questa del grande valore storico del nostro comune e dell'importanza strategica che Ceppaloni ha avuto negli avvenimenti e nella storia dei tempi passati.

La zona di Tressanti è abitata, ormai,da pochissimi nuclei familiari e per di più da vecchietti che abitavano in costruzioni antiche o ricostruite da poco. L occupazione maggiore di questa zona è il commercio,infatti vi sorgono vari distretti industriali:l industria casearia COLAGIOVANNI ,la fabbrica di infissi in alluminio e pvc RUSSO tre saloni per esposizione e vendita autoveicoli, macellerie e negozi vari.

Chianche, in provincia di Avellino, è posta in una posizione collinare a 356 metri di altezza su uno sperone roccioso che si affaccia sulla valle del Sabato. Le fanno da scialle le colline intorno, ricche di castagneti e di querceti, tra i quali occhieggiano qua e là ciuffi di ginestre. Intorno, si stagliano, simili ad un gran cerchio, i Monti del Matese, il Taburno con la sua Dormiente , le colline del Sannio che si congiungono all imponente e maestosa montagna di Montevergine. Fanno parte del comune di Chianche la frazione di Chianchetelle, Chianche Scalo e San Pietro Irpino. Suggestivo è lo stretto di Barba, a 5 Km di distanza sulla statale 88 per Avellino, del quale è consigliata la visita. Chianche, infatti, è raggiungibile percorrendo la Statale che congiunge Benevento con Avellino. A 12 km da Benevento ed a 21 da Avellino si innesta il ramo della Serra-Bagnara, percorrendo la quale a due Km di distanza , si giunge a Chianche. Il clima collinare consente di fruire di inverni non molto freddi , di dolci primavere e fresche estati, sicché turisti e visitatori possono godere d un soggiorno piacevole e sereno. Una tesi sostiene che l'antico nome di Planca sia dovuto a Munanzio Planco, condottiero romano e amico di Cesare, dal quale ebbe l'incarico di suddividere le contrade della Campania. E' più plausibile, però, che tale nome vada posto in relazione alle "Plancae" , le pietre quadrate con le quali i Latini lastricavano le strade, una cava di pietre tuttora esiste nella vicina frazione di Chianchetelle. Il "pl" latino fu sostituito nel medioevo con "ch", sicché Plancae divenne Chianca e poi Chianche. Soggetta a Longobardi e Normanni, Chianche fu feudo dei "De Planca" fino al XVI secolo, passando poi alla famiglia Filomarino, ai Zunica e ai Sanseverino, cui appartiene Gennaro Sambiase, duca di Malvito e S.Donato, principe di Bonifati e sindaco di Napoli dopo l'unità d'Italia.

Costruito con molta probabilità nella seconda metà dell'XI secolo, il maniero ha subito nel corso dei secoli notevoli trasformazioni, per essere adattato durante il rinascimento in castello-residenza ambita da nobili famiglie che si sono avvicendate nel corso dei secoli: i Pisanelli, i Sanseverino, i Caracciolo, i Zunica. Nel 1593 ottenne il borgo con il Castello feudale Giovanni Battista Manso, amico del famoso poeta Torquato Tasso. Dell'antico complesso di fortificazione si ammirano ancora le strutture difensive primitive come le torri cilindriche angolari e un'alta torre-mastio quadrangolare

La frazione più antica di Ceppaloni èBarba ,rocca antichissima dei sanniti , tenute sempre a difesa dallo stretto. Fu luogo di passaggio obbligato tra

due altri rupi argillosi . Alcuni storici ritengono che proprio in questa gola si siano affrontati romani e sanniti

nella battaglia delle Forche Caudine . I fieri e bellicosi Sanniti spuntarono

dagli altri dirupi e lo costrinsero alla resa.