IL MIO NATALE - ristretti.it · Natale è la festa della famiglia, dei gran-di e dei piccoli. Per...

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Periodico dell’Associazione di Volontariato Onlus VOCI DI DENTRO per promuovere la solidarietà a favore dei detenuti e per il loro reinserimento sociale Anno VIII Numero 20 - dicembre 2013 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale -70% Chieti. Aut. C/CH 068/2010 IL MIO NATALE

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IL MIO NATALE

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N. 20 - DICEMBRE 2013Periodico di cultura, attualità, cronaca dalleCase Circondariali di Chieti, Pescara, Vasto,

Lanciano edito dall’Associazione “Voci di Dentro” [email protected]

Redazione: via De Horatiis 6 - Chieti

Direttore responsabile: Francesco Lo Piccolo

Art Director: Mario D’Amicodatri - CSV Chieti

Stampa: TECNOVADUE viale Abruzzo 232, Chieti

Registrazione Tribunale di Chietin. 9 del 12 /10/2009

Voci di Dentro è un’associazione di volonta-riato senza fini di lucro che opera nelle CaseCircondariali di Chieti, Pescara, Vasto e Lan-ciano. Lo scopo è quello di promuovere la so-lidarietà a favore dei detenuti e agire per illoro reinserimento.Voci di Dentro è iscritta al registro delle Onlus.Organizza incontri, convegni, iniziative di sen-sibilizzazione sociale come spettacoli teatra-li e altro, attività di formazione all’interno eall’esterno del carcere.

Copertina di Carlo Di Camillo (Cadica)

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atale! Sempre all'ultimo minuto, ma anche quell'anno l'albero loavevo montato. Per la verità da tempo era sempre lo stesso, già ad-

dobbato, faceva sopra e sotto dal buio della soffitta alla luce del Natale. Pochepalline scrostate e tanti ricordi. Il pupazzetto del primo Natale di Livio, il babboNatale in pasta di pane modellato da Flavio nel gruppo scout, una palla in vetropiù grande delle altre regalata dal mio amico Billy, la casetta in vetro resinatolta dall'albero della sezione femminile che mi era stata donata dalle dete-nute. L'albero era bello anche per gli addobbi pensati e mai realizzati. Centotappi di spumante verniciati in oro, tante leggere "pallacucche" dipinte, lebacche colorate dalla natura. Sapete, le "pallacucche" (scientificamente galle)sono quelle escrescenze sferiche, leggere, più piccole di una pallina da ping-pong, che si formano sulle foglie delle querce per merito di una larva. In real-tà sono dei "tumori" delle querce ma la mia fantasia infantile le ha sempre di-pinte in oro, come palline dell'albero di Natale. Ognuno, al rientro a casa,notava nuovi pacchetti e ciascuno intuiva quale fosse il suo regalo. Mi accorsidel mio. Le dimensioni e il peso erano inconfondibilmente quelli di un libroma restava la curiosità di conoscere quale libro, secondo i miei figli, potessepiacermi. Scartammo alla vigilia di Natale, prima di cena. Titolo: “L’educato-re penitenziario: compiti, competenze e iter formativo”. Dedica: “Anche sesappiamo che in questo campo sei un asso!!! Buon Natale da Livio e Flavio”.“Ragazzi, perché avete scelto questo libro?”. “Perché è il mestiere che fai”.‘Ma io vesto la divisa. Sono il Comandante delle guardie”. "Si papà, ma daituoi racconti si capisce bene che il lavoro che fai è quello di educare". Mi sonotanto interrogato dopo quel Natale.

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Trent’anni di emozioni

Valentino Di Bartolomeo - Commissario della Casa circondariale di Chieti

Il mio ricordo di Natale è stato pubblicato nel libro “La Polizia Peni-tenziaria si racconta” edito da Laurus Robuffo. Ho tante emozioni le-gate al Natale. Però quella che raccontai nel libro, la porto nel cuore.

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Che cosa era il Natale per me

Ti chiedo scusa a Natale,

ma Natale è tutti i giorni

orrei spiegare a mia figlia che non le porto rancoreOggi non uso l'inchiostro, bagno la penna nel cuore Voglio scriverlo forte, fino a spaccarmi la mano

Non pensare a quel giorno, ormai tutto è lontano Dimentico quello che è stato, dimentico quell'abbandonoPrendo una nuvola in mano, nel cielo scrivo perdono Volevo dirle due cose, e finalmente le ho detteHo mille lacrime in tasca, e porto graffi sul petto

Se leggerà questo foglio, vorrei vedere il suo visoE spero tanto di cuore, che le nasca un sorrisoRileggo quello che ho scritto, e sono molto sorpresoHo un'altra nuvola in mano, per disegnare il suo visoOra ci metto i saluti, come se fosse un amico E spero solo che sappia: non è mai stata il nemico

Giuseppe Festinese - Chieti

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er parlare del Natale devo an-dare a cercare nei miei ricordi.Cioè devo pensare a prima del1999 perché dopo quella dataper me non ci sono più stati gior-ni di festa, perché quell’anno è

venuta a mancare la donna della mia vita,mia moglie. Natale è la festa della famiglia, dei gran-di e dei piccoli. Per gli adulti è l'occasio-ne di riunirsi e festeggiare in armonia contutta la famiglia, con i nonni e con i figli.Nei miei ricordi a volte cerco di trovarel'atmosfera che si andava a creare già al-cuni giorni prima nella ricerca dei regali,nell’addobbare l'albero e preparare il pre-sepe.Il Natale per me era chiedere a mia mammacosa desiderava preparare, andarlo a com-prare, aiutarla a preparare tutto in cuci-na. Pulire il pesce era quello che mi pia-ceva di più, ed era quello che lei odiavafare…il Natale per me era passeggiarecon mia moglie e i miei figli e guardarele vetrine dei negozi tutte illuminate dapiccole luci, e cercare i regali per lei e peri piccoli. Ma ciò che mi manca e so di non poterprovare più è l'atmosfera che si creava incasa prima di cena, dai profumi di tuttoquello che si era e si stava preparando perla cena. Ricordo i miei figli e qualche mionipote, con le loro piccole dita facevanodisegni sui vetri delle porte che si eranoappannati dal vapore e dal calore che siera accumulato in casa. E ricordo le bat-tute e le risate innocenti dei piccoli. E ilcalore della famiglia ti arrivava fino alcuore…emozioni che tutti dovrebberoprovare nella vita. Questo per me contava molto. Era la miafelicità, il senso della famiglia unita, mifaceva sentire orgoglioso di ciò che ero.Ma dalla perdita della donna, che era lamia vita, tutto è cambiato: perdere metàdel tuo cuore ti rende la vita più buia. E’come se dentro di te si spegnesse una luce.Da quel giorno sono alla ricerca dei mieiricordi, e desidero che diventino di nuovorealtà, perché so dal profondo del miocuore che è doveroso da parte mia ren-dere felice la mia famiglia, i miei figli e imiei nipoti, visto che mi sono sempre presocura dei miei figli che sono l'eredità piùbella che mi è stata lasciata e desideroanche per loro un Natale dei miei ricordi.

Marco Palmese – Chieti

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Dedicato a mia madre

Quante volte all'alba, perché era-vamo mattinieri, davanti a un buoncaffè abbiamo parlato e parlato.Tanto e di tutto. Delle cose belle edelle cose brutte. Tu ti sedevi sullatua sedia di vimini con la coperta di

lana fatta con i ferri, quella con i quadri grandi ecolorati che ti piaceva tanto. E io seduto al tavo-lo che fumavo e parlavo cercando con te di tro-vare un senso per tutto.

Mamma, domani è la vigilia di Natale, domani ar-riva la piccola Sofia. Dobbiamo sistemare il salo-ne, pulire il camino. Chissà quanto sarà cresciuta.E’ più di un anno che non la vedo. Spostiamo il di-vano e facciamo più spazio, apriamo lo finestrecosì entra un po’ d’aria. Guarda mamma, c’è Argoche vuole entrare, forse ha freddo. Mamma, guar-da, è pieno di neve.

Mamma, ma che hai? Non ti senti bene? Mamma!

Quella bella mattina natalizia ti è scoppiata unavena, quella che porta diritta al cuore. Perché?Perché tutto andava storto. Perché ancora unavolta la vita ti stava tradendo. “Facciamo prestoper favore perché domani arriva la mia nipotina”.Questo è quello che hai detto agli infermieri cheti portavano via.

Da quel giorno non sei più tornata. E da quelgiorno è cambiato tutto. Quando poco dopo mihanno arrestato ho pensato che forse è stato me-glio che tu fossi morta: non era giusto darti anchequesto dispiacere. Dopo quella volta l’ho pen-sato ancora e poi ancora: è stato meglio così. Mami manchi tanto ed ora ho ancora bisogno diaverti vicino.

Buon Natale, Mamma.

Carlo Di Camillo - Pescara

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Disegno di Carlo Di Camillo (Cadica)

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Paese miol freddo dell’inverno si fa sentire. Fuori sta nevicando, fioc-chi di neve che si legano ai miei ricordi di un’infanzia re-mota. Da queste sbarre ghiacciate si nota un panoramasuggestivo pennellato dallo scorcio delle campagne, conl’orizzonte che completa questo quadro con l’immensomare Adriatico. Mi rendo conto della fortuna della vistache ho dalla mia cella, che occupo ormai da un anno e mezzo.Non passa giorno che non pensi che oltre questo muro c’èil mondo di fuori, che non si ferma mai. Per noi invece iltempo si è fermato, qui solo i nostri ricordi mantengono

viva la nostra esistenza. E’ arrivato il Natale, di questo magico periodo sento il calore delfuoco del camino della casa di montagna dell’alto Molise, “Capra-cotta”, il paese dei pastori e dei sarti. Quanta nostalgia provo per lemiei tradizioni e per il mio paese… “non c’è paese più bello del crea-to, del paese di dove sei nato”. Avevamo l’inverno che ci salutavacon bufere di neve, fino ad accatastare metri e metri dentro ilpaese…fino a sei metri. E i vecchi giravano con indosso il famosocappotto di lana nero, con il collo di pelliccia, che veniva abbotto-nato con una catenella dorata. Questo era il cappotto delle buferedi neve. Il paese spesso era isolato per moltissimi giorni, nei lontanianni 60 anche per un mese, finché gli emigrati in America, da NewYork fecero una colletta e mandarono via nave un gigantesco spaz-zaneve… attraversò l’oceano arrivando al porto di Napoli, e così Ca-pracotta potè essere liberata dall’abbondante neve. Finalmente nonc’era bisogno dell’elicottero per portare i viveri.

I caminetti erano sempre accesi in ogni casa, il fuoco trasformava iciocchi di legna che ardevano in brace ardente e si usava mettere labrace nei bracieri per riscaldare le stanze. Mentre fuori finiva la tem-pesta di neve, la quiete arrivava, il panorama diventava magico. Daquell’altezza sembrava di poter toccare le stelle. Essendo il comunepiù in alto del Sud, 1500 metri sul livello del mare, si poteva averel’impressione di stare sopra le nuvole. Dal belvedere della ChiesaMadre si vedono le luci e le forme dei 13 paesi sotto di noi, si con-fondono con le costellazioni. La Maiella e le sue montagne ci salu-tano. Tutto totalmente imbiancato proprio per Natale, dà l’impres-sione di vedere la forma di un pandoro, era il nostro pandoro diNatale. Nelle vie i paesani iniziavano l’infrenabile lavoro con le pale,per spalare la neve e scolpire le scale del paese. Per ritrovare la portadi casa si formavano delle gallerie di neve, tutto era cosi immensa-mente bello, era il nostro paese di pastori, il nostro presepe viven-te. Ricordo “Rivisondoli” un suggestivo spettacolo del presepio vi-vente della vigilia del Santo Natale.

Elisabetta Sozio - Chieti

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Il Natale dei figli dei detenuti

ancano 13 giorni all' alba,nell'aria già si respira l'av-vicinarsi dell'evento. Ilfreddo come ogni annoinizia a farsi sentire nelleossa anche se l'aria è tal-mente fresca che i pol-moni sembrano ripulirsi

da tutta quella nicotina che ognipersona assume con le tante siga-rette che fuma. La tv non fa cheparlare di questo giorno, come lepubblicità per le televendite deiregali. Ogni bambino è già sull'orlodell'entusiasmo, già immaginacosa troverà sotto l'albero e quin-di inizia a fare il bravo sia a scuo-la che nella propria casa, cercan-do di accattivarsi i propri genitori.E' più di un anno che in Italia siparla di crisi, tasse, imu, debitopubblico, licenziamenti, ma no-nostante questo nessuno vuole ri-nunciare alla festa, e quindi tra ta-vole imbandite, spese e regali,anche quest'anno lo spreco si faràsentire. Penso per un istante aitanti bambini che queste santefeste le faranno in famiglia conmamma e papà, penso e immagi-no la loro gioia quando verrà l'even-to del Bambino Gesù, quando apri-ranno il regalo e troveranno ciòche loro desideravano, una gioiaincredibile se penso che i bambi-ni vivono spensierati e lontanoanni luce da cos'è realmente la vitafatta di lavoro e sacrifici, soffe-renza e pensieri . Poi per un istante mi soffermo apensare ai miei figli e a tutti i figlidi chi come me è privo della pro-pria libertà, allora la mano per

quello stesso istante si ferma sen-tendo il cielo che evapora nel cuore,gli occhi all'improvviso mi diven-tano tristi e il mio viso non è piùfelice come qualche istante fa. Ifigli dei detenuti non possono es-sere felici come tanti altri bambi-ni perché a loro manca il papà, per-ché a loro si deve dire no. I figli deidetenuti a tavola quel giorno nonsorrideranno perché non possonomettere la letterina di Natale sottoil piatto come da tradizione. Perloro il Natale è festa sì, ma mancala cosa più importante, la figuradel loro papà. Una lacrima farà inmodo che per qualche ora quelgiorno sembri un funerale, e poisarà la loro mamma a far sì che unastella brilli anche su quella casa,farà in modo che i propri figli ve-dano in lei sia la figura maternache quella paterna, e anche se quelgiorno come regalo vorrebberocon tutte le proprie forze e conuna preghiera a Gesù solo il loropapà, sotto l'albero troveranno lostesso un regalo.Si dice, è vero, che gli errori di chisoffre e patisce nelle carceri fannosoffrire anche i figli, spero che ungiorno tutto questo finisca. Speroche ogni detenuto possa intra-prendere per il futuro una stradadiversa e cominciare a riflettere.Non c'è niente di meglio che starevicino ai propri figli, renderli feli-ci anche con il poco ma non farglimancare mai il loro papà perchéloro credetemi non chiedono altro.

Giuseppe Cirillo

Domenico Coppola - Pescara

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Un Natale da quassùccomi arrivato alla finedel viaggio, è stata lungama ce l'ho fatta! Un'in-tera vita passata a lotta-re e adesso finalmente ilmeritato riposo. Tra pochi

giorni si festeggia il Natale, il mioprimo Natale lontano da tutti voi.Questa volta non siederò al ta-volo con tutta la mia famiglia, maavrò finalmente l'onore di cono-scere alcuni tra i grandi nomi dellastoria che come me hanno dedi-cato l'intera vita a lottare per lalibertà, come Giovanna d'Arco eMartin Luther King, o come MadreTeresa e Carol Wojtyla che del-l'amore per il prossimo hannofatto la loro unica ragione di vita.Certo che è strano però, ho spesotutti i miei anni sulla terra a lot-tare contro il razzismo , l'apar-theid e ora mi trovo qui dove nonesiste nulla di tutto questo. Il miodesiderio per questo Natale peròresterà lo stesso, vorrei che almondo ci fosse più rispetto per glialtri, senza distinzione di sesso,religione o colore della pelle, unposto dove i miei cari possano vi-vere e crescere felici, liberi dal-l'odio, liberi dalla tirannia, liberidall' oppressione...LIBERI! Vorreitanto che a tutti voi fosse chiaroil fatto che ogni uomo è diversodall'altro, creature uniche, figlidello stesso padre che ha volutodonarci il dono della diversità af-finché ci completassimo l'un l'al-tro. Mi mancherete, già lo so, voitutti che mi avete amato e anchechi non lo ha fatto, vi ho perdo-nato, l'ho fatto molto tempo fa.Un giorno ci rivedremo e potretevedere con i vostri occhi il veromondo che il nostro Dio Padre ciha donato in un gesto di miseri-cordia e di infinito amore. BuonNatale miei cari, buon Natale atutti voi dal vostro... Madiba (Nel-son Mandela).

Mario Livrieri - Pescara

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Avrei potuto...ìdea stava pren-dendo semprepiù consistenza:La Santa KlausIncorporeted eJoe Befana, lelettere di milio-

ni di adulti italiani a Babbo Nata-le per esprimere un unico e in-credibile desiderio; il ruolo delPresidente Napolitano e le sueprevisioni su un futuro politiconon molto lontano e forse anchela soluzione di un annoso pro-blema e la cessazione delle la-mentazioni televisive di un ex gran-de…Avrei potuto scrivere dei miei Na-tali da bambino e da adolescen-te, dei ceppi crepitanti nel gran-de camino e del calore che neemanava; dei colori, degli odori,dei sapori della grande tavola, levoci e i volti di nonni, zii, cugini,genitori, il mio fratellino; il suonodelle campane nella Notte di Na-tale, suono sempre attutito dallaneve che immancabilmente hasempre la magia di quelle ore…Avrei potuto scrivere dei miei Na-tali di adulto e del mio primo Na-tale da papà…Avrei potuto scrivere del mio, delnostro Natale passato in oncolo-gia pediatrica accanto al mio, alnostro Luca…Avrei potuto scrivere degli altriNatali passati nello stesso repar-to per stare vicino ad altri bam-bini e dare loro il conforto dellasperanza con la presenza del mio,

del nostro Luca che ce l’avevafatta…Avrei potuto scrivere di quel mioprimo Natale da single di ritorno,vissuto in attesa del mio Luca de-luso e tradito dall’ egoistica stu-pidità e inutile orgoglio e costrettoa lasciar solo uno dei suoi genito-ri…Avrei potuto scrivere del mio ul-timo Natale da uomo libero: quelgiorno è stato l’ultimo giorno divita della mia mamma…Avrei potuto scrivere dei ricordirivisitati, delle emozioni e dei sen-timenti negati nei tre Natali tra-scorsi in carcere…Potrei scrivere della delusione edella rabbiosa rassegnazione peril quarto Natale che trascorrerònel nulla…Vorrei poter scrivere di fuori….Vorrei scrivere di me, dovrei peròsapere cosa sono, ammesso che iosia qualcuno o almeno qualcosa.

Domenico Silvagni- Pescara

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uesto Natale lo dedi-co a tutti coloro chehanno un problemache niente e nessunopuò risolvere. Lo de-dico ai “malati termi-nali". Già la parola mifa accapponare lapelle. Parola che mi

proietta nel passato, quando ero più gio-vane, un periodo particolare della miavita in cui mi ritrovai, per la prima volta,ad affrontare problemi per me del tuttonuovi: la latitanza. Ma non è di questo che desidero parla-re. Quello che più tengo a raccontare èche durante la mia latitanza conobbi lamia attuale moglie e dopo due anni diconvivenza lei rimase incinta. L'attesadella nascita di nostra figlia mi trascinògiorno dopo giorno a riflettere sul fu-turo che ci attendeva senza mai riuscirea vedere uno spiraglio di luce. Questicontinui pensieri senza che me ne ac-corgessi mi stavano trascinando nel la-birinto della depressione. Una malattiapaziente e spietata allo stesso tempo.Una malattia che ti rode piano-piano, lamente, il cuore, l'anima. La mia fortunaè stata quella di avere al mio fianco unadonna che mi amava più della sua stes-sa vita e nel suo grembo c'è il frutto delnostro amore. A lei non sfuggì il cam-biamento del mio stato d'animo e pochesettimane prima del Natale, stanca di ve-dere la tristezza che i miei occhi emana-vano di continuo, mi prese per mano emi portò all'ospedale Niguarda. In unprimo momento pensai a qualche visitanel reparto maternità, poi, quando en-trammo nel reparto dei malati di tumo-re, le chiesi che cosa ci facevamo in quelposto. “Aspetta – mi disse - e avrai la ri-sposta a tutte le domande e a tutti i tuoiproblemi". Entrammo in una stanza e dicolpo i miei occhi si spalancarono incre-duli nel vedere quelle persone appese aun filo sottile e invisibile tra la vita e lamorte. I loro occhi spenti della speran-za, rassegnati a una morte sicura che eralì paziente al loro capezzale visibile solo

alla loro immaginazione. Per alcuni at-timi ho cercato di captare i loro pensie-ri nel momento in cui i nostri sguardi siincrociavano ma la forza dell'espressio-ne della cruda consapevolezza della finedel loro destino portavano ad abbassa-re i miei occhi. In quel momento sentii la mano di miamoglie stringere forte la mia. Mi guar-dò e disse: “Vedi amore, questi sono iveri problemi della vita, problemi irri-solvibili. I tuoi problemi invece un gior-no o l’altro si risolveranno”. Aveva ra-gione. Da quel momento la mia vita ebbeun cambiamento radicale. La depressio-ne che aveva iniziato a rosicchiare la miaanima scomparve di netto come se unamannaia l'avesse recisa con un solo colpo.Sono quasi 10 anni che sono in carcere.In questi anni sono venute a mancare lepersone care che hanno fatto parte dellamia vita: mio padre, mia cognata e miamadre. Il cancro se li è divorati in po-chissimo tempo nell'atrocità delle sof-ferenze. Non vado oltre perché sarebbetroppo penoso per me descrive il voltodi mia madre, l'unica che sono riuscito avedere quattro giorni prima della suamorte. Non so quante persone in questo mo-mento si trovano a lottare una guerrapersa prima di iniziarla. Non so quantiocchi si apriranno nel silenzio di una dellealbe più belle dell'anno, quella del 25 di-cembre e che potranno ringraziare il Si-gnore per aver loro concesso di vivereun altro Natale. Non so quanti esseriumani passeranno il Natale più bruttodella loro vita, dovuto a motivi come lapovertà, la solitudine, la detenzione…Potrei elencare un'infinità di motivi percoloro che passeranno un brutto Nata-le, perché i problemi che la vita ci ponedavanti sono tantissimi, però per quan-to brutto possa essere il vostro Natalenon dimenticate mai e poi mai che sietevivi e quando si è vivi non rinunciate apensare che siete le persone più fortu-nate in questo mondo.Buon Natale a tutti.

Luigi Z. - Pescara

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Con i malati terminali

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Una giornata di libertà

uest' anno perme il Natale è

venuto molto prima per-ché dopo sette anni hopotuto gustare una gior-nata di libertà trascor-sa con la mia famiglia.E vi assicuro che ho rias-saporato tutti i saporiche avevo lasciato primadi iniziare questa mialunga detenzione. Maoggi che il mio percor-so è cambiato sono si-curo che pure la mia fa-miglia passerà un Natalefelice.

Giovanni N. - Pescara

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Disegno di Carlo Di Camillo (Cadica)

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Nat

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Lunedì 16 dicembre dalle ore 17:00 alle ore 22:00 “Gior-

nata della Solidarietà”: il personale di Polizia Penitenzia-

ria e del comparto Ministeri ospiterà i bambini della Co-

munità “Vita e Sorriso”. La serata prevede l’offerta di doni

ai bambini della Comunità, animazione, buffet e UNO spet-

tacolo offerto dal cabarettista ‘Nduccio’.

Martedì 17 alle ore 16:00 Concerto di Natale in favore dei

detenuti tenuto dagli alunni dell’Istituto Comprensivo di

Cepagatti.

Giovedì 19 dalle ore 19:00 “In questa notte fantastica…”:

Cena di Gala per le detenute e i detenuti, tutti insieme a ta-

vola serviti nella Sala Teatro addobbata a festa con sotto-

fondo musicale. Gli addobbi natalizi sono stati apposita-

mente concepiti e realizzati nell’ambito di laboratori di

sostegno alla genitorialità, mentre le pietanze saranno rea-

lizzate in collaborazione con l’Istituto Alberghiero (IPSER)

“De Cecco” di Pescara. Un assistente Capo della Polizia

Penitenziaria suonerà il sax per tutti.

La mattina del 25 dicembre, come di consueto, alle ore 9

l'arcivescovo Mons. Bruno Forte celebrerà la Santa Messa

di Natale.

Partecipano all’organizzazione le associazioni di volonta-

riato Solideando di Pescara e Voci di Dentro di Chieti, i vo-

lontari e le scuole. "L’evento - sottolineano dalla casa cir-

condariale - è destinato a incrementare il benessere psico-fisico

delle detenute e dei detenuti anche in considerazione del-

l’elevato numero di ristretti che non beneficiano di collo-

qui e pacchi perché stranieri, poveri o emotivamente lon-

tani dalla famiglia".

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Il Natale del detenuto

Natale con Antonio

n verità il Natale dietro le sbar-re non è un gran Natale. Latristezza la fa da padrona, isentimenti si scatenano in unabolgia irrefrenabile scate-nando la rabbia su se stessi

per gli errori commessi, a causa deiquali ci si ritrova proiettati in unadimensione parallela alla realtà quo-tidiana dove il mondo esterno vivetutti i giorni le problematiche chela vita gli mette di fronte, ma nelmomento di festeggiare un eventocome il Natale l’unico pensiero èquello di passare un Natale serenoe festoso.Il detenuto nel bene e nel male, chipiù chi meno lo festeggia socializ-zando con altri detenuti, sedendo-si a una tavola imbandita nel mi-glior modo possibile per avvicinarsia quelle di fuori con il mangiare por-tato dalle loro famiglie e nel mo-mento in cui si augura buon appe-tito, i pensieri negativi e tristisvaniscono nelle parole. In molti car-ceri c’è ancora il vino e la birra e inquelle poche ore l’alcol aiuta a sop-portare il tutto.Però quasi tutti i detenuti non ve-dono l’ora che il Natale passi più infretta degli altri giorni, solo cosiognuno di loro si mette alle propriespalle un altro anno passato in pri-gione.

Luigi Z. – Pescara

I

iao, mi chiamo Ange-la, ho 35 anni e vengodalla Romania. Sono inItalia dal 2006. La miavita non è serena per-ché ho tre bellissimi figliche però non sono vi-cini a me. Stanno con

la mia mamma e prego Dio tutti isanti giorni per la loro salute.Nel 2009 ho conosciuto un uomod’oro. E’ arrivato nella mia vita comeun angelo custode: si chiama An-tonio, vive in un posto bello, tran-quillo, in campagna. Dalla mia ca-meretta vedevo bellissimi paesaggi.Prima non mi piaceva la campagnapoi, piano-piano, mi sono abitua-ta. In quella splendida casa c'è pureil padre del mio Antonio che è in-valido: io mi prendevo cura di lui,ci vogliamo molto bene, ma mi fa-ceva sempre dispetti…andava aprendere il grano per le galline, incasa ci sono anche tre gattini e trecani e li faceva entrare tutti in casae lo trovavo che mangiava e getta-va per terra il cibo anche per loro.Ma ora mi mancano tanto tuttequeste cose, mi manca la casa, lamia cameretta, mi mancano purele galline e i cani e i gatti e le belleserate. In questo periodo, se ero acasa con loro, con Antonio andavoa fare la spesa per il Natale. Ricor-do che quando entravo nel super-mercato mi dimenticavo di uscire,

volevo comprare tutto. E quandoarrivavo alla cassa per pagare, An-tonio mi guardava male, era capa-ce di lasciarmi per la strada con tuttala spesa. Poi arrivavamo a casa, ac-cendevo la musica, ad alto volumee suo padre mi staccava la corren-te, sempre dispettoso. Ricordo quan-do l'anno scorso ci siamo messi apreparare l'albero di Natale. Ci guar-davamo chiedendo l'uno all'altrose era diritto. Nessuno lo vedevagiusto, avevamo tutti il bicchiere inmano…mi ero spostata per anda-re a prendere le lucette, quandosono rientrata nel salone c'era il fra-tello di Antonio con indosso unamia camicia rosa e voleva ballaresulla sedia. Poi sempre quel dispet-toso del papà di Antonio, quandosi avvicinava l'ora di festeggiare ilNatale ecco che esce ed entra dallaporta per portare la legna da met-tere nel camino…Adesso mi piacerebbe stare insie-me a loro. Mai avrei creduto di le-gami così tanto a loro. Sono stati eancora oggi sono bravi con me. Rin-grazio Antonio e suo papà perchémi vogliono tanto bene, mi stannovicino, e mai mi hanno abbando-nata. Per me sono persone specia-li che fanno parte della mia vita. Poiringrazio mia madre che sta con imiei figli. Felice Natale a tutti.

Angela Costache – Chieti

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Le scarpe per San Nicolae

ono passati ormai tre-dici anni dal mio ulti-mo Natale trascorsocon la mia famiglia.Ma nonostante que-sto, il Natale per meè rimasto un ricordo

e un sentimento ancora vivo den-tro il mio cuore. Negli ultimi tre annidella mia vita da detenuto nel car-cere di Chieti ho avuto tempo perriflettere su tutta la mia vita, e sonoconsapevole che quei momenti nonpotranno più tornare.Nel mio paese d'origine cioè la Ro-mania, i preparativi per il Nataleiniziano il 6 dicembre, quando si fal'albero che deve essere decoratoe per il quale occorre la partecipa-zione di tutti i membri della fami-glia. Il 6 dicembre è un giorno moltospeciale, e non credo che esista unbambino che non conosce la storiadi San Nicolae. San Nicolae è un vec-chio vestito di nero, e durante lanotte del 6 distribuisce regali la-sciandoli nelle scarpe dei bambiniche le hanno lucidate per bene elasciate fuori dalla porta. Ma que-sto succede solo ai bambini buonie studiosi che durante l'anno hannodato prova di apprendimento sco-lastico e non hanno fatto mara-chelle. Per i bambini meno buoniSan Nicolae lascia solo un piccolafrusta. Quando torno indietro con la mentee ripenso alle tradizioni del miopaese non posso fare a meno di ri-cordare questa data molto attesae sentita, ma ricordo anche con pia-cere gli allenamenti vocali di ognibambino, per la preparazione diuna canzoncina da cantare per lestrade bussando ad ogni porta ecercare di benedire con la loro vo-cina la nascita del Cristo.

La sera del venticinque, torna allamia mente con il ricordo dell'unicasera in cui tutti eravamo seduti allostesso tavolo, cercando di dimen-ticare i mali che affliggono il mondointero. Restare uniti ci rendeva par-ticolarmente felici. Insomma ricor-do il Natale con molta nostalgia perla mia terra, ma soprattutto per lamancanza della mia famiglia e diquella giornata in cui tutti amava-no tutti senza perdersi di vista perl'intera serata, e non come succe-de durante l'anno dove tutti sonoimpegnati a… perdersi di vista. Orasono in carcere e "festeggerò" condegli sconosciuti ma sono fiducio-so e spero che presto potrò festeg-giare con i miei cari, e faccio lo stes-so augurio a tutti quelli che per unmotivo o per un altro sono lontanida casa. Auguri e Buon Natale.

Damir Joan - Chieti

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Disegno di Carlo Di Camillo (Cadica)

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Lettera a Babbo Natale

aro Babbo Natale, ti scrivo sempre dallamia "stanza" dove purtroppo sono rinchiusoda quattro Natali consecutivi. Io la chiamostanza perche questa parola assomiglia dipiù a un locale della mia casa, e non al unlocale di un carcere. La parola casa per menon significa un edificio dove abito, ma un

focolare domestico dove sono custoditi tutti gli af-fetti più celati nel profondo del mio cuore. In que-sto periodo particolarmente sento la mancanzadei rumori, dei sapori e degli odori di casa. Uno- I rumori degli affetti dei nipoti, con la lorovoglia di giocare con me.Due- I sapori di mia madre, mia sorella che vaga-no in cucina senza orario chiacchierando di segretied attenzioni nel cucinare le prelibatezze dedica-te a tutti gli ospiti del pranzo più importante del-l'anno.Tre- Gli odori che vagano nell'aria e che apparen-temente quando sei li ti passano indifferenti, maora ricordandoli significano profondi sentimenticostruiti nel mio "io" con il paziente trascorreredel tempo. Devi sapere, caro Babbo Natale, che il pranzo nonè solo un mangiare insieme ma è restare a parla-re a lungo a tavola dove ognuno racconta la pro-pria esperienza, vedere la sorpresa sul viso di qual-cuno quando apre un pacco-dono. Inoltre devisapere che anche se sono ancora giovane, sonoesperienze indimenticabili perche ogni Natale èsempre un Natale diverso, pieno di qualcosa cheavverti nell'aria da prima che esso arrivi. Il senti-mento, lo chiamo così in questo periodo, della lon-tananza dai miei cari e dai miei affetti è così forteche per cercare di soffrire di meno a volte impon-go al mio cuore di allenarsi a pensare di essere inun altro periodo dell'anno. Caro Babbo Natale, io ti chiedo solo di portare unpiccolo regalo a casa mia, un pacco rosso con al-l'interno tutti i miei auguri ed i miei sentimenti peri miei cari, con la promessa di non far più mancarloro in futuro la mia presenza. Grazie caro BabboNatale, ti saluto e ti stringo a me con affetto, l'uni-co che ho in questo periodo qui dentro.

Nicola Fiore - Chieti

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Continuo a sperare perché...sono ottimista per natura

crivere del Natale, peruno della mia età non èparticolarmente diffici-le avendo trascorso tantiNatali. Ce ne sono statidi molti belli ed alcuni

brutti, ma quello che mi ha colpitodi più è stato quello del 1999.Per la mia generazione era moltoimportante, chiudevamo un seco-lo con due guerre mondiali e nu-merosi conflitti, tra cui quello viet-namita conclusosi con la sconfittaamericana, cosa mai accaduta peruna superpotenza, sconfitta da unideale. Si aspettava il 2000 con ot-timismo e speranza, come se si po-tesse voltar pagina, si pensava chedel secolo 900 si portavano solo lecose migliori, sembrava come sestessimo per tagliare un traguardoimportantissimo. Ma ora nel 2013posso dire che le speranze e le aspet-tative sono state deluse in tutti icampi, anzi in alcuni settori siamotornati addirittura indietro (perquanto riguarda il lavoro siamo tor-nati all'800). La politica ha dato ilpeggio di sè, l'economia con la glo-balizzazione ha acceso delle gran-

di crisi economiche in molte nazio-ni, lo sport è stato investito da molticasi di doping anche a livello ama-toriale e non solo professionisticoe molte altre cose negative che nonsto ad elencare. Potrei sembrarepessimista, ma in realtà sono otti-mista per natura.Quanto a me, posso dire che sin dal-l'inizio è stata una tragedia: ho persomio padre il 31 dicembre del 1999,e negli anni a seguire mi sono se-parato dopo 24 anni di matrimo-nio, con numerosi strascichi. Sonotornato in carcere dopo 24 anni(anno 2004- 2007) sempre per reatidel 1999-2001. Nel 2007 mi sonomesso a convivere con la speranzadi ricostruire una famiglia, un di-sastro completo. Poi, 2011-2012-2013, anche se per periodi brevi,sempre carcerazioni. Economica-mente è stato un disastro comple-to. Certo, la responsabilità di que-ste disavventure è tutta mia, malasciatemi dire che dal 2000 ad oggiho avuto molta iella e rimando lesperanze e le aspettative al 2014, evi faccio tantissimi auguri.

Toni D'Ingiullo – Chieti

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ormai arrivato il Natale,al momento sono lonta-na dalla mia famiglia.Spero di riuscire a passa-re con loro il Natale, no-nostante tutte le avversi-

tà che ci hanno allontanato,ritrovandoci tutti insieme a passareun caloroso giorno. Ma anche se cosìnon fosse, auguro loro un buon Na-tale e tante belle cose e spero che ilprossimo staremo insieme. Comun-que sia, se lo passerò qui, sarò co-munque contenta. Ormai è un meseche sono qui nel carcere di Chieti epiano-piano io e le mie compagnedi cella ci stiamo capendo di più, per-ché sono entrata in una cella già for-mata con quattro ragazze stupendee se passerò con loro il Natale saròcomunque contenta, perche ormaimi sono integrata. Ognuna farà qual-cosa e insieme passeremo una buonagiornata. Nonostante alcune restri-zioni l'importante è che sia un gior-no di gioia e con loro sono sicura chelo sarà. Auguro un buon Natale....alle mie care compagne di cella chehanno imparato a sopportarmi, atutti i detenuti a tutti gli assistenti esoprattutto un caloroso bacio conbuon Natale alla mia famiglia

Sonia D.G - Chieti

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Disegno di Carlo Di Camillo (Cadica)

Il prossimo anno staremo assieme

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E questo vale più di qualsiasi Natale

Natali trascorsi avvol-ti da una incantevolemagia appartengonoai ricordi di un ragaz-zo che sapeva staccar-si dal mondo per de-dicarsi solo al presente.

Avrei voluto raccontarvi dei mieifastosi e stravaganti natali con-sumati in quel di Miami ma poiho pensato che sarebbe stato ba-nale e ordinario, avreste godutodelle mie prodezze ma avrei im-pedito a me stesso di entrare inintesa con voi e magari voi avre-ste pensato riecco Giampaolo conla sua superbia e la sua arrogan-za.Non sarà cosi. Quest’anno sarà unNatale in cui dovrò far di tuttoper nascondere quello che ho den-tro. Però, dopo quattro feste diNatale in carcere, sarà comunquespeciale. Quello che voglio con-dividere con voi è un ricordo chein parte si allaccia a queste festema che forse ha un significato piùgrande. Prima di uscire dal carcere di Chie-ti lo scorso 6 dicembre, duranteun pomeriggio in redazione, persoddisfare la mia maniacale os-sessione di organizzare tutto conlargo anticipo ho letteralmentesupplicato il mio amico Peppé F.di prestarmi la sua fantasia perpreparare un Natale esclusivo cheavesse qualcosa di eccezionale.La cosa che mi è rimasta più im-pressa è stata la sua autentica na-turalezza nel dispensare consigli,quasi come se anche lui potesseprendere parte a quell'evento. Iolo ascoltavo ma dentro di me eroimbarazzato, mi preoccupavo dinon aver disturbato il suo statod’animo, che non fossi stato ipo-

crita e insensibile a tastare certeemozioni. E lui, quasi come fosseun mio complice che legge tra imiei pensieri, mi rassicurava fa-cendomi l’occhiolino…Alcuni dei suoi consigli li ho por-tati fuori con me e li realizzeròper rendere questo Natale più in-teressante ma il giorno di Nataleoltre a tutte le persone alle qualivoglio bene sparse per il mondopenserò alla semplicità e alla forzadi tutte quelle persone che comePeppé, malgrado tutto, non si ne-gano mai al prossimo…La solidarietà, la profondità cheho riscontrato in alcune personedetenute come me in carcere nonl'ho mai trovata all'esterno e perme questo vale più di qualsiasiNatale.

Giampaolo Brandi

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La playstation

er me il Natale èuna festa molto im-portante, perchec'è la nascita diGesù, mi piaccionotantissimo i prepa-rativi che si fanno

quasi un mese prima. Mi ricordo quan-do ero piccolo, l'otto dicembre miamadre iniziava a fare l'albero e io eromolto contento, e l’aiutavo a fare ledecorazioni. Io con i miei amici unmese prima di dicembre preparava-mo la cascina di legno, perche dalleparti mie l'otto dicembre si accen-dono i fuochi. Mi emozionavo tan-tissimo, perché dopo quella festac'erano tutte le decorazioni del Na-tale ovunque io andassi. Vedevo ad-dobbi nelle strade, nei bar, nellepiazze, nelle case, ovunque mi guar-davo attorno era tutto uno scintil-lio di luci e colori. Chiedevo semprea mia madre, soprattutto la sera dipoter passeggiare per le strade diFrancavilla perche era veramenteuna gioia per gli occhi vedere quel-le sfavillanti luci. Già intorno al 20 dicembre regnavain casa mia l'emozione e l'agitazio-ne per scegliere i regali per tutti noi.Mia madre correva emozionata daun negozio all'altro, e mio padre di-sperato ma nello stesso tempo con-tento, diceva: non ce la faccio più.Infatti l'emozione cresceva sempredi più, perché sapevo che il Natale

stava per arrivare. Intorno alle ore23:00 del 24 dicembre ci preparava-mo per andare alla messa per fe-steggiare la nascita del Bambin Gesù,ma in cuor mio non vedevo l'ora ditornare a casa per poter scartare i re-gali messi sotto all'albero, mangia-re il panettone e assaggiare un ditodi spumante. L'emozione più gran-de era aprire il mio regalo soprat-tutto perche era uscita la prima play-station, ed era quello che desideravo,però una volta aperto il pacco ho tro-vato la macchina telecomandata, eci sono rimasto male. Dopo circa unamezzoretta mio padre rientrava incasa e io stavo seduto in poltrona conla faccia sconvolta. Mio padre miguarda si mette a ridere con mio fra-tello e mi dice: vieni con noi a fareuna partita con la playstation? Io pertutta risposta gli dico: sì ma dovel'avevate nascosta? La playstationera nascosta in camera di mia madregià montata e pronta all'uso. Quan-do l'ho vista mi sono sentito il bam-bino più felice del mondo. Era il Na-tale del 1995, e non potrò mai piùdimenticarlo, perche è stato il piùricco, il più sorprendente e perchec'erano tutti i miei parenti più stret-ti, soprattutto tanti cugini ed eraquello che desideravo, perche nonci vedevamo mai. Vorrei tanto tor-nare indietro nel tempo per riviverequelle emozioni, uniche e semplici.

Franco Miccoli - Chieti

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La delusione

uando sei piccoloBabbo Natale arrivasempre dopo lungaattesa e arriva con iregali. Ma in realtàBabbo Natale non è

altro che un profondo sogno,un desiderio.Avevo sette anni e a Babbo Na-tale scrivevo molte lettere, conmolte richieste e mi veniva sem-pre promesso che sarebberostate esaudite, ma solo se ioavessi avuto dei voti alti a scuo-la. Io quindi per tutto l'annocercavo di ottenere degli ec-cellenti risultati scolastici, conl’idea di scrivere una letteracon molte richieste a BabboNatale. Ma una volta accaddequalcosa di diverso: a scuolaero andato bene, ma vedendosempre arrivare solo un rega-lo e non tutti quelli da me ri-chiesti, piangendo chiesi a miopadre il perché di tutto ciò. Egliquindi con mio sommo ram-marico, mi spiegò tutto dicen-domi che Babbo Natale era luie che mi portava solo quelloche poteva. La mia reazione fu terribile:strepitando e molto nervosocorsi da mia madre per chie-dere spiegazioni e addiritturaminacciai di non ottenere piùrisultati eccellenti a scuola, inquanto non ne valeva la penaperche tanto le promesse diBabbo Natale non potevanoessere mantenute. La notiziache Babbo Natale non esiste-va mi aveva sconvolto. Ancoraoggi mi chiedo perché mi siastata negata la possibilità dicontinuare a credere in quelsogno.

Daniel Robert Garaiacu- Chieti

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Disegno di Carlo Di Camillo (Cadica)

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Quei regali che ho rubato a Natale

er me il periodo di Na-tale è molto bello. Acasa mia, ogni voltache siamo riuniti perquesta festività, si gioca

a tombola e poi la cosa bella èche i bambini chiedono milleregali, a volte cose davvero im-possibili, ma si fa di tutto perrenderli felici. Durante questefestività però, c'è una cosamolto fastidiosa: tutti gli uo-mini di casa vanno a dormirein altre abitazioni, visto che c'èsempre pericolo di qualche blitzdella polizia. Nella mia fami-glia si sente molto questo pe-ricolo, visto che dalle mie partisono routine. Non so di chi siala colpa, ma certe cose succe-dono sempre in questi giorni,forse la polizia lo fa appostaper rovinare le feste a tutti.Queste preoccupazioni si sen-tono visto che di solito anchese non hai colpe devi comun-que aspettare le dovute pras-si e passano sempre molti gior-ni prima di poter chiarire la tuaposizione, quindi se sei inno-cente hai comunque perso igiorni di festa che si sono tra-sformati in incubi. Ma se dovessi raccontare di unmio ricordo di Natale in parti-colare, racconterei di un Nata-le in cui ho fatto una rapina adun automobilista, portandoglivia l'auto, ma fu con rammari-co che mi accorsi che nel bauledell'auto c'èrano i regali di Na-tale per i suoi bambini e nonho potuto più scordare questacosa. Oggi dopo tanti anni pas-sati dietro queste quattro muraancora mi chiedo se la personaa cui portai via l’auto e i doniabbia potuto ricomprare i re-gali ai suoi figli. Mi auguro chea nessuno capiti di stare malecome sto male io ogni Natalequando penso a questa storia.

Antonio Agrillo – Chieti

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Penso al mio Paese

eguo con molta apprensione quan-to accade in Egitto. Certo da quinon è facile, mi aiutano i raccon-ti di mio padre e dei miei paren-ti che vivono lì, grazie ai quali hopotuto capire quali sono le realimotivazioni che hanno spinto mi-

lioni di egiziani a rivoltarsi contro la re-pressione che li opprime da più di tren-t’anni.I lavoratori egiziani stanno lottando per iloro diritti per un Egitto migliore. I lavo-ratori egiziani sognano libertà e giustiziasociale, sognano il lavoro in un momentoin cui i ladri che vengono chiamati im-prenditori chiudono le fabbriche per in-tascare miliardi. I lavoratori egiziani so-gnano salari equi mentre sono sottopostial dominio di governi che pensano solo afare investimenti a scapito di regole, di-ritti, vite umane. Gli egiziani sognano unavita migliore per i loro figli. Sognano curemediche quando sono malati. Sognanoquattro mura, dove potersi rifugiare.Per tutte queste ragioni più che legittimel’intera popolazione rivendica diritti di-sattesi con scioperi e manifestazioni, lemedesime richieste rimaste senza rispostaanche dopo il rovesciamento del governoMubarak.Con l’avvento dei fratelli Musulmani chea loro volta hanno creato false illusioni al-l'intera popolazione, hanno negoziatocon la sinistra, la destra e il centro, senzaprendere in considerazione le esigenzedei lavoratori e i loro diritti. L’unico loroobiettivo è spegnere i focolai che i lavo-ratori hanno acceso con la loro lotta e farsì che,in questi tempi oscuri, restino solodei focolai che ardono lontani l’uno dal-l’altro. Nonostante tutto ciò, è stato pro-

prio l’esercito ad arrestare tanti lavorato-ri sottoponendoli a processi militari, soloperché avevano messo in pratica il loro di-ritto di organizzarsi, scioperare e prote-stare pacificamente.I militari hanno sistematicamente opera-to per criminalizzare il loro diritto di scio-pero con una legislazione che vieta a tuttidi organizzare proteste pacifiche e scio-peri. Poi sono arrivati Morsi e i fratelli Mu-sulmani, che hanno proseguito sulle ormedi Mubarak con licenziamenti, arresti, bloc-co violento degli scioperi. È stato Morsi ascatenare la polizia contro i lavoratori dellaTitan Cement di Alessandria coprendosile spalle con il Ministro degli Interni e i suoiscagnozzi. I poliziotti e gli ufficiali del-l’esercito che oggi vengono osannati sonoassassini. Sono gli assassini di onesti, gio-vani egiziani. L’esercito e la polizia inter-vengono molto tempo dopo l’inizio degliscontri, quando stanno per finire, dopoche il sangue è stato già versato. I fratelliMusulmani hanno commesso crimini e de-vono essere ritenuti colpevoli e persegui-bili per questi crimini, proprio come gli uo-mini del regime di Mubarak, perciò nonbisogna cadere nell’inganno di sostituireuna dittatura religiosa con una militare.L’intera popolazione vuole uno stato cheabbia un vero piano di sviluppo, l’apertu-ra di nuovi stabilimenti che possano as-sorbire la crescente forza lavoro.I lavoratori vogliono la libertà, tutte le li-bertà, la libertà di organizzarsi, la libertàdi sciopero. Vogliono un paese dove sipossa vivere cittadini senza tortura.Per questi innumerevoli motivi è necessa-rio capire che cosa si mette di mezzo tra ilavoratori e le loro richieste.

Elian Osman - Pescara

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Anche per me arriverà Natale

ifficile, molto difficile ri-cordare un Natale festeg-giato fuori con le personeche amo, con la mia fami-

glia. Ero troppo piccola. Quando avevo10 anni invece ero troppo grande perpotermi permettere di credere a BabboNatale, addobbare l'albero, chiedere iregalini e tutto ciò che fa una bambina.Il pensiero mi porta fuori da queste muraanche non volendo. Purtroppo mi vienecontro pure la tv, pubblicità, film, tuttosul Natale. Ecco di getto esco con la mente:bambini, famiglie, tutti felici, entusia-sti, strade, case, negozi, bellissime lucicolorate, alberi rivestiti, fiocchi, fioc-chetti, fiocconi… Scritte “ Buon Natale”che si accendono e si spengono, una bel-lissima famiglia, nella loro modesta casa,accogliente, un bel fuoco per scaldarsi…stanno preparando l'albero, i bambiniche corrono felici e ansiosi di aprire queibei pacchetti sotto l'albero. Sento i pro-fumi, quelle bancarelle piene di dolci ecaldarroste, pure gli odori sanno di festa.E’ tutto bellissimo, fantastico, quasi realeed ecco che mi sveglio apro gli occhi e ri-torno alla realtà, alla mia realtà da tantitanti anni. Le mie difese, la mia corazza,la mia amatissima corazza, la mia mi-gliore amica quella che mai mi tradiscedi cui mi fido ciecamente (me stessa) nullache può ferirmi, che può farmi male,puòtoccarmi, sfiorarmi. Il Natale? Un gior-no come un altro anzi molto più fasti-dioso senza pensare che c'è pure SantoStefano due festività. Cadessero alme-no di sabato e domenica!. No in mezzoalla settimana… tutto si ferma, tutto si

fa più pesante, la posta non arriva, poiprima che tutto viaggi nella normalitàse va bene ecco l'Epifania che ringra-ziando Dio “ogni festa si porta via”.Ci sono persone come me che essendolontane da casa non fanno i colloqui coni familiari. Io poi ho un fidanzato in unaltro istituto, quindi vi lascio immagi-nare quanto può essere importante laposta, non potendo vedere le personeche amo, Prego Dio di far passare il piùveloce possibile tutta questa agonia. Se avrei voglia di festeggiare il Natale?Assolutamente sì. Insieme alle personeche amo. Ci vorranno ancora un po' dianni ma arriverà Natale anche per me enon importa di quale giorno cadrà: saràil mio Natale, mio, dei miei cari e del-l’uomo che amo.

Katia Mantovani - Chieti

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IL LORO NATALE

In carcere si muore.

Nel 2012 vi sono stati 154 decessi,

tra questi 60 suicidi.

Nel 2013, ad oggi, 143 morti, 47 suicidi.