Il libro delle parole

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1 IL LIBRO DELLE PAROLE (parole e altro da un Centro diurno Alzheimer) a cura di Riccardo Valle e Deborah Camelli Dipinto con le erbe aromatiche (Tempera su legno, 2004)

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Parole e altro da un centro diurno Alzheimer

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IL LIBRO DELLE PAROLE

(parole e altro da un Centro diurno Alzheimer)

a cura di

Riccardo Valle e Deborah Camelli

Dipinto con le erbe aromatiche (Tempera su legno, 2004)

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Questo testo è stato curato e prodotto da Riccardo Valle e Deborah Camelli nel mese di Marzo 2010.

Il testo è distribuito gratuitamente e è stato rilasciato sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia. Per leggere una copia della licenza visita il sito web http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/ o spedisci una lettera a Creative Commons, 171 Second Street, Suite 300, San Francisco, California, 94105, USA.

I Curatori sono disponibili a ampliare il testo con contributi analoghi raccolti da altri operatori del settore.Per informazioni, domande, commenti, e eventuali collaborazioni potete contattare [email protected]

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PrefazioneSono trascorsi alcuni anni da quando abbiamo terminato il nostro lavoro di gestione del Centro diurno Alzheimer in provincia di Livorno, come psicologo e come infermiera professionale.Ci spiace.Ci spiace non ritrovare più le mattine piene di domande e risposte e di giornali, non avere più le mani colorate di tempera, non trovare più i nostri stampi per gesso, i nostri lavori, le nostre cose che in pochi anni avevano riempito molte stanze e corridoi.Ma soprattutto ci spiace non ritrovare più i nostri amici. È curioso come ora, che ci occupiamo di altro, riemergano con forza certi ricordi, certe immagini, così dal nulla: mentre siamo a tavola, o in auto, o magari poco prima del sonno. Non ci sono ragioni apparenti, almeno apparentemente.A volte siamo raggiunti da spiacevoli notizie riguardanti i nostri amici. I nostri pochi anni trascorsi con loro, che per noi sono stati ricchissimi di avvenimenti, per loro sono stati altrettanto travagliati e forse di più, magari più intensi o forse meno. Quello che fa la differenza, comunque, è la percezione del tempo e del proprio corpo.Notizie spiacevoli si diceva.Ma subito dopo ecco riemergere i ricordi e le immagini. Ci si arrabbiava molto, a volte non ci si capiva, altre si capiva tutto. Non sembra possibile, ma spesso bastava uno sguardo per riassumere un'intera settimana di sforzi riabilitativi.

Anno dopo anno abbiamo con pazienza raccolto queste frasi ascoltandole durante le nostre giornate trascorse insieme ai nostri amici, nei momenti e nei contesti più vari. Le abbiamo raggruppate per categorie neurologiche, ma senza pretese scientifiche. Questo non è un manuale di neuropsicologia e non pretende di dimostrare nulla. Soltanto una visione di insieme potrebbe eventualmente fornire all'appassionato una descrizione, oltremodo molto di parte (visto che noi stessi abbiamo fatto una selezione delle battute da noi ritenute più divertenti), di una personalità anziana affetta da un deterioramento cognitivo progressivo.Nulla va mai escluso in partenza, e nulla ci vieta di riprendere da dove abbiamo interrotto. Ma certe porte si chiudono e altre si aprono; anche noi, sia pure come un rumore di fondo, abbiamo iniziato a percepire l'accorciarsi della nostra stessa aspettativa di vita. Le giornate, con nostra grande sorpresa, sembrano divenire più brevi.Ed ecco allora questo libro: per testimoniarci che noi siamo stati lì con loro, con i nostri ospiti, per ricordare come ci hanno fatto stare, per ricordare i pomeriggi e le feste, le gite e le colazioni, il loro orto a 'altezza d'uomo', le nostre battaglie e le loro vittorie, le nostre incazzature e la loro tranquillità.

In questo libro ci sono tutti loro. Alcuni hanno fornito un contributo sostanziale, vere colonne portanti del surrealismo, fonti inesauribili di autoironia e di disfunzioni linguistiche. Di altri sono presenti poche battute, perché più timidi e riservati. Ma tutti, tutti, hanno portato qualcosa. In ogni pagina, se potessero leggersi, si ritroverebbero e ricorderebbero i momenti precisi in cui hanno pronunciato le parole, esattamente come noi che ancora adesso non li dimentichiamo.

Riccardo e Deborah

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Sommario

Piccola guida alla lettura …............................................5L'orientamento personale …..........................................7L'orientamento spaziale ….............................................9L'orientamento temporale ….........................................11Le afasie ….................................................................12Ipoacusia o afasia? …...................................................15I neologismi …...........................................................16Le amnesie ….............................................................19Le agnosie …..............................................................20Le aprassie ….............................................................22Le confabulazioni ….....................................................23Le ecolalie …..............................................................26La logica …................................................................27L'aggressività verbale …..............................................30Le allucinazioni ….......................................................32I deliri …...................................................................33Sessualità e geriatria …...............................................34L'autoconsapevolezza …..............................................35Il corpo …..................................................................38La disinibizione …........................................................39Il vagabondaggio ….....................................................41L'attacco di panico nell'anziano …..................................42L'evacuazione e la minzione …......................................43Le domande …............................................................45… e le risposte ….........................................................47Le richieste ….............................................................49Le conversazioni …......................................................50Le convinzioni …..........................................................51Le paure…..................................................................52I ricordi…...................................................................53Inclassificabili…...........................................................55Geriatria e fede …........................................................56E i familiari (ovvero cosa dicono e scrivono i familiari) …...57

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Piccola guida alla lettura

Le frasi e le parole qui elencate, spesso non rappresentano pienamente le categorie sotto le quali esse sono raggruppate. Anzi, a volte potrebbero non rappresentarle affatto. La catalogazione è stata eseguita tentando di cogliere il significato originario che sottendeva l'azione e inserendolo nel contesto specifico del momento in cui sono sono state pronunciate le parole, trascurando dunque deliberatamente una precisa catalogazione di ordine nosologico. Questo testo non è pertanto un testo scientifico, bensì può essere tranquillamente considerato un testo umoristico.

Si troveranno (soprattutto nei capitoli dedicati alle funzioni linguistiche) molti termini inesistenti o con più o meno evidenti errori di ortografia. Abbiamo in questo caso prestato molta attenzione a evitare ogni nostro errore in fase di trascrizione. Quindi: è giusto così come si legge...

I paragrafi composti in soli caratteri normali appartengono a un solo ospite. Quelli composti da una o più frasi in corsivo e una o più frase in carattere normale, nel tentativo di ricostruire il dialogo, appartengono rispettivamente a ospiti diversi. Mentre invece le frasi degli operatori o le loro considerazioni e note, per distinguerle da quelle degli ospiti, sono racchiuse in parentesi tonde.

Infine, per chiarire i termini meno noti utilizzati nei titoli dei capitoli, si dà qui di seguito una brevissima descrizione delle principali categorie dei disordini neurologici.

AFASIA Disordine delle funzione linguistiche che si manifesta con difficoltà di espressione e/o di comprensione.

AGNOSIA Incapacità o difficoltà di identificazione degli oggetti o di parti del proprio corpo in presenza di funzioni sensoriali integre.

APRASSIA Deficit nell'esecuzione dei movimenti, della gestualità e nella formulazione di programmi di azione.

CONFABULAZIONE Attività di compensazione dei vuoti di memoria con elementi fantastici o appartenenti a fatti realmente vissuti ma che non hanno relazione con il tema di fondo. Strutturalmente, il discorso così prodotto si approssima al delirio.

ECOLALIA Nel presente testo si fa riferimento a disordini delle funzioni linguistiche che si manifesta nella ripetizione automatica e afinalistica di frasi, parole o sillabe proprie o altrui.

VAGABONDAGGIO Fenomeno caratteristico della malattia di Alzheimer che porta la persona a camminare (appunto vagabondare) senza scopo.

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L'orientamento personale

Io ho fatto 100 anni di militare.

Io i miei 300 anni li ho vissuti insieme agli altri.

Tata, quanti anni ho io? 380?

Ho 1994 anni.

(Ha 56 anni) Io sono in pensione da 32 anni.

A casa c'è la mia nonna che ha 70 anni.

(“Quanti anni ha tua figlia?”) 8000?

(Quanti anni hai?) 70. (E tua figlia?) 64.

Figlioli ne hai punti? Punti se Dio vuole. (Ha due figli maschi.) La mia figliola è la mia sosia.

Ho un bimbo di uno e mezzo che mette ora i primi denti.

Ho dei figli maschi. Uno si chiama maschio e uno femmina.

Portatemi a casa! Ho la mia figliola, il mio marito e la mia moglie.

Avevo tre giorni quando mi si schiantava il marzo.

Sono stato in America a fare la guerra e sono morto una decina di volte. Ero con un aereo di colore rosa. Ho fatto 20-25 anni di militare.

Oggi vado a trovare il mio babbo. (“Ma deve essere anziano.”) Ha una centinaia di anni.

Tu pensa, io sono l’ultimo sopravvissuto.

(All’operatrice) Mamma… nonna… zia… (confuso) …tutti…

Io che sono il factotum.

Salve, sono Cesare Cadeo.

(“Giuseppe!?”) Quasi.

(“Ci sei?”) Sì, un pezzettino ci sono. (“E l’altro pezzettino dov’è?”) Eh… non c’è. Si prenderà domani.

Non c’avete visto perché s’era chiusi in un cassettino.

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(“Dove sei nata?”) In punti posti.

(“Quando sei nato?”) Il 25 dicembre.

Io quando stavo qua stavo là.

Adesso vado, tanto la troietta ce l'ho addosso.

(“Sei toscano?”) Sì, ma pigiato.

Il direttore alla mia moglie gli ha detto di stare tranquillo. Tranquillissimo.

Mi fischia l'orecchio. Senti qua!

(Mentre fa il bagno) Io c'ho due braccia e 36 palle. (“E cosa ci fai?”) Mi ci diverto.

Io dove sono andata? Non ci sono più.

(In tono scherzoso gli si tocca la pancia e gli si chiede: “Di quanti mesi sei?”) 18.000.

(Sulla sedia a rotelle) Oggi mi sento dinamico.

Sono tutta imparzata.

Io prontamente vado a sedermi. Idealmente.

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L'orientamento spaziale

Non so nemmeno dove sono. Mi controllerò quando sarò a casa.

Oioia... Ivino, dove sono?

Adesso vado a casa per vedere se sto lì.

Fammi la fattura per portarmi a casa.

Dove mi localizzo?

Senta, io sono degli anni che sono randagio, ora vorrei andare a casa.

Senta, io sono un po' sbandato... Ora io mi esento per andare a mangiare.

Tu hai il tuo sud per andare?

(“Dove si dorme?”) Nel caminetto.

Via Fragola.

Ora vado a casa mia in via motorino.

In 40-50 minuti si va su Marte.

Io il Piemonte l'ho girato tutto: Torino, Taranto; Trieste e Milano.

Oggi si sta bene: è scirocco da nord.

Ho lavorato a Crodo che è al confine tra la Francia e L'Austria.

(Di fronte all'isola d'Elba) C'è un po' di foschia ma si vede tutto: l'Elba, Stromboli...

Quando torno al centro del Parkese?

Siamo alla casa del sole.

C’è un paese quaggiù che confina con tutti gli stabilimenti dell’acciaieria.

(Parlando della Thailandia dove ha un figlio) Una volta ci sono andato a piedi. Mi garbava proprio. Scalzo. Si cammina meglio.

(Partendo con il pulmino) Si va a Suvereto? (un paese vicino). Non ci sono mai stata.

(Sul pulmino) Io scendo alla Pieve di Sinalunga.

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Vorrei un biglietto andata e ritorno per Enna.

(“Ci aspettavi all'angolo?”) Sì, all'angolo del carroponte.

Devo andare fuori, ma sempre nell'interno.

(Uomo di poca fede...) Eh lo so! Infatti ora vado alla Mecca.

Vi vedo sempre in mezzo ai cannoni.

(“In che Stato siamo?”) In uno stato discreto.

(Il pulmino è fermo in attesa dell'autista) Oh ma come mai questo autista va così piano?

Sarei venuto qui se fossi andato là.

Lassù c'è il pathos.

Io ci muoio in questa piazza.

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L'orientamento temporale

(“Che giorno è oggi?”) Mah, senta, quando a uno le cose non gli interessano …

A che ora si va a casa? (“Alle 5.”) Facciamo uno strappo alla regola e si va via ora.

Alle acciaierie lavorano anche 20-30 ore al giorno.

Portatemi a letto che dormo una settimana.

Si fa il pranzo la sera?

Dopo merenda si fa colazione.

Ai miei tempi non c'erano queste cose. (“Quali erano i tuoi tempi?”) Gli anni '20. (È del 1949).

(“Ci vediamo stasera.”) Sì, allo scoccar del sole.

(“Che ore sono?”) Le quattro e sessanta.

(Riferendosi a un ospite di 75 anni) Ha 120 anni.

(Riferendosi a una persona di 35 anni: “Quanti anni ha?”) Mah... non so... 72.

(“Quanti ne abbiamo oggi?”) 33.

Ora vado dal mio bimbo. Sa... quando è nato mio marito aveva due anni.

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Le afasie

(Mostrandogli il disegno di un profilo umano: “Cos'è?”) Questa è la facciata di uno.

(“Cosa fai in bagno?”) Lo scaffale.

Ho una voglia di sete...

Ho fatto il leofante.

Ho una macchina da riporto.

(La cintura di sicurezza è da sganciare) Tato, qui c'è da togliere la ventolina.

(Guardando le gazze per strada) Le... le... gazze... le gazze... trebbiano.

Ho mangiato un cioccolatino al cioccolato.

La messa è messa.

(“La vuoi una sfogliatina?”) No grazie, i briganti non li mangio. (“Cosa?”) Cioè, le specole.

(“Meglio tardi che mai.”) Sì, meglio presto che bene.

Comincia bene chi finisce per ultimo.

Vendemmiare la silicosi.

Allora si va nel buco del bove.

Io ho bisogno del… ehm… per entrare nella stecca… nel motorino…

Assaggia un po' se è buona (la mela). Buona eh? Questa è un'altra ditta da quella di prima (si riferisce alla carne mangiata poco prima).

(È in corso una discussione sull’etichetta dell’acqua S. Antonio) – Non Sant'Antonio… Santonio, qui c’è scritto Santonio. –(Un altro ospite) Io mi chiamo Sandro.

(Chiedendo i biscotti a colazione) Per favore, piccoli pezzi per antichi giovani.

Questi ragazzi giovani vecchi.

Oggi ho mangiato un po' di pane con del ritrovo.

(Come sopra) A me una caramella di tè.

(“Perché non mangi la pasta?”) Perché è vecchia.

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Torquasso Tato.

(Dopo una lunga discussione con un'altra ospite la si invita a chiudere l'argomento) Allora tagliamo costa.

Siete cattivi come pizze!

Faccio anche a te i completini.

Me lo fate il giacchetto?

In bagno mi hanno scalmanato mezzo.

Sì sì, io sto alle tue condoglianze.

È una banda buffa. Bisogna stare aderenti.

(Chiede di accendere la sigaretta) Fammi incendiare.

(Suona la chitarra e gli manca il plettro) Come faccio a suonare? manca la pantera.

C'è una tortola sulla linghiera dell'antenna.

Sto con l'orto e zappo i frati.

(Davanti alla tazza dell'orzo caldo). È bollente ghiaccio arrabbiato.

La capomilla sfiamma.

Quando ci danno il nullaosta si va a mangiare.

(Leggendo l'insegna della pizzeria) Piazza al taglio... tagliamo un taglio e si va.

(Descrivendo i colori di un quadro) Stuccante, pistone, gioabile. Ne manca uno... campana. Hai visto come si fa? Truccante. È bello.

Blu mimetico.

Verde turbo.

Aspetta che faccio i lumini.

I capelli me li lavo con lo sciocco.

Hai i capelli invernali.

Hai i capelli marronciotto.

Hai due capelli lunghi.

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Chi è che bolle?

Ci vuole il pane sui ginocchi per andare via.

Adesso ho bisogno di andare in bogno.

È un giretto catalitico.Uva a pera.

(Sul pulmino, alla fine della fila dei sedili) Lì c'è la buca, la fogna, la fonda.

(Le si fa annusare un rametto di rosmarino) Cos'è? Terremoto... gradino... una borsina... ramerrosto.

(Davanti alla fotografia di un ghepardo) Guarda, un ghiribardo.

Ciao cara. Carrucola.

Ho mangiato il pullmino.

Scorreggia tutto piano.

Mario! Portami il pulmino.

Ho mangiato il pulmino.

Gli danno qualche schiaffo... qualche cazzoffo.

Bada che ti busso al telefono.

Mi metto in chiegi.

Ti porto un bisquì.

Aiuto! Mi insordisce!

Grazie della gnorantaggine.

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Ipoacusia o afasia?

(“Panettone farcito…”) Partito?

(“Ma la fai finita?”) In salita?

(“Ti ringrazio molto.”) Chi è morto?

(“Vuoi il chinotto?”) No, i finocchi non mi piacciono.

(“Cosa attaccavi all’albero di Natale?”) Il cavallo.

(Guarda la televisione) Alza un po' il volume perché non si sentono i sottotitoli.

Bella questa televisione. Ci sono tante cose scritte.

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I neologismi

Signorina, ha siderato?

Guastona come te.

Tu sì che sei… sei una raricciona. Una? Una RA-RIC-CIO-NA.

(A un ospite) Bello scivolone!

(Riferendosi a un ospite) Non te lo toccare tanto. Eh… se lo trissa.

(Cattiva, mentre l’operatrice indossa il cappotto) Cappottona!

(Cattiva, mentre l’operatrice le fa l'occhiolino) Guardatela, chiude l'occhio! Chiudona!

(Cattiva, mentre l’operatrice fuma) Fumatora... pocciona! Guardate che puppe che porta!

(Cattiva, mentre due persone si baciano) Bacioni.

(Cattiva, mentre l’operatrice tossisce) Tossona.

(Come sopra) Tossona.

Bevi un po' d'acqua che tossi.

Una… fuligia.

Il puzzemolo.

Il pruzzemolo.

La pruzzola.

Guido è defunzio.

Solideo!!

Il mio cognante.

(In pulmino riferendosi a un incrocio) Cos’è qui? E’ un quadrìvia.

(Ci si appresta a scendere dal pulmino) Ci si scaraboltola?

(Riferendosi alla colazione che sta per essere servita) Io voglio il colore lario.

(Durante la colazione) Tutti mastificano e io no.

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Brutto fusello!

Morto di topezze.

Me lo dai il topàno?

Ma perché devo farti il tigliazzo?

Come si sta male qui. Si stambura.

Ci siamo tutti ingianfranchiti.

(“Li hai gli occhiali?”) Sì, sono lì che stoppano.

Fate cosa vi pare… di allegrite…

Cammini tutta intintinnita.(“Come stai?”) Non c’è male. Sono un po’ imbottita (raffreddata).

Sono sudato intinto.

Ieri sera si è mangiato un mucchio di berzofili.

Ora vado a fare una bella brancata di sonno.

La malattia di mio padre non la prendo perché non è ereditiera.

Alloro, non allora.

Su queste cose non ci si giusa.

(Riferendosi a un ospite) Ma questo è un mucco!

Emma Bovarisma.

I milaneschi.

Il critto..

(Parlando di cinghiali e di caccia al cinghiale) 1 Io i cinghiali li degustavo. 2 Il cinghiale alla cacciatora è speciale: fermo, non si muove.

(C'è vento) Piombino oggi è ben ventolato.

Tiro giù le siede dal tavolo.

(Si tenta di svegliarlo) Non mi sdormire.

Flora! Flora! Non mi sente... è sordita.

Si ceretta.

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(“Che macchina ha tuo figlio?”) Il Zuzuchi.

('Chi ti ha messo il nome?') Chi mi ha nato.

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Le amnesie

Quando sono andato a Parigi sull'aereo c'era il televisore. E cosa guardavi? Gli spogliarelli.

A Campo all'Olmo morirono in tanti per colpa del direttore: (in occasioni diverse) delle ferrovie/della locomobile/delle acciaierie. Era un bel fascistone.

(Si riferisce al pulmino che la porta a casa. Piove) È chiuso? sennò mi bagno tutta.

(Chiama la figlia) Italiana!

(La sera rivede sua figlia) Eh, tutta suo nonno.

(Come sopra) “Sono la tua figliola.” E da quando?

(Riferendosi alla figlia: “Chi è lei?”) È di casa.

Vado via. Dov'è il somaro?

(Legge per dieci minuti un articolo di giornale: “Cosa di dice l'articolo?”) No.

A Monte Bamboli c'è un castello. È alto un chilometro.

(Si parla della tesi di laurea del figlio: “Su cos'è?”) Suiiii... sui pezzenti della Val di Cornia.

(“Come si chiama la tua canina?”) Cinque/Cinquina/Cinquennia/Cinque e cinque/Cinquecento/Cinquellai.

Se tu sapessi cosa ho... però non me lo ricordo.

(Riferendosi alla lingua) E tu... con quella mattonata!

(Sempre sulla lingua) Guarda che borsina che tieni!

Di tante cose che ti vorrei dire, non ti dico niente.

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Le agnosie

(Un cane è in visita al Centro) Guarda che bello questo cane. E’ un cane?! Credevo fosse una tanto brava persona.

(Prendendo il tovagliolo e mostrandolo, come un assegno) Questo lo lascio in bianco?

(Toccandole le mani) Senti, c’hai le mani nuove.

Non mi guardare con codesta bocca!

(Guardando il mare e le barche) Mamma mia quanta acqua che ci sta! Quante macchine che ci stanno!

(Per la strada, riferendosi alle automobili) Quante biciclette. (“Non sono biciclette.”) Quasi biciclette.

Sei tu Riccardo? Sì. (Subito dopo): Sei ancora tu?

Signorina! Dica. No, dico a lui.

(Mostrando un bicchiere) Guarda, è uno ma sembrano tre.

(All'infermiera che passa) Ohi giovane! Vieni qua.

Portami le marie (biscotti secchi da inzuppare) col brodo.

Datemi da bere un savoiardo.

Datemi i biscotti inzuppati nel vino.

(Durante un'esplorazione rettale) Basta! Mi pulisci troppo!

(Parla alla figlia) Angela, dov'è tua mamma? Sei tu! Angela, dov'è tua mamma?

(“Bevi l'orzo.”) Sì, lo bevo, ma non con le gambe.

(Temporale in corso. È fuori sotto l'acqua: “Vieni dentro che piove!”) No. È la pipì del gatto.

(Va a farsi la barba. Prepara l'apparecchio ma anziché il rasoio elettrico si prepara il phon.) Inizia a passarlo sulle guance: Ma questo apparecchio scalda!

(Vede la sua carrozzina) Ecco la ragazzina.

Quando si va via? (Riferendosi alla carrozzina) Su quella macchina lì ci posso montare? (“Secondo te quella è una macchina?”) Cos'è? un pulmino?

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(Si riferisce alla ospite vicina di tavolo, la scambia per un capo di bestiame e si informa dal suo vicino) Quanto pesa? Quanto l'hai pagata?

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Le aprassie

Ha male a un piede. (Si scopre che è arrivato al Centro con il calzante dentro la scarpa).

Ha un fastidio alla schiena. (Si scopre che è arrivato al Centro con la gruccia ancora infilata nel cappotto).

(“Sediamoci al tavolo.” Si siede sul tavolo) Così?

Si sta partendo. Sale sul pulmino e cerca di chiudere il portellone scorrevole. Non ci riesce. Riprova. Niente. Scende e lo chiude da fuori. Rimane sulla strada, perplesso di fronte al portellone chiuso.

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Le confabulazioni

Domani a Piombino come vieni vestito?

Stringo la cintura per contenere la temperatura corporea.

Questa che colla è? (Legge sulla confezione) Ah, è colla del Viminale. (Vinavil)

Ho preso un casino di medicine per i piedi. Mi si sono sfilate tutte le unghie dei piedi, dei pollicioni.

(Riferendosi a niente in particolare) Questi quattro cosi… questi quattro coccher… fra poco bruciano.

(“Ti sono piaciuti i Maggiorini?”) Sì, sono lunghi e buoni come i biscotti.

C'era il postiere.

Ho tutte le nodole.

La camorra è uno ce si dà da fare per mettere a posto una pirla.

(Mostrando il proprio segnaposto sul tavolo da pranzo) Guardate che onore! Levatemi tutti gli orli!

(Durante la lettura delle previsioni del tempo) Le uova sono tutte pisciate.

(Sul pulmino) Come siamo bassi! (Era aviatore).

I pomodori non li mangiavo nemmeno da piccino perché mi fanno ombra.

La mozzarella non è buona perché è piatta e non ha movimento.

Per quello che hai scritto sono almeno venti vacche. (Lavorava al macello).

Mia moglie si chiama Armena, che sarebbe la moglie del mio povero babbo.

(Parlando della propria moglie) A Marina gli è morta la moglie.

(Ascoltando l’opera) E’ il nabuccodonosor. Di Verdi.

L'occasione fa l'uomo gufo.

Senta, ma quelli che erano con me dove sono? Guardi che facciamo parte della compagnia del sommergibile.

(Sul pulmino, riferendosi al vicino) Ma questo mi viene addosso! E poi non si accende nemmeno.

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(Scendendo dal pulmino) Io li ammiravo quelli che si buttavano dalle panchine. Se non altro per il coraggio… sai da 21 metri.

Il grammofono cosa mi consigli? Si porta a casa o si lascia qui?

Cosa si deve fare del sassofono? Cos’è il sassofono? Il gasometro… come lo chiami?

(Sul pulmino, all'autista) Ora quando ti fermi c'ho i calzini. Ma no per me, per tutti quell'altri.

Eh sì… i cervelli bisogna asciugarli.

Non mi ricordo nemmeno a che età sono morti. Non sono nemmeno arrivati a 900 anni.

Il barattolino dei fiumi non lo prendo mica.

(Senza riferirsi a niente di preciso) Ieri... ho sentito... attaccare la scala al coso.

Perché stamani sei venuta qui da noi? Perché mi era parso per un attimo o due di starci qui con voi.

Perché non metti più l'orologio? Ieri lo avevi. Sì, ma era una stampa.

Gli invagiusti sono giustizia.

(“Cosa aveva il tuo cane all'occhio?”) 1 Aveva una cateratta sfondata. 2 Aveva un eritema polmonare.

Avevo difficoltà con l'artrosi cervicale mentale.

Gli danno i tappi nella gola.

Anche la mia moglie che è la più scanzonata che c’è… ecco… sono un po’ impelagato.

(Senza riferirsi a niente di particolare) ... tu che studi l’erba medica…

I russi non mi prendono perché sono stitico.

Le caramelle che davano al centro non fanno bene al bilancio dello Stato.

Il direttore capo ha detto di stare tranquillo, che anche loro andranno in pensione presto. Non ha parlato con il carro armato, ha parlato con il direttore dei lavori e mi ha detto di stare tranquillo.

(Lo si aiuta a vestirsi) State attenti alla bimba! Non girate sulla pancia!

(Senza riferirsi a niente in particolare) Ma così si perdono un sacco di vapori!

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(Battendo i tacchi) Silenzio, parla Modugno.

Mi bruciava il mestolo.Datemi il via! Palmiro dammi il via! (si riferisce a Togliatti)

Questi biscotti li hanno baciati e poi sono stati rimessi qui.

(“Come ti senti?”) Di menta col buco in cima.

(“Ho annacquato i pomodori.”) Ha annacquato i pomodori... annacqua anche un po' me.

Io cercavo qualche cucchiaia vecchia.

Il testo barriera.

Il mio babbo e la mia mamma sono morti con la morte, mica con le mani.

Il mio cognato è precotto.

(Riferendosi al pulmino che aspetta con ansia) Il pulman viene dalla palma dell'olivo.

Mi sono lavata le brache e le ho messe in capo se no non le vedevano.

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Le ecolalie

Ciao Luciano! (“Ciao Francesco!”) Ciao Francesco!

Portatemi a controllarmi, controllarmi, controllarmi, controllarmi, controllarmi!

Mandatemi in culo, mandatemi in culo, mandatemi in culo.

Non mi lasciate qui! Non mi lasciate qui! Piglio il giorno per la notte! Piglio il giorno per la notte! Lo fo anche a casa! Lo fo anche a casa!

Ho paura paura paura pauruccia.

Caco in terra! Caco in terra! Aiuto!

Mi schizza l'occhi mi schizza l'occhi!

Sono morto sono morto, ma non me ne frega nulla non me ne frega nulla.

Sono morto sono morto, sono rinvivito sono rinvivito.

Matteggia sto matto!

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La logica

Masticando bucce d'arancia queste sconvolgono i tumori dello stomaco.

Chi ha più giudizio l’adoperi.

Tre e cinque due.

(Lo si trova in piedi, immobile con il dito sull’interruttore della luce e si chiede spiegazione) Cosa fai? Tengo la luce accesa.

(Bussa alla porta del bagno, libero) Nessuno mi risponde, non posso entrare.

Io ho le chiavi di andata e di ritorno. (Parla delle chiavi di casa).

La mia moglie ha chiamato un tecnico per le acque chiare e le acque scure.

(Rivolgendosi a un calvo) Tu che hai la testa tutta pulita.

(Sta per entrare in bagno) Come posso fare per chiudere la porta dall’esterno?

(Riferendosi agli altri utenti) Questi contadini perdono la memoria.

(All’operatrice) Tata, uomini forti come te non ce ne sono.

(All'operatore) Tu sì che sei un uomo. Mica come tua moglie.

E pensare che mio nonno è arrivato all'età che aveva.

(Riferendosi a un’ospite rumorosa) Spegnila!

(Presenta una ferita al labbro) Cosa ti sei fatto al labbro? Mi sono preso a schiaffi. Spero non forte. Eh sì, sarebbe da stupidi.

(A un altro ospite) Ma tu non eri morto?

(Guardandolo dal pulmino) Il mare oggi è pieno d’acqua.

(Sul pulmino, dopo un periodo di scarse presenze al Centro) Ora si incomincia a vedere i pulmini belli pieni.

(Polemico) Tu non potrai pensare in maniera perenne…

(“Se non mangi muori.”) Non muoio perché sono passata da casa.

Non m'ammazzare prima di morire!

Per un panino bisogna stare qui!

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Con cento lire se non ci si piscia sulle scarpe non si esce nemmeno di casa.Ero di decressione per cui non ho fatto niente di treppiede. Sicché così non va.

(Si fa merenda) Ma si può andare via lo stesso anche se non si fa merenda? Sì. Allora tienimela in bona.

A bocca vuota si mangia poco.

(Si parla di professioni) Anche io ero impiegato, ma poi mi hanno raddrizzato.

(“Cosa ci fai con i piedi in mano?”) Eh, l'addirizzo.

(Cercando la moglie sulla strada e riferendosi a una passante) Non era lei, ma c’è mancato poco.

(Sentendo il rumore di una motocicletta) Senti come gli dà quello.

L’Alboretti si è pestato la fava ed è morto.

Ivino pensaci te.

Hai delle belle mani. Sono da conservare.

Portatemi a casa sennò muoio di patimento.

Se ci casca addosso uno di questi fili rimani fulminato. (Si riferisce ai cavi dell'alta tensione).

Almeno si scoppiasse tutti così non soffrirei più. (Sul pulmino le scappa la pipì).

(Un ospite consiglia a un altro di bere l'orzo) Antonio, bevilo, bevilo, con la bocca... così... E come allora? Col culo?

Non ho capito, ma mi fa piacere sentirti ragionare.

Perché io la testa ce l'ho tutta in torno e non mi serve a niente per la pettinatura.

Voglio ridere per ridere.

(Indicando l'albero di Natale) Se non si fanno a Natale queste cose quando si fanno?

Bimbo, stai attento che i piedi non mi scappino dalle scarpe.

(Riferendosi alla fiamma della ciminiera che si vede dal pulmino). La fiamma è accesa o è spenta.

(Stessa fiamma) La fiamma sarà accesa per la morte del Papa.

(Stessa fiamma) La fiamma è spenta. Il Papa ha fatto li gnocchi.

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(Stessa fiamma) La fiamma è accesa perché brucia il gas di coke e c'è la benedizione del Papa agli ugelli di metano.Eh sì... la Russia è russa.

Eh... è così... la vissuta della vinta.

Meglio un pisano vivo che un morto in casa.

Questi venturinesi trapiantati a Venturina.

La verità è vera.

Oggi è scirocco. È senza vento.

Niente è troppo poco.

(All'operatore, riferendosi agli altri ospiti) Portali tutti al casino col pulmino.

(Dopo l'iniezione) Non mi fare più penetrazioni.

(Non vuole salire sul pulmino) No no... facciamo un'altra volta.

(Si alza continuamente) Antonio, hai rotto i coglioni! Eh, penso di sì.

Mangio le caramelle. Ma cadenzate.

(Ha male a un ginocchio) A questo ginocchio darei un cazzotto in capo.

(Ha male al collo) Questo collo lo strozzerei.

Marina dove sei? Ti voglio per forza!

Il suo figliolo è il nonno del mio figliolo.

È meglio cacare che fare dispetti.

(Vieni a veder l'orto?) Non vengo a vedere l'orto perché il mio marito è tanto sensibile.

Brava sei un cannone.

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L'aggressività verbale

(Durante il bagno) Percheeeeeeé?!!! Che sono tutti ‘sti lavaggi?!!

(Sempre durante il bagno, in presenza di un operatore uomo) C’è pure un uomo che mi guarda! Scoppiasse!

(Come sopra) Mi sta a guardare quel procione!

Te pigliasse un colpo!

Crepassi, morissi, scoppiassi, bruciassi!

Ti cascasse la testa!

Parla male, ‘sta troia puttana zingara!

Stai zitta vecchia bischera!

Ma vai a farti villa!

Vai vaffanculo… e per bene!

(Ore 8:00 a.m.) Dove mi portate? (“A Venturina.”) Affanculo voi e Venturina.

(Ore 8:00 a.m.: “Buongiorno Dina.”). Affanculo!

(Ore 8:00 a.m.: “Dina, è venuto Riccardo a prenderti.”) Vaffanculo te e Riccardo.

(Ore 8:00 a.m.: “Ciao Dina.”) Ciao carogna!

(Ore 8:00 a.m.: “Ciao Dina.”) Ciao ignorantone! Cretino!

(Ore 8:00 a.m.: “Ciao babbo.”) Ciao rospo.

Questo mettitelo nella cella! (Con la mano fa il gesto della copula).

Ma possibile che sei così ignorante?! Ti strappo il capo dalle botte!

(Sulla sedia a rotelle, cattiva verso l'acompagnatore) Sei un corridore del diavolo!

(Sulla sedia a rotelle, cattiva come sopra) Corrone!

Fai conto che ti pisci.

Hai rotto i coglioni! Allora sei un coglionaro.

Aiutatemi mostri!

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Aiutatemi assassini! mostri! Ammassini!

(Brandendo il deambulatore) Questo te lo faccio assaggiare!

Mario! Dagli una botta! Mario! Stroncala!

Che ti possa pigliare un colpo sulla lingua!

Non ci vengo più! Nemmeno se vi piglia un colpo!

(Sale sul pulmino vuoto. Cattiva, credendo ci sia qualcuno accanto a lei) Vai più in là!

(All'altro che sale sul pulmino) Montone!

(Gli si fa l'iniezione) 'Sto delinquente. Arriva zitto zitto e mi infila un chiodo da 30.

Tiragli il collo come si fa ai coccodrilli!

Sei una bella mosca, di quelle che puzzano.

Mascarpone!

Beduino!

Bicchierone!

Trizia!

Puttanacce!

Cretina! Spesa!

Sei un puzzitero!

C'è scritto che sei una gran pitona.

Sei 'gnorante come il maiale!

(Rivolto a un operatore) Guardi che lei si è messo in una grana che non finisce mai...

Lo sai hai il culo secco!

A te ti trigo.

Ti tiro un piede!

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Le allucinazioni

(Si riferisce a un suo ex collega di lavoro che detesta) L'Alboretti è laggiù che sminestra la sua roba.

Io ti vedo sincera. Ti vedo bella bianca. Ti vedo bellina.

(Senza riferirsi a niente in particolare) Questi paraculi non sono mai esistiti.

(Senza riferirsi a niente in particolare) Bernardo! Vieni a vedere cosa succede!

(Senza riferirsi a nessuno in particolare) Se non sbaglio quello laggiù è Willy.

Quello tira il bubbolone.

(Accanto a sé vede un'ospite con la pelliccia) Oh, c'è un cane qui nella cassetta!

(Accanto a sé vede un'ospite con la pelliccia) È Tutto un pelume.

(Nei momenti precedenti la partenza, con piglio autoritario) Forza ragazzi! Mettete i fusti fuori e incominciate ad andare verso l’uscita!

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I deliri

Un maresciallo della finanza è andato a mordere la contravvenzione e poi tutti i carabinieri hanno dato il loro contributo.

Mi hanno dato la licenza piano. (Mima il movimento delle mani sulla tastiera del pianoforte).

Ho il diploma di bottegaio.

(Lievemente preoccupato) Non vorrei che mio zio fosse resuscitato.

La ricotta è già finita?

Sto cercando una piccola cameretta, cucina e tinello.

Sto cercando la cassetta delle api.

Cerco il cassonetto.

Mi mancano le formiche.

Non c'è mica la mia ghianda?

Idealmente.

Ce la fai a mettermi i capelli.

(All'operatrice) Ci si sposa di qui a notte.

Quei due che stanno con me , una è la mia figliola, quell'altro è il mio bottone.

Vi schiudo a tutte e due.

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Sessualità e geriatria

(Mostrando il dito medio teso, sorniona e ammiccante) Vorrei vedere se ti garbasse questo qui.

(Indicando il modellino in plastica di un maiale) Io con questa ci facevo all’amore.

(Un’ospite) Quando facevo all’amore ne facevo tante.

Cosa fai di bello questa sera quando arrivi a casa? Cosa faccio di bello quando arrivo a casa? Mi faccio una sega!

(Durante la lettura dell’oroscopo si scopre che due ospiti sono del segno della Vergine) Mamma mia… allora fatevi insieme.

Mettitela nella topa! Cos’è questa topa?

(Toccando il vicino di tavolo con il bastone. Ammiccante) La vuoi la susina?

Questa l'ho trombata. Eh, perché c'aveva la topa, l'ho trombata. E gliel'ho anche strappata.

Quando avevo 40 anni trombavo come un ciuchino di 3 anni.

(All'infermiera) Ma perché quando andavo con le donne tu non c'eri?

Me ne vorrei trombare un po' di quelle ragazzine.

Quando mi funzionava mia moglie mi voleva bene. Ora che non mi funziona più non può nemmeno più vedere.

(Televisione. Uomo e donna a letto) Fanno la strapazzata.

Gli tocca l'armandino.

Si va al cinematopano.

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L'autoconsapevolezza

Ieri sono venuti tutti a trovarmi. C'era anche il suocero di mia nuora.

Io da oggi sono Nuvolari.

(Con gli occhi chiusi durante il lavaggio dei capelli) Aiuto! Sono diventata cieca!

(Con il busto piegato in avanti sempre durante il lavaggio dei capelli) Sono diventata gobba!

(La mano è sotto la sciarpa) Ecco, ora ho perso anche la mano.

(Seduta sul sedile del pulmino) O mamma… se cado di qui sono belle che morta.

Io di questi dolci riuscivo a mangiarne anche 12-13 chili alla volta.

Mamma mia come sono gialla!

Ho i pinoli nel naso.

Io ho il cuore di cane mica di gatto.

Faccio la bava perché c'ho i denti della crescita.

Puzzo come un becco.

Ero sott'olio.

Tutto bene: ero al vapore.

Te sei simpatica. Io invece sono alla vigliacca.

Schianto schianto, ma non mi importa niente.

Ma senta... io non capisco più nulla...

Sono impaurito da fare paura.

Mi è arrivato un dolore così forte che mi ha lasciata senza culo.

Ma lo volete capire o no che non capisco più nulla?!

Oioia. Mi si strappano tutte le mattonelle.

Mi sento male da quanto mi sento male.

(Lui a lei) Tu qui che mansioni hai? Oh, ma mi chiede che mansione ho! Sono come te!

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(Guardando le decorazioni natalizie cittadine) Come siamo stellati.

Amore mio, sono mezza sfatta.

Sto male perché sono legata . Ma siamo tutti legati sul pulmino (cinture di sicurezza). Ma io sono legata sul serio.

(Sempre riferendosi alle cinture di sicurezza) Sono legata come una busta.

(Sedendosi) Ecco, così… sono tutta fatta.

(Sul pulmino, all'autista) Vai piano che mi fai abortire!

(Come sopra) Piano perché io sono in stato interessante. Sennò lo butto giù.

Mi sono cagato addosso. Per ora.

Aiuto! Mi caca il culo!

(Dubbioso, seduto sul water) Ma mi caca il culo?

Mi piscia il pisello. Aiuto!

Guarda: l'uccello mi piscia.

Aiuto! Sono ingommato.

Mi brucia il culo.

Sono un po' stordato.

Mi sembri stanco. Ma forse lo fai apposta.

Vivrò continuamente.

Mi hanno puppato tutte le cocche.

Mi spacca tutta la bramata.

Lo sai dove abito io? No. Sono di fuori.

(Reduce da una visita neurologica) Mi ha detto che deambulo abbastanza bene. (“Cosa vuol dire deambulare?”) Vuol dire questo... (Cammina a occhi chiusi con le braccia in avanti come un sonnambulo).

In pancia ho un pulcino di sei mesi.

Trombone della Fosca esatto.

Mi sono bloccato al quinto grado.

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Non devi dirle 'cretina'. Devi dirle 'brava'. Dai retta a una stupida (riferendosi a se stessa).

Mi sono bloccato a stare a sedere al quinto grado.

Io sto qui come persona che lavora... che lavora per le persone.

Ho cantato bene? (“Sì, benissimo”). Allora sono una ballerina.

(“Come stai?”) In polvere.

(“Come va?”) Siamo nella merda!

Mi sento tutta macinata.

Sono tutta a zero.

Mi sono stonfato tutto.

Mi sento pratico.

Non mi cheto perché sono una chiacchierona!

Nella testa ho il lavoro.

Nella testa ho le nuvole.

(Quando incomincia il tuo cervello a lavorare?) Per ora il mio è in ferie.

Sono stanca come un maiale.

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Il corpo

So peso come un animale.

Aaaaah! Mi casca i piedi!

Mi taglio i piedi.

Non mi tengono i piedi.

La spalla mi pialla.

Le gambe stamani mi fanno tetano.

(Alzandosi dalla sedia e riferendosi alle gambe) Mi fanno male i granchi.

(“Come le hai le unghie?”) Non le ho le unghie. Le ho sbarbate.

A st'assedè o' culo s'ammacca.

Mi sento bruciare l'anima.

Mi ha fatto la lingulaia tra le cosce e il corpo. Mi dà fastidio.

(La sua gamba è fra quelle dell'operatore) E levati questo legno fra le gambe!

Portate un boccetta d'acqua sul pullman per bagnarmi la pancia dentro.

Quando fate la tattica di bagnarmi la pancia?

(Indicandosi il collo) Qui c'è da prendersi una grappolite.

Mettimi a grappo!

Ho le gambe come le tronze.

(Parla un uomo) Ce la devo avere qualche puppa. Di normale me la levo e te la do a te.

Ieri mi hanno fatto il bagno due donne: X (l'Operatrice) e la Madonna dell'Arco.

(Riferendosi alle macchie della pelle) Lo sai cosa sono questi? I pigiatori della pelle.

Mi buca con gli orecchi.

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Le disinibizioni

Guarda che culo… ora te lo disosso. (Era macellaio).

(Un’ospite) 20 seghe!

(Un’altra ospite) Che seghe!

Due coglioni… e anche belli grossi!

Voglio il dottore, Cristo e la Madonna. E io le ho dato tutto.

(L’infermiera si allontana) Vedi che culo anche lei?

(All'infermiera) Come sei bella carnosa. Ti darei un morso nella castagna.

Le troie di cartello per la via nova... a Carnevale.

Il culo non ci vuole più.

Nata di un can di mando a sassate!

Bruna, ce l'hai il pelo?

(Salendo sul pulmino) Oh! qua dentro c'è puzzo di sedere.

(Sul pulmino, in una curva, il vicino si muove sul sedile) Mi è morto addosso.

(Dal pulmino saluta con la mano, verso lo stabilimento dove ha lavorato) Ciao vecchie ciminiere! Ciao antiche ciminiere! Ciao vecchiucce ciminiere! Ciao adorate ciminiere! Ciao graziose ciminiere! Ciao ciao!

(A un'ospite, guardando il vicino di tavolo) C'è certa gente in giro... bisogna stare attenti...

Mi gratto le palle e arrivo.

Prima pipavo delle pipate...

(Lui entra in bagno mentre lei esce) Devo cagare. Prego, si accomodi.

Dammi la carta che mi asciugo la natura.

Ieri ho fatto un po' di vento, mi è uscita la paresina e mi è toccato lavarmi tutta.

L'aglio fa rizzare il battaglio.

Angela asciugami!! Angela bagnami il culo!

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Pulisci mi il naso che mi scappa la cacca!

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Il vagabondaggio

(Dopo molti infruttuosi tentativi fatti per uscire) 1 Oh, ma una porta per bene non c’è? 2 Oh, ma una porta dov’è? 3 Dov’è una cosa che apre

(In giro alla ricerca di qualcosa) Non lo so cosa cerco.

Vado di là a cercare l’attacco delle mani alla ronda.

Vado a cercare la miseria (e se ne va).

Dove vai? Vado a prenderlo nel culo.

Dove vai? Vado dove non sono ancora andato.

Cerco le lumache.

Cerco il cassonetto.

Vado alla centrale termoelettrica.

(Lo si trova dentro l'armadio a muro: “Ma cosa ci fai qui dentro? Questo è l'armadio”). Ah, per questo non mi ci ritrovavo.

Vado qui in questa curva.

Vado a Piazza Napoli a vedere il monumento a Barra.

Vado a vedere se c'è un muratore di castello.

(Riferendosi al corridoio) Che pentola lunga.

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L'attacco di panico nell'anziano

Mi scappano i polmoni. Me li sento andare via.

Io non sono tranquilla: ho il polmone che mi balla.

Aiuto! Non mi passa più il cervello!

…non posso… c’ho da morire…

C’ho gli occhi che mi fanno morire.

Ho lo stomaco che mi parte.

Io la passera non ce l’ho più. Mi è morta.

Non ne posso più. (Sporgendosi dalla sedia) C’ho da cascare e basta.

Mi casca le gambe in terra!

(A sedere sul divano) Aiuto! Affogo!

Mi sento grottare.

Mi vogano le costole.

Portatemi a casa! Abbracciatemi e portatemi a piedi!

M'ammazzi o no? Non m'ammazza nessuno!

Datemi la botta finale!

C'ho una bomba sotto il culo!

Sono tutta a zero!

Ho il cuore nella lingua.

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L'evacuazione e la minzione(L'intera se sequenza che segue su sfondo blu è la ricostruzione di un dialogo relativo alla necessità di evacuazione di un ospite che in età lavorativa era stato idraulico.)

Avverto una leggera pressione.

In bagno ho fatto le prove per scaricare.

(Nel bagno, slacciandosi i pantaloni) Con questo pezzo di carta lo metto qua. Spero di ottenere una pressione per potere eliminare.

Per allineare gli scarichi del basso ventre con quelli dell’alto ventre bisogna creare una pressione che consenta di evadere le necessità.

Quei gruppi che si creano hanno una certa potenza.

Questo gruppo di… come si chiama questa roba? … mi starà addosso per un po’.

Io, già i primi che ho fatto li ho fatti tre mesi fa senza problemi. E’ uscito a testa alta.

Ho fatto una certa pressione e il grosso è andato. Senza vibrazioni.

Con calma.

Senza fretta.

Io mi metto lì e cerco di ammorbidire sempre di più questo affare.

Io faccio dei massaggi con pazienza, lenti, morbidi, senza pressioni.

Con una certa leggera pressione l’ho scaricata.

A colpetti si mette fuori… capisci?

Io ho notato con felicità con quanta facilità è uscita la partita del duro.

Ho fatto una popò di cacca! Ne ho fatta quattro chili.

Ne ho fatta un biosco.

Andiamo, tenebrona!

(All’infermiera) Tata, ho scaricato bene, liquido, pezzi neri così (fa il gesto). Creami un tappo e posizionamelo nell’ano.

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(“Prima di partire è meglio se vai in bagno”). Figurati, quei pisciatoi si fa presto a riempirli.

(“Devi andare in bagno?”) Ma... prontamente non dovrebbe venire niente.

Vorrei trovare un pisciatoio che abbia una certa capacità.

Vorrei andare in bagno e provare a fare le uova.

Adesso vado al gabinetto che devo fare la spaccata.

Vado in bagno a fare lo spirito.

(Gli si mostra il bagno) Incomincia tu. (“Ma io ho già fatto”). Daiii… vai tu che hai più esperienza! (“Ma no vai tu.”) Io non c’ho rapporti o che.

(Le scappa la pipì sul pulmino) Aiuto non ne posso più. Buttatemi di sotto.

(Come sopra) Aiuto non ne posso più. Buttatemi fuori dalla finestra.

(“L’hai fatta?”) Sì, vuoi vederla?

(“Perché non fai più la cacca?”) L’ho fatta due anni fa.

(Durante l'evacuazione) Gli prendesse un colpo al mio culaccio!

(In bagno dopo la minzione) Bono eh! Stai giù, fermo lì.

(Guardandoselo al termine della minzione) Abbiamo finito? (Convinto) Abbiamo finito.

Ho fatto una svuotata.

Faccio l'improvvisata.

Dovrei fare un po' di sprenole.

Mi scappa la pippa.

Vado all'ultima stanza.

Faccio la pipì nella reclana.

(“Vai al bagno?”) No, vado domani l'altro.

(“Vieni, ti accompagno al bagno”). Sì ma a vapore?

Per corpare? (Fa il gesto a indicare l'evacuazione).

(“L'hai fatta la pipì?”) Sì, aveva fame. Ora sono calata di almeno 20 chili.

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Le domande

Ce la farò? Ce la farò a godere?

Piove o tendono i panni?

(Partendo con il pulmino) Si arriverà alla libertà?

Si campa qui?

Stiamo bene?

Sei anche te addetta ai vicentini?

Avresti un figlio da riparare?

(Dal nulla) La stalla è sua?

Ce l'hai qualcosa da vincere?

Entro in casa o non so dove andare?

Si può cambiare sole e luna?

(“Fra dieci minuti si va a mangiare”) Si mangia la televisione?

E’ vero che mangiando quattro agnolotti uno può morire tranquillamente?

(All'operatore barbuto) Ma questa barba lunga non ti pesa?

(Riferendosi all'infermiera) Bada che capelli lunghi che porta quella... chi è? la professoressa?

Posso pensare che si parte alle cinque?

(Salendo sul pulmino) Con quanti piedi devo salire?

(Ancora salendo sul pulmino) Con quante mani mi devo tenere?

(Sempre salendo) Salisco?

(Scendendo) Scendo tutta?

Io sono di rutto?

Che animale è la caccola?

Mi gira la testa. È vero?

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Ma lui ce l''ha il culo all'uovo?

Mi sento di dodici anni. Lo fa anche a te?

Mi posso portare anch'io?

(A un'ospite) Dina, ce l'hai la televisione digitale?

Guido, come ti chiami?

Li hai gli anelli? No, li ho mangiati. Nemmeno gli orecchini? Hai mangiato anche quelli?

Bimbo, sai mica di una casetta perché voglio tornare da sola. La mia figliola è un po' stucca.

Ora vado d'intestino. Torni?

(Gli si dà la mano per accompagnarlo) Ma è tua?

Siamo in Italia o siamo nella merda?

Sono un uomo o una donna?

Non ci stai più insieme alla rivolverata?

Il pignolo l'hai mangiato?

(All'operatrice) Fa la passeggiatrice stasera?

Ne hai di fascistii?

È bagnata quell'acqua?

Come si chiama la lavatrice?

Li hanno levati gli orari del ginocchio?

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...e le risposte

(“Chi è che fa i conti?”) Il contatore.

(“Da quanto tempo siamo arrivati qui questa mattina?”) Da un mese…? E’ troppo?

(“Come stai?”) Sto bene, è l’anagrafe che mi frega.

(“Come stai?”) Alla Coop.

(“Come stai?”) Mah... sono un po' bargellante.

(“Vai a fare la pipì.”) Con cosa?

(“Chi è?”) Ardensita.

(“Chi è?”) Giuda.

(“Giuseppe!”) Quasi.

(“Come si chiamava tuo nonno?”) Limone.

Ho fatto il capoturno per sedici anni. E ancora non ti sei rimesso?

“Ti piace il mio culo?” Sì, è bello, però… certo a svuotalo tutto…

(Durante il pranzo) “Cosa vuoi? Involtini, patate e fagiolini o piatto freddo?” Cazzo freddo.

(“Le corna pesano?”) A seconda. / Boh, non so, non le ho mai portate. / A qualcuno sì.

(Legge in televisione il titolo di una trasmissione: Buona domenica) Grazie, anche a voi.

(Legge il cartello ‘Sala pranzo’ e rivolgendosi a esso) Grazie, anche a voi.

(“Cosa hai fatto ieri?”) Ieri ho visto la televisione a spicchi.

(“Cosa hai fatto ieri?”) Feci il papa.

(“Cosa hai mangiato ieri sera?”) I maccheroni con la pasta. “Come con la pasta?” La pasta con il grasso.

(“Di cosa sapeva la caramella?”) Di mezzo limone.

(“Si possono raccogliere questi fiori?”) Si potrebbe.

(“Hai bisogno di qualcosa?”) Cos'è questo qualcosa?! Ma vaffanculo va!

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(Cosa hai trovato nell'uovo di Pasqua?) Dio.(Sei vecchio o giovane?) Sono giusto.

(Quello non è Riccardo, è Giovanni.) No sono tutti e due.

(“Come si chiamano i tuoi figlioli?”) Stefano. (“E la tua figliola?”) Lo stresso.

(“Come si chiama la tua figliola?”) Figliola.

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Le richieste

(Dopo la merenda si avvicina al carrello con la mano alla tasca posteriore dei pantaloni) Quanto pago per un gelato?

Me lo darebbe un pezzettino di culo in poi?

Datemi un pezzo di panettone e vado a casa!

Dammi un po' di inizio.

Devo andare a casa a prendere gli stivali. (“Per farne?”) Devo andare in padule. Mi servono i calzini.

Raccattatemi col cucchiaino.

Fatemi una sculacciata forte da alzarmi la pelle addosso, perché me la merito.

Voglio una legnatura per la strada.

Strappatemi le palle!

Angela, il pulmino dammelo a me! qui!

Buttatemi fuori ma lasciatemi dentro.

Lasciatemi qui dentro che voglio andare fuori.

Angela! Fammi stare zitta!

Abbottonami! che devo magiare!

Tiratemi una secchiata d'acqua addosso.

(All'operatrice) Sia più dinamica.

Aiutami a morire Signore ! E sarebbe meglio.

Dammi la verità

Mi faccia la moda.

Abbottonami che devo mangiare.

Dammi il bastone, che mi voglio divertire! Ci voglio giocare un po'.

Vorrei un biglietto andata e ritorno per Enna.

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Le conversazioni

(Sui fagiani)La prima cosa è mettere in bischero i fagiani.Il fagiano sa di faraona.Ci vuole anche due saponate per allungargli il collo.Ci vogliono due gurfardini sistemati, poi li spennano.

(Si parla della festa di Natale appena terminata)È troppo scandalosa.

(Si parla dei regali di Natale)Marina per regalo mi fa due gattini e me li attacca alle palle.

Io abito davanti all'Incertii (È il nome di una piccola azienda) .E sì in certi posti si mangia.

Ti piace il cacao? Di più del taccao.

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Le convinzioni

È senza denti e non vuole portare la dentiera, che possiede, perché usandola la consumerebbe.

Portatemi subito a casa perché devo scrivere le mie cose, c’ho da studiare!

(“Perché sei venuta al Centro?”) Perché devo studiare.

(“Che borsa piccola che hai.”) Ci tengo i libri. Ho più grossa quella dello studio.

Se vieni a mangiare a casa mia ti mando via con il culo di fuori.

(Vede un ospite mangiare una banana) Ti curi eh!?

Io voto italiano.

Ciao. Ci vediamo all'uscita.

Aprivo la scalinata.

È andata via da casa che gli mancava tre mesi a nascere.

Non ho più paura nemmeno delle mutande con il trapunto.

Io e te si va a l'onda.

La finanza, se frodi ti mette in calera.

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Le paure

Questa sera quando torno a casa mia moglie prende la frusta.

I biscotti non li mangio perché mi cascano sui piedi.

Non mi sono presa nemmeno un pezzetto di cane.

(“Lo vuoi il caffè con i biscotti?”) No, non mi fido.

Se non mi passa questa tremarella di dosso sto in orgasmo tutta la sera.

Eh, se gli scappano le mutande...

Se mi succede qualcosa sono senza degente.

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I ricordi

(Parla del passato lavoro agricolo sulle colline) Ai miei tempi si saliva con le bestie. Sai che cureggie c'era da fare per arrivare su.

Prima di diventare capoturno ero guardiarete integerrimo.

Sono stato capoturno per otto anni poi ho avuto un'amnesia temporanea.

(Si riferisce alla moglie) Le ho messo tante corna, e a un certo punto aveva una pesantezza nella testa...

Io me ne sono conosciute tante di campagnole belle nella Toscana antica.

Il mio figliolo quando arrivò al trampolino di lancio si buttò in acqua. E sapeva nuotare.

Ho due figlioli. Qualcuno ha 7 anni e qualcuno 9.

Io guadagnavo quattro miliardi al giorno e cinquecentomila lire di spese.

È vero che guadagnavo 1, 2, 3, 4 milioni al giorno. Più uno cinquecentomila lire.

Io guadagnavo 4 milioni di dollari al mese più 500 mila lire in sovrappiù alle 400 mila lire in dollari che prendevo.

Io guadagnavo 4 milioni e mezzo di sigarette al giorno.

Al capeggio si mangiava il tonno lesso.

Cosa hai fatto ieri? Sono caduto mille volte.

Io avevo il baffo con lo stantuffo.

Eh! Ai tempi dei tempi ero un trombettiere.

(Cantando) Chi non lavora non fa l'amore. Oggi mi ha detto ieri mia moglie.

Andavo a 180, andavo a tutta birra.

I tedeschi a Servola, in provincia di Trieste, gli ebrei li gassavano e poi li mettevano a cuocere nei forni.

A Torino abitavo in Corso Papa. (Quale Papa?) Papa nornale.

Il mio figliolo è nato che il suo babbo aveva due anni.

Quando avevo fame mi mangiavo i pantaloni.

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Prima non si era come ora, si era come tutti in un guscio.

In Vaticano i papi li mettevano sotto sale.

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Inclassificabili

Mi importa un babbo.

Gli è scoppiato il Carducci.

Nel silenzio della lontra.

Treno al dente.

C'ho un critere.

Andiamo, frochi.

Vi auguro il lavoro più bello del mondo.

Il seguito viene dopo.

Ti apprezzo perché sei brava, sennò avevo già saltato il tetto e il tavolino e ero tornato a casa.

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Geriatria e fede

Dio seme.

Dio svizzero.

Dio schicchero.

Dio schiccheroso.

Dio pio.

Dio morto.

Dio merdaccia.

Dio merdoso.

Madonna arruffianata.

Madonna svirgolata.

Madonna sverginata.

Madonna sfondata.

Madonna smaniante.

Madonna stroiata.

Madonna scrittellata.

Madonna strega.

(“Cosa hai trovato nell'uovo di Pasqua?”) Dio.

Ieri mi hanno fatto il bagno due donne: Lei e la Madonna dell'Arco.

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E i familiari (ovvero cosa dicono e scrivono i familiari)

(Parla del marito) Erano altri tempi, capirà, un fiasco a mezzogiorno, un fiasco a cena... Il dottore mi disse: Signora, quest'uomo ha bevuto parecchio, ha il cervello bordeaux anziché bianco.

Pensavo venissete più tardi.

Io gliele dico le cose, ma non mi capisce.

È venuta a visitarla la geriatrica.

È stato male. Vi prego non dategli alcolici ne caffè ho robe gassate, perché soffre di insufficienza celebrrare e perde la cognizione. Infatti la notte alle una si è vestito di tutto punto e andava fuori. È stato male e anche il mangiare non troppo grazie.

Ha il morbo d'Alzai.

Ha il Parkise.

Emorroidi folli.

Ha preso la Tacchipirina.

(Dal balcone) Puntello Ugo e vengo.

(Riferendosi alle gocce di antipsicotico) Dategliene 20.

Ieri è stato male, gli deve essere morta una cellula cerebrale perché ha fatto un grande urlo.

Devo trovare una soluzione. Lo devo ritirare perché mi sono stufata ogni mattina di lavare le palle a mio cognato. E lava e lava...

A pranzo fuori, in buona compagnia, ma per lui è stata un'orgia di saluti, non c'è altro che lo interessi, è un progresso maniacale inarrestabile.

Stasera ha superato se stesso nel cercare di affermarsi con tutti quelli che passano davanti a lui: credo si chiami mania ripetitiva ossessiva ed è un problema nel problema.

È arrivata l'ambulanza a sirene spietate.

Sera: verso le 19 si è tolto il pannolone per farsela addosso, il resto nella norma.

(Sulla soglia di casa) Sei andato di intestino? Te la sei fatta addosso? Questo odore... non so mai se sei andato di intestino o è il puzzo dell'acciaieria.

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(“Diuretico?”) Sì, lassativo.

(“Allargato?”) Sì, ristretto... insomma uguale... ah ah ah...

Vada vada! Chiudi!

Favorisce la rotatività.

Domani siete aperti? (“No, domani è festa. Il Centro è chiuso tutti i giorni rossi sul calendario.”) Ma sul mio calendario le feste sono blu.

Gli ho dato la pasticca e si è calmato come un pesce.

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IL LIBRO DELLE PAROLE

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Arabeschi (Colla e tempera su legno, 2004)

Calle (Tempera su legno, 2004)