Il gotico internazionale in Italia · 2019-03-10 · L’arte tardo gotica è un’arte che si...

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Il gotico internazionale in Italia Il periodo che va dalla metà del Trecento alla metà del Quattrocento indica l’ultima fase stilistica del gotico, ed è definito "tardo gotico", "gotico internazionale" o "gotico fiorito". Il primo termine è di facile comprensione. Anche il secondo si comprende facilmente dalla circostanza che il gotico, in questo secolo, è davvero uno stile che egemonizza tutta la scena europea. Con il termine "gotico fiorito", usato spesso in architettura, si vuole denotare in particolare la tendenza a moltiplicare le nervature che definivano le membrature architettoniche che sorreggevano una volta, fino a creare un arabesco che ha solo valenze decorative e non certo strutturali. King's College Chapel di Cambridge L’arte tardo gotica è un’arte che si diffonde soprattutto nelle corti europee : è l’età dei castelli, che non hanno più solo funzioni militari sul territorio, ma assumono sempre più l’aspetto di grandi e lussuose residenze nobiliari. In queste corti l’arte ha un pubblico essenzialmente laico: è costituito dai nobili, cavalieri e dame, protagonisti e fruitori di quel mondo cavalleresco, e dell’amor cortese, che si ritrova nella letteratura e nell’arte del tempo. In effetti, dopo la scomparsa dell’impero romano e dell’arte classica, è questo il primo vero periodo artistico "laico" dell’arte europea, laico non tanto per i contenuti, ma soprattutto per il pubblico al quale si rivolge. L’arte non è presente solo nelle chiese ma compare negli spazi privati dei nobili e della emergente borghesia cittadina. Ed anche le tipologie degli oggetti d’arte tende a cambiare: non più solo affreschi o statue, ma anche gioielli, arazzi, libri miniati, quegli oggetti, cioè, che costituiscono i patrimoni privati, non pubblici. Il tardo gotico in Italia trova, come centri più vitali, quelli collocati in area settentrionale, soprattutto nel periodo della seconda metà del Trecento. In quest’area si trovano le città che hanno, in questo momento, la maggiore floridezza economica e culturale, quali Bologna, sede della più antica università italiani, Venezia , con la sua repubblica che si estende su buona parte dell’Adriatico e del Mediterraneo orientale, o le grandi corti quali Milano con i Visconti o Verona con i Della Scala. Il resto dell’Italia, nella seconda metà del Trecento, non vive invece una situazione favorevole all’arte. In Toscana gli effetti della peste nera hanno prodotto una crisi che perdurerà per buona parte del periodo. Roma vive un periodo di abbandono, per effetto del trasferimento della sede papale ad Avignone. Il papa farà ritorno a Roma nel 1377, in una città che richiese una profonda opera di rinnovamento urbano, i cui segni si cominciano a manifestare in campo artistico solo nella prima metà del XV secolo. A Napoli e nell’Italia meridionale la situazione di grande incertezza politica, dovuta alla travagliata fine della dinastia angioina, pure produsse effetti negativi sul piano dell’arte, che iniziò anche qui a rinascere solo intorno alla metà del XV secolo con l’affermarsi della dinastia aragonese. La scomparsa del tardo gotico in Italia ha avuto date molto differenziate. Avvenne prima in Toscana, perché qui si affermò, prima che altrove, la nuova arte rinascimentale.

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Il gotico internazionale in Italia

Il periodo che va dalla metà del Trecento allametà del Quattrocento indica l’ultima fase stilisticadel gotico, ed è definito "tardo gotico", "goticointernazionale" o "gotico fiorito". Il primotermine è di facile comprensione. Anche ilsecondo si comprende facilmente dallacircostanza che il gotico, in questo secolo, èdavvero uno stile che egemonizza tutta la scenaeuropea. Con il termine "gotico fiorito", usatospesso in architettura, si vuole denotare inparticolare la tendenza a moltiplicare le nervatureche definivano le membrature architettoniche chesorreggevano una volta, fino a creare unarabesco che ha solo valenze decorative e noncerto strutturali.

King's College Chapel di Cambridge

L’arte tardo gotica è un’arte che si diffonde soprattutto nelle corti europee: è l’età deicastelli, che non hanno più solo funzioni militari sul territorio, ma assumono sempre piùl’aspetto di grandi e lussuose residenze nobiliari.In queste corti l’arte ha un pubblico essenzialmente laico: è costituito dai nobili, cavalieri edame, protagonisti e fruitori di quel mondo cavalleresco, e dell’amor cortese, che si ritrovanella letteratura e nell’arte del tempo. In effetti, dopo la scomparsa dell’impero romano edell’arte classica, è questo il primo vero periodo artistico "laico" dell’arte europea, laico nontanto per i contenuti, ma soprattutto per il pubblico al quale si rivolge. L’arte non èpresente solo nelle chiese ma compare negli spazi privati dei nobili e della emergenteborghesia cittadina. Ed anche le tipologie degli oggetti d’arte tende a cambiare: non piùsolo affreschi o statue, ma anche gioielli, arazzi, libri miniati, quegli oggetti, cioè, checostituiscono i patrimoni privati, non pubblici.Il tardo gotico in Italia trova, come centri più vitali, quelli collocati in area settentrionale,soprattutto nel periodo della seconda metà del Trecento. In quest’area si trovano le cittàche hanno, in questo momento, la maggiore floridezza economica e culturale, qualiBologna, sede della più antica università italiani, Venezia, con la sua repubblica che siestende su buona parte dell’Adriatico e del Mediterraneo orientale, o le grandi corti qualiMilano con i Visconti o Verona con i Della Scala.Il resto dell’Italia, nella seconda metà del Trecento, non vive invece una situazionefavorevole all’arte. In Toscana gli effetti della peste nera hanno prodotto una crisi cheperdurerà per buona parte del periodo. Roma vive un periodo di abbandono, per effettodel trasferimento della sede papale ad Avignone. Il papa farà ritorno a Roma nel 1377, inuna città che richiese una profonda opera di rinnovamento urbano, i cui segni sicominciano a manifestare in campo artistico solo nella prima metà del XV secolo. A Napolie nell’Italia meridionale la situazione di grande incertezza politica, dovuta alla travagliatafine della dinastia angioina, pure produsse effetti negativi sul piano dell’arte, che iniziòanche qui a rinascere solo intorno alla metà del XV secolo con l’affermarsi della dinastiaaragonese.La scomparsa del tardo gotico in Italia ha avuto date molto differenziate. Avvenne prima inToscana, perché qui si affermò, prima che altrove, la nuova arte rinascimentale.

Gentile da FabrianoGentile di Niccolò, detto da Fabriano dal luogo ove nacque (1370-1427), è stato uno deimaggiori esponenti del gotico internazionale. La sua formazione avvenne probabilmentenel clima del gotico presente in area marchigiana, ma abbandonò ben presto le Marche,lavorando nei maggiori centri dell’Italia centro-settentrionale: Firenze, Siena, Roma,Orvieto, Perugia, Venezia. Questo suo girovagare lo portò a conoscere ed assimilarediverse influenze dell’arte del suo tempo: nella sua pittura si riscontano elementi di culturafrancese, fiamminga e tedesca, nonché, anche elementi della tradizione giottesca. MaGentile doveva avere davvero il polso dei tempi, e seppe adeguare il suo talento alleesigenze della committenza in maniera del tutto consapevole. Non fu un innovatore o unosperimentatore, ma la sua arte fu lo specchio fedele del gusto di quei tempi, che chiedevaopere di preziosa fattura non necessariamente di razionale costruzione.

La sua opera più celebre è unatavola, oggi conservata agliUffizi: l’«Adorazione deiMagi» del 1423. In questaceleberrima tavola Gentilecompone quasi un’antologiadelle sue diverse componentistilistiche, armonizzate inun’opera di grandesuggestione.

Questa tavola fu realizzata daGentile da Fabriano per PallaStrozzi, uno dei personaggipiù ricchi della Firenze deltempo. Al centro della tavola,probabilmente, Gentileinserisce anche il ritratto delcommittente: è il personaggiocon il falcone in mano allespalle del Re in piedi. Alla suadestra è invece il ritratto delfiglio Lorenzo.

Gentile da Fabriano Adorazione dei Magi1423 Tempera su tavola, 300 x 282 cm Galleria degli Uffizi, Firenze

Questa tavola è un’autentica festa per gli occhi: essa deve trasmettere una sensazione dipreziosa e ricca eleganza. È ovvio l’intento autocelebrativo dello Strozzi, che attraverso laricercatezza di questa opera manifesta la sua potente ricchezza.Nell’immagine, infatti, il tema sacro è quasi un pretesto per inscenare una ricca parata dicaccia: momento mondano sicuramente prediletto dai ricchi e dai nobili del tempo. Nelquadro compare un cane, in basso a destra, e molti cavalli immediatamente dietro; ma visono anche due scimmie, in alto quasi al centro, sedute su dei dromedari, degli uccelli, incielo, e moltissimi altri cavalli nelle lunghe parate rappresentate nelle tre lunette superiori.Vi è ovviamente anche il bue e l’asinello nella grotta, e vi sono poi alberi e fiori, cheGentile inserisce anche nella cornici modanate che racchiudono la tavola centrale.

Questa ricchezza di elementi botanici e animali è tipica del gusto artistico che si avvertenel tardo gotico. Elementi che vengono sempre rappresentati con una precisioneillustrativa da manuali scientifici.

I personaggi sono tanti, ed hannocaratterizzazioni fisionomiche differenziate,particolare questo che dimostra l’influenzasubita dalla pittura nordica, che di certoGentile ebbe modo di conoscere nel suosoggiorno veneziano. Ma di gusto tardogotico è sicuramente la ricchezza delle vesti,dei turbanti e delle bardature dei cavalli. Inquesti particolari, trattati in maniera moltominuta si ritrovano gli effetti più preziosi diquesta tavola.In realtà l’immagine, ad un colpo d’occhiocomplessivo, mostra diverse incongruenzeche la rendono non possibile, soprattutto sulpiano spaziale. Le figure si accalcano senzatrovare un reale spazio di profondità dovecollocarsi; anche lo spazio del cielo, nel qualecompare la stella cometa posta proprio sullatesta di San Giuseppe, appare tropposchiacciato in basso e sul piano anteriore dirappresentazione, anche perché i cortei chesi snodano in lontananza danno l’illusione diun orizzonte alto, che contrasta in manieratotale con la presenza della stella così in basso.

In sostanza alla scena manca la sintesi dell’unico punto di vista, grande conquista dellapittura rinascimentale che in quegli anni nasceva. Ma non è un difetto solo di Gentile: tuttala pittura tardo gotica, compresa quella fiamminga, non ha ancora compreso l’importanzadi riferire la scena ad un solo punto di vista, così che le loro opere, in realtà, andrebberoletti come tanti frammenti autonomi, anche quando apparentemente appartengono allastessa scena.

Ma Gentile non era del tutto estraneo allo stile fiorentino che derivava da Giotto. Si osservila scenetta di destra nella predella, raffigurante la «Presentazione al tempio»1: qui lacostruzione dello spazio è molto più razionale e sembra quasi dialogare direttamente congli affreschi che Masaccio avrebbe realizzato in quegli anni nella Cappella Brancacci.Segno quindi che Gentile aveva gli strumenti giusti per potere essere uno dei primi pittoririnascimentali, ma, non solo per i limiti della sua formazione giovanile, la sua pittura fu

calibrata soprattutto algusto della committenzache, in queste opere,cercava soprattuttol’evocazione di un climafavoloso e fantastico,visto attraverso la lentedella ricchezza di lineesinuose e colorismaglianti e luminosi

1 Ultima scena a destra della predella