Il Giornale della Scuola Media “E. Fermi” - IC “Livia ... · Il 20 giugno 1989 fallì il...

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I giornalisti S. Giuliano Terme Brevi biografie dei principali magistrati impegnati nella lotta contro la mafia (a Pag. 3-4) Breve rassegna di alcune delle principali associazioni e gruppi di associazioni che si ribellano alle mafie italiane. (a Pag. 2) L’editoriale de l’Urlo Cari lettori, a distanza di circa un anno dedichiamo un altro numero del nostro giornale esclusiva- mente al tema della legalità e dell’antimafia. L’occasione è la commemorazione delle mor- ti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino avvenute tra il maggio e il luglio del 1992. A differenza del precedente numero e di altre iniziative parallele, noi dell’Urlo della Gereschi abbiamo deciso que- sta volta di non limitarci al ricordo delle persone che han- no dato la loro vita per contra- stare le mafie. Vogliamo par- lare, ricordare, sostenere i “vivi”: associazioni, magi- strati, organismi istituzionali, giornalisti, che, oggi e non ieri, che oggi e speriamo anco- ra per molto tempo, lottano contro la mafia. Falcone diceva “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alle- anze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Sta- to che lo Stato non è riuscito a proteggere.” Ecco noi vogliamo fare tesoro, ora, di quelle parole e dare un sostegno morale e sentito a quelle persone grazie alle quali “camminano le idee” di Fal- cone e Borsellino, uomini ed organizzazioni spesso lontani dagli onori delle cronache ma che contribuiscono a rendere il nostro un paese più degno e civile. Buona lettura. Numero Speciale per il Ventennale della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino Il 23 maggio 1992 l’automobile blin- data sulla quale viaggiavano Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvil- lo e tre agenti di scorta viene fatta esplodere sull'autostrada che collega Palermo e Trapani, presso lo svincolo di Capaci. Cosa Nostra utilizza circa 500 chili di tritolo per togliere la vita al magistrato che più di tutti l’ha efficacemente combattuta. Falcone era nato a Palermo il 20 mag- gio 1939. Lavorò prima a Trapani per dodici anni, poi il giudice Rocco Chin- nici lo chiamò al suo fianco insieme a Paolo Borsellino per creare un "pool" di pochi magistrati. Così come speri- mentato contro il terrorismo, questi potevano occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, con lo scopo sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e ridurre i rischi personali, sia di garantire in ogni momento una visione più ampia possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. Determinante nella battaglia di Falcone contro la mafia fu l’interrogatorio del pentito Tommaso Buscetta, iniziato a Roma nel luglio 1984, che si rivelerà determinante per conoscere la struttura organizzativa di Cosa Nostra. Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituire il primo grande processo contro la mafia chiamato maxiprocesso, che si concluse nel novembre del 1987 con 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere Subito dopo il pool cominciò ad essere smantellato e Falcone e i suoi colleghi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loro attività. Il 20 giugno 1989 fallì il primo attentato contro Fal- cone e subito dopo nella stessa Procura di Palermo un “corvo” scrisse delle lettere anonime dirette ad accu- sare Falcone e altri magistrati antimafia. Nel 1990 Falcone viene chiamato a dirigere la sezione Affari Pe- nali del Ministero di Grazia e Giustizia. E da quell’anno fino al giorno della sua morte si dedica a preparare leggi che il Parlamento avrebbe successivamente approvato, ed in particolare sulla procura nazionale anti- mafia della magistratura nella lotta contro il crimine. L’eredità di Falcone fu subito raccolta dal suo colle- ga e amico Paolo Borsellino, che cominciò subito a indagare sulla morte del magistrato palermitano. (a Pag. 6) Numero 5 - Maggio 2012 Supplemento del Giornale d’Istituto “Il Giornale di Livia” Le associazioni I magistrati e le Commissioni antimafia Breve analisi del fenomeno del commercio degli stupefacen- ti, principale fonte di guadagno di Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Come è cambiato nel tempo il controllo di questo commercio. (a Pag. 6) Breve dizionario di molti dei termini incontrati in que- sto numero e che spesso sentiamo in televisione o leggia- mo nei giornali, senza a volte capirne il reale significato. (a Pag. 6) Dizionario “mafioso” Il Giornale della Scuola Media “E. Fermi” - IC “Livia Gereschi”, Pontasserchio Breve biografia di Saviano, Capac- chione e Miniaci, tre simboli del giornalismo in prima linea nell’a- nalisi delle organizzazioni crimina- li del sud. (a Pag. 4) Breve resoconto delle attività a favore della promozione della legali- tà del nostro comune. Intervista all’assessore Martinelli. (a Pag. 5) Narcotraffico

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I giornalisti S. Giuliano Terme

Brevi biografie dei principali magistrati impegnati nella lotta contro la mafia

(a Pag. 3-4)

Breve rassegna di alcune delle principali associazioni e gruppi di associazioni che si ribellano alle mafie italiane.

(a Pag. 2)

L’editoriale de l’Urlo

Cari lettori, a distanza di circa un anno dedichiamo un altro numero del nostro giornale esclusiva-mente al tema della legalità e dell’antimafia. L’occasione è la commemorazione delle mor-ti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino avvenute tra il maggio e il luglio del 1992. A differenza del precedente numero e di altre iniziative parallele, noi dell’Urlo della Gereschi abbiamo deciso que-sta volta di non limitarci al ricordo delle persone che han-no dato la loro vita per contra-stare le mafie. Vogliamo par-lare, ricordare, sostenere i “vivi”: associazioni, magi-strati, organismi istituzionali, giornalisti, che, oggi e non ieri, che oggi e speriamo anco-ra per molto tempo, lottano contro la mafia. Falcone diceva “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alle-anze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Sta-to che lo Stato non è riuscito a proteggere.” Ecco noi vogliamo fare tesoro, ora, di quelle parole e dare un sostegno morale e sentito a quelle persone grazie alle quali “camminano le idee” di Fal-cone e Borsellino, uomini ed organizzazioni spesso lontani dagli onori delle cronache ma che contribuiscono a rendere il nostro un paese più degno e civile. Buona lettura.

Numero Speciale per il Ventennale della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Il 23 maggio 1992 l’automobile blin-data sulla quale viaggiavano Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvil-lo e tre agenti di scorta viene fatta esplodere sull'autostrada che collega Palermo e Trapani, presso lo svincolo di Capaci. Cosa Nostra utilizza circa 500 chili di tritolo per togliere la vita al magistrato che più di tutti l’ha efficacemente combattuta.

Falcone era nato a Palermo il 20 mag-gio 1939. Lavorò prima a Trapani per dodici anni, poi il giudice Rocco Chin-nici lo chiamò al suo fianco insieme a Paolo Borsellino per creare un "pool" di pochi magistrati. Così come speri-mentato contro il terrorismo, questi potevano occuparsi dei processi di mafia, esclusivamente e a tempo pieno, con lo scopo sia di favorire la condivisione delle informazioni tra tutti i componenti e ridurre i rischi personali, sia di garantire in ogni momento una visione più ampia possibile di tutte le componenti del fenomeno mafioso. Determinante nella battaglia di Falcone contro la mafia fu l’interrogatorio del pentito Tommaso Buscetta, iniziato a Roma nel luglio 1984, che si rivelerà determinante per conoscere la struttura organizzativa di Cosa Nostra. Le inchieste avviate da Chinnici e portate avanti dalle indagini di Falcone e di tutto il pool portarono così a costituire il primo grande processo contro la mafia chiamato maxiprocesso, che si concluse nel novembre del 1987 con 360 condanne per complessivi 2665 anni di carcere

Subito dopo il pool cominciò ad essere smantellato e Falcone e i suoi colleghi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alla loro attività. Il 20 giugno 1989 fallì il primo attentato contro Fal-cone e subito dopo nella stessa Procura di Palermo un “corvo” scrisse delle lettere anonime dirette ad accu-

sare Falcone e altri magistrati antimafia. Nel 1990 Falcone viene chiamato a dirigere la sezione Affari Pe-nali del Ministero di Grazia e Giustizia. E da quell’anno fino al giorno della sua morte si dedica a preparare leggi che il Parlamento avrebbe successivamente approvato, ed in particolare sulla procura nazionale anti-mafia della magistratura nella lotta contro il crimine. L’eredità di Falcone fu subito raccolta dal suo colle-ga e amico Paolo Borsellino, che cominciò subito a indagare sulla morte del magistrato palermitano.

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Numero 5 - Maggio 2012 Supplemento del Giornale d’Istituto “Il Giornale di Livia”

Le associazioni I magistrati e le Commissioni antimafia

Breve analisi del fenomeno del commercio degli stupefacen-ti, principale fonte di guadagno di Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndrangheta. Come è cambiato nel tempo il controllo di questo commercio.

(a Pag. 6)

Breve dizionario di molti dei termini incontrati in que-sto numero e che spesso sentiamo in televisione o leggia-mo nei giornali, senza a volte capirne il reale significato. (a Pag. 6)

Dizionario “mafioso”

Il Giornale della Scuola Media “E. Fermi” - IC “Livia Gereschi”, Pontasserchio

Breve biografia di Saviano, Capac-chione e Miniaci, tre simboli del giornalismo in prima linea nell’a-nalisi delle organizzazioni crimina-li del sud. (a Pag. 4)

Breve resoconto delle attività a favore della promozione della legali-tà del nostro comune. Intervista all’assessore Martinelli.

(a Pag. 5)

Narcotraffico

Numero 5 - Maggio 2012

Addio Pizzo è un movimento antimafia siciliano che nasce per combattere le richieste di soldi da parte della mafia ai negozianti. La nascita di quest’ associazione ha segnato, per Palermo, il risveglio da una lunga indifferenza a questi ricatti sebbene si confermasse che l'80% dei commercianti lo pagasse. Nasce a Palermo nel 2004, quando la mattina del 29 giugno il centro della città viene tappezzato da striscioni riportanti la scritta: “Un intero popolo che paga il pizzo

è un popolo senza dignità” L'iniziativa era stata ideata da alcuni ragazzi, che, a partire da ciò decisero di creare un'associazione contro il fenomeno del pizzo. Le prime attività del movimento Ad-diopizzo furono contraddistinte dall'anonimato dei promotori. Dal 2006, con la presentazione ufficiale della campagna: Contro il pizzo, cam-bia i consu-mi, si con-clude la

Le Associazioni Anti-Mafia

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“clandestinità” delle azioni del comita-to.

(Agnese Scarpellini 2 C)

Adesso Ammazzateci tut-ti è un movimento antimafie cheha origine da un iniziativa spontanea dei giovani a Locri. La prima apparizione pubblica del movimento è stata fatta a Locri il 19 ottobre del 2005 in occasio-ne del funerale di Francesco Fortugno, un politico locale d centrosinistra, quando un primo nucleo di sette ragaz-zi espone insieme all'ideatore Aldo Pecora l'ormai famoso striscione di sfida alla mafia (ved. immagine). E’ un movimento antimafia italiano

apartitico, impegna-to nella diffusione della cultura della legalità e della lotta alla mafia tra le giovani generazioni.

Ben presto il Movimen-to, grazie alla rete e ad internet, è riuscito ad unire migliaia di ragazzi e di ragazze da tutta Italia che, all'appello di "giovani contro tutte le

mafie!" ha unito e continua ad unire in un unico grido ed in un grande movimento antimafie su scala nazio-nale la meglio gioventù italiana nella lotta contro le mafie, per la legalità e per la giustizia. I coordinamenti del Movimento si stanno costituendo oramai in tutto il paese: dalla Sicilia alla Campania, dalla Lombardia al Lazio, dalla Puglia al Veneto. Dal marzo 2006 il Movimento sta promuovendo un disegno di legge (giacente in Parlamento dal 1992), in cui si stabilisce il divieto di propagan-da elettorale a chi è sottoposto misure di sorveglianza speciale.

(F. Di Maio 3 C - V. Bernardo 2 A)

La Federazione Italiana Antiracket (FAI) è una rete di Associazioni che affrontano il pro-blema della marginalità a 360 gradi dalla tossicodipendenza all'usura al racket. E’ l’organismo più rappresen-

Libera

L’Associazione Libera - che ha come sottotito-lo Associazioni, nomi e numeri contro le mafie - è nata il 25 marzo 1995 con il compito promuovere la legalità e la giustizia aprendo una lotta contro la mafia. Si tratta in realtà di un insieme di associazio-ni ed enti istituzionali, arrivate al numero di 1.600.

Il presidente di Libera è don Luigi Ciotti, già fonda-tore del Gruppo Abele di Torino e direttore della rivista Narcomafie. Il presidente onorario è Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia.

Libera tratta argomenti come la legge sull'uso socia-le dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzio-ne, i campi di formazione antimafia, i progetti sul

lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura. E’ ricono-sciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale e nel 2008 è stata

inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane.

La fama e l’importanza di questa Associazione aumenta tantissimo quando nel 1996 promuove la raccolta di oltre un milione di firme per l’approva-zione della legge dell’uso sociale dei beni confiscati ai boss mafiosi arrestati, per fare opere di bene. Oltre un milione di cittadini firmarono la domanda che chiedeva al Parlamento di approvare la legge sul divieto di ita dei beni confiscati alle mafie. Dopo poco quel disegno di legge viene tradotto in legge e ancora oggi è applicata con successo, permettendo alle Stato di diminuire di molto il potere delle co-sche e di riutilizzare a fini sociali i beni frutto di attività criminali.

A questo scopo è nata Libera Terra, un’associazione che si occupa delle produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata.

Molti giovani ogni hanno si recano da tutta Italia a lavorare e dare il proprio contributo in queste pro-prietà concentrate per lo più nel sud Italia, ma non solo. Da pochi anni sono molte le proprietà (campi, case, alberghi, aziende) sequestrate nel nord Italia ai clani siciliani, campani e calabresi.

Per partecipare ai campi scuola di Libera Terra i contatti sono:

Mail: [email protected] Tel. 06/69770335

Don Luigi Ciotti

Luigi Ciotti nasce il 10 settembre 1945 a Belluno e all’età di cinque anni si stabilisce con la famiglia a Torino Nel 1965 insieme ad alcuni amici, promuo-ve un gruppo di impegno giovanile che si chiamerà “Gruppo Abele”, un gruppo di recupero e di alter-nativa al carcere per ragazzi.

Terminati gli studi presso il seminario di Rivoli (TO), nel 1972 viene nominato sacerdote. Nel 1973 insieme al suo Gruppo fonda il “Centro droga” Un’associazione dove aiuta le persone con

problemi di tossicodipendenza. Il Gruppo Abele non si occupa solo di droga, ma sviluppa propo-ste per affrontare il disagio sociale nel modo più plateale possibile, affrontando anche il ‘’Gioco d’azzardo’’, alcool e nuove droghe, la prostitu-zione e lo sfruttamento. E ancora attività di ricerca, una biblioteca e delle riviste a tema, e percorsi educativi rivolti ai giovani. Infine, un a campagna di cooperative sociali per dare lavoro a persone con percorsi difficili.

A partire dal 1979 il Gruppo si apre anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, cui ne seguiranno altri in Sud America e Costa d’Avorio, quest’ultimo tuttora in corso. Nel 1982 don Ciotti contribui-sce alla nascita del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (CNCA), presie-dendolo per dieci anni, e nel 1986 partecipa alla fondazione della Lega italiana per la lotta con-tro l’AIDS (LILA).

Negli Anni 90 l’impegno di don Ciotti si espan-de arrivando alla criminalità organizzata.E nel 1995 il coordinamento di Libera – Associa-zioni, nomi e numeri contro le mafie.

(Matteo Burchielli 2 D - Chiara Cecchetti 2 B)

tativo del mondo delle associazioni antiracket ed antiusura, ne rappre-senta la quasi totalità: 65, più altre 6 che sono in attesa di essere iscrit-te all’albo delle Prefetture. La FAI si prodiga in un compito essenziale: convincere i commer-cianti, gli imprenditori a denuncia-re il pizzo e l’usura in una nazione dove ci sono regioni in cui pagare il pizzo è cosa normale. La FAI, che si è anche costituita parte civile in alcuni processi per estorsione, mette a servizio delle vittime l’esperienza sulla materia, una capacità professionale “alta” sui temi giuridici in oggetto ed in particolare sull’estorsione e sull’u-sura, un’ articolata rappresentanza territoriale e inoltre collabora attivamente in numerose iniziative con lo Stato italiano e numerosi Enti Locali. (A. D’Aurizio e A. Scarpellini 2 C)

S. Giuliano Terme per la Legalità Da molti anni il nostro comune si distingue per un continuo impegno nella divulgazione delle tematiche legate alla Legalità e all’Antimafia. Moltissime sono le attività promosse dall’Amministrazione Comunale, con un risalto in alcuni casi nazionale, come la Partita della Legalità che ha visto scendere in campo la Nazionale di calcio magistrati e quella dei Sin-daci, con la partecipazione tra gli altri del Procuratore Nazionale Anti-mafia Piero Grasso e di altri magi-strati. In queste iniziative sono stati spesso coinvolti i due Istituti comprensivi di

La manifestazione di Libera - Genova, 17 marzo 2012

Uno dei principali promotori delle iniziative sopra elencate è Fabiano Martinelli, all'Istruzio-ne, alla Cultura e alla Promozio-ne della legalità. L’abbiamo incontrato a scuola in occasione di una visita nella classe 2 A, accompagnato dal Presidente del Consiglio comunale Sergio Di Maio, per promuovere la parteci-pazione al Consiglio Comunale aperto del 22 giugno, per comme-morare Giovanni Falcone e le altre vittime della mafia.

Da quanto tempo è assessore al comune di San Giuliano Terme e quali sono le sue funzioni princi-pali?

Io sono assessore dal 30 giugno 2009, sono stato nominato dal sindaco e tra le mie deleghe ho la cultura, l’istruzione, la pace, la cooperazione internazionale alla solidarietà, la memoria storica e la promozione della legalità.

Quando ha cominciato a interes-sarsi di politica e perché?

Io mi sono sempre interessato alla politica, ho sempre fatto volontariato sin da bambino perché la mia famiglia ha sempre portato avanti un forte impegno civile ed io seguendo le orme dei

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Urlo della Gereschi

di Pontasserchio e S. Giuliano T. Riepiloghiamo di seguito alcune delle principali iniziative promosse dal Comune. - Settimana della Legalità (finora tre edizioni marzo 2010, 2011 e 2012) - Intitolazione dello Spazio Lettura per Ragazzi e Ragazze della Biblioteca Comunale a "Peppino Impastato“ - Cene e pranzi della Legalità con racco lta f ondi a fav ore di Libera (dal 2010 ad oggi ben 9 con ospiti come Tano Grasso, Giovanni Impastato, Giuseppe Ayala, Pietro Grasso, Carolina Girasole, Pippo

Cipriani, Ettore Squillace Greco) - Presentazioni dei libri sulla lotta alla criminalità di Giovanni Impastato, Mafiopoli e di Francesco Cascini, Storia di un giudice. - Iniziative culturali nel Settembre Sangiulianese: proiezione del film Fortapasc nel 2009, spettacolo di Giuseppe Ayala nel 2010 e di Giulio Cavalli nel 2012. - Scaffale permanente dedicato ai libri e ai film sulla legalità presso la Biblioteca Comunale. - Incontri nelle scuole. - Partita della legalità (8 ottobre 2011): nazionale di calcio magistrati

Il 17 marzo 2012 la classe 2°A della Scuola media di Pontasser-chio e la 3°B della Scuola media di San Giuliano insieme all’As-sessore Martinelli e altri cittadi-ni, si sono recate a Genova per la manifestazione annuale di Libera “La Giornata della Me-moria e dell’Impegno”, in ricordo delle vittime delle mafie.

Il pullman, messo a disposizione dall’Amministrazione comunale, è partito alle 7,00 e dopo circa due ore ci ha portati vicino alla Stazione Brignole dove c’era il raduno di tutti i partecipanti al

corteo. C’erano studenti di tante scuole provenienti da tutt’Italia, gli scout, i sindaci in rappresentanza di

molti comuni, svariate associazio-ni e comitati. Alla partenza ab-biamo preso le bandiere di Libe-

Intervista all’Assessore Fabiano Martinelli

miei genitori mi sono avvicinato al mondo della politica. Poi mi è stato chiesto di chiesto di candidarmi al consiglio comunale, mi sono candi-dato, mi hanno eletto e ho assunto le cariche tuttora ho.

Abbiamo apprezzato in questi anni il suo impegno per la legalità e la lotta alle mafie, da cosa nasce questo suo interesse specifico nella lotta alla criminalità organizzata?

Io credo che ci sia un grande biso-gno di legalità nel mondo. Essa per me sta nei valori principali perché alla base di ogni relazione sociale ci deve essere il rispetto per gli altri

che è una forma di legalità. Questo significa anche avere delle regole da rispettare che se rispettate ci assicurino una ricompensa e se non rispettate un adeguata pena. La certezza del diritto è uno dei capi saldi della democra-zia e della convivenza civile per cui promuovere la legali-tà nella nuova generazione è una grande sfida culturale.

Pensa che nel nostro territorio il fenomeno mafioso si possa diffondere così in larga scala come nelle regioni meridionali del nostro paese?

Nel comune di San Giuliano Terme non ci risultano infiltrazioni mafiose, ma nella regione Toscana ci sono notizie preoccupanti circa infiltrazioni crimi-nali e per questo una educazione alla legalità diventa ancor più fondamenta-le. Spesso si è portati a pensare che combattere la criminalità significhi combattere le stragi mafiose, ma non è così perché ormai il mafioso con la lupara e la coppola è uno stereotipo inesistente perché orami la mafia si sta infiltrando negli appalti per le opere pubbliche, nei sistemi bancari, nel riciclaggio del denaro sporco attraverso anche le slot machines e i casinò ed è questo che dobbiamo far conoscere.

Lotta all’illegalità significa anche far attenzione a determinati aspetti che potrebbero sembrare ininfluenti ma non lo sono

Quali sono gli eventi principali in pro-grammazione per il nostro territorio?

I prossimi eventi sono quelli legati alla partecipazione alla carovana antimafia che si tiene due volte all’an-no: una volta intorno al 2 giugno e un’altra intorno al 27 dicembre. Sono due momenti dove si individua, al livello provinciale, un’associazione di giovani che si è insediata in territori confiscati alla mafia, si fanno quindi operazioni di raccolta fondi e poi il ricavato viene portato a queste orga-nizzazione dando loro la possibilità di portare avanti il lavoro che stanno facendo sui territori confiscati alla criminalità organizzata.

(A. D’Aurizio 2 C, F. Di Maio 3 C, I. Bioli e V. Bernardo 2 A)

contro nazionale di calcio sindaci - Mostra di pittura "Dalla parte dei bambini" in collaborazione con Uni-cef - Adesione ad Avviso Pubblico e al Coordinamento Provinciale della Legalità - Partecipazione alle carovane anti-mafia del coordinamento provinciale della legalità (2009 a Casal di Princi-pe e Castel Volturno; nel 2010 a Isola di Capo Rizzuto; nel 2011 a Lentini) - Partecipazione alle manifestazione della Giornata della Memoria e dell'Impegno (nel 2010 a Milano e nel 2012 a Genova) - Passaggio della Carovana nazionale antimafia organizzata da ARCI Nazionale in piazza a San Giuliano nel 2010.

Il 22 maggio 2012 Consiglio Comunale aperto nel ventennale della morte

di Giovanni Falcone

(S. Albanese 1 B)

ra, gialle, rosa e arancioni. Noi abbiamo srotolato i nostri striscioni, realizzati con la professoressa di Arte e così abbiamo iniziato a muoverci in direzione del Porto, intonan-do cori e canzoni contro la mafia. Dopo circa un’ora di cammino siamo arrivati al Porto Antico dove si sono letti tutti i nomi delle vittime della mafia e il fodnatore di Libera Don Luigi Ciotti ha fatto un comizio molto coinvolgente, parlando dei temi e dei problemi legati alla mafia, alla corruzione e alla legalità. Gli organizzatori dicono che erano presenti circa 100.000 manifestanti.

(A. Gemignani e V. Bernardo 2 A)

DNA Direzione Nazionale Antimafia

È un organo della Procura generale presso la Corte di Cassazione. Fu istituita il 20 novembre del 1991 con il compito di coordinare le indagini relative alla crimina-lità organizzata.

È diretta dal 2005 da Piero Grasso, nominato dal Consi-glio Superiore della Magistratura in accordo con il mini-stro della Giustizia e ne fanno parte venti magistrati esperti nei procedimenti relativi alla crimina-lità organizzata.

Il procuratore collabora con i magistrati addet-ti alle indagini antimafia, risolve eventuali conflitti riguardanti lo svolgimento delle inda-gini, assume le indagini preliminari svolte dai procuratori distrettuali, se non sono state os-servate le direttive impartite o non si è efficace-mente realizzato il coordinamento.

Il Procuratore nazionale antimafia è sottoposto alla vigilanza del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione che riferisce al Consiglio Superiore della Magistratura circa l’attività svolta e i risultati conseguiti.

Le principali materie d’interesse sono: mafia, camorra, ‘ndrangheta, narcotraffico, tratta di esseri umani, riciclaggio, appalti pubbli-ci,misure di prevenzione patrimoniali, ecoma-fie, contraffazione di marchi, operazioni finan-ziarie sospette, organizzazioni criminali stranie-re.

(Chiara Del Papa 1 B)

(nella foto a sinistra Piero Grasso con la nostra DS L. Sacconi e l’Assessore di S. Giuliano Terme F. Martinelli durante la visita nella nostra scuola nell’ottobre 2011)

Commissione Parlamentare Antimafia

Il suo nome completo è Commissione Parlamen-tare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. È una commissione speciale del Parlamento italia-no che viene promossa con legge all'inizio di ogni Legislatura, ed è composta da 25 deputati e da 25 senatori. Ha sede a palazzo San Macuto a Roma.

È una Commissione d’inchiesta e ha quindi poteri simili a quelli della magistratura. Si occu-pa principalmente delle associazioni di stampo mafioso.

La prima proposta di creazione di questa com-missione risale al 14 settembre 1948 come com-missione d'inchiesta sull'ordine pubblico in Sici-lia, ma fu osteggiata da più parti. Solo nel di-cembre 1962 fu costituita definitivamente.

L'attuale Commissione è presieduta dall'ex mini-stro dell'Interno Beppe Pisanu.

(Chiara Cecchetti 2 B - M. Burchielli 2 D)

Magistrati e Istituzioni Statali

È autore di numerosi articoli pubblicati sul quoti-diano Il Mattino e di numerose pubblicazioni, tra cui tre monografie chiamate “I reati fallimentari”, “Il giusto processo”e, “La prova documentale”. Collabora con riviste giuridiche, come Cassazione Penale, Rivista Penale, Archivio nuova procedura penale e Gazzetta Forense. Nel 2008 ha pubblicato il libro; “Solo per giustizia”, opera autobiografica in cui ripercorre la sua espe-rienza di magistrato di prima linea. Del 2010 (Mondadori Editore, per la collana "Strade blu", come per il precedente scritto diventato in pochi mesi best seller), è I Gattopardi, scritto in conversa-zione con il giornalista dell'Espresso Gianluca Di Feo. Cantone, con il suo stile incisivo e diretto, guida il lettore nello scenario delle mafie di oggi: non più "coppola e lupara", ma "agenzie di servizi" che mol-ti, tra imprenditori, politici e professionisti scelgono

liberamente di contattare e di farci affari. Una mafia in giacca e cravatta, quella di gattopardi che si muovono tra collusioni e connivenze, alla ricerca di vantaggi e favori. Ha scritto un libro uscito da poco “Operazione Penelope”

(Elisa Azzolina e Bianca Bracci 2D)

Raffaele Cantone

E’ un magistrato napoletano nato il 24 novembre 1963. Entrato a far parte della Direzione antimafia napoletana, si è occupato delle indagini sul clan camorri-stico dei Casalesi anche delle indagini sulle infiltrazioni dei clan casertani all'e-stero, in Scozia, in Germania, Romania ed Ungheria. Ha curato il filone di indagini che hanno riguardato gli investimenti del gruppo Zagaria in Parma e Milano facendo con-dannare per associazione camorristica un importante immobiliarista di Parma. Vive tutelato dal 1999 e sottoposto a scorta dal 2003. Oggi lavora presso l'Ufficio del Massima-rio della Suprema Corte di Cassazione.

Numero 5 - Maggio 2012

Nicola Gratteri

Nasce nel 1958 a Gerace nella Locride, terzo di cinque figli da una famiglia umile. Dopo aver conseguito la maturità scientifica si iscrive alla Facoltà di giuri-sprudenza all’ università di Cata-nia. Si laurea in quattro anni e due anni dopo entra in magistratura. Impegnato in prima linea contro la ‘Ndrangheta, la criminalità orga-nizzata calabrese, vive sotto scorta dall'aprile del

1989. Nel 2005 il reparto speciale dei Carabinieri ha scoperto e smantellato un covo della ‘Ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro, dove erano conservati armi ed esplosivi destinati ad un attentato contro Gratteri.

Ha scritto diversi libri tra cui ricordiamo Fratelli di sangue e La Malapianta, dove ha evidenziato come alcu-ni piccoli cambiamenti possano diminuire gli inconvenienti connessi alla trasmissione delle notifiche e all'uso delle intercettazioni. Nel Novembre del 2011 ha pubblicato un

altro libro "la mafia fa schifo" dove sono raccolti pensieri e lettere di ragazzi sul tema mafia. Gratteri da sempre è molto sensibile all'utilizzo dello stru-mento di educazione dei giovani come valida preven-zione nella lotta alla mafia a tal fine viaggia nel mondo della scuola e dell'università, in Italia e all'e-stero, per incontrare i giovani e spiegar loro il perché non "conviene" essere ndranghetisti. Questa una sua celebre frase sulla forza e pericolosità della ‘Ndrangheta: “Sovrana sulle province che scendono verso la Sicilia, la mafia delle 'ndrine ha ormai soppiantato Cosa No-stra, rafforzandosi nel silenzio, insinuandosi nelle logge massoniche deviate, nel sistema economico e corrompen-do la politica come neanche la mafia siciliana era riuscita a fare”

(Ludovica Batistoni 2 C) Pagina 3

Ilda Bocassini

Detta “Ilda La Rossa”, anche per il colore dei suoi capelli, è uno dei megi-strati di punta della Procura di Mila-no. Dopo essersi laureata in Giurispru-denza nel 1979 entra in magistratura, prestando servizio alla Procura della Repubblica di Brescia, e ottenendo poco dopo il trasferimento alla Pro-cura della Repubblica di Milano. Ilda Boccassini si occupa quasi subi-to, dopo il suo arrivo a Milano, di criminalità organizzata. La sua pri-ma inchiesta di rilevanza nazionale v i e n e d e n o m i n a t a “ D u o m o Connection” e ha come oggetto l'infil-trazione mafiosa nell'Italia setten-trionale. L'inchiesta viene portata avanti con la collaborazione di un gruppo di investigatori guidati dal-l'allora tenente Ultimo, il capitano divenuto poi famoso per l'arresto di Totò Riina. In questi anni collabora anche con il giudice Giovanni Falco-ne.

Rosaria Capacchione

Meno conosciuta di Saviano, ma ugualmente impegnata nell’attività giornalistica di denuncia contro la Camorra e da anni sotto scorta, Rosaria Capacchione merito un posto di tutto rispetto fra i giornali-sti antimafia. Rosaria Capacchione, nata a Napoli il 16 febbraio 1960, vive e lavora a Caserta.Praticante giornalista nel 1980 con la testata locale "Il Dia-rio", diventa professionista nel 1983. Dopo una brevissima esperienza al "Giornale di Napoli", arriva a "Il Mattino", testata per la quale inizia a collaborare nel luglio del 1985.

Presso le redazioni di Caserta e Napoli si

occupa di cronaca nera e giudizia-ria, in special modo di inchieste e processi di camorra. Ha collaborato con il Times e per Bur-Rizzoli, nel 2008 ha pubbli-cato "L'oro della camorra", giunto alla quarta edizione. A causa del suo lavoro di cronista di giudiziaria e per la sua attività contro la camorra, è stata negli

Giornalisti

Roberto Saviano E’ senza dubbio il giornalista e

Urlo della Gereschi

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anni più volte minacciata di morte e per questo, allo stato attuale, è costretta a vivere sotto scorta. Per la sua attività professionale le sono stati assegnati importanti riconoscimenti, tra cui: Premio Coraggio 2009, Premio Nazionale “Paolo Borsellino” 2008, Premio “Enzo Biagi” categoria giornalisti 2008

Pino Maniaci E’ il proprietario dell’emittente Telejato, di Partitico in provincia di Palermio, dove conduce anche trasmissioni di denuncia contro le attività criminali del territorio. Tra i collaboratori dell'emittente

vi è anche Salvo Vitale, già conduttore con Peppino Impastato di Radio Aut. Negli anni l'emittente e il suo proprietario, Pino Maniaci, hanno ricevute molteplici minacce e subito diversi attentati mafiosi da parte soprattutto della famiglia mafio-sa Vitale detta Fardazza.Maniaci è dal 2008 sotto tutela da parte dei carabinieri.

(M. Del Rosso e C. Barsotti 1 D)

Dopo le stragi di Capaci e Via D'A-melio, nel 1992, chiede di essere trasferita a Caltanissetta dove rima-ne fino al 1994 sulle tracce degli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ilda collabora nuovamente con Ultimo alla cattura di Riina e scopre, in collaborazione con altri magistrati applicati a quel-le indagini, i mandanti e gli esecuto-ri delle stragi di Falcone e Borselli-no. Continua ad operare presso la Procura di Milano dove si occupa di

indagini sulla c r i m i n a l i t à mafiosa e sul terrorismo. Il 28 maggio2009 il P l en u m d e l Consiglio Supe-riore della Magi-stratura l'ha promossa alla f u n z i on e d i P r o c u r a t o r e aggiunto presso il Tribunale di Milano. Qui

diventa famosa anche per essere il pm di molti processi che vedono come imputati Silvio Berlusconi e i suoi colleghi. L’impegno della Boccassini è ora rivolto soprattutto nelle indagini nei confronti della ‘Ndrangheta diven-tata la principale organizzazione mafiosa in Italia e fra le più potenti in Europa e nel mondo. Collabora anche con Giuseppe Pi-gnatone nell’inchiesta ribattezzata

“Il Crimine”, che ha portato all’ar-resto di oltre 200 mafiosi calabresi. Nei loro fascicoli sono entrati anche due filmati senza precedenti di riu-nioni mafiose. Il più clamoroso è stato registrato a Padermo Dugna-no, vicino Milano, in un circolo dedicato incredibilmente ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borselli-no. L’altro filmato è avvenuto in Aspro-monte, dove si sono riuniti i boss calabresi e in cui si è potuto capire molto sull’organizzazione di questa mafia. Si è scoperto, ad esempio, che esiste “La Lombardia”, cioè una federazio-ne di gruppi mafiosi calabresi tra-piantiati a Nord. Questa ha una “Camera di controllo” deputata al raccordo tra le strutture lombarde e calabresi. Boccassini e Pignatone hanno orga-nizzato una retata senza precedenti che ha parzialmente smantellato questa potente struttura.

(Ludovica Batistoni 2 C)

saggista antimafia più famoso. Il suo libro più famoso Gomorra ha svelato al grande pubblico le caratteristiche, il funzionamento e i protagonisti della criminalità organizzata campana, la Camor-ra. Nato il 22 settembre 1979, si è laureato in Filosofia all'Universi-tà degli Studi di Napoli "Federico II”, dove è stato allievo dello storico meridionalista Francesco Barbagallo. Nel 2002 inizia la sua carriera giornalistica scrivendo per molte riviste e quotidiani. Collabora con "L'espresso" e "La Repubblica". Acquista notorietà con il libro Gomorra, che ha finora venduto circa 2 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto

in 52 paesi. Saviano racconta e accusa le attività camorristiche, usando un linguaggio chiaro e pregevole da un punto di vista letterario. A seguito delle sue denunce, soprattutto nei confron-ti del clan dei Casalesi (della città di Casal di Principe, in provincia di Caserta, dove anche lo scrittore è nato), ha subito pesanti minacce di morte dai camorristi e nel 2006 il ministro dell’interno in carica Giuliano Amato gli ha conferito una scorta. Da allora, all’età di 27 anni, Saviano si sposta sempre seguito dalla scorta, cambiando spesso residenza.

Roberto Saviano con Gomorra ha vinto: il Premio Viareggio-Repaci Opera Prima, il Premio Giancarlo Siani, il Premio Lo Straniero, Il

Premio Dedalus e il Premio Edoardo Ki-hlgren. Ha tenuto lezioni e seminari nelle più prestigiose università del mondo e soprattut-to una famosa lectio magistralis a Stoccolma davanti a molti premi Nobel. Da Gomorra sono stati tratti uno spettacolo teatrale, che è valso a Saviano gli Olimpici del Teatro 2008 come miglior autore di novi-tà italiana, e l'omonimo film di Matteo Gar-rone, candidato al premio Oscar come mi-glior film straniero e premiato a Cannes nel 2008 con il Gran Prix du Jury. Del 2009 è la raccolta di saggi La bellezza e l'inferno; del 2010 il libro con DVD La parola contro la camorra. Dopo il successo del programma Vieni via con me, condotto da Saviano e Fabio Fazio a fine 2010, esce la raccolta dei monologhi di Saviano scritti in occasione del programma, Vieni via con me. Nel maggio del 2012 Savia-no ripete l’esperienza con Fazio con il pro-gramma Quello che (non) ho.

(Julia Hazewinkel 3 B)

Chi era Paolo Borsellino? Nac-que il 19 gennaio 1940 nel quartiere popolare La Kalsa, in cui vivevano anche Giovanni Falcone e Tommaso Buscetta. Il 27 giugno 1962, all'età di ventidue anni, Borsellino si laureò con 110 e lode in giuri-sprudenza. Nel 1963, all’età di appena 23 anni, Borsellino partecipò ad un concorso e diventò il più giovane magi-strato italiano. Nella prima parte della sua carriera lavorò ad Enna, Maz-zara del Vallo e Monreale e il 21 marzo 1975 fu trasferito a Palermo ed il 14 luglio entrò nell'ufficio istruzione affari penali sotto la guida di Rocco Chinnici, dove ritrovò l’amico Falcone. Nel febbraio 1980 Borsellino fece arrestare i primi sei mafiosi e successivamente

Paolo Borsellino

L’Urlo della Gereschi

Supplemento del giornale d’Istituto “Il Giornale di Livia”

Editore: DS Prof.ssa Lida Sacconi

La Redazione

Coordinamento: Prof. S. Viaggio Politica interna ed estera, Economia: I. Bioli, B. Bracci, Chiara Cecchetti, V. Bernardo, A. D’Aurizio Politica, Economia Locale: L. Battistoni, L. Cecchetti, Ambiente, Ecologia: E. Azzolina, J. Fruzzet-ti, Cronaca cittadina (Cronaca bianca e nera): J, Hazewinkel, F. Di Maio, A. Scarpellini Cultura, Storia: Sport: Barsotti, M. Del Rosso, C. Del Papa, A. Gemignani, J. Fruzzetti Spettacoli, Eventi Scuola: I. Bioli, M. Burchielli, Camilla Cecchetti, C. Barsotti, M. Del Rosso, C. Del Papa, V. Bernardo Houmor, svaghi: S. Albanese Spazio Facebook: V. Bernardo,

A. Scarpellini Pagina 6

Breve dizionario di termini “mafiosi”

condusse un’indagine con Emanuele Basile sugli appalti truccati a Paler-mo. Il 29 luglio 1983 viene ucciso con un'auto-bomba Rocco Chinnici. Nel 1984 fu arrestato Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo e colluso con la mafia, e Tommaso Bu-scetta ("Don Masino", come era chiamato nel-l'ambiente mafioso), cat-turato a San Paolo del Brasile ed estradato in Italia, iniziò a collaborare con la giustizia. Nel 1985 Falcone e Bor-sellino furono per sicurez-za trasferiti nella foreste-ria del carcere dell'Asinara, nella quale iniziarono a scrivere l'istruttoria per il cosiddetto "maxiprocesso", che mandò alla sbarra 475 imputati. Borsellino

chiese ed ottenne, il 19 dicembre 1986, di essere nominato Procuratore della Repubblica di Marsala. Nel settembre del 1991, la mafia ave-

va già abbozzato progetti per l'ucci-sione di Borsellino, che però non si concretizzarono. Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato a Villagrazia con la moglie Agnese e i figli Manfredi e Lucia, Paolo Borsellino si recò insie-me alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre. Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di esplosivo a bordo esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino anche i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincen-zo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L'unico sopravvissu-to fu Antonino Vullo, ferito mentre parcheggiava uno dei veicoli della scorta. Erano passati 58 giorni dalla morte di Giovanni Falcone. (I. Bioli 2A)

te.

Sacra Corona Unita: organizzazione mafiosa, che ha il suo centro in Puglia e che ha trovato accordi criminali con organizzazioni dell’est europeo.

Racket: il termine indica le attivi-tà criminose finalizzate a controllare determinati settori delle attività eco-nomiche e commerciali, estorcendo denaro con l'intimidazione e punendo chi si sottrae.

Pizzo: somma estorta dalla criminalità a commercianti e imprenditori del territorio.

Narcotraffico: il commercio illecito di sostanze stupefacenti

‘Ndrine: sono i clan in cui che è suddi-visa la ‘Ndrangheta.

La principale fonte d’introito delle mafie deriva dal commercio degli stupefacenti, in particolare di cocai-na ed eroina. Negli anni Settanta la mafia siciliana si era assicurata una grossa fetta nel traffico di eroina destinata agli Stati Uniti. Il traffico di stupefacenti, era un'impresa che non differiva in modo sostanziale da qualsiasi altra attività commerciale. Ciascun uomo d'onore poteva occuparsene a titolo persona-le, trattandosi, per così dire, di un'at-tività privata. I mafiosi siciliani iniziarono a intrat-tenere rapporti commerciali con gli americani, soprattutto perché negli Stati Uniti potevano contare su affidabili teste di ponte affiliate alle grandi famiglie isolane. Si affidarono anche a chimici marsigliesi di ricono-sciuta competenza che hanno accet-tato di raffinare morfina-base a Palermo, certamente perché erano

Capobastone: chi comanda una ‘ndrina

Cupola (o Commssione): termine con cui si indica il vertice di coman-do di un’organizzazione mafiosa.

Pungiuta: in siciliano “puntura”; è il rito per entrare nell’organizzazio-ne mafiosa. Si punge il dito e cn il sangue imbratta un’immagine sacra a cui poi si dà fuoco.

Uomo d’onore: membro di Cosa Nostra.

Picciotto: il “soldato”, l’affiliato che sta alla base della struttura mafiosa.

Mandamento: nel gergo mafioso siciliano, indica la zona di influenza di una o più famiglie affiliate

a Cosa Nostra.

Omertà: è l'atteggiamento di ostina-to silenzio di chi non vuole denun-ciare infrazioni o reati più o meno gravi di cui si viene direttamente o indirettamente a conoscenza.

Faida: lotta fra due famiglie della stessa organizzazione mafiosa.

Lupara: è un fucile da caccia con due canne l isce aff iancate (doppietta) a cui sono state mozza-te le canne. Era usato dai vecchi mafiosi e ne era un simbolo.

Lupara bianca: indica un omicidio di mafia eseguito in maniera tale che non resti alcuna traccia del corpo dell'assassinato.

(V. Bernardo 2 A)

Il Narcotraffico pagati profumatamente e sapevano di non correre grossi rischi, ma soprattutto perché i mafiosi, ave-vano il pieno controllo del mercato della produzione e del commercio della droga. Il lavoro rimaneva sempre molto parcellizzato e non vi era un solo uomo d'onore che non sovraintendesse ad acquisto, raffi-nazione ed esportazione negli Stati Uniti. Numerose persone erano impiegate a diversi livelli: dell'acquisto; della raffinazione; della vendita. Il coin-volgimento della mafia è estrema-mente mutevole, da diversi punti di vista. Mentre negli anni Ottanta Cosa Nostra gestiva il 30% del traffico mondiale di eroina verso gli Stati Uniti, nel 1991, secondo stime americane, la quota è scesa al 5%. Altri gruppi ora sembrano prevale-re: cinesi, portoricani, curdi, turchi, armeni.

Il distacco di Cosa Nostra dal traffico di eroina è stato progressivo negli ultimi due decenni: i sequestri di partite di eroina provenienti dalla Sicilia sono diminuiti di pari passo con gli arresti di mafiosi direttamen-te coinvolti nel traffico. La 'Ndrangheta entra nello scenario del traffico di droga più tardi di Cosa Nostra. Dopo i grandi colpi subiti da Cosa Nostra da parte della magistra-tura italiana, la 'Ndrangheta si e-spande nel settore fino ad arrivare a possedere il monopolio del traffico di cocaina, grazie ai canali diretti di approvvigionamento dai Paesi del Sudamerica e alla dimostrata abilità nel gestire complessi sistemi di rici-claggio. Agli occhi dei narcos colom-biani, come sostiene N. Gratteri, «la 'Ndrangheta è l'organizzazione più affidabile, perché quasi impermeabile al fenomeno del pentitismo».

(C. Barsotti e M. Del Rosso 1 D)

Cosa Nostra: è il nome della Mafia in Sicilia. E’ considerata un’organizzazio-ne criminale di stampo terroristico-mafioso. E’ presente in Italia dagli inizi del XIX , per poi tramutarsi in organizzazione internazionale.

‘O Sistema: è il nome con cui i camorri-sti chiamano la Camorra, organizzazio-ne mafiosa, che ha il suo centro in Campania, ed è considerata una delle maggiori piaghe del meridione d’Italia per via della potenza economica e per lo spaccio di stupefacenti.

‘Ndrangheta: organizzazione mafiosa, che ha il suo centro in Calabria, ma con ramificazioni nel Nord Italia e in Europa (Germania soprattutto) ed è considerata una delle mafie più spieta-