IL GIUBILEO: significati della Bolla di Indizione · esaltano la generosità di tutti coloro che...

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1 IL GIUBILEO: significati della Bolla di Indizione Abbreviazioni: M.V. = Misericordiae Vultus Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia - Inizia il Giubileo ebraico con il suono dello Sciofar - Levitico 25,8-10 Il vocabolo "giubileo" deriva infatti dal termine ebraico jobel che significa corno d'ariete; giacché proprio tale corno era adoperato come tromba, il cui suono indicava a tutti l'inizio dell'anno giubilare. Il suonare il corno trae origine dal sacrificio di Isacco. Nella tradizione biblica Isacco fu salvato dal sacrificio, e al posto suo Abramo sacrificò un ariete rimasto impigliato, giustappunto per le corna, in un cespuglio sul monte. Così, suonando il corno Dio si ricorda della fede di Abramo, della salvezza di Isacco e di quella della sua discendenza. Nella tradizione cristiana, l'ariete che viene immolato al posto di Isacco rappresenta Gesù Cristo, immolato al posto nostro per accordarci la salvezza. Lo shofar è menzionato spesso nella Bibbia, dal libro dell'Esodo a quello di Zaccaria e lungo il Talmud e la letteratura rabbinica successiva. Fu la voce dello shofar, eccezionalmente forte, suonato dalle nubi che ricoprivano la cima del monte Sinai che fece tremare il popolo di Israele (Esodo 19,20) Lo shofar è usato per annunciare la luna nuova e le feste solenni, così come si può leggere nel citato libro del levitico, per proclamare l'anno del Giubileo (Levitico 25;8-13). Viene suonato anche il primo giorno del settimo mese (Tishri) per proclamare Rosh haShana (Levitico 23;24 e Numeri 29;1). In tempi lontani venne usato anche durante altre cerimonie religiose e processioni II Sam. v. 15; I Chron. xv. 28), o nelle orchestre come accompagnamento alle formule di preghiera (Ps. xcviii. 6; comp. ib. xlvii. 5). Più spesso venne usato come segnale di battaglia, come la tromba d'argento menzionata in Numeri 10;9 Quando nel vostro paese andrete in guerra contro il nemico che vi attaccherà, suonerete le trombe con squilli di acclamazione e sarete ricordati davanti al Signore vostro Dio e sarete liberati dai vostri nemici. La Torah descrive il primo giorno del settimo mese di Tishri (Rosh haShana)) come zikron teruah (memoria del soffio, Levitico 23;23) e yom teru'ah (giorno del soffio Numeri. 29;1). Questo viene interpretato, dall'ebraismo, come indicante il suono dello shofar. Nel Tempio di Gerusalemme lo shofar veniva associato alla tromba ed entrambi venivano usati assieme in numerose occasioni: 1) giorno del Capodanno la cerimonia veniva eseguita con lo shofar affiancato da due trombe; Era un corno slanciato di capra selvatica, con oro ed avorio d'ornamento. 2) Durante i digiuni, invece, la cerimonia veniva celebrata con la tromba affiancata da

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IL GIUBILEO: significati della Bolla di Indizione

Abbreviazioni: M.V. = Misericordiae Vultus Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia

- Inizia il Giubileo ebraico con il suono dello Sciofar

- Levitico 25,8-10

Il vocabolo "giubileo" deriva infatti dal termine ebraico jobel che significa corno d'ariete;

giacché proprio tale corno era adoperato come tromba, il cui suono indicava a tutti l'inizio

dell'anno giubilare.

Il suonare il corno trae origine dal sacrificio di Isacco. Nella tradizione biblica Isacco fu

salvato dal sacrificio, e al posto suo Abramo sacrificò un ariete rimasto impigliato,

giustappunto per le corna, in un cespuglio sul monte. Così, suonando il corno Dio si ricorda

della fede di Abramo, della salvezza di Isacco e di quella della sua discendenza. Nella

tradizione cristiana, l'ariete che viene immolato al posto di Isacco rappresenta Gesù Cristo,

immolato al posto nostro per accordarci la salvezza.

Lo shofar è menzionato spesso nella Bibbia, dal libro dell'Esodo a quello di Zaccaria e lungo

il Talmud e la letteratura rabbinica successiva.

Fu la voce dello shofar, eccezionalmente forte, suonato dalle nubi che ricoprivano la cima del

monte Sinai che fece tremare il popolo di Israele (Esodo 19,20)

Lo shofar è usato per annunciare la luna nuova e le feste solenni, così come si può leggere

nel citato libro del levitico, per proclamare l'anno del Giubileo (Levitico 25;8-13).

Viene suonato anche il primo giorno del settimo mese (Tishri) per proclamare Rosh haShana

(Levitico 23;24 e Numeri 29;1).

In tempi lontani venne usato anche durante altre cerimonie religiose e processioni II Sam. v.

15; I Chron. xv. 28), o nelle orchestre come accompagnamento alle formule di preghiera (Ps.

xcviii. 6; comp. ib. xlvii. 5).

Più spesso venne usato come segnale di battaglia, come la tromba d'argento menzionata in

Numeri 10;9 Quando nel vostro paese andrete in guerra contro il nemico che vi attaccherà,

suonerete le trombe con squilli di acclamazione e sarete ricordati davanti al Signore vostro

Dio e sarete liberati dai vostri nemici.

La Torah descrive il primo giorno del settimo mese di Tishri (Rosh haShana)) come zikron

teruah (memoria del soffio, Levitico 23;23) e yom teru'ah (giorno del soffio Numeri. 29;1).

Questo viene interpretato, dall'ebraismo, come indicante il suono dello shofar.

Nel Tempio di Gerusalemme lo shofar veniva associato alla tromba ed entrambi venivano

usati assieme in numerose occasioni:

1) giorno del Capodanno la cerimonia veniva eseguita con lo shofar affiancato da due

trombe; Era un corno slanciato di capra selvatica, con oro ed avorio d'ornamento.

2) Durante i digiuni, invece, la cerimonia veniva celebrata con la tromba affiancata da

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due shofar. In queste occasioni gli shofar erano di montone, di forma curva ed

arricchiti con argento ed avorio.

Durante il digiuno di Yom Kippur negli anni giubilari la cerimonia veniva eseguita secondo

l'uso di Rosh haShana.

Ma soprattutto:

nel libro del Levitico, nel codice di santità, è la fonte che ci avverte sulla portata

dell'anno giubilare, anno per eccellenza di liberazione, che è al termine di sette

settimane di anni: il cinquantesimo anno.

- Lettura di Isaia 61, 1-

Dopo l'amara esperienza dell'Esilio babilonese, in cui il popolo di Dio aveva avuto

l'esperienza dell'essere privato della propria terra, del tempio, della sua stessa consistenza di

popolo, si apre un orizzonte di speranza, di liberazione.

Il profeta si fa araldo di un "anno di misericordia" e non per una sua personale iniziativa, ma

per una "unzione" operata dallo Spirito del Signore: è un dono divino.

L’annuncio di Papa Francesco:

11 aprile 2015

- Lettura M.V. 2 e 3,1

Gli storici affermano di solito che non è corretta questo parallelismo tra Giubileo ebraico e giubileo cristiano, ma questo lo approfondirete nelle prossime lezioni.

Noi oggi vogliamo analizzare alcuni aspetti che emergono dall’Enciclica di indizione dell’11 aprile.

Alcuni temi generali

Giubileo della Misericordia: IL NUMERO 7 CHE RITORNA

Nel vicino oriente, nelle culture antiche, il ciclo lunare veniva scelto come criterio per

segnare il tempo: la settimana (sette giorni) assume, ancor prima della legislazione giudaica,

un carattere spiccatamente religioso.

Il Signore segna i tempi di lavoro e di riposo.

Già il primo capitolo del primo libro della Scrittura, Genesi, interpreta l'agire creativo di Dio

con la struttura dei sette giorni, pur nella lucida consapevolezza della trascendenza di Dio

che "dice", e il suo dire è creativo, è "benedizione".

Anche le feste del calendario ebraico sono segnate dai sette giorni; tale è la durata sia della

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festa degli azzimi, sia quella dei tabernacoli.

In particolare Pentecoste (cinquantesimo giorno) o festa delle settimane è celebrata sette

settimane dopo il sabato della Pasqua.

Fonte di queste leggi e notizie sono il capitolo 23 del libro del Levitico e, più antico, il

capitolo 34 dell'Esodo e il capitolo 16 del quinto libro della Bibbia, il Deuteronomio.

Ascoltiamoli

- lettura cap. 23 Levitico e 34 Esodo

La liberazione

Si constata con gioia e con compiacimento come la fede in Dio porta anche la cultura di

Israele a vivere un primato nel tempo, nel lavoro, nei rapporti.

Alcune realtà che coinvolgono le persone, gli strumenti e i mezzi per vivere, non possono

soggiacere all'egoismo sfrenato e all'arrivismo insaziabile di alcuni.

Il credente non può tollerare le forme e la durata anche a vita della schiavitù, così come era

praticata presso altri popoli. Così non è tollerabile che, per indebitamento e per povertà, una

famiglia o un padre sia privato per sempre della sua terra, giacché la terra è di Dio ed è dono

fruttificante per l'uomo.

Di qui le puntuali "leggi divine" del libro del Levitico che utopisticamente intervengono a

promuovere giustizia e speranza. L'utopia sta proprio nella distanza di un anno giubilare

dall'altro e nella difficile praticabilità, ma l'orientamento è chiaro: interpella, sfida, sollecita

ad accogliere il dono e a promuovere una cultura di liberazione.

«Poiché è il Giubileo; esso vi sarà sacro; potete però mangiare il prodotto che daranno i

campi. In questo anno del Giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo. Quando vendete

qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo,

nessuno faccia torto al fratello» (Levitico 25,12-14).

E a proposito delle persone.

«Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come

schiavo; sia presso di te come un bracciante, un inquilino. Ti servirà fino all'anno del

Giubileo; allora se ne andrà da te con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella

proprietà dei suoi padri. Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese di

Egitto; non devono essere venduti come si vendono gli schiavi. Non lo tratterai con asprezza,

ma temerai il tuo Dio» (Levitico 25, 39-43).

Il 50° anno:

- Lettura M.V. 4, 1

Date: 8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016

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- Lettura M.V. 5

Misericordia e RIPOSO

C'è una fondamentale espressione e proposta di esperienze nell'anno giubilare: il riposo.

Un riposo carico di dono e di rapporto con Dio: tutto è dono suo e tutto possiamo riferirlo

a Lui. La cultura del "sabato" cambia la qualità della vita; riconduce alle proprie

radici, alla ragione del proprio esistere; e può aprire alla felicità possibile nella storia.

«Il cinquantesimo anno sarà per voi un Giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto

i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. Poiché è il

Giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi»(Levitico

25,11-12).

Questa "consolazione" risuonerà in modo imprevedibile e pieno nel rapporto con Gesù di

Nazareth, il Signore, grazie al quale è possibile vivere il "riposo" e il "ristoro"; avere, contro

ogni desolazione, l'esperienza della "consolazione".

«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo

sopra di voi e imparate da me, che sono mite ed umile di cuore, e troverete ristoro per le

vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico è leggero» (Matteo 21,28-30).

La Lettera agli Ebrei, partendo dall'espressione del salmo 95 versetto 11 "giurò che non

sarebbero entrati nel suo riposo" e si riferiva ai quarant'anni di peregrinare dall'antico popolo

di Israele nell'esodo, fa meditare in modo stupendo sul riposo cristiano.

«Poiché dunque risulta che alcuni debbono ancora entrare in quel riposo e quelli che per

primi ricevettero la Buona Novella non entrarono a causa della loro disubbidienza, egli fissa

di nuovo un giorno, un oggi, dicendo per mezzo di Davide (Salmo 95,8) dopo tanto tempo

come è stato già riferito:

Oggi, se udite la sua voce

non indurite i vostri cuori!

Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato in seguito di un

altro giorno. E' dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di Dio

Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa egli pure dalle sue opere, come Dio dalle proprie.

Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di

disobbedienza» (Ebrei 4, 6-11).

La MISERICORDIA. COS’E IN SENSO CRISTIANO?

E questo anno che nell’Antico Testamento si esprimeva in due direzioni vitali, altamente

positive:

la liberazione

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e

la consolazione

La liberazione è dai mali fisici, dalle lacerazioni interiori, dalla condizione di schiavitù;

la consolazione è una trasformazione del proprio sentire, del proprio modo di essere: dal

lutto si passa alla gioia.

Nell’Enciclica invece Papa Francesco parla di:

Misericordia e Pazienza di dio

Lo fa citando alcuni Salmi:

- Lettura salmo 103, 4 - 146,7-9 - 147, 3.6

E’ la rachamin: l’amore viscerale

- Salmo 136 : ripete “eterna è la Sua Misericordia”. E’ il Grande Hallel, che viene inserito nelle Feste liturgiche più importanti di Israele. Questo Salmo lo ha pregato Gesù stesso prima della Passione (cfr. Matteo 26,30)

- Leggere MV 8, a2 e 8b

Descrive poi – nei punti da 8 a 10 – come la Misericordia sia la parola Chiave per indicare

L’AGIRE DI DIO VERSO DI NOI

Cosa notiamo in quanto scrive il Papa? Alcune cose fondamentali:

1) Il Papa ne parla spesso: l’ha menzionata pubblicamente dalla finestra del Palazzo Apostolico già

all’inizio del suo pontificato, quando lodò il libro sulla misericordia del card. Walter Kasper, che

aveva letto nei giorni del conclave.

2) Il Papa non parla mai dei princìpi della misericordia. Non fa teoria!. Il Papa, sempre anche

nell’Enciclica, parla delle opere di misericordia, quelle che costituiscono il codice di

comportamento dei cristiani, e che sono riassunte nel capitolo 25 del vangelo di San Matteo.

Vangelo di matteo 25

3) Sono le opere che hanno reso santi uomini e donne di ogni tempo e luogo, e che ancora oggi

esaltano la generosità di tutti coloro che vedono la carne di Cristo nelle ferite dei poveri. Il rischio

è però di usarla a sproposito, per giustificare e talvolta anche per crearsi un alibi. Questa non è

misericordia, ma furbizia o spesso inganno.

4) Papa Francesco ci aiuta a capire il vero significato della misericordia, di questa parola, cioè,

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contesa tra verità e giustizia, tra rigore e compassione, tra legalismo e buon senso. L’enciclopedia

filosofica la definisce: “misericordia = virtù consistente in una determinazione specifica

dell’amore, comprensiva di un momento passivo (compassione), nel quale la miseria altrui arreca

tristezza al cuore (in ciò l’etimologia), e di un momento attivo (beneficenza), nel quale ci si

adopera per ottenere l’eliminazione della miseria compatita”.

5) Tre gli elementi della Misericordia:

a) il cuore, l’amore che è la sorgente della Misericordia; b) la miseria c) l’azione.

Papa Francesco ricorda che San Giovanni Paolo II ha scelto il titolo Dives in misericordia, ricco di

misericordia, pronto a perdonare ogni colpa senza limiti di tempo e di misura. Gesù è il Redentore

dell’uomo, colui che personifica la bontà del Dio vicino, che giudica il peccato ma salva il peccatore.

Il profeta Osea scrive: “misericordia io voglio e non sacrifici”.

Interessante cosa ne deriva:

Il sacrificio esprime un rapporto chiuso della religione, mentre la misericordia si esprime attraverso le

relazioni.

- Leggere MV n. 11

LA mISERICORdIA NEL mONdO d’OggI

Si tratta qui di

Giubileo e la dives in misericordia di san giovanni paolo ii

La letteratura biblica anticotestamentaria tardiva, in una visione sul futuro escatologico, con

il tipico linguaggio apocalittico annunzia la liberazione finale e definitiva del popolo di Dio.

E' la profezia di Daniele (9,24) delle settanta settimane, cioè di un calcolo convenzionale di

dieci periodi giubilari.

«Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo

e per la tua santa città

per mettere fine all'empietà, mettere

i sigilli ai peccati,

espiare l'iniquità,

portare una giustizia eterna,

suggellare visione e profezia

e ungere il Santo dei santi».

Secondo la dottrina della Chiesa cattolica, il peccato grave ha una duplice conseguenza:

- la privazione della comunione con il Signore (pena eterna, l’inferno) - l’attaccamento malsano alle creature (pena temporale da scontare in purgatorio).

Al peccatore pentito Dio, attraverso la confessione, concede il perdono dei peccati e la

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remissione della pena eterna.

Con l’indulgenza la misericordia divina condona anche la pena temporale per i peccati confessati, aiuta ad eliminare le scorie lasciate nell’uomo dal male commesso. La pena temporale, che rende i fedeli incapaci ad aprirsi totalmente alla Grazia, impone l'impegno alla purificazione nel corso della vita terrena.

Le parole di Francesco sul perdono e la misericordia contenute nella bolla di indizione del Giubileo, ma anche pronunciate in tante occasioni pubbliche, sono chiare quanto semplici. Si partecipa al Giubileo per ottenere l’indulgenza plenaria. L’indulgenza giubilare è detta plenaria perché è una grazia straordinaria che guarisce completamente l’uomo.

Si tratta in ogni generazione di ravvivare l'attesa e la ricerca del Signore, del dono che fa di

sé, di una novità di vita dove liberazione, consolazione, riposo che è da sempre e per sempre

il disegno di misericordia e di bontà che Dio ha su ogni persona e su ogni popolo.

Appunto, dal numero 11, Papa Francesco parla della seconda enciclica di Papa San Giovanni Paolo II che “colse molti di sorpresa in quel momento”.

Le note della "Dives in misericordia" – riprese da Papa Francesco - possono delinearsi nel seguente modo:

a) il punto costante di riferimento più immediato e diretto è sempre l'uomo, l'uomo storico, ogni singolo uomo nella storia "come creatura costituita in dignità naturale e soprannaturale, grazie alla convergente azione di Dio Creatore e del Figlio Redentore", evidenziato però nella enciclica nel suo stato concreto di sofferente e di peccatore;

b) all'uomo della prova, della miseria morale e della "grande paura" l'enciclica svela ancora la medicina di Cristo, punto nodale dell'insegnamento di Giovanni Paolo II, questa volta messo in luce come "via, la strada maestra" che è rivelazione viva e massima dell'amore del Padre e al Padre delle misericordie conduce;

c) il riferimento più fondo e definitivo della "Dives in misericordia" è il Padre dell'amore misericordioso che l'Antico Testamento evidenzia e il Nuovo rivela pienamente, il Padre necessario più di ogni altra cosa alla umanità contemporanea "orfana" e in grave difficoltà; d) nel segno del Padre e nella manifestazione di Cristo la misericordia "costituisce il midollo dell'ethos evangelico" ed è l'unica strada da invocare in quest'ora della storia per l'umanità", la misericordia che, unica, può far sperare anche un mondo più umano;

e) una ecclesiologia della misericordia, ricevuta, annunziata e offerta è l'interesse concreto della enciclica perché la Chiesa di Cristo, dono di Lui e "gloria" del Padre, instauri, con la sua autentica esemplarità e missione nel mondo, il Regno della misericordia voluto dal Padre e realizzato dal Cristo, con il cuore rivolto al segno della Madre del Signore.

Uno nota caratterizza le due Encicliche:

LA RIVELAZIONE DELL’AMORE MISERICORDIOSO DI DIO

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RAPPORTO TRA GIUSTIZIA E MISERICORDIA

- Leggere MV nr. 20 a

Un nuovo concetto di Giustizia: leggere Mt. 9, 13 e M.V. nr. 20 b

La giustizia viene superata dalla Misericordia: Papa Francesco ci narra la storia di Osea.

L’esperienza del profeta Osea ci viene in aiuto per mostrarci il superamento della giustizia nella

direzione della misericordia. L’epoca di questo profeta è tra le più drammatiche della storia del

popolo ebraico. Il Regno è vicino alla distruzione; il popolo non è rimasto fedele all’alleanza, si è

allontanato da Dio e ha perso la fede dei Padri. Secondo una logica umana, è giusto che Dio pensi

di rifiutare il popolo infedele: non ha osservato il patto stipulato e quindi merita la dovuta pena,

cioè l’esilio. Le parole del profeta lo attestano: « Non ritornerà al paese d’Egitto, ma Assur sarà il

suo re, perché non hanno voluto convertirsi » (Os 11,5). Eppure, dopo questa reazione che si

richiama alla giustizia, il profeta modifica radicalmente il suo linguaggio e rivela il vero volto di Dio:

« Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo

all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il

Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira » (11,8-9). Sant’Agostino, quasi a commentare

le parole del profeta dice: « È più facile che Dio trattenga l’ira più che la misericordia ».[13] È

proprio così. L’ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in eterno.

Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che

invocano il rispetto della legge

(così nel numero 21)

Ed ecco uno dei punti centrali del Giubileo:

L’INduLgENzA

- leggere numero 22 a

L’ENCICLICA CI dICE ANChE COmE fARE IL gIubILEO

(LA pARTE OpERATIvA dELL’ENCICLICA)

- leggere MV n. 14, a

Il Papa ci invita a cose molto CONCRETE:

a) non giudicate e non sarete giudicati

b) maldicenza

c) saper cogliere ciò che c’è di buono in ogni persona

d) PERDONARE

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e) DONARE

IL MOTTO DEL GIUBILEO

Sempre al nr. 14, si annuncia il motto:

Misericordiosi come il Padre (anche nel simbolo)

= ACCOGLIERE L’INVITO ALLA CONVERSIONE

QUINDI:

- Un Giubileo non solo giuridico, per l’indulgenza, ma di “conversione” - Un momento per “ripensare” la vita

Giubileo per fare opere di misericordia corporale e spirituale

1) Mv nr. 15: aprire il cuore verso coloro che vivono nelle “periferie esistenziali”:

Le sette opere di misericordia corporale

1. Dar da mangiare agli affamati.

2. Dar da bere agli assetati.

3. Vestire gli ignudi.

4. Alloggiare i pellegrini.

5. Visitare gli infermi.

6. Visitare i carcerati.

7. Seppellire i morti.

Le sette opere di misericordia spirituale

1. Consigliare i dubbiosi.

2. Insegnare agli ignoranti.

3. Ammonire i peccatori.

4. Consolare gli afflitti.

5. Perdonare le offese.

6. Sopportare pazientemente le persone moleste.

7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

2) MV. nr. 17: la Quaresima Giubilare: leggere 17,b

3) Le 24 ore per il Signore: da celebrarsi nel venerdì e sabato che precedono la IV

domenica di Quaresima. La cura dei confessori.

4) I Missionari della Misericordia: sacerdoti che rimettono i peccati riservati alla sede

apostolica.

5) Organizzare nelle diocesi “Missioni al popolo”

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6) Invito a coloro che sono lontani dalla Grazia di Dio per la loro vita: gruppo criminale…e ai

corruttori

Da rilevare interessanti nella bolla di indizione:

Giubileo per il dialogo delle religioni

Numero 23

Giubileo ispirato dalla madre di dio maria

Numero 24 (Suor Faustina Kowalska)

Giubileo ispirato ai santi della misericordia

Numero 24 (Suor Faustina Kowalska)

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Dalla lettera del 1 settembre 2015 si specifica:

Indulgenza

- Come si ottiene

- Dove si può lucrare

- La comunione dei Santi: per i defunti

- Facoltà speciali ai confessori per assolvere il peccato di

aborto

- I sacerdoti della Fraternità San Pio X

-